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Gamberale Periodico quadrimestrale Poste Italiane S.P.A. Spedizione in abbonamento Postale -70% CB BERGAMO Registrato presso il tribunale di Bergamo n.14 del 07/04/2006 Editore: Isidoro Sciulli, Via Torretta 15 - 24125 Bergamo Direttore Responsabile: Isidoro Sciulli Stampa: Edicom S.r.l. - Via Madonna della Neve, 24 Bergamo Anno 3 - N. 3 Novembre 2008 Il lavatoio Il lavatoio, che si trova all’entrata del paese per chi percorre la mulattiera che risale dalle frazioni, ha, come tutte le fontane, per tema conduttore l’acqua. La storia è tratta dalla favola: il lupo e l’agnello. E’ stata scritta da Fedro, uno scrittore e poeta latino del I° secolo dopo Cristo. E questa è la storia. L’artista è il lituano Antanas Kmielauskas autore di tutte le altre opere presenti nel paese. Lo scultore ha collocato ai due estremi del lavatoio i due animali: a sinistra di chi guarda il lupo e a destra l’agnello. Il lupo digrigna i denti ed ha un atteggiamento aggressivo, l’agnello è calmo e pacifico e sembra incurante della presenza dell’altro. Il lupo, nella favola, rappresenta alcune caratteristiche umane : la prepotenza, la voracità, la ricerca di un pretesto per ottenere quello che si vuole senza risultare colpevole. L’autore esplicita il significato della storia alla fine, quando dice che “la favola è scritta per certi uomini che con falsi pretesti opprimono gli innocenti”. 1 Una volta un lupo ed un agnello, spinti dalla sete, arrivarono allo stesso ruscello; il lupo stava più in alto e l’agnello molto più in basso. Improvvisamente quel brigante, il lupo, spinto da una voracità senza limiti, cercò un pretesto per litigare. “Perché” disse “mi hai intorbidato l’acqua proprio mentre bevevo? ” E l’agnello, tutto tremante, risponde : “ Lupo, come posso fare ciò di cui ti lamenti? L’acqua scorre da te, che sei in alto, verso di me, che sono più in basso”. Il lupo, colpito dalla forza della verità, attacca di nuovo: “ Sei mesi fa parlasti male di me”. E l’agnello rispose : “Ma non ero ancora nato…” “Allora tuo padre, per Ercole, parlò male di me” e così lo afferra e lo divora. Che morte ingiusta! Questa favola fu scritta per certi uomini, che con falsi pretesti opprimono gli innocenti.

Giornale Gamberale - n° 3 Novembre 2008

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Giornale Gamberale - n° 3 Novembre 2008

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GamberalePeriodico quadrimestrale

Poste Italiane S.P.A.Spedizione in abbonamento Postale -70% CB BERGAMO

Registrato presso il tribunale di Bergamo n.14 del 07/04/2006Editore: Isidoro Sciulli, Via Torretta 15 - 24125 Bergamo

Direttore Responsabile: Isidoro SciulliStampa: Edicom S.r.l. - Via Madonna della Neve, 24

Bergamo

Anno 3 - N. 3Novembre 2008Il lavatoio

Il lavatoio, che si trova all’entrata del paese per chi percorre la mulattiera che risale dalle frazioni, ha, come tutte le fontane, per tema conduttore l’acqua. La storia è tratta dalla favola: il lupo e l’agnello.E’ stata scritta da Fedro, uno scrittore e poeta latino del I° secolo dopo Cristo. E questa è la storia.

L’artista è il lituano Antanas Kmielauskas autore di tutte le altre opere presenti nel paese.Lo scultore ha collocato ai due estremi del lavatoio i due animali: a sinistra di chi guarda il lupo e a destra l’agnello.Il lupo digrigna i denti ed ha un atteggiamento aggressivo, l’agnello è calmo e pacifico e sembra incurante della presenza dell’altro.Il lupo, nella favola, rappresenta alcune caratteristiche umane : la prepotenza, la voracità, la ricerca di un pretesto per ottenere quello che si vuole senza risultare colpevole.L’autore esplicita il significato della storia alla fine, quando dice che “la favola è scritta per certi uomini che con falsi pretesti opprimono gli innocenti”.

