64
Feste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche immemorabili l’umanità sente il bisogno di calcolare, segnare e in qualche modo celebrare quella dimensione impalpabile che si chiama tempo e che col suo trascorrere è inestricabilmente legata alla condizione stessa dell’esistenza di ogni cosa.I primi oggetti di pietra incisi da mano umana, risalenti a 300.000 anni fa, riportano tacche e scalfitture che, secondo molti studiosi, dimostrerebbero una rudimentale registrazione delle fasi lunari. La luna, attraverso le sue fasi (novilunio, primo quarto, plenilunio, ultimo quarto) è infatti un formidabile strumento di misurazione del tempo: trascorrono circa 29 giorni e mezzo tra un plenilunio e l’altro. Un’attenta registrazione dei pleniluni permetteva alle genti preistoriche di stabilire il momento della migrazione della selvaggina o della maturazione dei frutti del sottobosco. Per migliaia di anni quindi, le tribù di cacciatori e di raccoglitori hanno calcolato il trascorrere del tempo in base alle lunazioni. Possiamo tranquillamente supporre che gli uomini preistorici avessero nomi particolari per ciascuna delle ricorrenti lune nelle varie stagioni, a somiglianza di quanto hanno fatto fino ad epoche recenti molte popolazioni rimaste all’Età Paleolitica (o “della antica pietra”), quali ad esempio i nativi Americani. Così la luna di luglio era per i Dakota “la luna in cui le oche perdono le vecchie penne” e per i Mandan “la luna delle ciliegie”. Ma forse chi contò le lune non fu il primo uomo ma la prima donna... Le parole “mese 1t , “misura”, “mestruazione”, derivano tutte da una radice comune che indica la luna. Una perdita di sangue non collegata alla morte bensì alla fertilità e quindi alla vita, doveva apparire come un evento sacro. Luna-donna-sangue- fertilità: questa fu probabilmente la prima costellazione di significati simbolici legati al trascorrere del tempo. Successivamente, nell’Età Neolitica (o “della nuova pietra”), con il passaggio ad un tipo di civiltà basata sull’agricoltura e sull’allevamento di bestiame, si svilupparono complessi calendari luni-solari, solari e stagionali, i quali regolavano le esigenze di culture sempre più raffinate. Non era raro il caso di civiltà che utilizzavano contemporaneamente diversi tipi di calendario, come i Maya che avevano un anno sacro di 260 giorni accanto ad un calendario solare di 365 giorni. L’archeologia ci ha restituito numerosi calendari antichi, scolpiti o incisi su pietra, terracotta o metallo: tutti rivelano sorprendenti conoscenze astronomiche e matematiche in popolazioni che a lungo furono considerate poco più che selvagge. Così la

Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Feste PaganeDi Roberto fattore

IntroduzioneLA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARIDa epoche immemorabili l’umanità sente il bisogno di calcolare, segnare e in qualche modo celebrare quella dimensione impalpabile che si chiama tempo e che col suo trascorrere è inestricabilmente legata alla condizione stessa dell’esistenza di ogni cosa.I primi oggetti di pietra incisi da mano umana, risalenti a 300.000 anni fa, riportano tacche e scalfitture che, secondo molti studiosi, dimostrerebbero una rudimentale registrazione delle fasi lunari. La luna, attraverso le sue fasi (novilunio, primo quarto, plenilunio, ultimo quarto) è infatti un formidabile strumento di misurazione del tempo: trascorrono circa 29 giorni e mezzo tra un plenilunio e l’altro. Un’attenta registrazione dei pleniluni permetteva alle genti preistoriche di stabilire il momento della migrazione della selvaggina o della maturazione dei frutti del sottobosco. Per migliaia di anni quindi, le tribù di cacciatori e di raccoglitori hanno calcolato il trascorrere del tempo in base alle lunazioni. Possiamo tranquillamente supporre che gli uomini preistorici avessero nomi particolari per ciascuna delle ricorrenti lune nelle varie stagioni, a somiglianza di quanto hanno fatto fino ad epoche recenti molte popolazioni rimaste all’Età Paleolitica (o “della antica pietra”), quali ad esempio i nativi Americani. Così la luna di luglio era per i Dakota “la luna in cui le oche perdono le vecchie penne” e per i Mandan “la luna delle ciliegie”.Ma forse chi contò le lune non fu il primo uomo ma la prima donna... Le parole “mese1t, “misura”, “mestruazione”, derivano tutte da una radice comune che indica la luna. Una perdita di sangue non collegata alla morte bensì alla fertilità e quindi alla vita, doveva apparire come un evento sacro. Luna-donna-sangue-fertilità: questa fu probabilmente la prima costellazione di significati simbolici legati al trascorrere del tempo.Successivamente, nell’Età Neolitica (o “della nuova pietra”), con il passaggio ad un tipo di civiltà basata sull’agricoltura e sull’allevamento di bestiame, si svilupparono complessi calendari luni-solari, solari e stagionali, i quali regolavano le esigenze di culture sempre più raffinate. Non era raro il caso di civiltà che utilizzavano contemporaneamente diversi tipi di calendario, come i Maya che avevano un anno sacro di 260 giorni accanto ad un calendario solare di 365 giorni.L’archeologia ci ha restituito numerosi calendari antichi, scolpiti o incisi su pietra, terracotta o metallo: tutti rivelano sorprendenti conoscenze astronomiche e matematiche in popolazioni che a lungo furono considerate poco più che selvagge. Così la cultura celtica ci ha tramandato il cosiddetto calendario di Coligny (Francia, 20 secolo d. C.), grazie al quale si è scoperto che i Galli facevano uso di un complesso sistema luni-solare di computo degli anni.Inoltre è ormai assodato (anche a livello accademico grazie a studi Dluridecennali condotti con l’ausilio di computer e di elaborate simulazioni matematiche) che molte colossali costruzioni dell’antichità furono erette tenendo conto di precisi orientamenti astronomici, quali il sorgere di sole, luna e certe stelle in determinati momenti dell’anno. Così furono costruite le piramidi egizie e maya, i nuraghi della Sardegna, i grandi monumenti megalitici di Stonehenge, Avebury e Newgrange, oltre a tutti i templi e i santuari del mondo antico.I calendari elaborati dalle antiche civiltà regolavano ogni momento della vita; rituali religiosi, cerimonie civili, attività economiche e culturali si tenevano in

Page 2: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

date precise, determinate da sacerdoti-astronomi. La stessa fondazione di nuove città doveva avvenire in un giorno stabilito e non prima né dopo.Ora, a noi moderni può sembrare eccessiva, quasi maniacale, questa attenzione degli antichi verso tutti i fatti cosmici e stagionali. In fondo, per le semplici esigenze di quelle epoche pre-industriali, sarebbe bastato molto di meno per determinare il momento in cui seminare il grano o condurre nei pascoli primaverili il bestiame. A cosa servivano ad esempio un calendario basato sul pianeta Venere o la conoscenza del ciclo metonico? (1)A cosa mai poteva servire il complicatissimo sistema calendariale dei Maya che teneva conto persino di cicli di 64 milioni di anni?Il fatto è che i calendari antichi non avevano solo una funzione utilitaristica, bensì rispondevano a profonde esigenze spirituali, riflettenti una precisa concezione sacrale del cosmo.

(1)11 ciclo metonico, così chiamato dall’astronomo greco Metone (V 0

sec. a. C.) è un ciclo luni-solare di 19 anni solari (pari esatta mente a 235 lunazioni per un totale di 6940 giorni) trascorso il quale gli eventi celesti si ripetono nell’identica successione.

L’uomo antico, a differenza di quello moderno (la cui esistenza si svolge ormai tutta all’interno di un orizzonte materialistico e deterministico), si sentiva parte costitutiva dell’universo, visto come un tutt’uno (universo per l’appunto...), una trama dell’essere dove ogni “filo” era collegato agli altri per mezzo di legami sottilissimi eppure indistruttibili. La stessa divinità non era un ente separato dal cosmo ma allo stesso tempo creatrice e parte essenziale dell’universo. In questo cosmo dove anche il più piccolo granello di sabbia era unito misteriosamente a stelle e pianeti (una concezione simile tra l’altro a quelle delle più avanzate teorie scientifiche), l’essere umano si considerava, pur con tutti i suoi limiti, un collaboratore degli Dei nell’impegnativo compito di mantenere l’ordine cosmico, un “Figlio della Terra e del Cielo stellato” come recitano le antiche iscrizioni orfiche.Ogni momento di passaggio determinato dai moti celesti (il Cielo) e dal volgere delle stagioni (la Terra) veniva a configurarsi come un momento sacro, caratterizzato da energie particolari, vibrazioni specifiche che risuonavano secondo regole precise nel mondo minerale, vegetale ed animale, nonché ovviamente in quel microcosmo che è il complesso umano di corpo-anima-spirito.Così questi momenti particolari, queste date dell’anno, venivano celebrate con riti e feste che avevano lo scopo di permettere agli esseri umani di entrare in contatto con le forze cosmiche, più percepibili allora che in qualsiasi altro momento. E allo stesso tempo gli umani avevano la possibilità di aiutare con le proprie energie queste forze affinché il mondo potesse continuare ad esistere in modo conforme alle eterne leggi della Natura.I momenti critici dell’anno venivano dunque ad assumere, secondo queste antiche concezioni, la natura di “porte”. Porte che periodicamente si aprivano su altre dimensioni, consentendo a tutti un sia pur fugace contatto con le ener-gie divine, contatto che era altrimenti privilegio di pochi iniziati ed eroi mitici.Quelli che noi oggi denominiamo calendari, per le antiche civiltà erano in realtà complessi e raffinati codici rituali, elaborati al fine di costituire un collegamento cosmico con la Terra e il Cielo.Pur diversi l’uno dall’altro per motivi culturali e ambientali, condividevano in

Page 3: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

varia misura una concezione comune: in essi il tempo non appariva come una sequenza lineare di fatti unici e casuali ma come un ciclo eterno di nascita-vita-morte-rinascita. Il cerchio era il simbolo che caratterizzava questa concezione ciclica (dal greco kyklos = cerchio) dello scorrere del tempo. E la parola latina annus, anno, significa appunto circolo. La figura di un serpente circolare che si morde la coda, l’ouroboros egizio, èforse la rappresentazione iconografica più diffusa della concezione ciclica del tempo.

LA CONCEZIONE CICLICA DEL TEMPO

Per gli antichi ogni cosa era inserita all’interno di un ciclo, ognuna con il proprio ritmo e la propriaenergia particolare:dal ciclo lunare mensile a quello stagionale-annuale fino ai cicli maggiori del Grande Anno (2) e delle Grandi Ere.Secondo quest’ultima dottrina, comune a moltissime civiltà antiche, l’umanità era passata da una mitica epoca di beatitudine e di armonia con il cosmo a ere sempre più degradate, fino al caos e alla dissoluzione. Questa era la dottrina greca delle quattro ere (dell’Oro, dell’Argento, del Bronzo e del Ferro), rispecchiante quella induista dei quattro Yuga (Krita, Treta, Dvapara e Kali). Anche i Nativi Americani narravano di un bisonte cosmico che si reggeva sulle sue quattro zampe: ad ogni era ne perdeva una. Per inciso oggi ci troviamo nell’Era del Ferro o Kali Yuga (Età Oscura) e il bisonte a fatica si regge su una sola zampa...Ma in tutte queste visioni la fine di ogni ciclo non conduce ad una fine assoluta bensì ad un nuovo inizio, dove gli esseri ricominciano ad animare la trama di un cosmo rigenerato, diverso dal precedente eppure uguale ad esso. Quella che a noi può sembrare una ripetizione ossessiva di gesti, azioni e cicli, per gli antichi non era altro che la conferma rassicurante delle eterne leggi del cosmo, leggi che fondono

(2) I 25.920 anni circa determinati dalla precessione degli equinozi, cioè dal lento movimento della Terra intorno al proprio asse, il quale fa sì che il punto vernale - l’equinozio di primavera - si sposti molto lentamente a ritroso lungo il cerchio zodiacale, sorgendo ogni 2.000 anni circa in un segno zodiacale diverso.

in un’ armonia perfetta sia l’ordine che il caos, la luce e la tenebra, la vita e la morte. Gli antichi forse sarebbero rimasti sgomenti di fronte alla nostra moderna concezione lineare di un tempo che sorge dal nulla e in una linea ascendente di “progresso” termina ugualmente nel nulla, lasciando il posto a nebulosi regni ultraterreni, paradisi, inferni o nirvana che siano. Per gli antichi ogni fine era un inizio e ogni inizio una fine, dove ogni cosa esistente era coinvolta, non solo a livello spirituale ma anche a livello materiale.Come recita il poema nordico Vòluspa (“I detti di colei che vede - la profetessa -):“Ella vede sollevarsi / in un’altra era / la terra dal mare / di nuovo verdeggi ante; / cadono le cascate / vola alta l’aquila / che sui monti / va a caccia di pesciLa Natura ricomincia cioè in ogni cicIo il suo corso nel fluire delle acque e nella vita degli animali. Questa è una verità che tutti possono constatare di persona

Page 4: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

nello scorrere delle stagioni e nei cicli astronomici. A ogni inverno segue una primavera, a ogni luna vecchia segue una luna nuova. Per gli uomini e le donne dei tempi antichi tutto ciò non era un dogma di fede né un’astratta teoria scientifica, ma era una realtà concreta che creava e modellava le loro vite.La dottrina ciclica del tempo può essere benissimo rappresentata da una ruota, la Ruota dell’Anno che percorre il suo cammino lungo sentieri sempre diversi eppure sempre uguali.Dalle concezioni pre-cristiane dell’antica Europa emerge così l’immagine di una ruota a otto raggi, ciascuno dei quali corrisponde ad un momento critico di passaggio, ad una festa sacra. L’esistenza di questo calendario è stata a voltecriticata come una moderna ricostruzione, una fantasia poetica. Ma queste critiche non colgono due aspetti importanti:

• ciascuna delle otto feste ha dietro di sé una storia antichissimadi tradizioni e di mitologie, come si evidenzierà nei vari capitoli di questo libro, dedicati a ciascuna di esse;• tutti i popoli hanno riformato e adattato continuamente i loro calendari nel corso della storia, per adeguarli ai propri bisogni materiali e spirituali: seppure non sempre e non tutte le popolazioni europee abbiamo celebrato tutte le otto feste sacre, seppure non a tutte le feste sia stata attribuita pari importanza nelle varie epoche, è pur vero che i calendari antichi sono in gran parte modellati su questo semplice, ottuplice schema.

La Ruota dell’Anno è un calendario sacro che unisce e fonde in sé due separati eppure connessi cicli: il primo ciclo è quello del mistico viaggio del Sole attraverso il cielo, che si snoda attraverso i due solstizi e i due equinozi, narrandoci la nascita, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia dell’astro.Il secondo ciclo è quello stagionale, che ci mostra le vicissitudini delle divinità agrarie e pastorali attraverso il tema di semina-fioritura-maturazione-raccolto.Queste ultime feste sono chiamate col loro nome celtico perché i Celti ci hanno lasciato un ricco patrimonio mitico e folklorico su di esse anche se, come vedremo, le medesime date erano celebrate con diversi nomi presso altre civil-tà europee e mediterranee.

I due cicli sono in realtà tra loro collegati e interdipendenti, poiché le stagioni dipendono dai moti del Sole e il Sole si manifesta attraverso i mutamenti stagionali. Essi formano un insieme armonioso e coerente, suddividendo l’intero anno in otto “spicchi” di uguale durata.Occorre ricordare però che l’ottuplice ruota non ha soloun significato esteriore, materiale, ‘naturalistico”, poiché i momenti critici di passaggio nello scorrere del tempo hanno una risonanza anche a livello dell’interiorità umana. Risonanza psicologica perché ogni fase del ciclo influisce indubbiamente sul nostro umore e sul nostro comportamento (anche se purtroppo al giorno d’oggi raramente ce ne rendiamo conto). E anche risonanza a livello spirituale, dal momento che le feste sacre ci offrono la possibilità di riconnetterci alle energie divine del cosmo e della Natura, rispettando la funzione principale di tutti i calendari così come erano stati ideati nell’antichità.Per tutti questi motivi la Ruota dell’Anno ha conservato tutta la sua validità nel corso dei secoli, e ancora oggi è il calendario sacro di tutti quei movimenti spirituali che si rifanno alle religioni della Natura: Neo-Druidismo, Neo-Paganesimo, Wicca, Spiritualità della Dea e altri ancora. Inoltre il suo schema è

Page 5: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

sottinteso ancora a moltissime celebrazioni folkloriche o cristiane, anche se di ciò ovviamente non sempre siamo consapevoli.Quello che verrà esaminato nelle pagine seguenti, per quanto sorprendente possa essere per molti, non è quindi un ricordo di un passato ormai remoto, ma è ancora oggi una realtà viva e operante. Di tutto ciò si è tenuto conto nell’esposizione di ciascuna delle otto feste: infatti ai miti, al simboli-

smo, alle espressioni storiche e folkloriche, si aggiungono anche alcuni semplici modi di celebrare questi momenti di passaggio e anche vari suggerimenti sul come entrare in sintonia con le loro differenti energie.Ci è sembrato questo il modo migliore per conoscere le feste sacre: quello di viverle, attingendo per quanto ci è possibile alle forze cosmiche e naturali che in esse si manifestano, spezzando almeno temporaneamente l’orribile ritmo artificiale di produzione-consumo-tempo vuoto che ormai domina le nostre vite.Quindi non ci sembra esagerato affermare che questo libro non vuole presentarsi come un testo di archeologia o di storia del folklore bensì come un piccolo manuale “rivoluzionario”. Chiediamo gentilmente a tutti i lettori di considerarlo sotto questo aspetto, che è quello che ci sta più a cuore.

IMBOLCLA FESTA DELLA LUNA CRESCENTE

La luce che è nata al Solstizio di Inverno comincia a manifestarsi all’inizio del mese di febbraio: le giornate si allungano poco alla volta e anche se la stagione invernale continua a mantenere la sua gelida morsa, ci accorgiamo che qualcosa sta cambiando. Le genti antiche erano molto più attente di noi ai mutamenti stagionali, anche per motivi di sopravvivenza. Questo era il più difficile periodo dell’anno poiché le riserve alimentari accumulate per l’inverno

cominciavano a scarseggiare. Pertanto, i segni che annunciavano il ritorno della primavera erano accolti con uno stato d’animo che oggi, al riparo delle nostre case riscaldate e ben fornite, facciamo fatica ad immaginare.

Se sovrapponiamo la Ruota dell’Anno al nostro moderno calendario, la prima festa che incontriamo cade l’1 febbraio.

Presso i Celti l’1 febbraio era Imbolc (pronuncia Immol’c) detta anche Oimelc o Imbolg. L’etimologia della parola è controversa ma i significati rinviano tutti al senso profondo di questa festa. Infatti Imbolc pare derivare da Imb-folc, cioè “grande pioggia’ e in molte località dei paesi celtici questa data è chiamata anche “Festa della Pioggia”:ciò può riferirsi ai mutamenti climatici della stagione ma anche all’idea di una lustrazione che purifica dalle impurità invernali. Invece Oimelc significa “Iattazione delle pecore” mentre Imbolg vorrebbe dire ‘nel sacco” inteso nel senso di “nel grembo” con riferimento simbolico al risveglio della Natura nel grembo della Madre Terra e con un riferimento più materiale agli agnelli, nuova fonte di cibo e di ricchezza, che la previdenza della Natura e degli allevatori avrebbe fatto nascere all’inizio della buona stagione.

L’allattamento degli agnelli garantiva un rifornimento provvidenziale di proteine. Il nuovo latte, il burro, il formaggio costituivano spesso la differenza tra la vita e la morte per bambini e anziani nei freddi giorni di febbraio.

Page 6: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Imbolc è una delle quattro feste celtiche, dette “feste del fuoco” perché l’accensione rituale di fuochi e falò ne costituiscono una caratteristica essenziale.In questa ricorrenza il fuoco è però considerato sotto il suo aspetto di luce, questo è infatti il periodo della luce crescente. Gli antichi Celti, consa-pevoli dei sottili mutamenti di stagione come tutte le genti del passato, celebravano in maniera adeguata questo tempo di risveglio della Natura. Non vi erano grandi celebrazioni tribali in questo buio e freddo periodo dell’anno, tuttavia le donne dei villaggi si radunavano per celebrare insieme la Dea della Luce (le celebrazioni iniziavano la vigilia, perché per i Celti ogni giorno iniziava all’imbrunire del giorno precedente).Nell’Europa celtica era infatti onorata Brigit (conosciuta anche come Brighid o Brigantia), dea del triplice fuoco; infatti era la patrona dei fabbri, dei poeti e dei guaritori. Il suo nome deriva dalla radice “breo” (fuoco): il fuoco della fucina si univa a quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice. Brigit, figlia del Grande Dio Dagda e controparte celtica di Athena-Minerva, è la conservatrice della tradizione, perché per gli antichi Celti la poesia era un’arte sacra che tra-scendeva la semplice composizione di versi e diventava magia, rito, personificazione della memoria ancestrale delle popolazioni. La capacità di lavorare i metalli era ritenuta anche essa una professione magica e le figure di fabbri semi-divini si stagliano nelle mitologie non solo europee ma anche extra-europee; l’alchimia medievale fu l’ultima espressione tradizionale di questa concezione sacra della metallurgia.Sotto l’egida di Brigit erano anche i misteri druidici della guarigione, e di questo sono testimonianza le numerose “sorgenti di Brigit”. Diffuse un po’ ovunque nelle Isole Britanniche, alcune di esse hanno preservato fino ad oggi numerose tradizioni circa le loro qualità guaritrici. Ancora oggi, ai rami degli alberi che sorgono nelle loro vicinanze, i contadini appendono strisce di stoffa o nastri a indicare le malattie da cui vogliono essere guariti.

Sacri a Brigit erano la ruota del filatoio, la coppa e lo specchio. Lo specchio è strumento di divinazione e simboleggia l’immagine dell’Altro Mondo cui hanno accesso eroi e iniziati. La ruota del filatoio è il centro ruotante del cosmo, il volgere della Ruota dell’Anno e anche la ruota che fila i fili delle nostre vite. La coppa è il grembo della Dea da cui tutte le cose nascono.

Cristianizzata come Santa Bridget o Bride, come viene chiamata familiarmente in gaelico, essa venne ritenuta la miracolosa levatrice o madre adottiva di Gesù Cristo e la sua festa si celebra appunto l’1 febbraio, Giorno di Santa Bridget o Là Fhéile Brfd.Riguardo questa santa, di cui è tanto dubbia l’esistenza storica quanto certa la sua derivazione pagana, si diceva che avesse il potere di moltiplicare cibi e bevande per nutrire i poveri, potendo trasformare in birra perfino l’acqua in cui si lavava!

A Santa Bridget fu consacrato il monastero irlandese di Kildare, dove un fuoco in suo onore era mantenuto perpetuamente acceso da diciannove monache. Ogni suora a turno vegliava sul fuoco per un’intera giornata di un ciclo di venti giorni; quando giungeva il turno della diciannovesima suora ella doveva pronunciare la formula rituale “Bridget proteggi il tuo fuoco. Questa è la tua notte”. Il ventesimo giorno si diceva fosse la stessa Bridget a tenere miracolosamente acceso il fuoco. Il numero diciannove richiama il ciclo lunare metonico che si ripete identico ogni diciannove anni solari.

Inutile ricordare come questa usanza ricordasse il collegio delle Vestali che tenevano sempre acceso il sacro fuoco di vesta nell’antica Roma, ma più probabilmente la devozione delle suore di Kildare si ricollega alle Galliceniae, una leggendaria sorellanza di druidesse che sorvegliavano gelosamente il loro

Page 7: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

recinto sacro dall’intrusione degli uomini e i cui riti furono mantenuti attraverso molte generazioni.

