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N.3

Giornalino3

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Page 1: Giornalino3

N.3

Page 2: Giornalino3

SOMMARIO

La Parola della Fondatrice oggi p. 3

Noi … del Consiglio p. 4

Ministeri e Dimensioni p. 5

I Laici Canossiani p. 18

Nel Segno delle Missioni p. 20

L’Oggi di Dio per il Domani p. 22

Le “Montagne di Gemme” p. 26

L’educazione: radici e fiori p. 29

Provocazioni Laiche alla V.C. p. 33

Il Breviario del Prete p. 34

La Voce dei Territori p. 36

Parliamo di… p. 44

Prossimi Appuntamenti p. 54

Freschi di Stampa p. 55

Page 3: Giornalino3

La Parola della Fondatrice nell’oggi della storia

Provincia “S. Maddalena di Canossa” Roma Via Don Orione, 17

00183 Roma

Settembre 2010

“Diportatevi da vere Figlie di Maria Santissima Addolorata”: questo è il

messaggio della nostra Fondatrice. Ella ci invita a guardare Maria nel momento

più doloroso della sua umana esistenza e ci chiede di assumere il suo stile di

vita: così intende il nostre “essere sue figlie”.

La invochiamo quindi per noi, per tutte le Sorelle d‟Italia, per le Sorelle di tutto

l‟Istituto …

…quando il dolore si affaccia all‟orizzonte della nostra vita e chiede

accoglienza per essere fedeli all‟Amore più grande: Maria, aiutaci a dire di

sì…

quando un apparente fallimento bussa alla porta e chiede coraggio di

continuare ad amare perché il disegno del Padre si realizzi nella storia di

oggi: Maria, aiutaci a dire di sì…

quando il distacco dagli affetti più cari, dai nostri progetti, viene richiesto

perché ci sia dato di “abitare con tutto il cuore i luoghi vuoti di Cristo”…:

Maria, aiutaci a dire di sì…

quando il silenzio di fronte a situazioni di dolore e di ingiustizia è l‟unico

modo per stare con tutta la nostra umanità in situazioni di disagio,

donando tutto l‟amore che permette di generare un nuovo stile di vita, una

nuova umanità: Maria, aiutaci a dire di sì…

Carissime Sorelle e Madri, Maria ci accompagni nel nostro cammino e ci renda

capaci di trasformare la devozione in atteggiamenti, scelte e stile di vita che ci

aiutino a fare spazio dentro di noi al grido di tutti i poveri che invocano “cuori

di Madri e ardore di Apostole”.

Assieme a tutte le Madri del Consiglio: M. Giovanna Radice, M. Adriana Sicilia,

M. Giovanna Ciusani, M. Antonietta Facchi, M. Natalina Mossini, M. Annalisa

Perina, M. Adriana Poretto, auguro a tutte una buona festa e assicuro un

ricordo benedicente.

M. Marilena Pagiato ___________________

Superiora Provinciale

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Noi … del Consiglio

Nonostante il bollettino metereologico segnalato a inizio giugno, quella appena

trascorsa è stata proprio un‟estate “calda”. Calda per la temperatura elevata

registrata ovunque, per il solleone cocente, per le notti semi insonni che abbiamo

vissuto.

Ma “calda” anche per il laborioso discernimento che la Madre Provinciale e le

Consigliere si sono trovate ad affrontare con ritmo incalzante.

Non è stato davvero poco impegnativo pensare ai trasferimenti di superiore e

sorelle e contattare di persona le interessate, previa comunicazione telefonica.

Ascolto, dialogo, ricerca, ripensamenti, incontri e approcci vari hanno

caratterizzato le giornate estive del Consiglio Provinciale. Finalmente, dopo tanta

riflessione e discernimento e l‟insistente preghiera allo Spirito Santo, si è

pervenute a completare la ricomposizione delle 97 comunità, più o meno

modificate al loro interno.

La fatica del Consiglio Provinciale è andata di pari passo con la sofferenza e la

pena delle Madri (più di 150) a cui è stato richiesto un cambio di casa o di servizio.

Fatica e sofferenza che, con lo sguardo della fede, sono come l‟apporto nascosto,

ma reale, per la fecondità comunitaria e ministeriale delle nostre diverse realtà.

Si inizia Il nuovo anno pastorale 2010/2011 ha preso il via con l‟accoglienza della superiora

in ogni comunità e con il mandato personale da parte della Madre Provinciale,

Madre Marilena Pagiato, affidato ad ognuna di esse, nelle rispettive sedi territoriali.

Milano, Brescia, Padova e Verona hanno vissuto tale momento, formativo e

celebrativo, gli ultimi giorni di agosto, mentre il territorio di Catania, il 10

settembre u.s., a Moccone, in Sila.

In ogni territorio, Madre Marilena ha incontrato il gruppo delle superiore, affidando

loro il compito di prendersi cura di cinque aspetti fondamentale per la costruzione

autentica di ogni comunità:

- la cura della crescita personale propria e di ogni sorella;

- quella della vita spirituale: Parola, Liturgia e Riconciliazione,

- l‟attenzione agli incontri formativi, preparati e capaci di coinvolgere;

- la cura della dimensione ministeriale della comunità, chiamata a formare

come un mosaico armonico e significativo dei singoli mandati;

- e infine la cura della gestione e dell‟amministrazione, in omaggio alla

nostra professione di povertà.

Un messaggio consegnato a tutte le superiore. Così come ad ogni Madre, chiamata

per nome, è stata fatta la consegna, all‟interno di un significativo momento di

preghiera, di essere testimone con l‟impegnativo mandato:

“Va’, annuncia ciò che credi; credi ciò che annunci; vivi ciò che credi”.

L‟anno pastorale 2010/2011 è dunque avviato. Il Consiglio Provinciale si è già

ritrovato a Roma, dal 2 al 7 settembre u.s. e ha intravisto appuntamenti

“nazionali”, attraverso i quali percorrere strade e modalità per la rivitalizzazione

della nostra Provincia Italia “Maddalena di Canossa”.

Ci affidiamo insieme alla grazia del Signore e camminiamo con rinnovata fiducia

sulla via che Egli va aprendo davanti a noi, in questo nuovo anno.

M. Giovanna Radice 4

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Ministeri e Dimensioni

Caprino Bergamasco 11-13 giugno 2010

Tema del

Seminario “La tarda età adulta,

dal noto all’inedito”

approccio antropologico

spirituale

Nei giorni 11-13 giugno 2010, a Caprino Bergamasco, ridente

paesaggio della Valle San Martino, si sono incontrate una

trentina di Sorelle più una collaboratrice laica, provenienti dai

cinque Territori della Provincia Italia e dalla Provincia Europea.

Sono sorelle che svolgono un prezioso servizio nella pastorale

della salute, sia nelle strutture esterne, sia nelle infermerie

delle nostre case e comunque con esperienze di

accompagnamento della persona anziana e malata.

Tema del Seminario: “La tarda età adulta, dal noto all‟inedito”,

approccio antropologico spirituale.

Da oltre dieci anni si realizza il Seminario Nazionale sul terzo

Ministero, sempre con una buona partecipazione delle Sorelle.

Una gradita novità di quest‟anno è stata la presenza per tutto il

tempo del Convegno dei nostri Superiori.

Venerdì 11/6 all‟arrivo siamo state accolte con calda fraternità

da Madre Natalina Mossini, Consigliera del Territorio di Milano.

Con la sua relazione, in apertura delle giornate, ci ha immerse

subito nel tema, orientando la riflessione su “L‟inedito di vita

della tarda età adulta emergente nell‟oggi della storia”.

Sr. Maria Grazia Bongarzone ci ha fatto dono della lectio sul

brano di Luca (2,22-38): “Dall‟armonia del Ben-Essere

all‟esultanza del Ben-Dire”.

Attraverso le figure bibliche di Simeone e della profetessa Anna,

ci ha portate a vivere nella gioia di sentirci amate dal Signore e

abilitate ad amare in ogni tempo della vita, fino a diventare

benedizione per l‟altro.

Sabato 12/6 ci ha raggiunto la Madre Provinciale, M. Marilena

Pagiato, che ha seguito i lavori fino alla conclusione del

Seminario.

La dott.ssa Suor Emilia Valente, delle suore di Maria Bambina,

esperta in neuropsichiatria, ha presentato il fenomeno della

depressione nei tre aspetti: clinico, psicologico, relazionale.

Abbiamo sentito allarmanti le statistiche elaborate dal Global

Mental Health Summit, Atene 2009: oltre 450 milioni di persone

soffrono di disturbi mentali (O.M.S.)….

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Page 6: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

Domenica 12/6, Sr. Elisa Doldi ha presentano, con tanta

vivacità, il Documento d‟ Istituto “La tarda età adulta”

facendo emergere il principio di educabilità anche nell‟età di

maggiore fragilità, fino a vivere la tarda età adulta come

ministerialità.

La sintesi magistrale di Madre Marilena Pagiato è stata il

coronamento del Seminario con le sfide concentrate in tre

punti:

1. la ministerialità deve farsi dono anche dentro le nostre

comunità;

2. la ministerialità verso gli ammalati, per essere creativa,

deve far cantare il DNA canossiano che si esprime nei

tre Ministeri;

3. il rapporto con i laici, anche di religioni diverse, richiede

capacità di discernimento per scegliere in modo

responsabile.

La Madre ha concluso con l‟augurio di custodire la capacità di

sognare e di incarnarsi nella realtà in modo propositivo e

carismatico.

I momenti celebrativi dell‟Eucaristia e della liturgia delle Ore

sono stati il filo rosso del Seminario che ha illuminato di luce

nuova le nostre riflessioni.

Nell‟ultimo giorno, è stato consegnato a ogni partecipante il

documento della CEI: “La chiesa a servizio dell‟amore per i

sofferenti”, una riflessione globale su quanto si fa in Italia

nella Pastorale della Salute in linea con gli Orientamenti

Pastorali dei Vescovi italiani per il prossimo decennio, che

avranno al centro il tema dell‟educazione.

Al termine delle giornate, con saluti e abbracci, abbiamo fatto

ritorno alle nostre case, contente e bene animate al nostro

non facile servizio ministeriale, sempre più convinte di servire

il Signore nelle persone che accompagnamo e che

“è proprio l‟amore

a fare i discepoli”

M. Lina Marchetto e M. Caterina Vanoli

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la capacità

di sognare

e di

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Ministeri e Dimensioni

Anche quest‟anno si è svolto a Venezia-San Trovaso, dall‟8 al 10 Luglio,il

Seminario del 1°Ministero sul tema: “ I destinatari della missione educativa

canossiana” che ha visto riuniti insegnanti laici e religiose canossiane

provenienti da tutta Italia.

Al Seminario sono intervenuti i docenti universitari M. Teresa Moscato e

Paletta dell‟Università di Bologna, il prof. Triani dell‟Università Cattolica di

Brescia e Piacenza.

Ha aperto i lavori M. Marilena Pagiato, Superiora Provinciale d‟Italia e

Presidente dell‟Enac nazionale, che ha posto l‟accento sul filo conduttore

dell‟anno: la personalizzazione dell‟azione educativa.

E‟ il riconoscimento di un volto il nostro obiettivo - ha sottolineato

M. Marilena - forse ancor meglio - il riconoscimento di quel volto che a volte

si palesa e altre si cela dietro gli occhi, le mani e il cuore dei nostri ragazzi.

Ecco allora rivitalizzarsi in noi una responsabilità immensa, ma molto

gratificante:

farsi testimoni, nei nostri ambienti educativi, dell’amore di Santa Maddalena

verso i piu’ deboli e i piu’ poveri, gli ultimi e i piccoli.

Saremo alla ricerca di quel volto che, povero, cerca un sorriso, una carezza,

una parola, all‟insegna della fiducia e della speranza.

Riscopriremo la nostra passione educativa che è passione per i ragazzi e il

loro mondo, interesse per il loro modo di accostare la realtà, di porsi i

problemi, è pensosità davanti alle loro fatiche; è lasciarsi mettere in

discussione dalle loro domande; è capacità di sorprendersi davanti alle loro

scoperte e alla loro crescita.

Allora, dentro l’emergenza educativa di oggi, scopriremo ancora una volta la bellezza e il gusto di educare.

Alcune insegnanti partecipanti al Seminario

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Page 8: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

Carissime Madri,

desidero raccontare come l‟attività di volontariato e spiritualità, proposta a

livello Nazionale a Roma dalla Commissione di Pastorale Giovanile, ci ha dato la

gioia di veder crescere e maturare un bel numero di ragazzi.

La prima cosa bella che mi ritorna alla mente è

l‟immagine del volantino ”Estate 2010

ROMA”, riportante mani intrecciate per

simboleggiare il servizio fraterno vissuto con

gioia.

Con il supporto del volantino, il soffio dello

Spirito Santo e la nostra passione, sono arrivate

sulle strade romane novantacinque presenze,

tra adolescenti e giovani.

La maggior parte di loro ha vissuto l‟esperienza di volontariato, distribuiti in

gruppi, dalla prima alla quarta settimana di luglio.

Il Patto formativo, un percorso di crescita umana e cristiana, ha sottolineato la

vocazione alla vita e la responsabilità a mettere i proprio doni a servizio del

bene comune, con senso di solidarietà e gratuità.

L‟esperienza si è concretizzata a “Betania”, in Via Don Orione. Da qui il

pomeriggio, alle ore 16.00, si usciva in “maglietta gialla a mezza manica” e, in

metropolitana, si raggiungeva la Stazione Termini per il servizio agli ospiti della

Mensa Caritas.

In questa bellissima attività estiva, che ha visto impegnate M. Mariagrazia

Borghetti, M. Letizia Motta, M. Antonietta De Gennaro, M. Marisa Buffoli, M.

Gasperina Braggiè, M. Nadia Magagna, M. Antonella La Rocca e la sottoscritta,

sono stati coinvolti giovani laici, che in collaborazione con noi Sorelle, si sono

impegnati, con i destinatari, nel lavoro educativo-formativo.

Nella settimana di volontariato dal 24 al 31 luglio, intitolata:

“Campo solidale: va!..e anche tu fa‟ lo stesso”,

i giovani sono stati accompagnati, nella riflessione, dal sociologo prof.Mario

Dossoni, che ha concretamente affiancato i ragazzi nella distribuzione del pasto

alla mensa Caritas, ed ha poi presentato il tema della povertà alla luce di dati

certi e delle cause che la originano. Nel mese di agosto infine, dal 6 al 9, i giovani, in ricerca di tempi di silenzio e di

preghiera, si sono ritrovati a S. Michele, in Via Aurelia Antica. Don Marco

Busco, in collaborazione con M. Daniela Rizzardi e M. Marisa Buffoli, ha

orientato, con gradualità, i partecipanti all‟ascolto del Vangelo per un processo

di interiorizzazione e di preghiera.

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Page 9: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

Non sono mancati spazi educativo-culturali.

I ragazzi hanno visitato Roma con i suoi monumenti e hanno ascoltato

testimonianze di scelte e di stili di vita cristiana con una puntatina alla Città di

Nomadelfia e ad una Casa Famiglia di recupero dei giovani del carcere minorile

della città.

I giovani, motivati sin dall‟inizio, hanno saputo mettersi in gioco, superandosi

nelle difficoltà, nelle paure e nella stanchezza del caldo. Quelli che, all‟arrivo, si

erano rivelati poco motivati sono poi partiti da Roma con una maggiore

conoscenza e accoglienza del problema della povertà, con più apertura alla

relazione e qualche lacrima sul viso.

Riporto due brevi affermazioni dei ragazzi:

“Il servizio alla mensa della Caritas è stata la parte più bella dell‟esperienza,

forse troppo breve, perché l‟integrazione con gli ospiti è avvenuta verso gli

ultimi giorni”.

“La scuola è ricominciata; è un nuovo impegno. Mi sento più sicura e cresciuta,

grazie all‟esperienza che ho avuto la fortuna di vivere a Roma “.

In questo primo anno di attività, noi, Sorelle della Pastorale Giovanile, ci siamo

impegnate a rispondere alle sollecitazioni e all‟accoglienza degli elementi di

novità:

- La Costituzione dell’unica Provincia d’Italia che ci ha sollecitate a

lavorare in sinergia, per ottimizzare promozione e risorse umane.

- Il mandato delle Delibere Capitolari 2008 alle Province di tutto il mondo

di prendersi cura, in modo particolare, della pastorale giovanile e vocazionale

(n.2)

- Il mandato del Consiglio Provinciale d’Italia, da cui si sono elaborate

riflessioni e proposte che, secondo lo specifico carismatico, in primis, ci

mettono a servizio nel territorio per la Chiesa Universale.

