Upload
giorna-lotto
View
230
Download
5
Embed Size (px)
DESCRIPTION
Il terzo numero del Giornalotto dell'anno scolastico 2011/2012
Citation preview
Dedicato al Preside Giordano Liceo Volta _ Ottobre 2011
Anno 11° _ Numero 1 _ € 0,00 in Italia (€ 500,99 all’estero) giornalotto.forumfree.it/ [email protected]
Il GIORNALOTTO The DAYALOT Le JOURNALOT
El HYORÑALOTO Ιλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟΙλ ΓΙΟΡΝΑΛΟΤΤΟ
DIESLOTTUS
Speravate di esservene liberati. Speravate che fosse solo un incubo di breve durata. Speravate che non sarebbe mai tornato. E invece il Giornalotto risorge dalle proprie ceneri come ogni anno, pronto come sempre ad ammorbarvi con la sua paccata di articoli seri che non legge nessuno, racconti deliran-ti e vignette dal dubbio gusto grafico (ma è proprio in questo cocktail di genio e follia che risiede il nostro fascino, se volete la nostra opinione). Siamo tornati, siamo qui, il vostro mezzo di informazione e divertimento, la vo-stra salvezza da sbirciare durante le lezioni di inglese, la carta per quando siete al cesso e l'avete finita... Un saluto a chi, indurito veterano e vaga-mente masochista, è di nuovo qui tra queste mura, e un fuggite sciocchi! benvenuto a chi per la prima volta mette il piede in questa scuola (siete ancora in tempo per scappare). L'anno è ancora giovane (ma già, lo sappia-mo, fioccano le interrogazioni di "ripasso") eppure voi stringete tra le mani un assaggio di questo Giornalotto. Solo un assaggio, così da far capire, soprattutto a quelli nuovi, chi e cosa siamo. Il Giornalotto è il giornale degli studenti del Volta, il vostro giornale, scritto da voi, su qualsiasi tema vogliate scriverlo. È un mez-zo di informazione dei problemi e delle vi-cende che riguardano noi studenti più da vi-cino, un modo per diffondere un'idea, una riflessione, portare a conoscenza di tutta la scuola un'opinione o alla portata di tutti un dibattito. Ma è anche il luogo dove vengono pubblicati racconti psichedelici e deliranti, orridi scarabocchi che passano per vignette,
giochi senza senso e tutte le peggio cazzate che la vostra mente malata di Voltiani può produrre (del resto se non foste folli non sa-reste qui in primo luogo). La redazione di questo giornale ha solo e soltanto il compito di impaginare gli articoli e dare forma al giornale vero e proprio. Tutti i contenuti vengono dall'intera scuola. Il Gior-nalotto sei tu che lo scrivi. Chiunque voglia farci avere qualcosa può scrivere alla nostra mail, lasciare un saluto sul forum (tutto lì so-pra sotto il nome), contattare un redattore di persona o via Facebook, stringere patti oc-culti col demonio sgozzando un galletto nero in una notte di luna piena... Il tutto senza im-pegno e senza dover entrare "per forza" nel-la redazione (a meno che non abbiate ven-duto la vostra anima, ma questo è un altro discorso). Cosa ci guadagnate, dite? Ma la GLORIA, ovviamente! Il Vostro Nome farà il Giro del Volta, sarete conosciuti, riceverete un posto assicurato in paradiso e... d'accor-do, d'accordo, pure un credito formativo (dalla terza in su). Ma se volete veramente l'erba del vicino, se bramate il potere nelle vostre mani o desiderate enormi camion pie-ni di panna montata, allora non vi resta altro che entrare nella redazione e iniziare a stu-diare il golpe!
La Redazione
Il Giornalotto si riunisce tutti i giovedì alle 14.00 in 2H (piano terra)
Entra nella Redazione
Prendi il potere Conquista il mondo
Anno 12° _ Numero 3 _ € 0,00 in Italia (€ 500,99 all’estero)giornalotto.forumfree.it [email protected]
Febbraio 2012
*
Credevamo fosse inaffondabile. Chi l'avrebbe mai detto? A volte basta poco per scatenare una catastrofe. Misure sbagliate, forse qualche bicchiere di vino in più - o qualche neurone d i s t r a t t o - e i nc red ib i lmen te l ' eno rme imbarcazione si è coricata come un cadavere. Ma la nave non è stata l'unica cosa a crollare: con lei, è crollato anche il suo mito di sicurezza e tecnologia, la sua affidabilità assoluta che avvolgeva i passeggeri in un'aura di placida tranquillità. Cos'ha dunque fatto più rumore? Le lamiere sfracellate sullo scoglio, la nave inclinata vertiginosamente, il terremoto che ne ha scosso le fondamenta, il fragore dell'impatto, le spaventate grida dei passeggeri, o il mito dell'inaffondabilità frantumato in mille pezzi? Di cosa si è parlato di più? Riflettiamoci con cura,
poiché questo episodio è come uno scossone che riporta alla coscienza chi stava dormendo. L'infrangersi delle cose che diamo per scontate è un rumore terribile. Assomiglia a quello della sveglia alle 6 e mezzo di mattina, il giorno della verifica di matematica. Ci riporta dal mondo dei sogni alla tangibile realtà, quella in cui l'errore esiste e può avere delle conseguenze su noi stessi e su chi ci circonda. Io ci sono stato sulla plancia della Concordia. Era il 2007, navigavamo sulla stessa rotta che ha segnato l'ultimo viaggio di quella nave, ed eravamo stati invitati a fare il giro del "backstage". Col capitano - che non mi pare fosse, per fortuna, Schettino - e con tutti gli ufficiali radunati in quel lungo salone in cima alla nave ci sentivamo più che sicuri, ci sentivamo intoccabili. Tutto sembrava monitorato, analizzato, calcolato, controllato, affidabile, tecnologico, moderno. Immaginandomi oggi quella stessa plancia, sdraiata su un fianco e inondata d'acqua salata, mi sembra di avere un'incubo. Com'è possibile? Sembrava tutto così sicuro!Ma poi ho scoperto che il problema non era nel mio incubo, era nel sognatore. Quante cose diamo per scontate? Senza mettermi a fare il moralista, qui, vorrei solo lanciarvi questo messaggio in bottiglia che galleggia lungo le coste del Giglio: nulla è sicuro. E quando si tratta di noi, noi giovani, noi studenti, la sicurezza che tanto amiamo è, a pensarci bene, ancora meno reale. Ma c'è speranza. Nell'incertezza c'è sempre speranza; l'incertezza è la speranza. La speranza è la nostra mente, siamo noi quella speranza, tanto incerta quanto promettente, tanto tremenda quanto indispensabile. Ci lamentiamo molto della scuola, del sistema, della società, di ciò che ci circonda, ma ci stiamo lamentando solo del sogno, delle nostre aspettative che - pensateci bene - riguardano spesso soltanto gli altri. In verità noi siamo sia il problema che la soluzione, sia la serratura e che la chiave. Dobbiamo smetterla di avere incubi, entrare in contatto con la realtà, e veder bene di non sbagliare rotta. Lo sapevate, a proposito, che con due Giornalotti potete costruirvi un paio di ottimi binocoli da navigazione?
La super-bacheca di questo numero è soprattutto frutto delle vostre esilaranti riflessioni (es. “In caso di scale usare l’incendio”) che abbiamo raccolto in atrio. Con l’uscita di questo numero
abbiamo affisso una nuova bacheca fisica. Riempiamola di nuovo!!!
Il Direttore Alessandro Luciano
IIIG*Un grande grazie al gruppo di fotografia per questo meraviglioso logo scritto con la luce.
Il Giornalotto sta per infestare non solo i vostri sotto-banchi, ma anche la vostra cronologia internet! Stiamo costruendo un nuovo sito web indipendente, se volete dare una mano o anche solo qualche opinione o suggerimento rivolgetevi al Direttore, al Caporedattore o a Stefano Schmidt IIIG, il futuro web-mastro!
Dialogo sul Giorno della Memoria
(non la solita noia)
- Come ben sai il 27 gennaio è il Giorno della Memoria, stiamo in silenzio per un minuto per r i cordare le v i t t ime dell’Olocausto, ma qual è lo scopo di tutto ciò?
- Di preciso preciso non saprei.
- I n e f f e t t i n o n è m o l t o c h i a r o , Ufficialmente ti diranno: « La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, g l i i ta l iani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati».
- Ovvero?
- Insomma il fine è di ricordare la Shoah e tutto quello a essa connesso, con lo scopo di imparare dai nostri errori del passato, quindi ricordare un errore per non ripeterlo.
- Ok.
- Ci sarebbe da chiedersi perché molti stati nel mondo abbiano deciso di creare questa ricorrenza e non altre, forse che gli ebrei morti nei lager sono tanti? Non mi pare che i Pellerossa sommati ai Maya, agli Aztechi e agli Inca siano pochi; tuttavia tralasciando i numeri, ritengo che la morte di una persona o di tante sia in entrambi i casi una perdita inestimabile.
- Già!
- Ora, se uno d i quest i s tat i che promuovono il Giorno della Memoria violasse i valori rappresentati da tale giorno, la cosa ci sembrerebbe incoerente?
- Certamente.
- Ma se a violarli è proprio lo Stato d’Israele i più non si stupiscono.
- Dove vuoi arrivare?
- Il loro animo non è turbato dal fatto che figli e nipoti dei deportati costruiscano m u r i ( n o n d e l p i a n t o m a d e l l a disperazione) per creare una grande p r i g i o n e , c o s t r u i s c a n o c o l o n i e , condannate anche dall ’O.N.U., su territori di cui non sono i legittimi proprietari, e questo è solo quello che costruiscono.
- Quello che distruggono allora?
- B e h , s e m p l i c e m e n t e i l p o p o l o palestinese.
- Potresti essere più preciso?
- Sì, ecco, per esempio utilizzano su questo popolo armi proibite come le bombe al fosforo, quelle che creano ferite che bruciano anche dopo che le bagni, anzi con l’acqua aumenta l’ustione provocata, non so se hai presente.
- Non tanto.
- Allora ti ricorderai della Freedom Flotilla?
- Ne ho sentito al telegiornale.
- Devi sapere che Gaza subisce da anni un embargo, anche questo considerato illegale dall’O.N.U., tagliano ai palestinesi l’acqua, il gas e la corrente (oltre che le teste) e impediscono ogni
approvvigionamento, quando la Freedom Flotilla ha pensato di forzare questo embargo, l’esercito israeliano l’ha assalita e ne ha ucciso l’equipaggio.
- Loro volevano introdurre delle armi!
- In effetti devo ammettere che hai ragione, volevano introdurre dei coltelli, e, una volta scoperti si sono giustificati dicendo che erano coltelli da cucina, inoltre cercavano di spacciare dei pericolosissimi bastoni per innocui manici di scopa, per non parlare della pentola a pressione che s’intravede in una foto; è stato un bene che li abbiano assaliti e mitragliati nel cuore della notte.
- L’esercito israeliano ha solo risposto all’attacco!
- Vedo che ti ricordi tutti i dettagli del telegiornale, non hai in mente anche quel video in cui si vedono i volontari che fanno uso di missili terra-terra a lunga gittata?
- Non prendermi in giro!
- Sei tu che ti fai prendere in giro dai media, guarda, siccome sono stati uccisi in acque internazionali (oltre le 200 miglia marine dalla costa) i casi sono due, o erano in possesso dei missili suddetti o i soldati sono andati a trovarli lì dov’erano; poiché escludi la prima ipotesi devi giustificare cosa facevano i soldati in quelle acque (chiara violazione del diritto internazionale).
- Tu sei antisemita?!
- Il problema non è essere antisemiti ma definire antisemita chi critica: 1) un regime di apartheid che chissà come si può definire democratico, 2) una pulizia etnica definita "giusta" se decisa "democraticamente" dal regime, 3) l'assediare una popolazione dicendo che "è per difesa" 4) l’ additare come razzisti
chi critica un regime criminale; sto s e m p l i c e m e n t e f a c e n d o d e l l e considerazioni su uno “stato”, che nonostante si creda superiore alle leggi dei comuni mortali, può essere criticato come qualsiasi altro, non centrano né la religione né la razza dei suoi componenti e nemmeno le vicende dei loro antenati.
- Sei d’accordo o no col Giorno della Memoria?
- Più d’accordo di così! Sono uno dei pochi che ne ha messo in pratica i valori, cerco di fare in modo che non succeda di nuovo quello che è successo agli ebrei.
- Stai insinuando che quello che è
successo agli ebrei è uguale a quello
che succede ai palestinesi forse?
- Assolutamente NO! Sicuramente uno è
più grave dell’altro, però, diciamo che
da lontano e visti da dietro si
assomigliano. Mi stupiva il fatto che la
vittima sia diventata il carnefice.
