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N.3
SOMMARIO
La Parola della Fondatrice oggi p. 3
Noi … del Consiglio p. 4
Ministeri e Dimensioni p. 5
I Laici Canossiani p. 18
Nel Segno delle Missioni p. 20
L’Oggi di Dio per il Domani p. 22
Le “Montagne di Gemme” p. 26
L’educazione: radici e fiori p. 29
Provocazioni Laiche alla V.C. p. 33
Il Breviario del Prete p. 34
La Voce dei Territori p. 36
Parliamo di… p. 44
Prossimi Appuntamenti p. 54
Freschi di Stampa p. 55
La Parola della Fondatrice nell’oggi della storia
Provincia “S. Maddalena di Canossa” Roma Via Don Orione, 17
00183 Roma
Settembre 2010
“Diportatevi da vere Figlie di Maria Santissima Addolorata”: questo è il
messaggio della nostra Fondatrice. Ella ci invita a guardare Maria nel momento
più doloroso della sua umana esistenza e ci chiede di assumere il suo stile di
vita: così intende il nostre “essere sue figlie”.
La invochiamo quindi per noi, per tutte le Sorelle d‟Italia, per le Sorelle di tutto
l‟Istituto …
…quando il dolore si affaccia all‟orizzonte della nostra vita e chiede
accoglienza per essere fedeli all‟Amore più grande: Maria, aiutaci a dire di
sì…
quando un apparente fallimento bussa alla porta e chiede coraggio di
continuare ad amare perché il disegno del Padre si realizzi nella storia di
oggi: Maria, aiutaci a dire di sì…
quando il distacco dagli affetti più cari, dai nostri progetti, viene richiesto
perché ci sia dato di “abitare con tutto il cuore i luoghi vuoti di Cristo”…:
Maria, aiutaci a dire di sì…
quando il silenzio di fronte a situazioni di dolore e di ingiustizia è l‟unico
modo per stare con tutta la nostra umanità in situazioni di disagio,
donando tutto l‟amore che permette di generare un nuovo stile di vita, una
nuova umanità: Maria, aiutaci a dire di sì…
Carissime Sorelle e Madri, Maria ci accompagni nel nostro cammino e ci renda
capaci di trasformare la devozione in atteggiamenti, scelte e stile di vita che ci
aiutino a fare spazio dentro di noi al grido di tutti i poveri che invocano “cuori
di Madri e ardore di Apostole”.
Assieme a tutte le Madri del Consiglio: M. Giovanna Radice, M. Adriana Sicilia,
M. Giovanna Ciusani, M. Antonietta Facchi, M. Natalina Mossini, M. Annalisa
Perina, M. Adriana Poretto, auguro a tutte una buona festa e assicuro un
ricordo benedicente.
M. Marilena Pagiato ___________________
Superiora Provinciale
3
Noi … del Consiglio
Nonostante il bollettino metereologico segnalato a inizio giugno, quella appena
trascorsa è stata proprio un‟estate “calda”. Calda per la temperatura elevata
registrata ovunque, per il solleone cocente, per le notti semi insonni che abbiamo
vissuto.
Ma “calda” anche per il laborioso discernimento che la Madre Provinciale e le
Consigliere si sono trovate ad affrontare con ritmo incalzante.
Non è stato davvero poco impegnativo pensare ai trasferimenti di superiore e
sorelle e contattare di persona le interessate, previa comunicazione telefonica.
Ascolto, dialogo, ricerca, ripensamenti, incontri e approcci vari hanno
caratterizzato le giornate estive del Consiglio Provinciale. Finalmente, dopo tanta
riflessione e discernimento e l‟insistente preghiera allo Spirito Santo, si è
pervenute a completare la ricomposizione delle 97 comunità, più o meno
modificate al loro interno.
La fatica del Consiglio Provinciale è andata di pari passo con la sofferenza e la
pena delle Madri (più di 150) a cui è stato richiesto un cambio di casa o di servizio.
Fatica e sofferenza che, con lo sguardo della fede, sono come l‟apporto nascosto,
ma reale, per la fecondità comunitaria e ministeriale delle nostre diverse realtà.
Si inizia Il nuovo anno pastorale 2010/2011 ha preso il via con l‟accoglienza della superiora
in ogni comunità e con il mandato personale da parte della Madre Provinciale,
Madre Marilena Pagiato, affidato ad ognuna di esse, nelle rispettive sedi territoriali.
Milano, Brescia, Padova e Verona hanno vissuto tale momento, formativo e
celebrativo, gli ultimi giorni di agosto, mentre il territorio di Catania, il 10
settembre u.s., a Moccone, in Sila.
In ogni territorio, Madre Marilena ha incontrato il gruppo delle superiore, affidando
loro il compito di prendersi cura di cinque aspetti fondamentale per la costruzione
autentica di ogni comunità:
- la cura della crescita personale propria e di ogni sorella;
- quella della vita spirituale: Parola, Liturgia e Riconciliazione,
- l‟attenzione agli incontri formativi, preparati e capaci di coinvolgere;
- la cura della dimensione ministeriale della comunità, chiamata a formare
come un mosaico armonico e significativo dei singoli mandati;
- e infine la cura della gestione e dell‟amministrazione, in omaggio alla
nostra professione di povertà.
Un messaggio consegnato a tutte le superiore. Così come ad ogni Madre, chiamata
per nome, è stata fatta la consegna, all‟interno di un significativo momento di
preghiera, di essere testimone con l‟impegnativo mandato:
“Va’, annuncia ciò che credi; credi ciò che annunci; vivi ciò che credi”.
L‟anno pastorale 2010/2011 è dunque avviato. Il Consiglio Provinciale si è già
ritrovato a Roma, dal 2 al 7 settembre u.s. e ha intravisto appuntamenti
“nazionali”, attraverso i quali percorrere strade e modalità per la rivitalizzazione
della nostra Provincia Italia “Maddalena di Canossa”.
Ci affidiamo insieme alla grazia del Signore e camminiamo con rinnovata fiducia
sulla via che Egli va aprendo davanti a noi, in questo nuovo anno.
M. Giovanna Radice 4
Ministeri e Dimensioni
Caprino Bergamasco 11-13 giugno 2010
Tema del
Seminario “La tarda età adulta,
dal noto all’inedito”
approccio antropologico
spirituale
Nei giorni 11-13 giugno 2010, a Caprino Bergamasco, ridente
paesaggio della Valle San Martino, si sono incontrate una
trentina di Sorelle più una collaboratrice laica, provenienti dai
cinque Territori della Provincia Italia e dalla Provincia Europea.
Sono sorelle che svolgono un prezioso servizio nella pastorale
della salute, sia nelle strutture esterne, sia nelle infermerie
delle nostre case e comunque con esperienze di
accompagnamento della persona anziana e malata.
Tema del Seminario: “La tarda età adulta, dal noto all‟inedito”,
approccio antropologico spirituale.
Da oltre dieci anni si realizza il Seminario Nazionale sul terzo
Ministero, sempre con una buona partecipazione delle Sorelle.
Una gradita novità di quest‟anno è stata la presenza per tutto il
tempo del Convegno dei nostri Superiori.
Venerdì 11/6 all‟arrivo siamo state accolte con calda fraternità
da Madre Natalina Mossini, Consigliera del Territorio di Milano.
Con la sua relazione, in apertura delle giornate, ci ha immerse
subito nel tema, orientando la riflessione su “L‟inedito di vita
della tarda età adulta emergente nell‟oggi della storia”.
Sr. Maria Grazia Bongarzone ci ha fatto dono della lectio sul
brano di Luca (2,22-38): “Dall‟armonia del Ben-Essere
all‟esultanza del Ben-Dire”.
Attraverso le figure bibliche di Simeone e della profetessa Anna,
ci ha portate a vivere nella gioia di sentirci amate dal Signore e
abilitate ad amare in ogni tempo della vita, fino a diventare
benedizione per l‟altro.
Sabato 12/6 ci ha raggiunto la Madre Provinciale, M. Marilena
Pagiato, che ha seguito i lavori fino alla conclusione del
Seminario.
La dott.ssa Suor Emilia Valente, delle suore di Maria Bambina,
esperta in neuropsichiatria, ha presentato il fenomeno della
depressione nei tre aspetti: clinico, psicologico, relazionale.
Abbiamo sentito allarmanti le statistiche elaborate dal Global
Mental Health Summit, Atene 2009: oltre 450 milioni di persone
soffrono di disturbi mentali (O.M.S.)….
5
Ministeri e Dimensioni
Domenica 12/6, Sr. Elisa Doldi ha presentano, con tanta
vivacità, il Documento d‟ Istituto “La tarda età adulta”
facendo emergere il principio di educabilità anche nell‟età di
maggiore fragilità, fino a vivere la tarda età adulta come
ministerialità.
La sintesi magistrale di Madre Marilena Pagiato è stata il
coronamento del Seminario con le sfide concentrate in tre
punti:
1. la ministerialità deve farsi dono anche dentro le nostre
comunità;
2. la ministerialità verso gli ammalati, per essere creativa,
deve far cantare il DNA canossiano che si esprime nei
tre Ministeri;
3. il rapporto con i laici, anche di religioni diverse, richiede
capacità di discernimento per scegliere in modo
responsabile.
La Madre ha concluso con l‟augurio di custodire la capacità di
sognare e di incarnarsi nella realtà in modo propositivo e
carismatico.
I momenti celebrativi dell‟Eucaristia e della liturgia delle Ore
sono stati il filo rosso del Seminario che ha illuminato di luce
nuova le nostre riflessioni.
Nell‟ultimo giorno, è stato consegnato a ogni partecipante il
documento della CEI: “La chiesa a servizio dell‟amore per i
sofferenti”, una riflessione globale su quanto si fa in Italia
nella Pastorale della Salute in linea con gli Orientamenti
Pastorali dei Vescovi italiani per il prossimo decennio, che
avranno al centro il tema dell‟educazione.
Al termine delle giornate, con saluti e abbracci, abbiamo fatto
ritorno alle nostre case, contente e bene animate al nostro
non facile servizio ministeriale, sempre più convinte di servire
il Signore nelle persone che accompagnamo e che
“è proprio l‟amore
a fare i discepoli”
M. Lina Marchetto e M. Caterina Vanoli
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la capacità
di sognare
e di
Ministeri e Dimensioni
Anche quest‟anno si è svolto a Venezia-San Trovaso, dall‟8 al 10 Luglio,il
Seminario del 1°Ministero sul tema: “ I destinatari della missione educativa
canossiana” che ha visto riuniti insegnanti laici e religiose canossiane
provenienti da tutta Italia.
Al Seminario sono intervenuti i docenti universitari M. Teresa Moscato e
Paletta dell‟Università di Bologna, il prof. Triani dell‟Università Cattolica di
Brescia e Piacenza.
Ha aperto i lavori M. Marilena Pagiato, Superiora Provinciale d‟Italia e
Presidente dell‟Enac nazionale, che ha posto l‟accento sul filo conduttore
dell‟anno: la personalizzazione dell‟azione educativa.
E‟ il riconoscimento di un volto il nostro obiettivo - ha sottolineato
M. Marilena - forse ancor meglio - il riconoscimento di quel volto che a volte
si palesa e altre si cela dietro gli occhi, le mani e il cuore dei nostri ragazzi.
Ecco allora rivitalizzarsi in noi una responsabilità immensa, ma molto
gratificante:
farsi testimoni, nei nostri ambienti educativi, dell’amore di Santa Maddalena
verso i piu’ deboli e i piu’ poveri, gli ultimi e i piccoli.
Saremo alla ricerca di quel volto che, povero, cerca un sorriso, una carezza,
una parola, all‟insegna della fiducia e della speranza.
Riscopriremo la nostra passione educativa che è passione per i ragazzi e il
loro mondo, interesse per il loro modo di accostare la realtà, di porsi i
problemi, è pensosità davanti alle loro fatiche; è lasciarsi mettere in
discussione dalle loro domande; è capacità di sorprendersi davanti alle loro
scoperte e alla loro crescita.
Allora, dentro l’emergenza educativa di oggi, scopriremo ancora una volta la bellezza e il gusto di educare.
Alcune insegnanti partecipanti al Seminario
7
Ministeri e Dimensioni
Carissime Madri,
desidero raccontare come l‟attività di volontariato e spiritualità, proposta a
livello Nazionale a Roma dalla Commissione di Pastorale Giovanile, ci ha dato la
gioia di veder crescere e maturare un bel numero di ragazzi.
La prima cosa bella che mi ritorna alla mente è
l‟immagine del volantino ”Estate 2010
ROMA”, riportante mani intrecciate per
simboleggiare il servizio fraterno vissuto con
gioia.
Con il supporto del volantino, il soffio dello
Spirito Santo e la nostra passione, sono arrivate
sulle strade romane novantacinque presenze,
tra adolescenti e giovani.
La maggior parte di loro ha vissuto l‟esperienza di volontariato, distribuiti in
gruppi, dalla prima alla quarta settimana di luglio.
Il Patto formativo, un percorso di crescita umana e cristiana, ha sottolineato la
vocazione alla vita e la responsabilità a mettere i proprio doni a servizio del
bene comune, con senso di solidarietà e gratuità.
L‟esperienza si è concretizzata a “Betania”, in Via Don Orione. Da qui il
pomeriggio, alle ore 16.00, si usciva in “maglietta gialla a mezza manica” e, in
metropolitana, si raggiungeva la Stazione Termini per il servizio agli ospiti della
Mensa Caritas.
In questa bellissima attività estiva, che ha visto impegnate M. Mariagrazia
Borghetti, M. Letizia Motta, M. Antonietta De Gennaro, M. Marisa Buffoli, M.
Gasperina Braggiè, M. Nadia Magagna, M. Antonella La Rocca e la sottoscritta,
sono stati coinvolti giovani laici, che in collaborazione con noi Sorelle, si sono
impegnati, con i destinatari, nel lavoro educativo-formativo.
Nella settimana di volontariato dal 24 al 31 luglio, intitolata:
“Campo solidale: va!..e anche tu fa‟ lo stesso”,
i giovani sono stati accompagnati, nella riflessione, dal sociologo prof.Mario
Dossoni, che ha concretamente affiancato i ragazzi nella distribuzione del pasto
alla mensa Caritas, ed ha poi presentato il tema della povertà alla luce di dati
certi e delle cause che la originano. Nel mese di agosto infine, dal 6 al 9, i giovani, in ricerca di tempi di silenzio e di
preghiera, si sono ritrovati a S. Michele, in Via Aurelia Antica. Don Marco
Busco, in collaborazione con M. Daniela Rizzardi e M. Marisa Buffoli, ha
orientato, con gradualità, i partecipanti all‟ascolto del Vangelo per un processo
di interiorizzazione e di preghiera.
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Ministeri e Dimensioni
Non sono mancati spazi educativo-culturali.
I ragazzi hanno visitato Roma con i suoi monumenti e hanno ascoltato
testimonianze di scelte e di stili di vita cristiana con una puntatina alla Città di
Nomadelfia e ad una Casa Famiglia di recupero dei giovani del carcere minorile
della città.
I giovani, motivati sin dall‟inizio, hanno saputo mettersi in gioco, superandosi
nelle difficoltà, nelle paure e nella stanchezza del caldo. Quelli che, all‟arrivo, si
erano rivelati poco motivati sono poi partiti da Roma con una maggiore
conoscenza e accoglienza del problema della povertà, con più apertura alla
relazione e qualche lacrima sul viso.
Riporto due brevi affermazioni dei ragazzi:
“Il servizio alla mensa della Caritas è stata la parte più bella dell‟esperienza,
forse troppo breve, perché l‟integrazione con gli ospiti è avvenuta verso gli
ultimi giorni”.
“La scuola è ricominciata; è un nuovo impegno. Mi sento più sicura e cresciuta,
grazie all‟esperienza che ho avuto la fortuna di vivere a Roma “.
In questo primo anno di attività, noi, Sorelle della Pastorale Giovanile, ci siamo
impegnate a rispondere alle sollecitazioni e all‟accoglienza degli elementi di
novità:
- La Costituzione dell’unica Provincia d’Italia che ci ha sollecitate a
lavorare in sinergia, per ottimizzare promozione e risorse umane.
- Il mandato delle Delibere Capitolari 2008 alle Province di tutto il mondo
di prendersi cura, in modo particolare, della pastorale giovanile e vocazionale
(n.2)
- Il mandato del Consiglio Provinciale d’Italia, da cui si sono elaborate
riflessioni e proposte che, secondo lo specifico carismatico, in primis, ci
mettono a servizio nel territorio per la Chiesa Universale.