Ringrazio Madre Giovanna Radice, che, con le sorelle della Commissione di

Pastorale Giovanile, ha promosso e creduto alle iniziative. Un grazie alle Madri di

Don Orione e di S. Michele che ci hanno accolti con tanta generosità. Un grazie,

infine, a voi tutte, Madri delle comunità della Provincia, per l‟accompagnamento

della preghiera. Ci siamo davvero sentite sostenute nell‟incontrare gli adolescenti

e i giovani che, per dono dello Spirito e per l‟impegno pastorale delle Sorelle,

sono arrivati da quasi tutta Italia.

Sr. Ketty Marsico

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Ministeri e Dimensioni

I Grest estivi sono un‟occasione privilegiata per incontrare ragazzi, adolescenti e

giovani che i genitori ci affidano perché vivano un tempo delle loro vacanze all‟insegna

della crescita umana e cristiana.

Abbiamo raccolto le esperienze di alcuni Grest, svoltisi nei diversi Territori della Provincia,

raccontate dalle Madri animatrici e da persone che guardano con simpatia alla nostra

missione.

Il nostro grazie va alle Sorelle e a tutti gli animatori per quanto di bello e di buono sono

riusciti a trasmettere ai ragazzi e ai giovani.

Vi siete mai chiesti cosa vuol dire essere

artisti? O meglio, vi siete mai chiesti che

cosa vuol dire fare l'animatore?

La risposta è sulle vostre facce, 24 ore al

giorno, in mezzo a bella gente, ridere,

scherzare, giocare, e chissà quante storie

d'amore hanno visto queste quattro mura.

Eppure, essere artista vuol dire ridere

quando hai voglia di piangere, scherzare

obbligatoriamente quando sei triste; per

me, un animatore è una persona che vive il

suo tempo sopra una nuvoletta creata

apposta per lui, ogni tanto torna giù,

constata la dura realtà, e via, quasi per

magia torna ai suoi sogni.

Dopo mille stagioni decidi che è l'ultima,

torni a casa, cerchi di vivere la tua vita

normale ed è proprio lì che ti accorgi che

basta una chiamata per scoprire che la

valigia non è mai stata svuotata, che esiste

sempre un amico per accompagnarti in

stazione, e che il treno per la tua felicità

parte tra meno di un'ora.

Da piccolo mi sedevo spesso sul ciglio della

strada e ascoltavo le storie che aveva da

raccontare; desideravo una bicicletta con i

raggi cromati, una casa tutta bianca, ma

la strada, per scoprire chissà quali altri

segreti il mondo mi nascondeva.

Oggi, a distanza di anni, mi siedo ancora

su quello stesso

freddo ciglio,

ho avuto la

bicicletta con i

raggi cromati,

la casa dai muri

bianchi, ma, fra

me e me,

penso, in fondo

si sta meglio

qui; la gente

spesso borbotta: più diventi vecchio, più

diventi svanito. Non è vero non è vero, io

sono sempre stato svanito.

Ogni tanto, verso sera, ti coglie la

malinconia, e se ti resta ancora qualche

spicciolo nel telefono, pensi subito di

chiamare a casa, componi il numero e

spesso ti risponde una voce fredda e

metallica: "L'utente da lei chiamato non è

al momento raggiungibile ..." o la voce di

tua madre, già, mia madre, mia madre

ha passato la vita a darmi il meglio,

migliori scuole, l'educazione superiore,

l'università, e io l'ho ringraziata con un

semplice “ciao” ma, io vado, io vado a

vivere tra la gente; una vita di sogni

infranta nell'istante di poche insulse

parole.

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Page 11: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

Ho da chiedervi un favore: se vi capita di

incontrare delle strane persone racchiuse in

tute colorate con un sorriso stampato sul

viso, non cambiateli, amateli, criticateli, ma

vi prego, non cambiateli; se fate ciò,

neghereste al mondo l'ultima categoria che

il mondo può vantare di sognatori ad occhi

aperti.

Anch'io, nel mio piccolo, mi sono cimentato

nel forgiare un aggettivo, e, dopo tanto

pensare, l'unico che mi è venuto in mente

è: artisti.

E l‟artista vero è Colui che ci ha creati, ci

ha dato la possibilità di vivere e oggi

rinnova il suo dono chiedendoci di essere

sempre degli artisti veri, quelli che sanno

guardare a se stessi e al mondo con gioia

e fiducia.

Non allontaniamoci mai da questo artista;

Lui porta sempre fra le mani un pennello

e lo usa, ogni volta che lo incontriamo,

per darci una nuova sfumatura, quella che

ci permette di vedere il “nuovo” con

speranza senza mai pentirci di essere

nati.

E‟ con questa poesia che abbiamo iniziato a Rogliano il cammino formativo degli animatori

del GREST. Tutto parte da un sogno, il sogno che Dio fa per noi e su di noi!

E allora che cos‟è il Grest?

Il Grest è una proposta educativa che desidera aiutare i bambini, i ragazzi, gli

adolescenti e i giovani a vivere un‟estate significativa, piena di valori umani e cristiani.

In questa esperienza si educa alla collaborazione e alla vita di gruppo in un periodo come

questo di individualismo, si va alla ricerca del valore del gruppo, alla costruzione comune

del gioco, del clima familiare, dell‟aiuto reciproco.

Si impara ad avere relazioni umane reali e ricche di contenuto, si fanno proposte e attività

per recuperare valori importanti quali il dialogo, il confronto, la sincerità.

Si educa al rispetto delle regole, si sperimenta che le regole aiutano a costruire un

ambiente bello per tutti, all‟accettazione dell‟altro, alla solidarietà accogliente delle diversità

che ci sono in ciascuno di noi, è questo che fa essere migliori; l‟aiuto reciproco tra grandi e

piccoli, il cammino formativo umano e cristiano, l‟apertura a chi è bisognoso, arricchiscono

l‟intervento di valori recuperabili nel tempo favorevole dell‟estate.

La giornata è un insieme di tanti elementi: il racconto di una storia che offre i contenuti

educativi, giochi di ogni tipo, momenti di preghiera, attività manuali,esplorazione nei luoghi

del paese.

La giornata è un insieme di tanti elementi: il racconto di una storia che offre i contenuti

educativi, giochi di ogni tipo, momenti di preghiera, attività manuali,esplorazione nei luoghi

del paese.

LA PROPOSTA EDUCATIVA

E‟ PIU‟ IMPORTANTE DI TUTTE LE ALTRE ESIGENZE.

PER QUESTO L‟ESPERIENZA

PORTA A CHIEDERE DI CONDIVIDERE SCELTE CHIARE E CORAGGIOSE.

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Page 12: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

Sembra strano che nel momento in cui si sta verificando un‟assenza di associazionismo

qui a Rogliano, nel mese di giugno e luglio si è fatta l‟esperienza del Grest e il numero di

ragazzi e animatori ha superato qualsiasi aspettativa, con la presenza attiva di 350

ragazzi e animatori. Ciò che stupisce non è tanto il numero dei partecipanti, ma

l‟entusiasmo e l‟impegno vivo e responsabile da parte di tutti.

L‟avventura di questo Grest inizia, per me, qui a Rogliano, quindici anni fa con l‟avvio di

una formazione per un piccolo gruppo di animatori che ancora oggi sono presenti

nell‟accogliere e aiutare i nuovi arrivati.

Ogni anno il Grest ha prodotto frutti sull‟esperienza e testimonianze di chi era presente,

ha fatto nascere nelle generazioni nuove il desiderio di partecipare.

I primi anni era una tappa vissuta e sentita da pochi; con il passare degli anni si è

affermata come punto di riferimento per tutto il paese.

Il Grest non comprende solo le quattro settimane estive ma, dietro, c‟è una

preparazione, per gli animatori, di quasi un anno, fatta di incontri e riflessioni che

iniziano a Settembre.

Sembra che il Grest non sia mai finito e che, per tutto un anno, il cielo non abbia mai

voluto farsi dimenticare; ora questo stesso cielo scende e si impasta con la terra e gli

uomini.

La risposta sta nel sogno di Dio, quel sogno forse ambizioso, di donare ai

ragazzi una terra che sia riflesso e specchio della bellezza del cielo, quel cielo che

illumina, che con le sue stelle ci guida, che segna il passaggio del tempo.

E di tutto questo Dio vuole farcene dono.

Il Grest è un servizio di collaborazione educativa che coinvolge famiglie, ragazzi ed

animatori nella gestione responsabile del tempo libero, per una condivisione di vita con

altri ragazzi, nella gioia e nella fatica del crescere.

I giovani animatori decidono di intraprendere questa nuova avventura, spinta dal

desiderio che parte dal loro vissuto interiore e li porta a donare e, nello stesso tempo, a

ricevere tanto bene. Tutto ciò porta ad un arricchimento personale che all‟atto

dell‟impegno diventa ricchezza per tutti.

Un compito molto importante viene svolto dalle famiglie che sono le prime a credere in

questa esperienza e a fidarsi degli animatori.

Con la speranza di migliorare sempre di più anno dopo anno, porto nel cuore il frutto di

questa esperienza appena terminata.

M. Silvana Capretti

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Page 13: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

A settembre, una telefonata inaspettata mi ha fatto rincontrare un sacerdote della

Diocesi di Treviso, dopo molti anni: mi invitava ad animare i genitori dei ragazzi di

III Media, in preparazione alla Cresima dei figli.

Ad uno di questi incontri, con sorpresa, annuncia che sarebbe stata meravigliosa la

mia partecipazione al GREST, terminate le attività pastorali.

Che occasione!!!!

Il Signore apre sempre vie impensabili per farsi conoscere e amare!

E così, eccomi a Spregiano, una cittadina alle porte di Treviso, di 12.000 abitanti…

eccomi a Spregiano per il GREST – intitolato IN & OUT – con in media circa 200

ragazzi e una trentina di animatori e aiuto animatori.

La mattina vola tra piscina, maneggio e …

compiti. Gli animatori si siedono accanto ai

ragazzi e offrono il loro aiuto, li sollecitano e

li spronano perché… il caldo e l‟afa tutto

Pranziamo poi assieme ed anche questo

tempo diventa “speciale” per apprendere

come si apparecchia o si pulisce, come si

serve e ci si accontenta.

Nel pomeriggio, tra la scenetta della

storia – che permette ai ragazzi di

interiorizzare il valore proposto -, tra le

attività laboratoriali (recitazione, ballo,

pallacanestro, pallavolo, perline, pon pon,

traforo e cucito, computer e cucina)

guidate da alcuni genitori… e i giochi

preparati e condotti dai ragazzi di III media, si arriva alle ore 18 in un battibaleno e

la giornata del GREST termina.

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Ministeri e Dimensioni

Non mancano le gite, soprattutto in località di mare (ad es. Carole) o alle cascate

di Molina di Verona.

Ogni giorno però, il cuore delle attività

è il tempo della preghiera, sia per i

soli animatori che per tutti i ragazzi.

È stata offerta loro anche la possibilità

del sacramento della Confessione e

una Celebrazione Eucaristica adatta.

E siamo alla conclusione!

Un incontro fortuito… un‟occasione

speciale per essere presenza del

Signore in mezzo a questi ragazzi, a questi fratelli e sorelle nella fede.

A Spregiano non ci sono le suore… chissà, può essere stata anche l‟opportunità

per far scoprire questa meravigliosa vocazione!

Una parola speciale e un grazie alle comunità di Treviso, in particolare a tutte le

Madri di Treviso “Bakhita”, che con tanta simpatia, disponibilità e dolcezza, mi

hanno accolta, sostenuta, e incoraggiata in tutto questo tempo. A tutte e a

ciascuna il mio grazie!

M. Vittorina Cinque

La città di Nova Milanese presenta diversi centri pulsanti per attività e iniziative

e ancora una volta la comunità pastorale di San Grato, formata da tre parrocchie

e da un polo pastorale, e la pastorale giovanile hanno saputo offrire una

eccellente proposta educativa estiva per i ragazzi.

Più di mille ragazzi, di un‟età compresa tra i sei e i quindici anni, accompagnati

da circa centosettanta educatori delle scuole superiori hanno partecipato

all‟oratorio feriale che, per la durata di quattro settimane da giugno a luglio, ha

coinvolto la comunità giovanile con momenti di preghiera, giochi, attività e gite.

E anche quest‟anno, per il secondo anno consecutivo, tutta la città è stata

coinvolta da questo esercito di ragazzi entusiasti che ha vissuto il grande giorno

del „Raduno di tutti gli oratori della città‟ con una grande festa che ha avuto come

momento centrale la celebrazione, in piazza, della Santa Messa con il vicario

episcopale. La festa si è poi ripetuta con il giorno della „Festa finale‟ che con

giochi e fuochi d‟artificio ha segnato la conclusione di questa esperienza estiva

Nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza la collaborazione degli

educatori che a partire dal mese di maggio si sono preparati con momenti di

incontri formativi sia spirituali che organizzativi. Inoltre nulla di tutto questo

sarebbe stato possibile senza la grande disponibilità dei genitori volontari che

impegnati nella gestione della mensa, della pulizia, della manutenzione e delle

attività di segreteria hanno offerto un grande supporto.

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Ministeri e Dimensioni

Ma nulla di tutto questo si sarebbe potuto realizzare senza il costante impegno

dei sacerdoti e delle madri canossiane. La presenza delle madri canossiane,

che da novant‟anni prestano il loro servizio a Nova, è un privilegio e una

ricchezza per la comunità. Presenti in ogni momento della vita della

comunità, si sono sempre impegnate sia nei cammini di catechesi, sia

nell‟assistenza agli ammalati, nelle attività caritative e nell‟assistenza ai ragazzi

dell‟oratorio.

Un servizio che si è sempre rivelato e tuttora si rivela efficiente,ma discreto,

ricercato, voluto e apprezzato da giovani e adulti. E anche in occasione

dell‟oratorio feriale hanno saputo stare sempre al passo coi tempi condividendo

con i ragazzi il momento del gioco, della ricreazione e della preghiera.

Un vero e proprio punto di riferimento per i ragazzi e per gli educatori che

spesso hanno potuto trovare nelle madri conforto, sostegno e consiglio. La loro

presenza è costante e ciascuno sa di poter ricevere da loro un sorriso, un

suggerimento o comunque la grande disponibilità all‟ascolto. E anche durante

l‟oratorio feriale quanti bambini hanno fatto riferimento a loro per risolvere

qualche litigio, quanti ragazzi si sono rivolte a loro per risolvere qualche

incomprensione o tensione, quante mamme si sono confidate presentando le

personali gioie e dolori. Le madri canossiane erano sempre lì a fare da madre e

da sorella.

Se a Nova Milanese l‟oratorio rappresenta ancora una risorsa importante, un

centro pulsante dell‟attività cittadina, lo si deve alla grande disponibilità delle

suore canossiane, alla loro presenza, al loro servizio e alla loro grande capacità

di collaborare con i sacerdoti e di spendersi per gli altri.

Annalisa Tagliabue

L ’oratorio, luogo di vita per migliaia di ragazzi

Se mezzo milione di ragazzi si mettesse pacificamente in marcia da Milano a

Bergamo, farebbe fermare l‟Italia, si parlerebbe di fenomeno sociale e perfino la

politica sarebbe costretta a porsi qualche domanda.

Niente di tutto questo accade o accadrà. Ma il mezzo milione esiste, e soltanto

tra Milano e Bergamo. In tutta Italia sono un milione e mezzo, più i loro 100

mila Animatori, in grandissima parte Adolescenti. Sono il popolo degli

Oratori Estivi.

In totale, gli Oratori mobilitati sono seimila, la metà dei quali in Lombardia e

Triveneto.

E‟ l‟estate alternativa di ragazzi e giovani normali, dei loro Animatori, dei giovani

preti che li seguono e delle tantissime Religiose che li affiancano per vocazione e

passione.

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Page 16: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

Ma questi adolescenti, perché frequentano l‟oratorio? Il segreto è semplice:

“ L’insegnamento più importante che i ragazzi portano a casa da questa

esperienza è la fiducia che ripone in loro il mondo degli adulti”.

Personalmente ho proprio sperimentato nel mio Oratorio di Cassina De‟ Pecchi,

cittadina alle porte di Milano, con grande affluenza di immigrati di ogni razza, cultura,

religione, che i ragazzi sentono allargarsi il cuore non appena incontrano adulti

che innanzitutto spalancano le braccia e li accolgono, senza giudizi o pregiudizi

e li invitano a dare tutto quello che possono dare e dimostrano loro che possono dare

tantissimo, molto più di quanto nessuno abbia mai fatto immaginare loro. E se

sbagliano, se cadono, anziché sottolineare la loro incapacità e lasciarli a terra, danno

loro una mano per rimettersi in piedi e ripartire, sorridendo.

Un Oratorio così un ragazzo lo frequenta eccome … inverno ed estate! Sono sempre

più edificata dei 120 Animatori della mia Comunità Pastorale che hanno affiancato

700 ragazzi più piccoli, iscritti.