- ...TERRORISTA
ANTISEMITAAAAAAA…
Hassan Abd Alla 5F
LE MANI SULLA CITTÀ
Il 9 ottobre 2011 il centro sportivo di via Iseo nel nord di Milano viene bruciato; a marzo era stato chiuso dal prefetto per-ché, come si evince dall'ordinanza, c'era
la “assoluta certezza che il centro fosse gestito dai Flachi, che esercitano tutti i poteri tipici del dominus: decidono sul personale, risolvono le controversie, ge-stiscono i servizi e incassano i guada-
gni.” La famiglia Flachi è un'importante famiglia della 'ndrangheta che controlla da tempo gran parte del nord dell'hin-terland di Milano. Il rogo si configura come una vendetta verso lo Stato che ha chiuso il centro sportivo, fonte di guada-
gno e di potere per le cosche.
PROFITTI ILLEGALI E “LEGALI”PROFITTI ILLEGALI E “LEGALI”PROFITTI ILLEGALI E “LEGALI”PROFITTI ILLEGALI E “LEGALI”
Nessuno si immaginerebbe che eventi di questo genere, “tipici del Sud”, possano avvenire nella ricca e prospera “capitale del Nord”. Questa scena rappresenta u-na realtà di Milano, spesso sconosciuta,
che da anni, silenziosa e quasi incontra-stata, sta prendendo il controllo di gran-
di parti dell'economia, legale e non, della città. Da semplice luogo di investimento dei guadagni fatti al Sud, Milano diventa il luogo dove la 'ndrangheta (e le mafie
in generale) hanno i loro guadagni. A Milano, per esempio, si concentra la maggior parte dello spaccio di cocaina in Italia con 150.000 consumatori1: qui l'organizzazione calabrese, che detiene il monopolio della cocaina, guadagna 27
miliardi di euro annui, su 44 miliardi di fatturato2.
Ma la 'ndrangheta non gestisce solo il traffico di droga, è anche inserita nel tessuto economico legale della città dove reinveste e usa la mole di capitale prove-
niente dallo spaccio. Si occupa princi-palmente di movimento terra e di presti-ti a usura. Tramite il movimento terra smaltisce ri-fiuti tossici sotterrandoli illegalmente, e vende come terra da costruzione la terra
estratta per far posto ai rifiuti: due gua-dagni in uno. Spesso sugli stessi territo-ri, sorgono edifici costruiti da imprese legate alla malavita che con questo rie-
NOTE:NOTE:NOTE:NOTE:
1: stima per difetto dell'istituto Mario Negri, riportata in Giuseppe Catozzella, Alveare, Rizzoli, 2011, pag.173 2: Centro Documentazione Eurispes, riportato su http://it.wikipedia.org/wiki/%27Ndrangheta
sce ad ottenere altri immensi profitti. Anche il prestito a usura concorre in modo importante al controllo dell'econo-mia. L'organizzazione malavitosa presta
a tassi esorbitanti grandi capitali alle a-ziende in difficoltà, molte in questo pe-riodo di crisi, che altrimenti non riesco-no ad ottenere finanziamenti dalle ban-che. In questo modo i debitori della ma-lavita si legano indissolubilmente all'or-
ganizzazione, che li usa come prestano-me in appalti pubblici o come “lavanderie” di denaro sporco. La 'ndrangheta ha inoltre il controllo della gestione del caporalato, lavoro giornaliero che sfrutta a basso costo u-
na manodopera formata spesso da im-migrati irregolari e dai più poveri. Tale manodopera è largamente impiegata nell'ortomercato di Milano, proprio dove numerose cooperative infiltrate dalla malavita operano servendosi del capora-
lato.
PERCHÉ LA VERTIGINOSA ASCESA PERCHÉ LA VERTIGINOSA ASCESA PERCHÉ LA VERTIGINOSA ASCESA PERCHÉ LA VERTIGINOSA ASCESA
DELLA 'NDRANGHETA A MILANODELLA 'NDRANGHETA A MILANODELLA 'NDRANGHETA A MILANODELLA 'NDRANGHETA A MILANO
Certamente un fertile terreno di coltura per una grande illegalità organizzata è stato creato dal contesto sociale di pic-
cole e ripetute illegalità che, con l'abitu-dine alla violazione della legge, hanno portato a una maggiore tolleranza verso le grandi illegalità. Ma sopratutto quest'ascesa è stata pos-sibile grazie alla continua negazione e
sottovalutazione del problema da parte della politica, in modo analogo alla Sici-lia degli anni Settanta, in cui la mafia era considerata un fenomeno mediatico inesistente. Gran parte della società ci-vile milanese ha continuato a sminuire
il problema: le persone hanno preferito “voltarsi dall'altra parte”, piuttosto che affrontare con decisione e coraggio que-sta piaga che infetta l'Italia intera. In effetti è difficile accorgersi a prima vi-
sta della pesante infiltrazione mafiosa a Milano: la 'ndrangheta è così silente che spesso non ci si riesce a capacitare di come nelle scintillanti vie di Milano si
possa insediare un'organizzazione mala-vitosa. Tuttavia, sopratutto nelle zone più povere e degradate, la 'ndrangheta sta diventando sempre più visibile e tan-gibile dai cittadini tanto che un'azienda milanese su cinque è costretta a pagare
il pizzo e la malavita riesce a imporre a molti piccoli commercianti i propri forni-tori. Oggi sta sorgendo una nuova consape-volezza del problema con un conseguen-te aumento dell'impegno civile antima-
fia. Ampie inchieste della magistratura hanno portato a numerosi arresti, dan-do vita a una coscienza civile che prima sembrava sopita. Molti cambiamenti stanno avvenendo nell'opinione pubblica e anche nella politica. La nuova Giunta
comunale di Milano ha istituito nuova-mente la commissione antimafia, già formata dalla Giunta precedente e sciol-ta 45 giorni dopo per una presunta ine-sistenza del problema, con il compito di studiare le mafie che agiscono a Milano.
Il Comune ha inoltre firmato un proto-collo d'intesa con Libera1 che porta nella gestione del Comune l'esperienza del-l'associazione e ha istituito una giunta di controllo sugli appalti legati all'EXPO
2015. Le mafie al Nord, e in Italia, sono ancora lungi dall'essere sconfitte ma non man-cano segnali di speranza...
STEFANO SCHMIDT 3G
NOTE:NOTE:NOTE:NOTE:
1: Libera, associazioni e numeri contro le mafia; rete di associazioni unite contro le mafie cfr: ww.libera.it
Milano – Marco ha da poco compiuto di-
ciassette anni e frequenta una scuola supe-
riore. E’ un ragazzo di colore, anzi “è un ne-
gro”: così è visto dalla gente, dagli abitanti
di Milano, dove è nato e va a scuola, e so-
prattutto da quelli che altri chiamerebbero
amici. Marco lo sa e se ne è fatto una ragio-
ne ormai da tanto tempo. In cuor suo ha
sempre sperato che l’essere nato in Italia, a
Milano, e il portare un nome italiano lo a-
vrebbero aiutato ad integrarsi, ma si sbaglia-
va. Nei suoi diciassette anni di vita ha inol-
tre constatato, come dice il professore Ra-
baiotti, docente al Politecnico di Milano, in
“ Città e territorio”, che la città è divenuta,
in modo ancor più evidente che in passato,
dispositivo che produce allo stesso tempo
integrazione e insieme esclusione e segrega-
zione.
Infatti nella città multietnica “le lingue si
intrecciano e si connettono attraverso
l’italiano, ma non si incontrano. Più si vive
alla base della piramide più si discrimina.
Questo è l’ultimo tentativo di risalire anche
solo idealmente nella scala sociale pensando
che c’è ancora qualcuno più in bas-
so” (Fabrizio Floris, “Eccessi di città”) E
così, come ultima speranza per sentirsi mi-
gliori, molti cittadini discriminano i nuovi
arrivati in città, o i loro figli che portano il
marchio della lontana origine sulla propria
pelle, contribuendo a creare così dei veri e
propri ghetti, quartieri appositi per gli immi-
grati. In questi quartieri, come Quarto Og-
giaro o la zo-
na di Via Pa-
dova ad e-
sempio, si
vengono a
creare delle
vere e pro-
prie scuole
di serie a e di
serie b, ma
che, come
dice Rossana
Torri, sono generate dalle scelte delle fami-
glie di iscrivere i figli, quasi per proteggerli
e salvare la propria immagine, in scuole con
presenza di stranieri moderata (“Le periferie
fra spazi urbani ed esperienze di vita quoti-
diana”). E così a questi ragazzi viene tolta la
possibilità di integrarsi fin da subito, con
conseguenze negative sul loro futuro che
sarà ancora più arduo di quanto sarebbe sta-
to normalmente.
Marco tutto questo lo sa perché l’ha vissuto,
ma è intenzionato a non accettare le cose co-
sì come stanno, vuole emergere e prevalere,
lui quella scala sociale la vuole risalire dav-
vero, non solo idealmente. Sa che dovrà im-
pegnarsi, dovrà essere scaltro e senza pietà
verso chi è più ingenuo o più buono, proprio
per “giugnarlo in sulla bontà” (Machiavelli,
La Mandragola). La sua città però non gli ha
offerto la possibilità di integrarsi al meglio e
questo si farà sentire, lo rallenterà nella sca-
lata verso il successo, perché da solo non
Utopia
potrà farcela, non potrà contare solo sulla
propria forza di volontà: infatti “nel nostro
mondo sempre più globalizzato viviamo tutti
in una condizione di interdipendenza e, di
conseguenza, nessuno di noi può essere pa-
drone del proprio destino. Ci sono compiti
con cui ogni singolo individuo si confronta,
ma che non possono essere affrontati e supe-
rati individualmente” (Z. Bouman, “Voglia
di comunità”).
Un tempo Marco frequentava l’oratorio del
quartiere, ma poi è cresciuto e ha abbando-
nato quel luogo di aggregazione sicuro, pro-
tetto, per smarrirsi nei locali, bar e discote-
che credendo che tali luoghi potessero aiu-
tarlo a socializzare e a dimenticare
dell’unico vero problema, il colore della pro-
pria pelle. Ma d’altronde è normale per un
ragazzo preferire questi ambienti rispetto ad
altri più culturali. Di recente una ricerca di
Silvana Polonii ha infatti dimostrato che
molti adolescenti citano come luoghi a loro
più congeniali i bar, i centri commerciali e i
negozi, dimenticandosi delle biblioteche, ad
esempio, o dei teatri. E questo avrà delle ri-
percussioni sulla loro vita futura. Alcuni ra-
gazzi ce la faranno certo, quelli fortunati,
quelli magari che hanno i genitori con ag-
ganci e conoscenze e che hanno quindi un
futuro dignitoso assicurato, ma quelli più
svantaggiati come Marco avranno molte dif-
ficoltà, seppur con tutta la volontà di questo
mondo, e chi tra questi soccomberà sotto
l’immensa fatica che si prospetta loro entrerà
a “costituire il vasto e complesso pianeta del
disagio e delle devianze giovanili, i disoccu-
pati cronici, gli espulsi dal lavoro, coloro che
sono in cerca di una casa o sono minacciati
dagli sfratti” (Una cultura veramente umana
per la città, Carlo Maria Martini).
Questa è la realtà che si presenta ai giovani
della nostra Milano, ai giovani come Marco,
ai ragazzi svantaggiati della nostra società;
la città è loro ostile mentre al contrario do-
vrebbe cullarli e crescerli in modo che pos-
sano vivere nel suo ventre dignitosamente.
Dovrebbero quindi riuscire a guadagnare tre-
mila euro al mese per godersi la loro città,
come attesta un recente studio pubblicato
proprio su questo giornale tempo fa.
Ma per vivere bene da adulti, forse aiutereb-
be aver vissuto bene da giovani.
Marco Castello 4D
Elena Spinetto 2B
La città "Che cos'è la città per noi? Penso di aver scritto qualcosa come un ultimo poema d'amore alle città, nel mo-mento in cui diventa difficile viverle come città. Forse stiamo avvicinandoci a un momento di crisi della vita urbana e 'le città invisibili' sono un sogno che nasce nel cuore delle città invivibili [...]. La crisi della città troppo grande è l'altra faccia della crisi della natura [...]. Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi".
Italo Calvino
Università Bicocca, in una grigia mattina d’inverno centinaia di giovani accalcati per seguire un con-
vegno che parla di noi. Curiosità, dubbi e un vago sospetto di noia sono subito fugato dagli argomen-
ti in agenda: Milano, 5 dicembre “Giovani, città e partecipazione” .
Vari interventi con contenuti importanti.
Arriva l’intervento più interessante, concentrazione a mille: ecco che si parla di me, si parla di noi,
del nostro quotidiano.
