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MEMORIE di LUNIGIANA Fosdinovo e il suo castello di ADRIANA G. HOLLETT

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MEMORIE di LUNIGIANA

Fosdinovo

e il suo castello

di

ADRIANA G. HOLLETT

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a mio marito Reginaldche condivide l’amore per la mia terra.

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...Se novella veradi Lunigiana o di parte vicina sai,dillo a me che gia' grande la' era. Dante Purgatorio canto VIII

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Cenni sulla storia della Lunigiana

Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di EugenioBranchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia dellaLunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.”

Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, diprobabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi diToscana.

Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita atutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchientro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando iVescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di vedersanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.

Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato traLiguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quellidi antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni(951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale,dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.

Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati deimarchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ diCremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa lanostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.

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Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’AppenninoLigure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e inquest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempreconsiderata la culla dei Malaspina.

Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli chesarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per iltraffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.

I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferitodall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per leruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavanodal passo della Cisa.

Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente ilfiglio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ apparenell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e ilmarchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.

Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico(1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino(1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte deiterritori alla sinistra del fiume.

La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto vennemodificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino consei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due adestra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con seirami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo daformare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero incampo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio).

I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spessomodificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampantecoronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito oemtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato aCorrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dalMalaspina nella crociata d’Egitto del 1248.

Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lostipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come coleiche “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (GliStatuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.Lorenzo Ferri di Bagnone).

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Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da unGiudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, unVicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogniterra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano ilGeneral Consiglio.

Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deveritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioniscritte o da consuetudini inveterate.

Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere aigenitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosaveruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobiliincorrevasi col lasso di venti anni ecc..

Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili conpene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bandoperpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confiscadei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il tagliodegli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazionedelle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, enelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa.

Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti diFederico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ eComunita’ che a loro furono soggetti.

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An outline of the history of the LunigianaRegion

In order to summarize briefly the history of the origins of the LunigianaRegion, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work ofEugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the LunigianaRegion in feudal times”), the only authoritative source together with the work ofGioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of theLunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows andtenuous light of a distant dawn”.

In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni,probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family ofthe marquis of Tuscany.

Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name ofProvincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected toLombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishopsopposed the dominion of the Obertenghi family, obtaining from Federico I,sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see.

Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out inOberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria andTuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), aswell as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of easternLiguria, of the centres of Tortona and Genoa and, upon his death, all of hispossessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II.

The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of themarquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo`of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s

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history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gaverise to the house of Este and the second to that of the Malaspina.

Oberto Obizzo I established himself on the passes of theLiguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia andStaffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded hisresidence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, laterconsidered the cradle of the Malaspina family.

Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were tobecome formidable points of defence and particularly of control of trade routesthat constituted, in terms of tolls, a large source of riches.

The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far asto besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands.Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in thediploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due toplunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans thatpassed by in the Cisa pass.

Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandsonObizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known bythe name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known asMalaspina, on the other hand.

In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico(1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, whileObizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“barethorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of theterritories to the left of the river.

The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was alsoheraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco”presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three ofwhich set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spinofiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal,two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in across at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a blackthorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers aremedy”).

The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazonwas often modified; the best known, however, is that which depicts a rampantcrowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomedthorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado dettol’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248.

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Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was theancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, TobiaSpinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who“composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and otherterritories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)).

It is important to note that even before the division of the Malaspinaterritories of 1221, there were already in existence in their territories, theMUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and aMassaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal CourtJudge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, aPodesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Eachterritory had its own Town Hall and all those of the territory formed the GeneralCouncil.

In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civilrights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations priorto these, available in written form or in inveterate use.

Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was notallowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leaveanything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distantrelatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights toreal estate after twenty years, etc..

In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable bycorporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment forlife, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation ofpossessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twentyfive liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling,felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting waspunishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation.

These Books (four in all), were adopted by all the descendents of FedericoMalaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men,Universities and Communities under their rule.

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Fosdinovo

Fosdinovo, in antico Fosdenovum, sembra che fosse nei primi tempicompreso nell'ambito di quella parte di Lunigiana che, indipendentementedall'acquisto fattone dagli Estensi nel 1200, appartenne ai Malaspina e checostoro poco dopo lo cedessero in feudo con riservo dell'alto dominio a Cattaneio Vicedomini, che si chiamarono Nobili di Fosdinovo.

Nell'anno 1202 Bernardino, Gaforino e Guglielmo figli di Atto dei Nobilidi Fosdinovo, fecero costruire nel borgo una casa detta il Montale per uso deiConsoli e del Comune; contemporaneamente i Marchesi Alberto, Guglielmo eCorrado Malaspina consentirono la vendita della meta' delle terre ricevute dagliEstensi al Vescovo di Luni e fecero giurare l'osservana di questa promessa aiNobili ( o Militi) ed ai Consoli di Fivizzano.

Non si conosce l'anno in cui detti Nobili divennero subfeudatari deiMalaspina e neppure come governassero queste terre.

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Esiste un documento del 1231 rogato nel castello di Sarzana dal notaioBoncontro che regolamento' le questioni relative alle discordie circa il possessodel castello di Monte Giovanni. Si stabili' che questo castello fosse diviso a meta'tra il Vescovo e i Nobili di Erberia nella persona di Pietro fu Bernardino diFosdinovo Saladino e il fratello Guglielmo assieme ai nipoti Rocchesano eGiovanni.

Questi subfeudatari ebbero sempre da temere di tutte le circostanti nascentiRepubbliche che, assieme ai Malaspina tentavano di ingrandire i loro territori.