Animatori non ci si improvvisa… per questo chiediamo a loro un percorso

formativo che inizia:

* dalla partecipazione alla loro Catechesi, durante l‟anno;

* con alcune attività in Oratorio a scelta: Aiuto Catechista; Animazione nelle

Domeniche di Ritiro dei ragazzi per fasce d‟età; doposcuola in aiuto ai più piccoli delle

Elementari o Medie e, infine, la partecipazione alla “ Domenica della Carità”, nella

quale si va a visitare persone anziane ed ammalate. E‟ da due anni che, con me,

questi giovani visitano la Casa di Riposo delle nostre Madri alla Rocchetta di

Bergamo e quella di Seregno. Credetemi, sono proprio entusiasti!

* Ultimo passaggio è il cammino formativo che precede l‟inizio dell‟Oratorio Estivo.

Il mese precedente è dedicato all‟approfondimento della proposta indicataci dalla

Federazione Oratori Milanesi. Quest‟anno la proposta Educativa per l‟animazione era

intitolata: “ SOTTOSOPRA come in cielo così in terra”

Sottosopra, allora, è un invito a conoscere la terra e i suoi ambienti, per imparare ad

amarla e cambiarla, affinché diventi la casa accogliente per ogni uomo.

Oltre all‟ esperienza feriale fatta di preghiera, animazione, giochi e tornei, canti e balli,

laboratori di cucito (più frequentati dai maschi che dalle ragazze), di teatro, di ballo, di

pittura, di scienza e tecnica, di pasta di sale ecc.; c‟è anche il giorno della piscina e

quello della gita, sempre ai Parchi d‟acqua per refrigerarci dalla calura estiva.

La festa conclusiva è la testimonianza di tutto il cammino della “ Città dei

Ragazzi “. Qui a Cassina De‟ Pecchi, l‟Oratorio Estivo è chiamato così, perché è

realmente come una grande città capace di tutti accogliere e di tutti amare,

mettendo sottosopra l’individualismo e l’egoismo che invece cercano di far

pensare solo a sè!

La serata conclusiva metterà in scena nel nostro tendone teatro: spezzoni del racconto

animato, danze e canti con la presenza di tutti i genitori, parenti e amici. Si

concluderà con un segno di riconoscenza che le Madri e Don Paolo consegneranno a

tutti gli Animatori: un piccolo mappamondo portachiavi…e finalmente un buon

ghiacciolo a tutti.

ARRIVEDERCI AL CAMPEGGIO per mettere tutto SOTTOSOPRA!

M. Anna Maria Giussani e Comunità

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Page 17: Giornalino3

Ministeri e Dimensioni

Sono stata invitata ad offrire qualche spunto di riflessione sulla mia esperienza nelle

carceri…l‟impresa è davvero ardua avendo al mio attivo una frequentazione più che

trentennale in quegli ambienti che, in questo momento, hanno, con quasi quotidiana

frequenza, l‟onore della cronaca. Il mio ingresso nelle carceri è stato casuale, avendo

risposto all‟invito di un avvocato che mi chiedeva di dare un po‟ di lavoro scolastico a una

ragazzina di 14 anni, carcerata insieme alla madre . La sindrome carceraria non mi

ha più lasciata ed è divenuta nel tempo una specie di vocazione nella vocazione.

Impossibile fare una cronaca, sia pur minimale dell‟attività svolta. Sta di fatto che ho

visto, nel tempo, passare sotto i i miei occhi un po‟ tutte le espressioni del male, del

dolore e della disperazione umana. Il carcere infatti è come una rete che raccoglie e

convoglia nelle sue intricate e infinite braccia, tutte le forme di patologia umana sia

fisica, che psichica e morale. E, quasi puntualmente, contrariamente a quanto afferma il

dettato costituzionale, restituisce alla società persone distrutte e priva di prospettive. Il

carcere non redime, anzi, spesso è una scuola di delinquenza, come lo definì un ospite

illustre ai tempi di tangentopoli.

Nel tempo ho assistito anche ad una notevole trasformazione delle normativa, che

offrirebbe molte possibilità alla persona di vivere la propria pena detentiva in modi più

umano e certamente più rieducativo. Questo, tuttavia, richiederebbe un contributo e

una collaborazione da parte della società per ora ancora lontano: riscontro infatti, più

che altro, ancora una mentalità giustizialista(ha sbagliato, paghi!) e un mal celato

desiderio di rimuovere ed allontanare dal vissuto sociale la persona ristretta, giovani

compresi tenendo conto che la popolazione carceraria è costituita soprattutto da giovani.

Metodologicamente, accostando, nei colloqui i carcerati/e di ogni età ed estrazione

sociale, ho sempre cercato, venendo io dall‟educativo, di fare un lavoro di recupero delle

parti sane rimaste … di infondere fiducia e speranza … di ricostruire l‟immagine sociale

distrutta … di riportare alla coscienza un immaginario famigliare di affetti … Ma spesso,

dietro a persone annientate dai terribili reati commessi, ho riscontrato il vuoto,

soprattutto affettivo. Nulla di significativo a proposito era stato seminato e quindi il mio

tentativo di un riaggancio a un possibile futuro di riscatto e di felicità è risultato spesso

vano. Eppure in questi luoghi circola una imprevedibile energia positiva: assisto spesso a

gesti di grande solidarietà, sopratutto nei riguardi dei nuovi arrivati per rendere loro

meno tragico l‟impatto con l‟ambiente.

Difficile comunque rimane il lavoro per una sia pur minimale cancellazione del vissuto

negativo... pensare ad approdi alla normalità, a ripensamenti morali… a scelte di Fede…

Difficile, ma non impossibile! Così è stato per alcuni tramite un lungo lavoro di sostegno.

Il 7 marzo di quest‟anno il Vescovo ha amministrato la Prima Comunione e la S. Cresima

ad una carcerata reduce da una pesante esperienza di appartenenza a Sette pseudo

sataniche. La presenza di varie confessioni religiose inoltre, ha reso possibile

anche uno scambio di valori, manifestazioni di tolleranza e di altruismo che

vanno al di là di ogni considerazione dottrinale o politica. Nasce qui, dove

nessuno se l‟aspetta, una nuova e impensata convivenza umana.

Che sia questa la strada di un possibile comunione con altre fedi? Che diventi

possibile in questo luogo di sofferenza e di privazione una piccola esperienza di

ecumenismo che il mondo civile fatica tanto ad attuare? E‟ quanto si cerca di attuare nel

lavoro di assistenza, nella convinzione che lo sguardo divino non si allontana mai dai

poveri, dai disperati e dai bisognosi di particolare misericordia.

M. Mirella Roda

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Page 18: Giornalino3

I Laici Canossiani

Caprino Bergamasco 26 – 29 agosto 2010

Nell‟ accogliente casa di Caprino Bergamasco ci siamo ritrovati, per vivere insieme

l‟esperienza annuale degli Esercizi Spirituali, in 30 Laici Canossiani provenienti da:

Milano - Bergamo - Almè - Lodi - Pavia - Carate Brianza - Monza - Fontanella al piano,

con alcune Madri Animatrici.

Il clima di fraternità e di condivisione ha arricchito tutti noi e ha suscitato in cuore il

desiderio di continuare ad incontrarci per crescere lungo la strada che conduce alla

santità, secondo il desiderio e il cuore di S. Maddalena.

Significativa la presenza tra noi di 4 coppie di sposi che, insieme perseguono l‟ideale

canossiano, aiutandosi e sostenendosi reciprocamente, mostrandosi sempre grati al

Signore per il dono del carisma del più grande amore concesso anche a loro e

quotidianamente testimoniato in famiglia

Sempre toccante il momento, all‟interno della Celebrazione Eucaristica conclusiva,

dell‟Atto di affidamento a Maria della nostra vita. Con fiducia e con speranza, alcuni tra

noi hanno rinnovato la propria consegna alla Vergine Santa perché sia sempre al loro

fianco; due Laiche per la prima volta hanno detto il loro sì a Maria, testimoniando

davanti all‟Assemblea il loro vivo desiderio di camminare sul sentiero non facile della

santità.

I diversi tasselli o passaggi che hanno dato completezza al tema generale dell‟incontro:

“La Cella del cuore”, la ricerca continua dell‟incontro profondo con il Signore della vita,

sono stati così proposti da M. Paola:

alla ricerca del sogno: solo un cammino che esige sacrificio è vero e porta alla

propria leggenda personale

La dimensione contemplativa della vita

Il Dio che mi guarda con amore: “Ecco sto alla porta e busso”: spunti dal libro

dell‟Apocalisse

Il cammino di santità: due eloquenti testimoni: S. Caterina da Siena e S. Teresa

d‟Avila

In fondo la mia vita è un ininterrotto ascolto dentro me stessa, gli altri, Dio:

riflessioni di Etty Hillesum

Il cammino di fede di Maddalena di Canossa

L‟uomo nuovo scrive le parole nel cuore

Pensiamo che gli Esercizi Spirituali servano a fortificare il senso della propria fede, di

conseguenza, attraverso questi momenti, riusciamo molto meglio a conoscere Dio.

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Page 19: Giornalino3

I Laici Canossiani

Per noi Laici Canossiani sono momenti formativi fondamentali per comprendere il

senso della vita e scavare dentro il nostro cuore per elevarlo a quella dimensione di

valenza in cui lo Spirito Santo viene giustamente collocato. Se l‟uomo oggi ha perso i

valori fondamentali della fede è perché ha perso l‟interiorità, la capacità di “ascoltare il

proprio cuore e ascoltare Dio”; non si sofferma più a cercare e a scoprire la sua

presenza dentro gli avvenimenti quotidiani della vita, dentro la storia che Lui traccia

per ciascuno di noi.

Gli Esercizi Spirituali di quest‟anno sono stati guidati da Madre Paola Canziani con una

precisione certosina. Gli aspetti del tema condiviso sono stati vari, tutti molto

interessanti, supportati da sei preziosi fascicoli per l‟approfondimento e la riflessione

personale.

Il tema generale è bene compreso in questa espressione:

“La cella del cuore:

ciò che abbellisce il deserto è che nasconde un pozzo in qualche luogo” (espressione tratta dal libro “Il piccolo principe” di Saint Exupery)

Per la preghiera liturgica di Lodi e Vespri siamo stati accompagnati dal canto,

ovviamente registrato, dei Padri Camaldolesi. Tutto si è svolto nella perfezione e con

ordine.

Cerchiamo di delineare una breve sintesi di ciò che M. Paola accuratamente ci ha

esposto.

“In queste giornate tutto deve essere alimentato nel silenzio, che ci offre la possibilità

di guardare, ascoltare con serenità la persona di cui siamo innamorati, una presenza

che ci offre un significato profondo della vita, del cammino, della ricerca…. L‟incontro

con Lui, il Signore Gesù ci distoglie da quel torpore, da quell‟ apatia in cui cadiamo a

motivo degli avvenimenti e situazioni che ci travolgono ogni giorno.

Nel silenzio scopriamo la presenza di un Dio innamorato di noi che, grazie al suo

profondo amore, ci perdona e ci ridona sempre la sua pace.

Il Laico Canossiano, come ogni cristiano, si rende particolarmente attento alla volontà

del Padre, impegnandosi per scelte radicali, per un salto fuori dalla dimensione

semplicemente umana: il Signore vivente diventa il fulcro confidente del nostro essere

e del nostro agire.

Nelle giornate di Esercizi Spirituali il silenzio diventa dialogo, ascolto delle profondità

del cuore, della Parola per eccellenza; il Signore ascolta fino in fondo la nostra

preghiera. Noi, al contrario, quando le cose non vanno secondo il nostro volere,

dubitiamo di Lui, del suo amore, che sempre, anche se non capiamo, agisce per il

nostro bene.

Madre Paola è stata molto esaustiva nei suoi interventi; ci ha fatto riflettere molto,

anche attraverso “testimoni” autorevoli che hanno vissuto ascoltando il proprio cuore.

Tra questi testimoni non poteva non farci memoria del cammino di fede percorso dalla

nostra grande Madre Maddalena di Canossa.

La gratitudine per quanto M. Paola ci ha consegnato è davvero grande!

L‟ultima sera, in uno spazio di condivisione fraterna, parlando del suo trasferimento a

Verona, Casa Madre, per il giorno dopo, si è commossa fino a trattenere a stento le

lacrime; più di una volta tutta la sala si è ammutolita partecipando al suo stato

d‟animo.

I ringraziamenti, i saluti per la partenza sono stati più che doverosi per quanto la

Madre ha donato ai Laici Canossiani del nostro Territorio in questi anni. A lei

auguriamo serenità e una nuova esperienza apostolica ricca di frutti per il Regno.

Coniugi Anna e Ezio Cesana (Carate Brianza)

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Page 20: Giornalino3

Nel segno delle Missioni

il passaggio del testimone continua…

Da Roma, via Bonosa in Trastevere 3, dove si era recata per una nuova fondazione

richiesta da mons Lucido Maria Parocchi vicario del Papa e già Vescovo di Pavia, in data

17 dicembre 1885 m. Luigia Grassi scrive a M. Celestina Vercellini che le era succeduta

come Superiora nella Comunità di Pavia. Le chiede notizie di una lettera arrivata da

Hong Kong e lascia trasparire la sua ansia materna e insieme apostolica e la sua

passione perché si compia il bene secondo la volontà di Dio.

Scrive: “ E la lettera di M. Stella? Oh cara Madre! Quanto si desidera e si gode nel progetto del bene che il Signore ci fa vedere e che voleva da noi! Come si può avere il coraggio di rifiutare o di ritirarsi?”.

E poi prosegue quasi passandole il “testimone” :

“ In questa circostanza mi si mette davanti agli occhi il Crocifisso che dice: “Tocca a te!! Più l’uva in quantità sterminata, senza foglie e fuori stagione! Cara Madre, anche volendo dimenticare tutto, non lo posso, tanto la circostanza ed i fatti me lo persuadono! E quel detto: “Tocca a te” ora io rivolgo a Lei come a quella che mi succede e che deve continuare l’opera cominciata!”

“Tocca a te!” è il ritornello che da un continente all‟altro è stato ripetuto, cantato,

pregato nelle nostre case canossiane, nelle parrocchie, nelle scuole… , facendo memoria

dell‟ardore apostolico coraggioso e tenace di una donna che ha saputo interpretare lo

spirito della Regola scritta di S. Maddalena e incarnarlo in modo originale dando così

una risposta inedita agli appelli che la realtà le poneva.

Come hanno vissuto le Canossiane e la città di Pavia questo 150° anniversario delle

Missioni Canossiane?

La Comunità Canossiana di C.so Garibaldi vanta una lunga storia di radicamento sul

territorio. Nelle diverse tipologie di scuola che si sono succedute in quasi 200 anni di

storia, negli oratori, nei quartieri del Borgo, negli ospedali… le Madri hanno incontrato

generazioni e generazioni di pavesi. Ancora oggi parlare di una canossiana significa

far risuonare stima, rispetto e affetto.

La città ha dedicato una via a M. Luigia Grassi,

con l’epigrafe di benefattrice della città, e le

diverse autorità del mondo religioso, civile e

universitario hanno dimostrato il loro plauso all‟evento

che stiamo celebrando partecipando alle diverse

iniziative pubbliche proposte dall‟Istituto, ma anche

proponendone, come è avvenuto per la tavola rotonda

presso l‟Università dal titolo:

”Incontro tra Oriente e Occidente.

Testimonianza dei Missionari.”

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Page 21: Giornalino3

Nel segno delle Missioni

Il Vescovo, mons Giovanni Giudici, che ha aperto ufficialmente questo anno giubilare

con una solenne celebrazione presso la nostra cappella, ci ha più volte testimoniato la

sua gioia per questi eventi, la stima e l‟orgoglio di saper Pavia culla delle prime

fondazioni missionarie.

Che dire poi delle molteplici iniziative che

hanno coinvolto i ragazzi della scuola e le

loro famiglie, le ex alunne e tutte le

Madri che arrivano nella nostra Casa per

un momento di sosta spirituale nella

quale lasciarsi fortemente provocare

dallo Spirito che spinge alla missione:

Tocca a te!

Tocca a te, oggi, far conoscere e amare Gesù

nelle “opere di carità di cui Iddio ci presenta

l‟opportunità” (lettera alla Vercellini) con

coraggio e creatività.

Il giorno 27 agosto si è verificato poi un fatto

unico e straordinario per la Comunità di Pavia, un

vero avvenimento storico: M. Margaret, Superiora

Generale, e tutte le Consigliere Generali sono venute a pregare accanto alle

reliquie della Serva di Dio e in forma semplice, ma intensa, abbiamo innalzato

insieme il ringraziamento a Dio per quanto ha operato

in questi 150 anni di missione e abbiamo impetrato

per tutte le Sorelle Canossiane il dono di essere e di

vivere sempre “A MOTIVO DI CRISTO” come

Testimoni del più grande Amore.

Qualche volta, durante la ricreazione, alcune nostre

alunne si inginocchiano davanti al cippo con il busto

di m. Grassi che si trova nel porticato del grande

cortile della Casa…

E‟ commovente osservarle mentre recitano una

preghiera con le mani giunte e gli occhi rivolti al volto

della nostra Madre …

Forse sono attratte dal fascino di una vita dagli orizzonti vasti come il mondo e

forse in qualche modo anche a loro M. Grassi ripete “Tocca a te”, spalancando il loro

cuore a un amore senza confini

.

