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GERARDO DA SESSO, LEGATO APOSTOLICO AL TEMPO DI INNOCENZO III Author(s): Maria Cipollone Source: Aevum, Anno 61, Fasc. 2 (maggio-agosto 1987), pp. 358-388 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20858202 . Accessed: 15/06/2014 22:33 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aevum. http://www.jstor.org This content downloaded from 195.78.108.51 on Sun, 15 Jun 2014 22:33:28 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

GERARDO DA SESSO, LEGATO APOSTOLICO AL TEMPO DI INNOCENZO III

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GERARDO DA SESSO, LEGATO APOSTOLICO AL TEMPO DI INNOCENZO IIIAuthor(s): Maria CipolloneSource: Aevum, Anno 61, Fasc. 2 (maggio-agosto 1987), pp. 358-388Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20858202 .

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GERARDO DA SESSO, LEGATO APOSTOLICO AL TEMPO DI INNOCENZO III *

I - IL RUOLO DEI LEG ATI ALL'EPOCA DI INNOCENZO III

L'istituto della legazione apostolica, benche esistente sotto varie forme e con diverse funzioni gia da alcuni secoli, assunse un'importanza basilare soprattutto dall'eta di Gregorio VII, quando divento lo strumento mediante il quale il ponte fice riusciva a controllare la cristianita, ad intervenire tempestivamente dove ne cessario e a far sentire il peso della sua autorita a tutti i livelli della gerarchia cat tolica1.

Tra i successori di Gregorio VII, soprattutto Alessandro III e Innocenzo III si servirono largamente di legati. II primo li utilizzo durante lo scisma iniziatosi nel 1159 per difendere la sua legittimita contro Vittore IV e il Barbarossa, per man tenere i contatti con i suoi sostenitori, stimolare i suoi alleati, sollecitare aiuti anche finanziari; poi, dopo la pace di Venezia, per eliminare il disordine che lo scisma aveva provocato, sorvegliare il clero e controllare ovunque la situazione2. Ma nes sun pontefice ebbe bisogno di legati quanto Innocenzo III, impegnato su tutti i

fronti, in tutte le questioni del suo tempo: dalla successione di Enrico VI, alle vi cende matrimoniali di Filippo Augusto, dalla ribellione di Giovanni Senzaterra, al continuo conflitto con l'impero, dalla predicazione e organizzazione della crociata, alia lotta contro Feresia, dalla salvaguardia degli interessi pontifici in Spagna, Fran

cia, Scandinavia, Europa centrale e ogni parte d'ltalia, ai problemi connessi con

Fapplicazione della riforma della Chiesa3.

* Gia in un altro articolo apparso su questa rivista ho trattato un particolare aspetto della biografia di Gerardo da Sesso: la sua attivita di vescovo ed i problemi relativi alia sua elezione a tale carica (M. Cipollone, Gerardo da Sesso, vescovo eletto di Novara, Albano e Milano, ? Aevum ?, LX, 1986, pp. 223-239). Vorrei soffermarmi ora piu specificamente sulla sua lega zione apostolica.

Sento il dovere di ringraziare la prof. Annamaria Ambrosioni per la paziente attenzione che mi ha dedicato e il valido aiuto che mi ha offerto, mons. prof. Piero Zerbi per il suo inte ressamento ed i suoi preziosi consigli, il dott. Paolo Tomea e la dott. Maria Pia Alberzoni, che

mi hanno fornito, tra l'altro, utili segnalazioni e indicazioni bibliogranche. Si fara uso delle seguenti sigle e abbreviazioni:

MGH, SS ? Monumenta Germaniae Historica, Scriptores. MHP, SS = Monumenta Historiae Patriae, Scriptores. PL =

Patrologia Latina. BSSS = Biblioteca della Societd Storica Subalpina. 1 G. Le Bras, Le istituzioni ecclesiastiche della cristianita medievale, in Storia della Ghiesa dalle origini ai nostri giorni, a cura di A. Fliche - V. Martin, t. XII/2, ed. it. a cura di L. Pro sdocimi - G. Pelliccta, Torino 1974, p. 726; M. Pacaut, Les legats d" Alexandre III (1159-1181), ? Revue d'Histoire Ecclesiastique ?, L (1955), p. 821.

2 G. Le Bras, Le istituzioni. .., cit., pp. 726-727; M. Pacaut, Les legats. . ., cit., p. 821. 3 G. Le Bras, Le istituzioni.. ., cit., p. 727.

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La necessita, da parte dei papi, di servirsi di rappresentanti da inviare in ogni parte del mondo cristiano con gli incariehi piu disparati spiega facilmente come si

giungesse, gia in eta gregoriana, ad una difFerenziazione dei ruoli; cosi, sin dalla seconda meta dell'XI secolo si possono distinguere tre diverse categorie di rappre sentanti papali: i legati propriamente detti ed i nunzi, che agiscono in ambito am

ministrativo, disciplinare e diplomatico, e i giudici delegati, attivi in campo giu diziario. II legato propriamente detto, a differenza ad esempio del nunzio, il quale e sostanzialmente un latore di epistole papali, agisce liberamente secondo il suo

giudizio, benche in nome del pontefice del quale e vicario4: cio significa che egli agisce in vice papae, si assume una parte della responsabilita papale per le Chiese che gli sono state affidate, deve essere ricevuto come sarebbe ricevuto il papa in

persona, e come quest'ultimo deve essere ascoltato e ubbidito5. Col passare del tempo, quando l'esercizio del potere papale si fa via via piu

complesso, i ruoli rappresentativi si specializzano e diversificano ulteriormente, tanto che emergono diverse classi di legati, ognuna con propri requisiti, caratteri stiche e competenze6: come si evince dai testi canonistici e decretalistici, vi sono infatti i legati a latere (perloppiu, ma non esclusivamente, scelti tra i cardinali), il cui nome sta a significare il loro essere inviati dal papa, il loro staccarsi dal suo fianco ed essere quindi quasi un prolungamento del suo corpo7; i legati missi, pure inviati dal papa, ma non necessariamente facenti parte della Curia; e i legati nati, titolari di legazione in quanto investiti di cariche arcivescovili in sedi metropo litiche che implicano automaticamente anche l'assunzione del titolo di legato8. Nel caso delle prime due categorie, dal momento in cui un pontefice conferisce ad un

legato i poteri apostolici, tutto cio che quest'ultimo decidera sara in nome dell'au torita papale, e le decisioni da lui prese diventano, in genere, immediatamente ese cutive: il pontefice conferma infatti i provvedimenti presi dai legati solo nel caso di questioni molto complesse o controverse o delicate, ma si tratta in ogni caso di una conferma superflua, almeno dal punto di vista giuridico9. Come salvaguardia dall'abuso di potere, i pontefici pero mantengono in vigore il diritto, per i fedeli,

4 R. A. Schmtjtz, Medieval Papal Representatives: Legates, Nuncios, and Judges-Delegate, ? Studia Gratiana ?, XV (1972), p. 458.

5 Ibid., p. 455; D. Queller, The Office of Ambassadors in the Middle Ages, Princeton 1967,

p. 10; PL, v. 162, c. 70: Ivo di Chartres ricorda la decretale leonina che stabilisce che ? lega tionis ofncium pars sit apostolicae sollicitudinis ?. Come testimoniano i documenti emessi dalla cancelleria pontificia e le compilazioni redatte dai decretalisti, i vari istituti rappresentativi si

precisano nell'ultimo quarto del XII secolo. 6 R. A. Schmtjtz, Medieval. . ., cit., p. 463. 7 Ibid., pp. 444-445.

8 Per maggiori dettagli circa la suddetta tripartizione si vedano Schmutz (ibid., pp. 453

454), e Pacaut (Les legats. . ., cit., pp. 824-826), tenendo tuttavia presenti, circa la suddivisione

proposta da quest'ultimo, le precisazioni fatte dallo Schmutz (Medieval. . ., cit., p. 445, nota 5). Allo stesso argomento e dedicato anche il dettagliato studio di R. C. Figtjeiba, The Classifi cation of Medieval Papal Legates in ? Liber Extra?, ? Archivum Historiae Pontificiae ?, XXI

(1983), pp. 211-228. Cenni alle difficolta che si incontrano nell'ascrivere un legato ad una classe

piuttosto che ad un'altra sono presenti anche nella recensione al vol. K. Walf, Die Entwicklung des pdpstlichen Gesandtschaftswesens. .., fatta da P. Mikat: ? Zeitschrift der Savigny-Stiftung fur Rechtsgeschichte ?, Kanonistische Abteilung, LVI (1970), pp. 456-458. Si noti altresi che, se e vero che i nomi a latere, missi e nati compaiono solo alia fine del XIII secolo nel Liber Sextus, i ruoli erano gia ben differenziati in un canone del Concilio di Lione del 1245; non solo, le tre classi di legati esistevano gia dal tempo di Innocenzo III, sebbene non ancora codificate esat tamente con le citate denominazioni (R. A. Schmutz, Medieval. . ., cit., pp. 453, 454, nota 36).

9 M. Pacaut, Les legats. . ., cit., pp. 822-823.

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di presentare appello contro le decision! prese dai legati; tuttavia queste sono co

munque vincolanti finche Tappello non viene accolto e finche il papa non le an nulla10.

II campo d'azione dei legati e amplissimo. Tutti i legati hanno autorita suffi ciente per convocare sinodo e concili, che presiedono e dei quali pubblicano i de creti sotto il loro nome; per imporre costituzioni in campo amministrativo e disci

plinare (possono scegliere i titolari per le sedi vacanti, presiedere alle elezioni epi scopali e, all'occorrenza e su mandato speciale, operare trasferimenti, ricevere ri nunce, deporre gli indegni)11. Delle tre classi di legati, sono quelli a latere a godere della maggiore autorita: pare che essi avessero poteri superiori a quelli dei legati nati, persino quando questi ultimi erano investiti di autorita straordinaria per svol

gere mandati speciali12. I legati a latere sono autorizzati ad esempio alia collazione dei benefici minori; al giudizio di liti e casi controversi; hanno facolta di lanciare scomuniche e interdetti; esercitano i loro poteri anche sui religiosi; in campo spi rituale, possono concedere indulgenze, dispensare da voti e giuramenti o commu tarli in penitenze; hanno il compito di perseguitare gli eretici ed incoraggiare la

predicazione ortodossa; sono incaricati di sedare le discordie internazionali13.

Si e gia accennato al largo uso di legati che fece Innocenzo III, al loro numero e alia pluralita di missioni che vennero loro affidate. Bisogna aggiungere che, nel corso del pontificato innocenziano, questo tipo di istituto rappresentativo venne as sumendo una crescente importanza, soprattutto quando ad essere investiti di lega zione erano personaggi provenienti dalla Curia romana. Lo Schmutz nota come, mentre Gregorio VII in province ecclesiastiche transalpine affido mandati generali di legazione (implicanti cioe ampi poteri, e non ristretti ad incarichi limitati) pre feribilmente ai vescovi titolari delle diocesi stesse, nel corso del XII secolo le ? cen

tralizing tendencies ? di Roma portarono a modificare quest'abitudine, e i mandati

generali nelle province d'oltralpe vennero affidati prevalentemente a legati inviati direttamente dalla Curia14.

Si puo capire quanto il potere dei legati fosse aumentato anche dagli scritti di alcuni glossatori di decretali pontificie degli inizi del XIII secolo. Tra costoro, Gio vanni Teutonico e forse quello che con tono piu critico ci ha lasciato testimonianza di tale evoluzione. Egli, che pure non trovava nulla da ridire sulle decretali inno cenziane riguardanti i rapporti tra potere temporale e spirituale, trattando di legati papali biasimava la crescente influenza del papa all'interno della cristianita, e tendeva a proteggere i diritti delle Chiese locali, minacciati dall'autorita centra

10 R. A. Schmutz, Medieval. . ., cit., p. 450. 11 G. Le Bras, Le istituzioni..., cit., pp. 728-729. 12 M. Pacaut, Les legats..., cit., p. 826. 13 G. Le Bras, Le istituzioni..., cit., pp. 729-730. La responsabilita e l'autorita di un

legato a latere si dovevano far sentire specialmente nelle province ecclesiastiche piu lontane

dal diretto controllo papale, soprattutto se la sede della maggiore autorita ecclesiastica locale era vacante; cosi ad esempio, quando il cardinale Giovanni da Ferentino si reco in legazione a latere in Inghilterra nel periodo in cui non era ancora stato eletto il successore del defunto arcivescovo di Canterbury, l'evento non passo certo inosservato: egli ? confirmed the law of the Church throughout the whole kingdom ?, e la sua visita fu scelta addirittura da un contem

poraneo per la datazione di un documento (C. R. Cheney, Cardinal John of Ferentino, papal legate in England in 1206, ? English Historical Review ?, XXVI, 1961, pp. 654-655).

14 Lo Schmutz (Medieval..., cit., pp. 452-453) ricorda, come esempio, il caso di Guido da Palestrina, inviato in Germania per occuparsi soprattutto della successione imperiale, ma

al quale, peraltro, venne afndato anche un mandato generale e Yofficium plene legationis.

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le15. Cosi ad esempio Giovanni giudicava eccessivo che un legato avesse la possibility di togliere un diritto di investitura a un patrono locale senza speciale mandato

papale16 e che potesse ignorare i diritti anche di un patrono laico17; disapprovava che i rappresentanti papali avessero la facolta di conferire chiese o prebende a sca

pito dei diritti altrui18; diffidava dei tentativi di attribuire ai legati poteri che fiac cassero i diritti giurisdizionali dei vescovi nelle loro diocesi; non era d'accordo con chi sosteneva che si potesse affermare che qualsiasi provvedimento di un legato dovesse essere considerato alia stregua di intervento papale, e riteneva che ampi poteri giurisdizionali in una diocesi potessero si essere conferiti ad un legato da uno speciale mandato papale, ma non fossero affatto parte integrante dei poteri normalmente annessi ad una legazione: ma in tutto cio andava nettamente con trocorrente rispetto alia canonistica del tempo di Innocenzo III, e cio lascia intuire, di rhiesso, quale dovesse essere allora la portata d'azione di coloro ai quali il papa conferiva tale funzione. Procedendo in questa direzione, nel corso del XIII secolo, si arrivo sino al punto in cui i legati divennero senz'altro molto piu potenti dei vescovi locali19.

II - L'ATTIVITA DI GERARDO DA SESSO IN QUALITA DI LEGATO PONTIFICIO

La plurality dei compiti e l'autorita di un legato apostolico di Innocenzo III risultano evidenti dall'esame delle missioni svolte da uno di essi, Gerardo da Sesso. Di origine reggiana, nel 1192 canonico di Parma, fu poi abate del monastero cister ciense di S. Maria di Tiglieto almeno dal gennaio del 1206. Eletto vescovo di No vara nel 1209, conservo tale carica anche quando, nei primi mesi del 1211, venne scelto da Innocenzo III quale cardinale vescovo di Albano e, piu tardi, nel maggio dello stesso anno, quando alle due cariche precedenti si aggiunse quella di arcivescovo eletto di Milano. Gia durante gli anni del canonicato parmense, piu precisamente nel 1192, Gerardo era stato impiegato da Celestino III per risolvere una questione ec clesiastica a Reggio Emilia; in seguito sara Innocenzo III a servirsi della sua opera dapprima in qualita di visitator e provisor apostolico, poi come legato, ufficio che egli ricopriva ancora al momento della morte, avvenuta il 16 dicembre 121120.

Sarebbe interessante seguire i passi della camera che porto Gerardo da ma

gister e canonico della Chiesa di Parma al collegio cardinalizio e al compito di legato pontificio in Italia settentrionale: lo studio delle formule usate nei documenti papali, vuoi quello di Celestino III del 1192, vuoi quelli diretti da Innocenzo III a Gerardo, consentirebbe di ascriverlo, volta per volta, alle diverse categorie di rappresentanti

15 K. Pennington, Johannes Teutonicus and Papal Legates, ? Arehivum Historiae Ponti ficiae ?, XXI (1983), p. 184.

16 A tale conelusione erano giunti i canonisti glossando la decretale innocenziana Dilectus

filius R. (K. Pennington, Johannes Teutonicus. . ., cit., pp. 189-190). 17

Questo sostenevano invece i glossatori di un'altra decretale innocenziana, la Cum di lectus filius, adducendo il pretesto che un patrono laico cade sotto la giurisdizione ecclesiastica, e quindi e soggetto al legato (K. Pennington, Johannes Teutonicus. . ., cit., pp. 190-191).

