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Traditional book explaining the origins of city of Naples by colobies from middle east
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DELL'ANTICHE
COLONIE VENUTE IN
NAPOLI ED I PRIMI SI
FURONO I FENICI
OPERA DEL DUCA...
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fi
I
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DELL' ANTICHE COLONIEVENUTE IN NAPOLI
ED I PRIMI SI FURONO
I FENICIOPERA DEL DUCA
MICHELE VARGAS MACCIUCCAVOLUME PRIMO
I N NAPOLIPRESSO I FRATELLI SI MONI
CON PE KM ESSO DELLE DUE POTESTÀ'
MDCCLXIIII.
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agli eccellentiss imi' signori
il cavaliere d.gio/battista capece minutolo
de'principi di canosa.'
il bali' Marchese d. Nicolo' di majo . .
d.francesco muscettola de'duchi di.melito.
d. antonio spinelli di fuscaldo.
d.cammillo severino marchese di gagliati
.
d.nicolo' miròballo marchese di braclgliano. -
d. giovanni columbo eletto del popolo.
A Tempre deplorabile rovina , Eccel-
lentissimi Signori , del Crillìanefi-
mo in Oriente produflc il bel van-
taggio nell'Occidente, che moki dotti
Uomini , i quali alla diftriuione del
. Greco Impero fi (or trailero , fceglien-
do l'Italia per Ior ricovero , vi avellerò fatto rinafee-
re t ormai fpenro Audio delle buone lettere , Ma co- ,
mechè perciò ci fi fodero cominciati a rendei comu-
ni quegli antichi Scrittori Greci , e Latini , che pri-
ma , o affatto erano andati in dimenticanza , o ben
a 2 po-
pochi a pochi erano COnofcìuri : ad ogni modo avanti
che nel paffete fecolo fofTero venuti al mondo ad ino-
ltrarlo colle dottiflime lor opere lo Sigerò , l'Erà/S>,
il Voffu» Padre, il Sttdeno, il Bach», l'Utah, il Ga/e,
il Cfcw» , Il {Stanchiti , il CumferJW-, il Dedtwth , il
Tomajpm , il fiwi/M-', il Ljww , il Tounumine , e nel
principio del corrente fecolo il ma;- de' fratelli
Fo.rmt.rn , per non annoverarne altri , niuno fi era av-
vifato di andare a fpiar tra le favole, quanta follo il
lor velo parte della vera antica iìoria lì nafcondelTe,
ferialmente a riguardo dell' origine delle varie Na-
zioni , che or una , or altra parte del mondo vennero
ad abitare . Invogliato da elfi a fedirne in qualche
modo l'efimpìo , con quel fervore , che è proprio del-
la gioventù, parvenu, che chiunque, fc non viaggian-
do , almcn legge.-.do , avelie acquiftata qualche cogni-
zione della terrà abitata , non mi potcfTe negare , che
fia per noi un gran beneficio della Provvidenza l'aver-
ci fatto nafeere in quella Città , dove , volendola il
Sommo Onnipotente Fattor del tutto rendere più che
qualunque altra felice , e defidcrabile , ha unito quan-
to divinamente ha compartito de' fuoi doni /òpra tutte
altre a noi o più vicine , o più lontane regioni .
Quindi mifurando dalia mia l'altrui curiofità, parvemi,
che ognun tra noi con guflo , e piacere doveffe fen-
tire chiunque s' ingegnato a procurarci delle notizie
da farci fapere un poco più attentamente, che finora non
fi è fatto , a chi dobbiamo tra le antiche Nazioni la
bella
bella lecita di quello fortunato filo , in cui pianta*
ron le prime fondamenti di loro abitazione , per la-
fciarla in pre'ziofo retaggio a noi . Sapea pur anche,
che tra noi per le private noftre famiglie , ove ci tro-
viamo all'otturo delle cole de'noftrì Antenati, o a caro
prezzo fi compra , o con fommó" gradimento fi riceve
in dono quella pena ,. quello Audio , e cura, che al-
tri fiefi prefa, per rintracciarle, ed illuftrarle, e quan-
tunque non Tempre pienamente al noftro dcfiderio fi
ibddìsfaccia , non perciò ci troviamo Tnal contenti di
faperne per opera loro qualche poco di più , che non
ne Capevamo prima . Ecco , Signori Eccellentissimi,
da quali principi è nato il primo volume della mia
opera intefa a dimostrare , che la prima origine del-
le antiche Colonie Napoletane alla rimotilfima venuta
dc'Fenici ne'noilri lidi fi appartiene: lavoro egli è del-
le poche ore , che mi fono avanzate dalle applicazio-
ni, che nel Foro porta l' Avvocheria, in cui ho prefa
per mio divertimento a notare quanto in leggendo di
tratto in tratto mi è fembrato confacente a quello
mio difegno . Qualunque fieno le mie fatiche , non ho
efitato un momento a fceglier 1' ufo , che ne dovefli
fare. L' EE. VV. fon quelle , che rapprefentano tutta
la Napoletana Famiglia : a chi dunque , fe non all'
EE. VV. dovea tributare ciò , che la riguarda, io che
dal 174;- in qua per lo fpazio di nove anni ho avu-
to l'onore di eflere annoverato tra' fuoi Avvocati ? Ec-
co , che ve le confacro in dono , di cui quantunque
co-
conofca la pieciolezia , ad ogni modo , come mi lufin-
go , che poiTa concenere qualche nuova (coverta fopra
quelle fatte da altri infignì Scrittori della patria noftra
Storia, non diffido punto, che in grazia della novità,
colla gentilezza , eh' è propria al Vollro fublimc flato,
con benigno gradimento farete per riceverle,
Dell' EE.VV.
Napoli xvn. Agoflo mdcclxiii.
Devoti/;, tà OhWigtùfs. fetvìtur nero
Michele Vargas Macriucca.
PREFAZIONENella quale fi dà l'intero, ed utiliflimo faggio
di quello primo volume , ed un brieve
de' feguentì
.
delti antichità , le quali vagliano
Utuftrar la pania , nel paffuto /ecolo , e
nel corrente fi sa effer divallilo degno og-
getto , eie in affai luoghi d' Europa ha
tratta 4 te I' applicatone de' più fublimi in-
O pud.
ad Uh
vi, Jr; d,
e quel
. , __ era di pochi , divenne di molli ; qu
empo , et* U fa»P" ?»" *«?«ff-I<™> Monarci, Me Spa-
mie, Mlora nofìro Sovrano ce ne aprì un ampio , ed invidiab.i teforo
nelle ruine dell'antico Ereelano.- di sì e tal maniera , che d'altro
non ragionava/i , che dell: grandi , e fclìcijfi ne /coverte , le quali
preffo che ogni piamo colà faccvmfi . Or in afcaltar io sì frequen-
te parlare intorno al pregevole fludìo dell' antiebe coft , f, /veglia
ìn me nella più giovanile , e frefea età forte brama di darmi ad
una buona , e grata cognizione di effe ,fembrandomì tale applica-
siane Ìn ufansa , e di comune vaghezza : quindi mi determinai
ad unire tutto ciò, che intorno a tale argomento ieggea, fenza ri-
fparmiar né fatica , né dcnajo per provvedermi d'ogni valevole aiu-
to, e trarre il vanturgio di ritrovare la piì< rimoia origine di no-
fra città. Dall' union di più cofe , e da sì difficile impre/a per
ogni verfo fuperiorc alle forte mie, ed al mio ingegno, mi p/rveaver fatte non poche offervazioni opportune , delle quali fe taluno,
ebe fiffe flato fornito di maggior valore, e fujficicnza , che allora
a me mancava , ed al prefenic altresì ne fon privo , avrebbe avute
pronte notizie da compilar uri opera , la quale certamente fi farebbe
detto effer dotata del gran -pregio dì novità.
Or perchè fino dalla prima direzione de' miei jludj volle ìl
Ca-
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jViu PREFAZIONE.Cavaliere mìe zio , che la irucjji avuta fi non finterà cognhÙMt iti
fi}ar Greco, almeno una più ebe mediocre , merci la qualefi ba
guida fedele, e luce ad ogni fitte della letteratura pili culla : perottC'icr ciò, volle mia dependenza dà proftte-aolì , e certeft tramai.Jlramcnti dì lìXìnimna M.:.torelli ,ìl quale con plaufi lì di queflacomune, come deili ftrmieti ne reggea la cattedra R,--!,- u',;i-
VerfiJ , e co:, dc:Vml la re,,e tuttavia . accadde, che tra' fami,
litri fiojìr, ,hfco,f , fi,,;,,-.;per me ,1, t,,a„de .frutice,/, pataf-
fi intorno d numi di Palep^li , e ài Napoli , e dell-
origine di
"flatTi'"'*) ™y"Ì"f'"'"'Pefi"
eÌ
'e'"d
Cr
"'u"ì' ^"ru f"7
decoralo conajfat§i giìfe ,co,nffùm '„fi di fare'fil'i ma'eflri
7lqL"L° 'elnf-.fi! Non ''tardi moki, che "fi'ZnL ^tn'lùi ^inmodlfa tentefa, perche vii ani »..'",,«,„,„, ',/.., „-,,„„<, , ie ;/ rulr0 mfirma d. gìufli fi deffero elle flampe ; ma Quantunque ia
'JTli ^Se Umpn
hdlZcZ'"fin,1!Z,"SuLi''
]l
?" *
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«,f,fh- , e fi:<;J cfprejfieni diebìatajf, di quanti !;',',„'%
era debitore: esercii non fifro arrogarmi quello, effe
Tmio fiZZ'lLl/t^bTc?Mi farebbe f.,to di rìncrefiimemo , ebe ie amando di [crìvere,
auej, tardi tipprefe, cbt In gente ti lettere degni flato h, m fi.
"ge \uafifue, din"°,'e rZih, cbe'"iflrÙìfce".- 'fi'dì queflf'Zdon e adorno il mio volume, taluno per farne potava, fe gli fa-
ZI',' eie *™ P/^HZr, )àmaTtc "In tl'ì
csra dì 61 fare; io ramo la mente Ìei(m«t , e l'argento deli'
.pera rimando offrì a cenfufi , aW eppeflo io n , che i favi ,
cemctbi pollai, prima à imprendere a difiin'mttri le altrui letterarie
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PREFAZIO N E. «faide, volentieri t'inducono a diligentemente amfiderm il di/or-
fi , eie lor V* innanzi , e /wrrii ancÉ' « f«( frinc/p» di ?Uty7»
volume di ragione il richieggo : ed entro lofio a proporne /' ardite,
e divi/ione , con aggiungere altresì affai brieve parlare degli altri
già pronti a dsrfi in luce.- ed avvertire M oltre tutto cii , cÙe faal mie bìfigno .
e dì grave litìgio nel noflro lì rinomalo foro fi
doves difamìnare F origine di noflra città colla fetenza cronologi-
ca , e datifi in Ime vari penfamenli,gli rinvenni o manche-
i fatti fiorici , o con/ufi ne! ragionare , effendofi data fe-
de agli fautori pofieriarì , e fpecialmenle a Cammillo Pclleg\
il quale con afiuia gUifa recita affaiffimì autori , e riempie fue car-
te di computi innumerevoli , ma ne quelli vide mai ne1
finti , nè
quefiìfifpcrìmcn,*, che reggano, ficcarne mi fono fiudiate mira-
re in più luoghi di quefio volume, e feguiri a palefar lo fteffa ni
feguemi , ma la maniera il franca di aver campofi, i fio, difcorfi,
di leggieri abbacina , e fa travedere chi gli legge : colui peri , ,1 quale
fegnatamente ci pone cura, ojfcrva, che amando apprendere il prin-
cipio,cd i fondatori di noflra cittì , ne novererà quanti ne vuo!e,c
di nazioni barbare, e eulte, lontanarne , e vicine, e di ogni Ragio-
ne, Sembrando , che egli abbia fatto il gran libro di fua Campa-
gna per vaghezza di diletto,poco manco, che non dicejjì , per abu-
firfi di naflra. fempiici , non per ifiruire . .
Or io fpinto da naturai talento , e potrei dire difdegno , ve-
dendo , che la patria origine era il fifea , ed ingombrata , e che quan-
to pili di elfa fi fcrivea , piùfi
rendeva ofeura , di mallo cuore
imprefi a /velarla, ed a raccorre ne'propri finii cii , che fiporca di
ejfa alla fine faper di più vero : e fedendo le maniere di firivcre,
ed il tutto ordinare fecondo l'ufo depili rinomati favj del noflro fe-
lice fetale , credo , ni fari fc/fa mia credenza , aver io rintraccia-
ti i veri, e rinomai ijfrmi principi di nnflra città, comechi vi fieno
non pochi, che n'han dori volumi in luce, e fin ricorfi o alle fa-
vole , ovvero a'fecoli recenti : pure niuno penti , che in nofirt con-
trade dopo picco! corfo di fecali dall' univerfil diluvio , e dalla fi-
mofi Ebrea difperfione fi portarono a far foggiamo in quefle no-
flro amene fpiagge i Falegici , ed indi altresì, conquiflatafi la re-
gion Cananea da Giofuè, fi rifuggirono Ira noi i Fenici: e di que-
fle colonie , e degli eroi , che le 'conduffero , e di Numi , che feco
Tom.l, b ci
x PREFAZION E.
ti panarono, fon rimafi ti ceni monumenti , the egnuno , il anali
fi pieghiti a leggere tutto tii , ibe m ne bo roetcìte , entrerà in
iftupire, the finora fono fl-f ccculli , torneiti il tuminofi ; di Iti
manina, che qutflt fole allentali nazioni b.in potuto fare f mitro
argonauta di qut/ìo primo, e non pittalo volume.
Per dir eerre p'unve di il nuova , e tbt a malti fembretà
ardua imprefa , bo eifimta ( opera in due parli , con ordine ben
ebiaro , e ben cmttpuio ; e nella prima bo ufata liberti , ebe non
pub effer rìpit/t, ft non da coltro, tbt vantine tbiamarfi fol tan-
templanii fcnx.it legger Ì favi amichi, di moflrare ,tbe tutti ì tuo-
"iTia
h
Gatta JW 'a^ìu"htieTe ifla di ^CaprT; ^nen'trZ'dTnelUnoftra regione mediterranea , perchè mi farei fpaziato affai lungi ,
ed il volume farebbe crefeiuto altre modo, e fiima ; bo aperto perà
il fentiera ad altri ingegni di far la fleffo per gli reflanti luoghi
/otto il nofìro ciclo ; il che ora non farebbe malagevole . Sapaidofi
la guifa di rinvenire ì nomi Fenici , e fi è trarne V etimologia
,
ficcarne f co/lume de' primi ingegni ., mi do meco a tredere effere
fiato io felice in ridurre a queft' orientale idioma le voci fenxa mu-
tare , o aggiungere neppure un fola elemento, ficcome altri ton li-
bertà , che non piace , fono ufi di fare , e cosi ritmavano nelle pa-
role ciò, che effì vogliano, non quello, ebe ci l; ìndi mi fonoflu-
d'iato 0° ajutare tale fatica di gramatìca colla /lorica autorità ,per
render certa l'etimologia,perchè quando queflè due cofe van di con-
certa , l'animo rimane ben pago.
Per non far defiderare poi vaghezza , e pregio ali opera , ci
ho introdotta la grani invenzione del famefo viaggia d~U!iffe,tbe
ai primo avvìfo Jombrerà importuno , anzi alieno molto dal parla-
re dell'origine Fenicia di noftra città/ma colui, che con cuor tol-
lerante s' induce a leggere l opera , vedrà , ebe fi affi bene all' ar-
gemente, anzi neceffavio: perchè il divina poeta finge l'eroe Sita-
ca per lo pih dare de remi nelle noflre acque , ali'oppofto quelle del-
la Grecia, e dell'Affrica le paffa veloce.' e piace nell' Odiffea ve-
derlo girare qua/i feinpre per le no/Ire fpiagge , e nominarfi i luo-
ghi del lido della noftra Compagna. Felice can voci antiebiffimt , e
tutte Fenicie , mutale poi dalle feguenti colonie , di modo che sep-
pur unafi
legge nel lodata poema in quella guifa, che fiusi nel-
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PREFAZIONE.le pofferiori Pagani: e fi gode o/fervere ,che giunta Ulifft m Box-
suoli , e de/crivendofi buona patte dì quella contrada, fon divcr.
fi/fimi i nomi de'Iuoghi di effa da quelli,i quali adoperarono i/e-
senti /crirtori . Or effondo Omero venuto in tempi affai rimoti,
fi vai/e di voci, eie non molto prima di lui i Fenici avevano ap-
pofìe a'pioni , ai mare , a'manii , afflimi , (e. che rinvennero in nofira
regione : quindi io ho avuta la forte lieta di ridurgli con arte in-
duffrìofa, e leale al vero,e natio linguaggio, e perchè fona molti,
ansi tutti, rimane Ben preflo ognuno pèrfuafo, cùi nella pili vec-
chia ffagione tra Bluffi luoghi ci foggiornì gente orientale , e diil negaffe, rinuncerebbe alfenfo, e ragion comune, non potendo/,
fpiegare, perchè sì numero/, nomi Fenicifi rafano in «offra re-
gione. Se dunque ciò è vero come F è fcnxa fallire , non fi ffj-
re di \ì rinomato viaggio <f Ul.ffe .'
. .
In oltre si illuffre viaggio mi ba aperto un rea! femicro,cbe
è fiato finora occulta a favi • p<u veggenti d'ogni fecolo , ed è qui-
fio , che bo /ovetto , che ne' più nobili infingimenti ti da Ome-ro, come da Efiodo, padri delle favole , fi è portala credenza , ebe
fieno accaduti nelle nojìre contrade,
ìnterpetrando le Fenicie voci
de' luoghi fecondo H volar Greco per errore a noi felice,perchè ara
fi offervano d'eterna no/ira fama in queffi due più vecchi, e divini
fcrimri ,quafi dimentichi della lorGrecia ffeffn,e ne /offriremo in-
vidia , almeno rivaliti da più nazioni , che ora fi fono rendure il
eulte , e di gran nome . la qui dovrei fare il gran novero delle
favole da queffi due poeti finte ne noftri luoghi, e da me /velate,
effondami oppofio a' cameniatori dì ogni età , ma baffo fcarrer velo-
ce i pìccoli argomenti appafl't da me /otto ciafeheduna. pag. non
giovando qui replicar le mede/ime , ed effer lungo : ed in leg-
gendafi le. /orti pruove , non fi dìrd ffrana , come taluno pui cre-
dere, queffo mio nuovo pen/are ( da chi ha /enno
fichiamerebbe
ti fecali , ne' qualifi fon lenì Omero , ed Efiodo anche da' Greci
loro , tale ti /colpita verilà nonfi
ravvisi ; onde f eroica mitolo-
gia nòfeguenti fcrittorì fivede si confiifa , e tralignante : ed i lo-
ro immortali paoni pereti poco , o nulla fi fin compre/ , ri/erba-
tafi la vera intelligenxa , fio lungi f odio a miei delti , all' età
no/ita felice , ed «'Napolitani ingegni , e queffi fidovevano occupare
su PREFAZIONE.« rinvenirla, giacché le lor patrie contrade fono Jìate la gran par-
li de^no oggetti! de' toro poemi ; e fi furane fempre anche gli avi
nofiri attenti , e ferii ad attinge, da qucfti due fonti il tot fapere,
e perdi a dovere /criffe Petronio , come e non , che i Napolita-
ni Mzonium biffimi felici peflore fomem . Or l' avere /coverto,
'he lo più amiche, e più fincere favole fi finfero nel nofiro fuolo,
l che Efiodo.ed Omero le trajfero colla loro feconda intonazione,e fublime da' nomi Fenici ,
credendogli di Greca origine,fonpre
pi* conferma, che le prime nofire .coloniefi furono geme orientale:
c ciifi mofira con leale marnerà, a qua/, fino alf evidenza preffo
che' nel? intera prima pane dell'opera: certamente dovrcjfimo recar-
ci a fdegno , ed a male , che pregi à lumino/, di c/uefi. nofiri luo-
ghi a" ej/ere tanto dipinti in due vecchi padri della poefia , fieno
fiati occulti fino a dì nofiri , e che innumerevoli /ovrani firittori
ambe Greci non gli /covrirono, e perdi in ejfi le invenzioni Ome-riche , ed Efiodce fi veggono ti incofianti , e raminghe , né maiaver ferma, e certa fede.
Il grandi/fimo /caglio (giacche debbo parlar di mari ) nel
quale e gli antichi , e' moderni hanno rotto in leggere quefii due
poeti, fi i fiato il credere , che f Oceano in ejfi fife ,1 vafio pe-
lago, e non mai {' tndujfero a pen/art , che erano l'acque di noflta
" ùagna , dette comunemente Cratere, ficcome io eoa franco
, ed ardito contro alla coftantt opinione d'ogni ita , ma faifa,
ed ingannevole, con affai documenti chiari/fimi ,r regioni , ed alno non
pochefi ni veggono riportate negli Aggiungimenti nel fine dell'opera,
fognaiiffimamente ho ma/Irato: e perdi non fifa abile a di/lingue-
re in Omero il vero viaggio d'tlliffe ,anà fipo/e in ifcherno fol-
lavàvole , e pungente fino dalla fiag'iont d Eratoftene vecchio geo-
grafo; e per tale fallo urgemifftmo neppurefi
poterono mai ferma-
re in certo , e {labilità luogo le favole,perche quefia felice coppia
di poeti, la quJe va fempre di concerto ne' pen/amenti , le fin/ero
qttafi tutte preffo l'Oceano . Ora ognuno dee rimanere fopraffatto
da profondo fltpore in penfondo , come fi e pomo leggere, ed inten-
dere Omero , corrono gii preffo che trenta fccoli , col credere , che
nell'Ilìade, ed Odiffea SÌkkoSc fi era t immenfo mare , ( von il
neftro brieve golfo . Io fieffo fi dica dell' immortale Teogonia di
Efioào , che immagini quafi tutti gli Dei nati nell' Oceano , ed in
tffo fiabili/ce la maggior parte delle file ammirevoli invenzioni
.
LI n: Il Z Od bv Co
PREFAZIONE. nuAltri fen (itti, ti il lor nome fia grande
,per avere /coverti veri
muri, e vajìi , onde pai Europa ne truffe tante merci, ed oro, io
fon pago di mia piccola fortuna d aver trovalo ntt letterario mon-
do un mare finora a tutti afeofo , onde gran dovizia fi raccoglie,
per intender a dovere due rimali/fimi autori, i quali pili faviamen-
te degli altri fcriffero , e faranno ? ammirazione in ogni età .- ed
U vaiar della mia opera , il quale bramo, fi i , che quei di mia
città fimo fempre intenti a leggere quejìi due gran poeti sì bene-
meriti di nifire fpìagge .
Ctwfitftrni.ifi da me l'ardua imprefa di far deporre daKanhnode' primi favi (opinione li ferma per lo corfo di tante età, e cal-
deggiata da tutti gli feri/tori, che l'Oceano iw» * U vofio pelago in
l;r, Circuì.^ , e pià C ho mojltato ncll' opera , mi fono pnfìo in
cuore con ordinato cònfiglio anche di molti , eie fi agaimgeffe une.
ben diflinta lana , e ben incìfa di i) famofo viaggio , nella quale
fi vede , che Ulijfc naviga per lo foto Mediterraneo , né mni fu/pialo fino a quell'Oceano de' tempi dopo Omero ; in oltre ci s'of-
ferta , che quefl' eroe tS Itaca corre , e fpeffo fi trattiene per F ac-
que della Sicilia , e /pctìalmente per lo mare del nojlro regno , e
fi vede nella carta geografia il nojlro Cratere eoi nome oCEANUS,perche quefìo fi è fecondo la mente del gran poeta: e l'ojfcrvare,
che Ulijfc per lo più gira intorno a' luoghi nojìri , pruova cbiata-
mcnte , che efft erano 1' oggetto della fua immollai pcefia . Ed in
tanto mi fono jludiato di formar tal catta,perchè efpofio in buo-
no a/peno quefìo viaggio, nerimaneffero anche gli occhi paghi, per-
chè eff, fono i piì, leali teflimoni del vero
.
Or fe taluno , e forfè affai/fimi prevenuti dalla vecchia, e
tjfer refìii a crederla, farebbero flretti a feegliere uno de dui par-
titi , o che Omero era ignorantijpmo della geografica fetenza , o
almeno un romanziere , e aoa eroico poeta , a cui non f pennef-
fo fingere fcompoiìiffimi diflanze\ de luoghi , come avverrebbe , feil fuo Oceano foffe il va/lo pelago: e chi mai avrì (ardimento di
ciò d'trsf avvero , che fetifife la navigaxitat dUli/fe nella diflintif-
DigiiLzM Dy Google
- xiv PREF. AZION E.
i raccolti mÌF opera , co'quali ai evidenza ho dimofira-
lo , che non foli gF intervalli it* lidi , ebe il divino poeta deferi-
vi ,cotrifpondono a dovere , come ora fono , ma ancora i giorni ,
eh impiega Uiiffi per giungere da una fpìaggia all'altra, conven-
gono pricifaminte a quei, che ci pongono i no/tri umili' : e farà
dì maraviglia, come a'tempi eroici era sì ben nota l'arie nautica,
anzi i marittimi luoghi dilla noftra Campagna, del regno, ed al-
trui di Sicilia , delle vicine ifile , e delle loro ptofrittà a belle,
Ma per raccogliere lutto ciò , e ridurre quefto famefo , i
lì contefi viaggio a verità, è di gran meftieri non vaterfi ni de-
gli Strahoni, nè degli fioliafti , e neppure di moderni cementati ;
ma colla fola luce, e direzioni dil fole Omero,perchè i nomi geo-
grafici fi fon mutati nell'infelice feguente età; i filegge ora Mon-
te Circeiio in vece dell ifila dì Ponza , Sorrento per Capri , la
piccelijfima ifoletta Ttinacia è divenuta la grandijpma Sicilia,
anzi fi è fiondata in Trinacela con un elemento dì piU anche da
Tucidide firmare di buon fenno ;fi
è troppo vanamente penfaio , ed
.Imi fm,„ JOgigi,, , ii fm >nà>> /a_fi Crotone , ed il favìo Cluverio con lunghìjfimo dire fenza vìncer
te gravi dìfficulti la vuole Malta , oltre ajjai altri luoghi , e gran-
di , e piccoli già da me mi corpo di qucjlo volume rìmefft net lo-
ro vero , e vecchio flato . A ragione dunque vivo pica di mal ta-
lento, c\e ignaratafi l'Omerica geografia , e feguìtafi la tralignan-
te , fii pofta da Eratofiene in ifeberno la navigazione d' Uliffe ;
all' oppofio ammejfo il fermo principio del variar col corfo degli an-
ni i nomi , io con queft' errante eroe da fedel compagno fino fe-
licemente , e con coraggio , comechè con ijìento ancora,
giunto con
lui in Itaca. -,
Col viaggio. SUliJJe do fine alla prima parte di quefto primo
ci rimafe tutte Fenicie in noftra regione , e fpeciaimente F Omeri-
che, che di effa ì primi abitatori, ficcarne già ho awifato
, fi futal nazione .• e farei flato manchevole
, fi Boriami F occaftcnc di
parlare di quefta sì rinomata navigazione, che per lo pili sojfcrva
intorno al noftro mare , non F aveffe àeferìtta intera , ma filo per
mctd , e lafiiati fifpefi , e curiofi glia.' ''
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PREFAZIONE. xv
gh Jet Greco eroe. Con avere «Urei) aggiunte elle favole d One-re le molte S Efiodo finte tulle prejjo i noflri lidi per rag.one
delle voci orientali , che ci ferber.no quefìi poeti , fi fa vie pih
fermo , ebe le appofero i Fenici , i quali furono i primi ad occu-
pargli, e farci dimora: ni fi potrà rinvenir mai altro lame, per
ij"piegare gl'innumerevoli nomi de'tuogbi noflri di linguaggio s! antica,
e fìraniero a'Grcci , i quali,-per non incenderlo a dovere, colla loro
mente feconda fi fiutarono di /volgerlo in favole , ed in effe ci
efeofero la ftorica verità . E mi rimetto a fare diftinto , e brìcve
argomento della feconda patte di mia opera , che darà grato piaceri,
pereti dà lidi di nojlra Campagna fi verrà nella gran città di Na-poli a vedere i motti/fimi monumenti , che ci bau trefyiejji i Fe-
nici ; e vivo con giuflo rincrefcimento , e molto, il quale non af-ferà si toflo
, offeroondo , che tanti patriifcrittori non ne fecero ni
pregio , ni ftima , anzi neppur fuggevole ricordo , e lafciarono ame il grave pefo d'indagargli per ogni verfe, t via,
guefla feconda porte, pereti fi i il proprio oggetto dello fcrì-
vere mìo , i affai più lunga della prima, quindi farei di molta
noja,fe amaff, rcjfringerne qui il lutto ; ma procedendo/, in effa
ton buon ordine , e con guifa ben di/lima , ognuno da per se pui
offtruare i molli monumenti de' Fenici prima no/ira colonia, i qua-
lifi
notano nel fini £ ogni fag. m quei piccoli fimmari .5' inco-
mincia dal nome di Parthenope antictijfimo di noflra città , e mifluàìo cbn follecita cura di far deporre f invecchiata prevenzione ,
fojlenuta anebe da' piìi culti fcrittori , ebe efea dal Greco parlare, e
perciò fi finfe una donna, efi
volle fondatrice di Napoli; allappa-
(lofi moflra con chiarì fegnt dinotare quel nome, eia le appofero i
Fenìci , bel clima , bel cielo , a cui foggiace;fiama nel felice fe-
cale, che i apprende prefli a ridurre ìtfavolefi a ctì , che i vero,
ed ifiorico , e farà amati! cofa il leggere , come da me i induco-
no gli animi a crederlo, ed infici* a prudentemente fdegne,fi, chesì tardi fi i ufeito da errore . Indi mi porto ad offervare le vec-
chie voci delie colline, che cingono noflra città , e le fcuopre con
buono evento tutte orientali , e fra le prime fi i Phalerus , il quale
i lameniffima Mergeiiina ,efi
i fritto finora fino al rmcrefcimen-
to , ebe Faterò fi fu Argonauta . Dalla àcini* di più colli fi va
al lido, efi fvela Megaris noflra beli' ifaletta unitamente Cai ria
Sebeto ejfer detti così da'Fenici, e con avere raccolti non pochi rm-
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xvi PREFAZIONE.munenti di quefla gente, i quali fono in noflra cittì , mi /emiri,
eie U forte mi fia fiata Urgente profpcrcfa in aiutare tale mio
nuovo argomento , eie gli orientalifi furono i primi abitatori Ai
Napoli. Intanto non mi rejlrìngo nelle foli etimologiche aridezze,
ma niente parco , e niente riferiate aggiungo ajfaifììme fludiaie co-
fe, le quali ben fi affanno per Ululare, e dar nome , e fama al-
le patrie rimotijflme antichità non tifale prima .
Ne fono flato pago di riunire i nomi de1
foli luoghi appofli
da' Fenici a noflra citta , ho avuto il piacere di fapere anche i
Numi , che feco portarono , qualefi
è il famofo Dio Ebone , eie
fivede tanto frequente nelle noflre monete , cii è un bue colla te-
ff I »om WCtbi. , che con ifdegno in ogni piì. erudite- fcrittore
leggo confonde,fi col Minotauro . Quanto onore reca al noflra comune
qucfi-Ebonc^ r quanto ci he fcritte fon contenta , e maggior-
Ebrei ,ettn buone ragionile valevoli documenti, e foto colui ripu-
gnerà a crederlo , il quale punto da paffionc rivale , avrebbe volu-
to, cU egli Favtffe penfato prima di me: ni mi è difpiatiulo di
darmi fatica a recare molla luce al grand' aggiunto ('tij««VktS>",
che fidava da mflri ne' marmi a tale Fenicio Nume , tanto alla-
gante celebrato eziandio da Macrobic- e mi /limeranno molli feli-
ce , ed a me par d' cffcrle , perde ho /coverto ,J raro monumento
per femme decoro di mia patria, che hiun' altra citta, ancorché il-
luflre, e Greca, pui vantarne un fimìle ; con lutto ciifi è credu-
to non doverfi curare , come je foffe un, fpregevole miflerhfi firn-
bolo del gcntilefimo , non che avefle Ira noi ti alta origine , e
prcgcvdifftma, e ebe aure/ce tanta ftìma alle verità de' divini ve-
lumi
.
Non è rimafo qui il mio follecito , ed ardito fludh delle pa-
trie Fenicie antichità, m»-e ito p,U altre , comeche avcjf, temuto
di riufiirvi, e mi fino fpinte,per ordinar quafi un iftoria , a
rintracciar eziandio H condurtor di quefta orientai colonia, ed indi
anche tela;', niuno mi dirà aver fallito in augnarle per duce
Eumelo , eroe , il di cui nome e ne' no/irì Greci marmi , e nelle
Selve ài Stazio, ed in una delle no/tre fratrie : divenne pai tan-
to ragguardevole , e conro, e perciifi crei anche Dio, come era ufo
far/, dc'eondutteri delle colonie.:/e -gli deflinì il prwcipal tempio nel
più dipinto luogo della città. Ma tutto cii ignoraiofi da'eomenratori
DigrnzM Dy Googli
PREFAZI ONE. xvu
dìPafinìo, e da'noftri fiorki,fi wtlt £»w/0 , ./«sa rie timuffid.,,1,0, piare di Pauenope, all' mgam* gamma/e , eie foffe no-
me pretto Ceto, effendoxi p.k guerrieri co» dai, m eat patiate;
e M-.eaw cara, -.Ir p«i tc*.".e>.ic , dame ce* tuo,,, tapine fi mofera nelf opera. So» firn, ,o fi-m, ,1
Meo , eie qualunque p..t,<eb. Jo.ffhni mmm fi fan, difiinù a
dore.'a/fai colonie Fenicie tie in divetfi pitti net mondi , n.uno
ba omo ,1 ««e,, di rinvenite il nome dell eroe ,ebe le toudufft,
cucii, qualche cittì dell- Grecia, the il vanta, cerne Tebe il fu»r„rfm. „am*.j....; „.i a.s i. W. . ,A f. r.^„i w^w/i del
/- dumeto.
S.d,rà forfè effe, lederle lo fieni, in ifiovrire il candisti»*
dsFtnic, in nofira mtà ,«.a tata»* .mp.efa è fiali il benfare a
rinvenir l'età , intorno alla quale affli barn; ferino, e conte/o, alla
firn fifa, tenfofi i pii, fivj , e fittimi ingegni i, feri ce, d.fiin-
guere il tutto con tuon ordine ,fillanto al , che putfsmbrarpm mito,
bt potuti riporre in tbìaro,e fino giunto a divi/ore , fe non l'ernia,
/limano ilfecolo , in cui vennero in occidente , e perciò in Napoli , le orien-
tali colonie , non filo t<m Borre ftudio alle voci Fenicie, ed in alcune
fi può fiovrìre tale età; ma ancore da un racconto, che v'ha nel!
Odijfea, ove mollo fi parla de Fenici , i quali giù erano in nofire
fpiagge,e per geografico non ifcufabile errore ceti glijntiebi , come
duco aveffe il poeta pofla quejlà geme folto ateo 'elio , \ non firnil no/lro . Argomento sì malagevole , ciò } dell'età delie trafmigra-
xioni Fenicie,' trattato tante' volte , ma non mai paratamente , di
ù e tal guifi, eie f animo t rimafo fcn.pre fofpefo , e confifo ,i
fiato anche oggetto del mio dire , e mi jpiace , che qui non fi pui
rejìringere , come da me fe gli i dato ordine , e ciiarezsa, periti
nelle lofi difficili nuoce i' ejfer brieve ; quindi rimesto coloro , a'
quali piacerà apprende, lo , a leggerlo urli' opera Jlcjja, e forfè tro-
veranno il tutto ben dìfiìnlo , ed aiutato da valevoli autorità , t
da ragioni ,
Non fi può certamente in corto eziandio fpiegare , come di pia
ho mojìrato,cbeìfigli di]aa,tbe era la più eulta gente Orientale,
fi fpinfi in Napoli, c quali belli documenti riattiamo: e neppure
con quale feliee fine, e lon brevità l'apporre qui , come io fioverro,
eie i Petafgi è un nome generale della nazione di Palefiina, non
Toni./. C par-
xviii PREFAZIONE.particolare di un popola sìv.tgo,e perdi fi rinvengono in ogni prò-
vince , il eie effendo flato ignoto «gli amichi , e nuovi fcrmeri
,
intorno a' Pclafgi non fi vede altro ri loro volumi ,Je ™ iflrano
fconvtigimento, pecche non ptnfirono , che è lo fleffi dir Pehfgi,
che Filerei dal famofo Fhaleg , fitto di eui accadde la fantofa di-
/perfion 'delle gemi , e con por mente a ciò , il rutta va a iene
,
edafigno,efidà gran lume alla (lotta , alle geografiche' noti-
zie, e grave autorità al divino libro del Gencfi: e p,«ar.ì d' fe-
re dal cieco fmarrimento durato per rane, /coli , per non efferfi
mai determinato . j,e,rh> i Pelaci «.««M orcuOa'- l'intera
terranea ora eibregge e dovere ,intendendofi , eie fono gli ftcffi ,cie
i Falegici del Pentateuco, i quali dopo la Babilonica confusone fi
e le regioni. -Ariomento si grave, e il degno
fili.* " "
fi, chefi leggejfe a fuo luogo di queir «. .
