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Azione Cattolica Diocesi di Roma «Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo» (Gv 9,5) Esercizi spirituali nella città 31 marzo – 2 aprile 2011 BASILICA DI S. CROCE IN GERUSALEMME

Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo · PRESENTAZIONE. 4 La sera, dopo che la giornata ci lascia esausti, ... Costantino e a sua madre Elena la costruzione della Hierusalem

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Azione Cattolica Diocesi di Roma

«Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo»

(Gv 9,5)

Esercizi spirituali nella città 31 marzo – 2 aprile 2011

BASILICA DI S. CROCE IN GERUSALEMME

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«Finché sono nel mondo, Io sono la luce del mondo» (Gv 9,5)

L’Azione Cattolica Diocesana vuole offrire a tutti un’occasione speciale di preghiera personale e comunitaria in questo tempo di Quaresima, per ascoltare e accogliere la Parola di Dio, luce e guida del nostro cammino.

Una preghiera non fatta per abitudine, ma come risposta a Dio che ci parla con amore, con il cuore deciso a convertirsi ad una ade-sione alla volontà del Padre. Scegliere il volere divino è scegliere la vita: tutta la nostra vita e la storia prendono senso e così si definisce un progetto che si compie nel tempo.

Pregare è sempre possibile! Tra i mille affanni delle nostre giorna-te, poter soffermarsi a sentire la presenza di Dio nel nostro tempo che, seppur problematico, è sempre un tempo di grazia. Quella pre-senza di Dio che è all’opera nella persona di Gesù risorto.

Per tre giorni, dal 31 marzo al 2 aprile, durante tre momenti della giornata, quando il nostro pensiero e le nostre attività sono ri-volte agli innumerevoli impegni, siamo chiamati a trovare in maniera più intensa quell’occasione speciale per ascoltare, accogliere e parla-re con il Signore.

Aiutati da questo libretto abbiamo la possibilità di essere guidati sia nella preghiera personale al mattino e a metà giornata, sia nella preghiera comunitaria alla sera.

La preghiera al mattino, prima di qualsiasi tipo di attività, prima di arrivare al lavoro, a scuola, in negozio o prima di iniziare a riordi-nare la casa.

A metà giornata, quando mille preoccupazioni, dubbi e fatica hanno già la meglio sui nostri pensieri… fermarsi. Sì, per ritemprare il fisico, ma anche per chiedere al Signore, Lui che è nostro Padre nonostante tutto, la Sua benedizione e la Sua grazia affinché sia sempre il nostro riferimento.

PRESENTAZIONE 

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La sera, dopo che la giornata ci lascia esausti, un momento per ritirarci a parlare con Cristo Gesù, colui che ci ascolta intimamen-te e che rinvigorisce le nostre forze. Tutti insieme nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme dalle 19,30 alle 21.00 con la riflessione e la meditazione della Parola di Dio affidata alla cura di Don Filippo Morlacchi, Direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica.

Questo libretto vuole anche essere un invito e un ausilio per

quanti vorranno proporre l’esercizio della preghiera nelle proprie realtà parrocchiali, associative, di gruppo, negli ambienti di lavoro e nella propria famiglia per sentirci parte di una storia universale, fratelli di tutti nella riscoperta della centralità di Cristo, nel quale tutti siamo stati creati.

L’ AC di Roma

PRESENTAZIONE 

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Una tradizione antica e largamente documentata attribuisce a

Costantino e a sua madre Elena la costruzione della Hierusalem romana in una grande aula del Sessorium, la domus imperiale di età Severiana, alle pendici dell’Esquilino, in cui risiedeva l’anziana madre del famoso imperatore dell’Editto di Tolleranza per i cri-stiani.

Denominata in origine anche Basilica Heleniana o Sessoriana, la chiesa del IV sec. sorse per custodire le reliquie della Passione del Signore, ritrovate miracolosamente sul Calvario e portate a Roma da S. Elena.

Nel corso dei suoi sedici secoli di storia, la Basilica si è conti-nuamente rinnovata nelle forme – dal romanico al barocco – e si è arricchita di tesori d’arte e di cultura, ma soprattutto ha segna-to profondamente la vita spirituale di Roma e della Chiesa univer-sale. Riti e tradizioni legati al culto della Croce, infatti, ne hanno caratterizzato la storia fin dalle origini.

La presenza di un monastero annesso alla Basilica sin dal X sec., poi, ha contribuito in maniera significativa nell’imprimere carattere e continuità alle espressioni architettoniche che hanno dato forma all’ideale monastico e che completano il complesso basilicale.

Sul ritrovamento della Croce – che è all’origine di questa basili-ca - storia e leggenda si intrecciano.

Eusebio di Cesarea (265 circa-340), nella Historia Ecclesiastica e nel De vita Costantini, narra che l’imperatore Adriano aveva fat-to costruire dei templi pagani sul Calvario e sul S. Sepolcro, per far cadere nell’oblio la memoria degli avvenimenti cari ai cristiani.

Terminate le persecuzioni e proclamato l’Editto di Tolleranza (313), l’imperatore Costantino fece demolire i templi pagani per innalzare in quegli stessi luoghi un nuovo grandioso tempio cri-stiano: l’Anastasis (sul S. Sepolcro) e il Martyrion (sul Calvario).

Santa Croce in Gerusalemme

LUOGO 

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In quest’epoca l’anziana madre dell’Imperatore intraprese un viaggio in Terra Santa. Elena era nata a Drepanum, in Bitinia, nel 250 e solo in tarda età aveva abbracciato la fede cristiana. Di u-mili origini, rimase nell’ombra fino a quando il figlio, divenuto Im-peratore, la chiamò a corte con il titolo di Augusta.

Gli antichi storici della Chiesa – tra cui S. Ambrogio – hanno tessuto l’elogio delle virtù cristiane di Elena. A lei la tradizione at-tribuisce il ritrovamento sul Calvario di tre croci che furono porta-te in processione per la città di Gerusalemme; San Macario, ve-scovo della città, avendo invocato dal Signore un segno, distinse la croce di Gesù per il miracoloso ritorno in vita di un giovane toc-cato con il Santo Legno.

S. Elena fece tre parti della Croce: una la lasciò a Gerusalem-me, un’altra la mandò al figlio a Costantinopoli e portò la terza parte a Roma, con il “Titolo” (la scritta plurilingue “Gesù Nazare-no, re dei Giudei”), un chiodo e anche una gran quantità di terra del Calvario, con la quale cosparse il pavimento della Cappella attualmente a lei dedicata nella Basilica di S. Croce.

Nel cubiculum Sanctae Helenae, che la leggenda ha tramanda-to come la stanza privata dell’imperatrice, sono state custodite le reliquie della Passione per più di un millennio. I recenti scavi ar-cheologici che hanno riportato alla luce i resti di una vasca batte-simale e alcune tombe nell’antica cappella di S. Elena hanno per-tanto chiarito che l’originario luogo di culto non era affatto una cappella palatina ad uso privato, bensì un luogo di culto pubblico, dove la comunità cristiana di Roma professava la propria fede vi-cino alle reliquie della Passione del suo Salvatore.

Ogni pietra, ogni espressione dell’arte e del genio umano qui raccontano l’incredibile storia di amore e redenzione che è la Sto-ria della Salvezza.

La Croce ha entusiasmato e motivato generazioni di cristiani, ha sostenuto i martiri nelle persecuzioni di ieri e di oggi, ha ispi-rato e alimentato la creatività degli artisti in ogni tempo.

E in questa splendida Basilica romana di S. Croce in Gerusa-lemme parlano proprio le espressioni della fede e dell’arte susci-tate dalla Croce di Gesù.

Sono numerose le opere d’arte presenti in Basilica. Ricordiamo

LUOGO 

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gli affreschi medievali del sottotetto (XII sec.), il pavimento co-smatesco (XII sec.), il ciclo di affreschi con Storie della Vera Cro-ce che orna il catino absidale di Antoniazzo Romano e Soci (XV sec.), le tele di Raffaele Vanni, Luigi Garzi, Carlo Maratta e Giu-seppe Passeri (XVII-XVIII sec.) nelle navate laterali e quelle di Corrado Giaquinto (XVIII sec.) sulla volta lignea e nel transetto, il Ciborio che ha sostituito quello medievale, opera di Gregorini e Passalacqua, come pure la nuova facciata che alla metà del Sette-cento ha sostituito il prospetto romanico.

Ancora sul tema del ritrovamento della Vera Croce anche lo splendido mosaico attribuito al Peruzzi e gli affreschi del Poma-rancio nella Cappella di S. Elena (XVI sec.).

Nella Cappella di S. Gregorio la volta è stata affrescata da Gi-rolamo Nanni e Francesco Nappi nel XVII sec. e sull’altare si am-mira una Pietà in bassorilievo, opera di un anonimo autore degli inizi del XVII sec.

Nell’area archeologica sono visibili i resti del Sessorium, delle Terme Eleniane, del Circo Variano e dell’Anfiteatro Castrense, in-globato nelle Mura Aureliane tra il 271 e il 275.

L’ultima opera d’arte in ordine di tempo è il cancello “Sipario” dell’artista Jannis Kounellis, donato nel 2007 al complesso di S. Croce per collegare lo spazio della piazza con la realtà monastica dell’orto-giardino, sintesi ideale tra passato e presente.

Le reliquie della Passione del Signore venerate a S. Croce in

Gerusalemme hanno sempre suscitato grande interesse e atten-zione. La loro presenza in uno dei luoghi più antichi della Cristia-nità, in una Basilica che può vantare ben sedici secoli di storia e la vicinanza a S. Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma e anti-ca sede papale, hanno favorito una costante e documentata tradi-zione di culto. Le reliquie della Passione del Signore sono per noi tutti preziosi strumenti di catechesi, segni di un fatto certo, la cui venerazione può aiutare la meditazione sulle sofferenze che ricor-dano e riproporre il valore salvifico della Croce.

Nel «vero Santuario della Croce» – come Giovanni Paolo II ha

definito la Basilica nella sua visita pastorale del 1979 – per anti-

LUOGO 

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chissima e documentata tradizione si venerano una parte della Croce, un chiodo della Crocifissione, il Titulus, due spine della co-rona e altre reliquie giunte nel tempo a completare la catechesi sulla Passione (falange del dito di S. Tommaso, frammenti della grotta di Betlemme, della colonna della flagellazione e del Santo Sepolcro, il patibulum del Buon Ladrone).

Ai piedi della Cappella delle Reliquie dal 5 luglio 1999 riposano le spoglie mortali della Venerabile Antonietta Meo per gli amici “Nennolina”, nata a Roma il 15 dicembre 1930 e vissuta a poche centinaia di metri dalla Basilica, morta il 3 luglio 1937 all’età di sei anni e mezzo in seguito a osteosarcoma. Nennolina è stata una bambina speciale che ha amato l’ A.C. prima che inventasse-ro l’ ACR!!

Circondata dall’amore dei suoi genitori e della sorella Margheri-ta, in famiglia ha imparato a pregare, tra le Beniamine di AC ad amare Gesù e la Chiesa. La sua è una storia breve, ma molto in-tensa: grandi occhi neri e serenità contagiosa chi l’ha conosciuta l’ha descritta come una bambina vivace, intelligente, gioiosa, ma anche riflessiva, attenta, coraggiosa, con un carattere forte e un senso religioso non comune. Ci ha lasciato 158 letterine, di cui sette scritte proprio da lei e le altre dettate alla mamma. Sono un capolavoro di fede e di amore da cui tutti noi, grandi e piccoli, impariamo che avere fede significa abbandonarci fiduciosi nelle mani di Dio, “come un fanciullo in braccio a sua madre”.

Veramente il Signore ha operato grandi cose in questa bimba che nella sua breve esistenza ha vissuto e amato il mistero della Croce. In attesa della beatificazione, Nennolina è già la più giova-ne mistica che la Chiesa ricordi.

LUOGO 

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1Passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi com-piamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella pi-scina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandaro-no: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha det-to: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquista-to la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profe-ta!».

INTRODUZIONE GENERALE AGLI ESERCIZI SPIRITUALI

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

Dalle tenebre alla luce (Gv 9, 1-41)

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18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui rispo-sero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma co-me ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli disse-ro: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepo-li?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo disce-poli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupi-sce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se co-stui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicaro-no: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli dis-se: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

Se non ce lo avesse detto Lui stesso, Gesù, noi non oseremmo consi‐

derarci luce per il mondo. Uno solo è il nostro Maestro, una sola la no‐stra Luce, Cristo Gesù. Anche quel  tanto di  luce  che  l’intelligenza  e  la bontà umana possono rappresentare per gli uomini,  impallidiscono di fronte  all’inondazione della  luce  di  Cristo.  Eppure  Lui  stesso  ce  lo  ha detto, Lui che pure ci ha ammoniti perché nessuno ardisse  farsi chia‐mare Maestro, perché Lui solo è  il Maestro. Ci ha detto: «Vos estis  lux mundi» [«voi siete la luce del mondo»: Mt 5,14]; e ha aggiunto: «non si accende la lampada per nasconderla sotto il moggio»; e anzi: «la città in cima al monte non può essere nascosta» [ivi]. 

Figli della luce  Dunque, non possiamo sottrarci a questa missione. Come figli della 

luce, non possiamo accontentarci della gioia che ci dà la chiarezza della luce del Cristo; e neppure limitarci ad accogliere quella chiarezza come lucerna per i nostri passi: «lucerna pedibus meis verbum Tuum» [«lam‐pada per i miei passi la tua Parola»: Sal 119, 105]. Siamo chiamati a ir­radiare quella luce. Se non lo facessimo, saremmo inutili come una lam‐pada  posta  sotto  il moggio;  anzi  si  può  dire  che  se  siamo  veramente accesi dalla luce di Cristo non possiamo non irradiarla: «non può resta‐re nascosta una città che sta sopra un monte». I modi di questa irradia‐zione, le risposte concrete a questa vocazione di figli della luce potran‐

Come lampade accese 1 

_______________________________ 1) Per  favorire  la conoscenza di “risorse  interne” all’AC,  i  testi di meditazione sono at‐tinti  dagli  scritti  di  Vittorio  Bachelet  (cfr  V.  BACHELET,  Scritti ecclesiali,  a  cura  di  M. Truffelli, Ed. Ave, Roma 2005). Bachelet  fu giurista, docente universitario, vicepresi‐dente del Consiglio Superiore della Magistratura, nonché presidente dell’AC dal 1964 al 1973. Il 12 febbraio 1980 fu assassinato dalle Brigate Rosse nell’atrio della facoltà di Scienze Politiche della Sapienza.  

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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no essere diverse: missionari in terre pagane, o in paesi di antica civiltà cristiana;  catechisti  in  terra di missione, o alla periferia di Roma o di Milano, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle cascine; testimoni con il mar‐tirio o con la propria vita di ogni giorno, familiare, professionale e so‐ciale; monaci o “militanti” di Azione Cattolica: ma sempre, in ogni caso, lampade accese per Dio e per il mondo. 

Testimoni della luce  La verità è che la luce di Cristo non è una luce che si contempli solo: 

non è  solo un  sistema di  idee  che appaghi  la nostra  razionalità; ma è una luce calda di vita, una luce che dà vita, che ci fa trasmettitori di vita. Noi non possiamo accoglierla davvero se non ce ne facciamo nello stes‐so tempo apostoli, diffusori. È un  impegno che supera  le nostre  forze, certo,  giacché  noi  non  siamo  sorgenti  di  luce  propria,  ma  strumenti, mezzi di diffusione, della luce di Cristo; e che potremo attuare dunque solo se ci rendiamo disponibili al vento, impetuoso, al fuoco dello Spiri‐to Santo. 

È il misterioso programma di Dio che, per realizzare il Suo piano di luce, di vita, di salvezza, ha chiesto l’aiuto degli uomini, ha voluto la no‐stra collaborazione; da quella di Giovanni («egli venne come testimone per dare testimonianza alla  luce, perché tutti credessero per mezzo di lui» [Gv 1,7]: il mistero di Dio che, per farsi credere dagli uomini si ser‐ve della testimonianza di un uomo) a quella di ciascuno di noi: «voi sie­te la luce del mondo». 

La città sul monte  Come della nostra salvezza, così della nostra capacità di irradiare la 

verità,  è  condizione  la  nostra  unione  con  il  Cristo  a mezzo  della  Sua Chiesa. È  la Chiesa, per eccellenza,  la città sul monte,  la madre e mae‐stra di verità e di vita per gli uomini. Non a caso coincidono, nella Pen‐tecoste,  la nascita dalla Chiesa e  l’improvviso slancio,  il  coraggio apo‐stolico dei discepoli di Gesù. È per  il  tramite della Chiesa che ci viene partecipata  la verità,  è  solo  in unione con  la Chiesa che noi possiamo irradiare la verità. Ciò è stato vero sempre, ma di nuovo, nei tempi più recenti, un rinnovato senso “missionario” ha portato i cattolici a sentire 

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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questo stesso  impegno  in più stretta unione con  la Chiesa, nelle varie forme di apostolato dei laici e in modo specialissimo nell’Azione Catto‐lica,  se  sua  caratteristica  è  appunto  quella  di  essere  «collaborazione all’apostolato Gerarchico» della Chiesa. 