Ringrazio Madre Giovanna Radice, che, con le sorelle della Commissione di
Pastorale Giovanile, ha promosso e creduto alle iniziative. Un grazie alle Madri di
Don Orione e di S. Michele che ci hanno accolti con tanta generosità. Un grazie,
infine, a voi tutte, Madri delle comunità della Provincia, per l‟accompagnamento
della preghiera. Ci siamo davvero sentite sostenute nell‟incontrare gli adolescenti
e i giovani che, per dono dello Spirito e per l‟impegno pastorale delle Sorelle,
sono arrivati da quasi tutta Italia.
Sr. Ketty Marsico
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Ministeri e Dimensioni
I Grest estivi sono un‟occasione privilegiata per incontrare ragazzi, adolescenti e
giovani che i genitori ci affidano perché vivano un tempo delle loro vacanze all‟insegna
della crescita umana e cristiana.
Abbiamo raccolto le esperienze di alcuni Grest, svoltisi nei diversi Territori della Provincia,
raccontate dalle Madri animatrici e da persone che guardano con simpatia alla nostra
missione.
Il nostro grazie va alle Sorelle e a tutti gli animatori per quanto di bello e di buono sono
riusciti a trasmettere ai ragazzi e ai giovani.
Vi siete mai chiesti cosa vuol dire essere
artisti? O meglio, vi siete mai chiesti che
cosa vuol dire fare l'animatore?
La risposta è sulle vostre facce, 24 ore al
giorno, in mezzo a bella gente, ridere,
scherzare, giocare, e chissà quante storie
d'amore hanno visto queste quattro mura.
Eppure, essere artista vuol dire ridere
quando hai voglia di piangere, scherzare
obbligatoriamente quando sei triste; per
me, un animatore è una persona che vive il
suo tempo sopra una nuvoletta creata
apposta per lui, ogni tanto torna giù,
constata la dura realtà, e via, quasi per
magia torna ai suoi sogni.
Dopo mille stagioni decidi che è l'ultima,
torni a casa, cerchi di vivere la tua vita
normale ed è proprio lì che ti accorgi che
basta una chiamata per scoprire che la
valigia non è mai stata svuotata, che esiste
sempre un amico per accompagnarti in
stazione, e che il treno per la tua felicità
parte tra meno di un'ora.
Da piccolo mi sedevo spesso sul ciglio della
strada e ascoltavo le storie che aveva da
raccontare; desideravo una bicicletta con i
raggi cromati, una casa tutta bianca, ma
la strada, per scoprire chissà quali altri
segreti il mondo mi nascondeva.
Oggi, a distanza di anni, mi siedo ancora
su quello stesso
freddo ciglio,
ho avuto la
bicicletta con i
raggi cromati,
la casa dai muri
bianchi, ma, fra
me e me,
penso, in fondo
si sta meglio
qui; la gente
spesso borbotta: più diventi vecchio, più
diventi svanito. Non è vero non è vero, io
sono sempre stato svanito.
Ogni tanto, verso sera, ti coglie la
malinconia, e se ti resta ancora qualche
spicciolo nel telefono, pensi subito di
chiamare a casa, componi il numero e
spesso ti risponde una voce fredda e
metallica: "L'utente da lei chiamato non è
al momento raggiungibile ..." o la voce di
tua madre, già, mia madre, mia madre
ha passato la vita a darmi il meglio,
migliori scuole, l'educazione superiore,
l'università, e io l'ho ringraziata con un
semplice “ciao” ma, io vado, io vado a
vivere tra la gente; una vita di sogni
infranta nell'istante di poche insulse
parole.
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Ministeri e Dimensioni
Ho da chiedervi un favore: se vi capita di
incontrare delle strane persone racchiuse in
tute colorate con un sorriso stampato sul
viso, non cambiateli, amateli, criticateli, ma
vi prego, non cambiateli; se fate ciò,
neghereste al mondo l'ultima categoria che
il mondo può vantare di sognatori ad occhi
aperti.
Anch'io, nel mio piccolo, mi sono cimentato
nel forgiare un aggettivo, e, dopo tanto
pensare, l'unico che mi è venuto in mente
è: artisti.
E l‟artista vero è Colui che ci ha creati, ci
ha dato la possibilità di vivere e oggi
rinnova il suo dono chiedendoci di essere
sempre degli artisti veri, quelli che sanno
guardare a se stessi e al mondo con gioia
e fiducia.
Non allontaniamoci mai da questo artista;
Lui porta sempre fra le mani un pennello
e lo usa, ogni volta che lo incontriamo,
per darci una nuova sfumatura, quella che
ci permette di vedere il “nuovo” con
speranza senza mai pentirci di essere
nati.
E‟ con questa poesia che abbiamo iniziato a Rogliano il cammino formativo degli animatori
del GREST. Tutto parte da un sogno, il sogno che Dio fa per noi e su di noi!
E allora che cos‟è il Grest?
Il Grest è una proposta educativa che desidera aiutare i bambini, i ragazzi, gli
adolescenti e i giovani a vivere un‟estate significativa, piena di valori umani e cristiani.
In questa esperienza si educa alla collaborazione e alla vita di gruppo in un periodo come
questo di individualismo, si va alla ricerca del valore del gruppo, alla costruzione comune
del gioco, del clima familiare, dell‟aiuto reciproco.
Si impara ad avere relazioni umane reali e ricche di contenuto, si fanno proposte e attività
per recuperare valori importanti quali il dialogo, il confronto, la sincerità.
Si educa al rispetto delle regole, si sperimenta che le regole aiutano a costruire un
ambiente bello per tutti, all‟accettazione dell‟altro, alla solidarietà accogliente delle diversità
che ci sono in ciascuno di noi, è questo che fa essere migliori; l‟aiuto reciproco tra grandi e
piccoli, il cammino formativo umano e cristiano, l‟apertura a chi è bisognoso, arricchiscono
l‟intervento di valori recuperabili nel tempo favorevole dell‟estate.
La giornata è un insieme di tanti elementi: il racconto di una storia che offre i contenuti
educativi, giochi di ogni tipo, momenti di preghiera, attività manuali,esplorazione nei luoghi
del paese.
La giornata è un insieme di tanti elementi: il racconto di una storia che offre i contenuti
educativi, giochi di ogni tipo, momenti di preghiera, attività manuali,esplorazione nei luoghi
del paese.
LA PROPOSTA EDUCATIVA
E‟ PIU‟ IMPORTANTE DI TUTTE LE ALTRE ESIGENZE.
PER QUESTO L‟ESPERIENZA
PORTA A CHIEDERE DI CONDIVIDERE SCELTE CHIARE E CORAGGIOSE.
11
Ministeri e Dimensioni
Sembra strano che nel momento in cui si sta verificando un‟assenza di associazionismo
qui a Rogliano, nel mese di giugno e luglio si è fatta l‟esperienza del Grest e il numero di
ragazzi e animatori ha superato qualsiasi aspettativa, con la presenza attiva di 350
ragazzi e animatori. Ciò che stupisce non è tanto il numero dei partecipanti, ma
l‟entusiasmo e l‟impegno vivo e responsabile da parte di tutti.
L‟avventura di questo Grest inizia, per me, qui a Rogliano, quindici anni fa con l‟avvio di
una formazione per un piccolo gruppo di animatori che ancora oggi sono presenti
nell‟accogliere e aiutare i nuovi arrivati.
Ogni anno il Grest ha prodotto frutti sull‟esperienza e testimonianze di chi era presente,
ha fatto nascere nelle generazioni nuove il desiderio di partecipare.
I primi anni era una tappa vissuta e sentita da pochi; con il passare degli anni si è
affermata come punto di riferimento per tutto il paese.
Il Grest non comprende solo le quattro settimane estive ma, dietro, c‟è una
preparazione, per gli animatori, di quasi un anno, fatta di incontri e riflessioni che
iniziano a Settembre.
Sembra che il Grest non sia mai finito e che, per tutto un anno, il cielo non abbia mai
voluto farsi dimenticare; ora questo stesso cielo scende e si impasta con la terra e gli
uomini.
La risposta sta nel sogno di Dio, quel sogno forse ambizioso, di donare ai
ragazzi una terra che sia riflesso e specchio della bellezza del cielo, quel cielo che
illumina, che con le sue stelle ci guida, che segna il passaggio del tempo.
E di tutto questo Dio vuole farcene dono.
Il Grest è un servizio di collaborazione educativa che coinvolge famiglie, ragazzi ed
animatori nella gestione responsabile del tempo libero, per una condivisione di vita con
altri ragazzi, nella gioia e nella fatica del crescere.
I giovani animatori decidono di intraprendere questa nuova avventura, spinta dal
desiderio che parte dal loro vissuto interiore e li porta a donare e, nello stesso tempo, a
ricevere tanto bene. Tutto ciò porta ad un arricchimento personale che all‟atto
dell‟impegno diventa ricchezza per tutti.
Un compito molto importante viene svolto dalle famiglie che sono le prime a credere in
questa esperienza e a fidarsi degli animatori.
Con la speranza di migliorare sempre di più anno dopo anno, porto nel cuore il frutto di
questa esperienza appena terminata.
M. Silvana Capretti
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Ministeri e Dimensioni
A settembre, una telefonata inaspettata mi ha fatto rincontrare un sacerdote della
Diocesi di Treviso, dopo molti anni: mi invitava ad animare i genitori dei ragazzi di
III Media, in preparazione alla Cresima dei figli.
Ad uno di questi incontri, con sorpresa, annuncia che sarebbe stata meravigliosa la
mia partecipazione al GREST, terminate le attività pastorali.
Che occasione!!!!
Il Signore apre sempre vie impensabili per farsi conoscere e amare!
E così, eccomi a Spregiano, una cittadina alle porte di Treviso, di 12.000 abitanti…
eccomi a Spregiano per il GREST – intitolato IN & OUT – con in media circa 200
ragazzi e una trentina di animatori e aiuto animatori.
La mattina vola tra piscina, maneggio e …
compiti. Gli animatori si siedono accanto ai
ragazzi e offrono il loro aiuto, li sollecitano e
li spronano perché… il caldo e l‟afa tutto
Pranziamo poi assieme ed anche questo
tempo diventa “speciale” per apprendere
come si apparecchia o si pulisce, come si
serve e ci si accontenta.
Nel pomeriggio, tra la scenetta della
storia – che permette ai ragazzi di
interiorizzare il valore proposto -, tra le
attività laboratoriali (recitazione, ballo,
pallacanestro, pallavolo, perline, pon pon,
traforo e cucito, computer e cucina)
guidate da alcuni genitori… e i giochi
preparati e condotti dai ragazzi di III media, si arriva alle ore 18 in un battibaleno e
la giornata del GREST termina.
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Ministeri e Dimensioni
Non mancano le gite, soprattutto in località di mare (ad es. Carole) o alle cascate
di Molina di Verona.
Ogni giorno però, il cuore delle attività
è il tempo della preghiera, sia per i
soli animatori che per tutti i ragazzi.
È stata offerta loro anche la possibilità
del sacramento della Confessione e
una Celebrazione Eucaristica adatta.
E siamo alla conclusione!
Un incontro fortuito… un‟occasione
speciale per essere presenza del
Signore in mezzo a questi ragazzi, a questi fratelli e sorelle nella fede.
A Spregiano non ci sono le suore… chissà, può essere stata anche l‟opportunità
per far scoprire questa meravigliosa vocazione!
Una parola speciale e un grazie alle comunità di Treviso, in particolare a tutte le
Madri di Treviso “Bakhita”, che con tanta simpatia, disponibilità e dolcezza, mi
hanno accolta, sostenuta, e incoraggiata in tutto questo tempo. A tutte e a
ciascuna il mio grazie!
M. Vittorina Cinque
La città di Nova Milanese presenta diversi centri pulsanti per attività e iniziative
e ancora una volta la comunità pastorale di San Grato, formata da tre parrocchie
e da un polo pastorale, e la pastorale giovanile hanno saputo offrire una
eccellente proposta educativa estiva per i ragazzi.
Più di mille ragazzi, di un‟età compresa tra i sei e i quindici anni, accompagnati
da circa centosettanta educatori delle scuole superiori hanno partecipato
all‟oratorio feriale che, per la durata di quattro settimane da giugno a luglio, ha
coinvolto la comunità giovanile con momenti di preghiera, giochi, attività e gite.
E anche quest‟anno, per il secondo anno consecutivo, tutta la città è stata
coinvolta da questo esercito di ragazzi entusiasti che ha vissuto il grande giorno
del „Raduno di tutti gli oratori della città‟ con una grande festa che ha avuto come
momento centrale la celebrazione, in piazza, della Santa Messa con il vicario
episcopale. La festa si è poi ripetuta con il giorno della „Festa finale‟ che con
giochi e fuochi d‟artificio ha segnato la conclusione di questa esperienza estiva
Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza la collaborazione degli
educatori che a partire dal mese di maggio si sono preparati con momenti di
incontri formativi sia spirituali che organizzativi. Inoltre nulla di tutto questo
sarebbe stato possibile senza la grande disponibilità dei genitori volontari che
impegnati nella gestione della mensa, della pulizia, della manutenzione e delle
attività di segreteria hanno offerto un grande supporto.
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Ministeri e Dimensioni
Ma nulla di tutto questo si sarebbe potuto realizzare senza il costante impegno
dei sacerdoti e delle madri canossiane. La presenza delle madri canossiane,
che da novant‟anni prestano il loro servizio a Nova, è un privilegio e una
ricchezza per la comunità. Presenti in ogni momento della vita della
comunità, si sono sempre impegnate sia nei cammini di catechesi, sia
nell‟assistenza agli ammalati, nelle attività caritative e nell‟assistenza ai ragazzi
dell‟oratorio.
Un servizio che si è sempre rivelato e tuttora si rivela efficiente,ma discreto,
ricercato, voluto e apprezzato da giovani e adulti. E anche in occasione
dell‟oratorio feriale hanno saputo stare sempre al passo coi tempi condividendo
con i ragazzi il momento del gioco, della ricreazione e della preghiera.
Un vero e proprio punto di riferimento per i ragazzi e per gli educatori che
spesso hanno potuto trovare nelle madri conforto, sostegno e consiglio. La loro
presenza è costante e ciascuno sa di poter ricevere da loro un sorriso, un
suggerimento o comunque la grande disponibilità all‟ascolto. E anche durante
l‟oratorio feriale quanti bambini hanno fatto riferimento a loro per risolvere
qualche litigio, quanti ragazzi si sono rivolte a loro per risolvere qualche
incomprensione o tensione, quante mamme si sono confidate presentando le
personali gioie e dolori. Le madri canossiane erano sempre lì a fare da madre e
da sorella.
Se a Nova Milanese l‟oratorio rappresenta ancora una risorsa importante, un
centro pulsante dell‟attività cittadina, lo si deve alla grande disponibilità delle
suore canossiane, alla loro presenza, al loro servizio e alla loro grande capacità
di collaborare con i sacerdoti e di spendersi per gli altri.
Annalisa Tagliabue
L ’oratorio, luogo di vita per migliaia di ragazzi
Se mezzo milione di ragazzi si mettesse pacificamente in marcia da Milano a
Bergamo, farebbe fermare l‟Italia, si parlerebbe di fenomeno sociale e perfino la
politica sarebbe costretta a porsi qualche domanda.
Niente di tutto questo accade o accadrà. Ma il mezzo milione esiste, e soltanto
tra Milano e Bergamo. In tutta Italia sono un milione e mezzo, più i loro 100
mila Animatori, in grandissima parte Adolescenti. Sono il popolo degli
Oratori Estivi.
In totale, gli Oratori mobilitati sono seimila, la metà dei quali in Lombardia e
Triveneto.
E‟ l‟estate alternativa di ragazzi e giovani normali, dei loro Animatori, dei giovani
preti che li seguono e delle tantissime Religiose che li affiancano per vocazione e
passione.
15
Ministeri e Dimensioni
Ma questi adolescenti, perché frequentano l‟oratorio? Il segreto è semplice:
“ L’insegnamento più importante che i ragazzi portano a casa da questa
esperienza è la fiducia che ripone in loro il mondo degli adulti”.
Personalmente ho proprio sperimentato nel mio Oratorio di Cassina De‟ Pecchi,
cittadina alle porte di Milano, con grande affluenza di immigrati di ogni razza, cultura,
religione, che i ragazzi sentono allargarsi il cuore non appena incontrano adulti
che innanzitutto spalancano le braccia e li accolgono, senza giudizi o pregiudizi
e li invitano a dare tutto quello che possono dare e dimostrano loro che possono dare
tantissimo, molto più di quanto nessuno abbia mai fatto immaginare loro. E se
sbagliano, se cadono, anziché sottolineare la loro incapacità e lasciarli a terra, danno
loro una mano per rimettersi in piedi e ripartire, sorridendo.
Un Oratorio così un ragazzo lo frequenta eccome … inverno ed estate! Sono sempre
più edificata dei 120 Animatori della mia Comunità Pastorale che hanno affiancato
700 ragazzi più piccoli, iscritti.