Avvenne che a difesa dei loro possedimenti, Saladino, Gualtierotto,Farinata e Zuccano stipularono un atto, nel 1269, con i Marchesi Isnardo eAlberto di Opizone Malaspina di Villafranca con la promessa di vendere loro lacasa del Montale chiamata anche "delle Torricelle" e che in definitiva era la Rocca di Fosdinovo. Malgrado cio' nel 1303 i Lucchesi occuparono la Rocca e lamantennero per molti anni sino a che Azone Malaspina, la recupero' con le armi.

Di tutti questi Nobili detti di Fosdinovo che ebbero dominio sulla Roccapotremmo dividerli in tre famiglie: Nobili di Fosdinovo discendenti da Guferio,Nobili Bianchi d' Erberia e Nobili di Buttafava.

Nel 1340 tutte queste famiglie, venute meno le ricchezze che possedevanovendettero le loro proprieta', nel nome di Fajtino e Bernochino, a Spinetta ilgrande al quale dovevano compensare un debito di 500 fiorini d'oro. ConFosdinovo cedettero anche Tendola e Zuccano assieme alle terre, distretti egiurisdizione.

Per parlare della figura di uno dei piu' importanti Malaspina legato a questeterre, occorre introdurre il personaggio di Spinetta detto il grande.

Era figlio di Gabriele d'Isnardo della Verrucola; scelse Fosdinovo quale sua residenza, visse, vi fece il suo ultimo testamento e vi mori'nel 1352.Poiche'Spinetta non ebbe discendenti maschi legittimi, le sue prprieta' pervennero ainipoti figli di Azolino,Galeotto, Gabriele e Guglielmo.

Gabriele si dedico' alla carriera ecclesiastica, Guglielmo il secondogenitosposando Giovanna Nogarola di Verona lascio'tre figli legittimi Jacopo AntonioeTaddea; Galeotto il terzogenito, giudice illustre del Collegio della citta' diVerona, sposo' Argentina Grimaldi vedova del marchese Morello Malaspina diGiovagallo. Lascio' tre figli minori: Gabriele, Spinetta e Leonardo sotto la tuteladella madre. Alla sua morte gli venne eretto un mausoleo marmoreo nella chiesaparrocchiale di San Remigio dove ancora oggi si puo' ammirare. Iscrizioni dellesue lodi lo qualificano quale uomo intelligente, il piu' savio, il piu' prudente, il piu'pio e il piu' giusto uomo del mondo. la chiusa dice:" Iustitia porto, chel modo rege; se Justitia non fosse, il mondo no' regerebbe"

Alla morte del primogenito Gabriele, a Spinetta venneroassegnati:Fosdinovo, Zuccano, Pompilio, Tendola, Cella, Marciaso, Villa diBardine Inferiore e Cecina, i diritti di Castelnuovo, Vallecchia, Gorasco e Bibola.A Leonardo Castel dell'Aquila, Viano, Tenerano, Isolano, Monzone, Vinca, Equi,

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Ajola, Monte dei Bianchi, Ugliano, Montefiore, Argigliano. Codiponte diCassano, Gragnola, Cortile,Prato Alebbio, Sercognano, Colognole, Migliarina e i beni posti nel territorio di Massa e Montignoso

Nel 1443, mancato Galeotto senza eredi maschi i suoi possedimenti siriunoirono con quelli del vecchio fratello Leonardo.

E di secolo in secolo per generazioni si susseguirono i Malaspina algoverno del feudo.

Anticamente Fosdinovo ebbe uno Statuto o Costituzioni che in seguitoandarono, non si sa bene come, perdute o per i variati bisogni o per costumi indisuso.

Li fece compilare il Marchese Andrea nel 1577, li divise in quattro parti e inmolti capitoli che contenevano disposizioni diverse sui Municipi, Polizia eCriminalita' ed erano applicati in tutto il feudo. Ogni Comune era autonomo eaveva un Console, Consiglieri e Camerlenghi.Questi erano eletti dal marchese edessi eleggevano gli ufficiali subalterni. Questi ultimi erano ufficiali cheriscuotevano le tasse.le quali erano imposte per due terzi sulle terre e uno suiFuochi.L'aggregato dei Comuni del feudo costituiva il Parlamento Generale. Glistimatori stimavano i danni e i terminatori stabilivano i confini. Tre BuoniUomini rivedevano le differenze gia' giuducate. I soprastanti alle vie vegliavanoche fossero mantenute e multavano i contravventori, i soprastanti alle vettovagliein presenza del marchese,stabilivano i prezzi giusti dei grani, delle biade e delvino. Quando il pane non fosse stato di buona qualita' lo si doveva tagliare in pezzi e distribuire ai poveri. Era obbligatorio la sigillazione della botte e i marchi dellemisure, cioe' il boccale e la mezzetta.

I beccai venivano sorvegliati perche' tenessero i macelli provvisti di carnisalubri e presentare le bestie prima di macellarle. I riveditori degli ortisorvegliavano affinche' ogni famiglia che aveva terra facesse orto con cavoli,porri e cipolle.C'erano poi i Consortieri, gli Spedalieri e gli Operai dellaChiesa.Per la Magistratura vi erano nel feudo un Auditore e un Podesta'; il primoera consultore legale del marchese e giudice d'appello nelle cause civili, il secondo era eletto dal marchese, stava in carica un anno e doveva amministrare la giustiziaa tutti, forestieri e giurisdizionali. Dipendenti del Podesta' erano un Notaro e dueaattuari, un Cavallaro o Messo e un Bargello per applicare le pene.