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Una volta un lupo ed un agnello, spinti dalla sete, arrivarono allo stesso ruscello;il lupo stava più in alto e l’agnello molto più in basso.Improvvisamente quel brigante, il lupo, spinto da una voracitàsenza limiti, cercò un pretesto per litigare.“Perché” disse “mi hai intorbidato l’acqua proprio mentre bevevo? ” E l’agnello, tutto tremante, risponde : “ Lupo, come posso fare ciò di cui ti lamenti?L’acqua scorre da te, che sei in alto, verso di me, che sono più in basso”.Il lupo, colpito dalla forza della verità, attacca di nuovo: “ Sei mesi fa parlasti male di me”.E l’agnello rispose : “Ma non ero ancora nato…”“Allora tuo padre, per Ercole, parlò male di me”e così lo afferra e lo divora. Che morte ingiusta!Questa favola fu scritta per certi uomini, che con falsi pretesti opprimono gli innocenti.

I morti di Gamberale per cause bellicheCome premesso nei numeri precedenti, oltre ai gamberalesi massacrati (36)dai tedeschi occupanti, ci fu un numero consi-stente di cittadini morti per le schegge di granate e le esplosioni di mine antiuomo, oppure sepolti sotto le macerie delle abita-zioni colpite dalle cannonate (41).Queste morti arrivano fi no al 1945, quando ormai i tedeschi erano andati via da un anno e mezzo.

Bucci Francesco, ucciso dallo scoppio di una granata il 26 dicembre 1943, aveva 61 anni. Figlio di Domenico e Angela Bucci.

De Pasquale Tolomeo, ferito a morte dallo scoppio di una mina l’8 gennaio 1944, aveva 61 anni. Figlio di Bartolomeo e di Maria Antonia Di Nardo.

Sciulli Enrico, ferito a morte dallo scoppio di una mina l’8 gennaio 1944, aveva 63 anni. Figlio di Pasquale e Sciulli Filippina.

Sciulli Domenico, morto per lo scoppio di una mina l’8 febbraio 1944, aveva 75 anni. Figlio di Pasquale e Sciulli Anna.

Conicella Remo, ferito a morte dallo scoppio di una mina il 7 aprile 1944, aveva 14 anni. Figlio di Adelmo e di Festa Carmela.

Pollice Fioravante, ferito a morte dallo scoppio di una bomba a mano l’8 aprile 1944, aveva 11 anni. Figlio di Venanzio e di Ernesta Conicella.

De Juliis Domenico, morto a L’Aquila in seguito allo scoppio di una mina nei boschi di Gamberale il 16 maggio 1944, aveva 19 anni. Figlio di Saverio e di Maria Carrea.

Falorio Laura, colpita a morte da una scheggia di granata il 22 maggio 1944, aveva 23 anni. Figlia di Felice e Giulia Falorio.

De Juliis Giuseppe,ferito a morte nei boschi di Gamberale dallo scoppio di una mina il 19 giugno1944, aveva 68 anni. Figlio di Francesco e Fiora D’Andrea.

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Pollice Ferruccio, ferito a morte dallo scoppio di una mina il 22 giugno 1944, aveva 19 anni.Figlio di Alessandro e di Angela Sciulli.

Sciulli Carmine, ferito a morte dallo scoppio di una mina il 7 luglio 1944, aveva 20 anni. Figlio di Pietro e di Nunziata D’Andrea.

Sciulli Filomena, ferita a morte il 12 luglio 1944, aveva 62 anni. Figlia di Beniamino e Cleonice De Juliis.

Di Pietro Felice, morto in seguito alle ferite riportate per lo scoppio di una mina il 18 luglio 1944, aveva 62 anni. Figlio di Donato e di Donata Bellisario.

Sciulli Guido, ferito dallo scoppio di una mina il 7 agosto 1944 muore il 30 agosto, aveva 15 anni. Figlio di Gennaro e di Giulia Di Nardo.

Sciulli Donato, ferito a morte dallo scoppio di una mina il 12 marzo 1945, aveva 64 anni. Figlio di Amico e Maria Di Nardo.

