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XIIIª SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (3 - 9 LUGLIO 2017) 3 L San Tommaso, apostolo. Festa (rosso). Andate in tutto il mondo e pro- clamate il Vangelo. Sant’Eliodoro; San Leone II. Ef 2,19-22; Sal 116,1-2; Gv 20,24-29. 4 M La tua bontà, Signore è davanti ai miei occhi. Santa Elisabetta di Por- togallo (m.f.); Beato Piergiorgio Frassati. Gen 19,15-29; Sal 25,2-3.9-12; Mt 8,23-27. 5 M Ascolta, Signore, il grido del povero. Sant’Antonio Maria Zaccaria (m.f.). Gen 21,5.8-20; Sal 33,7-8.10-13; Mt 8,28-34. 6 G Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi . Santa Maria Goretti (m.f.); Santa Maria Teresa Ledochowska. Gen 22,1-19; Sal 114,1-6.8-9; Mt 9,1-8. 7 V Rendete grazie al Signore, perché è buono. San Panteno di Alessan- dria; Sant’Odone. Gen 23,1-4.19; 24,1-8.62-67; Sal 105,1-5; Mt 9,9-13. 8 S Lodate il Signore, perché il Signore è buono. Santi Aquila e Priscilla; Sant’Adriano III; Beato Pietro Vigne. Gen 27,1-5.15-29; Sal 134,1-6; Mt TELEFONO, E-MAIL UFFICIO PARROCCHIALE - 0761-557015 CHIESA S. FAMIGLIA - 0761-557919 PADRE JANUSZ - 339-1082608 [email protected] PADRE ADAM - 347-9617965 [email protected] PADRE TOMMASO - 334-2668574 [email protected] PADRE MOSES - 389-6496609 [email protected] DIACONO MARIO - 329-6452781 SANTE MESSE GIORNI FESTIVI CONCATTEDRALE - 09,00 - 11,30 - 18,30 SACRA FAMIGLIA - 09,30 COLLE LYDIA - 11,15 CARMINE - 10,00 GIORNI FERIALI SAN PIETRO - 08,30 CONCATTEDRALE - 18,30 SACRA FAMIGLIA - 09,15 CARMINE - 17,30 GIORNALINO DELLA PARROCCHIA DI NEPI – N. 404 - 02.07.2017 Visitate il nuovo sito: parrocchianepi.it 2 LUGLIO 2017 XIIIª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi acco- glie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta come profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi ac- coglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto. E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi pic- coli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricom- pensa». Dal Vangelo secondo Matteo (10, 37-42)

G P N N. 404 - 02.07.2017 Visitate il nuovo sito ...parrocchianepi.it/wp-content/uploads/2017/06/Numero_404_02.07.2017.pdf · segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita,

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XIIIª SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO

(3 - 9 LUGLIO 2017)

3 L San Tommaso, apostolo. Festa (rosso). Andate in tutto il mondo e pro-

clamate il Vangelo. Sant’Eliodoro; San Leone II. Ef 2,19-22; Sal 116,1-2; Gv 20,24-29.

4 M La tua bontà, Signore è davanti ai miei occhi. Santa Elisabetta di Por-togallo (m.f.); Beato Piergiorgio Frassati. Gen 19,15-29; Sal 25,2-3.9-12; Mt

8,23-27.

5 M Ascolta, Signore, il grido del povero. Sant’Antonio Maria Zaccaria (m.f.). Gen 21,5.8-20; Sal 33,7-8.10-13; Mt 8,28-34.

6 G Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi. Santa Maria Goretti (m.f.); Santa Maria Teresa Ledochowska. Gen 22,1-19; Sal

114,1-6.8-9; Mt 9,1-8.

7 V Rendete grazie al Signore, perché è buono. San Panteno di Alessan-dria; Sant’Odone. Gen 23,1-4.19; 24,1-8.62-67; Sal 105,1-5; Mt 9,9-13.