Francesca Zazyck, docente univeristario e consigliera comunale espone il suo punto di vista:
Milano non offre abbastanza spazi per noi giovani; i rapporti sono per lo più virtuali, le frequentazio-
ni di “tastiera”. Il ritrovarsi negli spazi comuni del quartiere? Solo un vecchio ricordo dei nostri geni-
tori.
L’assenza di spazi sicuri e controllati può portare a frequentazioni poco raccomandabili, a entrare in
meccanismi perversi, quasi delle sabbie mobili capaci di distruggere non solo il presente ma anche il
futuro.
No spazi, no partecipazione alla vita politica!
E i giovani diventano spettatori passivi del loro tempo.
Internet, Social media, cyber spazio possono sostituire egregiamente lo spazio fisico.
Sbagliato!
Abbiamo bisogno di un'Agorà per incontrarci, confrontarci, discutere e crescere insieme.
Una struttura sicura e qualificata; dove gli adulti potrebbero portare la loro esperienza, presentare
dei temi di discussione per poi lasciare spazio alle nostre decisioni.
Una palestra per diventare futuri cittadini responsabili ed attivi in grado di conciliare i diversi biso-
gni basandosi sui principi fondamentali di uguaglianza, libertà e democrazia. .
Uno strumento per costruire davvero una società multietnica prendendo il meglio da ogni singola
realtà.
Un’utopia? Forse.
Difatti è solo l’ottimismo della volontà!
Le città invisibili”, come scrive Calvino, è
l’ultimo poema d’amore alle città, un testo com-
posto da racconti che descrivono ognuno una
città particolare, diversa dalle altre e perciò uni-
ca. Oggi questa unicità si sta sempre più deterio-
rando e i centri urbani economicamente più a-
vanzati si somigliano tutti. Ciononostante gli uo-
mini non smettono di vivere nelle città, neanche
quando queste diventano invivibili e perdono
ogni elemento che prima le identificava. Ciò ac-
cade perché essendo l'uomo da sempre stato at-
tratto dalla grandezza, vede nelle grandi metro-
poli un enorme ventaglio di possibilità in cui c’è
sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Potrei
parlarvi di Milano e di come i giovani ne vivano
solo una parte, nonostante la sua grandezza:
quella che circonda la loro casa e la loro scuola,
il territorio dove sono nati e dove stanno cre-
scendo che diventa una sorta di piccolo paese
nella città. Uscire da questo territorio privato ed
esplorare zone non frequentate abitualmente
può rivelare aspetti di Milano che credevamo
perduti, luoghi mandati avanti con tenacia da
persone legate alla tradizione, in cui basta entra-
re anche solo un attimo per riscoprire un pezzo
del passato della nostra città che in fondo appar-
tiene un po’ anche a noi.
Le grandi città come Milano sono in crisi e Calvi-
no sostiene che questa sia un’altra faccia della
crisi della natura. Secondo la mia interpretazio-
ne, lo squilibrio della natura si basa sulla sua di-
struzione da parte degli umani a vantaggio delle
già grandi città. Questa è la causa per cui le città
diventano monotone, il risultato di una sconsi-
derata produzione in serie che le rende anonime
come personaggi di un romanzo privi di una ca-
ratterizzazione che li trasformi in modo che ri-
sultino interessanti agli occhi del lettore. Ciò su
cui si dovrebbe puntare, ora che di città ce ne
sono abbastanza, è la loro valorizzazione: i nostri
personaggi necessitano di attributi, di descrizio-
ne che diano loro un ruolo e un aspetto partico-
lare e unico nella grande narrazione che è la sto-
ria. Altrimenti le persone che le abitano comin-
ciano a sognare nuovi scenari, le città invisibili
appunto.
Ma allora perché l’uomo continua a vivere nelle
città, se queste sono tutte uguali e lui ne sogna
invece una diversa? La risposta è semplice: il so-
gno rimane evanescente, lo ossessiona e gli fa
perdere fiducia nella città che abita ma non è ab-
bastanza forte da spingerlo ad evadere. Lasciare
il lavoro, la famiglia, gli amici, il territorio tanto
amato e vissuto è difficile, specie se si abbando-
na tutto per l’ignoto, per inseguire un’idea che
non si sa se e quando si realizzerà.
Calvino ci chiede ancora: “Che cos’è la città per
noi?” È solo uno dei tanti scenari di un videogio-
co o è qualcosa di più profondo, legato agli affet-
ti familiari? Io credo che la città sia l’insieme
delle relazioni umane che viviamo ogni giorno, il
posto in cui dobbiamo sentirci bene e che ci deve
appartenere in tutti i sensi. A volte mi capita di
trovarmi in piazza del Duomo, circondata da una
folla di persone sconosciute, e pensare che Mila-
no sia proprio un bel posto in cui vivere. Però il
mio desiderio di città invisibile è un altro, anche
se non ancora perfettamente definito, e so che
un giorno lo seguirò, pur non sapendo dove mi
porterà.
Le città invisibili
Federica La Terza 2E
Ah che mal di gola! Sono a casa da giorni nel
tentativo di farmelo passare; ho consultato tutti
gli studi medici della città, che mi hanno imbot-
tito invano di antibiotici cura tutto fortissimi.
Guardo fuori dalla finestra: sono cinque giorni
che non la apro e che non sento l'aria spostata
dal vento muovermi i capelli. Mia madre me lo
vieta, dice che altrimenti non guarirò più. Ma io
sono arrivata al limite della sopportazione: apro
la finestra e guardo il cielo, come sperando che
possa lenire il mio dolore. E invece vi trovo la
causa del mio mal di gola! Una cortina grigio-
scura aleggia sulla città come un velo; oggi mi
sembra quasi che pesi in particolar modo sulla
mia casa. Un pallido sole sembra chiedermi aiu-
to.
Così decido di uscire, tanto, penso, stare dentro
o stare fuori non fa differenza! Come tutte le vol-
te che esco, mi meraviglio della bellezza del toc-
co delicato del vento sulle guance e inizio a guar-
darmi intorno felice. Palazzi altissimi ricercano
lo spazio mancante a terra nell'aria malsana, co-
me alberi in disperata ricerca di luce. I muri so-
no tutti scritti con bombolette indelebili; chi sarà
mai stato tanto incivile da imbrattare un muro
pubblico? Volto le spalle e trovo la risposta al
mio quesito in un gruppo di ragazzi rumorosi.
Tra pantaloni e felpe larghe, i loro indumenti più
evidenti sono il viso arrabbiato e gli occhi tristi,
che mi mettono al contempo così tanta paura e
così tanta compassione; sul muro c'è scritto:
"sovvertiamo il sistema". Molto turbata, mi giro
e quasi mi faccio investire da una macchina, che,
infastidita, mi suona. I ragazzi dietro di me rido-
no.
Imbarazzata, mi accorgo di essere in mezzo alla
strada, così mi affretto verso un marciapiede.
Appena vi salgo una signora molto elegante mi
spintona chiedendomi appena scusa; pareva che
dicesse: "cosa guardi imbambolata il mondo in
mezzo al marciapiede? Io ho fretta, devo passa-
re!".
Sono caduta; da terra vedo mille giganti passar-
mi di fianco evitandomi quasi senza notarmi. Le
loro facce frustrate, stressate e nervose, i loro
occhi gialli e stanchi, esprimono tanta tristezza
da farmi paura.
L'altro lato della strada luccica di negozi di qual-
siasi tipo, pieni di gente bisognosa dei loro pro-
dotti, di cui hanno probabilmente la casa già
strapiena. Quante energie messe in circolo in u-
na sola via! E' questo il vero mondo, o ce n'è un
altro in cui scappare?
Spottata dalla folla, il vociare intenso, gli squilli
dei cellulari, il rumore di un camion dell'AMSA
che raccoglie i rifiuti, i clacson delle auto di fret-
ta in coda e il forte odore di benzina mi danno
alla testa e acuiscono il mio mal di gola. Ora non
mi sento molto diversa da quello che ieri ho
chiamato "barbone" e a cui ieri non ho dato i sol-
di perché non avevo voglia di tirare fuori il por-
tafoglio!
Non c'è spazio per me in questo marciapiede!
Da questo delirio emerge un cartellone pubblici-
tario enorme, posto esattamente davanti al sole,
come a volerlo oscurare. La donna finta e bellis-
sima di quel cartellone mi guarda dall'alto della
sua posizione. Truccata, con un vestito scollatis-
simo rosso, una Porsche e un sacchetto in mano,
mi sta invitando ad andare a comprare nel nuo-
vo e più grande centro commerciale della città,
come a convincermi che truccata, vestita così e
piena di nuovi oggetti sarò felice. Infatti i colori
sono allegri, sgargianti ed elettrici, ma la cornice
dell'insegna è sporca, grigia e incrostata.
E' l'insegna della mia malattia.
E' l'insegna della mia città.
Il volto malato della mia città
Chiara Schmidt 2F
Federico Lombardi 4G
Il frak c’è, il sax c’è, la cravatta anche, ho presto
tutto, posso reimbarcarmi per un altro viaggio,
per altri mari, da quattro mesi faccio questa vita,
devo dire che non mi dispiace, si incontrano per-
sone nuove, tutti rilassati e felici, è l’effetto di una
crociera. 18.00 tutto come previsto, la folla sale
dalle scalette con le loro valigie, li vedo salire ra-
diosi, sarà un bel viaggio. C’è subito una grande
frenesia a bordo, ci dobbiamo organizzare per la
cena, la prima cena è fondamentale: l’orchestra
deve essere perfetta, voglio vedere tutti ballare a
ritmo di musica, magari riuscirò anche a trovare
qualcuno per una partita a poker, io amo il poker.
Gli strumenti sono accordati, gli spartiti posizio-
nati, si parte, le persone siedono a tavola e i ca-
merieri portano loro la ricca cena, a breve la nave
passerà vicino all’isola del Giglio per il tradiziona-
le inchino, è uno spettacolo particolarmente sug-
gestivo immagino che tutti i passeggeri saranno
entusiasti di poter vedere da così vicino l’isola. Un
blackout interrompe la serata, la gente è un po’
inquieta, mi è parso di sentire un urto in lonta-
nanza, immagino che sia solo un guasto tecnico,
lo staff rassicura prontamente tutti, the show
must go on. La situazione è notevolmente peggio-
rata, dagli altoparlanti il comandante annuncia a
tutti di prepararsi per l’emergenza, ci sono proble-
mi ben più gravi di un blackout, tutti si riversano
nelle proprie cabine per prendere i salvagente, il
panico si diffonde rapidamente. Un occhiata
all’orologio, sono le 10.50, il comandante annun-
cia l’abbandono della nave, in massa si muovono
centinaia di persone spaventate, indossano tutti il
salvagente arancione, anche io ho preso il mio, ho
dovuto abbandonare tutto in cabina, strumenti
compresi, ho paura. La nave ha perduto stabilità,
si inclina rapidamente, la situazione è tragica, i
passeggeri gridano sui vari ponti, tutti si affollano
presso le scialuppe che faticano ad essere sgan-
ciate in mare: le corde sono aggrovigliate, ognuno
fa quel che può, sembra la fine. Sono riuscito ad
arrivare nei pressi di una scialuppa, dietro di me
un bambino piange e urla, la mamma cerca di
tranquillizzarlo, ognuno deve fare quel che può: i
bambini hanno la precedenza, gli lascio il posto,
prenderò la prossima...
Con occhi diversi
Tutti gli apparecchi di bordo sono stati controllati,
la radio funziona alla perfezione, non vi è alcun
problema, venerdì 13 non spaventa di certo i ma-
rinai. Viene impostata la solita rotta, Civitavec-
chia-Savona, il comandante Schettino passa a sa-
lutare cordialmente ogni membro dell’equipaggio
augurandoci di fare un viaggio tranquillo. Il co-
mandante ordina di deviare la rotta, la nave si av-
vicinerà all’isola del Giglio per il tradizionale in-
chino, passando a poche centinaia di metri dalla
costa la Concordia saluterà con le sue luci e le
sue sirene gli abitanti dell’isola. Qualcosa va stor-
to degli scogli non segnalati si trovavano fuori rot-
ta, la chiglia della nave è danneggiata iniziamo ad
imbarcare acqua, il comandante minimizza. Sono
passati solo 10 minuti la situazione è molto più
grave, la sala macchina è sommersa dall’acqua la
nave è inclinata di circa 10°, il comandante rima-
ne sulle sue posizioni, iniziano ad esserci dei mal-
contenti tra l’equipaggio. L’orologio in cabina di
comando si è fermato, sono le 22.15, arriva una
chiamata dalla capitaneria di porto, il comandan-
te è costretto a dare il mayday, gli altoparlanti di-
ramano la terribile frase: “abbandonare la nave”.