(La testimonianza è di Carlo di Nardo di Contrada Martini e riguarda la uccisione di suo padre, Giuseppe di Nardo, di cui abbiamo parlato nel numero 3, Anno 2, Novembre 2007.Fu catturato il 22 dicembre e portato alle Padune insieme a Antonio Di Nardo.Ad ambedue fu fatto segno di tornare a casa, furono colpiti mentre scendevano lungo la mulattiera che dalle Padune scende verso le frazioni. Antonio morì sul colpo, Giuseppe invece fu solo ferito gravemente. Riuscì a trascinarsi fi no a casa e si mise a letto).Ecco la testimonianza orale. “Mio padre l’hanno preso dentro questa casa…Casa proprio no,non lo era più. Erano quattro mura bruciate.Se lo sono portato sopra alla masseria dei Celestrini, alle Padune.

“Alla vigilia di Natale sono ritornati ad ucciderlo a casa”…

Alla masseria ci stavano cavalli,mucche. Gli hanno ordinato di dar da mangiare a tutte quelle bestie.Dopo gli hanno off erto una sigaretta. Lui non l’ha accettata e ha detto:”Io, camerati, nics fumare..!”Dopo gli hanno fatto cenno di potersene tornare a casa .Lo accompagnavano due di loro. Quando si sono allontanati dalla masseria, i due che lo avevano in consegna lo hanno fatto allontanare lungo la strada di dieci metri e dopo gli hanno sparato.Un colpo qua ( indica la parte sinistra del petto ) e la pallottola è uscita dietro la spalla. E un colpo qua ed è uscita ( indica la parte destra del petto e la schiena).Gli hanno acceso un fi ammifero in bocca e poi lo hanno buttato giù per un cespuglio, era pieno di rocchie, di quelle piante che pizzicano, che noi chiamiamo marmaraje’, in italiano non so come si chiamano .Mio padre ha fatto fi nta di essere morto, ha resistito…A mezzanotte è tornato qua, a casa o meglio in quello che restava della casa…Con una scarpa in mano, di quelle scarpe di una volta con la suola di legno e una striscia di pezza per infi larci il piede…una sola. L’altra non è riuscito a ritro-varla.E’ stato tre giorni qui. Appena arrivato, disse :” Io sono tornato, ma quelli domanimattina tornano sul posto, non mi trovano, tornano qua un’altra volta e vengono a fi nirmi di uccidere”.Noi non potevamo trasportarlo da nessuna parte…C’erano tante sentinelle…Qui davanti c’era una baracca piena di soldati armati, sopra ce n’era un’altra, là sotto un’altra ancora. Dove volevi muoverti? Eravamo attorniati di sentinelle, perché il fronte passava proprio qua...Alla vigilia di Natale sono venuti a uccer-derlo a casa, in quest’altra stalletta qua sotto.. Mamma teneva l’ultima sorella, quella che si è sposata lo spagnolo, aveva tre mesi, la teneva in braccio…Lui (il soldato tedesco) ha preso un foglietto di carta dalla saccoccia, leggeva e lo rimetteva in saccoccia, lo ritirava fuori…Tre volte. Ma che ci stava scritto la sopra…boh? Alla fi ne ha tirato fuori la rivoltella…ha sparato sei colpi… all’orecchio.Mia madre lasciò la sorella e corse… Il soldato voleva sparare anche mamma, ma l’altro gli fece segno di no…che non doveva spararla…”

