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Gellindo e la Trota dei tre desideri Gellindo e la Trota dei tre desideri

Gellindo e la Trota dei tre desideri

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A tavola con Gellindo Ghiandedoro

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Gellindo e la Trota dei tre desideriGellindo e la Trota dei tre desideri

Gellindo e la Trotadei tre desideri

...Nessuno l’ha mai vista, ma se qualcuno un giorno aves-se la fortuna di incontrarla, la trota potrebbe esaudir-gli tre desideri. È una trota magica, insomma, una trota rara...

Se l’anziano ministro Barbogio ama-va inventarsi ogni mattina una filastroc-ca diversa per darsi il buongiorno; se Alabarda, il capo delle guardie di re Pi-rofilo, impiegava ogni suo minuto libero per curare le verdure del suo orticello; se la regina Fornetta amava trasforma-re ogni tipo di frutta in gioielli belli, pro-fumati e assai gustosi... anche Gellindo Ghiandedoro aveva la sua passione.

Quand’era piccolo piccolo, nonna Ghiandedoro una sera gli aveva raccon-tato una bella storia: «Devi sapere, mio caro Gellindo, che nelle acque di uno dei torrenti che scorrono nel regno di re Pirofilo – ma nessuno si ricorda esat-tamente quale sia questo corso d’acqua – vive un pesce straordinario. Si tratta di una vecchia trota che ha il manto tut-

to d’oro, le scaglie sono color del sole e gli occhi due spille preziose che risplen-dono alla luce della luna... Nessuno l’ha mai vista, ma se qualcuno un giorno avesse la fortuna di incontrarla, la trota potrebbe esaudirgli tre desideri. È una trota magica, insomma, una trota rara che porta solo del bene a chi ne ha bi-sogno...»

Da quella sera Gellindo ebbe un’uni-ca idea fissa in testa: doveva trovare la TroTa d’oro!

La cercò praticamente nel tempo li-bero di ogni giorno, andando su e giù per le rive di tutti i torrenti, i laghi e laghetti, i ruscelli e i fiumiciattoli del regno...

– Si può sapere che cosa stai cercan-do nell’acqua di questo torrente? – gli chiese un giorno Alabarda, il capo delle guardie, di ritorno dal suo orto con un cesto colmo di carote, fagioli, pomodo-rini e zucchine.

– Ehm, niente – rispose lo scoiattolo, che si vergognava un poco del suo pas-satempo preferito. – Controllavo se c’è del pesce in acqua...

– Ahi ahi – rispose quell’altro scuo-tendo il capo, – ce n’è sempre di meno purtroppo! Sono anni ormai che nelle

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Gellindo ci pensò a lungo, quella sera: ma perché i pe-sci erano sempre più rari, nei laghi e nei torrenti del regno di re Pirofilo?L’acqua era forse diventata troppo fredda?

acque del regno i pesci son diventati merce rara!

– Ecco spiegato perché sulla tavola di re Pirofilo da qualche tempo non viene più servito del pesce! – disse Gellindo.

– Be’, ti saluto – bofonchiò Alabarda afferrando il cesto. – Io torno a casa, ché a cena nessuno mi toglie un ottimo minestrone di verdure!

Gellindo ci pensò a lungo, quella sera: ma perché i pesci erano sempre più rari, nei laghi e nei torrenti del regno di re Pirofilo?

L’acqua era forse diventata troppo fredda?

O i bambini spaventavano i pesci ti-rando troppi sassi in acqua?

Oppure le grandi ruote dei battelli a vapore facevano troppo rumore?

Da quel giorno lo scoiattolo ebbe un motivo in più per cercare e trovare la sua Trota d’oro: “Ne sono sicuro: solo lei mi saprà spiegare perché i pesci se ne sono andati dal nostro regno!”

Un pomeriggio di qualche tempo dopo, mentre Gellindo era sdraiato all’ombra di un salice le cui fronde sfioravano l’ac-qua di un piccolo fiume... Splufff!... il ru-more del tuffo di un pesce in acqua fece balzar seduto lo scoiattolo.