Effettuiamo una manovra d’emergenza, la nave
viene portata in una secca, il fondale è basso non
verrà risucchiata dagli abissi ma inizia ad incli-
narsi pericolosamente, si pensa intorno ai 50°. Le
manovre di evacuazione sono difficili, complicate
dal buio, ci vuole un gran lavoro per srotolare le
funi delle scialuppe, non riusciamo a mandarle in
acqua. Si sentono delle urla che rimbombano in
tutta la nave, la gente è terrorizzata, bisogna
mantenere la calma, sono un marinaio non posso
abbandonare la nave così. Abbandono la mia scia-
luppa, sento che ci sono altri superstiti che aspet-
tano aiuto le urla si fanno più vicine, corro più
veloce lungo il Ponte 3, cado. Sento un dolore pre-
mente alla gamba destra, non posso camminare.
L’acqua sale rapida, non voglio arrendermi, non
posso stare fermo, mi arrampico su un tavolo da
biliardo. Passano le ore l’acqua fredda mi ha ad-
dormentato la gamba non sento più dolore, conti-
nuo ad urlare sperando nei soccorsi. Dopo 36 ore
estenuanti i vigili del fuoco arrivano nella sala mi
portano su un elicottero e da lì in ospedale. Sono
salvo.
E’ una reinterpretazione, della storia di Giuseppe Girolamo e Manrico Giampedroni, il primo, musicista,
è ancora disperso, il secondo, capo commissario di bordo, è ricoverato in ospedale in buono stato. In-
sieme a tutti i soccorritori che hanno assistito le vittime del naufragio, per il coraggio dimostrato essi
sono considerati due eroi.
DAL NOSTRO INVIATO - Uno, due tre colpi, in-
ferti con efferata violenza. L’osceno lezzo di car-
ne bruciata, l’affannosa ricerca del nemico,
l’insulto finale. È successo ieri mattina sull’isola
dei ciclopi. Il signor Polifemo P., incensurato, è
stato aggredito sul far dell’alba da una banda di
Achei sbarcati sull’isola per razziare le sue greg-
gi. Pare che la vittima abbia sorpreso i ladri con
le mani nel sacco al ritorno dal suo turno di lavo-
ro alla Efesto Officine Meccaniche. Essi, capeg-
giati da un supposto “Eroe” di dubbia moralità,
un certo Odisseo, hanno prima addotto scuse
assurde, tra l’altro rifiutandosi di dichiarare le
proprie generalità, per poi confessare il proprio
misfatto. Polifemo ha quindi trattenuto i criminali
con l’intenzione di ricondurli il giorno seguente
alla loro nave per pretendere il pagamento delle
capre e del cacio che essi gli avevano sottratto.
Pare che l’Acheo, tristemente già noto per i mi-
sfatti compiuti durante l’assedio di Troia, abbia
prima offerto del vino drogato al ciclope e in se-
guito l’abbia accecato con un tronco arroventato,
approfittando del suo stato d’ubriachezza, per
poi sfuggirgli.
I compagni di lavoro sono esterrefatti. “Era un
ottimo caporeparto” ha detto uno dei suoi sotto-
posti, “Una brava persona, tra l’altro gli mancava
poco alla promozione”.
Il Proprietario dell’azienda, Sig. Efesto in perso-
na, ha visitato lo sfortunato dipendente e ha e-
spresso il suo dispiacere per l’accaduto.
“Nessun dipendente della EOM viene lasciato
solo” ha detto, “Il signor Polifemo riceverà una
pensione di invalidità mentre ci muoveremo su
tutti i fronti, sia affinché gli venga guarito
l’occhio, sia perché il fatto non rimanga impuni-
to”. Per poi aggiungere “Ho conoscenze molto in
alto”.
Ed effettivamente in alto è arrivata la vicenda. Il
padre della vittima, Poseidone, ha portato da-
vanti all’Olimpo riunito in assemblea plenaria il
fatto, chiedendo che giustizia sia fatta. L’acheo
pare infatti sia favorito di Atena, e la cosa ha
scatenato il putiferio tra gli dei. “è inaccettabile”
ha dichiarato Ade “che simili farabutti vengano
coperti dall’alto”. “Ade pensi ai fatti suoi” Pare
sia stata la replica di Hermes, nonno
dell’accecatore.
Un misfatto simile si veri-
ficò tempo fa, qundo a
lasciarci la pelle fu il figlio
di Zeus, Minotauro. In
quel caso gli assalitori
furono puniti, ma a giudi-
car e d ag l i u mo r i
dell’olimpo temiamo che
stavolta le conseguenze
non saranno così pesan-
ti. Speriamo soltanto che
di questo delitto resti me-
moria.
Insensata violenza sull’isola Ciclope accecato, e il caso si sposta in Olimpo
Dalla Sicilia, Theodikastis
Floreanikis
TRIP DI UN GIOVANE BANCHIERE
Ahh, i debiti, beh ora i debiti non piacciono più a nessuno a causa della crisi, ma guardate che prima i debiti piacevano a tutti, si, si, le banche li adoravano... Certo, non i loro debiti, ma per i debiti degli altri andavano matte; figuratevi che se li vendevano e scambiavano tra di loro, manco fossero le figurine dei Pokemon (chi non le ha mai avute...). La differenza sostanziale con i classici giochi di carte collezionabili è che quelle più ambite sono proprio quelle che vi danno le minori garanzie di vittoria: in termini di prestiti, quelli che hanno meno probabilità di essere saldati. Ecco qui si comincia a capire il titolo di questo articolo: chi ha inventato il sistema che vi sto per spiegare, quando ha avuto l’idea era con tutta probabilità strafatto. Immagina di essere una banca, sei una banca ben specifica -‐ ti dirò dopo quale -‐ pensa ora di dover prestare soldi a qualcuno; scopri però che quel qualcuno pare non abbia tutte le garanzie di ridarti i soldi o meglio, ne ha, ma poche, quindi c o s a f a i t u c h e s e i u n a b a n c a intelligente?? ...Glieli dai comunque! Ma, a t tenz ione perché questo “ma ” è importante, e consiste nel fatto che, già che ha poche garanzie di saldare il debito, tu banca, gli metti degli interessi assai più elevati, gli imponi penali in caso di ritardi, in questo modo ci fai un sacco di soldi in più e ti puoi permettere anche che qualcuno non ti ripaghi proprio. Il bello però deve ancora venire: infatti, oltre che furba sei anche una banca generosa e vuoi far sì che anche altre banche possano usufruire di questa tua grande idea. Approfitti dunque dell’occasione per farci anche qualche soldo in più. Per riuscirci trasformi questi debiti in qualcosa di vendibile sul mercato internazionale (il termine tecnico sarebbe: “derivato” ) e li vendi a un prezzo poco superiore dei soldi che hai realmente prestato, ad altre banche o a privati affinché loro si prendano tutto il rischio e però guadagnino sulle penali e
sugli alti interessi, proprio come hai fatto tu. Beh, vedi cara la mia banca, il problema è che questi su derivati si vengono a creare decine di transazioni che li fanno restare in circolo anche più a lungo di quanto dovrebbero. La vera domanda però resta: come diamine hai potuto credere che un sistema basato sul dare soldi a chi ha poche possibilità di restituirli fosse solido?! Come prevedibile, nel 2006 c’è stato un boom delle insolvenze di questo tipo di debiti e tu, come tante altre, ti sei trovata in un mare di... puoi immaginare. Ora hai capito che banca sei? Se si, hai appena vinto un abbonamento gratuito al Giornalotto, che ti verrà consegnato più o meno mensilmente in classe! Altrimenti vedi la soluzione in basso a destra.
Sei la Lehman Brothers e hai un debito di circa 613 miliardi di dollari ovv
ero 613 000 000 000 000$ che scritto per inte
ro rende meglio, circa un terzo del debito italiano.
Gabriele il Galeotto IIIG
Qualche giorno fa su ordine del dipartimento di giu-stizia statunitense sono stati chiusi dal FBI in via
definitiva Megaupload, Megavideo e Megaporn
(quello che credo interessi davvero meno in questo caso). Con lo shock provato dalla maggior parte de-
gli utenti, rimasti incapaci di fare qualsiasi cosa, A-nonymus, gruppo internazionale di hacker diventato
famoso nel 2008, non è stato con le mani in mano ed
ha prontamente attaccato vari siti governativi tra i
quali il sito del dipartimento di giustizia statunitense, rimasto offline per più di un giorno, annunciando
che se entro 72 ore Megaupload non sarebbe stato riaperto avrebbe attaccato realtà molto più usate tra
cui Facebook Twitter e Youtube. Il gruppo ha anche
dichiarato, per accreditare ancor più la loro minac-cia, di possedere già le chiavi per violare i server in
quanto questo era già stato fatto in passato come cre-do alcuni di voi ricorderanno per Facebook. Passate
le 72 ore nulla è accaduto.
Megaupload di per se nasce come un sito di servizio,
un hard disk virtuale, per poter salvare su internet i propri file, di qualsiasi dimensioni e anche in grande
quantità, senza dover possedere dischi rigidi di mi-gliaia di GB. Sono stati gli utenti stessi a rendere
questo servizio illegale (non che i titolari abbiano
fatto qualcosa per impedirlo, anzi..) caricando mate-riale senza possedere i diritti su esso.
Questo apre uno scenario interessante in quanto non è il sito di per se ad infrangere alcun diritto ma è l'u-
tente stesso a caricare, in modo anonimo, file sulla
piattaforma di fatto infrangendo la legge. Su questo
stesso principio si basano anche altri siti come, Fa-cebook o Youtube, tanto per citare i più famosi, in
cui utenti caricano il loro materiale sulla rete. In via teorica (ma spaventosamente concreta) quindi anche
loro in un futuro prossimo posso rischiare guai con la giustizia. Quante volte su Facebook vi è capitato
di vedere immagini contenenti famosi slogan o lo-ghi, credete che gli utenti che caricano ciò possegga-
no i diritti? Di conseguenza qualsiasi sito web in cui
sia presente “User Generated Conten” ovvero “contenuto generato dagli utenti” potenzialmente
potrebbe infrangere la legge: sarebbe sufficiente per un utente Youtube lasciare un commento ad un vide-
o con un link per un file sul quale non si possiedono
i diritti per rendere il sito di condivisione video più
famoso al mondo complice di reato. Youtube è sem-pre stato molto efficiente nel rimuovere contenuti
per i quali venivano segnalate infrazioni di copy-right, ma con la probabile futura tolleranza zero,
chissà cosa succederà.
Tornando all' argomento d'apertura, La società di Megaupload (proprietaria anche di Megavideo e Me-
gaporn) è stato accusata di aver violato i diritti per più di 500 milioni di dollari, poiché a differenza del
P2P (eMule per es.) ogni contenuto veniva archivia-
to sui server della società. Pagando un abbonamento
da pochi dollari si era subito ammessi a scaricare in maniera molto rapida ed illimitata tutti i contenuti.
Si è stimato che ai gestori del sito tutta questa attivi-tà tra abbonamenti e pubblicità abbia fruttato circa
175 milioni di dollari. Sotto inchiesta sono finiti vari
personaggi tra cui Kim “Dotcom” Schmitz, proprie-tario e fondatore di Megaupload. La pena massima è
esageratamente alta, come è solito negli USA, per reati che danneggiano una molteplicità di persone:
20 anni di prigione per cospirazione a scopo di ra-cket, 5 anni di prigione per cospirazione a scopo di
violazione di copyright, 20 anni di prigione per co-spirazione a scopo riciclaggio di denaro sporco e
infine 5 anni di prigione per la sostanziale violazio-ne criminale del copyright. Per un totale di 50 anni
carcere. Le accuse che più colpiscono sono quelle per racket e riciclaggio. Questo è giustificato dal fatto che non
solo le case discografiche o produttrici venivano danneggiate dal servizio offerto dalla società ma la
società stessa guadagnava soldi con gli abbonamenti
e la pubblicità.