In ogni tempo i cristiani sono stati chiamati a irradiare la verità, con la vita, con le opere e con la parola, a essere luce nel mondo; ma ogni tempo ha richiesto un impegno speciale. Il nostro tempo, tempo di pro‐fonde  trasformazioni,  di  meravigliose,  inebrianti  conquiste  umane,  e insieme di profondi sconvolgimenti, richiede ai cristiani un impegno, se così si può dire, specialissimo. E lo richiede in modo particolare, come più volte hanno ammonito i Pontefici […] ai laici impegnati in tutti i set‐tori  della  vita  moderna,  scientifica,  culturale  e  sociale,  professionale, familiare, della  stampa, dello  spettacolo, della  scuola… Solo se vi  sarà una adesione piena a questo appello affettuoso e pressante della Chie‐sa, queste stupende conquiste umane che rendono sempre più l’uomo signore della terra e del cosmo creato, potranno essere genuina e retta risposta al primitivo comando di Dio e non, nella ribellione a Lui, stru‐menti di terrore, di morte, di perversione, di confusione delle lingue; e il prendere coscienza della propria dignità che fanno ceti e popoli, una volta considerati “inferiori”, potranno essere conquista della  fratellan‐za dei figli di Dio e garanzia di pace, anziché fonte di turbamenti, di o‐dii,  di  violenze,  di  guerre.  Di  fronte  a  tanti  errori,  che  convolgono  il mondo, che confondono le idee, di fronte a tante tentazioni che ripren‐dono l’antica tentazione di farsi simili a Dio, che guidò i costruttori del‐la torre di Babele, o prima ancora Lucifero nella sua ribellione (anche la  luce può essere una tentazione),  i cristiani di oggi, anche  i  laici cri‐stiani devono farsi banditori della verità che illumina, che riscalda, che salva: della vera luce, la luce di Cristo. 

Le conquiste dell’uomo e la luce di Cristo  Irradiare la verità con la parola: il più antico strumento di trasmis‐

sione  della  verità.  Ve  ne  sono  altri,  sempre  nuovi:  la  stampa  e  ormai tutta  la gamma dei mezzi audiovisivi. Tutti possono e debbono essere messi a servizio della verità, della parola di Cristo di cui noi dobbiamo essere portatori; ma tutti non sono che strumenti di diffusione della ve­

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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rità:  questa  noi  dobbiamo  conquistare  e  diffondere,  con  espressioni adatte ai tempi di oggi, comprensibili agli uomini di oggi, ma genuine, semplici, non camuffate,  fresche sempre della  freschezza del Vangelo. Noi dobbiamo volenterosamente metterci a  servizio  della Chiesa, della sua sempre nuova opera di catechesi e di evangelizzazione, perché an‐che all’uomo di oggi, spesso distratto e superbo, giunga  la  luce di Cri‐sto,  la verità  semplice e profonda,  che  salva.  Irradiare  la verità con  le opere. Esse sono per gli uomini  la garanzia non  tanto della validità  di ciò  che diciamo, quanto della  fede  che noi  abbiamo nella  verità.  Se  la fede senza le opere è morta, senza la testimonianza di opere cristiane la nostra lampada sarà una lampada spenta. Opere di carità, spirituale e  materiale,  opere  di  misericordia  spirituale  e  corporale.  E  insieme l’adempimento di tutti i doveri del proprio stato, verso se stessi, verso i fratelli,  verso  la  comunità:  «il  frutto  della  luce  consiste  in  ogni  bontà, giustizia e verità»  (Ef  5,9).  Gli  uomini  di  oggi,  poi,  sono molto  attenti alle opere, forse perché sono stati inondati, da tanti altoparlanti, di fiu‐mi di parole. 

Irradiare la verità  Irradiare la verità con la vita. La luce che noi possiamo diffondere, 

se accesi dalla luce di Cristo e dal fuoco dello Spirito Santo non è solo, non è tanto quella di singole parole, di singole opere, quanto quella di tutta la nostra vita. Anche oggi, in tante parti della Chiesa, questa testi‐monianza giunge a richiedere il sacrificio della vita, o forse quel marti­rio  sottile  che  rende  la  vita  impossibile per  chi  voglia  rimanere  saldo nella sua fede e vivere secondo essa membro vivo e fedele della Chiesa cattolica, apostolica, romana. 

Noi dimentichiamo troppo spesso i nostri fratelli che soffrono nella Chiesa perseguitata: preghiamo poco per  loro e non ne traiamo abba‐stanza  incitamento ed esempio per vincere  la nostra  freddezza,  la no‐stra pigrizia, per impegnarci, in condizioni assai meno rischiose, a esse‐re almeno con purezza lampade di vivida luce e non lucignoli che fumi‐gano appena. 

Non si possono leggere senza commozione le parole di una recente lettera collettiva dell’Episcopato polacco datata da Jasna Gora il 4 set‐

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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tembre 1960: «le cose non andrebbero bene per la nostra fede e per il Regno di Dio, se volessimo soltanto serbarla nella nostra anima come quella “perla preziosa”, della quale ci parla il Salvatore (Mt 13,45). Ogni cristiano  è  confessore  e predicatore  della  fede.  Grazie  a  Dio  la  grande idea  dell’apostolato  laico  si  estende  sempre  di  più.  I  cattolici  in  una sempre  più  grande misura  sentono  la  loro  responsabilità  per  le  sorti della Chiesa di Dio e sempre più spesso si schierano spalla a spalla con i Sacerdoti.  Invitiamo  ad  una  onesta  collaborazione  tutti  gli  uomini  di buona  volontà,  che  testimonino  Cristo  e  la  Sua  buona  novella  con  la parola  coraggiosa  e  degna,  ma  non  solo  con  la  parola,  anche  con l’esempio di un preciso stile di vita, con coscienziosità e con buona di‐sposizione d’animo verso il prossimo. […]». 

«Le cose non andrebbero bene» se ogni cristiano non fosse confes‐sore  e  predicatore  della  fede.  Questo  grido  che  ci  viene  dalla  Chiesa perseguitata ravvivi  il nostro slancio,  il nostro  impegno, dia  la sveglia alla nostra pigrizia. È  tempo di sorgere dal sonno;  la notte è  ormai a‐vanti e  il  giorno è vicino. Nella veglia, non  lasciamo spegnere  il  lume, ma teniamo alte, in piedi, le nostre lampade accese. 

V. BACHELET, Scritti ecclesiali, a cura di M. Truffelli,  Ed. Ave, Roma 2005, 129‐133. 

Un altro aspetto caratteristico di questo nostro tempo è la rapidità e profondità che in esse hanno le trasformazioni delle civiltà  e dei co‐stumi degli uomini, per il cambiarsi dei modi di vita, per il confronto ed il rimescolamento di genti, per la diffusione più celere delle  idee: delle informazioni, delle mode e – perché no? – anche del valori spirituali e morali.  In  particolare  nel  nostro  paese  spostamenti  di  popolazioni, maggiore mobilità di ceti sociali, crescita di un minimo di cultura attra‐verso la scuola e altri strumenti di diffusione delle idee, dibattito ideo‐logico, mutamenti di costume, tutto concorre con questo nostro tempo a  trasformare  profondamente  la  nostra  società,  e  ci  viene  da  temere, molte volte, che questa trasformazione possa sradicare  fin dal profon‐

Far penetrare il Vangelo in profondità 

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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do, con le nostre tradizioni, quel tanto di cristiano che, contenuto in es‐se, si tramandava da secoli da padre in figlio. 

Eppure mi è capitato giorni fa sott’occhio un brano del filosofo in‐diano Sandhu Sundar Singh che diceva: «Un giorno stavo seduto sulla riva  d’un  fiume.  Presi  dall’acqua  un  bel  sasso  rotondo  e  lo  spezzai. L’interno  era  perfettamente  asciutto.  Quel  sasso  giaceva  in  acqua  da lunghissimo tempo, ma l’acqua non vi era penetrata. Allora pensai che la stessa cosa succede agli uomini in Europa. Da secoli li circonda il cri‐stianesimo,  ma  il  cristianesimo  non  è  penetrato,  non  vive  in  loro. L’errore non sta nel cristianesimo, ma nel cuore dei cristiani, che è im‐penetrabile come il duro sasso del torrente…». 

È una affermazione agghiacciante per noi. Io non credo che sia giu‐sta,  perché  il  cuore dell’uomo non  è mai un  sasso  e perché  lo  Spirito non può  restare  inoperoso. Ma non  può non  farci  pensare.  Forse  per questo è stato necessario che le guerre, le trasformazioni sociali abbia‐no arato e stiano arando così profondamente per rivoltare i solchi della nostra civiltà, perché il cristianesimo possa penetrarvi in maggiore pro­fondità. 

V. BACHELET, Scritti ecclesiali, pp. 302‐303   

I tre giorni di esercizi spirituali per l’AC di Roma dello scorso anno hanno sviluppato il tema delle tre virtù teologali (fede, speranza, carità). Quest’anno, in continuità con quanto sviluppato lo scorso anno, meditere-mo sui tre consigli evangelici (castità, povertà, obbedienza), che esprimono tre espressioni di vita cristiana fondate sulle virtù teologali, in relazione alle “potenze dell’anima” ossia alle facoltà umane e alle tradizionali pratiche ascetiche quaresimali. Si osservi il seguente specchietto:

I consigli evangelici per portare al mondo  la luce di Cristo 

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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Lo schema risulterà forse più chiaro al termine delle tre serate. Al mo-mento basti riflettere sugli elementi seguenti:

1. La carità è l’amore maturo e oblativo, l’«agàpe», l’amore che viene da Dio e che è proprio di Dio («Dio è agàpe»: 1Gv 4,6.8), l’amore che non pretende il contraccambio («se amate solo quelli che vi amano, che merito ne avete? Non fanno così anche i peccatori?» – cfr Mt 5,46). La castità è la virtù che insegna a tendere all’amore puro, non egoistico, esercitando la rinuncia, ma soprattutto ricordando il primato di Dio nella vita di ciascuno. «Ci hai fatti per Te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te» (S. Agostino, Confessioni I,1). Ma l’amore è anche la disposizione che ci fa pensare non solo a noi stessi ma anche agli altri, anzi agli altri pri-ma che a noi stessi: l’elemosina (non a caso spesso indicata con la locuzio-ne “fare la carità”) è la pratica penitenziale che deve spingerci a non chiu-derci egocentricamente nel bozzolo degli interessi privati, ma ad accorgerci dei bisogni delle persone intorno a noi. L’amore è una scelta che si esercita con la volontà ed è mosso dagli affetti: gli esercizi spirituali ci invitano a riportare l’ordine in questo ambito della nostra vita.

2. La speranza è la virtù che ci orienta al futuro definitivo di Dio che rende relative tutte le preoccupazioni terrene; è la fiducia nell’intervento provvi-dente di Dio dinanzi alle difficoltà quotidiane. La povertà è la scelta consa-pevole di confidare nella Provvidenza più che nelle umane sicurezze, relati-vizzando i beni materiali e restituendo il giusto valore a quelli spirituali. La speranza – insegna s. Giovanni della Croce – purifica la memoria, perché ci aiuta a non rimanere aggrappati ostinatamente ai doni che Dio ci ha fatto in passato, pretendendo di possederli sempre, e ci apre alla creatività impreve-dibile della bontà divina, interiormente liberi da ogni attaccamento e pronti ad abbandonare i beni passati e presenti, confidando solo nell’aiuto di Dio. Il digiuno è la rinuncia volontaria ad un bene alimentare, ma anche di altro tipo, che di per sé sarebbe lecito, ma che, se ricercato senza il giusto distac-

CARITÀ SPERANZA FEDE CASTITÀ POVERTÀ OBBEDIENZA

VOLONTÀ MEMORIA INTELLIGENZA ELEMOSINA DIGIUNO PREGHIERA

GLI ESERCIZI — INTRODUZIONE 

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co, può diventare facilmente una compensazione non sana, un tappabuchi per i nostri desideri insaziabili. Il digiuno ci aiuta ad essere più liberi, spo-gli e poveri, e ci fa invece accrescere il desiderio di Dio, e Lui solo. 3. La fede consente all’uomo di abbandonarsi liberamente e consapevol-mente a Dio, in un gesto di incondizionato dono di sé; non è un gesto irra-zionale, perché si fonda sul riconoscimento dell’intervento di Dio nella sto-ria, ma va oltre la semplice conoscenza di Dio, portando alla consegna tota-le della propria libertà e della propria persona a Lui (e infatti la vera fede è – come dicevano gli antichi – la «fides charitate formata», cioè la fede che ha la forma dell’amore, la fede che non separa amore e conoscenza). Crede-re in Dio significa “dargli ascolto”, “dargli retta”, fidarsi di Lui, cioè obbe-dienza. Un’obbedienza intelligente, che si fonda sul riconoscimento della verità della cose: Lui è il Creatore e il Signore, e l’uomo può realizzare se stesso solo riconoscendo questa verità e affidandosi a Lui. La preghiera – terza prassi ascetica tradizionale per la quaresima – alimenta la fede, la rende viva e autentica, formando all’ascolto non solo della Scrittura, ma della Parola che lo Spirito oggi fa risuonare per la Chiesa, invitando a con-versione.

Vivere i consigli evangelici – e ciascuno è chiamato a farlo in modo appropriato al suo stato di vita – significa dunque mettere ordine nel pro-prio cuore, purificarsi interiormente e “assentire alla profonda verità di se stessi”. In questo senso Gesù, modello perfetto di castità, povertà e obbe-dienza, «svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione» (Gaudium et Spes 22). Seguendo Gesù, uomo nuovo, il disce-polo consegue la vita “bella, buona e beata” (E. Bianchi), cioè la realizza-zione di sé, la pienezza di senso e la felicità.

L’uomo che realizza in sé questa pienezza di vita diventa un riflesso della luce di Dio e porta un riflesso della sua gloria nelle tenebre del mon-do. «Ti prometto una cosa, Dio, soltanto una piccola cosa: cercherò … di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me. […] L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica che veramente conti, è un piccolo pezzo di te in noi stessi, mio Dio. E forse possiamo anche contribu-ire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini» (E. HILLESUM, Diario 1941-1943, Milano, Adelphi 1985, p. 170). Santificare se stessi è il primo compito di ogni cristiano e la testimonianza più efficace.

GLI ESERCIZI—INTRODUZIONE 

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Inno

Salmo di lode (Sal 17) Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore; mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.

Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici. Mi circondavano flutti di morte,

Giovedì 31 marzo AMARE DIO AL DI SOPRA DI TUTTO

Giovedì 31 marzo – Il consiglio evangelico della CASTITÀ 

Preghiera del mattino

1. Nella santa assemblea, o nel segreto dell’anima, prostriamoci e imploriamo la divina clemenza.

3. Ricorda che ci plasmasti col soffio del tuo Spirito: siam tua vigna, tuo popolo, e opera delle tue mani.

2. Dall’ira del giudizio liberaci, o Padre buono; non togliere ai tuoi figli il segno della tua gloria.

4. Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale.

5. Sia lode al Padre altissimo, al Figlio e al Santo Spirito com’era nel principio, ora e nei secoli eterni. Amen.

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mi travolgevano torrenti impetuosi; già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano agguati mortali.

Nel mio affanno invocai il Signore, nell’angoscia gridai al mio Dio: dal suo tempio ascoltò la mia voce, al suo orecchio pervenne il mio grido.

La terra tremò e si scosse; vacillarono le fondamenta dei monti, si scossero perché egli era sdegnato.

Abbassò i cieli e discese, fosca caligine sotto i suoi piedi. Il Signore tuonò dal cielo, l’Altissimo fece udire la sua voce: grandine e carboni ardenti. Scagliò saette e li disperse, fulminò con folgori e li sconfisse.

Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo, per la tua minaccia, Signore, per lo spirare del tuo furore.

Stese la mano dall’alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque, mi liberò da nemici potenti, da coloro che mi odiavano ed eran più forti di me.

Mi assalirono nel giorno di sventura, ma il Signore fu mio sostegno; mi portò al largo, mi liberò perché mi vuol bene.

Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia, mi ripaga secondo l’innocenza delle mie mani;

Giovedì 31 marzo – Il consiglio evangelico della CASTITÀ 

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perché ho custodito le vie del Signore, non ho abbandonato empiamente il mio Dio.

I suoi giudizi mi stanno tutti davanti, non ho respinto da me la sua legge; ma integro sono stato con lui e mi sono guardato dalla colpa.

Il Signore mi rende secondo la mia giustizia, secondo l’innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi. Con l’uomo buono tu sei buono con l’uomo integro tu sei integro, con l’uomo puro tu sei puro, con il perverso tu sei astuto. Perché tu salvi il popolo degli umili, ma abbassi gli occhi dei superbi.

Tu, Signore, sei luce alla mia lampada; il mio Dio rischiara le mie tenebre. Con te mi lancerò contro le schiere, con il mio Dio scavalcherò le mura.

La via di Dio è diritta, la parola del Signore è provata al fuoco; egli è scudo per chi in lui si rifugia.

Infatti, chi è Dio, se non il Signore? O chi è rupe, se non il nostro Dio? Il Dio che mi ha cinto di vigore e ha reso integro il mio cammino; mi ha dato agilità come di cerve, sulle alture mi ha fatto stare saldo; ha addestrato le mie mani alla battaglia, le mie braccia a tender l’arco di bronzo.

Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, la tua bontà mi ha fatto crescere.

Giovedì 31 marzo – Il consiglio evangelico della CASTITÀ 

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Hai spianato la via ai miei passi, i miei piedi non hanno vacillato.

Viva il Signore e benedetta la mia rupe, sia esaltato il Dio della mia salvezza. Dio, tu mi accordi la rivincita e sottometti i popoli al mio giogo, mi scampi dai nemici furenti, dei miei avversari mi fai trionfare e mi liberi dall’uomo violento.

Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli e canterò inni di gioia al tuo nome. Egli concede al suo re grandi vittorie, si mostra fedele al suo consacrato, a Davide e alla sua discendenza per sempre.

Gloria al Padre…

Vangelo (Lc 11,14-23)

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.

Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno divi-so in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beel-zebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vo-stri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.

