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8 Giovedì, 29 giugno 2017 Migranti «S iamo troppo focalizzati sugli sbarchi, ma quelli che arrivano sono una piccolissima parte del milione e oltre di stranieri che sono già tra noi in Lombardia. È nel nostro interesse fare in modo che i migranti che già risiedono nella nostra regione si sentano a casa e non solo si considerino ospiti, o peggio vengano accusati di rubare il lavoro agli italiani»: lo ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, a margine del convegno “Nuova generazione di italiani” che, lo scorso 22 giugno, a Milano, è stato l’occasione per la presentazione del XXVI Rapporto Immigrazione di Caritas Migrantes. «Gli alunni stranieri che oggi frequentano le nostre scuole in Lombardia sono più 200 mila: il 60% di loro è nato in Italia e sta già assolvendo a quel dovere di acquisizione della cultura che è la condizione per ottenere la cittadinanza che noi speriamo ora possa essere riconosciuto dallo Stato italiano con l’approvazione dello ius soli e ius culturae», ha continuato il direttore di Caritas Ambrosiana, auspicando che «il fenomeno migratorio sia affrontato in modo meno emotivo, più pacato e aderente alla realtà e non alle rappresentazioni fatte per spaventare». Roberto Bernasconi, direttore della Caritas di Como e referente del coordinamento regionale “Immigrazione” delle Caritas lombarde, ha invitato «a recuperare quel patrimonio di accoglienza e civiltà che abbiamo ereditato dei nostri padri e che ultimamente abbiamo un po’scialacquato». In un quadro di sostanziale stabilità delle presenze, la Lombardia rimane la regione più attrattiva dell’Italia: quasi un cittadino straniero su quattro. La Lombardia, inoltre, è la prima regione italiana per numero di matrimoni con almeno un coniuge straniero (17,4%), per occupati stranieri (22,8%), per presenza di imprese il cui titolare è extra-comunitario (18,9%). Secondo gli autori della ricerca i dati mostrano che in Lombardia sta avvenendo una progressiva integrazione della popolazione straniera. Gli immigrati arrivati negli anni passati acquisiscono la cittadinanza e diventano italiani. Oltre la metà degli alunni stranieri sui banchi di scuola nella nostra regione potrebbe avere le carte in regola per diventare italiano se fosse approvata la legge sullo ius soli. Ma vediamo nel dettaglio i diversi capitoli del Rapporto. 1. I RESIDENTI DI ORIGINE STRANIERA SUL TERRITORIO DELLA LOMBARDIA I dati Istat sulla popolazione residente mostrano che al 1° gennaio 2016 in Italia ci sono 60.665.551 persone, di cui 5.026.153 stranieri (8,3%). La Lombardia, come al solito, è la prima regione per numero di stranieri con 1.149.011 presenze, pari al 22,9% del totale degli stranieri e con un’incidenza sulla popolazione totale pari all’11,5%. Rispetto agli anni precedenti si registra per la prima volta un calo, seppur lieve, del totale della popolazione straniera residente in regione, pari allo 0,3%. Le città comunque tengono e continuano ad esercitare attrazione: a Milano città si registra un incremento della presenza straniera pari al 2,5%; gli stranieri aumentano anche nelle città di Pavia, Como, Cremona, Bergamo e Monza, a Brescia il dato relativo alla presenza straniera è stabile. Rispetto alle motivazioni di tale calo, l’Istat afferma che “le acquisizioni della cittadinanza italiana comportano, ovviamente, una diminuzione della popolazione straniera residente” . Nel 2016 (cfr. Istat, Bilancio demografico nazionale, 13 giugno 2017) in Italia sono state rilasciate 201.591 nuove cittadinanze, di cui il 27% in Lombardia, circa 54.000. Per quanto riguarda le motivazioni, nel conteggio sono comprese le acquisizioni e i riconoscimenti di cittadinanza per matrimonio, naturalizzazione, trasmissione automatica al minore convivente da parte del genitore straniero divenuto cittadino italiano, per elezione da parte dei 18enni nati in Italia e regolarmente residenti ininterrottamente dalla nascita, per ius sanguinis. Tra i paesi di cittadinanza più rappresentati vi sono la Romania (164.983 pari al 14,4%), il Marocco (101.399, 8,8%), l’Albania (99.571, 8,7%), l’Egitto (75.644, 6,6%) e la Cina (62.060, 5,4%). Questi 5 paesi insieme coprono il 43,9% del totale della popolazione straniera in Lombardia. Nel Comune di Milano al 31.12.2016 sono registrati 260.421 stranieri residenti (50,3% femmine). I primi cinque paesi di provenienza sono: Filippine (41.557pari al 16%), Egitto (37.013, 14,2%), Cina (28.414 pari al 10,9%), Perù (19.024, 7,3%) e Sri Lanka (16.545, 6,4%). La Romania è solo sesta (15.105, 5,8%). 