Per le disposizioni di polizia si dovevano pagare i debiti in tre giorni, unmese prima dar notizie di feste e avvisare i confinanti della vendita di beniimmobili.

Per i criminali il Podesta' riceveva la denuncia, le faceva verificare alNotaro e il Bargello applicava le pene che potevano essere pecuniarie oafflittive.La multa si estendeva da 5 a 10 soldi,da lire 5 a 200 fino a 25 scudi, ilcarcere da uno a cinque giorni, l'esilio temporaneo o perpetuo. La corda, la berlinae la frusta sino alla morte per via di forca, decapitazione o fuoco.

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Le pene erano di diverso grado: la galera per uso di armi da fuoco,l'omicidio con la morte, l'assassinio con morte piu' crudele, il furto a mano armata lire cento di giorno, duecento di notte; l'ingiuria ai genitori, se verbali, il reoveniva chiuso in fondo alla torre del castello per 15 giorni a pane e acqua, se realicol bando perpetuo. Le bestemmie la terza volta si punivano con la berlina e lalingua inchiodata per tre ore, la quarta con sette anni di galera.. Lo stupro violentosi puniva con la decapitazione e la confisca dei beni che andavano alla stuprata.Tutte queste leggi vennero applicate fino al tempo dell'ultimo marchese CarloEmanuele nel 1787 anno in cui la famiglia marchionale cesso' dopo quattro secolie mezzo

.Per parlare di Fosdinovo, del suo borgo e del suo castello in particolarediremo che e' situato sulla sommita' di un monte che si affaccia sul mare non molto lontano dalle rovine di Luni. Dalla sua Rocca e dal suo terrapieno si domina lastrada della valle che da' accesso a tutta la provincia.

Dalla sommita' si gode una delle piu' pittoresche prospettive che si possanoimmaginare: il mare con le sue isole fino alla Corsica e a Livorno, il corso delfiume Magra, il golfo della Spezia e i colli che lo racchiudono, i monti che dallaSpolverina scendono verso Aulla e Santo Stefano. Questo vasto feudocomprendeva innumerevoli borghi e loclita' quali Luni, Sarzana, Massa, Albiano,la Versilia, dal torrente Bardine all'Aulella a nord, e assieme a questi ebbe anche il possesso di molti castelli borghi e ville.

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FOSDINOVO

Panorama.

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lL strada che raggiunge il borgo ci mostra subito antichi possenti edifici.

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Tra il verde si intravvede la grande mole del castello

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Improvvisamente le torri e le mura .

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Poderosa struttura con merli ghibellini

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Torri merlate.

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Il grande portale di ingresso al borgo.

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Per il portale entriamo nel borgo passando davanti alla rampa di accesso al castello.

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Il borgo ci accoglie con i suoi portali dagli architravi marmorei scolpiti e...

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... e dove il nome dei MALASPINA e' stato scalpellinato.

THEATRUM HOC CAROLUS EMANUEL malaspina

RESTAURAVIT EX ORNAVIT AN: DOM: MDCCLXX

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Lungo il borgo incontriamo scale che scendono o salgono.

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Portali semplici o riccamente decorati.

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Sull'architrave della finestra:"HOC Opus P. Fecit .....

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M.A.B. 1771 Madonna di Loreto

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il simbolo della Padania

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Lo stemma sopra e' lo stesso dei due fartelli Corona sul piazzaledell'Oratorio dei Bianchi,

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D.O.M. CATHERINA .... DICAVIT.

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Innumerevoli maesta' ci accompagnano lungo il borgo.

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Madonna del Santo Rosario

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Madonna con Bambino eangeli musicanti

L'Annunciazionecon Sant'Antonio e

San Srancesco.

Due semplici Madonne con Bambino

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Madonne col Bambino segnate dal tempo.

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Oratorio della Compagnia dei Rossi.

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Portale dell'Oratorio

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La chiesa della Compagnia dei Rossi a navata unica, con diversi altari

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Altari ricchi di decorazioni e sculture in marmo.

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Sulla facciata di un palazzo che si apre sul sagrato dell' Oratorio dellaCompagnia dei Bianchi alcuni marmi scolpiti ritraggono un' Annunciazione, unSan Giorgio e lo stemma della Repubblica di Genova (forse il ricordo di unBanco di San Giorgio) . La lapide elenca i nomi dei Fratelli Corona.

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L' Oratorio dei disciplinati Bianchi di Fosdinovo e' noto come ilSantuario della Santissima Annunziata.Edificato nei primi anni del 500 e'oggetto di una devozione popolare moltosentita.

All'interno e' custodita una statualignea policroma della VergineAnnunziata che un tempo faceva pendentcon un angelo anch'esso ligneo epolicromo distrutto dal fuoco nel 1501

assieme a tutto il complesso dellachiesa di San Remigio. La suacollocazione nl coro risale al 1629. Il susseguirsi imprevisto di eventiprodigiosi che venivano attribuitialla statua,, come riferito nei "Documenti circa la miracolosaimmagine di Nostra Donna" redattinel 1628 dal notaio LaudibioBenettini notaio e Priore dallaCompagnia, la fecero rimuoveredove era stata accantonata e fattacollocare dove oggi la vediamoprevio consenso del MarcheseJacopo Malaspina, signore locale alquale competeva presumibilmentel'antica proprieta' del gruppo.

Si colloco' dunque con ilcoronamento scenografico di un' imponente edicola marmorea. La statua, dialtezza naturale ( 150-44-53), e' stata realizzata in un unico massello.