La Comunità di Pavia Corso Garibaldi

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Page 22: Giornalino3

L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Maddalena, chi sei? Ha ancora senso, oggi, il tuo modo di amare Dio e i fratelli? Che

cosa può dire la tua persona, la tua storia, la tua relazione con il Signore a dei

giovani cuori che si mettono in cammino, con te, sui passi di Gesù? Che cosa di te

continua ad attirare, ad appassionare, a rendere bella e piena la vita?

Sai, in questi ultimi anni ho avuto la grande gioia di camminare al fianco di giovani

donne che hanno deciso, più o meno consapevolmente, di entrare in relazione con

Gesù e con gli altri secondo il tuo dono, la tua modalità, noi diremmo: il tuo carisma.

E‟ stata una sfida ed un‟avventura entusiasmante e anche abbastanza sofferta.

Quando arrivano per iniziare il percorso formativo, molto spesso, esse conoscono

poco di te; sanno il tuo nome, magari un po‟ della tua storia, forse ti hanno anche

vista brillare negli occhi e nelle mani di qualche tua figlia incontrata in parrocchia, o

nella scuola, o per un disegno imperscrutabile di Dio. Giungono con il grande

desiderio di voler amare, con la percezione di essere state invitate da Dio ad un

“altro” modo di amare rispetto a quello scelto da tante loro amiche e coetanee.

Arrivano con grandi sogni nel cuore, con gioie profonde e anche con la paura di

dover perdere un po‟ della loro umanità. Sono alla ricerca di capire se ciò che hanno

intuito dentro, in un momento di profonda comunione con il Signore, corrisponde a

verità o se si tratta solo di un‟illusione, di un “errore” di percorso.

Sai, Maddalena, queste giovani donne sono belle, davvero! Belle perché vere, perché

non si nascondono, perché cercano, perché sbagliano e si rialzano, perché hanno

paura ma sanno rischiare la vita per Dio.

Di te, dunque, all‟inizio sanno veramente poco … ma, pian piano, lungo il cammino

arriva l‟incontro e … lo stupore. Sì, forse è proprio questo il primo sentimento che

provano nei tuoi confronti.

A volte succede che, leggendo le lettere che ti scrisse Don Libera, ti scoprono molto

vicina a loro: una giovane donna piena di paure, di dubbi, ma anche di grandi ideali.

Una donna dal cuore mai sazio, sempre inquieto, sempre in ricerca. Una donna che

impara lentamente ad avere fiducia in sé, nelle proprie ricchezze, che sa ascoltarsi

nel profondo e osa credere ai suoi sogni. E questo le entusiasma e le fa sentire “a

casa”.

Altre volte, il tuo grido d‟amore: “Soprattutto fate conoscere Gesù!” le lascia

senza parole. E‟ ciò che anche loro desiderano, ciò che le ha condotte a lasciarsi alle

spalle un mondo ricco di beni e di bellezze per scegliere il Bene e la Bellezza e poterli

condividere, raccontare a tutti coloro che incontrano.

Talvolta, è il capire pian piano cosa è significato per te Gesù Crocifisso che le

affascina. Non si tratta di un invito ad abbracciare passivamente la sofferenza, ma ad

innalzarsi ai livelli più profondi e più liberi dell‟amore. E, come te, sono attirate dalla

possibilità di apprendere ad amare in perdita, a donare anche quando non c‟è nessun

tornaconto, nessuna risposta.

Le parole che hai scritto, a volte le fanno sorridere: sono così lontane dal loro

linguaggio, sono “fuori moda”… ma continuano ad interrogarle, a provocarle… non ho

mai trovato indifferenza nel loro intimo. Vorrebbero poter ridire, a modo loro, i valori

che hai custodito, vissuto, trasmesso.

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Page 23: Giornalino3

L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Le appassiona, le commuove la tua tenerezza e disponibilità verso i più poveri della

società, il tuo desiderio di ridare dignità e umanità a chi non ha voce. Sognano un

istituto, una “famiglia” religiosa che sia in grado di semplificarsi nelle strutture per

tornare ad essere, come te, sempre più libere di servire “i prossimi”. Non vogliono

assomigliare a te (sanno che tu sei unica, del tuo tempo, del tuo mondo, con la tua

personale esperienza di Dio), ma con tutto il cuore desiderano continuare la tua

scelta di amore e di servizio, a modo loro…

Vogliono ridire il tuo “Dio solo” con parole ed azioni che le caratterizzano, che le

rendono significative in questo nostro tempo.

All‟inizio del loro cammino fanno fatica a chiamarti, a sentirti “Madre”…è una parola

molto grande, ricca di significato, non si può accogliere alla leggera, ha bisogno di

tempo, di complicità, di comunione, di conoscenza.

Noi, Sorelle maggiori, qualche volta le vorremmo diverse, magari più simili a noi…

Ho l‟impressione, invece, che tu le accolga così come sono, che i tuoi occhi si posino

con simpatia sulle loro vite, che le tue braccia si spalanchino per sostenerle,

incoraggiarle, spingerle in avanti.

Vorrei che, per un attimo, tu potessi di nuovo ritornare a parlare; e forse, più o meno

queste, sarebbe il tuo messaggio per loro:

“Carissime figlie, è bello guardarvi e ricordare la mia giovinezza, i miei slanci verso Dio e verso gli altri. Mi piacerebbe vedervi sempre più forti nell’amore, pazienti nell’attesa di un nuovo futuro, con gli occhi rivolti al Signore e con i piedi ben piantati su questa nostra, bellissima, terra. Vi affido il mio carisma, il dono che lo Spirito mi ha consegnato perché lo passassi ad altri. Ora è nelle vostre mani, non rimpicciolitelo là dove può essere esigente, fatelo sbocciare, a modo vostro, ma conservatene la bellezza. So che vi sentite un po’ sole nelle comunità, ma cercate di essere riconoscenti per tutto il bene compiuto da chi vi ha preceduto e abbiate il coraggio di essere sempre propositive, di lanciare lo sguardo avanti e di vedere ciò che gli occhi ancora non vedono. Ho fiducia in ciascuna di voi. Non abbiate paura, il dono è del Signore, non mio, non vostro, Lui lo porterà a compimento se anche voi farete la vostra parte. Vi abbraccio e vi benedico.

Vostra affezionatissima Madre, Maddalena di Canossa, Figlia della Carità”.

M. Maria Rosa Rota

Verona, Casa Madre delle Figlie della Carità, Canossiane, 12 Settembre 2010, ore 16.00! Che cosa mai sarà questa introduzione così solenne???

E‟ un momento tanto atteso e tanto importante per Luisa Silini, 31 anni, nata a

Pisogne, in provincia di Brescia.

In questo giorno, Luisa accoglie nella sua vita il Signore che la consacra a Sé e al

mondo intero, rendendola partecipe della Sua stessa esistenza.

Forse, può sembrare una cosa un po‟ strana che ancora nel 2010 una giovane decida

di diventare “suora”. La stranezza sta nel fatto che si pensa alla vita consacrata come

ad un‟esistenza lontana, staccata dalla gente, un‟esistenza di sacrifici, che oggi

sembra quasi fare compassione.

Ma, con la sua vita e la sua scelta, Luisa ci dice che non c‟è nulla di strano.

Lei è una giovane donna come tante altre, semplicemente si è sentita amata in modo

fortissimo dal suo Signore e rivestita di un compito particolare: rivelare il vero Volto

di Dio in ogni ambiente che toccherà e ad ogni persona che incontrerà. Questo l’ha

entusiasmata e portata a gridare il suo Sì.

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Page 24: Giornalino3

L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Non sarà sempre facile e Luisa ne è ben consapevole. Ma è convinta che il suo vivere

per Dio e per gli altri ha un senso molto forte e vuole imparare ad amare come si è

sentita amata.

Noi vogliamo accompagnarla, giorno dopo giorno, perché si realizzi sempre di più il

suo nome nuovo, l‟identità che il Signore le rivelerà piano piano.

Buon cammino, Luisa. E…non voltarti indietro…la strada è tutta davanti a te.

“Va in pace, il viaggio della tua vita è sotto lo sguardo del Signore” (cfr Gdc 18,6).

E grazie per aver detto Sì.

Agosto 2010, eccoci a Santa Caterina

di Tretto per vivere un tempo insieme di

fraternità e di racconti di vita.

Siamo qui Beata, Beatrice, Jennifer,

Margherita, Zita con le nostre “guru” Adriana,

Filomena e Rosamaria. Con loro proviamo a camminare

insieme costruendoci come donne che amano la vita e

desiderano vivere delle relazioni significative. Ritrovarsi

per noi diventa ogni anno nuovo e bello.

Ci siamo lanciate nell‟universo femminile con un filmato-

documentario sul ruolo delle donne in tv. Dal filmato

emerge una posizione “marginale” - poco significativa, a

volte inutile, sciocca o derisoria – che segue il cliché dello

sguardo dell‟uomo sulla donna: bella, giovane, perfetta

nel corpo, sensuale, provocante ma… con la bocca (quale espressione di un pensiero

profondo) ben serrata. Quello che si nota in modo allarmante è la rinuncia della donna

a difendere la sua identità profonda e vera… “Donna, come senti il tuo ventre?” Al suo truccatore, l‟attrice Anna Magnani disse: - Non togliermi neanche una delle mie

rughe: ci ho messo una vita a farle! –.

Corporeità, affettività, sessualità, maternità, discendenza, voto di castità… ci siamo

accostate a questi temi con uno sguardo positivo, che i diversi formatori ci hanno

saputo indicare, sguardo che anche noi stiamo cercando.

“Come stai con il tuo ventre?” è la domanda che ci pone in diretto contatto con la

maternità: una dignità che dice qualcosa di Dio (Is 49,15-16a - 66,13) e per questo

esprime la dignità più alta per la donna, una dignità – quella di essere madre – per lei

irrinunciabile. Maternità significa “portare dentro”, prendersi cura, significa irradiare fiducia

nella vita sapendo che il vero senso della maternità è fatta anche di

affidamento ad altri e ad Altro.

La maternità rimanda a due organi simili: l‟utero ed il cuore:

- utero, dall‟ebraico, significa luogo dell‟incontro, che accoglie la vita. Luogo

dell‟unione. Deriva dalla parola “sviluppo”, nel senso di svolgere, liberare da involucri,

da matrici.

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Page 25: Giornalino3

L’oggi di Dio per la Storia di Domani

Questo primo luogo di protezione deve essere superato: bisogna uscirne per nascere. Un

movimento che è simbolo di ogni cammino di crescita, di ogni rinascita, di ogni

liberazione, necessario per non creare schiavitù o situazioni di morte. - anche il cuore è un muscolo cavo e, come l‟utero, è capace di dilatarsi, di farsi spazio

accogliente. Utero e cuore dicono come siamo totalmente e corporalmente coinvolte nella capacità di

far spazio all‟altro, di “portare dentro”, di far crescere e di lasciare andare.

Abbiamo scoperto che la maternità dell‟essere donna si può vivere anche in una

comunità religiosa:

- ogni volta che lasciamo emergere qualcosa di nuovo (la maternità rompe con le cose

che non servono a nulla); - quando lasciamo crescere (senza definire troppo cose, persone o progetti: non dà tutto

subito, lascia spazio all‟altro); - quando prendiamo una responsabilità con naturalezza: ne sentiamo certo il peso ma

riconosciamo che in essa c‟è qualcosa di bello da fare (è la naturalezza della madre che

afferma:“Fare la mamma è facile perché è una cosa naturale; mi diverte, mi dà gioia”); -quando lasciamo spazio all‟altro, senza porre ostacoli ma aiutandolo, perché l‟altro possa

anche fare meglio; -quando maternità diventa promozione degli altri con rispetto e tenerezza, nel dialogo,

nell‟ascolto, nella spiritualità.

“Che senso! Ma … ha senso”?

Con il voto di castità la donna può sembrare agli occhi di

qualcuno “menomata”, una donna “sfortunata”- o che porta

sfortuna: fa senso perché colpisce culturalmente

l‟immaginazione. Ci rende marginali, periferiche, non importanti,

inutili, ma… diventa una marginalità significativa: perché

riconosciamo che il centro è Dio, è Lui che ci salva e per questo non attiriamo l‟attenzione

su di noi ma indichiamo Lui, diventiamo spazio perché altri incontrino Dio. Si comprende

così il titolo dell‟articolo: “Si può fare!”.

“Si può fare!”, anche noi ci sentiamo poche, ai margini, desiderose del centro (di

affermazione, di potere, di riconoscimento)… ma al di là di ogni pregiudizio, al di là di

ogni limite umano, abbiamo ritrovato nella maternità e paternità di Dio - che si riduce per

fare spazio al creato, portandoci dentro - , nella marginalità dei profeti, in quella di Gesù

Cristo, di Maria sua madre e dei suoi discepoli, la forza che ci sprona a guardare al futuro

con fiducia e a credere che l‟Amore è la base di ogni regola.

Prendiamo consapevolezza che l‟attenzione va alle motivazioni che ci abitano, perché

vivere il voto di castità significa vivere con un cuore di carne, capace di amare, di creare

legami nella comune ricerca del Signore Gesù. In queste righe, abbiamo provato a raccontare una parte delle

nostre riflessioni che sentiamo importanti per il nostro vissuto

quotidiano e sono diventate condivisione in questo tempo estivo.

Tempo intenso, vero e formativo in ogni momento della

giornata: la collaborazione nei servizi quotidiani, l‟incontro con

gli esperti, lo spazio di ascolto e l‟attenzione reciproca, i

momenti di preghiera, le camminate sulle alte vette, la

contemplazione del creato... In tutte queste occasioni ci siamo sentite coinvolte nell‟esercizio di quella umanità

femminile che ci è propria, contando anche del sostegno e della testimonianza delle

nostre formatrici…

Grazie a tutte per questa possibilità di amicizia e di crescita! …Insieme “Si può fare!”.

Beatrice e Margherita

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Page 26: Giornalino3

Le “ Montagne di Gemme”

“Tutto è grazia…” Riecheggia di continuo in me questa espressione, specialmente

quando ripenso agli eventi delle ultime settimane, durante le quali il Signore ha

manifestato la Sua volontà attraverso le decisioni delle Superiore Maggiori.

Dopo diversi anni vissuti nel servizio dell‟autorità, dopo quasi otto anni dedicati alle

Sorelle di Rocchetta, è arrivato il momento di “ripigliare lo stile dell‟umile sommissione”

(Regola Diffusa)

Mi ero preparata spiritualmente già da tempo, in attesa di lasciare un compito che ho

amato e al quale ho cercato di dedicare tutta me stessa, con la consapevolezza del

venir meno graduale delle energie necessarie per una missione tanto delicata ed

impegnativa, in una fase storica nella quale siamo particolarmente interpellate a

camminare verso l‟inesplorato e l‟inedito.

Alla notizia che era stata nominata Madre Mariangela Aggio come nuova Superiora

della Casa, il mio cuore ha esultato di gioia, per una scelta così mirata ed attenta alle

esigenze di una Comunità speciale, quale è la Rocchetta: una Comunità che affonda le

radici nel terreno fecondo delle prime fondazioni canossiane, una Comunità

impreziosita dalle sue componenti, vere “montagne di gemme”.

Ho preparato me e le Sorelle ad accogliere la nuova Superiora in spirito di fede, ma

soprattutto in atteggiamento di apertura e di fiducia, di gratitudine e di collaborazione.

Così il momento del “passaggio delle consegne” è avvenuto in un‟atmosfera di pace e

di autentica serenità: la preghiera e l‟incontro fraterno che ci ha viste unite intorno alla

nuova Superiora, alla quale è stato conferito il mandato dalla Madre responsabile del

Territorio “Maria Madre della Speranza” , sono state vissute da ciascuna con la

profonda consapevolezza di un “cambiamento nella continuità”.

A Madre Mariangela auguro un cammino sereno, sostenuto dalla costante presenza

della “vera Superiora e Madre Maria Santissima” e reso meno faticoso dall‟amore, dalla

gratitudine, dalla collaborazione di ciascuna di noi:

“Con paziente bontà ti chinerai su di noi, ci farai dono del tuo sorriso amabile

e della tua carità operosa, ci sosterrai con la tua parola franca ed evangelica,

con lo sguardo, la mente e il cuore fissi nel Signore Crocifisso.”

Per me e per ciascuna Sorella di Rocchetta invoco un potenziamento della “carità

nell‟umiltà”, che ci renda ancora più convinte e serene testimoni della speranza che ci

anima, una speranza che ci darà il coraggio, giorno dopo giorno, di rompere gli

ormeggi che ancora ci legano alle umane sicurezze e di gettare l‟ancora nell‟insondabile

profondità dell‟Amore di Dio, il “sommo, unico Bene” verso il quale siamo incamminate.