Allo stesso modo, nel monastero di Kildare solo alle donne era concesso di entrare nel recinto dove bruciava il fuoco, che veniva tenuto acceso con mantici, come ricorda Geraldo di Cambria nel 120 secolo. Il fuoco bruciò ininterrottamente dal tempo della leggendaria fondazione del santuario, nel 60 secolo fino al regno di Enrico VIII, quando la Riforma protestante pose fine a questa devozione più pagana che cattolica.I riti di Brigit celebrati a Imbolc ci sono stati tramandati dal folklore scozzese e irlandese. Nelle Isole Ebridi (che forse devono il loro nome proprio a Brigit o Bride) le donne dei villaggi si radunano insieme in qualche casa efabbricano un’ immagine dell’antica Dea, la vestono di bianco e pongono un cristallo sulla posizione del cuore. In Scozia, la vigilia di Santa Bridget le donne vestono un fascio di spighe di avena con abiti femminili e lo depongono in una cesta, il “letto di Brid”, con a fianco un bastone di forma fallica.Poi esse gridano tre volte “Brid è venuta, Brid è benvenuta!”, indi lasciano bruciare torce e candele vicino al “letto” tutta la notte. Se la mattina dopo trovano l’impronta del bastone nelle ceneri del focolare, ne traggono un presagio di prosperità per l’anno a venire. Il significato di questa usanza è chiaro: le donne preparano un luogo per accogliere la Dea e invitano allo stesso tempo il potere fecondante maschile a unirsi a lei. Anche nell’isola di Man veniva compiuta una cerimonia simile, chiamata Laa’l Breesley. Nell’Inghilterra del Nord, terra dell’antica Brigantia, la ricorrenza veniva denominata “Giorno delle Levatrici”.

In Irlanda, si preparano con giunchi e rametti le cosiddette croci di Brigit, a quattro bracci uguali racchiusi in un cerchio, cioè la figura della ruota solare (che è simbolo appropriato per una divinità del fuoco e della luce); lo stesso giorno vengono bruciate le croci preparate l’anno prima e conservate fino ad allora.La fabbricazione delle croci di Brigit deriva forse da un’antica usanza precristiana collegata alla preparazione dei semi di grano per la semina.

Questi oggetti simbolici, confezionati con materiale vegetale, ci ricordano tra l’altro che la luce ed il calore sono indispensabili alla vegetazione che si rinnova in continuazione, anno dopo anno. Le spighe di avena (o grano, orzo, ecc.) usate per fabbricare le bambole di Brigit, provengono dall’ultimo covone del raccolto dell’anno precedente. Questo ultimo covone, in molte tradizioni europee è chiamato la Madre del Grano (o dell’Orzo , dell’Avena, ecc.) e la bambola propiziatoria confezionata con le sue spighe è la Fanciulla del Grano (o dell’Orzo, dell’Avena, ecc.).Si credeva cioè che lo spirito del cereale o la stessa Dea del Grano risiedesse nell’ultimo covone mietuto:come le spighe del vecchio raccolto sono il seme di quello successivo, così la vecchia divinità dell’autunno e dell’inverno si trasformava nella giovane Dea della primavera, in quella infinita catena di immortalità che è il ciclo di nascita, morte e rinascita. E Brigit rappresenta appunto la giovane Dea della primavera.

Un antico codice irlandese, il Libro di Lisrnore, riporta una curiosa leggenda. Si narra che a Roma i ragazzi usavano giocare ad un gioco da tavolo in cui una vecchia megera liberava un drago mentre dall’altra parte una giovane fanciulla lasciava libero un agnello che sconfiggeva il drago. La megera allora scagliava un leone contro la fanciulla, la quale però provocava a sua volta una grandine che abbatteva il leone. Papa Bonifacio, dopo aver interrogato i ragazzi e aver saputo che il gioco era stato insegnato loro dalla Sibilla, lo proibì. La megera non è altro che la Vecchia Dea dell’Inverno sconfitta dalla Giovane Dea della Primavera. Essendo questa leggenda stata raccolta in un ambito culturale celtico, si può supporre che la Vecchia altri non era che la Cailleach a cui si contrappone Brigit. Il riferimento all’agnello è un altro simbolo del periodo di

Page 8: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Imbolc, anche se i commentatori medievali lo considerarono l’emblema di Gesù Cristo.

In realtà è la Vecchia Dea che si rinnova trasformandosi in Giovane Dea, così come il Vecchio Grano diviene il nuovo raccolto. I Carmina Gadelica, una raccolta di miti, proverbi e poemi gaelici di Scozia, raccolti e trascritti alla fine dell’800 dal folklorista scozzese Alexander Carmichael, riportano la seguente filastrocca:

“La mattina del Giorno di BrideIl serpente uscirà fuori dalla tanaNon molesterò il serpenteNé il serpente molesterà me

Il serpente appare come uno degli animali-totem di Brigit. In molte culture il serpente o drago è simbolo dello spirito della terra e delle forze naturali di crescita, decadimento e rinnovamento. Nel giorno di Bride il serpente si risveglia dal suo sonno invernale e i contadini ne traevano il presagio della fine imminente della cattiva stagione. Il serpente è uno dei molti aspetti dell’antica Dea della terra: la muta della sua pelle simboleggia il rinnovamento della Natura e anche la sua dualità Infatti in gaelico “neamh” (cielo) è simile a “naimh” (veleno), provenendo entrambi dalla radice “nem”. La Vecchia Dea e la Giovane Dea sono la stessa persona! (nelle fiabe l’eroe che coraggiosamente bacia una vecchia megera si ritrova di fronte una bellissima fanciulla...)

In un’altra area culturale europea, nell’antica Roma, i primi giorni di febbraio erano sacri alla dea Februa o a Giunone Februata. “Februare” in latino significa purificare, quindi febbraio è il mese delle purificazioni (anche la febbre è un modo di purificarsi usato dal nostro corpo!).

Processioni in onore di Februa percorrevano la città con fiaccole accese, simbolo di luce e allo stesso tempo, di purificazione. Un’altra usanza, legata anche a rituali di fertilità erano i Lupercali: i Luperci, sacerdoti di Fauno, correvano per le strade vestiti solo con una pelle di capra e con una frusta (anche essa fabbricata con strisce di pelle di capra) con la quale battevano le giovani spose per propiziarne la fertilità (e quindi la capacità di partorire).

La Chiesa, per combattere queste usanze, istituì processioni con candele, alle quali a partire dall’11° secolo aggiunse la benedizione delle candele per gli altari.Col nome di Candelora o Candlemas (nei paesi anglosassoni) è nota la festa cristiana del 2 febbraio, denominata “Presentazione del Signore al tempio”. Ma è evidente che la nuova religione non ha potuto modificare il significato autentico della festa, un significato che è profondamente incarnato nella Natura e nello spirito umano. Il legame della festa con le candele, la purificazione e l’infanzia, sopravvisse nell’usanza medievale di condurre le donne in chiesa dopo il parto a portare candele accese.L’idea di una purificazione rituale in questo periodo è rimasta forte nel folklore europeo. Ad esempio le decorazioni vegetali natalizie vengono messe da parte e bruciate alla Candelora per evitare che i folletti che in esse si sono nascosti infestino le case. Il concetto di purificazione è presupposto di una nuova vita: si eliminano le impurità del passato per far posto alle cose nuove. Alcuni gruppi neopagani europei festeggiano Imbolc accendendo candele che sporgono da una bacinella di acqua. Il significato è quello della luce della nuova vita che emerge dalle acque del grembo materno, le acque lustrali di Imbolc che lavano via le scorie invernali. Un antico detto celtico ricordava come fosse una buona

Page 9: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

cosa lavarsi mani e viso a Imbolc!La pianta sacra di Imbolc è il bucaneve. E’ il primo fiore dell’anno a sbocciare e il suo colore bianco ricorda allo stesso tempo la purezza della Giovane Dea e il latte che nutre gli agnelli.

CELEBRARE IMBOLC

Imbolc è una festa dove si onorano il principio femminile della Natura e l’infanzia, vista come inizio promettente di ogni cosa.E’ il periodo in cui una nuova corrente di vita inizia a scorrere nel mondo della Natura: noi dobbiamo lasciare definitivamente il passato e guardare al futuro con fiducia e ottimismo, con lo stesso sguardo di un bambino. Anche se questo è il periodo dal clima più freddo e più crudele, guardandoci intorno possiamo vedere che la Primavera sta cominciando; la linfa inizia a crescere nei rami degli alberi e appaiono i bucaneve. E’ tempo di prendere coraggio da questi piccoli segni di rigenerazione e riconoscere che su di essi si costruiranno tante cose nei mesi a venire. Questo è il momento delle potenzialità, il potenziale della Primavera e dei semi che si muovono nel terreno ma anche il potenziale dei semi di crescita e di creatività nelle nostre vite. Per preparare il sentiero alle nuove energie occorre però compiere un cammino di purificazione, abbandonando alle nostre spalle le scorie del passato.

Fisicamente è opportuno praticare una dieta più leggera, dopo che i banchetti delle feste invernali e la forzata sedentarietà trascorsa al chiuso delle nostre case, hanno appesantito il nostro fisico. Possiamo anche decidere di fare una bella pulizia in casa! E’ utile purificare la nostra casa e il nostro corpo con il fumo dell’incenso: vanno benissimo anche i bastoncini di incenso profumati che si trovano ovunque in commercio. Scegliamo pure l’aroma che ci piace di più e lasciamo che il fumo sottile pulisca i nostri corpi energetici.

Psicologicamente è il momento di purificare la nostra mente dai cattivi pensieri e dai sentimenti inadeguati. Una bella pulizia mentale, che ci consenta di fare entrare in noi la luce della Natura rinnovata e di partecipare al risveglio del cosmo dalla lunga notte invernale.

Spiritualmente può essere utile la celebrazione di piccoli rituali legati ai simboli della festa.

Un rituale molto semplice può essere quello di accendere una candela bianca (colore di purificazione) dicendo “Accendo la fiamma di Brigit per illuminare il cammino della mia vita”. Si mediti per un po’ di tempo sui significati della festa: sul nostro bisogno di purificazione, sulla necessità di abbandonare cose e aspetti della nostra vita che non ci piacciono più, sulle nuove cose che vogliamo portare nelle nostre esistenze. Poi si porti la candela accesa nelle varie stanze della nostra abitazione, facendo il giro degli ambienti in senso orario (magicamente è la direzione propizia, che porta energia). Alla fine si spenga la candela dicendo “Spengo la fiamma di Brigit per farla vivere in me” e si visualizzi la luce della candela che entra in noi.

Se si vuole compiere qualcosa di più tradizionale, gli uomini possono uscire dopo l’imbrunire della vigilia di Imbolc, per andare a raccogliere un dono per Brigit (pietra, conchiglia, penna di uccello) da riportare in casa. Le donne invece possono trascorrere la vigilia di Imbolc pulendo la casa e immaginando di ramazzare via le energie morte dell’inverno: la Vecchia dell’Inverno è cacciata fuori dall’uscio di casa con la scopa.Poi, sempre le donne, con rametti raccolti in precedenza preparano un letto per Brigit dove depongono una

Page 10: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

bambola fabbricata con spighe tenute da parte per l’occasione, e danno il benvenuto alla Dea accendendo una candela bianca e meditando sulla nuova vita che sta tornando. Anche gli uomini, ritornati in casa con il dono per Brigit possono accendere una candela bianca e meditare sul ritorno della luce e della buona stagione.

Un rituale invece più complesso, che possono eseguire tutti, consiste nel procurarsi tre candele (sempre di colore bianco!), e disporle in un triangolo, con la punta rivolta verso nord. Nel centro del triangolo così disposto si pone un calice di acqua (simbolo della purificazione) o di latte (simbolo del nutrimento della nuova vita). Dopo un breve rilassamento, seduti o in piedi, ci si muove verso la candela a nord, la si accende e si dice “Signora dell’Inverno, ti dico addio, la tua stagione è terminata”. Si visualizzi il gelido potere dell’inverno che si allontana. Dopo avere sostato un po’, ci si sposta alla candela di sud-est, la si accende e si dice “Signora della Primavera, ti offro un caloroso benvenuto, la terra è il tuo letto”. Si visualizzi il gioioso potere della primavera che si avvicina. Dopo un po’ si va alla candela di sud-ovest, la si accende e si dice “Signora dell’Estate, presto io ti chiamerò e risveglierò il tuo amante”. Si visualizzi il potere ancora lontano della bella stagione, desideroso di nascere e pulsante di vita nel sottosuolo. Quando ci si sente pronti, si va al centro del triangolo, si raccoglie il calice e si dice “Io bevo il potere della Triplice Dea. Possa questo potere diffondersi su tutta la terra per segnare la nascita della primavera”. Si beve dal calice e si immagina il potere che fluisce in noi, attraverso di noi per risvegliare la Natura. A questo punto si può inserire qualche usanza ricordata in precedenza, cioè la fabbricazione del letto di Brigit o l’arsione delle decorazione vegetali delle feste invernali. Oppure si può semplicemente concludere la cerimonia andando a ciascuna delle candele, nell’ordine in cui sono state accese: si spengono dicendo mentalmente o ad alta voce “Va’ fuoco e caccia l’inverno, riscalda la terra e risveglia la primavera”. Ovviamente in tutti questi piccoli rituali le parole delle formule possono essere adattate e se lo desideriamo, possiamo utilizzare brevi frasi che noi stessi avremo composto, secondo le nostre capacità e la nostra sensibilità.

EQUINOZIODI PRIMAVERAL’EQUILIBRIO DEL COSMO

All’Equinozio di Primavera, intorno al 21 marzo, giorno e notte sono in perfetto equilibrio (la parola equinozio deriva dal latino aequus nox, “uguale notte”) ma la luce aumenta sempre di più, dopo le lunghe notti invernali. La Ruota dell’Anno gira attraverso le stagioni, verso i lunghi e caldi giorni estivi. La Natura si risveglia, i fiori sbocciano ovunque. E’ il tempo del ritorno della vegetazione: fioriscono il narciso, la primula, la tussilaggine, fiori primaverili color del sole. Gli uccelli costruiscono nidi e si accoppiano. Non c’è da meravigliarsi quindi se questa data sia stata associata presso varie culture a concetti quali la fertilità, la resurrezione, l’inizio.

Ma se nel suo aspetto di fertilità umana l’Equinozio deve inchinarsi alla festa successiva, quella di Beltane, esso possiede completamente l’aspetto della fertilità vegetale, che si manifesta in modi diversi a seconda della latitudine. Infatti, se nel Mediterraneo è tempo di germogli, nel Nord Europa è tempo di semina, in cui i nuovi semi vengono benedetti.

Nelle tradizioni neo-druidiche contemporanee l’Equinozio primaverile è

Page 11: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

denominato Alban Eiler, “Luce della Terra”, con riferimento al fatto che il sole ora si trova al di sopra dell’equatore celeste, la zona astronomica chiamata nelle antiche cosmologie “terra emersa” e contrapposta alle “acque inferiori”, cioè la zona al di sotto ditale fascia. La primavera, in queste concezioni druidiche è celebrata con tre feste: Imbolc che ne rappresenta i primi movimenti, l’Equinozio che ne è la manifestazione visibile, e Beltane che è la sua pienezza.

Come inizio l’Equinozio di Primavera segna appunto l’inizio del calendario zodiacale col segno dell’Ariete. Inoltre ogni era zodiacale viene chiamata col nome della costellazione in cui cade il punto equinoziale nel suo ciclo preces-sionale (circa 2000 anni per ogni segno zodiacale).

L’Equinozio primaverile rappresenta così una sorta di capodanno. Nella Roma arcaica l’anno cominciava a primavera, nel mese di marzo sacro appunto a Marte, padre dei due gemelli fondatori della città. Anche in altri paesi del Mediterraneo e del Vicino Oriente l’anno iniziava con la primavera, quando il sole torna a splendere alto nel cielo e la terra si risveglia.

E ogni anno a Roma, il 14 o 15 marzo, veniva portato in processione un uomo coperto di pelli di capra, colpito con lunghe verghe e chiamato Mamurio Veturio. Ritenuto il mitico fabbro che aveva costruito undici scudi a imitazione di quello sacro donato da Giove al re Numa Pompilio e per questo ritenuto colpevole di sacrilegio, Mamurio era in realtà la personificazione dell’anno vecchio (Veturio da vetusvecchio), il quale veniva scacciato alle Idi di Marzo per far posto al nuovo anno.

All’Equinozio di Primavera, in molte tradizioni ricorreva addirittura la nascita del mondo, come nel mithraismo, l’antica religione persiana. Il mito narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli ani-mali, e poi suggellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale.

Ma le antiche tradizioni ci offrono tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno alloro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una creazione-rinascita-nascita. Esiste un preciso riferimento cosmico alla base di queste mitologie: il sole che incrocia e supera la linea dell’equatore celeste passando da nord a sud.Sembra che al tempo dell’equinozio nel segno dei Gemelli (6000 - 4000 a.C. circa) la più notevole figura astronomica del cielo meridionale, la Croce del Sud, fosse visibile nei cieli della Mesopotamia. I Babilonesi fecero della croce il simbolo dell’adempimento, quasi ad indicare che il mito del dio dell’anno si conclude al termine di un ciclo con il dio stesso appeso ad una croce....

Un mito che mostra bene l’idea di un sacrificio e di una successiva rinascita è quello frigio di Attis e Cibele. Attis, bellissimo giovane nato dal sangue della dea Cibele e da questa amato, voleva abbandonarla per sposare una donna mortale. Cibele Io fece impazzire ed egli si evirò morendo dissanguato. Dal suo sangue nacquero viole mammole, e gli dei, non potendolo resuscitare, Io trasformarono in un pino sempreverde (raffigurazione dell ‘Albero Cosmico). Secondo i filosofi neoplatonici questa storia cruda simboleggiava l’amore della Provvidenza (Cibele) per la causa generatrice (Attis) di ogni cosa. La discesa della causa generatrice termina al livello più basso, il mondo della materia, quando la Provvidenza interrompe la folle corsa

Adone era in realtà il dio assiro-babilonese Tammuz, a cui i fedeli si rivolgevano chiamandolo “Adon” (Signore). Egli, dimorava sei mesi all’anno negli inferi, come il sole quando si trova al di sotto dell’equatore celeste (autunno e inverno). Si festeggiava a primavera la sua risalita alla luce quando si ricongiungeva alla dea Ishtar, l’equivalente dell’Afrodite greca. Allo stesso

Page 12: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

modo nei Misteri Eleusini si festeggiava Persefone éhe ritorna nel mondo dopo aver trascorso sei mesi nel regno dei morti. Proprio nel mese di Anthesterion (“mese dei fiori”, febbraio-marzo circa) si celebravano ad Atene i Piccoli Misteri Eleusini.

La Pasqua è la versione cristiana del tema dell’accoppiamento sacrificale: la discesa di Cristo agli Inferi per salvare le anime dei giusti da Adamo in poi.Gli inferi, nella visione delle tarde religioni pagane non erano altro che il miscono-sciuto aspetto femminile della divinità, la Dea in cui il Dio sacrificato si immerge per rinascere, ma i nomi di varie dee degli inferi (la nordica Hel, la cananea Sheol) sono passati in seguito ad indicare luoghi ultraterreni di punizione eterna...

Nel mese successivo all’Equinozio si festeggiavano in Atene le Grandi Dionisìe in onore di Dioniso, dio morto e resuscitato. La processione compiuta per celebrano portava per le strade simulacri di falli, simbolo della fertilità nel suo aspetto maschile.

Tutti questi miti mostrano l’unione di un simbolismo cosmico, celeste, legato al cammino del sole nel cielo, e un simbolismo terrestre, legato al risveglio della Natura. Ciò riecheggia il sottostante tema del matrimonio fra una divinità maschile, celeste o solare, ed una femminile, legata alla terra o alla luna.verso l’indeterminato, il mondo frammentato e caotico della materia, per richiamarla a sé. La mutilazione di Attis era il ritorno alla madre primordiale, il ridiventare simili ad essa, androgini, per risorgere nell’Uno.A Roma le feste in onore di Attis iniziavano il 15 marzo, con penitenze e digiuni. Il 22 marzo iniziavano i Tristia, le commemorazioni per la passione e morte di Attis, durante le quali avvenivano le autoevirazioni dei suoi adoratori che volevano diventarne sacerdoti, i cosiddetti Galli. Il 25 marzo erano gli Hilaria, durante i quali si celebrava la resurrezione di Attis, il suo ritorno alla Grande Madre, all’apparire del sole che aveva appena superato l’equatore celeste. Si diceva che la tomba si apriva e che il dio si levava tra i morti. I sacerdoti, toccando con un balsamo le labbra degli adoratori, annunciavano che anche essi come Attis avrebbero trionfato sulla morte. Tutti questi riti avevano luogo sul posto dove ora sorge la basilica di San Pietro.Dopo l’Equinozio, si svolgevano nel mondo ellenico le Adonìe, le feste della resurrezione di Adone. Bellissimo giovane amato dalla dea Afrodite, venne ucciso da un cinghiale (forse il dio Ares ingelosito). Collegati ai riti in suo onore erano i “giardini di Adone”, vasi in cui si seminavano cereali e ortaggi che germogliavano rapidamente al sole primaverile e venivano poi gettati in mare o nelle sorgenti per propiziare il rinnovamento della Natura. Tale usanza è sopravvissuta nelle celebrazioni della Pasqua cristiana: ancora oggi in molte località d’Italia si prepara nello stesso modo il cosiddetto “grano del sepolcro”.

La primavera era infatti la stagione per accoppiamenti rituali meno cruenti di quello di Attis: gli hieros gamos, le nozze sacre in cui il Dio e la Dea (personificati spesso da un sacerdote e da una sacerdotessa) si accoppiano per propiziare la fertilità. Il Dio Sole inizia a far sentire la sua giovinezza e ad accoppiarsi con la giovane Dea della Terra.

Come festa solare, appartengono all’Equinozio i temi del fuoco e della luce. Luce e fertilità sono sopravvissuti nel folklore europeo, in cui è rimasta la tradizione di accendere i fuochi di Pasqua sulle cime di alte colline: più a lungo restano accesi, più sarà fruttifera la terra.

I miti primaverili della fertilità sono presenti infatti anche nel Nord Europa.La parola Est, la direzione a cui è collegato l'Equinozio primaverile, deriva da Eostre (o Ostara, “la stella dell’est” cioè Venere) la dea sassone della fertilità

Page 13: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

assimilabile a Venere, Afrodite e Ishtar. Eostre ha dato il suo nome anche alla Pasqua nella lingua inglese: Easter per l’appunto. A Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità, il cui comportamento in mano si dice assomigli a quello di una congrega di streghe danzanti (la famosa lepre marzolina di “Alice nel paese delle meraviglie”...). Questo totem animale della dea fu infatti in seguito considerato lo “spirito familiare” delle streghe, ma in realtà era un animale sacro in molte tradizioni.Gli antichi Britanni associavano le lepri alle divinità della luna e della caccia: ucciderle e mangiare la loro carne era tabù. Fino a tempi recenti la lepre non veniva mangiata nella regione del Kerry, dal momento che si diceva che mangiare una lepre equivaleva a mangiare la propria nonna! I Celti abolivano temporaneamente il tabù all’equinozio primaverile o a Beltane: si trattava di un pasto rituale in cui il corpo dell’ ani-male totemico veniva consumato per partecipare della sua fertilità. I Celti inoltre consideravano la lepre un animale divinatorio e dal modo in cui correva traevano presagi. Anche gli Anglo-Sassoni veneravano la lepre e una caratteristica delle feste primaverili in onore di Eostre era appunto una caccia rituale a questo animale. Nel folklore delle Isole Britanniche ancora esistono sopravvivenze di questi rituali. Così ad esempio la Contesa del Pasticcio di Lepre nel villaggio di Hallaton, dove un grande pasticcio di carne di lepre viene conteso dagli abitanti del villaggio, (sebbene in tempi recenti esso venga tranquillamente servito nei piatti dal vicario).Fino alla fine del’700, vicino Leicester aveva luogoogni Lunedì di Pasqua una caccia alla lepre nelle colline circostanti.Si dice che i disegni sulla superficie della luna piena raffigurino una lepre, ricordo questo dell’associazione dell’animale con divinità lunari. Questa raffigurazione della “lepre nella luna” appare nelle tradizioni cinesi, europee, africane e indiane.Nella tradizione buddista le leggende narrano di come una lepre si sacrificasse per nutrire il Buddha affamato, balzando nel fuoco. In segno di gratitudine il Buddha impresse l’immagine dell’animale sulla luna. Questa leggenda riecheggia tradizioni ancora più antiche del Buddismo: in Cina la lepre lunare ha un pestello ed un mortaio con cui prepara un elisir di immortalità e figure di lepri e conigli vengono costruite in occasioni delle feste lunari. La lepre è considerata un animale Yin che viene dal Polo Nord recando il saluto della Dea della Luna. Amuleti di giada verde raffiguranti la lepre sono costruiti e regalati per augurare la buona fortuna.