2. UNA NUOVA GENERAZIONE DI ITALIANI ANCHE IN LOMBARDIA I NUOVI NATI STRANIERI L’Istat nel bilancio demografico nazionale pubblicato il 13 giugno 2017 (relativo ai dati 31 dicembre 2016) afferma che il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 142 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 63 mila unità), mentre è negativo per i residenti italiani (-204.675 unità). Inoltre, continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Per il secondo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (473.438, -12 mila sul 2015), di cui più di 69 mila stranieri (14,7% del totale). Infatti, il XXVI Rapporto Immigrazione Caritas ci ricorda che, secondo l’Istat, dal 1993 al 2014 in Italia sono nati quasi 971mila bambini da genitori stranieri, con una tendenza alla crescita che si è per invertita negli ultimissimi anni: dopo oltre vent’anni di incrementi, ora stanno leggermente diminuendo le nascite da genitori immigrati in Italia. È uno degli effetti meno noti dell’impatto della lunga recessione, in controtendenza rispetto all’impressione generale generata dai drammatici sbarchi in mare. Nel 2015 in Lombardia i nuovi nati stranieri sono 18.703, il 22,6% degli 82.693 nati totali, questo significa che quasi un nuovo nato su quattro in Lombardia è straniero. ACQUISIZIONI DELLA CITTADINANZA ITALIANA Ma la vera novità degli ultimi anni, secondo l’Istat e il Rapporto Immigrazione, è l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di un numero sempre più elevato di giovani cresciuti in famiglie immigrate: in Italia si è passati da circa 11mila acquisizioni nel 2011 alle 201.591 nuove cittadinanze italiane acquisite dagli stranieri nel corso del 2016 sul territorio nazionale, di cui un terzo (circa 67.000) ha interessato minori stranieri. A Milano, in base ai dati del Comune di Milano-SISI - Sistema Statistico Integrato, nel 2015 hanno acquisito la cittadinanza italiana 6.706 persone, 2.609 di queste sono ragazzi tra gli 0 e 18 anni (39%). Sempre dalle informazioni statistiche del Comune di Milano emerge che sul totale degli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, il motivo principale è la residenza in Italia da almeno 10 anni (48%) e il matrimonio (7%). Le motivazioni prevalenti di acquisizione della cittadinanza degli stranieri di età compresa tra gli 0 e i 18 anni sono la convivenza con un genitore che ha acquisito la cittadinanza italiana (77%) e la nascita in Italia e raggiungimento della maggiore età con richiesta fatta tra i 18 e 19 anni (22%), che anzi coprono la totalità dei casi. MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI All’interno della popolazione minorile di origine immigrata, un fenomeno meritevole di particolare attenzione è quello, pur statisticamente limitato, dell’arrivo di minori stranieri non accompagnati (MSNA). In base ai dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Report di monitoraggio dei MSNA in Italia, 31.12.2016) nel 2016 in Italia risultano 17.373 MSNA presenti, il 45,7% in più rispetto all’anno prima, e 6.561 irreperebili. Altrettanto rilevante è lo sbilanciamento crescente tra minori che approdano in compagnia di qualche familiare e minori che arrivano soli. Nel 2014 le due componenti si equivalevano, nel 2016 i MSNA hanno raggiunto un volume dieci volte superiore a quello dei minori che hanno seguito i familiari nell’attraversamento del Mediterraneo (2.377). La Lombardia, che è la quarta regione tra quelle che ospitano il maggior numero di MSNA, al Il Rapporto Caritas-Migrantes sull’immigrazione. La ricerca è stata presentata lo scorso 22 giugno a Milano, con un’introduzione del direttore di Caritas Como, Bernasconi; la Lombardia si conferma la regione più attrattiva a livello nazionale Generazioni nuove a confronto ALLA RICERCA DI RISPOSTE CONDIVISE N ei giorni scorsi, a Siracusa, si è svolto il Festival delle Culture Mediterranee “Sabir”. Una tre-giorni di incontri, laboratori, dibattiti sul tema delle migrazioni, sui percorsi di integrazione, sulle normative e sul delicato ruolo delle Ong sulla questione dei salvataggi in mare. Era presente una significativa delegazione della Caritas diocesana di Como, che ha avuto l’opportunità di portare la sua testimonianza di terra di frontiera e che si è messa in gioco in prima persona, assicurando la propria partecipazione a un tavolo di lavoro nazionale per l’elaborazione di un documento sull’accoglienza. Una testimonianza preziosa di impegno su un tema cruciale per il Paese. La presentazione del Rapporto Caritas-Migrantes sulle presenze straniere in Italia in generale e in Lombardia in particolare conferma l’importanza di un impegno su questa sfida epocale. Stefano Sosio, operatore di Caritas Como, così racconta la sua partecipazione al Festival “Sabir” di Siracusa. Per capirsi non è obbligatorio parlare la stessa lingua (il “Sabir” era l’antica lingua franca dei pescatori del Mediterraneo), ma è fondamentale almeno condividere con gli altri attori lo scenario, le scelte e le destinazioni. In una parola, incontrarsi e fare pezzi di strada insieme. Gli operatori Caritas che si occupano di immigrazione, riuniti a Siracusa per il CNI (Coordinamento Nazionale Immigrazione) e per il Festival Sabir, hanno trovato spazi e spunti di incontro, e l’occasione di conoscere quanto e come anche altri fanno per accogliere i migranti che giungono sulle nostre terre. Cosa mi porto a casa? Innanzitutto, la percezione di un fenomeno molto più complesso di quanto potessi immaginare, anche sulla scorta della mia competenza e conoscenza di operatore. Torno a Como con la netta sensazione che quello che facciamo non è che una piccola parte di quanto si muove attorno al fenomeno. Non sarà