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Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

«Amerai il Signore con tutto il tuo cuore, con tutte le tue forze, con tutto di te…». Un regno diviso in se stesso non può stare in piedi, e un cuore diviso in se stesso va in rovina. «Dio accetta di non essere amato, ma non di essere secondo. Non sarebbe Dio. Lui è il polo unico, in base a cui oriento ogni mia scelta; è l’assoluto che non voglio perdere, il primo e l’unico, il mio Signore» (S. Fausti). Poiché abbiamo “un solo cuore”, con quello dobbiamo amare Dio e le creature, in un amore non di concorren-za, ma di armonia. «Minus Te amat qui tecum aliquid amat quod non propter Te amat» («Ti ama di meno colui che, insieme con Te, ama an-che qualcos’altro, ma non per amor tuo»: S. Agostino, Confessioni, X,29,40). «Essere luce» significa non cercare altra luce che Lui.

Invocazioni

Il Cristo, luce del mondo, è venuto fra noi perché non camminia-mo più nelle tenebre, ma abbiamo la luce della vita. A lui si innalzi la nostra lode e la nostra preghiera:

La tua parola, Signore, sia luce ai miei passi. − Signore fa’ che oggi progrediamo alla scuola della tua bontà e

diveniamo tuoi imitatori, per ritrovare in te, nuovo Adamo, ciò che abbiamo perduto a causa del primo Adamo.

− La tua parola illumini sempre il nostro cammino, perché vivia-mo nella verità e nella carità, per la perfezione del tuo corpo mistico.

− Insegnaci a fare del bene a tutti nel tuo nome, perché la luce della tua Chiesa risplenda sempre più sull’umana famiglia.

− Donaci la grazia della conversione, perché espiamo le offese recate alla tua bontà e sapienza, e otteniamo il bene inestimabi-le della tua amicizia.

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Padre nostro Orazione Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto; per-ché ogni nostra attività abbia sempre da Te il suo inizio e in Te il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen. [Negli esercizi spirituali, come negli esercizi fisici, è importante non tanto la novità dei  diversi  esercizi, ma  la  pazienza  di  fare  le  dovute  ripetizioni,  necessarie  per acquisire scioltezza e robustezza nel gesto. Sarebbe utilissimo imparare a memo‐ria questa orazione, che sarà ripetuta nella preghiera di ogni mattina, e che – una volta  imparata – potrà accompagnare  l’inizio di ogni attività  individuale  (studio, lavoro, ecc.) o comunitaria (preghiera, riunioni…)]. 

 

Preghiera iniziale Signore, fammi conoscere la bellezza della tua chiamata

e il dono della tua costante presenza. Aiutami a capire il tuo disegno su di me

e ad ascoltarti e imitarti con filiale docilità. Fammi comprendere a che punto sono

nel cammino della vita cristiana: quali sono i difetti da superare e le virtù da conquistare.

Mi abbandono a Te, perché tu mi aiuti sempre a fare la tua soave volontà.

Te lo chiedo con cuore nuovo, grande e forte per Cristo Signore nostro. Amen.

Salmo penitenziale (Sal 32 [31]) Felice l’uomo al quale Dio ha perdonato la colpa e rimesso il peccato.

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Preghiera a metà giornata

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Felice l’uomo che il Signore non accusa di peccato e che ha il cuore libero da menzogna.

Finché rimasi in silenzio, ero tormentato tutto il giorno e le mie forze si esaurivano.

Giorno e notte, Signore, su di me pesava la tua mano, la mia forza s’inaridiva come sotto il sole d’estate. Allora ti ho confessato la mia colpa, non ti ho nascosto il mio peccato. Ho deciso di confessarti il mio errore e tu hai perdonato il peccato e la colpa.

Perciò i tuoi fedeli ti pregano quando scoprono il proprio peccato. Potrà anche venire un diluvio, ma non riuscirà a sommergerli.

Tu sei per me un rifugio; mi proteggi da ogni avversità e mi circondi con canti di salvezza.

«Voglio istruirti e insegnarti la via da seguire, vegliare su di te e consigliarti. Non essere senza intelligenza non fare come il cavallo o il mulo: se non li costringi con il morso o la briglia, non si avvicinano a te».

Per i malvagi, quante sofferenze! Ma il Signore circonda con la sua bontà quelli che in lui hanno fiducia.

Il Signore sia la vostra gioia. Voi giusti, voi uomini onesti, rallegratevi ed esultate.

Gloria al Padre…

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Lettura biblica (1Gv 4,7-16) 7Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da

Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. 8Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9In que-sto si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. 10In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Fi-glio come vittima di espiazione per i nostri peccati.

11Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo a-marci gli uni gli altri. 12Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi. 13In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito. 14E noi stessi abbiamo ve-duto e attestiamo che il Padre ha mandato il suo Figlio come salvatore del mondo. 15Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. 16E noi abbiamo cono-sciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi ri-mane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.

Meditazione C’è nella attuale situazione dell’umanità una grande sete e un gran‐

de rifiuto di amore. Una aspirazione alla fraternità universale e la con‐trapposizione  che  rifiuta  il  dialogo  con  una  parte  almeno  dei  propri fratelli: l’aspirazione a una solidarietà larghissima, al di là di frontiere e di razze, e sovente il rifiuto dell’aiuto al  fratello vicino che ha bisogno. Vorrei chiedervi di pregare e operare perché cresca  in noi e cresca  in tutti i fratelli la carità del Signore. 

Giovedì 31 marzo – Il consiglio evangelico della CASTITÀ 

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Consentitemi di  fare  l’augurio che questa carità sappia  trovare  in‐sieme  le grandi vie dell’impegno professionale,  sindacale, politico che contribuisce  a  trasformare  il  mondo  e  quelle  non  meno  grandi dell’amicizia che sa donare al vicino una parte del proprio benessere, del proprio tempo, della propria tranquillità: che non crea l’alibi della doverosa assistenza pubblica per trascurare i fratelli che sono in diffi‐coltà o che cercano comunque forse solo un po’ di fraterna amicizia. 

È a questa legge di amore che siamo chiamati: una legge dolcissima, ma esigente. […] Io credo che non ci sia tentazione più sottile di quella che, nella Chiesa, ha presentato la prospettiva aperta dal Concilio non – come è – come prospettiva liberante che toglie alla vita cristiana le pic‐cole  inutili  abitudinarie  esteriorità  per  chiamarla  ad un  impegno  coe­rente, vigoroso ed essenziale, ma come una sorta di  lassismo spirituale e  morale:  così  che,  mentre  prima  i  confessori  si  affannavano  a  dire quante cose  fossero peccato, oggi  sembra si affannino soprattutto nel rassicurarci che quasi niente è peccato. Mentre a me pare che il Conci‐lio,  nello  sbarazzare  il  cammino  del  cristiano  da  tante  piccole  regole non ha voluto  farlo adagiare  in una comoda acquiescenza alla  società permissiva, ma indicargli una strada diversa, più ardua, più esigente di quella della regola spicciola: la regola del confronto col metro della ca‐rità di Cristo verso tutti  i  fratelli; del confronto con la sua morte e re‐surrezione nella vita quotidiana. 

È solo questa,  io penso,  la strada attraverso cui può costruirsi una cristianità nuova quale lo Spirito vuole suscitare perché sia nella Chie‐sa di domani  strumento della grazia del Signore e della Sua presenza sacramentale, annunciatrice trasparente e gioiosa della sua Parola. 

V. BACHELET, Scritti ecclesiali, pp. 968‐969 Esame di coscienza

Un’antica tradizione vuole che la preghiera del mezzogiorno comprenda un breve esame di  coscienza, per  verificare  se  stiamo  riuscendo  a mantenere  i propositi fatti al mattino. È utile che questo esame non sia “generale” (in poco tempo non si può  fare una  indagine approfondita di  tutta  la  vita…) ma  “particolare”: deve cioè individuare soprattutto un aspetto del comportamento da tenere sotto con‐trollo e soffermarsi su di esso. Il vecchio detto “dìvide et ìmpera” vale anche nella vita spirituale: se cerchi di migliorare su un aspetto specifico ma concreto, il pro‐

Giovedì 31 marzo – Il consiglio evangelico della CASTITÀ 

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gresso sarà complessivamente più efficace  (del  resto, anche nella confessione è del tutto inutile promettere genericamente “sarò più buono”: è molto più proficu‐o formulare un singolo proposito concreto). Una volta scelto, dinanzi a Dio,  il di‐fetto che con il Suo aiuto voglio esaminare e correggere, è bene che mi ci soffermi per  un  tempo  sufficientemente  prolungato, magari  alcune  settimane:  solo  così potrò fare passi avanti apprezzabili e il risultato di conversione sarà duraturo. 

 

Orazione O Dio che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristia-ni di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per Cristo nostro Signore. Amen.

CANTO D’INGRESSO (INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO) SALUTO E MONIZIONE PREGHIERA D’INIZIO (tutti insieme) Signore, illuminaci e guidaci

nella fede, nella speranza e nella carità. La strada che tu hai percorso sia da noi seguita.

Tutto ciò che tu ami, sia da noi amato. Tu, Luce, illumina le nostre tenebre.

Tu, Forza, sostieni la nostra debolezza. I nostri occhi siano i tuoi occhi,

le nostre mani siano le tue mani, le nostre spalle siano le tue.

Il nostro cuore sia il tuo cuore, affinché i fratelli, tramite la nostra umile e fedele presenza, possano incontrare Te

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Preghiera serale

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e, nella fede, vederti e amarti. Signore, prendici come siamo

e facci come tu ci vuoi. Amen. 2

SALMO DI MEDITAZIONE (Sal 119, 97-104) Quanto amo la tua legge, Signore; tutto il giorno la vado meditando. Il tuo precetto mi fa più saggio dei miei nemici, perché sempre mi accompagna.

Sono più saggio di tutti i miei maestri, perché medito i tuoi insegnamenti. Ho più senno degli anziani, perché osservo i tuoi precetti.

Tengo lontano i miei passi da ogni via di male, per custodire la tua parola. Non mi allontano dai tuoi giudizi, perché sei tu ad istruirmi.

Quanto sono dolci al mio palato le tue parole: più del miele per la mia bocca. Dai tuoi decreti ricevo intelligenza, per questo odio ogni via di menzogna.

Gloria al Padre … CANTO AL VANGELO

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2) Questa preghiera, come quella che conclude la meditazione della sera, è tratta dal volumetto Con animo sereno (Ediz. Città sul Monte 2004 – edizione fuori com-mercio), che è una raccolta delle preghiere utilizzate dal Piccolo gruppo di Cristo. Il Piccolo gruppo è composto da «cristiani che scelgono o si propongono di aiutar-si a vivere più pienamente la consacrazione cristiana nella propria casa, da sposati, o celibi, o vedovi o in ricerca; cristiani semplici che desiderano aiutarsi ad avere più fede e a condividerla con chi ne è in cerca» (ivi, p. 4).

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Dal Vangelo secondo Marco (12,28-34) In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli do-

mandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore no-

stro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossi-mo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo ve-rità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici».

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli dis-se: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

«Io sono un Dio geloso» • La gelosia di Dio (qin’ah JHWH) è un tema biblico che nasce in

strati arcaici del Pentateuco («Geloso è il suo nome»: Es 34,14; cfr Es 20,5) ma si sviluppa soprattutto con la spiritualità deute-ronomica: «il Signore tuo Dio è un fuoco divoratore, un Dio geloso» (Dt 4,24). Indica il desiderio da parte di Dio di essere amato come Lui merita.

• «Causa diligendi Deum, Deus est; modus, sine modo dilige-re» (S. Bernardo, De diligendo Deo I,1): il motivo per cui Dio

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Meditazione

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va amato è Lui stesso (non cioè per i benefici che questo amore può portarci: amore disinteressato, carità); l’unico modo giusto, è quello di amarlo senza misura («con tutto…»: solo Lui può – anzi deve – essere amato al di sopra di ogni cosa). Solo questo amore di Dio rende ordinato ogni altro amore subordinato.

Mt 19,12 «… altri si sono resi eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire [chorèin], capisca».

Lc 18,28-30 «…abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito…»

2Cor 11,2 «Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina, avendovi pro-messi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cri-sto…»

Lo stile relazionale di Gesù: Gesù e le donne (Lc 7, Gv 4 e 8)

Gv 8,1-11 «Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo…» Gesù mostra un equilibrio straordinario nel rispettare la donna,

restituendole dignità e facendole vivere sempre un incontro di grande misericordia e intimità, ma senza sdolcinature e indulgenze inoppor-tune → modello perfetto di rapporto casto e fecondo. La purezza di Gesù è proporzionale all’intensità del suo amore, che non si lascia distrarre da elementi che turbano gli altri (farisei, discepoli, ecc.) ma va al cuore della persona, per salvarla.

Il necessario primato della relazione

La verginità/celibato, e anche l’esercizio della castità, in ogni sta-to di vita: • da un lato non deve perdere il suo carattere di privazione, di

mancanza, di assenza, risolvendosi falsamente una mistica nu-ziale (o forse in una nevrotica nuziale) che è, sì, certamente profezia del mondo futuro, ma che vive necessariamente la di-namica del «già e non ancora» e quindi non può presumere di anticipare proletticamente tutto l’eschaton nella storia;

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• dall’altro consente una profondità di rapporti – in particolare per il vergine presbitero, ma non solo per lui – che rappresenta un dono di benedizione che spesso non è adeguatamente rico-nosciuto e valorizzato, proprio perché spesso è vissuto solo co-me “necessità di essere un po’ orsi e non compromettersi con rapporti pericolosi”;

• l’elemento decisivo della verginità è il primato della relazione con Dio che mette in condizione di vivere pienamente le relazioni con gli altri esseri umani (uomini e donne – tutti) ad un livello di profondità che è misura diretta della libertà che l’esercizio del carisma verginale ha consentito di acquisire. Si tratta di valoriz-zare al massimo i legami positivi che il celibato rende possibili.

• Utile il raffronto con il matrimonio: il punto di arrivo comune ad entrambi gli stati è la consumazione totale di sé, l’essere «olo-causto d’amore» davanti a Dio, ma seguendo due percorsi sim-metrici: per raggiungere la sua perfezione, la verginità deve “tendere alla sponsalità” (cioè farsi più concreta e “totale” possi-bile, evitando di diluirsi in un affetto tanto generico quanto insi-pido) e la sponsalità parallelamente deve “tendere alla vergini-tà” (cioè aprirsi ad una sempre maggiore “universalità”, evitando di chiudersi egoisticamente nella coppia). Si tratta di un tendere asintoticamente al limite dell’altro stato, cioè senza mai raggiun-gerlo: arrivare a toccarlo significa infatti perdere se stesso (il ver-gine che ama “troppo totalmente” perde la propria verginità, co-me il coniugato che si apre acriticamente all’universale perde la propria concretezza sponsale). Questa forzata incompiutezza de-gli stati di vita fa parte della finitudine umana.

• Pascal, a proposito di una superiora giansenista, scrive nelle Let-tere provinciali: «credeva di amare tutti per il semplice fatto di non amare nessuno [in particolare]».

• Dono del corpo ed eucaristia: un’analogia non azzardata, da in-seguire, coltivare, meditare. «Questo è il mio corpo, che è per voi… per tutti…». Un corpo che viene “ostenso” (cioè esposto, o

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meglio “ostentato”!) ma in modo molto diverso alla consueta e-sposizione di corpi cui siamo abituati. La nudità di Cristo in cro-ce esigeva un corpo verginale. Scoprire le ragioni del corpo, le profondità del nostro essere fatti, la 

capacità  di  auto‐osservarsi,  di  stabilizzarsi  attraverso  l’osservazione, l’introspezione,  la  riflessione,  sono  tutti  elementi  di  auto‐impossessamento  che  ci  permettono  di  realizzare  raccordi  col  reale intonati, perché soltanto quando noi conosceremo i nostri sentimenti… saremo in grado di stabilire relazioni positive – cioè che ci espandono – e cercheremo di evitare quelle negative che ci procurano dispiacere e ci intristiscono.  La  competenza  della  propria  corporeità  la  tradurrei  in un’espressione molto  semplice:  la  capacità  di  instaurare  relazioni  fe­conde, e quindi di dare al nostro corpo come potenza, che è desiderio – perché il desiderio non è altro che una modificazione della nostra po‐tenza, della nostra dimensione estensiva – una destinazione soddisfa‐cente.  […]  Noi  abbiamo  bisogno  dell’altro  perché  il  nostro  desiderio possa essere soddisfatto. Pensare in termini di autosufficienza è un de‐lirio, è una illusione della ragione. Se si riflette bene, colui che crede di essere autosufficiente non è autosufficiente: colui che si crede autosuf‐ficiente o delira  o  confonde  la  sua  capacità di  asservire  con quella di essere sufficiente. Non è vero che è sufficiente: è prevaricatore. L’idea di essere sufficiente gli nasce dal fatto che ha la forza di poter disporre e asservire, cioè di  impadronirsi. Questa non è sufficienza: è  violenza. Quindi chi ritiene di essere sufficiente o e un delirante o è un violento 

S. NATOLI, Corporeità, soggettività, relazione, in AA.VV., Corpo,  a cura di F. NODARI, Compagnia della Stampa,  

Roccafranca (Bs) 2010, 165‐186, qui 181‐182.  PREGHIERA SILENZIOSA – ADORAZIONE PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO NEI DIVERSI STATI DI VITA

Per tutti Spirito Santo, che con il Padre e il Figlio inondi d’amore tutto l’universo,

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fortifica con la tua divina luce il nostro impegno d’amore. Ciascuno ha da te il suo carisma, chi in un modo, chi in un altro, per poter amare Dio con tutto il cuore. La nostra vita sia feconda di tutte le virtù che hai seminato nel sentiero della nostra esistenza. Ti lodiamo e ti ringraziamo perché ad uno ad uno ci chiami ad abbracciare con vincoli d’amore i consigli evangelici. Fa’ che il desiderio di essere poveri ci arricchisca della tua presenza, la castità faccia emergere nella nostra vita la purezza del tuo amore, e l’umile obbedienza esalti la tua gloria.