.
qua! valore di pruove, e d'autorità, fpeciatmente di Omero , e di
Paufania,/, è renduto chiaro., e /aldo: e farà di flupore a tutti,
eie l' immortai Bocbarl evendo compilata la prima parte della fua
ammirevole Geographia Ètra, ed il fuo Phaleg, non perni affatto
a dir parola de Felafgi , i quali dovevano effere il principale fuo
ometto : ma nelle menti fivie ,e^ grandi i falli anche grandi
fi
Alù fine io lieto, anzi con qudebe -Danto, eie fari grato ad
alcuni,perchè n'ho merito
,compio il mio dovete , eie veramente ì
Fenici fifurono i primi nofìri abitatori , oltre letame lor voci,fedeli
avanzi di tal verità, ed oltre quel, eie ci bit trafmcffo il grand'
Omero , riportando il piìé raro, ed illufhe monumenta in Greco idio-
ma , nel quale da' Fenici medefimi fi confeffs , che occuparono da
vecchia fìagione le noflre fptaige ; e fono due eleganti lettere , che
furono imi/e in marmo, e piteli uniche,/erbacee, ne! Teforo del-
le ifcrUieni i, Grutero , ove veggonfi come di/erte , e finora non
curate, ni tradotte, edpofle in elaffe non fua , tra/eritte con tan-
firipiie pih volte /eritta in compendio , la quale è fingolare , e
non v ba efempio altrove . Or quefle due lettere facendo a miogrand' uopo , e /covrendoci dentro , che
fiparlava de' Sidonj , c de'
Tiri antichi abitatori di quefli noflri luoghi , e propriamente di
Pozzuoli , co' quali i Napolitani avean ricco traffico fecondo altro
tizedùy Google
PREFAZIONE. sii
marmo dì frcfio u/cìto in luci , dopo lo /tento dì bricvi are mi /e-
gui bene di rcjìituiri le due epifiole alla lor vera lesione con far-
fufione , fi dagììflranieri fi/fimo «fri in di prevenuti : 'infarto
so , eie ci /aran querele efferfi molto lardi penfato a queftì dite si
egregi monumenti di'noftri antichi preqi , non mai ojfematì da pili
finitori delle cofi della Campagna Felice.
Quanti luminofi fatti per la jìoria generale, e particolari , t
quale erudizione /celta ho tolta da quejle lettere , bramo , chefi
teggejfe cii , che ne bo dette neW opera ; ed in effe oltre il ben
cullo fìile, piace delle malte co/e indicarne qui poche . Siamo rima-
fi /curi , che nelle no/tre contrade da vecchi fecali ni /aggiornava-
no Fenici,e chi vifi fabbricarono tempi, e quali Numi adoravano,
, f t„, /.», n.f.„if,i i.„ ./™. ,. , r, i f,r„, m.fine a che fervivano quei due /a/fi quadrati /crini Dvsam s*i
CRVM,pochi anni fin corfi ,
ufeitì in lue-: : abbiamo ammirato, che
in Pozzuoli erano più /lezioni orientali , da nhno non mai ojfer-
vale , ed i toro doveri ver/o quei comune , e ver/o gli Augufii;
le voci Ratio, c lhr.:n,irii ,;li/:<-»:to t./i-iiii: o'Li fpiegazione di pili
legai è divenuta pili chiara ; ed il Sazio della viceftma , come fifcrìveva in compendio , cii è V.C.K: fi
difamina allreil,perche qut-
fia geme orientale firiveva in Greco . Ed olire I' ejfer venuti in
affai altre cognizioni,quella , che più rileva
fi è ,cbe dopo sì lungo
jpazio di tempo nel viaggio di S. Paolo da oriente in Roma, de-
finito ncpji atti degli jipÒfteli, e/fendo flato finora tenebro/o, chi
fierano quei fiarres, che accalfico CApojlolo in Pozzuoli , e preffo
Roma , per mezzo di quejle due lettere /amo certi , che furono ì
Fenici, bilame io vorrei, che altri, i quali di quello sì Spetta-
bile monumento penfano , come ne pen/o io , potranno finza peni,
portarne la /piegatone molto più lungi ; altri , a cut non piaceri
l'applicazione, o intera, o in pane fatta da me , fenza diffidila
meZe H porre in biafimo /altrui , come è nero' co/lume di chi nkZ-
le fa, e tutto vuol contraddire . Intanto pochi non conofieranno il
meriro , ed il valor di mio fiudio, e fatica d' e/fere fiato il primo
a refiituire ai toro antico bello quo/le due epifiole <T ine/timabìl
pregio, che tran sì maleanec, e neglette; e fin ficuro , e quafi il
C 7. pte-
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xx PREFAZIONE.prevedo , che per quel poco, che di effe ho cementato ,i putrii no-
b,ìi iujijni fcojfi ne faranno grani ufo.
Concbìuio dunque a dovere aver io dato buon ordinile difpo-
faione all'argomento fecondo le due /«e farli, ciò è, eòe ì Fenici
fi /fin/ero i primi ad abitar nofire contrade , ed eziandio in
aver penata loro Citi, colf effermi valuto delle gufi de' pi!t fa-
vi «omini., e fono coiì l'etimologica erudizione de' luoghi , come la
fioria trafmeffaci o àa lealt fcrittori , o da altri monument, i ptì,
fchìetti,e finceri , quali fono i ma, mi. In una cofa peri quefia mia
opera ha della molta novità ,e fi è , eh altri per provare, eh qual-
tbe città fa fiata d'origine Fenicia, fono fiati paghi di recate una
fola , e povera etimologia del femplke nome di effa , ovvero dell,,
provincia ; all' oppo/lo forza > confeffare , eh io il primo mi fon,
fìudialo di rinvenire buona parte de' luoghi di Napoli ti per la lo-
to natia fignificazione, come per la lealtà deeli elementi, eh com-
pongono te voci, ejfere veramente orientali, éì agaiungetei eziand.o
pruove da'fatti fiorici , oltre le Deità , ed il nome dell' eroe , che
conduffe tal gente, ed eziandio [età, eh venne a' nofiri lidi; co-
fe tutte nuove , e di fommo , e raro pregio di Napoli , ni fi rin-
verrà città, la quale pojfa contender con effa , e foffe anche Site-
ne , ficcome fi i mofirato a fio luogo nel!' opera . Qucfic notizie
antiebìffime doveano raccogliere i no/tri fcrìttori , t fpecialmente il
Pellegrini nella fua Campagna, lì perete fono affai
sì perchè i molti monumenti non erano afeofi , ovve
no» a me folo lafciar finterò, e moleflo difagio **u
ne fiflema; ma forza è aver loro mercede, conciona*
origine di noftrs città , ne fi teme , che io abbia ripetute le eofe
altrui, o traferitue, giufta il reo cofnme di molti , Ì quali ama-
no aver fama con Rampare , ìndi ci prefenlano baldi , ed a vifo
fermo cognizioni già note, o cattivi compendi di' primari femori
.
Richiede ora I' ordine del mio fcrivcre d'avvertire alcune cofe
per direzione di cbi legrc, e per ìfeemaroii anche menoma cavez-
za, che poteffe occorrete : indi proporri brieve faggio de fallenti
vilumi, ciò c dell'altre coionie, che fi furono Greche , venute in
Napoli. Ho io già avvifato a fuo luogo, che mi fon valuto nuafi
fempre in ifpmgar le favolo della parola Fenici , ma forza è di-
DigmzM Dy Google
PREFAZIONE. xxi
fiintuere quefii da' Falegìci , chefi
formio piìt antichi , onde fequalche poetica invenzione da me itluftrata appartiene a tempi an-
teriori a Giofiuè , fi avrebbe dovuta attribuire alla gente Polemica
,
voti alla Fenicia, ma per sfuggire confufione , ed effer pih chiarii,
io tifata Jovcnte quefia feconda voce , come fe avejje lo fteffo pr-
iore , chi orientale , ed in lai guifa nonfi
turba la mente , tan-
to pili che i Felici nello ftorico , e nel favoiofa fiIran tolto gran
nome, e fama. Giacche In fui" ricordo di favole , avendo io per
gran -ventura ritrovato , ebe quefie da'fovranì poeti Omero , ed Efio-
do fi fino finte prego le nefire fpiaage, il ebe debbon tutti /..pi-
re effere fiato finora ignoralo, ed afeofo , ho piena brama , che fi
ponejfe gran cura a dìfaminar i forti argomeniì, ebe » adduco , de-
pofte l'antiche prevenzioni, ed il difpiacere d, alcuni, i quali do-
vranno apprender tal verità nella fera di lor vita , eppure era ope-
ra leggiera il disfatto \ fapendofi da tutti , che m quefti nofiri
luogbi fi /infero i due grandi principi delle favole, quali foni gli
Elifi ameni, ed il cupo Infoino, e quefii doveano certanxn.e a ie
trarre quafi lune l' altre : conobbero quei vecchi poeti le due fpe-
eiofe proprietà , e doti di no/Ira repione , cioè il lieto , ed ameno
clima, e- fi fu oggetto del bello deliefavole , ed infieme ,Volcani,h
tante mefiti , e te molte minerali acque , e quefte trifie cofe furo-
no cagione delle invenzioni poetiche, che fon d'orrore: né io altra
parie del mondo fi rinviene sì gran varietà di ree , e buone pro-
duzioni, onde quefte dovevano effere pieno argomento de'lora verfi,
t de! penfar fecondo. Intanto noi, ebe qui foggiorniama n andrem
in avvenire fuperbi , perchè le no/Ire fpiagge han prodotta la piU
fublime, ed eroica mitologia, che per fallo d intcnderfi, gli altri
poeti figli d'Omero, e d Efiodo l hanno trafporlala altrove , e fa-
rem ora a" inviti., alle na7.ir.ni più eatte .
Fi farà- forfè chif.
lavacri, che non vede l'opera àivifa in
minuti capitoli, ma filanto dipinta in due grandi, e ben lunghe
parti, e crederà, che ciò rechi difagia , e ftento in leggerfi: bifi-
gna peri riflettere, che ! argomento' è il unito, e /irono, che non
ha permeffo, ebe fi d.partiffe ,per dir così , in molti frammenti , e
fi /offrir! (altri direbbe, ebe figodi) il leggere un lungo difeor-
fo tutto continuato, e che b.: per i/i" po lu'fcnpre pili aca efeere ,
finta interromphnent't vari > la farsa , ed il valor delle pruove ;
oltre a difi sa , eie un volume mollo divifo divieti corfiifo . lo
peri
Digiiized &y Google
xxii PREFAZIONE.però ,per alleviar la moleftia del mallo leggere , io con i/Indie , ed
avaifutanentt appo/li «ci fine a" ogni pag. brievi fommariett't col
/no nanna, ed in tjfi fidi/lingue cii, eie
ficontiene in ogni pa-
ragrafo, e ci fi feorge ancora,quandi da una cofa mi porto alf
altra , cbe fia alquanto divcrfa , onde fi ba l' agio di cejfar da
leggere, c di ripirli.~vh a pìjc:rc: quindi fc ciò Un fi confiderà,
fidiri , eie t' opera ba pia divifioni , cbe non veggonfi in al-
tre , ed il comoda , e vantaggia , eie ognun riebiede , e fpecialmen-
te di apprender prcflo quello , cbe fi chiude in eiafebeduna piccola
Aiuterà dtreù <S agevolar la lettura di tjuefio volume l'avere
io aggiunte dopo la prefente prefazione con buona , e lodevole diftin-
xiane le cofe più notabili fpiegate nell'opera con accennarne la pag.
acciocché fitto corta veduta ognuno fcelgt d' offervare ciò , cbe gli
va a [enne ; tante piì. , cbe non vi fi appongono i dovuti indici
degli autori a lodati, o notati, o re/limiti, ni delle voci orientali,
e Grecie , intorno alle qualifi fon fatte le nectffait confiderete-
"ale 'ftìnJ'cotfcJo 'cJfiZ ^Zncllfc'Lole": e'quafi ognuno "di
leggter. ne sfugge la noia, ovvero gli comp.la sì mijcramcnte , cbt
poco , o ntuno aiuto effi porgono : ma ne! tomo , cbe fiegue , ove fitratterà della colonie Calcidefe venuta in Napoli , apporrò gl'indici
dell' uno , e f altro volume , e fìinto , cbe coti divitranno di mole
eguale. N? a chi legge viene bontì di aver mercede alle fatiche,
eie firichieggono a comporre un'opera <T un argomento tutto nuovo,
e di cui altri prima niente ne fcrijfe , anzi fi e fiato in obbligo
di refi/lere al molto, che i vecchi feriitori orientali, Greci, e La-
lini ùan dato in luce ; Ìndi fi vuole , che fi duri il trifto difiagia
di formar prefla pia ìndici ben cenfideratì , il che è di podi , e
Ub.-vicfijfinì
.
Mi è troppo noto, perchè fovente rafcolio,ed il leggo altre-
sì in qualche libro , che talunifi richiamano , e fprezxevolmenie
s injacidificano dell'ufo dell etimologie, e fopraitutto di quelle, le
quali fi tolgono dall' orientai parlare ; ni il loro animo fi vede
niente fcaffo in oficrvare , che ì primi favi, ed eruditi fi fon va-
luti di effe per la floria , ed altri per le fetenze: onde anche que-
fla mia opera delle quali ri i ricolma , a co/loro farà I' oggetto
del loro difdegno , ma forza è foffrite con lunga, e tollerarne vir-
tù,
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PREFAZIONE. xxmili
,quando con mal vìfo ripigliami , che il porre in ufo queflo
flltdìe fia far da femidotta gramat'tca . Ma farebbe gii fagiane,cbe quefli prendeffero ira cantra se flefft per sì reo penfare ,ed ap-
prendevo , anv iflruiffero anche gli Miri, fe fan Iti mefliere , che
re ^iTnZieJè de71rigin7, {dell'intimaffaldelle'wi "fapratZ'f
ta per la fapere /lorica , e per intendere gli antichi . Se tal, inge-
gni, che affala meditare , non fi fona fmaff, da'pungenti efem-
pì di molti dottìjftmi noftr, maggiorai quali col valore delietima-
lì frefco , cbe fi pub dire tf oggidì , che vigorofamente ilpromuove,
ra energia delle parole . Quefli fi è ti famofÌMicÌaelit "profeffore
di fllojafia , e dottore della Società Reale di Gottinga , il quale
riponi U premio dall'Accademia Reale delle fetenze, s belle lette-
ti di Prfjfia net 1759. per la rinomata Differiamone : De l' in-
fluente ics opinion: Tur le langage , c du ìangage fur le; opi-
nion?,ferina in idioma Alcmano, ìndi riflampata a Brema i-j6i.
in 8. di pag.108. in Francefe.
Poiché la Difsettantine di queflo gran /aura non è ancora sì
comune tra noi, non mi fivieti , che poche C6fe io ripotii , che
egli nel principio dice intorno alla ftreitijfima necefftti dell'etimo-
logie d'ogni lingua, e piaceri, che s'abbiano iflrusionì nuove an-
che in una prefazione. Dopo avere queflo lì illuflre profefsore mi-
flrato, cbe le naxioni ban racebiufa nella voci la natura, e t' ef-
ftnza delle cofe , aiuta il fuo dire con ifcelli documenti , per ren-
der certo, e fenfibile il fuo penfare, vuole,per atto d'ej'empio ,che
lepra, nome tonto in ufo preffo gli Ebrei,feconda la lettera di-
nota ufi coup de favài,perchè in oriente credeafi coiai morbo im-
mediato flagello di Dìo . Si moflra ingegnofi/fimo in fruirci,per-
che gli orientali hanno attribuito i due fejji anche alle piante ( co-
gnizione da un fecola venuta a noi) e congbiettura , che Maomet-
to dice, cbe Dio non ha creata co/a, che non fia mafehia ,t fem--.anfeguentemente efft rapprefentavano mafebi e fe,n,
'
le membra dei carpo, cbe in noi fan duplicate , ecco fut parole;
Cene opinion fe trouve en effe! dans lei langues Arabe, Syria-
'onnem aux membres doubles une ter-
e conllruflion femmine : & dans un
Paf-
que,& Hebraique : . eJles donneni aux membres doubles
minaifon maculine
.
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xxiv PREFAZIONE.paflage da 2. des Cbroniquei 3. ri. où il eft qiufrion iles dsuxailcs da Cherubin , la coni-Iuiian mSme alterne tunt mafailina
pouf draitc , & femmina pour l'aite gauche . Oficrvazione , co-
rnate di gramstics , rileva iene per rintclligenss de divini velami.
Velia parola 0f«, e fio erigine PUÌfie un' erudizieni fiera , prò-
fina, e mia rara, e ciò, ài deÌTetìmelogis ne fcrifiere Plotone,
Ariceli,Plutarco, e S.Bsfilìo , ed amerei , ebe fi le%%efe ,t
grave fcriltere . Ci fi exisndio fsfere, perchè ™lc •«fi™'anima, ed siimi papille
In oltre pruovs f efficace mirti, di cene etimologie , le quali
s prima veduta fan eenefeere la n*ms delle cefi, è fi ferve del-
la vece tifa, il di cui primario , e nstie valerefi è opinio , si
che fe avejiere p'.fl.i mente an<b: iUnci fl.'fn ,111 avrehheno con-
fufa lo gloria rotti perfezione, 'he at la caghm : né avrehheno
il lungomtme p„m,f,o la qveftkm, , fe il fov,o dee cercar la glo-
uà, «v.-fm fallirla: ni fmito mollo, fi Iddìi gedta di fia glo-
,,. ,,„»., a, „ [,/,„ »/, „„„, ,1, ,,„T simf,„i.. a.fammi cen menni ncn udita onora , e e infegna , che .«« di-
rtela nupiia: , e lei , e the Cecropi I' uii nella prima nozione , e
fpiega il primo \erf. del top. 7. dell' epifl.«' Rom. ove i j « fe
nonfi
prende prr congianzicn marnale , nen i intende il penfiero
di S.Paole. Si fpinge eziandìo anche centro a' Latini per le veci
cflénlia , natura , e- perfona , lagnsndofi forte , che ì ecologi , i
quali hsn ramo di/potete intorno alle medefime, bas ufire cfpref-
fieni fenzs unirci uns dijìmta idea. Per ragione di sì fina eradi-,
zione del Micbaclis mi piace ciò, che un anonimo, il quale ba Iel-
la lo Diffrazione di lai, e dopo averla, mefio dal merito, alta-
fare il mio piacere in adoperare , per difendere le
:,gl, autorevoli fenrimen.i di ,ì illuminato filefefe,
di ,ol profejfiene, che aman poco leggere gli anti-
mi filo di meditare, 0 di rrafirìvere i libri altrui,
a ài chiamar con favella d'odio piena quefla utili/-
L'i ^-r-z od b. Co
PREFAZIONE. xxv
fìnta fatici, iludio di parole, ma ch'i è /avio, non ignora I9 ve-
ra ragione (ma fidebbe afeondere ,t tacere) di richiamai/ di sì nt-
ceffaria, e laborio/a erudizione , e da fublimi ingegni pofla in ùbuon ufo in una flagione benemerita delle belli , ed umane Intere,
to rinvenire tante notizie di lì gran decora di mia patria, e delle
vicine contrade, e ridurre le più belle favole al vero , e JlabilirU
ne' noflri confini , dare 11 gran lume ad Omero , /pezialmente nclt
Odijfea, e nell'immortale Teogonia ad Efiodo, ne'quali poeti finora
vedeafi per cagione de fcolj , e de coment! flrana caligine , e con-
fusone , fe non coir aiuto di riportare le Grecie lor voci ad orien-
tale , e vera origine , e /ve/lire l' invenzioni ammirevoli poetiche
,
ed indi feovrire la /lorica ragione,
penetrarne gli arcani , e dar lo-
ro ìnterpetrazioni tutte nuove , e forfè eziandio felici , e porgerle
con ogni pih propria maniera , e chiarezza finza timore di /inaniminel icnibro/o de remoti/fimi tempi : e con cii ho provato inlimo
piacere, eie mi fi pale/anno i pili airi fregi, po/ìi in belfordine,.
di mia dui. Sin qui la giufla difefa deli etimologico /opere, con
tacere, che neir opera fi o/fervano affai/fimi luoghi di fanti libri
prima o/curi/fimi , e per mezzo dell'origine delle voci hanno acqui,
flato ogni lume.
Ora che fono al fine di queflo di/corfo ,uni/co pih co/e Ìnfi-
me d avvertire. So, che molte offervazion'i ,perchè rilevanti , e
nuove , avrebbonò' meritalo pili lungo dire, ma mi è piaciuto propor-
le con brevità , acciocché altri , Je loro vada a grado , le rendano
più diftinte , e pih lunghe, ma fempre i più care l'cjfer corto, ed
il mollo , ancorché buono , reca no/a , e /empre è moleflo l'eccedere.
So , che alcuni avrebbonò voluta l opera in Latina favella , perchè
è pih atta, /pedita , e grave ad e/primerc con più eleganza, e vi-
gore cii, che fi pen/a: altri altoppofìo, offendo (argomento le pa-
trie antiche co/e, contendeano , chefi
/criveffero in comun lingua,
per dar piacere a tulli , e mofìrar , che il natio idioma eziandio
ha lena , e regge a compilar libri intorno ad ogni /oggetto : fé
\ongs chi vuole in conte/a , che io non me ne. do cura . Mi finointanto fludìato u/ore uno pile, il quale foffé chiaro, ni rotto , e
flentato , e che non andaffe di}'giunto dal dilettevole , e dalf ador-
no,/apendo quanto è malagevole in cii render paghi tutti , e ho
Tom.l. i sf»g-
DiginzM Qy Google
«lvi PREFAZIONE.«%*» * ma**™ , » ;
fi(raS;;j . M» /«,
alimi Sovvertire^ che svendo dovuto fovenn • 'se :, '
mm f/«™™ di Spanbemio /opra I7....' w.y, ',
«W le pagine, vfiita poi f edizione d'- Eri:-"- • .:. ji.ft,
e piU accorto h nulo i verfi ,/opro i " ... /.™ i c«nj;»/i '. Hot
num.a,i6. p*R.w fidM '" "s'»" «.r:
"'">,''"""•<""
W:>7i „// »pn-, , (fe /,:;;J
,,,v;/,
/;r,„.,„ „ ww ./ MMf , c hp,,ne a colui, il 9,,le ,„ ne ./.rr ;
« nella palili, fi dice , onde mi fono Motte a render hllo il
(>' «'/«s»»»; ) «/te /j» , tóte ,w; * do
Tanto credo nerrfirio premere a queflo primo tomo , ed è
•»"»>', 'i" * -<-'; * fif™ <*. d"fi fi-
guani: fi riebbe perì fib!,* ridere , eie fi un argomento ,,he
, Fenici fi furono ì mftri tmkbiffimi orrori, e U piU vecchia
colonia, hanno occupato un gran •volume; efi
può dire , c/re per
chi fcrive,e pih prefto uno fierile ometto,perdi non vi ha fio-
rico, eh n'ovefc finora fitto ricordo, 0 »< aveffe almeno raccolti
alquanti monumenti, e f autorità ; dovendo io poi portarmi ad of-
firvare i tempi, e le -vicende di nojlra città meno rimote , ed a-
vendo firittori non pochi, i quali liberali mi fomminijlrano molti,
ed affai rari pregi di offa, gli altri volumi {i quali non so quan-
ti potranno effere) e queJT altre no/Ire antiche memorie i fatile il
tomprenderì ,cbe diverranno affai più lunghe , e di maggior decoro
della patria , e di godimento a chi avrà brama di leggerle . Mavaglia il vero, mi confondo a ridurre in ifiretti periodi il moltif-
fimo , che ho pronto delle reflanti colonie , che furai Greche , e
tutto cii , che fico portarono in no/Ira etiti; ardifio peri dire con
buon pegno , e franchezza , che non firipeterà nulla di eii , rie
alni gii fcrijfiro , il perchè non e peemeffo , ù ancora perchè de-
viarono benhngì dal vero. Per non lafiiar peri fofpcji gli animi,
debbono efftt contenti , che con generalijjìmo divi/amento dica per
ora cii , che conterranno i volumi feguentì , di è , che dopo i Fenici
fi fpinfero a foggiare in Napoli i Calcidefi , dati Feti, in cui
vennero, il nome del conduttore, i eo/hmi , e le Deità, che fico
addujfero , ed aneie il fito , che fi fielfero per abitare , il quale
poi fi diffe Palatpolis : e fivedrà , che dopo efferfi tanto ferino
intorno a queft' altra parte di noftra cittì mandio da' più favj
DignizM&yCooglc
PREFAZIONE. xxvn
ingigli , per i/piegar Livio , che /oh ne fa ricordo , fi furono in-
felici/fimamente disavveduti; ed in quefii di un cerio fi mo/Miìardìmemo/o , e tracotante , ehi gli /offri il cuore di richiamar/ del
Romano fiorito dì mentitore,perchè egli non
fi fu abile a cemen-
tarlo : ma da me fi fati ragione .a Livio , il quale con teatri ci
tra/mife un onefto flralagemma de Napolitani,per far la meritata
onta a' Palepolitani ; ed il tutto da me fi riporterà con ordine ; e
prometto , cbi faranno notizie prima di quefio tempo agli /cri/tori
no/Iti a/co/e.
Dopo quefii Calcìdefi , con propizia fortuna , e piena feliciti
venne la terza colonia, cioè gii Ateniefi, ed u/cl il gran nomeHei-polis in ifiagiane , che tra ejfi erano in gran fiore le più belle ar-
ti , ed Ìl più /Mime /apere , e quelle , e quefio introdurrò Ira
noi: l'eroe, il quale gli conduj/e , con lieto evento io /coverto in
Lìcofrane , chefi fu Map/opo , con lutto che lo /colia/le di tal poe-
ta per groffo fallo, il vuole Diotima , e /e gli prefiì indi da lutti
gli fiorici cicca fide , ed anche dal dotti/fimo nóflro Ab. Miro in
uno/avia Latino ragionamento, quali pregi, e fama giunfi no-
fira città per la beata /arte di quefia colonia, numerofi monumen-
ti , e libri antichi e hanno comunicato a' pofleri , ed io con lieto, e
/ollecito /indio ho raccolti ; ed oltre averci imme/fi tutti gli /ìtti-
ci cofiumì , e religione , ci diedero il bel nome delle Fratrie , che
dura ancata ; e bafierebbe /oliamo , per rendere immortale V onore
dì no/Ira patria , il leggere ne'più /metri antichi /crìttori , come io
mofireri , che. tra tutte le città dell' occidente , le quali divennero
Crede, Napoli fi fu f unica , che parli in Aienie/e linguaggio,
perchè /ola ebbe renare di quefia colonia, e l' altre in Dorico dia-
letto , che è ìl men culto ; pale/eri ancora , che fi vide dìfiinia,
per aver avuta la gran forte della più vera faenza in quei tem-
pi introdotti dalla feiicij/ima mente d'Epicuro; quando il rimanen-
te del mondo occidentale prender! la /ola cura dcPitlagotki arcani,
Quindi perchè i Romani , ed anche i Cefari videro nofir»
città divenuta un altra Alene per lune le belle arti, per /spe-
re , e per gli tanto lieti, e doni e/ercizj ne' ginnasi , non voliera
mai aggiungerla al vr.fio ior dominio , ma torni loro a grada di la-
/ciarla nell'eleganza Greca, anzi Anita, per goder/eia, ritirando-
ci comi ia afilo dallo firepìto , c tumulto delta loro rincre/cevelc
i 2 gran-
Digitized &y Google
xxvin PREFAZIONE.gtaxiax.it , e per intuir i fimi alle Ateaiefi manine
, tefiini-
mo Utrnbine; fon piti tri/io, cfc dt fr-efeo un jran forno la tre.
tutu difimguerfi ton ifcrtvere , the a Napoli fu tolta fra libend
Cieca , e caputai , e divenne mete piima degli Ausi.pt Latina ,
inaf,
fpetimnueranno a fra lauto ben deboli le j«e pruwe . Con-
ferì mito a <l noM rxifr di vtvtrt a aoflri avi la rinomati[fima
fcuola O-ienta , nifi
dubitai , eie f ardiate fludn di quePo di-
vino pitia fu intridono diAi étesùcfi , faftnìofi quanto Solont ,
iti feffe leggi , e ptenio Cfidio a' tempi no/ìn , e pena a chi
noi il cutaf Mi turba, t ne fon mr/Jj, ite non fi pui rePnngert
quinti pregi reti al eemun noPro il mette colonia,
quejli , ebt
it paco h tfptp. , /«« inganno fri, ua, brévijfima pam , .
perni noi ho mordali ,oltre affanni otiti , eie dagli Atenufi
fi fono avuti le innumtrnoti n-.flte mentii ,i di tana pimi, col-
la voci Anna N-crs^™, t tei foto favor netta forte fon venuto
in agnizione dilli coft Pcrirbe , le quali i Icro diritti , t rovtfci
ti prtftnto*» ,<fi
la tffer ita affittii dienti talventu,., in quel-
li di cuti, t di pminci;
.
M( (te folt colonie Fenitia, CaltiJeft , ed Anita per en-
ti documenti , e fot?,., ti fr.tejfi;: fl-com ottupatono la nofita
contrada; quindi fi darJ fine a volumi , eie lune f altre, It qua-
I, rammentano gli fcitcri , o foife fono , ovvero .ncert.Jfim, , r
perca in tegsendefi foprartutn . difterfi del Pclleiimi , ti: non
le ba nnoftiute, ni dtfìinte, e. fi offerva ,1 atta confufime , ctt
ftmbta , ctt non ragioni , ma fogni . all' oppofio io con valevoli
autorità, t fruì rjgtcni fu fludieri mifltarn; a la falfitì , o la
molta imtrtnxa , Non vorrei , tbt taluno dubitaffe di naie mie
largii pmneffe, fpttialmtnle intorno al gian beni, tt; poni fico
a noi la colonia Aitmrfe,perdi fubno pui crederli Itali , t fin-
etri in leggtado ora tanti nuovi tofe , tbt bo rartolle de' Fenìci ,
de' quali afa, paco fi 1 ferma ,pereti fono annebiffim ; quindi
/Ì confidai il molliamo, tbtfi
pui dnt deCrte, noflii,emendo-
ni m inerrfirJ £ aggiungere, quando il èifogno il vut.le, qualtbe
fluitato epifodio , H quale fari ai lame aite nopre antichità , ti
alle flranitre , come farebbe ,per recarne un foto tfempio , il toga-
namento della pederaftkji divifarc ni, eie {inimica per tali va-
Digmzed &y Google
PREFAZIO NE. xxix
caboto n?tempi felici dilla Grecia, e del quale tanto fi è ferina,
perche è flato infeliciffimamente inicfoìe fe gli darà taa fpiegazh*
ne tutta nuova.
Dopo aver ricordato , che i feguenti volumi amie faranno a-domi di belli c fiudiati fregi coti nel principio , come nel fine dietafeuna drotfitm, dell opera tutti agacentifi alle patrie antichità
,
con.emt fono fludiato di fare in queflo primo : mi fi permetta , edt coflume d, ognun , che fcrive , ebe ufi per me un'offic.ofijfimafeufa , ai i, che difidero gli animi miti in cii , che fi legge didebole in quefie mie fatiebe ; e ebe fi penfi in opponendomi io intutto ,1 corfo dell' opera a gravi/fimi fcriitcri , e di gran fama ,non efiere fiato altro il mio àifegno
, fe non quello fiego , che bannutrito gli oneftì uomini
,qua! fi fu l'immortale Spanbemio
, e per-ciò in compiendo il lungo , ma opportuno preliminar difeorfo mi piacevalermi delle parole medcfiijfimt d'uà uom sifavio, le quali dannofine alla fua prefazione , ebe fi vede innanzi alParnmìrevoli oger-vagoni fopra gt inni di Callimaco: „ Quodcumque fit bu/u; com-
" ae erudita: 'eleganti* monumenti fubinde 'Uluflrata , le'aorZ^"/,*
„ quantum adficiet, fatum ; eo me folatio baud diga,!ter fufien-
„ tatto, qmi elfi cum eruditismi* bu/ui , aut fuperiorit memoria„ vini frequens f<r mibi , non qutfita quidem tonbiiiofe
, fed ul-
„ ito oblata de bifee littcrii , se artiòui coneertatio , me ab omnì„ verberum acerbitate
, quibui iidem vel minimum Uderentur, per-
„ petuo,© data quidem opera
,temperarim . Adeo , ut fi non
„ extmtam aliquam ingenti , vel truditionis , qua fentìo quem in
„ me fit exìgua, commentationem firn in boc opere confecutut ; al-
„ tamen me pothrem Unge mode/Ha debita magmi nomìiùbus, &„ prxclarn in rempublicam litterariam meritis , reverenti^ , ac un-
„ de bifee litteris nomea , ac decus emergi! , bumanitatii tandem
» à**'ff'i ac ambiiffe ncque prafens bue stai, ncc tequa, ut aa-
„ gurari lieit, denegabit pofletitat
.
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t&f. 34. Alìnùttltt
isr
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GENERALE ARGOMENTODI QUESTO VOLUME
In dijìingucadolo co numeri de/noi paragrafi
.
POichè non (i è potuto formar più indici tanto nc-
ccifarj ad un'opera sì varia, e grande, riferban-
dogli per lo volume , che fiegue , temo , che alcuni
non vedendo fpefle divilioni , e capitoli, credano, che
in tal guìfa ciò , che fi è fcritto , non rendafi chiaro,
ed accettevole : ma da cofroro non fi penfa , che co-
lui, il quale molto divide, ci confonde, e moftra,che le
cofe allora non hanno la perfetta unità . Per agevola-
re io a quei , che ameranno leggere il prefente vo-
lume , e piace loro vederlo in molte parti didimo,
imprendo il difagio d'apporre qui (il che può fetvire
eziandio per indice) i principali argomenti dell'opera,
con recitare i numeri , ne quali quelli fon comprelì , onde
Digirizod Dy Google
xxxii ARG OMENTOfi potrà in diverfi tempi celiare di leggieri dalla lettura , e
ripigliarla a fuo talento.
ARGOMENTO DELLA PARTE PRIMA.
Num.i—18. Eflendo l'intero argomento, che i Fe-
nici fi furono i primi noftri abitatori , fi dimoitra,che
tutti i luoghi marittimi daGaera lino aCapri fono di
orientale idioma, conchiude ndofi bene, che quella antica
nazione gli dovette apporre ; e farà d'ammirazione, che
Vuteoli,lìeyculaneum, Pompeji ,Subhe ,C.ip:e.s, oltre affai
altri,' non fieno nomi né Greci, nè Latini, e fi refifle
agli fcrittori antichi, ed a molti- de'noftri , comechè ben
favj , che fonn ftart dì ben diverla opinione .
Num.28—47. Per vie più render faldo, e fermo,
che quelle noftre regioni furono occupate da'Fenici,e
rendere dilettevole inficine , ed utile il mio ragionare,
mi fono ajutato del famofo viaggio d'UlilTe , che miè (lato dì epifodio opporruniffimo, perchè ho feoverto
alla fine, quale fi fu, ed in oltre, che quell'eroe po-
chi luoghi valicò lungi dalle noftre contrade; mi Àu-
dio (perchè Omero è il più vecchio poeta) di dedurre
dal Fenicio parlare tutte le fpiagge,che egli nomina,
e trarre le iuc favole a verità; avendoci anche aggiun-
ta elegante carta di tal viaggio.