Animatori non ci si improvvisa… per questo chiediamo a loro un percorso
formativo che inizia:
* dalla partecipazione alla loro Catechesi, durante l‟anno;
* con alcune attività in Oratorio a scelta: Aiuto Catechista; Animazione nelle
Domeniche di Ritiro dei ragazzi per fasce d‟età; doposcuola in aiuto ai più piccoli delle
Elementari o Medie e, infine, la partecipazione alla “ Domenica della Carità”, nella
quale si va a visitare persone anziane ed ammalate. E‟ da due anni che, con me,
questi giovani visitano la Casa di Riposo delle nostre Madri alla Rocchetta di
Bergamo e quella di Seregno. Credetemi, sono proprio entusiasti!
* Ultimo passaggio è il cammino formativo che precede l‟inizio dell‟Oratorio Estivo.
Il mese precedente è dedicato all‟approfondimento della proposta indicataci dalla
Federazione Oratori Milanesi. Quest‟anno la proposta Educativa per l‟animazione era
intitolata: “ SOTTOSOPRA come in cielo così in terra”
Sottosopra, allora, è un invito a conoscere la terra e i suoi ambienti, per imparare ad
amarla e cambiarla, affinché diventi la casa accogliente per ogni uomo.
Oltre all‟ esperienza feriale fatta di preghiera, animazione, giochi e tornei, canti e balli,
laboratori di cucito (più frequentati dai maschi che dalle ragazze), di teatro, di ballo, di
pittura, di scienza e tecnica, di pasta di sale ecc.; c‟è anche il giorno della piscina e
quello della gita, sempre ai Parchi d‟acqua per refrigerarci dalla calura estiva.
La festa conclusiva è la testimonianza di tutto il cammino della “ Città dei
Ragazzi “. Qui a Cassina De‟ Pecchi, l‟Oratorio Estivo è chiamato così, perché è
realmente come una grande città capace di tutti accogliere e di tutti amare,
mettendo sottosopra l’individualismo e l’egoismo che invece cercano di far
pensare solo a sè!
La serata conclusiva metterà in scena nel nostro tendone teatro: spezzoni del racconto
animato, danze e canti con la presenza di tutti i genitori, parenti e amici. Si
concluderà con un segno di riconoscenza che le Madri e Don Paolo consegneranno a
tutti gli Animatori: un piccolo mappamondo portachiavi…e finalmente un buon
ghiacciolo a tutti.
ARRIVEDERCI AL CAMPEGGIO per mettere tutto SOTTOSOPRA!
M. Anna Maria Giussani e Comunità
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Ministeri e Dimensioni
Sono stata invitata ad offrire qualche spunto di riflessione sulla mia esperienza nelle
carceri…l‟impresa è davvero ardua avendo al mio attivo una frequentazione più che
trentennale in quegli ambienti che, in questo momento, hanno, con quasi quotidiana
frequenza, l‟onore della cronaca. Il mio ingresso nelle carceri è stato casuale, avendo
risposto all‟invito di un avvocato che mi chiedeva di dare un po‟ di lavoro scolastico a una
ragazzina di 14 anni, carcerata insieme alla madre . La sindrome carceraria non mi
ha più lasciata ed è divenuta nel tempo una specie di vocazione nella vocazione.
Impossibile fare una cronaca, sia pur minimale dell‟attività svolta. Sta di fatto che ho
visto, nel tempo, passare sotto i i miei occhi un po‟ tutte le espressioni del male, del
dolore e della disperazione umana. Il carcere infatti è come una rete che raccoglie e
convoglia nelle sue intricate e infinite braccia, tutte le forme di patologia umana sia
fisica, che psichica e morale. E, quasi puntualmente, contrariamente a quanto afferma il
dettato costituzionale, restituisce alla società persone distrutte e priva di prospettive. Il
carcere non redime, anzi, spesso è una scuola di delinquenza, come lo definì un ospite
illustre ai tempi di tangentopoli.
Nel tempo ho assistito anche ad una notevole trasformazione delle normativa, che
offrirebbe molte possibilità alla persona di vivere la propria pena detentiva in modi più
umano e certamente più rieducativo. Questo, tuttavia, richiederebbe un contributo e
una collaborazione da parte della società per ora ancora lontano: riscontro infatti, più
che altro, ancora una mentalità giustizialista(ha sbagliato, paghi!) e un mal celato
desiderio di rimuovere ed allontanare dal vissuto sociale la persona ristretta, giovani
compresi tenendo conto che la popolazione carceraria è costituita soprattutto da giovani.
Metodologicamente, accostando, nei colloqui i carcerati/e di ogni età ed estrazione
sociale, ho sempre cercato, venendo io dall‟educativo, di fare un lavoro di recupero delle
parti sane rimaste … di infondere fiducia e speranza … di ricostruire l‟immagine sociale
distrutta … di riportare alla coscienza un immaginario famigliare di affetti … Ma spesso,
dietro a persone annientate dai terribili reati commessi, ho riscontrato il vuoto,
soprattutto affettivo. Nulla di significativo a proposito era stato seminato e quindi il mio
tentativo di un riaggancio a un possibile futuro di riscatto e di felicità è risultato spesso
vano. Eppure in questi luoghi circola una imprevedibile energia positiva: assisto spesso a
gesti di grande solidarietà, sopratutto nei riguardi dei nuovi arrivati per rendere loro
meno tragico l‟impatto con l‟ambiente.
Difficile comunque rimane il lavoro per una sia pur minimale cancellazione del vissuto
negativo... pensare ad approdi alla normalità, a ripensamenti morali… a scelte di Fede…
Difficile, ma non impossibile! Così è stato per alcuni tramite un lungo lavoro di sostegno.
Il 7 marzo di quest‟anno il Vescovo ha amministrato la Prima Comunione e la S. Cresima
ad una carcerata reduce da una pesante esperienza di appartenenza a Sette pseudo
sataniche. La presenza di varie confessioni religiose inoltre, ha reso possibile
anche uno scambio di valori, manifestazioni di tolleranza e di altruismo che
vanno al di là di ogni considerazione dottrinale o politica. Nasce qui, dove
nessuno se l‟aspetta, una nuova e impensata convivenza umana.
Che sia questa la strada di un possibile comunione con altre fedi? Che diventi
possibile in questo luogo di sofferenza e di privazione una piccola esperienza di
ecumenismo che il mondo civile fatica tanto ad attuare? E‟ quanto si cerca di attuare nel
lavoro di assistenza, nella convinzione che lo sguardo divino non si allontana mai dai
poveri, dai disperati e dai bisognosi di particolare misericordia.
M. Mirella Roda
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I Laici Canossiani
Caprino Bergamasco 26 – 29 agosto 2010
Nell‟ accogliente casa di Caprino Bergamasco ci siamo ritrovati, per vivere insieme
l‟esperienza annuale degli Esercizi Spirituali, in 30 Laici Canossiani provenienti da:
Milano - Bergamo - Almè - Lodi - Pavia - Carate Brianza - Monza - Fontanella al piano,
con alcune Madri Animatrici.
Il clima di fraternità e di condivisione ha arricchito tutti noi e ha suscitato in cuore il
desiderio di continuare ad incontrarci per crescere lungo la strada che conduce alla
santità, secondo il desiderio e il cuore di S. Maddalena.
Significativa la presenza tra noi di 4 coppie di sposi che, insieme perseguono l‟ideale
canossiano, aiutandosi e sostenendosi reciprocamente, mostrandosi sempre grati al
Signore per il dono del carisma del più grande amore concesso anche a loro e
quotidianamente testimoniato in famiglia
Sempre toccante il momento, all‟interno della Celebrazione Eucaristica conclusiva,
dell‟Atto di affidamento a Maria della nostra vita. Con fiducia e con speranza, alcuni tra
noi hanno rinnovato la propria consegna alla Vergine Santa perché sia sempre al loro
fianco; due Laiche per la prima volta hanno detto il loro sì a Maria, testimoniando
davanti all‟Assemblea il loro vivo desiderio di camminare sul sentiero non facile della
santità.
I diversi tasselli o passaggi che hanno dato completezza al tema generale dell‟incontro:
“La Cella del cuore”, la ricerca continua dell‟incontro profondo con il Signore della vita,
sono stati così proposti da M. Paola:
alla ricerca del sogno: solo un cammino che esige sacrificio è vero e porta alla
propria leggenda personale
La dimensione contemplativa della vita
Il Dio che mi guarda con amore: “Ecco sto alla porta e busso”: spunti dal libro
dell‟Apocalisse
Il cammino di santità: due eloquenti testimoni: S. Caterina da Siena e S. Teresa
d‟Avila
In fondo la mia vita è un ininterrotto ascolto dentro me stessa, gli altri, Dio:
riflessioni di Etty Hillesum
Il cammino di fede di Maddalena di Canossa
L‟uomo nuovo scrive le parole nel cuore
Pensiamo che gli Esercizi Spirituali servano a fortificare il senso della propria fede, di
conseguenza, attraverso questi momenti, riusciamo molto meglio a conoscere Dio.
18
I Laici Canossiani
Per noi Laici Canossiani sono momenti formativi fondamentali per comprendere il
senso della vita e scavare dentro il nostro cuore per elevarlo a quella dimensione di
valenza in cui lo Spirito Santo viene giustamente collocato. Se l‟uomo oggi ha perso i
valori fondamentali della fede è perché ha perso l‟interiorità, la capacità di “ascoltare il
proprio cuore e ascoltare Dio”; non si sofferma più a cercare e a scoprire la sua
presenza dentro gli avvenimenti quotidiani della vita, dentro la storia che Lui traccia
per ciascuno di noi.
Gli Esercizi Spirituali di quest‟anno sono stati guidati da Madre Paola Canziani con una
precisione certosina. Gli aspetti del tema condiviso sono stati vari, tutti molto
interessanti, supportati da sei preziosi fascicoli per l‟approfondimento e la riflessione
personale.
Il tema generale è bene compreso in questa espressione:
“La cella del cuore:
ciò che abbellisce il deserto è che nasconde un pozzo in qualche luogo” (espressione tratta dal libro “Il piccolo principe” di Saint Exupery)
Per la preghiera liturgica di Lodi e Vespri siamo stati accompagnati dal canto,
ovviamente registrato, dei Padri Camaldolesi. Tutto si è svolto nella perfezione e con
ordine.
Cerchiamo di delineare una breve sintesi di ciò che M. Paola accuratamente ci ha
esposto.
“In queste giornate tutto deve essere alimentato nel silenzio, che ci offre la possibilità
di guardare, ascoltare con serenità la persona di cui siamo innamorati, una presenza
che ci offre un significato profondo della vita, del cammino, della ricerca…. L‟incontro
con Lui, il Signore Gesù ci distoglie da quel torpore, da quell‟ apatia in cui cadiamo a
motivo degli avvenimenti e situazioni che ci travolgono ogni giorno.
Nel silenzio scopriamo la presenza di un Dio innamorato di noi che, grazie al suo
profondo amore, ci perdona e ci ridona sempre la sua pace.
Il Laico Canossiano, come ogni cristiano, si rende particolarmente attento alla volontà
del Padre, impegnandosi per scelte radicali, per un salto fuori dalla dimensione
semplicemente umana: il Signore vivente diventa il fulcro confidente del nostro essere
e del nostro agire.
Nelle giornate di Esercizi Spirituali il silenzio diventa dialogo, ascolto delle profondità
del cuore, della Parola per eccellenza; il Signore ascolta fino in fondo la nostra
preghiera. Noi, al contrario, quando le cose non vanno secondo il nostro volere,
dubitiamo di Lui, del suo amore, che sempre, anche se non capiamo, agisce per il
nostro bene.
Madre Paola è stata molto esaustiva nei suoi interventi; ci ha fatto riflettere molto,
anche attraverso “testimoni” autorevoli che hanno vissuto ascoltando il proprio cuore.
Tra questi testimoni non poteva non farci memoria del cammino di fede percorso dalla
nostra grande Madre Maddalena di Canossa.
La gratitudine per quanto M. Paola ci ha consegnato è davvero grande!
L‟ultima sera, in uno spazio di condivisione fraterna, parlando del suo trasferimento a
Verona, Casa Madre, per il giorno dopo, si è commossa fino a trattenere a stento le
lacrime; più di una volta tutta la sala si è ammutolita partecipando al suo stato
d‟animo.
I ringraziamenti, i saluti per la partenza sono stati più che doverosi per quanto la
Madre ha donato ai Laici Canossiani del nostro Territorio in questi anni. A lei
auguriamo serenità e una nuova esperienza apostolica ricca di frutti per il Regno.
Coniugi Anna e Ezio Cesana (Carate Brianza)
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Nel segno delle Missioni
il passaggio del testimone continua…
Da Roma, via Bonosa in Trastevere 3, dove si era recata per una nuova fondazione
richiesta da mons Lucido Maria Parocchi vicario del Papa e già Vescovo di Pavia, in data
17 dicembre 1885 m. Luigia Grassi scrive a M. Celestina Vercellini che le era succeduta
come Superiora nella Comunità di Pavia. Le chiede notizie di una lettera arrivata da
Hong Kong e lascia trasparire la sua ansia materna e insieme apostolica e la sua
passione perché si compia il bene secondo la volontà di Dio.
Scrive: “ E la lettera di M. Stella? Oh cara Madre! Quanto si desidera e si gode nel progetto del bene che il Signore ci fa vedere e che voleva da noi! Come si può avere il coraggio di rifiutare o di ritirarsi?”.
E poi prosegue quasi passandole il “testimone” :
“ In questa circostanza mi si mette davanti agli occhi il Crocifisso che dice: “Tocca a te!! Più l’uva in quantità sterminata, senza foglie e fuori stagione! Cara Madre, anche volendo dimenticare tutto, non lo posso, tanto la circostanza ed i fatti me lo persuadono! E quel detto: “Tocca a te” ora io rivolgo a Lei come a quella che mi succede e che deve continuare l’opera cominciata!”
“Tocca a te!” è il ritornello che da un continente all‟altro è stato ripetuto, cantato,
pregato nelle nostre case canossiane, nelle parrocchie, nelle scuole… , facendo memoria
dell‟ardore apostolico coraggioso e tenace di una donna che ha saputo interpretare lo
spirito della Regola scritta di S. Maddalena e incarnarlo in modo originale dando così
una risposta inedita agli appelli che la realtà le poneva.
Come hanno vissuto le Canossiane e la città di Pavia questo 150° anniversario delle
Missioni Canossiane?
La Comunità Canossiana di C.so Garibaldi vanta una lunga storia di radicamento sul
territorio. Nelle diverse tipologie di scuola che si sono succedute in quasi 200 anni di
storia, negli oratori, nei quartieri del Borgo, negli ospedali… le Madri hanno incontrato
generazioni e generazioni di pavesi. Ancora oggi parlare di una canossiana significa
far risuonare stima, rispetto e affetto.
La città ha dedicato una via a M. Luigia Grassi,
con l’epigrafe di benefattrice della città, e le
diverse autorità del mondo religioso, civile e
universitario hanno dimostrato il loro plauso all‟evento
che stiamo celebrando partecipando alle diverse
iniziative pubbliche proposte dall‟Istituto, ma anche
proponendone, come è avvenuto per la tavola rotonda
presso l‟Università dal titolo:
”Incontro tra Oriente e Occidente.
Testimonianza dei Missionari.”
20
Nel segno delle Missioni
Il Vescovo, mons Giovanni Giudici, che ha aperto ufficialmente questo anno giubilare
con una solenne celebrazione presso la nostra cappella, ci ha più volte testimoniato la
sua gioia per questi eventi, la stima e l‟orgoglio di saper Pavia culla delle prime
fondazioni missionarie.
Che dire poi delle molteplici iniziative che
hanno coinvolto i ragazzi della scuola e le
loro famiglie, le ex alunne e tutte le
Madri che arrivano nella nostra Casa per
un momento di sosta spirituale nella
quale lasciarsi fortemente provocare
dallo Spirito che spinge alla missione:
Tocca a te!
Tocca a te, oggi, far conoscere e amare Gesù
nelle “opere di carità di cui Iddio ci presenta
l‟opportunità” (lettera alla Vercellini) con
coraggio e creatività.
Il giorno 27 agosto si è verificato poi un fatto
unico e straordinario per la Comunità di Pavia, un
vero avvenimento storico: M. Margaret, Superiora
Generale, e tutte le Consigliere Generali sono venute a pregare accanto alle
reliquie della Serva di Dio e in forma semplice, ma intensa, abbiamo innalzato
insieme il ringraziamento a Dio per quanto ha operato
in questi 150 anni di missione e abbiamo impetrato
per tutte le Sorelle Canossiane il dono di essere e di
vivere sempre “A MOTIVO DI CRISTO” come
Testimoni del più grande Amore.