18 ? Non presumant ergo legati conferre ecclesias vel prebendas in preiudicium aliorum ?:

cosi suona la protesta di Giovanni. 19 K. Pennington, Johannes Teutonicus..., cit., p. 194. 20 Per la biografia di Gerardo si veda M. Cipollone, Gerardo da Sesso.. ., cit., pp. 223-239;

mi permetto anche di rinviare alia mia tesi di laurea, discussa presso l'Universita Cattolica del S. Cuore, Contributo a una biografia del cardinale Gerardo da Sesso (f 1211), a. a. 1984-1985. Cenni biografici su Gerardo sono presenti anche in W. Maleczek, Papst und kardinalkolleg von 1191 bis 1216, Wien 1984, pp. 63, 125, opera di cui ho potuto prendere visione solo quando il presente arcicolo era ormai in corso di stampa.

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papali sopra citate21, ma si e preferito limitarsi qui all'esame dei soli incarichi svolti da Gerardo a partire dall'aprile 1211, data in cui egli e designato per la prima volta con sicurezza mediante il titolo di legato pontificio22. Per quello che riguarda la camera di Gerardo, ci si consenta tuttavia un appunto: il Pacaut nota, relativa

mente al pontificato di Alessandro III, che la carica di legato costituiva un mezzo

per mettere i membri della Curia romana al corrente delle piu gravi questioni ec clesiastiche e, per il papa, il solo modo di rendersi conto delle loro possibility e qua lita; una legazione poteva dunque essere considerata una tappa nel cursus che con

21 II documento di Celestino III e pubblicato in J. Pflugk-Harttung, Ada Pontificum Pomanorum inedita, vol. Ill, Graz 1958 (rist. anast. della ed. Stuttgart 1886), p. 383, n. 447; le categorie di rappresentanti papali sono quelle dei giudici delegati, nunzi, legati propriamente detti. ancora lo Schmutz a mettere in risalto 1'importanza delle formule mandatarie e di defi nizione dei poteri e degli incarichi usate nei documenti per identificare le diverse classi di rap presentanti papali; al contrario, non sempre ci si puo basare con sicurezza solo sul titolo indi cato negli atti: lo Schmutz nota infatti che ?medieval scribes were seldom consistent in their use of terms ?, e che talvolta i termini legatus, vicarius, delegatus, missus, apocrisiarius, nuntius non erano usati con proprieta (R. A. Schmutz, Medieval. . ., cit., pp. 445, 456). D'altra parte, come nota il Kyer, quando un documento usciva dalla Curia apostolica, com'e nella maggior parte delle fonti riguardanti Gerardo, si puo esser sicuri che i termini usati fossero quelli giusti (C. I. Kyer, ? Legatus ? and ? Nuntius ? as Used to Denote Papal Envoys-. 1245-1378, ? Mediaeval

Studies ?, XL, 1978, pp. 473-477). 22 Prima di tale data, Innocenzo aveva gia afiidato a Gerardo l'incarico di occuparsi, ora

in qualita di visitator, ora in quella di provisor apostolico, di questioni riguardanti i vescovi di Novara, Ivrea, Verona, Asti e Albenga; di una lite sorta tra ecclesiastici di Milano; della ribel lione dei Piacentini al loro clero; dell'organizzazione della crociata in Terrasanta; della cassa zione di alcune investiture fatte dall'abate di S. Stefano al Corno; dell'annessione del mona stero torinese di S. Solutore a quello di S. Michele della Chiusa; di una contesa tra monache di Acqui e di Zebedo (per i particolari relativi a questi incarichi e a quelli cui in seguito accen

nero, rimando una volta per tutte alia mia tesi di laurea, gia citata). In realta la qualifica di legato apostolico accompagna il nome di Gerardo anche in atti

relativi all'elezione del vescovo di Piacenza nell'agosto 1210; non si sa se veramente per tale

questione Gerardo fu nominato legato, come sostengono il Campi (P. M. Campi, DelVhistoria ecclesiastica di Piacenza, vol. II, Piacenza 1651, p. 104) e, dopo di lui, l'Ughelli (F. Ughelli, Italia Sacra, vol. IV, Venetiis 17193, c. 709) e l'Argelati (F. Argelati, Bibliotheca Scriptorum

Mediolanensium seu acta, et elogia virorum omnigena eruditione illustrium, qui in metropoli In subriae, oppidisque circumjacentibus orti sunt. . ., vol. II, parte I, Mediolani 1745, c. 1349), op pure se Innocenzo si limito a conferirgli particolari poteri, dato che non ci sono rimasti in pro posito documenti emessi ne dalla cancelleria pontificia, ne dallo stesso Gerardo. Queste circo stanze ci riportano ai dubbi circa le denominazioni usate nelle fonti medievali (si veda supra, la nota precedente). Gli unici documenti che ci informano su questa vicenda furono redatti tra il 1219 ed il 1220; in essi si parla di Gerardo solo come di eletto di Novara (P. M. Campi, Del Vhistoria. .., cit., II, pp. 381-382, n. 59). Solo una volta egli e definito espressamente legato apostolico, ma poiche la testimonianza segui di alcuni anni gli eventi del 1210, e possibile che colui che l'aveva rilasciata avesse ricordato male la carica coperta da Gerardo in quella circo stanza. Non si puo escludere tuttavia, considerata 1'importanza e la delicatezza della questione, che Innocenzo avesse effettivamente conferito a Gerardo l'umcio di legato, ufficio che si sarebbe naturalmente estinto una volta risolta la questione.

Gerardo e chiamato legato apostolico anche in un documento del 29 ottobre 1210 (G. B.

Moriondo, Monumenta Aquensia, vol. I, Torino 1789, c. 484, n. 42). Sulla scorta di quest'ultima fonte avevo considerato tale data come termine ante quern per la designazione di Gerardo alia

legazione nelle mie ricerche gia menzionate (v. supra, nota 20, Gerardo da Sesso. . ., cit., p. 230). Ma ora, alia luce di quanto affermano lo Schmutz e il Kyer (si veda supra, nota precedente), per il fatto che nei documenti immediatamente successivi e relativi alia stessa questione del documento del 29 ottobre Gerardo non e piu chiamato legato, ho l'impressione di trovarmi di fronte a una designazione imprecisa, anche perche il documento in questione non proviene dalla Curia romana (cosa che offrirebbe garanzie di precisione dei termini usati), ma e redatto da

Ogerio, notaio palatino (presumibilmente di Acqui). Dalla Curia proviene invece la lettera con la quale Innocenzo III incarica Gerardo electus Novariensis di esaminare l'opportunita di

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duceva al cardinalato23. Ebbene, se non c'e dubbio che il papa avesse bisogno di

saggiare la qualita di un prelato prima di fame un cardinale, e vero altresi che, in casi particolarmente delicati, era necessario affidare le legazioni a persone che

gia offrissero sufficienti garanzie; per Gerardo, ad esempio, Innocenzo si poteva basare sullo svolgimento e sull'esito delle missioni che egli aveva portato a termine come visitator e provisory quanto alia nomina cardinalizia, gia in altra sede ho so stenuto che essa fosse stata conferita a Gerardo in funzione della legazione, e non fosse fine a se stessa24: considerato il peso dei legati nel governo innocenziano, non sembri strano che fosse piuttosto la nomina cardinalizia ad essere supporto e so

stegno della carica rappresentativa, e non quest'ultima presupposto o esame pre liminare alia prima.

Nell'analisi delle missioni svolte dal legato Gerardo negli ultimi mesi della sua

vita, si possono riconoscere tre diversi tipi di interventi: alcuni prettamente politici, diretti a risolvere il problema della successione imperiale; altri miranti a ripristi nare o rafforzare l'osservanza della disciplina ecclesiastica; altri infine realizzati allo

scopo di comporre contese sorte in ambito ecclesiastico.

Ill - IL LEGATO GERARDO E IL ?NEGOTIUM IMPERII ?

Se si tiene conto della concezione innocenziana del papato, in base alia quale, ratione et occasione peccati, il papa aveva il diritto, se non addirittura il dovere, di intervenire anche in questioni politiche25, si comprendera con quale apprensione Innocenzo III dovette porsi di fronte al negotium Imperii sin dai primi tempi del suo pontificato: sia quando, morto da poco Enrico VI, due pretendenti, Filippo di Svevia ed Ottone di Brunswick, si contendevano il titolo imperiale, sia, anche e soprattutto, quando Ottone IV, venendo meno alle promesse fatte, rivendico i diritti imperiali sul regno di Sicilia, apprestandosi ad impossessarsene con le armi26.

annettere il monastero torinese di S. Solutore all'abbazia chiusina di S. Michele: tale epistola, del 25 dicembre 1210 (F. Cognasso, Cartario delVabbazia di S. Solutore di Torino (1006-1303), Pinerolo 1908 (BSSS, 44), 94, n. 72), e evidentemente diretta ad un destinatario che non de

teneva autorita di legato apostolico. Se cade il 29 ottobre 1210 come termine ante quern, il primo documento in cui Gerardo ngura sicuramente e definitivamente come legato e la lettera da lui stesso scritta a Trezzo in favore degli Umiliati il 19 aprile 1211, ovvero proprio il primo docu

mento dal quale egli risulta insignito anche della carica di cardinale vescovo eletto di Albano

(G. Tiraboschi, Vetera Humiliatorum Monumenta, vol. II, Mediolani 1767, p. 154). Questo porta a credere che la carica di legato e quella di cardinale gli fossero state conferite entrambe in quel torno di tempo, forse contemporaneamente; cio aggiunge verosimiglianza all'ipotesi proposta dal Campi (P.M. Campi, DelVhistoria. . ., cit., II, p. 105): che la carica cardinalizia potesse essere premio per i servigi di Gerardo e la sua fedelta al papa, ma soprattutto mezzo col quale accrescere l'autorita del novello legato che si apprestava ad eseguire, nelle province ecclesia stiche affidategli, gli incarichi papali, e a difendere la Chiesa dai pericoli interni ed esterni che la minacciavano, primo fra tutti il ribelle imperatore Ottone IV, scomunicato (18 novembre 1210) e deposto (1211) per essere venuto meno alle promesse fatte ad Innocenzo III, mettendo grave

mente a repentaglio la sicurezza della Chiesa. Uno degli incarichi principali della legazione di Ge

rardo ? si noti ? fu proprio quello di staccare le citta dell'Italia del nord dalla fedelta ad Ottone. 23 M. Pacaut, Les Ugats..., cit., p. 829. 24 Ne ho parlato nel mio articolo, Gerardo da Sesso.. ., cit., p. 230 (v. supra, nota 22). 25 H. Wolter, II papato alVapice della sua potenza (1198-1216), in H. Woi/ter - H. G.

Beck, Civitas Medievale, Storia della Chiesa, a cura di H. Jedin, t. V/I, trad. it. a cura di G.

Mion, Milano 1976, p. 198. 26 G. Tabacco, Impero e regno meridionale, in Potere, societd e popolo tra eta normanna

ed eta sveva (1189-1210), ?Atti delle quinte Giornate normanno-sveve (Bari-Conversano, 26-28 ottobre 1981) ? [Bari 1983], pp. 41-47; L. Salvatorelli, VItalia comunale. Dal secolo XI alia metd del secolo XIV, in Storia d'Italia, vol. IV, Milano [1940], pp. 429-432, 445-453.

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Page 8: GERARDO DA SESSO, LEGATO APOSTOLICO AL TEMPO DI INNOCENZO III

364 M. CIPOLLONE

Scomunicato Ottone il 18 novembre 1210, Innocenzo doveva pero rendersi conto che tale provvedimento non era sufficiente a staccare dal partito ottoniano tutti coloro che gia in passato avevano appoggiato il Brunswick contro Paltro pre tendente all'impero, Filippo di Svevia. In particolare, si mantennero fedeli a Ot tone non pochi Comuni dell'Italia settentrionale. Innocenzo dovette percio affron tare specificamente anche questi oppositori, e lo fece servendosi perloppiu di legati apostolici, incaricati di ribadire la scomunica di Ottone, di cercare di convincere le comunita cittadine a passare dalla parte del nuovo candidato proposto dal papa, Federico di Svevia, e, nei casi di resistenza ancora piu ostinata, di prendere ade

guati provvedimenti. Proprio Gerardo da Sesso fu, nel 1211, il legato apostolico inviato con questi incarichi nell'Italia settentrionale. Qui la situazione era oltre

modo complessa anche perche le rivalita tra le varie citta, a volte anche tra partiti opposti alFinterno della stessa citta, giocava un ruolo fondamentale nel determi nare Fadesione alFuno o alFaltro candidato.

Nel 1211 Gerardo si reco a Cremona, dove lo raggiunsero Azzo d'Este con i Ferraresi a lui fedeli, i Veronesi e i Pavesi aderenti al partito innocenziano27. Dalla

parte del papa erano anche gli stessi Cremonesi, i quali anzi, gia un tempo fedeli a Filippo contro Ottone, erano stati i primi ad abbandonare Fimperatore scomuni

cato, ed avevano aiutato il partito ferrarese che sosteneva Azzo d'Este a scacciare da Ferrara Ugo di Guarmasio, creato podesta di quella citta dallo stesso Ottone e appoggiato dal partito di Salinguerra, avversario di Azzo (3 marzo 1211)28. Non a caso dunque Gerardo aveva scelto Cremona come punto di partenza della sua missione nell'Italia settentrionale: la citta, fedelissima al papa, si presentava come un caposaldo dal quale dirigersi poi volta per volta nelle citta da guadagnare al 1'obbedienza a Innocenzo. Per le stesse ragioni Ottone, di ritorno dall'Italia meri dionale per porre rimedio alle difficolta creategli dalla scomunica papale, si fer mava nelle citta che sapeva a lui fedeli: passato per Bologna, riuniva a Parma una dieta nella quale metteva al bando FEstense e le citta che avevano inviato a Cremona i loro rappresentanti29; un'altra dieta antiinnocenziana fu riunita dall'im

peratore, scomunicato (1210) e deposto (1211), aLodi (gennaio 1212)30. Infine Otto ne soggiorno quindici giorni a Milano (febbraio 1212) prima di tornare in Germania31. Per svolgere dunque la missione affidatagli, Gerardo passava per le varie citta cer cando di convincerle all'obbedienza al papa. Nel maggio del 1211 Gerardo e Sicardo, vescovo di Cremona che assiste Feletto di Albano nel corso della sua legazione32,

27 B. Corio, Storia di Milano, riveduta e annotata da E. De Magri, vol. I, Milano 1855, p. 350; L Salvatorelli, L'Italia comunale..., cit , p. 450.

28 O. Holder-Egger, De vita Sicardi, in MGH, SS, XXXI/I, Hannoverae - Lipsiae 1902, p. 50; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, vol. Ill, Ferrara 18502, p. 67.

29 B. Corio, Storia di Milano, cit., I, p. 350. 30

Ibid.; L. Salvatorelli, UItalia comunale..., cit., p. 450; A. Frizzi, Memorie..., cit., Ill, p. 68; G. Ghilini, Annali di Alessandria, annotati e documentati da A. Bossola, vol. I,

Alessandria 1903, p. 148. 31 G. Giulini, Memorie spettanti alia storia, al governo ed alia descrizione della citta e cam

pagna di Milano ne" secoli bassi, vol. IV, Milano 18552, p. 208; L. Salvatorelli, UItalia co munale. . ., cit., p. 450; B. Corio, Storia di Milano, cit., I, p. 350.