Nelle tradizioni dei Nativi Americani la Grande Lepre è l’eroe dell’alba, il salvatore, creatore e trasformatore, padrone dei venti e fratello della neve. E’ il Grande Imbroglione, simbolo della mente veloce che supera in astuzia la forza fisica. Gli Indiani Algonchini adoravano la Grande Lepre che si diceva avesse creato la Terra.

Per gli antichi Egizi la lepre era un animale lunare ma anche collegato all’alba, all’est.Osiride risorto è simboleggiato dalla lepre in quanto divinità solare, come pure Thoth, Ermes e Mercurio quali divinità messaggere, dal momento che l’est è il luogo da cui provengono gli dei portatori di luce.

Nell’antica Europa i Norvegesi rappresentavano le Divinità lunari accompagnate da una processione di lepri che portano lanterne. Anche la Dea Freya aveva come inservienti delle lepri e la stessa Dea Eostre era raffigurata con una testa di lepre.

Nel folklore europeo la lepre è stata associata allo spirito del grano, siccome ha l’abitudine di nascondersi nei campi di grano fino alla mietitura, tanto che l’ultimo covone veniva chiamato, tra gli altri nomi, “la lepre”. Ma la lepre è stata collegata anche alla fertilità e alla sessualità vigorosa, essendo una generatrice veloce e prolifica. I Greci la consideravano sacra ad Afrodite e a

Page 14: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

suo figlio Eros. Filostrato diceva che il sacrificio più adatto per Afrodite era la lepre in quanto essa possiede il suo dono di fecondità in un grado superlativo.Come molti animali sacri dell’antichità, anche la lepre subì nel Medio Evo un processo di demonizzazione e venne ritenuta animale di cattivo auspicio, in cui le streghe si trasformavano. Si pensava che una lepre bianca fosse presagio di morte e abbondarono le storie di ferite inflitte a lepri, ferite rinvenute il giorno dopo su qualche donna.In Cornovaglia si raccontava che le ragazze morte dopo essere state abbandonate dai loro innamorati si trasformavano in lepri bianche per perseguitare i loro amanti infedeli!

Ma l’immagine della lepre fortunatamente ha incontrato un destino meno lugubre: la lepre di Eostre che deponeva l’uovo della nuova vita per annunciare la rinascita dell’anno è diventata l’odierno coniglio di Pasqua che porta in dono le uova, altro simbolo di fertilità. Al giorno d’oggi la ricorrenza della Pasqua ci ripropone ogni anno il tradizionale consumo e dono di uova, da quelle di cioccolato con la sorpresa a quelle naturali decorate a mano (che raggiungono livelli artistici nei “pysanky” dell’Ucraina) alle numerose ricette tipiche di frittate e dolci. Ma che cosa rappresenta l’uovo e perché gioca un ruolo così importante nelle tradizioni pasquali? In realtà l’attuale uovo di Pasqua ha origini pre-cristiane, essendo un antichissimo simbolo di vita, di creazione e di rinascita.

Come simbolo di iniziazione l’uovo simboleggia il due-volte- nato, la sua deposizione essendo una prima nascita e la schiusa la seconda.

La nascita del mondo da un uovo cosmico è un’idea universalmente diffusa, e non a caso veniva celebrata presso molte civiltà alla festa equinoziale di primavera, quando la Natura risorge e le ore di luce iniziano a prevalere su quelle notturne.In numerose mitologie un uovo primordiale, embrione e germe di vita, è il primo essere ad emergere dal Caos. Non sinonimo di confusione o distruzione, bensì di condizione primordiale che contiene la potenzialità di tutte le cose esistenti, il Caos è la forza vitale generatrice di tutto ciò che esiste. E’ 1’ “Uovo del mondo” covato da una Grande Dea e dischiuso dal Dio Sole. L’uovo è il principio da cui nascono tutte le cose, portando in manifestazione ciò che prima era solo allo stato potenziale. Nell’alchimia l’uovo è il vaso mistico in cui si compie la trasmutazione, un modello della creazione in scala ridotta.

Un mito dell’India narra che nella notte dei tempi tutto era immerso nelle tenebre e sepolto in un sonno profondo. L’Assoluto volle creare il cosmo dalla propria sostanza:così creò le acque e vi depose a galleggiare un uovo splendente il quale generò al proprio interno Brahma il Creatore, che divise poi l’uovo stesso in due parti, formando la terra e il cielo. In Cina era il tuorlo dell’uovo a rappresentare il cielo mentre l’albume era la terra.

In altre tradizioni il tuorlo è il dio Sole e il guscio la Dea:l’uovo del mondo deposto da una Dea veniva infatti dischiuso dal calore del Sole, come si è detto. In molte leggende egizie, l’Oca del Nilo, la Grande Dea, deponeva un uovo da cui nasceva Ra, il Sole. Un mito orfico greco narra che in principio esisteva la Notte, la dea uccello dalle nere ali la quale, fecondata dal Vento del Nord, depose un uovo d’argento nel grembo dell’oscurità. L’uovo era la Luna e da esso balzò Eros, il dio della vita dalle ali dorate che portò alla luce l’intero cosmo.

Ma in Grecia esisteva un mito più antico: Eurinome, Dea di Tutte le Cose, cioè il Caos primigenio, per scaldarsi si mise a danzare nuda sulle onde delle acque primordiali e poi strofinò tra le proprie mani il Vento del Nord. Da tale gesto nacque un serpente, Ofione, che si accoppiò con la grande Dea.

Page 15: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Eurinome per accoppiarsi con Ofione si tramutò in colomba e dopo l’amplesso depose l’uovo universale. Anche gli antichi popoli medio-orientali, come babilonesi e sumeri, credevano alla mitica colomba che sorvolava le acque pri-mordiali del Caos. Una colomba.., non suggerisce nulla quest’immagine? E la colomba in questi stessi miti viene’ associata ad un animale che tradizioni più tarde avrebbero considerato con orrore. Infatti l’originale uovo primordiale era un uovo di serpente.

Nel mondo celtico i Druidi chiamavano l’uovo cosmico “uovo del serpente” e custodivano talismani fatti a sua immagine, forse ricci di mare fossili, che si diceva possedessero qualità miracolose.

Una leggenda egizia narra come Kneph, il serpente primordiale produsse l’uovo cosmico dalla propria bocca. Sempre l’orfismo greco, quella straordinaria fucina di miti, considerando l’uovo il mistero della vita e della creazione, Io raffigurò spesso circondato dall’Ouroboros, il mitico serpente circolare che si morde la coda, quasi a rappresentare il tempo ciclico nel suo eterno ritorno. Ma il serpente disteso è il tempo lineare della storia, e così anche l’uovo con la propria forma simboleggia contemporaneamente il tempo cosmico, circolare e ciclico, e quello storico e lineare. Del resto il serpente rappresenta in molte tradizioni la rinascita, come l’uovo...

Osservando da vicino i simboli ci si accorge come essi in realtà si rispecchino l’uno nell’altro, si generino l’uno dall’altro in un gioco infinito e universale. E’ nato prima l’uovo o la gallina? O il serpente? O la colomba? Domande che rivelano tutti i limiti della nostra logica razionale e meccanicistica...

La pianta sacra dell’Equinozio di Primavera è il trifoglio. Pianta simbolo dell’Irlanda, della quale si dice che San Patrizio, evangelizzatore dell’isola se ne usasse per spiegare la Trinità cristiana (incidentalmente la festa di San Patrizio ricorre il 17 marzo, in prossimità dell’equinozio). In realtà si tratta di una tradizione tarda risalente al 180 secolo e il trifoglio non era altro che la triskele, la ruota solare a quattro bracci, mentre la varietà a quattro foglie rappresentava la croce celtica, la ruota solare, il cerchio nìagico delle quattro direzioni: tutti simboli molto più antichi del Cristianesimo.

CELEBRARE L’EQUINOZIO DI PRIMAVERA

L’Equinozio di Primavera è il momento del risveglio della Natura, in cui si manifesta pienamente il seme di luce germogliato a Imbolc.

Fisicamente è tempo di uscire all’aria aperta, di fare movimento, di andare per prati e per boschi. Gli equinozi sono un periodo di equilibrio e al tempo stesso di instabilità, di nervosismo. Giovano molto quindi le cure disintossicanti e ricostituenti, specie se effettuate con metodi naturali (Fiori di Bach, ecc..). La nostra irrequietezza è inoltre facilmente superabile con una maggiore attività fisica: tra l’altro è tempo di iniziare a lavorare sulla terra per tutte le colture che in breve tempo fioriranno e fruttificheranno.Se abbiamo un orto o un giardino possiamo dedicare ad essi un po’ del nostro tempo, altrimenti possiamo piantare o seminare qualche piantina in un vaso per sistemarla in casa.Psicologicamente è tempo di iniziare nuovi progetti, magari le cose che abbiamo sognato o immaginato durante l’inverno: un nuovo hobby, uno sport o una qualche attività fisica. E’ infatti tempo di mettere in pratica le lezioni che abbiamo imparato dalle nostre riflessioni invernali, dalle profonde visioni interiori e dalla espansione della coscienza, tempo di portare quella conoscenza nel mondo esterno, uscendo dalla introversione invernale.Per manifestare in maniera ancor più concreta i mutamenti di questo momento di

Page 16: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

passaggio potremmo compiere qualche piccolo rito propiziatorio.Siccome l’uovo è un simbolo primario di Ostara e della rinascita (sia del Dio della Vegetazione, sia dell’anno) possiamo quindi usarlo per rappresentare questa rinascita, come pure la nostra rinascita interiore in questo periodo dell’anno, quando il clima si riscalda e i nostri orizzonti si espandono. L’uovo riflette il nostro potenziale interiore, già nato a Imbolc ma in attesa della sua schiusa. Così possiamo dipingere (con colori non tossici!) il guscio di uova sode da consumare nel nostro pranzo equinoziale o da regalare agli amici. Anche se non siamo artisti possiamo decorarle con semplici disegni, ispirati al simbolismo stagionale: il sole, il trifoglio, il coniglio e i fiori di primavera. L’uovo sta a simboleggiare le nostre speranze spirituali nel ciclo annuale, quindi dipingendo le uova possiamo formulare i nostri desideri per i prossimi mesi.Per celebrare la giovinezza dell’anno e la nostra crescita interiore possiamo anche piantare dei semi, dopo averli presentati al Sole e alla Terra e aver chiesto la loro benedizione.Se si desidera compiere qualcosa di più complesso, si può celebrare un piccolo rito all’aperto, in un prato o nel proprio giardino. Su una grossa pietra o un grosso ceppo di legno si accendano candele gialle (colore della luce e del sole) e/o verdi (la nuova crescita della vegetazione). Si salutino le potenze divine nel loro aspetto di giovinezza:“Benvenuto Giovane Dio Sole”, (oppure Giovane Dio della Vegetazione, se si vuole mettere l’accento sui cambiamenti della Natura) e “Benvenuta Giovane Dea della Terra”. Ovviamente si possono pronunciare formule di saluto più elaborate... Se lo si desidera, si può avere un piatto di semi o di piantine (da piantare nel nostro giardino o da regalare ai nostri amici) sui quali si visualizza discendere la bene-dizione delle forze cosmiche. Possiamo pensare ai semi e alle piantine come ai nostri nuovi progetti da concretizzare, così quando li pianteremo legheremo le nostre azioni ai grandi cicli cosmici e stagionali armonizzandole con la Natura. Meditiamo sul mistero della rinascita della Natura e sentiamo la fresca energia degli inizi che pervade il nostro corpo.Si può bere vino (o succhi di frutta) e mangiare dolci, ricordando di lasciare qualche goccia e qualche briciola da versare sulla terra, come nostra offerta di ringraziamento.

B ELTANELA FESTA DELLA FERTILITÀLa fine della metà “oscura “ dell’anno e l’inizio dell’estate ha costituito da sempre un momento di passaggio, in cui la rigenerazione della vita vegetale è anche la resurrezione della vita cosmica, un ritorno al tempo mitico degli inizi.Nella tradizione celtica le due feste maggiori erano quelle che segnavano rispettivamente l’inizio dell’estate e l’inizio dell’inverno. Come molte altre popolazioni pastorali, gli antichi Celti avevano infatti due sole stagioni, non quattro: la metà oscura e la metà luminosa dell’anno. Nel Nord Europa inoltre, gli effetti della primavera cominciano a sentirsi solo all’inizio di maggio. Le successive suddivisioni dell’anno furono introdotte più tardi dagli agricoltori.Gli antichi Celti celebravano il l~ maggio la festa di Beltane (pron. Beltein) nome anglicizzato che corrisponde al gaelico irlandese Bealtaine (pron. B’ioltinna) e al gaelico scozzese Bealtuin (pron. B’ialten) In Scozia Bealtuin è il Giorno di Maggio, May Day, mentre in Irlanda Bealtaine è il nome dell’intero mese di maggio. Beltane significa “i fuochi di Bel”, i quali venivano accesi in onore di Bel (Beh, Balor o Belenos sono altri nomi con la quale è conosciuto in varie aree

Page 17: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

celtiche).Bel è il “Luminoso”, dio di luce e di fuoco. Non una divinità solare, perché per i Celti il sole era un’entità femminile,tuttavia presentante alcuni attributi solari. Una controparte celtica di Apollo, tanto per tracciare un parallelo con altri ambiti culturali. Il sole in molte tradizioni antiche era un sim-bolo della divinità, non la divinità stessa.Se questo può sembrare un concetto strano, basti pensare al Cristianesimo dove non viene adorato l’agnello ma tuttavia questo animale è simbolo di Gesù Cristo. Le quattro feste celtiche hanno in fondo un carattere stagionale e ctonio più che solare e celeste, a differenza delle feste solstiziali ed equinoziali. Per questo molti studiosi hanno interpretato Bel come l’equivalente del gallico Cernunnos e del britannico Heme, due divinità maschili della fertilità, signori dei boschi e degli animali, come indicano le loro corna nelle raffigurazioni che ci sono pervenute. Essi sono la controparte nordica di Pan e il loro culto, celebrato nei boschi e nelle campagne, sopravvisse a lungo nel Medio Evo, tanto che può aver contribuito a creare l’immagine delle streghe adoratrici del demonio. Agli occhi degli ecclesiastici che cosa altro poteva essere un’entità animalesca munita di corna, e i cui fedeli celebravano riti orgiastici? Simbolicamente Cernunnos e Bel pos-sono essere due aspetti del Dio Padre che feconda la Dea Madre, aspetti rappresentati dai due temi che dominano la festa di Beltane: fertilità e fuoco.Il fuoco in questa festa rappresenta appunto il calore della passione che genera la vita. I fuochi di Bel erano accesi sulle colline per celebrare il ritorno della vita e della fertilità nel mondo. Ogni dan o tribù accendeva ritualmente grandi fuo-chi per mezzo di scintille sprigionate da una selce. In Scozia, negli Highlands centrali, i fuochi di Beltane erano accesi tramite il cosiddetto needfire, il “fuoco della necessità” o“fuoco della miseria”: si usava allo scopo una.tavola di quer-cia forata ed un palo, pure di quercia che veniva fatto ruotare velocemente per mezzo di una corda. La tradizione fissava in “tre volte tre” o “tre volte nove” il numero di coloro che dovevano far girare questo strumento.In Galles, nella Valle di Glamorgan, nove uomini rimuovevano dalle loro persone tutti gli oggetti di metallo e andavano nei boschi a raccogliere nove diversi tipi di legna; poi, in un buco scavato nel terreno veniva deposta la legna raccolta che era accesa ritualmente con due pezzi di legno(anche qui di quercia) sfregati insieme per provocare scintille. I nove diversi tipi di legna erano probabilmente i nove legni sacri dei Druidi. Essi erano forse sorbo selvatico, quercia, salice, nocciolo, betulla, biancospino, melo, pino, vite - o rovo - (altri elenchi danno al posto delle ultime tre piante il sambuco, il tasso e il vischio - o ginepro). Il numero nove nella tradizione celtica è il numero che indica la completezza, quindi simbolico del cosmo.Tuttavia le accensioni rituali di fuochi si ritrovano anche al di fuori del mondo celtico: ad esempio in varie regioni europee i fuochi solstiziali erano accesi mediante una ruota fatta girare intorno ad un piolo fisso, mentre riti simili erano osservati nell’India vedica e a Roma per riaccendere il fuoco di Vesta. Lo sfregamento di legnetti, il tabù circa l’uso di metalli, l’utilizzo di selci, ci rinvia forse a epoche remotissime, antecedenti qualsiasi civiltà storica e testimonia l’antichità di queste tradizioni.Il fuoco sacro era simbolo del fuoco celeste, del calore primordiale che produsse la creazione e che si ripresentava a ogni ritorno della primavera. E’ significativo l’uso di legno di quercia, infatti la quercia è l’albero attribuito alla metà luminosa dell’anno che proprio a Beltane celebra il suo trionfo. Nell’Irlanda pagana nessuno poteva accendere un fuoco di Beltane finché l’Ard Ri (Grande Re) non avesse acceso il primo fuoco rituale sulla collina di Tara, il centro mistico e politico dell’antica Irlanda. San Patrizio sfidò questa usanza per distruggere le usanze pagane e San David fece una cosa simile in Galles.I fuochi di Beltane venivano spesso

Page 18: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

accesi in coppia, e tra i due fuochi veniva fatto passare il bestiame, per propi-ziare latte abbondante, fertilità e buona salute per tutto l’anno, prima di essere condotto ai pascoli estivi. Ci poteva essere una spiegazione “razionale” per questa pratica dato che il calore poteva uccidere i batteri e i microbi accumula-tisi sulla pelle degli animali nelle sporche stalle invernali, ma il significato principale era comunque quello di una purificazione rituale tramite il fuoco, una vera e propria “pulizia di primavera”. Il fuoco distrugge i poteri ostili, purifica l’aria e favorisce la fertilità di tutti gli esseri viventi. Incidentalmente, un detto gaelico che dice “essere preso tra due fuochi di Beltane’ sta ancora oggi a indicare il trovarsi in un dilemma. Anche le persone e gli oggetti venivano fatti passare attraverso i due fuochi. La gente danzava attorno ai falò: si danzavano danze con alti salti quali la Danza del Cervo e la Danza del Salmone Saltante, ricordi di antiche danze di caccia e pesca. Molte donne danzavano in cerchio su bastoni di legno in una frenetica danza di fertilità, per promuovere la crescita dei nuovi raccolti (i bastoni divennero poi manici di scopa ma la loro forma fallica suggerisce sempre il tipo di energia che veniva evocata).

Quando le fiamme dei falò iniziavano ad abbassarsi le persone saltavano sui fuochi, usanza ancora praticata in Scozia e in Irlanda per propiziarsi la fortuna. Così giovani e ragazze saltano per trovare l’anima gemella, i viaggiatori per garantirsi viaggi sicuri, le spose per ottenere figli e perfino le donne gravide per assicurarsi un parto facile! Infine, le ceneri dei fuochi venivano (e ancora oggi in certe località vengono) sparse sulla terra per garantire la fecondità dei campi.Dopo le danze e i salti spesso le giovani coppie si appartavano col favore dell’oscurità continuando a modo loro le celebrazioni Infatti Beltane era una festa di fertilità nella quale la Madre terra e il Grande Dio dei boschi si accoppiavano. Per la gente comune era una festa orgiastica.Per tutta la notte del 30 aprile (come si è detto i Celti facevano cominciare i giorni dal crepuscolo del giorno precedente) si susseguivano in un’atmosfera orgiastica banchetti e danze che terminavano con l’avvento della nuova vita. Su questa notte vegliava la Grande Dea della fecondità, che dominava allo stesso tempo il destino dei semi e quello dei morti e che perciò era la Dea della Morte in Vita. Si entrava in comunicazione con il mondo infero e con i defunti. Il grande studioso Mircea Eliade giustamente assimilò i semi ai morti, che aspettano di tornare in vita sotto una nuova forma e perciò si accostano ai viventi nei momenti in cui la tensione vitale raggiunge il culmine, cioè nelle feste di fertilità, quando sono evocate le forze generatrici della Natura. I morti necessitano dell’esuberanza organica dei vivi, così come i viventi necessitano dell’aiuto dei morti per far germinare i semi dei nuovi raccolti (dopotutto, Beltane si erge diametralmente in opposizione all’altra porta dell’anno Samhain, festa dei morti !). I bambini generati in questa notte si credeva fossero i morti ritornati in vita e Beltane veniva definita anche la Festa della Generazione dei Bambini.

In questo periodo, vero e proprio momento “caotico” di passaggio, le leggi della realtà ordinaria sono quasi sospese e si aprono le porte dei regni ultraterreni come il sidhe, il regno fatato dei Celti. A differenza dei defunti umani, gli esseri fata-ti non sempre sono benevoli: in questo periodo le fate appaiono agli umani e chiunque si addormenta sotto un biancospino (albero fatato) rischia di essere portato via da loro. Molte leggende associate a queste feste riguardano spesso gli incantamenti dell’Altro Mondo. Un mito legato a Beltane è quello gallese di Lludd. Ogni vigilia di Beltane il regno di Lludd sof-

Page 19: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

friva a causa di uno spaventoso grido che provocava la sterilità nei campi, negli esseri umani e negli animali, facendo morire giovani e anziani e togliendo la forza agli adulti. Lludd scoprì che la causa di questo incantesimo era il combattimento fra il drago di Britannia e un drago straniero. Egli li catturò e li rinchiuse. ignificativamente Lludd è figlio di Beh...

La notte del 30 aprile fu demonizzata per questi motivi dal Cristianesimo che ne fece una notte di convegni di spiriti e di streghe, da cacciarsi per intercessione di Santa Valpurga, monaca inglese dell’VIli secolo e badessa del monastero tedesco di Heidenheim.In Germania questa è appunto la Walpurgisnacht o Notte di Santa Valpurga.

Ma anche nel folklore “pagano” europeo si prendevano precauzioni contro le fate e gli spiriti malvagi. Era (e spesso ancora è) tabù sposarsi a maggio perché era il mese delle Nozze Sacre del Dio e della Dea, e in Inghilterra non si comprano scope nuove di maggio perché esse spazzerebbero via la buona fortuna.

La festa celtica di Beltane divenne la festa medievale di Calendimaggio. L’inizio della bella stagione era celebrato con tornei dove il vincitore, personificazione del Dio vittorioso sulle tenebre invernali, otteneva il diritto di sposare la damigella per cui si era battuto. In molte località europee divenne usanza formare comitive di giovani che giravano per i villaggi cantando stornelli e augurando la buona fortuna (il “cantar maggio” di molte località toscane). Rami e fiori venivano portati dai boschi la mattina di Beltane per decorare porte e finestre o per fabbricare ghirlande che i giovani portavano in giro per le strade cantando e chiedendo cibo e dolci in cambio. Infatti una caratteristica dei festeggiamenti di Beltane è la celebrazione della vegetazione, così una usanza celtica era quella di appendere una ghirlanda primaverile (simbolo della grande Dea) a un tronco privo di rami (simbolo fallico del Dio selvaggio).