Generazioni nuove a confronto - caritascomo.it · Oltre la metà degli alunni stranieri sui banchi di scuola nella nostra regione potrebbe avere le carte in regola per diventare italiano

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8 Giovedì, 29 giugno 2017 Migranti

«S iamo troppo focalizzati sugli sbarchi, ma quelli che arrivano sono una

piccolissima parte del milione e oltre di stranieri che sono già tra noi in Lombardia. È nel nostro interesse fare in modo che i migranti che già risiedono nella nostra regione si sentano a casa e non solo si considerino ospiti, o peggio vengano accusati di rubare il lavoro agli italiani»: lo ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, a margine del convegno “Nuova generazione di italiani” che, lo scorso 22 giugno, a Milano, è stato l’occasione per la presentazione del XXVI Rapporto Immigrazione di Caritas Migrantes. «Gli alunni stranieri che oggi frequentano le nostre scuole in Lombardia sono più 200 mila: il 60% di loro è nato in Italia e sta già assolvendo a quel dovere di acquisizione della cultura che è la condizione per ottenere la cittadinanza che noi speriamo ora possa essere riconosciuto dallo Stato italiano con l’approvazione dello ius soli e ius culturae», ha continuato il direttore di Caritas Ambrosiana, auspicando che «il fenomeno migratorio sia affrontato in modo meno emotivo, più pacato e aderente alla realtà e non alle rappresentazioni fatte per spaventare». Roberto Bernasconi, direttore della Caritas di Como e referente del coordinamento regionale “Immigrazione” delle Caritas lombarde, ha invitato «a recuperare quel patrimonio di accoglienza e civiltà che abbiamo ereditato dei nostri padri e che ultimamente abbiamo un po’scialacquato». In un quadro di sostanziale stabilità delle presenze, la Lombardia rimane la regione più attrattiva dell’Italia: quasi un cittadino straniero su quattro. La Lombardia, inoltre, è la prima regione italiana per numero di matrimoni con almeno un coniuge straniero (17,4%), per occupati stranieri (22,8%), per presenza di imprese il cui titolare è extra-comunitario (18,9%). Secondo gli autori della ricerca i dati mostrano che in Lombardia sta avvenendo una progressiva integrazione della popolazione straniera. Gli immigrati arrivati negli anni passati acquisiscono la cittadinanza e diventano italiani. Oltre la metà degli alunni stranieri sui banchi di scuola nella nostra regione potrebbe avere le carte in regola per diventare italiano se fosse approvata la legge sullo ius soli. Ma vediamo nel dettaglio i diversi capitoli del Rapporto.