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Gamberale n.3 - anno 3

giugno del 1848 il Decurionato di Gambe-rale (così si chiamava allora il consiglio comunale)deliberò di reclamare contro l’abuso fatto dal “Pio Luogo” sul feudo Asinella.Il successivo processo, tenuto a Napoli il 6 settembre 1853, riconosceva con una sentenza finale ai cittadini l’esercizio degli usi civici sull’Asinella e al “Pio Luogo della Cappella del Santissimo Sagramento” la proprietà del feudo. La storia, però, non finisce qui.Con l’unità d’Italia il feudo Asinella divenne Demanio Statale e nel settembre del 1882 fu acquistato dall’ ing. Enrico Del Valle e da Antonio Lovi, che negli anni successivi alienò i suoi diritti in favore di Giorgio Del Valle.I nuovi proprietari negavano i diritti all’esercizio degli usi civici dei cittadini di Gamberale sull’Asinella, perché era loro interesse vendere ai privati i terreni acquistati.Infatti la parte del Fuedo Asinella che va da sotto le Padune fino al fiume Sangro fu comprato a lotti dai cittadini di Gamberale che abbatterono le piante, lo scassarono e lo misero a coltura. Il Comune di Gamberale nel 1883 chiamò in giudizio davanti al Tribunale di Sulmona i nuovi proprietari del feudo Asinella per farsi riconoscere il diritto agli usi civici per i suoi cittadini, per la parte del Feudo Asinella che va dalle Padune fino alla montagna.Con sentenza dell’aprile del 1886 il tribu-nale respinse la domanda del Comune e lo condannò al pagamento delle spese processuali.Il comune si appellò contro questa condanna, ma a distanza di ventiquattro anni, cioè nel 1910. La Corte di L’Aquila dichiarò inammissibile l’appello perché erano trascorsi i termini.Il Comune ricorse alla Cassazione, che nel 1912 , rilevando un difetto di motivazione nella sentenza sfavorevole al Comune, rinviò le parti di fronte alla corte di Perugia.Dopo questa decisione della Cassazione iniziarono le trattative tra i Del Valle e il Comune per un componimento bonario della controversia.In questa fase ci furono anche della dimo-strazioni dei cittadini nella località della

Posta Vecchia, e il Del Valle cavalcava un cavallo bianco che fu afferrato per le briglie da una signora anziana che rivendicava a voce alta i diritti dei cittadini.Il 12 giugno 1913 con un Regio Decreto il Prefetto di Chieti fu nominato Regio Commissario Ripartitore per la vertenza tra il Comune e il Cavaliere Del Valle.Il 14 giugno 1914 il Prefetto di Chieti emise un’ordinanza nella quale si dichiarava che il Cavaliere Del Valle e il Comune si erano accordati : il Cavaliere Del Valle cedeva al Comune di Gamberale in compenso degli usi civici che i cittadini avevano su tutto il feudo Asinella , 849,4 tomoli pari a 287 ettari 61 are e 24 centiare.Questa parte di territorio corrisponde all’attuale Posta Vecchia e alla parte di montagna con Capo d’Acqua. Da questa porzione di territorio rimaneva esclusa una striscia nella quale è compresa la Valle dell’Inferno, che divenne di proprietà del Comune il 27-10-1918, quando Diodato Sciulli-Domenico Ciampaglione-Celestino Di Nardo-De Juliis Francesco Gabriele Sciulli-Giovanni Buccia nome di tutti i cittadini di Gamberale e con una colletta pubblica, acquistarono da Giorgio Del Valle fu Enrico e da Maria Ianasz (eredi di Enrico Del Valle), una porzione del feudo Asinella, di circa 300 tomoli pari a circa 72 ettari. La porzione del feudo Asinella, “posto nel tenimento di Ateleta, è pascolativa e boschiva, è denomi-nata in Catasto il Casone e notoriamente sotto altre denominazioni : Posta Vecchia, Valle del Paradiso, Valle dell’Inferno, Casone e Scannaturo, confinante con la parte dell’ex feudo Asinella, già ceduta al Comune di Gamberale, con la quarta parte del menzionato feudo Asinella assegnata al Comune di Ateleta, con la rimanente parte dell’Ing. Giorgio del Valle, la quale dal termine n.34 salisce lungo la cresta del Monte La Croce, come acqua pende, e con la proprietà di Di Nardo Celestino…”.L’atto di compravendita fu fatto dal notaio Nicola Patini ed è depositato presso l’ar-chivio Notarile di Sulmona. Ma, come succede anche oggi, tutte le operazioni di compravendita non furono ultimate e non furono posti sul terreno i confini… (continua).