In Inghilterra il simbolo della festa di maggio o May Eve (“vigilia di maggio”) divenne l’albero o palo piantato nelle piazze dei villaggi e adornato di nastri multicolori. Il palo di maggio non è altro che l’Albero Cosmico, l’Axis Mundi che collega i tre regni cosmici (celeste, terreno e infero). Gli sciamani usano l’albero cosmico per ascendere fino al mondo Superiore o discendere a quello Inferiore, come gli sciamani siberiani che usavano ritualmente un palo di betul-la a sette pioli. In Galles la danza attorno al palo di maggio era chiamata “danza della betulla”.

Tutto ciò che è vivente si manifesta con un simbolo vegetale, e la vita che risorge celebra il suo trionfo intorno al palo delle danze, simboleggiata dai danzatori che, afferrato ciascuno l’estremità di uno dei nastri muovevano in direzioni opposte (gli uomini in un senso e le donne in un altro), finendo con l’intrecciare i nastri intorno al palo e con le coppie abbracciate: la danza della vita che muovendo in cerchi e spirali unisce tutti gli opposti, danza di morte e di rinascita. Ma a Beltane il palo di maggio ha anche un ovvio significato fallico, il potere fecondante della divinità maschile immerso nel grembo della Madre Terra e sormontato spesso dalla ghirlanda femminile della Dea. A Cerne Abbas nel Dorset, Inghilterra, c’è la figura antica del Gigante di Gesso, forse il Dio Padre celtico Dagda, con la dava e il fallo eretto. Fino a epoche recenti il palo di maggio era eretto sopra questa figura rappresentata su una collina gessosa e le donne che volevano un bambino visitavano il luogo trascorrendo anche la notte sul fallo del gigante. Si può facilmente comprendere perché i Puritani proibissero nel 1641 i pali di maggio, ripristinati solo successivamente con la restaurazione monarchica! A Beltane si eleggevano tra i giovani anche il Re e la Regina di maggio, rappresentati in terra delle antiche divinità, che

Page 20: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

regnavano per tutta la festa portando in processione i sacri rami (i “Maggi”) nei boschi e che spesso governavano anche le altre feste e danze dell’anno. La Regina simboleggia la giovane Dea dei Fiori e la nuova crescita e il Re rappresenta il Dio della Vegetazione e della morte dell’inverno, divinità personificata nel folklore come Jack-in-the-Green, cioè Jack il Verde. E’ il Verde Giorgio del folklore primaverile dell’Europa dell’Est ma è anche l’uomo vegetale scolpito nei pilastri e nelle travi delle cattedrali gotiche e romaniche (i boschi sacri della nuova religione...). Infine tutte le coppie si appartavano di nuovo nei campi e nei boschi, con la scusa di portare il Maggio o raccogliere fiori, e questo provocò nel corso dei secoli dure reazioni da parte delle autorità ecclesiastiche! Un chierico scozzese scrisse e a fatica una ragazza torna a casa vergine”. Più tardi lo scrittore Rudyard Kipling scriverà nella sua poesia “A Tree Song”:

“Oh, non dite al prete della nostra promessa che la chiamerebbe peccatoMa noi siamo stati fiori nei boschi tutta la notte”

Le leggende relative a Robin Hood, Lady Marian e Little John hanno giocato un ruolo importante nel folklore britannico della Vigilia di Maggio: pare che queste figure, lungi dall’avere una realtà storica siano simboli dei culti di ferti-lità sopravvissuti in epoca medievale. I cognomi inglesi Robinson, Johnson, Hodson derivano da antenati a cui vennero dati tali soprannomi (“Figlio di Robin”, ecc.) in quanto figli di questi “matrimoni” boscherecci.

Queste usanze possono sembrare a qualcuno volgari, tuttavia la fertilità e la continuazione della stirpe erano cose di primaria importanza: i figli erano una ricchezza e una benedizione, anche se illegittimi.

Ma la festa di Beltane era caratterizzata anche da altre usanze. Ad esempio analogamente al solstizio d’estate, in molte località europee si riteneva questo periodo propizio alle sorgenti miracolose e si compivano riti e pellegrinaggi alle sacre sorgenti. Così la rugiada raccolta all’alba del primo maggio era particolarmente potente e si usava come liquido calmante per gli occhi o come lozione di bellezza.

Un altro rituale folklorico è quello, tuttora esistente nelle Isole Britanniche, del cavalluccio di legno, Hobby Horse o Oss come viene chiamato. Appena prima di mezzanotte i Maggiaioli del villaggio di Padstow si recano alla locanda dove l’Oss è conservato e cantano un canto augurale al proprietario della locanda e a sua moglie. L’Oss è fatto di un cerchio ricoperto di pelli, con un palo munito di una mandibola di legno che si apre e si chiude. Il tutto viene indossato da un danzatore che gira per le strade accompagnato da musici che suonano un tamburo e una fisarmonica: ogni volta che la musica cessa esso si accascia per sollevarsi dopo un po’. L’Qss (che si ritiene abbia forti poteri di fertilità) viene imbrattato di grasso scuro così che qualsiasi ragazza catturata da esso ne veniva segnata. L’Oss moriva a mezzanotte per rinascere l’anno successivo.

Tipici delle feste di Beltane sono anche le danze o le corse nei labirinti. Spirali e labirinti sono simboli antichissimi, che si vedono incisi e scolpiti in molti monumenti sepolcrali preistorici. La famosa triplice spirale di Newgrange potrebbe simboleggiare la natura ciclica di morte e rinascita. Molte usanze più tarde, espresse dai labirinti tagliati nel prato o costruiti con siepi possono avere avuto un significato di fertilità, ove le danze rituali attraverso i labirinti stavano a indicare la rinascita della vita a primavera. La stessa danza intorno al palo di maggio ha un andamento a spirale.

Page 21: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Il periodo del primo maggio era un momento sacro anche in altre tradizioni pagane europee. Nell’antica Roma il 1” maggio era la festa di Flora, protettrice delle piante in fiore. Le sue feste impudiche e gioiose come quelle di Beltane, comprendevano cacce ineruente ad animali mansueti, offerti in premio alle cortigiane vincitrici di scherzose gare di corse e combattimenti. Durante i Floralia ci si vestiva con abiti multicolori ad imitazione dei fiori. La notte del primo maggio era sacra a Bona Dea, ai cui misteri non erano ammessi gli uomini, mentre il giorno dopo si celebrava Maia, sposa di Vulcano che dava il nome al mese. Bona Dea era forse Fauna, signora delle selve probabilmente collegata ad Angitia, dea dei Marsi, e come questa patrona dei serpenti. Il serpente, occorre ricordare, è un altro simbolo della vita che si rinnova e rappresenta anche il potere fecondante del Dio (l’esclusione degli uomini significava forse questo: l’unica energia maschile ammessa era quella del Dio e nessun mortale poteva soppiantarla).Così da un capo all’altro d’Europa e per tutta l’antichità eil Medio Evo, un simbolismo comune dominava questo periodo dell’anno: giochi e feste che celebrano il ritorno della primavera e della fertilità.Pianta sacra di Beltane è il biancospino, la cui fioritura rappresentava per i Celti l’inizio della festa. E’ pianta della Dea, come la quercia è l’albero del Dio. Si dice infatti che il suo profumo ricordi quello della sessualità femminile. Inoltre è anche una pianta legata all’Altro Mondo, associata alle fate. Piante di biancospino che crescono solitarie su una collina o vicino ad una sorgente sono ritenute segnali del regno delle fate. Gli esseri fatati abitano nelle piante di biancospino. Il tabù sulla raccolta di questa pianta viene sospeso a Beltane, quando può essere raccolto per la festa o per essere portato in casa (analogamente al tabù sulla caccia alla lepre in primavera). Così la rugiada raccolta dai rami di biancospino è a Beltane benefica e indicata per le ragazze che vogliano conservare la loro bellezza.

CELEBRARE BELTANEBeltane è un momento in cui le energie della luce e della vita si manifestano

nel loro aspetto piò gioioso e trionfale.Questo è un tempo in cui celebriamo il ritorno dell’estate e della fertilità, periodo di scampagnate e feste all’aperto. E’ un periodo dell’anno in cui di solito ci sentiamo fisicamente bene, in cui i nostri bioritmi si sono adattati alle accresciute ore di luce e ci siamo lasciati alle spalle i momenti critici della fine dell’inverno e dell’inizio della primavera.Quindi è il momento adatto per operare, per condurre a realizzazione le cose che ci siamo prefissati di compiere. Anche psicologicamente i nostri pensieri si volgono all’esterno, per fare e operare. Questa estroversione stagionale fa’ sì che questa sia un’epoca propizia ai nuovi amori e alle nuove amicizie, come anche al rafforzamento delle relazioni già esistenti.E’ il momento di passare più tempo con gli altri. E’ anche tempo di stimolare la nostra creatività e la nostra fertilità interiore.Possiamo celebrare questa festa in vari modi. Seguendo le tradizioni possiamo piantare un palo di maggio in un prato e danzare con i nostri amici. Oppure possiamo mettere ghirlande di fiori attorno ad un albero. Un’altra tradizionale attività di Beltane è attaccare nastri rossi (colore della passione) a cespugli di biancospino per propiziare amore, fortuna o guarigione.Si possono accendere due piccoli fuochi e passare in mezzo ad essi per purificarci, sentendo la loro energia riempire i nostri corpi quando attraversiamo il loro spazio.

Se vogliamo si può celebrare questa data in un modo più rituale. La vigilia del primo maggio accendiamo un piccolo fuoco all’aperto o (se desideriamo restare in casa o non abbiamo la possibilità di trovare uno spazio adatto) una candela rossa dicendo: “Signore del Bosco porta i tuoi doni di fecondità perché

Page 22: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

la terra si desti dal suo sonno”. Poi si accende un secondo fuoco a sinistra del primo (o una candela color verde) dicendo: “Bella Signora della Terra, gioisci. Il Grande Cervo viene a cercare la sua sposa perché l’estate è arrivata”. Poi passiamo in mezzo ai due fuochi per tre volte, salutando l’estate che è arrivata e gridando “Bel!”. Si medita per un attimo sui misteri della fertilità, con riferi-mento sia al fiorire della Natura, sia alla nostra fertilità interiore. Possiamo infine consumare ritualmente vino e dolci (lasciandone sempre una parte per la Madre Terra e le sue creature). Questo è un rituale che sarebbe preferibile celebrare con altre persone o ancor meglio, col proprio partner. In quest’ultimo caso il rito può terminare nel modo in cui terminavano i festeggiamenti intorno ai fuochi di Beltane o al palo di Maggio: con un bel “matrimonio” silvestre nel nome di Robin Hood e di Lady Marian (non è necessario procreare un “figlio di maggio”!! !)...

Capitolo IV

SOLSTIZIOD’ESTATEIL TRIONFO DELLA LUCE

Intorno al 21 giugno il sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più lungo dell’anno, ma che allo stesso tempo, rappresenta l’inizio del suo declino. Infatti, dopo il Solstizio d’Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesora-bilmente ad accorciarsi fino al solstizio d’inverno, in quella che è la fase “calante” dell’anno. Solstizio deriva dal latino sol stat, “il sole si ferma”, e, infatti, pare quasi che il sole indugi un po’ in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente. Il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso: inizia l’estate astronomica.

E’ tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare: la mistica forza che unisce cielo e terra è ora più forte. Questa elementare verità, era conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le “ley lines”, le misteriose linee energetiche che solcano la superficie terrestre aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare. Anche monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre erano forse focalizzatori artificiali del sistema energetico terrestre. I cristalli possono essere potente-mente caricati al solstizio e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo

cerchio si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico.Non a caso la cerimonia del Solstizio d’Estate è la festa più elaborata e più famosa compiuta dai moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge (nel 1999 sono ripresi i rituali dopo una sospensione di dieci anni decretata nel 1988 dalle autorità britanniche per motivi di ordine pubblico).

Li Neo-DruidiSmO chiama il Solstizio d’Estate Alban Heruin, “Luce della riva”. Infatti, la festa è al centro dell’anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d’incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradi-zioni antiche la “terra” era la zona astronomica al di sopra dell’equatore celeste e I’ “acqua” quella inferiore. Il sole trovandosi nel loro punto d’incontro è come sulla riva del mare.

Nell’antica Grecia i due solstizi erano chiamati “porte”:“Porta degli uomini” l’estivo (Borea perché il sole è a nord dell’equatore celeste) e “porta degli dei” l’invernale (Noto perché il sole è a sud dell’equatore

Page 23: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

celeste). Per la prima porta si entrava nel mondo materiale della creazione mentre per la seconda si entrava nel regno divino e soprannaturale. Tempo di passaggio è dunque il Solstizio, che si colloca fuori dallo spazio-tempo quel confine che separa la crescita dal declino, la manifestazione dalla non-manifestazione. Esso è una sorta di capodanno. Midsummer, mezza-estate, lo chiamano nei paesi anglosassoni, e Shakespeare nel suo “Sogno di una notte di mezza estate” ne ha raffigurato l’aspetto magico, dove sogno e realtà si fondono. Questa atmosfera di tempo fuori dal tempo rende il Solstizio un momento propizio per ~ presagi e le pratiche divinatorie, sia nel folklore popolare, sia nelle tradizioni magiche cerimoniali e “colte”.

Pur se cristianizzata come festa di San Giovanni (24 giugno) la notte di mezza estate ha conservato tutte le sue valenze magiche.In tutta Europa si traevano (e forse ancora si traggono) presagi ad opera delle ragazze nubili per sapere se si sposeranno ed eventualmente acquisire indizi sull’identità del futuro sposo. Ad esempio col piombo liquefatto nelle padelle si individuava, tramite le forme assunte dal metallo, il mestiere del futuro sposo. Altri metodi utilizzavano la chiara d’uovo versata nell’acqua o le fave sbucciate.

In Galles per trovare la propria anima gemella si camminava intorno ad una chiesa nove volte e si metteva alla fine di ogni giro un coltello nella serratura del portone, dicendo: “Qui c’è il coltello, dove è il fodero?” Il simbolismo è evidente...

Usanze logiche se si pensa che la Natura, al massimo del suo rigoglio, favorisce tutto ciò che riguarda l’amore e la fertilità. Mazzetti di erbe collocati sotto il cuscino favoriscono i sogni divinatori: le erbe giocano un ruolo di primo piano nelle tradizioni solstiziali e di San Giovanni.

Si raccolgono piante aromatiche da bruciare sui falò solstiziali, piante che danno poco fumo e hanno un buon aroma, come timo, ruta, maggiorana.Era comune credenza che moltissime piante in quest’epoca avessero poteri quasi miracolosi.Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione celtica: secondo lo scrittore romano Plinio pare che gli antichi Druidi raccogliessero questa pianta con un falcetto d’oro, strumento che univa la forma lunare al metallo solare. I rami di vischio al Solstizio d’Estate assumono un aspetto dorato, il famoso Ramo d’Oro dei miti. Il sambuco tagliato la vigilia del Solstizio, sanguina nelle leggende britanniche. Il seme di felce permetteva di trovare tesori nascosti, mentre il leggendario fiore di felce (che non esiste, al pari del seme, in quanto la felce è una pianta pteridofita, cioè che si riproduce tramite spore) rendeva invisibili i suoi fortunati raccoglitori. In tutti i paesi europei si raccoglievano erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù: la verbena portava prosperità, mentre l’artemisia sacra ad Artemide sorella di Apollo, proteggeva dal malocchio. Si riteneva in particolare che l’energia solare si raccogliesse in fiori come la calendula o l’iperico, la miracolosa “erba di San Giovanni”.Proprio tutte queste virtù più magiche che terapeutiche attribuite alle piante, spiegano l’abbondare di leggende riguardanti coloro che più di ogni altra persona conoscevano le erbe magiche: le streghe. L’usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso compiendo danze cavalcando bastoni o manici di scopa. Anche questa usanza può essere all’origine di tanti racconti sulle streghe. Forse dietro le storie dei raduni di incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo dei riti solstiziali celtico-germanici intorno ad un albero (il noce di Benevento!) o delle feste licenziose in onore della dea Fortuna nell’antica Roma che si tenevano appunto il 24 giugno. In onore di Fortuna tutta la popolazione, ricchi

Page 24: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

e poveri, liberi e schiavi, accorreva ai templi, banchettava e danzava. Fortuna è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore.La somiglianza di queste feste con i Saturnali del Solstizio d’Inverno fanno del Solstizio estivo una sorta di capodanno o di carnevale, un periodo“caotico” in cui il cosmo si rinnova e si ricrea, con conseguente rimescolamento dei ruoli sociali e capovolgimento delle norme morali. In questo benefico caos assumono rilievo i due elementi primordiali del fuoco e dell’acqua, contrapposti ma pur sempre complementari, simboleggiando il primo i poteri della divinità maschile e la seconda quelli della divinità femminile o, se si preferisce il sole e la luna. Nell’astrologia babilonese il Solstizio d’Estate era simboleggiato dal matrimonio di sole e luna, in cui i due astri spargono le loro energie sul mondo.L’acqua del Solstizio è appunto direttamente collegata alla luna e al segno del Cancro: significativamente il glifo di questo segno zodiacale è composto da due segni spirali-formi che si oppongono in un simbolo simile allo Yin-Yang orientale, forse indicanti le due metà dell’anno che ora si incontrano. Nelle celebrazioni solstiziali l’acqua è rappresentata dalla rugiada o “guazza di San Giovanni”, cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringio-vanire la pelle o addirittura propiziare la fertilità. Non era raro che molte giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di San Giovanni...Il fuoco viene simboleggiato dai falò accesi un po’ ovunque in Europa nella notte solstiziale o di San Giovanni, fuochi che sono strettamente collegati a quelli del Solstizio d’Inverno o ai fuochi di primavera. Quale è il loro significa-to? Secondo una teoria sono simboli solari e accenderli significa rafforzare l’energia dell’astro che d’ora in avanti va declinando. Un’altra interpretazione esalta il loro valore purificatorio, con cui vengono scacciati gli spiriti maligni e le malattie. Non bisogna dimenticare infatti che in questo periodo caotico, di “passaggio”, così come gli esseri umani hanno libero accesso a regni e poteri soprannaturali, così

anche le entità malefiche possono vagare indisturbate per il nostro mondo. In molti luoghi si diceva che coloro che avevano il coraggio di rimanere nel cimitero la vigilia di Mezza Estate potevano avere la visione di quelli che sarebbero morti nel corso dell’anno! Nel folklore nord-europeo la vigilia di San Giovanni è una delle tre “notti degli spiriti” insieme alle vigilie di Calendimaggio e di Hallowee’enlSamhain. Ad ogni modo tutte le tradizioni popolari europee vedono l’accensione di fuochi sulle colline, processioni notturne con fiaccole e ruote infuocate gettate lungo i pendii.A somiglianza dei fuochi di Beltane (festa di cui in fondo il Solstizio è la controparte celeste, astronomica) si danza intorno ai falò e si salta sulle fiamme quando queste si abbassano. Il fumo dei fuochi veniva usato per purificare il bestiame, mentre le ceneri erano sparse sui campi per propiziarne la fertilità. In Scandinavia il falò del Solstizio era il ‘fuoco di Baldur”. Baldur, figlio di Odino, era il giovane dio che veniva ucciso nel fiore degli anni e probabilmente nell’antichità si sacrificavano uomini per rappresentarne la morte. Forse Baldur era uno spirito della vegetazione, lo spirito della quercia celebrato da alcuni miti nordici e celtici. Infatti, le leggende narrano di una lotta eterna tra due opposte divinità, il Re della Quercia e il Re dell’Agrifoglio, dove il primo rappresenta il Dio dell’anno crescente (cioè della metà dell’anno in cui la luce solare prevale sulle tenebre notturne) e il secondo raffigura il Dio dell’anno calante (la metà dell’anno in cui la notte prevale sul giorno). Se in inverno era il Re dell’Agrifoglio a soccombere, al Solstizio d’Estate era il Re della Quercia a dover cedere di fronte all’avversario. E questo spiegherebbe perché i fuochi

Page 25: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

solstiziali erano alimentati con legno di quercia... La quercia fiorisce intorno al Solstizio e segna il passaggio tra anno crescente e anno calante. La morte estiva del Re della Quercia aveva varie forme: bruciato vivo, accecato con un ramo di vischio o crocifisso su una croce a T. Il poeta e studioso di miti Robert Graves disse che l’uomo il quale personificava il Dio era sacrificato in questi modi, ma il Dio stesso ascendeva al cielo, fino alle stelle circumpolari e precisamente fino alla Corona Borealis (costellazione chiamata nelle leggende celtiche Caer Arianrhod, Castello della Dea Arianrhod - “ruota d’argento” -), dove attendeva la rinascita.

Al Solstizio d’Estate vengono a interagire e ad intersecarsi i due cicli della Ruota dell’Anno: quello primordiale dei cacciatori-raccoglitori che narra lo scambio stagionale di potere tra due figure gemelle, e il ciclo solare solstiziale-equinoziale.

L’idea di due divinità o di due re che combattono eternamente tra loro appare in molte culture. Basti pensare ad Apollo che uccide il serpente Pitone a Delfi, al dio babilonese Marduk che abbatte Tiamat o a Zeus che lotta contro Tifone. Il serpente era nella remota antichità una divinità o il simbolo di varie divinità, forse la raffigurazione del dio dell’anno calante. Ciò può avere generato più tardi i miti degli eroi che uccidono draghi. Ma se nelle mitologie più antiche il signore abbattuto risorgeva ogni anno, in modo che la luce e l’oscurità regnassero in equilibrio tra loro, in tutti questi miti più tardi, probabilmente per influenza dei culti solari legati alla regalità, la vittoria dei personaggi “luminosi” è sempre definitiva e senza appello.

Nelle leggende riguardanti il duello eterno dei due re appare spesso una figura femminile che rappresenta la Dea, la quale non soccombe ma costituisce un perno immobile tra le due figure, simbolo della Morte in Vita. Infatti, anche se ora la terra è esuberante nella sua fertilità, è pur sempre uno zenith transitorio in cui la Natura presiede alla morte del Re della Quercia e all’insediamento del suo oscuro ma necessario gemello. Nei miti solstiziali la Grande Dea appare anche come Ape Regina a manifestare i due aspetti, quello luminoso e quello tenebroso. La Dea Cibele era raffigurata come Ape Regina perché i suoi sacerdoti si castravano per diventare i suoi sposi, come il fuco è castrato dall’ape regina durante l’accoppiamento. Si diceva che al solstizio d’estate Cibele avesse imprigionato il suo amante Attis nell’erica, perché i fiori di erica sono un fiore prediletto alle api. Ma l’ape è anche un animale solare, perché viaggia tra i fiori seguendo la posizione del sole e produce il miele il quale ha lo stesso colore del sole. I Celti consideravano le api dei messaggeri che viaggiavano sui sentieri della luce solare fino ai regni degli spiriti, creature associate alla conoscenza del futuro e all’ispirazione divina. Ma per molti popoli erano anche simbolo di rinascita, in quanto si riteneva che esse nascessero dai corpi di animali morti.Il Solstizio d’Estate rappresenta anche il ciclo agricolo incentrato sui cereali. Nelle Isole Britanniche questo ciclo venne narrato nella storia di John Barleycorn (lo spirito dell’orzo) che vive dalla semina fino al momento della sua morte ad opera della falce, ma che poi rinasce dal suo stes-so seme, in un ciclo senza fine ma con momenti ben definiti, caratterizzati da celebrazioni rituali. In questo ciclo il dio muore e discende agli inferi dove la Dea della Terra lo soccorre e lo fa rinascere.

Tra i popoli nordici il Solstizio d’Estate era chiamato anche Litha, dal nome della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere.

La pianta sacra del solstizio d’estate è l’iperico. L’iperico raccolto a mezzogiorno del solstizio era capace di guarire molte malattie, mentre le radici raccolte a mezzanotte cacciavano via gli spiriti maligni. L’iperico era appeso

Page 26: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

sulle porte per proteggere le abitazioni dagli spiriti malvagi, e il suo nome greco hyperikon significa appunto “proteggere” o “sconfiggere un’apparizione”. Inoltre si diceva che le donne ansiose di concepire dovevano andare nude nel loro giardino la vigilia di San Giovanni e raccogliere l’iperico.

CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’ESTATE

I poteri del Dio Sole sono allo zenith e anche se i giorni più caldi devono ancora venire, l’estate è ormai con noi. Si vuole trascorrere quanto più tempo possibile al sole e all’aria aperta. Si gioisce nel pieno flusso dell’abbondanza, nell’apogeo di luce e calore. E’ un momento adatto per concludere e portare a compimento quello che stiamo realizzando. Ed è anche tempo di gioia e di divertimento. Come celebriamo la crescita delle messi così festeggiamo la nostra crescita interiore.Psicologicamente è il momento di celebrare il raggiungimento dei nostri obiettivi, di riconoscere i nostri talenti e la nostra azione nel mondo esterno. Ma tutto scorre e dobbiamo ricordarci che la vita è un processo dinamico, non una condizione fissa. In questo periodo, punto di equilibrio tra l’anno crescente e l’anno calante, troviamo il momento ideale per lavorare sulle qualità di integrazione e di equilibrio:integrazione di quello che abbiamo imparato in questi mesi e raggiungimento di un nuovo equilibrio interiore.

Per celebrare il solstizio possiamo fare cose molto semplici. Ad esempio alzarci all’alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l’inizio del suo declino.

Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino con i nostri amici.

Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna.Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia

che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell’anno! Se si è all’aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici. Questa veglia ci darà modo di rivedere il nostro anno con le cose iniziate e quelle compiute, nonché di guardare al resto dell’anno che si stende davanti a noi.

Al momento dell’alba possiamo salutare il sole dicendo:“Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!”. Sentiamo l’energia solare che pervade il mondo intero e accettiamo il fatto che questo momento di trionfo sia anche l’annuncio del declino

Possiamo fare offerte di vino e di dolci.

LUGHNASADHLA FESTA DEL GRANO

Uno dei più importanti eventi dell’anno agrario nell’antica Europa era ed è ancora il raccolto del grano. Risalente all’Età Neolitica, la coltivazione dei cereali ha letteralmente plasmato tutte le civiltà europee e mediterranee. La farina e il pane erano letteralmente la vita per le antiche popolazioni.

La mitologia più antica narrò di due entità femminili, madre e figlia, che rappresentavano forse il raccolto maturo e il futuro raccolto da seminare, entrambe simboleggiate dall’ultimo covone mietuto quasi a raffigurare la loro somiglianza e identità. Il folklore europeo ne parlò come la Vecchia del Grano, il vecchio spirito o la vecchia divinità che moriva al momento del raccolto per

Page 27: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

incarnarsi nella Fanciulla del Grano, raffigurata come una bambola formata con le spighe dell’ultimo covone e conservata come un talismano per tutto l’anno. In epoche precristiane queste due figure venivano chiamate Demetra e Persefone, o Cerere e ProserpinaMa non era solo una storia di raccolti e di vegetazione quella che raccontavano gli antichi miti. No, era una storia di morte eresurrezione che coinvolgeva tutti i regni della natura, compreso quello umano. I misteri iniziatici in onore di Demetra e Persefone che si tenevano ogni anno nell’antica città greca di Eleusi rivelavano che la morte è solo un passaggio verso una diversa esistenza. Così come Persefone ritornava dal regno dei morti, anche gli iniziati potevanoaspirare alla resurrezione. Il chicco di grano muore ma per rinascere come nuova spiga.Più tardi la divinità del grano assunse aspetto maschile, il Re o Dio del Grano, figlio o amante delle grandi dee. Tali furono Tammuz e Adone, il primo riportato in vita dalla sua sposa Ishtar, il secondo destinato a trascorrere metà dell’anno con la Regina dell’Oltretomba e l’altra metà con Afrodite, dea dell’amore e della fertilità. Entrambi erano giovani dei che morivano per risuscitare a nuova vita, come il grano. Suggerisce nulla tutto ciò? C’era un bosco sacro dedicato ad Adone nei pressi di Betlehem (“Casa del Pane”)...

In molti templi neolitici dell’Europa orientale sono state rinvenute statuette di donne-uccello (la Dea Uccello) e statuette umane che preparano il pane. Ciò richiama i motivi del tempio di Afrodite a Pafo, nell’isola di Cipro dove Afrodite e Adone furono amanti.Nei paesi celtici del Nord Europa il raccolto dei cereali avveniva più tardi e prima delle dure fatiche del raccolto ci si concedeva una pausa di festa, contrassegnata il l~ agosto dalla celebrazione di Lughnasadh (pron. Luunasa), la “commemorazione di Lugh” (nasadh commemorazione o assemblea). In gaelico irlandese Lunasa indica il mese di agosto, in gaelico scozzese la ricorrenza è chiamata Lunasda. L’Irlanda è una terra dove le usanze di Lughnasadh sono sopravvissute fino ai nostri giorni.Nei secoli in cui la religione cattolica era perseguitata dai Protestanti, le masse rurali si radunavano su cime di colline o vicino a sorgenti per celebrare i momenti di passaggio dell’anno, obbedendo a tradizioni molto più antiche del Cristianesimo. L’Irlanda ha ancora un cuore pagano,basti pensare al film “Ballando a Lughnasa” dove tra l’altro è mostrato anche un festino intorno a un falò in cima ad un colle...Lugh, dio del fuoco e della luce, può avere derivato il suo nome dalla stessa radice del latino lux, e pare sia una più tarda e più sofisticata versione di Bel/Beli/BalOr che regna su Beltane. Lugh è legato alle popolazioni agricole che si unirono a quelle pastorali: Beltane è una festa pastorale, Lughnasadh è una festa più agraria. Lugh nelle leggende irlandesi era un capo dei Tuatha Dé Danann, il “Popolo della Dea Dana”. Nella guerra contro i precedenti abitatori dell’irlanda, i Fomori, egli scambiò la vita di Bres, capo nemico, con i segreti dell’agricoltura: aratura, semina, raccolto. Il re dei Fomori era Balor (l’antico Bel), ritenuto nonno o padre di Lugh; ciò non deve sorprendere poiché nelle mitologie di tutto il mondo un dio che rimpiazza una divinità più antica, viene sempre collegata ad essa da legami di parentela per poterne ereditare anche violentemente le funzioni. I Tuatha Dé Danann furono i penultimi invasori dell’Irlanda (gli ultimi furono i Milesiani, cioè i popoli gaelici) e si imposero ai più antichi Fomori. Lugh appare così un Balor rigenerato.Lugh è anche divinità delle arti, chiamato “ugualmente abile in tutte le arti” e “luminoso dalla mano abile” per indicare le sue capacità. Nel grande racconto mitologico “La battaglia di Mag Tured” si descrive l’arrivo di Lugh a Tara, capitale sacra dove

Page 28: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

possono essere accolti solo coloro che possiedono un’arte. I due portinai di Tara interrogano Lugh il quale elenca a una a una tutte le sue specializzazioni ed essi cercano di rifiutargli l’ingresso dicendo che a Tara esistono già persone maestre in ciascuna delle arti nominate. Al che Lugh ribatte dicendo che non sarebbe entrato a Tara solo se il re avesse avuto al suo servizio un uomo abile in tutte le arti. Poiché nessuno possedeva contemporaneamente tutte le capacità di Lugh, egli entrò trionfalmente nella capitale!

Lugh era patrono di molte città, come Lione in Francia, l’antica Lugdunum, per l’appunto e ciò può essere spiegato col fatto che le città dei Celti nacquero quasi tutte come fiere di artigiani e costoro trovavano naturale consacrare i nuovi insediamenti alloro patrono.

Lugh era detto anche Lamfhada “dal lungo braccio”, appellativo che lo avvicina al dio solare egizio Aton, raffigurato con raggi dalle lunghe mani. In alcune leggende egli appare nato da un parto trigemino (cioè possedendo una triplice forma), in altre egli sposa tre dee. Questo aspetto trino lo avvicina molto a Brigit, anche essa divinità della luce e delle arti, di cui forse era la controparte maschile. Lugh è il padre spirituale del grande eroe irlandese Cu Chulainn, e divenne Llew Llaw Gyffes (“leone dalla mano veloce”) in Galles e Lud in Inghilterra, figure mitiche i cui miti passarono in quello arturiano di Lancillotto. Nei tempi cristiani il suo posto fu preso dall’arcangelo Michele, una più tarda forma di Lucifero che come Lugh è portatore di luce.

Le origini della festa di Lughnasadh sono collegate però non tanto a Lugh quanto alla sua madre adottiva Tailtiu, la quale si affaticò per preparare le pianure irlandesi all’agricoltura e così morì, dopo aver chiesto che la pianura diventasse la sua tomba. Lugh ordinò che gli uomini di Irlanda tenessero una festa annuale all’anniversario della sua morte, istituendo i giochi funebri in suoonore. La tradizione di giochi funerari ha paralleli in molte culture, basti ricordare le cerimonie funebri dei guerrieri morti ricordate nell’Iliade. Il vero scopo della festa è il raduno delle popolazioni al momento del raccolto sulle terre coltivate, terre che costituiscono il corpo materiale della Dea della Terra. Gli stessi raccolti sono anche essi parte del corpo della Madre Terra.

In questo periodo dell’estate avanzata, si erano lasciate alle spalle le fatiche e le preoccupazioni del raccolto del fieno e ci si preparava al raccolto di grano e orzo, le messi che il calore del sole ha fatto maturare. Lughnasadh era occasione di raduni e feste per le tribù celtiche, in cui ci si dedicava a giochi, gare e banchetti. Era tempo di mostrare la velocità dei propri cavalli e di competere in gare di abilita e forza: ciò era anche un allenamento alle fatiche del raccolto, in cui la velocità e la resistenza erano doti essenziali in epoche prive di macchine. Spesso bisognava fare i conti col cattivo tempo che poteva rovinare il lavoro di un intero anno! Così i giovani partecipavano a gare di lotta, lancio di aste, tiro con l’arco e corse di cavalli, giochi tenuti in grande conto in società guerriere come quella celtica; molte di queste usanze sono state conservate nei Giochi Gaelici che si tengono ancora in Scozia nel mese di agosto. Ma anche le arti erano sotto il patrocinio di Lugh e si tenevano quindi anche competizioni poetiche di Bardi e di musici.

I raduni erano occasioni per tenere fiere in cui venivano ingaggiati braccianti e venduti animali. La festa durava due settimane e si diceva che finché sarebbe durata questa tradizione, ci sarebbe stato “grano e latte in ogni casa, pace e bel tempo per la festa e il raccolto”.

Era tempo di baldorie propiziate dal calore estivo e si celebrava l’inizio del raccolto e l’offerta dei primi frutti agli dei (la festa era detta “del primo raccolto”), così come pure la potenza della luce solare e l’abbondanza generosa della natura. Il sole aveva trionfato su venti, gelo e nebbie e ora il

Page 29: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

raccolto era pronto Ma la fertilità è anche un concetto legato alla sessualità umana, così nell’antica Irlanda si celebravano i cosiddetti matrimoni di prova che duravano un anno e un giorno. La località principale dove si celebravano questi matrimoni era in Irlanda a Teltown, località che ha preso il nome dalla Dea Tailtiu. Vicino a una fossa dove sgorgava una sorgente era eretto un muro con un foro:uomini e donne stavano sugli opposti lati del muro, senza potersi vedere ma spingendo insieme le mani attraverso il foro le loro mani. Se agli uomini piaceva l’aspetto delle mani delle donne le afferravano e ciò sigillava il patto matrimoniale. Il contratto era rinnovabile, ma se alla scadenza del periodo la convivenza aveva avuto cattivo esito, la coppia non doveva fare altro che ritornare al luogo della cerimonia, mettersi schiena scontro schiena e allontanarsi in direzione opposte. Una separazione consensuale e tranquilla, senza spese per il divorzio!

Questa usanza in realtà è il ricordo di un’antica pratica rituale. La ragione di dare il nome di Lugh alla festa era dovuta alla sua associazione con la Dea Erin alla quale si unì in matrimonio con“nozze di sovranità” (banais rigi in gaelico) in occasione del suo accesso alla sovranità dei Tuatha Dé Danann. Allo stesso modo tutti i re d’Irlanda si univano ritualmente alla Dea della Terra, la sola che concedeva loro la sovranità sul paese. A Lughnasødh troviamo il parallelo dell’accoppiamento rituale di Beltane, dove il Dio dell’anno crescente sposava la Dea della Terra. Allo stesso modo i “matrimoni nei boschi” di maggio hanno un corrispondente nei matrimoni di Teltown e degli amori nei campi di grano a Lughnasad.Ma occorre tener presente che le nozze rituali di Lugh rappresentano un accoppiamento sacrificale, in armonia del resto col sentimento di morte che aleggia su questa prima festa di autunno. Secondo lo studioso James Frazer, questo era il tempo in cui il re sacro era ritualmente ucciso e il nuovo re sposava la Dea Madre. Così Lugh moriva e rinasceva in accoppiamento con la Dea, unendo in un unico tema di sacrificio la fertilità umana e quella della terra. A noi tutto ciò può sembrare paradossale, come pure il collegamento dei giochi funerari in onore di Tailtiu con le feste nuziali di Lugh. Per comprendere il paradosso delle nozze di Lugh dobbiamo comprendere che le più tarde aggiunte alla leggenda hanno deformato il ruolo della Dea: infatti, pare che in origine i funerali fossero tenuti in onore del Dio che moriva in quanto Dio del Grano e dell’anno crescente. Le nozze erano quindi quelle del Dio dell’anno calante, suo gemello e sostituto.Troviamo questi aspetti nella leggenda gallese di Llew (figura che come si è detto ripete quella di Lugh). Egli visitò il castello di sua madre Arianrhod recandosi là con un coracle, antica e tipica imbarcazione irlandese che simboleggia forse il cesto del raccolto con cui le divinità solari viaggiavano per recarsi dove li attende la Grande Dea. Caer Arianrhod, il castello della Ruota d’Argento era un altro nome della costellazione della Corona Borealis, costellazione circumpolare che non tramonta e quindi ritenuta dimora ultraterrena di divinità e di eroi defunti. Il viaggio di Llew altro non è che il viaggio compiuto in qualità di re dell’anno crescente dopo il proprio sacrificio e in attesa di rinascita. Llew nelle leggende sposò Blodeuwedd, donna creata con i fiori e quindi figura rappresentativa della Giovane Dea della Vegetazione. In seguito Blodeuwedd tradì Llew con Grown il Forte e lo uccise, sacrificandolo e sposando il suo sostituto, il re dell’anno calante.Anche in Irlanda gli aspetti sacrificali sono adombrati dalle leggende su Crom, dio sacrificale associato a Lughnasadh e chiamato anche Crom Cruach (“il piegato del tumulo”) o Crom Dubh (“il piegato dal nero colore). L’ultima

Page 30: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Domenica di luglio in Irlanda è la Domenica di Crom Dubh, in cui ha luogo un grande pellegrinaggio sul monte Croagh Patrick dove si dice che San Patrizio sconfisse una schiera di demoni. Il sacrificio di Crom era compiuto anticamente sacrificando un suo rappresentante umano presso una pietra fallica circondata da altre dodici pietre, essendo questo il tradizionale numero dei compagni del re-eroe sacrificale. Il Libro di Leinster cita dodici idoli di pietra e la statua d’oro di Crom. Più tardi i sacrifici umani furono rimpiazzati da quelli di un toro. Crom, come pure Balor o Bres, è una forma antica del dio luminoso che produce raccolti, rimpiazzata da Lugh in qualità di nuovo Dio che gli sottrae i frutti del suo potere. Nelle leggende Crom Dubh era sepolto nel terreno fino al collo per tre giorni e poi liberato una volta che i frutti del raccolto erano stati garantiti: un segno del successo del rituale era l’abbondanza di mirtilli, presagio di raccolti abbondanti. Ciò rimase nel folklore col nome di Domenica del Mirtillo dato alla Domenica di Crom Dubh, con i giovani che vanno a raccogliere questo frutto. La sepoltura di Crom e la sua liberazione ci rinviano dunque al tema di sacrificio e di rinascita di Lughnasadh.Lughnasad passò nel folklore britannico con il nome di Lammas, abbreviazione di Loaf-mass (dall’Anglo-Sassone “Hlaf-maess”) o “messa della pagnotta” poiché con il primo grano raccolto si preparava un pane propiziatorio, offerto nelle chiese come parte di riti eucaristici. L’antica divinità divenne John Barleycorn, lo spirito del grano o dell’orzo che muore stritolato nella macina per domare farina agli uomini o annegato nella distillazione per produrre whisky.Non a caso nel mito celtico la dimora funebre di re ed eroi era rappresentata come una costruzione circolare e rotante, il Castello della Ruota d’Argento: non è forse questa una raffigurazione poetica del mulino con la sua macina sacrificale?Ma lo stesso simbolo viene raffigurato dalla ruota che viene accesa e fatta rotolare giù per il pendio di una collina, usanza ancora oggi celebrata in Scozia, Germania e Svizzera. A volte la ruota finisce in un fiume, così come la ruota delle stagioni inizia il suo declino. Questa ruota è nuovamente la ruota solare che abbiamo già visto nelle feste del Solstizio estivo. Lughnasadh ripete in un certo senso alcuni simboli solstiziali, essendo il culmine e l’inizio del declino nel ciclo delle feste celtiche allo stesso modo in cui il Solstizio estivo è culmine e inizio di declino nelle feste astronomico-solari.La festa viene celebrata anche con fuochi rituali accesi in cima alle colline, come in Galles, nell’isola di Man e in Irlanda, dove i falò sono anche occasione di danze di licenziosità.La pianta sacra di Lughnasadh è la spiga di grano o di orzo. Lugh e Llew sono divinità del grano, di morte e di rinascita, perché il grano tagliato rinasce come farina e pane. Durante i raccolti si credeva anticamente che una forza sacra (chiamata dai Russi il Vecchio, da altri popoli slavi la Vecchia, e nei paesi germanici la Madonna del Grano) si incarnasse nell’ultimo covone mietuto. Questo spirito del grano era identificato spesso nell’ultimo mietitore che raccoglieva l’ultimo covone. In tempi antichi egli era sacrificato e le sue ceneri sparse nei campi. Poi si passò a sacrificare animali e bruciare fantocci, ma il significato era sempre quello:il sacrificio della divinità primordiale, che moriva come Re del Grano e il cui sangue benediceva la terra , garanzia di futuri e abbondanti raccolti. La festa del sole calante è il punto di svolta in cui l’Uomo Verde di Beltane si prepara a diventare l’Uomo Grigio della morte in autunno, quando inizia il suo viaggio verso l’Altro Mondo. Ora, infatti, è il tempo in cui si arresta la crescita nel mondo vegetale per permettere al raccolto di maturare. Nel folklore europeo, durante i rituali dell’ultimo covone, si estraggono i chicchi del futuro raccolto e si spargono le ceneri delle spighe per fertilizzare la terra. Il tema di morte e rinascita non negava quello della fertilità, espresso dalle orge

Page 31: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

rituali durante le feste del raccolto che, riattualizzando il mitico caos primor-diale, rinnovavano il ciclo dell’anno e la fecondità della terra: fertilità umana e fertilità della Natura. Eros (amore) e Tanathos (morte) costituiscono un binomio inscindibile anche in questo periodo dell’anno.

CELEBRARE LUGHANASADHQuesto momento dell’anno, dominato dal calore solare e dalla generosità della Natura, vede la fine degli sforzi umani per portare a compimento il ciclo agrario con il raccolto.Lughnasadh per noi dovrebbe essere tempo di gioia e di vacanze, un periodo in cui raccogliamo e godiamo i frutti delle nostre fatiche. Le cose che abbiamo portato a termine al Solstizio ora sono mature e possiamo vedere i primi risultati delle nostre azioni intraprese nei mesi precedenti.Ma è anche un momento di preparazione per il futuro, di riflettere che presto sarà autunno e che dovremo affrontare una fase diversa. Per capire l’importanza di questa festa nella nostra vita psichica, ci occorre comprendere l’importanza del tema di morte e di rinascita nelle nostre vite. Diventiamo consapevoli che la vita umana cresce e poi declina, è una ruota che deve continuamente essere equilibrata. Questo è il culmine dell’anno ma anche l’inizio del processo del suo declino. E’ utile comprendere l’idea del sacrificio in termini di trasformazione, non tanto di morte bensì di lasciare andare via qualcosa per arrivare ad un più alto livello creativo nella nostra vita. Il grano sacrificato diventa pane, il frutto viene raccolto in modo che ci possa nutrire. Lughnasadh è festa di trasformazione e la rinascita è la legge perpetua della Natura.Proviamo ad andare nei campi dopo la mietitura: se saremo fortunati potremo trovare alcune spighe sopravvissute alle implacabili mietitrebbiatrici. accogliamole e formiamo con esse una bella ghirlanda intrecciata con nastri dorati, il colore del dio Lugh. Conserviamola in casa o regaliamolaalla persona più cara, come auspicio d’abbondanti raccolti materiali e spirituali nelle nostre vite.Se vogliamo provare a celebrare in maniera rituale questa festa, potremmo farlo all’alba del l~ agosto oppure nel pomeriggio della stessa giornata. Ci si procura alcune spighe di cereali, alcune manciate di chicchi di grano, una pagnotta di pane e una coppa di vino. Si accendono tre piccoli fuochi oppure (se non possiamo celebrare questo rituale all’aperto) tre candele gialle o dorate. Si inizia da quello di destra dicendo: “In onore di Lugh, Dio della Luce”. Poi si passa ad accendere il fuoco o la candela di sinistra dicendo: “In onore della Dea della Terra”. Infine si accende il fuoco (o la candela) centrale dicendo: “In onore del Re del Grano che muore per donarci la vita”. A questo punto con le spighe che ci siamo procurate formiamo un mazzo, legandolo con un nastro giallo o dorato e collocandolo nello spazio davanti alle tre candele o ai tre fuochi. Si prende una manciata di chicchi di grano e si compie lentamente un giro a spirale attorno al nostro mazzo di spighe, verso l’esterno e in senso antiorario. Camminando si lascia cadere lentamente il grano dietro di noi, dicendo: “Percorro il sentiero della Madre Terra’: Dopo aver compiuto tre giri intorno al mazzo, ci si ferma in meditazione sul significato del grano e poi si ritorna verso il mazzo, sempre muovendo a spirale ma stavolta in senso orario. Si lasciano cadere altri semi di grano, dicendo: “Percorro il sentiero del Dio della Luce”.

Ci si ferma in meditazione sul Dio Sole che sta per iniziare il suo viaggio nell’Altro Mondo. Poi si leva in alto il pane, indi la coppa di vino e si consumano questi cibi, lasciando briciole e gocce di vino da versare sulla terra.