L'Oratorio della Compagnia dei Bianchi

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A DEVOTO FAMULO TUO PASCALI MALASPINA FOSDENOVI MARCHIONE MARMORATUM TIBIQUE DICATUM OPUS RESPICE PROTEGE AC IN MARMORE QUAESUMUS SCRIBE O CLEMENS O PIA VIRGO MARIA A D MDC LXVI

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Tutto il sagrato della chiesa nonche' la balaustra e tutta la facciata sono staterivestite in marmo bianco.

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MARIA GRATIA PLENA

A. D. MDC III

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L'altare con la Vergine lignea.

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Grandi tele poste sugli altari.

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La Sacra Famiglia.

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La chiesa di San Remigio venne edificata nel 13° secolo dal Vescovodi Luni mons. Buttafava e costruita a breve distanza dal castello nel centrodel borgo.

Nel 1684 sotto Carlo Francesco Malaspina venne ampliata eristrutturata nell'aspetto attuale. All'interno della chiesa troviamo una statua di San Remigio del XIII° secolo in abiti vescovili e il monumento sepolcrale del Marchese Galeotto Malaspina in marrmo bianco, eretto nel 1367.

Il monumento e' composto da un sarcofago, una statua del Marchesedormiente, in armi a grandezza naturale, accanto a Maria, al Cristo e i SantiGiovanni Battista, Antonio e Jacopo Apostolo, ovvero i Santi dei principaliordini cavallereschi del medioevo. Il sepolcro e' sovrastato da un'edicolacon rosone poggiante su colonnine.

La chiesa e' arricchita da cappelle laterali contenenti gli altari delleConfraternite e dei benefici parrocchiali.

Gli altari furono realizzati fra la fine del XVII° secolo e i primidecenni del XVIII°.

Infine troviamo il coro ligneo del XVIII° secolo e l'organo del Serassidel XVII°.

Postale dlla chiesa di San Remigio

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L'altare maggiore con la statua di San Remigio, patrono di Fosdinovo.

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L'organo del XVII° secolo del Serassi.

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La sacra Famiglia.

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Le anime salvate dal Purgatorio.

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Sepolcro del Marchese Galeotto Malaspina eretto nel 1367. Ilmonumento funebre, in marmo bianco, rappresenta nel dormiente il Marchesein armi. In alto a destra e sinistra le immagini di Maria e il Cristo. Nella predellai Santi Remigio, Pietro e Paolo, Sant'Antonio Abate e San Giovanni Battista.Sotto la predella i quattro evengelisti e ancora piu' in basso gli stemmi deiMalaspina ( scalpellinati dai giacobini).In alto sull'edicola a gattoni rampanti,lo Spirito Santo. Nell'iscrizione: " JUSTITIA PORTO, CHEL MONDO REGE; SE JUSTITIA NON FOSSE,IL MONDO NO' REGEREBBE"

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La scala di accesso al portale del castello; dopo il 1400 venne difesa da unatroniera. In alto sopra gli spalti dell'ingresso vi era la chiesa del castello ( demolita daicannoneggiamenti dell'ultimo conflitto mondiale.

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L'arme di Gabriele Malaspina danneggiata venne ricomposta sul portaled'ingresso.

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La troniera venne posta a difesa dell'ingresso dopo l'invenzione delle armi da fuoco

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Lo spino fiorito. Insegna che definiva un possedimento malaspiniano alla sinistradella Magra. Collocato nel vano, tamponato, che serviva da osservatorio per orientare latroniera.

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Ingresso e cortile del castello.

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Nel 1866 il castello venne riacquistato dal Marchese Carlo Torquato e alla di lui morte passo' in eredita' al fratello Alfonso. Senza eredi quest'ultimo lo lascio' al nipoteAlessandro figlio della sorella Cristina.

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Ad Alessandro succedette il figlio Carlo Filippo Torrigiani Malaspina. ( ne acquisi' beni e nome) Il Marchese Vieri Torrigiani Malaspina attuale

proprietario si adopero' con passione alla manutenzione del castello

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Attualmente Vanni e Pietro Torrigiani Malaspina mantengono latradizione di uno dei piu' interessanti castelli malaspiniani.

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Stemma diGabriele IIIMalaspina Marchesedi Fosdinovo ( 1508)Murato all'esternodell'ingresso.

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Stemma diLorenzo MalaspinaMarchese di Fosdinovo ( 1535) Murato nelcortile interno delcastello.

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GABRIEL MALESPINA FOSDENOVI MARCHIO HANC ARCE

PENE OB VETUSTATEM DIRU TAM - A - FUN

L'iscrizione in alto, intera, composta da molti pezzi, era murata nel cortiledel castello (lo dice il Branchi nella sua - Storia della Lunigiana feudale-)

Ovvero fino alla fine dell'ottocento. Oggi di questa iscrizione e' rimasta laparte terminale.

Arme dello spino fiorito

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DAMENTIS EREXI T MCCCCLXVIII

Arme del Marchese Gabriele Malaspina del feudo di Fosdinovo( affissa in un cortile)

Oltre le due lapidi, (riprodotte sopra e nella pagina accanto) ne esistonomolte altre ( andate perdute ?) che dovevano precedere quella della paginaprecedente per completare la frase. Ma quali emblemi vi dovevano essereraffigurati per completare la serie di cui vediamo solo la fine?

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Vasca marmorea nel giardino. Sul muro lo stemma di Lorenzo Malaspina 1535

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Stemma dei Malaspina sulla chiave di volta.