Qualche volta, durante la ricreazione, alcune nostre
alunne si inginocchiano davanti al cippo con il busto
di m. Grassi che si trova nel porticato del grande
cortile della Casa…
E‟ commovente osservarle mentre recitano una
preghiera con le mani giunte e gli occhi rivolti al volto
della nostra Madre …
Forse sono attratte dal fascino di una vita dagli orizzonti vasti come il mondo e
forse in qualche modo anche a loro M. Grassi ripete “Tocca a te”, spalancando il loro
cuore a un amore senza confini
.
La Comunità di Pavia Corso Garibaldi
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L’oggi di Dio per la Storia di Domani
Maddalena, chi sei? Ha ancora senso, oggi, il tuo modo di amare Dio e i fratelli? Che
cosa può dire la tua persona, la tua storia, la tua relazione con il Signore a dei
giovani cuori che si mettono in cammino, con te, sui passi di Gesù? Che cosa di te
continua ad attirare, ad appassionare, a rendere bella e piena la vita?
Sai, in questi ultimi anni ho avuto la grande gioia di camminare al fianco di giovani
donne che hanno deciso, più o meno consapevolmente, di entrare in relazione con
Gesù e con gli altri secondo il tuo dono, la tua modalità, noi diremmo: il tuo carisma.
E‟ stata una sfida ed un‟avventura entusiasmante e anche abbastanza sofferta.
Quando arrivano per iniziare il percorso formativo, molto spesso, esse conoscono
poco di te; sanno il tuo nome, magari un po‟ della tua storia, forse ti hanno anche
vista brillare negli occhi e nelle mani di qualche tua figlia incontrata in parrocchia, o
nella scuola, o per un disegno imperscrutabile di Dio. Giungono con il grande
desiderio di voler amare, con la percezione di essere state invitate da Dio ad un
“altro” modo di amare rispetto a quello scelto da tante loro amiche e coetanee.
Arrivano con grandi sogni nel cuore, con gioie profonde e anche con la paura di
dover perdere un po‟ della loro umanità. Sono alla ricerca di capire se ciò che hanno
intuito dentro, in un momento di profonda comunione con il Signore, corrisponde a
verità o se si tratta solo di un‟illusione, di un “errore” di percorso.
Sai, Maddalena, queste giovani donne sono belle, davvero! Belle perché vere, perché
non si nascondono, perché cercano, perché sbagliano e si rialzano, perché hanno
paura ma sanno rischiare la vita per Dio.
Di te, dunque, all‟inizio sanno veramente poco … ma, pian piano, lungo il cammino
arriva l‟incontro e … lo stupore. Sì, forse è proprio questo il primo sentimento che
provano nei tuoi confronti.
A volte succede che, leggendo le lettere che ti scrisse Don Libera, ti scoprono molto
vicina a loro: una giovane donna piena di paure, di dubbi, ma anche di grandi ideali.
Una donna dal cuore mai sazio, sempre inquieto, sempre in ricerca. Una donna che
impara lentamente ad avere fiducia in sé, nelle proprie ricchezze, che sa ascoltarsi
nel profondo e osa credere ai suoi sogni. E questo le entusiasma e le fa sentire “a
casa”.
Altre volte, il tuo grido d‟amore: “Soprattutto fate conoscere Gesù!” le lascia
senza parole. E‟ ciò che anche loro desiderano, ciò che le ha condotte a lasciarsi alle
spalle un mondo ricco di beni e di bellezze per scegliere il Bene e la Bellezza e poterli
condividere, raccontare a tutti coloro che incontrano.
Talvolta, è il capire pian piano cosa è significato per te Gesù Crocifisso che le
affascina. Non si tratta di un invito ad abbracciare passivamente la sofferenza, ma ad
innalzarsi ai livelli più profondi e più liberi dell‟amore. E, come te, sono attirate dalla
possibilità di apprendere ad amare in perdita, a donare anche quando non c‟è nessun
tornaconto, nessuna risposta.
Le parole che hai scritto, a volte le fanno sorridere: sono così lontane dal loro
linguaggio, sono “fuori moda”… ma continuano ad interrogarle, a provocarle… non ho
mai trovato indifferenza nel loro intimo. Vorrebbero poter ridire, a modo loro, i valori
che hai custodito, vissuto, trasmesso.
22
L’oggi di Dio per la Storia di Domani
Le appassiona, le commuove la tua tenerezza e disponibilità verso i più poveri della
società, il tuo desiderio di ridare dignità e umanità a chi non ha voce. Sognano un
istituto, una “famiglia” religiosa che sia in grado di semplificarsi nelle strutture per
tornare ad essere, come te, sempre più libere di servire “i prossimi”. Non vogliono
assomigliare a te (sanno che tu sei unica, del tuo tempo, del tuo mondo, con la tua
personale esperienza di Dio), ma con tutto il cuore desiderano continuare la tua
scelta di amore e di servizio, a modo loro…
Vogliono ridire il tuo “Dio solo” con parole ed azioni che le caratterizzano, che le
rendono significative in questo nostro tempo.
All‟inizio del loro cammino fanno fatica a chiamarti, a sentirti “Madre”…è una parola
molto grande, ricca di significato, non si può accogliere alla leggera, ha bisogno di
tempo, di complicità, di comunione, di conoscenza.
Noi, Sorelle maggiori, qualche volta le vorremmo diverse, magari più simili a noi…
Ho l‟impressione, invece, che tu le accolga così come sono, che i tuoi occhi si posino
con simpatia sulle loro vite, che le tue braccia si spalanchino per sostenerle,
incoraggiarle, spingerle in avanti.
Vorrei che, per un attimo, tu potessi di nuovo ritornare a parlare; e forse, più o meno
queste, sarebbe il tuo messaggio per loro:
“Carissime figlie, è bello guardarvi e ricordare la mia giovinezza, i miei slanci verso Dio e verso gli altri. Mi piacerebbe vedervi sempre più forti nell’amore, pazienti nell’attesa di un nuovo futuro, con gli occhi rivolti al Signore e con i piedi ben piantati su questa nostra, bellissima, terra. Vi affido il mio carisma, il dono che lo Spirito mi ha consegnato perché lo passassi ad altri. Ora è nelle vostre mani, non rimpicciolitelo là dove può essere esigente, fatelo sbocciare, a modo vostro, ma conservatene la bellezza. So che vi sentite un po’ sole nelle comunità, ma cercate di essere riconoscenti per tutto il bene compiuto da chi vi ha preceduto e abbiate il coraggio di essere sempre propositive, di lanciare lo sguardo avanti e di vedere ciò che gli occhi ancora non vedono. Ho fiducia in ciascuna di voi. Non abbiate paura, il dono è del Signore, non mio, non vostro, Lui lo porterà a compimento se anche voi farete la vostra parte. Vi abbraccio e vi benedico.
Vostra affezionatissima Madre, Maddalena di Canossa, Figlia della Carità”.
M. Maria Rosa Rota
Verona, Casa Madre delle Figlie della Carità, Canossiane, 12 Settembre 2010, ore 16.00! Che cosa mai sarà questa introduzione così solenne???
E‟ un momento tanto atteso e tanto importante per Luisa Silini, 31 anni, nata a
Pisogne, in provincia di Brescia.
In questo giorno, Luisa accoglie nella sua vita il Signore che la consacra a Sé e al
mondo intero, rendendola partecipe della Sua stessa esistenza.
Forse, può sembrare una cosa un po‟ strana che ancora nel 2010 una giovane decida
di diventare “suora”. La stranezza sta nel fatto che si pensa alla vita consacrata come
ad un‟esistenza lontana, staccata dalla gente, un‟esistenza di sacrifici, che oggi
sembra quasi fare compassione.
Ma, con la sua vita e la sua scelta, Luisa ci dice che non c‟è nulla di strano.
Lei è una giovane donna come tante altre, semplicemente si è sentita amata in modo
fortissimo dal suo Signore e rivestita di un compito particolare: rivelare il vero Volto
di Dio in ogni ambiente che toccherà e ad ogni persona che incontrerà. Questo l’ha
entusiasmata e portata a gridare il suo Sì.
23
L’oggi di Dio per la Storia di Domani
Non sarà sempre facile e Luisa ne è ben consapevole. Ma è convinta che il suo vivere
per Dio e per gli altri ha un senso molto forte e vuole imparare ad amare come si è
sentita amata.
Noi vogliamo accompagnarla, giorno dopo giorno, perché si realizzi sempre di più il
suo nome nuovo, l‟identità che il Signore le rivelerà piano piano.
Buon cammino, Luisa. E…non voltarti indietro…la strada è tutta davanti a te.
“Va in pace, il viaggio della tua vita è sotto lo sguardo del Signore” (cfr Gdc 18,6).
E grazie per aver detto Sì.
Agosto 2010, eccoci a Santa Caterina
di Tretto per vivere un tempo insieme di
fraternità e di racconti di vita.
Siamo qui Beata, Beatrice, Jennifer,
Margherita, Zita con le nostre “guru” Adriana,
Filomena e Rosamaria. Con loro proviamo a camminare
insieme costruendoci come donne che amano la vita e
desiderano vivere delle relazioni significative. Ritrovarsi
per noi diventa ogni anno nuovo e bello.
Ci siamo lanciate nell‟universo femminile con un filmato-
documentario sul ruolo delle donne in tv. Dal filmato
emerge una posizione “marginale” - poco significativa, a
volte inutile, sciocca o derisoria – che segue il cliché dello
sguardo dell‟uomo sulla donna: bella, giovane, perfetta
nel corpo, sensuale, provocante ma… con la bocca (quale espressione di un pensiero
profondo) ben serrata. Quello che si nota in modo allarmante è la rinuncia della donna
a difendere la sua identità profonda e vera… “Donna, come senti il tuo ventre?” Al suo truccatore, l‟attrice Anna Magnani disse: - Non togliermi neanche una delle mie
rughe: ci ho messo una vita a farle! –.
Corporeità, affettività, sessualità, maternità, discendenza, voto di castità… ci siamo
accostate a questi temi con uno sguardo positivo, che i diversi formatori ci hanno
saputo indicare, sguardo che anche noi stiamo cercando.
“Come stai con il tuo ventre?” è la domanda che ci pone in diretto contatto con la
maternità: una dignità che dice qualcosa di Dio (Is 49,15-16a - 66,13) e per questo
esprime la dignità più alta per la donna, una dignità – quella di essere madre – per lei
irrinunciabile. Maternità significa “portare dentro”, prendersi cura, significa irradiare fiducia
nella vita sapendo che il vero senso della maternità è fatta anche di
affidamento ad altri e ad Altro.
La maternità rimanda a due organi simili: l‟utero ed il cuore:
- utero, dall‟ebraico, significa luogo dell‟incontro, che accoglie la vita. Luogo
dell‟unione. Deriva dalla parola “sviluppo”, nel senso di svolgere, liberare da involucri,
da matrici.
24
L’oggi di Dio per la Storia di Domani
Questo primo luogo di protezione deve essere superato: bisogna uscirne per nascere. Un
movimento che è simbolo di ogni cammino di crescita, di ogni rinascita, di ogni
liberazione, necessario per non creare schiavitù o situazioni di morte. - anche il cuore è un muscolo cavo e, come l‟utero, è capace di dilatarsi, di farsi spazio
accogliente. Utero e cuore dicono come siamo totalmente e corporalmente coinvolte nella capacità di
far spazio all‟altro, di “portare dentro”, di far crescere e di lasciare andare.
Abbiamo scoperto che la maternità dell‟essere donna si può vivere anche in una
comunità religiosa:
- ogni volta che lasciamo emergere qualcosa di nuovo (la maternità rompe con le cose
che non servono a nulla); - quando lasciamo crescere (senza definire troppo cose, persone o progetti: non dà tutto
subito, lascia spazio all‟altro); - quando prendiamo una responsabilità con naturalezza: ne sentiamo certo il peso ma
riconosciamo che in essa c‟è qualcosa di bello da fare (è la naturalezza della madre che
afferma:“Fare la mamma è facile perché è una cosa naturale; mi diverte, mi dà gioia”); -quando lasciamo spazio all‟altro, senza porre ostacoli ma aiutandolo, perché l‟altro possa
anche fare meglio; -quando maternità diventa promozione degli altri con rispetto e tenerezza, nel dialogo,
nell‟ascolto, nella spiritualità.
“Che senso! Ma … ha senso”?
Con il voto di castità la donna può sembrare agli occhi di
qualcuno “menomata”, una donna “sfortunata”- o che porta
sfortuna: fa senso perché colpisce culturalmente
l‟immaginazione. Ci rende marginali, periferiche, non importanti,
inutili, ma… diventa una marginalità significativa: perché
riconosciamo che il centro è Dio, è Lui che ci salva e per questo non attiriamo l‟attenzione
su di noi ma indichiamo Lui, diventiamo spazio perché altri incontrino Dio. Si comprende
così il titolo dell‟articolo: “Si può fare!”.
“Si può fare!”, anche noi ci sentiamo poche, ai margini, desiderose del centro (di
affermazione, di potere, di riconoscimento)… ma al di là di ogni pregiudizio, al di là di
ogni limite umano, abbiamo ritrovato nella maternità e paternità di Dio - che si riduce per
fare spazio al creato, portandoci dentro - , nella marginalità dei profeti, in quella di Gesù
Cristo, di Maria sua madre e dei suoi discepoli, la forza che ci sprona a guardare al futuro
con fiducia e a credere che l‟Amore è la base di ogni regola.
Prendiamo consapevolezza che l‟attenzione va alle motivazioni che ci abitano, perché
vivere il voto di castità significa vivere con un cuore di carne, capace di amare, di creare
legami nella comune ricerca del Signore Gesù. In queste righe, abbiamo provato a raccontare una parte delle
nostre riflessioni che sentiamo importanti per il nostro vissuto
quotidiano e sono diventate condivisione in questo tempo estivo.
Tempo intenso, vero e formativo in ogni momento della
giornata: la collaborazione nei servizi quotidiani, l‟incontro con
gli esperti, lo spazio di ascolto e l‟attenzione reciproca, i
momenti di preghiera, le camminate sulle alte vette, la
contemplazione del creato... In tutte queste occasioni ci siamo sentite coinvolte nell‟esercizio di quella umanità
femminile che ci è propria, contando anche del sostegno e della testimonianza delle
nostre formatrici…
Grazie a tutte per questa possibilità di amicizia e di crescita! …Insieme “Si può fare!”.
Beatrice e Margherita
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Le “ Montagne di Gemme”
“Tutto è grazia…” Riecheggia di continuo in me questa espressione, specialmente
quando ripenso agli eventi delle ultime settimane, durante le quali il Signore ha
manifestato la Sua volontà attraverso le decisioni delle Superiore Maggiori.
Dopo diversi anni vissuti nel servizio dell‟autorità, dopo quasi otto anni dedicati alle
Sorelle di Rocchetta, è arrivato il momento di “ripigliare lo stile dell‟umile sommissione”
(Regola Diffusa)
Mi ero preparata spiritualmente già da tempo, in attesa di lasciare un compito che ho
amato e al quale ho cercato di dedicare tutta me stessa, con la consapevolezza del
venir meno graduale delle energie necessarie per una missione tanto delicata ed
impegnativa, in una fase storica nella quale siamo particolarmente interpellate a
camminare verso l‟inesplorato e l‟inedito.
Alla notizia che era stata nominata Madre Mariangela Aggio come nuova Superiora
della Casa, il mio cuore ha esultato di gioia, per una scelta così mirata ed attenta alle
esigenze di una Comunità speciale, quale è la Rocchetta: una Comunità che affonda le
radici nel terreno fecondo delle prime fondazioni canossiane, una Comunità
impreziosita dalle sue componenti, vere “montagne di gemme”.
Ho preparato me e le Sorelle ad accogliere la nuova Superiora in spirito di fede, ma
soprattutto in atteggiamento di apertura e di fiducia, di gratitudine e di collaborazione.
Così il momento del “passaggio delle consegne” è avvenuto in un‟atmosfera di pace e
di autentica serenità: la preghiera e l‟incontro fraterno che ci ha viste unite intorno alla
nuova Superiora, alla quale è stato conferito il mandato dalla Madre responsabile del
Territorio “Maria Madre della Speranza” , sono state vissute da ciascuna con la
profonda consapevolezza di un “cambiamento nella continuità”.
A Madre Mariangela auguro un cammino sereno, sostenuto dalla costante presenza
della “vera Superiora e Madre Maria Santissima” e reso meno faticoso dall‟amore, dalla
gratitudine, dalla collaborazione di ciascuna di noi:
“Con paziente bontà ti chinerai su di noi, ci farai dono del tuo sorriso amabile
e della tua carità operosa, ci sosterrai con la tua parola franca ed evangelica,
con lo sguardo, la mente e il cuore fissi nel Signore Crocifisso.”