32 O. Holder-Egger, De vita. . ., cit., p. 50. Per la concezione di Sicardo circa i rapporti tra Chiesa e Impero, le sue relazioni con Innocenzo III e gli incarichi affidatigli dallo stesso

pontefice si vedano le annotazioni di E. Brocchieri, Sicardo di Cremona e la sua opera lette

raria, ?Annali della Biblioteca governativa e Libreria civica di Cremona ?, XI, I, Cremona

1958, pp. 12-14, 19-28.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO HI 365

si trovavano a Modena33. Qui Gerardo manifesto l'intenzione di recarsi a Bolo

gna perche la lettera che egli aveva inviato in precedenza ai Bolognesi ordi nando loro di non aiutare Ugo di Guarmasio, del partito ottoniano, a recuperare la podestaria di Ferrara, pena la scomunica34, non aveva sortito alcun effetto35;

ma i Bolognesi inviarono a Modena presso Gerardo degli ambasciatori supplican dolo di non passare per la loro citta perche il suo arrivo avrebbe potuto generare grande discordia e scandalo tra i cittadini, essendo noto che alcuni Bolognesi favo rivano Azzo, marchese d'Este, altri Salinguerra, e i piu volevano aiutare Ugo di Guarmasio a recuperare Ferrara per ordine dell'imperatore36. II testo dell'amba sciata bolognese e estremamente rispettoso nei confronti del legato pontificio, e la

supplica e accompagnata da un quadro dettagliato della divisione della citta in op poste fazioni e delle rispettive argomentazioni a sostegno di Salinguerra o di Azzo d'Este: la situazione doveva essere realmente intricata e l'arrivo a Bologna del

legato non avrebbe potuto che peggiorarla. Di fatto pero la citta restava

complessivamente favorevole al partito ottoniano di Salinguerra e di Ugo di Guarmasio37: infatti il 7 giugno 121138 il papa scriveva alle autorita e al popolo di

Bologna dichiarandosi addolorato perche essi continuavano a sostenere Ottone; se non avessero desistito dall'aiutarlo ulteriormente, si sarebbero accorti a loro spese che l'eletto di Albano aveva ricevuto il potere di lanciare scomunica e interdetto su coloro che non gli obbedivano. Nello stesso giorno dalla cancelleria papale erano inviate a Gerardo tre lettere sulla questione imperiale: una per informarlo di cio che il pontefice aveva comunicato ai Bolognesi39; un'altra nella quale Innocenzo incaricava Gerardo di verificare l'opportunita di concedere ad Azzo d'Este, che ne aveva fatto richiesta, il permesso di fortificare la citta di Ferrara per difenderla dai nemici della sede apostolica (ovvero da Salinguerra e da Ugo di Guarmasio che evidentemente minacciavano di riprendere possesso della citta dalla quale erano stati cacciati)40; infine una terza lettera nella quale il papa informava Gerardo di aver inviato epistole ai patriarchi di Aquileia e Grado, agli arcivescovi di Ravenna e Genova, ai loro suffraganei e a quelli della Chiesa di Milano, ordinando loro di rinnovare la scomunica contro Ottone e i suoi sostenitori, e gli affidava inoltre l'in carico di colpire con pena canonica chi avesse trascurato questo mandato41.

Se non riuscl a svolgere la sua missione a Bologna, Gerardo pote pero recarsi a Parma, che pure inizialmente doveva appartenere al partito filoottoniano, come e provato dal fatto che Ottone aveva scelto proprio questa citta per tenervi un'as semblea. Gerardo si trovava a Parma sin dall'inizio di giugno42: 1'8 giugno 1211

33 M. Sarti - M. Fattorini, De Claris Archigymnasii Bononiensis professoribus a saeculo XI

usque ad saeculum XIV, vol. II, app.: Monumenta, Bologna 18962, p. 30, n. 12. 34 La lettera e perduta, ma se ne puo tuttavia conoscere il contenuto attraverso la rispo

sta degli ambasciatori bolognesi, del 20 maggio 1211: ibid., II, p. 30. 35 O. Holder-Egger, De vita..., cit., p. 50. 36 M. Sarti - M. Fattorini, De claris..., cit., p. 30. 37 C. Sigonio, Historiarum Bononiensium ab initio civitatis usque ad ann. 1257 lifori VI,

1. IV, in Opera omnia, ed. a cura di L. A. Mtjratori - F. Argelati, vol. Ill, Mediolani 1733, c. 194.

38 PL, v. 216, c. 440, n. 79.

39 Si veda supra, nota precedente. 40 PL, v. 216, c. 440, n. 80; A. Frizzi, Memorie..., cit., Ill, p. 67. Pare che Azzo abbia

ricevuto da Gerardo il permesso di edificare tale fortificazione, anche se e difficile stabilirne con esattezza l'ubicazione: A. Frizzi, Memorie. .., cit., Ill, p. 68.

41 PL, v. 216, c. 439, n. 78.

42 I. Aff6, Storia di Parma, vol. Ill, Parma 19572, p. 69.

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366 M. CIPOLLONE

infatti risolveva con una sentenza una lite tra ecclesiastici43. Nella citta emiliana

egli adempi con successo all'incarico principale della sua legazione, la questione ottoniana; l'Affo nota infatti che, quando il 10 settembre gli ambasciatori di Bologna chiesero a Parma aiuti contro Pistoia, allora in guerra con la loro citta, i Parmensi

risposero di non volersi impegnare, adducendo come giustificazione il fatto di essersi distaccati dal partito imperiale44.

Intanto si andava delineando sempre meglio la posizione di Milano quale punto di riferimento delle citta che appoggiavano Ottone45. Questo probabilmente fu il motivo che indusse il papa a prendere, nei confronti della citta lombarda, prowe dimenti specifici particolarmente gravi: il 6 luglio 121146 Innocenzo scrisse al ve scovo Sicardo e al clero di Cremona ribadendo la scomunica a Ottone e a coloro che lo aiutavano nella lotta contro Federico, ordinando di rendere pubblico tale prov vedimento e aggiungendo che la Chiesa di Cremona con tutta la diocesi sarebbe stata tolta per sempre alia giurisdizione della Chiesa di Milano, perche i Milanesi

appoggiavano Ottone. Si tratta evidentemente di una punizione molto grave per Milano e nello stesso tempo di un premio per una citta, Cremona, che, avendo di mostrato obbedienza al papa sin dalla scomunica di Ottone, veniva cosl sciolta dalla

dipendenza dalla sede metropolitica. Puo sembrare strano che il papa adottasse un

provvedimento del genere, che colpiva apparentemente piu il clero e Parcivescovo

(owero lo stesso Gerardo) che i Milanesi colpevoli di ribellione: in realta, la limita zione dell'area metropolitica doveva costituire una grave diminuzione della zona d'influenza anche politica e civile della citta, oltre che una prova di forza da parte di Innocenzo, il quale nella stessa epistola minacciava altri provvedimenti piu direttamente intesi a colpire i cittadini milanesi.

II decreto papale ebbe l'effetto di rinnovare le alleanze tra Comuni: a fine lu

glio, Cremonesi, Veronesi, soldati bresciani espulsi47, Ferraresi e il marchese Azzo

stringevano un accordo; dalPaltra parte, in opposizione al pontefice, stavano invece i Milanesi e i loro alleati: Piacentini, Alessandrini, Ezzelino da Romano, Salinguerra di Ferrara48.

AlPinizio di ottobre Milano era piu che mai la bandiera deU'opposizione al papa; per questo, Innocenzo, che nel frattempo doveva aver fatto scomunicare i Milanesi forse dallo stesso Gerardo49, P8 ottobre ordinava al legato di sottoporre all'interdetto le citta dell'Italia settentrionale che avessero osato scegliersi come podesta qual cuno dei Milanesi, colpiti da scomunica50. Ma questi non avrebbero cambiato par

43 Ibid., Ill, p. 287, n. 30. Si veda infra, pp. 386-387.

44 Ibid., Ill, p. 73.

45 Tra i motivi che spinsero Milano in tal direzione puo forse essere annoverato il fatto che ? Enrico il Leone, padre di Ottone, rifiutandosi di fornire aiuti nel 1176 a Federico I [. . .] aveva facilitato [alia citta] la cosiddetta vittoria di Legnano ? (G. Barni, DalVetd comunale alVetd sforzesca, in Storia di Monza e della Brianza, a cura di A. Bosisio - G. Vismara, I, Le vicende politiche, Milano 1973, p. 219); la tradizione politica antisveva si raff or zo nei Milanesi

soprattutto dopo la morte di Filippo (1208), quando Ottone scese in Italia. Nell'aprile 1210 egli soggiorno a Milano, e, a testimoniare i buoni rapporti che intercorrevano tra lui e la citta, rila scio un diploma in cui confermava i privilegi che i suoi predecessori le avevano concesso (G. Franceschini, La vita sociale e politica nel '200, in Storia di Milano, a cura della Fondazione Treccani degli Ai/fieri, vol. IV [Milano] 1954, pp. 139-140). 46 J. F. Boehmer, Ada Imperii selecta, Innsbruck 1870, pp. 631-633, n. 922.

47 Si vedano sulla situazione di Brescia infra, le note 74-75 ed il testo corrispondente. 48 O. Holder-Egger, Be vita..., cit., p. 51. 49 Ibid. 50 L. Astegiano, Codex diplomaticus Cremonensis, 715-1334, I, MHP, ser. II, XXI, Au

gustae Taurinorum 1895, p. 219, n. 134.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 367

tito neanche nei mesi seguenti, e in tal senso l'azione del legato nei loro confronti si rivelo inefficace: anzi, mentre altre citta, considerati anche gli insuccessi militari di Ottone IV, finirono con lo staccarsi da lui (cosi ad esempio Bologna51), Milano

gli rimase fedele52: il 13 giugno 121253, sei mesi dopo la morte di Gerardo, lnnocenzo si vedeva costretto a rinnovare i rimproveri e le esortazioni ai Milanesi, giunti al

punto di espellere gli Ordinari della cattedrale, che avevano aderito al partito anti ottoniano. In sostituzione del defunto Gerardo, lnnocenzo creo legati apostolici di Lombardia Sicardo e Ariprando Visconti, vescovo di Vercelli, perche era necessario continuare ad avere nei nord Italia degli uomini che fungessero da suoi rappresen tanti contro Ottone e agissero contro il partito di questi: si e visto infatti come

Fimperatore deposto non perdesse occasione per rinsaldare Fappoggio dei suoi so stenitori: cosi, per esempio, nei gennaio del 1212 li convocava a Lodi nella citata assemblea54. Ma il 26 settembre 1213 anche Ariprando Visconti moriva: si sospet tava che fosse stato avvelenato per aver in precedenza aiutato Federico di Svevia, percio il primo ottobre lnnocenzo minacciava di privare i Milanesi della sede arci vescovile e di bandire una crociata contro di loro55.

Pare quindi di poter concludere che Finsuccesso di Gerardo a Milano non debba essere imputato tanto a incapacity del legato (anche il suo successore fall! nelFim

presa), quanto piuttosto alia tenace, irriducibile ostinazione dei Milanesi contro le direttive papali. In ogni caso, anche per le altre citta, si tenga presente che erano ormai gli interessi politici e le rivalita tra fazioni a spingere nelFuno o nelFaltro

partito, e potrebbe gia essere considerata un'impresa notevole il fatto che, come scrisse PAffo56, Gerardo fosse riuscito a far passare al partito di Federico una citt& come Parma, prima fedele a Ottone. Non conosciamo purtroppo i mezzi di persua sione di Gerardo, non siamo cioe in grado di determinare se e quanto le sue doti

personali avessero contribuito a rinforzare Feffetto delle minacciate sanzioni cano niche. Probabilmente questo successo fu facilitato dai legami che Gerardo poteva avere stretto al tempo del suo canonicato parmense con personaggi influenti anche

politicamente, e dalla conoscenza dell'ambiente che nello stesso tempo egli doveva aver acquisito.

Sempre a proposito della questione imperiale, Gerardo dovette occuparsi forse anche di Alessandria. Lo Schiavina scrisse che gli Alessandrini mandarono a Parma e a Lodi dei legati, alle assemblee la convocate da Ottone; a suo dire furono pero colpiti dim anathemate da Gerardo Cesio, vescovo di Novara e legato pontificio, perche coi Milanesi e altri cisalpini avevano preso le parti di Ottone disprezzando Federico, contro gli ordini del papa57. In effetti in quegli anni Alessandria, scon tenta per Fatteggiamento tenuto dal papa nella questione delFunificazione delle diocesi di Alessandria ed Acqui, si allontanava progressivamente dal partito inno

51 I. Aff6, Storia di Parma, cit., Ill, p. 73. 52 G. Franceschini, La vita sociale. . ., cit., p. 170. Ai rapporti tra la Milano ottoniana e

Gerardo, legato e arcivescovo, accenna brevemente il Koenig in un recente studio, che per altro, oltre a non aggiungere nulla alle nostre conoscenze, contiene alcune imprecisioni e si limita ad un'analisi piuttosto superficiale della complessa situazione milanese (J. Koenig, II ?popolo ?

deWItalia del Nord nel XIII secolo, Bologna 1986, pp. 271-272). 53 PL, v. 216, c. 635, n. 122.

54 O. Holder-Egger, De vita..., cit., p. 52. 55 G. Franceschini, La vita sociale..., cit., p. 171. 56 I. Aird, Storia di Parma, cit., Ill, p. 72. 57 G. Schiavina, Annales Alexandrini, ed. a cura di V. Ferrero-Ponziglione, MHP,

XI, SS, IV, Augustae Taurinorum 1863, c. 149.

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368 M. CIPOLLONE

cenziano, avvicinandosi, sulle orme di Milano, a quello ottoniano. Cio naturalmente suscito la preoccupazione di Innocenzo III, che, ricordando gli appoggi papali dei

quali Alessandria aveva goduto sin dai tempi di Alessandro III, in un'epistola del 13 luglio 1212 rimproverd e minaccid di punire gli Alessandrini, ?in impiorum con siliis abeuntes... et Ottoni tyranno et excommunicato et maledicto... adhaeren

tes ?58. Un voltafaccia degli Alessandrini dunque e'era stato, ed essi avevano effet tivamente partecipato alle assemblee imperiali di Parma e di Lodi, sia per la sud detta insoddisfazione nei confronti di Innocenzo III, sia perche ?non potevano dimenticare tanto facilmente i mali che avevano sofferto sotto gli Hohenstaufen ?59. Cio di cui si potrebbe dubitare e invece il diretto intervento di Gerardo esclusiva mente nei loro confronti: il Bossola, editore e commentatore degli annali del Ghi lini, basandosi sul fatto che il Muratori, il quale disponeva delle opere di ? scrittori

contemporanei? ai fatti, non ne fece parola, dubita di questa circostanza e sugge risce semplicemente che ? gh Alessandrini cogli altri siano stati involti nelle stesse censure pubblicate contro Ottone nei 1210 ?60: in effetti, nella lettera del 13 luglio 1212, successiva quindi alia morte di Gerardo, Innocenzo richiama paternamente gli Alessandrini, immemori dei benefici ricevuti, e li minaccia di togliere loro ogni privilegio se non fossero tornati alPobbedienza alia Chiesa; ma non fa parola ne di scomunica, ne di interdetto, ne di anatema: si ha quindi Pimpressione che un

provvedimento grave e specifico nei loro confronti non fosse ancora stato preso; ? che siano stati sottoposti [...] a scomunica e alPinterdetto, e cosa certa, poiche nei 1218 ne domandarono Passoluzione e la ottennero nei 1219 da Onorio III ?61, ma questo avvenne probabilmente dopo la morte del legato Gerardo.

IV - GERARDO E LA DISCIPLINA ECCLESIASTICA

Gli incarichi che Gerardo, legato apostolico, fu chiamato ad assolvere su man dato papale in materia piu propriamente ecclesiastica sono numerosi e di vario

genere, e tutti in linea con le direttive impartite dal pontefice per realizzare quella riforma che fu suo costante obbiettivo.

Per la realizzazione del rinnovamento morale della Chiesa, Innocenzo era con

sapevole delPimportanza del ruolo svolto dall'episcopato; percio egli si preoccupo afnnche nell'elezione dei vescovi fossero compiute delle scelte tali da rinnovare moralmente Palta gerarchia62. Considerata Pimportanza del ruolo episcopale, e dun que comprensibile come egli esigesse dai vescovi irreprensibilita non solo nella con

dotta, ma anche nei governo delle diocesi63. Per rendersi conto con sollecitudine dei casi, segnalati alia Santa Sede, di vescovi indegni o inadatti o dimissionari, delle irregolarita nelle elezioni vescovili o nei governo delle diocesi, e per provve

58 G. Fiaschini, Chiesa e Comune in Acqui medievale, Acqui 1969, p. 31; la citazione e

dall'epistola innocenziana pubblicata da G. B. Moriondo, Monumenta Aquensia, vol. II, To rino 1790, c. 25, n. 20.

59 G. Ghilini, Annali..., cit., I, p. 148, nota 143. 60

Ibid., I, pp. 148-149, nota 143. 61

Ibid., I, p. 148, nota 143. 62 H. Wolter, II papato. . ., cit., p. 225; A. Fliche, II pontificate- di lnnocenzo III, in

A. Fliche - C. Thottzellier - Y. Azais, La cristianita romana. I, Storia della Chiesa dalle ori

gini ai nostri giorni, a cura di A. Fliche - V. Martin, vol. X, trad. it. a cura di E. Da Veroli, Torino 1968, pp. 192-204.