Page 32: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Capitolo VIEQUINOZIODI AUTUNNOIL TRAMONTO DELL’ANNO

All’Equinozio di Autunno il sole, nel suo cammino apparente nel cielo, incrocia nuovamente l’equatore celeste e ancora una volta nel corso dell’anno giorno e notte si equivalgono nella loro durata, ma stavolta il percorso segue una direzione opposta a quella dell’equinozio primaverile, passando dall’emisfero settentrionale dello zodiaco a quello meridionale. Il sole scende letteralmente agli “inferi” e le tenebre cominciano a prevalere sulla luce. In molti circoli druidici contemporanei l’Equinozio autunnale viene chiamato Alban Elued, “Luce dell’Acqua” in gaelico:infatti l’acqua raffigura l’oceano cosmico in cui si immerge il sole nella parte calante dell’anno, la misteriosa profondità marina che diviene sempre più scura man mano che i giorni si accorciano.Gli antichi concepivano la terra come galleggiante nell’acqua (o meglio indicavano col nome di terra la regione dello spazio sovrastante la fascia dell’equatore celeste e acqua quella sottostante) e il Solstizio estivo era connesso con le spiagge, il luogo di mutamento ed equilibrio tra l’anno crescente e quello calante al punto più alto del sole. L’acqua è la sfera dell’Equinozio autunnale, l’anno discendente nell’oceano.E’ un momento di passaggio, critico come tutti i momenti sacri dell’anno di cui abbiamo parlato, quando la barriera tra il mondo visibile e quello invisibile si fa più sottile. Gli antichi lo consideravano un periodo propizio ai riti misterici. Si celebravano ad esempio quelli di Mithra, signore e animatore del cosmo e allo stesso tempo mediatore fra le divinità e gli esseri umani, così come l’asse degli equinozi è intermediario tra le due fasi dell’anno. Mithra veniva spesso raffigurato in mezzo a due portatori di fiaccola, uno (Cautes) con la torcia sollevata in alto a simboleggiare l’equinozio di primavera e l’altro (Cautopates) con la torcia abbassata a indicare l’Equinozio di Autunno. Più tardi le funzioni di Mithra ven-nero assunte dall’arcangelo Michele, la cui festa, insieme a quella degli altri due arcangeli Gabriele e Raffaele ricorre il 29 settembre. Il periodo equinoziale di autunno è chiamato appunto Michaelmas nei paesi anglosassoni.Michele è arcangelo di fuoco e di luce, alter ego e gemello di Lucifero:ora è il momento di congedarci dalla luce.Ma il mese di settembre era anche il periodo in cui si svolgevano i Grandi Misteri di Eleusi. I rituali eleusini, basati sul simbolismo del grano, celebravano il mito di Demetra e sua figlia Perséfone: il loro momento culminante era la presentazione agli iniziati di una spiga di grano accompagnata dalle parole “nel silenzio è ottenuto il seme di saggezza”. Nel mito classico Persefone venne catturata da Ade, Dio degli Inferi. Sua madre Demetra, Dea del Grano, la cercò ovunque lamentando la perdita della figlia e rifiutando di fare fiorire e fruttificare la terra. Il suolo divenne spoglio e desolato, e l’umanità invocò il soccorso degli dei. Alla fine, stanca, Demetra sedette per nove giorni e nove notti e gli dei le fecero sbocciare papaveri tutt’intorno. Respirando il loro profumo soporifero Demetra si addormentò e nel frattempo gli dei riuscirono ad ottenere da Ade il ritorno di Persefone. Ma siccome la giovane Dea aveva mangiato tre semi di melograno, cibo dell’Altro mondo offertole da Ade, fu destinata a trascorrere tre mesi ogni anno nel mondo infero, mesi durante i quali l’inverno cadeva sulla terra. Persefone era discesa agli inferi come il sole discende negli inferi celesti, e come il sole ne sarebbe ritornata con la promessa della rigenerazione della Natura.Se Lughnasadh è l’inizio del raccolto, rappresentandone l’aspetto sacrificale, il

Page 33: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

tema stagionale dell’Equinozio è la fine del raccolto, il suo completamento. Ma è anche il momento del secondo raccolto dopo quello dei cereali:quello della frutta e dell’uva. Dioniso, nato secondo certi miti proprio dalle nozze di Persefone e Ade-Plutone, è il dio della vite e dell’ebbrezza. Il processo che conduce alla fabbricazione del vino era per gli antichi così misterioso e il prodotto finale così sacro (come ogni altra sostanza capace di indurre modificazioni nello stato di coscienza) che ogni fase della raccolta dell’uva veniva accompagnata da rituali. Il vino pressato veniva poi messo in botti dove il succo alcolico passava attraverso una seconda fermentazione fino a diventare vino.Questo processo era per gli antichi affine alla trasformazione spirituale che ha luogo durante le iniziazioni. Sembra quasi che la fermentazione nel buio delle cantine sia immagine speculare alla trasformazione che avveniva negli iniziati durante i riti misterici nel buio dei santuari sotterranei. Non per nulla l’alcool è stato chiamato “spirito”... Se il vino dominava i culti misterici mediterranei, nelle Isole Britanniche si celebrava John Barleycorn, lo “spirito” del grano che rinasce nel whisky, l’acqua di vita” dei Celti. I Celti chiamavano l’Equinozio autunnale anche col nome di Mabon, il giovane dio della vegetazione e dei raccolti. Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni. Il suo rapimento è l’equivalente celtico di quello di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.In questo periodo, un po’ ovunque si tengono feste del raccolto, con abbondanza di cibo e di bevande. C’è grande sollievo, ora che le messi e i frutti sono stati raccolti e immagazzinati. Un tempo, il raccolto costituiva la riserva di provviste da conservare per il sostentamento durante l’inverno. Le divinità della terra venivano ringraziate per i loro doni, auspicando un futuro ritorno dell’abbondanza negli anni successivi.Queste celebrazioni avevano un atmosfera di dolce malinconia. Il Dio del Grano era morto, così come moriva il Dio del Sole. Egli viaggiava ora nell’Altro Mondo, discendendo agli inferi per addormentarsi nel grembo della Dea Madre, da dove sarebbe rinato al Solstizio d’Inverno. Più che una morte dunque, si trattava di un lungo sonno. Il poeta e scrittore Robert Graves, parlando degli aspetti della Grande Dea ci dice che se all’Equinozio di Primavera lei si presentava sotto l’aspetto dell’iniziazione, all’Equinozio di Autunno era nel suo aspetto di riposo, il riposo che attendeva gli iniziati dopo le fatiche della vita. La malinconia era dunque dolce perché c’era la consapevolezza di una rinascita a una diversa condizione di vita. I due temi stagionali del sole e del raccolto condividevano con l’umanità un universale ciclo di nascite, morti erigenerazioni.Nelle feste del raccolto aveva un posto d’onore un oggetto simbolico che abbiamo incontrato più volte nelle feste sacre: la Bambola del Grano, formata dalle ultime spighe raccolte e legate con un filo solitamente rosso. La bambola, se non veniva sepolta nei campi a scopi propiziatori, era conservata fino alla fine del raccolto dell’anno successivo. Essa veniva chiamata a volte “Ragazza dell’edera”, perché l’edera, che rimane verde durante l’inverno, è il simbolo della vita che continua: crescendo a spirale appare come un simbolo di rinascita (la vita che ritorna ciclo dopo ciclo) e come pegno di rinascita del Dio, sia come nuovo sole al Solstizio, sia come nuovo raccolto in primavera.La pianta sacra dell’Equinozio di Autunno è la mora selvatica. In molti luoghi si dice che le more non dovrebbero essere più mangiate dopo la fine di settembre, perché “il diavolo le guasta”. Ciò è legato

Page 34: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

ad antiche usanze secondo le quali i prodotti della terra non raccolti nel loro momento stagionale appartengono agli spiriti di Natura: in realtà si trattava delle offerte lasciate alle divinità.La mora selvatica è un sostituto della vite nel simbolismo agrario dei paesi nordici. Robert Graves aveva ipotizzato l’esistenza di un antico calendario arboreo nel quale l’Equinozio autunnale viene prima della fine del “mese della Vite” e dell’inizio del “mese dell’Edera”, due piante che crescono a doppia spirale, simbolo di rinascita come abbiamo già visto. Sempre secondoGraves il cigno è l’uccello dell’Equinozio in quanto simbolo dell’immortalità dell’anima e guida dei morti nell’aldilà (Apollo, dio solare greco, vola su un carro trainato da cigni fino alla sua nordica dimora invernale, tra gli Iperborei).

CELEBRARE L’EQUINOZIO DI AUTUNNO

Gli equinozi, tempi di attività sospesa, sono periodi in cui le persone cambiano i loro ritmi vitali, adattandoli ad una fase stagionale diversa. Per questo motivo sono epoche di turbolenza fisica e psichica.Anche meteorologicamente sono momenti in cui le masse di aria calda si raffreddano provocando le cosiddette tempeste equinoziali, che i navigatori conoscono fin troppo bene. E’ necessario conoscere il significato e l’importanza di queste fasi naturali così che la loro turbolenza ci dia energia invece di svuotarci. Tuttavia, se durante l’Equinozio di Primavera si andava verso una stagione di crescita e di azione, stavolta ci si muove verso una stagione di declino. Fisicamente quindi, sarà opportuno concederci pause di riposo, dopo lo stress della calura estiva e di vacanze spesso frenetiche, prima di affrontare i rigori dell’inverno. Se si ha la possibilità, ci si può concedere una breve vacanza settembrina a scopo esclusivamente riposante. Sono molto indicati in questo periodo anche esercizi di rilassamento e di respirazione. Ci possiamo concedere attività fisiche non particolarmente impegnative:questo è il periodo ideale per passeggiate ed escursioni in campagna e in collina, anche per salutare la Natura che si prepara al suo riposo invernale.L’immagazzinamento e la trasformazione dei prodotti della terra segna il completamento di un ciclo vitale che si riferisce non solo ad un evento vegetale e naturalistico esteriore ma, come abbiamo più volte ribadito, anche alla nostra esistenza umana. Se il tema cosmico del declino della luce ci spinge alla riflessione, all’introversione, all’entrare in noi stessi dopo la frenesia primaverile ed estiva, il tema vegetale e agrario ci suggerisce un atteggiamento di ringraziamento:per i frutti della terra e per le esperienze dell’anno trascorso, le lezioni imparate che sono il raccolto delle nostre esistenze.Infatti, psicologicamente è tempo di riflessione e di contemplazione, di ringraziamento per i frutti della terra e per le esperienze che abbiamo avuto durante l’anno. Uno dei temi su cui possiamo meditare, ispirandoci all’immagazzinamento dei frutti.della terra, riguarda tutto quello che è avvenuto nella nostra vita. Prendiamoci un po’ di tempo per riflettere su quello che ci è accaduto e su quello che abbiamo raccolto o imparato durante l’anno.Approfittiamo quindi di questo periodo per fare “il punto della situazione”: possiamo a questo scopo trascrivere in un diario tutto quello che siamo riusciti a realizzare, come pure le cose che non siamo riusciti a fare secondo i nostri progetti e i motivi che ci hanno impedito la loro realizzazione.Come ogni festa dell’anno anche l’Equinozio va visto come una piccola iniziazione ad un nuovo livello di consapevolezza.Ora la parte alta dell’anno è terminata ed è tempo di volgersi all’interiorità. Noi entriamo nella

Page 35: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

parte declinante della Ruota dell’Anno: è tempo di viaggiare nell’oltremondo e di esplorare il sé, incontrando quegli aspetti di noi che ostacolano la nostra vita interiore. Entriamo nel tempo del buio, ma privati della luce esteriore, possia-mo incontrare l’illuminazione interiore. Così, riflettiamo sui misteri della trasformazione attraverso la morte e prepariamoci per l’arrivo dell’inverno e alla nostra trasformazione interiore. Ricordiamoci soprattutto che come la morte del Dio della Vegetazione significa trasformazione, rigenerazione e rinascita, così anche noi rivedremo la luce rigenerati e rinnovati.Quindi possiamo dedicare il periodo dell’Equinozio alla meditazione, alla visualizzazione guidata, alla riflessione sui nostri sogni. E’ un buon momento per dedicarci a tutte quelle attività che ci pongono a contatto con il nostro inconscio.Se ce la sentiamo e soprattutto se abbiamo l’occasione di incontrare validi maestri, possiamo praticare tecniche sciamaniche, come quelle dei Nativi Americani, particolarmente adatte ai viaggi nei mondi spirituali. E’ una buona cosa ringraziare la Grande Madre Terra con un piccolo festino: invitiamo i nostri amici, offriamo loro i frutti di stagione e ammiriamo il fresco tramonto di settembre ricordando i giorni trascorsi insieme nell’anno! Possiamo decorare la tavola con foglie, noci e frutti di stagione.Se desideriamo fare qualcosa di più complesso per celebrare questo periodo dell’anno possiamo celebrare un piccolo rito di ringraziamento, all’aperto o al chiuso, come desideriamo.Sarebbe preferibile il tardo pomeriggio, osservando il sole che tramonta. Si può accendere una candela blu: è il colore dell’oceano cosmico in cui tramonta il sole, il colore sacro dell’Occidente. Diciamo “Ti salutiamo Dio Sole easpettiamo la tua rinascita”. Su un tavolo o su un altro ripiano possiamo aver disposto frutti di stagione e una coppa di vino. Dopo averli presentati al sole che tramonta diciamo:“Ti ringraziamo Madre Terra per i doni che ci hai dato”. Meditiamo quindi sui temi di questa stagione e sulle buone cose che abbiamo ottenuto nelle nostre vie durante l’anno trascorso. Poi consumiamo i frutti e beviamo il vino, ricordandoci, come abbiamo imparato a fare, di lasciarne una parte per la terra e le sue creature.

Capitolo VIISAMHAINLA FESTA DELL’OSCURITÀL’autunno inoltrato, con l’arrivo delle nebbie e dei primi freddi è un altro punto di svolta della grande Ruota dell’Anno. In questo periodo infatti, al primo novembre, cade la grande festa celtica di Samhain (pron. souin). Samhain in gaelico irlandese indica il mese di novembre e il corrispondente gaelico scozzese Samhuin (pron. sov’en) è la festività di Ognissanti. Questa ricorrenza, il cui nome significa “fine dell’estate”, rappresenta la controparte di Beltane, l’arrivo della parte oscura dell’anno, l’inizio stagionale dell’inverno (mentre quello astronomico è determinato dal Solstizio d’Inverno). Come si è accennato in precedenza, gli antichi Celti avevano in origine due sole stagioni, Geimredh che iniziava a Samhain e Samradh che iniziava a Beltane (più tardi furono aggiunte altre due stagioni, Earrach con inizio a Imbolc e Foghamar a Lughnasadh). Samhain era il capodanno celtico: infatti, per gli antichi Celti, l~anno iniziava con la sua parte oscura, allo stesso modo in cui il giorno iniziava con le ore notturne. Le feste celtiche iniziavano sempre al crepuscolo del giorno precedente: ancora oggi nei paesi anglosassoni si celebra Hallowe’en cioè All Hallow’s Eve o Vigilia di Ognissanti (come è stata cristianizzata tale ricorrenza), così come si festeggia May Eve a Beltane.Nella tradizione celtica, al pari di altre culture, il giorno che segna la fine di un ciclo e

Page 36: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

l’inizio di un altro, non appartiene a nessuno dei due (né al passato né al futuro) ma è un “tempo oltre il tempo”, una scintilla dell’eternità. Tutti i confini, siano essi spaziali o temporali, hanno in moltissime tradizioni antiche una valenza magico-sacrale: un luogo come la spiaggia non appartiene né all’acqua né alla terra, così l’alba e il crepuscolo non appartengono né al giorno né alla notte. Mezzanotte è un’ora magica perché è al confine fra due giorni. Questi luoghi e questi tempi presentano al tempo stesso pericoli e opportunità di conoscenza perché si può attraverso essi entrare nell’Altro Mondo allo stesso modo in cui energie dell’Altro Mondo possono entrare nel nostro mondo quotidiano. Il momento in cui una stagione cede alla successiva è particolarmente significativo da questo punto di vista, come abbiamo visto a proposito della festa di Beltane. Samhain è ancora più cruciale perchè è l’inizio di un nuovo anno, per questo motivo più di ogni altra festa annuale è un momento critico: non appartenendo al tempo quotidiano, esso costituisce un passaggio fra la realtà del nostro mondo e altre dimensioni. Se ogni festa costi-tuisce al tempo stesso un inizio e una fine, Samhain è un momento speciale perché il velo del tempo si solleva e si può comunicare con gli altri livelli di esistenza in maniera più chiara che mai. In questo giorno i vivi possono visitare il mondo dei morti e i morti possono tornare tra i vivi (anzi, ad esser più precisi, tutto il periodo compreso tra Samhain e il Solstizio d’inverno è un tempo di contatti con spiriti ed entità dell’Altro Mondo, perché siamo nella “notte dell’an-no”). Le porte del Sidhe (l’aldilà celtico) si aprivano e nè gli umani, né gli esseri fatati avevano bisogno di un lasciapassare. Nella Féile na Marbh, la “festa dei morti”, si ritornava al caos primordiale. Secondo un’antica concezione pagana si festeggiava la vita nella morte con una celebrazione che non aveva nulla di triste, quasi a ricordare che ogni fine è un nuovo inizio e ogni morte in questo mondo è una nascita nell’altro mondo. Così da un lato si propiziavano i morti, dall’altro si dava luogo a disinibite feste che riaffermavano il valore della vita di fronte all’incombente oscurità. Samhain può sembrare un inizio strano per il nuovo anno, ma l’esistenza per gli antichi era una ruota, in cui la morte intesa come fenomeno naturale precedeva necessariamente qualsiasi nuova nascita. Di tutte queste credenze è rimasta qualche eco nelle celebrazioni cristiane dei defunti, il 2 novembre, mentre la festa di Samhain fu cristianizzata come Ognissanti e spostata dalla data originaria del 13 maggio dal papa Gregorio IV nell’anno 834. La festa fu però estesa a tutto il mondo cristiano solo nel Samhain, preceduto dalla notte conosciuta ancora oggi in Sco’zia come Nos-Galan-Geaf (Notte delle Calende d’Inverno) era una festa celebrata dagli antichi Celti in manjera solenne, con banchetti e festini che potevano durare anche una settimana intera. Vi era una ragione pratica: in questo periodo il bestiame proveniente dai pascoli estivi veniva radunato nelle stalle e in base alle scorte di foraggio, si macellavano tutti i capi in eccesso. La carne che non poteva essere conservata veniva consumata da tutti i membri della tribù, perfino dai più poveri che venivano generosamente ospitati dai nobili e dai capi. Anche tutti i prodotti della terra dovevano essere raccolti entro il 31 ottobre: ciò che rimaneva era abbandonato ai Pùca, folletti dispettosi e malvagi.

Infatti Samhain era anche il giorno che celebrava la fine dell’ultimo raccolto dell’anno, quello delle mele, frutto sacro in molte tradizioni. Altro raccolto, celebrato dai Celti, era quello delle nocciole, frutto simbolo della sapienza magica. Non è un caso se in molte leggende mele e nocciole rappresentano i frutti dell’Altro Mondo, donati agli umani da divinità o da esseri fatati! Il nocciolo era sacro ai Celti, simbolo di saggezza e di segreta conoscenza: una leggenda narrava che nove noccioli sacri circondavano la sorgente di Connlas,

Page 37: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

in Irlanda, portando frutti e fiori nello stesso tempo. In molte culture, non solo quella celtica, il legno di nocciolo era il più indicato per bacchette magiche o rabdomantiche.

In quanto all’altro frutto di Samhain, tra i frutti che la stagione autunnale ci offre nessuno è più presente nei miti e nelle tradizioni dell’Occidente quanto la comune mela. Sicuramente uno dei primi frutti coltivati in Europa (resti fossili sono stati rinvenuti in antichi insediamenti del Neolitico), la mela riassume in sé molti significati simbolici, che fanno capo alla triade di amore - conoscenza - morte.

La mela rappresenta innanzitutto l’amore: in molti luoghi gettare una mela ad una persona era considerato una dichiarazione d’amore. Nella mitologia greca il giovane principe Paride doveva offrire una mela alla Dea più bella:scelse Afrodite, come era ovvio e anche logico, dato che il frutto era sacro a quella Dea.

Ma la mela è sempre stata anche un frutto di conoscenza: conoscenza proibita come nel caso della Bibbia, ma più spesso come conoscenza da “coltivare”. Infatti nella tradizione celtica il legno del melo è uno dei nove Legni Sacri dei Druidi, usato per accendere i fuochi delle cerimonie sacre. Lo stesso albero raffigura poi una delle lettere dell’alfabeto arboreo druidico, la Q (Quert è il nome del melo in gaelico). La mela nasconde al suo interno un simbolo sacro: se si taglia il frutto orizzontalmente (e non verticalmente come avviene di solito) si vedrà al centro una stella a cinque punte, la cui simmetria riflette la Sezione Aurea del numero sacro ai pitagorici. Il pentagramma o pentalpha è un simbolo presente in numerose tradizioni.

Non mancano poi i miti che collegano la mela all’immortalità. La Dea nordica Idhunn dispensava questi frutti agli altri Dei, consentendo loro di conservare l’eterna giovinezza.

La mela possiede tutti questi significati simbolici perché è un frutto che rappresenta al tempo stesso la morte e l’immortalità. Per quanto possa sembrare strano i suoi semi contengono una sostanza chiamata cianide tale da uccidere un adulto che ne mangi mezza tazza. Le favole ci raccontano di personaggi che cadono in un sonno così profondo da essere scambiato per morte: chi non ricorda la storia di Biancaneve?

Ma il mito unisce sempre un significato al suo opposto e così la mela è anche frutto di immortalità. In quanto tale essa è il frutto magico dei regni dell’Altro Mondo, offerto dagli esseri fatati agli umani o ricercato dagli eroi che intra-prendono viaggi lunghi e pericolosi.

Nel mito greco la mela è il frutto del Giardino delle Esperidi, mentre nelle fiabe è il frutto che cresce nel giardino della Regina delle Fate. Il melo è l’albero sacro di Avalon, il cui nome significa appunto “Isola delle mele”.Del resto, questo frutto domina l’intera mitologia celtica:cibo sacro dei Tuatha De Danann (gli Dei dell’antica Irlanda) la mela fruttifica con noci e ghiande contemporaneamente sui rami dei cinque alberi sacri d’Irlanda. Un ramo di melo, recante allo stesso tempo germogli, fiori e frutti, era il Ramo d’Argento che consentiva al suo possessore di entrare nel regno degli Dei. Un altro mito irlandese narra di come un guerriero si avvicinò un gior-no alle mura della capitale Tara recando con sé un ramo d’argento con tre mele capace di emettere una dolcissima musica che faceva addormentare chiunque, tranne l’eroe Cormac; il guerriero era il Dio Manannan mac Lir, sovrano di Emain Ablach, la “Terra delle mele” (cioè di nuovo Avalon).

