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GLI AFFRESCHI DEL FONDACO DEI TEDESCHI A VENEZIA S OFFERMANDOCI a controllare quanto intese narrare il Vas ari nelle Vite di Gior- gione e di Tiziano, e più particolarmente riguardo agli affreschi del Fondaco de' Tede- schi, scaturisce ad evidenza che egli fu frain- teso sia da Carlo Ridolfi nelle Meraviglie del- l'Arte, 1646, sia da Marco Boschini nella Miniera della Pittura, 1664, sia da Anton Maria Zanetti nelle Pitture a fresco, 1760. Il Vas ari in quelle Vite, determina i confini delle facciate del Fondaco de' Tedeschi, entro i quali dipinsero sia Giorgione, sia Tiziano, limiti che non vennero felicemente interpretati; tanto da ingenerare ancora oggi un equivoco e fare attribuire a Tiziano la Giuditta dipinta sul portale del Fondaco nella facciata dal lato della Merceria ed il Compagno della Calza nello stesso lato; affreschi entrambi riprodotti, in bellis- sime incisioni, dallo Zanetti, che le considera erroneamente quali di Tiziano. L'intenzione del Vas ari, e di conseguenza l'errata interpretazione dei suoi commentatori, non può venire mag- giormente chiarita, che a mezzo della riprodu- zione letterale dei brani storici sia del Vasari sia dei suoi successori. Nell'edizione della vita di Giorgione (1550) la narrazione è breve sull'opera del Fondaco de' Tedeschi: "Avendo il Senato fatto fabbri- care il Palazzo detto il Fondaco de' Tedeschi al ponte di Rialto: ordinarono che Giorgione dipingesse a fresco la facciata di fuori ... ". Ben più estesa è nell'edizione del 1568: "Seguì in Venezia l'anno 1504, al ponte di Rialto un fuoco terribilissimo nel Fondaco de' Tedeschi, il quale lo consumò tutto ... dove la Signoria di Venezia ordinò di rifarlo di nuovo ... ed ordinato da chi ne aveva la cura, che Giorgione lo dipingesse in fresco di colori secondo la sua fantasia... per il che messovi mano Giorgione non pensò se non a farvi figure, a sua fantasia per mostrar l'arte ... V'è bene sopra la porta principale, che riesce in merzeria, una femina a sedere, c' ha sotto una testa d'un gigante morto quasi in forma d'una Juditta, ch'alza la I7° testa con la spada, et parla con un Tedesco, quale è abasso ... ". Nell'edizione del 1568 della vita di Tiziano, si dice: "Intanto avendo esso Giorgione condotta la facciata del Fondaco de' Tedeschi, per mezzo del Barbarigo furono allogate a Tiziano alcune storie che sono nella medesima sopra la Merceria ... nella quale facciata non sapendo molti gentiluo- mini che Giorgione non vi lavorasse più, ne che la facesse Tiziano, il quale ne aveva scoperto una parte, scontrandosi in Giorgione come amici si rallegravano seco dicendo che si portava me- glio nella facciata di verso la Merceria, che non aveva fatto in quella che è sopra il Canal Grande; della qual cosa sentiva tanto sdegno Giorgione, che infine non ebbe finita Tiziano l'opera del tutto, e che non fu notissimo che esso Tiziano aveva fatta quella parte, non si lasciò molto vedere, e da indi in poi non volle che mai più Tiziano praticasse, o fosse amico suo H' È semplice: nell'edizione del 1550 si racconta che Giorgione dipinse la facciata di fuori dovendo intendersi quella sul Canal Grande. Nel 1568, discorrendo di un fuoco terribilis- simo che consumò tutto il Fondaco, il Vas ari aggiunge che fu ordinato a Giorgione che lo dipingesse in fresco: non vi è nessuna limita- zione. Dopo di che, in forma incidentale, è detto che v'è bene (di Giorgione) sopra la porta principale che riesce in "merzeria" una Il femina" in forma di una Giuditta, confer- mando che Giorgione aveva condotto indub- biamente anche una parte del prospetto, sulla Merceria. Nell'edizione del 1568, nella vita del Tiziano, il Vas ari conferma essere stata condotta da Giorgione la facciata del Fondaco de' Tede- schi, senza specificare quale, poi aggiunge che molti gentiluomini non sapevano che Giorgione non lavorasse più nella facciata sopra la Mer- ceria, nè che la facesse Tiziano, e precisa che "furono allogate a Tiziano alcune storie (ossia limitato numero di storie) che sono nella mede- sima (facciata) sopra la Merceria". Ne consegue che Giorgione condusse l'opera sua oltre che ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