1. I reSIdentI dI orIgIne StranIera Sul terrItorIo della lombardIa

I dati Istat sulla popolazione residente mostrano che al 1° gennaio 2016 in Italia ci sono 60.665.551 persone, di cui 5.026.153 stranieri (8,3%).

La Lombardia, come al solito, è la prima regione per numero di stranieri con 1.149.011 presenze, pari al 22,9% del totale degli stranieri e con un’incidenza sulla popolazione totale pari all’11,5%. Rispetto agli anni precedenti si registra per la prima volta un calo, seppur lieve, del totale della popolazione straniera residente in regione, pari allo 0,3%. Le città comunque tengono e continuano ad esercitare attrazione: a Milano città si registra un incremento della presenza straniera pari al 2,5%; gli stranieri aumentano anche nelle città di Pavia, Como, Cremona, Bergamo e Monza, a Brescia il dato relativo alla presenza straniera è stabile.

Rispetto alle motivazioni di tale calo, l’Istat afferma che “le acquisizioni della cittadinanza italiana comportano, ovviamente, una diminuzione della popolazione straniera residente”.Nel 2016 (cfr. Istat, Bilancio demografico nazionale, 13 giugno 2017) in Italia sono state rilasciate 201.591 nuove cittadinanze, di cui il 27% in Lombardia, circa 54.000.Per quanto riguarda le motivazioni, nel conteggio sono comprese le acquisizioni e i riconoscimenti di cittadinanza per matrimonio, naturalizzazione, trasmissione automatica al minore convivente da parte del genitore straniero divenuto cittadino italiano, per elezione da parte dei 18enni nati in Italia e regolarmente residenti ininterrottamente dalla nascita, per ius sanguinis.

Tra i paesi di cittadinanza più rappresentati vi sono la Romania (164.983 pari al 14,4%), il Marocco (101.399, 8,8%), l’Albania (99.571,

8,7%), l’Egitto (75.644, 6,6%) e la Cina (62.060, 5,4%). Questi 5 paesi insieme coprono il 43,9% del totale della popolazione straniera in Lombardia.Nel Comune di Milano al 31.12.2016 sono registrati 260.421 stranieri residenti (50,3% femmine). I primi cinque paesi di provenienza sono: Filippine (41.557pari al 16%), Egitto (37.013, 14,2%), Cina (28.414 pari al 10,9%), Perù (19.024, 7,3%) e Sri Lanka (16.545, 6,4%). La Romania è solo sesta (15.105, 5,8%).

2. una nuova generazIone dI ItalIanI anche In lombardIa

I nuovI natI stranIerIL’Istat nel bilancio demografico nazionale pubblicato il 13 giugno 2017 (relativo ai dati 31 dicembre 2016) afferma che il movimento naturale della popolazione ha registrato un saldo (nati meno morti) negativo per quasi 142 mila unità. Il saldo naturale è positivo per i cittadini stranieri (quasi 63 mila unità), mentre è negativo per i residenti italiani (-204.675 unità). Inoltre, continua il calo delle nascite in atto dal 2008. Per il secondo anno consecutivo i nati sono meno di mezzo milione (473.438, -12 mila sul 2015), di cui più di 69 mila stranieri (14,7% del totale).