Il feudo Asinella e il Casone - la Valle dell’Inferno.Stiamo ricostruendo la storia del feudo Asinella e la controversia con l’azienda di Stato per le foreste demaniali, che si era appropriata di un pezzo di territorio nella Valle dell’Inferno di proprietà del Comune di Gamberale.Il comune, nella persona del Sindaco, dovrebbe come atto finale convocare le parti interessate e appore i “termini lapidei”,cioè i confini in pietra, che è l’ultimo atto per porre definitivamente fine alla questione una volte per tutte.Se si pensa che questa storia ha inizio nel 1808, sono passati duecento anni e non ha ancora trovato soluzione.Nel precedente numero avevamo detto che la questione è complicata dal fatto che il feudo Asinella e la Valle dell’Inferno, di cui è parte, sono nel territorio di Ateleta, che è un comune diverso e per di più in una provincia diversa dalla nostra.Fino al 1808 il feudo Asinella era demanio feudale ed era di proprietà del “Pio Luogo della Cappella del Santissimo Sagramento”di Pescocostanzo, che l’aveva acquistato nel 1686 dalla “Regia Corte”.Questo demanio feudale fu confiscato con un decreto del 1806 e con due leggi del 1807 e del 1808 e l’Università-Comune avrebbe dovuto dividere in quote il feudo Asinella e asse-gnarlo ai cittadini.Si presentarono subito due problemi : Gamberale aveva difficoltà a fare queste operazioni per un territorio che faceva parte di un’altra provincia e inoltre sul demanio feudale Asinella i cittadini di Gamberale esercitavano gli usi civici.Nel 1815 i francesi, che avevano emanate le leggi eversive della feudalità, caddero e il Regno di Napoli tornò nelle mani dei Borboni.Tutte le operazioni relative al feudo Asinella che dovevano essere fatte furono sospese e il “Pio Luogo della Cappella del Santissimo Sagramento” si riappropriò di quanto gli era stato confiscato e vietò ai cittadini l’esercizio degli usi civici.Ma era un atto di usurpazione perché il 25

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Gamberale n.3 - anno 3

A Gamberale il Presidente della Repubblica è un altro…

Chi ha la necessità di entrare nel Municipio del nostro comune, nell’ufficio del primo cittadino, si trova di fronte e alle spalle della sedia del sindaco la foto dell’onorevole Gior-gio Almirante, dove di solito e in tutti i comu-ni d’Italia, è collocata la foto del Presidente della Repubblica, la bandiera italiana e quella europea.La foto ufficiale del Presidente della Repubblica non c’è. Ora il Municipio è la sede del Comune, che è una delle ripartizioni dello Stato italiano e il capo dello Stato italiano non è certamente Giorgio Almirante.Il nostro sindaco fa confusione tra la sua militanza politica e il ruolo che riveste come primo cittadino del Comune. Non si vogliono mettere in discussione le simpatie politiche e la militanza di nessuno. A casa propria e nelle sedi di partito uno mette le foto che più gli piacciono, ma nelle sedi istituzionali , nel Comune per intenderci, si mette la foto del capo dello Stato, e solo quella, ed i simboli della nostra Repubblica .

La discarica non c’è più…

Come si vede dalla foto, la discarica non c’è più e la rete è stata raddoppiata in altezza.Ma il problema non è stato risolto, anzi la soluzione trovata lo aggrava, perché rifiuti ingombranti e speciali saranno dispersi in ogni parte del territorio, soprattutto lungo i torrenti.Basta fare un giro lungo il Vallone Sfonnato, il Vallone della Camarda, il torrente che scende dal Capoluogo e vi si trova di tutto : lavatrici, frigoriferi, cucine vecchie, congelatori, televioni, rifiuti inerti edili, rifiuti ingombranti come materassi, pneumatici usurati, mobili vecchi…Tutti questi rifiuti dovrebbero essere conferiti alle stazioni ecologiche che i co-muni dovrebbero predisporre, in particolare i“Raee”: rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.Il problema non è stato risolto : se uno ha bisogno di smaltire un vecchio materasso o

del materiale ingrombante, cosa fa?Il sindaco ha pensato bene di risolvere il problema, aldando la recinzione e minac-ciando i cittadini con questo avviso: “ E’ assolutamente vietato depositare materiale di qualsiasi tipo presso la ex discarica Fonte Valluce. I trasgressori saranno denunciati all’auorità giudiziaria”.Non ha organizzato la raccolta differenziata né fatto predisporre la stazione ecologica, però a Gamberale per merito suo sono venuti un deputato e un senatore della Repubbli-ca…Cosa vogliamo di più!