R Bergamo- Rocchetta 31 agosto 2010

M. Giuseppina Corti

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Page 27: Giornalino3

Le “ Montagne di Gemme”

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Page 28: Giornalino3

Le “ Montagne di Gemme”

Contemplando lo Spirito che vive ed agisce nella Chiesa, anche noi ci sentiamo avvolte

nella sua luce e ci abbandoniamo a Lui con la nostra Santa Madre Maddalena di

Canossa.

Dopo tanti anni di vita religiosa, il passato ci vive dentro con le sue grazie, con le sue

gioie. Il ricordo di tante Madri che hanno incarnato lo Spirito di Cristo proposto a noi

dalla Fondatrice: spirito di carità, di dolcezza, di mansuetudine, di umiltà, di zelo e di

fortezza ci sollecita a vivere nel presente questi lineamenti del carisma canossiano.

Riemergono ricordi carissimi: tratti di intenso affetto che riuscivano ad attraversare la

rude scorza di un‟educazione severa, la forza di uno zelo ardente, trascinante, un vivo,

trasparente amore a Cristo capace di coinvolgere le persone.

È questo amore di Cristo che ci viene anche oggi incontro per condurci alla fede, alla

verità, ad un rapporto con Lui, il Figlio che dà la vita. Bisogna che diventiamo poveri di

consensi, di appoggi umani, che sentiamo la debolezza, le ferite della nostra umanità

per lasciare che lo Spirito di Gesù ci invada e ci renda aperti, gioiosi, vivi.

Il nuovo che ci sta davanti è una modalità che Gesù ci prospetta per vivere nel tempo

moderno le virtù di sempre. Ben a ragione la Rev.ma Madre Generale ci invita a una

„fedeltà creativa‟. Occorre tenerci saldamente ancorate allo Spirito Canossiano e, nello

stesso tempo, essere pronte all‟invito „Duc in altum‟. In alto: nell‟amore fraterno in

comunità, che si concretizza nell‟accoglienza, nella comprensione e nel perdono. Ed

anche: „Prendi il largo‟: nel gettare gesti di carità, di umiltà e parole di luce che facciano

conoscere ed amare Gesù.

Ora dalla barca su cui i discepoli hanno sperimentato la pesca miracolosa, ci gettiamo,

come Pietro, nell‟acqua per arrivare più rapidamente a Gesù e sentirci dire: „Pasci i miei

agnelli‟. Gesù ci apre nuovamente alla missione! Tanti fratelli intorno a noi vivono nel

buio della non conoscenza dei valori spirituali, del non senso, della mancanza di affetti,

dell‟insignificanza… Essi tendono le braccia verso di noi in cerca di aiuto, come quel

bimbo che disse a M. Luigia Grassi „Tocca a Te‟.

Sentiamo rivolta a noi questa espressione. Noi rispondiamo ogni volta che avviciniamo

con amore una persona, coscienti della sua singolarità, della sua individualità

irripetibile: allora Dio è con noi. L‟amore ci salva da ogni illusione: riceviamo amore solo

donando amore.

S. Maddalena era consumata dall‟amore ai fratelli „come da una febbre!‟

L‟Istituto nato ai piedi della Croce di Gesù, che non donò altro che amore, può guardare

al futuro con speranza, poiché la nostra Santa Madre ci ha tracciato una strada che

apre verso l‟infinito:

“Amare Iddio con tutto il cuore ed il prossimo come noi stessi, per amore del medesimo Iddio. Ma l’adempimento di questi due Precetti non è tutto intero lo scopo di quest’Istituto; si tratta di più di adempirlo ricopiando, per quanto a noi miserabili è concesso, la vita SS.ma del Signore nostro Gesù Cristo, imitandolo nelle virtù interne ed esterne di cui Egli degnossi darci particolare esempio, conducendo noi pure una vita soggetta, umile e nascosta, tutta impiegata a amare la Divina Gloria e la Salute delle Anime”.

Nostro compito è ora penetrare nel cuore di Maddalena per cogliere l‟inarrestabile

crescendo dell‟amore per il suo Gesù. Vicino a Gesù c‟è sempre la sua dolcissima Madre

Maria, al cui cuore tenero e amante affidiamo le nostre vite. In questa valle di lacrime

abbiamo bisogno di una Madre „clemente e pia‟ che sappia mutare il nostro pianto in

luce e le nostre fatiche in caldo abbraccio in cui i nostri fratelli sappiano trovare il

tepore della famiglia.

M. Maria Piccoli 28

Page 29: Giornalino3

L’ Educazione: radici e fiori di vita

Ogni aspetto della vita è fortemente influenzato dall‟educazione e dalla cultura

di ognuno.

Infatti l‟educazione ricevuta caratterizza le nostre scelte nei diversi settori di

attività, nella famiglia, nei rapporti sociali, culturali e religiosi, con

l‟affermazione dei principi e dei valori in cui fermamente crediamo e che

rappresentano, anche nei momenti difficili, la nostra guida coerente e sicura per

il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati.

Ho frequentato negli anni cinquanta e primi anni sessanta l‟Istituto Canossiano

“Barbara Melzi” di Legnano, vivendo in tale contesto i particolari momenti del

cambiamento della scuola e dei rapporti con una società in evoluzione che

richiedeva risposte e soluzioni ad annose problematiche complesse nel rispetto

dei doveri e dei diritti inalienabili della persona.

Sono convinta della necessità di una formazione e di un aggiornamento

continui; per questo, pur avendo svolto la mia attività lavorativa non in ambito

scolastico ed educativo, ma nella pubblica amministrazione locale, ho sempre

mantenuto costanti rapporti con la “mia” scuola e con le Madri che hanno

saputo indirizzarmi verso scelte responsabili e impegnative.

Ho maturato la convinzione che è indispensabile rafforzare i contatti con le

persone che hanno contribuito alla nostra formazione e collaborare per dare vita

a un‟associazione con lo scopo di approfondire i principi ispiratori del progetto

educativo, di mantenere i legami con la scuola e sostenerla, di favorire i

rapporti professionali, culturali e di amicizia anche tra ex alunne di generazioni

diverse per il conseguimento di azioni di solidarieà, di sussidiarietà e di

reciproco aiuto.

In questi anni molteplici sono state le iniziative promosse dall‟Istituto per creare

uno spazio aperto alla diffusione e alla conoscenza delle diverse attività e di

significative ricorrenze, sempre con larga partecipazione anche di ex alunne. Si

citano ad esempio:

- incontri in occasione delle canonizzazioni di S. Maddalena di Canossa e

di S. Giuseppina Bakhita;

- iniziative per il centenario dell‟Istituto;

- programmazione dell‟incontro annuale – 3 dicembre – per la ricorrenza

di S. Barbara;

- celebrazioni eucaristiche;

- concerti di musica religiosa;

- visite a luoghi importanti per la vita canossiana.

Credo nella partecipazione e nella collaborazione attive e fattive; confido,

pertanto, che si possano trovare importanti momenti di incontro e di confronto

per mettere in comune le diverse esperienze di vita e contribuire in modo

concreto alla formazione delle nuove generazioni, alla soddisfazione delle loro

aspettative e dei loro desideri di crescita, per creare una società solidale,

capace di comprendere i bisogni dell‟altro nella quotidianità e di contribuire alla

costruzione del bene comune.

Enrica Bonfanti

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Page 30: Giornalino3

L’ Educazione: radici e fiori di vita

L ’ Aquila che non si ferma….. nel racconto di un’ex Allieva

Sento molto forte il bisogno di narrare la mia esperienza all‟Aquila per un duplice

motivo: il primo è che vige una forte latitanza di notizie vere sull‟Aquila nel senso

che non sono false, ma lavorate, modellate, perché riescano a rappresentare la

verità di una sola parte; il secondo motivo è sicuramente rendere un piccolo

omaggio ai miei amici aquilani di Bagno con tutte le sue frazioni, di Pianola e di

Roio, perché mi hanno regalato dei momenti bellissimi.

A loro il terremoto ha portato via tutto, ma non la solarità, l‟accoglienza senza

limiti, il sapersi donare agli altri. E‟ proprio vero, sono forti e gentili e io per

questo devo ringraziarli e ammettere che li stimo molto e che sono un esempio

per me.

Prima di tutto vorrei spendere due righe sulla mia esperienza, sul perché sono

andata giù.

Sto svolgendo un anno di servizio civile nella Caritas Diocesana di Verona e circa

a metà anno mi è stato proposto di fare un mese di distaccamento all‟Aquila: i

primi 15 giorni a marzo per programmare le attività estive dei ragazzi delle

parrocchie e dei gruppi giovanili che decidevano di vivere una settimana a

servizio di quella popolazione; i rimanenti 15 giorni ad agosto per accompagnare

questi gruppi e coordinarne le attività.

Come dicevo prima, ho sentito forte l‟esigenza di narrare la mia esperienza per

raccontare l‟Aquila vera, quella dei M.A.P., dei progetti C.A.S.E., quella della zona

rossa ma anche quella degli arrosticini, della pizza fritta e del Montepulciano

d‟Abruzzo, l‟Aquila che non si ferma, l‟Aquila che riesce a guardare avanti con un

sorriso malgrado tutto.

Scrivo queste righe quindi a tutte quelle persone (e mi ci metto dentro anch‟io,

prima di marzo, quando scesi la prima volta) che hanno una vita troppo frenetica

per invitarle a fermarsi, a guardare con attenzione le riprese, a cercare i siti di

informazione e a non fermarsi all‟apparenza, a non accettare il forte messaggio

mediatico che all‟Aquila adesso è tutto opposto.

Noi riceviamo delle riprese delle belle casette antisismiche, e fin qui nulla di

male, ma spesso le telecamere si dimenticano di farci vedere che attorno alle

casette, spesso non c‟è nulla, non un negozio, non un posto di lavoro, non un

luogo di incontro, non un luogo di culto…

Ora pensate alla vostra vita, a tutti i luoghi che per voi sono importanti: in primo

luogo la vostra casa, che amate così com‟è, con quel vecchio vaso appoggiato

sulla mensola, con le posate proprio in quel cassetto, quella foto e quel quadro,

la vostra stanza, il vostro letto, i vostri libri, cd, computer, lo specchio che usate

tutte le mattine, la porta che ogni sera si chiude, chiudendo un‟altra giornata..

Ma non solo la casa, il vostro posto di lavoro, la vostra scuola, l‟edicola dove

comprate il giornale, il bar dove bevete il cappuccino, la strada dove andate a

fare una corsa di prima mattina, dove.. “lì la pizza è favolosa” e potrei andare

avanti all‟infinito.

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Page 31: Giornalino3

L’ Educazione: radici e fiori di vita

Bè, immaginate che in una notte tutto questo vi sia portato via e, dopo mesi di

tenda, veniate messi in una casetta antisismica.. Non la vostra casa, ma una casa

esattamente uguale a quella dei vostri vicini che voi non conoscete. Avrete lo

stesso arredamento, le stesse posate e la stessa macchinetta del caffè che non

sono vostre, ma dello stato.

Ovviamente io non sto cercando di minimizzare il lavoro svolto. Adesso molti

aquilani hanno un tetto sicuro, e questo è bellissimo, ma vorrei raccontare il

dolore che ho sentito nelle voci dei miei amici dell‟Aquila, senza dimenticare le

molte persone che, ancora, si trovano sulle coste a tanti chilometri dalla loro città

e dai loro affetti.

Ora, quando sento al Tg che l‟Aquila si è svegliata di notte per una scossa, mi

manca il respiro e, anche se il Tg ,proseguendo, dice che non ci sono stati danni,

io mando sempre un sms a qualcuno per sapere se è tutto ok…

Vorrei che questo non fosse solo un problema mio o delle persone che, per un

motivo o per l‟altro si sono recate all‟Aquila, ma un problema di tutti. Vorrei che,

ogni volta che l‟Aquila trema, a tutti, per un attimo, mancasse il respiro. Vorrei

che tutti ripensassero alle 308 vite spezzate, ad una città con il centro storico

fantasma, presidiato dall‟esercito, pieno di cartelli di “zona rossa”.

Ho cercato di sintetizzare quel poco che ho compreso dell‟Aquila, ho cercato di

raccontare quel che ho visto, ciò che mi è stato raccontato… Consiglio di guardare

con attenzione Draquila- l‟Italia che trema, di cercare i siti di informazione e

perché no, di ascoltare Domà, una bellissima reinterpretazione aquilana della

canzone Domani, una canzone in dialetto che racconta l‟Aquila degli aquilani..

Un grazie speciale a tutti gli aquilani che mi hanno permesso di stare al loro

fianco, di fare un po‟ di strada insieme.. A chi mi ha cucinato tanti arrosticini da

scoppiare, a chi mi ha fatto imparare Domà, mi ha interrogato e, vedendo che

l‟avevo imparata, mi ha nominato “aquilana”, a chi ha voluto raccontarmi la sua

storia, la sua vita e mi ha fatto capire che gli aquilani non sono solo terremotati

ma sono persone, uomini e donne con una loro storia, e… a tanti altri.

Anna, ex alunna di Verona

L’ Aquila prima del terremoto

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Page 32: Giornalino3

L’ Educazione: radici e fiori di vita

23-27 luglio 2010

Quest‟anno, per la prima volta, il gruppo Ex Allieve, Insegnanti e Amici, ha vissuto l‟esperienza degli Esercizi Spirituali, a livello Italia, presso il Monastero di Fonte Avellana (PS).

Il Monastero, fondato intorno all‟anno 1000, è sede di una comunità di monaci benedettini del ramo camaldolese che, quasi ininterrottamente, negli ultimi dieci secoli, vi hanno condotto una vita di silenzio, di studio, di lavoro e di preghiera, secondo una norma ispirata alla regola di San Romualdo e scritta da San Pier Damiani, considerato il fondatore della comunità.

Il gruppo, guidato dal priore della comunità monastica, don Alessandro Barban,

ha riflettuto su:

“La figura di Cristo nei Vangeli” nei due incontri quotidiani, ma ha avuto anche modo di assaporare la vita monastica nel rispetto del silenzio e nella condivisione dei momenti di preghiera con la Comunità avellanita.

Alle lodi mattutine, all‟ora media e al vespro, i salmi vengono cantati seguendo il salterio monastico; durante la Messa le risposte e le preghiere dell‟assemblea vengono recitate con ritmo lento che serve a favorire la concentrazione e la partecipazione al momento che si sta celebrando.

L‟incontro, ricco di fascino, è stato anche l‟occasione per imparare a leggere e interpretare, in modo profondo e in chiave nuova, passi del Vangelo, i contenuti della nostra fede in relazione con la cultura contemporanea; per maturare la convinzione di un rapporto dialogico complesso, ma aperto, tra la Chiesa e il mondo post-moderno, di un Chiesa “madre” capace di interpretare le necessità dell‟uomo contemporaneo.

E Cristo, sempre più presente nella storia e vivo tra noi, ci aiuta a

comprendere i grandi fenomeni e gli avvenimenti della realtà sociale in

cui viviamo.

Ne risulta che la sua figura di Uomo-Dio è imprescindibile per la nostra società e per un nostro comportamento “simbolico” capace di dialogare e collaborare con gli altri.

Un vivo ringraziamento a quanti si sono adoperati per organizzare l‟appuntamento, che ci ha fatto, ancora una volta, scoprire il tesoro racchiuso nei testi sacri e gustare in profondità la bellezza e la ricchezza della Parola di Dio.

E … mentre nutriamo la speranza di poterci incontrare ancora alla scuola della Parola, luogo di ristoro sicuro, unica fonte che disseta, l‟ augurio di portare, sempre più, dentro di noi e intorno a noi, nella vita di tutti i giorni, un raggio della luce di Cristo.

Partecipanti agli Esercizi Spirituali 32

Page 33: Giornalino3

Provocazioni Laiche alla Vita Consacrata

Se non siete cognate, avvicinatevi ”, così un vecchio parroco ( ai tempi in cui

l‟Eucarestia veniva distribuita lungo le balaustre ) a due donne situate agli estremi

opposti.

Questo monito mi sovviene ogni qualvolta in chiesa scorgo la disposizione delle suore

della mia parrocchia, raramente vicine nelle panche e anche distanti all‟uscita o per

strada. I laici di primavera inoltrata, ma anche i giovani, colgono questo

comportamento e ne rimangono stupiti.

“ La famiglia deve dare l‟esempio e deve essere presente alla Messa possibilmente

unita”: è la raccomandazione che i Pastori della Chiesa rivolgono ai fedeli.

Allora la Comunità religiosa non è una famiglia “spirituale” e, come tale, ha il dovere di

essere modello e segno visibile di unità e di concordia?