RIP Megavideo Milioni di Voltiani sconvolti
Robert Ballante 3A
L'anno scorso ho frequentato un corso di scri�ura crea�va. La prof che lo ges�va mi è sembrata parecchio incapace, ha passato mesi a ripetere che per scrivere basta osservare gli ogge� della quo�dianità. Per me è un'idiozia, ma se lo dice una prof sarà vero. Ad ogni modo, come compito per le vacanze mi è stato de�o di scrivere un racconto ispirandomi a quello che avrei visto. Ho provato a portarmi il computer in spiaggia una volta, due anni fa, e la sabbia si è infiltrata così tanto che c'erano granelli sul desktop. Non sullo schermo, sul desktop. Avevo lo sfondo di una montagna, ci stavano pure male. Ad ogni modo sto scrivendo da circa dieci minu� e ancora niente sabbia, speriamo in bene, per sicurezza ho messo come wallpaper una spiaggia. Proviamo con il sole, anzi no, Sole, con la maiuscola che fa tanto intelle�uale fallito. Grande, rotondo, giallo, luminoso, incandescente, grande, no, grande l'ho già de�o. Questo è un errore s�lis�co, non piacerà alla mia prof. Anche de�o lo è: dovevo usare usato. E anche usare usato è un errore, una ripe�zione per essere precisi. E anche dovevo usare, la consecu�o temporum vuole avrei dovuto usare. Va bene, lasciamo perdere e concentriamoci sul Sole. Dov'ero rimasto? Ah, sì, incandescente, luminoso. Qualcosa mi verrà in mente, ne sono sicuro. Luminoso, luminoso... Ahi, gli occhi. Certo, che genio, lo sto guardando dire�amente. Non devo farlo. È �po il Basilisco di Harry Po�er. Che bello quel film, il second–– no, sto divagando, devo restare sul Sole. Però non lo posso guardare. Potrei provare a pensarlo. Sì, buona idea. Che grande che è. Certo, l'ho de�o anche due volte tanto è grande. Troppo grande. Sta venendo verso di me. Cazzo, sono fregato. Ora viene da me e mi brucia, e buonano�e al mondo. No, che sto dicendo, sto divagando di nuovo. Meglio cambiare sogge�o. Il mare. Non mi viene niente. Proviamo a ripeterlo: mare, mare, mare, ecco, ora non sembra più neanche una parola. Che suono strano che ha. Mare, mare, mari�mo, maremoto, mareggiata, marea, caramello. No, il caramello che c'entra, torniamo alla penul�ma. Qual era? Marea, giusto. C'è bassa marea oggi, l'acqua è indietro, inada�a ad un bagno. E poi ci sono le onde piccole. Molto piccole. Fanno quasi ridere. No, non dovrei ridere, mi sto mostrando insensibile. Per esempio verso le formiche. Sono più piccole, loro, ogni onda per loro è uno tsunami. Che bella parola, tsunami. Non sembra neanche italiana, infa� è giapponese. Che precisazione inu�le. Ma che lo scrivo a fare, chissà quante ne ho fa�e anche solo nelle ul�me cinque ore. Perché ho usato cinque, non è un numero simbolico,
avrei potuto dire dodici. Invece ho de�o cinque, come Megamind ha de�o di mol�plicare le malvagità per sei nel film. Ma come sono arrivato a Megamind? Ero allo tsunami, mi pare. Proviamo con quello: non è quo�diano però non importa, mi inventerò qualcosa. Tsunami, tsunami, tsunami, oh cazzo, ecco perché l'acqua è indietro. Ne sta arrivando uno. Altro che bassa marea, sono le acque che si stanno ri�rando. Devo dirlo a tut–– ci sono ricascato. Perché qualsiasi cosa guardi mi vengono in mente catastrofi? Proviamo con qualcos'altro. Sì, ma che cosa, sono in spiaggia, o scrivo del bagnino o non ho idee. Il bagnino neanche c'è, ecco stroncato il mio ul�mo appiglio. Meglio pensare a qualcosa. Ho parlato del sole, anzi, Sole, con la maiuscola che fa tanto intelle�uale fallito, del mare che neanche sembra una parola, e ora? Sabbia. Rimane solo lei, la mia vecchia nemica. Ora ce la vediamo noi due. Scrivere sulla sabbia sarà la sfida finale, l'ul�ma prova. Scrivere sulla sabbia. Che bel doppio senso, sulla può introdurre sia complemento di materia che di argomento. Ma sarà di materia? Devo ricordarmi di chiedere. No, aspe�a, dov'ero? Ah, sì, la sabbia. Nei film si lamentano tu� che è granulosa e si infila dovunque. Come in Star Wars II: L'A�acco dei Cloni. Lì però Anakin fa il furbo e la usa come scusa per baciare Padme. Ma si scriverà con oppure senza accento sulla e? Se l'avesse si pronuncerebbe alla francese, Padmé. Ma è Pàdme nella traduzione, quindi senza. No, sto divagando di nuovo, e sto usando di nuovo la parola divagando. E di nuovo la parola parola. E di nuovo la locuzione di nuovo. E di nuovo la congiunzione e. E di nuovo frasi nominali e sconnesse. Oh cazzo, ecco di nuovo la sabbia sul desktop. Ma che mi frega, tanto ho lo sfondo con la spiaggia. Va bene, direi che per adesso può anche bastare. Riproverò stasera. P.S. Sì, il �tolo è stato scelto su basi puramente casuali. Secondo P.S. Ovviamente questo non è il racconto che ho portato al termine delle vacanze es�ve: ho invece consegnato una stronzata sull'amicizia nata (la stronzata, non l'amicizia) dalla presunta osservazione di un albero che peraltro mi sono inventato. Ho anche avuto il plauso della prof, mah. Terzo P.S. Ho scri�o questo ar�colo nell’Estate 2011, per questo è ambientato in spiaggia. Sì, ero davvero con il mio netbook lì!
pagherannosempreisoliti
Alessandro De Gennaro IV C
������� ��� ����� ��� ����� �� ������ ������������������ ��������� ������� ������������������������������ ��� ��� ��� ��� ��� �� � �������� ��� �� ������� ������ ��������������� ��� ����� �������� ������ � �� ������� ��� ������ �� ������� ������������ ���������� ������ ����������������� ����������������� �������������� ������ ���������������������� ������ ����� �� ���������� �� � ��� ����� ������������� � �� ���������� ��� �������� �������� � �� ��� � ����� ������� �� ������ !����∀�� ��������� ������ #� �����������∃� %� � �� ���������������∃���������&������� �������������������� ���∋� ������������������(������� ���� �� ���� ������ �������� )����� ���
�������� ����� ��� � � ���� �� � ������������� ����������%�∗� �� � � ����� ��� &� � ����� +���� �������� ���� %+���� ��� �� �� ����� �����∃&��� �� ���,� �������������� ����� ����������%+���� �&���� ����� ������∃&�� ��� ������� � ������������ ����� ��� ��������� ���� ����� �� � �� �� ���� ���������� ��� ��� ���� ����� �������� ����� �������� �� � �&��� ��� ����� ������� ����� ��������������� ���������������������� ���������������� ����� ��� ��� −�� ��� �� ��� ����� �&��� � ������������� ����� ��&�������������������� ������ �&���������� ���� � ��� ������ ���������� �� ���� �� ��� ��� ����� ��������� ������ . ��� ���� ������ �� ������� ��� ������ � �� �������������� ��� ���� ���� ��� ��� �������
�����������������
���� �� ����������� ���������������,� ������������� ��� &���������������������������� �������������� �����������/����������������������� ������������ ������ ����� �&��� ��� �� ������ +���� ��� ����� �������������(������������������� ���∃�%∗� ���������� �������������(����� �����������&����������������� ������� ������ ���� ��� ���������� ��� ������������������� ����� ����������� ����0���� ��� ��� ��������� ����� �����1� ��� ��������� ���� ���� ���� ��� ������ �� � ���� �������� ��� ��� ����,� ������ ���&���� �� ������ ��� �� �� � ��� ����� ������ ��� ����������� ������� ��������������2������ �� ����� �����1� ��� ������ ������� ������������������ ��� ������� ���� �� ���� ���������� ������� � � ���� � �������� ��� ������������� �� � ��� ����� ������ � ���� ���&���������� ��� �������� �� ���� ��������� −�� ������� ��������������� ����������������������������� ������,� �&������ ��� ���� ���� ��(� �� ��� ��������3� ���������� �� �� ������������������ ����������������������������� ��� �������� ������������������������ � ��� ���� ���&� ��� ��� � � ����������&������ ������� ������ ��� ������� ��� ������ ��������������������− �����&�� ������������������������������������������������������������ ��� ��� � ��� ������ ����� ����� ���� ��������� � ��� ���� ����� ����� ��� 4�5������&�������� 0��� ����� ��� ���6�� �� � ��������������%3��������� ��� � �����7��� �� ��� &� ����� ����� ��� ��� ∗������� � ������� ������� ������ �������� ���� 8918:� ��� �������� ���� ������ ����� ���� �� ������#�� ∋� � ������ �� �� �������� ��� ����,��������������������+����� ��� � ������;∀� ��� ����� ������ ������6�����������/������ ∀��������������∗�����������;∀�� ����∀�� � ������� ��� ������ ��������� ��������� ������ ������� ���6∀�5 ���<5�∗���� � ������� ����� ���� ����� −������������ ��� ���� ���� �� ��� �� =>1>>� � ����
=>1?>� ���� ������ ���� � �� ����� �� ������������������� ����������������������������������� &����������� ����������� �������∃�∃�.�� ��� �� ��� �������� ��� ������#� ��� �������≅������� �&���1� �� �� �� 8Α18:�� % ���� ���������Β&� ��� ������� 3�������� ��� ��� ��� ������ � ������(����6��� ��������!������������ Β∀�� �� ����∃Β∀� ������ �� ���������� � ����������������∋� � ������∃� ��� ������ ������ ������ �������!���������� ���������������������� ���∃����������� ��∃∀�5 ���<5��%/�������������∃&������������ ����������������������� ��������� � ������� ��� ���� �� ��� ��������� ������� �� ��� ��� ������ ���� ��� ���� ���������������������������� ��� ����� ��� ���������������� ��������� ��� �������������������� ��������������∃��Χ� ���� �∃� Χ� ���� �� ��� ��� � �� ����� �������� ���6� ����� ��� ������ � �� ���6� �� ������������ ∃����� ����������� �������� ���� �� �� �������������� ���� � ������� �∃� ����� �� �� ������������� �� ��� � ������ ��#� ��� �������������� � ������������ ���∀���� �� ��������� ���� ������������� �&���������������������∗�� ���� ��� ��� �� �� �� ��� ����� ����� ������������� ��∃� −���� ��(� ��� ��������� �� ��������������������� ��������������� ����∀������������ ����������������������������� �������������� ���� �������� ������ ��������� ����� ������� �������� ��∃�−������������ ������ ����������������� ���������������������������������∃������������� �����������∀�0�� ����8Α1=?����0�����∃������������� ������������∀�� � �� �����<��������������� ������������������������������� �������������������� ����&�������������� �������6��������� ���� ������������������ �������� ���������������
B1
C1
A2
C2
A3B3
C3
Ai Posti Di Combattimento
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ Sfruttando����������� ������������������ l'handicap����������� ������������������ del����������� ������������������ prof����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������
����������� ������������������ ����������� ������������������ di����������� ������������������ non����������� ������������������ poter����������� ������������������ ruotare����������� ������������������ il����������� ������������������ capo����������� ������������������
piu’����������� ������������������ di����������� ������������������ 60°,����������� ������������������ si����������� ������������������ piazzano����������� ������������������ al����������� ������������������ riparo����������� ������������������ da����������� ������������������
occhiate����������� ������������������ indiscrete,����������� ������������������ liberi����������� ������������������ di����������� ������������������ ronfare����������� ������������������
alle����������� ������������������ prime����������� ������������������ ore.����������� ������������������ Quello����������� ������������������ di����������� ������������������ destra����������� ������������������ e’����������� ������������������
tipicamente����������� ������������������ l'esperto����������� ������������������ karateka����������� ������������������ che����������� ������������������
deve����������� ������������������ svegliare����������� ������������������ dal����������� ������������������ letargo����������� ������������������ il����������� ������������������ compagno����������� ������������������
con����������� ������������������ potenti����������� ������������������ manate,����������� ������������������ mescolando����������� ������������������ letali����������� ������������������
discipline����������� ������������������ quali����������� ������������������ chung-fu,����������� ������������������ taiquando’����������� ������������������ e����������� ������������������
scala����������� ������������������ 40.
A1
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ Potrebbero����������� ������������������ sembrare����������� ������������������ i����������� ������������������ piu‘����������� ������������������ ����������� ������������������ stolti,����������� ������������������ che����������� ������������������ entrando����������� ������������������ per����������� ������������������ primi����������� ������������������ in����������� ������������������ classe����������� ������������������ si����������� ������������������ seggono����������� ������������������ davanti����������� ������������������ a����������� ������������������ tutti,����������� ������������������ ma...����������� ������������������ Si����������� ������������������ si����������� ������������������ son����������� ������������������ proprio����������� ������������������ i����������� ������������������ piu’����������� ������������������ scemi.����������� ������������������
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ La����������� ������������������ mattina����������� ������������������ mi����������� ������������������ alzo����������� ������������������ presto.����������� ������������������ La����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������
����������� ������������������ mattina����������� ������������������ sono����������� ������������������ stanco.����������� ������������������ Voglio����������� ������������������ un����������� ������������������
cazzo����������� ������������������ di����������� ������������������ banco����������� ������������������ vicino����������� ������������������ alla����������� ������������������ porta.����������� ������������������
Punto.