G B GagrieleMalspina Marchese diFosdinovo

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LAURentiuS MALaspina MArchio FOSdenovi L M 1539 I A

LAUREnTIUS MALASPINA MARCHIO ET DomiNUS FOSDENOVICOnSTRUXIT CoENACULuM et PORTICUm AC MARMORE ORNAVIT 1529

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J A JacopoMalaspina Marchese diMassa ( l'aquila e' dei Duchid'Este)

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L'imponente cortile del castello.

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Vedute dell'appennino.

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Il grande salone era stato affrescato con dipinti di tipo quattrocentesco che inseguito vennero distrutti dal governo estense.

Nel 1882 il pittore fiorentino Gaetano Bianchi illustra nella crociera delsoffitto lo stemma dei Bianchi D'Erberia, al centro quello dei Malaspina e nella terzacrociera l'arme degli Scaligeri di Verona (a ricordo dell'aiuto e ospitalita' concessi aSpinetta il grande).

Il grande salone

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Spinetta I "il grande" a cavallo con il castello merlato di Fosdinovo nellosfondo. Ai lati lo stemma dei Malaspina dello "spino fiorito"

sulla parete di fondo:

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Il monumento funebre di Ppinetta Malaspina "il grande", databile al 1435,venne fatto erigere nella chiesa di San Giovanni in Sacco a Verona dai suoisuccessori a scopo celebrativo; dopo alcuni spostamenti in Verona, il mausoleovenne smontato e nell'ottocento collocato nel museo Victoria & Albert di Londra.Nell'immagine (ottenuta fotografandola nel museo stesso - nella pagina di destra)possiamo vedere il monumento, realizzato in marmo,pietra e terracotta. La statuaequestre del Marchese emerge tra i panneggi scostati da due figure. Sulla predellala Vergine col Figlio affiancata da statue in marmo raffiguranti il Battista, primo adestra e altri tre non riconoscibili.Il mausoleo "...venne probabilmente realizzato da Giovanni figlio del maestro Bigino scultore di origine fiorentina ( autore del SanProcolo del 1392 e della tomba di Spinetta in san Giovanni in Sacco." A. Carli -Istoria della citta' di Verona sino all'anno MDXVII)

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In un piccolissimo rettangolo marmoreo al lato sinistro della predella ( pocoleggibile e oggi mancante) era possibile vedere un arme inquartato in cui il I e il IVrappresentavano lo stemma malaspiniano dello spino fiorito, gli altri due identici nonriconoscibili. ( vedi pagina di sinistra)

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Le pareti del salone sono state affrescate nel 1882 dal pittore fiorentinoGaetano Bianchi e raffigurano episodi della famiglia Malaspina sia dello spinosecco che fiorito.

Una scena rappresenta il marchese Obizzo Malaspina che partecipa allabattaglia di Legnano e una seconda il Marchese Obizzo Malaspina alla Pace diCostanza riceve il perdono dall'imperatore Federico I detto il Barbarossa

,Un'altra ancora il Marchese Moroello Malaspina esorta Dante allacontinuazione del suo Poema.

.L'ultima raffigura Dante ambasciatore di pace dei Malaspina col VescovoAntonio Nuvolone da Camilla.

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Moroello figlio di Beatrice e Manfredi Malaspina fu il capostipite del ramo diGiovagallo. Nacque intorno al 1268.Si sposo' con Alagia dei Fieschi dalla quale ebbecinque figli: Manfredi, Luchino, Giovanni, Beatrice e Fiesca. Isuoi possedimentifurono i castelli di Giovagallo, della Verrucola, Madrignano,Lusuolo e Arcola. La suafigura ebbe una forte connotazione militare ma il suo valore fu anche economico.

Il legame di Dante con Moroello e con altri membri del ramo dello spino secco e'testimoniato non solo dalle epistole ma anche esplicitato in tre punti della Commedia

All'incoronazione di Arrigo VII Dante e Moroello si recarono assieme a Vercellia rendergli omaggio.

Il Marchese Moroello esorta Dante a continuare il Poema

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La Pace di Castelnuovo fu siglata nel castello vescovile di CastelnuovoMagra in Lunigiana nel 1306 tra i Marchesi Malaspina e il Vescovo Conte diLuni Antonio Nuvolone da Camilla. Rogati in Sarzana dal notaio ser GiovanniDi Stupio, gli atti della pace sono conservati nell'archivio di Stato della Spezia

Nel trattato il nome di Dante viene citato piu' volte e questi sono gli unicidocumenti che testimoniano la sua presenza in Lunigiana.

I documenti attestano che a Sarzana, nella piazza della Calcandola, unamattina del 1306 Dante ricevette da Franceschino Malaspina, Marchese diMulazzo, la procura valida per concludere in nome e per conto dell'intero ramoghibellino dei Malaspina, detto dello spino secco, la Pace con Antonio Nuvoloneda Camilla, Vescovo di Luni. Questo accordo segno' la fine del potere temporaledella chiesa in Luingiana.

La Pace di Castelnuovo

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Il Marchese Obizzo partecipa alla pace di Costanza

La Pace di Costanza.Fu un accordo stipulato nel 1183 nella citta' tedesca di Costanza da Federico

Barbarossa con 17 citta' della Lega Lombarda, con la quale l'Imperatore confermal'autonomia dei Comuni precisando le regalie e i diritti imperiali. Anche se molteformalita' previste dalla Pace di Costamza, quale l'investimento dei Consoli vennedecadendo, tale Pace rimase fonte di diritto comune, vera e propria magna-cartadelle liberta' comunali.