E‟ vero che non si può e non si deve generalizzare, ma in un mondo in cui tutto

sembra franare e disgregarsi, occorre davvero che coloro che scelgono di essere lievito

della società, lo siano in modo autentico e palpabile, perché l‟apparenza è oggi

facilmente smascherabile. Sempre più la suora o il prete nella sua presenza pastorale

è sotto l‟occhio attento del laico che è un giudice severo e chiede al religioso una

condotta altamente evangelica cui ispirarsi nella vita.

Credo che una riflessione profonda sia necessaria.

Come testimoniare la carità tra “fratelli” o “sorelle”al di là di ogni umana differenza di

appartenenza sociale, di cultura, di carattere, di ruolo?

Come superare l‟antipatia che umanamente scaturisce nel rapporto interpersonale?

Come accogliere e comprendere il salto generazionale tra le varie età?

Come essere, insomma, un segno visibile di vero cristiano?

Si legge nella vita di S. Teresina che ella sorrideva sempre ad una sorella che non le

risultava simpatica e che un giorno questa le chiedesse come mai, ogni volta che la

vedeva, sorridesse. La santa rispose: “Ogni volta che la vedo, scorgo il volto di Gesù”.

La chiamata alla vita consacrata è una chiamata alla santità e alla carità.

Quando una comunità religiosa vive concretamente il comandamento

evangelico: “Amatevi l‟un l‟altro, come io ho amato voi”, lo si avverte e lo si

coglie con immediatezza.

Ho conosciuto una Madre Canossiana vissuta per più di trent‟anni fra i monti dell‟alta

Lombardia, che era una fiaccola ardente e continua di carità, che è passata portando

sollievo, conforto, sorriso ovunque, seminando pace, incitando ad alzare gli occhi verso

l‟alto, camminando in umile semplicità, senza mai lamentarsi della fatica e delle pene

quotidiane.

Ai suoi funerali, era presente un paese intero nel lutto e nel dolore, unito nel comune

proposito di raccogliere il suo esempio di amore e di dedizione agli altri e farli

diventare linee guida per il futuro.

Spesso non si scorgono le viole, ma se ne avverte l‟intenso profumo.

Allora, guidati da questa fragranza inebriante, si va alla ricerca di questi minuscoli

fiori.

L‟augurio per ciascuno di noi di diventare profumo di bontà capace di attrarre a Gesù.

Una laica amica 33

Page 34: Giornalino3

Il Breviario Sacerdotale

L’ora terza: il prete e il ministero nello Spirito

O Spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell'intimo dei cuori.

Così canta l‟inno dell‟ora terza della Liturgia delle ore. L‟ora terza (circa le 9.00) nel

calendario giornaliero era nelle città il momento in cui, a metà mattina, suonava la

campana del foro. Di fatto corrispondeva all‟ora dell‟inizio del lavoro, ma per i cristiani

anche ad una delle tre ore della preghiera, mutuate dalla tradizione giudaica.

Secondo la tradizione discese lo Spirito Santo su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo.

L‟evento della Pentecoste è, secondo la profezia di Gioele (2,28), l‟inizio di una nuova

era, il tempo escatologico, in cui tutti diventano profeti presso il popolo di Dio e la terra

viene ricomposta in unità, in una sorta di anti-Babele che è la comunità cristiana

permeata dalla presenza del Risorto.

L‟ora terza è l‟ora dello Spirito come guida della umanità nuova di cui il

presbitero è la guida e il profeta. Quest‟ora dunque è un invito a lasciarsi guidare

dallo Spirito.

Se ciò vale per tutto il popolo di Dio, popolo profetico, sacerdotale e regale, a maggior

ragione vale per il sacerdozio ministeriale. Tutta la vita del prete è sotto l‟azione

permanente dello Spirito.

Così, con l‟invocazione allo Spirito e l‟imposizione delle mani, durante l‟ordinazione

sacerdotale, egli riceve il dono del ministero per mettersi al servizio di Cristo nella sua

Chiesa.

Lo Spirito è alla sorgente del suo ministero. Ma lo Spirito è anche l‟anima del ministero.

Come Gesù in tutta la sua missione si lascia guidare dalla presenza permanente dello

Spirito del Padre, secondo la profezia di Isaia (Is 61,1), che Egli attualizza e rende

presente nella Sinagoga di Nazaret, allo stesso modo il servizio presbiterale, imbevuto di

carità pastorale, di testimonianza della carezza e della fermezza del Padre è una scia di

paternità tracciata all‟ombra dello Spirito Santo.

Ecco allora perché, prima di iniziare il lavoro pastorale quotidiano, le fatiche degli

incontri, delle visite, degli insegnamenti, della programmazione, della preghiera, il

presbitero chiede forza.

Paolo, parlando di sé, dice che egli “avvinto dallo Spirito” (At 20,22), come trascinato da

un vortice di amore e di potenza, andrà incontro alle prove che lo attendono a

Gerusalemme.

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Page 35: Giornalino3

Il Breviario Sacerdotale

Non a caso il prete indossa la casula proprio a significare questo avvolgimento

dello Spirito che caratterizza: difende, garantisce e rende attiva la sua azione

nella chiesa e nel mondo. “Lo Spirito porta te…Lo Spirito ti conduce”: questo il

senso di quel lungo mantello che spesso la tradizione e la creatività malsana ha

indebitamente accorciato.

L‟inno di terza non richiama sotto forma di invocazione questa relazione, ma dice

anche “come” lo Spirito deve operare nel cuore della Chiesa, del credente e

naturalmente del pastore-credente: “voce e mente si accordino nel ritmo della

lode”. Si tratta di una sintonia. Se la mente che prega va per conto suo, rischia di

intellettualizzare la fede, di farla diventare oggetto di riflessione non soggetto con

cui entrare in dialogo, se la voce che prega segue le sue modulazioni solamente

sonore rischia di trasformarsi in flatus vocis.

Ecco allora la necessità di un accordo, di un mettere in sintonia, di rendere

all‟unisono, di assimilare voce e mente, la sede dei pensieri e quella

dell‟articolazione dei messaggi in un‟unità profonda che trova in Dio la sua origine.

Questa visione antropologica dell‟uomo credente ed orante è più che mai attuale

in questo nostro mondo di dissociazione permanente e schizofrenica, che tocca

anche il credente. Voce e mente cantino in un ritmo solo, non solo quello della

liturgia delle ore, ma quelle delle ore della vita che siano tutta una liturgia. Lo

Spirito sorgente della musica di Dio, sia anche metronomo delle nostre giornate

vissute in una costante attenzione all‟amore che si rivela.

O luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d'eterno amore. Amen.

Don Emilio Salvatore

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Page 36: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

“Ecco, io faccio una cosa

nuova….” (Is. 43,16-21): è la

Parola che ha fatto da filo

conduttore nell’incontro delle

superiore per la verifica del

cammino formativo (2009-

2010).

Essendo anche la conclusione del

triennio del mandato, si è scelto

la località di Coredo (TN),

concordando i tempi di preghiera

e riflessione con una uscita

distensiva lungo i laghetti della

Val di Non e pranzo all‟aperto. La

Celebrazione Eucaristica ha con -

cluso le giornate in rendimento di

grazie, con l‟invito a restare aperte a ciò che il Signore va preparando per ciascuna

in questo clima di avvicendamento e di ricomposizione delle comunità.

La giornata dei

collaboratori

Il 12 giugno si è realizzato

l‟incontro annuale per i

collaboratori e collaboratrici

nelle nostre comunità. Ha

partecipato un buon gruppo con

gioia ed entusiasmo.

La mattinata è stata vissuta al

santuario della Madonna di

Chiampo (VI), con la visita al

grande museo di una ricchezza

inedita di fossili, animali

imbalsamati e opere di scultura moderna, e si è conclusa con la celebrazione

Eucaristica davanti alla grotta di Lourdes.

Nella vicina comunità di Arzignano, le nostre sorelle ci hanno accolto con tanta e

gioiosa fraternità, offrendoci il pranzo preparato con amore e gustato da tutti in

fraterna e rumorosa allegria.

Tempo di vacanza e di movimenti vari Anche nella calura estiva un po‟ eccezionale, la vita cammina nelle nostre comunità,

pur registrando alcune varianti al ritmo ordinario. Nei mesi di luglio e agosto, alcune

sorelle si sono alternate, per una pausa distensiva al mare o ai monti,

sperimentando la fraterna e calda accoglienza della comunità che le ha ospitate.

Altre, per libera scelta o per impedimenti di varia natura, sono rimaste nelle loro

comunità, cercando, in modo creativo, spazi di distensione e di fraterna allegria

dentro le giornate quotidiane. Positiva anche l‟esperienza con i giovani nelle

settimane di volontariato a Roma.

36

Page 37: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

I corsi di Esercizi Spirituali sono stati momenti forti di grazia, attesi e vissuti

nell‟incontro prolungato con Dio nella preghiera e nel silenzio contemplativo. Il Signore è

sempre grande nei suoi doni e il suo amore, sempre inedito e ci invita a una risposta

gioiosa e autentica dentro il cammino quotidiano.

Nei giorni 10 - 14 luglio, una decina di sorelle, di diversi continenti, hanno iniziato in

Casa Madre, con Sr. Sandra Maggiolo, il Seminario Itinerante di Formazione

Missionaria, centrato sul tema: “La missione si racconta”.

L‟iniziativa si inserisce all‟interno dell‟anno missionario, nel 150° della nascita delle

missioni canossiane.

Dopo il periodo di preghiera e discernimento da parte del Consiglio, il 6 agosto, in tutte

le comunità della Provincia Italiana, con la lettura della lettera della M. Provinciale si è

data comunicazione ufficiale delle nomine delle Superiore Locali per il prossimo

triennio, 2010-2013.

Esprimiamo un grazie al Signore e alle Sorelle che generosamente hanno accolto il

nuovo mandato, sia a chi è chiamata in altra comunità, sia a chi riprende il cammino

nella stessa. Per loro e per tutte le Sorelle in fase di “cambiamento” assicuriamo la forza

della preghiera fraterna, animate dall‟unico Spirito che tutto guida verso la piena

realizzazione del progetto di Dio. A.G.

Decimo anniversario della Canonizzazione

di Santa Giuseppina Bakhita

Roma 1 ottobre 2000 – Schio 2010

A dieci anni dalla Canonizzazione, la Comunità Canossiana

di Schio offre a tutti un nuovo libro:“Il Diario” di Bakhita,

per poter meglio conoscere la spiritualità della Santa. Un diario che non si può leggere

senza commuoversi fino alle lacrime.

Nella prima parte del testo, la nostra Sorella universale si presenta a noi con il suo

racconto di schiava africana, dettato cento anni or sono a una consorella, madre Teresa

Fabris.

Nella seconda parte Bakhita ci parla ancora con la sua voce semplice, trasparente, piena

di saggezza. L‟aver compreso che Dio la ama, fa di lei la creatura nuova.

Il Battesimo la riempie di stupore mai sopito. Si abbandona al Signore che chiama

“Paron”, perché si sente totalmente sua e “il Paron” sarà tutto per lei: padre, madre,

fratello e sorella.

Le sue sofferenze passate diventano piaghe gloriose e lei, creatura pacificata, sarà

portatrice di pace e di perdono.

La sua serenità l‟accompagna fino all‟ultimo respiro, quando la Madonna, pronta,

la conduce a Gesù.

Conoscere Bakhita è sentirla sorella capace di accompagnarci nella vita e di

sostenerci nelle prove, per essere anche noi testimoni gioiosi del nostro essere cristiani,

testimoni di speranza.

M. Maria Teresa Stefini 37

Page 38: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Bakhita non finisce di stupirci…

.

Pubblichiamo, nella certezza di fare cosa gradita a chi legge, alcuni stralci da una lettera

del Prof. Giuseppe Guarini, già Ordinario di Medicina Interna dell‟Università di Roma “La

Sapienza” e Accademico dell‟Accademia Lancisiana e dell‟Accademia Medica di Roma, su

una testimonianza della nostra “Sorella Universale”, che, nel silenzio e nell‟umiltà

caratteristiche della sua vita, continua ad aprire strade perché “Dio sia amato e

conosciuto”.

“ Sono un anziano professore universitario…

Conobbi S. Bakhita casualmente in San Pietro quando, invitato, nel maggio 1982, a

partecipare alla celebrazione della beatificazione di Mons. Escrivà de Balaguer, vidi, sul

lato sinistro della grande Chiesa, anche lo stendardo di questa suora dalla cute scura.

Mentre centinaia di migliaia di persone (oltre 300.000) giunte da tanti paesi latino-

americani osannavano per la beatificazione del Fondatore dell‟Opus Dei, non molti

esultavano per questa suora di cui notai in particolare la spontaneità e la dolcezza del

sorriso pieno di umana carità.

Ne fui così profondamente colpito che subito la pregai, pieno di sincera commozione,

offrendole i sentimenti più affettuosi e profondi del mio animo.

Passarono gli anni, ma non il mio ricordo e la devozione per questa Santa che tanto

aveva inciso sul mio spirito con quel suo caritatevole sorriso.

Nel 1997, a seguito di alcuni attacchi di angina pectoris, mi sottoposi ad un delicato

intervento che, con l‟aiuto di S. Bakhita, ebbe un pieno successo e mi permise di

sopravvivere serenamente e laboriosamente per altri tredici anni.

Dopo qualche tempo, mentre ero in vacanza a Pesaro con la mia famiglia, decisi di

recarmi a Schio per ringraziare la Santa del mio cuore, come amavo chiamarla, per

avere esaudito le mie indegne preghiere.

Davanti all‟altare maggiore, sotto il quale era composta la sua salma, mi raccolsi in

preghiera, grato e profondamente commosso.

…..Il 3 dicembre scorso u.s., mentre svolgevo un piccolo lavoretto, fui colto da un

improvviso acuto dolore al petto che durò pochi secondi, ma che subito diagnosticai,

per le sue caratteristiche, per un infarto.

Fui subito ricoverato e la diagnosi confermata. Ma…una grave complicanza era in

agguato: la formazione di un aneurisma della parete del ventricolo sinistro di notevoli

dimensioni.

38

Page 39: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Quando il processo infartuale si stabilizzò, si pose il dilemma tra operare o non operare

l‟aneurisma con l‟elevato rischio, nel primo caso di improvvisa morte da rottura del

ventricolo; nel secondo caso di incorrere in un rischiosissimo intervento chirurgico.

Optai per questa seconda scelta, affidandomi alla Volontà del Signore, alla Misericordia

Divina e all‟intercessione di S. Bakhita.

Tutto ormai era stato predisposto per l‟intervento che avrebbe eseguito, seppure un po‟

titubante, un mio caro amico, il Prof. Francesco Musumeci, uno dei migliori chirurghi

europei, che dirige il Centro di CarDiochirurgia presso l‟Ospedale S. Camillo di Roma.

Ma… nel pomeriggio del giorno precedente, due assistenti del prof. Musumeci mi

comunicarono che forse l‟intervento sarebbe stato rimandato, date le difficoltà di

trovare per tempo un gruppo sanguigno perfettamente compatibile con il mio.

Notando il mio disappunto, mi consolarono comunicando che, per via informatica,

avrebbero estese le ricerche presso tutti i centri ematologici italiani.

Fui preso da un grande sconforto e invocai nel mio cuore l‟aiuto di S. Bakhita.

Dopo poco più di due ore, uno dei due assistenti ritornò e, sorridendo, mi disse:

“Coraggio, Professore, abbiamo trovato il sangue per il suo intervento ed in serata lo

avremo qui in Ospedale. Domattina sarà il primo ad entrare in sala operatoria”.

Felice di questa notizia, domandai subito: “Da dove viene questo sangue?”

La risposta fu secca e lapidaria: “Da Schio”.

Rimasi impietrito come se un fulmine mi avesse colpito. L‟assistente se ne andò via

subito, sorridendo, convinto che il mio silenzio fosse dovuto ad un momentaneo stato

emozionale.

Rimasi solo nella mia cameretta, nascosi la testa sotto il cuscino, abbandonandomi ad

un pianto dirotto, ripetendo continuamente a me stesso:

“Schio! S. Bakhita!...Schio! S. Bakhita!...Schio! S. Bakhita!...”

Spesso, ancora adesso, quando riaffiora alla mia mente quel ricordo, piango come un

bambino, incurante di tutto il mondo che mi circonda. Un pianto pieno di liberazione e

di gratitudine per S. Bakhita.

E ripeto disperatamente a me stesso: “Ma come è stato possibile…. Come faccio a

credere, io, piccolo e povero peccatore, a tanto immeritato amore per me di questa

Santa!

L‟intervento chirurgico ha avuto un clamoroso risultato positivo, anche se seguito da

inevitabili fastidiose complicanze dovute per lo più alla mia età, che, comunque,

sempre con l‟aiuto di S. Bakhita, sto superando con successo

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Page 40: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Un annuncio luminoso è apparso nella sala delle riunioni: “La mia lode al Dio fedele”

Giubilei 2010. Pavia,13 giugno .

Mi sono sentita coinvolta personalmente. Ho visto anche il mio nome tra le sorelle

festeggiate e mi sono messa a pensare!