Per me e per ciascuna Sorella di Rocchetta invoco un potenziamento della “carità
nell‟umiltà”, che ci renda ancora più convinte e serene testimoni della speranza che ci
anima, una speranza che ci darà il coraggio, giorno dopo giorno, di rompere gli
ormeggi che ancora ci legano alle umane sicurezze e di gettare l‟ancora nell‟insondabile
profondità dell‟Amore di Dio, il “sommo, unico Bene” verso il quale siamo incamminate.
R Bergamo- Rocchetta 31 agosto 2010
M. Giuseppina Corti
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Le “ Montagne di Gemme”
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Le “ Montagne di Gemme”
Contemplando lo Spirito che vive ed agisce nella Chiesa, anche noi ci sentiamo avvolte
nella sua luce e ci abbandoniamo a Lui con la nostra Santa Madre Maddalena di
Canossa.
Dopo tanti anni di vita religiosa, il passato ci vive dentro con le sue grazie, con le sue
gioie. Il ricordo di tante Madri che hanno incarnato lo Spirito di Cristo proposto a noi
dalla Fondatrice: spirito di carità, di dolcezza, di mansuetudine, di umiltà, di zelo e di
fortezza ci sollecita a vivere nel presente questi lineamenti del carisma canossiano.
Riemergono ricordi carissimi: tratti di intenso affetto che riuscivano ad attraversare la
rude scorza di un‟educazione severa, la forza di uno zelo ardente, trascinante, un vivo,
trasparente amore a Cristo capace di coinvolgere le persone.
È questo amore di Cristo che ci viene anche oggi incontro per condurci alla fede, alla
verità, ad un rapporto con Lui, il Figlio che dà la vita. Bisogna che diventiamo poveri di
consensi, di appoggi umani, che sentiamo la debolezza, le ferite della nostra umanità
per lasciare che lo Spirito di Gesù ci invada e ci renda aperti, gioiosi, vivi.
Il nuovo che ci sta davanti è una modalità che Gesù ci prospetta per vivere nel tempo
moderno le virtù di sempre. Ben a ragione la Rev.ma Madre Generale ci invita a una
„fedeltà creativa‟. Occorre tenerci saldamente ancorate allo Spirito Canossiano e, nello
stesso tempo, essere pronte all‟invito „Duc in altum‟. In alto: nell‟amore fraterno in
comunità, che si concretizza nell‟accoglienza, nella comprensione e nel perdono. Ed
anche: „Prendi il largo‟: nel gettare gesti di carità, di umiltà e parole di luce che facciano
conoscere ed amare Gesù.
Ora dalla barca su cui i discepoli hanno sperimentato la pesca miracolosa, ci gettiamo,
come Pietro, nell‟acqua per arrivare più rapidamente a Gesù e sentirci dire: „Pasci i miei
agnelli‟. Gesù ci apre nuovamente alla missione! Tanti fratelli intorno a noi vivono nel
buio della non conoscenza dei valori spirituali, del non senso, della mancanza di affetti,
dell‟insignificanza… Essi tendono le braccia verso di noi in cerca di aiuto, come quel
bimbo che disse a M. Luigia Grassi „Tocca a Te‟.
Sentiamo rivolta a noi questa espressione. Noi rispondiamo ogni volta che avviciniamo
con amore una persona, coscienti della sua singolarità, della sua individualità
irripetibile: allora Dio è con noi. L‟amore ci salva da ogni illusione: riceviamo amore solo
donando amore.
S. Maddalena era consumata dall‟amore ai fratelli „come da una febbre!‟
L‟Istituto nato ai piedi della Croce di Gesù, che non donò altro che amore, può guardare
al futuro con speranza, poiché la nostra Santa Madre ci ha tracciato una strada che
apre verso l‟infinito:
“Amare Iddio con tutto il cuore ed il prossimo come noi stessi, per amore del medesimo Iddio. Ma l’adempimento di questi due Precetti non è tutto intero lo scopo di quest’Istituto; si tratta di più di adempirlo ricopiando, per quanto a noi miserabili è concesso, la vita SS.ma del Signore nostro Gesù Cristo, imitandolo nelle virtù interne ed esterne di cui Egli degnossi darci particolare esempio, conducendo noi pure una vita soggetta, umile e nascosta, tutta impiegata a amare la Divina Gloria e la Salute delle Anime”.
Nostro compito è ora penetrare nel cuore di Maddalena per cogliere l‟inarrestabile
crescendo dell‟amore per il suo Gesù. Vicino a Gesù c‟è sempre la sua dolcissima Madre
Maria, al cui cuore tenero e amante affidiamo le nostre vite. In questa valle di lacrime
abbiamo bisogno di una Madre „clemente e pia‟ che sappia mutare il nostro pianto in
luce e le nostre fatiche in caldo abbraccio in cui i nostri fratelli sappiano trovare il
tepore della famiglia.
M. Maria Piccoli 28
L’ Educazione: radici e fiori di vita
Ogni aspetto della vita è fortemente influenzato dall‟educazione e dalla cultura
di ognuno.
Infatti l‟educazione ricevuta caratterizza le nostre scelte nei diversi settori di
attività, nella famiglia, nei rapporti sociali, culturali e religiosi, con
l‟affermazione dei principi e dei valori in cui fermamente crediamo e che
rappresentano, anche nei momenti difficili, la nostra guida coerente e sicura per
il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati.
Ho frequentato negli anni cinquanta e primi anni sessanta l‟Istituto Canossiano
“Barbara Melzi” di Legnano, vivendo in tale contesto i particolari momenti del
cambiamento della scuola e dei rapporti con una società in evoluzione che
richiedeva risposte e soluzioni ad annose problematiche complesse nel rispetto
dei doveri e dei diritti inalienabili della persona.
Sono convinta della necessità di una formazione e di un aggiornamento
continui; per questo, pur avendo svolto la mia attività lavorativa non in ambito
scolastico ed educativo, ma nella pubblica amministrazione locale, ho sempre
mantenuto costanti rapporti con la “mia” scuola e con le Madri che hanno
saputo indirizzarmi verso scelte responsabili e impegnative.
Ho maturato la convinzione che è indispensabile rafforzare i contatti con le
persone che hanno contribuito alla nostra formazione e collaborare per dare vita
a un‟associazione con lo scopo di approfondire i principi ispiratori del progetto
educativo, di mantenere i legami con la scuola e sostenerla, di favorire i
rapporti professionali, culturali e di amicizia anche tra ex alunne di generazioni
diverse per il conseguimento di azioni di solidarieà, di sussidiarietà e di
reciproco aiuto.
In questi anni molteplici sono state le iniziative promosse dall‟Istituto per creare
uno spazio aperto alla diffusione e alla conoscenza delle diverse attività e di
significative ricorrenze, sempre con larga partecipazione anche di ex alunne. Si
citano ad esempio:
- incontri in occasione delle canonizzazioni di S. Maddalena di Canossa e
di S. Giuseppina Bakhita;
- iniziative per il centenario dell‟Istituto;
- programmazione dell‟incontro annuale – 3 dicembre – per la ricorrenza
di S. Barbara;
- celebrazioni eucaristiche;
- concerti di musica religiosa;
- visite a luoghi importanti per la vita canossiana.
Credo nella partecipazione e nella collaborazione attive e fattive; confido,
pertanto, che si possano trovare importanti momenti di incontro e di confronto
per mettere in comune le diverse esperienze di vita e contribuire in modo
concreto alla formazione delle nuove generazioni, alla soddisfazione delle loro
aspettative e dei loro desideri di crescita, per creare una società solidale,
capace di comprendere i bisogni dell‟altro nella quotidianità e di contribuire alla
costruzione del bene comune.
Enrica Bonfanti
29
L’ Educazione: radici e fiori di vita
L ’ Aquila che non si ferma….. nel racconto di un’ex Allieva
Sento molto forte il bisogno di narrare la mia esperienza all‟Aquila per un duplice
motivo: il primo è che vige una forte latitanza di notizie vere sull‟Aquila nel senso
che non sono false, ma lavorate, modellate, perché riescano a rappresentare la
verità di una sola parte; il secondo motivo è sicuramente rendere un piccolo
omaggio ai miei amici aquilani di Bagno con tutte le sue frazioni, di Pianola e di
Roio, perché mi hanno regalato dei momenti bellissimi.
A loro il terremoto ha portato via tutto, ma non la solarità, l‟accoglienza senza
limiti, il sapersi donare agli altri. E‟ proprio vero, sono forti e gentili e io per
questo devo ringraziarli e ammettere che li stimo molto e che sono un esempio
per me.
Prima di tutto vorrei spendere due righe sulla mia esperienza, sul perché sono
andata giù.
Sto svolgendo un anno di servizio civile nella Caritas Diocesana di Verona e circa
a metà anno mi è stato proposto di fare un mese di distaccamento all‟Aquila: i
primi 15 giorni a marzo per programmare le attività estive dei ragazzi delle
parrocchie e dei gruppi giovanili che decidevano di vivere una settimana a
servizio di quella popolazione; i rimanenti 15 giorni ad agosto per accompagnare
questi gruppi e coordinarne le attività.
Come dicevo prima, ho sentito forte l‟esigenza di narrare la mia esperienza per
raccontare l‟Aquila vera, quella dei M.A.P., dei progetti C.A.S.E., quella della zona
rossa ma anche quella degli arrosticini, della pizza fritta e del Montepulciano
d‟Abruzzo, l‟Aquila che non si ferma, l‟Aquila che riesce a guardare avanti con un
sorriso malgrado tutto.
Scrivo queste righe quindi a tutte quelle persone (e mi ci metto dentro anch‟io,
prima di marzo, quando scesi la prima volta) che hanno una vita troppo frenetica
per invitarle a fermarsi, a guardare con attenzione le riprese, a cercare i siti di
informazione e a non fermarsi all‟apparenza, a non accettare il forte messaggio
mediatico che all‟Aquila adesso è tutto opposto.
Noi riceviamo delle riprese delle belle casette antisismiche, e fin qui nulla di
male, ma spesso le telecamere si dimenticano di farci vedere che attorno alle
casette, spesso non c‟è nulla, non un negozio, non un posto di lavoro, non un
luogo di incontro, non un luogo di culto…
Ora pensate alla vostra vita, a tutti i luoghi che per voi sono importanti: in primo
luogo la vostra casa, che amate così com‟è, con quel vecchio vaso appoggiato
sulla mensola, con le posate proprio in quel cassetto, quella foto e quel quadro,
la vostra stanza, il vostro letto, i vostri libri, cd, computer, lo specchio che usate
tutte le mattine, la porta che ogni sera si chiude, chiudendo un‟altra giornata..
Ma non solo la casa, il vostro posto di lavoro, la vostra scuola, l‟edicola dove
comprate il giornale, il bar dove bevete il cappuccino, la strada dove andate a
fare una corsa di prima mattina, dove.. “lì la pizza è favolosa” e potrei andare
avanti all‟infinito.
30
L’ Educazione: radici e fiori di vita
Bè, immaginate che in una notte tutto questo vi sia portato via e, dopo mesi di
tenda, veniate messi in una casetta antisismica.. Non la vostra casa, ma una casa
esattamente uguale a quella dei vostri vicini che voi non conoscete. Avrete lo
stesso arredamento, le stesse posate e la stessa macchinetta del caffè che non
sono vostre, ma dello stato.
Ovviamente io non sto cercando di minimizzare il lavoro svolto. Adesso molti
aquilani hanno un tetto sicuro, e questo è bellissimo, ma vorrei raccontare il
dolore che ho sentito nelle voci dei miei amici dell‟Aquila, senza dimenticare le
molte persone che, ancora, si trovano sulle coste a tanti chilometri dalla loro città
e dai loro affetti.
Ora, quando sento al Tg che l‟Aquila si è svegliata di notte per una scossa, mi
manca il respiro e, anche se il Tg ,proseguendo, dice che non ci sono stati danni,
io mando sempre un sms a qualcuno per sapere se è tutto ok…
Vorrei che questo non fosse solo un problema mio o delle persone che, per un
motivo o per l‟altro si sono recate all‟Aquila, ma un problema di tutti. Vorrei che,
ogni volta che l‟Aquila trema, a tutti, per un attimo, mancasse il respiro. Vorrei
che tutti ripensassero alle 308 vite spezzate, ad una città con il centro storico
fantasma, presidiato dall‟esercito, pieno di cartelli di “zona rossa”.
Ho cercato di sintetizzare quel poco che ho compreso dell‟Aquila, ho cercato di
raccontare quel che ho visto, ciò che mi è stato raccontato… Consiglio di guardare
con attenzione Draquila- l‟Italia che trema, di cercare i siti di informazione e
perché no, di ascoltare Domà, una bellissima reinterpretazione aquilana della
canzone Domani, una canzone in dialetto che racconta l‟Aquila degli aquilani..
Un grazie speciale a tutti gli aquilani che mi hanno permesso di stare al loro
fianco, di fare un po‟ di strada insieme.. A chi mi ha cucinato tanti arrosticini da
scoppiare, a chi mi ha fatto imparare Domà, mi ha interrogato e, vedendo che
l‟avevo imparata, mi ha nominato “aquilana”, a chi ha voluto raccontarmi la sua
storia, la sua vita e mi ha fatto capire che gli aquilani non sono solo terremotati
ma sono persone, uomini e donne con una loro storia, e… a tanti altri.
Anna, ex alunna di Verona
L’ Aquila prima del terremoto
31
L’ Educazione: radici e fiori di vita
23-27 luglio 2010
Quest‟anno, per la prima volta, il gruppo Ex Allieve, Insegnanti e Amici, ha vissuto l‟esperienza degli Esercizi Spirituali, a livello Italia, presso il Monastero di Fonte Avellana (PS).
Il Monastero, fondato intorno all‟anno 1000, è sede di una comunità di monaci benedettini del ramo camaldolese che, quasi ininterrottamente, negli ultimi dieci secoli, vi hanno condotto una vita di silenzio, di studio, di lavoro e di preghiera, secondo una norma ispirata alla regola di San Romualdo e scritta da San Pier Damiani, considerato il fondatore della comunità.
Il gruppo, guidato dal priore della comunità monastica, don Alessandro Barban,
ha riflettuto su:
“La figura di Cristo nei Vangeli” nei due incontri quotidiani, ma ha avuto anche modo di assaporare la vita monastica nel rispetto del silenzio e nella condivisione dei momenti di preghiera con la Comunità avellanita.
Alle lodi mattutine, all‟ora media e al vespro, i salmi vengono cantati seguendo il salterio monastico; durante la Messa le risposte e le preghiere dell‟assemblea vengono recitate con ritmo lento che serve a favorire la concentrazione e la partecipazione al momento che si sta celebrando.
L‟incontro, ricco di fascino, è stato anche l‟occasione per imparare a leggere e interpretare, in modo profondo e in chiave nuova, passi del Vangelo, i contenuti della nostra fede in relazione con la cultura contemporanea; per maturare la convinzione di un rapporto dialogico complesso, ma aperto, tra la Chiesa e il mondo post-moderno, di un Chiesa “madre” capace di interpretare le necessità dell‟uomo contemporaneo.
E Cristo, sempre più presente nella storia e vivo tra noi, ci aiuta a
comprendere i grandi fenomeni e gli avvenimenti della realtà sociale in
cui viviamo.
Ne risulta che la sua figura di Uomo-Dio è imprescindibile per la nostra società e per un nostro comportamento “simbolico” capace di dialogare e collaborare con gli altri.
Un vivo ringraziamento a quanti si sono adoperati per organizzare l‟appuntamento, che ci ha fatto, ancora una volta, scoprire il tesoro racchiuso nei testi sacri e gustare in profondità la bellezza e la ricchezza della Parola di Dio.
E … mentre nutriamo la speranza di poterci incontrare ancora alla scuola della Parola, luogo di ristoro sicuro, unica fonte che disseta, l‟ augurio di portare, sempre più, dentro di noi e intorno a noi, nella vita di tutti i giorni, un raggio della luce di Cristo.
Partecipanti agli Esercizi Spirituali 32
Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata
“
Se non siete cognate, avvicinatevi ”, così un vecchio parroco ( ai tempi in cui
l‟Eucarestia veniva distribuita lungo le balaustre ) a due donne situate agli estremi
opposti.
Questo monito mi sovviene ogni qualvolta in chiesa scorgo la disposizione delle suore
della mia parrocchia, raramente vicine nelle panche e anche distanti all‟uscita o per
strada. I laici di primavera inoltrata, ma anche i giovani, colgono questo
comportamento e ne rimangono stupiti.
“ La famiglia deve dare l‟esempio e deve essere presente alla Messa possibilmente
unita”: è la raccomandazione che i Pastori della Chiesa rivolgono ai fedeli.
Allora la Comunità religiosa non è una famiglia “spirituale” e, come tale, ha il dovere di
essere modello e segno visibile di unità e di concordia?