GLI AFFRESCHI DEL FONDACO DEI TEDESCHI A VENEZIA S · gione e di Tiziano, e più particolarmente ... la narrazione è breve sull'opera del Fondaco ... ". Ben più estesa è nell'edizione

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GLI AFFRESCHI DEL FONDACO DEI TEDESCHI A VENEZIA

S OFFERMANDOCI a controllare quanto intese narrare il Vas ari nelle Vite di Gior­

gione e di Tiziano, e più particolarmente riguardo agli affreschi del Fondaco de' Tede­schi, scaturisce ad evidenza che egli fu frain­teso sia da Carlo Ridolfi nelle Meraviglie del­l'Arte, 1646, sia da Marco Boschini nella Miniera della Pittura, 1664, sia da Anton Maria Zanetti nelle Pitture a fresco, 1760.

Il Vas ari in quelle Vite, determina i confini delle facciate del Fondaco de' Tedeschi, entro i quali dipinsero sia Giorgione, sia Tiziano, limiti che non vennero felicemente interpretati; tanto da ingenerare ancora oggi un equivoco e fare attribuire a Tiziano la Giuditta dipinta sul portale del Fondaco nella facciata dal lato della Merceria ed il Compagno della Calza nello stesso lato; affreschi entrambi riprodotti, in bellis­sime incisioni, dallo Zanetti, che le considera erroneamente quali di Tiziano. L'intenzione del Vas ari, e di conseguenza l'errata interpretazione dei suoi commentatori, non può venire mag­giormente chiarita, che a mezzo della riprodu­zione letterale dei brani storici sia del Vasari sia dei suoi successori.

Nell'edizione della vita di Giorgione (1550) la narrazione è breve sull'opera del Fondaco de' Tedeschi: "Avendo il Senato fatto fabbri­care il Palazzo detto il Fondaco de' Tedeschi al ponte di Rialto: ordinarono che Giorgione dipingesse a fresco la facciata di fuori ... ".

Ben più estesa è nell'edizione del 1568: "Seguì in Venezia l'anno 1504, al ponte di Rialto un fuoco terribilissimo nel Fondaco de' Tedeschi, il quale lo consumò tutto ... dove la Signoria di Venezia ordinò di rifarlo di nuovo ... ed ordinato da chi ne aveva la cura, che Giorgione lo dipingesse in fresco di colori secondo la sua fantasia... per il che messovi mano Giorgione non pensò se non a farvi figure, a sua fantasia per mostrar l'arte ... V'è bene sopra la porta principale, che riesce in merzeria, una femina a sedere, c' ha sotto una testa d'un gigante morto quasi in forma d'una Juditta, ch'alza la

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testa con la spada, et parla con un Tedesco, quale è abasso ... ".

Nell'edizione del 1568 della vita di Tiziano, si dice: "Intanto avendo esso Giorgione condotta la facciata del Fondaco de' Tedeschi, per mezzo del Barbarigo furono allogate a Tiziano alcune storie che sono nella medesima sopra la Merceria ... nella quale facciata non sapendo molti gentiluo­mini che Giorgione non vi lavorasse più, ne che la facesse Tiziano, il quale ne aveva scoperto una parte, scontrandosi in Giorgione come amici si rallegravano seco dicendo che si portava me­glio nella facciata di verso la Merceria, che non aveva fatto in quella che è sopra il Canal Grande; della qual cosa sentiva tanto sdegno Giorgione, che infine non ebbe finita Tiziano l'opera del tutto, e che non fu notissimo che esso Tiziano aveva fatta quella parte, non si lasciò molto vedere, e da indi in poi non volle che mai più Tiziano praticasse, o fosse amico suo H'