Nei primi tempi la vita religiosa si presentava bella, ricca di speranza, entusiasta di

ogni cosa, pur con la ferita del distacco dalla famiglia. Si aspirava alla santità, si

pensava a „morire per amore‟.

Passavano gli anni e il Signore ed i fratelli camminavano sulla nostra stessa strada su

cui avevamo trovato qualche sasso in più e spine inaspettate.

Unite nella fiducia e nell‟amore reciproco, ci siamo messe a disposizione nella Casa

dello Sposo, a cui affluivano persone che attendevano da noi affetto, consiglio,

istruzione, orientamento e guida nella vita. Sono passate davanti a noi tante

sofferenze, tante attese, cuori che chiedevano comprensione e pazienza, e talvolta

anche disperazioni silenziose… Il Signore, attraverso noi, ha dato pace, gioia serenità a

tante persone che attendevano aiuto.

Anche la nostra vita cambiava, il rapporto più intimo con Gesù, divenuto nostra sicura

guida, l‟espandersi del nostro cuore ad un amore genuino, l‟accoglienza nel nostro

essere dell‟esistenza dei fratelli ci hanno dato la sensazione di vivere il palpito

dell‟universo.

Alla fine ci ritroviamo a vivere l‟essenziale, a godere delle cose più semplici e, fatte di

nuovo come bambini, ad abbandonarci totalmente tra le braccia del Signore.

Non siamo sole, c‟è la nostra carissima Madre Maria, la nostra Santa Madre Maddalena

di Canossa, M. Bakhita e tutte le Madri che ci hanno aiutato a crescere nell‟amore e

che ora sono già in Paradiso.

Ringraziamo le Madri di Pavia, culla delle Missioni Canossiane, per l‟accoglienza delle

Sorelle che hanno festeggiato il 50^, il 60^ , il 70^ di vita religiosa. Erano in numero

di trenta. Non tutte sono potute essere presenti, il Signore ha detto per loro, con forza,

„Presente‟.

Noi Sorelle festeggiate siamo riconoscenti al Signore per la „fedeltà‟ con cui Egli ci ha

accompagnato nella vita e cantiamo grazie a tutte le persone che hanno contributo a

rendere bella la festa.

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Page 41: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Abbiamo il cuore pieno di gratitudine per il messaggio stimolante e incoraggiante che

la Rev.ma Madre Generale, M. Margaret e il suo Consiglio ci hanno inviato, grazie per

la preghiera e per l‟affetto che ci donano.

Grazie alle nostre carissime Madri, Madre Provinciale, M. Marilena e Madre Natalina

che sentiamo vicine sulle strade della nostra vita.

Preghiamo intensamente il Signore per tutti i nostri Superiori e per l‟intero Istituto e

lo imploriamo perché continui a benedirci, a proteggerci, a rinnovarci.

M. Maria Piccoli

• Ruffoni Mariangela

• Piantoni Lisetta

• Cassamagnaghi Emilia

• Giardini Maria Rosa

• Borghi Renata

• Colleoni Natalina

• Osti Maria Antonietta

• Cesati Clementina

• Ballin Rosa

• Sacchini Elsa

• Cereda Alice

• Colombo Angela

• Rocca Antonia

• Frigerio Marghirita

• Luini Antonietta

• Passera Adriana

• Vitali Imelda

• Pasini Antonia

• Piccoli Maria

• Lessio Amalia

• Bellani Maria

• Biffi Laura Domenica

• Badel Maria

• Danelli Luigini

• Vimercati Angela

• Borali Regina

• Candiani Maria

• Galimberti Giannina

• Corti Antonietta

• Porta Eva

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Page 42: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

Chi andasse in visita alla Comunità Canossiana di Fonzaso … in questi tempi, sarebbe

spettatrice di un commovente quadretto familiare…

Manca una manciata di minuti prima che, dall‟elegante campanile del paese, arrivino i

rintocchi del mezzogiorno: ed ecco, nel lungo e luminoso chiostro, al pian terreno, un

consueto, silenzioso traffico…

Le Sorelle, ricche di anni, che già da tempo hanno donato le forze delle loro gambe a

servizio del Regno, ora avanzano con la loro “4 ruote” per raggiungere la sala da

pranzo. A guardarli bene questi mezzi, sono apprezzabili moderni mezzi di trasporto;

ognuno è rispettoso della statura della persona e… addirittura dotati di freni.

Taluni sono forniti di cestino, situato nel manubrio, utile per il trasporto di mille utili

cose: il breviario, il libretto delle devozioni, le borsette di stoffa da cui sporgono i ferri

per il lavoro a maglia…. Addirittura la Sorella cuciniera lo usa come carrello della

spesa, entrando ed uscendo dalla dispensa o dalla cella frigorifera…

Non mancano le targhe di riconoscimento, utili per non essere confusi e scambiati: uno

porta un fiocco rosso, l‟altro il santino di S. Antonio da Padova, un altro ancora quello

di Bakhita….. Durante i pasti, eccoli tutti nel parcheggio – esente da pedaggio-

sorvegliati dagli angeli custodi…

Chi legge queste righe può giustamente pensare a cosa serve tale premessa….

Essa vuole mettere in risalto il profondo desiderio di essere presenti agli “atti

comuni”. In una parola:

c’è voglia di Comunità !!!!

… voglia di stare insieme, voglia di guardarsi nel volto anche se segnato dalle rughe,

voglia di scambiare una parola, di ridere un po‟… prima di tornare nella propria

stanzetta, in attesa dell‟atto comune che seguirà. La tenacia e il coraggio di queste

Sorelle sono ammirevoli e commoventi.

Tutto questo diventa un monito per me, per te, per noi: desiderare la Comunità;

coltivare lo spirito di famiglia, innaffiarlo con le gocce dell’accoglienza

reciproca, zapparlo quotidianamente con la benevolenza ed il perdono. Sì,

proprio arrivare a dire: la mia Comunità, le mie Sorelle: un tesoro che non si

può barattare con nessuna cosa che luccica al mondo!

Un‟anziana Sorella, quando si sedeva, era solita ripetere: “Quel che l‟ha inventà la

carega, el sarà alto en Paradiso!” (Chi ha inventato la sedia, sarà alto in Paradiso!). E

noi possiamo aggiungere che speriamo ci vada anche quel gentilissimo signore che ha

ideato le “4 ruote” per le nostre Sorelle anziane!

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Page 43: Giornalino3

La Voce dei TERRITORI: notizie flash

A chi è andata a Venezia, anche una sola volta, certamente non è passata

inosservata una gondola vogare lungo il suo caratteristico tappeto acqueo, il Canal

Grande … Tappeto azzurro che, in tempi remoti, ha visto passare più di una

volta anche la Marchesa Maddalena di Canossa…

Gondola: tipica imbarcazione veneziana decorata con il “fero”, un oggetto di ferro a

forma di pettine, con sei denti, che rappresentano i Sestieri in cui è divisa la città:

Castello, S. Marco, Cannaregio, Dorsoduro, San Polo, Santa Croce. Il settimo dente,

opposto rispetto agli altri, rappresenta l‟isola della Giudecca.

Quello di Cannaregio è alquanto noto alle Cronache Canossiane veneziane.

Questo “dente”, un tempo chiamato “regione delle canne”, era luogo malsano e di

povertà… che, nel corso dei decenni, è stato seminato del buon seme Canossiano, un

seme che continua a produrre i suoi frutti, seppur umili.

Con il dolce pensiero della memoria, vediamo camminare per le strette calli le

silenziose Canossiane, ancora avvolte dall‟ampio velo nero, dirette agli ospedali per

consolare chi è nel dolore; altre nei campielli a raccogliere, attorno alle vere da

pozzo, le scarmigliate bambine e condurle alla dottrina.

E, ancora altre, in spoglie e umide aule del convento di Sant‟Alvise, insegnare alle

giovani quanto serve per la vita di ogni giorno e quella che apre al futuro…

In quella zona palustre della città veneta, quanto bene seminato! E, per quanti anni!

Ogni distacco dal “seminatore di turno”, era un gran dolore!

Quando ad una canossiana veniva chiesta l‟obbedienza di lasciare Venezia per altro

lido, il giorno della sua partenza si tingeva di tristezza. Chi abitava di fronte al pontile

di Sant‟Alvise, più volte ha visto questa scena. Un folto gruppo di ragazze

accompagnava la maestra, ricca solo di una valigia di cartone: salita nel vapore,

eccole, piangendo, a togliersi le calze e sventolarle, sventolarle, segno di adDio,

finchè il lento mezzo scompariva in lontananza tra le onde della laguna, verso S.

Giobbe.

Tornando alle gondole, qui si pone una domanda: qualcuno ha mai visto una

gondola sopra un tetto? La risposta potrebbe racchiudere un sorriso incredulo.

Eppure una canossiana, seminatrice infaticabile di bene in terra veneziana – M. Elena

Goggioli, morta ultracentenaria - soleva dire a tutti che lei l‟ha vista.

Ed era vero. In uno degli atroci giorni della seconda guerra mondiale, fu sganciata

una bomba nel bacino di S. Marco. L‟urto provocò l‟innalzarsi potente delle onde,

scaraventando una gondola sopra il tetto di un palazzo……

Oggi le gondole continuano il loro lento navigare, sembrano non aver mai fretta di

arrivare; conducono chi vi sale ad ammirare le bellezze, seppur screpolate e

incipriate di bianco salso, dell‟antica Serenissima.

Cosa dicono a noi Sorelle…. “corridori” del quotidiano gran giro d‟Italia?

…. Rallentiamo un po‟ … per poter ammirare, con cuore aperto, le bellezze che ogni

giorno il Buon Dio dipinge per noi: il sorriso della sorella, la tenerezza di chi soffre,

una lacrima che diventa diamante, una mano nera che sbuccia patate, che mi chiede

un aiuto, una carrozzella da spingere davanti ad una finestra e sentir poi dire….”Oh!

che bel sole!”…. M. Giulia Gallocchio

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Page 44: Giornalino3

Parliamo di … (notizie varie)

Forte Dei Marmi, Luglio 2010.

Col permesso della giornalista Cristina Ugaccioni, nostra carissima amica, che da qualche anno frequenta la nostra casa e la bella spiaggia di Forte dei Marmi, invio al nostro Notiziario della Provincia questo suo articolo sul mare e sull’Amore di Dio. L’ amore grande di Dio da cui lasciarsi raggiungere e penetrare è un tema a lei caro e a noi è piaciuto molto, così abbiamo pensato che si poteva pubblicare. M. E. B.

Un pomeriggio ero in spiaggia, seduta sulla riva,

quando, guardando quel susseguirsi continuo di onde,

d‟improvviso mi è parso che il mare fosse una felice

rappresentazione dell‟amore di Dio: proprio come

quella sconfinata acqua che raggiungeva la riva,

l‟amore di Dio ti viene sempre incontro e non devi

meritarlo; stai lì e lui arriva con le sue infinite onde

d‟amore. E sono tutte diverse l‟una dall‟altra: onde

come premure, gioie, consolazioni, incoraggiamenti,

rimproveri, attenzioni, perdono. Onde che si susseguono senza fine, giorno dopo

giorno, anno dopo anno.

C‟erano molte persone su quella riva: bambini che giocavano con le biglie, i miei

familiari e gli amici intenti a chiacchierare, ragazzini che correvano spensierati,

vecchietti che passeggiavano tranquilli.

Era bello e dava una grande gioia guardare tutte quelle persone e pensare che

ll‟amore di Dio stava andando incontro a ciascuno di loro. Forse qualcuno non se ne

accorgeva, ma Lui c‟era e non smetteva di offrirsi a tutti.

E non smette mai, non si stanca mai in questo.

Guardando il mare scintillante sotto il sole, mi veniva da pensare che la vita

cristiana comincia e si fonda ogni giorno su questo lasciarsi amare da Dio.

Dio non somiglia alla vetta di una montagna, faticosa da raggiungere; e il suo

amore non è il premio della salita, il guadagno dell‟ascensione, di cui magari, sotto

sotto, dopo tanti sforzi, vantarsi.

Dio ti viene incontro; e il suo cuore ti regala incessantemente onde d‟amore capaci

di avvolgerti in ogni momento della tua giornata per darti la vita piena.

Tu puoi anche ignorarle, ma loro, ostinate, continuano ad arrivare.

Anche in acqua c‟erano molte persone: neonati che sgambettavano felici fra le

braccia dei genitori, famiglie che giocavano a pallavolo, ragazzi che, bracciata dopo

bracciata, si spingevano al largo, verso la boe.

Iniziando a nuotare, continuavo a pensare all‟amore di Dio: immenso, sconfinato,

non ne vedi la fine: è come un grembo che ti accoglie, un grembo nel quale vivere

tutti insieme.

L‟amore di Dio, come il mare, ti contiene, ti avvolge, ti culla, ti sferza, ti conduce, ti

sorregge, ti” impregna” di sé.

Dio ci ama: è questa, mi dicevo, la meraviglia, la buona notizia.”

Non con spirito diverso le nostre sorelle canossiane hanno ammirato la grandezza di

Dio e goduto della tranquillità e della bellezza della spiaggia, e sono riconoscenti

per essere state gratuitamente abbracciate e avvolte dall‟amore di Dio, in modo

speciale, in questo periodo di vacanza.

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Page 45: Giornalino3

Parliamo di … (notizie varie)

Il 24 giugno u.s. il S. Padre, Benedetto XVI ha inaugurato, con un solenne

benedizione, la restaurata statua della Madonnina che è ritornata ad innalzarsi sulla

torre del Centro don Orione di Monte Mario.

Una tromba d‟aria, abbattutasi su Roma il 12 ottobre 2009, aveva fatto cadere la

statua, tanto cara al popolo romano, memoria di eventi drammatici e provvidenziali,

scritti nella storia e nella coscienza della Città.

L‟idea di dedicare una statua a Maria, Salus Populi Romani, era nata da un gruppo di

“Amici di don Orione” che, riuniti in una casa privata, fecero un voto: qualora la

città di Roma fosse stata preservata dalle atrocità della guerra e dalla violenza delle

bombe, avrebbero trovato il modo di elevare un monumento alla Vergine. Da lì partì

l‟iniziativa di una raccolta di firme a sostegno del voto alla Madonna cui aderirono

oltre un milione di cittadini.

Il Papa Pio XII raccolse la devota iniziativa del popolo che si affidava a Maria e il

voto fu pronunciato solennemente il 4 giugno del 1944, davanti all‟immagine della

Madonna del Divino Amore.

Proprio in quel giorno, si ebbe la pacifica liberazione di Roma.

Alla fine della guerra quanti avevano aderito al voto si misero ad ammassare

rottami di rame per la realizzazione della statua, affidata allo scultore ebreo Arrigo

Minerbi. Questi trasse le sembianze della Vergine dalla Sacra Sindone con l‟idea che

il volto di Maria dovesse avere, in qualche modo, i lineamenti di Gesù.

La statua fu collocata sul colle di Monte Mario nel 1953, visibile a tutta la Città,

come segno di familiare presenza nella vita quotidiana.

Il Santo Padre, raggiunta la Camilluccia, è stato

accolto dal Direttore Generale degli Orionini, don

Flavio Peloso, dai membri del 13° Capitolo

Generale, appena concluso, e da migliaia di

persone provenienti dalla città e da luoghi diversi.

Ha pregato in silenzio sotto la “Madonnina”, come

amano chiamarla i Romani.

Ha poi indirizzato ai presenti il suo discorso dal

quale ci piace stralciare queste parole:

“Maria, Madre di Dio e nostra, sia sempre in cima ai vostri pensieri e ai vostri affetti, amabile conforto delle anime nostre, guida sicura delle vostre volontà e sostegno dei vostri passi, ispiratrice suadente dell’imitazione di Gesù Cristo. La Madonnina, nel gesto di guardare dall’alto i luoghi della vita familiare, civile e religiosa di Roma, protegga le famiglie, susciti propositi di bene, suggerisca a tutti desideri di cielo. “Guardare al cielo, pregare, e poi avanti con coraggio. Ave Maria e avanti!” – esortava san Luigi Orione…..

A.S

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Page 46: Giornalino3

Parliamo di … (notizie varie)

Ogni persona è un dono unico ed irrepetibile di Dio, con una missione propria per

il bene del mondo che l‟accoglie. Nessuno ha il diritto di imporle di essere diversa,

come nessuno potrà mai sostituirla nel suo modo di sentire o di esprimersi, di

tessere relazioni amiche o di sognare… Nessuno mai sarà in grado di fare propria la

specificità della sua vita e del servizio che offre, anche se potrà, in qualche modo,

emulare il positivo che in essa riconosce e camminare insieme ad essa, per la

realizzazione del sogno che Dio portava in cuore quando creò l‟umanità: la

COMUNIONE!