63 A. Fliche, II pontificato..., cit., pp. 211 212.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 369

dere coi rimedi piu opportuni, Innocenzo si servi preferibilmente delF opera di le

gati o ispettori (visitatores o provisores) apostolici. Ad esempio, a Gerardo, ancora solo abate di Tiglieto e provisor, il papa aveva affidato nel 1206 incarichi riguar danti alcuni casi di vescovi indegni della loro earica (Asti, Ivrea, Albenga) o in situazioni difficili (Verona, Novara).

In qualita di legato apostolico nell'Italia settentrionale, quindi, come si e detto, negli ultimi mesi della sua vita64, Gerardo dovette occuparsi di altre quattro que stioni concernenti sedi episcopali, e precisamente quelle di Ferrara, Treviso, Bolo

gna e Brescia65. Sfortunatamente solo per Ferrara il registro innocenziano conserva

l'epistola inviata dal papa a Gerardo sull'argomento; per gli altri casi disponiamo unicamente di epistole scritte dopo la morte del legato, che accennano ai suoi vari interventi: non sappiamo dunque esattamente i termini delle questioni nel momento in cui esse vennero affidate a Gerardo, ma solo dopo che egli se ne fu occupato; d'altro canto questa circostanza offre un vantaggio, permette cioe di valutare in

quale considerazione la sua opera fosse tenuta dal papa. Bisogna aggiungere che non sempre i documenti forniscono tutti gli elementi indispensabili per inquadrare esattamente la situazione; per ogni controversia si e cercato tuttavia di conside rare gli elementi a disposizione.

II 7 giugno 121166 dalla cancelleria pontificia viene inviata a Gerardo, oltre a tre epistole riguardanti il negotium Imperii67, una quarta lettera nella quale Inno cenzo chiede al legato Gerardo, a Sicardo vescovo di Cremona e all'abate del mo nastero di Chiaravalle della Colomba (diocesi di Piacenza) di scegliere un pastore per la Chiesa di Ferrara, gia da tempo vacante. II vescovo Uguccione era morto oltre un anno prima, il 30 aprile 121068, ma Pelezione di un nuovo presule non si

presentava facile; e sempre la lettera di Innocenzo a informarci che, dei tre candi dati proposti dallo stesso papa, nessuno era stato eletto: il magister Giordano, dot tore di Reggio, era irreperibile; il priore di San Giovanni e Parcidiacono della Chiesa di Parma erano stati scartati (prudentemente, a detta del pontefice) ? propter con

sanguineos uni parti contrarios ?: non sarebbe dunque stata cosa avveduta mettere alia guida della diocesi una persona coinvolta in certa misura nelle fazioni citta dine69. Gerardo, Sicardo e Pabate della Colomba avevano invece scelto, ritenendolo moralmente idoneo, Giordano di Padova, ma questi aveva rifiutato70, forse (ma

64 Si veda supra, la nota 22. 65 In realta Gerardo aveva dovuto occuparsi anche della questione del vescovo di Pia

cenza (1210), ma poiche non si tratta di un problema strettamente morale, ma di un caso che mette in risalto l'abilita di Gerardo nei dirimere liti e controversie, si e preferito trattarne nei

paragrafo seguente. 66

PL, v. 216, c. 438, n. 76. 67 Si veda supra, p. 365. 68 O. Holder-Egger, De vita..., cit., p. 50. 69 Si ricordi che da soli tre mesi Ugo di Guarmasio e Salinguerra, del partito ottoniano,

erano stati cacciati da Ferrara con l'aiuto dei Cremonesi; che Azzo d'Este aveva chiesto al papa il permesso di fortiflcare la citta per difenderla, probabilmente dai loro attacchi; che una parte dei Bolognesi era disposta ad aiutare il partito di Salinguerra a riprendere possesso della citta

(si veda supra, p. 364). 70 Giordano di Padova e il beato Giordano Forzate, pacificatore di contese prevalente mente a Padova e nell'ambito della Marca Trevigiana, politico prudente ed abile diplomatico, ma anche monaco, promotore di riforma in quanto fondatore delVordo Sacti Benedicti de Padua, delegato di lnnocenzo III in questioni di carattere religioso, noto per la sua scienza, onesta e

probita di costumi; probabilmente per tutto cio, oltre che per l'autorita ed il prestigio dei quali egli godeva, i tre inviati papali furono indotti a sceglierlo come vescovo di Ferrara. Le moti vazioni che lo spinsero a rinunciare alia carica ci sono pero del tutto ignote (su Giordano For

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siamo in campo del tutto ipotetico) perche in quel momento di lotte intestine e di

guerre con gli altri Comuni la posizione del vescovo di Ferrara doveva sembrare tutt'altro che allettante: addirittura Azzo, non si sa bene per quale motivo, era

giunto a chiedere una dilazione nell'elezione episcopale, e alcuni, non meglio pre cisati, si erano dichiarati pronti ad opporsi a Gerardo ed ai suoi due compagni se

questi avessero compiuto il mandato papale. Di fronte a tale inspiegabile situa zione Gerardo, Sicardo e l'abate della Colomba avevano chiesto che fosse il papa a

provvedere personalmente all'elezione, ma nell'epistola Innocenzo insisteva perche essi non si fermassero davanti ad alcun ostacolo e svolgessero Fincarico loro affidato. A quanto sappiamo, pero, il nuovo vescovo di Ferrara fu eletto solo nel 121271. A prescindere dai motivi per i quali il marchese Azzo ed altri volevano che la citta restasse ancora per un po' senza pastore, motivi che ci sono del tutto ignoti72, e un fatto che il legato, il vescovo e Fabate, pur con le migliori intenzioni, non eb bero la possibility di contrastare gli oppositori e di sciogliere una situazione parti colarmente intricata.

Problemi in apparenza prettamente pastorali avevano fatto si che Gerardo si dovesse occupare anche della Chiesa di Brescia. Del suo intervento siamo a cono scenza solo da una lettera scritta da Innocenzo il 4 agosto 121273, quasi otto mesi

dopo la morte del legato. L'arenga delPepistola ribadisce le responsabilita episco pali, che richiedevano tra Faltro, a chi copriva una simile carica, una notevole effi cienza: per questo il vescovo Giovanni, troppo anziano, gravemente malato e inca

pace di predicare, avrebbe fatto meglio a rinunciare ad un incarico al quale aveva ormai cessato di giovare; del resto lo stesso Giovanni, ci informa ancora la lettera, aveva chiesto per Faddietro di essere sciolto dalla cura della sua diocesi e aveva

posto Famministrazione e Fordinamento della sua Chiesa nelle mani di Gerardo, eletto di Albano e allora legato apostolico, di buona memoria; ai destinatari del

Fepistola, i legati apostolici Sicardo e Ariprando e il vescovo eletto di Reggio, In nocenzo affidava dunque Fincarico di indurre Giovanni alia cessione definitiva del

Fepiscopato e di provvedere all'elezione canonica di un successore. Probabilmente la situazione era rimasta in sospeso perche Giovanni aveva affidato a Gerardo la sua diocesi poco prima della morte di quest'ultimo, che quindi non aveva avuto

tempo e modo di risolvere la questione bresciana; questa, poi, doveva essere ben

piu complicata di quanto Fepistola innocenziana faccia pensare. Nel 1200 era scop piata a Brescia una guerra civile a sfondo sociale, ma complicata dalla tradizio nale discordia tra il partito degli intransigenti, propensi all'alleanza con Milano e la Lega e all'ostilita ad oltranza con Bergamo e Cremona, e quello dei mpderati. Al primo partito aderiva, nel 1200, la famiglia dei conti Palazzo, di cui facevano

parte anche il vescovo Giovanni e il fratello di questi, Marco74. Negli anni seguenti

zate si veda A. Rigon, Le elezioni vescovili nel processo di sviluppo delle istituzioni ecclesiastiche a Padova tra XII e XIII secolo, ? Melanges de l'Ecole Francaise de Rome?, LXXXIX, 1977,

pp. 371-409; I. Daniele, Forzate Giordano, beato, in Bibliotheca Sanctorum, V, Roma 1965, cc.

987-991). 71 O. Holder-Egger, De vita.. ., cit., p. 50. 72 Forse l'Estense preferiva, per avere le mani libere nella realizzazione dei suoi progetti

politici, che a Ferrara per il momento nessuno occupasse una posizione tanto autorevole da

poterlo in qualche modo ostacolare. 78

PL, v. 216, c. 656, n. 142. 74 A. Bosisio, II Comune, in Storia di Brescia, a cura della Fondazione Treccani degli

Alfieri, vol. I, Brescia 1963, pp. 648-649.

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Page 15: GERARDO DA SESSO, LEGATO APOSTOLICO AL TEMPO DI INNOCENZO III

GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 371

le sorti della lotta tra le due fazioni si alternarono piu volte75. Infine, nel febbraio

1211, un moto popolare scacciava da Brescia molti nobili e lo stesso vescovo. Se

dunque Giovanni aveva chiesto di rinunciare al soglio episcopale in quanto, per eta e salute, non si sentiva piu all'altezza della carica, non e escluso che avesse

preso quella decisione anche perehe, cacciato da Brescia con i nobili del suo partito, si era reso conto che la situazione gli era ormai sfuggita di mano, e quindi avesse

pensato di affidare la sua diocesi, dilaniata da lotte tra fazioni, proprio al cardinal

legato che, in quei mesi, per l'avvedutezza dei suoi interventi e l'autorita della sua

carica, sembrava l'unico in grado di porre rimedio ad una situazione cosi grave.

Forse non complicato da implicazioni politiche, ma sicuramente difficile da

giudicare, il caso del vescovo di Treviso. L'inchiesta relativa a questo personaggio era stata portata a termine, dopo la morte di Gerardo, dal legato suo successore, Sicardo vescovo di Cremona. Queste circostanze permettono quindi al massimo di trarre delle conclusioni sull'impostazione data all'inchiesta. Si consideri prima bre vemente la situazione della Chiesa trevigiana76. II vescovo sotto inchiesta, Tiso da

Vidor, era successo nel 1209 ad Ambrogio, che aveva cercato di provare, in una lettera al papa, la sua assoluta ignoranza ed estraneita alle manovre simoniache effettivamente intercorse tra un suo parente ed alcuni membri della Chiesa trevi

giana in occasione della propria elezione. Eletto vescovo, Tiso, pur sapendoli in

tangibili, aveva alienato dei beni ecclesiastici; tale alienazione per giunta era av venuta per cercare di tacitare le proteste dei canonici, ai quali il vescovo non era in grado di restituire il denaro chiesto loro in prestito per pagare le spese della sua elezione. Le finanze della Chiesa trevigiana infatti versavano in condizioni pres soche disastrose; per di piu, corti, eastern* e ville episcopali erano minacciati dal

Comune, che cercava di estendere su di essi la propria giurisdizione. Infine l'avo

garo Guercio Tempesta, che avrebbe avuto proprio il compito di difendere la per sona del vescovo e i diritti delFepiscopato77, era il primo a cercare di trarre disonesti

profitti dalle elezioni vescovili, a occupare beni e possessi episcopali, a vessare la Chiesa trevigiana con continue prepotenze.

Tre anni dopo Felezione di Tiso, in un'epistola del 3 gennaio 121378, si parla della questione del vescovo di Treviso come di qualcosa che si protraeva gia da

tempo: informato da Sicardo, vescovo di Cremona, dei sospetti di dilapidazione che gravavano su Tiso, Innocenzo in passato aveva affidato le relative indagini al

legato apostolico Gerardo, eletto di Albano. Questi aveva raccolto varie, gravi testi

75 Dapprima i moderati, sconfitti, presero contatti con Cremona; nel 1201 i fuorusciti ot

tennero una rivincita e poterono rientrare a Brescia. Nel 1203 questi rimpatriati si imposero con un colpo di mano e ottennero il potere. A questo colpo di mano consentirono anche il ve scovo e il fratello Marco (che pure erano del partito opposto). Ma i vincitori si divisero in due

partiti. Di questi, il perdente fu prima bandito dalla citta, poi riammesso e poi nuovamente

cacciato, e riparo a Cremona. I fuorusciti aiutarono Cremona nella guerra contro Brescia per Pontevico, ma i Bresciani poterono resistere anche per l'intervento dei Milanesi (1208). Nel 1210 Ottone passo a Brescia per portarla dalla sua parte, ma questo avrebbe comportato un

legame troppo forte con Milano: ormai molti a Brescia avevano invece interesse a staccarsene e a riprendere un'antica alleanza commerciale con Cremona, sia per convenienza economica, sia per il prestigio rapidamente acquistato da Cremona, da sempre ghibellina, che ora vedeva diventare ? ghibellino ? anche il papa (in quanto sostenitore di Federico II). 76 G. Biscaro, Le temporalita del vescovo di Treviso dal sec. IX al XIII, ? Archivio Veneto ?, XVIII (1936), pp. 1-72.

77 Ibid., p. 43.

78 PL, v. 216, c. 726, n. 197.

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372 M. CIPOLLONE

monianze sull'operato del vescovo. Alia morte di Gerardo, Sicardo, succedutogli come legato, aveva proseguito le indagini e aveva ritenuto opportuno sospendere Tiso dalPamministrazione dei beni temporali della sua Chiesa. Ma Tiso si era pre sentato al pontefice per protestare contro Peccessiva durezza del legato Sicardo: si lamento anzi di essere stato ingiustamente vessato in molti modi dallo stesso

legato. Sicardo infatti aveva prestato troppo ascolto agli avversari del vescovo e aveva preteso una nuova inchiesta (dopo quella gia condotta da Gerardo), ma que sta era stata fatta mentre egli, Tiso, era assente, in luogo a lui ostile, dove erano

presenti molti suoi potenti nemici. Avendo Tiso chiesto la revoca di quest'iniquo processo, Innocenzo affidava la causa ai destinatari della lettera, cioe due suddia coni apostolici e il primicerio di Grado, che pero avrebbero dovuto tener conto anche delle inchieste svolte da Gerardo e da Sicardo. Pochi giorni dopo, F8 gennaio79, Innocenzo scriveva allo stesso Tiso, concedendogli di amministrare ancora i beni della sua Chiesa finche non gli fosse pervenuta la relativa disposizione contraria di Sicardo; nel frattempo egli doveva opporsi energicamente a Guercio e agli altri che minacciavano i possessi della Chiesa. L'8 aprile 121380 Innocenzo accettava

Fannullamento, fatto dai due suddiaconi e dal primicerio di Grado, dell'ultimo pro cesso, condotto da Sicardo contro Tiso, perche mancavano ad esso le sufficienti

garanzie di equita; i tre riferivano invece come indiscutibili le gravi responsabilita che Gerardo aveva accertato a carico dell'imputato (alienazione di beni ecclesiastici, grave passivo al quale aveva portato le finanze della sua Chiesa, conferimento di benefici ecclesiastici a persone indegne, ecc): per tutto cio, Tiso avrebbe potuto essere sospeso dall'amministrazione; tuttavia, perche il suo nemico, il ?nobile?

Guercio, non godesse di questo, Innocenzo preferiva temperare il rigore con la mi tezza e si limitava percio a proibire al vescovo ogni altra alienazione, sotto pena di anatema, e ad ordinargli di farsi assistere, per Pamministrazione del temporale, dal decano e dal canonico di Treviso magister Gallo.