È semplice: nell'edizione del 1550 si racconta che Giorgione dipinse la facciata di fuori dovendo intendersi quella sul Canal Grande. Nel 1568, discorrendo di un fuoco terribilis­simo che consumò tutto il Fondaco, il Vas ari aggiunge che fu ordinato a Giorgione che lo dipingesse in fresco: non vi è nessuna limita­zione. Dopo di che, in forma incidentale, è detto che v'è bene (di Giorgione) sopra la porta principale che riesce in "merzeria" una Il femina" in forma di una Giuditta, confer­mando che Giorgione aveva condotto indub­biamente anche una parte del prospetto, sulla Merceria. Nell'edizione del 1568, nella vita del Tiziano, il Vas ari conferma essere stata condotta da Giorgione la facciata del Fondaco de' Tede­schi, senza specificare quale, poi aggiunge che molti gentiluomini non sapevano che Giorgione non lavorasse più nella facciata sopra la Mer­ceria, nè che la facesse Tiziano, e precisa che "furono allogate a Tiziano alcune storie (ossia limitato numero di storie) che sono nella mede­sima (facciata) sopra la Merceria". Ne consegue che Giorgione condusse l'opera sua oltre che

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VENEZIA, FONDACO DEI TEDESCHI - LA GIUDITTA (INCISIONE)

sul lato del Canale, anche in gran parte sull'altro; mentre l'opera di Tiziano fu limitata, ripete n-

...... dolo lo stesso Vas ari, nel rilevare che Il Tiziano aveva fatto quella parte" e non già l'intera parte della facciata sulla Merceria. Evidente­mente la Giuditta sopra la porta principale non fu mai detta dal Vasari di Tiziano, ma di Giorgione e solo fu malinteso del Ridolfi, del Boschini e dello Zanetti, colla sua stessa inci­sione battezzata per Tiziano.

Carlo Ridolfi nelle Meraviglie dell'Arte scrive: Il Rinnovandosi indi a poco il Fondaco de' Tedeschi, che vi abbruciò l'anno 1504, volle

.' il Doge Loredana, di cui Giorgione fatto aveva il ritratto, che a lui si desse l'impiego della fac­ciata verso il Canale (come a Tiziano fu allo­gata l'altra parte verso il ponte). Dicesi, che così piacquero quelle pitture a' Veneziani, che ne riportò comunemente la lode (si tratta di

Giorgione) e che gli amici suoi fingendo non conoscere di chi si fossero, si rallegrarono con Giorgione della felice riuscita dell'opera del Fondaco, lodandolo maggiormente della parte verso terra, e quali con sentimento alterato rispondeva loro quell' essere dipinte da Tiziano; e così puote in lui lo sdegno, che più non volle praticasse in sua casa II'

Per l'impiego dato a Giorgione verso il Canale, l'autore 'si riferisce all' edizione 1550 del Vasari; altera poi la dicitura del 1568, assumendosi di stabilire - quasi un secolo e mezzo dopo la ricostruzione del Fondaco -che Tiziano e non Giorgione ebbe l'impiego della parte verso terra, mentre a quello allo­gava solo alcune storie.

Marco Boschini nelle Meraviglie della Pit­tura dice: Il Nella facciata sopra il Canale Gran­de sonvi molte figure et architetture, dipinte da

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Giorgione. Dalla parte della terra, avvi la fac­ciata dipinta da Tiziano; dove si vede sopra la Porta Giuditta, con la spada alla mano e sotto a piedi il reciso capo d' Holoferne. Evvi poi un fregio che continua la facciata di chiaro oscuro e di varietà di Puttini, ed altro sopra il cantonale verso il Ponte di Rialto, tra le altre vedesi una figura ignuda in piedi ... ; ma tra quelle dell' altro cantonale corrispondente, si vedono due figure una di un Levantino, l'altra di uno di quei compagni della Calza antico, che più non può far la Pittura II.

Nell'anno I664, le opere del Fondaco, per quanto potessero già essere frammentarie, esi­stevano, di guisa che il Boschini ci fa perve­nire una particolareggiata narrazione della di­sposizione di alcuni affreschi delle facciate del Fondaco. Sin qui ci reca vantaggio. Ma quando si volesse precisare letteralmente la dicitura alquanto confusa del Boschini, è necessario per comprenderlo rappresentarci la pianta del Fon­daco de' Tedeschi, fra il Canale e la Merceria e determinare i due Il cantonali ".