Infatti, il XXVI Rapporto Immigrazione Caritas ci ricorda che, secondo l’Istat, dal 1993 al 2014 in Italia sono nati quasi 971mila bambini da genitori stranieri, con una tendenza alla crescita che si è pero invertita negli ultimissimi anni: dopo oltre vent’anni di incrementi, ora stanno leggermente diminuendo le nascite da genitori immigrati in Italia. È uno degli effetti

meno noti dell’impatto della lunga recessione, in controtendenza rispetto all’impressione generale generata dai drammatici sbarchi in mare. Nel 2015 in Lombardia i nuovi nati stranieri sono 18.703, il 22,6% degli 82.693 nati totali, questo significa che quasi un nuovo nato su quattro in Lombardia è straniero.

acquIsIzIonI della cIttadInanza ItalIanaMa la vera novità degli ultimi anni, secondo l’Istat e il Rapporto Immigrazione, è l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte di un numero sempre più elevato di giovani cresciuti in famiglie immigrate: in Italia si è passati da circa 11mila acquisizioni nel 2011 alle 201.591 nuove cittadinanze italiane acquisite dagli stranieri nel corso del 2016 sul territorio nazionale, di cui un terzo (circa 67.000) ha interessato minori stranieri. A Milano, in base ai dati del Comune di Milano-SISI - Sistema Statistico Integrato, nel 2015 hanno acquisito la cittadinanza italiana 6.706 persone, 2.609 di queste sono ragazzi tra gli 0 e 18 anni (39%). Sempre dalle informazioni statistiche del Comune di Milano emerge che sul totale degli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana, il motivo principale è la residenza in Italia da almeno 10 anni (48%) e il matrimonio (7%). Le motivazioni prevalenti di acquisizione della cittadinanza degli stranieri di età compresa tra gli 0 e i 18 anni sono la convivenza con un genitore che ha acquisito la cittadinanza italiana (77%) e la nascita in Italia e raggiungimento della maggiore età con richiesta fatta tra i 18 e 19 anni (22%), che anzi coprono la totalità dei casi.

MInorI stranIerI non accoMpagnatIAll’interno della popolazione minorile di origine immigrata, un fenomeno meritevole di particolare attenzione è quello, pur statisticamente limitato, dell’arrivo di minori stranieri non accompagnati (MSNA). In base ai dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (Report di monitoraggio dei MSNA in Italia, 31.12.2016) nel 2016 in Italia risultano 17.373 MSNA presenti, il 45,7% in più rispetto all’anno prima, e 6.561 irreperebili. Altrettanto rilevante è lo sbilanciamento crescente tra minori che approdano in compagnia di qualche familiare e minori che arrivano soli. Nel 2014 le due componenti si equivalevano, nel 2016 i MSNA hanno raggiunto un volume dieci volte superiore a quello dei minori che hanno seguito i familiari nell’attraversamento del Mediterraneo (2.377). La Lombardia, che è la quarta regione tra quelle che ospitano il maggior numero di MSNA, al

Il rapporto caritas-migrantes sull’immigrazione. La ricerca è stata presentata lo scorso 22 giugno a Milano, con un’introduzione del direttore di Caritas Como, Bernasconi; la Lombardia si conferma la regione più attrattiva a livello nazionale

Generazioni nuove a confronto

alla ricerca di risposte condivise

N ei giorni scorsi, a Siracusa, si è svolto il Festival delle Culture Mediterranee “Sabir”.

Una tre-giorni di incontri, laboratori, dibattiti sul tema delle migrazioni, sui percorsi di integrazione, sulle normative e sul delicato ruolo delle Ong sulla questione dei salvataggi in mare. Era presente una significativa delegazione della Caritas diocesana di Como, che ha avuto l’opportunità di portare la sua testimonianza di terra di frontiera e che si è messa in gioco in prima persona, assicurando

la propria partecipazione a un tavolo di lavoro nazionale per l’elaborazione di un documento sull’accoglienza. Una testimonianza preziosa di impegno su un tema cruciale per il Paese. La presentazione del Rapporto Caritas-Migrantes sulle presenze straniere in Italia in generale e in Lombardia in particolare conferma l’importanza di un impegno su questa sfida epocale. Stefano Sosio, operatore di Caritas Como, così racconta la sua partecipazione al Festival “Sabir” di Siracusa.