Infine, in una lettera del 9 gennaio 121481, Fultima sulla questione, Innocenzo confermava Fannullamento del processo condotto a carico di Tiso da parte di Si

cardo, perche la giustizia lo richiedeva; inoltre, sebbene le colpe gia note e altre messe in luce da due nuovi inquisitori, il patriarca di Grado e il vescovo di Venezia, fossero non solo sospettate, ma dimostrate e sicure, Innocenzo aveva preferito es

sere clemente, dato che le colpe di Tiso erano attenuate dalle vessazioni di Guercio, e lasciargli Pamministrazione della sua Chiesa; infine, perche la Chiesa di Treviso non soccombesse sotto i debiti, concedeva a Tiso di alienare, dei possessi ecclesiastici, tanto quanto serviva per pagare diecimila libbre del vecchio debito, impedendogli ogni altra alienazione. In questo modo, e con altri consigli, il papa sperava che il

cospicuo debito, che Tiso aveva ereditato dai suoi predecessori e ulteriormente ag gravate, potesse essere saldato. L'atteggiamento di Innocenzo nei confronti di que sto vescovo di provata colpevolezza e dunque oltremodo clemente; il Biscaro sug gerisce che questo fosse dovuto a una ? prevenzione quanto mai sinistra verso la

personality di Guercio Tempesta ? e da ?una certa simpatia [per] Tiso da Vidor, il quale aveva avuto il coraggio di portare [...] contro il vescovo di Cremona [...] la gravissima accusa di aver tradita la verita e la giustizia ?82. Se si pensa che Tiso, ? pur consapevole delle losche manovre compiute da Guercio Tempesta nella ele

79 PL, v. 216, c. 723, n. 195.

80 PL, v. 216, c. 805, n. 19.

81 PL, v. 216, c. 948, n. 960.

82 G. Biscabo, Le temporalita. . ., cit., p. 47.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 373

zione dei suoi predecessori, non aveva saputo far di meglio, appena eletto e consa crato ?, che pagargli una grossa somma sottratta al patrimonio della Chiesa, Fin

dulgenza del papa potrebbe sembrare senza dubbio ?eccessiva ?; ma, prima di pren dere provvedimenti gravi nei confronti di Tiso, Innocenzo si sara probabilmente persuaso, ? sia pure con profondo disgusto ?, di come la soluzione migliore fosse lasciare quel difficile episcopato a colui che per esperienza aveva imparato ? a te nere un contegno piu energico e risoluto ? nei confronti dei nemici della Chiesa83.

Non siamo in grado di stabilire se Gerardo non avesse preso alcun provvedi mento per punire o sostituire il vescovo di Treviso perche la morte non gliene diede il tempo o per altre ragioni: se Gerardo non avesse deciso nulla nei confronti di Tiso deliberatamente, questo potrebbe essere spiegato con le stesse considerazioni che spinsero il pontefice alia clemenza nei confronti del vescovo colpevole. Diver samente, due conclusioni che si potrebbero pur sempre trarre da questa inchiesta sarebbero quelle sulla correttezza di Gerardo nei condurre Findagine (Tiso si la

mento delFiniquita di Sicardo nei suoi confronti, ma mai di Gerardo) e sulla accu ratezza delle informazioni raccolte attraverso le sue ricerche e Fanalisi delle testi

monianze, tanto che, fino alia conclusione della vicenda (almeno limitatamente al

pontificato di Innocenzo III), coloro che se ne occuparono non poterono che con fermare le sue osservazioni, e il papa stesso voile che si facesse sempre riferimento alia sua inchiesta.

Un caso evidente di indegnita episcopale era infine quello di Gerardo Ariosti84, vescovo di Bologna: questi ? doveva la sua nomina a subdole manovre ? ed era ? persona tanto poco idonea al suo ufficio che Innocenzo III si trovo piu volte co stretto a manifestargli il proprio scontento ?85: alia fine del 120086 Innocenzo aveva incaricato Egidio, vescovo di Modena, e Uberto, canonico di Monza, di indagare sulle irregolarita dell'ordinazione di Alberto, eletto di Imola, da parte di Gerardo

Ariosti; pochi mesi dopo, nei 120187, Innocenzo aveva ritenuto opportuno pren dere provvedimenti nei confronti tanto di Alberto quanto di Gerardo di Bologna. La condotta del vescovo non miglioro in seguito: il 10 giugno 121388 Innocenzo aveva infatti ritenuto opportuno incaricare Ubaldo, arcivescovo di Ravenna, e Si cardo, vescovo di Cremona, di obbligare Gerardo Ariosti a rinunciare alia carica entro quindici giorni oppure a pagare una somma in favore della spedizione in Ter rasanta. Tale intervento di Ubaldo e Sicardo era reso necessario dal fatto che il vescovo di Bologna era tomato sulla promessa fatta per Faddietro a Gerardo da Sesso, di buona memoria, di ritirarsi dalla carica; a tale promessa egli era stato indotto su consiglio dello stesso eletto di Albano, che era riuscito anche a fargli riconoscere che ? sarcinam pontificalis officii sine suo et commisso sibi gregis peri culo portare non poterat?89.

L'Ariosti doveva essere particolarmente abile nelFeludere gli obblighi e gli im

83 Ibid., p. 51.

84 A. Hessel, Storia della citta di Bologna dal 1116 al 1280, cap. IV: ? Comune e Chiesa. Vita religiosa della popolazione bolognese ?, ed. it. a cura di G. Fasoli, Bologna 1975, p. 208; lo.stesso vescovo e chiamato Gerardo di Riosto in F. Lanzoni, Cronotassi dei vescovi di Bolo

gna dai primordi alia fine del sec. XIII, Bologna 1932, p. 96. 85 A. Hessel, Storia della citta..., cit., p. 208. 86

PL, v. 214, c. 915, n. 32. 87

PL, v. 216, c. 1251, tit. 34. 88

PL, v. 216, c. 966, n. 184. 89 Si veda supra, nota precedente.

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374 M. CIPOLLONE

pegni presi, perche, benehe in giugno il papa, attraverso l'arcivescovo di Ravenna e il vescovo di Cremona, gli avesse posto un ultimatum di quindici giorni, in novem bre egli era ancora designato col titolo episcopale, e solo il 29 gennaio 1214, data della sua morte, veniva definito ? quondam Bononiensium episcopus canonicus et frater noster ? dai canonici di S. Giovanni90, presso i quali quindi sembra che si fosse deciso a vivere dopo aver finalmente rinunciato all'episcopato.

Ancora una volta non sappiamo molto delle modalita di intervento di Gerardo da Sesso; non possiamo stabilire nemmeno se il suo interessamento al caso del ve scovo di Bologna avvenisse su suggerimento del papa o per iniziativa personale; quest'ultima ipotesi, che farebbe di Gerardo un personaggio ancor piu interessante in

quanto protagonista attivo nella realizzazione del progetto di riforma della Chiesa puo essere avallata da due considerazioni: prima di tutto non si fa parola, contrariamente a quanto avviene nei casi analoghi, di espresso mandato papale; in secondo luogo Gerardo pote conoscere l'inadeguatezza e l'insufficienza del pastore bolognese quando, per gli incarichi politici della sua legazione91, dovette occuparsi della citta emiliana.

Se gli incarichi affidati a Gerardo in materia episcopale si armonizzano con

quanto in seguito venne codificato nel Concilio Lateranense IV del 121592, e pre cisamente nei canoni 10, 23 e 2893, e invece al canone 13 dello stesso Concilio94 che

bisogna far riferimento per comprendere Fimportanza di altri interventi del legato pontificio. La prima parte del canone e del tutto nuova: preoccupato per la ? nimia

religionum diversitas ?, causa di confusione nella Chiesa, Innocenzo proibisce ogni nuova religio e obbliga i fondatori di comunita religiose a scegliere una regola e una istituzione tra le religiones sino allora approvate. ? Mediante quella ferma pre scrizione si cerco di disciplinare ed uniformare il vasto campo delle pullulanti nuove istituzioni ?, spesso irregolari95; dai religiosi veri e propri sono percio ? distinti e

proscritti gli irregulares, cioe coloro che vivevano senza una regola ?96. Tale ten denza ad eliminare le forme proliferanti di religiones non regolari, sebbene codifi cata chiaramente solo nel 1215, si era pero manifestata gia piu volte nel corso del

pontificato innocenziano97. Cosi, ad esempio, quando gli Umiliati chiesero il rico

90 F. Lanzont, Cronotassi..., cit., pp. 101-102. 91 Si veda supra, p. 365. 92 Tale consonanza tra il comportamento di Gerardo e i dettami del Concilio Lateranense IV,

che ebbe luogo quattro anni dopo la morte del legato, non deve stupire: poiche questo concilio ecumenico riflette e compendia la mentalita e l'atteggiamento di tutto il pontificato di Inno cenzo III (cfr. H. Wolter, II papato..., cit., p. 234), una simile consonanza e una prova del l'identita dell'ideale di riforma perseguito dal papa come dal suo legato. 93 I canoni citati riguardano rispettivamente il dovere di predicazione dei vescovi, i limiti

cronologici entro i quali era lecito che una sede vescovile restasse vacante e la necessita di ob

bligare alle dimissioni coloro che ne facevano richiesta, ma poi non cedevano la carica (Conci liorum Oecomenicorum Decreta, G. Alberigo - G. A. Dossetti - P. Joannou - C. Leonardi -

P. Prodi edd., Bologna 19733, pp. 239, 246, 248). 94

Conciliorum..., cit., p. 242. 95 M. Maccarrone, Riforma e sviluppo della vita religiosa con Innocenzo III, ? Rivista di

storia della Chiesa in Italia ?, XVI (1962), pp. 65-67. Si veda anche la rielaborazione dell'arti colo suddetto, curata dallo stesso autore in Studi su Innocenzo III, ?Italia Sacra ?, 17, Pa dova 1972, pp. 307-327.

96 M. Maccarrone, Lateranense IV, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, a cura di G. Pelliccia - G. Rocca, vol. V, Roma 1978, c. 475.

97 Si veda l'atteggiamento del papa nei confronti dei nuovi ordini: Ospedalieri dello Spirito Santo, Trinitari, Teutonici, Umiliati, congregazione di S. Marco di Mantova, comunita lombarde di Bernardo Primo, Francescani, Domenicani (M. Maccarrone, Riforma..., cit., pp. 44-61; Studi su Innocenzo III, cit., pp. 278-306).

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 375

noscimento canonico, Innocenzo III penso dapprima di ?inquadrare tutti gli Umi liati entro l'ambito di una religione nel senso canonico del termine ?, sotto un unico

regulare propositum, ma poi abbandond tale progetto e fece emettere dalla Cancel leria pontificia tre diversi documenti, uno per ciascuno dei tre rami degli Umiliati: una lettera approvava i laici viventi secondo le norme evangeliche, ma non se condo una vera e propria regola; una seconda lettera era destinata ai laici non

coniugati ehe vivevano in comune secondo un regulare propositum; inline un privi legio concedeva la conferma papale per il ristretto gruppo dei chierici, veri e propri canonici regolari viventi secondo la regola detta di s. Agostino98. Insomma, ?il ri conoscimento dato nel 1201 elevo gli Umiliati al grado di una religio ?".

Gerardo dimostro di aver compreso a fondo non solo questa tendenza all'uni ficazione e all'uniformita, e le esigenze che rendevano necessario Fordinamento e la codificazione, ma anche il benefico influsso che poteva esercitare su quella ? sen tina di eretici? che era Milano100, e piu in generale sulla Lombardia, una religio approvata quale era quella degli Umiliati, prendendone le difese; anzi, val la pena di notare che Gerardo e proprio il primo a prendere atto della conferma papale e dei suoi effetti giuridici: egli parla infatti di ?Religio quae Humiliatorum appel latur ?; solo da questo momento in poi gli Umiliati saranno sempre designati con

quel nome101. II documento in questione e una lettera che Gerardo, legato aposto lico, cardinale e vescovo eletto di Albano e Novara, scrisse da Trezzo, nella giuri sdizione di Milano, a tutti gli arcivescovi, vescovi, preti, diaconi, prepositi, ministri e rettori delle Chiese di tutta la sua legazione e provincia, il 19 aprile 1211102. II

mittente informava i destinatari che la religio detta degli Umiliati e le loro attivita erano piaciute a Innocenzo III e che essi erano stati approvati dalla Chiesa per Fintegrita della fede nelle S. Scritture, e avevano pertanto il diritto di dedicarsi alle loro attivita, poiche erano stati opportunamente esaminati. Tutti avrebbero

potuto apprendere qualcosa di utile alia salute spirituale dai colloqui privati degli Umiliati o dai loro parlamenta pubblici, ai quali percio il legato esortava ad essere

presenti; nel caso che i destinatari non volessero parteciparvi, egli, con Fautorita della Santa Sede, comandava che si astenessero almeno dai cercare di impedire, proibire o disturbare la loro predicazione e il loro insegnamento. Tale documento

potrebbe evidentemente offrire interessanti spunti sulla situazione degli Umiliati

pochi anni dopo il loro ingresso ufiiciale nella Chiesa, e sul fatto che, sebbene essi fossero stati approvati dai papa, venissero ancora posti contro di loro gli ostacoli cui allude la lettera del legato; ma poiche cio non rientra nel campo di questa ri cerca, ci si limitera a sottolineare che Fintervento di Gerardo, oltre alia compe tenza in materia di provvedimenti pontifici e loro implicazioni, denota anche cono scenza della situazione locale, aggiornamento in materia di nuove forme di spiri tualita e soprattutto sensibilita ai problemi della Chiesa e oculatezza nel tentativo di risolverli: agli occhi di Gerardo la nuova religio si doveva presentare non solo come forza particolarmente adatta a contribuire a mantenere il laicato nell'ambito

delFortodossia, ma anche come esempio trainante di santita di vita tanto per i laic

98 La conferma papale implicava protezione apostolica e particolari privilegi (M. Maccar rone, Lateranense IV, cit., c. 491). 99 M. Maccarrone, Riforma..., cit., pp. 46-50; Studi su Innocenzo III, cit., pp. 284-289.

100 E la celebre espressione di Giacomo da Vitry, presente a Milano nel 1216 (G. France

schini, La vita sociale..., cit., p. 161). 101 G. Tiraboschi, Vetera Humiliatorum Monumenta, vol. I, Mediolani 1766, p. 61. 102

Ibid., II, pp. 154-156.

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quanto per lo stesso clero; eomprensibile quindi l'appoggio che egli voile fornire

agli Umiliati in forma cosi solenne e autorevole. Da un doeumento del 25 gennaio 1231103 abbiamo notizia di un altro inter

vento di Gerardo in favore, questa volta, di una determinata easa di Umiliati. Si tratta di una lettera con la quale Gregorio IX confermava cio che il defunto eletto di Albano, allora legato della sede apostolica, aveva concesso agli Umiliati della chiesa di Ognissanti di Fossalta, nella diocesi di Lodi104. La lettera di Gregorio IX ricordava come il legato, considerando che presso la chiesa di Ognissanti ottanta

Eeligiosae Personae, uomini e donne, erano dedite ai servizi divini, accoglievano poveri e pellegrini e amministravano loro il necessario, avesse stabilito che la li berta della loro chiesa dovesse essere tutelata dalle molestie dei malvagi, e che ne il vescovo di Lodi, ne il Comune, ne altre persone potessero pretendere nulla da

loro; insomma, Gerardo dichiarava la chiesa di Ognissanti esente da imposte pub bliche e dalla soggezione al vescovo lodigiano. Si trattava presumibilmente di sal

vaguardare la liberta di quell'istituzione sia dalle prevaricazioni dei laici105, sia dalle ingerenze di un vescovo che, per il fatto di aver elargito a quella chiesa una

donazione106, avanzava forse delle pretese eccessive nei confronti dei beneficati. In ogni caso l'intervento di Gerardo in favore di una casa di Umiliati e un indice e una conferma ulteriore dell'interesse del legato nei loro confronti e per la salva

guardia della loro liberta.

Si consideri ancora il citato canone 13 del Concilio Lateranense IV: esso impo neva a chi volesse fondare una casa religiosa la scelta di una regula e di una insti tutio gia approvate; ma ? gran parte delle religioni possedeva, oltre la regola e Yisti

tuzione, proprie consuetudines, observantiae, statuta, capitula, proposita: erano ordi namenti e caratteristiche che spesso ricevevano Pesplicito riconoscimento della Sede

apostolica e che differenziavano anche notevolmente una congregazione o una casa

religiosa dalPaltra. II canone 13 lascia piena liberta alle nuove fondazioni religiose di darsi ordinamenti di tale genere, che ne avrebbero rappresentata e garantita Findipendenza di fronte alia religione di cui assumevano la regola e Yistituzione ?107.

Un'epistola innocenziana del 9 maggio 1211108 parla appunto di un institutum. II caso ci interessa in modo particolare, perche Fautore di questo institutum era pro prio Feletto di Albano, Gerardo da Sesso. NelFepistola Innocenzo, su richiesta delle

103 Ibid., II, pp. 180-181.

104 Fossatoltum o Fossatum Altum, ora Borghetto Lodigiano. II Vignati ricorda come que sta comunita di Umiliati, sorta durante il lungo episcopato di Arderico II (1189-1217) presso la chiesa di Ognissanti, avesse ottenuto da quel vescovo il possesso della cappella di S. Giorgio con le sue pertinenze, possesso confermato da un documento di Innocenzo III del 15 giugno 1208 e da uno di Gregorio IX del 18 dicembre 1227 (C. Vignati, Codice diplomatico laudense, II, Lodi Nuovo, ? Bibliotheca historica italica ?, ser. II, 3, Milano 1883, p. LIII; p. 250, n. 225; p. 294, n. 283).