Per quanti hanno accolto la chiamata al celibato per il Regno Riconoscendoci totalmente tuoi nel presentarci da soli a Dio solo, ti ringraziamo di averci avvinti col tuo amore facendoci condividere con Cristo il dono di una vita consacrata esclusivamente al Padre. Tu ci hai sedotto e a noi è piaciuto lasciarci sedurre: soltanto tu puoi guidarci a scoprire perché il Padre, con amorevole e misteriosissima scelta, ci abbia voluti tutti per sé. Ricolmi della tua presenza nella nostra vita, ti preghiamo di aiutarci ad essere soli senza solitudine: rendi il nostro celibato spiritualmente fecondo come il parto verginale di Maria per dar gloria a Dio nei cieli e portare pace sulla terra.

Per quanti hanno accolto la chiamata al matrimonio Riconoscendo la priorità della tua presenza nel nostro amore sponsale, ti preghiamo di aiutarci ad esser fedeli l’un l’altra, secondo l’esempio dell’Alleanza

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col popolo da te radunato, santificato e glorificato. Aiuta noi sposi ad amarci come Cristo ama la Chiesa sua sposa: fa’ che il nostro amore sia aperto al dono della vita e la nostra casa spalancata a chi cerca condivisione.

Per quanti hanno accolto la chiamata alla sacra vedovanza Riconoscendo la tua presenza nella nostra vita, ti preghiamo di ricolmare d’amore la nostra vedovanza. Fa’ che la nostra vita esprima la fedeltà esclusiva a Dio e mostri la mirabile unità tra vita terrena e celeste in cui “non c’è più moglie né marito, ma si è come angeli del cielo” e tutti fratelli e sorelle in Cristo.

Per quanti sono in condizione aperta e di ricerca Riconoscendo la tua guida nel nostro cammino, ti preghiamo di guidare nell’amore la nostra esistenza, perché desideriamo fare innanzitutto la volontà del Padre.

Per tutti Spirito Santo, fa’ di tutti noi ciò che tu vuoi, affinché la nostra esistenza offerta a Dio nelle diverse modalità di vita possa rendere evidente il suo amore per tutti gli uomini. Amen. INTERCESSIONI

Il Cristo Signore ci ha dato il comandamento nuovo di amarci gli uni gli altri come egli ci ha amato. Chiediamo la grazia di essere fe-deli a questa legge fondamentale della vita cristiana:

Accresci nel tuo popolo la carità, o Signore.

Maestro buono, insegnaci ad amare te nei nostri fratelli, – e a far loro del bene nel tuo nome.

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Tu che sulla croce hai chiesto il perdono per i tuoi crocifissori, – aiutaci ad amare anche i nemici e a pregare per coloro che ci af-fliggono.

Per il mistero del tuo corpo e del tuo sangue, accresci in noi la fortez-za, la fiducia e l’amore, – rafforza i deboli, consola gli afflitti, dona la tua speranza ai mo-renti.

Tu che hai ridato la vista al cieco nato, alla piscina di Siloe, – illumina i catecumeni con il lavacro battesimale nella parola di vita.

Sazia i nostri fratelli defunti con il tuo eterno amore, – ammetti un giorno anche noi nell’assemblea gioiosa degli eletti.

PADRE NOSTRO BENEDIZIONE E CONCLUSIONE

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Inno Salmo di lode (Sal 139) Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo.

Venerdì 1 aprile – Il consiglio evangelico della POVERTÀ 

Venerdì 1 aprile POVERI CON GESÙ POVERO

Preghiera del mattino

1. Nella santa assemblea, o nel segreto dell’anima, prostriamoci e imploriamo la divina clemenza.

3. Ricorda che ci plasmasti col soffio del tuo Spirito: siam tua vigna, tuo popolo, e opera delle tue mani.

2. Dall’ira del giudizio liberaci, o Padre buono; non togliere ai tuoi figli il segno della tua gloria.

4. Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale.

5. Sia lode al Padre altissimo, al Figlio e al Santo Spirito com’era nel principio, ora e nei secoli eterni. Amen.

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Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo.

Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano.

Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo. Dove andare lontano dal tuo spirito, dove fuggire dalla tua presenza?

Se salgo in cielo, là tu sei, se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra.

Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno; per te le tenebre sono come luce.

Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo

Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel tuo libro;

Venerdì 1 aprile – Il consiglio evangelico della POVERTÀ 

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i miei giorni erano fissati, quando ancora non ne esisteva uno.

Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio; se li conto sono più della sabbia, se li credo finiti, con te sono ancora.

Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita.

Vangelo (Mc 10, 17-27)

17 Mentre andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 18Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre». 20Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovi-nezza». 21Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». 22Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

23Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entra-re nel regno di Dio!». 24I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! 25È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».

Venerdì 1 aprile – Il consiglio evangelico della POVERTÀ 

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26Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». 27Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impos-sibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Di-o».  

La povertà è libertà. Il giovane ricco non era cattivo: in fondo, è un vero osservante (come del resto non era cattivo il ricco epulone di Lc 16,19-31: egli amava i suoi cinque fratelli e si preoccupava per loro…). Ma la sua vita è troppo concentrata su di sé per accogliere la proposta del Mae-stro. Chi è ricco non è cattivo, ma spesso è troppo distratto dai suoi beni per ascoltare la voce del povero, e anche quella di Dio. Forse anche nella mia vita ci sono ricchezze che mi appesantiscono e mi limitano i movi-menti (pensa a Davide, che prima di affrontare in duello Golia, rifiuta la pesante armatura offertagli da Saul, perché invece di proteggerlo gli im-pediva di muoversi liberamente: 1Sam 17,38ss). Forse anche per me ci vuole una bella “cura dimagrante” che mi alleggerisca da ciò che mi im-pedisce di amare con scioltezza e mi aiuti ad essere davvero libero, per entrare – povero e senza zavorra – nel Regno di Dio.

 Invocazioni

Rendiamo grazie al Signore che, morendo in croce per noi, ci ha ridato la vita, e rivolgiamo a lui la nostra umile preghiera:

Per il mistero della tua morte, donaci la vita, Signore − Maestro e Salvatore, che ci hai illuminati con gli insegnamenti

della fede e con la tua gloriosa passione hai fatto di noi una nuova creatura, fa’ che non ricadiamo nella palude dei nostri peccati.

− Insegnaci a togliere qualcosa alla nostra mensa, per soccorrere i fratelli che sono privi del necessario.

− Fa’ che riceviamo dalle tue mani questo giorno per restituirlo a te ricco di opere di carità fraterna.

− Piega alla tua volontà le nostre menti orgogliose e ribelli, dona-ci un cuore grande e generoso.

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Padre nostro Orazione Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto; per-ché ogni nostra attività abbia sempre da Te il suo inizio e in Te il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen. Preghiera iniziale Signore, fammi conoscere la bellezza della tua chiamata

e il dono della tua costante presenza. Aiutami a capire il tuo disegno su di me

e ad ascoltarti e imitarti con filiale docilità. Fammi comprendere a che punto sono

nel cammino della vita cristiana: quali sono i difetti da superare e le virtù da conquistare.

Mi abbandono a Te, perché tu mi aiuti sempre a fare la tua soave volontà.

Te lo chiedo con cuore nuovo, grande e forte per Cristo Signore nostro. Amen.

Salmo penitenziale (Sal 51) Pietà di me, o Dio, nel tuo grande amore; nella tua misericordia cancella il mio errore. Lavami da ogni mia colpa, purificami dal mio peccato.

Sono colpevole e lo riconosco, il mio peccato è sempre davanti a me. Contro te, e te solo, ho peccato; ho agito contro la tua volontà. Quando condanni, tu sei giusto,

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Preghiera a metà giornata

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le tue sentenze sono limpide. Fin dalla nascita sono nella colpa, peccatore mi ha concepito mia madre. Ma tu vuoi trovare dentro di me verità, nel profondo del cuore mi insegni la sapienza.

Purificami dal peccato e sarò puro, lavami e sarò più bianco della neve. Fa’ che io ritrovi la gioia della festa, si rallegri quest’uomo che hai schiacciato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella ogni mia colpa. Crea in me, o Dio, un cuore puro; dammi uno spirito rinnovato e saldo.

Non respingermi lontano da te, non privarmi del tuo spirito santo. Ridonami la gioia di chi è salvato, mi sostenga il tuo spirito generoso.

Ai peccatori mostrerò le tue vie e i malvagi torneranno a te. Liberami dal castigo della morte, mio Dio, e canterò la tua giustizia, mio Salvatore.

Signore, apri le mie labbra e la mia bocca canterà la tua lode. Se ti offro un sacrificio, tu non lo gradisci; se ti presento un’offerta, tu non l’accogli.

Vero sacrificio è lo spirito pentito: tu non respingi, o Dio, un cuore abbattuto e umiliato. Dona il tuo amore e il tuo aiuto a Sion, rialza le mura di Gerusalemme. Allora gradirai i sacrifici prescritti, le offerte interamente consumate:

Venerdì 1 aprile – Il consiglio evangelico della POVERTÀ 

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tori saranno immolati sul tuo altare. Gloria al Padre…

Lettura biblica (Fil 2,5-12) 5 Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: 6 egli,

pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, 7 ma svuotò se stesso assumendo una condi-zione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto ri-conosciuto come uomo, 8 umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. 9 Per questo Dio lo esal-tò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, 10 perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, 11 e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Meditazione

Vorrei  chiudere queste mie parole con uno di quei punti di  riferi‐mento radicalmente diversi da quelli mondani, cui Cristo ci richiama e che sono decisivi per la vita dello Spirito, per l’impegno cristiano e oggi forse per la stessa salvezza della società degli uomini. Intendo riferirmi alla povertà: non a quella da vincere che vogliamo medicare nei fratelli, né a quella che chiediamo come doverosa virtù ai fratelli che pensiamo più ricchi e potenti: ma alla nostra, di singoli e di associazione. 

Paolo  ha  detto  ai  cristiani:  «La  verità  vi  farà  liberi»  [in  realtà: Gv 8,32, ndr]. Forse si potrebbe dire lo stesso di una povertà cercata e ac‐cettata  in una società come la nostra che nasconde  le sue miserie e si avvia  a  presentarsi  come  opulenta.  È  un  distacco  che  ci  è  chiesto  dal denaro, ma anche dal potere. Per questo Cristo non ha mai accettato di farsi  fare  re, neppure da un popolo oppresso  che attendeva  il messia come il liberatore dal suo giogo politico. 

Ciò non significa ovviamente il comodo rifiuto delle responsabilità politiche o amministrative o culturali cui ciascun cristiano può essere chiamato e deve dare tutto  il suo apporto. È piuttosto  il richiamo allo 

Venerdì 1 aprile – Il consiglio evangelico della POVERTÀ 

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stile di una associazione di Chiesa che vuol vivere i valori davvero di‐versi del cristianesimo, e quindi davvero capaci a rinnovare e  trasfor‐mare  l’umanità.  Solo  in  spirito  di  povertà  vera  noi  partecipiamo  con Cristo  all’opera  di  redenzione  dell’umanità.  Solo  lo  spirito  di  povertà consentirà all’uomo di essere libero dal suo stesso potere nel dominare la terra. Gli stessi economisti e sociologi si stanno preoccupando della incapacità dell’uomo ad assoggettare il progresso ai limiti della dimen‐sione e del rispetto dell’uomo. La verità è che non siamo buoni selvaggi, ma uomini peccatori e solo facendoci poveri con Cristo e condividendo la Sua croce risorgeremo con Lui e aiuteremo il mondo a salvarsi. 

V. BACHELET, Scritti ecclesiali, pp. 900‐901 Esame di coscienza Si ricordi quanto detto sull’esame di coscienza “particolare”. 

Orazione O Dio che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristia-ni di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per Cristo nostro Signore. Amen.

CANTO D’INGRESSO (INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO) SALUTO E MONIZIONE PREGHIERA D’INIZIO (tutti insieme) Signore, illuminaci e guidaci

nella fede, nella speranza e nella carità. La strada che tu hai percorso sia da noi seguita.

Tutto ciò che tu ami, sia da noi amato. Tu, Luce, illumina le nostre tenebre.

Tu, Forza, sostieni la nostra debolezza.

Venerdì 1 aprile – Il consiglio evangelico della POVERTÀ 

Preghiera serale

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I nostri occhi siano i tuoi occhi, le nostre mani siano le tue mani, le nostre spalle siano le tue.

Il nostro cuore sia il tuo cuore, affinché i fratelli, tramite la nostra umile e fedele presenza, possano incontrare Te e, nella fede, vederti e amarti.

Signore, prendici come siamo e facci come tu ci vuoi. Amen.

Salmo di meditazione (Sal 119, 65-72) Hai fatto il bene al tuo servo, Signore, secondo la tua parola. Insegnami il senno e la saggezza, perché ho fiducia nei tuoi comandamenti.

Prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua parola. Tu sei buono e fai il bene, insegnami i tuoi decreti.

Mi hanno calunniato gli insolenti, ma io con tutto il cuore osservo i tuoi precetti. Torpido come il grasso è il loro cuore, ma io mi diletto della tua legge.

Bene per me se sono stato umiliato, perché impari ad obbedirti. La legge della tua bocca mi è preziosa più di mille pezzi d’oro e d’argento.

Gloria… CANTO AL VANGELO

Venerdì 1 aprile – Il consiglio evangelico della POVERTÀ 

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Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12, 13-34) 13 Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che

divida con me l’eredità». 14 Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». 15 E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché an-che se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni». 16 Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. 17 Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? 18 E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19 Poi dirò a me stes-so: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. 20 Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? 21 Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».

22 Poi disse ai discepoli: «Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. 23 La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. 24 Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! 25 Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? 26 Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi af-fannate del resto? 27 Guardate i gigli, come crescono: non fila-no, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. 28 Se dunque Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? 29 Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia:

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30 di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. 31 Cercate piuttosto il re-gno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

32 Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è pia-ciuto di darvi il suo regno. 33 Vendete ciò che avete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro inesau-ribile nei cieli, dove i ladri non arrivano e la tignola non consu-ma. 34 Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

La povertà nell’Antico Testamento

La povertà come condizione sociale è una maledizione: Dio non la vuole per i suoi figli. I profeti la combattono come uno scandalo, i saggi la temono come minaccia per l’osservanza dei precetti. I pre-cetti impongono una equa distribuzione delle ricchezze per evitare la povertà tra i figli d’Israele. Prov 30,8-9 «Non darmi né povertà né ricchezza…»

Dt 24, 10ss «…se quell’uomo è povero, dovrai restituirgli il pegno al tramonto del sole… gli darai il salario il giorno stesso, perché egli è pove-ro… quando vendemmierai, non tornerai a racimolare: sarà per il forestiero, l’orfano e la vedova…»

Pirqé Avôt 3,20 «Senza farina non c’è Tôrah» (rav El‘azar ben Azaryah) Ma se la povertà è intesa non tanto come condizione socio-

economica, ma come condizione ontologica, allora la predilezione divina (→ “opzione preferenziale”) per la povertà diventa assoluta-mente manifesta. Se parliamo della povertà non come “virtù”, ma come condizione ontologica, i riferimenti biblici sono sterminati: Dio

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Meditazione

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sceglie la povertà come luogo proprio della sua manifestazione: dal-la sterilità di Abramo, all’elezione sistematica del secondogenito e del popolo piccolo, alla teologia del “resto d’Israele” e degli anawîm, all’umiltà di Maria – “Figlia di Sion”, alla vita nascosta di Nazareth, alla chiamata dei Dodici, … perché in tal modo si riduce il rischio che la carne umana voglia vantarsi, misconoscendo la verità del Cre-atore-Redentore e azzerando così l’esito di salvezza. La storia della salvezza è la storia della “pauperizzazione del popolo” affinché resti spazio alla grazia di Dio. Dt 7,7ss «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più nu-

merosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti – ma perché il Signore vi ama»

Giud 7,1-8 «La gente con te è troppo numerosa: Israele potrebbe vantarsi di-nanzi a me e dire: “la mia mano mi ha salvato”»

1Sam 16,1-13 «Non guardare al suo aspetto né alla sua statura, io l’ho scartato… Rimane ancora il più piccolo… Àlzati e ungilo: è lui!»

Sof 2,3 «Cercate il Signore voi tutti, poveri della terra…»

Is 61,1 «…ai poveri è annunziata la buona novella…» Cristo povero: la kènôsis / svuotamento come modello e stile

Gesù non solo nasce in condizione di povertà / fragilità /margi-nalità / debolezza, ma sceglie per sé una vita di povertà consapevole. Senza gli slanci ascetici del Battista, vive una vita improntata a sana sobrietà, fondandosi sul primato della provvidenza e la fiducia incon-cussa nell’amore del Padre. Si fa aiutare economicamente da donne. Da qui molto del fascino della sia libertà nello stile di vita. Lc 12 «…anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi

beni… guardate come crescono i gigli… Cercate piuttosto il Regno di Dio…»

2Cor 8,9 «Gesù da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diven-taste ricchi per mezzo della sua povertà»

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Fil 2,6-11 « non ritenne un privilegio l’essere come Dio, 7 ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo …»

Ap 2,9; 3,17ss «Conosco la tua povertà – eppure sei ricco –… Sii fedele…». «Tu dici: sono ricco, non ho bisogno di nulla… non sai di essere un infelice, un miserabile… Ti consiglio di comperare da me oro puri-ficato dal fuoco….»