Con gli occhi chiusi a fessura e una zampetta sulla fronte a fargli ombra, Gellindo scrutò con attenzione l’acqua che scorreva lenta. Eppure era quasi certo di aver sentito il rumore del tonfo di un pesce...

Fece per sdraiarsi di nuovo, quand’ec-

co che... Splufff!... un’ombra chiara e ve-loce sfrecciò sull’acqua, lasciandosi alle spalle uno spruzzo dorato.

Gellindo ne era certissimo: quell’om-bra chiara era un’ombra d’oro!

Saltò in piedi e si mise a correre lun-go riva... Splufff!... eccola laggiù, la tro-

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ta... perché quella era la Trota d’oro, ormai non c’erano più dubbi... e anche il pesce s’accorse di essere inseguito da Gellindo, perché... Splufff!... Splufff!... Splufff!... con tre lunghi balzi attraver-sò controcorrente il fiume e andò a fer-marsi proprio davanti al nostro scoiat-tolino, che se ne stava lì a bocca aperta e a occhi ancor più spalancati!

– Ehilà, amico! Guarda che tra un po’ una rondinella farà il nido tra i tuoi denti!

Lo scoiattolo chiuse all’istante la bocca, deglutì e... – Ciao Trota d’oro, che bello vederti. Io mi chiamo Gellin-do e sono anni che aspetto questo mo-mento...

– Il mio nome è Eudora e mi sono ac-corta subito d’aver fatto colpo su di te!

– Be’, non è cosa di tutti i giorni poter parlare con una trota dal manto d’oro, sai?, e sapere che questa trota può esaudire tre desideri!

– Ohilà, vedo che sai tutto di me.

– Merito di mia nonna Ghiandedoro, è stata la prima a parlarmi di te...

– E tu li hai questi tre desideri da sot-topormi?

Gellindo rimase in silenzio alcuni istanti. Il momento atteso da una vita era finalmente arrivato: stava parlando con il pesce della leggenda, una trota rarissima e preziosa. Forse, addirittura, lui era il primo essere vivente ad aver visto la Trota d’oro!

– Senti, Eudora: prima di parlare dei miei desideri, vorrei chiederti una cosa.

– Ti ascolto!– Mi sapresti spiegare come mai da

qualche tempo i fiumi e i laghi del regno di re Pirofilo hanno sempre meno pesce?

La trota s’innervosì un poco, sbuffò ma poi rispose: – A te piacerebbe vive-re in una tana sporca? Puzzolente? Di-sordinata?

Gellindo non ebbe esitazione: – Ma nemmeno per sogno! La mia casa è pulita e ordinata che ogni giorno sembra nuova!

– Be’, anche a noi pesci non piace vi-vere nell’acqua sporca. Il tuo re Pirofilo, che dev’essere anche una brava perso-na, da un po’ di tempo non s’interessa più della salute dei suoi fiumi e dei laghi. Così l’acqua s’è fatta sempre più sporca

...Fece per sdraiarsi di nuovo, quand’ecco che... Splufff!... un’ombra chiara e veloce sfrecciò sull’acqua, lascian-dosi alle spalle uno spruzzo dorato...

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e giorno dopo giorno i pesci se ne sono andati da un’altra parte! Son rimasti solo i più anziani come me, ché abbiamo la scorza dura noi vecchi...

– E cosa dovrebbe fare Pirofilo per farvi tornare numerosi come un tempo?

– Deve ordinare alle sue guardie di controllare dove vanno a finire i rifiuti dei sudditi e vietare che le fabbriche del paese rovescino acqua sporca e av-velenata nei fiumi e nei torrenti.

– Ma allora ci vorrà del tempo per far tornare i pesci!

– Tutto il tempo che ci vuole per far tornare pulita e sana l’acqua del regno è tempo guadagnato in salute, caro il mio Gellindo! E adesso sono pronta ad ascoltare i tuoi desideri!

– No, senti Eudora, facciamo così: io prima faccio ripulire l’acqua dei fiumi e dei torrenti e, quando saranno tornati tutti i pesci, ci ritroveremo qui, in questo pun-to esatto del fiume! Solo allora ti chiede-rò di esaudire quel che più desidero!