105 E noto che, sin dalla fine del XII secolo, le violazioni di privilegi ecclesiastici da parte dei laici e in particolar modo delle autorita comunali stavano diventando sempre piu frequenti, e che la liberta della Chiesa incontrava un grosso ostacolo nei fatto che i laici pretendessero di gravare il clero con tasse ed esazioni, contravvenendo, tra Taltro, al canone 19 del Concilio Lateranense III (si veda in proposito A. Ambbosioni, Le citta italiane fra Papato e Impero dalla

pace di Venezia alia pace di Costanza, in La pace di Costanza, 1183. Un difficile equilibrio di po teri fra societa italiana ed impero, (Milano-Piacenza, 27-30 aprile 1983), ? Studi e testi di storia

medievale ?, 8, Bologna 1984, p. 39, nota 16; p. 40, nota 22; p. 41, nota 23). 106 Si veda supra, nota 104. 107 M. Maccarrone, Riforma..., cit., p. 66. 108

PL, v. 216, c. 416, n. 50.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 377

sorores di Murcedo, approvava Yinstitutum scritto appositamente per loro da Ge rardo, recatosi di recente a visitarle, su mandato pontificio, e le esortava a vivere secondo quanto era stato loro prescritto. Le nostre conoscenze in proposito si fer

mano qui: sul contenuto delYinstitutum non sappiamo nulla, se non che il papa lo approvava ? sicut pie ac provide fact urn est?; ma ancor meno sappiamo su que ste religiose di Murcedo: secondo il Cottineau questo monastero di religiose sarebbe nella diocesi di Albano109; ma Tunica fonte nella quale compare questo nome e

proprio il citato privilegio di Innocenzo, per cui e probabile che la collocazione nella diocesi d'Albano sia motivata solo dalla citazione, nella bolla, di Gerardo, eletto di Albano. L'identificazione di Murcedo con Murcone, o Morcone110, vescovato

suffraganeo della metropoli di Benevento, citato una sola volta nel Liber censum111, appare alquanto improbabile, considerata l'area di influenza di Gerardo, che proprio in quei mesi stava svolgendo la sua attivita di legato apostolico in varie citta dell'Italia settentrionale. Anzi, proprio per questa ragione si sarebbe phi inclini a pensare ad un monastero altrimenti sconosciuto situato in qualche diocesi del nord d'ltalia. Ma, come si e detto, manca in proposito ogni testimonianza docu mentaria.

Dal Concilio Lateranense IV emerge anche la preoccupazione di Innocenzo III

per la riforma dei canonici regolari: nel canone 12112 infatti si parla di obbligo di

periodici capitoli generali non solo per i monaci, ma anche per i canonici; modello dovevano essere gli efficienti capitoli generali annuali dei Cisterciensi113; il program ma era stato evidentemente ideato per i monaci, ma era poi stato esteso ai canonici

regolari, che avevano bisogno di tali misure perche, dopo il prodigioso sviluppo del XII secolo, erano entrati in crisi per il loro isolamento114. Di tale stato di crisi an che Gerardo ebbe modo di rendersi conto. Gia quando era ancora solo vescovo di Novara egli aveva esortato i canonici della sua diocesi a vivere secondo la regola di s. Agostino115, e, in veste di arcivescovo, aveva raccomandato al clero milanese la vita comune116; ma i due suoi interventi di maggior peso a questo proposito sono collocabili proprio nell'ambito della sua attivita di legato. Da una bolla di Ono rio III, del 18 dicembre 1216117, sappiamo come Gerardo, eletto d'Albano, allora

legato apostolico, di buona memoria, avesse approvato i diritti e le consuetudini

109 L. H. Cottineatj, Repertoire topo-bibliographique des abbayes et prieures, vol. II, Macon

1937, c. 2018. 110

Ibid., II, c. 2019. 111 P. F. Kehr, Italia Pontificia. IX, Samnium, Apulia, Lucania, Berolini 1962, p. 113. 112 Conciliorum. . ., cit., pp. 241-242. 113 M. Maccarrone, Lateranense IV, cit., cc. 485-486. 114

Ibid., c. 488. 115 Ne ho accennato nell'articolo Gerardo da Sesso..., cit., p. 229. Si tenga presente che

con l'espressione regula Augustini non si faceva necessariamente riferimento ad una regola pre cisa; a volte si trattava semplicemente di una ?generica ispirazione agostiniana ?: cfr. C. Vio lante -CD. Fonseca, Introduzione allo studio della vita canonicale del Medio Evo, in La vita comune del clero nei secoli XI e XII, ? Atti della Settimana di studio: Mendola, settembre 1959 ?, I, ? Pubblicazioni dell'universita cattolica del S. Cuore, s. Ill; scienze storiche, 2. Miscellanea del Centro di studi medievali?, III, Milano 1962, p. 502; C. D. Fonseca, Le canoniche regolari riformate delVItalia nord-occidentale. Ricerche e problemi, in Monasteri in alta Italia dopo le in vasioni saracene e magiare (sec. X-XII), ? Atti del XXXII Congresso storico subalpino, III Con

vegno di Storia della Chiesa in Italia (Pinerolo 1964) ?, Torino 1966, pp. 340-343. 116 Si veda il mio articolo Gerardo da Sesso..., cit., p. 238. Si tratta per altro di decreti

di dubbia attribuzione. 117 I. Aff6, Storia di Parma, cit., Ill, p. 290, n. 34.

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378 M. CIPOLLONE

dei canonici della Chiesa di Parma; gli uni e le altre dovevano essere ben noti a Gerardo che, come si e visto, probabilmente aveva iniziato la sua attivita proprio come canonico parmense e tale era rimasto almeno per tre anni118. Quanto alle con

suetudini, se Gerardo le approvo, doveva essere perche* le riteneva positive, e la

piu valida ragione per considerarle tali, se si tiene conto del favore di cui la vita comune del clero godeva presso il papa, ma soprattutto presso lo stesso Gerardo, doveva essere proprio il fatto che i canonici di Parma vivevano secondo una regola. Questo e confermato da una notizia secondo la quale la tradizione del canonicato

regolare a Parma era, oltre tutto, antichissima: sarebbe stato il vescovo Guidobono a donare nelP875 ai presbiteri della cattedrale parmense la Casa Canonica, ordi nando che vi si raccogliessero a vita comune; questo stato di cose sarebbe durato fino al 1330, ? anno in cui i Canonici furono dispensati dalla vita comune ?119.

Ma ancora piu interessante e Pintervento di Gerardo in favore della riforma canonicale a Piacenza. Verso la meta del 1210 Gerardo si trovava in questa citta

per risolvere le controversie sorte per Pelezione del nuovo vescovo120. Fu proba bilmente in questa occasione che, in una sinodo tenuta a Piacenza, egli stabill un decreto di riforma della vita canonicale, decreto che fece poi redigere il 6 ottobre dell'anno seguente dal notaio del sacro palazzo di Novara e inviare ai canonici pia centini121. Non si sa se Gerardo fosse a conoscenza di quanto i canonici si fossero distaccati dalla primitiva regola perche ne ebbe esperienza diretta, o perche infor matone dal neoeletto vescovo Fulco o dal preposto della cattedrale di Piacenza122; in ogni caso si tratta di un tentativo di ripristino della vita comune. Nella stesura del decreto del 6 ottobre 1211 Gerardo, con la propria autorita di legato, ordina al preposito ed ai canonici di Piacenza di conservare le lodevoli consuetudini della loro Chiesa e di estirpare cio che contrasta con la disciplina canonica; comanda, conformemente ai precetti apostolici di Adriano IV, Lucio III e altri pontefici e alia loro lodevole antica consuetudine (a quel tempo pero trascurata), che man

gino insieme ascoltando in silenzio la divina lettura; che dormano insieme, tranne in caso di malattia od occupazioni scolastiche; che si riuniscano ogni giorno in

capitolo per trattare degli affari spirituali e temporali della loro Chiesa; che, por

118 Gerardo era gia canonico di Parma il 29 aprile 1192 (J. Pfltjgk-Hartttjng, Ada Port

tificum..., cit., Ill, pp. 383-384, n. 447), e lo era ancora il 18 marzo 1195 (G. Drei, Le carte

degli archivi parmensi del sec. XII, vol. Ill, Parma 1950, p. 548, n. 750). 119 M. Martini, Cenni storici sulVorigine deliArchivio Capitolare della Basilica Cattedrale

di Parma e cronologia degli III.mi e Rev.mi Canonici, ? Archivio Storico della Deputaz. di Storia Patria per le Antiche Province Parmensi?, XI (1911), pp. 107-108. Pin di recente, durante il

pontificato di Adriano IV, i canonici parmensi avevano ricevuto, insieme ad altri, l'appoggio del papa, con la clausola ? quamdiu in canonicae disciplinae observantia permanseritis ?: se ne pu6 dedurre che a Parma fossero rispettate almeno le norme basilari della vita canonicale

regolare, della quale Adriano era acceso sostenitore (M. Maccarrone, I papi del secolo XII e la vita comune e regolare del clero, in La vita comune del clero..., cit., pp. 378-379).

120 Si veda infra, pp. 384-385. 121 P. M. Campi, DelVhistoria..., cit., II, pp. 382-383, n. 60. 122

Ibid., II, p. 106. Gia verso la meta del XII secolo i capitoli della cattedrale e di S. An tonino erano entrati in crisi. Invano Adriano IV aveva esortato nei 1157 i canonici piacentini a riprendere la vita comune. Gradualmente l'abbandono di quest'ultima porter a anche ? ad una ripartizione dei beni del capitolo tra le diverse prebende ? (P. Racine, La Chiesa piaeentina nelVeta del Comune, I, sez. II; La Chiesa e la cultura, in Storia di Piacenza, II, Piacenza 1984, p. 362); sulla decadenza della vita canonicale piaeentina si sofferma anche M. Maccarrone, / papi del secolo XII..., cit., pp. 379-380; il decreto di Adriano IV e pubblicato in P. M. Campi, DelVhistoria..., cit., II, p. 356.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 379

tando pannos rotundos123, servano il Signore nelle ore stabilite; il legato eonferma inoltre le loro antiehe consuetudini per l'istituzione dei custodi e per Faccoglienza dei conversi, e le disposizioni per il refettorio, il chiostro e il dormitorio; ordina ai canonici di obbedire umilmente al loro preposito in queste ed in altre cose che ri

guardano Yhonestas, perche possano essere chiamati canonici non solo di nome, ma anche di fatto, avvertendoli di aver incaricato il loro preposito di costringerli, con Fautorita apostolica della quale egli Paveva investito allo scopo, ad obbedire al decreto senza obbiezioni; ogni sentenza che il preposito avrebbe mosso canoni camente contro i ribelli sarebbe stata considerata quindi irrevocabile.

Si tratta di un documento molto prezioso per accertare quanto peso Gerardo attribuisse alia vita canonicale regolare: Fesperienza fatta nella sua diocesi nova rese e nelle molte visitate nel corso della sua legazione, oltre che gli anni da lui stesso trascorsi come canonico parmense, ma soprattutto come monaco a Tiglieto, dovevano averlo saldamente convinto che la vita comune restava il mezzo piu valido

per porre rimedio ai difetti, alle mancanze e naturalmente, quando c'erano, anche ai vizi piu gravi riscontrabili nel clero. II calore con cui Gerardo propugna la riforma canonicale e quindi Fennesima spia di quanto gli stesse a cuore la riforma della Chiesa. Almeno due sono i mezzi di cui Gerardo si serve nel decreto per assicurarsi che Fauspicata riforma canonicale giunga a buon fine: prima di tutto, il continuo insistere sulFautorita (la propria di legato pontificio; quella dei precetti apostolici di alcuni papi; quella, pure apostolica, di cui egli investe il preposito) doveva avere lo scopo di rendere il decreto il piu solenne possibile; in secondo luogo, Faccenno iniziale alle lodevoli consuetudini della Chiesa piacentina poteva essere forse un

accorgimento per cercare di disporre favorevolmente i canonici nei confronti delle norme imposte poi nel corso del decreto. E il Campi a parlarci delFesito delFinizia tiva del legato: lo storico piacentino afferma di non sapere se i canonici di Piacenza obbedissero al decreto di Gerardo; ma, dai successi di qualche anno dopo

? con tinua il Campi, senza fornire tuttavia alcun riferimento alle fonti delle sue infor

mazioni ?, pare si possa affermare che essi obbedirono, almeno per quel che ri

guarda la mensa comune e altri particolari124. Per quel che riguarda piu stretta mente il contenuto del decreto, bisogna notare come ancora una volta, con la pre cisione riscontrata anche in altri suoi provvedimenti125, Gerardo tocchi sintetica

mente ogni aspetto dell'argomento, ivi inclusi Fesortazione alia cura nello svolgere gli uffici sacri ed alcuni dettagli di carattere pratico.

Un'altra osservazione non puo essere tralasciata. II decreto godette, almeno

a partire dal XVII secolo, di una considerazione davvero notevole: non solo FU

ghelli126, il Bascape127, il Campi128 lo ritennero tanto importante da pubblicarlo nelle loro opere, ma esso trovo posto anche nel supplemento al registro innocen ziano nelFedizione curata dal Migne129; segno evidente di quanto esso fosse giudi cato per lo meno esemplare.

123 Si noti che si tratta della stessa espressione usata in uno dei decreti per Milano (N. Sor

mani, La gloria dei santi milanesi e Vorigine dei chierici regolari, vol. I, Milano 1761, p. 212), alia cui dubbia attribuzione ho gia accennato in Gerardo da Sesso..., cit., pp. 236-239.

124 P. M. Campi. DelVhistoria..., cit., II, p. 107. 125 Si vedano i decreti emanati dal vescovo Gerardo per la sua diocesi di Novara, che ho

gia esaminato in Gerardo da Sesso.. ., cit., pp. 227-229. 126 F. Ughblli, Italia Sacra, cit., IV, cc. 709-710. 127 C. Bascape, La Novara Sacra, trad. it. di G. Ravizza, Novara 1878, pp. 337-338. 128 P. M. Campi, DelVhistoria..., cit., II, pp. 382-383, n. 60. 129

PL, v. 217, c. 210, n. 160.