PREGHIERA SILENZIOSA – ADORAZIONE PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO NEI DIVERSI STATI DI VITA

Per tutti Spirito Santo, che con il Padre e il Figlio inondi d’amore tutto l’universo, fortifica con la tua divina luce il nostro impegno d’amore. Ciascuno ha da te il suo carisma, chi in un modo, chi in un altro, per poter amare Dio con tutto il cuore. La nostra vita sia feconda di tutte le virtù che hai seminato nel sentiero della nostra esistenza. Ti lodiamo e ti ringraziamo perché ad uno ad uno ci chiami ad abbracciare con vincoli d’amore i consigli evangelici. Fa’ che il desiderio di essere poveri ci arricchisca della tua presenza, la castità faccia emergere nella nostra vita la purezza del tuo amore, e l’umile obbedienza esalti la tua gloria.

Per quanti hanno accolto la chiamata al celibato per il Regno Riconoscendoci totalmente tuoi nel presentarci da soli a Dio solo, ti ringraziamo di averci avvinti col tuo amore facendoci condividere con Cristo il dono di una vita consacrata esclusivamente al Padre.

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Tu ci hai sedotto e a noi è piaciuto lasciarci sedurre: soltanto tu puoi guidarci a scoprire perché il Padre, con amorevole e misteriosissima scelta, ci abbia voluti tutti per sé. Ricolmi della tua presenza nella nostra vita, ti preghiamo di aiutarci ad essere soli senza solitudine: rendi il nostro celibato spiritualmente fecondo come il parto verginale di Maria per dar gloria a Dio nei cieli e portare pace sulla terra.

Per quanti hanno accolto la chiamata al matrimonio Riconoscendo la priorità della tua presenza nel nostro amore sponsale, ti preghiamo di aiutarci ad esser fedeli l’un l’altra, secondo l’esempio dell’Alleanza col popolo da te radunato, santificato e glorificato. Aiuta noi sposi ad amarci come Cristo ama la Chiesa sua sposa: fa’ che il nostro amore sia aperto al dono della vita e la nostra casa spalancata a chi cerca condivisione.

Per quanti hanno accolto la chiamata alla sacra vedovanza Riconoscendo la tua presenza nella nostra vita, ti preghiamo di ricolmare d’amore la nostra vedovanza. Fa’ che la nostra vita esprima la fedeltà esclusiva a Dio e mostri la mirabile unità tra vita terrena e celeste in cui “non c’è più moglie né marito, ma si è come angeli del cielo” e tutti fratelli e sorelle in Cristo.

Per quanti sono in condizione aperta e di ricerca Riconoscendo la tua guida nel nostro cammino, ti preghiamo di guidare nell’amore la nostra esistenza, perché desideriamo fare innanzitutto la volontà del Padre.

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Per tutti Spirito Santo, fa’ di tutti noi ciò che tu vuoi, affinché la nostra esistenza offerta a Dio nelle diverse modalità di vita possa rendere evidente il suo amore per tutti gli uomini. Amen. INTERCESSIONI

Il Cristo Signore ci ha dato il comandamento nuovo di amarci gli uni gli altri come egli ci ha amato. Chiediamo la grazia di essere fe-deli a questa legge fondamentale della vita cristiana:

Accresci nel tuo popolo la carità, o Signore.

Maestro buono, insegnaci ad amare te nei nostri fratelli, – e a far loro del bene nel tuo nome.

Tu che sulla croce hai chiesto il perdono per i tuoi crocifissori, – aiutaci ad amare anche i nemici e a pregare per coloro che ci af-fliggono.

Per il mistero del tuo corpo e del tuo sangue, accresci in noi la fortez-za, la fiducia e l’amore, – rafforza i deboli, consola gli afflitti, dona la tua speranza ai mo-renti.

Tu che hai ridato la vista al cieco nato, alla piscina di Siloe, – illumina i catecumeni con il lavacro battesimale nella parola di vita.

Sazia i nostri fratelli defunti con il tuo eterno amore, – ammetti un giorno anche noi nell’assemblea gioiosa degli eletti.

PADRE NOSTRO BENEDIZIONE E CONCLUSIONE

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Inno

Salmo (Sal 23) Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia. Mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome.

Sabato 2 aprile – Il consiglio evangelico della OBBEDIENZA 

Sabato 2 aprile OBBEDIRE ALLA VOCE DEL SIGNORE

Preghiera del mattino

1. Nella santa assemblea, o nel segreto dell’anima, prostriamoci e imploriamo la divina clemenza.

3. Ricorda che ci plasmasti col soffio del tuo Spirito: siam tua vigna, tuo popolo, e opera delle tue mani.

2. Dall’ira del giudizio liberaci, o Padre buono; non togliere ai tuoi figli il segno della tua gloria.

4. Perdona i nostri errori, sana le nostre ferite, guidaci con la tua grazia alla vittoria pasquale.

5. Sia lode al Padre altissimo, al Figlio e al Santo Spirito com’era nel principio, ora e nei secoli eterni. Amen.

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Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me. Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici. Ungi di olio il mio capo; il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, abiterò ancora nella casa del Signore per lunghi giorni. Gloria al Padre… Vangelo del giorno (Lc 11,14-23)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcu-ni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprez-zavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pre-gava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Senza umiltà non può esserci obbedienza. Quando elogia se stesso, il fariseo non mente; ma nella sua smania di perfezione dimentica

Sabato 2 aprile – Il consiglio evangelico della OBBEDIENZA 

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l’essenziale della fede, cioè il rapporto di fiducia con Dio e l’abbandono filiale a Lui. Sembra quasi che voglia dirgli: sono bravo da solo, posso fare a meno del tuo aiuto, anzi: posso fare a meno di Te. Al contrario, il pubblicano dice: senza di Te, Signore, sono perduto. Obbedire – a Dio, ai genitori, ai nostri doveri – significa entrare umilmente in relazione con gli altri, non richiudersi nella propria autosufficienza, ma accettare che la mia vita, le mie scelte e i miei comportamenti dipendano anche da Dio e dagli altri.

Invocazioni Proclamiamo gioiosamente la nostra fede in Cristo, che con il la-

vacro della rigenerazione e con la mensa della sua parola e del suo corpo ci fa nascere creature nuove e ci ringiovanisce continuamente. Con questa fede preghiamo:

Rinnovaci sempre, Signore, con la forza del tuo Spirito. − Gesù, mite ed umile di cuore, rivestici dei tuoi sentimenti di

umiltà e di misericordia, perché ci perdoniamo sempre gli uni gli altri come tu hai perdonato a noi.

− Insegnaci ad avvicinare i poveri e i sofferenti che troviamo sul-la nostra strada per imitare te, buon Samaritano.

− La beata Vergine, tua Madre, interceda per le vergini a te con-sacrate, perché vivano con gioia la loro donazione a te nella santa Chiesa.

− Donaci un segno della tua misericordia, rimetti a noi i nostri debiti e allontana i castighi che meritiamo.

Padre nostro Orazione Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto; per-ché ogni nostra attività abbia sempre da Te il suo inizio e in Te il suo compimento. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Sabato 2 aprile – Il consiglio evangelico della OBBEDIENZA 

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Preghiera iniziale Signore, fammi conoscere la bellezza della tua chiamata

e il dono della tua costante presenza. Aiutami a capire il tuo disegno su di me

e ad ascoltarti e imitarti con filiale docilità. Fammi comprendere a che punto sono

nel cammino della vita cristiana: quali sono i difetti da superare e le virtù da conquistare.

Mi abbandono a Te, perché tu mi aiuti sempre a fare la tua soave volontà.

Te lo chiedo con cuore nuovo, grande e forte per Cristo Signore nostro. Amen.

Salmo penitenziale (Sal 129) Dal profondo dell’angoscia grido a te, Signore; Signore, ascolta il mio pianto! Le tue orecchie siano attente alla voce della mia preghiera.

Se tieni conto delle colpe, Signore, Signore, chi potrà vivere ancora? Ma tu sei colui che perdona e noi potremo servirti.

Con tutta l’anima spero nel Signore e conto sulla sua parola: Spero nel Signore e l’attendo più che una sentinella l’aurora.

Tutto Israele speri nel Signore: egli è buono e può liberarci.

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Preghiera a metà giornata

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Il Signore libera il suo popolo da tutti i suoi peccati.

Gloria al Padre…

Lettura biblica (Eb 4,12-5,10 ) 12 La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni

spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. 13Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoper-to agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.

14Dunque, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, mantenia-mo ferma la professione della fede. 15Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa co-me noi, escluso il peccato. 16Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno. 5,1 Ogni sommo sacerdote, infatti, è scelto fra gli uomini e per gli uomi-ni viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offri-re doni e sacrifici per i peccati. 2Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. 3A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.

4Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. 5Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato, gliela conferì 6come

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è detto in un altro passo: Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek. 7Nei giorni della sua vita terrena egli of-frì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. 8Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da ciò che patì 9e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono, 10essendo stato proclama-to da Dio sommo sacerdote secondo l’ordine di Melchìsedek. Meditazione

Il  Concilio  chiede  che  un’autentica  spiritualità  laicale  sostenga  la nostra presenza responsabile nella Chiesa e nel mondo; e da più parti è stata  richiamata  la  bellezza  di  questa  comune  vocazione  alla  santità. Qualcuno  ha  ricordato  come  la  spiritualità  del  laico  sia  stata  talvolta intesa  come  la  riduzione  in  sedicesimo  della  spiritualità  dei  monaci. No: la vocazione alla santità è comune a tutti i cristiani e ognuno la de‐ve raggiungere con pienezza per la sua strada, con i propri doni e con la propria dignità. 

Per questa  formazione ad una autentica spiritualità  laicale si  chie‐dono  approfondimenti,  orientamenti,  pubblicazioni  adatte:  si  chiede soprattutto però la ripresa di iniziative, come gli Esercizi Spirituali, che contribuiscano veramente ad una crescita spirituale, ispirata ai grandi motivi cristiani di sempre ma particolarmente ai motivi che il Concilio ci ha dato. 

Anche  sul  tema della  formazione  sono  emersi  orientamenti molto positivi tra i quali mi piace sottolineare la riaffermata necessità di edu‐care  i  nostri  soci  contemporaneamente  allo  spirito di  iniziativa  e  allo spirito di ubbidienza. 

Non è un rapporto facile quello che si deve stabilire fra questi due termini; è un rapporto che può essere in qualche caso non semplice, ma il Cristianesimo ci chiede sempre di essere contemporaneamente molte cose insieme. Noi, da piccoli limitati uomini che siamo, vorremmo dire ogni tanto: «Scegliamo questa strada,  facciamo bene questa cosa, solo questo e niente altro». E invece il Cristiano vero, come uomo vero, è il 

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punto di equilibrio, d’incontro; non il compromesso, ma la sintesi vitale di molte virtù, di molti elementi. 

E  io  rifletto  spesso,  per  esempio,  a  questo  rapporto  fra  l’esercizio della libertà e l’esercizio dell’obbedienza. Avete mai pensato che il sen­so di  libertà  che  si manifesta nel  pontificato di Giovanni XXIII  è  stato preparato da 80 anni di obbedienza semplice e pacifica? Il suo motto era «Oboedientia  et  pax».  Ubbidienza  insieme  ed  educazione  al  coraggio, alla virilità, alla iniziativa, alla responsabilità, alla forza morale. 

Altro elemento di questa prospettiva è lo sviluppo di una spirituali­tà  non  considerata  individualisticamente,  ma  inserita  nella  vita  della comunità  cristiana  e  nei  rapporti  con  i  fratelli.  Perciò  l’insi‐stenza sull’impegno di sacrificio;  l’importanza dei valori anche umani di per‐sonalità, di lealtà, di discrezione, di competenza, di crescita culturale, di attenzione alla realtà. 

E quindi ecco soprattutto, in alcune associazioni giovanili, il tentati‐vo  di  applicare,  nel  modo  giusto,  quel  metodo  di  «vedere,  giudicare, agire» che serve anche come strumento per la preparazione di un itine‐rario educativo più ampio. 

Ma  non  dobbiamo  dimenticare  […]  che  l’A.C.  è  anche  chiamata  a contribuire largamente, nella Chiesa, alla formazione di tutti i cristiani secondo  la  loro vocazione  specifica  e nel  rispetto della personalità di ciascuno: anche di quelli che non continueranno forse nel loro impegno di Azione Cattolica, ma che svolgeranno il loro apostolato nella vita fa‐miliare e professionale o in altre associazioni. 

V. BACHELET, Scritti ecclesiali, pp. 403‐404 Esame di coscienza Si ricordi quanto detto sull’esame di coscienza “particolare”. 

Orazione O Dio che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano tornare sulla retta via, concedi a tutti coloro che si professano cristia-ni di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme. Per Cristo nostro Signore. Amen.

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CANTO D’INGRESSO (INVOCAZIONE ALLO SPIRITO SANTO) SALUTO E MONIZIONE PREGHIERA D’INIZIO (tutti insieme) Signore, illuminaci e guidaci

nella fede, nella speranza e nella carità. La strada che tu hai percorso sia da noi seguita.

Tutto ciò che tu ami, sia da noi amato. Tu, Luce, illumina le nostre tenebre.

Tu, Forza, sostieni la nostra debolezza. I nostri occhi siano i tuoi occhi,

le nostre mani siano le tue mani, le nostre spalle siano le tue.

Il nostro cuore sia il tuo cuore, affinché i fratelli, tramite la nostra umile e fedele presenza, possano incontrare Te e, nella fede, vederti e amarti.

Signore, prendici come siamo e facci come tu ci vuoi. Amen.

Salmo di meditazione (Sal 119, 105-112) Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino. Ho giurato, e lo confermo, di custodire i tuoi precetti di giustizia.

Sono stanco di soffrire, Signore, dammi vita secondo la tua parola. Signore, gradisci le offerte delle mie labbra, insegnami i tuoi giudizi.

La mia vita è sempre in pericolo,

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Preghiera serale

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ma non dimentico la tua legge. Gli empi mi hanno teso i loro lacci, ma non ho deviato dai tuoi precetti.

Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, sono essi la gioia del mio cuore. Ho piegato il mio cuore ai tuoi comandamenti, in essi è la mia ricompensa per sempre.

Gloria al Padre… Canto al Vangelo Vangelo (Mc 14, 12-46)

12Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pa-squa, i suoi discepoli gli dissero: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». 13Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. 14Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. 15Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». 16I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.

17Venuta la sera, egli arrivò con i Dodici. 18Ora, mentre era-no a tavola e mangiavano, Gesù disse: «In verità io vi dico: u-no di voi, colui che mangia con me, mi tradirà». 19Cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: «Sono forse io?». 20Egli disse loro: «Uno dei Dodici, colui che mette con me la mano nel piatto. 21Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo, dal quale il Figlio

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dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

22E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizio-ne, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». 23Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. 24E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. 25In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto: «Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse». 28Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e ango-scia. 34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le

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Meditazione

stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

43E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani. 44Il traditore aveva dato loro un segno convenuto, dicendo: «Quello che ba-cerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». 45Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. 46Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. L’obbedienza al centro della vita cristiana

Obbedire è ascoltare: (oboedire da ob-audire, greco hypakoèin), perché la fede stessa è ascolto (→ shemà…) e obbedienza. La rela-zione con Dio è sostanzialmente obbedienza, cui è connessa la bene-dizione. Dt 11, 27ss «…la benedizione, se obbedite ai comandi del Signore vostro Dio,

che oggi vi do…»

1Sam 15,22 «Il Signore forse gradisce gli olocausti e i sacrifici come obbedire alla voce del Signore?…»

La fede è relazione, strutturale e secondo verità, di dipendenza dal Padre: questa è la sostanza della filiazione divina, cioè il termine della divinizzazione cui il cristiano è chiamato. La stessa funzione sacerdotale di Cristo si compie nell’obbedienza al sacrificio, che in-

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dica (→ Getsemani) il primato assoluto della volontà del Padre. L’obbedienza è il cuore della cristologia.

Il rischio dell’obbedienza (soprattutto all’interno della vita reli-giosa, ma non solo) oggi mi sembra quello di accentuare, attraverso la de-respon-sabilizzazione, l’assenza di relazione, invece di educare ad un’autentica vita comune e di relazione. Vera obbedienza invece è imparare a vivere legami tanto reali da farne dipendere le mie scelte di vita. L’essenza della santificazione secondo i padri greci è «la ri-nuncia alla volontà propria» – l’unica cosa che il diavolo assoluta-mente non può fare (mentre può fare egregiamente opere di carità o gesti ascetici eclatanti), perché se lo facesse, sarebbe la fede. L’obbedienza è la scelta di essere in relazione radicale con l’altro e con l’Altro, di non essere “mai senza l’altro” (cfr M. DE CERTAU, Mai senza l’altro, Qiqajon, Magnano 1993) cioè sempre in relazione dinamica e feconda con il fratello (la comunità) e il padre (o il supe-riore); mai la presunta (presuntuosa?) autarchia della solitudine, sem-pre la viva relazione con l’a(A)ltro, cercando la fedeltà all’imago tri-nitatis impressa in ogni uomo. Rm 5,19 «Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati

costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti»

Eb 5,8-9 «…pur essendo Figlio, imparò tuttavia l'obbedienza dalle cose che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti colo-ro che gli obbediscono»

* * *

Riassumendo: tutti e tre i voti non sono altro che un appello a vi-vere nel modo più radicale possibile una vita di relazione autentica. Solo questo – non la pretesa di una perfezione ascetico-morale! – può renderli appetibili e significativi oggi. Occorre superare una conce-zione moralistica dei consigli evangelici (“virtù” in senso deteriore, “stato di perfezione”, ecc.) in favore di una concezione biblica e per-sonalistica. L’uomo vergine riconosce il primato di un amore che

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viene sempre esperito come imperfetto; il povero è libero di entrare nelle nuove relazioni inaugurate dal Regno, perché non ha nulla da perdere; l’obbediente è disposto a “stare a sentire” il proprio fratello (o superiore) non perché questi abbia ragione per forza, ma perché lui lo ama. Questa è la profezia dei consigli.