Un frutto così prezioso tuttavia nasconde pericoli. Nella antica ballata inglese “Thomas il Rimatore”, la Regina delle Fate mette il guardia il poeta Thomas dal cibarsi delle mele che crescono nei giardini fatati: mangiare il cibo dell’Altro

Page 38: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Mondo significa infatti non poter più fare ritorno nel mondo degli esseri umani!Di tutti questi antichi significati è rimasta qualche eco nel folklore europeo:

le mele sono usate negli incantesimi per tenere unita una coppia o trovare l’anima gemella (l’amore), il legno del melo si utilizza per costruire talismani per la longevità (eterna giovinezza e immortalità), mentre un ricordo del cibo degli dei e delle fate permane nel Nord Europa sotto forma di sidro (vino di mele) o di “wassail” (sidro bollito con spezie e mele intere), bevande consuma-te durante il Solstizio d’Inverno o ad Halloween come augurio di prosperità.Come mìelle altre feste celtiche amiche a Samhain il fuoco aveva un ruolo importante, considerato come simbolo della scintilla della vita futura che rifiorirà in primavera. Alla vigilia della festa tutti i fuochi delle case venivano spenti e la gente si raccoglieva sulle cime delle colline, dove era stato preparato un grande falò. Tutti attendevano in silenzio e nell’oscurità che trascorresse l’ora fatale tra le stagioni e che gli spiriti si fossero allontanati. Poi il sacro fuoco era acceso dai druidi e, passato il pericolo, la gente festeggiava con grande gioia. All’alba ciascuno avrebbe preso una torcia dal falò per riaccendere il proprio focolare domestico.Il fuoco di Samhain era anche un faro e una guida per le anime perdute, le quali potevano usare la sua luce per anda-re o tornare nel loro luogo di riposo.Echi dei fuochi di Samhain permangono nelle candele collocate all’interno di zucche intagliate a forma di testa umana. Forse un lontano ricordo dei crani collezionati dai guerrieri Celti? Queste zucche (ma in molte zone anticamente si utilizzavano anche rape) prendono il nome di Jacko-lantern, nome dato anche al fenomeno naturale della luminosità che appare nel cielo orientale dopo il tramonto. Se volessimo cercare un ulteriore significato simbolico, possiamo supporre che dal momento che l’ovest è la dire-zione associata alla morte, l’est simboleggia la luce della sopravvivenza spirituale.Ancora oggi molte tradizioni di Samhain sono sopravvissute, specie nei paesi anglosassoni. Numerosi sono gli echi pagani nella festa di Halloween negli Stati Uniti, dove gli spiriti dei defunti e gli esseri fatati sono interpretati da bambini mascherati che passano di casa in casa potessero cercare vendetta o comunque punire il comportamento irrispettoso dei viventi. Di notte a Samhain si evitava di uscire se non per accendere il sacro fuoco. D’altro canto i morti rappresentavano potenze benefiche da propiziarsi per far crescere i semi del nuovo raccolto e la propiziazione era una faccenda seria quando la sopravvivenza dipendeva da essa.. I defunti erano infatti assimilati ai semi. Nell’antichità l’inverno era la stagione dei morti perché era una stagione dura: molte persone sarebbero morte di fame, freddo o malattie allora incurabili, la morte era sempre qualcosa di molto vicino. Anche la vita vegetale moriva, ma il suolo era visto come il corpo della Madre Terra, dove i buchi per i semi erano il suo grembo. I semi giacevano nella terra e da essi nasceva nuova vita. Nel Neolitico i defunti venivano sepolti in posizione fetale, ad aspettare una nuova nascita dal grembo della Dea. Più tardi vennero sepolti in tumuli che avevano camere sepolcrali a forma di grembo. Questi tumuli vennero considerati in seguito le “colline cave”, dimore di spiriti e di fate, da cui uscivano appunto a Samhain. Ma probabilmente i costruttori di tumuli avevano inteso costruire non tanto delle tombe bensì dei luoghi di iniziazione, nei quali dovevano avere luogo solenni ceriomnie nei periodi delle feste sacre. E’ possibile supporre che gli iniziati si sottoponessero ad una sorta di morte rituale ed entrassero nei tumuli che erano gli uteri della madre terra. Al sorgere del sole forse gli iniziati uscivano risalendo gli stretti corridoi dei monumenti, e ritornavano nel mondo come nuovi esseri, “nati due volte”. Sui tumuli e nelle camere sepolcrali, come a Newgrange, appare il simbolo della doppia spirale. Nelle antiche civiltà essa era un simbolo di iniziazione. La spirare verso l’interno rappresenta la morte

Page 39: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

dell’iniziato, il centro è il luogo di rigenerazione e la spirale verso l’esterno è la rinascita. Allo stesso modo si pensava che il Dio del Sole o del Grano avesse affrontato il viaggio iniziatico nel regno dell’oscurità, dove ora egli regnava come sovrano, il Re Oscuro o Re dell’Agrifoglio. Anche la Dea della Terra appariva una potenza oscura, come la celtica Cailleach (la “Velata”, dal gaelico irlandese caille - velo -), il cui animale totemico era il corvo che si nutre di cadaveri. La Vecchia Dea piange il suo amante, il Dio della Vegetazione che se ne è andato nell’Altro Mondo, ma che tuttavia ha fecondato il suo grembo con il seme della nuova primavera. La Dea Oscura è quindi anche come la madre della vita futura e il suo calderone magico altro non è che il grembo della rinascita.Ma Samhain non è solo un periodo di morte e di iniziazione, ma anche di divinazione. L’aspetto divinatorio di questa festa è favorito dal clima psicologico della stagione, che incoraggia a rivolgere lo sguardo verso la propria interiorità, e viene facilitato dalla possibilità di contattare altre dimersioni dell’esistenza. Tuttavia nell’antichità la divinazione era un cosa seria, resa necessaria dall’angoscia provocata dall’approssimarsi dell’inverno con le sue durezze. Quindi le arti mantiche erano appannaggio di persone esperte, sciamani, streghe, sacerdoti. Nel corso dei secoli, però, quella che una volta era l’arte dei druidi, divenne sempre più il gioco preferito dalle ragazze nubili in cerca di marito. Così, nel Donegal (Irlanda) le ragazze lavavano la propria camicia da notte per tre volte in acqua corrente, appendendola ad asciugare di fronte al focolare nella mezzanotte della vigilia di Samhain, e poi lasciando aperta la porta di casa. Si credeva che il futuro sposo sarebbe stato costretto a entrare in casa. Altri metodi di divinazione consistevano nel fissare le scintille o le fiamme del fuoco di Samhain e trarre auspici.

Anche i frutti di Samhain , noci e mele, ricoprivano un ruolo importante nelle tecniche divinatorie; possedendo anche un valore simbolico di fertilità (le noci sono i testi-coli, la mela è il frutto d’amore) erano inevitabilmente collegati alle profezie amatorie. Per fare un esempio, le ragazze “battezzavano” alcune nocciole con i nomi dei loro pretendenti e dopo le arrostivano sul fuoco: la prima nocciola che saltava era quella del futuro sposo. Oppure si tagliava una mela in nove spicchi uguali, se ne mangiavano otto e si gettava il nono al di sopra della spalla sinistra, girandosi velocemente. Si credeva che la ragazza avrebbe intravisto le fattezze del futuro marito.

I giochi di Samhain avevano però anche un significato sacrificale: In Galles una volta che l’ultima scintilla del fuoco di Samhain era spenta, tutti improvvisamente si afferravano le gambe gridando: “La scrofa nera si prenda l’ultimo!”; nella mitologia celtica del Galles la scrofa nera era Cerridwen, di nuovo la Vecchia Dea nel suo aspetto oscuro. Tale usanza forse è il lontano ricordo di antichissimi sacrifici rituali dove veniva probabilmente ucciso in maniera rituale il rappresentante umano del re o del Dio, come narrano parecchi miti.

La pianta sacra di Samhain è il tasso, pianta legata per tanti aspetti alla morte. Infatti è un albero con corteccia e foglie altamente velenosi e il suo legno era anticamente usato per fabbricare archi da guerra. Per questi motivi ha sempre ornato tanti cimiteri e presso gli antichi veniva usato spesso nelle pire funerarie. Ma paradossalmente rappresenta anche la Vita nella Morte perché è una pianta sempreverde, con un legno resistentissimo, e può vivere fino a 2000 anni e oltre. Ciò fà del tasso un simbolo di immortalità.

CELEBRARE SAMHAIN

Page 40: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

In questo periodo cominciano gli oscuri, freddi giorni invernali. Nelle campagne c’è poco lavoro da fare, le foglie cadono dagli alberi e i giorni si accorciano sensibilmente. I poteri naturali della crescita e della luce declinano ed entrano nel loro lungo sonno invernale. Anche gli animali si preparano al letargo. Come loro anche noi dovremmo rallentare le nostre attività e passare più tempo in casa. Se si ha un caminetto in casa è bello accalcarci intorno al fuoco insieme ai nostri amici e raccontare storie. Approfittiamo di questo periodo dell’anno, in cui la Natura muore apparentemente, ritirandosi in sé stessa ~ome i semi si ritirano nel terreno, per raccoglierci in noi stessi intraprendendo viaggi interiori nella nostra coscienza. Prestiamo attenzione ai sottili mutamenti del corpo, all’adattamento biopsichico del nostro organismo ai brevi e freddi giorni invernali: la mente inizia a scivolare dall’esteriorità all’interiorità. Ora ètempo che la nostra attenzione passi dal lato materiale a quello spirituale. E’ tempo di riflessione, di viaggi interiori per potere scoprire quegli aspetti di noi stessi che necessitano di essere cambiati prima che possa iniziare una nuova vita. Come gli antichi iniziati dobbiamo discendere nel mondo inferiore, ripercorrendo il viaggio delle divinità stagionali: seguiamo la spirale interiore dell’anno vecchio fino ad arrivare al nostro centro interiore e a questo punto ripercorriamo la spirale all’esterno portando fuori il nostro potenziale di vita e creatività che sarà manifesto nel nuovo anno, al tempo stesso conservando in noi la saggezza imparata nel passato.E’ un periodo adatto a tutti i tipi di meditazione e tradizionalmente propizio alle arti divinatorie, essendo un momento di passaggio in cui si incontrano passato, presente e futuro. Possiamo approfittarne per imparare qualche tecnica divinatoria, come i tarocchi 0 le rune.Inoltre, siccome le energie di questo tempo hanno a che fare con la morte, possiamo rivolgere i nostri pensieri alle persone che ci hanno lasciato. Si dice che gli spiriti possono essere ora contattati e consultati ma è preferibile (se crediamo in una vita nell’aldilà) non disturbarli; è meglio prestare attenzione ai piccoli messaggi che ci possono inviare (sogni, ricordi improvvisi, ecc,).E’ infatti tempo di riflessione, tempo di considerare l’anno passato e di confrontarci con quel fenomeno della vita su cui non abbiamo nessun controllo: la morte. Per celebrare degnamente il cerchio completo dell’esistenza dobbiamo riconoscere la realtà della morte e del declino fisico come eventi naturali, non come qualcosa da ignorare o da nascondere. A queste energie ora dobbiamo tributare omaggio ma dobbiamo al tempo stesso ricordare la nuova vita che sopraggiungerà. Il Re dell’Agrifoglio ci insegna che la morte è una fine ma anche un inizio.Teniamo presente la lezione degli antichi Celti e non indugiamo in tristezze! Invitiamo a cena i nostri amici, vestiamoci da streghe e fantasmi, decoriamo le nostre case con le zucche di Halloween e, se ci va, celebriamo i giochi tradizionali cercando di afferrare con la bocca le sacre mele appese ad un filo o galleggianti in una bacinella di acqua! Possiamo divertirci a intagliare e scavare zucche e rape, inserendo in esse candele per espone alle finestre o sui balconi delle nostre case.E’ infine un momento in cui al fine di favorire la nostra rigenerazione, si possono ritualmente abbandonare tutte le cose del passato che dobbiamo o vogliamo lasciare, abbandonare (lasciar morire) le cose che non ci piacciono nella nostra vita. Possiamo quindi scrivere queste cose su foglietti di carta per bruciarli nel nostro fuoco di Samhain, che può anche essere una candela di colore nero o comunque scuro. Potete dire per tre volte una frase del tipo: “La cosa tal dei tali è venuta in essere, la cosa tal dei tali ha la sua stagione, e la cosa tal dei tali se ne va!”. Poi, si brucia il foglietto di carta nella fiamma.Possiamo poi, più semplicemente, dare via o bruciare quegli oggetti

Page 41: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

che non ci piacciono più. E’ tempo di abbandonare le cattive abitudini, di cambiare la propria vita! Infatti, prima che la nuova crescita possa iniziare, il suolo deve essere fecondato con i resti dei raccolti dell’anno precedente e con i rifiuti (se non ci fossero morte e decomposizione non ci sarebbe la vita).Un rituale senza dubbio più complesso, ma che vale la pena di compiere, può essere eseguito nelle nostre case. Al tramonto del sole, la vigilia di Samhain, si spengono tutte le luci di casa e ci si mette in piedi davanti ad una candela nera o scura. Sentiamo l’anno vecchio che sta per morire, ricordiamo tutte le cose buone o cattive che avete vissuto, ricordiamo le persone a voi care che non ci sono più, e quando ci sentiamo pronti si accende la candela dicendo:“Accolgo con questa luce gli spiriti di coloro che se ne sono andati prima di me. Siate i benvenuti !“. Prendiamo una coppa o un bicchiere pieno di vino e beviamone un po’, dopo aver detto: “Ai morti!”, lasciandone alcune gocce. Possiamo poi accendere una candela speciale per ciascuno dei vostri amici o parenti morti: possono essere anche candele bianche o colorate. Per accenderle si usa la candela scura, e con la stessa candela accendiamo anche le lanterne-zucche di Hallowe’en, se ne abbiamo fabbricata qualcuna. Dopo aver fatto questo si prende un piatto o un vassoio dove avremo messo del pane o dei dolci (potete usare i “dolci dei morti” se esistono ricette tipiche nella vostra zona) e invitiamo gli amici invisibili a condividere con noi il cibo. Lasciamone sempre qualche porzione. Poi, prendendo la candela scura, andiamo in tutte le stanze e accendiamo tutte le luci, magari solo per pochi minuti. Andiamo fuori dalla porta d’ingresso e gettiamo una moneta: dovrebbe essere d’argento ma una comune moneta andrà bene ugualmente... Diciamo: “Denaro sul pavimento, denaro sotto la porta” e lasciamo la moneta sul pavimento per un mese, facendola magari scivolare sotto lo zerbino. Essa porterà fortuna alla nostra casa.Meditiamo sul significato di questa festa e lasciamo aperta la porta di casa per fare entrare i nostri amici invisibili; lasciamo loro cibo e bevande.

SOLSTIZIOD ‘INVERNOLA RINASCITA DEL MONDO

Mentre l’anno volge al termine, nelle terre dell’emisfero boreale a clima temperato le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale, il 21 dicembre. Solstizio, dal latino “sol stat”, “il sole si ferma”. E difatti il sole per circa tre giorni sorge sempre nello stesso punto. Il respiro della natura è sospeso, nell’attesa di una trasformazione, e il tempo stesso pare fermarsi. E’ uno dei momenti di passaggio dell’anno, forse il più drammatico e paradossale: l’oscurità regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali. Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell’anno, le giornate ricominciano poco alla volta ad allungarsi. Come tutti i momenti di passaggio, il Solstizio d’Inverno è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da una costellazione di miti e di simboli, echi ancestrali di un passato lontanissimo e dei quali abbiamo ormai perso il significato originario. E tuttavia, nelle moder-ne celebrazioni natalizie e di fine anno è ancora possibile discernere i simboli di tradizioni primordiali sotto la loro attuale veste, cristiana o consumistica che sia.

Cerchiamo per un attimo di immaginare come viveva l’antica umanità questo periodo dell’anno, in epoche prive della

Page 42: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

tecnologia moderna e nelle quali buio e gelo erano sinonimi di fame e morte. Dalla Siberia alle Isole Britanniche, passando per l’Europa Centrale e il Mediterraneo, era tutto un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze fatali della notte più lunga col giorno più breve. Due temi principali si intrecciavano e si sovrapponevano, come i temi musicali di una grande sinfonia. Uno era la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino, l’altra era il tema vegetale che narrava la sconfitta del Dio Agrifoglio, Re dell’Anno Calante, ad opera del Dio Quercia, Re dell’Anno Crescente. Un terzo tema, forse meno antico e nato con le prime civiltà agrarie, celebrava sullo sfondo la nascita-germinazione di un Dio del Grano...

Se il sole è un dio, il diminuire del suo calore e della sua luce è visto come segno di vecchiaia e declino. Occorre cacciare l’oscurità prima che il sole scompaia per sempre.Le genti dell’antichità, che si consideravano parte del grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la più piccola, potesse influenzare i grandi cicli del cosmo. Così si celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falò per sostenerne la forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta “magia simpatica” la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale. L’inverno era pericoloso, non solo per il freddo e la scarsità di cibo, ma anche perché vagavano sulla terra spiriti di defunti, vampiri e licantropi, entrati dal varco che si era aperto alle calende di novembre, Samhain (l’attuale Ognissanti). In un anno di 13 mesi lunari di 28 giorni ciascuno, resta inevitabilmente fuori un giorno, il giorno senza nome che rappresenta una frattura nel ciclo del tempo, il ritorno del Caosprimordiale. Il Solstizio è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita.Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall’utero della Dea: all’alba la Grande Madre ‘Terra dà alla luce il Sole Dio. La Dea è la vita dentro la morte, perché anche se ora è regina del gelo e dell’oscurità, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante che la rifeconderà riportando calore e luce al suo regno. Anche se i più freddi giorni dell’inverno ancora devono venire, sappiamo che con la rinascita del sole la primavera ritornerà.

I Celti consideravano il sole che si levava fino alla vigilia del Solstizio un sole-ombra, mentre quello vero era prigioniero di Arawn, re del Mondo-di-Sotto. Questo vero sole rinasceva dal grembo di Ceridwen, la vecchia Dea-Strega dell’inverno. Nella tradizione druidica moderna il solstizio prende il nome di Alban Arthuan, “Luce di Artù”, dove il Dio Sole rinasce in questo giorno come il re Artù che dorme in una grotta segreta nelle montagne gallesi si risveglierà un giorno per portare un’epoca di pace e di prosperità.

I grandi monumenti megalitici della preistoria sono testimonianze mute ma possenti di questa tradizione.A Stonehenge, il cerchio di pietre eretto in Inghilterra fra il 3100 e il 1700 a.C. il sole del Solstizio sorge all’alba attraverso il trilite di Sud-Est e proprio sopra la Altar Stone, la Pietra Altare. I costruttori di dolmen e menhir possedevano una notevole sapienza astronomica e appare evidente il loro interesse per il solstizio invernale e per la posizione della luna in questo periodo: si è già visto come il Nuovo Sole era inseparabilmente legato alla Vecchia Strega lunare, regina dell’inverno. Forse i monumenti preistorici erano teatro di danze rituali in cerchio che, combinate con le energie delle grandi pietre, avevano lo scopo di rigenerare i poteri della vita.A Newgrange, in Irlanda, il simbolismo era più spettacolare: nell’enorme tumulo eretto verso il 3200 a.C., un raggio del sole che sorge all’alba del solstizio percorre esattamente un lungo e strettissimo corridoio per illuminare la piccola cella interna. Molto più tardi, i Celti narreranno che Lugh, dio della luce, era stato sepolto a Newgrange, tomba e utero della sua rinascita.

Page 43: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Sono numerose le tradizioni che vedono nascere un dio del sole o della luce in una caverna. Il sole emerge dall’utero-caverna della Dea o, per usare un altro linguaggio, il buio è l’oscurità alchemica in cui si forma la splendente pietra filosofale. In una grotta, simbolo del cosmo stesso, nascono Dioniso, Hermes. Zeus. In Atene il rituale del solstizio erano le Lenee, la Festa delle Donne Selvagge, in cui si celebravano ad un tempo la morte e la rinascita di Dioniso. Grotte addobbate di fiori commemoravano la nascita del dio, sacri-ficato in precedenza come capretto dai Titani. I Cretesi uccidevano e mangiavano un toro quale sostituto di Dioniso. E come toro veniva adorato e sacrificato un altro dio solstiziale, il persiano Mithra, che nasceva il 25 dicembre in una grotta, così come grotte erano i suoi santuari di iniziazione.In Egitto era Iside a circumambulare sette volte, sotto forma di vacca aurea, l’altare di Osiride per cercare le parti del suo cadavere smembrato, raffigurando la ricerca del sole in inverno da parte della Dea. Le case erano decorate con lampade a olio che ardevano tutta la notte. A mezzanotte i sacerdoti uscivano dal santuario gridando “La Vergine ha partorito! La luce è crescente!” e mostrando un’immagine del bambino ai fedeli. La sepoltura di Osiride, il Vecchio Sole assassinato dal fratello Seth, il dio dalla testa di asino, avveniva il 21 dicembre.Il 23 Iside dava alla luce il figlio Horus, il Nuovo Sole e al tempo stesso il Signore dei raccolti.Horus e Osiride rappresentano contemporaneamente gli aspetti solari e vegetali della divinità, fondendo nel suo) mito i tre temi mitici del Solstizio e insegnandoci che morte e vita Sono inseparabili: ogni nuova nascita ci porta più vicini alla morte.Il Vecchio Dio deve venire a patti con le implicazioni di questa verità perché solo così può rinascere attraverso il figlio. Il Natale è la versione cristiana della rinascita (lei sole, fis-sato secondo la tradizione al 25 dicembre dal papa Giulio I (337 - 352) I)CF il duplice SCO{)O di celebrare Gesù Cristo come ‘Sole (li giustizia’ e creare una celebrazione alternativa alla più popolare festa pagana dell’epoca.Il 25 dicembre infatti, quando il nuovo sole è già salito percettibilmente sul-l’orizzonte, era a Roma il Dies Natalis Solis lnvicti, la festa in onore del Sole Invincibile istituita dall’imperatore Aureliano per celebrare il sole quale manifestazione della divinità che governa il cosmo.La nuova religione cristiana assorbì gran parte dei significati di questa festa, così come, più tardi, assorbì le usanze legate alla festività nord-europee di Yule (dal norvegese iul, “ruota’, ad indicare la vuota o ciclo dell’anno).ella a Roma vi era una festa molto più antica di quella del Sole Invincibile: fra il li e il 23 dicembre si celebravano i Saturnali.In ogni città e villaggio veniva nominato un rex Saturnaliorum che regnava per una settimana fra banchetti, giochi e orge, mentre gli schiavi prendevano il posto nei padroni e viceversa.I a libertà e il caos non erano altro che il ricordo della mitica Età del l’oro, un’epoca felice,uguaglianza e abbondanza in cui aveva regnato Saturno. Solo durante i Saturnali veniva ammesso il gioco d’azzardo: nomi un semplice svago tua un atto rituale oracolare, teso ad interpretare la volontà degli dei. La falce di Saturno era in realtà un lituus, il bastone ricurvo usato dagli àuguri per vaticinare il futuro.E i dadi dell’antica Roma erano forse il residuo di una antichissimo gioco oracolare: “sortes’ erano in latino i dadi, nome che rimanda alla lettura dei destini.La moderna tombola ha ereditato questo valore, con i suoi significati scherzosi attribuiti ai 90 numeri, mentre ancor oggi fioriscono le vecchie usanze divinatorie, come quella secondo cui è possibile trarre pronostici sui 1 2 mesi dell’anno a venire osservando 1 2 giorni che separano il Natale dall’Epifania.Tutti i momenti critici dell’anno, come ormai abbiamo ben compreso,sono fratture tra i mondi umani e quelli ultraumani, sommo tempi

Page 44: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

fuori dal tempo, mm cui passato, presente e futuro si mescolano e di conseguenza momenti propizi per le arti divinatorie. Gli antichi Greci chiamavano il Solstizio invernale ‘porta degli dei”, considerandolo il confine tra il nostro mondo e una dimensione non-spaziale e non-temporale. Per questa porta si accede ad uno stato super-individuale, divino, il regno degli dei. Un’altra tradizione tramandata dai Saturnali è quella dei doni: in epoca imperiale a Roma ci si scambiava lumi accesi, simbolo della luce crescente. Alla fine dei Saturnali il Rex Saturnìaliorurn era ucciso simbolicamente (o forse realmente in epoche remote), e Saturno nuovamente legato, perché la frattura spazio-temporale si era richiusa e l’Età dell’Oro poteva essere instaurata definitivamente solo alla fine di un intero ciclo cosmico.

Saturno veniva imprigionato da Giove: questo ricorda chiaramente il tema delle due divinità che si combattono, la metà crescente e quella calante dell’anno o, come appare in certi miti di origine celtica, il Re della Quercia e il Re dell’Agrifoglio. Le attuali decorazioni natalizie richiamano l’antica usanza di mantenere vivo lo spirito della vegetazione con piante sempreverdi. In analogia al Solstizio d’Estate, anche il Solstizio d’Inverno è ricco di simboli vegetali.

L’albero di Natale, l’abete, rappresenta in realtà l’Albero del Cosmo delle mitologie nordiche. Se appendiamo ai suoi rami luci e frutti dorati è per celebrare il mito solare. L’albero di Natale ha in effetti origini pre-cristiane.Si attribuisce la sua introduzione a Martin Lutero, nella Germania del XVI0 secolo, ma la parola tedesca per l’albero non è Kristenbaum bensì Tannenbaum, parola collegata a Tinne o Glas-tin (gli alberi sacri dei Celti). La parola Tin o Tanne era usata per una quercia sempreverde (di qui il nome tannino, l’acido estratto dalla corteccia e usato per la concia delle pelli) e quindi abbiamo un ulteriore rinvio al Re della Quercia.