Niim.48— ti fi. Quella numerazione occupa alTaipag.
ma è il medefimo argomento, ed in effe quafi ad evi-
denza .45 mo(lra,che i Fenici furono i primi abitatori
di uoftra Campagna. I più antichi fcrittori , e fi co-
minci da Erodoto, per fatale fviamento han creduto,
che'nWoV in Omero folle il vallo pelago, onde m'in-
gegno con ogni sforzo di ragioni , e d'autorità paie-
L.'u ; J 13.
DELL' OPERA. xxxin
fare , che in elfo gran poeta ( Io Hello pruovo con
Eftodo) fi è il noftro Cratere , ciò è il mar di Na-poli; traggo tal voce dall' idioma d' oriente , die di-
nota Circulus , Crater . Quindi ne nafcc un altro arcano,
per dir cosi , che la più grande , e la più pregevole
mitologia da ouelU due poeti fi finfc in noflre con-
trade^ fono liaro avveduto d'enumerarne tutte le fa-
vole, e ridurle a fiori a, ed all'origine de' Fenici ; fi
penerà a creder ciò , ma in leggendo 1' opera , ogni
più ingegno renio rimarrà pago, e convinto, anzi en-
trerà anche in mal talento , che lì è tal. verità di
tanto nortro decoro apprefa tardi.
Nnm.ii
6
— tgtì. Perchè il divino Omero fa dimo-
rar preflo la region di Pozzuoli Ulill'e, per vedere l'ani-
me de'fuoi maggiori, e degli amici defunti , nomina pa-
recchi iuo?hi di tal contrada, e gli adorna d'invenzioni
poetiche, ii noverano da me tutte, e fi riducono ciianT
dio al Fenicio. Sarà di lungo piacere l'intendere, cheA'-fs>i>.oV voce pretta orientale fi è creduta anche da'
Greci antichi elTer forra d" erba , ed è in Omero unnome di un luogo preiTo Baja : e di non minor piacere
farà l'intendere la vera, e nuova nozione di ^«'xu
.
Num.i%t>— 171. Dopo avere o!!èrv,iti sì numerofi
nomi orientali in noftra regione, fi ripiglia il viaggio
d'Uiill'e, e benché quefti s' allontana da c(Ta,nnn per
tanto non fi olferva girare per l'ifole, e fpiagjie predo
il nollro regno, cerne Capri, Lipari,Scilla, Cariddt,
Trinacia, ciò è l'ifolctta del Sole, e fi dimoltra,che
per intollerabile fallo fi è creduto, non deludendoneneppur Tucidide, che Omero l'intendelfé per l'intera
Sicilia. Per giulla occalìone fi dice molto diOrtìgia,e
Siria, palefandofi errori anche d'antichi geografi, i quali
Tam.L e non
DigitaM Dy Google
xixiv ARGOMENTOnon han veduto, che la prima era la region di Baja,
e la feconda rifola d'Ifchia. Si rinviene il vero fito di
Ogigia, ifoletta avanti Corrone conrra il Cluverio ,che
con lungo dire la vuole Malta . Tutti quelli luoghi
dìmofìranfi e/Ter Fenici ; onde fi raccoglie a ragion
certa , che tal nazione occupò quella parte d' Italia,
e di Sicilia , e 1' ifole vicine . Per ultimo Ulifie fi
fpinge a Corfù,indi alla fila cara Itaca, che le dap-
preflò
.
Qui ha fine la prima parte dell'opera. Da si ge-
nerale argomento apprendiamo , che trovandoli tante
voci orientali ne'noftri lidi, e fpecialmente le moltif-
fime, che ci fomminiftra Omero per ragione del viag-
gio dell'eroe d'Itaca, fi ha di certo , e che Ì Fenici
in elfi abitarono, e che a buon uopo è venuto il de-
fcrivere tale famofa navigazione , e per Io corfo di
tanti fecoli si contefa , la quale fa vago ornamento ,
e dignità a quella prima parte.
ARGOMENTO CELLA PARTE SECONDA.
Dopo aver mani fedamente feoverto il moltifltmo
Fenicio parlare in quelli noftri viciniflìmt luoghi , il
Srimo oggetto del mio dire ben so, ch'efler'debbe il
ivifare con forti documenti , che in Napoli fi rinven-
gono certiflimt fegnr, e monumenti, che in ella città
li portò quella orientai nazione a farcì vita , etiendo
tale il titolo, ed ìl grand'argomento del prefente vo-
lume : quindi io dirittamente peritando ho (erbato ciò
in quella feconda parte, che e ben lunga ; (un pron-
to a dar buon pegno, che l'aver ritrovata la verità di
coltra origine,perchè ho raccolte affai cofe ben cer-
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te , e ferme , non è flato valor d' ingegno , ma be-
nignità della forte. Sarò più brieve in quella feconda
parie in accennare ciò, che in eiTa fi contiene , rav-
vifandofi le cofe in bell'ordine , ficcome fi è già dì-
fiinramente proporlo nella prefazione , e mi fdegno,
che non mi fi darà il piacere , che tutti amerannoleggerla
.
Nam.ijz—ipo. Il primo, e gran nome di noftra
città PBvtbenope fi dimoflra ufcire da due voci Feni-
cie , di lignificazione propriffima al fuo fito : ridu-
co la favola della Sirena a verità di ftoria : fi difa-
rnina , fe era in Napoli il fuo fepolcro ; e do molta
luce all' aggiunto xoftatiam , che ufa Omero centra
Paride.
Num.ipo—224. Avendo tutti i noftri fcrittori pre-
ftata fede a'buoni , e (empiici fcoliafti, che Falero di
Licofrone folle flato un Argonauta, e primo fondatore
di noftra città , fi fcuopre si grave fallo,perchè è
una voce orientale, la quale dinota un luogo, ove ri-
coveravanfi i volatili mergi,e ferbaiì ancora oggidì il
nome . Si leggerà volentieri per la novità delle cofe
tale argomento.
Nnm.124
—
263. In quefti jn. numeri fi rapporta-
no altre voci de' luoghi di noftra città , che la Feni-
cia gente diede loro, quando fi portò ad abitarla , e
fono coìks Ornine} , e fi dice quanto erano in pregio di
quelli colii i vini: montHermus, ora col nome S.Ermo:
il campo Patulcus , ove Pontano avea fua villa , e fi
emenda un bel luogo di Galeno . Indi mi fpingo al
lido, ed ho raccolte non poche cofe dell' ifoletta Me-garii, ora Cafteth dell' uovo: fi rinviene colui, il OjUa-
Je fece la grotta , che mena in Pozzuoli , reftituifco
xxxvi ARGOMENTOc rimetto a fuo luogo un ben lungo periodo di Stra-
bene: per ragione, che prelTò Baji era anche ri\isy
fi efee da più falli intorno alla villa di Lucullo . An-che la voce Ecbia , ora Phzpfalctme , è Fenicia , comealtresì Sebetbut
.
Num.i6$—jop. Non fi creda , che io fono (lato
felice a ritrovare i foli varj luoghi di noftra città di
linguaggio della Paleftini, mi vado, altresì lieto, che
la forte mi hi offerto anche il gran Nume Hcùon, che
quella colonia orientale feco portò : il mio ragionare
intorno a ta! Deità fi vede , che occupi moltillime
pag. e fc in rutto il decorfo dell'opera ci fono fpefle
notizie, e nuove , che allettano,quelle intorno all'
Ebone fembreranno fcgna)atc,c rare : ed oltre il darfi
molto lume a' divini libri , fi rimarrà pieno d' ammi-razione, che fingendofi quello nollro vecchio Dio fot-
to la figura di toro col vifo umano, i più eruditi in-
gegni l'ìian confutò col Minotauro , moftro aliai di-
verfo : tanto maggiormente , che Macrobio ci dillin-
gue con troppo chiare maniere ,qual fi folte il no-
llro Ebone ; ma a molti fu ignoto , ad altri poco in-
tclò il luogo di quello fcrittore. Sarei anche lungo,
fc imprenderti a riftringere in quello compendìo tut-
to ciò , che ho ferino di quelìo nollro Nume : mavengono in buono, c pronto ajuto i brievi argomen-
ti, che fi veggono lòtto l'efl renio margine degli accen-
nati num. 163—305.Nani, jop—331. Per rendere più illuflre 1' argo-
mento iniorno a quefla antichillìma colonia, mi fono
con ifludio adoperato a rintracciarne eziandìo il con-
duttore^ da fermi vecchi noftri monumenti, e fcrit-
tori ho rinvenuto eifere flato Eumelo , onorato poi
da
DigiuzM Uf Google
D E L L' OPERA. xxxvir
da Nume col bel titolo , 9m rar^: da' documenti,
e dalle ragioni , che forfè più del bifogno ne reco,
non fi dubiterà, che tal nome non (ìa Fenicio: e conquella occalìonc s'illuflran molto le rimotiflime patrie
antichità, e gli avanzi , i quali non orlante la mali-
gnità del tempo fi fon ferbati ; ed in oltre anche co-
me fi mutò fuo culto nell'età del nome Criiìiano : io
ne fpero lode, fe fi legge tutto ciò, che fta raccliiu-
fo in quefti accennati num.Num. 332
—
3<jo. Rimanea,
per trarre mia fati-
ca a felice compimento, di porre ogni cura, e (tento
intorno all'età , nella quale venne in Napoli quella
gente orientale, è fe tal colonia ci fi portò una, ov-
vero due volte; quanto per me ciò fia flato di Ura-
no, e dì arduo partito (perchè nel tentar argomentosi ofeuro, e renderlo dìfgombrato, e chiaro, al prin-
cipio mi fuggi l'animo.) ballerà il leggere di quali
ajuti, e documenti mi (ìa vallilo, per diftingucre una
doppia colonia , e fermarne , come fi è potuto , il
tempo più certo: è (tata dura imprefa l' aver dovuto
reliflere a più opinioni di tanti favj quali tutte con-
traddicendo, o almeno confufe . Non mi fi permet-
te qui riilringere il valore, ed ii merito di ciò, che
ho icritto intorno al fecolo , in cui fi fpinfero in Na-poli Ì Fenìci; ed il piacere, che fi fperimenta in leg-
gerlo, non debbe andar difgìnnto da follccita atten-
zione, fpecialmente in ciò, che fi è detto de'Pelalgi,
gente ignota fino a noflra Magione a' più fublimi in-
gegni, quantunque avellerò compilati eccellenti volu-
mi dell'origine delle nazioni : mi fembra tanto utile
alla floria antica il fiiperfi -chi erano quelli Pelalgi
(e l'averlo ritrovato il debbo ad Omero, e Paufania)
kxxviii ARGOMENTOquanto la vera nozione d' ttiowt , e la si contefa na-
vigazion d' Ulule , rinvenute dopo il corfo di tanti
fecoli
.
N«h. $60— 4itf. ove ha fuo fine 1' opera . Si pro-
ficgue in quelli jtf. num. a ftabilire la medefima età,
e la doppia colonia orientale , che venne in noftre
fpiagge con diftinguere i Falegici , ed i Fenici , e di
erti la gente più eulta, qua! fi furono i Gioni . Sem-
brerà ftrano, che Omero molto avanti la ruina diTro-
ja avendo podi i Fenici neli' ifola d' Ifchia a Napolivìciniflima , niuno degli antichi, né de'moderni fcrittori
il vide:ma farà di più alto fìupore,chc elfcndoci due
ben lunghe lettere incife in marmo in Greco idioma,
le quali ci rendono certi, che ne' lidi di noftra Cam-pagna ci erano Tir), e Sidonj , non mai quelle fi tra-
dufiero, ne taluno ne fece bell'ufo o per l'origine di
noflra città , o per la lioria . Con quanto lungo co-
ntento, e con quale follecito Audio , e grato inficine
s' ilhiUrano quelle dite pregiati (Tìnte epiflole ( mo-numento antico, che non v'ha, ne fe ne /peri il fe-
condo) non penfo, che ci farà, chi fubito non fi pie-
ghi, e fpinga ad ofTérvatlo, perchè gli tornerà a bene,
ed a vantaggio: e taluno d età già grave monterà in
ifdegno, che fe n'avvisò [toppo tardi a conolcerle,ed
ammirarne l'ineftimabile ratità.
Difiinto coìì nc'luoi argomenti l'intero volume,fe ne feorge con gran chiarezza la fua perfetta uni-
tà , ed economia , la quale potrei altresì ridurre in
quello affai più corto parlare: „ .Sembra, anzi i certo,
„ che i Fenici fi furono la prima gente, che occupò la
„ noflra Campagna, tetlimonj 1 vocaboli di quafi tut-
„ ti i iuyghi de'noltri lidi, e (penalmente quei, che
no-
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DEL L' OPERA; xxxm
„ nomina Omero per ragion del viaggio del fuo eroe.
„ Indi nella feconda parte dell'opera sunilcono tanti
„ nomi orientali di noftra città, il Nume, il condut-
„ tore, l'età, nella quale ci fi portarono i Falegici,
„ ed Ì Fenici, e queik età fi conferma con un' ifto-
„ ria, che ci ha trafmeua Omero, e colle du? famo-
„ fc epiftole de'Tirj, c de' Sidonj dì Pozzuoli,,. Ve-
dendo ognuno i! tutto in si buon ordine , rimarrà pa-
go di mia fatica, e che a dovere, a fenza nulla con-
fondere principio , mezzo , e fine fi corrifpondono : e
prendo coraggio a compilare il fecondo volume, quandofi portarono in Napoli i Greci, e farà più grato, ed
elegante argomento.
BREVI SENTIMENTIRaccolti da fcrittori antichi, e nuovi , i quali fembrano
bene afljceniilì alla predirne opera.
<hw«K Tip! Tifi) TlHlhitUI, àlfHS TI tri Sat-
ini dToTutGÓlTB , XSU Ì^mUtJ.tm Iffr/W, X.T, X.
ìces in omiii Sicilia bubilurtsnt, occupali! ed muri pmmonto-
,piruifqut adjacemìbm ìnfulìt , (Te.
ThiKii lib.tì. nBm.i.
Ex uno capile Muftì (Geo. io.) fi modo refle hlttUitt
p!ura,(y cetliora poffunt enti de populorum origimbu
omnibus, quoti/uot fuperfuni ,vttujìijfmarum geiìtiiim .
Digirizod Dy Google
Ei Biinyta^riu/lic ts roìt uùrols dirikìynv , oT; fiakura ittxyj»-
>j>b1p.;i ho.t' itK'/.i:, s« s-Lr,y,'..y.v s'j_t-.' s yaji jrpòtfiTOj rpòs
6w «^«1' i'™ ìran-ìi- , S; [ji to7s rAnr"." *ai-K3to<sTiii
"iTfia- eVh sti i-fi; nw pKaftf,tìs .
alienando cogemur ih contradìccre,
^"fii paijftmum alitavi fe-
qxàmur , ig'wfisndunt crii; noi enìm pianili jumu! amnibm ab-
fiate, fed pkrofitue m'ijfùi facete,
vtpoie band d'igni , ut fi-que-
mur: de ih unis iuJiuum )':;<; .ijuct plurima retìe firipfiffe no.
vimm; ncque lontra ùtrntes philofopharì convenir.
Les et/Ut de no! fransi/™™, font fi va/lei, & le, monumem hi-
fìoriqiies fi fori tnullipliies ,qu' un doit favoir gré A quicenque
entreprend de fixer leur utiliié rèelle , cu tcLiìve , & de tra-
ter de ttmmtuet rotile! praparrauiet bus dìffèrem befoini de
cent, qui cbcribent à i injimire
.
Lettre: d'un jcui'.c Stancar Iut pbiKUK fnjtss uncrLilins. Londra 17^1.
7i / « rf« cfofei, que lotti le monde dir,psrf* ^u' e#« o;« iW
Dt li grandeur des Eom.iins, &c. cap-4. pa& 17.
// f/J ferrali de penfer eiitrement,que les attira, & il efl loSn-
blc de faire ualoir fon opinion :
M.Mnicrtc 10. 1. WS- 193.
Dh qu' une verità cfl fiffifameW prtmvée , il ne faitt pai la nier,
i emife de certame! diffcultèi , qii on ne faaroìt Itver.
RilMiun fur la libcttó par M. Reinhard. A Berlin. 1761.
L EPISC. PHILADELPH. VICGEN.
JOSEPH SPARANUS CAN.DEPCT.
-PR/WCEPf BMINENTPSSIME.
AD ìegendum non ftmplici vice aggrefui firn ,Princepi fplmii-
J:i;,,„r ,:r.,„r.:ri, . -:,d:t>r.er. alh-ar.tm . Jl-:i'. ; nr irh,r:j»* 1 i>c.
ab Ditte fcrg.n è. :.<;; , /kwj f«wra eruditami or-
namenti! prxdiio , indole eque, oc fimgikà genero/o , licei de.
fìii/imi Viti Intubi Martellìi regi! Lingua Cras prefifora tpc,&
fide , qui hi Grtcmkis , & orimUlilms -difeiftàis in ine urte fiale
prima! «tir, elaboraium : & fini dm demiratu! firn , qui fieri pò-
tt-ir, «t'M.jns ..fc tiii sntpiijf"».' d™.i h-m- mulms rum,„,>; ,;r/J-.:,v.i :.. ?:jS hngcm .eiaittm i::nhmcm
lamerint, qua in primi erdìnis jcriptoribia prtftriim homero , sique
^uJ'omlmmTmii ' p'imum in ine
loia ewf obi -r
mimi , & fpte».!i 1 i:ltm.r::wgul.Tii;:,:;,, ?;-.7.'.-J .„ vdtqitivitm n-Ji-
taù«m elioni Grecarmi', tii-ei.iutm iwiV'f-Tt i.j:,..ni!:ir iminerfi . Prie-
ter httc ab/lrufam mythologits -renna ,prijra .-j,ji,.„,s lemma tam
citriùfe, & deletUr.h tWìm, .- >iwi.,vai ed , ta ad cenai patria! ii-
ft„ri,>< frìiàjimc „.,J;xer,i , in ihque Ictittandis Marker excHelur
animili-, alane evibretnr. Putì ti-; j'jviki. nua Imeni egregie ine-
rita! eh AuHor hhic fropterea libi gaudendum efl t Praful Eminen-
tijfimt•', Cam cernas ,
quanti stìimondum fu operam navàre elhnic/t
h^uìetml Itiìiqt uL ìffi- .*™«9»wr ^uamX^ìuTfibeU^um
pretendi «1!^ *JbSPZilS!!!?, J«W«™e»*!™, / en nfipen-
ile cogitali, dicum lamen flura, quam cogitimi Laudando demani
Invimi, qui, dum non una exiiaia dottrina vmi ubique jui opera
refìflit, aitamen etti Ih < <t "fi™ f
tfreiù! , «li plerique omnti «imis odjcfi Jth piacene , dum fenbat , e
contrario eofdcm , quìtm pur efi , laudibui cumulai,exomatqae , exqae
fine laudei non in ere nafimtur ,fid in pectore . C«m nsiem ite
Temi. > om-
omn.s non àamtatat multo fratte , vtrum & ione/lari, furìo con-/vrertm , n,l cantra ejl , qutn arbitra» Emtneniìfiim* Potè-
jtatts Tue hoc aoÌMmm edatar ut hcem , ad extremamque pafcrita-lem propaga»? .
1 rJ
Ncapoli ex Regali Dominicmorum Canotto * d. j.Id. OS. tygj,
Omni ventratione obfequenlilUmiBJoackimta Mfjui Provinciali:.
I. EPISC PH1LADELPH vrC CEN.
JOSEPH SPARANUS CAN. DEPUT,
U. J. I>. D. Bernardin Ambrofu» in hac Studiorum ISniverfirate
Profcfor rcvideat in'fcrtptk referat. Danna Nespoli die 8. Apri-
NICOLAUS DE ROSA EP.PUTEOL. CAP. MA.J.
1 in Napoli , Scc. il rjiide »
^"nT'^e v?rfo™la'?Ja
nuova eetiimo»Ìan*.a olle tarili
tn ''''to' t'frl
t0},,TZlic d%»"U
dona f impicC, ni fi :,:,:„:, .li ,i.;.kJah si .i:iu,i,.-njj;„i-j n.C.i..--
como Matterelli , eie delle ftefe , e di ogni allra parie della Filolo-
gia ha fapute fare ben ricco reforo. Anzi fienaie Giacomo emacio in-
titolando una fila epericciuola al //rande Arnoldo ferrier , non Jolo gli
fa graia ricordanza di quel , che aita da lui in fua giovencìi apprefo,
ma prole/la reca,fi a gloria di fimpte chiamarlo in a-vvenire fuo Mot-/Irò; toi," il ncfho GiovinettoI/hrìn abpalefa una fimikK,-.-.nd;%-.-..-, .1:
animo , confranca fchiellexsa pubblicando nellaprefazione da chi , e comeabbia egli ricevuti ;. i . chi .J.
;l'i:-:'; c^iìpinmiro .alir fua Opera per av-
ventura fi richieJca . Sono di mi Liuti, Ciurme il nojìfo Achille ha.
in parte condono a lieto fine il fuo lavoro fatiseji-bm :i/i:;„e , .. is-
gnijfimo, non eie delle /lampe , delle giufle lodi, di cui la foggia Au.
XLIV
tichitk ha finente adorni coloro , eie altra fine imi hen riguardato
,
che il vanto , e il decoro della Patria , e fra le quali rimarehevoliffì-
ma è quella , che pensò ìl grande Omero ; Che nella guerra C i/leffo
pugnare per la patria è il più faujlo , e lieto di tutti gli avfpKÌ
.
Toma perciò a fummo pregio diti* taftra inmenMrofa Napoli il tra-
vare nella fua numerofa , e giamSmnu NttihS ehi prende cotanta
cura della di lei illutlrc fama, e chiaro dime/ha infieme alla fi-dio-
fa doventi: , che nella pili frefia età ben fi pojfono intraprendere ope-
re grandi , e degne di ratafià letteratura , e di maturo fenno .
Napoli ij. Ottobre vj&i-•
. ... Bernardo di Ambrogio.
Die 16. menfis Novembri! 17Ù3. Nespoli
.
V'ifo rtferìpto Sua Regalis Mejcfiatis fui die la. eurrentis tnen-
f„, & anni , ac retalione U.J. D- D. Bernardi Amhofii de commif-
fiate Reverendi Regìi Capetlani Majotis ordini prafata Regalis Mo-jtfiatis,
Regalis Camera SanSa Clara provider, decernit, atque mandai,quod imprimatur cum inferra forme prsfentis fuppticis libelli , ac *p-
probaiiomt ditti Revifinis. Verum in. publicatione ferverne Regia Prag-
matica: Hoc lLium.
"
GAETA. PERRELLI. VARGAS MACCIUCCA.
111. Marchio C.lus Prafes , & III. Caput Àula Fiori tempore fub-
firipttonis impediti.
OignizMD/ Google
Ebone, prima Deità de' Napoletani portata di' Fenici.
DE' SUOI PRIMI ABITATORI.
talento d;
to per onor delle famiglie , ma altresì , eh' ì'ir fotte
,per amor della patria , e le il prin-
-iJ C'P'° non fi rinvieni: altu, ed illullrc,ìi penlii a
] 93 fingerlo : e Te la cittì con il correr de' fccoli èa grande , fubito avviene ciò, che altri
avvi^'N,
nuiyii* vihu* principia l'i-
mrur.- e di quelle citta li ìcrive eflere (lati i
fundatori o Eroi, Dei. Ma in il felice Ragio-
ne non li dì luogo a favole, comechè ordite cona alla ftoria . Altri per pr^i;ni ili I r.L etil daranno opera,
tender chiara l'origine de' luoghi, ove lòrtirono i lot natali,
: le poetiche invenzioni : mentre io con duro , e lungo""'
ri falciare col folo aju-
misirc delle tini deve prenderli dalli ft<
DigitiiM &y Google
I FENICI PRIMI ABITATORIdire nella prefazione di quello volume, che per trillo deftino non vufo dì lecerli, fé non dà pochi
, perchè pochi fanno, quanto è a{evale il farla, ed il gran utile, che ne ridonda.
1 Fenìci primi abitami iella Cini di Napoli , le diedero il nomeHi Partenone : documenti /icari dal laro /aggiorno ; ed
in quale tri vi /i portarono .
lATOn fi vive in tempo si molello allo Audio delle lingue antiche,
1^1 ed all'orientai fapere,chc fi pofìa porre in dubbio, che i Feni-1 "
ci mandarono colonie in Jontiniflime Provincie, non che nelfItalia nolìra.fapendofi ciò non follante- col pronto ajuto della ftoria, maviepiù col vederi! da per tutto voci di tal nazione : pòffiam dire, che apri
si bel fentieroAntonioAldredo,indi l'immortale Samuele Bochart,ed il
gran Dati.lìezio ;ingrandì quello illuftre argomento Teofilo Gale ne'quattro
voi. in Inglefe col titolo : The court a/ the gentile! , or a Hfcorfe tou-
ch'tn% the originai of human litcrature,&c. oltre Gio. Clerico, e tra'no-
llrì il dottifBiiio Mazzocchi «Turi ifilooriì Tirrenici , e ne' Bronzi d'E-raclea, per tacer aliai altri , i quali eziandio ne diedero nelle lor operegrolTo faggio . SÌ fa,- che vi ha non pochi , i quali Midifconfi di ta-
li ihidj, e gli hanno a vile, e danno ad effi nomi fvantageiofi : ma al-
tri all' oppofto rifpondono , che fa meflieri aver mercede (6 quelli noncuranti l'erudite dovizie orientali, perchè ebbero la trilla forte di mot
pere, e iato huono, e lei
compolle, ed intralciate i .
vertale, e fui riempito divi
ti i luoghi delle Tpiagge di noflra campagna han noni Fenici : indi per.
chi Omero-fa per gli nofìri mari per lo più navigar Uliliè , mi piace
determinar tal viaggio finora fconolciuto : in tetzo luogo paléferù non
poche voti, e gli altri monumenti, che quella gente ci tramandò , che
i. > Scrittoli, i quali dille irmi Fenicie bui ricavila li fiori).
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DELLA .CITTA' DI NAPOLI. 3
ne' Greci fcrittori fi rawilano , ed alcuni ancora durano per nolìra fi-
ma. Indi fi conchiuderà bene, che lenza tallo la noltra citta fu abita-
ta da' Fenici , ne vi farà alcuno, che il vorrà contendere.
j. E mi piace cominciar da Gaeta , per non portarmi più lungi , en'andrò per lo folo lido terminando a Capri , e Caci rincrefcevole mo£to,fe anche ne girli per gli luoghi mediterranei: e fi vedranno tutte le
cinà di nome Fenicio , lenza che o muti elemento , o ve n'aggiunga,
come è coltume di certi eruditi ,e poi yoglìon fede, non per altro , per-
chè fon tali ,* ma li cerca il vero da chi legge , ne li penili a chi il" di-
ce, cai età , ed in Greco KaiaTTa, l'etimologie fi ollervano ne'comen-ti di Virgilio, e di Strabonei a me piace ciò, che nota Cafaubono in
quello geografo pag. 156. Grammatici alimi { nommis caafam ) commi-nifcuniur: volvrit enim T*pd -à munì dici , quia Hi incenfa funi na-
ve! Trojanatitm: è incerto, in quali lidi incendiafTero le navi le donneTroiane, fe in Sicilia fecondo Virilio, o in Crotone al dir di Strabon e,
o in Gaeta, come vuole Plutarco in Romaio:ma lì dì per fìcuro.che
l' incendio lègul per la noja , e grave tedio del viaggio , ttdebat pela-
gi pirfent labarcm . Or la fola Cajeta in orieniaiidioma , cioè s pndiri dinota urbi udii onde coloro, eh: fcriflero , che nel porlo di
quella forti l' incendio , hanno maggior pregio di aver detto il vero
.
4. Siegire nello Hello lido la cittìoRMiA- , c poi aggiuntovi il digam-
ma li diliè Formi* , ove il grand' Omero finfe 1 Leltrigoni , anche voceFenicia, ficcane fi diri nel viaggio d'Ulidé : chi non vede, che Orni*ekt di n-rn, ed anche movi, cioè ormia, dolus, infidìe, come li di-
cene urbs doli, & infidiarum ; li sa che trame ordirono ad Urine, ed
a' fuoi compagni i Ldlrigoni Od. ». Oli ha apprefo folranto il Greco
Greci . Per ilìabilire si buone conghietturc , Omero appella quella cittì
nel lodato lib. vèr.Ei. Aa'mr oirù rìmnca. Lami cuccila urbi; ed i no-
to, che *ore> Labrnì li fu fratello di Goliat 1. de' l'arali p. 10. 5. ed ì Le-
ftrigoni cran tutti giganti, minturni fi dittero da TW^B a magnisar-
bortbm, ovvero a luco, qua! bofeo ivi era famofo,onde Liv.lib.17.c57.
dice Minturnii <tdcm Jervis ,& lucum Maria (riempia) de celo tana:
e Lucano lib. a. V. 414. Umbrofit Luis per regna Mariti ; Plutarco,
S'mveffa, e Shnpe , che il Bizantino icriveBirii'i , può ufeire daino,1161 oleum, ovvero ofa», fon troppo noti gli oliveti di tali campi; e fe
j Latini pregiavanfi più de' vini, che nominavano da' loro luoghi, ondefon celebri prxla Sinvefana Mart.ep. 3. lib. 13. i Paleftini curavano af-
fai l'olio, rè altro li nomina ne' fanti libri. Indi viene il più gran fiu-
me di noflra Campagna vulturnus : al Pellegrino , che riempie aflài
membrane in parlando di quello fiume , anche vien rilento dell etimo-
logia, e traendola da -joIvp il chiama volteggiatore , e ci vuole afficu-Ai' rare
3. 4. Cajaa, Femia , Lami mfj ,Miynnnt, Vglimmi, voti Fenicie -
Digiuz-cd 0/ Google
4 I FENICI PRIMI ABITATORIrare, che non altro fucina Valturino i,t non troverà chi il creda. Hanon cUcndo né Latina voce , ne Greca, chi mi puù oliare, che Tenti
mal grado il deduca da tnn-i 1» , effondo gli (lem elemenii lignificanti
abforbem-malos , cioè navci : che tal pericolo correderò i navili in va-
licarlo, il fa dire il ridirò Stazio dallo ftcllo fiume a Domiziano nelle
Selve Iib.4. 3 .v. 7a.
Camporum ione condìnr meerum
,
Qui me vallìbus aviit rcfufum,
Red^legìbut alvei ligafìi:
Et nane Me ego tubbidus, uinauQueVII PaSSUS DUBUS pl'tUS CARINA!,Jtm pontem fero , pcrviufque calcar,
Affatra'ti [pudet) am'nis effe capì, &cA ragion vera dunque i Fenici il diilèro Volturno ,
giacché non patir-
botar carina!, &c.;. Pruova fino all'evidenza, che tal gente in noftre fpiagge fi fermo
la voce LI T EH Ni] m , fi curi poco , che i nollri fcritton la derivino a
iinttiiiit, perchè folranto fignifica ad gallinai, ma lèlvagge, e dell' E-
breo , 0 Caldeo \-\rh [e fono le.medefime lettere, che Litemum) la
. certa verdone fi è ad gallarti , e poi nel femminino nj-nv» , ovveromirò ad gallìnam , e tutti quelli compili tino pretTo gli Ebrtocaldei
i-Zj-uin, NIJjin, Viim, rv>inn, r-«m«"in,i quali traduconli galliti
Sallinaceus , a più prelto gallai feperbietis;perche ili vale exfalt.m,
c i'J , e rvi'j exfult.ui'j : ali: è ficjm, clic i~n li è gallui, e ru-sil,
gallina. Ed ora la prima volta fi sa, onde è'furta la Latina voce g.s.'.
lui, cioè da hu, ionooefiere, e perciò cri/latui è lo lìelTo , che japer-
bietn , e fi dice di quello volatile , cumc altresì degli nnmini : e
Giovenale di Domiziano ferine fat 4. v. 6g. Et tornea Mi j'urgtbmt
crilix (cioè iatumejctita) nihil eli, quei credere de fe non pojjit , catti
laudamr Di'ti teglia Potcjlas . Ed ognuno trans ammirazione ,perchè
nè Voli neli' ErimoL nella voce gallai , né il gran Bochart nel Jc-
roz, ove cofe nuove, e iiivie r-iccilic di tal uccello , videro il iigevofe,
e pronta etimologia. Ninno dunque olerà contraddire , eh; titernumdea da r-ijirrt, ad gallinai», quando tutti fanno l'epiilole di Tullio a'
fuoi umici, per atto d'elcmpio la 13. del lib. 9. ove dice , che pretto
Litemo era la felva Gallinariat ce n aflicura ancora Strabene pag. 37;.
» ri tÌKxu TÙrtp( Ku'fOM ) itti 4s , . , hit , w riAXusprav KsAiiri , per
tacere Varrone de R. R. lib. 3. co. e Giovenale fot. r. v. 307. E quel
che aiuta forte il mio dire li è, che anche a di nollri tali volatili in
quei (idi , e campagne fi veggano in grofiò numero. E ci fa noto Sue-
tomo n. 1. che Galua nutrì tante galline , che poi rimar; il nome a
5. Liuiman, non * Uambia-t Tua origine orientile dinota ai (ultima.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
qUC' J^G
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1° gran%lmdio\a'unitc affili ci
7.; ,:i j,r//;.,, t . Accingili , Che nel
C. :U„:.:. :,, . tcl!:ir,nr Vinone ftcf-
lari, e Marzocchi filmano i^fii t.l-ì:--
fiali dalle femùe , eJ io poco innanzi
andar in lanuta contrade il BodDi.-, eli- Pitiecii/h, Ilchia, detta
pifferò , die Turrh Phalsri sì .
TWViij'JraFH , indi Ni'r^lIliiK.
;ontefa in noftra citta dinoti Tuvris
6. Siegue cumc citta di notr
lungo arguimmo parlandoli della
le affai illuflre , la quale farà F r me
collina , ed dlèndo alquanto fublune.'i Fenici la di (fero Cw^.in Gra-
tal fiS<m:C
n»ni
B
cnti da™vXgiornante perchè fcrive Strabone
fi ma" iVectih? fiio^viftigf"« mat
li efperto foto del Greco ne porge in-
ro pentimento pan. 573. Cì;-,^,-.v h
«lisi KiifWV srd'ììv b.^jVkv f aVi
«««i f^X. Si? Irli "mJì e;'1 ivi:;»: . S: 001 l- rt- 1 tr. .1 - lì , :he ;
Calcili;!; le avc^ni duo tal iiame dalla Inr O.iih.l , forza è credere,
che anche qu;lla non in altra uniti fi in colinola. Nel lib. de' Giudici
cap.io. 5. lì legge un luogo limile a Clima favellandoli di Jair Giudice
d'Iftaello, Mertaus c.tf f.uv, lìpuìr.u it w /.va, cui cfl vicnMumTrap, ed i favj il traggono da Di?, e s' intenderebbe, che fu feppellilu
in eminente lìro, e lurlc lènza far nome proprio il jm? avrebbe po-
tuto tradurre in excil;'}, tanto |>lù che in Ebreo non v'ha,™ cft --a-
cabaloni, ma (oliamo hf.dn.i r/ì in c,:i>.,i.»s. c 1 1
- ,t-
pure ne'.LKX. vecchi , a™ s-aj? « P»'.", & fepuhus eft m Ramimi:perche quelli han mutata ia vera voce Cannimi in Rnwnsn
,vcgganli L
dotti cementatori ; era <:ià cittoii]; i;n';il!:e i -;r.:n ferlbnaggi, ed i ma-giftratì l'opra le colline, liccome ci avvila Alfunfo Ciacconio nella ftoria
li ambedue le guerre de'Daci, parlali. > lidia colonna Troiai
.