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Il Marchese Obizzo partecipa alla battaglia di Legnano

La battaglia di Legnano.Fu uno scontro armato avvenuto nel 1176 tra l'esercito imperiale di

Federico Barbarossa e le truppe della lega Lombarda. La battaglia fu cruciale e iComuni dell'Italia settentrionale riunti nella lega Lombarda sconfisserol'imperatoore a Legnano. Fu grazie a questa vittoria che Federico I riconosceva laLega e dava cocessioni ai Comuni che la componevano.

Alla storica battaglia fa riferimento l'inno di Mameli-...dall'alpi a Siciliadovunque e' Legnano...e la data del 29 maggio e' stata scelta come festa regionaledella Lombardia.

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Dalla finestra si puo' ammirare lo splendido panorama delle colline .

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Nella torre di levante vi e' la stanza detta di "Dante Alighieri", dove laleggenda vuole fosse ospitato il Poeta durante il suo pellegrinaggio attraverso laLunigiana. Nella nicchia della cameretta si trova un affresco del XIV° secoloraffigurante la Ressurrezione del Cristo con, ai piedi, Obizzo Malaspinainginocchiato.

Per la cronaca diremo che il castello all'epoca era molto diverso e il Poetavenne ospitato dai Bianchi d'Erberia allora signori del borgo.

Si narra che in questa stanza accadano cose misteriose: statue che si spostanoda sole e misteriose ombre che ondeggiano nella notte visibili dall'esterno attrversola finestra.

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La stanza detta di Dante

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sala delle armi

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Stanza del museo.

Il museo del castello raccoglie numerosi cimeli appartenenti ai diversisecoli.Antiche armi, baionette e fucili ad avancarica, lance e alabarde, palle dacannone e armature.

Una preziosa collezione di maioliche dei secoli passati, piatti, vassoi,boccali e contenitori in terracotta.

La raccolta di numerose chiavi di diversa foggia e grandezza nonche'medaglie e monete del periodo in cui Fosdinovo godeva il privilegio di batteremoneta.

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Raccolta di ceramiche e maioliche

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a destra - La sala da pranzo. Sull'architrave del camino si puo'ammirare al centro lo stemma dei Malaspina dello spino fiorito

Nel museo del castello troviamo a nche una preziosa raccolta di vasi perfarmacia.e nella pagina accanto ne vediamo alcuni esposti sul camino.

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Agli angoli del soffitto sono riportati gli stemmi delle quattro famiglieObertenghe discendenti do Oberto I (905-975), Conte del Sacro Palazzo di Luni; un leone rampante stemma degli antichi Marchesi di Massa - Corsica eSardegna, la scacchiera in rosso e argento dei Marchesi Pallavicino, l'Aquila deiDuchi d'Este e lo spino fiorito dei Marchesi Malaspina.

Sala del trono

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Sala del trono e dell'albero genealogico dei Malaspina

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Malaspina e' il cognome di una nobile famiglia di origine longobardadiscendente dal ceppo Obertengo dei marchesi diToscana.

Il capostipite fu Oberto I che alla meta' del X° secolo fu Conte Palatino e dal951 Marchese di Milano e Conte di Lun i, della cosidetta marca Obertenga

La famiglia, attraverso i successivi discendenti giunge ad Adalberto (1140)detto Malaspina, capostipite della famiglia che da allora arrivera' sino alla fine delfeudalesimo.

Albero genealogico dei Malaspina

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Al centro della volta e' affrescato lo scudo sormontato dall'elmo avente per cimiero un busto di leone alato con le iniziali M.M. del marchese MoroelloMalaspina di Mulazzo.

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Le vòlte a crociera del salone.

Particolare diun recente restauro.

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Lo srtemma dei Bianchi d'Erberia.I Bianchi d'Erberia, "domini qui dicitur Blanci", dal soprannome di Bianco

attribuito ad alcuni membri della famiglia. Essi discendono da Rodolfo di Casola,ricordato in un documento del 1055 il quale ebbe relazioni di vassallaggio col Vescovo di Luni e contemporaneamente con i Marchesi di Toscana della casa dgli Attoni, ossiaMatilde di Canossa.

Il suo antico castello di Casola prese il nome di terre dei Bianchi e purdiffondendosi anche in Emilia costoro conervarono il predicato d'Erberia su Monte dei Bianchi, Soliera e anche Carpena e Fosdinovo.

Dagli Erberia Fodinovo passo' ai Malaspina.

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Lo stemma dello spino fiorito dei Malaspina.

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Agli inizi del XIV secolo Spinetta il grande, signore dell'intera Lunigiana trasferi' la sede marchionale dalla Verrucola a Fosdinovo, amplio' e rinforzo' il castello,e pur mantenendo esternamente le severe forme militari, l'interno del castello divenneuna delle piu' raffinate dimore signorili del tempo. Furono aggiunti in epoca

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Lo stemma degli Scaligeri

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Il pavone esposto nel salone faceva parte di un'antica giostra.

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Alcune stanze del castello

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Stanza delle bifore

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sopra - la stanza ducale

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il letto che respira

il letto di morte del Marchese Ippolito

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A/D=M.MAD.MAL.MAR.SOVV.DI.FOSDR = DNS. ADIUTOR (.A.) ET.REDEN.MEUS 16 67

Busto femminile rivolto a destra Scudo con tre gigli e lambello-

Corona trigigliata

Luigini d'oro coniati nel 1667 a nome di Maddalena Centurioni Malaspinamoglie del marchese Pasquale Malaspina.di Fosdinovo

Luigini di Fosdinovo

Inizialmente si ebbe un busto femminile anonimo, simile ad uno francese.Nel 1668 si conio' una moneta a nome di Pasquale Malaspina e successivamentetutte le altre a nome di Maddalena.