In questa prospettiva – che mette al centro la relazione d’amore con Dio e non la propria perfezione personale – i consigli sono per tutti, e possono farci assomigliare di più a Gesù. «Io sono la luce del mondo» (Gv 9,5) – «voi siete la luce del mondo» (Mt 5,14): le due affermazioni di Gesù non si contraddicono, ma si integrano. La Chie-sa è il corpo di Cristo. Noi siamo il corpo di Cristo, il suo Spirito è vivo in noi battezzati! Ognuno di noi è chiamato ad essere presenza di Gesù nel mondo realizzando la comunione di vita con Lui. Se sia-mo una cosa sola con lui («rimanete in me e io in voi»: Gv 15), noi porteremo la sua luce. Di più: noi saremo luce. PREGHIERA SILENZIOSA – ADORAZIONE PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO NEI DIVERSI STATI DI VITA

Per tutti Spirito Santo, che con il Padre e il Figlio inondi d’amore tutto l’universo, fortifica con la tua divina luce il nostro impegno d’amore. Ciascuno ha da te il suo carisma, chi in un modo, chi in un altro, per poter amare Dio con tutto il cuore. La nostra vita sia feconda di tutte le virtù che hai seminato nel sentiero della nostra esistenza. Ti lodiamo e ti ringraziamo perché ad uno ad uno ci chiami ad abbracciare con vincoli d’amore i consigli evangelici. Fa’ che il desiderio di essere poveri ci arricchisca della tua presenza, la castità faccia emergere nella nostra vita

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la purezza del tuo amore, e l’umile obbedienza esalti la tua gloria.

Per quanti hanno accolto la chiamata al celibato per il Regno Riconoscendoci totalmente tuoi nel presentarci da soli a Dio solo, ti ringraziamo di averci avvinti col tuo amore facendoci condividere con Cristo il dono di una vita consacrata esclusivamente al Padre. Tu ci hai sedotto e a noi è piaciuto lasciarci sedurre: soltanto tu puoi guidarci a scoprire perché il Padre, con amorevole e misteriosissima scelta, ci abbia voluti tutti per sé. Ricolmi della tua presenza nella nostra vita, ti preghiamo di aiutarci ad essere soli senza solitudine: rendi il nostro celibato spiritualmente fecondo come il parto verginale di Maria per dar gloria a Dio nei cieli e portare pace sulla terra.

Per quanti hanno accolto la chiamata al matrimonio Riconoscendo la priorità della tua presenza nel nostro amore sponsale, ti preghiamo di aiutarci ad esser fedeli l’un l’altra, secondo l’esempio dell’Alleanza col popolo da te radunato, santificato e glorificato. Aiuta noi sposi ad amarci come Cristo ama la Chiesa sua sposa: fa’ che il nostro amore sia aperto al dono della vita e la nostra casa spalancata a chi cerca condivisione.

Per quanti hanno accolto la chiamata alla sacra vedovanza Riconoscendo la tua presenza nella nostra vita, ti preghiamo di ricolmare d’amore la nostra vedovanza. Fa’ che la nostra vita esprima la fedeltà esclusiva a Dio e mostri la mirabile unità tra vita terrena e celeste in cui “non c’è più moglie né marito,

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ma si è come angeli del cielo” e tutti fratelli e sorelle in Cristo.

Per quanti sono in condizione aperta e di ricerca Riconoscendo la tua guida nel nostro cammino, ti preghiamo di guidare nell’amore la nostra esistenza, perché desideriamo fare innanzitutto la volontà del Padre.

Per tutti Spirito Santo, fa’ di tutti noi ciò che tu vuoi, affinché la nostra esistenza offerta a Dio nelle diverse modalità di vita possa rendere evidente il suo amore per tutti gli uomini. Amen. INTERCESSIONI Glorifichiamo la Provvidenza di Dio Padre, che ha cura di tutte le sue creature, e diciamo con umiltà e fiducia:

Salva, Signore, tutti i tuoi figli. Datore di ogni bene e fonte di verità, riempi del tuo Spirito il nostro Papa Benedetto e il collegio dei vescovi, – custodisci nella vera fede il popolo affidato al loro servizio pasto-rale. Unisci nella carità coloro che mangiano lo stesso pane della vita, – perché la Chiesa, tuo mistico corpo, si edifichi nell’unità e nella pace. Aiutaci con la tua grazia a spogliarci dell’uomo vecchio corrotto dal-le passioni ingannatrici, – rivestici dell’uomo nuovo, creato secondo Dio nella vera giustizia e santità. Fa’ che i peccatori tornino alla tua casa, per i meriti del Cristo salva-tore, – e partecipino ai benefici della sua redenzione.

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Fa’ che i nostri fratelli defunti ti lodino senza fine nella gloria del paradiso, – dove anche noi un giorno speriamo di cantare le tue misericordie. PADRE NOSTRO BENEDIZIONE E CONCLUSIONE

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VIENI, VIENI SPIRITO D’AMORE Rit. Vieni, vieni Spirito d’amore

ad insegnare le cose di Dio Vieni, vieni Spirito di pace a suggerir le cose che Lui ha detto a noi

Noi t’invochiamo, Spirito di Cristo, vieni tu dentro di noi Cambia i nostri occhi, fa che noi vediamo la bontà di Dio per noi. Rit. Vieni o Spirito dai quattro venti e soffia su chi non ha vita. Vieni o Spirito e soffia su di noi perché anche noi riviviamo. Rit. Insegnaci a sperare, insegnaci ad amare insegnaci a lodare Iddio Insegnaci a pregare, insegnaci la via insegnaci tu l’unità. Rit.

DALL’AURORA AL TRAMONTO Rit. Dall’aurora io cerco Te, fino al tramonto ti chiamo ha sete solo di Te l’anima mia come terra deserta. Non mi fermerò un solo istante, sempre canterò la tua lode

CANTI 

CANTI

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perché sei il mio Dio il mio riparo mi proteggerai all’ombra delle tue ali. Rit. Non mi fermerò un solo istante, io racconterò le tue opere perché sei il mio Dio, unico bene, nulla mai potrà la notte contro di me. Rit. Fine: ...ha sete solo di te l’anima mia come terra deserta. LODI ALL’ALTISSIMO Tu sei Santo, Signore Dio, Tu sei forte, Tu sei grande. Tu sei l’Altissimo, l’Onnipotente. Tu Padre Santo, Re del cielo. Tu sei Trino, Uno Signore, Tu sei il bene, tutto il bene. Tu sei l’Amore, Tu sei il vero, Tu sei umiltà, Tu sei sapienza. Tu sei bellezza, Tu sei la pace, la sicurezza, il gaudio, la letizia. Tu sei speranza, Tu sei giustizia, Tu temperanza ed ogni ricchezza. Tu sei il Custode, Tu sei mitezza, Tu sei rifugio, Tu sei fortezza. Tu carità, fede e speranza, Tu sei tutta la nostra dolcezza. Tu sei la Vita, eterno gaudio, Signore grande, Dio ammirabile. Onnipotente, o Creatore, o Salvatore di misericordia.

OGNI MIA PAROLA

Come la pioggia e la neve scendono giù dal cielo e non vi ritornano senza irrigare e far germogliare la terra, così ogni mia parola non ritornerà a me senza operare quanto desidero,

CANTI 

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senza aver compiuto ciò per cui l’avevo mandata. Ogni mia parola, Ogni mia parola (2 v.)

VIVERE LA VITA

Vivere la vita con le gioie e i dolori di ogni giorno è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e inabissarti nell’amore è il tuo destino, è quello che Dio vuole da te. Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui, correre con i fratelli tuoi..., Scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai. Vivere la vita è l’avventura più stupenda dell’amore, è quello che Dio vuole da te. Vivere la vita e generare ogni momento il Paradiso è quello che Dio vuole da te. Vivere perché ritorni al mondo l’unità perché Dio sta nei fratelli tuoi... scoprirai allora il cielo dentro di te, una scia di luce lascerai. Vivere perché ritorni al mondo l’unità perché Dio sta nei fratelli tuoi... scoprirai allora il cielo dentro di te,

CANTI 

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PER CONTINUARE A PREGARE 

Il nostro impegno a continuare l’esercizio della preghiera

e dell’ascolto della Parola di Dio in modo personale può

realizzarsi utilizzando il messale quotidiano (disponibile anche

sul web nel sito www.chiesacattolica.it o www.maranatha.it).

L’Azione Cattolica, poi, con il sussidio personale 2010/2011

“Voi siete la luce del mondo”, offre uno strumento utile che aiu-

ta a centrare la settimana sulla domenica, culmine e sorgente

della vita cristiana. Il sussidio riprende il tema dell’anno asso-

ciativo e di domenica in domenica, nel ciclo A dell’anno liturgico

accompagna la lettura del Vangelo di Matteo che propone

un’occasione di salvezza per la storia e per ogni singolo uomo

nella persona di Gesù. Che significa oggi essere “sale e luce”? Il

cammino annuale ci chiama ad una visibilità gratuita, luminosa,

capace di dare sapore alla storia di tutti, a partire dai contesti di

vita quotidiana fino alle piazze.

Sant’Ignazio di Antiochia scrive che «i cristiani sono coloro

che vivono secondo la domenica». Ciò che si crede e si celebra

va vissuto giorno per giorno, in modo che tutto diventi via di

santificazione e culto gradito a Dio. Prepararsi alla domenica e

sviluppare il tema della domenica diventa un modo per custodi-

re e coltivare la dimensione pasquale della vita cristiana.

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Questo breve Sussidio sulla Lectio divina si divide in due parti. la prima parte vuole presen-tare l’importanza ed il ruolo della Parola di Dio, la seconda fornisce alcune indicazioni per pregare con essa. 1) La Parola di Dio, lampada ai passi dell’uomo e luce del cammino Perché leggere oggi la Bibbia? «Capisci quello che stai leggendo?»: così domanda Filippo ad un funzionario Etìo-pe che stava leggendo la Bibbia. E questi gli risponde: «E come potrei capire, se nessuno mi guida?» (At 8,30-31). Anche noi, talvolta, abbiamo fatto la stessa espe-rienza di restare disorientati, quando abbiamo preso in mano la Sacra Scrittura. La stessa Bibbia ci parla di un altro “libro” difficile da leggere, quello del cuore umano, quello della vita, della “nostra” vita. Il Qoèlet scrive «Segui le vie del tuo cuore» (Qo 11,9). Quando, però, proviamo a seguire queste vie ci accorgiamo di non sapere bene che cosa desidera veramente il nostro cuore. Spesso ciò che cerchiamo di ottenere con tanta fatica non appaga poi in profondità, facendoci sempre riscoprire che siamo mendicanti di felicità. Il profeta Geremia afferma a questo proposito: «Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce! Chi lo può conoscere?» (Ger 17,9). Quella che pone il pro-feta è una domanda essenziale, decisiva: come capire fra i tanti desideri che provia-mo, spesso contraddittori fra di loro [1], quelli che nascono dal più profondo del cuore e che ci conducono al bene? L’autore dell’Apocalisse, con una straordinaria immagine, paragona la storia intera ad un libro perfettamente sigillato che gli uomini si affannano a cercare di com-prendere, senza mai riuscirvi pienamente: «Vidi un libro, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: “Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli?”. Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di legger-lo» (Ap 5,1-4). Quel libro è il significato della storia. Il pianto dirotto di Giovanni dinanzi a quel libro difficile da leggere ricorda le lacrime e l’insoddisfazione di ogni uomo che scopre di non essere in grado da solo di trovare un senso a tutte le fatiche della vita,

PER CONTINUARE A PREGARE 

La lectio divina: imparare a pregare con la Parola di Dio

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poiché non conosce una speranza che colmi tutte le attese. Ognuno, infatti, desidera capire qual è la propria vocazione, conoscere cosa è bene per le persone che ama, comprendere quale speranza è data ai propri figli. Ognuno vorrebbe poter offrire un significato al dolore dei poveri ed alla sconfitta dei giusti. Ognuno cerca luce per prendere decisioni giuste, che portino alla vera gioia senza che si rimanga poi ingannati. Ognuno coltiva una speranza di bene non solo per sé, ma anche per chi nascerà dopo di lui. Eppure, nonostante la forza di questi desideri, la nostra ricerca sembra incapace, da se stessa, di sciogliere gli interrogativi. Sperimentiamo di non riuscire ad amare e sperare in ogni circostanza, di non sapere sempre dove trovare una parola che indi-chi la via del bene. È il “mistero” della vita umana. L’Apocalisse – e con essa la fede cristiana - non si arresta, però, al pianto dirotto dinanzi a quel libro chiuso e sigillato. Prosegue annunciando che si presentò uno “degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli” (Ap 5,9): quell’unico capace di aprire il libro della storia è Cristo, che Giovanni descrive come l’Agnello immolato e risorto. La Parola di Dio, nutrimento di un cuore che arde Lo stesso passaggio dalla tristezza alla festa avviene nell’esperienza dei due disce-poli di Emmaus. Essi si accorgono che la presenza di Gesù risorto e la luce della sua Parola sono capaci di cacciare via l’ombra dei discorsi di morte che andavano facendo: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via?» (Lc 24,32) La Parola di Dio, manifestatasi in pienezza nel Cristo, permise loro di tornare a Gerusalemme, alla loro vita quotidiana, come creature nuove. Imparare a pregare con la Parola di Dio ha senso proprio in questa prospettiva: è nella luce del “mistero” di Cristo che trova luce il “mistero” della vita umana. Proprio per questo Dio ci ha donato la sua Parola, perché essa sia “lampada ai no-stri passi e luce sul nostro cammino” (cfr. Sal 118,105). Abbiamo bisogno di cono-scere la Parola di Dio, perché senza di essa il nostro cammino resta oscuro. E ne abbiamo bisogno non solo per noi stessi, ma anche per aiutare altri a trovare la via della vita. Dice infatti il Signore: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?» (Lc 6,39) [2]. Ci è necessario imparare a leggere il “libro” della Sacra Scrittura, che svela il mi-stero di Cristo, per imparare a leggere il “libro” della vita. La Parola di Dio luce al mistero dell’uomo Se ritorniamo col pensiero ad alcuni snodi decisivi della nostra vita, ci accorgiamo che spesso è stata la parola di un amico, di un genitore, di un sacerdote, ad illumi-nare una scelta difficile che dovevamo prendere, una situazione che stavamo viven-

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do. È stata una parola pronunciata fuori di noi a farci capire qual era la strada da seguire. Dio non solo ha costellato la nostra vita di persone sagge per aiutarci a comprende-re la vita, ma ha voluto parlarci Lui stesso, ha voluto rivelarci la sua Parola, la sua Vita, ha voluto donarci Se stesso. Un grande teologo del secolo scorso [3] ha fatto riferimento a due straordinarie e-sperienze umane per mostrare come la Parola di Dio abbia il potere di condurci al di là di ciò che già conosciamo: queste due esperienze sono l’incontro con l’amore e l’incontro con la bellezza. L’amore ci insegna che colui che amiamo, colei per cui viviamo, non è opera delle nostre mani. Non l’abbiamo “fatta” noi, l’abbiamo incontrata e ricevuta in dono. Allo stesso modo dinanzi alla bellezza di un brano musicale, ad esempio una sinfo-nia di Mozart, ci accorgiamo che quella musica straordinaria non è stata scritta da noi, ma l’abbiamo ascoltata ed essa ci ha conquistato Se questo è vero dell’amore umano e della bellezza artistica, ancor più vale per la rivelazione di Dio. Nessun uomo può scoprirla con le proprie forze, ma solo rice-verla in dono ed accoglierla. La Parola di Dio, però, non solo ci supera, ma allo stesso tempo ci corrisponde pienamente. Ci accorgiamo della sua verità, perché ha il potere di toccare il nostro cuore. Dinanzi a quella parola noi scopriamo finalmente chi siamo e qual è il no-stro vero desiderio. La rivelazione di Dio non proviene da noi, ma è più nostra di tutti i nostri sogni e progetti. Per questo, come raccontano gli Atti degli Apostoli, quando Pietro ebbe annunciato il vangelo, «tutti si sentirono trafiggere il cuo-re» (At 2,37): quella parola, per la prima volta, rivelava a tutti la bellezza della vita. Il cardinal Karol Wojtyła fu l’ispiratore di una famosa espressione del Concilio Vaticano II che condensa tutto questo: «Solo nel mistero del Verbo incarnato trova luce il mistero dell’uomo» (Gaudium et spes 22). Abbiamo bisogno di conoscere la Parola di Dio, perché essa ci fa conoscere il volto di Dio ed, insieme, perché solo essa rivela noi a noi stessi. Chi è la Parola di Dio? Se affermassimo che “la Parola di Dio è la Bibbia”, diremmo qualcosa di vero, ma anche di impreciso e di incompleto. La fede ci annunzia, infatti, che la Parola di Dio, nella sua pienezza, è la persona stessa di Gesù Cristo. Dio, infatti, non ha semplicemente pronunziato delle parole su di noi e sulla vita umana, ma ci ha consegnato il segreto della sua stessa vita: ci ha rivelato il suo volto nell’incarnazione del Figlio e nella sua Pasqua. Per questo il cristianesimo non può essere definito una religione del libro, ma è piuttosto la fede nella persona di Gesù. Ha scritto in maniera straordinaria un gran-