Si rileva così che, oltre alla Giuditta dipinta sul portale, segue un fregio di puttini e due figure rappresentanti un Levantino ed un Com­pagno della Calza; il tutto creduto dal Boschini opera di Tiziano da parte di terra. Dall'altro cantonale e simmetricamente, un altro fregio di puttini in chiaroscuro ed una figura nuda di donna ritta, opera di Giorgione, da parte del canale. Il Boschini ha fatto propria 1'inter­pretazione del Ridolfi aggiungendo la netta divisione delle due facciate, una per ciascun pittore, ed ha mantenuto, attribuendo la Giu­ditta al Tiziano, la stessa opposizione al Vasari, il quale, avendo incontrato Tiziano suo amicis­simo, doveva avere esatte cognizioni.

Abbiamo accennato come la dicitura del Boschini fosse alquanto confusa; diciamola invece assai circonvoluta, tanto da interpretarsi difficilmente e potersi intendere per Il cantonale sul quale vedevasi il Levantino ed il Compagno della Calza" quello verso il Canal Grande, anzi eh è 1'altro verso il Ponte di Rialto. Se questa è la versione, a più forte ragione, le due figure si confermano di Giorgione. Ma per cautela, devesi propendere a credere che il

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Boschini indicasse il cantonale del Fondaco verso Rialto, in quanto - come meglio vedre­mo in seguito - perora in favore lo Zanetti, che dovette constatare personalmente ove fos­sero collocati i freschi, quando li incise nel­l'anno I760; sebbene egli, descrivendoli, di­mostri di non aver letto o compreso la Vita del Vas ari del I568.

Dal Ridolfi e dal Boschini conseguì la ver­sione dello Zanetti, tanto più che quest'ul­timo nel corso stesso della sua narrazione SI

richiama al Boschini quando dichiara che il Compagno della Calza è di Tiziano.

Anton Maria Zanetti nella sue Pitture a fresco (I760), in cui riprodusse con magnifiche incisioni quanto allora sopravviveva degli affre­schi di Giorgione e di Tiziano sulle facciate del Fondaco de' Tedeschi, alla Merceria e sul Canal Grande, dice testualmente:

Il Dirò adunque che le figure delle tre prime tavole furono dipinte da Giorgione sul Fondaco de' Tedeschi. Sono queste alcune di quelle, ch'aveva vedute il Vasari, nè potea intenderne la rappresentazione, quantunque molto ben fatte le chiami e colorite vivacissimamente ... Non so proseguire, se non passo tosto alle opere di Tiziano, riportate alle seguenti tavole 5, 6 e 7 e che sono parimenti dipinte sul Fondaco de' Tedeschi ... Nelle pitture di Giorgione si mostra un genio fervido e originale, che uscendo o piuttosto volando fuori dall'usata via, altra ne calca tutta nuova e spaziosa, e non già con una semplice favilluccia (è termine del Dolce), ma con una lucida face fa la luna a chi vuole seguirlo. In quelle di Tiziano è da vedersi un genio più grande, più tranquillo, e prudente che svegliato appena dall' altro, cammina con lui del pari, e camminando oltrepassa, accostan­dosi a quell'alta meta, dove mai più non giunge 1'ingegno o 1'industria d'alcuno imitatore della bella natura. Avrebbe desiderato l'autore, per rappresentare ai sensi più vivamente questa idea, di poter qui recare tutte le figure del Ti­ziano che sono appresso l'angolo di questo Fon­daco verso il Ponte di Rialto; figure ch' aveva esso Tiziano direttamente contrapposte per gara a quelle di Giorgione, dipinte da questo sull' altra parte dell'istesso angolo verso il Canal Grande;