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Raccolta di monete coniate in Fosdinovo.

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Nella torre di mezzogiorno, quella che guarda sul borgo, esisteva la stanzadella tortura dove il condannato veniva alzato da terra per i piedi e appeso alsoffitto. Le sue grida venivano riportate alle sue stesse orecchie a causa dellaforma circolre delle mura e del soffitto.

Era anche usanza impiccare i condannati alla forca ad un gancio postoall'esterno del torrione, dove rimanevano appesi per vari giorni, affinche' fosserodi monito, bene in vista da tutto il borgo.

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All'interno del castello, in una delle stanze del pianterreno, unbell'affresco rappresenta un animale dipinto sul soffitto. Si tratta di una cervache mostra il posteriore da qualunque parte la si guardi. Si racconta che l'autore dell'affresco, testimone di un avvenimento sgradevole, un fatto di sangue,venne condannato a morte per aver visto cose che non avrebbe dovuto. L'artista prima dell'esecuzione volle eseguire l'affresco commissionatogli e lo ritrassepero' in quella posizione originale.

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Questa non e' una leggenda ma la tragica storia di due fratelli Malaspina,Ippolito e Ferdinando. Il primo, Marchese del feudo, sposo di CristinaPallavicino, protagonista di una leggnda sui suoi amor proibiti, il qualesuccedette al padre nel dominio del feudo, ma il fratello lo fece sospett are della morte per avvelenamento del genitore. Nel 1671 Ippolito venne uciso adarchibugiate per ordine del fratello Ferdinando che voleva impossessarsi delfeudo. ma asso' poco tempo che frdinando stesso venne ucciso dai seguaci delfratello.

Il futuro del feudo venne cosi' a trobvarsi nel grembo di Cristina incintadel marito.

Si dice che che per evitare il passaggio del feudo al marchesato diPallerone, il figlio di una popolana venisse nascosto nel castello in caso dicomplicazioni del parto ma il figlio di Cristina nacque bene e si chiamo' CarloAgostino assicurando la discendenza al feudo di Fosdinovo.

La culla fotografata pare sia stata quella del neonato che doveva essereprotetto da qualsiasi pericolo di rapimento.

La culla del neonato Marchese Malaspina

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Numerosi sono i luoghi che l'immaginario collettivo vuole frequentati dapresenze soprannaturali e inquietanti e vi sono zone della Lunigiana in cui gliabitanti sono guardati in malo modo da quelli dei paesi vicini e considerati dotatidi poteri magici. Le storie di fantasmi, i racconti di personaggi fantastici fatti dimisteri e di segreti trovano in Lunigiana un vasto numero di leggende che sonostate tramandate di generazione in generazione. La sera le famiglie siraccoglievano attorno al fuoco e le persone piuj' anziane raccontano ai piu'piccoli storie di folletti, di lupi mannari e streghe che praticavano la magia

In particolar modo ritroviamo leggende, raccontate in vari paesi, didefunti che si trasformano in spiriti e tornano a visitare i luoghi dove hannotrascorso la loro vita, alcune storie sono macabre e terrificanti, altre poetiche emalinconiche.

Assai diffusa e' la leggenda da ballo dei morti, processione di fantasmi, distreghe, di riunioni di morti che si danno appuntamento in determinati luoghi.Sono chiamate menade o andade, ma sempre temute perche' considerate segnalidi sventura.

In alcuni luoghi nacque e si diffuse la leggenda del lupo mannaro che nelle notti di luna piena emette il suo ululato e corre per gli stretti vicoli del paese; inun'altra zona era piu' nota la storia del buffardel, folletto dispettoso dalcomportamento strano che compiva azioni per mettere in difficoklta' gli esseriumani: si introduceva nelle stalle per legare assieme le code delle vacche o deicavalli,altre volte faceva imbizzarrire le bestie che correvano disperate e sudate.

Cera la storia del tesoro nascosto nelle pignatte sepolte nei sotterraneidelle torri che si doveva cercare di nascosto perche' diversamnte dopo averneparlato sarebbe sparito e le tre campane piene d'oro che sparirono sotto terra. C'e'anche la leggenda della donna morta due volte (ma a Ugliancaldo accaddeveramente ed e' certificata da un documento del 1600)

Le leggnde raccontate a Fosdinovo trovano credito nella storia dipersonaggi veramente vissuti: nel XVII° secolo la marchesa Cristina Pallavicinoincontrava i suoi numerosi amanti che faceva poi sparire attraverso una botoladel pavimento e la Marchesina Bianca Maria Malaspina che innamorata dellostalliere, inviso al padre,venne murata viva assieme ad un cane, simbolo dellafedelta' del suo amore per l'amato e un cinghiale simbolo di ribellione. Durante irecenti lavori di restauro nei sotterranei del castello sono state trovate ossaumane di giovane donna e di animali per cui anche questa leggenda potrebbeessere stata una realta'

STORIE E LEGGENDE

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La Marchesa Cristina Pallavicino, vedova di Ippolito Malaspina ucciso dalfratello che voleve impadronirsi del feudo di Fosdinovo, viene ricordata come donnacrudele e lussuriosa che nella sua stanza ospitava amanti di ogni razza che poiuccideva freddamente . In una stanza del castello si trova ancora il segno della botolaattraverso la quale la marchesa faceva cadere i suoi amanti. che morivano trafitti dalance conficcate nelle segrete

Questa e' leggenda ma in realta'la Marchesa, dopo la morte del marito ebbe unarelazione con un ufficiale delle sue guardie di nome Francesco Precetti dal quale ebbeanche un figlio che, per non destar scandalo, ando' a partorirlo fuori del feudo.