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ Se����������� ������������������ non����������� ������������������ fossero����������� ������������������ in����������� ������������������ classe,����������� ������������������ ����������� ������������������ sarebbero����������� ������������������ nel����������� ������������������ girone����������� ������������������ degli����������� ������������������ ignavi.����������� ������������������ Le����������� ������������������ loro����������� ������������������ inutili����������� ������������������ carcasse����������� ������������������ vanno����������� ������������������ rimosse����������� ������������������ ad����������� ������������������ ogni����������� ������������������ intervallo,����������� ������������������ per����������� ������������������ liberare����������� ������������������ l'aula����������� ������������������ dagli����������� ������������������ ascellari����������� ������������������ olezzi����������� ������������������ che����������� ������������������ sprigionano.����������� ������������������ Sprot.
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ Sono����������� ������������������ la����������� ������������������ grande����������� ������������������ muraglia����������� ������������������ umana,����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ preferibilmente����������� ������������������ possenti����������� ������������������ e����������� ������������������ ingombranti,����������� ������������������ ma����������� ������������������ talvolta����������� ������������������ piccoli����������� ������������������ e����������� ������������������ inutili.����������� ������������������ Dovrebbero����������� ������������������ proteggere����������� ������������������ la����������� ������������������ retroguardia,����������� ������������������ oscurando����������� ������������������ la����������� ������������������ visuale����������� ������������������ al����������� ������������������ nemico,����������� ������������������ ma����������� ������������������ se����������� ������������������ non����������� ������������������ lo����������� ������������������ fanno…⋯����������� ������������������ ouch!����������� ������������������ Tappetti����������� ������������������ avvertiti!
B2
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ L
o����������� ������������������ sm
arro
nato
re,����������� ������������������ co
lui����������� ������������������ ch
e����������� ������������������ no
n����������� ������������������ ����������� ������������������
����������� ������������������ azz
ecca
����������� ������������������ mai����������� ������������������ una
����������� ������������������ dom
anda
…⋯����������� ������������������ e����������� ������������������
non����������� ������������������ pa
rliamo����������� ������������������ de
lle����������� ������������������ rispo
ste.����������� ������������������ Il����������� ������������������
compa
gno����������� ������������������ st
a����������� ������������������ ad
dossat
o����������� ������������������ al����������� ������������������ m
uro����������� ������������������ e����������� ������������������
ripo
sa,����������� ������������������ in����������� ������������������ att
esa����������� ������������������ di����������� ������������������ una
����������� ������������������ nuo
va����������� ������������������
smar
rona
ta����������� ������������������ da����������� ������������������ co
rreggere
.����������� ������������������ Si����������� ������������������
complet
ano����������� ������������������ l'u
n����������� ������������������ l'a
ltro
.
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ Sono����������� ������������������ i����������� ������������������ divoratori����������� ������������������ da����������� ������������������ ����������� ������������������ macchinetta,����������� ������������������ i����������� ������������������ merendofagi,����������� ������������������ sono����������� ������������������
in����������� ������������������ due����������� ������������������ ma����������� ������������������ fagocitano����������� ������������������ per����������� ������������������ dodici,����������� ������������������
scaldando����������� ������������������ i����������� ������������������ loro����������� ������������������ paninazzi����������� ������������������ farciti����������� ������������������ con����������� ������������������
uova����������� ������������������ nauseabonde����������� ������������������ ed����������� ������������������ oleosi����������� ������������������ porcini����������� ������������������ sul����������� ������������������
termosifone.����������� ������������������ Chissa’����������� ������������������ come����������� ������������������ mai,����������� ������������������ devono����������� ������������������
sempre����������� ������������������ andare����������� ������������������ in����������� ������������������ bagno����������� ������������������ 5����������� ������������������ minuti����������� ������������������ prima����������� ������������������
dell'intervallo…⋯����������� ������������������ boh
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ Conosciuti����������� ������������������ dai����������� ������������������ prof����������� ������������������ solo����������� ������������������ per����������� ������������������ la����������� ������������������ ����������� ������������������ morfologia����������� ������������������ del����������� ������������������ loro����������� ������������������ coppino,����������� ������������������ sono����������� ������������������ assidui����������� ������������������ frequentatori����������� ������������������ del����������� ������������������ salotto����������� ������������������ inglese,����������� ������������������ di����������� ������������������ cui����������� ������������������ hanno����������� ������������������ pure����������� ������������������ l'abbonamento����������� ������������������ premium.����������� ������������������ Sono����������� ������������������ una����������� ������������������ posizione����������� ������������������ alquanto����������� ������������������ tattica,����������� ������������������ ma����������� ������������������ spesso����������� ������������������ bersaglio����������� ������������������ dei����������� ������������������ prof����������� ������������������ piu’����������� ������������������ severi,����������� ������������������ soprattutto����������� ������������������ in����������� ������������������ caso����������� ������������������ di����������� ������������������ "B2"����������� ������������������ inefficienti����������� ������������������ (e����������� ������������������ 'daje����������� ������������������ co'����������� ������������������ sti����������� ������������������ gnometti…⋯).
����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ I����������� ������������������ maggiori����������� ������������������ azionisti����������� ������������������ ����������� ������������������ dell'azienda����������� ������������������ agricola����������� ������������������ il����������� ������������������ cui����������� ������������������ logo����������� ������������������ e’����������� ������������������ una����������� ������������������ mela����������� ������������������ mangiata.����������� ������������������ Non����������� ������������������ importa����������� ������������������ la����������� ������������������ materia����������� ������������������ o����������� ������������������ l'argomento,����������� ������������������ per����������� ������������������ il����������� ������������������ nuovo����������� ������������������ record����������� ������������������ non����������� ������������������ perdon����������� ������������������ un����������� ������������������ momento.����������� ������������������ L'unico����������� ������������������ problema����������� ������������������ e’����������� ������������������ l'audio...
A4����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ ����������� ������������������ Non����������� ������������������ sono����������� ������������������ fogli����������� ������������������ di����������� ������������������ carta,����������� ������������������ sono����������� ������������������ persone����������� ������������������ anche����������� ������������������ ����������� ������������������ loro,����������� ������������������ forse����������� ������������������ un����������� ������������������ po'����������� ������������������ criminali,����������� ������������������ si,����������� ������������������ ma����������� ������������������ sempre����������� ������������������
persone����������� ������������������ sono!����������� ������������������ Abitano����������� ������������������ l'angolo����������� ������������������ piu’����������� ������������������ ambito����������� ������������������ della����������� ������������������ classe����������� ������������������ (ultima����������� ������������������ fila,����������� ������������������ calorifero,����������� ������������������ finestra…⋯),����������� ������������������ spesso����������� ������������������
oggetto����������� ������������������ di����������� ������������������ faide����������� ������������������ e����������� ������������������ omicidi����������� ������������������ e����������� ������������������ corse����������� ������������������ alla����������� ������������������ fast����������� ������������������ and����������� ������������������ fuhrer����������� ������������������ furious,����������� ������������������ e����������� ������������������ i����������� ������������������ prof����������� ������������������ non����������� ������������������ gli����������� ������������������ riconoscono����������� ������������������ nemmeno����������� ������������������ durante����������� ������������������ le����������� ������������������ rarissime����������� ������������������ interrogazioni.
B4����������� ������������������ Sono����������� ������������������ le����������� ������������������ pedine����������� ������������������ fondamentali����������� ������������������ della����������� ������������������ classe.����������� ������������������ ����������� ������������������ Hanno����������� ������������������ in����������� ������������������ mano����������� ������������������ le����������� ������������������ redini����������� ������������������ del����������� ������������������ gioco����������� ������������������ e����������� ������������������ comandano����������� ������������������ sapientemente����������� ������������������ tutte����������� ������������������ le����������� ������������������ manovre����������� ������������������ offensive����������� ������������������ dei����������� ������������������ compagni.����������� ������������������ Mai����������� ������������������ catturati����������� ������������������ dai����������� ������������������ profs,����������� ������������������ regnano����������� ������������������ incontrastati����������� ������������������ nel����������� ������������������ regno����������� ������������������ di����������� ������������������ Aulandia:����������� ������������������ copiano,����������� ������������������ ridono,����������� ������������������ dormono,����������� ������������������ mangiano����������� ������������������ e����������� ������������������ organizzano����������� ������������������ corse����������� ������������������ di����������� ������������������ criceti����������� ������������������ clandestine.����������� ������������������ The����������� ������������������ Best.
����������� ������������������ "Cos’hai����������� ������������������ fatto����������� ������������������ a����������� ������������������ scuola����������� ������������������ caro?"����������� ������������������ "Niente����������� ������������������ di����������� ������������������ che...”.����������� ������������������ Questa����������� ������������������ e'����������� ������������������ la����������� ������������������ coppia����������� ������������������ dei����������� ������������������ dormienti����������� ������������������ sinceri,����������� ������������������
gli����������� ������������������ unici����������� ������������������ che,����������� ������������������ interrogati����������� ������������������ dai����������� ������������������ genitori,����������� ������������������ rispondono����������� ������������������ sempre����������� ������������������
onestamente.����������� ������������������ Si����������� ������������������ vedono����������� ������������������ barcollare����������� ������������������ assopiti����������� ������������������ per����������� ������������������ i����������� ������������������ corridoi����������� ������������������ in����������� ������������������ cerca����������� ������������������
di����������� ������������������ caffeina����������� ������������������ pre-verifica,����������� ������������������ anche����������� ������������������ se����������� ������������������ probabilmente����������� ������������������ un����������� ������������������ caffe’����������� ������������������ non����������� ������������������
bastera’����������� ������������������ a����������� ������������������ far����������� ������������������ loro����������� ������������������ raggiungere����������� ������������������ la����������� ������������������ sufficienza.����������� ������������������ Sono����������� ������������������ famosi����������� ������������������ per����������� ������������������
stare����������� ������������������ piu’����������� ������������������ anni����������� ������������������ senza����������� ������������������ mai����������� ������������������ cambiare����������� ������������������ sedia����������� ������������������ o����������� ������������������ posto.����������� ������������������ Pochi����������� ������������������
raggiungono����������� ������������������ la����������� ������������������ maturita’.����������� ������������������ Nessuno����������� ������������������ la����������� ������������������ passa.
C4il Lucky
il Libae il Mauri
Si ritrovarono al ristorante “il Castello” per festeggiare i
vent’anni dal diploma. C’erano tu�; l’unico assente –
come al solito in queste occasioni – era Bruno Facche�,
il figlio del capostazione.
“Chissà che fine ha fa$o il Facche�” disse Antonio
mentre versava il vino “dopo l’episodio del Mosca, non
s’è più visto”.
“Mosca” era il soprannome che i ragazzi, al tempo del
liceo, avevano affibbiato ad un vecchiaccio che ges+va
la caffe$eria della stazione. Bruno Facche� aveva lavo-
rato per lui fin da giovanissimo, per sostenere le spese
degli studi a cui il padre non poteva provvedere.
Laura scosse la testa. “Per quanto ne so, fu un avveni-
mento trauma+co. Bruno, ve lo ricordate, era un ragaz-
zone solitario e mite; a suo modo, anche carino”
“Carino quello là?” domandò Antonio.
“Già, carino: scuro d’occhi e di capelli, il volto rinforzato
da un grosso paio di sopracciglia cispose, le poche volte
che lo vidi arrabbiato, le inarcava in modo tremendo, e
due spalle da far invidia al più robusto di voi, qui den-
tro”
Fu servita la prima portata. “Rinfrescami la memoria,
Laura cara” squi5 Silvia so$o il velo; s’era appena fa$a
monaca.
“Andò così: – rispose Laura – il “Mosca” maltra$ava
Bruno dalla ma�na alla sera, spesso senza mo+vo. Fi-
gurarsi poi quando combinava un pas+ccio con i vassoi,
o sbagliava a servire una bevanda. Il “Mosca” non ci
vedeva più, e nonostante ques+ piccoli errori Bruno
ormai non li comme$esse quasi più, sorrideva al clien-
te, ordinava al suo “garzone”, come lo chiamava, di se-
guirlo nel retrobo$ega, e laggiù gli faceva delle sfuriate
incredibili. Negli ul+mi tempi aveva addiri$ura preso
l’abitudine di picchiarlo con un bastone di legno”
“Cose dell’altro mondo!” inveì Marco, che aveva capta-
to il discorso. Finì di ingoiare un boccone di dimensioni
spropositate: “Del mondo di giù, è chiaro, non di quello
lassù” disse sorridendo a Silvia.
“E quindi? Che successe poi?”
“Successe che un giorno Bruno perse la testa – con+-
nuò Laura – e invece di chinare gli occhi, come faceva
sempre, strappò di mano il bastone al vecchio e…”
“e glielo fracassò in testa. Col risultato che il “Mosca”
subì un trauma cranico, fu in coma due se�mane, e poi
morì” finì Antonio, impietoso.
Una storia troppo triste, per un’occasione di festa; si
dedicarono per un po’alla cena, ma inevitabilmente il
discorso ricadde su Facche�.