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ma l'averle trovate troppo distrutte me lo ha impedito. Crede egli tuttavia che possano bastare quelle che stanno qui per poter vedere il carattere dell'una e dell'altra maniera; e capire la verità di quanto si è detto ... Scrisse il Vasari che questa famosa figura (intendesi la Giu­ditta) era opera di Giorgione, e non di Tiziano, ma fu uno sbaglio di memoria, poichè nella Vita di questo secondo disse chiaramente che aveva dipinta la facciata del Fondaco verso la Merceria (sic­come fu infatti) e la figura della Giuditta, da lui tuttavia per tale dif ­ficilmente riconosciuta, sta appunto in essa fac­cia, sopra la parte che riesce nella V ia di S.Bar­tolomeo, per cui si passa alla Merceria... Tra le figure di Tiziano che si è posta al n. 7 quella d'uno dei famosi compa­gni della calza, dipi,!ta parimenti sul Fondaco de' Tedeschi, è rammen­tata dal Boschini (nel libro delle Ricche Mi­niere). Ha gran merito questa pittura per essere opera d'un tanto mae­stro non meno, che per conservare una memo­ria utile all' istoria no­stra civile. Varie furono le congreghe, o le rinno­vazioni di quella com­pagnia, ch' aveva per istituto il formare ma­gnifici spettacoli pub­blici... Il nostro è uno di quei compagni, che portavano la calza rossa ed ha sotto il mantello la rotella o targa, e tiene dietro alla persona il pugnale ".

uno sbaglio di memoria l'attribuzione a Gior­gione della Giuditta, dato che (nella storia di Tiziano) Vasari dice chiaramente che Tiz;iano avesse dipinta la facciata verso la Merceria. Non è vero. Lo Zanetti si è adagiato sulla prima edizione e forse non conobbe quella del 1568, che precisa ben chiaramente l'opera di Giorgione compiuta su entrambe le facciate ; forse falsava l'interpretazione, sotto 1'influenza della lettura del Ridolfi e del Boschini, tanto è vero che si riferisce al testo di quest' ul­

timo per attribuire a Tiziano la figura del Compagno della Calza all' angolo sulla Merce­ria. È pure assoluta­mente arbitrario (due secoli dopo 1'opera del Vasari) il voler asserire che Tiziano fece le fi­gure che sono appresso 1'angolo verso il Ponte di Rialto per contrap­porle in gara a quelle di Giorgione dall'altra parte sull' istesso an­golo ; Vasari ha chiara­mente detto che avendo Giorgione condotta la facciata del Fondaco de' T edeschi furono allo­gate a Tiziano alcune storie sopra la Merceria e null'altro. Probabil­mente il dolore provato da Giorgione nell'udire che si lodasse 1'opera propria, perchè creduta di Tiziano, ha dato mezzo allo Zanetti a fantasticare sulla gara promossa dal Cadorino, per superare il collega.

Fu dallo Zanetti mal compreso il Vasari , quando scrisse che fu

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Fu fantasia dunque l'immaginare che il Compagno della Calza -la più pura e genuina

VENEZIA, FONDACO DEI TEDESCHI IL COMPAGNO DELLA CALZA (INCISIONE) espressIone tecnica e

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VENEZIA, FONDACO DEI TEDESCHI

a Tiziano suo amicis­simo che aveva visitato due anni prima!

Dal Vasari, al Ri­dolfi, al Boschini ed allo Zanetti, abbiamo cre­duto stabilire 1'illu­strazione più precisa e più vicina per volger di tempo, all' opera di Giorgione e di Tiziano al Fondaco de' Tede­schi, è interessante co­noscere che cosa ne è stato detto dagli stu­diosi del secolo XIX e da quelli dell'ultimo nostro trentennio.

VEROSIMILE SUDDIVISIONE DELL'OPERA FRESCATA DA GIORGIONE E DA TIZIANO

Notiamo, innanzi tutto, l'esistenza di un unico documento con­temporaneo che re­gistra all' 8 dicembre 1508 un pagamento dovuto a Giorgione per l'opera sua eseguita al

spirituale di Giorgione - fosse di Tiziano. Ad un errore non era difficile aggiungerne altri, non fosse altro per mancanza di qualsiasi deduzione storica.

Per stabilire dunque l'appartenenza dei vari soggetti affrescati sul Fondaco de' Tedeschi, a Giorgione piuttosto che a Tiziano, o viceversa, siano vagliati quei precisi termini di entrambe le facciate, indicati dal Vasari.