E‟ vero che non si può e non si deve generalizzare, ma in un mondo in cui tutto
sembra franare e disgregarsi, occorre davvero che coloro che scelgono di essere lievito
della società, lo siano in modo autentico e palpabile, perché l‟apparenza è oggi
facilmente smascherabile. Sempre più la suora o il prete nella sua presenza pastorale
è sotto l‟occhio attento del laico che è un giudice severo e chiede al religioso una
condotta altamente evangelica cui ispirarsi nella vita.
Credo che una riflessione profonda sia necessaria.
Come testimoniare la carità tra “fratelli” o “sorelle”al di là di ogni umana differenza di
appartenenza sociale, di cultura, di carattere, di ruolo?
Come superare l‟antipatia che umanamente scaturisce nel rapporto interpersonale?
Come accogliere e comprendere il salto generazionale tra le varie età?
Come essere, insomma, un segno visibile di vero cristiano?
Si legge nella vita di S. Teresina che ella sorrideva sempre ad una sorella che non le
risultava simpatica e che un giorno questa le chiedesse come mai, ogni volta che la
vedeva, sorridesse. La santa rispose: “Ogni volta che la vedo, scorgo il volto di Gesù”.
La chiamata alla vita consacrata è una chiamata alla santità e alla carità.
Quando una comunità religiosa vive concretamente il comandamento
evangelico: “Amatevi l‟un l‟altro, come io ho amato voi”, lo si avverte e lo si
coglie con immediatezza.
Ho conosciuto una Madre Canossiana vissuta per più di trent‟anni fra i monti dell‟alta
Lombardia, che era una fiaccola ardente e continua di carità, che è passata portando
sollievo, conforto, sorriso ovunque, seminando pace, incitando ad alzare gli occhi verso
l‟alto, camminando in umile semplicità, senza mai lamentarsi della fatica e delle pene
quotidiane.
Ai suoi funerali, era presente un paese intero nel lutto e nel dolore, unito nel comune
proposito di raccogliere il suo esempio di amore e di dedizione agli altri e farli
diventare linee guida per il futuro.
Spesso non si scorgono le viole, ma se ne avverte l‟intenso profumo.
Allora, guidati da questa fragranza inebriante, si va alla ricerca di questi minuscoli
fiori.
L‟augurio per ciascuno di noi di diventare profumo di bontà capace di attrarre a Gesù.
Una laica amica 33
Il Breviario Sacerdotale
L’ora terza: il prete e il ministero nello Spirito
O Spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell'intimo dei cuori.
Così canta l‟inno dell‟ora terza della Liturgia delle ore. L‟ora terza (circa le 9.00) nel
calendario giornaliero era nelle città il momento in cui, a metà mattina, suonava la
campana del foro. Di fatto corrispondeva all‟ora dell‟inizio del lavoro, ma per i cristiani
anche ad una delle tre ore della preghiera, mutuate dalla tradizione giudaica.
Secondo la tradizione discese lo Spirito Santo su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo.
L‟evento della Pentecoste è, secondo la profezia di Gioele (2,28), l‟inizio di una nuova
era, il tempo escatologico, in cui tutti diventano profeti presso il popolo di Dio e la terra
viene ricomposta in unità, in una sorta di anti-Babele che è la comunità cristiana
permeata dalla presenza del Risorto.
L‟ora terza è l‟ora dello Spirito come guida della umanità nuova di cui il
presbitero è la guida e il profeta. Quest‟ora dunque è un invito a lasciarsi guidare
dallo Spirito.
Se ciò vale per tutto il popolo di Dio, popolo profetico, sacerdotale e regale, a maggior
ragione vale per il sacerdozio ministeriale. Tutta la vita del prete è sotto l‟azione
permanente dello Spirito.
Così, con l‟invocazione allo Spirito e l‟imposizione delle mani, durante l‟ordinazione
sacerdotale, egli riceve il dono del ministero per mettersi al servizio di Cristo nella sua
Chiesa.
Lo Spirito è alla sorgente del suo ministero. Ma lo Spirito è anche l‟anima del ministero.
Come Gesù in tutta la sua missione si lascia guidare dalla presenza permanente dello
Spirito del Padre, secondo la profezia di Isaia (Is 61,1), che Egli attualizza e rende
presente nella Sinagoga di Nazaret, allo stesso modo il servizio presbiterale, imbevuto di
carità pastorale, di testimonianza della carezza e della fermezza del Padre è una scia di
paternità tracciata all‟ombra dello Spirito Santo.
Ecco allora perché, prima di iniziare il lavoro pastorale quotidiano, le fatiche degli
incontri, delle visite, degli insegnamenti, della programmazione, della preghiera, il
presbitero chiede forza.
Paolo, parlando di sé, dice che egli “avvinto dallo Spirito” (At 20,22), come trascinato da
un vortice di amore e di potenza, andrà incontro alle prove che lo attendono a
Gerusalemme.
34
Il Breviario Sacerdotale
Non a caso il prete indossa la casula proprio a significare questo avvolgimento
dello Spirito che caratterizza: difende, garantisce e rende attiva la sua azione
nella chiesa e nel mondo. “Lo Spirito porta te…Lo Spirito ti conduce”: questo il
senso di quel lungo mantello che spesso la tradizione e la creatività malsana ha
indebitamente accorciato.
L‟inno di terza non richiama sotto forma di invocazione questa relazione, ma dice
anche “come” lo Spirito deve operare nel cuore della Chiesa, del credente e
naturalmente del pastore-credente: “voce e mente si accordino nel ritmo della
lode”. Si tratta di una sintonia. Se la mente che prega va per conto suo, rischia di
intellettualizzare la fede, di farla diventare oggetto di riflessione non soggetto con
cui entrare in dialogo, se la voce che prega segue le sue modulazioni solamente
sonore rischia di trasformarsi in flatus vocis.
Ecco allora la necessità di un accordo, di un mettere in sintonia, di rendere
all‟unisono, di assimilare voce e mente, la sede dei pensieri e quella
dell‟articolazione dei messaggi in un‟unità profonda che trova in Dio la sua origine.
Questa visione antropologica dell‟uomo credente ed orante è più che mai attuale
in questo nostro mondo di dissociazione permanente e schizofrenica, che tocca
anche il credente. Voce e mente cantino in un ritmo solo, non solo quello della
liturgia delle ore, ma quelle delle ore della vita che siano tutta una liturgia. Lo
Spirito sorgente della musica di Dio, sia anche metronomo delle nostre giornate
vissute in una costante attenzione all‟amore che si rivela.
O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d'eterno amore. Amen.
Don Emilio Salvatore
35
La Voce dei TERRITORI: notizie flash
“Ecco, io faccio una cosa
nuova….” (Is. 43,16-21): è la
Parola che ha fatto da filo
conduttore nell’incontro delle
superiore per la verifica del
cammino formativo (2009-
2010).
Essendo anche la conclusione del
triennio del mandato, si è scelto
la località di Coredo (TN),
concordando i tempi di preghiera
e riflessione con una uscita
distensiva lungo i laghetti della
Val di Non e pranzo all‟aperto. La
Celebrazione Eucaristica ha con -
cluso le giornate in rendimento di
grazie, con l‟invito a restare aperte a ciò che il Signore va preparando per ciascuna
in questo clima di avvicendamento e di ricomposizione delle comunità.
La giornata dei
collaboratori
Il 12 giugno si è realizzato
l‟incontro annuale per i
collaboratori e collaboratrici
nelle nostre comunità. Ha
partecipato un buon gruppo con
gioia ed entusiasmo.
La mattinata è stata vissuta al
santuario della Madonna di
Chiampo (VI), con la visita al
grande museo di una ricchezza
inedita di fossili, animali
imbalsamati e opere di scultura moderna, e si è conclusa con la celebrazione
Eucaristica davanti alla grotta di Lourdes.
Nella vicina comunità di Arzignano, le nostre sorelle ci hanno accolto con tanta e
gioiosa fraternità, offrendoci il pranzo preparato con amore e gustato da tutti in
fraterna e rumorosa allegria.
Tempo di vacanza e di movimenti vari Anche nella calura estiva un po‟ eccezionale, la vita cammina nelle nostre comunità,
pur registrando alcune varianti al ritmo ordinario. Nei mesi di luglio e agosto, alcune
sorelle si sono alternate, per una pausa distensiva al mare o ai monti,
sperimentando la fraterna e calda accoglienza della comunità che le ha ospitate.
Altre, per libera scelta o per impedimenti di varia natura, sono rimaste nelle loro
comunità, cercando, in modo creativo, spazi di distensione e di fraterna allegria
dentro le giornate quotidiane. Positiva anche l‟esperienza con i giovani nelle
settimane di volontariato a Roma.
36
La Voce dei TERRITORI: notizie flash
I corsi di Esercizi Spirituali sono stati momenti forti di grazia, attesi e vissuti
nell‟incontro prolungato con Dio nella preghiera e nel silenzio contemplativo. Il Signore è
sempre grande nei suoi doni e il suo amore, sempre inedito e ci invita a una risposta
gioiosa e autentica dentro il cammino quotidiano.
Nei giorni 10 - 14 luglio, una decina di sorelle, di diversi continenti, hanno iniziato in
Casa Madre, con Sr. Sandra Maggiolo, il Seminario Itinerante di Formazione
Missionaria, centrato sul tema: “La missione si racconta”.
L‟iniziativa si inserisce all‟interno dell‟anno missionario, nel 150° della nascita delle
missioni canossiane.
Dopo il periodo di preghiera e discernimento da parte del Consiglio, il 6 agosto, in tutte
le comunità della Provincia Italiana, con la lettura della lettera della M. Provinciale si è
data comunicazione ufficiale delle nomine delle Superiore Locali per il prossimo
triennio, 2010-2013.
Esprimiamo un grazie al Signore e alle Sorelle che generosamente hanno accolto il
nuovo mandato, sia a chi è chiamata in altra comunità, sia a chi riprende il cammino
nella stessa. Per loro e per tutte le Sorelle in fase di “cambiamento” assicuriamo la forza
della preghiera fraterna, animate dall‟unico Spirito che tutto guida verso la piena
realizzazione del progetto di Dio. A.G.
Decimo anniversario della Canonizzazione
di Santa Giuseppina Bakhita
Roma 1 ottobre 2000 – Schio 2010
A dieci anni dalla Canonizzazione, la Comunità Canossiana
di Schio offre a tutti un nuovo libro:“Il Diario” di Bakhita,
per poter meglio conoscere la spiritualità della Santa. Un diario che non si può leggere
senza commuoversi fino alle lacrime.
Nella prima parte del testo, la nostra Sorella universale si presenta a noi con il suo
racconto di schiava africana, dettato cento anni or sono a una consorella, madre Teresa
Fabris.
Nella seconda parte Bakhita ci parla ancora con la sua voce semplice, trasparente, piena
di saggezza. L‟aver compreso che Dio la ama, fa di lei la creatura nuova.
Il Battesimo la riempie di stupore mai sopito. Si abbandona al Signore che chiama
“Paron”, perché si sente totalmente sua e “il Paron” sarà tutto per lei: padre, madre,
fratello e sorella.
Le sue sofferenze passate diventano piaghe gloriose e lei, creatura pacificata, sarà
portatrice di pace e di perdono.
La sua serenità l‟accompagna fino all‟ultimo respiro, quando la Madonna, pronta,
la conduce a Gesù.
Conoscere Bakhita è sentirla sorella capace di accompagnarci nella vita e di
sostenerci nelle prove, per essere anche noi testimoni gioiosi del nostro essere cristiani,
testimoni di speranza.
M. Maria Teresa Stefini 37
La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Bakhita non finisce di stupirci…
.
Pubblichiamo, nella certezza di fare cosa gradita a chi legge, alcuni stralci da una lettera
del Prof. Giuseppe Guarini, già Ordinario di Medicina Interna dell‟Università di Roma “La
Sapienza” e Accademico dell‟Accademia Lancisiana e dell‟Accademia Medica di Roma, su
una testimonianza della nostra “Sorella Universale”, che, nel silenzio e nell‟umiltà
caratteristiche della sua vita, continua ad aprire strade perché “Dio sia amato e
conosciuto”.
“ Sono un anziano professore universitario…
Conobbi S. Bakhita casualmente in San Pietro quando, invitato, nel maggio 1982, a
partecipare alla celebrazione della beatificazione di Mons. Escrivà de Balaguer, vidi, sul
lato sinistro della grande Chiesa, anche lo stendardo di questa suora dalla cute scura.
Mentre centinaia di migliaia di persone (oltre 300.000) giunte da tanti paesi latino-
americani osannavano per la beatificazione del Fondatore dell‟Opus Dei, non molti
esultavano per questa suora di cui notai in particolare la spontaneità e la dolcezza del
sorriso pieno di umana carità.
Ne fui così profondamente colpito che subito la pregai, pieno di sincera commozione,
offrendole i sentimenti più affettuosi e profondi del mio animo.
Passarono gli anni, ma non il mio ricordo e la devozione per questa Santa che tanto
aveva inciso sul mio spirito con quel suo caritatevole sorriso.
Nel 1997, a seguito di alcuni attacchi di angina pectoris, mi sottoposi ad un delicato
intervento che, con l‟aiuto di S. Bakhita, ebbe un pieno successo e mi permise di
sopravvivere serenamente e laboriosamente per altri tredici anni.
Dopo qualche tempo, mentre ero in vacanza a Pesaro con la mia famiglia, decisi di
recarmi a Schio per ringraziare la Santa del mio cuore, come amavo chiamarla, per
avere esaudito le mie indegne preghiere.
Davanti all‟altare maggiore, sotto il quale era composta la sua salma, mi raccolsi in
preghiera, grato e profondamente commosso.
…..Il 3 dicembre scorso u.s., mentre svolgevo un piccolo lavoretto, fui colto da un
improvviso acuto dolore al petto che durò pochi secondi, ma che subito diagnosticai,
per le sue caratteristiche, per un infarto.
Fui subito ricoverato e la diagnosi confermata. Ma…una grave complicanza era in
agguato: la formazione di un aneurisma della parete del ventricolo sinistro di notevoli
dimensioni.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Quando il processo infartuale si stabilizzò, si pose il dilemma tra operare o non operare
l‟aneurisma con l‟elevato rischio, nel primo caso di improvvisa morte da rottura del
ventricolo; nel secondo caso di incorrere in un rischiosissimo intervento chirurgico.
Optai per questa seconda scelta, affidandomi alla Volontà del Signore, alla Misericordia
Divina e all‟intercessione di S. Bakhita.
Tutto ormai era stato predisposto per l‟intervento che avrebbe eseguito, seppure un po‟
titubante, un mio caro amico, il Prof. Francesco Musumeci, uno dei migliori chirurghi
europei, che dirige il Centro di CarDiochirurgia presso l‟Ospedale S. Camillo di Roma.
Ma… nel pomeriggio del giorno precedente, due assistenti del prof. Musumeci mi
comunicarono che forse l‟intervento sarebbe stato rimandato, date le difficoltà di
trovare per tempo un gruppo sanguigno perfettamente compatibile con il mio.
Notando il mio disappunto, mi consolarono comunicando che, per via informatica,
avrebbero estese le ricerche presso tutti i centri ematologici italiani.
Fui preso da un grande sconforto e invocai nel mio cuore l‟aiuto di S. Bakhita.
Dopo poco più di due ore, uno dei due assistenti ritornò e, sorridendo, mi disse:
“Coraggio, Professore, abbiamo trovato il sangue per il suo intervento ed in serata lo
avremo qui in Ospedale. Domattina sarà il primo ad entrare in sala operatoria”.
Felice di questa notizia, domandai subito: “Da dove viene questo sangue?”
La risposta fu secca e lapidaria: “Da Schio”.
Rimasi impietrito come se un fulmine mi avesse colpito. L‟assistente se ne andò via
subito, sorridendo, convinto che il mio silenzio fosse dovuto ad un momentaneo stato
emozionale.
Rimasi solo nella mia cameretta, nascosi la testa sotto il cuscino, abbandonandomi ad
un pianto dirotto, ripetendo continuamente a me stesso:
“Schio! S. Bakhita!...Schio! S. Bakhita!...Schio! S. Bakhita!...”
Spesso, ancora adesso, quando riaffiora alla mia mente quel ricordo, piango come un
bambino, incurante di tutto il mondo che mi circonda. Un pianto pieno di liberazione e
di gratitudine per S. Bakhita.
E ripeto disperatamente a me stesso: “Ma come è stato possibile…. Come faccio a
credere, io, piccolo e povero peccatore, a tanto immeritato amore per me di questa
Santa!
L‟intervento chirurgico ha avuto un clamoroso risultato positivo, anche se seguito da
inevitabili fastidiose complicanze dovute per lo più alla mia età, che, comunque,
sempre con l‟aiuto di S. Bakhita, sto superando con successo
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Un annuncio luminoso è apparso nella sala delle riunioni: “La mia lode al Dio fedele”
Giubilei 2010. Pavia,13 giugno .