Due settimane or sono, ho incontrato per la prima volta un mio pro-nipotino di

sette mesi. Occhi particolarmente grandi e mobili; pupille scure ma piene di luce,

attente ad ogni movimento e ad ogni suono che lo sfiora.. Sul suo viso si ritrovano i

tratti somatici degli altri membri di famiglia, ma l‟espressione che brilla sul suo volto,

il sorriso, le reazioni verso il mondo esterno sono soltanto sue: placide e insieme

inquisitive, silenziose e allo stesso tempo determinate. Quale dono sarà, il piccolo

Timoteo – questo è il suo nome – per la famiglia, per gli amici, per la società, per la

Chiesa?

L‟ INFANZIA e la FANCIULLEZZA costituiscono la prima fase del cammino di

ogni uomo e coincide normalmente con l‟esperienza dell‟Amore dato con tenerezza,

accolto nella gioia e vissuto nell‟affidamento..

La Pre-ADOLESCENZA e l’ ADOLESCENZA vera e propria ne costituiscono la

seconda fase, in cui si acquisisce una sempre maggiore consapevolezza della propria

personalità e del proprio bisogno di amare e di essere amato.

Gli inevitabili conflitti che spesso nascono dalla propria povertà dialogica, causano

vera sofferenza, ma, allo stesso tempo, stimolano una determinata volontà di

imparare a condividere quanto di bello e di buono Dio continuamente pone nel cuore

di ognuno..

Varcata la soglia della GIOVINEZZA, l‟Amore si identifica con la vita stessa e

diviene energia propulsiva di ricerca, di condivisione, di amicizia, di reciprocità

creativa.

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Page 47: Giornalino3

Parliamo di … (notizie varie)

L‟ ETA’ ADULTA dovrebbe essere la naturale continuazione della Giovinezza, ma,

molto spesso, si sente incapace di affrontare ritmi di vita disumanizzanti e rapporti

interpersonali motivati dal solo interesse economico.

L‟ ETA’ PIU’ MATURA ci è donata da Dio come un tempo particolarmente prezioso

per comprendere con il cuore che Egli ci è stato vicino durante ogni fase del nostro

cammino terreno.

Essa entra nella nostra vita senza far rumore, quasi in punta di piedi, per non farsi

notare. Reduce da un lungo periodo di responsabilità e di relazioni interpersonali

significative, gradualmente, l‟esperienza acquisita sembra perdere il suo mordente sulla

vita quotidiana e la persona, da essa abitata, entra, senza accorgersene, in uno stato

interiore nuovo, gravido di vicinanza e di silenzio, non privo di pena, ma ricco di

profondità sapienziale

La PENA di cui si parla, non chiude il cuore, non spegne l‟energia interiore di chi è

vissuto per anni con coerenza; non avvilisce la sua certezza di essere amato e,

nonostante la propria povertà, la incoraggia ad imparare nuovamente l‟arte dell‟amore

senza riserve e senza pretese, senza giudizi severi e senza condanne

Il SILENZIO dell‟anzianità non ha nulla a che fare con l‟assenza di suoni e di

parole; non diventa un nostalgico ricordo di relazioni che un tempo riempivano il cuore

con il sapore della conquista. Esso è piuttosto una capacità interiore nuova che

permette di rivisitare ogni cosa – soprattutto il vissuto – con gli occhi del cuore e di

scoprire, in modo nuovo, la vicinanza tranquilla del Signore Gesù, il suo ascolto

comprensivo e benevolo, la sua tenerezza per ogni uomo e donna che il Padre, Lui

stesso e lo Spirito amano da tutta l‟eternità.

Il <silenzio–ascolto> di chi è vissuto a lungo nella Casa del Signore, si rivela ben

presto quale MEMORIA GRATA del bene ricevuto, ma anche delle difficoltà, vissute

insieme al Dio che cammina sempre con i suoi figli, sia nella festa che nel quotidiano. La

<Memoria Grata> condurrà ben presto alla Pace promessa un giorno dal Risorto; quella

Pace che nasce dalla certezza dell‟Amore di Dio per noi, nonostante, o meglio, grazie

anche all‟esperienza delle nostre fragilità e della nostra debole capacità di amare.

La Pace tra noi e con le realtà che ci circondano stava molto a cuore anche alla Madre

Fondatrice. <Vada tutto, ma non la Pace> - soleva dire alle sue prime Compagne e

ripete ancor oggi a noi, che, come Marta, <ci preoccupiamo spesso di troppe cose>.

La Memoria Grata dell‟età più matura ci aiuterà a rispondere fino in fondo alle attese

di Dio, “vivendo con rettitudine, amando con tenerezza e curando l‟ascolto

contemplativo della divina Parola”.

Con la stessa Parola, il Padre non mancherà di nutrirci fino al giorno in cui Egli ci

inviterà a rimanere per sempre sotto la sua tenda. …

M. Ilva Fornaro

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Page 48: Giornalino3

Parliamo di … (notizie varie)

(Roma)

Michelangelo Bonarrotti 1498-99

marmo di Carrara

Un noto verso di Michelangelo:

“Per fido esemplo alla mia vocazione, nel farlo mi fu data la bellezza

che d’ambo l’arti m’è lucerna e specchio”

rivela l‟antinomia tra il desiderio di trarre faticosamente alla luce l‟immagine

contenuta in potenza nella materia e la concezione di operare sotto la guida di una

Bellezza che procede da Dio. La sua è una appassionata ricerca di carpire un raggio

del Bello universale e divino, per immetterlo nel particolare terreno:

“Né Dio, sua grazia, or mi si mostra altrove più che in alcun leggiadria o mortal velo e quel sol amo perch’in Lui si specchia”.

Quando il dramma della Crocefissione è ormai compiuto e il Cristo si trova tra le

braccia della Madre, c‟è come una pausa piena di infinita tristezza. Gradualmente

tutti i sentimenti si dissolvono e, fra i protagonisti, rimane soltanto un senso si

solitudine e di pietà. E‟ bene ricordare che, ordinariamente, per il genio fiorentino la

sofferenza è nella mente e sollecita il conflitto tra ragione e destino, fra amore e

male.

Il tema del gruppo marmoreo è quello della PIETA‟. Di derivazione nordica, esso

offre la visione della Madre che tiene in grembo il Figlio amato, morto sulla croce.

In questa scultura, Maria è davvero cristificata, fatta Cristo con Cristo. E‟ quindi

crocifissa col Figlio: Figlio e Sposo, dato che ci viene raffigurata giovanissima, come

quando diede alla luce Gesù. E‟ il grande mistero di Maria ad avvolgere

Michelangelo: con quel velo materno che tende a farsi nuovo grembo, contro il male

che Ella, fissando lo sguardo nel vuoto, sembra penetrare, come pure quella Croce

col Figlio morto, di cui <non vi è chi pensa quanto sangue costò …>.

Michelangelo tende a plasmare dentro di sè la vita e la morte di Gesù, ma, solo

nell‟amore sacrificale, scopre il senso di quell‟offerta suprema che l‟umanità rifiuta.

La sofferenza, in Michelangelo, diviene coscienza e ben presto supera i limiti

dell‟Arte, conducendo l‟artista a scoprire il cuore del messaggio cristiano: il già e il

non ancora, il non finito, come espressione dell‟incompiutezza umana, e il mistero

della salvezza.

E‟ lo stato di un grande cercatore di Dio che si trova indifeso davanti a un mistero

troppo grande, una realtà umanamente incomprensibile: la morte di un uomo che è

anche Dio.!

Per Michelangelo l‟arte non è narrativa, ma esprime un‟idea.

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Page 49: Giornalino3

Parliamo di … (notizie varie)

La Pietà, che troviamo nella Basilica di S. Pietro, ha una

forma piramidale. Dalla larghezza della base si sale a spirale

fino al capo della Vergine che costituisce il vertice del

gruppo scultoreo come simbolo di unità. Le pieghe della

sua veste, sovrabbondanti, hanno lo scopo di far risaltare

maggiormente, per contrasto, la bellezza e l‟abbandono

totale e sereno del corpo nudo di Gesù.

La perfezione di questo corpo e del volto della Madre

esprime la sublimazione del loro sacrificio, grazie al quale ci

è concesso sia di intuire il superamento delle fattezze terrene, sia di contemplare in

esse la bellezza ideale che abita l‟eterno.

In questa bellezza si riflettono la Verginità di Maria, la purezza della condizione divina,

l‟incorruttibilità spirituale della carne, promessa a chi tanto ama. Nella Pietà non

troviamo “edonismo” o bellezza goduta per sé stessa, bensì una intuizione

compiutamente espressa, serena, equilibrata, realizzata in pienezza…

La Vergine tiene in grembo il Figlio suo, senza vita, come se fosse un bambino

dormiente.

Chi guarda le due figure con il cuore, non può non notare che lo sguardo dignitoso ed intenso della Madre sul Figlio, appena deposto dalla Croce, esprime un dolore molto profondo, ma anche un amore senza limiti, un invito silenzioso e irresistibile, per chi le è accanto, ad unirsi alla Sua compassione ed alla Sua grande tenerezza.

Il genio eccezionale dello Scultore è riuscito ad imprimere sul suo capolavoro sia il richiamo alla preghiera per chi lo contempla, sia l‟intuizione del grande dolore che la Vergine ha sperimentato nella previsione della Passione del Figlio, fin dal suo concepimento. La previsione, o prefigurazione, può dirsi rafforzata dal gesto della mano sinistra della Vergine Madre, che sembra invitare l‟intera umanità a contemplare con Lei il dolore immenso del Figlio, già previsto nelle Scritture.

Osservando il gruppo scultoreo, si intuisce che le figure sono concepite in una

dimensione che è al di là della realtà naturale, al di là dello spazio. La luce scorre sulle

forme levigate senza condizionarne in alcun modo l‟armonica bellezza.

Leggendo la sua <Opera>, si scopre che per Michelangelo il rapporto uomo/Dio non è

che una ininterrotta ricerca del Suo Volto, una tormentata tensione della mente e del

cuore verso una intensa vita religiosa. Attraverso la vasta produzione e la vita del più

straordinario artista che la storia ricordi, di Michelangelo si può tranquillamente

affermare che ogni suo lavoro – in marmo scolpito o in disegno e colore, in elevazione

di massa e creazione di spazi, oppure in composizioni di parole – traspaiono sempre,

con l‟immagine artistica, le orme di un cammino nello Spirito.

Michelangelo, che i contemporanei chiamarono <divino>, fu da un lato passionalmente

legato alla terra e alla vita e, dall‟altro, animato da una tormentata coscienza morale e

da una continua aspirazione al cielo. Ebbe una sua concezione della vita e dell‟arte -

“ispirazione interiore” o “furor dell‟anima” – come egli la definiva:

“aspro lavoro per cavare in pietra alpestre e dura una viva figura,

un’immagine di bellezza che elevi l’uomo a Dio”.

Il sogno di sommo equilibrio tra materia e spirito, ansiosamente inseguito nel tempo,

trova il suo grande artefice in Michelangelo – uomo solitario e scontroso,

orgogliosamente moralista nei confronti della miseria del tempo, convinto osservatore

della “nobiltà del sudore” di cui s‟impasta la fatica umana.

S F. 49

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Parliamo di … (notizie varie)

Pensavo ad una finestra in questi giorni, ma non

mi riusciva di aprirla finchè, questa sera, Don

Ambrogio non ha sbloccato la maniglia. La

combinazione era in queste parole: “mendicanti

del cielo.”

Tutte le mattine ognuno di noi apre la sua

finestra e guarda fuori; gli occhi vedono ciò che

l‟indice del cuore segna. Vediamo dall‟alto del

nostro appartamento e, se siamo appena appena sereni, possiamo immaginare lo

sguardo dell‟Altissimo, quanto in alto? Non così in alto da non poter guardare le

nostre stesse immagini, da non poter vedere le azioni degli uomini.

Una donna conduce per mano la sua creatura e la guarda compiaciuta e sorridente.

Un ragazzo scarica le borse della spesa acquistate alla piccola filiera dove la

verdura costa poco e, poi, se sei un buon cliente, regalano anche quindici carciofi.

La mamma li preparerà ripieni.

Da un‟altra finestra si vede il mare, ma chi si affaccia vive in montagna, non è il

suo panorama, è un mare del nord, grigio sino alle dieci del mattino, azzurro solo

all‟ora di pranzo e poi invadente di umidità. Eppure quel mare è bello perché è lo

stesso sulla cui spiaggia, a volte, passeggiano, da soli, piccoli piedi giovani che

segnano impronte piene di speranza. Seguirle è difficile perché l‟arenile è lungo e, a

guardarlo da lontano, alla fine si confonde col cielo.

Mendicanti, noi mendicanti di cielo.

Ma ora compagni di viaggio su una pista sicura dove cammina il Signore.

Compagni di viaggio, sì, ma di quel viaggio che cambia la vita, che lascia orme sul

percorso o reti aggrovigliate sul greto della storia.

Quale sarà il nostro greto, su quali pietre calzeremo i nostri sandali? Noi forse,

possiamo provare ad immaginarlo, l‟Altissimo lo sa, lo vede già e lo indica dalla sua

finestra che è l‟unica accesa sui nostri sogni e sulle nostre speranze.

Maria Lucia Stolfi

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Parliamo di … (notizie varie)

Una nuova RUBRICA che potremmo chiamare: “SEMI di RIFLESSIONE”??

Dopo la pubblicazione dell’ultimo numero del nostro Notiziario ho avuto

l’occasione di scambiare un parere con alcune nostre sorelle circa l’utilità

e anche la concreta possibilità di aggiungere, alle già previste, una piccola

Rubrica di carattere più formativo che favorisca una qualche forma di

scambio interprovinciale e offra, al tempo stesso, un qualche umile spunto

di riflessione.

L’idea mi sembra apprezzabile, perché costituirebbe un piccolo

contributo, oltre che alla vitalità del Notiziario,alla edificazione di un

sentire condiviso su temi di comune interesse. Per questo riporto, di

seguito,parte di quanto mi è pervenuto da parte di una sorella interpellata.

E’ una proposta che può essere modificata, corretta, alternata ad altre.

Nell’ipotesi che tale proposta sia percorribile, va da sè che la nuova

Rubrica andrà sostenuta dall’apporto di alcune “buone volontà”!!!

“...Si può prevedere uno spazio nel quale potrebbero figurare – a modo di provocazione – lo stralcio di un saggio, un articolo di

giornale, un brano classico ( di S. Maddalena, ad esempio), un apologo,la cronaca di un evento significativo ecc… a cui far

seguire(o far precedere) alcune note di riflessione.

E‟ una modalità adottata da molti (vedi Avvenire) che non impegna e non espone più di tanto e che può a provocare

qualche riflessione , magari un po‟ di dibattito” Che ne pensiamo? Partiamo con la Rubrica”

M. Adriana Sicilia

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Parliamo di … (notizie varie)

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Parliamo di … (notizie varie)

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Calendario dei prossimi Appuntamenti

4 – 8 ottobre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione

9 ottobre Convegno Giovani - Pavia C.so Garibaldi

16 ottobre Incontro Ex Allieve Pavia C.so Garibaldi

2 – 6 novembre Consiglio Provinciale – Roma – V. Don Orione

6 – 7 novembre Convegno per Superiore Maggiori e Consigli

USMI - Roma

13 – 14 novembre Seminario della Famiglia Laicale Canossiana

Verona – S. Fidenzio

10° anniversario della Canonizzazione di Santa Giuseppina Bakhita

Appuntamenti:

* sabato 2 ottobre 2010: tradizionale camminata-pellegrinaggio, da Vicenza a Schio, che si

conclude con una solenne Celebrazione Eucaristica nel Duomo di Schio,

ore 19.00;

* sabato 9 ottobre 2010, ore 20.30, al Palasport “Campagnola”di

Schio, gara di pattinaggio a cura del Comitato “Bakhita”;

* venerdì 22 ottobre 2010, ore 20.30, nel teatro dell’Istituto

Canossiano di Schio, Via Fusinato, 51, presentazione ufficiale del nuovo

libro sulla spiritualità di S. Bakhita.

Intervengono: Madre Liliana Ugoletti Direttrice della Fondazione Canossiana per la promozione e lo sviluppo dei popoli

Dott. Stefano Tomasoni Giornalista

Allieteranno la serata i bambini della Scuola “Canossa”.

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Freschi di stampa

(documenti di Chiesa – Novità librarie)

Suggeriamo la lettura dei seguenti Testi:

1. Slawomir oder : “perché è Santo” Il vero Giovanni Paolo II raccontato dal Postulatore della causa di beatificazione

2. antonio Socci : “ caterina “ Diario di un padre nella tempesta

3. Angelo Scola : “ Buone ragioni per la vita in comune”

4. andrea riccardi : “ il Secolo del martirio ”

5. RODARI-TORNIELLI : “ attacco a ratzinger ”

6. “ il diario di Bakhita”

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ED. RIZZOLI ED. RIZZOLI ED. MONDADORI

ED. MONDADORI ED. PIEMME

ED. PAOLINE

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