Gli amori proibiti della bella marchesa

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Nella frazione di Caniparola ai piedi della salita che porta a Fosdinovo ed alcastello, si trova una villa Malaspina. Venne costruita dal Marchese Gabriele Malaspina nel 1724 nel luogo dove sorgeva un'antica torre edificata al tempo deivescovi di Luni. Fu la casa di proprieta' dei Malaspina dove mori' Carlo FrancescoAgostino Malaspina. figlio della Marchesa Cristina Pallavicino e di IppolitoMalaspina..

Carlo Agostino Malaspina, mori' a 50 anni, un anno prima della madrelasciando la moglie e sette figli. Due di essi, lo stesso anno della morte del padre,furono protagonisti di un avvenimento straordinario: I due fratelli mentre stavanorecandosi alla loro villa di Caniparola, la stessa in cui era morto il loro padre, lovidero affacciato ad una finestra; i due fratelli si precipitarono verso l'ingresso efattolo aprire dal fattore, salirono al piano superiore, visitarono ogni stanza ma nonvidero nessuno.

(Nel 1758 la villa passo' a Carlo Emanuele, che venne pero' spoliato delfeudo da Napoleone. I beni allodiali passarono al nipote GiuseppeMalaspina,quindi al marchese Alfonso e al nipote Alessandro TorrigianiMalaspina.)

Il fantasma di Caniparola

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Questo e' il fantasma piu' famoso nelle leggende della Lunigiana. Si racconta ch la Marchesina Maria Bianca Malaspina di Fosdinovo, nata

albina e quindi tenuta nascosta e segregata, si fosse innamorata perdutamente diuno stalliere. Il padre dapprima la fece rinchiudere in un convento esuccessivamente la figlia ribelle venne imprigionata in una stanza con un cane eun cinghiale e condannata a morire di stenti.. Il cane simbolo di fedelta' all'amato eil cinghiale immagine di animo ribelle. Nelle notti di luna piena il fantasma dellafanciulla biancovestita coi bellissimi capelli sparsi sulle spalle vaga per ilcasrtello.In recenti scavi si sono ritrovate ossa umane di donna assieme a quelle dianimali e tutto cio' avvalora le nota leggenda.

Il fantasma della marchesina

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Leggi e punizioni a Fosdinovo

I Marchesi Malaspina di Fosdinovo avevano molti privilegi e potericonferitigli dalle leggi del feudo che essi stessi avevano formulato.

Potevano condannare a morte per impiccagione gli assassini, i violentatori e i ladri. Le esecuzioni avvenivano alla torre di mezzogiorno e anche fuori dellemura nella localita' ancora conosciuta come Monte della forca.

Ma oltre alla pena capitale i marchesi potevano punire coloro cheappiccavano incendi e provocavano danni con una morte orrenda: venivano arsivivi. I bestemmiatori erano messi alla berlina con la lingua inchiodata per tre orea un pezzo di legno. Chi offendeva i genitori veniva rinchiuso nei sotterranei delcastello e per la pena della berlina il reo veniva legato all'inferriata di una casavicino alla chiesa di San Remiglio, con le mani legate dietro la schiena.

I Malaspina potevano laureare dottori e legittimare bastardi.

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Nei secoli scorsi era usanza a Giucano, paese nei pressi di Fosdinovo,portare un montone, un cicco, al Monte, otto giorni dopo la festa del SantiFabiano e Sebastiano il 20 gennaio, giorno in cui si celebra questa festa.

Il piu' bel montone, scelto dai vecchi del paese per bellezza e prestanza,veniva portato sul piazzale della chiesa e legato ad un palo per quindici minuti. Ivecchi ne studiavano le mosse e pronosticavano il futuro per l'anno appenainiziato: se agitava la testa e rumoreggiava era segno di guerra in arrivo; semuoveva la coda era un anno di tempesta, se lasciava grandi escrementi erasegnale di abbondanza nei campi; se questi erano liquidi significava buonaannata di olio e vino. L'usanza delcicco al monte ci riporta ai riti romani con lapremonizione del futuro fatta dagli augures osservando i fenomeni naturali.

La vicina colonia romana di Pulica influi' probabilmente su questeusanze.

Il cicco

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Al tempo della Marchesa Cristina Pallavicino e del marito MarcheseIppolito Malaspina, il feudo di Fosdinovo aveva ottenuto dall'imperatore ilprivilegio di battere moneta..

Le monete a somiglianza di quelle francesi venivano chiamate luigini erecavano impresse le effigi delle marchese da un lato e la corona marchionaledall'altro con la data di emissoine.

Dalla zecca Malaspiniana, dopo la morte del Marchese Ippolito, uscironopezzi legali e monete false per cui si sospetto' subito della Marchesa Cristina, dialcuni suoi parenti e degli operai della zecca stessa.

La zecca di Fosdinovo e i falsari

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Marciaso e' forse il pese dove ebbe origine la famiglia Buonaparte.Narra il Caselli nel suo " Lunigiana ignota" che nella strada del borgo, al

numero 41, sorgesse ancora, era l'anno 1931, la casa degli antenati di Napoleone.La casa era ad un piano e non aveva niente di particolare salvo un bel portale dimarmo ed uno stemma oggi scomparso. Il Caselli riporta che lo storico sarzaneseBonaventura De Rossi, vissuto nel 1710, affermasse la presenza della famigliaprima di emigrare in Corsica gia' dal XIII° secolo, da un documento del notaio Antonio Ivani. Detto atto non fu mai trovato.

La casa di Napoleone a Marciaso.

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