7. Sari a ferino di ognuno, che mi arftlìi alquanto ndl'ifola di gran
' 0 Volcano,fon nomi pretti Fenici;^
6 I FENICI PRIMI ABITATORIorvero n"in: non fido Strabene defcrive nativamente gl'incendi acca-
duti in quelì'ifola, ma anche a di noltrì le ne veggano aperti i legni,
oltre ì caldìflìmi bagnife le cocenti arene, e falutari. Non darà naia,
fé ofo contendere coli' immortai Bochart , ed il gran Mazzocchi , chefono iti per altro fentiero in rinvenir l'origine di Kpaai. 11 primo nel
Phaleg lib. i. c. 33. il trae 1 flento dal Siro ravvi , che dice dinotar
fimui , ed indi i Greci interpretando tal voce formarono Vìihecufa,
•SifWW, da fonia, e per ultimo itatini Entri*, 0 Mia-ria afimm tqta fimi funi, come fé non avellerò nares . UMazzocchiin quen'ctimoìogia dona ragione al Bochart nel Calend pag.ì34- Id itu-
ttm nomenSjTMC, »r efienda Radumi , fimimn fignìficst: ma chieg-
go mercè ad uom si ciotto : non dice Bochart , che min lignifichifi-
mia , ma firma, e tale animale in Ebreo parlare truovo dirli iip : echi mai può penfare , che in Ifchia. vi firn potuto edere feimie , chefempre taluna è venuta a noi da lontanillimi luoghi ? tanto più che i
fcrittori derivarono ti*!»™ da ttOoi, , ed ìj^ni, perche in ella ifola
lavor;wafi molto vaièllame di creta, come fi fa anche oggidì, li vegga
Plin. Jib.4, c. ;.-
...
8. Volcntienffimo condono a Plinio queflc leggiadre origini , pachi
gran Bochart nel Phaieg. pag. 517. comechè l'origine di tal nome e di-
verfa da quella , che io qui ho appella . Non mi fi vieti , che ritor-
ni all' min fimu di Bochart . Coiai vocabolo foltanto nel cap. 11. 18.
del Levitico fi rawifa, ed i il renebrofo , e di norion sì varia , chegì' interpreti fecondo la loro ftrana voglia P han tradotto , fino a darci
xo\rtitX*a , ec. ed i Ioli Talmudici , e gli Ebrei della Cagione barba-
rica, e gli Arabi, i quali Tappiamo, che fi fono per lo piti avvaluti de'
dere, che A'pifjoi ha per origine più propria d'in , ardore! ,^the Bini,
di cui ci e ignoto ciò, che "lignifica : ni fi fperi , che qualche Ebreomaeftro il dica: ed ammirerò tempre, che il noflro Mazzocchi, il qua-
le ha dati grandi lagei in orientai dottrina, giurò prcllò all'opinion del
Bochart: e s'avanza il mio flupore in leggendo, che quelli chiama il
monte Epomeo ,Epspura
,prcllardo foie a Plinio , e non a Strato-
ne, die icriflc Enfiti, il quale in geografica facoltà fi sa , quanto va-
Oigiiizoa Ùf Googlt
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 7
dipartendomi -dall'ortografia di Strabone, e. fcrbando tulli gli elementi.Se dunque lenza (tento troviamo tre nomi dai fuoco , del quale i pie-
na, avvifatamente diti a quell'itela, e miri e tre Fenici, non fi porritra due, che quella nazione vi avelie fatto foggiorno.
o. Piace vifitare la vicina ifòlctta amena, e doviziofa , che gli antichi
o finterò, o (limarono, che i iremuoti la divifcro dalfchia,e perciò li
dine prochita ,e cos: vocile ['biiu , c-Aa prefica abJEnatia erat,e cii
lignifica w^bi, ed i Feraci anche a tale o lìoria,o favola predarono
ha in Latino franga, con aggiungervi la n ,'che al paffato fregi fi o-
mette, perchè non gli è propria . Se però taluno avelTe vaghezza di
prendere Tua origine da TU Jwwwi , io non gli farci molcllo , perchefembra, che da tal fonte la traflè il itoftro Stazio nelle Selv. i. 1. v. -jó.
Hic videi Innrimen, UH aspera fnthpi farei.
io. Ci avanziamo nella deliziofa regione di Pozzuoli , renduta piena di
fama da'conlòli, ed impp Romani, e prima da' Greci, ed antichiffima-
mente da'Fenici, ed ora erma, e di fqualore ricolma. In efla v'ha adai
voci di quella gente, ma più ne diremo in parlando del viaggio d'TJlif-
fe. Al principio ci fi para innanzi il colle, e brieve promontorio ditdi-
feno, U1SBMUM, e perche veduto un poco da lungi fembra più acuto,
che gli altri monticelli, che gli fon dapprefib , i Fenici il difièro tira,
che lignifica fiopulus mina da Ì3V acuere , indi viene T=> , e Tt>n : e
vaglia il vero , perchè fi (tende anche molto in acqua , fi da a vedere
più prefto alro, ed acuto fcoglio, che altro: e fi confi bene, che Gio-
venale nella fat. y. ¥.57. dice, che da Clima fi vedeva in alto Mife-
n" 1 fi/pedui Mifenm Cumii . Sieguc la bella (piaggia di Baja , BA-
ÌK . nome intero Ebreo rea , ubi Deus, cioè divinatio : che quello
fòlle venerando per gli oracoli, oltre Omero ncll'Od A. e Virgilio
__lTEn.<f. i quali vi /ìnfero -ri tituipanàar, Strabene pag-37s. ci dice,
che coli i Cimmeri faccrooti procuravanlì il vitto cogli oracoli , 1>»
i' ani . .- ii parrwmiw . Si unifee a Bap bauli , benché- tutti i
moderni fcrittori credo Mifeoo lituano tal villa: ma l'oppolio fcrive Ta-cito rapportando fa crmla morte d'Agrippina lib. 14. 4. Dunque (.Vera
taatrem) Bavlos, id.vilU nomenefì, qu£ promontorium Mifeiiam ili-
ter, & Ba/anum Ucum flexo mari altei/vr : quello laco fi è il Lucri-
no: fé la villa di Bauli flexo mitri elluitur, preflò Mifeno il mare nonforma fcno alcuno, ma folo preflò il Lucrino. Sembra fpiegarfi più fcol-
pitamente Dion Caflio pag-oio. v. 8. ediz.di Reimaro defenvendo il porto
3. Pnibyia, ìilfvmt. Sitti, voci i' oriente , vero [ire di quell'alt™» vj
luogo
Del E
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S I FENICI PRIMI ABITATORIlèttila urti incredibil Jnnghexza. M* Suetonio c.ifj. toglie ogni dubbio-
ai : Bfjfirum im\i;'<-'! u::<i-*-. ;l!w . Puidoianas ad mola jóoo* fere
fjlpnmi fai:? er.„.;<,:x i; f;,im ficuri che , fe giufìa Dione il ponte
giungevi a Bauli, e Tranquillo vuole, che cllìi ne giva da Pozzuoli lino
i in ci di E Milena, ma tal vil-
niuno uiù confidcratamente ci di il Ilio lìto,quanto Plinio lib.j.c-;. ed
a lui era ben conto , ave mio retta y-:: Uir.iji temu l'armala navale nel
porto di Milèho, c :i in;-!-a, ci:: Bauli èra dopo Baja: C'amar, Mifc-
ama,pernis Baimi,:, li.„.l,, l.a-.a l.i-.irimti , Anetaui ; diin Pa-
lco/; colarti*, Dics.:>-;hij d,:it ;pr,%uc i'bkrrsi ampi : Achctu-
f\u'ku™'c Onerali'' ''"T nSSetf'^rnini ^rtiffirm^ccJi"n "li 'lei M .7- È preno MfenoBauli, e non Baja. Ma fcmbra clicrmi dimentico dell' etimologia , che
fa liifcerio [iufla il mi.) argomento me! tere -avanti . Il verbo 1f3 domi-
nar:, onde nalcono aliai voci, ìc quali i lsi. interpetrano xu'tfi©-, vyi-
firv®-, &c. ha altresì Ijiia, che negli elementi è viciniamo a Bauìi,e
vale princeps famittx : i Fenici vedendo i\ bel feno in Baja, ed il più-
lieto, ed ameno di quella regione, H.duTero "jjjia, quafi Iona princeps;
ed a me giova molto, che tic! i..nt i codice non folo dinoti il famofo
idolo Baal, ma altresì è nome di luogo.
ii. Siamo giunti al lago, e porto Luchino Cilito in gran nome per
.rebbono lun h (1 1 11 iU. , forre patte
: proporremo. I Fenici fcrivevano Jip1
? colle iteflé lettere, che lucri-us, e dinota ad tarau; che le moli componenti un b«w ii|ipellsvaii-
cortma, il fanno certo le parole di Celare, che riferite Tullio lib. q.
114. al fuo Attico, e fi palla del gran porto della eliti di Brindili:/!*
iroqm porrai corna mola /ncìmm . Son ben ricordevole , che Spanhe-iio nelle dottillìmc nlìrrv. fifra Calliriui-.-n (l.ibililce
: Qji.il'cuiH.jne p-;m ,„„,-„. pmcummf , diri fcjvi:...- , ma mi c ita male la
-'] Pindaro ti sa , che£>v™ M .',«
Inoltre nel l' annoi. i/.ium a aci.aei- i'i.volo gtfOfjr. '> li legge pag.17. dell'
• ediz. d' Oxford, che una corona di monti appellai tipttnt, lnultrctruo-
vo in Lucano lib. %. yoó.
Prscipui in-.;':: fini pi-:- ;t-,T.ua panniOra pauta.
ed"fi. Lacrima s'ii)R[[«ti M «ina . citi t! pannai ,t fi pruovl lan pili ragioni.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
gno contro Apollonio n-li ArL;.;n. :i v.:K?.. il inule avvalendoli delle
parole d'Efiodo, fa 1' Q'mmwh nifis non il Lucrino, ma il gran fiume
Iftro, e ne fa lunga diceria:
Eri li « tots^ìkm tifai Q'ttaioTo . . .
ma già a fua età l'Oceano credevafi il vaftiflimo pelago . Ed ora mi Ai-
mo ben avventurato d'aver rinvenuto , che Efiodo chiama quello Lucri-
no *«« nella Teog. v.788, onde rimane ferma , e felice l'origine orien-
tale di tal nome; parla egli del piccolo fiume Stig;,e vuole, che noveparti andavanlì a perdere fotto la terra, la decima s'immergea nel Lu-crino, che egli il dice (l'wMÌO «tpas.
11. Siam certi, che Strabene pag. 375. dopo aver deferitto unitamen-
te il Iago Lucrino, e l'Averno, vuole l'acqua Stigia nel Lucrino: EVrii vy«Tnj aJ^S, Tvmp.li Mi;©' tr.i ;;.3>.Ai» , iw» S' oVi^ranini, ti ri! uSup Hulrurns
, fms tjì ibidem nq«s fotabilh uàipfum mate , /ed r.i enim-i ,:hiia: 1::
,s.ygh miushi potante! , fi ve-
de, che qui parla del folo Lucrino, che era al mare, e non d'Àverno,
the n' i alquanto lungi . Nè veruno dee turbarli , che Efiodo chia-
ma l'acque prellò Baja llWm's, perchè ivi fono anche in Omero, e gii' prima di me a ragion buona il ravviso Oliverio nella Sicilia ani. pag.
4$?. lin. 1 1. En ut di/erte mt ( Homerus )Uijifem « fluvio Occam
t-xivìfli in m,-,ius, asqtie Utifium» mure, quorum hoc intelligi manTyrrheiium, Uh vero Lucrìnum fmum,in Italia opere docvi. Se dun-
que l'acqua Stigia trovava!! nel Lucrino giulta ciò , clic ferivi Strabnne,
ed Eliodo , la di cui decima parte entrava in corna Oceani , \'Oremusfono l'acque Ba;jne, e quelli [lue .r.itoiì non fi polfijno contraddire: e
rendo il più gran merito a quello poeta, che ha ferbata la voce »«ir,
ed ha con felicità interpctraio il r^p1
! ad corrai . Di quanto rilevante
pefo, ed urgente fia per l'intelligenza de' due principi poeti Omero, ed
Eliodo, che l'Oceano non è altro , die il mare ili po/./uoli , innanzi ne
darò ineon trattabili , e lunghe pruove in occafione di difiinguere il vLia-.,:.. .iMiin:- :~ : :— —~-kl r. ..^
intuii folle il 1 Lrc\t fono.
13. Fa onta ad Eliodo il vederli un groffo filli, in quelli verli ,ne qua-
li con Jùbhme maniera, come e fuo collume, parla di quell'acqua Sii-
1 FENICI PRIMI ABITATORI
E fi leggon tradotti covi mi l' edizione del Clerico:
. , . Multimi {ngux) -jero J'ubtm ferrimi }p,ithf,m\
E [nero fiumhie finii p-.r m'iem ni-mmOceani corna ; decima vero pari attributi! e/}.
Ni-jein guidiin ciroi te\r.:.;!.j:i:- ,'& lata derfa Borii
Varttcibiii lineateli intorni,» in mare cadit.
Si vede, che li punteggiatura è fallace molto , perche richiedelì dopo|ulaBF,( lì è polli dJim iif< . Anche li fintalli travia dal vero, per-
chè f«7/i* Suoni fft^fh®- dir dovrebbe tttoypini, ed andrebbe bene il
verfo. O'.iirsTo ti>& Hi folitario, né vl:a v-rbo , che il regga: quindi
fé li ripone il nlpis in terzo calo tì-.t , o come Ieri velli ne'vecchi tem-
pi n/p» ( onde poi furie ! con et ! :<>.-. irvi i; :\inio , che il divide .
di Iiarai , fift. fari nativo il fentimento , che la decimi parie dell'
acqua Stipin lì jKnk-j nel Lucriti", i'riài-u <;,;.? ff^wii . Ed anche
nella verfion Latina quel!' interrimi non fi sa a qual nome lì debbia u-
nire, mi mutatoii eJjjj-jk'iìS- in u,V , li rimiri bene iMrer/a . Ecredo, che niuno mi farà moleftk,che ha recando ragione riltibnito si
bel luogo della Teogonia , che polca con brieve IWio far il Clerico,
e tanti altri egregi cementatori
.
i+ Ed or mi fomicne , che anche in Strabene intorno al Lucrino
vi ha fimil fallo de'eopìatori pag. ove fi narra, che Agrippa rilece
il porto Lucrino per l'armata d'Augnilo, e poi fe gli fa dire, che era
il belici , J?, ilatimu inuriiis : tanto più che Dione Calilo pis- Sfi-nii. 71. 'dell' ediz- di Reimaro è oppoftiflimo a quello ciano gettalo,
e ci fa lacere , che quel confolo rendette tal porto (icuiìllimo a' navi-
li : AjvyVnsf sanciti \iplia< Tatrti^uTsisi àniif^ir, grippa cmt
fctfsiiSit, cjfecit partili navimn palloni aptijfinioi, cioè j'Averno.cdil Lucrino. Ma era facile a Silandro, Cafaubono.ed agli altri comcn-tatori di comporre quelli due fcrittori , e quel!' «jj^w®- rifarlo in
i TtjHTtli , utili! : ho parecchi efempj di lìmil Mire di coloro, che tra-
fcrivcvino i libri , di mutare 1* 0 in a , mi mi fo pregio lòlranto di
quello,che in Teofntfto vide il grande Spanhemio in Callim. pag,^!.ove leggevili «W« i-Jax.uto, m vece ci k'ìi. atititas, e di tal corre-
zione ne vuol fama: e di quello di Giufeppe Ebreo A'i^. L i,c i. oveparla del fiume Eufrate, ed i coniatori han pollo irte firn in vece ditt-
ici
13. 14. Limghi d'Eliodo, t Suabonc ioloroo il lago Utiing icHituiti.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. it
in fiiiiui , limai , (iccom; con faviezza ha corretto Voffio . Credeva
,
che il dottillìmo Reimaro nell' egregie annotazioni .il [uo Dione avelie
reltitnito quello luogo del geografo , ed e Urano , che neppure il eira
,
quando era opportuno a porger luce alfiio Dorico. E chieggo , clic s'ab-
bia per buona la fcu& d eLlermi molto divagato nella nativa etimolo-
gia di Lucri™»!, ulcito ili TV"1 id emiri : ma il compenferò , fenz*
che mi fi domandi, co:la brev::i in curii. 1 di fm-r-H
.
15. Strabene ci è guidi ledele ;>cr l'origine Fenìcia dì putf.oli ,
mentre parlando dc'campiFIegie^ehe fino preflò tal cittì, dice eie;.;-;.
Ti VKiytmi mAa,uin> nifiiiv,
,i ni -tù n; y,yx,,ti uiti£*m ixÒAfcaSi., di un. «*.*.' » Ti flZPlMA'XHTON w J-if. un SI c'c.m,
ffiw rff rain^o Fjcgrae nomine, ac de re ibi cum gigailibm gefta fa.
ferrilitalem m hi tu ^ntJ.pi.gnrt-j/f,
e nel Geneli 30. 8. leggiamo due volte Mi voce 'n^r.si o'.i'Ìb iSinBJ,
e S.Geronimo li è aj.itatii piii creilo della verlione de' Lxx. vecchi,che dell'originale, che ci dà, hllntianibm Dei MLitn Jum : indi nel-
lo fieno verlò il tello lauto ne fama un nome proprio, che a me mol-to giova tìnw; ficchè non li potrà dubitare, chePureaii liafi coli det-
to, cioè urbi cmnaiitaiit, liilU, perchè molte nazioni per 1' ubertolbfuo fuolo, e per l'amenità ne contrattarono il dominio; e •^ine, ov-vero o-nnuj, cmtemhnei lìgnificinti, d;i. lulUtus c-t. E Iorio iti
molto lungi dal vero ed antichi , e (rclciii icriit'jr: , che traITcro tal
nome tibuteis, ovvero ti pinete. e-
. : l- i , l clillIÌ i",iin creduto più antico
Dicnarchin , che Putceli , come fe ììiMLtìi il. iti in tempi più rimott i
Greci, che i Fenici : e fembra feguìr cotale opinione il gran Mazzoc-chi ne' Bronzi d'Eraclea pag lo. dicendo , D'n x.irrhin
,ginn poliea.co-
hiim Pmeelnnti : oltre il Oliverio pag. 1117. il quale anche afl:rhee ,
Dicxnrchìa amen ditti ,c perchè Plinio avea Icritto femplicemcnte Fineo-
li evienili Diesn'1-hia dilli, egli vorrebbe rilare , Dirtxreiig unteti ài-
Ri . E per ultimo,penfo , che nella voce Putenti vi Ha rimalo quat.
che fegno del Fenicio, perchè r.i na[iv:inier.te u'eireì-bc pi-jmi-
li , e non Filiceli ; lì vegga Perigonio ridi' annoi, in Eliano pag. 745.16. Rimane, prima d'imprceà-re il linaio d' Llide, e poi arreftarli
in Napoli, dì fare un curio fuggevole per altri pochi luoghi rli Clima,e di Pozzuoli, che fono dentro a' lidi , e dimoltrargli tutti Fenici , il
clic- viepiù confermerà ciicr vsiuita t.d ni/icne in iinfiri Campagna. Si
cominci dal tanto rinomato averkus , che pochi dubiteranno , chenon lì a licito da ini?, cttims ; fra le n,i-/.i;>r.i ciT.'icne del verbo njt
vi ha extirrmih . Per far certa quell'etimologia, altro non v'è, che leg-
fiere il principio dell' Odili. K ove Omero col fuhlime fuo dire deferive
hi c.liyne.e l'orrore, ove abitavano i Cimmeri ria, mi wmA™.film, 1 quali verfi poi tradottili da Virg. nella Georg. 3. J57. e da Ovìd.
B 1 nelle
15. 10", Filiteli ia Fenicio urli 11
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I FENICI PRIMI ABITATORI
ingiuri d'Omero si nera, che fi >:-.••. .1 cfìer ili Pr
profem.il/ii mia n» 7-3, imo- />;\-;.<j pingue; marno quitto campo fii
flato Icmprc fertile, c pingue , olire fe granili lidi , clic gli di Plinio,
che tanto quello fupera l'interi Cambra neli' dìer tortolo, quintola :n\m/-.\ tutte l'altre tetre iib. 1 S. c. u. ri;,mfllmavtem «ai-
verjìs terrai tenpxs CV.j.i/'..ì.;;ì r.uicctiil , Witti™ (jyìnj fan t'm.
17. Etimologia di Cerna, moine: e di Igieni , Terra ili li'joro.
tnpur t-r."jr,i mii i.;.-.id,
i<;::-lì.riitìt<»t. Anzi Pem-
[) avvilirci in sino Irago , che- J ;.;>-.;'.« ih i.kaioiiu-
e qislì* iì:-i; autori ti di Polibio le rapporta il Chi-. =ri;',
it'\tyr.«ì-i m\fj.ui tk Tt-'j Kinidj,
/'. N.J.'.'j,, elle
w«™, ifffi V / J ;ij dhas pcfma io dirti con pò itini'ii:.-, i ii.rf: più vera inter-
TOIpos quillinm incdticrs Tyrrhem,quorum tvulpnrs
irl.it, qui ff.il vii :-<:afu^it,s!qur Scimi: quel -ots
pixchè lì farebbe dire a Polibio, eli: friin.i
mpi li liice.lno Phlt^rst , ne li tr<>vcrrdV;i : ^ntc- ;>iù
: ,110 ave„^ (jjtojonje jffajflune volte
-a jer vezzo della Uii^ua, i
iufla Polibio ,
lecito pronunziarli F/:-".:::, e qniik'i i partito Pilg/rra, e poi Pih^us,
che fonerebbe /urei cr.urfiitiaìit, per pqflccScrfì anche dagli Dei,
non che dagli uomini, ficcome ben mi avvila Polibio, e Strabene. Po-
trei aggiungere, che in quello nome Greto, e Latino vi fi feorge qual-
che Pegno ilei Fenicio, perche [e ce l'avelie donato qAfyw, ian-bbePifr-
g*m, ficcomc abbiamo da efib verbo Pbhgcton, Pyriphlcgcton,fiume,
e Pilegsa, un de' cavalli del Sole.
10-PetiS. Campai PNeffm, qudli voce non Grccj, mi pura Ftniti.i
.
14. I FENICI PRIMI ABITATOR.
in favellando della naVÌg&ion d1
Ulific , eftèndo proprj di' quefìo i
poeta) al cr— " ' -
1
t'Etite ;V:. L.,:l. S-;;;
i. Hsmt Iudjo traCums, ti il Ugo d'A verno, ed AilxTt>fi.i fj'.ui .N.-^i.
DELLA CITTA' EH NAPOLT. i S
ne, di Filiere, del Sebeto, dì Merari , e d' affai altri , ma petdii tal
eie::: è l'esatto di nudi' opera, e a me Ciro ri Issarlo, fcorGi ruttala ^SS" in 1- L
le quello lupgo f
lingua n' e 1' Edipo a noflri dì . Sono '(lato rellio più
l'etimologia di H'^iUin, perchè è malagevole molto il
tagyio contro ad opinioni anlichillìme, ed in ninna età
fembrerà, che non ft fcrive da fenno, k fi £''
" ~f , Hercules ''
ce porri, lunghiflìmi argini m mare, e citta
che non di raro le autorità, comechì gravi.
Io rilruovo quella voce HV**«" ulte
la , oi ftiatintit , né quella cittì , ove anclie furono i Tirre-
ni, ginlta la grand' ;uiu>rii,i d i Straluni: pò:' an/.i recitata,ptó avere
altra etimologia. S'aggiunga, che eziandio stsbii fi ha dal fonte ve-
ro taf inwdatit , m'i-erci t>:-ffom.ì,;t.i , e.] anche i:i.:tcfyfintn , e s' in.
tende dall' incendio del Vefuvio : nè fi può dubitare , che indi elea tal
JI.JJ. Hin«Wiirfl, Pcnji'i';, Stìli/JTsfuviiu, il mtwi A JWm.r, tutti detti dal fuaeo-
ìó I FENICI PRIMI ABITATORInome, perche i Rabbini n' han formalo HtJi> ardem libidine , e noi
Tuliam i vocaboli fiafa ,fiufa'nul^ti^^ ajuta anche iljnonlcj/e-
mentc i Fenici il diflèro da 13 , nii ffmmta : 5. Gcron. ao-w in
Giobbe 18, ed in DJ»i;!e ^ ii tr^.lir.:- ft.umn.i, <A i r.xx. Vecchi
(A-.'E forfè quella liete origine di tal monte , ovvero più lincerà l'at-
tendiamo dal dottili. Mazzocchi ,proni -'t^'.'iibci tv/. Calendar. pag. 593.
col. z. e/m naminis verifimum erymin ex primigenia lingua . Ed ora
intendiamo, perchè Orteiio da al Vefuvio altro nome , cioè MtULUS,che nafte di "via, exrinJrre : e con l'i.i.-.-r.' JiJTI.rvL.iiiU), che quali tutti
i luoghi , ove fono Volcani , fi demomnano dal fuoco ; così anche JErn
a
viene da tuin», finirne ,
già offervato ila altri , ed io innanzi ho rin-
venuto in Ilchia più viti polle a quel!' Ilòla dalle fiamme, Inarime,
Pìthscufre , Epomsm . Non farebbe importuno aggiungere , che quello
noftro Vefuvio fi chiama ancora Moine dì sojimi ì niuno temerebbe;
dire , che viene da Sumrnanui , ritrovandoli in Relneliu ci. 1. 144. un'
ifcriziune, che comincia iovi . o. M- svmmano . exsvpf.rantjssimo&c. e cita anche Tullia de divinar, e comenia , che Giove avea tal
nome, i^rclie creuevali noBiirnarum filatiniaa diminuì: noi fiamoben
conlapcvolì delle fiamme fierniinatrici di quello monte : ed ufeirebbe
Siimmanus dal Fenicio po , che fra l'altre lignificazioni dinota leiic-
brofus, e co>ì i: imr.j in £ui.i 50. 10. O'jcaio n'nos, e la volga-
ta ripone, caliginofi quafi morrai : mie ofeuro, perchè tal voce i Lxx.
l'Ivan tradotta s-cm'é-"-", •: invin'i'ient . Or ci è nolo, che que-
llo nome Somma è un de' retaggi dc'Fenici abitatori delle noflre contra-
de.- E giacche il Vefuvio tuona, fulmina, e reca caligini,
gli Ila bene
moni Summanns , come fta a Giove Tonante , e poteva ciò rawilare
Reinelio. Se nella voce =':tok vi è l'tt di più, gii i gramatici awer-'
tilcono, che li fuole aggiungere.
3,4. Non mi fi vieti, che di nuovo mi porti ad HoìAfin , e fermiviepiù, che abbia tal nome dalle fiamme ; ritniovo , che tal voce 11 èdata, ove vi fono fiati fuochi fotterranei
,quindi in Ilchia fi legge un
altro Heraclium , ficcome me ne rende favio il gran Mazzocchi , co-
medi* egli penfi altrimenti nel Calerli pag. IJ4. n. 100. Non Heraclnis
. . -fed panni Heraclium neutro genere ii toem , opinar , dicebatur :
nain Ytfi&ititn (Heraclium) Htreulh remfhun tignificai ; ergo ta ìnfu.
Ix (Tnarimei) regia, ubi S. Refiiiut.c rji-oai f, p:d:n,n fuii . . . etim
voeabamr Heraclium 06 eam eaufam , quod in ea regione aliquod Her-culii remplum fuerit: ina forfè più fi confi 1' origine dagl' incendj ac-
caduti in tal lfola , de' quali da per tutto in ella le n'ammirano i granfegni. Ma la forte ben lelice mi Ila rendnto pago di quello mio pen-
famento, perchè mi ha offerto nel tclbro di Errico Stefano nella voce'
14. Si «uiCcrini con tari eltnipi, che H'fi'tW , Hcr:u'.anct,m è voce Fcniiia.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
il mime: a S;.nn> nume, e citta, a Sorreot:., c.l all'irla di Cipri, e fi
diranno icorlì lutti i lidi dì nuli ra Campagna. Ed inquanto a sarnus,die li ferivevu ai'rcsi J,;irav, porcile in Virgili», <d in Siilo fi legge,
pipuliquc .ftjT,//.Vv vicini a! .S.-.iiih , k ]^rrc :i.:i ii vocile rborrc i'„v-
iM.'fi-. benefit cru «.nume minare U doppio elemento RN in RR,co-me da lai»! fi è poi l'aito myiJu, m.i C;;./ir, e jv»-™t,al che nonponendo mente tanti nollri feri ttofi , fi Inno ben confuti intorno a'Ser-
r,aili,e più di tutti, «ime è lòlito, il Pellegrino . Comechè quello fiumeih piceoo) , con tutto ciò vien lodato da'
1
(-rimi amichi Icrittori , cheli L-fmmo nd Ciucio ma mi duo!;, die gii è dilato tra
Kii a,[[i Strafini:, lo devo lò'o ravviare Ina etimologia,
1
la quale fco-
do, di-j altri liau ditto, die fia ori.ait .le :Servio u lia (erbaio, ouan-
c\> convinta la voce .IVìw.'/ci di Vir.i>:.i:i, l'autorità il:
C anione, il qua-le dice, che i imporro tal nome. Abbiamo in Fenìcio t insj.. .-.lj.-
g\o il verbo ma, onde elee Vis, voce vicinidima a Sarnai, e lìgniiv
tu c'inai:!:i;n fii-ri-mu Ira l'altre nozioni , e Strabene ci dice pag. 578.che quello fiume cinica Pompei, U-u-ria- iiìiÌh ó Es^»©- mvtpii,ed anche un lunghifiìmo promontorio dopo il Pireo d'Atene li dille Z«-s-ifp, iulreus, Strab. pag-fiio. li sa, che dalla figura It è dato il nomea' fiumi , a' monti , ed anche alle città . .Ma a me piace pia derivar
Ximai , tanto maggiormente , che dinota non folo il fiume , ma la
citta, da ins», e vale /nr.-ii p.'i.;';:»i, f.;-.ix, e natanti codici e unafcrtilufima pianura, ed amena tra Cefiirea, e tra il Monte Taborre , edil Lì?!ì di Cinciarelle, e p;-iv
:
.ù uc'Cantici ;. j. li l::!-e, F.go
Che tale, cioè lèrtiiifiima fi lolle fiata quella hrieve regton dd Samo,ce ne rende certi Silio lib.7.
Sirratiis e!;rn fi/afe, :o:.i;\pic v'tderei
Strisi inilis api!
.
TomJ. C E ci
15. lama fiume ben noto , c Simtflit ptpuli , nomi imlie ovitnrsli
.
IMI ABITATORIna per lo benigno
di giolivi , ed in
menò la fiate , e
tene la ugnmcazione di muritifo piumovrariJ» luHm, è noto, die mivalicar quello lire [li > ve AA pi-iedo, e ed cimento
; non lirebbe impor:
il palTarlo : onde lari proprio il .Umir!:) bruni .<<-; rumi luSua/'uin , ov-
vero wfidhnr hJh; Q.ieiio «da. iv- solil™ ,n ìi-nihea^ne -li
Murai , ed i merldimi 1.1 s. vecchi han pillo -li,-,?1 - , ivnlaiiiioli .il
mneire, che è proprio dell'onde, che rompono negli togli , e ne' pro-
17. Se poi Omero ha peniate più tolto al canto,che all'altre nozio-
ni del htto, non fari ri maraviglia, perchè quella è pifi comune, e
volgare, almeno egli ha mantenuta la piccola voce ni, la quale dinota
/iifiwi , ìl che non han fatto i Cuoi tignaci , t quali murarono quelle
donne il trine in leggiadre, ed avvenenti: ed inoltre hanno ìcrittr>, di;
le genti- fi pregiarono averle per Numi di [or città, e piacque desi-
narne anche una 'al noH.ro comune; ma io di hnevc trarrò d inganno
chi crede, che Partenope nollra fi fu Sirena . Ter ultimo non fi tluhi-
I.atini di dare t' elireme fillabe alle cittii , lìccomc dal Fenicio Turaiè ufeito T/treanaa . Aggiiingafi al promontorio Sorrentino 1' ilbl.i di
Capri , CArRF.i , che ti refe filmina, per non dir luperba , per lo log-
giorno ben lungo di due Augnili sì grandi, uno per gli ottimi, l'altro
perglitrillininii coflumi . Al cerio in tal Loia traile i Fenici exit rem-
-a mimale quelli di Capri.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
Ai^ioi »X''" 10 f**-™'* i^p'» *< Cuprea dilli oliai bnbcbmi vi-
ce*,fi'jc vppidufa, mine unum: psiche Augnilo vi avea falli groflì
edifici, ed indi Tiberio dodici ville, come dice Tacilo r.;1
. cit. k:o.i;:;, on-
ce liniiituva una liJa città; ma a dì nolìri è divila, come a'teiiyi ile'
Tdeboi , in due villaggi . Or D'iEO ( e lì potrebbe pronunziar all' ufo
dc'.\!a!<>reLÌ Cirrr.mi, nel numero c'.ialeJdinota ciò , clic ci ha dello
Straluna ì'i --.m'vm , duo oppiiula , duo vici ; ed è ben noto , clic
le citù dal numero han fortito il nome, come rietra-rnM; , &c. ed in
Latino perciò li e ri limito il numero del più Capre*. Mi giovanile 1
iic'L.iri nati è rome ci Ilici;,, [ci. g. 17. ed altresì 18. 16. EUr. 3. iH.
E non iaprci, che dire per Li varietà, che ravvilo in J0L18.14. nelle
Verfiraii per i]i::!b panila 150, ove Ha feri Ito 'jiajrn voi, mentre Ltyiri L\ K f «Ed line
attendere altre de'ìuoghi di Cuma, e Pozzuoli , le quali [ì leggono iòlo in
Omero, e moire anche in Elìclo, quelli fa bell'argomento di fui rubli-
me pivlia quella regione :crj~ij(di "quelle di Nicoli, che non faran poche,
liccomc ho imprimi; , nerica hi li oimlr. adi be:ie, che tal gente ce-
denze orientali , li deve loro ramni- 11 tare - che le teucre , e gli fludj
hanno le vicende , e maniere giulla le llagioni : ora a' lavj è a grado.1 lutar l'a:it:c.i, cri oleura ftoria con molto ular le lingue, e dalle voci
fermar i falli : fa meftieii tollerare, perche deve prevaler il colìume,
18. Chi mai non pciuerà efiere duriflimo (lento , ed ardua miprcla il
ritrovare con dimnta maniera il viario d'Ulule in Omero,quando lino dapili vecchi leeoli fi ftiniò (òpra ogni forza, e diligenza, perche rcpsignau-
te a se ltcfio, non che all'ordine geografico: e perciò lij vago Eratollo-
ne Icrittore a tempo della feconda guerra Punica di giochevolmente de-
riderlo con dire , che aliata li laure.ilic (al ii..vh;a/ioiie , quando farà
noto il noni; ci ; larto d.liVtrc cc\ enti , iiccojr.e ci ha tramandato
Mral-.rai; vcrlii il ('line. E',-. >.-.cr ì.f e* ti , -r-lr ìv -toh -ri OSìtsì'ì
Poteva rcìlar a tal detto Eratollene contro al divino poeta, ma indi fi
avanzò a' villani oitr.-iiy, rh,liiaram-(> ;':>»., m^m. vis ,non folo Ome-ro, ma anche gi'iutirpetri di liaesjin: lì sa pcr'i , che colui, il quale
non intende, munta 1:1 dil|K-tto,
ii ( v. 1 ,! i .1 per ogni verlò Strabene, e
con ogni sforzo lalvare la navigazion d' Ulille : ma niente rende 1' ani-
mo payj , anzi viepiù il turba : perchè trivellati anche egli dal vero,
Ci il
jS. S incera in tjj 1 pulire iti vuj^o J1
L"a.k ; Ererefltiit il deride
.