Mi sono sentita coinvolta personalmente. Ho visto anche il mio nome tra le sorelle
festeggiate e mi sono messa a pensare!
Nei primi tempi la vita religiosa si presentava bella, ricca di speranza, entusiasta di
ogni cosa, pur con la ferita del distacco dalla famiglia. Si aspirava alla santità, si
pensava a „morire per amore‟.
Passavano gli anni e il Signore ed i fratelli camminavano sulla nostra stessa strada su
cui avevamo trovato qualche sasso in più e spine inaspettate.
Unite nella fiducia e nell‟amore reciproco, ci siamo messe a disposizione nella Casa
dello Sposo, a cui affluivano persone che attendevano da noi affetto, consiglio,
istruzione, orientamento e guida nella vita. Sono passate davanti a noi tante
sofferenze, tante attese, cuori che chiedevano comprensione e pazienza, e talvolta
anche disperazioni silenziose… Il Signore, attraverso noi, ha dato pace, gioia serenità a
tante persone che attendevano aiuto.
Anche la nostra vita cambiava, il rapporto più intimo con Gesù, divenuto nostra sicura
guida, l‟espandersi del nostro cuore ad un amore genuino, l‟accoglienza nel nostro
essere dell‟esistenza dei fratelli ci hanno dato la sensazione di vivere il palpito
dell‟universo.
Alla fine ci ritroviamo a vivere l‟essenziale, a godere delle cose più semplici e, fatte di
nuovo come bambini, ad abbandonarci totalmente tra le braccia del Signore.
Non siamo sole, c‟è la nostra carissima Madre Maria, la nostra Santa Madre Maddalena
di Canossa, M. Bakhita e tutte le Madri che ci hanno aiutato a crescere nell‟amore e
che ora sono già in Paradiso.
Ringraziamo le Madri di Pavia, culla delle Missioni Canossiane, per l‟accoglienza delle
Sorelle che hanno festeggiato il 50^, il 60^ , il 70^ di vita religiosa. Erano in numero
di trenta. Non tutte sono potute essere presenti, il Signore ha detto per loro, con forza,
„Presente‟.
Noi Sorelle festeggiate siamo riconoscenti al Signore per la „fedeltà‟ con cui Egli ci ha
accompagnato nella vita e cantiamo grazie a tutte le persone che hanno contributo a
rendere bella la festa.
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Abbiamo il cuore pieno di gratitudine per il messaggio stimolante e incoraggiante che
la Rev.ma Madre Generale, M. Margaret e il suo Consiglio ci hanno inviato, grazie per
la preghiera e per l‟affetto che ci donano.
Grazie alle nostre carissime Madri, Madre Provinciale, M. Marilena e Madre Natalina
che sentiamo vicine sulle strade della nostra vita.
Preghiamo intensamente il Signore per tutti i nostri Superiori e per l‟intero Istituto e
lo imploriamo perché continui a benedirci, a proteggerci, a rinnovarci.
M. Maria Piccoli
• Ruffoni Mariangela
• Piantoni Lisetta
• Cassamagnaghi Emilia
• Giardini Maria Rosa
• Borghi Renata
• Colleoni Natalina
• Osti Maria Antonietta
• Cesati Clementina
• Ballin Rosa
• Sacchini Elsa
• Cereda Alice
• Colombo Angela
• Rocca Antonia
• Frigerio Marghirita
• Luini Antonietta
• Passera Adriana
• Vitali Imelda
• Pasini Antonia
• Piccoli Maria
• Lessio Amalia
• Bellani Maria
• Biffi Laura Domenica
• Badel Maria
• Danelli Luigini
• Vimercati Angela
• Borali Regina
• Candiani Maria
• Galimberti Giannina
• Corti Antonietta
• Porta Eva
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
Chi andasse in visita alla Comunità Canossiana di Fonzaso … in questi tempi, sarebbe
spettatrice di un commovente quadretto familiare…
Manca una manciata di minuti prima che, dall‟elegante campanile del paese, arrivino i
rintocchi del mezzogiorno: ed ecco, nel lungo e luminoso chiostro, al pian terreno, un
consueto, silenzioso traffico…
Le Sorelle, ricche di anni, che già da tempo hanno donato le forze delle loro gambe a
servizio del Regno, ora avanzano con la loro “4 ruote” per raggiungere la sala da
pranzo. A guardarli bene questi mezzi, sono apprezzabili moderni mezzi di trasporto;
ognuno è rispettoso della statura della persona e… addirittura dotati di freni.
Taluni sono forniti di cestino, situato nel manubrio, utile per il trasporto di mille utili
cose: il breviario, il libretto delle devozioni, le borsette di stoffa da cui sporgono i ferri
per il lavoro a maglia…. Addirittura la Sorella cuciniera lo usa come carrello della
spesa, entrando ed uscendo dalla dispensa o dalla cella frigorifera…
Non mancano le targhe di riconoscimento, utili per non essere confusi e scambiati: uno
porta un fiocco rosso, l‟altro il santino di S. Antonio da Padova, un altro ancora quello
di Bakhita….. Durante i pasti, eccoli tutti nel parcheggio – esente da pedaggio-
sorvegliati dagli angeli custodi…
Chi legge queste righe può giustamente pensare a cosa serve tale premessa….
Essa vuole mettere in risalto il profondo desiderio di essere presenti agli “atti
comuni”. In una parola:
c’è voglia di Comunità !!!!
… voglia di stare insieme, voglia di guardarsi nel volto anche se segnato dalle rughe,
voglia di scambiare una parola, di ridere un po‟… prima di tornare nella propria
stanzetta, in attesa dell‟atto comune che seguirà. La tenacia e il coraggio di queste
Sorelle sono ammirevoli e commoventi.
Tutto questo diventa un monito per me, per te, per noi: desiderare la Comunità;
coltivare lo spirito di famiglia, innaffiarlo con le gocce dell’accoglienza
reciproca, zapparlo quotidianamente con la benevolenza ed il perdono. Sì,
proprio arrivare a dire: la mia Comunità, le mie Sorelle: un tesoro che non si
può barattare con nessuna cosa che luccica al mondo!
Un‟anziana Sorella, quando si sedeva, era solita ripetere: “Quel che l‟ha inventà la
carega, el sarà alto en Paradiso!” (Chi ha inventato la sedia, sarà alto in Paradiso!). E
noi possiamo aggiungere che speriamo ci vada anche quel gentilissimo signore che ha
ideato le “4 ruote” per le nostre Sorelle anziane!
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La Voce dei TERRITORI: notizie flash
A chi è andata a Venezia, anche una sola volta, certamente non è passata
inosservata una gondola vogare lungo il suo caratteristico tappeto acqueo, il Canal
Grande … Tappeto azzurro che, in tempi remoti, ha visto passare più di una
volta anche la Marchesa Maddalena di Canossa…
Gondola: tipica imbarcazione veneziana decorata con il “fero”, un oggetto di ferro a
forma di pettine, con sei denti, che rappresentano i Sestieri in cui è divisa la città:
Castello, S. Marco, Cannaregio, Dorsoduro, San Polo, Santa Croce. Il settimo dente,
opposto rispetto agli altri, rappresenta l‟isola della Giudecca.
Quello di Cannaregio è alquanto noto alle Cronache Canossiane veneziane.
Questo “dente”, un tempo chiamato “regione delle canne”, era luogo malsano e di
povertà… che, nel corso dei decenni, è stato seminato del buon seme Canossiano, un
seme che continua a produrre i suoi frutti, seppur umili.
Con il dolce pensiero della memoria, vediamo camminare per le strette calli le
silenziose Canossiane, ancora avvolte dall‟ampio velo nero, dirette agli ospedali per
consolare chi è nel dolore; altre nei campielli a raccogliere, attorno alle vere da
pozzo, le scarmigliate bambine e condurle alla dottrina.
E, ancora altre, in spoglie e umide aule del convento di Sant‟Alvise, insegnare alle
giovani quanto serve per la vita di ogni giorno e quella che apre al futuro…
In quella zona palustre della città veneta, quanto bene seminato! E, per quanti anni!
Ogni distacco dal “seminatore di turno”, era un gran dolore!
Quando ad una canossiana veniva chiesta l‟obbedienza di lasciare Venezia per altro
lido, il giorno della sua partenza si tingeva di tristezza. Chi abitava di fronte al pontile
di Sant‟Alvise, più volte ha visto questa scena. Un folto gruppo di ragazze
accompagnava la maestra, ricca solo di una valigia di cartone: salita nel vapore,
eccole, piangendo, a togliersi le calze e sventolarle, sventolarle, segno di adDio,
finchè il lento mezzo scompariva in lontananza tra le onde della laguna, verso S.
Giobbe.
Tornando alle gondole, qui si pone una domanda: qualcuno ha mai visto una
gondola sopra un tetto? La risposta potrebbe racchiudere un sorriso incredulo.
Eppure una canossiana, seminatrice infaticabile di bene in terra veneziana – M. Elena
Goggioli, morta ultracentenaria - soleva dire a tutti che lei l‟ha vista.
Ed era vero. In uno degli atroci giorni della seconda guerra mondiale, fu sganciata
una bomba nel bacino di S. Marco. L‟urto provocò l‟innalzarsi potente delle onde,
scaraventando una gondola sopra il tetto di un palazzo……
Oggi le gondole continuano il loro lento navigare, sembrano non aver mai fretta di
arrivare; conducono chi vi sale ad ammirare le bellezze, seppur screpolate e
incipriate di bianco salso, dell‟antica Serenissima.
Cosa dicono a noi Sorelle…. “corridori” del quotidiano gran giro d‟Italia?
…. Rallentiamo un po‟ … per poter ammirare, con cuore aperto, le bellezze che ogni
giorno il Buon Dio dipinge per noi: il sorriso della sorella, la tenerezza di chi soffre,
una lacrima che diventa diamante, una mano nera che sbuccia patate, che mi chiede
un aiuto, una carrozzella da spingere davanti ad una finestra e sentir poi dire….”Oh!
che bel sole!”…. M. Giulia Gallocchio
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Parliamo di … (notizie varie)
Forte Dei Marmi, Luglio 2010.
Col permesso della giornalista Cristina Ugaccioni, nostra carissima amica, che da qualche anno frequenta la nostra casa e la bella spiaggia di Forte dei Marmi, invio al nostro Notiziario della Provincia questo suo articolo sul mare e sull’Amore di Dio. L’ amore grande di Dio da cui lasciarsi raggiungere e penetrare è un tema a lei caro e a noi è piaciuto molto, così abbiamo pensato che si poteva pubblicare. M. E. B.
Un pomeriggio ero in spiaggia, seduta sulla riva,
quando, guardando quel susseguirsi continuo di onde,
d‟improvviso mi è parso che il mare fosse una felice
rappresentazione dell‟amore di Dio: proprio come
quella sconfinata acqua che raggiungeva la riva,
l‟amore di Dio ti viene sempre incontro e non devi
meritarlo; stai lì e lui arriva con le sue infinite onde
d‟amore. E sono tutte diverse l‟una dall‟altra: onde
come premure, gioie, consolazioni, incoraggiamenti,
rimproveri, attenzioni, perdono. Onde che si susseguono senza fine, giorno dopo
giorno, anno dopo anno.
C‟erano molte persone su quella riva: bambini che giocavano con le biglie, i miei
familiari e gli amici intenti a chiacchierare, ragazzini che correvano spensierati,
vecchietti che passeggiavano tranquilli.
Era bello e dava una grande gioia guardare tutte quelle persone e pensare che
ll‟amore di Dio stava andando incontro a ciascuno di loro. Forse qualcuno non se ne
accorgeva, ma Lui c‟era e non smetteva di offrirsi a tutti.
E non smette mai, non si stanca mai in questo.
Guardando il mare scintillante sotto il sole, mi veniva da pensare che la vita
cristiana comincia e si fonda ogni giorno su questo lasciarsi amare da Dio.
Dio non somiglia alla vetta di una montagna, faticosa da raggiungere; e il suo
amore non è il premio della salita, il guadagno dell‟ascensione, di cui magari, sotto
sotto, dopo tanti sforzi, vantarsi.
Dio ti viene incontro; e il suo cuore ti regala incessantemente onde d‟amore capaci
di avvolgerti in ogni momento della tua giornata per darti la vita piena.
Tu puoi anche ignorarle, ma loro, ostinate, continuano ad arrivare.
Anche in acqua c‟erano molte persone: neonati che sgambettavano felici fra le
braccia dei genitori, famiglie che giocavano a pallavolo, ragazzi che, bracciata dopo
bracciata, si spingevano al largo, verso la boe.
Iniziando a nuotare, continuavo a pensare all‟amore di Dio: immenso, sconfinato,
non ne vedi la fine: è come un grembo che ti accoglie, un grembo nel quale vivere
tutti insieme.
L‟amore di Dio, come il mare, ti contiene, ti avvolge, ti culla, ti sferza, ti conduce, ti
sorregge, ti” impregna” di sé.
Dio ci ama: è questa, mi dicevo, la meraviglia, la buona notizia.”
Non con spirito diverso le nostre sorelle canossiane hanno ammirato la grandezza di
Dio e goduto della tranquillità e della bellezza della spiaggia, e sono riconoscenti
per essere state gratuitamente abbracciate e avvolte dall‟amore di Dio, in modo
speciale, in questo periodo di vacanza.
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Parliamo di … (notizie varie)
Il 24 giugno u.s. il S. Padre, Benedetto XVI ha inaugurato, con un solenne
benedizione, la restaurata statua della Madonnina che è ritornata ad innalzarsi sulla
torre del Centro don Orione di Monte Mario.
Una tromba d‟aria, abbattutasi su Roma il 12 ottobre 2009, aveva fatto cadere la
statua, tanto cara al popolo romano, memoria di eventi drammatici e provvidenziali,
scritti nella storia e nella coscienza della Città.
L‟idea di dedicare una statua a Maria, Salus Populi Romani, era nata da un gruppo di
“Amici di don Orione” che, riuniti in una casa privata, fecero un voto: qualora la
città di Roma fosse stata preservata dalle atrocità della guerra e dalla violenza delle
bombe, avrebbero trovato il modo di elevare un monumento alla Vergine. Da lì partì
l‟iniziativa di una raccolta di firme a sostegno del voto alla Madonna cui aderirono
oltre un milione di cittadini.
Il Papa Pio XII raccolse la devota iniziativa del popolo che si affidava a Maria e il
voto fu pronunciato solennemente il 4 giugno del 1944, davanti all‟immagine della
Madonna del Divino Amore.
Proprio in quel giorno, si ebbe la pacifica liberazione di Roma.
Alla fine della guerra quanti avevano aderito al voto si misero ad ammassare
rottami di rame per la realizzazione della statua, affidata allo scultore ebreo Arrigo
Minerbi. Questi trasse le sembianze della Vergine dalla Sacra Sindone con l‟idea che
il volto di Maria dovesse avere, in qualche modo, i lineamenti di Gesù.
La statua fu collocata sul colle di Monte Mario nel 1953, visibile a tutta la Città,
come segno di familiare presenza nella vita quotidiana.
Il Santo Padre, raggiunta la Camilluccia, è stato
accolto dal Direttore Generale degli Orionini, don
Flavio Peloso, dai membri del 13° Capitolo
Generale, appena concluso, e da migliaia di
persone provenienti dalla città e da luoghi diversi.
Ha pregato in silenzio sotto la “Madonnina”, come
amano chiamarla i Romani.
Ha poi indirizzato ai presenti il suo discorso dal
quale ci piace stralciare queste parole:
“Maria, Madre di Dio e nostra, sia sempre in cima ai vostri pensieri e ai vostri affetti, amabile conforto delle anime nostre, guida sicura delle vostre volontà e sostegno dei vostri passi, ispiratrice suadente dell’imitazione di Gesù Cristo. La Madonnina, nel gesto di guardare dall’alto i luoghi della vita familiare, civile e religiosa di Roma, protegga le famiglie, susciti propositi di bene, suggerisca a tutti desideri di cielo. “Guardare al cielo, pregare, e poi avanti con coraggio. Ave Maria e avanti!” – esortava san Luigi Orione…..
A.S
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Parliamo di … (notizie varie)
Ogni persona è un dono unico ed irrepetibile di Dio, con una missione propria per
il bene del mondo che l‟accoglie. Nessuno ha il diritto di imporle di essere diversa,
come nessuno potrà mai sostituirla nel suo modo di sentire o di esprimersi, di
tessere relazioni amiche o di sognare… Nessuno mai sarà in grado di fare propria la
specificità della sua vita e del servizio che offre, anche se potrà, in qualche modo,
emulare il positivo che in essa riconosce e camminare insieme ad essa, per la
realizzazione del sogno che Dio portava in cuore quando creò l‟umanità: la
COMUNIONE!