L’agrifoglio invece, con le sue bacche rosse allude al sole e ghirlande di agrifogli simboleggiano la Ruota dell’Anno. In certi luoghi delle Isole Britanniche un uomo vestito di nero (colore saturnino!) o con la faccia tinta di nerofumo era il Ragazzo dell’Agrifoglio, la persona designata a entrare per prima nelle case il giorno del Solstizio. Una mazza di agrifoglio era il bastone di Saturno con il quale si uccideva un asino durante i Saturnali. Per le loro associazioni con il Dio dell’Anno Calante, ancora oggi in Irlanda, le decorazioni di agrifoglio vengono spazzate via dalle case dopo Natale perché porta sfortuna conservare i simboli dell’anno vecchio. Tinnìe la parola irlandese per agrifoglio è ritenuta collegata alla parola Glas-Tin che in Cornovaglia significa “albero sacro”: ciò ha fatto ipotizzare che Glastonbury, la località britannica considerata il luogo) di sepoltura del mitico re Artù, fosse stata anticamente un bosco di alberi sacri ove magari crescevano agrifogli e querce.L’agrifoglio era collegato folkloricamente all’edera, simbolo di vita e di rinascita a motivo della sua crescita a spirale, e considerato l’arbusto in cui si nasconde lo scricciolo.Nelle antiche usanze britanniche l’edera era utilizzata come decorazione natalizia e si combattevano scherzose battaglie a base di canti satirici tra le Ragazze dell’Edera e i Ragazzi dell’Agrifoglio.[orse ciò rappresentava uno scontro tra la parte dell’Anno dominata da una divinità maschile e quella dominata da una divinità femminile. “Fanciulla dell’Edera” era chiamato l’ultimo covone di grammo mietuto e questo ci conduce al tenia agrario e cerealicolo del Solstizio.Lo scrittore Robert Graves riteneva clic la foglia a cinque punte dell’edera simboleggiasse il misterioso gruppo delle cinque dee dell’antica Britannia, le Deae Matronìae che ricorrono in numerose iscrizioni dell’epoca romana e che forse presiedevano i duelli solstiziali dei due Re.Ma è amiche probabile che l’edera rappresentasse il nuovo sole, il Dio risorto, dato che era

Page 45: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

una pianta sacra a Dioniso e a Osiride.Nel fòlklore britannico la morte del Re dell’Anno Galante è tuttora celebrata

cori la caccia e uccisione dello scricciolo (uccello totemico di Saturno) ad opera del pettirosso, l’uccello dell’Anno Crescente. In certe località irlandesi, il 26 dicembre i “ragazzi dello scricciolo” gira no per le case con rami di agrifoglio, chiedendo doni. In altri luoghi a girare sono gruppi di musici adulti, con una piccola effigie di uno scricciolo su un ramo di agrifoglio. Non esistono corrispon-denti tradizioni estive della caccia al pettirosso, anche se la curiosa credenza irlandese secondo cui i bambini nati alla Pentecoste e ritenuti in pericolo di vita potevano salvarsi se fra le loro mani veniva schiacciato un non specificato uccellino, può suggerire il sacrificio rituale del pettirosso simbolo del Re della Quercia, che si prende la rivincita in inverno. Nei mumming plays inglesi 5. Giorgio uccide l’oscuro “Turco” gridando poi di avere ucciso il suo stesso fratello: luce ed oscurità sono complementari e inseparabili, così alla fine di queste rappresentazioni folkloriche giunge un misterioso “Dottore” che resuscita con un elisir il personaggio ucciso. Questo equilibrio di buio e luce è stato distorto nel corso dei secoli in una lotta fra bene e male. In molte località europee le campane delle chiese per secoli suonarono il “rintocco funebre del diavolo” nell’ultima ora della vigilia di Natale, avvisando che Cristo stava arrivando per distruggere Satana. Curiosamente, il soprannome inglese del diavolo “Old Nick” ci rinvia a Nik, un nome del dio nordico Odino, e a San Nicola, che nell’antico folklore cavalcava un cavallo bianco nel cielo, proprio come Odino.Questo santo com’è noto, si è poi trasformato nel Santa Claus americano, l’odierno Babbo Natale e ultima incarnazione del Dio Agrifoglio, l’anno calante, il Saturno vecchio e morente ma dispensatore di doni e di saggezza analogo al dio celtico Bran (e come questo signore del benefico caos solstiziale). Babbo Natale vive al Polo Nord e il nord è la direzione simbolica degli spiriti, la terra dei morti. Incidentalmente, in Italia Babbo Natale è sostituito o affiancato dalla Befana, la strega benefica che altri non è che la Vecchia Dea come dispensatrice di nuova vita.

Anche la mela, frutto che abbiamo già visto a Samhain (capodanno celtico così come il Solstizio è il capodanno astronomico), ha giocato un ruolo importante nelle tradizioni solstiziali. Durante i secoli XIV e XV in molte località europee venivano appese mele a rami sempreverdi per usarli in rappresentazioni sacre la vigilia di natale, chiamata nel Medio Evo anche Giorno di Adamo ed Eva. In queste rappresentazioni sacre i rami con le mele indicavano l’albero dell’Eden. Ma più importante era il significato della continuità della vita spirituale che si manifesta nel continuo ciclo delle stagioni. Nell’epoca più buia dell’anno occorreva mimare il ritorno del sole e un modo semplice per fare questo era adornare rami di sempreverdi con simboli di abbondanza, di luce e di primavera, come frutti e candele accese. L’uso delle mele era molto antico e si ricollegava all’usanza pagana sassone del wassailing (dal sassone wes hai = essere in buona salute) che consisteva nel recarsi di un gruppo di persone nei frutteti al Solstizio d’Inverno con un recipiente di wassail, cioè di sidro bollito e speziato. Il sidro era spruzzato sui rami e versato intorno alla base del tronco di un albero scelto a rappresentare tutti gli altri. Danze e canti accompagnavano questo rito che aveva lo scopo di garantire futuri abbondanti raccolti.Il Solstizio d’inverno cela tra le sue molteplici manifestazioni anche quelle legate ad un simbolismo granario. San Girolamo, che visse a Betlemme fra il 386 e il 420, scrisse che là c’era un bosco sacro ad Adone o Tammuz, come era chiamato in Palestina. Tammuz, amato dalla dea Ishtar, è il tipico dio morente e risuscitato, Signore della vegetazione e del grano. La religione cristiana

Page 46: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

assimilò ben presto questo simbolismo nel sacramento dell’eucarestia. La risonanza del ciclo del grano con quello del sole si riflette ancora in molte usanze, come quella scozzese di conservare fino a Yule la Fanciulla del Grano, la bambola costruita con le spighe dell’ultimo covone mietuto, per poi darla come cibo al bestiame per farlo prosperare. Oppure nell’usanza, diffusa in molte regioni europee, di spargere le ceneri del ciocco di Natale sui campi di grano.

La tradizione del ciocco è quella che, forse più di tante altre, ha fuso in unico simbolo il mito della luce solare e quello vegetale del dio che muore per rinascere dalle proprie ceneri. Il ceppo, di solito di legno di quercia (l’albero del Dio dell’anno crescente, trionfante al Solstizio d’Inverno...), veniva portato nelle case la sera della vigilia, ornato di sempreverdi e innaffiato di vino, per essere acceso nel caminetto dal membro più giovane o più anziano della famiglia (il nuovo o il vecchio sole...) Spento il giorno dopo, veniva riacceso ogni sera nelle fatidiche 12 notti fino all’Epifania. La cenere era sparsa intorno all’orto contro i parassiti o sulle travi di casa a protezione dai fulmini. I carboni erano riaccesi quando minacciava la grandine.Il pezzo che restava era utilizzato per accendere il ciocco dell'anno successivo, a simboleggiare la forza della vita che passa da una modalità di esistenza all’altra, in un ciclo senza fine.

In Scozia e Cornovaglia si bruciava un ceppo cori una figura umana rozzamente scolpita su di esso, vestigia di un antichissimo sacrificio divino.Il ciocco ci riconduce al simbolo del pettirosso tramite una curiosa credenza. Il nome inglese dell’uccello, Robin Redbreast, richiama infatti Robin Hood e Hood significa ciocc() (li legno.Nel ciocco di legno di quercia si credeva risiedesse questo spirito.“Cavallo di Robin Hood” era chiamato il pidocchio del legno che fuggiva quando il ciocco veniva acceso; Robìn stesso fuggiva dal camino in forma di pettirosso e a Yule muoveva contro il Dio dell’Anno Calante.Per gli antichi Ittiti il dio Alalu, il cui nome significa ciocco, personificava il destino.Così il ciocco ci riconduce al significato più autentico della festa solstiziale: il grande cerchio dell’essere dove buio e luce, mori e vita, passato e futuro si intrecciano e si trasformano l’uno nell’altro in quella eterna danza cosmica che è il destino di tutto ciò che esiste.La pianta sacra del Solstizio D’inverno è il vischio, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigli ano allo sperma maschile. Il vischio.pianta sacra ai druidi, era considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina.Equiparato alla vita attraverso la sua somiglianza allo sperma, ed unito alla quercia, i sacro albero dell’eternità. Questa pianta partecipa sia del simbolismo dell’eternità che di quello dell ‘istante, simbolo di rigenerazione ma anche di immortalità. I druidi tagliavano ritualmente ai solstizi i rami di vischio con unì falcetto d’oro, strumento che univa in sé il simbolo del sei e quello del la luna.La pianta era chi amata il tutto-sana (in gaelico irlandese uile-iceadh, in gaelico scozzese uil-ioc), medicina universale dono del risanante momento dell’eternità. Ancora oggi baciarsi sotto il vischio è un gesto propiziatorio difortuna e la prima persona a entrare in casa dopo il solstizio deve portare con sè un ramo di vischio.Queste usanze solstiziali sono state trasferite al primo gennaio: il Capodanno dell' attuale calendario civile.

CELEBRARE IL SOLSTIZIO D’INVERNO

La natura in questo tempo si riposa per prepararsi a vivere un nuovo ciclo e anche per noi sarebbe fisicamente opportuna una pausa, approfittando magari delle vacanze natalizie perdedicarci alla lettura, alla meditazione, a esercizi di rilassamento.Una cosa

Page 47: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

piacevole sarebbe l'idromassaggio, un a pratica rilassante e al tempo stesso simboleggiante le acque uterine da cui vogliamo rinascere per l'anno a venire.Purtroppo tutto congiura contro un salutare riposo solstiziale.Infatti questo p nodo dell’anno, per l'accumularsi di celebrazioni, feste e acquisti di regali può portare a stress e ansia La forzata allegria, la caduta della routine quotidiana, il consumismo esasperato, sono tutti elementi che possono condurre a sentimenti di depressione e isolamento. Sarà la minor quantità di luce solare, sarà l’essere costretti a mostrare un aspetto felice, ma questo è uno dei periodi dell’anno con il più alto picco di suicidi. .Iuttavia, se ricordiamo che questo tempo è quel lo in cui siamo più lontani dal Sole e contemporaneamente anche consapevoli della sua rinascita, possiamo provare a trattenere questa piccola luce in noi. Il Solstizio può essere per noi un momento molto calmo e importante, in cui nella silenziosa e oscura profondità del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole. Questa è anche una opportunità per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati. Ci sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa festa: possiamo decorare la nostra casa con le piante del Solstizio oppure fare un albero solstiziale. Non un solito albero natalizio, bensì un albero decorato con tante piccole raffigurazioni del sole. O ancora possiamo alzarci all’alba e salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno. Possiamo anche compiere una celebrazione più rituale, con l’accensione del ciocco. Anche se non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un prato insieme ai nostri amici. Si prende un grosso pezzo di legno di quercia e lo si orna con rametti di varie piante: il tasso (a indicare la morte dell’anno calante), l’agrifoglio (l’anno calante stesso), l’edera (la pianta del dio solstiziale) e la betulla (l’albero delle nascite e dei nuovi inizi). Si legano i rametti al ciocco usando un nastro rosso. Se abbiamo celebrato questo rito anche l’anno precedente e abbiamo un pezzo non combusto del vecchio ciocco, accenderemo il fuoco con questo. Si dice: “Come il vecchio ciocco è consumato, così lo sia anche l’anno vecchio”. Quando il ciocco prende fuoco si dice: “Come il nuovo ciocco è acceso, così inizi il nuovo anno”. Una volta che il fuoco è acceso osserviamo le sue fiamme e meditiamo sulla rinascita della luce e sulla nostra rinascita interiore. Accogliamo le nostre speranze, i nostri sogni per il futuro e salutiamo questa luce dicendo: “Benvenuta, luce del nuovo sole!”. Brindiamo con vino brulè (in sostituzione del wassail nord-europeo) e consumiamo dolci, lasciando una parte del nostro festino per la Madre Terra. Se sono con noi amici e familiari doniamo loro rami di vischio. Più tardi le ceneri del ciocco potranno essere sparse nel nostro giardino o nei vasi delle piante che teniamo in casa per propiziare la salute e la fertilità della vegetazione.Un modo simpatico per celebrare il Solstizio di inverno è quello del ramo dei desideri, un rituale della tradizione celtica bretone. Nove giorni prima del Solstizio occorre procurarsi un ramo secco di buone dimensioni, pitturarlo con vernice dorata e appenderlo nell’anticamera della propria abitazione, con un pennarello e alcune strisce di carta rossa da tenere lì vicino. Chiunque entri in casa se vuole, potrà scrivere un proprio desiderio su una striscia di carta, che verrà ripiegata per garantire la segretezza del desiderio e legata al ramo con un nastrino colorato. Quando nove giorni dopo si accende il fuoco del Solstizio (nel caminetto di casa o in un falò nel giardino o nel campo) il ramo viene sistemato sulla legna da ardere e i desideri che sono appesi ad esso bruciando

Page 48: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

saliranno col fumo sempre più in alto, finché verranno accolti da entità celesti e chissà, forse esauditi.

Conclusione

La Ruota dell’Anno, con le sue otto stazioni, è qualcosa di più di un calendario “liturgico” pagano. E’ un simbolo che rivela continuamente numerosi significati, dispiegandosi in una serie infinita di livelli di comprensione. Possiamo paragonarla ad un mandala, quella rappresentazione simbolica del cosmo nelle tradizioni induista e tibetana, che è al tempo stesso un potente strumento rituale di meditazione. Oppure alla ‘Ruota di Medicina’ dei Nativi Nord-Americani che, seppure in forme diverse, adempie alle stesse funzioni.Proviamo a disegnare un cerchio su un foglio di carta, trac ciando otto raggi (prima una croce a quattro bracci dritta e poi una seconda croce a X). Laddove i raggi incontrano la circonferenza riportiamo i nomi delle otto feste. 11 punto in alto è quello del Solstizio d’inverno, poi procedendo in senso orario sistemiamo imbolc, l’Equinozio di Primavera e così via .A questa ruota collocata nel tempo possiamo sovrapporne un’altra situata nello spazio: la bussola. Così in alto ci sarà il Nord, la direzione del buio e del freddo, così come buio e freddo è il giorno più breve dell’anno. Dalla parte opposta troveremo il Sud, luogo di quel calore e di quella luce che trionfano nel Solstizio di Estate. L’Equinozio di Primavera è il mattino dell’anno, dove il sole sorge a oriente, mentre l’Autunno è nel luogo del tramonto, a Ovest. Le quattro festività celtiche troveranno spontaneamente la loro collocazione nelle direzioni intermedie: Imbolc a NE, Beltane a SE, Lughnasadh a SO e Samhain a NO.Così orientata, la Ruota dell’Anno continua a svelarci analogie e similitudini. Essa può svilupparsi in un arco di tempo molto breve, nelle 24 ore. Il Solstizio d’Inverno sarà analogo alla mezzanotte, mentre Imbolc apparterrà alle ore piccole della notte, quando le tenebre iniziano poco a poco a scolorire. L’Equinozio di Primavera sorgerà di primo mattino, alle sei, Beltane celebrerà il suo trionfo alle nove e mezzogiorno sarà l’ora del Solstizio d’Estate.Nel corso della giornata incontreremo Lughnasadh a metà pomeriggio, alle quindici circa e l’Equinozio di Autunno al tramonto, verso le diciotto. La tarda serata sarà il momento di Samhain. Ma la Ruota dell’Anno, nel gioco delle analogie, può svilupparsi anche lungo quell’arco di tempo che ha scandito i calendari delle civiltà primordiali: il mese lunare. Non ci vuole molto per determinare il posto della Luna Oscura (impropriamente chiamato nei calendari Luna Nuova!), il momento del ciclo lunare in cui il nostro satellite è completamente invisibile: esso sarà nello stesso punto del Solstizio d’Inverno. Oscurità del Sole e Oscurità della Luna. La prima falce della Luna Crescente sarà il preannuncio dello splendore futuro e per questo assimilabile a Imbolc. L’Equinozio di Primavera con il suo equilibrio di Luce e Oscurità non potrà che essere il Primo Quarto, quando la luna è illuminata per metà. Beltane, con il suo splendore sarà paragonabile alla cosiddetta Luna Gibbosa, quando cioè l’astro è luminoso per tre quarti. La Luna Piena è il trionfo della luce, quindi si colloca idealmente al Solstizio d’Estate. Il lento declino della Luna Disseminante che dona via via la propria luce è Lughnasadh, quando la terra cede uno alla volta tutti i suoi frutti. L’Equinozio di Autunno è come l’Ultimo Quarto: anche stavolta la luna è illuminata solo a metà, ma ora è la tenebra che sta avanzando. Samhain, la Festa dei Morti, si accoppia infine alla Luna Balsamica, l’ultima falce della luna calante prima dell’oscurità totale. La falce che ci ricorda quella della Grande Mietitrice. Non si può però dimenticare un altro ciclo che si sovrappone idealmente a quello della

Page 49: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

Ruota dell’Anno, ed è il ciclo della nostra esistenza umana. Prima del Solstizio d’Inverno siamo nel grembo materno da cui emergiamo con la nascita del Nuovo Sole. Imbolc, il timido inizio, è la prima infanzia dai zero ai sette anni circa, l’epoca che vede l’allattamento, lo svezzamento e una condizione di innocenza e di purezza che dovremo presto abbandonare. Con la tarda infanzia giungiamo all’Equinozio primaverile, l’inizio irruente di ogni cosa, le prime prove della vita che affrontiamo con ottimismo e voglia di crescere. Beltane è l’adolescenza, la prima giovinezza, così segnata dalle prime esperienze d’amore, quando incontriamo l’Altro o l’Altra e ci rendiamo conto di essere solo la metà di una dualità.

Con la prima età adulta, dai venti ai trenta anni, arriviamo nel fiore degli anni: è il momento degli studi superiori, del matrimonio, dell’inserimento nella vita professionale. Il Solstizio d’Estate simboleggia bene questo periodo della nostra vita. Invece Lughnasadh è l’età adulta, dai trenta ai cinquanta anni circa, l’epoca in cui cominciamo a vedere i frutti delle nostre fatiche (i successi professionali, i figli).L’Equinozio di Autunno è il tramonto della nostra vita, dai cinquanta ai settanta anni. Godiamo i frutti del nostro lavoro e osserviamo figli e nipoti percorrere il loro sentiero. Samhain è la vecchiaia e quindi la morte, punto di passaggio ad altri cicli di esistenza.E la Ruota inizia un nuovo giro! Altri hanno collocato su questo mandala una lunga serie di altre figurazioni simboliche: elementi, piante, animali totemici, pietre, colori e così via, ma non vogliamo appesantire il discorso con elenchi che mutano da tradizione a tradizione o addirittura da compilatore a compilatore. Chi vuole potrà costruirsi la propria Ruota, attingendo alle tradizioni della propria zona, alle letture suggerite dalla Bibliografia e magari anche alla propria intuizione.Ci sembra invece opportuno concludere questa nostra esposizione con un piccolo rituale, una meditazione in forma di visualizzazione, tramite la quale possiamo entrare in sintonia con le energie e i profondi significati della Ruota dell’Anno.

VISUALIZZAZIONE DELLA RUOTA DELL’ANNODisegnate la Ruota dell’Anno su un foglio di carta e a

occhi chiusi provate a visualizzarla. Immaginate di trovarvi “nella Ruota”, in piedi sul punto che corrisponde alla festa di Samhain. Vi guardate intorno e osservate il paesaggio che si è formato attorno a voi, le foglie cadono dagli alberi e soffia un vento freddo. E’ sera, ma nel buio vedete la luce di un falò in una radura. Molte persone sono intorno a questo falò, in silenziosa meditazione e godendo il calore del fuoco. Hanno portato con loro delle zucche di Hallowe’en e cibi da lasciare ai morti. Potete unirvi a questa silenziosa folla, se desiderate. e quando vi sentite pronti visualizzate di nuovo la Ruota.

Ora camminate verso il punto che corrisponde al Solstizio d’Inverno, sentendo come faccia sempre più freddo. Arrivati al punto del Solstizio è buio ed è mezzanotte. Gli alberi intorno sono completamente spogli, ogni cosa sembra fredda e morta. Osservate il bosco che vi circonda. Man mano che osservate vi accorgete di luci che appaiono sugli alberi e vi trovate immersi in magico e multicolore splendore luminoso. Appaiono persone tra gli alberi e si uniscono a voi. Viene acceso un fuoco e tutti si scambiano rami di vischio e di agrifoglio.

Dopo aver trascorso un po’ di tempo visualizzate nuovamente la Ruota, con voi stessi che camminate fino al punto di Imbolc. Camminando vi accorgete che inizia a nevicare. Arrivati al punto di Imbolc è ancora buio ma le tenebre iniziano a diradarsi in attesa dell’alba. I rami degli alberi intorno stanno cominciando ad arrossire di linfa e molti bucaneve iniziano a far capolino dal

Page 50: Feste Paganeultimatewiccan.weebly.com/uploads/2/3/3/7/23372584/... · Web viewFeste Pagane Di Roberto fattore Introduzione LA MISURAZIONE DEL TEMPO E GLI ANTICHI CALENDARI Da epoche

bianco lenzuolo di neve che copre la terra. Vi accorgete che vicino a voi c’è una pecora che sta allattando l’agnello. Diventate consapevoli della vita che sta ritornando. Visualizzate la Ruota di nuovo: ora camminate verso l’Equinozio di Primavera. Camminando la neve si scioglie e l’aria si fa tiepida.Al punto dell’equinozio è ormai l’alba e un raggio di sole primaverile appare tra le nuvole. Molti fiori selvatici stanno sbocciando e i rami degli alberi si stanno ricoprendo di foglie di colore verde brillante. Sentite il sole sulla vostra pelle e sentite la giovinezza dell’anno riflessa in voi stessi. Una lepre corre nella radura e voi la osservate. Visualizzate nuovamente la Ruota: ora camminate verso il punto di Beltane. Camminando l’aria diventa sempre più calda. Arrivati nel pulito di I3eltare osservate gli alberi verdeggianti e sentite il profumo di molti fiori nell’aria. E’ mattina inoltrata. Udite risate gioiose e vedete numerosi giovani danzare intorno ad un palo di maggio. Diverse coppie camminano mano nella mano e i bambini giocano e gridano. Assaporate la gioia del ritorno dell’estate. Osservate ancora la Ruota. Camminate verso il punto del Solstizio di Estate e sentite il sole risplendere su di voi. E’ mezzogiorno e i campi biondeggiano di messi mature, ci sono frutti sugli alberi, papaveri e fiordalisi nei prati. Ascoltate il canto degli uccelli e il ronzio delle api. Sentite il sole che vi riscalda, vi energizza. Godete della sua luce. Quando vi sentite pronti tornate a visualizzare la Ruota. Stavolta camminate verso il pulito di Lughnasadh, divenendo consapevoli del calore fiammeggiante dell’estate avanzata. Al punto di Lughnasadh osservate gli uomini che lavorano per portare a casa i frutti del raccolto. E’ metà pomeriggio. Cogliete una mela da una albero e sentite come essa vi rinfresca e vi nutre. Ascoltate il suono delle cicale.Osservate di nuovo la Ruota, avanzando Verso il punto dell’Equinozio di Autunno.E il tardo pomeriggio e nei campi i raccolti sono finiti.Ci sono persone intorno a lunghe tavolate: mangiano e bevono celebrando la fine del raccolto che è ormai stato immagazzinato.Vi unite a loro e partecipate alla loro gioia. Quando vi sentite pronti osservate il punto di Samhain, (dove il ciclo ricomincia, e tornate lentamente alla vostra condizione normale, riaprendo gli occhi e stirandovi.