FENICI PRIMI ABITATORIìtìe. Omelto affli altri antichi
irci t.ìl viaggio , ma nicnic di
a piacere di Icegerglì , fon ri-
; fu»
30. Quindi larebH- lumaio tr-iàln a tuie ad Eratrarene,«ì «Tuoi fe-
Eiiaci ftrc onoa- ad Uincro, ed ella ri!)vt:i!ln!c antichità di lui, in pi-
llando in yiila (incera , the eran loro nJc< ili aitimi vocaboli di città,
c di ìitii, perclic non Tirriti )-iu in ii'an/a a' loro fiorili, che condan-
nar con ifvanraL viiìa i-ij-Nllainc ed ii poeta, e' 11:01 intcruetri con dir-
, che hanno ferino di lai v
poet
fi»
Tripoli ne'liJÌ d'Air,:.,- Quindi lci,!:o, c fiiun-s aC :ic;,>^abitatori del
niiinru Eric; prello il promontori,, l.ili:,eo .il S:.i.ia: e .lupo alle viti-
ne ilole licùe. Ricevuti per i;i.ìii dono i v.nti proceri dal Re di quelT
ilole , 11 tuli:- vele (i vite vicinifìitr.o ad Itaca, ilio patrio Ii £= i c>m rj : ma
i fuoi avari , c folli comrMyiì aprirono il lini uetu ntre ricciiiiliinu di
venti, cnt tdi credano d'oro, di nuovo o n ii-:e.\-r;d\l vicenda , ed adi [petto furono i d,.dici navili di Ini di nuova fpinti adEoloie da que-
llo Re con villani' nnuu.TC , e con dilorez/u doccialo Uiiift diritto
le prore al porlo de' l.t" riunii pivi 1!) i"l:icta , ove fu con si barbimi for-
tuna accolto , clic per l'ecciba perdita di uikLci navi, e de' compagnicadde in trillo affilino: indi protesali il lui,;;o \ i'ir^o con una lòia. Si
rifugi nell'ilola di pcn/a nnpetto a f.'.ict.i , !. uj^'-.n-nti di Circe, ed ivi fi
sa, quali furono i rei, ed ar.iim avvenimenti, i'cr voglia o naia da ozio,
o buona di veder i Greci (Limili , ne va a l\://no!i : c ci (vela Omero,quanto erano rifj-ettabiii Girelle noftre contrade , e dovreffimo Rime fu-
perbi. Silurila poi da pietà modo a Circe, per fq'prllirc l\lpcuurc Ino
può, ciie area la'ci.ito nel odo: e la maca l'aeeociie Vn^na, e
: l'iflruifee per lo nlomo in Itaca , clic io prolìejjiiu a de-
30-II. Cl\wh d'Omtro ignoto inchc agli ani ithi . EticvcJefetiiione dì ni viaggio.
>:n.v:.no.
I F ENI C r PRIMI ABITATORIfcrivere, e farò più brieve, perchè c più corto.
31. Dirizza JG;llh eroe la prora per Opri, e con il
Sfili;!;:; le Sirene, che gii (eriilori \\ asitichi , come tale1
'
udii è dbwiiflimo <
n poetici , e favi pc
Illa patria deve regi»
irla quafi intera; o|
dell' Od u, il poeta
lei fuoco dell' Zìe H
, e Cari<ldi':"or per
s' apprende
,
he al gran poeta :! vanni lì
1
amlar :vr aeq;n. E li avrà ra^on ri"
lieto, che 10 noflra eia li è %t:tn, cernei ani islu™ un;: Ii-jjl
a;i:rar le pani ii'Cn:tro eia ctrii aiiiLj u tierifo , o d.'bo! indite iìi!
lauro più, che onci lo i!ni!i p;/efa tenne lauto burino lai viaggio,
5J. JJ. Si proli.jv: [iic*eni;:u; j tl-liiitrt li nj-.->nicn 1,'L'i.iTt.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.cui compofb pfi libri, che in fini dell' Od. &. lo reftrinlè dì nuovo in
foiiverfi 31. cioè dal 310. fino al 341. con iftupore di chi legge, e consì difìint» gtiifa, che lòto coloro, che han perniilo il comun lénfo,non
il -comprendono; e credo, che dovutamente il ripetcOmcro, quafi avef-
I- prev.-Jcite le limali" conufe delia tarda puHcriià, e iàd'ài miin'chcvj-
le diligenza de' fuoi numerali interpetri. Mi piace anche avvilire dli.T
cosi certo, e diiìmto tal viaggio , the come li v>, càirò anni dieci, edOmero ci nota anche i giorni, non che i meli: ed io forfè dopo l'eti-
rr,>i.-gc d_-':uoghi foggiungerù quella si felice enumerazione.
54. E perchè li Lim.i , che <i cucita, e chiara delèri/ioiic Ha oculil
fi-. tu , ;ara valor dell'opera, e a me di merito apporre unacarta, ove fi vegga il i
.1 1. l Isti ile! i:;c;c[c> con quella eleganza , clic
tutti bramano : al acciocché fi renda onore ad Omero, fi è prelcelto
farli dal P.Nicolò Carcani delle Scuole Pie, e per rellringer molti fui
lode in poco, e per i.l^^/v'.j aneli;: j.li dice, non ulircndo dall'argomen-
to mio, fi può chiamare, comechè egli il rienfi , l'Omero de' Mate-
matici , come ab antico .wiiiivi lainLare i tran tiaifoiì : ed egli aven-
do intelo lincerò, e nuovo piacimento in vedere , che anche a' tempieroici fi fapeva sì bene di fcienza nautica, ha voluto rendermi lieto di
quella per se leggerifOma fatica; onde per tutte le parti, e mifure fi èuna topografica carta compita. Per non interrompere la linea intera di
si varia njvigay.iooe , percnè per alcuni luoghi lulunto vi pafi.i Uliilè,
e non vi fa raggiorno , in elTi non vi lì pone fegno alcuno : all'oppofto
in quei, che vi tra; dimora 0 lunga, o brieve , vi li pingc in acqua
un piccolo alh-rilco: e per adornamento li vedranno ripetuti al princi-
pio più legni folcarc il mari:, indi perchè rimale con uno, con quello
foto profit'guc il iuo infehcillìmo corto.
53. Rimane ora, fecondi) li è da me difìinto.e promeflò.dì inoltrare,
che i luoghi, per ove navigò UlilIe,fon di origine Fenicia, onde Ome-ro alla loro lignificazione ha aggiunti 1 pili beili avecnirueiiti : e perche
grulla parte deik Ipiogge fono nelle noftre Provincie , rimarrà viepiù
laido 1 argomento , ci e in efle vi fi portò quella c.ii.-ntal gente, e v'im-
polc i nomi : e con ciò mi fi dirà via di maggi unii ente illullrare si
rinomata navigazione. Si parte da Troja Libile, e giugne a' ciconj,KImmc, e nomina la lor città , e monte ismarus
,lVjiaj©- il gran
poeta qui non vi finge favole , perchè quelli due nomi in Fenicio par-
lare hanno (empiite, e naturai lignificazione: quindi da p-p elee ivp'p
con gJiflclTi clementi, che Ckor.cs, e dinota l'arimi cello rifinii! famuloin Giona: non per altro li diede a quella regione tal nome , che per-
chè era picniflìma di elfi arb'.ilìi : e lì sa , che dagli alberi , e dalle
piante alle volte fi fi™ appallate le città, e, -me aW*/, ram, Rio-
dus, O'c. e rende certa 1' etimologia il vederli , che i Greci ufano -rò
"in , iw per dir tiemus . Ed acciocché non fembri debole quella pri-
31- JS- Calta lopo^ciBil ddvnssio a Ulifle : Ciana, tàl/aunu voci Fenìcie
.
I FENICI PR TATOR
nitro con quelle favola 1 1>. i.tle (pi^u J'Aliriot lì fpinea Uiilie in
Sicilia a' Ciclopi e l'intero iìb. is. l' im-pL^.i a .l.lcrivere ci?), che
accadde con Pollicino, e cune .v.cmVo (>nv,itt> dui ^Miui'occliio, c.im-
pò dal nicllro, e rei;; tanto piacere ' il Ktsjs, che non l'inicnde,
chi non il pmova. Ave-ano il ior lii;'.yumo qiKiii Riputi prefio il prò-
" jó. Nativa Bitnet Fenicii udii voce Aprirò» , e dilfiluli E'u'tm.
OigliLzod Dy Google
DELLA CITTA' DI NAPOLI, ij
;i da Trapani : e la gran grotta di Polifemo
: avanti a quello monte Omero dice , die
il continente con bel porto , e la Memeicque, ed amenilfima , la quale ancor fi ve-
le il Ino nome lia proprio , alcuni fcrivono
E'Xj'^fii ' io crederei eflere nome vero dell'
>ce pura Fenicia .—ip'jn , e lignifica blandì-
giungere a dà, che ci ha dato l'ammirabile Bochart pag-jdi. „ Cyclo-
„ pes diiìot interpretor a Piirenicio art-p'n chck-lub , contrailo ex p'n
„ art? cifk Mub, ideft finus Lil-Mtmms , vcl finti! ad Libyam. Nani„ ut promontori uni proiinium l'unite all'? Lclub , feu Ulybitum di-
„ cium eli, quia Libva: eli oppolitum , ita lime illc art1
! p'n chek Ic-
„ lub , vel art p'n chtk l"b ngminabatur : ant etiam ca'art a>n r*(£
„ lubim , fium» libimi,quia J"J;,.n
,xj Ar'jwi , fhaaìtes, & Libya
„ eo celati ritJf iqinrn k tIuì .'->., i-o»ir,i:mì cleffe in info-
„ /uni valermi! , ut !i-ribit l' v.. Cini. lì in Eliaci!. Proinde velerei etiam
„ loconim incoia; Punicc ditli liint art p'n >vi\* bom'mes chck lub,
„ ideft finta Lilybntanì , vcl ej'av» p>n leu* fornitisi tfok lubim, leu
„ ci;;!,: tó-,,ft . Q.i;d Grard ««st,'™™ ih, mare K^iunas inter-
„ prerati lunt : quali lìc appellarentur ,quod unum tiaberent acuititi!,
„ cumque orb.cii arem. i'al.;?h ..r.?i l'.ui.l.'.ii . ut vi.^r-'tiir alili plus fa-
„ pere , hoc ipfiim nomen retulit ad litum loconim , ied peni!>Lir,!e :
„ Cychpcs, inquit, ditti funi, qued rotuniam quondam infalnm imo.
„ liTnii , cuna Cyclopum federa Siciliani T^va^'w elle , & iriqiie-
„ min nemo neidat. Scd fuit Ime rfi.-™< ir Vjì-, quod, ut alii, Pu-
„ nitam vocem e'Gracia peti voluit„. Fona è che conìelii anche, fé
vi ha, chi Idcgna quelle origini, c quelli lludj , che l' etimologia è fe-
lice, ed ha prevenuto il mio bilbgno: né so fe io avrei avuta tal ven-
tura ; poteva perà il gran Bochart proporla in più corto dire,perchè
iemhi.i, che non una volta ripeta lo fieno.
3S. E ben moicAn l'eruditili. t>- Sji.in
!
!n-n liti nr'.'i' <>ì'.:::\:n. in Callim.pag. \6g. contraliando tale etimologia al Bochart ; e pcrdii piace , e
B kaìi ÌL'r.iir piai in- &•< li.vifììr-ii uomini, ino C-r.'i ,li nnji, clic .if.L.i Liii-
ga le fue ragioni, il quale dopo aver unite ricercati ilime cole, e lungheintorno a' Cidi .pi li i.
:
!. 1 : 1 1 jj.cr : ., Ohii=r h.uc .ulihun , .iucllniiiio Bochano„ haud continuo adlentior,qiii de Colon, l'hom. 1. 1. 030. Or/ofvi dictos
„ putat a Phcenicia voce air: p'n eli.-'; Lelnb, iddi, fimi Lilybuano,
„ ve! ad Libyam, quum, ut alia mittam , al) omnibus antiquii auflo-
„ ribiis de his CyclopiliLii, tanquam primii, leu vetulliTlì mis iicilis in-
., cefi a:;ur.t, t ri .!,le , Thec-riti:., Mr.Lho:i;', Mela, aliifquc , Cvclo-
„ punì habitatio in oppofito piane bicilia: laure , S; a Lilybi-o valde
Tom./. D „ re-
^7.j8. Fcliceeilmolosiidc'Citlopi dclEodiirr Invano coptraddetti di Spjnhtmin-
I FENICI PRIMI ABITATORI
K^dJll'^pcra^^d^r '^f^di1
^B^ll^t'.
'l^f™^^^hi^ "I^iì 11110 eri
Tuo natio cariar tire.;', coni. .1 i! ni amlie Ohi.-:», e perciò le gli
<ià un fol occhio , e rotondo : ni., !;, idi,-; n.iiira cù vuol ridurre il
favotofo al vero, ed il finii] alia ««ria, min ellendo i poeti Romanzie-
ri: per opporli dunque a B>iehiirt dovutamente , era in illrctto debito
il contraddittore rinvenir più pretti , e raffinata etimologia , che ci !ve-
laP.c, onde eri flirta hi si ben immaginata favola d' uomini di un fol
occhio, e grandi":m». Al ceno andrebbe in. -lui nule, ed a tr.iverfo
lidi' erudizione , e nel'.t il.iri.i di' [ìiù vecchi .tenni , le le voci , clic
fembrano pure Greci 1 : , 110:1 li rni'.ettJkro alla p.j mitici ori( 11 tale ori-
gine. Mi Uirlia miiìtii lun-ll.i 1 .^h^II-.-.ìuii di Sj*.-,iih:tiÌ!>, vi perchè lincn-
til'ce anche quelle mie brievi lanche, tanto più die innanzi mi lince-
rò con ilculpite prnuve feovrire;che nifS-ei-àr* , la quale fembra in-
tir.inv.i-.fe di/iiii lirica, epa (i è nativamente Fcnvi.i ; M ancora per-
chè vi fini, le non molti , aimen pochi , i quali dir v.irr.iiir.o, die il
grande Spanliemin tr.< nvii iifmo imun/i ui'le coalizioni delie monete-,
ma non tanto nell' orientai fapere . E Chicago dìér tolto di colpa, fe
per buono fpazio mi fon trattenuto co' Ciclopi, mi non farò cosi con
frangìbili, e ne riportò il fui'oì» iure pieno di' venti . In quanto all'
3J. Si lifpomli all'acculo ì\ Zj-.aU^a cuimlSocIun per Ittifflubsia Je'Cidaji.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
juefta voce i Greci rie trailerc
praci-lh . Mi perc:,c il:
>oe[i deicrive quel!' i Itiiji .sì ben fotte , e conmura di bromo. Curii: (: ile le Eolo da 'jis, i-arrm-, e tal nozione di que-lla voce !,i ve=v,o nel (ili. 7 i. .1. lecorvì.s liivilllmi inierpclri . Ma forza
è eon ledine, che nè quella, ne quelia de! g-.in B.icliari lon molto fe-
lici eonghirmire : e non deve iiicrelcere , c'ie li (alci ai! altri invelli-
g.irc liìli propria orism: ,ii si b:iia la voi a , 1; pur li tros'errii, perchè
ere.1:;.- ili-I : anti.'iii Greei, ili; 1." >.<• (itile Il.ilo veramente Re di queil'
noie, li riCponderi colle parole di un gran favio : Cxcus cji qmf^uìs
ko:!:;kii;l:; , elianto gr.:n noniero lian:.;: kriilo e iii antichi , e nuovi
favj intorno fciob,
£Ìi è aeesvle ravviarlo nella Micologia del B.tnier
lorrL4.p3g.37c>. D:iE"lo fi ('arti Uii'li con dal;-; zeli™, ed in nove dì
giunge prcllo Itaca, donde per dappocaggine de' compagni , la quale il
mode a grave fdegno, avendo elfi fciohu 1' litri,perdette la patria di
veduta, e ritornò a quello Re de' venti; ma lo (perimento tutto diver-
rò da quel , che era : e cm vili. ina gnilii diii-.i.Ja'.o gi-.infe alla regio-
ne de' lestrigoni pretto Gaeta dopo la navig.izion di lei giorni , edaltrettante notti
.
41. Così gli antichi, come i moderni Scrittori iunno fperimcntata ar-
dua io!a l'intendere i verli d' Omero in parlando de' Lellrigoni , e va-
g'ia il vero, per averne detto molto, vi limimi fparla piii loka olcurir.V:
balla leggere ciò, che ha:ii:;> icritió sii Accademie: de intuizioni, c bel-
le lettere tom. 1. pag. io"8. ci!Ì7- dell'Ha' .. : Cirri pericolo anch' io d' unper&nientOi ma non è quella mia cura, è folo dell'origini delle voci.
Omero quanto deferì ve bcllu , ameno , e fertile il terreno Lellrigonio,
lanto ali oppollo ci fa vedere barbari , e micidiali gli abitanti . 11 Bu-chart fa ufcire Lsfirigoiiet da ìpii-'
1
) , Ics rr.cvdnt pag. ma egli
parla de'Lellrigoni di Sicilia, die ebbero anche il nome di /,< i.1
,
e perciò ufa la voce ho; ma quella voce non fi confà poi a'LelK-
goni di Gaeta, uve l'uomo erodi tifiimo afferma pag-sSo. che anche vi
ìoggiom& tal gente : ammiro , che non gli fovvenne , che alcuni degli
anlieiii fioril i , e general ncn comprendendo il veggio il' UliCe lilna-
rono in Sicilia ì Lcftngoni; e quella è la ragion Cavia , che molte re-
gioni nominate ila! duerni poeta' ìi ieé^oTio ne;;!! .l itoti d' inferiore età
o raddoppiate, o inolt'pjc.tc, teme 1 Cimmeri, ed altri luoghi in ifpcv
zialità quei di Pozzuoli , per tacere f Occam , che tutti lènza eccezion
Circello per l' ifola di Ponza . Quindi io rinvengo due origini di Lx-
D 2 ftrj-*o. 41. Eiimologn di Eolo Re at' v«ni iliji iiilitilc , e quella de" Lsllngoni.
iB I FENICI PRIMI ABITATORIJirjrgoiics , una per le belle campagne, che colà deferive Omero, l'altra
per la ferocia degli abitatori : td ho con gli flelli elementi Jj-intf? ad
sì im'efpreffìon de'l'imti libri. Se poi li perda, che ivi" uìille vide da'Le-
llrigoni uccider tulli cu.ili i c< nijMgni , ir lo in in cruore nudici funi travili,
fi diri, che quello nome nativamente viene da TJ-inn 1
? ad laribuliira af-
fiiRionis : e non f.trù de' filli ad ammirare , che tali etimologie fieno
sfuggite al gran Bochart : ma egli era prevenuto da' Lefiìigoru Leonti-
ni di Sicilia, dove in contrario Omero deve (limarli affai avanti d'ogni
altro fcrittore.
4:. Ili q-.A-ll i£•.«!- fdviiiy»:.! , e <ìivi -r.iiikv cui pen fieri trillimi"! feni-
le Ulifle, e con un fol legno li rifuggi alla maga C!BCE,la quale nonmolto lungi fi (lava nell' ifoletta , or detta Ponza , e non troverrò chi
s'opponga, le dico, che il vero, e vecchio nome di quello luogo li eri
C.tìv , onde poi Omero riandando la lignifica/ion della voce finii; c-n
fna fcraciftim.i mente ia !..i;,i l",;. ti! .1 liiii^iiillìnia , che tanto piace . Eper dir predo , fi ha dal Fenicio ma il léminino .1313
, cogli Melfi cle-
menti, che Circe, e dinota dmria, jrw :n:;>h.-ii ,\\ che fpiega a dovere
l'arte mcanlatrice di tal femmina,con dare «'viandanti bevande sì com-pone, e ponènti , cìr f.cee.i diventar belve : quindi ora intendiamo,
perchè Omero le da l'aggiunti di l-M-.tia Od. 1. rib;,':^ Od.'.
vj6.T.etM<pr)i!ui'«! Oi.>\.yL\. i quali tutti racchiiidonfi nel verbo orientale
TW , il che non vide Bochart , comediè favic cofe , e molte dice di
Cir;e p.iL, ;S3. Sin lieto, elle il gran poeta anche fàvell.inòi ':
maga mi fomminiltra altra voce orientale, e fi è l'erba MtTAT, e ne
deferive la radice, il fiore , ed 1 cuLri , e legna cller di nozion
Bui Od. x. 335. come traduce Ovidio Metam. lib. 1+ ini. ;>:-j!y ir-cri.T
Superi, Ci è noto, die <\ i!:> Onu-ro ei .illiaira, che la parola è de-
gli Dei, è duopo, che fia Fenicia, perchè a lui era ignota ; così Eu-jfazio citato dal__ Clarice in quelli! veri: O-J >-i}c- Si «Munii , <ù tbj
« tiil.ufuv . Quefi'erba la diede Mercurio ad UlilTe, perchè ufandola
avrebbe egli infranta, e renduta vana tutta la gran virtù, c lorza de'po-
tentilìimi veleni di Circe; quindi fiiv.u elee da se da 'jie ItniM .ielìiìs-
gcrv'1,0 mut.ir lettera, e dinniii f-.-.m«ciC,exnuilerr,tA i verbo , e nome
altresì, Eccome in Greco v'ha mmXij, e pi*&«< oltremodo a,iita quello
mio dire il brieve fcoliafle d' Omero ;Mi;.;;, Kn'm hÌ.<&
,iapì ii
(juXu'hi , S ira o';.ii:;riv tì (jVkiìi, mely c/i benha fpccics vernilo
aivci-0: , & ((;i>.r'fii efi iìubel/tm rcJìkre - h>j ^euiui. Lo (h-ro ci av-
vilii Plin. lib. 15. C. 15. Lr:-d,:: i^'iìm hcvLivuni eli I!ili;.:it>, quota Ilo-
Cari 0 Diti pula! mrìy , <5' Ìii-:^:ii-iiciii ejiis A'.crct-/:! .r.," . C"\~-
TRAQUE furti»™ FENIFIC1A dcmanftrat . V'aggiungo l'Antologia lib.
41. Onde efte la vote Ji Cini li j™ maga, e la celebre erba f<i>.u.
i. io. ove
poche cut- furor
m^yifrfw^it Circa e/i-
càp. 3 y. intomo a tal' erba:
SS***"; nelle foe ar^faz in Ome-
ni piccoli Greci, i quali 'peula-
;>.: piduiL.vaa la ragioncvol
I^Kctiprevcr
rono per P 11™ c
|J
°MCn
fi'' -^Irdi leg§ere i tan
ci , e Latini faì, Te fÒfiè'ro fiati fàv] de
tan rìwifetì ,Vd Xnon gli
era molto diffic
il Volilo non il
fiL.;A,->
, piIr:tv :t
ìT'di Gun' erprertionc d
. ravvisò , ed in Greco
S or^n: ili ne , la quale non
.""e w'"^,ìkÌ lune, che dinotano i! [;-,:
Nenuferi»*,*
: dolore . Per tempre pìi
he Omero dà il nome a queir
come il Sole' fa
., perchè dia OrrSa ,
nno il lor foggmmu, eJ
. . On t" Hm «-«udìindi altresì rateano Od-f. v.j!
Il gran Bochart con fortuna fi a noi intendere >i mai^evi'lc pene-rò del poeta; farà bene libre le panie di Ini: ma bilogna rammentarli,
che in qnefl' ifola fi mori lo fventurato Elpenoie,compagno d'Ulillè.
„ Credibile eli Phtenices nugvendos eodem morbo cortentos, quoGra:-
„ corum granulia tieuli,qui ad fuam lìrignam omnia redimii , vtilniilj
„ liunc locum ita dici nun a Graico H'|>enyre , ied co qn.d tituis ibi
„ feilieet iw ì'iln ( Alibi» or ) albchil lux mvm'ma . Mattinila lux
„ albefeerc dicitur , c:.iì: prir.uju ormar; ur.i'e eli, quod albani vo.ant
„ fermane vemacnlo . PJ05 hic pio maturimi , idei!, prò Autntt lu-
„ roimus, ut Nehem-'S. 3. nvn raano ij nun io, a luce ufgue -ti
„ merìdie!»: a luce , ideft , ab aurora . Lxi. reddunt , ivi tu b?b
„ -rè ha^Tiu tìv H^rai , ab hors iUumintttìonii Soli!, Volga/e ia,mc.
43. Barn» falla nell'orìgine di ciinieleg^ .'eli' ilula Mtt, c di Etpt.w.
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3o I FENICI PRIMI ABITATORI„ R. Sabino , a luce
, qrnt c/i m principio dici „ . Nutrii
vidia, che si Ilivio nomo mi ha prevenuto in dar gran "ice
lungo d'Omero: e le talliti.) ritrula voScHc contraddire, fan
to ad indettarli, eli: i. divino [n.-u ignorava il varo orien
il ferma in quefi" ilhia . Ed ceco , che le non di buon voconcerie , che i Fenici furono in quelle regioni , i lunghi
44. Rena, che avendo d_-lti> io i! prillai, che Circe non avea filo [ng-
gimiu in Circel!o,m.i in Pnn/a , rii-Jn 1
,
ìIdI.i avanti Gaeta, prima di
partir conUli»«dai:.i iv.-ga, renda laida tal npini,.iie,c farò brieve, per-
chè fembra licura. 11 gran poeta, fegnalamcnte dice, che l'abitazion di
Circe li età in un'iuùt DJ. jjs.' Au-ior 1 .'s v,~x,y a'ouiutS;. , h$t*
$ in» Klf*» , ff.X.:„> m infili.:,* tóm! , «M CinV Ajj-ffa» .• fc
poi tutti t ì liritt.iri Greci , e Latini lian v.ihito credere, che quella
A uina av.r: dimorato predo il monte Orcello ( benché non pochi di-
cnuo, J.i'j-3- Iri, vi fcnin-, nietrendub in dubbiti; nini è ctila Minta,
che 111 gens-rafia, e ipeoialmcnrc nell'Omerica ni (lo) m-jlt;) lailitiseJ
indi leseti. In i'V-,-1 in qu'lin putta furiai e. Creiti inventar lavnk-, cine
che C- ;.-,::.<;« nevichi uni^i li In :d: .L.i,qc.Mico .inali tutti iiaiui.i lcri;ti>,
che piò pretto il ri. ire culi da! tj<:ntir.vtiiv , e ne forma ifole,cc6l leg-
giamo di Sicilia, di Cipri , ci l'm.ida , e di aliai altre . E perchè O-mem vuole, che il luogo, ove abitava Circe , era cinto di mare immen-fu nel verfo ip;. «o'm aiweJr^, e di nuovo la chiama li™, fi ricor-
re fubilo a mera poetica imeni-, itine . Se non folle, tale l' itola di Pon-
za, che vedili in iiuv./n .il gru:!;) mare, e rimpcttn a' Neil ri goni , ovve-
ro a Gaeta, allora li nnsrv.'bc i-::c. poetico ritrovamento, ma enendnvi,
era facile il penfare, che Omero di quella parlale : e fc il nome è ora
diverto, e n;:ti i ,T..e.i , 111.1 Pauiij, chi mti non aaurele, eh: i nomie delle Provincie, e delle città, e dell'isole fon ben varj nell'Iliade, ed
Pozzuoli i tanti luoghi, che Omero nomina, li fono mutati interamen-
te col correr de'fccoii, lìccome innanzi ravviferemo. Non fi creda,chemi Ma dimentico di dare 1". rifili: Fenicia anche a Ponza : uè devo Ihi-
diarc di rinvenirla, perchè il Sai mallo nell'ammirabili eccitazioni dell'
Hyìi intrica caj>. 104- e Bochart nel Phakg iib. 1. c. 10. parlando di
Ponto della Bitinta, tutti c due riempiono dì profonda erudizione aflài
pag. e s'ingegnano determinare, qual (otte di noci dinoti la voce Feni-
cia KX3, e tutti (iumi>, 1:11.min lienn celebri nncet Pontìcs, a me ba-
lla il nollro Stazio, che voleva nc'calendi di Dicembre, per fargli lieti
Qttidquìd nobile Puntici; noceti;,
Facuadi; cadìt sul jugis Idumei.
On-44-Circe fativi dimori non in Cir«llo,mir.tirifoli di Ponzi, Finii, fai ir! mele già.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. '
On.): non 11 dubita , chi tale inetta chk- il nome di queff alberi;
non altrimenti che t:mt' altri luoghi di elfi il prelevo , lìccomc aliai c-
leinpj ho riportati parlando de Oroni mim. ;s-. LJ avrei \uluto , che:i.Lr:i.iliri, e It.iJurt li tollero riardati anche di Ponza.
'
41. Vivo un poco in ii:i.".:iio ci du^ir.i:!im > ( .': >, il quale con
pronta feliciti ha Icoverto il fallo di tatti l'i amigli, i quali s'avvilii-
inno , che la fede delle Sirate Om;ro )' avelie polla in Sorrento , cioè
nel continente ; ed all' oppolìo À^cn 1 1, die miella fi era un' ifola , la-
vi.) etili Itibito la reilitui in Capri : non pensò poi !o fieno , parlandoli
dell'ilòla di Circe; ina iie!i-.i! pie-ò a! fintimeli:.) d'adi lerinori, che
ha con lodevole fluii" n;o:iii , e prcvallc in lui più la moltitudine,
che la forte .111 tori tò dà t:r.:nd' Omero , coro— he t.di fcrittori e Greci,
e Latini fono tra elio loro si vari, e Jccor.l.iiiti,perché vcggunli ufeiti
hinrji da! vero fenticr.i. Inoltre or mi lotvicnc altra bneve ragione, eh:
l'ifola Eea deve cllcr P.».;a, perche è to'lume d' O.ncro llahilir- Nin-
fe, Sirene, Semi.lee , e ìimil sente in i(ò!e : co.ì ei dà Calipfo in Ogi-
già, le Sirene in Orni, ed io ilòla iLe rivenirli ar-che Circe, e non
ili Strahone, al quale altri primi non noterò niente, e rende fdtlo, clic
Circe li fu iti Ponza : icriec ts,li , che pretio Salamini sì piena di no-
me per' la vittoria di Temili vie, ili Ja del mare Attivi, ovvero d'Atene,
vi fono due altre ilo! et te d: i:.;:i!; i '.ìrm.iculc, c che nella più grande ilio-
firavafì il fepolcro di Circe: Eà-T^i'e* Zi, cioè prellò Salamina, ni *n>patini 5u'i ììrrix , av tt n} uf-i^jii K::"i t-.1t „ Ih*tc™ . Or mi fi
pennella ricordare, che 1' Omeri ea e.:i ^ra:ia , hnché ne'fiioi poemi va,
le non che bene, li rinviene si llrana iie:;!i r.hri fcrittori, e gialla, chechi attento gli legqe, ne prende (degno: come ner atto d'elempio, nondipartendomi da' tinnii a i
n -i vicini , li('
;io tia.leritiiCimmeri alla
dillantifTima Tracia, e tli P-lis; campi ali'lberia, e l'Oceano al gran pe-
lago, tutti e tre ìu-ehi della rei'ion ni Pozzuoli, come fi diri innanzi.
Si è veduto, che i Ciclopi del pron ir -.torio l.ii'b.o trovanfi in Mottgi-
bello, ed i LeuTienii .li Gj m m Svi ài : e non finirei , fe. fòffi «ago
di feovrire lutti gli ,'in l,lli deli' Omerica di ,:.„, geografica dell'
altre Provincie , e cìil.i u Peri za , ci. e egli ncu-mz , calali ititerament :
sformata negli autori delle %iénti età prevenuti , che il viaggio d'Uiil-
le li era un ingaiincssile filmimento.
4A Quello flello è accierto ai'iii.l.i di Circe, chtleconda Srrabon:
fi vede trasferita nel mare d' Atene , né li prò fiacre," onde ciò attinie
il geografo; con tutto ciò dall' ;it;;i.àne par. ile ne riluce il vero. Egli
dice, che erano due l'ilole, e clic nella più :;iui.le fi flava la maga, edavanti Gaeta altrettante ve ne fi.no, e la m'a'-iore è Ponza , e la mi-
nore s' appella Pandalaria : giova molto chiamarfi Pharmmufte , perchè
4;-4(. LuogocpimnuninimucjS^ikcr.c, cht molti ajetiafcrmir Circe in Poma.
3i I FENICI PRIMI ABITATORIil mdiiere di lai femmina lì e?
Compomc tpiftmti , pbarmaca: m
e le di fenderò, e per ultimo nlli la vece -'ira ,/>.»: \r bi™, c uc-
termina ciò, ci:: dice Orn::m ii'in una volta, chi Circe traeva Tua di-
mora in un' ilòla . Or fc quella : ne.mi atri ce non poteva foggiornare epredio Salamini, e pivl'i) (I.I:::a , e tintavi;! eli) ii truova lenti:) in au-
tori , perchè non furono mai lavi a rinvenire la naviya/ion d' Ulìfle ,
non clcliv.e-ridonc tu-peiire Stral-me , lor/-i è predar Icjs lolo ad Ome-ro anticliilTimo fcrirtorc, e gran maeftro delle favole , che vuol la ma-ga nell'acque di Gavia: e lata mira v'-.iy a ad udirli , che tanti favj mo-derni né illullrarono, né fu loro di ala u do cucito si opportuno luo-
go di Strattone . E d-.ouo da ciò alia fine apprendere alcuni , che nel
lommo pesta non v'ha ni lìranczzc, né errori, e per intenderlo a do-
vere , poco , o nulla conducono gli Icrittori , cornicili antichi , né gli
fcolj, nè i conienti , le da per se (;c!I<> ibi li vegliar! molti lìime , e
lunghe notti: e mi rimetto a navigar con Uiiiiè.
47. Si parte quell'eri*: dall'iuta ili Circe, Li enale con [nuove maileggieri fi è feoverto cllcre Ponza, e con vento rereno nella metà d'un
giorno giunge alla r.-g:
..n di B;ra , e i'.n/iaia , per apprendere da Tire-
lla il dcilino dei Ino viario. Non v lu chi ha dubitato anche tra gli
antichi, che in tali In.-lu folle venuto Ulidè , e che il lib. A. dell' O-dille-a , nel cu. ile Onur.i con illup.ire eli e. li il lei^e eielcrivc la fimulis
t.:v Viivlac, la quale jwi ogni poeta e vecchio , e nuovo per la gran-
dec.a dell'argomento è flato vas;> d' imitare , tutto intero appartiene
all' Avemo, Lucrino, ec. comeciiè con alni mini: : i quali fecondo l'or-
dine del mio dire, e leeoni) ciò, clic ho iniproriicllo, inoltrerò cHer tut-
ti Fenici, per fempre piii (tahiiire ,che quella gente lì fu la prima alii-
tatrice di tutta la Cu 11 paglia : e con ciò mi s' ai'parecchia calò di po-
ne non pochi verfi d' Oniero , che lono (lati lino all' età
. ofeurità . Cornee! :i ninne, ha inai negalo , che UlilTe li
fu a Pozzuoli , nondimeno in una lòia voce Omerica il'vav'k tutti lì
lono perduti, perche- il po/ta ci ili ani emente dice , che da tal mare cri
qncilo lido liagiiai.i, qr, i l'Occaio 11 è lonlaniiliniii : e quello è fia-
to fuflicientc ad alcuni eli dare colpa ad Omero d'elier imperito, e roz-
zo in geografia; ai altri di credere, eh; tal nenie elin;>'.a!le il gran pe-
lago , e non un piccolo Imo . h mimo e ilo 111 più llrana confulionc,
quanto il Baimi , il quale nel]' annoi, al v. si. dell' Od. ut. Hai X ìt.xa
tt p'501, ic- ).i:WL;j -rrr;'aj , ha dato dire , che Omero parla
della fila' Brettagna, ondr con ciò la veelere, che qui ftW-ij fia il va-
flillimo mare, eh; cinte ..
:
ae.;.. exia-dima iloia; quando in quel luogo
può intendere i noilri cellt-s Lambii : ceco le parole del Barnes: pucdvere per temàltt liTpìw By'ttr.mu.i ì:«/ì>;; luiiuiriiir
, gutuque -ró Tirpa,
47. S'incominci) a provile, (ttOluoii i ii fcriew ftno di Ptmmlì.
DELLA CITTA' Di NAPOLI. ;j
veruni infula vertcadnm fu , lxrt t'iian Alba: Rupe! sii
tinnii orti! ftetlcmvr ,ph;;:b-M r ;^.:„.-:i> ad F.nripU. liekit.
e l'amore cocente , clic nutriva quello ifiMiutsomiranis comcnlì riuveniile anche la Brettagna, nel divino poeta, l'ha Ipirt
c tali llranezze. Ma ii CirU' allato non ha pentì» di eia-
T) quella Ipiegazionc , benché di continuo s'avvale" dell'ima»
a da Mifeno lino ai promontorio di Mini
e fi ha non una volta da Strabene cag.',7
) fermar Latino sli ha dato il nome di
si lavj dell'orientale linguaio ci idìSeiirano, che l'Oceano lignifica iwter, rm/i;, htui, hanno, linci porvi cura, inU-rpctrata la mente di
Omero, che è il mare della regione di Baja : nè lì peri ammettere,che il nome nata-. Lem, <ipu:ia cmr^cm::n: ai valiilfìmo pelago, chela gran mule di tutta la terra circonda, e bagna: ma all'oppilo opti-
r.;c uw.:o:r.->t: .i.l i:ik>, clic è nullo hit retro,qual; li c quello ,11 IV/-
/iiuii.Non varrei , che mi s'opponelìè la valevole autorità d'I Airliis.