La strada per PietransieriNegli ultimi tempi gira nel nostro paese l’idea che potrebbe risolvere tutti i problemi del paese : la strada per Pietransieri.E’ un mito.Ma cerchiamo di analizzare questa proposta.A che cosa dovrebbe servire ? E chi ne trarrebbe i maggiori vantaggi?Nelle intenzioni di alcuni proponenti la strada dovrebbe permettere di collegare veloce-mente Gamberale con le piste sciistiche di Roccaraso. La facilitazione dovrebbe rendere appetibile abitare a Gamberale e andare a sciare a Roccaraso.Questo è l’unico scopo.Ne sarebbero avvantaggiati chi ha in proget-to di costruire case da vendere o ne ha già costruite e non riesce a venderle.Ma questo è l’interesse di tutto un paese? A nostro parere no.Si impiegherebbero energie, capitali in un’opera che ben poco porterebbe di vantaggio a tutta la comunità con il rischio che l’unica strada che ci aprirebbe al mondo rimanga ancora un’opera incompiuta, e par-liamo del tratto di Fondovalle tra Gamberale Scalo e Quadri . E’ vero che più di un anno fa è stato finanziato, ma non c’è la certezza che i fondi bastino. Anzi circola la voce che basteranno solo a fare il tratto che escluda il traffico pesante dal centro di Quadri.Alla fine di tutto è meglio riversare le nostre energie per questo tratto di strada.

I servizi sociali del Comune.E’ una idea difficile da far passare che il no-stro Comune è formato da due entità distinte tra loro e qualche volta anche con interessi contrastanti : le frazioni e il capoluogo. Ora lo scopo di chi governa il comune e cer-care di tenere presente questo e conciliare gli interessi contrapposti .Perché mettere a disposizione i mezzi comunali per trasportare nell’ambulatorio del capoluogo anziani delle frazioni per fare i prelievi? Non è meglio piuttosto chiede-

re al medico che faccia il servizio anche nell’ambulatorio delle frazioni per gli anziani delle frazioni?A noi sembra il primo passo per ritornare ai tempi in cui tutti i servizi erano concentrati nel capoluogo e chi era lontano si arrangiavaI consiglieri di maggioranza delle frazioni non lo vedono questo?Sempre a proposito dei servizi sociali.Alcuni componenti del consiglio comunale hanno la faccia tosta di dire che il ristorante che utilizza i locali dell’ex ambulatorio comu-nale svolge un servizio sociale.Ci viene la curiosità di chiedere in che sen-so? Sappiamo solo che i locali sono stati dati praticamente gratis. A Gamberale è sempre la stessa storia : il comune ci mette di suo e i privati ne traggono i guadagni.

Il bed & breakfastChi comanda il nostro comune ogni tanto ci riserva qualche sorpresa.L’ultima è questa ! I locali dell’ex Municipio, che erano stati dati in affitto, sono ritornati nella disponibilità del Comune dopo lo sfrat-to. Per farne che cosa? Per attrezzarli, ma solo una parte, a locali per ospitare un “bed and breakfast”, cioè un locale dove le persone che vengono dormono e fanno la prima colazione.Il guaio più grosso è che il Comune si è accollato la spesa della ristrutturazione per un 52 per cento, pressappoco 60 mila euro, ricorrendo ad un mutuo che naturalmen-te dovremo pagare noi e per tanti anni. Il restante 48 per cento sarà attinto ai fondi regionali.Il bello della storia non finisce qui : chiedete al Sindaco chi farà il progetto? Quando tutto sarà pronto, sarà dato in gestione.Il comune non può farsi promotore di attività economiche, la strada più semplice e lineare era quella di pubblicizzare la possibilità tra tutti i cittadini e, chi aveva voglia, poteva usufruire dei fondi regionali per ristrutturare la casa e usarla per impiantare un bed and breakfast : il Comune, ente pubblico, deve facilitare l’iniziativa privata, incoraggiarla, promuoverla, non intraprendere attività economiche.Queste iniziative spingono al lassismo, a non fare in modo che, chi poi prende in gestione, faccia di tutto perché l’iniziativa riesca.Il bed and breakfast può integrare il reddito di una famiglia, ma non potrà mai essere l’unica fonte di reddito. Sono iniziative per approfittare di finanziamenti pubblici, ma poi muoiono.

CRONACHE CITTADINE