Rileviamo opportunamente che l'autore delle Vite fu a Venezia alla fine del 1541 e vi si fermò sino all'agosto 1542, vi tornò nell'anno 1566, dicendo egli stesso che quell'anno andò a visitare Tiziano, come suo amicissimo e lo trovò, ancorchè vecchissimo fosse, con i pen­nelli in mano a dipingere ed ebbe molto pia­cere di vedere l'opera sua e di ragionar con lui. Non è ammissibile che l'edizione pubbli­cata nel 1568, ma preparata ben prima, non cor­rispondesse alla più attendibile esattezza. Non avrebbe il Vas ari attribuita la Giuditta sulla Porta della Merceria a Giorgione, sottraendola

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Fondaco; il nome di Tiziano non appare in alcun documento pu bblico a noi pervenuto. Così si spiega come qualsiasi commento o dis­sertazione Il moderna tt, compiuta sulla fre­scatura del Fondaco de' Tedeschi, non può muoversi che in giro agli illustratori, general­mente fantastici, dei secoli precedenti, che fraintesero l'interpretazione vas ariana.

La bibliografia e più precisamente le notizie raccolte ai nostri tempi che riguardano Gior­gione, sono assai vaste ed ancor maggiormente quelle che riguardano Tiziano; ragione per la quale, per non dilungarci oltre misura, ci limi­teremo a discorrere solo dell' illustrazione di alcuni di codesti studiosi in entrambi i secoli XIX e XX, che in sintesi rappresentano l'opi­nione della quasi generalità.

Del Settecento prendemmo in esame Anton Maria Zanetti; da esso passiamo a Stefano Ticozzi, critico e biografo d'arte, nato nel 1762 quando ancor era in vita lo Zanetti e che nel 1817 scrisse le Vite dei Pittori VeceZZi. Modella, lo

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studio della decorazione del Fondaco, sui com­menti dei suoi precursori; è copiatura del Vasari, del Dolce, del Ridolfi ai quali esplicitamente si richiama, ristampando la storia delle relazioni svoltesi fra Giorgione e Tiziano.

Dice: Il Tiziano col favore di un gentiluomo delle famiglia Barbarigo, ottenne di dipingere, a concorrenza di Giorgione de Castelfranco, parte della faccia del Fondaco de' Tedeschi ..• gli fu data a dipingere quella parte ester­na del Fondaco che guarda sopra il canale grande; come a Tiziano venne dato l'altro lato della banda della Merceria". Ticozzi lesse le illustrazioni dei secoli precedenti; non comprese l'interpretazione vasariana e così si acconciò a codesta imma­ginaria suddivisione della fresca­tura al Fondaco. Pone Tiziano in concorrenza di Giorgione, contrad­dicendosi quando menziona il Tizianello, il quale pubblicò nel 1622 l'Anonimo, ossia una breve vita di Tiziano (Crowe e Caval­caselle citano l'Anonimo, quale testo che non ammette dubbio), in cui - in opposizione alla van­tata concorrenza - assicurasi in­vece che a Giorgione vennero commessi i lavori del Fondaco ed egli fece di propria iniziativa partecipare il giovane Cadorino, allora suo assistente, rallegrandosi dell' avergli potuto essere giove­vole. Insomma: nessun ritorno alla verità ed anzi maggior confu­SIOne.

Inoltrandoci nel secolo XIX è prezioso soffermarci sull' opera di Crowe e Cavalcaselle, Tiziano, 1877, in due volumi, che può dirsi il primo caposaldo della vita, della documentazione e dello studio di ogni dipinto del Maestro, condu­cendoci alla più completa ed inte­ressante narrazione che sino ad allora si conoscesse.

Particolarmente nei riguardi del Fondaco de' Tedeschi, Cavalcaselle

e In -assoluta verità quando afferma che il periodo della COtl1petizione (1) di Tiziano e Giorgione, benchè decisivo per l'avvenire di ambedue, rimane tuttora ravvolto nella mas­sima oscurità . .

Intendesi, evidentemente, che, altresì la ripar­tizione della frescatura fra i due maestri non poteva conoscersi se non coll'unico mezzo pervenutoci dal vasari, amicissimo di Tiziano. Ma poi il Cavalcaselle si confonde. Riprodu­ciamo letteralmente: Il Dei lavori della facciata che guarda il Can~le, appena sappiamo più di quanto ne dice il Vasari; ma la commissione data a Giorgiolle 110n si restringeva ad una facciata sola, artzi probabilmente si estendeva

VENEZIA, FONDACO oji!J TEDESCHI

IL COMPAGNO DELLA ~'t'" (PARTICOLARE)