Esattamente un anno dopo Gellindo Ghiandedoro, accompagnato da re Pi-rofilo, da regina Fornetta, da principessa Cloe, dai vecchi ministri, dai consiglieri, dal capitano Alabarda e dalle sue guar-die... insomma, Gellindo e la corte intera, assieme a uno stuolo infinito di sudditi, si ritrovarono sulla riva del fiume.

– TroTa d’oro, Ti aSpeTTooo! – urlò lo scoiattolo.

Non aveva neanche terminato di parlare che... Splufff!... dall’acqua saltò fuori la trota Eudora.

Un mormorio meravigliato serpeg-giò tra la corte e il popolo.

– Ciao Gellindo... ho visto che sei sta-to di parola! – boccheggiò il pesce color del sole.

– È stato tutto merito di re Pirofilo – rispose lo scoiattolo, – di Alabarda e del-le sue guardie, ma soprattutto di tutto il popolo del regno, che in quest’ultimo anno s’è impegnato a tener pulita l’ac-qua dei fiumi, dei laghi e dei torrenti.

A quel punto una serie infinita di Splufff!... Splufff!... Splufff!... accom-pagnarono la danza di cento, mille, die-cimila pesci che... Splufff!... Splufff!... Splufff!... si misero a saltare felici nell’ acqua tornata finalmente pulita come un tempo... Splufff!... Splufff!... Splufff!...

– Va bene – esclamò soddisfatta la trota Eudora, – prova superata! E allora avanti coi tuoi desideri!

Gellindo ci aveva pensato a lungo e durante l’ultimo anno aveva compilato una lista lunghissima di cose da chie-dere... a cominciare da noci, nocciole, noccioline, castagne secche, ghiande e mandorle in gran quantità... ma da quell’elenco di desideri doveva estrarne solo tre! Tirò un sospiro profondo e...

– Allora, il primo desiderio è mol-

– Per me voglio una cosa sol-tanto: chiedo di vivere in un paese che ama i suoi fiumi, i laghi e i pesci che ci vivono, che tiene pulita la natura e ordinate le sue città.

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to semplice: vorrei che la Trota d’oro di questo regno possa vivere ancora a lungo, per almeno trecento anni!

Eudora ebbe un sussulto e sorrise compiaciuto: – Ehilà, e chi l’avrebbe mai detto che il tuo primo desiderio serviva per allungare la vita proprio a me? Gra-zie, Gellindo!

– Il secondo desiderio, invece, è per il mio buon re e la sua famiglia: chiedo che Pirofilo e la regina Fornetta, la prin-cipessa Cloe e la corte intera godano di ottima salute per tutto il corso della loro vita!

– D’accordo, sarà fatto! – esclamò la Trota d’oro. – E adesso via con l’ultimo desiderio! Sono proprio curiosa di sa-pere che cosa chiedi per te, scoiattolino mio bello!

– Per me voglio una cosa soltanto: chiedo di vivere in un paese che ama i suoi fiumi, i laghi e i pesci che ci vivono, che tiene pulita la natura e ordinate le sue città.

– Ma scusami Gellindo – obiettò a

quel punto Eudora: – ti sei accorto che per te non hai proprio chiesto nulla?

– Oh no – rispose lo scoiattolo, – in realtà tutti e tre i desideri sono per me. Se tu, Trota d’oro, vivrai altri trecento anni, sarò sicuro di poterti ritrovare sempre su questa riva, quando avrò bi-sogno del tuo consiglio. Se re Pirofilo e la sua famiglia vivranno godendo di ot-tima salute, io sarò lo scoiattolo più fe-lice che ci sia. Se infine tutti gli abitanti del regno d’ora in poi continueranno a rispettare la Natura, io potrò vivere nel luogo più bello che possa esserci!

La Trota d’oro dovette convenire che Gellindo aveva ragione: voler bene agli altri è l’unico modo sicurio per vivere in un mondo in cui tutti si vogliono bene!

E partirono allora grandi festeggia-menti che – mi dicono – stanno duran-do ancora oggi!

Fiaba di maUro nEriillustrazioni di FUlBEr

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