Mazzocchi, il quale Icrillé nel Camp. Aiifit. uag.15". che la CampagnaTomi, E ap-
43. te-amit in Omero e il fero ii Poiiuoli, fui etimologia pretta oritursle.
34 I FENICI PRIMI ABITATORIappellava!! Crater per cagion del ("no lenol No/ira hsc Campania Cra-
tcr ohm appgU,A,uu>-,yw.l ehi-, p.n-t littoral'n iti irtlsris fermala fi-
miarcsm: ilìjndjgli o:>pol lo Strabene, die egli Hello leda. È per queft"
etimologia molli animi r.-raum il laper d'Omero, il quale diede a que-
llo noflro limo un nome on tanta proprietà ,confcrvando fedele la vo-
te Fenìcia ritrovata dal Bochart , e dal Clerico , e inierpetrata felice-
mente ih Stratone
.
49. Neil fi farà rclìio a concedere , che l'origine d'una voce giovi be-
ne a feovrirne fua proprietà, e firnificazione, tanto pili fc Omero lertl-
pre eh.- li la li'*'»;,, e fono aliai di quelle volte , che il dice, inten-
di.- ;ì;l Icno B. :;ì'-,:>, e non uni d.-i vallo pelago; onde lìi bilognn, die
buona parti: de' limi veri! io raccolga , i quali ciì) compruovino : indi
::l;i.i;i:i;: m I ' j.iturirà d' Li;i.iJ:>: riè mi li chiegga , con qual no-
me quelli due gran;v »;ti Jii.i'ni in l'immenlè acque, che funu intorno
alla tetra tutta, perchè fi fi conofeere, che fi leggono con negligenza
degna di pena, 0 almeno di colpa, e ci danno Sitarti, tirm, xìk-j.
ysi. E perchè nell' Iliade occorre di raro nominare il Cratere noftro,
i' Oceano rare volte vi fi rinviene , all' oppolìo nell' Odiffea ^ perchè
Ulillé vi naviga fovente , lo ravvi fiamo fpcfiu ripeterli : e per renderli
di ciS pago, bada Iblo ollèrvar gl'indici per colui, che non ha ulò di
tali pD-jini, e,i il dovrebbe aver lungo. Ma è valore di mia fatica rac-
coglierne iverli nell'Iliade*, preffii il fine: Circe ordina aduline di gir*
ne alle ubicazioni di Plutone, per apprender ivi il fuo ritomo in Itaca,
e deferive tutti i luoghi di Pozzuoli , e due volte appella quel lena
Q'iKweV, e nel v. eoK. dice :
A'a-: omV iv s, sì aitai-™ ™»Vi,!,
Fri' ™ ir J^X"»., "7 àX™ nrpnpwVi,
AJnii iT «1 A "ila ifWi E:'u5K i'fileji*
E.9a flit fi: Ayl-.-y.ry. n-.-siM:.;,^ ri pY>n,K'UHUHS 6', i; ì,ì i-'l li i-!-.±TÌi sViJ xirusjilig,
niTW 1Ì, Ìn«TI( TI l'»5mi.JW ranj ;:.;w /n'i- Oc.-.fiutn Uimfteris
;
Ubi linus breve, & minora Frofcrpins,
Làngtque nini , & /alias noi jiu^if:,-^,
Navem quidem illic filìe in Qcw.v p™f;ndù,
Hic quìiem in Acheronte™ Pyrij>6ìegctt>ii conftuimt.
Chi non vede,cheOmero ufiQ'<£™o'i per lobtieve mare della regione,
ove erano la gran felva di Proletpina , che poi Agrippa recife , il lòggior-
49. luoghi d'Omero , che dimollrano chiarimenti effer l' Oceano il mare di Baji,
Oigiiizndb/ Googli
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 35
no dì Plutone , e tante acque infernali col monte Gauro, cioè f/rpi:;
.quali cole tutte fon concoidi gli Itrittori che fieno in Pozzuoli . £ fe
dice tal mare SiS-uStvuii,pmfunium-, anche Strabene cosi l'appella pag.
ducei! nell' ediz. del Calàubono . e' if rifletta , che Omero pochi ver-
fi avanti, cicè nel ^ó. quando Uliffe ancora eralì nel mare di Circe,
il dice bi\aiT* e nel v. 45B. parlando del Mediterraneo , lèrvefi di
TK'vr., ed ognuno ammirerà, come e coffante, e fedele il gran poeta
iteli' efprimcrli ; chieggo qui ofièrvarfì , quanto è proprio il dire fuW.si™ t./ibumi l'antica comunicazione, che avea 'il Lucrino lago coll'Aver-
no . Quelli luoghi , che deferifie al Grecò Eroe la maga , tali eli tro-
vò, quando vi giunte, e nel principio del Tegnente lib.cioì K di nuo-
vo fi dice due volte n'uaait il foro di Bai» v. 13.
HT t'f ire.',»»' BaSufùii tl'unu-alo
,
F-'v9-«5f KifuicA* à,lp£t SujiJs ir , iAis -d
lite/, >£ "ffe* wmiXufwfMi ....tth fli» i& fSSs'TTTi txiterxpu h Si fi pfatEiVluS' • aùmì t? ctÙTi iripa pò» p'iWloHtoutj, Iti à ySfM àtftyòuiy, ó» tfpa'n KfjaUf.
TU., ( \:rvh) *J WW* profondi^Oceani,
Qui caligine, & nube refli font ....Nmitm, ìlluc cum venitfemus, fubduximus, pecoraguc
Extraxìmus: ipfi rurfos ai fiuxum OccamIbamas, dance ad lucuta pervenimut, quem dmt Circe.
Veggiamo anche da quelli vtrli il piccolo mare di Pozzuoli nominarfi
-due volte Oceano, ni può dubitacene , si perche è quello iìeflo , chedille Circe, il ancora perchè" i Cimmeri coli iàcevan .dimora fecondo
tutti gli fcrittori, e baderebbe il lòto Strabene pag. 374. ed inoltre la
femofa Omerica nwìx, la quale occupa l'intero lib.A. e niuno ha nega-
to ancora, che avvenne nella regione di Pozzuoli: e'Virgilio, che luc-
ie tralcrivere Omero, qui altresì lo lìello fa accadere ad linea nel lib.5.
Awtrtafi,che di nuovo il divin poeta nel primo verfo del lib.*. nomi-
nando il mare, ove era Circe, il dice Scoria , per diftinguerlo dall"
Oceano. E per non recitar tante autorità d' Omero tralafcio il princi-
pio dell' Od. oj. ove di nuovo culla iòlila grandezza di poetico dire de-
scrive tali luoghi Bajani, e nomina altresì Si\ta*ài , e la v™ia
.
50. Son corretto per amor dell'ordine dipartirmi dall'Odiffea, e dall'
Iliade, ed ollervare, che Eliodo fido, e verace compagno del. grand'Omeroanche intorno a lituar l'Oceano gli è' conforme : indi ritornerò a quei
poemi . Ognuno, il quale ha depolle l'opinioni de'poeti vivuti dopo Eliodo.
nella Teogonia, rinviene facilmente, che la ruinofa guerra di Giove coTitani accadde nelle contrade di Cuma , Baja , e Pozzuoli : ed io fono in
E 1 allo
)o. fioche EGada ntlli Téojonij dice , ihc l'Oamii li il golfo ili Potinoli.
Digitasi! &y Google
re.- ed era aflàì prrnM il pietre , eh: in limili luoghi lì. filile si terri-
bile battuta, perchè i giganti in etti da ogni poeta lì dicono fcppclli-
ti, e gradi parte t:i erudii Ticini i'uroii" cii.-.if; nel cupo refino dipin-
tone, e l'entrati è ti:' c:impi ili Piw.inJi . Noti mi è permeili) c]iii ri-
portare I' incomparabile , ed immortale delcrizionc di il crudi guerra ,
die ci di Eli Ai,
p::cf;t è Iniigliininii , onde ambò ra.v .^licmlu di'
(imi ver lì quelle parole, le quali c'illruilcono , che l'Oceano e il golfo
piccolo di Baja . Così nel v. 694. dice , che nel fervore dì si ofbnata
bai taglia
.... Afy.c S1
xu$ì niiej ueyaV c^tétsc 5\*i ,
e*ìh & Ks-« ri^»™f:.'fT(w,
niJTi; T aVliy.'TSS , li; fT ill^EVF SlfWj'i MTfllJ
Timo*;
..... C'cpilabar uaiique igne perquam maxima Sylvt,Fervchatquc terra mia, C Ore™ fli.Hus,
Pontufquc ini- mi al/i:f>i<, rircuindedit & calìdm -vapor
Tiranti terre/irci.
Si vede', clic «ej-o'V jit™ ft.» , fi è la sy.m C-lva di Proferpina , .elle
anche Omero fii rinvenire a.l Uii'ie in l'czzii'.:/. , ed il d'iitigucrc tirai
da Qiifajjo. ci da apertamente a conofeere , che il primo fi prende per
lo gran mare Tirreno, il fecondo per lo brievc fènu di Baja : c fe nons' .[/ni Jir!<> itt i:ii^3. > i>iilia ta'i v:rfi , il tinto e cunfiifo , ed il poeta,
per non dir altro , farebbe ofeuro . Non vorrei , che taluno s' ammirar-le , che l'.i!>qii:jiti> a'-;: ett: . cii- li di anche da Omero quali icnipre
al mare (ma non mai all' Oceano ) fiali tradotto tettala alluem , inifam, e gii fcolialti, ed i cementatori rimettono , ìtagns , ìhJtkBuo-
/•'<, credendolo voce tutta Greca , ma è molto piti vecchie , ufeendo
legittimamente da niD , ovvero man , ed altresì da uy , le quali duovtii Mxli-.o.lnio ci'i, ci:: ,-.> ,-v-jj humid'iraie , e perciò è troppo notarcfprcilioni, .par dire il mare, humidt rc^at.
<(. In oltre nello AbITo poeta, ove furono conquili i Titani, la tro-
viamo Cerbero , ed il fiume Stige , clic s' immette con una parte nel
Luctìno lago, e con nove nel mare ; ed a ninno è alcoli) , che rutto
ciò da Omero , e da' Tuoi imitatori fi finge nella regione di Puzzilo.
Si.Alnivtilìd'Eliodo, ove lì leggono oialuoglii di Pollatili bagnali diN'Ottano.
'' Digita od b/ Google
DELLA CITTA' DI NAPOLI.! era l' Oceano , nella Teogonia v. 767.
Illic Dei inferi hi .;;;->/;;,' p-rre icdes refonantes
Ei fonit Plurimi, rerrii>iti< Proferpinx
Stmt: horrendus vero Canis prò foribus cujìmiii
Ibidem //abitar abominanda Dea bn-nortalibus
Horrenda Siyx , filia reciprocami! Oceani
Prxtlantiflima ....Ex fiero flamine fluir per nailon nigram,Oceani corni: d:::n:.: p, :s -s c.-.rnbura c/l,
Novcm quidem circa terreni, C ima dorfa mari*
.... in pehiim adir ....Meriterebbono lunghe offervazioni, e favie quelli ver fi ,
buona luce da quei d'Omero num. 49. lodati ; ed io nel num. 12. vi hoin clh rinvenuto nelle voci n..i-^.s t.Lf 011 [wlerufe ragioni U lago
Lucrino . Del redo folo chi ama d' elìcr riottofo negherà , che anche£!! >: : ..mania Orano il golfo di Bara, vedendo gli ilenì nomi di luo-
ghi nell'uno, e l'altro poeta, e quelli di Plutone, e di Profcrpìna.
51. Non farei fuor di reato, fé fouì dimentico, che Eliodo parlando
de'figli della Notte, che anche pone ne' luoghi infernali , fa ufo Alleflsfle guife d'efprimcrfi , che fa Omero de' Cimmerj , i quali fiam cer-
ti , che abitavano piefló qujfta medefima regione: ecco 1 vèrfi d'ambe-due i poeti Teog. v.7jo.
.... OuoV ust' oàrk
Sol ìùì'dàt'h. Calura fcandens
,ncque e culo defiende/is.
Ed Omero Od. *. v. iS.
. Ory'ì; ttqt' ÙtÌS
H'Ai®- attìta ÌTiiiinmi àumtrrn,
ossji. Osterò, ed Elioilo niente divelli parlando delle tenebre preflo Penuoli.
FENICI PRIMI ABITATORI
Tartaro , v. SS 8. flit <\- Tipny» £'.ì* . Sempre li diilinguc il gran ma-re ninni dall'Oceano: II sa, che i regni Tartare! erano preffo Pozzuo-li. : e per ultimo anche odi Iliad. S. ne' celebri v. 781. 783, fi dice 1»
Tarn fonila Procfyta alla ircmit , durumque cubile•
Inirrìme Jtrvìs imperia imfolìa Typhao.Se dunque in sì trillo cimento di Giove con quello gigante , ed in .ef-
fe co' fulmini mono, molti luoghi, che fono folo in Pozzuoli , lì feom-moftero con immenfo fralluono , = con effi anche O'xkwb pan , ed il
tirai, cioè il mar Tirreno, li deve cflér convinto , che in quelli luo-
ghi era I' Oceimo d'Omero, e d'Efiodo.
S+. Non farò importuno , fe lattali parola d' A"e>^"i , ì quali erano,
come ora con chiare autoriti antiche ho mofìrato , nelle vicine fpiagge
di Pozzuoli , il confermi altresì con altro luogo d Eliodo , il quale davalenti comentatori non fu comprefo : ma alle volte quelli cedono al
pefo;
e j'addormentono . Finge il poeta, che il fcmminil molilo Eehi-da m A'pi/joi! congiuntali con Tifatine, anche egli mollro , diedero in
luce ira gli altri terribili parti Cerbero cane di Plutone v.304..... Eh A'prueit toppi E"xi5w.... ìnrref Sfilivi™, in i(arpii«
fi vede nelle verfioni , ancorché tavie , quello «V A'pluw, epud Sym
,
quando non v'ha fciittore , il quale abbia mai penfato , che Cerbero,e Plutone abbiano avuto lor foggiomo apud Sirmi* ma tutti hanno (se-
duto, che fonerò in Pozzuoli: quando fi petde di veduta il vero, è fa-
53. J4. Allie luloiùì &Oma° , e fTECodo , che l'Ottino £1 il mire di Punitoli.
L'i j : : jJ I:-- G<
DELLA CITTA' DI NAPOLI. ìt
clic trafcorrere in si graffi filli Sbirci pronto, e farei buon prolìtio ariportare altri luoghi di <mefìa antichiffima coppia di poeti , e viepiù,
proverei ,che in eflò loro l'Oceano è il ferra, di cui ragiono, e non il
gran pelago, ma n'andrei aitili lungi nell'argomento : intanto non cre-
do , che vi lìa taluno di villa si inferma, che dall' autorità finora aidotte, chiaro non il ve^ga; quindi vuole la neceffità di ben dire, chemi tolga a vincere le difriculti , che fi poflòno opporre, le quali fem-
bran dure , ma io non mr fo ne pavorofo , nè lento , perche cosi fi
renderà ciò , che ho imprefo contro a'nuovi, ed antichi fcrittoii, più
adorno , e compito .•
55. Forfè fi ftimerì al di li d'ogni sforzo, ed induftria ridurre l'Ocea-
no in quel piccol mare, quando Omero cosi nell'Iliadi-, v. 4S9. comenell'Od. E- V.17S- ci dice, che l'Orni minore, la quale rilulende ne! po-
lo, non mai tramonta, c non va a bagnarli nell'onde dell'Oceano:
Oìfl ir (AVik) i^fiofo; irl toirptòi ffiunHjto.
Sola {Uffa) expo-s e/ì hthinni Ottimi.
Al certo fe il gran poeta vuole , che quell'altro non fi bagni nell'Ocea-
no, disfi tutto ciò, che fi è detto intorno al mare di Pozzuoli. Ma ic
, che Stratone nel principio dell' opera liia più volte riporta tal
u, 11 ciinfuliimetite il teiuenu , né ArilW-le nella poetica cap. 14.
3. ediz. di Parigi, il quale recita foltanto quelle due voci aia ofi-
i, ni dice, onde le ha prete, perché poflòno ellere d'altro fcrittore,
icchè Barnes (limi, che il nlofofo le vuole d'Omero. Ma non è dove-
srder ozio, e dir molro , quando fi è rinvenuto il vero , poiché la
e buona m'offre Paulània, lib. S. c. ?. psg. 603. il quale parlando di
(l'Orla Omerica apporta i (iioi verri , e non aggiunge quello, del
te contendo; certo fcgno, che nel codice filo, perchè più antico, e
ero, non vi era flato aggiunto. Vivo ficuro.che si opportuno filen-
$ó. Avendo ciò (crino fpinto dal rilevante filenzio dì Paufania,mi fi
5 S . 3 tì. Si rifpoade alle diffltiilil, che li poffono opporre inlofiio all'Oceano Otocrito-
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4=> I FENICI PRIMI ABITATORIpararono dinanri le querele del gran D' Ori' il le nel Caritone pan. oqq.
IVtwenÙB, milìd-.wi.i /,«;,::,:;: pn-.r/ii.- . . . ut f.,i<,: htp-:h;f, lu-
ti:: tota verfus, C' tu i/a ,> „•::: /i,i'j.„:ii .,:,!l>,i'>^ p-njmhm nondU::;,., . . . :t,e emm « Hointro, Virgilio , & diis , de confi!
iadigngntar melilo : quindi m' induco ad ammettere quello verló , ed•n n : 1 1 : : ri i ,\ ognuno meco il faperfi da' Greci (ino dalla Ilagione eroica si
berle lil Lieii/n allr; :['.( imi :.a,
rilrn. ni, u 1 1.- niente o(Uiule la nuova,
e
vera opinione, della filiiavi. n de! :' Oceano , anzi multo l'aiuta, ^pendo-li , di e* il lìllenia poetico d' Omero fi è , die tutu gii affri . ed anche
il principe di d!ì il Sole neh' Oceano tramontano , e 1' Aurora da tal
mare anche nalce , (inolile tante edite è piacere i) leggere ne'due fuoi
poemi, ed anche nel Ino (fretto compagno fcliodo ; perchè li finge daeli; qinfio hit ve ni. ir.- tv -rf.'cn-: H"; ,"
f"n iri'-.i jhnbm, ed ove e l'in-
ferno ; ficcome (1 mofliei'i piii chiaro qui i 1 1 ri ,=. nv.i ; e r.cg.i cltrcmi luo-
ghi del mondo l'immaginazion poetica deve lar immergere le lìelle, ed
L pianeti : e perciò anche comparando il grande ' Iplendore dell' el ino
d'Agamennone ad un altro di fruito ulceri te dall'orizzonte , egli lo di-
ce h, filalo ne!!' CVi-.mn , nnJ: per mantener C i niiii, tutta la gran fa-
miglia rie cetili himi devino ivi abaideriì , ed indi ulcire, IL1.V.5.
AV^ w.- lyrA avx?.ly/.\ìv , hfi ^Aircr
Stella autuimmìi fimìlem, qua porìtfiimim
Splendide nllaret lata hi Oceano.Quindi concliiudo , che non mi contraila ciò , che ho imprefo a dire
dell'Oceano Omerici, clic l'Orili fi l.na in tal mire, anzi gli di vi-
gore, perchè la poefia reei'c bere . che gli afiri fi portino tutti ad unaileltà acqua ad innaffi. ..fi
': e Mi rV-i-^mo ave piacere, ed imitarli,
perchè è d'Omero. Se poi l'auiania non recita cucilo verfo, che l'Or-
la non fi va a bagnare nell'Oceano, egli fi laralervito di mal traferit-
Qitafi ovunque il divino poeta nomini GVsbb, dice chellia ne
57, S'miominciu dimollraic , che Omero pone jli Etiopi ntlUrcsion diP
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 41
miti della (erra, ficcome nelTILg. v. 100. dice Giunone 3. Venere:
a'*wiy n, Q,-2> yinitt, ftnripa TiSin.frfrfo, nt vifam alma finis terr<£,
E lo llellò ripete, quando giunfe a Pozzuoli la nave d'Ulifle OdA. v.13.
H'f li Zr-i.-Cì'.i D'unii.J/A» ad jfnei -venir profondi Oceani
.
In oltre in deferivendo i belli campi Elisj, clic erano lieti per gli Zefiri
del vicino Oceano, gli pone eziandio nella line dei mondo U.S. v. jtìj.AW <r il H'Au'tio» TtSiw, ti ™»tk yaóff
ASafow «Ji+w.,A^K alci Zi^iipsJa Aiyujwa ntts aVret
Scd re ad Eljifium ampia», & fine; terre
Scd femper Zepfyri fuavirer fpiraates sarai
Sono dunque gli Eliij campi nell'eflremitì del mondo, e predo l'Ocea-
no, eVirgilio altresì predò Clima gli deferìve nel lib.j. e nel tJ.del lìio
poema. Mi muovo a fdegno, che si gli antichi Jcrittori, fi vegga Stra-
tone pag. 5. ed i fuoi comentacori , come i nuovi in ogni ^Itra parte
della terra fan ritrovarci queflì campi , fuorché in Pozzuoli, non per al-
tro, fe non per la voce Sl'itmÓ! creduto da efli 1' immqnfo pelago , e
perciò vi hanno avuta fempre tempeflofa fortuna.
58. E certamente doveva il gran poeta leggiadramente fingere , che
così l'acque del golfo Bajano, come il lùo continente pieno di Volcani,
e d'altre Orane produzioni, che danno mitezza, ed orrore, foflero infer-
nali laghi , c fiumi , e che ivi lì tn-'il^tri) .iIir.'l k porte del regno
di Plutone; onde fi era di poetica neceffità, ed arte fingergli nell'elìre-
mitli della terra perchè cosi fi coni fponde bene a quello,che il comundegli nomini penfava , che nel finire la vita la parte migliore del lor
compatto fi portaHe a' regni bui per I' ultime vie della (erra . Divifato
ciò , s' intende , perchè Òmero fa immergere il Sole nell'acque dell'O-
ceano , e fa altresì da elfe forgere 1' Aurora , perchè quefto mare fi fa
trovare nell' efiremt parti del nollro mondo : e tal fingimento va a do-
vere, non eflèndo le Infingile poetiche, e le vaghezze rigor geografico.
Sarei di pena,o almeno di no;a, fe tutti additaffi i luoghi d'Oni-m in-
torno al nafeer dell'Aurora, e del cader del Sole, perchè fan numero-fi, ed a tutti conti. E già nel mira $6. ho mofrrato,che il gran poeta
anche tutti gli afiri, oltre l'Orfa, fa immergere in quello flrctto mare.
59. Premete quelle brievi cofe, che l'Oceano fi nnfe da efli due fo-
vrani poeti Omero, ed Efiodo pian -<'-•, finn icrrx , e che
TomJ. F ivi
58. Ragioni,pcrchi Omtro f) mfeer l' Aurora dall'Oceano, t morirvi il Sole.
I FENICI PRIMI ABITATORIivi ancora l'Aurora, ed il Sole aveano £rii , cubilia , ^ intende preda-
mente, perchè fi truovino eziandio gli Etiopi predò l'Oceano: e piace
apporre i verfi d'Omero II. a. v. 413.74Vi yàp ir' Q'jtfnvov pr' tfWttvrvf Ai&^irfjs
X&ijos Hfl (Jits 5w-™, e.ol S' -V» htm.Japiter in n:cjnn>r. ed uc.kihi /Eiliiopas
Hdiernm Mir ad amvivium , Deique om,m feruti funi
.
E fi ha l'altro luogo nell'Ori. V.M. che fi è creduto fempre tenebra-
Io, ma ora lì rende pieno di luce; in elio fi parla di Nettuno :
AV.' ó ufi Afòfonrc (imóìi tiMÒ «i'-™!,"
O: L(.'. c;t;;ì5v« Ì't;.-ì<;- 5; , 01 5' iV:--.tt;,
Ama ™ipu> -ri , K, àpmSt UaiéuSn.Itle quiicm JEthiopas acetferat hage fenato;,Mlhtopas, qui hìfariam divtfi funi, cinemi ex hommibus.Mi quidtm ad eccidealem Solcm , dii vero ad oricnicm ,
Adftthmu & twmrrnn , O" Sgnorum hecmembs
.
Se lì vuole credere Omero fempre .1 se eguale , e collante ( come dee
edere chìè gran poeta, ficcarne ognuno}che imprende a fcrivere). aven-
do Tempre detto, che l'Oceano è il brieve mare predò Baja,e che oc-
cupa l'efircmità della terra, iriiaix j-™»;, efprimcndofi della ftefia ma-niera del -tiro degli Etiopi ,
facendogli abitare nr Q'xnw», i/d Oceanum,
e negli ultimi confini del mondo, e perciò faide Fenici n'iSpaTi , il ne-
gare, che non lì fodero colà,o vi fi tìnfcro , farebbe lo lìedò, chefiur-
barc l'intera geografia de'fuoi poemi divini , o penfare , che ci avelie
voluto porgere fantaltiche invenzioni. Se poi gli fa Enuns'i,ed «ów, or-
cidentali , ed erientali-, lì conferma quella fonazione preffo Pozzuoli,
perchè il gran poeta ripete fovcnte,chc ivi e muore il Sole, e rinafee
l'Aurora per le ragioni qui innanzi divifate num.58.60. Se a quella nativa interpetrazione , che di brieve ajnterò altre-
sì coli' etimologia della voce J£ihiop; , odano la lìtuazionc dell' Etio-
pia, che fi le^ge negli Tenitori dopo Omero , ed i cementi innumere-
voli sì antichi , come nuovi , è di neceflìti il credere , che non pofe-
ro tutta la «ira in penetrar la mente del poeta , ed a far corrirponde-
re infieme i verfi, e le parole, che appartengono a quefì' argomento:bifogna certamente fallire , fe grolla parte de nomi geografici dell' Ilia-
de, e dell' OdifTea fi penfi a determinare con quei de' polìeriori tempi:e perciò fi vede ne' loro volumi un'eterna contefa in rinvenire due E-tiopie, orientale una, e 1' altra occidentale , e tutte e due prelibai' G-
ceano , il che con vanilTimo sforzo , ed tifando crudizion fovcrchievole
non mai ritrovarono: e per recitarne pochi, e tacere i molti , vepganfi
Strabene tra gli antichi, e Sìi!i:ì:lIÌli in Solino , e Bucharr nel Phalegtra' nuovi , e nella loro fatica fi Icorge gran làperc , ma tutto torbido,
55. Si comincia a dimofliarc, che gli Etiopi erano predi Pomicili.
DELLA CITTA 1 DI NAPOLI. 45
e ciecamente confuto. Né io comprendo, come uomini sì fivj non av-
vertirono , che odi' Etiopia prefente non vi ha quelle delizie , e queir
abbondanza di gregge , che avellerò tratto Giove coli' ampia famiglia
degli altri Dei freno a farvi conviti , a prender diletto , ed accoglier
benigni l'ecatombe dagli Etiopi chiamati col liei l' aggiunto ^ivtwiis,
che non meritaron mai quegli Etiopi , che non limo Omerici, perchè
tempre barbari, e folto triiìu ciclo . All' itp;\J1t> i. campo di Pozzuoli,
e de' vicini luoghi fi deferirono odi' Od. i. v. 5*3. d'amenitl si cara, e
vap , che i degna degli Dei : mi piace di aggiunger i nobiliflimi verlr,
ne quali racconta Menelao di se a Telemaco ciò, die gli predille Pro-
Sii palefato avanti 1 1 1 7. 1 . .-
? 1 ..
.r le lui li/.- e ;un
Pozzuoli,con vedere, che fi pongono predò l'Oceano , ed k Tiipari ya'uif,
onde perciò finge Omero , che elfi eran cari agli Dei ; e doveano elfer
ubertofi anche in quei tempi , eficndo la più belli pane della nolira
Campagna , onde gli ubi r:ir.ci potemmo fare r.idii iii;nficj , ed ecatombe)
e poi la favola fuccedette alla vcriil , perchè i Greci, ed indi i Roma-ni e confoli , ed imperadori gli elefiero per lor foggiorno con fargli di-
venire pujìlhm Roman ; e quei porti lì furono il ricovero di lutti i
navili d'oriente : ora per le Itone vicende de'fecoli in elle contrade il
lutto è tetro , e ricolmo di fqualore , ed appena vi li ferbano i fegni
del bello, e grande antico.
di. Se poi fi ravvila anche l'origine del nome JT-ihisps, cade anchein acconcio per la region di Pozzuoli , ufeendo dirittamente da isjr,
che dinoia fermimim efe, oltre al ceopcvirc; e nel Gencfi c 30. v.41.ove fi parla del gregge di Giacobbe, e diLabano fi ha, r-rt i«in l'oja)
TaV) O'SL'jn ri" ni (='-' , & in firorinmuk pteades , non poneint ;i-i-. >:; ji rriii:.: ìpfius L::b.:ti : ove fi vede replicata tal voce cogl' in-
teri elementi di Aib'wiJ. . E piace , che" gli abitalori delle contrade di
Ou" hcitk, ot' ip yafiàt taxòì , in «V è^pot,AW mì Zittio kiyoTKÌ>wTi( ibis;
4+ I FENICI PRIMI ABITATORIPozzuoli fi dittero da' Fenici JEtfàopts , cioè ferotinì, per
la (ama cosi di crederli tale fpiaggia occidentale , ed ove il Sole nafeon-
dtvafi, coni: de'J ungili ofeuri di I'Iuton:, di Proferpina, e de' Cimme-ri e fi confa mollo con tutto ciò, che ne dice Omero 4 e non fi curi-
no le mefehine Greche etimologie.
di. Ma io vado lieto , che non Soltanto In grave autorità d' Ome-ro, e l'origine Fenicia del nome fermano p*i Etiopi in Pozzuoli ; maaltresì , che in quei luoghi durò tal voce Specialmente prellò tutti gli
fcrittori Greci , tanro grande è la forza , e la luce del vero , che nonpili mai opprimerli , nè annebbiarli . Ninno non ha apprefo , o non ha
letto, che la regione di Cuma, Baia, e Pozzuoli diccv.ifi Opini, e gli
abitatori Opti, O'nnf, nò piii lungi fi ftefe , ficcome altrove più op-
portunamente palefcrò : il Bizzantino, c Servio traggono tal nome dao(i(
, (erpeti, quali Optici , perchè luic plurimi eiundavere firpentes,
fi vegga il Pellegrino , ed il gran Mazzocchi nell' Anfiteatr. pag. 159.
nell'annot. ove dice: apici a [erpentibm d.lìi . Ma io fon ficuro, chemi fi dati fede, che Ila Opimi lo fteflò, che JEthiapicm , non eifendo
Urano, che i nomi delle provinole , e delle città in procedo di tempofi fcrilTero troncati, ve n'ha efempj in groffo numero, che rapportargli
è di noja ; ed a dovere ferine il lodato Mazzocchi nel Calcntf.pag.314.
col. 1. Si qnis chu morii cxtmpla, Stz ^(inos, cagno/cere enfiai
e grande accolto l'a-
vci iui LuiLj ia Lina raniztiTium ocgii ani m 3. Reltituta da HippoDiarrhyius , e con ifcelta erudizione il conferma. Ed io aggiungo , che
Giuftho c^fa credere litvi.c. 11. AByrìes poftea diltot A>roj: Cellario
care al principio : e Voìfio nell' Etimol. Balfa invece^di VSi>.rx , edrxJm per Vy\vrts, ed altresì rVu; per l'ywni. Il gran Bochart nelPhaleg. paggio, unifee numeroummi efempj si de' Greci, come de' La.lini, che hanno fcrìtfo Spanta in luogo callifpaaia. Rinvengo dirli lo
fteflo nella dinertaz.del Checozzi tom. i.par.i.pag,^. dell'Accademia di
Cortona , nella quale fi ravvìfa molta erudizione unita con grandifiìmacfcuritl : 2.)i_r'h, Scheria, nome antico diCorcira in Omero,non dubito,
eie noujia, fecondo rindolt di quiprimi tempi, da AVw> , Afcherh,e q-jcfto darrrvit, Afchcrà, perfa laprimafMÀa , come Spauia viene daHilpania , e/empio in altro ptapoftta addotto dalSeldeno. Quindi non èmaraviglia , fe da Mthiopici fi fece Opici , giacche era in colliiirte di to-
gliere 1 primi elementi da fimili nomi: ed ammettendoli, che tutti de-,
vono ammettere, ù natiir.de congki-.'ttiir.i iììl;'.ì equipi, ilali aiitoritii 11
bene aiutata, fi feorge chiaro, che non fi è ito lunsji dal vero, come-cliè ciò fia contrario a tutti gli fcrittori, i quali non ravvisarono , che
\ il
;Ci. Aniht dopo i icmpi d'Onnio ditiù li voce JEdìsliii fililo Climi.
L'i j : : jj I:.- G
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 4Ì
il grand' Omero intere per Etiopi lo Hello, che gli Opkì , gente si fe-
lice, e cara agli Dei . E lì cotidiiii.L- , dm si: abitavano prcllb l'O-
ceano , quello dovrà efière il mare di Pozzuoli finto ancora à m'at.
t» j-wm e rimane fdolto ciò, che limolava arduo, e difagevolc . Per
ultimo deve darli buona lode al lòto Paufania , che non islugge di pa-
lefare , che egli non intendeva la vera Umazione dirgli Etiopi , e cheneppure li chiamava contento de' penfomenti degli aliti Jib. i.c.
;:
i
tÙ> rÌn Tsftìtuhui , de JBihiofibus neque quìi tpjì'cwiiciiim \ lu-
teo, ncque eorxm, qui fi rem tntitttgere pmfireatur , opinioni ajfco-
tìsr; e forfè un uom si lincerò, come Paulìnia, avrebbe prefa in gri-
do l'opinione intorno agli Etiopi qui propofla.
6%. Rimane altro luogo d'Omero, nel quale .fi veggono gli Etiopi iti
Ssìymtrum mamìbm, per cui maggiormente ì comcntatori , e tutti gli
fcrittori , e geografi d' ogni età maggiormente fi fon confulì , ed iti a
traverfo , ma chi è nel fentiero del vero , lì fa ardito , e non teme.Finge Omero Od ». v. 183. che Nettuno vide Ulifie navigante prcllb
Corfu da' monti Scòrni, merlare ocello Dio l'i ritirava dagli Etiopi:
Tór i% A.'ii-J-.-vi i:\s-. -<-, F.Wi'xBwTi\sSce U S^/air ìftiot "ileji ' btstb yo'p 1''
IT;'™ hi' '
Sembra, che il poeta ha interamente oppoìo a tutto ciò, che fi è det-
to della regione degli Edopi, perchè In quriB verfi gli ftabilife; prefib
ì Solimi, gente dei::, l'ilei relb miuere Ahi: ne fi riponga, che &mero non gli filila in l'india , ma che ritornando Nettuno digli Etio-
pi , poi dalla vetta de' monti Solimi vide Ulifié i perchè da me fi l Ìt'i,
che quello Dio cosi poteva rivenire anche da Pozzuoli : del refìo Tem-
pre forza è credere Omero niente avveduto , per non dir ridevole , fé
ne' fuoi verfi fa trovare Nettuno fopra ì monti Solimi , per ifpiar UliCfe, che naviga vicino Corfù . Quindi (lame- cofiretti, facendo, che egli
fempre faviamentc penfa, a conlefiàr fallo de' copiatori nella voce £:-
t.-.'/ixi , efiendo reo coltume di colloro o in tutto , o in parte viziar; i
nomi de'luoglii : e mi fembra , per mantenere 1' unii!, della (ituaziiiii
degli Etiopi Omerici prefib Pozzuoli , che egli fcrifiè A'evlmv , e nonliKeum, e nel mini. 7. li è moflrato, che gli Arimi , ove è fc^iliio
Tifco, fon monti, ed ifola ben nota col nome Ifchia: e regge bene la
finzione de: poeta ,the \-iuir-,.: i
:
.:\:::t=i; 1 .li il ;-!: Ei.:m limati ccl-. <:-
eioti di Pozzuoli, di'.^'i Arimi vide Ultlle: ne vi ha queir immenfa di-
ìtanza da quelli a Corfu, quanta li sa enervale da' Solimi della Pilijia.