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a tutta la fabbrica, dimodochè, se egli non dipingeva altro che le due facciate di tramontana e di ponente, dobbiamo supporre che avesse incaricato Tiziano del rimanente n' Il Caval­caselle avvolge dunque dapprima il periodo pittorico di Giorgione e di Tiziano al Fondaco, nella massima oscurità; poi si arrischia ad espri­mere delle opinioni essenzialmente personali, che non si appoggiano che alla propria fantasia, ammettendo che la commissione a Giorgione potesse estendersi a tutta la fabbrica! In questo caso come avrebbe potuto sussistere una compe­tizione fra i due maestri, dal Cavalcaselle stesso accennata, tanto più se dobbiamo supporre (sono sue parole) che Giorgione avesse incari­cato Tiziano del rimanente'? Non basta: l'au­tore segue dicendo che il lavoro principale di Tiziano era un affresco sopra il portone a mezzo­giorno rappresentato dalla stampa che reca lo Zanetti colla Giuditta; senza accorgersi che in seguito rileva come il Vas ari scrisse con tanta fretta da non distinguere i lavori dei due pit­tori; ed erra ricordando del Vasari, alla vita del Giorgione, queste testuali parole Il v' è bene (di Giorgione) sopra la porta principale che riesce in merzeria una femina a sedere, c' ha sotto una testa d'un gigante morto, quasi in forma di una Juditta ... n' Dunque disordine e contraddizione nelle idee e nelle cose; se il Cavalcaselle può dirsi scusabile, lo è in quanto non avrà compreso il testo della seconda edizione del Vasari, già capovolta dai com­mentatori dei secoli XVII e XVIII. L'autore aveva già perduto l'orientamento quando, attri­buendo a Giorgione le facciate di tramon­tana e ponente, non s'accorse che il Vas ari menzionava solo quelle di mezzogiorno e di ponente!

Nel breve decorso periodo del presente se­colo, gli studi e le ricerche su Giorgione e Tiziano, come accennammo, s'intensificarono e si moltiplicarono. La nostra attenzione si sof­fermerà sopra alcuni dei più notevoli studiosi.

Oskar Fischel (Tizian) sin dall'inizio di questo secolo raccolse in una pubblicazione dei Meisters Gemiilde, una quasi perfetta serie delle opere del grande Cadorino, dimostrando una profonda conoscenza storica ed artistica.

La breve storia dell'arti~; ta, condensata in trentasette pagine, è quanto mai succosa se ... nel caso nostro, gli effetti non falsassero la verità. Quando il Fischel si accinge a trattare dell'opera al Fondaco, dice che l'incarico era ripartito fra Giorgione e Tiziano, ove questi ebbe il fronte verso il Canale e quegli il fronte verso la Merceria. Inversione completa della verità storica: Giorgione alla Merceria e Tiziano al Canale; neppure il Ridolfi e il Boschini pen­sarono tanto! Il Fischel aggiunge che forse Giorgione, a cui solo era stato commesso il lavoro, lo ripartì con Tiziano.

Per colmo di contraddizione attribuisce al Cadorino l'affresco rappresentante la Giuditta ch'egli chiama Giustizia; riproducendo nel suo bel volume l'incisione dello Zanetti, scor­dandosi che questa Il femina n era stata dipinta sul portale del Fondaco verso la Merceria proprio in quella parte del fabbricato che egli prima attribuiva a Giorgione.

Lionello Venturi in Giorgione e il Giorgio­nismo, 1913, si sofferma brevemente sulla que­stione, in quanto, di tutta l'opera del Fondaco de' Tedeschi, dice oggi restar solo una figura ignuda in piedi, deturpata dalla corrosione dell' acqua salsa; cita le stampe di Anton Maria Zanetti, tratte dalle figure ancora visi­bili del secolo XVIII, e le descrizioni del Vas ari e del Ridolfi. Nel corso della descrizione accenna al Boschini. In conclusione il Venturi si fonda per ogni parte sugli storici ed incisori dei secoli XVI, XVII e XVIII; ma sta anche il fatto che nella sua opera (fra le più meri­tevoli su Giorgione, non fosse altro per la solidità con la quale si attiene alla docu­mentazione contemporanea) riproduce quasi tutte le incisioni dello Zanetti, fuorchè la Giuditta ed il Compagno della Calza, dimo­strando palesa mente d'aver seguito le orme dello Zanetti e non certo d'aver interpretato il Vasari.