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380 M. CIPOLLONE

L'interesse di Gerardo per 1'istituto canonicale regolare costituisce un elemento

indispensabile per spiegare un altro provvedimento, altrimenti scarsamente moti vabile (almeno alia luce dei documenti a nostra disposizione), preso dal legato apo stolico il 10 luglio 1211130. Si considerino infatti brevemente le vicende relative alia chiesa di S. Benedetto di Cremona, oggetto del documento131. Oltre a due chiese

(S. Silvestro e S. Croce) e alTOspedale di S. Croce, il monastero di Nonantola te neva sotto la sua giurisdizione a Cremona anche una chiesa e un monastero fem minile dedicato a san Benedetto, che era stato fondato da Damiano, abate di No

nantola, come risulta da un documento del 1089 nel quale l'abate concedeva la terra per il monastero a ? M. del fu Tedaldo Decinone ? e alle sue cinque figlie che volevano seguire la regola di s. Benedetto. L'abate Damiano aveva concesso il ter reno a condizione che la badessa fosse scelta con il consenso suo o dei suoi succes sori e che ogni anno le monache pagassero all'abbazia nonantolana un determinato canone. II nuovo monastero benedettino nel 1100 aveva gia diciotto monache e

quattro religiosi. Nel corso del XII secolo continuo a prosperare grazie anche alia

protezione e al favore di cui godeva presso gli abati nonantolani; nella seconda meta del XII secolo tuttavia, questi ultimi rischiarono di perdere le loro prerogative e i loro diritti sul monastero. Durante lo scisma di Vittore IV, infatti, Federico I

prese Oberto, vescovo di Cremona, e il suo successore Presbitero di Medolago, un altro vescovo scismatico, sotto la sua protezione132. Quando Vittore IV, passando per Cremona diretto a nord, seppe che il monastero di S. Benedetto dipendeva da

Nonantola, poiche quest'ultimo monastero si manteneva fedele ad Alessandro III, sottrasse le monache dalla dipendenza a Nonantola e le pose sotto quella del vescovo da lui insediato a Cremona. Sennonche nel 1167 il nuovo vescovo Offredo, di obbe dienza alessandrina, pretese che il monastero di S. Benedetto gli restasse soggetto; a questo si oppose l'abate di Nonantola. II processo che ne segui fu concluso dalla sentenza del 5 marzo 1170, con la quale il monastero nonantolano riottenne stabil

mente la giurisdizione sul monastero di S. Benedetto. Ma quarant'anni dopo alle monache furono sostituiti dei canonici regolari: cio avvenne proprio in seguito ad un provvedimento preso da Gerardo con documento redatto a Cremona il 10 lu

glio 1211133: in esso l'eletto di Albano, legato della sede apostolica, rimuove per sempre badessa, monache e converse dalla chiesa di S. Benedetto situata in civi tate nova Cremon[ensi]; comanda altresi che tale chiesa diventi una canonica rego lare e che dall'abate di Nonantola vi siano istituiti tre canonici regolari, i quali assumano l'abito secondo la regola di sant'Agostino, e l'abate di Nonantola abbia nella predetta chiesa la giurisdizione e i diritti che vi aveva prima, e che non vi sia accolto nessuno se non sia canonico regolare, e che nessuno riceva beneficio da

questa chiesa se non vi risiede. E ancora il Tiraboschi a informarci che ? Pordine del Legato fu eseguito, e per

lo spazio di quasi cinquant'anni la Chiesa di S. Benedetto fu posseduta da' Canonici

Eegolari soggetti pero all'Abate di Nonantola ?. Neanche il grande erudito sette

centesco, pur avendo a disposizione un buon numero di documenti, riusci a moti vare pienamente il cambiamento: dichiaro infatti di non avere le prove che cio

130 G. Tibaboschi, Storia delV augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, vol. II, Modena

1785, p. 347, n. 408. 131 Allo scopo ci si b serviti di Tiraboschi, (ibid., I, Modena 1784, pp. 345-348). 132 F. Savio, Gli antichi vescovi a"Italia dalle origini al 1300, descritti per regioni, Lombardia.

II, 2, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Bergamo 1932, pp. 85-87. 133 Si veda supra, la nota 130.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 381

avvenisse ?perche le monache fossero decadute dalla regolare osservanza, o per qualche altra ragione ?; forse uno scadimento c'era stato, non tanto grave da venire in qualche modo registrato in documenti, ma sufficiente, agli occhi di Gerardo, per giustificare la trasformazione di un monastero in una canonica regolare, istituzione alia quale egli attribuiva efficacia particolarmente benefica nei riguardi dei costumi del clero.

Da un'epistola innocenziana del 18 gennaio 1213134 abbiamo notizia di un caso

piuttosto clamoroso di falsificazione, di cui Gerardo fu chiamato ad occuparsi. Bi

sogna riconoscere che in questo caso il legato si limito ad assistere ad una fase del

processo e a stabilire una data entro la quale le parti contendenti avrebbero dovuto

presentarsi alia curia romana con i termini della questione sufficientemente chia

riti, in modo che si potesse pervenire rapidamente ad un verdetto. Tuttavia non sara inutile presentare, sintetizzandolo, Fandamento della complessa vicenda. Prima del 1208 il chierico ? Sal. ? aveva falsificato una lettera papale per ottenere dei bene fiei ecclesiastici a Brivio, in diocesi di Milano, ma poiche al preposto e ai canonici di quella pieve la lettera sembrava sospetta, essi la inviarono alia curia romana.

Scoperta la falsificazione, Innocenzo affidd Fincarico di punire il colpevole alParci

prete di Nembro (Bergamo); questi decise di privarlo di ufficio e beneficio. Ma il chierico presento appello alia Santa Sede; Fabate di S. Celso di Milano, chiamato in causa dallo stesso ? Sal. ?, annullo la sentenza precedente; poi pero Farciprete di Bergamo, per incarico del papa, la riconfermo. A questo punto e da collocare il suddetto intervento di Gerardo che, forte della sua autorita apostolica, aveva

maggiori possibility di porre fine alia questione. Ma poiche una delle parti non si

presento in curia entro la data stabilita dal legato, la causa fu affidata al cancelliere di Milano, che assolse il chierico, il quale nel frattempo aveva rinunciato a servirsi di quella lettera. Gerardo aveva avuto ragione di inviare a Roma il caso: infatti

cinque anni dopo Finizio della vicenda, cioe probabilmente nel 1212, sorse una nuova lite tra lo stesso chierico e il preposito e il capitolo di Bologna, presso il quale egli era stato accolto come canonico: poiche egli aveva citato in giudizio i confratelli del capitolo per una somma che questi gli dovevano, costoro fecero avere al papa la famosa lettera e finalmente, per Fevidenza della colpa, il falsario fu punito con la sottrazione di ogni beneficio. Una simile vicenda offre un quadro piuttosto scon certante: vi e un chierico che, per interesse, giunge al punto di falsificare un docu

mento papale; nonostante Fevidenza della colpa, devono passare anni prima che sia fatta giustizia, in parte per Fastuzia del chierico, in parte per la stessa proce dura giudiziaria ecclesiastica, che subiva un grave rallentamento a motivo dell'isti tuto delFappello135. Queste circostanze fecero si che nella causa dovesse intervenire, sebbene marginalmente, anche un legato apostolico che pure, come si e visto, aveva

questioni ben piu gravi di cui occuparsi; eppure neanche la presenza di Gerardo fu sufficiente a portare la causa a conclusione136. Si comprendera dunque come

questa vicenda dovesse destare preoccupazione presso chi aspirava a un risana mento del clero.

134 PL, v. 216, c. 755, n. 223.

135 E noto infatti come Innocenzo si fosse reso conto che per la realizzazione della riforma.

amministrativa, preludio di quella morale, era necessario, tra l'altro, limitare proprio gli abusi derivanti dal diritto di appellarsi a Roma (A. Fliche, II pontificate..., cit., pp. 193-198).

136 L'epistola innocenziana da notizia dell'analogo intervento di un altro alto rappresen

tante della Curia, Angelo, cardinale diacono di S. Adriano: neanche la sua presenza, in prece denza, aveva potuto facilitare la risoluzione della causa.

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382 M. CIPOLLONE

Una piu precisa testimonianza dell'apprensione di Gerardo in materia di ri forma e di degnita del clero ci viene da un altro doeumento pontificio: il 3 dicem bre 1211137 il papa rispondeva a un'epistola nella quale il legato apostolico lo in formava sulla situazione delle ehiese della sua legazione e gli chiedeva di prendere al riguardo particolari provvedimenti. Gerardo aveva fatto sapere al papa che nel Fltalia settentrionale ci si trovava di fronte ad una situazione generalizzata non certo esemplare: sebbene le chiese avessero un numero stabilito di prebende, tut tavia i canonici aggiravano l'imposizione del limite scegliendo per una sola pre benda piu di uno fra i loro parenti e amici; e, poiche questi erano in genere giovani ^d insufficient al servizio delle chiese stesse, e non volevano o non potevano essere ammessi agli ordini superiori, c'era carenza di persone idonee e soprattutto di sa

cerdoti; il legato giustamente aveva notato che questo non poteva avere che pes sime conseguenze. Consapevole della gravita della situazione (tanto le funzioni li

turgiche quanto la cura d'anime infatti non potevano che riceverne un danno), Gerardo aveva ripreso la tematica del nesso tra ufficio e beneficio, della dignita e responsabilita legate al ruolo sacerdotale, della necessita dell'officiatura, che gia aveva affrontato specificamente per la sua diocesi novarese138; e aveva osato pro porre provvedimenti adeguati, ma cosi severi, che forse solo un legato poteva spe rare di riuscire ad attuare, perche solo l'autorita apostolica gli avrebbe permesso di contrastare le feroci opposizioni cui senza dubbio sarebbe andato incontro: egli infatti aveva chiesto niente meno che di obbligare al sacerdozio, mediante la sot trazione dei benefici, coloro che sembravano idonei a sostenere una tale responsa bilita, altrimenti di allontanare chi indegnamente era stato posto a fruire di una

prebenda e sostituirlo con persone che potessero godere di quei benefici piu meri tevolmente e a maggior vantaggio della Chiesa. Pur trattandosi di misure drastiche, tali da suscitare una forte resistenza da parte di chi sarebbe stato privato delle

prebende (considerate verosimilmente solo come comodi cespiti di guadagno), Inno cenzo dava a Gerardo carta bianca, esortandolo ad agire senza curarsi dell'opposi zione di coloro che si erano dimostrati insufficienti e di coloro che avevano osato

sceglierli; ma il legato, che mori a Cremona il 16 dicembre139, forse non fece nem meno a tempo a ricevere la risposta del pontefice e non ebbe quindi possibility di agire.

Con l'immagine di Gerardo, severo difensore della moralita ecclesiastica e as sertore dei doveri del clero, sembrerebbero a tutta prima in grave contrasto due

epistole del registro innocenziano: il 22 aprile 1212140 il papa ingiungeva all'abate di Nonantola di fare in modo che fosse rispettata la volonta di Gerardo, eletto di Albano e legato della Santa Sede, di buona memoria, e cioe che la prima prebenda vacante della Chiesa di Bologna fosse riservata al figlio del nobile F. de Corrigia, 4< G.?, allora privo di ogni beneficio ecclesiastico, del quale Gerardo si era voluto

prendere cura. Nell'altra epistola, del 14 febbraio 1212141, il papa comandava al vescovo e ai canonici di Parma di riservare la prima prebenda che fosse rimasta vacante nella loro Chiesa a ? G. ?, figlio del defunto ? G. ?, fratello di Gerardo, se

137 PL, v. 216, c. 487, n. 130.

138 Ho gia esaminato gli interventi e le iniziative note di Gerardo quando era alia guida -di tale diocesi in Gerardo da Sesso..., cit., pp. 227-230.

139 Al problema della data e delle circostanze della morte di Gerardo ho accennato, ibid., p. 236.

140 PL, v. 216, e. 569, n. 37.

141 PL, v. 216, c. 523, n. 160.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 383

condo la volonta dello stesso legato apostolieo ed eletto di Albano. Viene da chie dersi se sia da considerare coerente il eomportamento di questo riformatore so

prattutto quando, facendo valere la sua autorita, impone Fattribuzione di una

prebenda a un nipote: un caso di smaccato nepotismo? Cosl potrebbe sembrare; ma un esame piu attento del documento mette in luce alcune circostanze che atte nuano notevolmente le possibili perplessita circa l'atteggiamento del personaggio. Non si puo ricavare molto dall'epistola diretta all'abate di Nonantola, in quanto in essa si fa riferimento solo ad una lettera (che non ci e rimasta), con la quale lo stesso ? G.? de Corrigia reclamava la prebenda promessagli. Ben piu documen tato e il caso dell'epistola che tratta della prebenda riservata al nipote: da quest'ul tima si apprende infatti che nella lettera con la quale chiedeva Fassegnazione della

prima prebenda vacante in favore del parente, Gerardo Faveva presentato come

persona da appoggiare per i suoi costumi lodevoli e per la sua sapienza; e ci sono almeno due buone ragioni per credere che non si trattasse di luoghi comuni, ma che veramente ? G. ? fosse meritevole: prima di tutto era stato lo stesso vescovo di Parma a scrivere al papa sollecitandogli il permesso di eseguire la volonta del defunto legato, cosa che probabilmente non avrebbe fatto se si fosse trattato di un individuo indegno o anche solo non particolarmente adatto a quella funzione; in secondo luogo l'atteggiamento del pontefice e particolarmente favorevole: que sto non significa necessariamente che il papa conoscesse il nipote di Gerardo; ma aveva conosciuto molto bene Gerardo stesso e nutriva ancora nei suoi confronti una solida fiducia: dopo quello che il legato gli aveva scritto sulla situazione eccle siastica dell'Italia settentrionale e gli aveva chiesto per rimediare ad essa, come

sospettare che le due prebende fossero state riservate da Gerardo a persone inde

gne? Inoltre, un'osservazione non puo essere tralasciata: il fatto che Gerardo avesse stabilito che le due prebende fossero assegnate solo quando fossero rimaste vacanti

prova almeno che egli era immune dal difetto che aveva rimproverato a molti eccle siastici dell'Italia settentrionale, cioe Fattribuzione della stessa prebenda a piu per sone142, e che si muoveva nel rispetto delle norme canoniche. Siccome in questo suo modo di agire egli si era comportato coerentemente, non si fa fatica a credere che pure la scelta di quelle due persone fosse avvenuta nella convinzione che si trattasse dei candidati piu adatti per quelle particolari situazioni.

V - GERARDO E LE CONTROVERSY ECCLESIASTICHE

Gia prima del 1210 Gerardo aveva dovuto occuparsi di liti o questioni con troverse. Ad esempio, in qualita di provisor apostolieo aveva emesso una sentenza

per porre fine ad una lite sorta all'interno della Chiesa milanese, nel 1206. Di altre contese si dovette poi occupare dopo che Innocenzo lo ebbe nominato legato apo stolieo. L'autorita connessa con tale titolo avrebbe dovuto permettergli, in teoria, di

imprimere ad ogni causa in corso una svolta risolutiva: in realta, come si vedra, non

sempre le questioni, anche dopo il suo intervento, poterono essere considerate defini tivamente risolte, perehe* le parti in causa persistevano irriducibilmente nelle loro posi zioni. A questo proposito potrebbero essere ricordati i casi del vescovo di Treviso14*

142 Si veda supra, la nota 137. 148 Si veda supra, pp. 371-373; Innocenzo pronuncia la sentenza definitiva in proposito

nel 1214, oltre due anni dopo la morte di Gerardo; la causa avra poi ulteriori svolgimenti du rante il pontificato di Onorio III (G. Biscaro, Le temporalita..., cit., p. 53).

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384 M. CIPOLLONE

del chierico falsificatore144; analogamente un'altra questione, un contrasto tra monache di Acqui e di Zebedo iniziato almeno nel 1210, giungeva a soluzione solo vent'anni piu tardi nonostante che Gerardo, provisor apostolico, avesse cercato di comporlo. Tale vicenda risulta particolarmente significativa per l'impo stazione e lo spirito manifestati da Gerardo in questa circostanza: nei decreti emessi tra Fottobre del 1210 e il novembre del 1211 per cercare di risolvere la lite, egli insiste particolarmente sui temi dell'obbedienza ai superiori e soprattutto del ri

spetto della regola (in questo caso quella benedettina), e della correzione dei difetti e delle storture145: e evidente dunque come, anche nella trattazione di un problema specifico, Gerardo non perdesse mai di vista gli ideali che, sin dai primi incarichi, caratterizzarono tutta la sua attivita di inviato papale.

Queste e altre considerazioni valgono anche per un caso del quale Gerardo si

occupo con risultati assai piu felici di quelli della causa alia quale si e appena ac cennato146. Si trattava di eleggere il vescovo di Piacenza; Grimerio era morto nel

Paprile del 1210147, e da allora gli ecclesiastici piacentini non erano riusciti a tro vare un accordo non tanto sulla persona da scegliere, quanto piuttosto su chi avesse il diritto di partecipare all'elezione. Giunto a Piacenza e ospitato nel palazzo vesco

vile, Gerardo trovo in corso ben tre liti: una tra Parcidiacono e il capitolo del duomo

per decidere a chi spettasse nominare gli elettori; una tra lo stesso capitolo da una

parte, i canonici di S. Antonino e il restante clero dall'altra, perche i canonici della chiesa maggiore sostenevano che Pelezione spettava solo a loro, mentre gli altri

pretendevano di potervi prendere parte; infine una tra i canonici di S. Antonino e quelli di S. Giovanni, i quali chiedevano di avere nell'elezione la precedenza ri

spetto ai primi, per il loro particolare legame con il capitolo del duomo148. Alcuni anni dopo, quando Piacenza rimase nuovamente priva di vescovo, le stesse liti si riaccesero e fu necessario riaprire un'indagine sulle modalita dell'elezione vescovile. Ci si rifece allora alle testimonianze giurate di alcuni protagonisti delle vicende del 1210: tali deposizioni ci tornano molto utili perche permettono di ricostruire, al

meno in parte, il procedimento seguito da Gerardo nella risoluzione del caso. Delle

quattro testimonianze, sostanzialmente concordanti, le piu esaurienti sono quella del magister Giovanni de Otto, canonico di S. Antonino, e quella di Vicedomino Cossadoca, allora preposito della cattedrale149: da esse risulta che Gerardo, su con

siglio del quale, per ordine del papa, il clero piacentino doveva procedere nelPele

144 Si veda supra, pp. 381-382; la questione e risolta solo dalpapa con la definitiva con danna del 18 gennaio 1213 (PL, v. 216, c. 755, n. 223).