“Chissà che fine ha fa$o”
“Dove s’è nascosto, poi”
“Sarà scappato in Brasile. O in Cina”
“E adesso? Magari ha fa$o fortuna”
“O magari no. Magari è solo un assassino spiantato che
vent’anni fa ha ro$o la testa ad un bru$o vecchio. Ami-
ci, voi siete inclini al roman+cismo…” disse Antonio.
“Si vedeva fin dall’inizio. Era un poveraccio. Il padre non
poteva pagargli gli studi, e lui, no! Non voleva un incari-
co bello comodo –già pronto, dico io – seppure umile,
con cui me$ere su famiglia e condurre una vita onesta,
come il padre. Voleva emanciparsi, lui…”
“E non ne aveva forse il diri$o?” si infervorò Laura.
“Cara mia, si emancipa dal suo stato sociale chi ne ha le
qualità. Lui era asociale, introverso, al limite della be-
s+alità. Non negarlo! Un essere civile non uccide per
una provocazione!”
“Sbagli, Antonio. Anzi, ingegner Manfredi, se preferisci,
così evidenziamo bene il tuo stato sociale…”
“Suvvia!” li riprese Silvia.
“Io credo – intervenne Marco introducendosi un
po’goffamente nel discorso, come era solito fare – che
Bruno, certo, non fosse uno s+nco di santo. Ma se ci
ripenso, e mi me$o nei suoi panni, allora mi sembra
che abbia re$o anche fin troppo. Considerate che lavo-
rava per studiare. Ce la me$eva tu$a per conquistare la
sua fe$a di libertà. Aveva preso bastonate tu$a la vita,
e le aveva sopportate, perché aveva un obie�vo da
raggiungere… a tu� poi può capitare un raptus, un mo-
mento di follia, specie in quelle condizioni. Ecco, Bruno
ha avuto la sfortuna di avere, in quel momento, un ba-
stone fra le mani.
Lui non voleva uccidere, e neanche far del male; in quel
momento stava difendendo la sua “lo$a per la soprav-
vivenza” dalle angherie di un vecchio.
E’ scappato? E cosa doveva fare? Condannarsi l’esisten-
za che si stava fa+cosamente costruendo per soddisfare
un prurito del des+no? Quel ragazzo da allora ha un
macigno sulla propria coscienza, ma anche la consape-
volezza di essere ancora in par+ta”.
Erano ormai al dolce. Laura si alzò per andare alla toi-
le$e. Oltrepassò alcune sale$e, e per sbaglio si ritrovò
nel cor+le interno del ristorante. Un uomo, voltato di
spalle, stava spazzando il pavimento.
“Mi scusi, i servizi?” Chiese Laura. L’uomo smise di ra-
mazzare e si voltò. “Da quella parte, in fondo a destra”
rispose. La guardò per un momento dri$o negli occhi:
era un omaccione corpulento, coi capelli neri, dagli oc-
chi e dalla carnagione scuri. Piantato nel bel mezzo del-
la fronte, un paio di sopracciglia cispose.
Laura si voltò e ritornò sui suoi passi.
di Pietro Fasola 4H
Vent’anni dopo
CRONACA| Sarà vero che i carrelli della spesa sono diventati più pericolosi negli ultimi tempi? Sì, è vero. La veridicità di questa affermazione è stata ampliamente dimostrata dai dati raccolti dal prestigioso gruppo di ricerca della ACBC. I rappresentanti di questo gruppo si definiscono estasiati dall’essere riusciti a confermare un dato di un’importanza storico-sociale così elevata… E si raccontano a noi. Ci rendono noto che prima di trovare questo dato sensazionale avevano sì fatto altre scoperte eccezionali, come le modalità con cui modificare un frigorifero in un qualsiasi altro elettrodomestico col semplice uso di un cacciavite o la cura per determinati tipi di malattie ereditarie, ma che nessuna di esse li aveva soddisfatti pienamente come matematici, come fisici teorici ma soprattutto come scienziati di confine quali sono. Grazie a loro oggi si stanno mobilitando le migliori DSS (Ditte per la Sicurezza sulla Spesa), nate in precedenza a causa di mozzarelle “anomale” secernenti un gas velenoso, per tenere fronte al grave problema della sicurezza dei carrelli della spesa. Si stanno già prendendo i primi provvedimenti ma i tecnici assicurano che entro l’anno nuovo potremo tornare a fare la spesa come una volta, intanto ci conviene usare le antiquate borse della spesa, pesanti ed inefficaci ma affidabili. Si è già visto l’intervento di alcuni pezzi grossi della politica che, per aiutare i tecnici con le loro analisi, i loro esperimenti sui carrelli, e le diagnosi del guasto, dovuto per ipotesi ad un semplice motivo atmosferico che ne causa il malfunzionamento,
hanno provveduto a contribuire economicamente ai lavori. Naturalmente il contributo economico sarà attuato tramite tasse extra dei contribuenti sui prodotti di uso quotidiano/alimentare negli stessi supermercati per avvicinare tutti al problema e risolverlo insieme. La presa di posizione politica su questo fatto è ritenuta convincente ma soprattutto dovuta dall’esperto in materia Toni F. D’Assalo che riteneva già da tempo che fosse anche ora che i politici prendessero una posizione ferma riguardo a beni comuni di questa rilevanza. L’importanza di questa scoperta della ACBC è denotata anche dal successo che ha avuto in campo scientifico, infatti tutti i maggiori gruppi di ricerca americani che si erano impegnati a trovare il modo di rendere immortali parti del corpo umano per combattere il cancro hanno prontamente abbandonato il proprio lavoro per aiutare gli scienziati italiani nelle ricerche per il miglioramento dei carrelli della spesa che è, ora come ora, fondamentale. I capi di stato delle rispettive nazioni oggi coinvolte (Italia, Francia, Inghilterra, U.S.A., Cina, Russia etc.) si dicono vicini alle famiglie dei ricercatori che stanno passando giorno e notte per risolvere il problema e ritengono che il fatto debba avere la giusta copertura mediatica, quindi tutti i telegiornali della sera che avrebbero dovuto parlare della schiavizzazione delle masse nei suddetti stati saranno sostituiti da un servizio speciale tradotto, da esperti traduttori scelti, in tutte le 67 lingue dei paesi vicini allo sventurato avvenimento. Il servizio sarà commentato dai maggiori esperti in materia del pianeta e seguirà passo dopo passo l’andamento delle ricerche e tutti i test ancora da compiere per risolvere definitivamente il problema. Si consiglia inoltre di andare a far le spesa nei mercati di paese o nei piccoli negozi finché non sarà completamente sotto controllo la sicurezza dei carrelli della spesa e se aveste ancora l’ardore di entrare nei supermercati è severamente vietato introdurre ragazzi minorenni non tutelati dalle assicurazioni sui carrelli che potranno(/dovranno) essere fatte all’ingresso dei supermercati tramite pagamento in contanti.
È più pericoloso fare la spesa “Dall’anno scorso l’ 1,38% in più di incidenti con i carrelli della spesa”
EDOARDO CENTOLANI 3H
Disgrazie e bellezze dei week-end con una sorella minore Ogni week-end è la stessa routine ed è molto barbosa, però
ammetto che ha i suoi pro e contro. Il pro che capita quasi
sempre (e mio preferito) è questo: lei deve fare i compiti,
ma è molto lenta a capire, non si concentra e per studiare e
capire appena quattro righe le deve leggere come minimo
45 volte. Quindi, quando chiede aiuto ai miei genitori per
studiare o per i compiti, proprio per questi motivi nove volte
su dieci trasforma i miei genitori (soprattutto mio padre) da
rispettabili persone civili e amichevoli a belve incazzate nere
che sbraitano quando parlano. Inoltre essi sembrano essere
contagiati dalla rabbia e assetate di sangue peggio di un
vampiro a digiuno. In pratica il bello è che quando lei si bec-
ca la sbraitata da parte dei miei, io me la godo alla grande.
I contro purtroppo sono quasi tutti direttamente proporzio-
nali ai pro. Prendo come esempio il contro del pro che ho
appena scritto: è vero che mia sorella si becca la sbraitata,
però l’incazzatura dei miei (soprattutto di mio padre) non se
ne va via rapidamente, perciò i miei tengono un carattere
irascibile e incazzato che dura come minimo fino alla matti-
na del giorno dopo e fanno delle facce da assassini. quindi
per esempio, quando guardo le partite di calcio durante la
domenica pomeriggio con mio padre, è meglio non parlargli
e non rompergli le palle, a meno che tu non voglia una sfu-
riata.
Un altro contro del mio week-end è il fatto che mia sorella
adora le serie TV e a lei non gliene frega niente se: il fratello-
ne sta usando il computer per vedersi i suoi video musicali,
andare su Facebook o vedersi i video delle sue parodie pre-
ferite…. NO!!!!! Lei deve vedere a tutti i costi i suoi cacchio
di video delle serie TV su Youtube se no rompe le palle fino
alla sera successiva (se mi va bene) oppure, se va in onda la
sua serie TV preferita, mi assilla finché i timpani non mi
esplodono (ecco perché vado spesso dal medico).
Un altro caso in cui lei scassa le palle è quando vuole fare un
gioco da tavolo, a cui ovviamente non può giocare da sola, e
rompe finché non mi invento una scusa per uscire di casa.
Insomma per chi è in una situazione del genere ricordo che
queste rovina-weekend sono le vostre sorelle e quindi
trattenetevi dall’ammazzarle.
Mi manca. Dannazione, mi manca veramente. Sono qui, in va-
canza (ancora per poco, domani si torna a scuola) e non riesco a
pensare ad altro. Certo, non ho molto altro a cui pensare: compi-
ti? Già fatti, uscire? E dove vado?; Meglio lasciar perdere.
Proverò a dormire, spero di non sognar la.
E’ ricominciata la scuola, magari all’intervallo dovrei parlarle.
Beh, che cosa potrei chiedergli, com’è iniziato il nuovo anno,
cos’ha fatto durante le vacanze e cose del genere.
Prima ora, che noia, non posso credere che manchino tre ore.
Cerco di distrarmi con la lezione, non devo pensare a lei. Secon-
da ora, meno due. Il pensiero di lei tenta di abbattere le già scarse
barriere della mia attenzione. Terza ora, solo una. Non devo
distrarmi, non devo distrarmi: questo è quello che penso per i
primi dieci minuti. Dopo venti minuti non seguo più le parole
della prof, so ancora di cosa si sta parlando ma non sento e tan-
tomeno non mi ricordo ciò che si sta dicendo. Non riesco più a
stare attento, la lezione passa in secondo piano, apprendere non
è più importante, penserò a lei per la prossima mezz’ora. Dopo
quaranta minuti mi chiedo come sta, visto che non la vedo da
molto. Mancano dieci minuti, mi ripeto cosa le dirò, poi lascio
andare la fantasia e mi immagino cosa potrebbe succedere per i
successivi cinque minuti. Meno quattro, cerco di allentare la ten-
sione pensando a lei dimenticando che la vedrò tra poco. Meno
tre, riprendo un minimo di concentrazione per scrivere i compiti.
Meno due, la tensione è incontrollabile, non ne posso più. Meno
uno, maledetto tempo, scorri più velocemente. Intervallo: final-
mente. Scatto fuori dal banco, esco dalla classe. Inizio a titubare,
prendono piede i primi dubbi. Sono sicuro di volerlo fare? Cam-
mina e smettila di pensare. Arrivo davanti alla sua classe, la timi-
dezza prende il sopravvento. Non posso farlo. Oramai sei qua,
non puoi tirarti indietro. Entro. “Ciao” “Ciao” “Come va?”
“Bene, tu?” “Anch’io, grazie” “Cos’hai fatto durante le vacanze?”
“Niente di che, tu?” “Neanch’io”. Passiamo per un intero inter-
vallo a tergiversare su cose poco importanti. Al suono della cam-
panella ci salutiamo, torno nella mia classe. Dannazione, dovevo
fare di più. Un altro giorno in cui ho parlato con lei, ma in cui
non ho concluso niente. Mi chiedo per quanto andrà avanti.
Mi sveglio. Alzati, non puoi perdere troppo tempo, oggi ricomin-
cia la scuola e devi vederla. Mentre mi vesto mi affiora un pensie-
ro: Cos’ho sognato? Forse lei, forse no. Forse non lo saprò mai.
Il parere profescional della redazione
"Due scuole di pensiero si contendono la risoluzione dell'annoso pro-
blema, anzi tre:
la scuola russa dice "Abbuandona tua suorella in lago bajkal un nuotte di
giuelido invernuo russo o vendila a pappuone ukraino per sfamare tua
famigliua"
La scuola nordeuropea (detta del disciules) dice "Cazzi suoi s'arrangino"
- i figli allevati così crescono bene, SE crescono.