Per capirsi non è obbligatorio parlare la stessa lingua (il “Sabir” era l’antica lingua franca dei pescatori del Mediterraneo), ma è fondamentale almeno condividere con gli altri attori lo scenario, le scelte e le destinazioni. In una parola, incontrarsi e fare pezzi di strada insieme.Gli operatori Caritas che si occupano di immigrazione, riuniti a Siracusa per il CNI (Coordinamento Nazionale Immigrazione) e per il Festival Sabir, hanno trovato spazi

e spunti di incontro, e l’occasione di conoscere quanto e come anche altri fanno per accogliere i migranti che giungono sulle nostre terre.Cosa mi porto a casa?Innanzitutto, la percezione di un fenomeno molto più complesso di quanto potessi immaginare, anche sulla scorta della mia competenza e conoscenza di operatore. Torno a Como con la netta sensazione che quello che facciamo non è che una piccola parte di quanto si muove attorno al fenomeno. Non sarà

9Giovedì, 29 giugno 2017Migranti

■ Caritas Como La riflessione del direttore sui contenuti del Rapporto 2017

L’ appuntamento del 22 giugno, che ha visto riuniti i rappresentanti delle Caritas delle diocesi Lombarde,

ci ha dato l’occasione di rendere pubblico il “Rapporto sulla immigrazione 2016”: è importante per le nostre Chiese Lombarde ma credo anche per la società civile della nostra Regione che sta vivendo non senza qualche fatica l’accoglienza sul nostro territorio di tante persone che arrivano da noi in cerca di stabilità di vita. È una accoglienza che diventa importante perché in questo momento sul territorio della nostra regione solo la popolazione residente straniera ammonta a 1.149.011 persone. Purtroppo al di là delle linee di pensiero differenti pro o contro l’accoglienza credo che tutti abbiamo perso la lucidità morale e culturale che ci permette di approfondire e affrontare in modo sereno la tematica della immigrazione.Diventa importante per noi Caritas studiare dei percorsi formativi e informativi che ci facciano uscire da questa situazione di stallo e di emergenza continua, per portarci ad avere capacità di proposte positive da condividere con tutti quelli che hanno cura delle persone che arrivano da noi per aiutare veramente il nostro territorio a vivere una stagione di integrazione.Credo che la Chiesa Italiana attraverso questo rapporto redatto da Caritas e Migrantes ci consegna una fotografia credibile di quella che è la situazione reale della migrazione all’interno del nostro paese.Sono importanti questi dati, non tanto per la meticolosità fatta nella raccolta, ma perché, nel nostro Paese, c’è bisogno, in questo momento storico, di affrontare l’accoglienza partendo da storie di vita reali, volti di persone che portano in questa migrazione bagagli di fatiche e di vessazioni, ma anche capacità di sogni da realizzare, speranza di una vita migliore... e tutta questa esperienza di vita deve diventare strumento nelle nostre mani, perché questo futuro comune lo dobbiamo costruire assieme, noi e loro, partendo però dalla realtà della situazione attuale. Purtroppo in questo momento troppo spesso per la nostra azione ci basiamo solo su leggende metropolitane o peggio su opportunità politiche.Quest’anno il rapporto fa la scelta di mettere al centro della sua analisi la situazione giovanile in Italia, partendo da un punto di vista positivo, Le nuove generazioni a confronto, con una analisi particolareggiata delle attese e delle prospettive per i giovani, guardando alle forme di inclusione e integrazione a scuola, nel mondo del lavoro, attraverso i mezzi di informazione.Tutto questo si inserisce di forza nell’animato dibattito in corso in queste settimane in Italia in materia di “Diritto alla Cittadinanza” da riconoscere. Come possiamo negare questo diritto in Lombardia dove ad esempio il 38,5% degli alunni delle scuole primarie sono figli di stranieri e una parte cosiderevole sono nati in Italia sono ragazzi che studiano con i nostri figli, che hanno gli stessi doveri, ma che non hanno la possibilità di usufruire degli stessi diritti.Questi pochi esempi ci dicono come una pubblicazione di questo tipo sia preziosa e vada messa a disposizione di chi in modi diversi è attivo nella accoglienza, istituzioni, forze di polizia, forze politiche e sociali, mondo della cooperazione, ma anche privati cittadini che si vogliono cimentare nell’accoglienza (spesso abbiamo parlato dell’accoglienza in famiglia). Troppo spesso ci lasciamo vincere dalla burocrazia, che tutto addormenta, e ci dimentichiamo che dipende anche da noi la possibilità di cambiamento, nella misura in cui abbiamo il coraggio di giocare fino in fondo le carte che abbiamo a disposizione, a favore di chi le carte le ha perse perché vittima di tanti brogli. Il nostro ritrovarci per la presentazione ci ha permesso di dire pubblicamente che abbiamo questo stile: giocare le nostre carte a favore del nostro territorio e soprattutto dei giovani, il nostro territorio deve recuperare quel grado di civiltà e di accoglienza che lo ha sempre contraddistinto ma che ultimamente si è un po’ perso, perché abbiamo scialacquato quasi tutto quel patrimonio di civiltà di accoglienza e di tolleranza, ereditato dai nostri padri. Le Caritas delle diocesi lombarde sono pronte a fare la loro parte e credo che anche un incontro come questo possa aiutare a fare chiarezza sui cammini da intraprendere.