8 S Lodate il Signore, perché il Signore è buono. Santi Aquila e Priscilla; Sant’Adriano III; Beato Pietro Vigne. Gen 27,1-5.15-29; Sal 134,1-6; Mt

TELEFONO, E-MAIL

UFFICIO PARROCCHIALE - 0761-557015

CHIESA S. FAMIGLIA - 0761-557919

PADRE JANUSZ - 339-1082608

[email protected]

PADRE ADAM - 347-9617965

[email protected]

PADRE TOMMASO - 334-2668574

[email protected]

PADRE MOSES - 389-6496609

[email protected]

DIACONO MARIO - 329-6452781

SANTE MESSE

GIORNI FESTIVI

CONCATTEDRALE - 09,00 - 11,30

- 18,30

SACRA FAMIGLIA - 09,30

COLLE LYDIA - 11,15

CARMINE - 10,00

GIORNI FERIALI

SAN PIETRO - 08,30

CONCATTEDRALE - 18,30

SACRA FAMIGLIA - 09,15

CARMINE - 17,30

GIORNALINO DELLA PARROCCHIA DI NEPI – N. 404 - 02.07.2017

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2 LUGLIO 2017 XIIIª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Chi ama il padre o la madre più di

me non è degno di me; chi ama il

figlio o la figlia più di me non è degno di

me; chi non prende la sua croce e non mi

segue, non è degno di me.

Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e

chi avrà perduto la sua vita per causa

mia, la troverà.

Chi accoglie voi accoglie me, e chi acco-

glie me accoglie colui che mi ha mandato.

Chi accoglie un profeta come profeta,

avrà la ricompensa del profeta, e chi ac-

coglie un giusto come giusto, avrà la ricompensa del giusto.

E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi pic-

coli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricom-

pensa».

Dal Vangelo secondo Matteo (10, 37-42)

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2 LUGLIO 2017 XIIIª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

”La legge dell'amore in un bicchiere d'acqua“ Un Dio che pretende di essere amato più di padre e madre, più di figli e fratelli, che sembra andare contro le leggi del cuore. Ma la fede per essere autentica deve conservare un nucleo sovversivo e scandaloso, il «morso del più», un andare controcorrente e oltre rispetto alla logica umana. Non è degno di me. Per tre volte rimbalza dalla pagina questa affermazione dura del Vangelo. Ma chi è degno del Signore? Nessuno, perché il suo è amore incondizionato, amore che anticipa, senza clauso-le. Un amore così non si merita, si accoglie. Chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà!

Perdere la vita per causa mia non significa affrontare il martirio. Una vita si perde come si spende un tesoro: inve-stendola, spendendola per una causa grande. Il vero dramma per ogni persona umana è non avere niente, non avere nessuno per cui valga la pena mettere in gioco o spendere la propria vita. Chi avrà perduto, troverà. Noi possedia-mo veramente solo ciò che abbiamo donato ad altri, come la donna di Sunem della Prima Lettura, che dona al profeta Eliseo piccole porzioni di vita, piccole cose: un letto, un tavolo, una sedia, una lampada e riceverà in cambio una vita intera, un figlio. E la capacità di amare di più. A noi, forse spaventati dalle esigenze di Cristo, dall'impegno di dare la vita, di avere una causa che valga più di noi stessi, Gesù aggiunge una frase dolcissima: Chi avrà dato anche solo un bicchiere d'acqua fresca, non perderà la sua ricompensa. Il dare tutta la vita o anche solo una piccola cosa, la croce e il bicchiere d'acqua sono i due estremi di uno stesso movimento: dare qualcosa, un po', tutto, perché nel Vangelo il verbo amare si traduce sempre con il verbo dare: Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio. Non c'è amore più grande che dare la vita! Un bicchiere d'acqua, dice Gesù, un gesto così piccolo che anche l'ulti-mo di noi, anche il più povero può permettersi. E tuttavia un gesto non banale, un gesto vivo, significato da quell'aggettivo che Gesù aggiunge, così evangelico e fragrante: acqua fresca. Acqua fresca deve essere, vale a dire l'acqua buona per la grande calura, l'acqua attenta alla sete dell'altro, procurata con cura, l'acqua migliore che hai, quasi un'acqua affettuosa con dentro l'eco del cuore. Dare la vita, dare un bicchiere d'acqua fresca, ecco la stupenda pedagogia di Cristo. Un bicchiere d'acqua fresca se dato con tutto il cuore ha dentro la Croce. Tutto il Vangelo è nella Croce, ma tutto il Vangelo è anche in un bicchiere d'acqua. Nulla è troppo piccolo per il Signore, perché ogni gesto compiuto con tutto il cuore ci avvicina all'assoluto di Dio. Amare nel Vangelo non equivale ad emozionarsi, a tremare o trepidare per una creatura, ma si traduce sempre con un altro verbo molto semplice, molto concreto, un verbo fattivo, di mani, il verbo dare.