Fu facile a'eopiatori l'errare in quelli due nomi, perchè ne vecchi tem-
tj. Si rcfliiuifrc in Orotro m luogo iflai corroitj aiioirJtntnls agli Etiopi,
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4* I FENICI PRIMI ABITATORIpi, ne* quali non v'era ancora l'elemento B , Ti fcrivea KE , in veg.
gendo EKEAPIMC1N , vocabolo ad elio loro men nolo, che SoJuJfim,
ripofero pronti EK20ATMQN, e quella guida ufando dottiflimi uomi-
ni hanno redimiti nella lezione natia aliai citta , e Provincie . E consi leggiera mutazion di duo elementi li Tende Omero niente a se con-
traddicentc, e fi fi li-in (ire* oii; Q!.k>, clic gli Etiopi fono in Pozzuoli.
E le t.iluno a quella emendazione fi oppone , amerebbe Urano difordi-
ne ne' divini poemi piò predo, che il fallire di chi gli trafenne.
6+ Si è dunque molitato con buone automa, e ragioni, che l'Ocea-
no è il piccolo mare di Pozzuoli , e fi è con animo ripofàta foddisfit-
to a ciò, che fi opp-; mv i inien:<) il fingerli da' poeti eroici ,che era it
teipx™ yiii;, ad fin, i ,-vìm, c eli: prellò tal mate fìtuavanfi gli Etio-
pi : e prima.di rimette/mi al viaggio con UlilTe , che è 1' argomentodel mio dire col patelàre, che i luoghi, per ove egli valica, lon di no-
me Fenicio , non voglio sfuggire altri verfi d'Omero, che potrebbono
addurmifì contro.c nuocer molto a cift, che mi fono ingegnato di fta-
bilire, che f Oceano fi eia neli' cilrcmit.l del mondo , tanto più , chetali verfi fi riempiranno di chiarezza , i quali ninno finora ha avuto
felice evento ci' intendere : e molti hanno impolla reità ad Omero di*'
'ice nell' Od. ». v. -p;. che 1' Eubea era lonta-
ivi Aggiornava Radamanto ; e li vede , che
diftanze delle cittì, e dell' itole , onde niente
Veramente è ardua cofa forgere in difefa d'Omero , che dilli 1' Eubcatasti;™ bui», /,.;,; ;jh,ie ..f-.f dali' ilbìa di Corfu, anzi ftabilirvi il
giudice Radami*», che uill'Od. v. 5^4. recitato poco innanzi num.60. il fa (oggi orna le nel campo Elifio in Pozzuoli : onde confondendo il
tutto , mi li porri opporre , el:e jhbiii l'ut in In (teffo coli' Oceano , e
cogli Etiopi. Anch'io, le ciò biv vero, mi rich-.aTiierei rei Vx:X Omero : ma egli di certo non ilcriflè Ei>*Soi'« , ma EtJiWlrf , poi per la
vecchia colpa de' copiatori , a' quali cflendo più nota la prima voce,
che£4. Si dà molta luce ad alni velli d'Omcio, che oliar potrebbono al G 10 dell'Otta no.
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prorperoii i navJi e propri, e Armieri , ficcome dinoti la voce GrecaEiiirtoiV ed indi in tempi infelici,! <pili l'.ir.i:! i;u;iune , che poco s'iti-
tendefle Omero , tal svini; lì rikvc j. onci;' sfrittili vicina ; e mi duo-
le, che falli in ciò anche il nolìro Stazio, ma all'oppollo ha meritato
bene si d' Omero , in cui lene E'hte!« , e inni ErÀJiii. , come della re-
gione di Pozzuoli in averci (erbato tal nome.6%. Avendo con valevoli pruove, ed autorità feoverto , che l'Oceano
in Omero collantemente, ed in Enodo li è il feno dì Pozzuoli , e vin-
te le difficoltà più gravi, ci fi para ora d'avanti quali intera l'ìmmortal
OdilTea fenzaalcima nebbia, dalla quale prima lì/murava da tutte le par-
ti ingombra, perche gli fcrittori d'ogni (Iasione credevano, che Ulilte
avelie navigato per b villo iv-la^i , di; ri-' i-nd pufteriori fi appellò
Oceano: e fino a di nollri i più valenti ingegni, come il gran Filippo
D'Orville non fi Audio con mio rìncrefeimentu a deporre il vecchio,
e
reo penfamento, dicaiJ.i n.-ll' ,nninirevii!i oIÌi-iy.!/. a. datone pag.534.
Eratojìfoncs, & alti itcatfabtnt Uomerum , quid Ulìxis errores in O-
tttmm fittili J.F,
qi'.ui Um-A in,::t i tv::i jh.it 1.1 H+As-* , non eflendo
fe non larajArim-™ , che quell'eroe valici per lo grand' Oceano . Eperciò quello dottitììmo filologo nella pag. 6Sj. e tf88. molte favie cofe
guc l'opinion comune. Ed è bel pregia , che fi è refìituito al divin
poeta il nome, che gli è (lato contra ogni dovere tolto, d'clfer i/xitb-
W-r®- geografo, quando fi fu anzi Ivvédut illimo; e dovea uno di no-
fira citta trarlo da quello reato , perchè i nollri in fecolo più beato
Micomam hìbcbnnt \-.i\ci pciìnc \1,:;ìm , fe pure faranno accettevoli
mie ragioni , che non difpero . Rimane ora ollervace quanta gran luce
6$. Si difcnie roteano Omciito dilli autrclc, tlit ne fi D'Ornile.
4S . I FENICI PRIMI ABITATORIricevono in altri luoghi ed Omero, ed Efiodo,i quali prima erano ne-
ri, ed ofairifTuni,e per eflì acquili» maggior valore ciò, che li è (tet-
to dell'Oceano
.
SS. Omero con alto fenno nello feudo ammirabile d'Achille porte nel!1
eilreinità [!i edii l'Orano 11. t. v.àoó.E'> !" M9n tmihum» fii'j-a a-Sii®- Q'uasuA'mryx tu'; t™ìV(uj va'nt©- i7i™ uountìo.
Che fi vede in Romana lingua:
i»«/w« O- jfiraM magnata rubar OttimiOtbem frx.cr rxlnmxm fiuti afabrefaìli
.
Si sa, che tutti han creduto, che Volcano'polc l'Oceano ìmmcnlò in-
terno allo feudo, lìccome fi vede nella figura, che Ì favj n'han forma-
ta lenza poner cura , che già al principio quello Dio vi avea finto la
terra, il cielo, ed il mate , tutti e tre corpi grandinimi , ecco il serio
481. dcll^lìeni lib.m ^ ' ;
i- 5E audio Sj^jitai- È il vjflo i\'l;c3 , e il aiyt j?ìw: Cì'wir£e Ì il
pollo dt Bau , c perii e è cofljr.te nel furi dite , il fmia nella, parteef:rema Arilo fci , non per altro , fé non perchè fenipre ha ferino,
che l'Oceano, il qjjlc ri;U fa hrexiilimo mare, fi era it j-otì,
ri ;:rrj c c-:;llj :.>o Iv'.re:.- e , dimeno Iure imj , a
fermare oò, che ho imptefo a provare. Quel lu>i s!Ihh U'immhi fa-
rehhe piti (Indiato r:mciiere, m.^nj t/nti.i rtrr.™ , perchè, rftre p:ùqualità, e virtù di e?ò fero, v'entrava I'. Siigli, nobile per ileo,
prirc, bevendoli, fc gli Dei erano menfognieri . Il brieve poema dello
feudo d'Ercole, che fi attribuite ad inganno al grand' Efiodo nel verlb
314. eziandio fa fcolpire nell' eli rimiri l'Orano ad imirazion d'Omero:A'pyì 5' Irai fluì £Ve.:!<;'i T^Sj.n t'j™'(.
Oi™ efrciiiani orati fiuebr-t Geenna t inundctiti fimiìii
.
Ma poi degenera dal gran fuo maellro fuggiungendo,che circondava tal
mare l'infero feudo,tjv i-^i toXnSoì&iMv - 1' autore dun-
que fi vede effér vivulo in tempo , die già fiWdi fi prendea per lo
immenfo mate, clic cìnge tutta la terra: e per quello foltanto èdegnoche fc gli ripeta ciò , che-dice Eulbzio pag. 110. eiler tanto dk-erfà
l'ima, e l'altra nViriìiniìsr, quanto differito: un'opera umana dalla di-
67. Inoltre' ora intendiamo, perchè Omero dice, che anche gli aliti
tramontavano nell'Oceano nel hb. t v. 5. facendoci fàpere io Iplendore
dell'elmo di Diomede edere fiato
Ai ì; i-.'W? i:i\lyiiii, uAiriAlUT-,-,51 TryfùsrTi A s \ -u ,' . ? - £1V l.v/tTs
.
,nil-.-}.-i uit fihùìtm, qVtc inanimeSplendide tcltitcct lete. iti-Oceano.
Si
66. Alita risene, n-.i Leu pr.iS.-n Ec j clic l'Oceano fi i 11 mare ci l'Olinoli.
L iure::! L Ci
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 49
.Si è dnldiM ni': n11m.5S.chc l'Aurora, ed il Siile lì vedono lemrTe. ne'
Aioi poemi, e n il (cere , e matite nell'Oceano: per cllcr eguale, ai uni-
forme la finr.ion poetica^, era di meftiere , elle eziandio Io. fielìo fi ailè-
rille delle Mie, che anche limono, e <r,ion>n(.nv> , e doverne dall' ac-' que ricche di rnifierj, e di unii j;.t.. I:,sr :.i t e nuova. E con cii> Om-
bra, e taluno "dirli e!ir ceri», the ne* tempi aids; eroici i tanti mi-
nerali bagni delia regione di lto.i:;ù , e u'.i t:'eui loro prodiijiufì erari
noti, giacche i niiiH:mi pneti in uni;' [>uiJi: ne cantano gli onori. Po-
lio ciò , non lirà llr.mo , le da Or.ierd , e d.' Lhodo li penso altresì,
che te tempdle, ed i turbini eoi nini; d'Arpie mefléro loroorigine daijinll' Oeejno , e mi fo cuore di
""'
10 poemi: e creiceli a leyno n-
Ed Omero col dire Aio divina ci deferive i cavalli di Automcdontevi pone tra fili altri ijixfh verri 11. t. 150.
ni
«7 48 .iniem perle iti l'aere* le tempefle eoi nome i'Jrph fi falcio lulccr diliDccano.
Digmzcd Qy Google
5o I FENICI PRIMI ABITATOREno Iurte, che di
lene , folle flato
merlò. In. (erro luogo Penelope, a cui liiggita.osni Ipcranza di riaver
Uliflé, perdutamente li querela , die non è lolla ili mezzo, come le fi-
Elie di Panda™, che A>~ ;,j =. 4. mt° Od.T. v.77. e quelle donzelle
iiam certi, che Ha tetnpdle,e da fulmini perirono, perchè Penelope de-
!:.!
lt.l im- lo Ivil.i (!.:!!.no , iiI.likIu nei v. 79. nudi' cfprcffuinc , wìj*' ìiri.ito*v
, f,c ms metnimt gli pei, e lai verbo elee da «Iju, in-
cenda , e lì ha altresì , inceul'ur : tom.vLè ciò non videro gl'in-
lerpetri, ed i
"
la voce pretta fenicia , e con tutti gli
due proprietà, che lor convengono ^iccir,
effetti
IkIÌ del
ine belle.
Ab:h.: „;.:;::{;,-< w-^-r.i fi.-, «pi' :ì::':r.„ pi::,-,-..!, .
E conobbe ancora ivi Orione, che cacciava belve nel V. 371. ut' Jrqa-SiKÒi xhuùhi. Inoltre nel principio dcU'Od-f. finge, che Mercurio con-
duce a.fcv' aTtuii-mii, e mi j Ieri vere i fuoi vcr-
fi, perche fi conlanno molto a tutto ciò , che ho detto dell' Oceano
...Hf>x<6g- Rigirali) ti aulorlià , che l'Arpie d'OratrOj e d'Eflodo trina piclTo Poh ho li.
DigihzMByGoogu:
DELLA CITTA
ni/j S'i™ QW -n pw, ic; Minta TrTflur,
Hi! ni tfit.fao mia, '.U Sfuav 0':«',»v
IfV™, .S+* !' in™ ar^Ao. Xmmm>
E5p« Si invilì N^wiìfa A'vAÌ®-.. . . Pr*,W ^mmebu,)
r.::-n :r, rn alisnus-a-mala per fquahdiii 'via;,
r.;ci,-.-,b.,i:i Oe.-.miipte fitte»'" , C /.«ma/*Er Jo/« forcai , Cr SenmiavmPrtlcribeilt , (ìeamette p,v:::;:r::;:< iti itfth.i.i hn,
Li, U«ia* J,ms , f<m«hcr*lawnervnt mtem */;./..» /ichilik.
.che penfarono all'Egitto , ed al Nilo; li
.'irgilio fitua ciò , che qui dice Omero ,
[e ijinivl.-, anche quando hin neeell.irje
j
. 5 (crittori Ialini
>, perchè il nollro Stazio nelle belve liti, i. V. Si. de-
fcrivendo con ricco fliie 1,ì villa del liio l'nn.rai limito Pi>llio,il quale
con reale magnificenza la li fabbricò a Sorrento, ove eziandio fe n'am-
mirano gli llupoidi velìigj, ci finge, che quello Lima di fiderà va , che
il luo padrone l'ollio , il quale nacque in Pozzuoli , ritornai^ abban-
ikijuriiiu Sorrento, nelle lue primiere delizie:
Angina, C duimnv im'.rit rc!;:b.mtc,-pcculqve
Stnreai ine r.::u ,'r. éi pr.tii.i-in Linieri.
E nell'Ercole Sorrentino lib. 3. 1. v. 146. ove introduce buona parte
de' luoghi del noflro Cratere ad ammirare gli i'pettacoli , che fece rol-
lio a [[Hello Dio, dopo averci ea-iru un fir.vrSi (ein.'io nello (IcIToSor-
Necpudel occulie nudai fpflierc paUftras:
Spelte, & Iteri» 71-:w>us palmiti Ghmus,Sylvui/uc , qr.it fixem pe/.r^o y,-jì.ù r^;-.v.7i .
Et plttadus Limoli, uutmmjue Efpliru csiiuis,
- G z Er1. Li voce Asf.*. ci rtnie Henri, che l'Arpie £ rinfilo nella ic£Ìon di Elia.
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acuì» , ove per Teti
; tocdieri I animo d;ii il KrJudi, chi: io :i:iLi;iri:!.i i
' ' fetide riclv. 595. ave fa parlare quello Dio
H n
fi ìVj'.-t*, fi iJ?"- sVifm T?til T.'ro.™
K;:ij-« s':Vra, tct' o« tÌ&i à^J-ra Sufi-i,
El' )W U E;>jwi: TI, Oet,; L:::l.r;»TC m'Ji™,Eì'cj;^? 'ir-yxTAQ a'i^p'iilH £l'll(a*&7o.
TJrr ine eiWenf ^l'Aii^J Eoi^Aff Tro^B1
,
n^T^c T!, yjxu.xvy.; V É'.r^i;, ti» >\ ^;'iH5 *
E', J-Vjl" J-J.là-t'J- -'> Et VÌ3" n\<30rtÌ9
A';:i t'^ ìi^ìto, ». t. A.
ffrr ìmc Jiv.-jt;-, ir.ir.ndo me dolor occupavi; hi/^ vM:;:r:-,n
Mi;trh tnex con/ilio impudenti!, nate me vakiatr>,r:i!:.:.fr , chudus cum ejfein , rune puff! ef-m dolerci in::»:?:.
Nifi me Eli ryiin; li e,
Tt-.tif.jnc CMCpifel filili,
Earyiome film rifluì Ottani
.
Aj::-..i ipfr. t.rr iiwennium fabrili-opcre feci artìficiofa multa,JVók/ji, /;,•:<- nrmUt.i-.
,fii:i,!.i!'.}uc , 07 rullici
In fpecu coiictva; circum autem fiucntmn OccamSpuma nliwHìv.iuf Jìu.-òjt imlcthien, Cf.
3010, die manca di fiviezza colui , che non ammirerà il faper
d'Ome-.Volcano fu precipitilo da Giunone in una groiii preffo Perniali,
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
<V Omero non (nio in Kcotr.r'h , mi altreVi nelle fy^u'.: rroerlctà ci
ti.dt Lin hitiffi, come otri , che e;;t lini,) degli Voi. airi ridia r,'^:
L':',e
pidló Po/m.'li . In quelli wriì li nomina due volte i' Oceano Cu' ic.il i ei
abiurici: né li dee (cnlarc, che rjm--!:;i Di') tlriih.o (ia lieto precipitato
nel vallo, ai imnicnlii >ela_p, eJ in elio ri.ivle.ie ..rotle .metalli prc/bli,
fuoco, cri ifìrumeriti a lare armille, e lv;-.:
.!i ( * .-..mietiti donneldti . Edii fovvicne, e n' avrei pentimento, le l'ateili tr.ilcurfo, cllcr vero,
clic in l'u-'znnli v' ermo m.'.'.kl.cd arii:;' di eili,e grotte:e fem-
pre piii fi fa falda l'opinione, che l'Oceano e queliti brieve mare:pcr-
chè Strahone favellali. lo delia sedile de:
Cimare- dimoranti nella cam-pagna di Fo77iioli,ci ha ferbato ci'!, die di Vulcano finge Omero, fen-
zìi pcnlàrio, c come fempliee raccoglitore delie- cole antiche p:ig. 375.!cr.-. e;i.!:> .cl'.e edi 3bit.1v.ino in erotte: v'.i^n.v tj: -j v. c
^wnfv, /tr fMa/Sam fct;o b/ij" rio- /i <• ''i'v , e die poema-.vanii il vivere dall'arie metallica, i' s~i '-;-,.».?;«• c lo fldló iè-
condo Omero fece Vulcano per nove anni id alcoli:. Mi piace oppor-
tunamente ora awerti-e l'.er lami ci ne. i.l' O.;;.:o , il quale mi moli-
tur impie, che (e nehlll. v. ;:yj. e iemi-mi ci la rinvenir quello flef-
fo Dio in l.cmno Itola del mare della rra.ia, niente li contraddice,
perchè ci avvilii, che Giòve li fu, che lo precipitò in queil'ifola ; 'main Pozzuoli lo gittò ili .1 madre Gioì: me : one!: due volte a furia fu
icanri.to dal.' Olimpo.71. E quelle cole Ilo raccolte ria Omero, per litenere,"che l'Oceano
(chiedo S. &$&$W^)t^ qvSchc\l-;ìdt
,
ii ciioi'i^'h'e proni
non farà si vailo, che ^ia orrore ,'ma un b'rcvif.imo mare ricco della
piii nobile milolod;!, e die rende erto , e cr.rro il fallitili) via,-jr>io di
Ulilic, e per tinvcii-.l.i nel corlii ci tinti icedi , vi m-p-ro i piii va-
lenti inGreco fiperc. Ma r.nn veglie arrcfi.iriui oel fido Omero, e cir-
coferivere quello mio dire co' tuoi due poemi, e ini rie.ee ralìicurarlo
colla magiiior lena, e virtù, che la di mdiieri : q'.iindi ho penfato di
unir anche da Eliocji in lutto leale ari Omero q:;eì luoghi , ove egli
paria ridi' Occhio, e mn'livirc , che eyi.indio in cadt'aliro cruico poeta
li il golfo Hawm : ne lì lema , the tro|i:"> ne corro lungi t!aU'a:?;.>
memo, perchè amerò 1' die; breve . del rclb non (ero rii noja , ['cr-
eili con ifvel.tr pili favole , li v.-rit.'t in quale alto predio , e fami in
quei beati tempi era tinelli ncl'ra Catiipacna , e Ipecialmcnte il Ino
mare; e per vaghev./a rii non ce-, li. r. rie re , ic-.iirò 1' ordine de' verfi di
lui,
71, Ancb e iiella TC03011I1 d'Efiolo ttnaì, i il mire di Poiieoli.
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ENICI PR
Tiil primo fi c il fq-;. ove fi dice, die la Terra unitati con Oij'm.-I par-
tori £l'iif!«-c( ma già r.t'priCeó.'nti ;ibm procotto il gran ma-re aV^j-;™ n.'.3>'> -'ili li Sua* '.L
: ;r, C lì l'Oni:. 1
. mail; iìj-li ,!iii>illll-
ti dell' uno , e l'altro mare,pur ravvi lame la gran varietà ; anzi da
tulto il concedo li Icorge chiaro, che qui l'Oceano è un piccolo fieno,
e iccarc tanti ver fi farebo; importuno , per me. balla , die il dillingua
da -sKy.y%-. Xel verlò poi dice, clic
. . . Siri n'it Ntig ipiBe*n) ..'.
E'ttW'5j; S", w( u».m --'.tu Cl'miiùt
X;-;t;* vi'.i pF''.-.ri, ciV.iW ti \~,r,~,-_-:t *3pT0*
,
. . . Dea peptrit Non ni/cura . . .
Hcfpcridas,queìs fonia iritns mclytum Oceanum
Aurea pah/m: curx fi-./ii , Cr ai /i-:;;^ fnviitm frutti/m.
Crederà ognuno dlcr cofa, le non da dilperarli , almeno atlai ardua il
dimofirare, die qui l'Oa-ann non fu il tran pelago , perchè fi nomi-
nano gli orti Elpcridi, che i poeti, ed i geografi dopo Eliodo vivuti li-
tuano nel continente dell' Affrica , ed altri più lungi ancora : le loro
i .in imi ti truovaoo ne comentarj Ma fi dovrebbe, credere I'o;yoI1o,
(lacchi fi è convinto da tante autoriti finora, raccolte , che 1' Ocea-
no è fòltanto preffo Pro/Aioli : onde con anioni ficuro tniveirò , che
cuefìe Ninfe Elpcndi d1
Eiiocio , che cullodivano gli orti , e gli alberi
con pomi d' oro , erano predò quelle noflrc contrade . Baderebbe , che
il poeta dica v!:!w .i.ru." £ì'<:.i<-.r,, per mai pianare .il !?r.m mar; d'Af-
frica , effendofi ad evidenza modraro, che Omero, ed lilìodo quello il
dicevano ffitaj-©1, trSn®' , Si&mtb , e non mai QVtaeJi . Ma ho va-
lenti pruove,che tali Ninfc,ed i loro orti erano neWiri vicini cinipi.
74. Se efle hanno per madre la Notti ,c!ic dipeli col beli 'assjiimtu fii-
',:<:•, ne' luoghi preflo Pozzuoli, ove era il domicilio d :
. Plutone ;oltre
i Cimmeri , che non valevano mai il Sole ; da tutti i poeti li finge
ogni cofa nera, ed ofeura , c ri"rei\> qui- altresì fi vuole Omero 11.*-
V.J7. perchè l'anime, che vide Ulific, ufeirono i% E'pKA*. Il ledete,
che7;. Eliodo G difende. Egli vuole , chic Ninfe Efpericli ,
celioni tran in Pouuoli.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. Ss
che effe Ninfe avean cura d' orti con frinii belli , e b; ri coloriti , clic
lèmbravan d'oro, ci ricorda deH'ubcitofò luolo.e felice di noltra Carri-
pagria. Ma ciì>,'che qui in pochi verfi ci addita Eliclo , in molti il
dichiara, e diflingue Tictl'Ojieri; . •: nu-'tSiorni v.itfj. ove pria degli eroi
Greci, che furon morti pretto TroM, d..-q;i.'.:i /mime poi Eodevanli de'
cttnipi Etisj, e (un d^- in Pozzuoli vide Ulilfc:
eVtjsIIiu «j-ijw, ÈS iW wwkmb •
EW »™ ni-, ufi tì>j?- s'uf^u^i.T** Si 5,'v/ a'»^-^ a i3,' oVJwra
Km ™ uiv vjàwiv M'i Si'us. ì'yktt;
EV »Wi Tap fì'»™i. ferMAta0\3isj k',re, -iti?,, U,M.S(i KJfWTd.'( ÌT!?> t-.W.™'ei> ÌW'.^ ««;«.Jupiter Saturnio! . . . pfrdidlf . . .
Jlios m navibus fuper inferni maris amplitudine
Ad Troiani adduca! Heknx cattfa pulchricomg ;
Vis quii-m il.'-.Ji m<"! Iffrcflit
lifdsm j'c-i.Tum ,:b hvmWv'-.s 'Sit.vn , fi" fi. Ics tribuni!
jupiter Saturnia! pater fiatati ad tcrrx finsi,
Lonp ab immonnhhm, ùv.rnan Silurimi rcx eli.
Et ii qtùdem tahitani fecumtn aninlanu kabentes
In honorum tnfulis iuxtn Oceanum profundumFelice! Street , hii dukem frullala
Ter quotannh fiorentem proferì fieamda tellus.
Perche Omero quali della lidia guifa deferì ve p!i Eliij canini, che erari
lenza dubbio in Pozzuoli, ì di cui verfi ho recitati nel num.6o. quelli
d' Efiodo devonfi intendete de'medcfimi Elisir ma per brievi annotav.iiv
ni li rende più chiaro , che non può pcnlarli altrimenti . Biodo qui
parla del mare, che valicali i numefolirtimi legni della Greca im'.i-
ta, ed il d^ce «in bxhirtt;: indi merli n i trai di quelli net
b rovina di.Troja, n-pgonf! nell' amer.i campigna pnrfTu l'Oceano, e
goderli tre volte l'anno di quei frutti aurei, e più di mei (Mei. Om:-ro quelli <ìe?i ere: fi vecerc in Poi/.kvi , ed andare .1 diletto per aia-
11 anche -m;" l'O.e j >, Si Irf.'ir 1 ::i m K' Ci -..' '. : 0Ili Greci h j™-lt e !a Odia efprc^^e Mia Omero ; ed il pri-
mo rv:a fulo nomina il continente , yil»t , rru altresì 'e amene vicinilo-
me ifulc, che Ria fi i^etwno in quel brave mare. E f: l' Efpef irli lu-
mi ne' cinici prdfo l'0;eano, ed hanno fruiti belli , e l allwri a !ii fe-
condi , de6!i fttiti fon ricchi qi-efli eroi Greci , e godevingli per ire
Ila-
7+ Si idducono valevoli unioni, che gli oiiiEfptiiii erma In poltri Cinipigni.
5* I FENICI PRIMI ABITATORIflagrali Tempre frefehi : non Comi dunque diverfi gli Efperidi dagli Elisi.
7j. Mi! io fon Limo Jlrettiiiiujiu; [-nulo ;i Virgilio, quanto fi puòeflère il pili, perche ce.i ini lerr.u 1' Eì;v:-;eìì , al i loro orti famofi in
Pozzuoli, facendo trovare qui e rami , e punii d' oro: c chi non Mu-pirìl forte, che ninno vi foie nì.r.lc » Cu non ha letto da piccoF fan-
ciullo, clic la Sibilla ur.iinò ai Ene.i , di ir iloit.i prelènure a Proler-
pina rami, c frutti d'oro , che li raccolsi: vano in quei luoghi, e tol-
ti, fu!:! to iwlceean te^li ;i; lri? nei lib. 6. v. ijó. .
-
. . . Late! arlKTt opaca
darmi CT filiis, & I. '.vi -.i.niii: r,i>-t:s;
Scd limi un:;- à-iur teli.. .i ( i',":rr.i fìibite,
AuricoKKi q:i.:m qua J.iVi/;.-,'! ,ii it> l'ire fatus
.
. . . Vvì, :!!; u : JJÌ.li ,-<;,
,Jr;,,
'"fi fWo; <:;,. uin.iUa.
Si ponga cura, die ii'b.-l ram;> o'oio eLn.M tradirei! vcftito di frut-
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
mentre quelli mena querele contro agli altri, egli non è flato felice a
raccoglier frutti migliori dagli orti Elpcridi
.
76. Forfè molti, ma non credo tutti , entreranno in defidetio, che io
mi rimetteffi in viaggio con Uliffe.e dìniofìj-affi , che ì luoghi, per oveegli o tralcorre, 0 vi foggiorna, fon di nome Fenicio , efienub gii pa-
ghi, che l'Oceano fi è il brave golfo di Bafi : ma a me piace d' imi-
tar Omero, che non fa giunger Tubilo il fuo eroe in Itaca, ami fe'vi
e vicino, tollo ne lo rimuovergli per ragion vera di podiiii ed io midivago dall'argomento, si perchè mi torna a talento fpaìiarmi in Elio-
rio, sì ancora, perché ho cominciato, onde fa mefticn finire. E poiché
vi rimangono nella fila ammirabile Teogonia altri non pochi luoghi,
giuro d'efler più corto, comechì potrei effer ben lungo. Nel v. 133. etegnenti ci fa Tapcre, che da Doride figlia dell'Oceano
,moglie di Ne-
reu figlili del Ponto nacquero non meno, clic cinquanta Ninfe, ed a cia-
fcheduna dà nomi belli , e quali tutti prefi dal mare , e con aggiunti
leggiadri, ed in tali verfi vi fi feurge ima vaga maeflìt antica, e vera;
non gli appongo, perchè fon molti . Si rifletta, che diflingue il Pontodall'Oceano ; e fé Doride è figlia di tal mare di Pozzuoli , e bel pre-
gio, che ria eflo fimo ufeite tutte le Ninfe, e quella parte della mito-
logia fi fa anche del noftro mare per femminile origine.
77. Profieguc l'ammirabile ElioJo nel v. 174. che prefió quello flefTó
gollù nacquero le Gorgoni , e che ivi abitano :
E'^h™ t;ì'ì vj:~A;t
Vi F'zrr.iytfs \\yip£Ki\.
. . . Qua hub'itunt ai cdebrlm Ocesnum. in cxlrcma parie si nottem, ubi Ileffctìiet ranci*.
E fra ciucile Gorgoni,che fon tre, vi aggiunge la famofa Mcdufa V.17&MYEaj-a ir Tityp* tiJjm
, Meitufuquc grafia ptrpeffa . S' oflèrvi , cheoltre il nominare l'Oceano, dice primieramente , che dimorano alldtra-
miti della terra , indi ove è notte olcura , e per ultimo ove Iona le
Ninfe Elperidi : e gii con lungo ragionare li e inoltrato , che tutte etre quelle Ciife fi fon Ante in Pozzuoli. Profiegue il poeta v. 179. cheNettuno da Medufa furtivamente ebbe due gran figli ir (utluotf \Hpmi,ni molli pr,i:o il gran mollro Crifaorte, ed il cavallo Fegato, Xww'wia Ui'j-a;
,>.j nfyiv© I~(S-, c per farci liciiii , the Fegato nacque in
Pozzuoli , ce ne da infelice etimologia , e non è in colpa , perchè a'
Greci era afcoló il Fenicio parlar.- : ma a m= gk.va tal origini:, perchelervilmcnte va a lenno mio: avvertendoci, che elee UiryaiÒ- da Tipi,firn, perchè chi).- i munii da' Cinti dell'Oceano:
Tip ni'y imijufHi ji , ór' ìf Q'iuai/à tjbì itfyds
HuiC qiùtian Ime mjji.vk erst,
<]:tr>J Ortv.ii .ipuà foniaNitHs tffet.
Tom.!. H Non70". 77. Le Ninfe lune unte nel mar di Pelinoli . Qui ancora fi fiorerò le Gorgoni.
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58 I FENICI PRIMI ABITATORINon bifogna omettere , che quello furto d' amore accadde in fw\«
IC!,puts le rapporterai ce qu cu mi! alt lei Hi/hnem , e le! Mylho-legaci , C }e finirai ce chapirre far f expiicitìo» rie cene fiilt . Orfe taluno per amor di leggere amate il proprio diCujio , faccia almenouna fuggevole feorfa in quello cap, 5. del Banicr , e vedrà , che cotali
inoìlri divincano e capitani, e ricchirur' —vili riCi-hi iii ricrei ci tifiti A' -jxù.ni: .
d'Iene . In quanto poi al luogo della
«fc, c biJ m, B.l.ìco , ™ pepensamenti, fe non perche le Gorgoni
ìi'..!'i i: divani::;: ir^iiiunln n^-ri mil
volgata: Gr fa/K* «ri, j*^ arca fina,; ìmbrern, fufpc*
7!.EiimoIoE;c di Gtrpm, MtdifaPtgtifia : fono l'indtmems Maria, con
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DELLA CITTA DI NAPOLI. se-
re.' di tanta varietà fi veggano i favj cementatori: lì si,che gli anima-
li HWggjfcono, o ruggirono, ec. e quello il verbo r\y dee notarci : le
dunque le Gorgoni hanno fortito il nome da tal voce, fono l'inclemen-
ze dell' aria , e forfè i tuoni , perchè il cielo ingombro di trilli vapori
luona, e muggifee. In quanto poi al nome Modula, li ha nell'oriental
parlare l'intero nono, che in Latino limerebbe permeies , utente dal
verbo vn cr,»im:ni:,i, p.-rdiju, die è prii.Tio «7 (dirimi ; e gli Ebrei
ne formano il nome n ina b-iba teraciilinia tifi , e perciò li fon fin-
te tante flranezze di quella o furia , 0 Icmidj.i : ed era aitai agevole atanti favj, ed al Clerico rinvenir sì pronta etimologia . Rimane il ca-
vallo Pegtfvs, che fi lui al certo di -jjì, impeli re , irmele : ed Olèauii tal verbo per dckrivjr Li rabbia c:cs=!L orli cap.13. B.H'as 313 BVIBIt,
irti: -.ni,
511.1/1 urli oiir,-.;, ciuì, r.ipm i:n:iìi< ; e veramente i turbini
'avvimi , e difperdii'i! con ugni celerità , e perciò poi anche fi volle
alato. M'increfce avverare, che il gran Bochart nel /eros. P.i. lib.i.
c.6. ed il Clerico in Efiodo dicono: Si ferii,,, -uoccm n-jj-ar©- Phani-cie , hoc modo didjS
, pagafus , voccm iaìebh compofitsm ex jb pag , hoc
tjì luputum, & die fus, Ime eli rjfmt , ellèndo nr,«& nome fempli-
ce, e niente comporlo , e l' aggiungimeli to m, è proprietà de' Latini,ikeome l't!, de' Greci, quando effì da' Fenici prendono in preflanza le
voci: indi l'applicazione, che liinno della favola al vero, mi fembra di
lunga mano più inlèlice di effa etimologia: omettendo, che oltre modoli contraddicono, per rinvenir il luogo delle Gorgoni, e di l'egafo
,quan-
tunque Omero altresì le ripone a Pozzuoli , mentre fa dire ad Uìific qui
dimorante Od >.. v.((i>
Anzi poteva loro effer di guida Virgilio, il quale intendendo bene Ome-ro, ed Efiodo nelle prime vie di andare a Plutone la vedere ad Enea le
Gorgoni, e quel che mi giova, le unite coli'Arpie , clic fono eziandio
l' intemperie della Itagione , perchè il vero non può in tutto afeonderfi
vìfìibuhm mite iffimi, frimiCqtie in faucibm Orci . . .
Ccrcrone!, fi.;>/;,,.1.7 ir» , :J- f,r„i: rrior-prns umbra,jg. Non fi dee , nè fi può tacere il non dar anche viva luce alla
tavola di Crifaorre , che unitamente con l'egalo nacque dal fangue di
Medina, ed indi fe ne volò all'Olimpo avente un brando d'oro in ma-no , e lo lecito a prcleritare i t;mni,ed i fulmini a Giove. Quante lira-
ne colè fi fono dette di Chryfsor dagli antichi , e moderni, veggonft
79-FjvoIj di Cb'yfitr in Palinoli di mjlagevolc fpìeijiiioiie, fuattimologii alieniate.
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6o I FENICI PRIMI ABITATORIgià raccolte dal B.inljr nel p-i,-,> ..u/i lul.ito luogo. Efiodo,che non co-
nobbe il Fenicio idioma, fa ulcire (al voce dalla fua lingua da yniii,mrum , ed i«
,m/ìt , v. zSj. OT ™ y^h™ ìyju, us™ yjyrì
\»ti. I! Clerico la ime --n s-iki,perchè il poeta nin-
nili iWi tribali ftnndi fulminìi, ''' f:,hu ris , -jiV »™ cuììodis : in-
di difetta interpetrar la favola, aggiungendo: Httr oliendunt PhamcìameJfe fabulmn ,!tìnmft omnibus cr.r. .;.'j;.
,,m ? /'i:,.( rtp.:.iire no; non Buffi vi-
demiit fine filo aanpLm Arìaduei . Ma Ila dello con pace del dottifs.