ROBERTO BERNASCONI

31 aprile 2017 ne accoglie 1.075, il 6,7%, di cui solo 68 sono ragazze.La crescita dei MSNA e soprattutto un effetto paradossale delle politiche migratorie: i paesi sviluppati respingono i padri in cerca di lavoro, classificati come “migranti economici” ma non possono ricacciare i figli che arrivano soli e richiedono protezione. La famiglie di origine sono cosi indotte ad investire nei figli, e piu precisamente sui maschi adolescenti. Questi ragazzi vengono pero precocemente caricati di responsabilita adulte, tipicamente quella di guadagnare denaro da inviare alla famiglia: un obiettivo che spesso confligge con progetti educativi che puntano sull’istruzione, l’apprendimento linguistico, la formazione professionale.

4. Gli alunni Con Cittadinanza non italiana

L’ambito dove i minori stranieri sono piu visibili e inseriti, al di la della cittadinanza acquisita o del titolo di soggiorno dei genitori, e la scuola. In base alle elaborazioni del Rapporto Immigrazione Caritas e Migrantes su dati MIUR, nell’a.s. 2015/2016 gli studenti stranieri presenti in Italia sono 814.851 con un aumento dello 0,1% rispetto al 2014/2015. L’incidenza degli studenti stranieri su tutti gli studenti italiani e pari al 9,2%.La Lombardia, che assorbe il 15% degli studenti italiani, e la regione con il piu alto numero di studenti stranieri (203.979), circa un quarto di quelli presenti in Italia (25%).Il dato piu interessante e innovativo e la crescita in questi anni degli alunni stranieri nati in Italia (la nuova generazione di italiani): nell’a.s. 2015/2016 sono il 58,7% degli studenti stranieri che frequentano le scuole italiane.In Lombardia gli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia sono il 63,7%: si tratta dell’87,1% dei bambini stranieri

nella scuola dell’infanzia, del 74,7% nella primaria, del 54,8% nella secondaria di I grado e del 27,7%% nella secondaria di II grado. Rispetto a quattro anni fa si registra un aumento in tutti i livelli di scuola considerati (nel 2011/12 erano l’80,4% nella scuola dell’infanzia, il 54,1% nella primaria, il 27,9% nella secondaria di I grado e il 10,2% nella secondaria di II grado).Il livello scolastico dove gli alunni con cittadinanza non italiana, iscritti negli istituti lombardi, appaiono piu rappresentati e quello della scuola primaria con 78.438 iscritti, pari al 38,5% del totale. Seguono la scuola dell’infanzia (43.090 alunni pari al 21,1%), la scuola secondaria di II grado (41.608 pari al 20,4%) e, infine, la secondaria di I grado (40.843 pari al 2,0%). Da notare, rispetto al passato, la crescita della presenza di studenti stranieri nella scuola secondaria di II grado, tanto da superare il numero di iscritti alla scuola secondaria di I grado. Questo incremento e dovuto allo stabilizzarsi della popolazione immigrata in generale e minorile in particolare a causa dei ricongiungimenti familiari e della crescita in eta dei ragazzi nati in Italia.Per quanto riguarda la distribuzione territoriale, le province lombarde con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana in valori assoluti sono Milano (81.977), Brescia (32.739) e Bergamo (25.214) mentre la piu alta incidenza spetta a Mantova (18,3 alunni stranieri ogni 100 iscritti totali), Brescia (17,6) e Cremona (17,2). Milano e anche la prima provincia per numero di presenze di alunni stranieri in Italia (seguita da Roma e Torino); Brescia e Bergamo sono la quarta e la quinta. In Lombardia le nazionalita prevalenti degli alunni con cittadinanza non italiana sono: Romania, Albania, Marocco, Cina e Filippine.