9 LUGLIO 2017 XIVª DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

”La fede è un dono da cui nessuno è escluso” "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli". Dunque, il creatore e padrone del cielo e della terra, infinitamente superiore a noi, si abbassa sino a farsi conoscere dalle sue creature. Tuttavia rivela "queste cose" non agli uomini pieni di sé, ma ai "piccoli". Per capire questa sorprendente preghiera pubblica occorre ricordare che essa si colloca tra ripetuti episodi di rifiuto di Gesù: indifferenza o aperta ostilità gli erano

venute dalle ricche città del lago di Tiberiade, dai farisei che si ritenevano perfetti nella pratica religiosa, dai capi del popolo preoccupati del loro potere. Essi non hanno capito quello che invece è stato concesso ai "piccoli", termine che nel linguaggio biblico non si riferisce all'età o alla statura: piccoli sono i semplici, gli umili, i poveri nello spirito, quanti sono disponibili ad accogliere come un dono le attenzioni di Dio. Sono loro a "capire" davvero le cose di Dio, dice Gesù. Evviva! Duemila anni di cristianesimo hanno conosciuto tanti uomini geniali nell'approfondimento della fede - ricordiamo l'apostolo Paolo, e con lui Agostino, Dante, Tommaso d'Aquino, Pascal e uno stuolo d'altri - ma avvertiremmo come un'ingiustizia se la fede fosse solo per loro. Di più: chi è aperto a Dio, pur se è analfabeta e maga-ri stenta a combinare il pranzo con la cena, è provato che a volte capisce meglio di un filosofo saccente, di un politico ambizioso, di un ricco in ansia per la sorte dei suoi beni. La somma giustizia di Dio dà a tutti la possibilità di capire l'essenziale, e cioè che egli ci ama; ciascuno poi, secondo le proprie capacità, potrà ampliare e approfondire. In certo modo si verifica sin d'ora quello che Dante dice del paradiso, dove egli immagina diversi gradi di beatitudine ma senza che chi ne ha meno patisca invidia per chi ne ha di più, perché tutti ne hanno quanta ne possono recepire. Nel rappor-to tra l'intelligenza e la fede che ad essa si rivela, è stato usato un paragone: se gli uomini fossero bicchieri si presente-rebbero di diversa capienza; importante non sarebbe la quantità di ciascuno, ma che siano tutti colmi, e tutti dello stesso buon vino. La lode di Gesù al Padre implica un'altra considerazione: la fede è adesione a Dio che si rivela, per suo dono, senza alcun merito umano. In proposito, a volte si sente dire, magari con accenti di sincero rammarico: "Se la fede è un dono, io non l'ho ricevuto". Ma le cose non stanno in questi termini; Dio non fa differenze, si dona a tutti quanti sono disponibili ad accoglierlo. Chi ritenesse di essere stato escluso, dovrebbe in realtà esaminare bene se stesso; forse è lui, per la presunzione di ridurre anche Dio entro i limiti della propria intelligenza, o perché troppo preso da altri interessi, ad avere chiuso Dio fuori dalla porta della propria mente e del proprio cuore. Se si vuole in-contrare Dio, bisogna farsi "piccoli"; bisogna rinunciare all'orgoglio di ritenersi regola a sé stessi; bisogna non farsi assorbire dalle cose che passano, quelle che affascinano ma anche quelle che inquietano. Bisogna, soprattutto, capire che accogliere Dio nella propria vita non significa sottostare a una serie di vincoli e doveri limitativi della nostra liber-tà. Significa invece trovarla davvero, la libertà, che è autentica solo quando si volge al bene; significa trovare quella pienezza di vita che si può intuire paragonandola, su un piano puramente umano, a un rapporto di autentico amore. Accogliere Dio nella propria vita significa sperimentare in pienezza la sensazione esaltante che si prova quando si ama,