La scuola italiana del quieto vivere cerca di tamponare le falle del cosid-
detto catino socio-relazionale messo a dura prova dall'ingombrante
personalità della sorella minore che metaforicamente parlando lo fa
tracimare coll'ingente volume delle sue rotture...
una prima toppa consiste dell'acquisto di un secondo esemplare del
conteso oggetto del desiderio (il PC) una seconda nel pagare lezioni di
ripetizione alla sorella, e così via e così dicendo per tutti gli inconvenien-
ti. data l'elevata spesa che questo sistema comporta, siamo dell'opinio-
ne che il metodo da seguire sia quello suggerito dalla scuola russa.
Fratello disperato
Andrea Piazza 1F
Die Jeide des Jung (La sofferenza di un ragazzo)
Tutti la fanno, ma nessuno ne parla. Già, ogni giorno dalla nostra bocca escono un sac-co di cazzate, ma non si chiacchiera mai di una co-sa importante: Come si fa? Ma di cosa stiamo parlando? Parliamo dell'isotopo dell'isotopo dell'isotopo dell'isotopo dello Stronziodello Stronziodello Stronziodello Stronzio più abbondante in natura, quello con un tempo di dimezzamento variabile in base a
quanto tempo dopo si tiri lo sciacquone. Ce ne sono di tanti tipi ma mi limiterò solo a spie-gare come “produrla”. Già, non esistono scuole che ti insegnano a farla. O la sai fare, o passerai il resto della tua vita attac-cato a un catetere. Difficoltà: Difficoltà: Difficoltà: Difficoltà: Bassa Cottu... ehm, Tempo stimato: Cottu... ehm, Tempo stimato: Cottu... ehm, Tempo stimato: Cottu... ehm, Tempo stimato: Variabile Ingredienti:Ingredienti:Ingredienti:Ingredienti: -Un water (Non necessariamente) -Carta Igienica (Non necessario, ma vivamente consigliato) Preparazione:Preparazione:Preparazione:Preparazione: 1) Prendete un giornale (possibilmente il Giornalot-to i volantini del Collettivo vanno benissimo), un libro di fisica, la tua ragazza, tuo papà… Insomma, chi vuoi, per accompagnarvi in questa avventura 2) Calatevi i pantaloni e le mutande (mi raccoman-do, in quest'ordine!) 3) Sedetevi sul water (o sul pavimento, se volete) avendo cura di non caderci dentro (dentro al water ovviamente, è difficile cadere dentro al pavimento anche se c’è qualcuno che ci riesce) 4) Se vi state sentendo pesanti, continuate così, siete sulla strada giusta! Dovreste sentire nella pancia dei movimenti... Preparatevi psicologica-mente e fisicamente all'espulsione
5) MACCOME, SONO INCINTA?MACCOME, SONO INCINTA?MACCOME, SONO INCINTA?MACCOME, SONO INCINTA? Nono, stai tran-quillo/a, è tutto normale! Quello che devi fare ora è spingere forte con gli addominali verso il basso. 6) (Okay, ora arriva la parte difficile, ma tranquilli, se seguite le mie istruzioni non avrete nessun peri-colo!) Se avrete spinto abbastanza, sentirete lo stesso rumore di una goccia di pioggia che cade in una pozzanghera. Ebbene, avete partorito il vostro piccolo! 7) No! Non toccatelo! Per quanto bello sia, non è consigliabile fotografarlo, quindi guardatelo, senti-tevi orgogliosi e passate al punto 8 (se volete, pote-te anche toccarlo, ma lavatevi le mani, dopo) 8) Questo punto è stato censurato per motivi di si-curezza 9) Tirate lo sciacquone con un colpo secco, senza esitazione! Ora vi sentirete leggerissimi, quindi ora volate! Consiglio:Consiglio:Consiglio:Consiglio: Non è uno dei punti obbligatori, ma lavatevi le mani e il cannone spara isotopi di stronzio! Lo sapevate che...?Lo sapevate che...?Lo sapevate che...?Lo sapevate che...? -Praticare questo sportsportsportsport brucia un sacco di calorie, pari a una passeggiata nel parco? -Se spalmata sulla pelle, ha degli effetti benefici contro i brufoli? -Usata per fare i castelli è più resistente della sab-bia? -Le terme puzzano perché la usano come fango? -Spalmata sul pane e sulle crepes ha un sapore delizioso? -Mentre si fa decathlon riduce l'attrito nella corsa? -Che è un'alternativa “pulita” alla benzina? -Il formaggio è della cacca bianca? -Essa Essa Essa Essa ha risolto e risolverà un sacco di problemi di coppia? -Essa Essa Essa Essa puzza? -EssaEssaEssaEssa non profuma?
-Questo articolo stimola la Sua produzione? “Fare la cacca è come andare in bici... una volta imparato non te lo dimentichi più!” (Mahatma Gandhi)(Mahatma Gandhi)(Mahatma Gandhi)(Mahatma Gandhi)
Renzo Averia 2B
Quest’ articolo vi farà...
Le mie due solite tediose parole di presen-tazione: chi si ricorda “i pregiudizi dell’E-go”?, ecco la stessa cosa con gruppi e can-zoni singole misconosciute!
Spellblast – Goblin’s song (da Horns Of Si-lence)
La scena musicale metal italiana per quan-to riguarda la lingua inglese è stata mono-polizzata dai Rhapsody (Of Fire). Gli spellblast sono la risposta bergamasca a Turilli e soci: meno musicalmente evoluti e arzigogolati (beh sono montanari rozzi, che si pretende?), suonano un ottimo Folk metal. Ora, la canzone che vi consiglio vi-vamente parte con una saltellante intro di sintetizzatore, credo, che imita un tin whi-stle. Poche battute e parte il metallo, con un bellissimo coretto enfatico in stile Ma-noWar. Il testo non è questo capolavoro di poetica, ma il tema è carino e atipico (narra l’imbattersi in una festa goblin di notte nel bosco… o un bad trip dovuto ai funghetti che crescono in quel di bergamo alta?). Bellissimo ritmo saltellante, mi tocca ripe-terlo… Boh insomma promettono bene, ti-rando le somme ascoltateveli! Sette minuti ben spesi! (e, poichè occupa spazio, eccovi il ritornello! )
“Take a chance / To join this dance / All that "is" will be revealed / Release your mind / And goblins, goblins all around! Can't you see? / Everything is more clear / To me and to you / But don't forget (We've) goblins, goblins all around!!!
Un Biglietto Del Tram – Stormy Six.
Pezzi da 90… vecchissimi… come trascurar-li?
Ecco il loro album più famoso e riuscito,
dopo l’Unità… Comecosacome? Non li co-nosci? E se ti dico “Stalingrado”? Ah ecco… Cosa??? Nonono, non è della Banda Bas-sotti. Lo sai che per aver pensato ciò l’Albe-ra ti inseguirà per i corridoi brandendo una falce?
Vabbeh, ti lascio al tuo amaro destino, e riprendiamo. Concept album (sapete che vuol dire no? Racconta una storia, in prati-ca) incentrato sulla seconda guerra mon-diale in italia. Ora, dovrei recensirlo, ma come posso? Con che presunzione posso solo pensare di recensire questo capolavoro del rock italiano, questa pietra maestra della controcultura musicale? Come posso concepire l’idea di descrivervi i vertiginosi e travolgenti assoli – pardon, assolO, è in-variabile - di violino, come rendere l’idea delle impeccabili linee di basso? E i violini sono due, non uno, due!
Per non parlar poi dei testi, poetici a dir poco, mai eccessivamente retorici e sempre attualissimi. Magistrale è l’ultima strofa di “Dante di Nanni”, mai così attuale il testo di “Gianfranco Mattei”… e vogliamo parlare di “arrivano gli americani”?
Beh ragazzi l’altr’anno ho visto questi vec-chietti suonare aggratis alla Camera del la-voro di Milano, e come dire, spaccano di brutto. La sala era strapiena, ok per onestà intellettuale ammettiamo che l’età media era sui sessanta (come l’Albera, esatto), ma un energia, una passione, una forza che ra-ramente ho visto in un live, a parte il con-certo a Rio dei maiden.
Daniele Florean 4f
BACHECA
Vomito ergo Sum!! RUM
Come si chiama quel
lo di
5F molto figo che
sembra
Taylor Lautne
r?Grazie!
Vieni
in 5F z
ozza!
Descrizion
e più precisa?
Se è di 5F non
può essere figo.
Tuo zio.
Chi è Taylor Lautner???
Jacob… Eclipse...
MA VAFFANCULO.
Come se fosse ovvio!
Aveva la c
oscienza p
ulita,
mai usata.
cazzo
A NOI PIACCIONO I DALTONICI.
Assai! C’è troppa stima!
In magna pericula,
tasta testicula
“Ma i p
ittori I
mpressionisti
erano degli ignoranti, ora
della fine…” –Prof C
atiri
Io accetto volontari ma loro non sanno quando devono venire...
2PAC tornerà!
La vita sarebbe migliore
sans Comic Sans
La dinamica dell’incidente: lo scoglio
sarebbe stato colpito nel tentativo di
evitare quell’enorme rosa dei venti
sulla mappa. (Spin.)
Giornalotto’s
Datti Guido 110 e lode!
=)
L’or
ches
tra
puzz
a
Viva il coro
Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora vi dirò
che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in
diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall'altro. Gli uni son la
mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto di insegnare che italiani e
stranieri possono lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io re-
clamo il diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i ricchi.
–Don Milani
I'm not an alcoholic,
alcoholics go to meetings
I'm a drunk, we go to
parties.
Mi calate
la vista
.
–Prof Fra
ncioni
Cartesio era polacco.
Stud «Ma prof, quale sarebbe la definizione di “pseudo-amici”?» Albera «Eh, degli amici. Pseu-do. In medio stat virtus.»
Mi so
no p
erso
il co
so.
"Ma pensate che quando Manzoni
mette la storia di Geltrude sia per
mettere lì una povera sfigata che va
in campo di conc– in convento?"
–Prof Albera
na schiacciata
PICCOLE!
Uno va da una ragazza per abbordarla e le dice: “Sai
cosa abbiamo in com
une? – No, cosa? – U
n sindaco,
sei assessori e un presidente del consiglio comunale.”
Dante, cosa vedono i tuoi occhi da guelfo?
Ch
i non
rispon
de al son
daggio
sarà CA
ZZ
IAT
O d
alla Len
tini.
Milan merda
Tua madre La tua
Buon natale!
QU
AL
CO
SA
NOI NON SIAMO DEI BASTONCINI
FINDUS! (16/1/12) –Uno studente congelato
C’è un freddo che sembrano due E infatti entrano i pinguini
"La vita non ha senso a priori. Prima che voi la
viviate, la vita di per se’ non e’ nulla; sta a voi
darle un senso, e il valore non e’ altro che il
senso che sceglierete." -Jean-Paul Sartre
Prof: Gli animali castrati ingrassano.
Stud: Eh certo, sono tristi e si rifugiano nel cibo.
"La Società di Lettura vi invita alla Casa delle Libertà..." –Prof Albera
"Ma p
rof, m
i vuo
le p
icchia
re!"
"Eh
, avrà i su
oi m
otivi."
«Prof ma mette solo limiti in verifica?» «Solo limiti. Un purino di calcolo dei limiti.» –Prof Callegaro
"Mi è passata proprio la voglia di vivere.
–Prof durante una lezione
Q cala, ∆V cala… c’è la crisi, tutto diminuisce…
–Prof Callegaro
Trova le differenze!
Rubrica GiochiRubrica GiochiRubrica GiochiRubrica Giochi
Mauro Albera
Vladimir Il'ič Ul'janov “Lenin”
«Tu ha
i autoc
oscien
za?»
«Come
no! Io
ho un
’autoc
oscien
za
che si a
lza la m
attina
e ogni
volta
che ved
o una
bella f
iga!»
In caso di scale,
usare l’incendio
Cita
zion
e de
l giorn
o:
"La ve
rginità
è u
na m
alat
tia,
meg
lio p
reve
nirla
al p
iù p
resto
perché
col p
assa
re d
el tem
po,
beh
fidat
i… è p
iù fa
cile cur
are
il ca
ncro
!"
Mia zia
La Redazione
Alessandro Luciano
3G
Federico Lombardi
4G
Giorgio Bondi
3H
Filippo Agalbato
4C
Lorenzo Miano
4H
Pietro Fasola
4H
Daniele Florean
4F
Giada Carioti
3E
Robert Ballante
4A
Agnese Anzani
3F
Lucas Li Bassi
3G
Stefano Schmidt
3G
Alessandro De Gennaro
4C Andrea Piazza
1F
Renzo Averia
2B
Leonardo De Castro
3G
Amalia Castoldi
1F
Corrado Mauriello
3G
Davide Skenderi
4G
Il prof Responsabile:
Mauro Albera