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de teologo francese [4]: «Mani e Maometto hanno scritto dei libri. Gesù, invece, non ha scritto niente; Mo-sè e gli altri profeti “hanno scritto di lui”. Il rapporto tra il Libro e la sua Persona è dunque l’opposto del rapporto che si osserva altrove. Il cristianesimo, propria-mente parlando, non è affatto una “religione del Libro”: è la religione della Paro-la – ma non unicamente né principalmente della Parola sotto la sua forma scritta. Esso è la religione del Verbo, “non di un verbo scritto e muto, ma di un Verbo incarnato e vivo”. La Parola di Dio adesso è qui tra di noi, “in maniera tale che la si vede e la si tocca”: Parola “viva ed efficace”, unica e personale, che unifica e sublima tutte le parole che le rendono testimonianza» Perché la Sacra Scrittura è Parola di Dio? In che senso allora anche la Bibbia è Parola di Dio, se la pienezza della Parola divi-na è Gesù Cristo? La Sacra Scrittura è Parola del Dio vivo perché è stato Dio stesso ad ispirare la Chiesa a mettere per iscritto la rivelazione ed, in particolare, tutto ciò che riguardava la vita del Signore Gesù, in maniera che ogni uomo nei secoli po-tesse accostarsi attraverso quei testi all’unico vangelo di Cristo. È stata la Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, ad accogliere i libri dell’Antico Testamento e a scrive-re quelli del Nuovo, perché attraverso di essi ogni uomo potesse conoscere il Dio vivente. Potremmo dire che la Bibbia è uno dei più grandi regali fatti dal popolo d’Israele e dalla Chiesa all’umanità. Nella Sacra Scrittura la storia della salvezza è stata fissata per iscritto perché non fosse più dimenticata ed ogni uomo potesse misurarsi con la rivelazione divina. Anche a noi accade di voler mettere per iscritto le esperienze più importanti che abbiamo vissuto, le parole che abbiamo ascoltato, per essere sicuri di non sfigurar-le, di non dimenticarle. Così la Chiesa ha voluto che fossero conservati questi libri divinamente ispirati, perché attestassero perennemente gli eventi della rivelazione. Lo Spirito Santo ha accompagnato il popolo d’Israele e la Chiesa in questo lavoro di redazione, perché la “verità salvifica” [5] degli eventi narrati fosse interamente conservata. La Sacra Scrittura è così veramente necessaria per conoscere Cristo stesso. Il Con-cilio ha voluto esortare «con ardore e insistenza tutti i fedeli [...] ad apprendere “la sublime scienza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo” (S. Girolamo, Commento ad Isaia). Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo» (Dei Verbum, 25). La Chiesa è la “casa” della Sacra Scrittura

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La Bibbia non è mai sola: è il popolo di Dio, infatti, che, dopo averla scritta, conti-nuamente ce la dona [6]. La Chiesa, prima di scrivere i diversi libri del Nuovo Te-stamento, ha obbedito al comando di Cristo di predicare, di battezzare, di vivere il comandamento dell’amore, di insegnare tutto ciò che egli aveva proclamato. Il Signore stesso ha voluto che nella viva voce della Chiesa, prima ancora che nella Bibbia, sempre risuonasse in maniera viva la Parola di Dio. Così, dagli apostoli in poi, la Chiesa, «nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto perpetua e tra-smette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede» (Dei Verbum, 8). La Sacra Scrittura trova il suo contesto nella vita della Chiesa, nella quale Dio stes-so continua a parlare agli uomini, di modo che la Sacra Scrittura e la viva Tradizio-ne della Chiesa non possono mai essere separate l’una dall’altra, poiché provengo-no entrambe dall’unica fonte della rivelazione divina. Secondo la bella immagine scelta dal Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, la Chiesa è la “casa” della Parola di Dio [7], il luogo dove essa abita per essere donata ad ogni uomo. 2) Cos’è e come si struttura la lectio divina Poiché Dio vuole, nel suo amore, parlare agli uomini e solo la sua Parola è capace di far ardere il cuore umano illuminandolo sulla via del bene, la Chiesa ha sempre desiderato che tutti possano accostarsi a questa Parola per esserne nutriti. Da que-sta esigenza è nata, nella tradizione cristiana, la meditazione della Parola di Dio con la pratica della lectio divina. Che cos’è la lectio divina? È ascoltare Dio che ci parla attraverso la sua Parola. È dedicare un po’ di tempo alla lettura e mediante la lettura alla preghiera con la Parola di Dio. L’ascolto silen-zioso e umile del Signore è il centro e lo scopo della lectio divina. Dio che ci parla nelle Sante Scritture è al primo posto. La lectio divina ci aiuta così a comprendere a poco a poco che non bastiamo a noi stessi: abbiamo bisogno di aprirci a Colui la cui «parola è lampada ai nostri passi e luce sul nostro cammino» (cfr. Sal 118,105). La lectio divina può essere proposta a tutti, perché la Parola di Dio non è «troppo alta per noi, né troppo lontana da noi» (cfr. Dt 30,11-14). Come si fa la lectio divina? Ordinariamente la lectio divina si sviluppa attraverso quattro momenti che sono stati così sintetizzati dal recente Sinodo sulla Parola di Dio: «Essa si apre con la lettura (lectio) del testo che provoca una domanda di conoscenza autentica del suo

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contenuto reale: che cosa dice il testo biblico in sé? Segue la meditazione (meditatio) nella quale l’interrogativo è: che cosa dice il testo biblico a noi? Si giunge, così, alla preghiera (oratio) che suppone quest’altra domanda: che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla sua parola? E si conclude con la contem-plazione (contemplatio) durante la quale noi assumiamo come dono di Dio lo stes-so suo sguardo nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore?» [8]. I quattro momenti non sono rigidi, sono successivi e possono intersecarsi l’uno con l’altro, sviluppando un dinamismo interiore che anima la lectio, dall’ascolto alla vita. Qualche parola per illustrare i quattro successivi momenti. 1) La lettura del testo (lectio) Dopo qualche momento di silenzio e di raccoglimento per creare un clima favore-vole alla preghiera, è bene invocare lo Spirito Santo con una preghiera o con un canto, perché sia Lui a parlare. Gli autori medioevali hanno chiamato questo primo momento lectio. Si comincia a leggere il testo scelto in modo pacato e tranquillo, ponendosi alla fine una domanda di conoscenza del suo contenuto reale: che cosa dice il testo bi-blico in sé? È l’atteggiamento dell’ascolto, proprio come avviene dinanzi ad una persona che parla: la si ascolta con attenzione, cercando di capire quello che vuole dirci. A questo fine, può aiutare il rimando ad altri brani biblici, secondo i riferimenti che troviamo sulla nostra Bibbia. La lectio divina utilizza qui un’antichissima regola dell’interpretazione biblica che afferma: la Bibbia si comprende con la Bibbia stes-sa, poiché ogni brano è illuminato dagli altri testi della Sacra Scrittura. 2) Meditazione del testo (meditatio) Questo secondo momento ha lo scopo di avvicinare la Parola di Dio alla nostra vita. Così la domanda che dobbiamo porci è questa: che cosa dice il testo biblico a noi, a me? Non si legge il testo semplicemente per conoscerlo, ma perché esso sia luce per la nostra vita. Sostare dinanzi alla Parola di Dio, apre la mente a tanti pensieri. Non sarà difficile capire che la Parola ascoltata è rivolta a me, ha qualcosa da dire alla mia vita, almeno in qualche sua parte. La voce di Dio è inconfondibile. Chiama alla conversione, vuole condurci ad una maggiore conformità con Cristo. È molto opportuno assecondare questo filo di pensieri, sostando in essi e meditandoli. Gli autori medioevali hanno chiamato questo secondo momento della lectio divina

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con il nome di meditatio. 3) Il tempo della preghiera (oratio) Si giunge così alla preghiera (oratio) che suppone quest’altra domanda: che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla sua parola? La lettura della Parola di Dio farà nascere la necessità di parlare a Lui. È questo il momento nel quale, dopo aver ascoltato, l’uomo risponde a Dio e gli parla. Gli dice il proprio assenso e insieme chiede l’aiuto della grazia per realizzare la Sua volontà. Nella parola rivolta a Dio è compresa anche l’intercessione per altri, perché Dio li illumini nel cammino. È opportuno dedicare a questo momento un congruo tempo. A partire dal Medioevo questo terza tappa della lectio divina è stata chiamata oratio. 4) La gioia della contemplazione (contemplatio) In questo ultimo momento della lectio divina assumiamo come dono di Dio lo stes-so suo sguardo nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore? Man mano che maturerà l’esperienza della preghiera ci si accorgerà che diventa meno importante comprendere ogni volta qualcosa di nuovo. Crescerà invece il desiderio di contemplare l’opera già compiuta da Dio. Sarà come quando due inna-morati non si preoccupano più di dirsi cose nuove, ma stanno in silenzio sapendo di amarsi profondamente. Questa semplificazione della preghiera è un dono del Signore, secondo i tempi che non possono essere stabiliti in anticipo. Gli antichi autori chiamavano questo momento contemplatio. Proprio perché la Parola del Signore ha posto radici nel nostro cuore, produrrà frutto nella vita quoti-diana. Scopo della lectio, infatti, è la trasformazione dell’essere e dell’agire, resi nuovi dallo Spirito Santo Quali strumenti utilizzare per la lectio divina? Innanzitutto è bene utilizzare una buona edizione della Bibbia ed un Messale tasca-bile con le letture bibliche della liturgia domenicale. Due criteri vanno tenuti pre-senti per scegliere una edizione della Bibbia fra le tante disponibili. Il primo criterio: sarebbe bene che la traduzione sia quella del 2008 della CEI (=Conferenza Episcopale Italiana). Questo permette, innanzitutto, di avere una traduzione molto aggiornata ed approvata dai Vescovi italiani. Inoltre, questa tra-duzione è quella che si proclama durante la liturgia e questo permette di utilizzare lo stesso testo per la preghiera comunitaria e per quella personale. Il secondo criterio: che le note ed i rimandi da un brano all’altro siano di qualità. Questo permette di poter meglio comprendere i passi più difficili e di poter illumi-nare un determinato testo a partire da altri brani biblici che gli sono paralleli o che affrontano lo stesso tema. Tutti questi riferimenti, che provengono ovviamente

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dall’opera degli studiosi, aiutano a rispettare il testo nel suo vero significato e a non fraintenderlo a partire da prospettive unilaterali [9]. È molto utile, inoltre, munirsi di un quaderno da riservare allo studio della Bibbia. Su di esso si possono trascrivere tutti i versetti che si rivelano particolarmente belli e significativi ed, insieme, annotare tutte le domande alle quali non riusciamo a rispondere e che sarà opportuno rivolgere ogni tanto a qualche sacerdote che sap-piamo ben preparato. Questo lavoro è molto prezioso soprattutto quando siamo principianti; è molto importante, allora, confrontare le nostre riflessioni con qual-che maestro sapiente. Nel tempo, tutto questo può aprire la strada anche ad una vera e propria direzione spirituale che ci accompagnerà negli anni, man mano che la chiamata del Signore si farà più impegnativa. Il Messale tascabile contiene, invece, le letture bibliche che vengono proclamate nella liturgia. È prezioso per prepararsi alla liturgia domenicale e per poter tornare a meditare sui brani biblici proposti dalla liturgia, una volta terminata la celebra-zione. Non si deve mai dimenticare che la Liturgia della Parola all’interno della celebra-zione eucaristica è la forma più alta di lectio divina. In ogni eucarestia alla procla-mazione della Parola segue l’omelia che proclama l’attualità della Parola di Dio nell’oggi della storia per la comunità riunita. Viene poi la preghiera dei fedeli con la quale la Parola diviene preghiera per il mondo intero. Infine Cristo stesso si offre sull’altare ed i fedeli hanno piena comunione con lui, celebrando, ricevendo e con-templando ciò che la Parola ha annunziato. In questo modo, nell’eucarestia abbiamo come un modello di ciò che è la lectio divina personale. Da quali brani biblici partire per pregare con la Parola di Dio? Nello scegliere i brani su cui pregare è bene partire innanzitutto dai testi proclamati nella liturgia domenicale, perché sono i brani che la Chiesa ha scelto nella sua sa-pienza millenaria per accompagnare il cammino dei fedeli. La qualità della parteci-pazione alla messa sarà enormemente arricchita se ogni cristiano potrà leggerli prima di ascoltarli nella proclamazione liturgica e vi tornerà sopra per pregarvi ancora nei giorni che seguono la domenica. Si può poi pregare con la Bibbia leggendo consecutivamente un intero libro biblico – è la cosiddetta lectio cursiva, cioè la lettura di un libro capitolo per capitolo. In questo caso, la cosa migliore è cominciare dalla lettura dei vangeli che sono il cuo-re della Scrittura. Si può iniziare, ad esempio, da quello di Luca che si propone come scopo [10] di rendere salda la fede di chi lo legge. Si può anche chiedere consiglio al proprio confessore o al proprio padre spirituale, perché ci indichi la lettura di un libro biblico particolarmente adatto alla situazione

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che stiamo vivendo I gruppi di ascolto del vangelo, strumento prezioso per la lectio divina comu-nitaria Un’occasione preziosa per imparare a pregare con la Bibbia è quella della parteci-pazione ai gruppi o centri di ascolto del Vangelo, riproposti dal papa Benedetto XVI in occasione del Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma [11]. Il suo inter-vento situava questi gruppi all’interno di una dinamica missionaria della Chiesa. Infatti, la presenza di piccoli gruppi nei condomini o negli ambienti di lavoro, faci-lita la partecipazione di persone che non frequentano assiduamente la vita delle comunità cristiane. Questi gruppi debbono caratterizzarsi per una capacità di accoglienza, rispettosa della libertà e dei tempi di maturazione delle persone che vi partecipano. È bene che il moderatore del gruppo, che potrebbe essere affiancato da un segretario, tenga i rapporti con il parroco o con i coordinatori della pastorale d’ambiente, in maniera da rendere evidente a tutti i partecipanti del gruppo che l’esperienza che si propone è profondamente ecclesiale. Il moderatore deve far sì che ogni persona possa esprimersi, senza esagerare i tem-pi del proprio intervento, pena l’affaticamento del cammino di tutti gli altri. L’incontro si aprirà sempre con l’invocazione dello Spirito Santo e la lettura del brano biblico. Dopo un momento di preghiera silenziosa, i partecipanti possono essere invitati a tre giri successivi di interventi: in una prima tornata, i partecipanti potrebbero rileggere ad alta voce un singolo versetto del testo appena proclamato, in un secondo giro potrebbero esprimere le motivazioni della scelta di quel deter-minato testo indicando quale aspetto li ha maggiormente toccati, in una terza torna-ta ognuno potrebbe esprimere una preghiera a partire dal brano letto. È importante che il gruppo si mantenga sempre aperto e che vi siano accolte anche persone che partecipano solo saltuariamente, senza pretendere niente da nessuno. Questo permetterà che il gruppo mantenga una fisionomia missionaria e che non si rinchiuda in se stesso.

Note al testo [1] Alessandro Manzoni, ne I promessi sposi, fa eco al profeta Geremia afferman-do: «Così fatto è questo guazzabuglio del cuore umano»! [2] Una bellissima espressione di Dante Alighieri recita: Io cominciai, come colui che brama, / dubitando, consiglio da persona / che vede e vuol dirittamente e ama (Dante Alighieri, Paradiso, XVII, vv. 103-105). [3] Hans Urs von Balthasar, Solo l’amore è credibile, Borla, Roma, 1977, pp. 54-56.

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[4] Henri de Lubac, Esegesi medioevale, Edizioni Paoline, Roma, 1972, I, pp. 353-354. [5] Dei Verbum 11, che specifica in che senso la Sacra Scrittura debba essere rite-nuta vera ed inerrante. [6] Così ha scritto in merito papa Benedetto XVI: «L'ermeneutica cristologica, che in Gesù Cristo vede la chiave del tutto e, partendo da Lui, apprende a capire la Bibbia come unità, presuppone una scelta di fede e non può derivare dal puro me-todo storico. Ma questa scelta di fede ha dalla sua la ragione - una ragione storica [...] La Scrittura è cresciuta nel e dal soggetto vivo del popolo di Dio in cammino e vive in esso. [...] Il popolo di Dio - la Chiesa - è il soggetto vivo della Scrittura; in esso le parole della Bibbia sono sempre presenza. Naturalmente, però, si richiede che questo popolo riceva se stesso da Dio, ultimamente dal Cristo incarnato e da Lui si lasci ordinare, condurre e guidare» (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, Gesù di Nazaret, Rizzoli, Milano, 2007, pp. 15-17). [7] Dal Messaggio al popolo di Dio del Sinodo sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, 9. [8] Idem. [9] Solo a titolo di esempio, rispettano questi criteri la Bibbia di Gerusalemme (detta così perché l’apparato critico è stato curato dai domenicani della Scuola bi-blica di Gerusalemme), la Bibbia TOB (abbreviazione di Traduction Oecumenique de la Bible, perché le note sono state preparate in Francia da biblisti di diverse con-fessioni), la Bibbia, via, verità e vita (realizzata in Italia, con indicazioni sull’utilizzo liturgico dei diversi brani e con brevi note teologiche), ma anche molte altre edizioni che potrebbero essere consigliate. [10] Cfr. Lc 1,1-4. [11] «Prodigatevi a ridar vita in ogni parrocchia, come ai tempi della Missione cittadina, ai piccoli gruppi o centri di ascolto di fedeli che annunciano Cristo e la sua Parola, luoghi dove sia possibile sperimentare la fede, esercitare la carità, organizzare la speranza. Questo articolarsi delle grandi parrocchie urbane attra-verso il moltiplicarsi di piccole comunità permette un respiro missionario più lar-go, che tiene conto della densità della popolazione, della sua fisionomia sociale e culturale, spesso notevolmente diversificata. Sarebbe importante se questo metodo pastorale trovasse efficace applicazione anche nei luoghi di lavoro, oggi da evan-gelizzare con una pastorale di ambiente ben pensata, poiché per l’elevata mobilità sociale la popolazione vi trascorre gran parte della giornata» (Benedetto XVI, Discorso al Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, 26/5/2009).