145 Si vedano i seguenti documenti: G. B. Moriondo, Monumenta. .., cit., I, c. 484, n. 42; <?. 486, n. 46; c. 485, n. 45; c. 487, n. 49.

146 Si tratta della questione per risolvere la quale non e totalmente sicuro che Gerardo abbia coperto la carica di legato (si veda supra, la nota 22). In ogni caso, e sembrato opportuno riportare qui qualche particolare della vicenda, interessante testimonianza dell'autorevolezza, del metodo e della personality di Gerardo.

147 P. M. Campi, DelVhistoria..., cit., II, p. 104. 148 Le discordie all'interno del clero piacentino traevano origine dal trasferimento della

cattedrale ? dalla basilica di S. Antonino alia nuova chiesa di S. Giustina ?, awenuto nel IX secolo. Da allora, i capitoli di entrambe le chiese partecipavano alle elezioni vescovili, ma non ?rano mancate liti ? per questioni di preminenza ? (cfr. P. Racine, La Chiesa piacentina..., cit., pp. 352-353).

149 Le altre testimonianze sono quelle del preposito della canonica di S. Antonino, Ansaldo de Cario, e di Fulco, ovvero proprio di colui che era stato nominato vescovo nel 1210, e che nel 1216 era stato trasferito da Onorio III alia sede vescovile di Pavia (F. Savio, Gli antichi..., cit., II, 2, p. 453). Le testimonianze sono pubblicate in P. M. Campi, DelVhistoria.. ., cit., II,

pp. 381-382, n. 59.

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 385

zione del vescovo, convocati nel palazzo episeopale il preposito del duomo, Parci diacono e alcuni altri che, secondo il suo giudizio, erano adatti allo scopo, chiese loro di scrivere i nomi di coloro che essi credevano idonei per partecipare all'ele zione. In base ai suggerimenti ricevuti egli scelse poi dodici o tredici elettori: tre della cattedrale, due di S. Antonino, due di S. Savino, Farciprete dei cappellani, alcuni monaci di Mezano e alcuni membri del clero extracittadino. Fatto questo interrogo individualmente i prescelti, chiese loro chi essi avrebbero ritenuto idoneo

all'episcopato e fece scrivere le preferenze; ma poiche la maggioranza non riusci ad accordarsi su una sola persona, Gerardo chiese a tutti di rinunciare al proprio diritto di voto e di lasciar scegliere a lui; tutti accettarono, tranne due, che prote starono e presentarono appello; alia fine pero lasciarono cadere Fappello e cedet tero: cosi Gerardo pote procedere il 2 agosto 1210150, dopo quasi quattro mesi di sede vacante, alia nomina di Fulco, gia arciprete della Chiesa piacentina151. L'Ar

gelati152 ha parole di particolare lode per la scelta di Gerardo, in quanto Fulco, celeberrimo per la sua santita, amministro rettamente la Chiesa di Piacenza e brillo talmente per le sue virtu che fu poi annoverato tra i santi. Anche il Campi parla in termini positivi del prescelto153. Questo basterebbe a dimostrare la prudenza della scelta di Gerardo, ma c'e un altro particolare che la rende ancora piu interes sante. II Campi racconta che Gerardo, dovendo in quei giorni celebrare nella sua diocesi di Novara una sinodo, prego Fulco di seguirlo, sia per avere da lui, eletto di Piacenza, qualche consiglio e aiuto nell'ordinare i decreti sinodali, sia perche Fulco tenesse in quella sinodo un opportuno sermone; Fulco lo accontento ed esorto

soprattutto i preti a comportarsi secondo la loro vocazione154. Da parte sua poi Gerardo avrebbe scritto il citato decreto, esortando i canonici di Piacenza alia vita comune155. Questa collaborazione tra i due vescovi eletti colpisce per Farmonia di intenti, per la reciproca fiducia, per la disponibilita dimostrata da entrambi, e so

prattutto offre un ulteriore suggerimento per comprendere la scelta che Gerardo fece di Fulco: nessuno doveva sembrargli piu idoneo al soglio piacentino di questo sant'uomo che condivideva i suoi ideali di riforma dei costumi del clero e di fedelta

agli impegni presi, e la sua coscienza della dignita del ruolo sacerdotale; tanto piu che, per essersene occupato personalmente, Gerardo sapeva bene che la Chiesa pia centina, dopo i fatti accaduti tra il 1204 e il 1208156, aveva bisogno di un pastore che fosse insieme uomo integerrimo ed energico riformatore157.

Verso la metk del 1211, nei mesi piu difiicili della sua legazione, Gerardo do vette occuparsi di due altre contese, risolvendole presumibilmente con la consueta

equita ed obbiettivita e dopo aver raccolto tutte le informazioni necessarie.

150 P. M. Campi, DelVhistoria..., cit., II, p. 104. 151 J. F. Boehmer, Regesta Imperii, vol. V, Innsbruck 1894, 1801, n. 12373. 152 F. Argelati, Bibliotheca..., cit., II, c. 1349. 153 ? Buon Fulco ?, ? ottimo Fulco ?: P. M. Campi, DelVhistoria..., cit., II, p. 104. 154

Ibid., II, p. 106. 155 Si veda supra, pp. 378-379. 156 I Piacentini erano stati protagonisti di una grave e prolungata ribellione al clero; Inno

cenzo III, ragionevolmente angustiato, aveva affidato tale questione ad un legato e ad alcuni

visitatores, uno dei quali era appunto Gerardo. 157 La consonanza di ideali e la felice scelta di Gerardo in questa circostanza sono confer -

mate da uno studio dedicato alia biografia ed alia personality del vescovo piacentino: G. Tammi, S. Fulco Scotti (1164-1229), in Studi storici in onore di Emilio Nasalli Rocca, a cura della De putazione di Storia P atria per le Province Parmensi, Sezione di Piacenza, Piacenza 1971, pp. 555-563.

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386 M. CIPOLLONE

Pochi anni dopo la fondazione della chiesa di S. Maria di Becetto, nel Cuneese158, sorse una lite tra la chiesa di Rivalta e il monastero di Fruttuaria, perche entrambi volevano assoggettarsi quella chiesa. Nel 1211 la questione fu affidata a Gerardo. La sua sentenza e andata perduta, ma ci restano le testimonianze da lui raccolte

prima di emetterla: da queste, oltre che da un documento del XIII secolo, non e difficile intuire che egli si pronuncid in favore di Rivalta. II 29 aprile 1211159 Ge

rardo, eletto di Albano e Novara e legato apostolico, ordino a Guala Muricola, no taio del sacro palazzo di Novara, di autenticare e redigere in atto pubblico i nomi e le parole dei testimoni prodotti da Giacomo, preposito di Rivalta, nella causa che questi aveva in corso con Rainerio, abate di Fruttuaria, circa la chiesa di S. Ma ria di Becetto. Salvo variazioni poco rilevanti, i testimoni (diciannove in tutto, di cui cinque ecclesiastici, Merlo notaio di Saluzzo ed alcuni abitanti del luogo) concordavano sulle vicende relative a questa chiesa. Essa era stata costruita verso il 1200 da Giovanni Garnaldo e Gerardo Guarcino, consigliati dal pievano di Fali cetto. I signori di Verzuolo avevano acconsentito quando Becetto era stata sotto

posta a Rivalta. Questo consenso era necessario perche la chiesa si trovava nella Val Varaita, in un manso detto di Zastagno, di proprieta dei signori di Verzuolo, ed in particolare di Daniele, vassallo del vescovo di Torino. Lo stesso vescovo era venuto nel 1209 a consacrare il cimitero e aveva affidato la chiesa, prima a due, preti (uno dei quali, Giacomo, figura tra i testimoni), poi, nell'agosto del 1210, a due canonici di Rivalta. Ma in ottobre Amedeo Puer o Fantinus, Amedeo Petitus, Gandolfo e altri signori di Verzuolo cacciarono i due canonici di Rivalta e misero al loro posto dei monaci di Fruttuaria, probabilmente dietro richiesta dell'abate di quest'ultimo monastero; ne ebbero forse in cambio del denaro e la promessa dell5abate di Fruttuaria che sarebbero stati assolti dalla scomunica (nella quale sarebbero incorsi per la violenza commessa), promessa che il notaio Merlo (uno dei

testimoni) fu richiesto di mettere per iscritto. II caso non si presentava dunque troppo difficile da risolvere, ma al legato va se non altro il merito di aver avviato la causa in modo tale da farla giungere ad un'equa conclusione.

Dalla sentenza emessa a Parma P8 giugno 1211160 da Gerardo, eletto di Al bano e legato apostolico per PItalia settentrionale, allo scopo di risolvere la lite sorta tra il vescovo Opizzo di Parma e il suo capitolo sul lascito di Alberto Fieschi di Lavagna, fratello del vescovo e arcidiacono di Parma161, non si possono trarre molte conclusioni illuminanti circa la personality -di Gerardo, anche perche non siamo a conoscenza di molti particolari relativi alia lite. Gerardo stabili che i libri, gia di proprieta dell'arcidiacono, dovessero restare nella canonica, ma che una volta

alPanno, nel giorno anniversario della sua morte, dovessero essere esposti nel coro

158 D. Olivieri, Dizionario di toponomastica piemontese, Brescia 1965, p. 86. 159 Miscellanea saluzzese, Pinerolo 1902 (BSSS, 15), App., pp. 143-153, n. 1. wo i. Aff6, Storia di Parma, cit., Ill, p. 287, n. 30. 161 Con una mossa analoga a quella di altre famiglie nobili del tempo, i conti di Lavagna,

sconfitti piu volte dai Genovesi nel corso del XII secolo, erano riusciti ad occupare posizioni di rilievo nella gerarchia ecclesiastica della citta di Parma, il cui territorio confinava con quello di Genova: nei primi anni del secolo Opizzo e il fratello Alberto erano rispettivamente vescovo e arcidiacono di quella Chiesa, e, pochi anni dopo, Sinibaldo, futuro papa Innocenzo IV, ini

ziava la sua prestigiosa carriera ecclesiastica proprio come canonico parmense (si veda in pro

posito M. Ronzani, Carriere chiericali nel Duecento fra vescovati, seggi canonicali e curia romana:

i Fieschi, gli Ubaldini e i loro familiares, in Storia d'Italia, Annali. IX, La Chiesa e il potere po litico dal Medio Evo alVeta contemporanea, a cura di G. Chittolini - G. Miccoli, Torino 1986,

pp. 120-138).

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GERARDO DA SESSO E INNOCENZO III 387

della chiesa maggiore; nello stesso giorno i canonici dovevano inoltre far celebrare delle funzioni liturgiche per la sua anima. Gli altri beni mobili dovevano invece essere lasciati al vescovo Opizzo, fratello del defunto, che doveva pero provvedere alle spese del funerale e al compenso per i servitori. Si e gia detto162 che probabil mente i canonici di Parma gia da tempo conducevano vita comune; forse questo fu assunto dai membri del capitolo come pretesto per impadronirsi dei beni (che dovevano essere cospicui)163 del loro defunto confratello, mentre non pare che la vita comune a Parma a quel tempo implicasse anche il mettere in comune i propri beni164: per questo Gerardo stabili che, tranne i libri, tutto dovesse rimanere alia

famiglia; per i libri si pronuncio diversamente forse perche essi potevano tornare utili alia lettura comune dei canonici, e quindi alia loro edificazione; in cambio Gerardo chiedeva pero una particolare forma di risarcimento: una cerimonia an nuale in suffragio dell'anima del defunto. Veniva cosi salvaguardato anche Faspetto spirituale, che sembrava quasi essere stato dimenticato in una contesa suscitata chiaramente da interessi materiali.

Gerardo mori a Cremona il 16 dicembre 1211165. Tale evento lasciava un grave vuoto: per provare quale valido collaboratore Innocenzo avesse perso con la morte del legato, basterebbe pensare, oltre al numero e alFentita delle questioni risolte dallo stesso Gerardo, alle iniziative, altrettanto importanti, cui questi aveva posto mano e che il papa fu costretto, dopo il 16 dicembre 1211, ad affidare a coloro che chiamo a succedergli come legati di Lombardia (i citati Sicardo di Cremona ed Ari

prando di Vercelli), o ad altri prelati di un certo rilievo166. L'insistenza con cui Innocenzo invita gli uni e gli altri a tener presenti gli interventi del defunto legato puo essere un ennesimo indizio della considerazione di cui Gerardo godeva presso il pontefice e di quanto quest'ultimo dovesse sentire la mancanza dell'appoggio di uno dei suoi uomini di fiducia.

La molteplicita e l'importanza degli incarichi svolti da Gerardo sembrerebbe confermare Fimpressione che Innocenzo III si servisse dei suoi legati come di uno strumento di accentramento, di rafforzamento del potere centrale della Chiesa a

scapito delle autonomie locali. Benche queste osservazioni, diventate ormai quasi un luogo comune, contengano una parte di verita167, non si deve tuttavia dimen

ticare la fortissima componente spirituale del dominium mundi che Innocenzo III

162 Si veda supra, pp. 377-378. 163 I. Aff6, Storia di Parma, cit., Ill, p. 69. 164 All'inizio del XIII seeolo, quando gia da tempo la vita canonicale aveva iniziato la

sua fase di decadenza, poteva gia essere considerato molto positivo il fatto che dei canonici conducessero vita comune. Sin dalla meta del secolo precedente i pontefici avevano rinunciato ad esortare i chierici alia comunanza dei beni (M. Maccarrone, / papi del secolo XII..., cit., pp. 375-392).

165 Si veda supra, la nota 139. 186 Se ne e parlato a proposito delle singole controversie e missioni della legazione. 167 II Fliche ha cercato di dimostrare che, eontrariamente a quanto talvolta si e affermato,

Innocenzo non si propose affatto di rafforzare l'accentramento della Chiesa romana: ad esem

pio, cerco di limitare gli abusi derivanti dal diritto di appello a Roma, tent6 di rinforzare i po teri locali (pur senza che venisse meno la centralita di Roma); in materia episcopate rispetto le norme canoniche che stabilivano che il vescovo dovesse essere scelto dal capitolo e si riservo il diritto di intervenire solo quando il prescelto dal clero locale non offrisse sufficienti garanzie di dignita, o quando il capitolo non riuscisse a pervenire ad un accordo; anche in questo caso

per6 spesso aspettava che fosse lo stesso capitolo a chiedere il suo intervento risolutore (A. Fli che, II pontificate..., cit., pp. 193-208).

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cercava di perseguire168, e ancora che le azioni piu schiettamente politiche da lui

intraprese, e Faccentramento che egli cerco di realizzare servendosi, tra Faltro, anche dei suoi potenti legati apostolici rientravano in un ampio progetto di riunifi cazione e riordinamento della Chiesa indiscutibilmente finalizzato alia salvezza di tutti i cristiani169. L'alta spirituality che caratterizza la figura di Gerardo e Fopera stessa da lui svolta recano in tal senso una limitata ma significativa conferma.

Maria Cipollonb

168 jj Wolter, II papato..., cit., pp. 190-191; egli nota anehe come Innocenzo, avendo

compreso l'aspirazione alia riforma, viva nella Chiesa del tempo, fece uso della reale potestas che deteneva sulla Cristianita proprio per cercare di soddisfare tale esigenza.

169 Anche il Maccarrone ricorda come l'azione temporale di Innocenzo III fosse ? neces

saria premessa e eondizione affinche il papa potesse esercitare il proprio compito verso tutta la Chiesa ?. Per lui il dominio temporale trovava la sua origine e ragion d'essere non in motivi

umani, ma nella ? volonta del fondatore della Chiesa: ab ipso Domino ?. Una simile concezione ? aiuta a comprendere la sua politica[...] e i metodi e i mezzi di cui si servi nel perseguire il suo programma di governo [...] Tale azione, incalzante e molteplice, si intreccia con i motivi

religiosi e morali, che fanno parte della concezione innocenziana del dominio temporale della sede apostolica ? (M. Maccarrone, Studi su Innocenzo III, cit., pp. 12-14).

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