DOMENICA 2 LUGLIO

FRANCESCO: “LA CARITÀ NON VA IN VACANZA” Le tentazioni della stagione estiva Parole su cui tutti dovremmo riflettere, soprattutto in questi mesi estivi, quando può sembrare irresisti-bile la tentazione di prendersi una vacanza non solo dal lavoro e dalla scuola, ma anche dalla generosi-tà. Perché, diciamo la verità, in tempi di ferie i soldi, pochi o tanti che siano, che solitamente diamo in beneficenza potrebbero rimpolpare il budget destinato alle vacanze, e il pomeriggio riservato a visita-re anziani e ammalati potremmo trasformarlo in shopping, sport o parrucchiere

Per non parlare di quei sacchi di abiti smessi, così pesanti da portare sotto il sole che, forse, è meglio lasciarli nell’armadio, rimandando la consegna all’autunno, perché tanto, col caldo, i vestiti non servo-no. Francesco ci insegna che non è così. Che la solidarietà, la beneficenza, l’elemosina non devo-no andare in vacanza, così come non ci va lui e come non ci vanno la povertà e il bisogno.

«La misura della grandezza di una società è data dal modo in cui essa tratta chi è più bisognoso, chi non ha altro che la sua povertà», ha detto qualche tempo fa il Santo Padre, che non a caso ha scelto per sé il nome del Poverello di Assisi. Nel libro Francesco. Vita e Rivoluzione, papa Bergoglio ha racconta-to alla giornalista argentina Elisabetta Piqué che, durante il conclave che lo ha eletto, il suo amico cardi-nale brasiliano Claudio Hummes, arcivescovo di San Paolo, «quando i voti sono saliti a due terzi ed è arrivato l’applauso consueto perché era stato eletto il Papa, lui mi ha abbracciato, mi ha baciato e mi ha detto: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola mi è entrata qui: i poveri, i poveri».

In realtà quella parola nella sua testa doveva esserci già da tempo: sono in molti a ricordare la sua atten-zione ai disperati delle villas miserias, le baraccopoli, quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires. E i gesti non si contano: dall’aiuto materiale dato a chi non aveva nulla da portare in tavola, sotto forma di soldi o di regali “riciclati”, alla scelta di non celebrare la Lavanda dei piedi del Giovedì Santo in cattedrale ma negli ospedali o nelle carceri.

Lo ha fatto anche da Papa, meravigliando tutti quando, pochi giorni dopo l’elezione, la celebrò nel carcere minorile di Roma. Il primo assaggio di quello che sarebbe stato il suo pontificato, Francesco lo ha dato subito. Ha deciso che i tradizionali “premi di produzione” previsti a ogni inizio pontificato non sarebbero finiti nelle buste paga dei circa quattromila dipendenti della Città del Vaticano, ma sa-rebbero stati destinati ai più bisognosi.

Sogna una “Chiesa povera per i poveri” È così che ha inaugurato la sua “Chiesa povera per i poveri”, che oggi si avvale dell’indispensabile aiuto

di padre Konrad Krajewski, il suo Elemosiniere. Quando lo ha nominato gli ha assegnato un compito

preciso: «Tu dovrai essere il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai disere-dati, agli ultimi. A Buenos Aires uscivo spesso per andare a trovare i miei poveri. Ora non posso più, mi è difficile uscire dal Vaticano. Tu, allora, lo farai per me, sarai il prolungamento del mio cuore che li raggiunge e porta loro il sorriso e la misericordia del Padre celeste».

ATTIVITÀ DELLA PARROCCHIA