Oltre alla numerosita e alla densita della presenza degli alunni stranieri ai vari livelli geografici, e interessante considerare l’ambito della scuola secondaria di II grado e della formazione professionale.Infatti, sebbene nel tempo le cose si stiano un po’ modificando, dai dati emerge che gli alunni con cittadinanza non italiana scelgono piu frequentemente gli istituti tecnici o professionali rispetto ai compagni italiani che preferiscono i licei. Per quanto riguarda la distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana iscritti negli istituti di scuola secondaria di II grado in Lombardia nell’a.s. 2015/2016 i dati mostrano la seguente graduatoria: istituti tecnici (16.927, pari al 40,7), istituti professionali (15.520, pari al 37,3) e infine i licei (9.161, pari al 22,0%).Per quanto riguarda specificamente i percorsi di IeFP (Istruzione e Formazione Professionale), l’ISFOL indica anche per la Lombardia una presenza consistente di iscritti di nazionalita straniera: nell’anno formativo (a.f.) 2014/15 gli iscritti ad inizio corso in I, II e III sono 7.672, il 17,5% del totale allievi. Rispetto a due anni prima sono aumentati del 9,2% (nell’a.f. 2012/2013 erano infatti 7.026). La formazione professionale, grazie all’importante presenza degli alunni con cittadinanza non italiana, sta subendo un cambiamento sia di tipo quantitativo, sia, come e emerso da alcune recenti ricerche, di tipo qualitativo per vari motivi: innanzitutto in quanto il loro profilo di ingresso e spesso migliore di quello degli italiani, in secondo luogo in relazione a motivazioni, atteggiamenti e comportamenti circa l’impegno richiesto sia in campo formativo che lavorativo. Tutto cio provoca una richiesta di qualita della formazione professionale.

sintesi a cura di ENRICA LATTANZI

possibile dare una risposta coerente ai bisogni che incrociamo senza almeno tenere presente il quadro più ampio in cui si inseriscono, facendo ogni volta il massimo sforzo di approfondimento e studio. Mi porto a casa anche la convinzione che sarà sempre più necessario rivolgerci a differenti tipi di accoglienza. Penso soprattutto a quelli in cui è la comunità sociale ad attivarsi, perché

solo così potremo trasformare l’accoglienza da tematica fastidiosa e critica quale è percepita adesso, a occasione certo non facile ma molto promettente di crescita del tessuto sociale. Qualcosa si sta muovendo anche da noi, dopo il lancio del progetto “Aggiungi un posto a casa…” che guarda con ottimismo alla possibilità che le famiglie si aprano all’ospitalità. Non funzionerà mai, infatti,

l’accoglienza percepita come “forzata” o calata dall’alto, ma solo quella fatta con libera iniziativa e adesione. Infine, parlando di “vie legali” di immigrazione, posso anticipare che Caritas Italiana sta compiendo le prime missioni di visita e perfezionando gli accordi per l’apertura di un corridoio umanitario. Si lavora per l’arrivo via aereo in Italia di cinquecento persone Somale, Eritree, Sud-sudanesi

attualmente ospiti di campi profughi in Etiopia. Si tratta di un ulteriore canale in cui potremo sperimentarci, importante forse non per i numeri, ma soprattutto come “segno” che esistono modalità sicure, tutte da implementare (pensiamo anche al canale attualmente sottodimensionato del “reinsediamento”), per sostenere i progetti migratori delle persone.

STEfANO SOSIO