Due settimane or sono, ho incontrato per la prima volta un mio pro-nipotino di
sette mesi. Occhi particolarmente grandi e mobili; pupille scure ma piene di luce,
attente ad ogni movimento e ad ogni suono che lo sfiora.. Sul suo viso si ritrovano i
tratti somatici degli altri membri di famiglia, ma l‟espressione che brilla sul suo volto,
il sorriso, le reazioni verso il mondo esterno sono soltanto sue: placide e insieme
inquisitive, silenziose e allo stesso tempo determinate. Quale dono sarà, il piccolo
Timoteo – questo è il suo nome – per la famiglia, per gli amici, per la società, per la
Chiesa?
L‟ INFANZIA e la FANCIULLEZZA costituiscono la prima fase del cammino di
ogni uomo e coincide normalmente con l‟esperienza dell‟Amore dato con tenerezza,
accolto nella gioia e vissuto nell‟affidamento..
La Pre-ADOLESCENZA e l’ ADOLESCENZA vera e propria ne costituiscono la
seconda fase, in cui si acquisisce una sempre maggiore consapevolezza della propria
personalità e del proprio bisogno di amare e di essere amato.
Gli inevitabili conflitti che spesso nascono dalla propria povertà dialogica, causano
vera sofferenza, ma, allo stesso tempo, stimolano una determinata volontà di
imparare a condividere quanto di bello e di buono Dio continuamente pone nel cuore
di ognuno..
Varcata la soglia della GIOVINEZZA, l‟Amore si identifica con la vita stessa e
diviene energia propulsiva di ricerca, di condivisione, di amicizia, di reciprocità
creativa.
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Parliamo di … (notizie varie)
L‟ ETA’ ADULTA dovrebbe essere la naturale continuazione della Giovinezza, ma,
molto spesso, si sente incapace di affrontare ritmi di vita disumanizzanti e rapporti
interpersonali motivati dal solo interesse economico.
L‟ ETA’ PIU’ MATURA ci è donata da Dio come un tempo particolarmente prezioso
per comprendere con il cuore che Egli ci è stato vicino durante ogni fase del nostro
cammino terreno.
Essa entra nella nostra vita senza far rumore, quasi in punta di piedi, per non farsi
notare. Reduce da un lungo periodo di responsabilità e di relazioni interpersonali
significative, gradualmente, l‟esperienza acquisita sembra perdere il suo mordente sulla
vita quotidiana e la persona, da essa abitata, entra, senza accorgersene, in uno stato
interiore nuovo, gravido di vicinanza e di silenzio, non privo di pena, ma ricco di
profondità sapienziale
La PENA di cui si parla, non chiude il cuore, non spegne l‟energia interiore di chi è
vissuto per anni con coerenza; non avvilisce la sua certezza di essere amato e,
nonostante la propria povertà, la incoraggia ad imparare nuovamente l‟arte dell‟amore
senza riserve e senza pretese, senza giudizi severi e senza condanne
Il SILENZIO dell‟anzianità non ha nulla a che fare con l‟assenza di suoni e di
parole; non diventa un nostalgico ricordo di relazioni che un tempo riempivano il cuore
con il sapore della conquista. Esso è piuttosto una capacità interiore nuova che
permette di rivisitare ogni cosa – soprattutto il vissuto – con gli occhi del cuore e di
scoprire, in modo nuovo, la vicinanza tranquilla del Signore Gesù, il suo ascolto
comprensivo e benevolo, la sua tenerezza per ogni uomo e donna che il Padre, Lui
stesso e lo Spirito amano da tutta l‟eternità.
Il <silenzio–ascolto> di chi è vissuto a lungo nella Casa del Signore, si rivela ben
presto quale MEMORIA GRATA del bene ricevuto, ma anche delle difficoltà, vissute
insieme al Dio che cammina sempre con i suoi figli, sia nella festa che nel quotidiano. La
<Memoria Grata> condurrà ben presto alla Pace promessa un giorno dal Risorto; quella
Pace che nasce dalla certezza dell‟Amore di Dio per noi, nonostante, o meglio, grazie
anche all‟esperienza delle nostre fragilità e della nostra debole capacità di amare.
La Pace tra noi e con le realtà che ci circondano stava molto a cuore anche alla Madre
Fondatrice. <Vada tutto, ma non la Pace> - soleva dire alle sue prime Compagne e
ripete ancor oggi a noi, che, come Marta, <ci preoccupiamo spesso di troppe cose>.
La Memoria Grata dell‟età più matura ci aiuterà a rispondere fino in fondo alle attese
di Dio, “vivendo con rettitudine, amando con tenerezza e curando l‟ascolto
contemplativo della divina Parola”.
Con la stessa Parola, il Padre non mancherà di nutrirci fino al giorno in cui Egli ci
inviterà a rimanere per sempre sotto la sua tenda. …
M. Ilva Fornaro
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Parliamo di … (notizie varie)
(Roma)
Michelangelo Bonarrotti 1498-99
marmo di Carrara
Un noto verso di Michelangelo:
“Per fido esemplo alla mia vocazione, nel farlo mi fu data la bellezza
che d’ambo l’arti m’è lucerna e specchio”
rivela l‟antinomia tra il desiderio di trarre faticosamente alla luce l‟immagine
contenuta in potenza nella materia e la concezione di operare sotto la guida di una
Bellezza che procede da Dio. La sua è una appassionata ricerca di carpire un raggio
del Bello universale e divino, per immetterlo nel particolare terreno:
“Né Dio, sua grazia, or mi si mostra altrove più che in alcun leggiadria o mortal velo e quel sol amo perch’in Lui si specchia”.
Quando il dramma della Crocefissione è ormai compiuto e il Cristo si trova tra le
braccia della Madre, c‟è come una pausa piena di infinita tristezza. Gradualmente
tutti i sentimenti si dissolvono e, fra i protagonisti, rimane soltanto un senso si
solitudine e di pietà. E‟ bene ricordare che, ordinariamente, per il genio fiorentino la
sofferenza è nella mente e sollecita il conflitto tra ragione e destino, fra amore e
male.
Il tema del gruppo marmoreo è quello della PIETA‟. Di derivazione nordica, esso
offre la visione della Madre che tiene in grembo il Figlio amato, morto sulla croce.
In questa scultura, Maria è davvero cristificata, fatta Cristo con Cristo. E‟ quindi
crocifissa col Figlio: Figlio e Sposo, dato che ci viene raffigurata giovanissima, come
quando diede alla luce Gesù. E‟ il grande mistero di Maria ad avvolgere
Michelangelo: con quel velo materno che tende a farsi nuovo grembo, contro il male
che Ella, fissando lo sguardo nel vuoto, sembra penetrare, come pure quella Croce
col Figlio morto, di cui <non vi è chi pensa quanto sangue costò …>.
Michelangelo tende a plasmare dentro di sè la vita e la morte di Gesù, ma, solo
nell‟amore sacrificale, scopre il senso di quell‟offerta suprema che l‟umanità rifiuta.
La sofferenza, in Michelangelo, diviene coscienza e ben presto supera i limiti
dell‟Arte, conducendo l‟artista a scoprire il cuore del messaggio cristiano: il già e il
non ancora, il non finito, come espressione dell‟incompiutezza umana, e il mistero
della salvezza.
E‟ lo stato di un grande cercatore di Dio che si trova indifeso davanti a un mistero
troppo grande, una realtà umanamente incomprensibile: la morte di un uomo che è
anche Dio.!
Per Michelangelo l‟arte non è narrativa, ma esprime un‟idea.
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Parliamo di … (notizie varie)
La Pietà, che troviamo nella Basilica di S. Pietro, ha una
forma piramidale. Dalla larghezza della base si sale a spirale
fino al capo della Vergine che costituisce il vertice del
gruppo scultoreo come simbolo di unità. Le pieghe della
sua veste, sovrabbondanti, hanno lo scopo di far risaltare
maggiormente, per contrasto, la bellezza e l‟abbandono
totale e sereno del corpo nudo di Gesù.
La perfezione di questo corpo e del volto della Madre
esprime la sublimazione del loro sacrificio, grazie al quale ci
è concesso sia di intuire il superamento delle fattezze terrene, sia di contemplare in
esse la bellezza ideale che abita l‟eterno.
In questa bellezza si riflettono la Verginità di Maria, la purezza della condizione divina,
l‟incorruttibilità spirituale della carne, promessa a chi tanto ama. Nella Pietà non
troviamo “edonismo” o bellezza goduta per sé stessa, bensì una intuizione
compiutamente espressa, serena, equilibrata, realizzata in pienezza…
La Vergine tiene in grembo il Figlio suo, senza vita, come se fosse un bambino
dormiente.
Chi guarda le due figure con il cuore, non può non notare che lo sguardo dignitoso ed intenso della Madre sul Figlio, appena deposto dalla Croce, esprime un dolore molto profondo, ma anche un amore senza limiti, un invito silenzioso e irresistibile, per chi le è accanto, ad unirsi alla Sua compassione ed alla Sua grande tenerezza.
Il genio eccezionale dello Scultore è riuscito ad imprimere sul suo capolavoro sia il richiamo alla preghiera per chi lo contempla, sia l‟intuizione del grande dolore che la Vergine ha sperimentato nella previsione della Passione del Figlio, fin dal suo concepimento. La previsione, o prefigurazione, può dirsi rafforzata dal gesto della mano sinistra della Vergine Madre, che sembra invitare l‟intera umanità a contemplare con Lei il dolore immenso del Figlio, già previsto nelle Scritture.
Osservando il gruppo scultoreo, si intuisce che le figure sono concepite in una
dimensione che è al di là della realtà naturale, al di là dello spazio. La luce scorre sulle
forme levigate senza condizionarne in alcun modo l‟armonica bellezza.
Leggendo la sua <Opera>, si scopre che per Michelangelo il rapporto uomo/Dio non è
che una ininterrotta ricerca del Suo Volto, una tormentata tensione della mente e del
cuore verso una intensa vita religiosa. Attraverso la vasta produzione e la vita del più
straordinario artista che la storia ricordi, di Michelangelo si può tranquillamente
affermare che ogni suo lavoro – in marmo scolpito o in disegno e colore, in elevazione
di massa e creazione di spazi, oppure in composizioni di parole – traspaiono sempre,
con l‟immagine artistica, le orme di un cammino nello Spirito.
Michelangelo, che i contemporanei chiamarono <divino>, fu da un lato passionalmente
legato alla terra e alla vita e, dall‟altro, animato da una tormentata coscienza morale e
da una continua aspirazione al cielo. Ebbe una sua concezione della vita e dell‟arte -
“ispirazione interiore” o “furor dell‟anima” – come egli la definiva:
“aspro lavoro per cavare in pietra alpestre e dura una viva figura,
un’immagine di bellezza che elevi l’uomo a Dio”.
Il sogno di sommo equilibrio tra materia e spirito, ansiosamente inseguito nel tempo,
trova il suo grande artefice in Michelangelo – uomo solitario e scontroso,
orgogliosamente moralista nei confronti della miseria del tempo, convinto osservatore
della “nobiltà del sudore” di cui s‟impasta la fatica umana.
S F. 49
Parliamo di … (notizie varie)
Pensavo ad una finestra in questi giorni, ma non
mi riusciva di aprirla finchè, questa sera, Don
Ambrogio non ha sbloccato la maniglia. La
combinazione era in queste parole: “mendicanti
del cielo.”
Tutte le mattine ognuno di noi apre la sua
finestra e guarda fuori; gli occhi vedono ciò che
l‟indice del cuore segna. Vediamo dall‟alto del
nostro appartamento e, se siamo appena appena sereni, possiamo immaginare lo
sguardo dell‟Altissimo, quanto in alto? Non così in alto da non poter guardare le
nostre stesse immagini, da non poter vedere le azioni degli uomini.
Una donna conduce per mano la sua creatura e la guarda compiaciuta e sorridente.
Un ragazzo scarica le borse della spesa acquistate alla piccola filiera dove la
verdura costa poco e, poi, se sei un buon cliente, regalano anche quindici carciofi.
La mamma li preparerà ripieni.
Da un‟altra finestra si vede il mare, ma chi si affaccia vive in montagna, non è il
suo panorama, è un mare del nord, grigio sino alle dieci del mattino, azzurro solo
all‟ora di pranzo e poi invadente di umidità. Eppure quel mare è bello perché è lo
stesso sulla cui spiaggia, a volte, passeggiano, da soli, piccoli piedi giovani che
segnano impronte piene di speranza. Seguirle è difficile perché l‟arenile è lungo e, a
guardarlo da lontano, alla fine si confonde col cielo.
Mendicanti, noi mendicanti di cielo.
Ma ora compagni di viaggio su una pista sicura dove cammina il Signore.
Compagni di viaggio, sì, ma di quel viaggio che cambia la vita, che lascia orme sul
percorso o reti aggrovigliate sul greto della storia.
Quale sarà il nostro greto, su quali pietre calzeremo i nostri sandali? Noi forse,
possiamo provare ad immaginarlo, l‟Altissimo lo sa, lo vede già e lo indica dalla sua
finestra che è l‟unica accesa sui nostri sogni e sulle nostre speranze.
Maria Lucia Stolfi
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Parliamo di … (notizie varie)
Una nuova RUBRICA che potremmo chiamare: “SEMI di RIFLESSIONE”??
Dopo la pubblicazione dell’ultimo numero del nostro Notiziario ho avuto
l’occasione di scambiare un parere con alcune nostre sorelle circa l’utilità
e anche la concreta possibilità di aggiungere, alle già previste, una piccola
Rubrica di carattere più formativo che favorisca una qualche forma di
scambio interprovinciale e offra, al tempo stesso, un qualche umile spunto
di riflessione.
L’idea mi sembra apprezzabile, perché costituirebbe un piccolo
contributo, oltre che alla vitalità del Notiziario,alla edificazione di un
sentire condiviso su temi di comune interesse. Per questo riporto, di
seguito,parte di quanto mi è pervenuto da parte di una sorella interpellata.
E’ una proposta che può essere modificata, corretta, alternata ad altre.
Nell’ipotesi che tale proposta sia percorribile, va da sè che la nuova
Rubrica andrà sostenuta dall’apporto di alcune “buone volontà”!!!
“...Si può prevedere uno spazio nel quale potrebbero figurare – a modo di provocazione – lo stralcio di un saggio, un articolo di
giornale, un brano classico ( di S. Maddalena, ad esempio), un apologo,la cronaca di un evento significativo ecc… a cui far
seguire(o far precedere) alcune note di riflessione.
E‟ una modalità adottata da molti (vedi Avvenire) che non impegna e non espone più di tanto e che può a provocare
qualche riflessione , magari un po‟ di dibattito” Che ne pensiamo? Partiamo con la Rubrica”
M. Adriana Sicilia
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Parliamo di … (notizie varie)
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Parliamo di … (notizie varie)
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Calendario dei prossimi Appuntamenti
4 – 8 ottobre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione
9 ottobre Convegno Giovani - Pavia C.so Garibaldi
16 ottobre Incontro Ex Allieve Pavia C.so Garibaldi
2 – 6 novembre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione
6 – 7 novembre Convegno per Superiore Maggiori e Consigli
USMI - Roma
13 – 14 novembre Seminario della Famiglia Laicale Canossiana
Verona – S. Fidenzio
10° anniversario della Canonizzazione di Santa Giuseppina Bakhita
Appuntamenti:
* sabato 2 ottobre 2010: tradizionale camminata-pellegrinaggio, da Vicenza a Schio, che si
conclude con una solenne Celebrazione Eucaristica nel Duomo di Schio,
ore 19.00;
* sabato 9 ottobre 2010, ore 20.30, al Palasport “Campagnola”di
Schio, gara di pattinaggio a cura del Comitato “Bakhita”;
* venerdì 22 ottobre 2010, ore 20.30, nel teatro dell’Istituto
Canossiano di Schio, Via Fusinato, 51, presentazione ufficiale del nuovo
libro sulla spiritualità di S. Bakhita.
Intervengono: Madre Liliana Ugoletti Direttrice della Fondazione Canossiana per la promozione e lo sviluppo dei popoli
Dott. Stefano Tomasoni Giornalista
Allieteranno la serata i bambini della Scuola “Canossa”.
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Freschi di stampa
(documenti di Chiesa – Novità librarie)
Suggeriamo la lettura dei seguenti Testi:
1. Slawomir oder : “perché è Santo” Il vero Giovanni Paolo II raccontato dal Postulatore della causa di beatificazione
2. antonio Socci : “ caterina “ Diario di un padre nella tempesta
3. Angelo Scola : “ Buone ragioni per la vita in comune”
4. andrea riccardi : “ il Secolo del martirio ”
5. RODARI-TORNIELLI : “ attacco a ratzinger ”
6. “ il diario di Bakhita”
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ED. RIZZOLI ED. RIZZOLI ED. MONDADORI
ED. MONDADORI ED. PIEMME
ED. PAOLINE