Louis Hourticq in Le problème de Giorgione, 1930, riguardo alla Giuditta del portale al lato delle Mercerie, dichiara che Il malheureu­sement cette figure symbolique - c'est une Yustice - n'est pas de Giorgione, mais de Titien. Le texte de Ridolfi est un peu plus

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riche; il a mieux vu le pIan decoratif dans son ensemble. En bon Venitien il ne cherchait pas, comme le Florentin, un thème historique sur cette façade ornée ti. Il rimpianto che la Giuditta sia del Tiziano e non del Giorgione, perchè così ha detto Ridolfi e rion Vas ari, è riprovevole, sia perchè l'autore si appoggia su una documentazione del secolo XVII e non su quella del Vas ari contemporanea al Tiziano, sia perchè dimostra di non averne compresa l'interpretazione.

Soffermandosi sugli accenni del Dolce, che voleva di Giorgione la facciata verso il Canal Grande e di Tiziano l'altra che guarda la Merceria, aggiunge quale presunzione propria che "sans doute Lodovico Dolce, a entendu raconter cette histoire par Titien meme; il la pubbliait en 1557, un demi-sièc1e après l'éve­nement; ce n'est pas une raison suffisante pour douter de sa veracité '"

Sarebbe invece più opportuno conoscere, senza dubitarne, la visita del Vas ari a Tiziano nell'anno 1566, mentre già preparava la sua edizione, pubblicata nel 156811

Federico Hermanin in Il Mito di Giorgione, 1913, discorrendo degli affreschi del Fondaco, si riconduce nella sua breve disamina al Vasari ed al Ridolfi, aggiungendo "Meravigliosa doveva essere questa decorazione, che Tiziano aveva completato con un fregio a chiaro scuro, sulla facciata che dà sulla Merceria ti e termina

,.," ricordando come A. M. Zanetti ci ha conser­vato nelle incisioni del suo libro del 1768, il ricordo degli affreschi. Sta il fatto che, senza particolareggiare, l' Hermanin riproduce tre inci­sioni dello Zanetti, fra le quali quella della Giuditta, colla precisa indicazione: "Incisione settecentesca da uno degli affreschi perduti di

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Giorgione ti. SenZa pronunciare alcun com­mento, probabilmente l'autore dissente dall ' at­tribuzione a Tiziano, segnata sulla stessa inci­sione dello Zanetti.

Per non dilungarci oltremodo, termineremo questa breve rassegna bibliografica, ricordando il catalogo della Mostra di Tiziano dello scorso 1935, in cui alla rubrica delle stampe, sono segnate di A. M. Zanetti, al n. XLVII : " Par­ticolari degli affreschi di Tiziano al Fondaco de' Tedeschi; Venezia, Museo Correr ti; ed alla rubrica delle "Date principali della vita e delle opere di Tiziano tt; agli anni 1508-1509, si dice: "Affresca la facciata del Fondaco de' Tedeschi a concorrenza di Giorgione ti. Le incisioni della Giuditta e del Compagno della Calza dell' Anton Maria Zanetti erano esposte a detta Esposizione quali opere "natural­mente ti di Tiziano, probabilmente sulla base dell'errata documentazione esposta lungo il corso di questo studio ed il catalogo stabilisce, per le stesse ragioni, una concorrenza fra Gior­gione e Tiziano, non basata su alcun documento veridico.

Se dal Ridolfi, al Boschini, allo Zanetti, e a traverso la storia critica dei secoli XIX e XX, il testo del Vas ari non fu interpretato esattamente, torni l'odierna critica alla disa­mina letterale e storica del brano delle Vite che concerne l'opera compiuta al Fondaco de' Tedeschi; non s'ingeneri ancor oggi confu­sione partendo da quegli storici dei secoli XVII e XVIII; il mondo che partecipa alla visione dell'arte si persuaderà non appartenere a Ti­ziano la Giuditta ed il Campagna della Calza, pur ammirando le incisioni dello Zanetti, nonostante segnino il nome del Cadorino, invece di quello di Giorgione l

PIERO H. DE MINERBI

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