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"Con Cristo siete sepolti nel Battesimo, con lui siete anche risorti" (cfr Col 2,12) Cari fratelli e sorelle,

la Quaresima, che ci conduce alla celebrazione della Santa Pasqua, è per la Chiesa un tempo liturgico assai prezioso e importante, in vista del quale sono lieto di rivolgere una parola specifica perché sia vissuto con il dovuto impegno. Mentre guarda all’incontro definitivo con il suo Sposo nella Pasqua eterna, la Comunità ecclesiale, assidua nella preghiera e nella carità operosa, intensifica il suo cammino di purificazione nello spirito, per attingere con maggiore abbondanza al Mistero della redenzione la vita nuova in Cristo Signore (cfr Prefazio I di Quaresima).

1. Questa stessa vita ci è già stata trasmessa nel giorno del nostro Battesimo, quando, "divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo", è iniziata per noi "l’avventura gioiosa ed esaltante del discepolo" (Omelia nella Festa del Battesimo del Signore, 10 gennaio 2010). San Paolo, nelle sue Lettere, insiste ripetutamente sulla singolare comunione con il Figlio di Dio realizzata in questo lavacro. Il fatto che nella maggioranza dei casi il Battesimo si riceva da bambini mette in evidenza che si tratta di un dono di Dio: nessuno merita la vita eterna con le proprie forze. La misericordia di Dio, che cancella il peccato e permette di vivere nella propria esistenza "gli stessi sentimenti di Cristo Gesù" (Fil 2,5), viene comunicata all’uomo gratuitamente.

L’Apostolo delle genti, nella Lettera ai Filippesi, esprime il senso della trasfor-mazione che si attua con la partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo, indi-candone la meta: che "io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la comunione alle sue sofferenze, facendomi conforme alla sua morte, nella speranza di giungere alla risurrezione dai morti" (Fil 3,10-11). Il Battesimo, quindi, non è un rito del passato, ma l’incontro con Cristo che informa tutta l’esistenza del battezza-to, gli dona la vita divina e lo chiama ad una conversione sincera, avviata e soste-nuta dalla Grazia, che lo porti a raggiungere la statura adulta del Cristo.

Un nesso particolare lega il Battesimo alla Quaresima come momento favore-vole per sperimentare la Grazia che salva. I Padri del Concilio Vaticano II hanno richiamato tutti i Pastori della Chiesa ad utilizzare "più abbondantemente gli ele-menti battesimali propri della liturgia quaresimale" (Cost. Sacrosanctum Conci-lium, 109). Da sempre, infatti, la Chiesa associa la Veglia Pasquale alla celebrazio-

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MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI PER LA QUARESIMA 2011

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ne del Battesimo: in questo Sacramento si realizza quel grande mistero per cui l’uomo muore al peccato, è fatto partecipe della vita nuova in Cristo Risorto e rice-ve lo stesso Spirito di Dio che ha risuscitato Gesù dai morti (cfr Rm 8,11). Questo dono gratuito deve essere sempre ravvivato in ciascuno di noi e la Quaresima ci offre un percorso analogo al catecumenato, che per i cristiani della Chiesa antica, come pure per i catecumeni d’oggi, è una scuola insostituibile di fede e di vita cri-stiana: davvero essi vivono il Battesimo come un atto decisivo per tutta la loro esi-stenza.

2. Per intraprendere seriamente il cammino verso la Pasqua e prepararci a cele-brare la Risurrezione del Signore - la festa più gioiosa e solenne di tutto l’Anno liturgico - che cosa può esserci di più adatto che lasciarci condurre dalla Parola di Dio? Per questo la Chiesa, nei testi evangelici delle domeniche di Quaresima, ci guida ad un incontro particolarmente intenso con il Signore, facendoci ripercorrere le tappe del cammino dell’iniziazione cristiana: per i catecumeni, nella prospettiva di ricevere il Sacramento della rinascita, per chi è battezzato, in vista di nuovi e decisivi passi nella sequela di Cristo e nel dono più pieno a Lui.

La prima domenica dell’itinerario quaresimale evidenzia la nostra condizione dell’uomo su questa terra. Il combattimento vittorioso contro le tentazioni, che dà inizio alla missione di Gesù, è un invito a prendere consapevolezza della propria fragilità per accogliere la Grazia che libera dal peccato e infonde nuova forza in Cristo, via, verità e vita (cfr Ordo Initiationis Christianae Adultorum, n. 25). E’ un deciso richiamo a ricordare come la fede cristiana implichi, sull’esempio di Gesù e in unione con Lui, una lotta "contro i dominatori di questo mondo tenebroso" (Ef 6,12), nel quale il diavolo è all’opera e non si stanca, neppure oggi, di tentare l’uomo che vuole avvicinarsi al Signore: Cristo ne esce vittorioso, per aprire anche il nostro cuore alla speranza e guidarci a vincere le seduzioni del male.

Il Vangelo della Trasfigurazione del Signore (seconda domenica) pone davanti ai nostri occhi la gloria di Cristo, che anticipa la risurrezione e che annuncia la divinizzazione dell’uomo. La comunità cristiana prende coscienza di essere con-dotta, come gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, "in disparte, su un alto mon-te" (Mt 17,1), per accogliere nuovamente in Cristo, quali figli nel Figlio, il dono della Grazia di Dio: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compia-cimento. Ascoltatelo" (v. 5). E’ l’invito a prendere le distanze dal rumore del quoti-diano per immergersi nella presenza di Dio: Egli vuole trasmetterci, ogni giorno, una Parola che penetra nelle profondità del nostro spirito, dove discerne il bene e il male (cfr Eb 4,12) e rafforza la volontà di seguire il Signore.

La domanda di Gesù alla Samaritana: "Dammi da bere" (Gv 4,7), che viene proposta nella liturgia della terza domenica, esprime la passione di Dio per ogni uomo e vuole suscitare nel nostro cuore il desiderio del dono dell’ "acqua che zam-pilla per la vita eterna" (v. 14): è il dono dello Spirito Santo, che fa dei cristiani

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"veri adoratori" in grado di pregare il Padre "in spirito e verità" (v. 23). Solo quest’acqua può estinguere la nostra sete di bene, di verità e di bellezza! Solo quest’acqua, donataci dal Figlio, irriga i deserti dell’anima inquieta e insoddisfatta, "finché non riposa in Dio", secondo le celebri parole di sant’Agostino.

La "domenica del cieco nato" (la quarta) presenta Cristo come luce del mondo. Il Vangelo interpella ciascuno di noi: "Tu, credi nel Figlio dell’uomo?". "Credo, Signore!" (Gv 9,35.38), afferma con gioia il cieco nato, facendosi voce di ogni credente. Il miracolo della guarigione è il segno che Cristo, insieme alla vista, vuo-le aprire il nostro sguardo interiore, perché la nostra fede diventi sempre più pro-fonda e possiamo riconoscere in Lui l’unico nostro Salvatore. Egli illumina tutte le oscurità della vita e porta l’uomo a vivere da "figlio della luce".

Quando, nella quinta domenica, ci viene proclamata la risurrezione di Lazzaro, siamo messi di fronte al mistero ultimo della nostra esistenza: "Io sono la risurre-zione e la vita… Credi questo?" (Gv 11,25-26). Per la comunità cristiana è il mo-mento di riporre con sincerità, insieme a Marta, tutta la speranza in Gesù di Naza-reth: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo" (v. 27). La comunione con Cristo in questa vita ci prepara a superare il confine della morte, per vivere senza fine in Lui. La fede nella risurrezione dei morti e la speranza della vita eterna aprono il nostro sguardo al senso ultimo della nostra esistenza: Dio ha creato l’uomo per la risurrezione e per la vita, e questa verità dona la dimensione autentica e definitiva alla storia degli uomini, alla loro esistenza personale e al loro vivere sociale, alla cultura, alla politica, all’economia. Privo della luce della fede l’universo intero finisce rinchiuso dentro un sepolcro senza futuro, senza speranza.

Il percorso quaresimale trova il suo compimento nel Triduo Pasquale, partico-larmente nella Grande Veglia nella Notte Santa: rinnovando le promesse battesima-li, riaffermiamo che Cristo è il Signore della nostra vita, quella vita che Dio ci ha comunicato quando siamo rinati "dall’acqua e dallo Spirito Santo", e riconfermia-mo il nostro fermo impegno di corrispondere all’azione della Grazia per essere suoi discepoli.

3. Il nostro immergerci nella morte e risurrezione di Cristo attraverso il Sacra-mento del Battesimo, ci spinge ogni giorno a liberare il nostro cuore dal peso delle cose materiali, da un legame egoistico con la "terra", che ci impoverisce e ci impe-disce di essere disponibili e aperti a Dio e al prossimo. In Cristo, Dio si è rivelato come Amore (cfr 1Gv 4,7-10). La Croce di Cristo, la "parola della Croce" manife-sta la potenza salvifica di Dio (cfr 1Cor 1,18), che si dona per rialzare l’uomo e portargli la salvezza: amore nella sua forma più radicale (cfr Enc. Deus caritas est, 12). Attraverso le pratiche tradizionali del digiuno, dell’elemosina e della preghie-ra, espressioni dell’impegno di conversione, la Quaresima educa a vivere in modo sempre più radicale l’amore di Cristo. Il digiuno, che può avere diverse motivazio-

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ni, acquista per il cristiano un significato profondamente religioso: rendendo più povera la nostra mensa impariamo a superare l’egoismo per vivere nella logica del dono e dell’amore; sopportando la privazione di qualche cosa - e non solo di super-fluo - impariamo a distogliere lo sguardo dal nostro "io", per scoprire Qualcuno accanto a noi e riconoscere Dio nei volti di tanti nostri fratelli. Per il cristiano il digiuno non ha nulla di intimistico, ma apre maggiormente a Dio e alle necessità degli uomini, e fa sì che l’amore per Dio sia anche amore per il prossimo (cfr Mc 12,31).

Nel nostro cammino ci troviamo di fronte anche alla tentazione dell’avere, dell’avidità di denaro, che insidia il primato di Dio nella nostra vita. La bramosia del possesso provoca violenza, prevaricazione e morte; per questo la Chiesa, spe-cialmente nel tempo quaresimale, richiama alla pratica dell’elemosina, alla capaci-tà, cioè, di condivisione. L’idolatria dei beni, invece, non solo allontana dall’altro, ma spoglia l’uomo, lo rende infelice, lo inganna, lo illude senza realizzare ciò che promette, perché colloca le cose materiali al posto di Dio, unica fonte della vita. Come comprendere la bontà paterna di Dio se il cuore è pieno di sé e dei propri progetti, con i quali ci si illude di potersi assicurare il futuro? La tentazione è quel-la di pensare, come il ricco della parabola: "Anima mia, hai a disposizione molti beni per molti anni…". Conosciamo il giudizio del Signore: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita…" (Lc 12,19-20). La pratica dell’elemosina è un richiamo al primato di Dio e all’attenzione verso l’altro, per riscoprire il nostro Padre buono e ricevere la sua misericordia.

In tutto il periodo quaresimale, la Chiesa ci offre con particolare abbondanza la Parola di Dio. Meditandola ed interiorizzandola per viverla quotidianamente, impa-riamo una forma preziosa e insostituibile di preghiera, perché l’ascolto attento di Dio, che continua a parlare al nostro cuore, alimenta il cammino di fede che abbia-mo iniziato nel giorno del Battesimo. La preghiera ci permette anche di acquisire una nuova concezione del tempo: senza la prospettiva dell’eternità e della trascen-denza, infatti, esso scandisce semplicemente i nostri passi verso un orizzonte che non ha futuro. Nella preghiera troviamo, invece, tempo per Dio, per conoscere che "le sue parole non passeranno" (cfr Mc 13,31), per entrare in quell’intima comunio-ne con Lui "che nessuno potrà toglierci" (cfr Gv 16,22) e che ci apre alla speranza che non delude, alla vita eterna.

In sintesi, l’itinerario quaresimale, nel quale siamo invitati a contemplare il Mistero della Croce, è "farsi conformi alla morte di Cristo" (Fil 3,10), per attuare una conversione profonda della nostra vita: lasciarci trasformare dall’azione dello Spirito Santo, come san Paolo sulla via di Damasco; orientare con decisione la nostra esistenza secondo la volontà di Dio; liberarci dal nostro egoismo, superando l’istinto di dominio sugli altri e aprendoci alla carità di Cristo. Il periodo quaresi-male è momento favorevole per riconoscere la nostra debolezza, accogliere, con

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una sincera revisione di vita, la Grazia rinnovatrice del Sacramento della Penitenza e camminare con decisione verso Cristo.

Cari fratelli e sorelle, mediante l’incontro personale col nostro Redentore e at-traverso il digiuno, l’elemosina e la preghiera, il cammino di conversione verso la Pasqua ci conduce a riscoprire il nostro Battesimo. Rinnoviamo in questa Quaresi-ma l’accoglienza della Grazia che Dio ci ha donato in quel momento, perché illu-mini e guidi tutte le nostre azioni. Quanto il Sacramento significa e realizza, siamo chiamati a viverlo ogni giorno in una sequela di Cristo sempre più generosa e au-tentica. In questo nostro itinerario, ci affidiamo alla Vergine Maria, che ha genera-to il Verbo di Dio nella fede e nella carne, per immergerci come Lei nella morte e risurrezione del suo Figlio Gesù ed avere la vita eterna. Dal Vaticano, 4 novembre 2010

BENEDICTUS PP XVI

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Vi proponiamo due testi per accompagnare il nostro cammino spirituale. Questi titoli ed altri ancora si possono trovare sul banco AVE presente in Basilica durante gli esercizi dal 31 marzo al 2 aprile dalle ore 19.30 alle 21.00. CON VOI ANCORA E SEMPRE di Domenico Sigalini Vangeli e pensieri dal Triduo pasquale a Pentecoste La Pasqua, con i suoi cinquanta giorni, è lo spazio opportuno in cui al cri-stiano è chiesto di esercitarsi nell'arte di una vita gioiosa Questo tempo, che va dal Triduo fino alla Pentecoste, diventa per tutti l'oc-casione per aprirsi alla meraviglia, per guadagnare in stupore, per abban-donare i nostri calcoli, le previsioni, e diventare, finalmente, disponibili alle sorprese di Dio: la notte non ha ingoiato la Luce per sempre e per questo è anche tempo di missione, missione «fino agli estremi confini», cioè fino al cuore di ogni uomo. Monsignor Sigalini, con la sua penna sempre attenta a non tralasciare le esigenze del cuore umano e l'affidabilità delle promesse di Dio, ci accom-pagna in questo itinerario, durante il quale è davvero bello lasciarsi affasci-nare dal Cristo che rimane con noi, ancora e sempre. Di nuovo! CHI AMA EDUCA di Francesco Miano Vocazione, cura e impegno formativo. Tracce per un percorso Sulla questione educativa «il contributo dell'Ac sarà fortissimo. Noi abbia-mo un immenso patrimonio da valorizzare, sia nel senso di elaborazione culturale di nuove idee che come esperienza da mettere in gioco». Franco Miano, presidente dell'Azione cattolica, riflette ad alta voce sul pianeta-educazione, cui la Chiesa italiana ha deciso di dedicare gli Orientamenti pastorali per il prossimo decennio. E nasce Chi ama educa. «L'Ac - prosegue Miano - ha sempre posto il tema dell'educazione al centro del suo percorso associativo e tanti laici credenti, così come molti cittadini impegnati in politica oggi come ieri, si sono formati alla scuola dell'Ac. Si tratta di rilanciare la nostra proposta educativa, rileggendola alla luce delle emergenze dell'oggi che, ancora più di ieri, richiedono di porre al centro una proposta integrale per la persona, capace di coniugare adeguatamente tutte le dimensioni della vita».

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Un libro in Quaresima!

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Presentazione .............................................................................. 3

Il luogo: santa Croce in Gerusalemme ...................................... 5

Introduzione generale agli esercizi spirituali ............................ 9 Dalle tenebre alla luce (Gv 9, 1-41) .......................................... 9 Come lampade accese ............................................................. 11 Far penetrare il Vangelo in profondità .................................... 15 I consigli evangelici per portare al mondo la luce di Cristo ... 16

Giovedì 31 marzo – Amare Dio al di sopra di tutto ................. 19 Preghiera del mattino .............................................................. 19 Preghiera a metà giornata ........................................................ 24 Preghiera serale ....................................................................... 28 Meditazione ............................................................................. 30

Venerdì 1° aprile – Poveri con Cristo povero ........................... 37 Preghiera del mattino .............................................................. 37 Preghiera a metà giornata ........................................................ 41 Preghiera serale ....................................................................... 44 Meditazione ............................................................................. 47

Sabato 2 aprile – Obbedire alla voce del Signore ..................... 52 Preghiera del mattino .............................................................. 52 Preghiera a metà giornata ........................................................ 55 Preghiera serale ....................................................................... 59 Meditazione ............................................................................. 62

Canti ........................................................................................... 68

Per continuare a pregare .......................................................... 71 Lectio divina ........................................................................... 72 Messaggio di Papa Benedetto XVI per la Quaresima 2011 .... 82 Un libro in Quaresima ............................................................. 87

Indice .......................................................................................... 88

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