Clerico, egli ci prefenta un' origine di Xouisis aflài iiWJ.i , parchi la
compone da D'iNn voce Araba, e da un Ebrea ; Ìndi non ci fa Eipete,
ove tende la favola , e perciò defittela il filo d' Arianna . Ma io mi foard :mentoÌQ con dedurre Xpoiràaip da iwfia voci prette Fenicie , e fi
polfono clprimere variai igtìis, e cogli fidili elementi , che li veggono in
Greco : hi , che eiio una fola volta fi rinviene ne' fanti libri , cioè in
Ganti. 51. 34. ed i tir. ci han ripollo Kmlav, c quindi S. Geronimo,vattrem, altri vi defiderano influviem : ed il profeta parla dell' animoiniziabile di Nabuccodonofor in defolar gli Ebrei : Abfertmt me
, quafiàrtica , teplevit ventre™ fuma, Ce. forte farebbe piii opportuno •onta,
citale»! Jìinm ; del rello la voce venter fi prende ancora per ifmoderata
voracità, è troppo noto il verfo di Lucilio ferbatoci da Nonio CJ.n.34.finite lurcones , comedone! , vìuite ventres .
Onde ora fi rende più chiara la voce itili , che follante fi truova in
Geremia ; e fe Xain-ma lignifica nell'origine uora* ya«,lta bene in E-fiodo , che vuole intendere i folgori , ed i fulmini , come fi è vedutodelle Arpie, e delle Gorgoni : anzi non fe ne può dubitare , perchè il
dice con chiare™, quando finge , che Crilaorrc portava quelle arme
vendicatrici a Giove. E fempre s'ammireri la febietta unità della favo-
la, che predò l'Oceano, ed in Pozzuoli , ove fapevafi enervi ludi: me-fiti, e limili produzioni oriOR><è,gli emiri poeti ci prefentano tante Ora.
ne meteore lòtto frmboli, e figure da fpavento; nè fa tnelìieri penfarc a
mercatanti, nè a navili, nè a luoghi indegni della poefia, come il marBaltico, 0 l'Atlantico.
80. Siegue Efiodo a dirci , che Crifaorre generò il gran molìro Ge-rione , e poiché tal favola ha recato lungo dilaggio a' più valenti inge-
gni, devo trafcrivere i veri), e tentarvi nuovo penfamemo v. 187.Xamke E i-nx, t^dIu», TvpvenaM.^Sfi! KafA.f0> KÌff Din» Q iis»«>
. Bstì rio bWhii -ri^'p'ihv h'< EpS-sV,
TisiuSi'tù hfii^Ziabif -wìfa atim^"'O'pS» ir mwbs, ilJ &ni\i> Ev>uiu>s
Cirs-io. Si comincia a moli rare , che Eriiia fi era pieffo il aollro Ottano : opinioni dc'iavj.
Linii'ZeJ I:. Co
DELLA CITTA1 DI NAPOLI.
CkyfanT vira genail trìcìpìtcìrt Geryoneta
Mi.ri,:s CiiUmx ph.v ìiab'd':,
Huik guiderà interferii vìi Herculea
Jii-jfi profter flexipedes irrigua in Erythia,
Ti-mparc ilio, rum b.r.<:-\ t:;;: hl.n fante: i.;k->ì.\;-
Tìryntbum in fiterm» trjìi-iaa unJis Orcr.ni
,
Orthoque inrcrfcfio , & bulmlra Eurytione
Speca in obfcaro hxtn ìndytitm Occtiniira.
s' opporrà , eh: quelle llr.i^i , eli: fii Ercole , fieno Mate nelle
gne di Pozzuoli, s\ perchè li nomini due volte l'Oceano, e grot-
re, come altresì, perchè fi sa, che eolii fi porto Ercole: l'arduo
r.ivui!iirc il lungo il' E';"S'i- Ti^i'-iumc,perchè fc quelli Ernia
pretto il feno Bai;-,no, !i li-.ir^r.'.iirio d-.-iri'e Tenere , e conl'ufio-
tutto ciò , clie fi è detto del brieve Oceano , ovvero, clic que-
; grandi poeti, ed awedutiflimi ufino conttlddóionì . Or io lig-
, quanto Meritatamente fi fono (Indiati i più favj,ed eniditi fcrit-
i rinvenire quello luogo, che lì è creduto un'ifola, e di concilia-
1 pochi autori antichi, che di effa han parlato, e vedendo, che' ingegna di diftnigger ciò , che ha detto l' altro , mi è lèmbrat.i
.Miiuìiyijlj , com-:d-.L- :ir.5ita, andar per altro fentiero,e rinvenir-
fito , e porla in Pozzuoli nel continente : c nutrito n li' animo
lufinga non averla fallita , non per altro , fé non perchè Eliodo
e pifite l'Oceano , e tal mar: , clih; ri.- femore il fallo, non la
n noMra Campagna rawifare. 1 favi, che n'hanno fcritto alfai del
fono il Salmafio ("opra Solino paEiol. 101. ma non ci diilingui
hiara guifa, fe Eritia ì la Mena, che Tariffa Tertefus, eCadice.
poeta : indi Bochart nel Phalcg pag. dir. ec. molto aggiunge a quel,
che avea fcritto Salmafio , ma perchè il fito non ha rinvenuto , con-
chiude , Maxime cui» fodie di tribus { Gndibm ,Tatngo ,
Etythin)
mnnìft una fuperfit,Erythia t„)»i ciV-uplìt , e vuole , che Er-
cole non fu in lfpagna, né che Gerione regnò in Eritia, ma ncll Epi-
ro, e ciò il foftiene con autorità. A Bochart s'oppone il Clerico noli
annot in Efiod. ma dice cofe di piccol pregio , ed altresì vuole , che
queffifoia fia nel grand' Oceano
.
Si. Non li porrà in forfè, che quelli favillimi fcrittori fi fon confu-
ti, e fi fon contralìati, non altrimenti , che gli antichi, per ragion del-
la fola voce Q'tnai( d'Efioio , e perciò (i vede I' Erit:.i tr.ii.xirMM .1
lungi fino all'Ibcria: ficcome è accaduto anche a' campi Elisi , i quali
d,i Baia fi leggono in autori , ma non in tutti , nell' Ifble Fortunate.
A me barrerebbe, che Eliodo dica 1" Eritia efière predò l'Oceano, per
porla nella region di IW.ii.. ili , avan.li unite tante autorità , e ripruo-
ve,
Si. Si procura rinvenir ilGto d'Etnia cotr»juto Jslli Sibilla, che dlcciG Emrt».
I FENICI PRIMI ABITATORI
dwtms «igotia , quantum hum,.n., r,::,:ijh;t ,,;«„ difccrnere ; e
da quelle prole fi .feorge , ciuuM i-m ni. l. ,!;.-,-..^ il Inerii , fe una 11
fu,o molle. Anche S.Agollino domanda fcrivendo contro a Fauflo lib.
13. cej. Sibylla parrà, vii Stipite? Sono (lato lemure vago appren-
dere con luigi) ì'lìJì.i qualeii^ i-dIìl di ccr;» it.ti'rjiu a qii=!:e .torme di-
vir'.jtrki d.i i^r:r;i luliimi cimi ri Liti , e pollo a pruovc manifelle dire
ciò, che un fàvin di/£ i..„ni „„:ir, ha dritto: Quo, vero fuerim,fi fe-rini plures, Siijlte . . . Eq'<iJ,»i pj 1:,;::.:;;: ,,7, qua do hoc ariruntin-
10 n prVrr. , tì' tcenttib-ji 'ùr~;;>:-v.-!ÌKu indili; fune , non inditigenter
escuj/i, uihil Hi , glia: di Sibylli; fermitiir , mcerrius reperio . Ma io
nel fine dì que/la mia opera riferbo non brievi cole da altri non occu-
pate intorno alte Sibille. Oncifi t ne negato ,
dagli feritori, la Onnaiia, e l'I-jilrva : l'altre 0 (bn finte, o debbon-
fi annoverate come tra il volgo delle Sibille.
Si. Cade per m; aiì-i in a.ji,r;i-it>,per molìnre l'Ernia d'Efiodo in
Pozzuoli, che alcuni antichi Ieri E tori non dil'insmmo la Cumani Sibilla
dall' Eritrea ; cosi Lattanzio ["colpitameli te nei lib. 1. e. 6. dice , che a
Tua flagione i libri Mimimi erari cimimi, e die Hi gli oracoli dell'Eri-
trea erano lèritEt col fuo nome : e che in Roma oceultavanli t|iiei della
Cumana: Harum ni,miimi cinuUi C/nwi.ir, <y habenlur , pritrcr-
quam CiriBAt, ™/nf libri a Rommùs occulutitur . . . & fan! Jiugula-
rumfmguli libri,
qui, qu,a SiÒylte nomine micr.h-,:-,,- , ^;:u ,-jf,
crcdun.urJiwjw enfi/,,** /!-,.., ™« afyuori poKft,
tufi ErvrW, qus <? ^..vi hu», w™,i ci»™, (ff £>y.
/e,
(i/, ln» ,-f,; on.-. Befane : fed CD"
uh nifcfr Sityb»: :!,:,.,,!:;,<_<. Di nuefie parole fi ha,che con nomela Cumana, e l'Eritrea li appella, e clic per l'altre v'era della mollaoleurità. Il grand'Agoflino nella Otti di Dio ci,, ci fa offervare piit
apertamente , che quelli due nomi di leggieri cambiavanlì : H<rc auserò
S.h'la,/™ Erytfcx.:, fi,-, o^m'magis trcdunl , Cumana, &e.S.Giuflino m coir,-:. ,:.! g,-/i:,> più avvertito di quelli, e più antico ci
icuoprc, che di una loia li confcrvavano i libri in tutto il mondo , Uidi ì'J/mì ir iitoji'.p ijì;5u mugliati. Anche Labbeo ci fa fa-
It. Perei) la Sibilla Cumaoi li f condili «ll'Erirrn, li putì faftre il firn d'Eri'iij.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
pere , che nel codice 170. del Ite delle Galiie vi fono gli
lirt-it SitylU Si vai; dunque Irsutamente , the rotali
due, e che alle vulte li iruijv.in e/.umlio conuile in lina. I
in oltre ho confiderai per mia vaniasffiio , che gli antichi
in.:'.', i'.:.- i '.fuii!':'/,ii!Ci'ii.llatn!i i I Ci myidoglio , irandaror
p;r ricuperare i liliri sibillini , e già pr-;o innanzi fi è ri:
tori ti di Tacito, benché con Eri tra ninfee altri luoghi, ir
jjh debba, a più col- h n.uellv: Sur : li tir.Wie la colpa ili aliai
Icrittori, che han confida queir liuti cu::' Lritrea A fiat ita , e che la
Si-
8;. Si confetm» ton piìl ngioiii, che Eririi enfi la regione di PoiiudIÌ.
*4 I FENICI PRIMI ABITATORISibilla dalla prima non dalla feconda prefe il nome, onde li fermerebbe,
che fi fu una , efiendo ia[teuà,clie la Cumana, anche fecondo l'antica opi-
ni, ne predi' alcini :e clic i Romani inoltrarmi li molto femplici a mandar
Situile. Éd io andrei lieto, che i verii d'Eliodo, che fanno da Ercole- toglier di mezzo Gerione eh LkiìHì
;; er;:lo :' Ciccano , non (blo non
mi contr.iOano, che ciò fi linfe in Pozzuoli , ma forte il confermano,
c rimane femprc più (labile, che quello mare e il piccolo leno Bajano-
In oltre dee piacere , co; :dla fi il- (ì.i::i.i l.uj
d.-ila dinoininazione di
Eritrea data alla nnltra Cumana Sibilla, e chi: l'wSai fi eri l'intera
brieve regione di Cnma , e Cuma la più dillinta cittì : e vorrei , e
penfo, che il vorrcMi-mo aiidic altri , che riacqnillauè la cam|Hjpa di
fd/./.ii .li tal predato nome, perchè l'antico femprc più è in lihma, e
84. Dato fine al dire un poco lungo intorno all' Eritia ( fe opportu-
no, ovvero Importuno il pcnfi chi vuole) non temo, che vi abbia chi
opponga, eflcr diverfamente fcritta quella voce dall' altra meno antica
Eritrea, imparandoli da' primi anni, che l'elemento R a frequente pia-
cimento s'immetti; in (igni ditte tii nomi , ed in ogni lingua; i grama-
tici ne han raccolti efempj inniimercvoU ; io non mi dipartirò dalla cam-pagna di Pozzuoli , ove era PhLfira , e li vuole da elfi , che efja da$.>.;«», «rivi-; onde lo Hello è K'pSr.c , elio llp'ifjìi . Sarei in col-
pa, fe non ajutalfi anche col parlar Fenicio, che veramente quella voce
::,[ art iene a! Li regicu t 'umana i i;n. ridi ; : . 1 1 i. unente la ri: movo uilire da
n'-om herei-ja, e varrebbero quelle due voci ha-. wbiio divina ,e fi con-
fanno bene a tal luogo, ove eran tanto pieni di fama gli oracoli, e vi
li !,-.';: ;.'.-.:iari a lidia Sibilla , liccumc ii è d.tto più volte: c godo,
che da trai ì favj interpetri della lingua finta ne traggono rvoein ,che
nel Gen. 41. 8. ove fi parla de' fogni di Faraone , il quale confutò•110 'ouin 73 n« , e la volgata ripone, wmo teniefteres JE^ypti, i
Lsi. vecchi ci I-.an dato ,fr;r-.-ti, , the vale iaujimii : nello fielfo
Se poi qtale d* E'ioSffi , eh; ben e:>r.v:L-i:e ad una contrada ricci doratoli s'.._
cetti , non creilo , che fari a grado quella de::' immortal Bochart , e
del dottifs. Clerico : riporto le parole di quello neh' annotai in Efiodo:
Idem (Beciartus) àura apn«lZ :c -vidi diR.-.m uifulcm Erythiim evece Thimcia niin»j, Imllharòtli , h-ic c'ì jn^n ovium
, i/u,m> vcr-
teteat Grsci i':--' E , orbi ErvtLf . N»s ì.-ialro ca-micdws a vicennj, liarolh
,qvee gramina , cui nerba; viridcs iiin.it, E/ni. io. 7. Ma
ninno s'indurrà a credere , che quelli lia più felijre di quella del Bo-
84. Amlie r-etimolojii Fenili a d'Erilia ei nude ceni del fno filo prcfloBaji.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. <f3
chart: nella prima vi (brio elementi d'avanzo, nell'altra ve n'ha 'di bi-
fogno, e tutte e due racchiudono troppo general nozione , perchè overi.ir; li rinvengono gregi, e prati?
S;. Per ultimo non devo tacere, perchè me ne nalcercbbe male,(ènvbrandomi, che Efiodo Eritia la fa ifula, dandole raggiunto tioWut©-,e eulti hanno tradotto cireumflaa, onde fe ì tale, non potrà mai efièr
la regione di Pozzuoli, che è nel continente , e quel tanto, che fi i det-
to, lì attraverli : ma i quelìo aggiunto, in leggete fui principio il poeta,
io polì cura, e nulla nu turbo, perchè non dice xuflpir©-, che è pro-
prio deli' ifole , ed è troppo noto il viilne àrurfb d-!l' ìiì--\.1 il -r •)
.
[:,( li ,iri!iir,: Onu-m, clic chiama l' ifola di Calipfo àfi^ipl-a Od. s.
49. e parla d' Ulifle ,^ftu. n'ro -z^i-n. t3'x« 'w™ " af"*"^ Né
mi l'oppongono i verfi dell' Od. t. 173. 1^4. ove fi deferive Creta, cheè certamente ilola, ed in efli fi dice i-ieipci'i©-, perchè fon contiarj a
chi l'oppone: ni le veriioni, e' conienti devon curarli, quando i fonti
fon più puri :
Ktfuj, hJ Tfafs, tttJffrm , 1. t. X..
Cr«d quidam terra eff medio in purpureo pomo,
fiFT-ji In' -iror^i, nè Omero adopera aggiunti voti, o foperchievoli ; e fe
dice Creta irrnpa, vi devono elièrc certamente da per tutto e fiumi, e
rivi ; ; t,;.: i :.i r.^icnc r!: l'^;'iio!i , r.v<; ii w;s™o acque d'ogni lòr-
te e limpide, e minerali. Se akri poeti fuor d'Omero, e d' Eliodo fi
d'inierpeirar quella gran coppia feoza ajuto di coloro, 1 quali per ordina-
rio fon degeneranti. Non 11 creda peto, che io fia di inferma vedu-
ta, che non abbia feorto, che Efiodo.nel veifo 083. di? 1' epiteto tr'u-
fitfons all' Eritia , ma tanto è lungi , che ciò contralìti il mìo dire,
the itiaugiormente 1' ajuta : fi conviene , che ivi fono cinque veri! ag-
giunti ,liccome vuole anche Clerico , telìimonio di chiara fama : Hsc
rei jam diRa eji j] - ' 0 jl final ìlìc-
na:»am hk ferme eft is Hi, quos viri mwp/thì fufeepctunt ex De-bili, oporlcrctqm Chryfaercm vinon .-:..!,„: h.i!\.-ii,qund emtrtrtmm
il gran poeta, e fra gè fiato facile (covrir.
irriga/i, tanto più che poco dopo v.150. le di l'aj^iuntivo di t^>.i ; >>.u-
f©-, che dinota da tutte le parti battuta dall'onde, e fpiega leder ifola.
TemJ. I E fin
5. 11 dirli l'Eritii «ifiVfurO- niente nuoce il fuo dio in Poimnli.
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66 I FENICI PRIMI ABITATORIE fin" qui dell'Ernia, che è Hata a me di difagio, ma non di noja.
Srf. Al certo , che pochi rim.1r7.1nni> > non peculi, 0 non pieni di
ftupore, in vedendo, chi: quelli due eroici poeti tanto pregiarono quelli
luoghi , e quelle aai.iie predo Po/vaioli , onde il talento gli fpinfe a far
quali intero argomento del lor peni.ire e eh uni . e l'altre, ornare con
favie invenzioni , e fingervi tante favole. Famellieri giudicare, elle in si
antica Magione avellerò tali campagne, e colline avuta gran fama ; ag-
giungali, che vi conferirono le molte metili, e gli Vo'.cani , ed è per-
meilo il credere , clic allora quelli li fodero flati grandiofi , e fieri : everamente deefi a giuMa ragione ciò affermare
,perchè anche a il ro-
llìi fe n'hanno certi i fegm per lungo tralto in quella regione, veden-
doli maflÌÉgrandinìmi di duri, e bituminofi falli fimìli a quei , che fu-
liolamente, e di continuo vomita i: Vdirvi.i, e ler'.-.br,-: ,die tali si vec-
chi torrenti di fuoco indulfc la Grecai ,1 tarilo decorare e quel
terreno, e quell' onde . Non fi i potuto mai conghietturare ,perche 11
pietre, che con illupore veggonli per molto fpazio lungo il mare nella
via, che da fuori la grotta mena a Pozzuoli,non avendo antico Tenito-
re, il quale ne parli: all'óppofto fappiamo,perchè vi fono in Iiclra eolii
interi formati dagli Volcani, avendone fcritto Stratone; e qiidVincendj
gli furon noti, perche pochillimi fecoli prima di fua Magione erano acca-
duti, ma ignorava quei , che avvennero inPozzuoli, eHendo (lati antichiffi-
mi,c molto avanti dell'età d'Om-™,c d'Edodo. Edora giudichiamo la
grande antichità di elfi Volcani ; perchè quelli poeti con deferiverci tali
luoghi sìfunelìj,e farne il foggiorno di Plutone, di l'roferpina della Not-te , dell'Arpie , e di tante altre intemperie, dì molìri,e di giganti , e:, fia-
tilo ceni, che Liliali iiKvinì; fnri'ii 1 m orribili , e minaccioli, che tr.it
fero tanto l'ammirazione anche della lontaniflima gente , e [peciiueii-
te dc'Greci, che gli Mimarono degno oggetto dell; loro divine poefie :-
e Cosi ci fono (lati fili cullodi di sì maravigliolè produzioni , che tana-
tura fece in quei luoghi, con punircele avanti coi vago , e col leggia-
dro delle favole.
87. Ed edili. lo ciò vero, come l'è, fa™ eh; io filili , [timo guada-
gno di mia opera prnlegiiire , e ricercare in F.lio.b quello, che li alti
alla Moria di sì bella regione,con fenararne 'gl'infingimenti noetici, fen- •
za mancare al mio argomento , che le voci Fenicie appoKe a quelle
fronde fi furono forte occafione a fvegliargli . Vuole Eliotto v. 337. eiég. che la Dea del mare tilthzs riteneva nell'acque di Pozzuoli , e
che al filo ennidru O.wino nartorl 1 fiumi, e ne nomina con belli ag-
giunti venticinque : til è unifórme ad Omero, il oualc, come ho detto
Teli llella
7nel l' Oceano , è per merito le lavorò vane «rimile, vezzi,
e
ciondoli. I Fenici immaginando, che quello leno di Bau 'lode profon-
ditiSj,8 7 . Ptrtlli in Voiiv.-y.i E Liiitta unte uvoict:! intlicliDciTeli ,
fin climul.:|jii.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 67
didimo,l'appellarono dalla lor voce nnn, onde elèe Teifrys, che vale
lo fieno, cheaSr.ffBi, nome trito dagli fcrittori fatti: ed i lxi. in Ez-
zech,ia. io. e ai. 14. ci han data tal parola Ebrea 6»'90-, profondi-
ras; ed ora intendiartw, perchè Omero, ed Efiodo pili affai dice dell'O-
ceano r&Sv'fM®*, e BaSuSim;, ed altresì Strabene, veggafi il num. 49.ed i graniatici pretendono , che afyfffis efea da Hùtj©- , lo lleflb , che0rS©- ; in» %i"Xei . Ora non farà maraviglia , che i fiumi fon parti
di Teti, e dell'Oceano di Pozzuoli ,ef[~endo ambidue i padri dell'acqua
tutta , e nel golfo di quella cittì hanno lor lede . Ho qui il piacere,
che s'offervi, che tra audli 15. fiumi, il poeta non fa menzione ne dì
quei di Spagna, uè della Brettagna, nò delle Gallie , neppnre del Re-no dell' Alemagna : e ne di quei della Paleiìina, e Mefopotamia si rie-
chi di acqua, e di nome : onde io ne raccolgo, o che a tempi eroici
gran parte della terra ora feonofeiura , o clic cotali Provincie, perchè
barbare, 0 affiti lontane, non le riputarono. oggetto degno dc'penfamen-
ti poetici : ed in oltre defidero , che fi ponga mente ora , fe l' Oceanoin Omero, ed Enodo può eflère l'Atlantico mare, e fe L'Elisj, l'ifole
Fortunate fuor d'B:r::p . c l'Uriti; iul.'lbcria : c 1j ivi altresì vedevantì
.
gli orti ddi'Efperidì,gli Etiopi lnAffrica,e tutte l'altre favole in limili
lontanìlTirrji luoghi, come fi Muovano. negli Ictittori vi™ ti dopo i lem-
pi degli eroi ; quando nella Teogonia non fi nomina Tamigi , Tago,Rodano, Reno, né fiumi dell'Alfa, ni dell'Affrica: e forza e confetta-
re, die in altri: ridicci tuli invernicili p;::li;i devono ravvifarfi ,e
non ci lì para d'avanti , le non la noftra Campagna col fuo bel mare
.
Ivli farebbe giovato, che non fotti fiato io il primo a far queffoBéfv*
SS. E ritorno a Teti , la quale le Efiodo la fa foggiomare nel no-
flro Cratere, Omero, che da quello neri mal diffente , eziandio qui la
iìtun IL. F. v.ìoo.Eìui yif i-i--.-i.l->, z;ì:<;';5.i ìrriiiT» /••:;,
n'.rwo'vn Olir yban, ìtj firiujw Tévr. •
Pi/do vifara «Ime fine! terne ,
El Otesmm Deorwn parentem, & matrtm Tethyn.
E quefti verfi ripete nello fiefiò lib. v. 501. e parla Giunone una volta
a Venere, e l'altra a Giove: ed in elfi lì vede farli certa menzione di
Pozzuoli , dicendo *tlrj-rtt ym<n , ficcane fempre ho fatto ofièrvare , efpccialmenre nel mim.58. Se ™o!e il divin poeta, che Oceano, e Teti
tieno i padri degli Dei, c'intigna lo Hello, che Elindocilendo i fiumi
anche Deità, ma non preHo i,i:iTii ri-.u li.vr.n.i p.kti ; ed or mi (òrge
^eniicro, c lo ferivo, perchè la penna il girla, che Omero avene polio
f'i'iei j-nma, fiuvìoTUm patron , per efler fimiliflirno ad Efiodo, e qual-
che làcccnte murò » in Giii, Ipinm dall' ufàta guiia d'Omero, che
liiluta Giove tht,> a>iu?m, ©a:™ . .V curo, (he Virgilio neliaGeorg.4.
I 1 1S1.
SS. Kaijiani p« moilrirc , the Teti era sei Ceno Bajnno , liccomt tutte le Ninfe,
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: FENICI PRIMI ABITATORI; imitato, Oceimumqac pattern rerum , fi sa, che femore fi
dn , e L'Erudii! ji;ni abiurili , comecliè nel V. 3^4. di
T.y. i ;. -„ Q'siaui'vn-
tutte bellifume figlie dell'Oceano, e di Teli v. adi.
Afru li
1
Q'.^.ì, < Tj^i'B- i'fi?-*«™.
Ma fa melìicri oficrvarc, che nomina in ultimo luogo la Ninfa Stigi,
e ci fa fapere, eli; quella t.>!;iie v.i.ito a tutte l'altre : e la ragione
è pronta , perche lini LcL uS. Lucrino noftro , veggafi il mini. 11.
ed era vicina a'Iiioi padri Oceano, e Teti v. 361.
Er Styx,'qux ip^rum exctllentiljima eji omnium.89. Si perni c/jaruiiu, che quelle non lon chiamate Dee, ma figlie di
Dee v.'ó5. Qu'uv a;.),3i Tr<ya,per eiìèr eguali a'finmi,de'<juali fingonfi
fpolè . All' apporto le marine Ninfe , perchè più degne , Omero Te li
Dee ILS..V.57- ;S. ™« Ni.;:!)« quindi mi comincia ad anda-
re afenno la poco ami fatta mutazione di Girà in psaT. Quello divino
poeta ivi ci dipinge Teli trilliffima e difetta fedente predò 1) fuo i'pofb,
gran padre Oceano v.jrf.
Sedens in imo mari apud patron fenem
.
o Belio dava» immenfa r.
quella voce Sv'ify , che i
nnn ) accorrono a trarla di doglia
)uon numero i nomi , co' vaghi epi-
teti : riè fi creda , die perchè tali Ninfe marine fon figlie di Nereo,non appartengono eziandio al nultro Oceano, perchè Efiodo le dice belli
parti di Doride figlia di quello picco! mitre v.140. lì vcKga il num.7fi.
Nifi©' i' ijiWra w.y-L-.TX ji„x eràIl i-l) 1
Eji Nereo potrò prognate funi psrqnam maghila filit DcarumIn pento setram irrigante, O1
ex Doride j'gi putrirà,Filig Oceani entrimi fiumi
.
e ne dà non meno , clie cinquanta nomi con felicita piena , e gli ter-
H* quìdem ex Nereo Ululili .procreate finn.Fìlis quiaquaginta iUufiria opera calle/nei
.
So. Si pioCcSu{ t dirripraovc,thcT«i,elt Ninfe C riaseneono ntl ooflro Oiwno.
Di-a.hzoa L" r- Ci
DELLA CITTA1 DI NAPOLI. 69
~E tomi a piacere leggere sì niimeiofi nomi di Ninfe in Omero , ed
Efiodo, non perchè liin di donne, ma perche in elfi fi ammirano tutte
k proprietà iti mare . Parvero altresì tanto leggiadri a Virgilio , elle
Lì:'':,'. 4. ancnVijli inviilancio 'iiitri ilircMic 'untando) la favola dt
Teli (Irena d;i doglia per Achille , finge il paitarclJo Atifleo, che puni;c
l'api , e che le Ninfe , delle quali Molina fole diciaffcttc , ne recano
av\iiii a Cirene madie di lui.
od. Bifogna or conchiudere , che è bel pregio del nolìro Cratere,
ovvero Oceano, cheTeti, e le Ninfe de'fiumi fi fingono efler nate nel-
le fiie acuire, e che quelle del gran mare anche per femminil origine
da eflb dipendono; e fa d'uopo rinnovar l'ammirazione, che quelli due
gran poeti quafi tutti i loro pili belli infingimenti Glhldiarano darcegli
pretto l'acque di Pozzuoli^ conforme anche quella favola di Teti , non
per altro, le non perchè Tetbyt in fiivellar Fenicio nnn lignifica Ufwi-
Ò! j-lt>.c.;:ic, SuTScs,cht in Greco diceli in molte euile Si'.f-n, 3,,-,;,
Swtos, Sfarmi ed Omero Tempre vuole, che le Nereich, co-
me nell' 11. E. v. ;8. e 40. vìrm , Stj. xx™ già* «tò NirfUiiB »'a»
,
tanna qmtqmt in mnris funio NtivKl.-s w.-t,per far LuitL^io al!j
granDea del mare Teli, che anche ha fua fede 3i.é>(JTrv i*« v.jo*.
quafi foffe vano d' interuetrar la voce nnn. Se poi a taluno venule ta-
lento di chiedere; di chi ermi imlie l; Ninfe de' bofehi , fe eli dira,
che Omero le fa di Giove ,perchè non s? inframmettono ita l acque,
e fono foltanto donzelle della Dea Diana Od. f. v.ioj.
. . . NJ(hpm, At« A'v'if!»*.A>poni(ioi Ttufsri , rìytSi il n (ni« A>tiì.
. . . Nrmpkf, fili* Jevis JEgixti
JlgTtfles lMunl t %*ntlct interim mente Lattaia.
5' avverta però , che fc tali acque fon di femplici fonti , effe a quelle
Ninfe fon defluiate , onde pera» O.n-.-M fìefb k dice O.'. - v.
1 '
^ Nf.-ir-^ :: fo'-.sna.t , hhz /ai- ' . rr.L e
.ève Icolulle: T>"« t^t-Ì^ith.,
«™)ir,qnia tacitai eli . Non fera degno
di fcufa, fe non faceffi paratamente difcernere , quanto fono e concor-
di infienie, ed efitti quelli due gran poeti \r. dill-.i^nerc 111 tre ordini
le Ninfe, come io già' ho divifaro ,quelle de'fiumi, del mare, e delle
felve: onde lini naie, ed i Propri l.;r padri feri/a non iu.li i^Lltiii.hk,
neppnr ne' nomi : il che non avendo olfervato i poeti , al i polleriori
grado ciò, che ripone il brieve fc
o ai_!i t-rudti , i quali per d:
ic, ancne aopo lunga lanca , 11 lon feorati : ma era grand' uof
nerfi intanto' .ni OniiT.i. ed Efiodo, per farli pago dei mira
alla- iviprietV A- djir^::- , e ivr iiiar da si cieco dilordine. Si ve§
ga il foloSpanhemio nella luni^iHim* of!crvaz.in Callim. nella pag.i^c
ed in altre ancora (per non recitar tanti, che hanno ferino intorno a'
sci podi dopo Efiodo,cgli eruditi cDnfuicrokNinfc oVlkmi,de'momi.c del m in
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7o 1 FENICI PRIMI ABITATORIle Ninfe ) e rawifcrà erudizion molta , ma niente dillinta , e lì fini-
rh di leggere la doctiflìma offcrvaz- e non fi rimarrà favio dalla diiìin-
zìon delle Ninfe: e perchè il filo Callimaco confonde 1' Oceanine conquelle di Diana nel v.ói. Spanhcmio non regge, e con dir molto, reca
moklìia . In miglior guìfa ha provveduto a lui fama (e cosi tiferei io
nelle cofe, che mi follerò ignote ) il Barnes nell'annui, all' IL 2. v. 38.
con dirci, che delle Ninfe poco, 0 nulla ducerne: Si Ocsiminx fini cse-
don rum Nercidis , quartini certe numerum Hefiodtti Ict mille facit
Tkog. t'.j&f. aft il anidem dicaniur Oceani, & Teihyts flit , Ulte
aita» Nerei, <S Dondis, qui C tpfi erti Oceanine ; quare a-d^u.
Calipfb, la quale Efiodo v. 150. annovera tra le Ninfe de' fiumi, viene
pui nominata da Omero Sai due volte Od. a. v. ji. ed Od. ». v. 14*.
onde fembra , che non ben regga la fopraddetta nuova diltinzìont: tra
quelle del mare , e quelle de' fiumi , e che non femore quelli due poeti
lon di concerto: ma chi legge i lor poemi con quel forre Itudio 1 chelì richiede, ravvidi, che Clipfo muto in tutto fua condizione , perche
in Omero divieti (ignora d'un' ii^a intera, li fa ufcir da'fiumi , e go-
derfi foltaiito del mare : quindi lì pruova tempre piti collante , e falda
l'unità del pcnlare di cui due gran poeti. Ma è tempo di toglierci dal-
le Ninfe, con cui lunga ora ci filmi trattenuti, e lardarle prendere di-
letto del noflro bel Cratere , ovvero Oceano colla loro madre Tcti.
01. Non finirci, fe non dòpo andar di tempo , li; mi piacene racco-
gliere lutte 1' altre favole , che fingonfi nella Teogonia in quelle fpiag-
gè di' Ba|a ; onde per non cCtre uiiac^.-olc Ih mr-iu ;mi'.TÒ iv^liern^
loltanto due, quella d'Atlante, e quella di Prometeo, che trarrò, che
e il mio dovere , dal Fenicio , ed Efiodo in Pozzuoli le fa rinvenire.
Dice egli V.5.G7. cheGiapcto li prefe per ifpufàC)imene una delle Nin-
fe del nollro Oceano, la quale gli partorì Atlante xpxtipifptM , e Pro-
meteo tanfo»,wkipna • e
^',v- 5°7- foggmnge:^
^
^^èTcIl^ììt^uiìmei^racJi «cccflittit
Finibtis in m-r.t, r.r,c- Il-Ipjr ì.-.'.t, ,^-«r.;v
Siam, tepitr, & indefeffi, m*,tìbu>.
V. Ti, ito sì grande il remore di quella fàvola d'Atlante , che non v'hain ogni età poeta, il quale non ne abbia fatta Ina vaghezza : ma nonfi Muova coftanza in dare a tal gigante il fito , comeclìè più levante fi
pone in Affrica , e li fa divenir un erto , ed altiflìmo monte ; quantecole dlverfe d' Atlante a nollri giorni , c negli antichi li h fetitto, con-
diramente fi è raccolto già dal Banicr . Bili^na np.'iLTc ti;; , ti;.1
me liirle fino ad elicr nojofo , e grave , fi ì tante volte ridetto , che
vi. Anche li fiinafa fivola d'Adirne EfioJu la finfc mila regione ili
DELLA CITTA' DI NAPOLI.l'eferelFione m'-ni j-w;, tetti: fina, la quale in quefliverfi anche fi
vede, Ila assolutane dehlli e poeti, e geografi a credere, che ElìodoVuole in Affrica Atlante : ma non fi è poi curato riflettere , che elfo
er.ili vicino alle Ninfe Efperidi, le quali anche, ove fi fodero, lanto lì
contende : riè accorderà mai taluno,che lotto tnlnflìmo cielo di irlìccc
rctiiorii eflct vt potevano ì loro orti si belli.. Ma avendo io date buoneripruove ne'num. 75. 74. 75. che 1' Efperidi, ed i pomi d'oro fi -finterò
preflb Pozzuoli , e nella regione Bajana , che da Omero , e da, Eiìodo
fempre lì »idìcc elTere ìt «yiinc j-uVì, qui czi.mdio fi dee rinvenire
Atlante, tanto più che fu parto d'una figlia del nollro Oceano.91. Ni mi dilàgi.i p;mto in l-.'g-jre .Vr*.»i a »'iiii> ilpùj *XH > flE-
iifn; /«n»» Minsi, perchè ognun vede, che il grand' EtioJo ria inter-
petrato il valor; della fin 11.1:1.1 linsr.ii , e fi , che A'rt« efee dal
verbo, il quale dinota regger pelo crai forza grofiìllìrna. , e perche egli
lì fu gigante, fé eli la lo'kn.-re i! cielo . Neppure mi turba il dottiti
Clerico nell'annot. a quelli v-rfi , il liliali: fembra (e vi giurerebbe chi
non vi più innanzi) averrawìfato a certi fegni il vero della favola,
avendo fcrìtto : DÌ8111 ovtem { Atlat ) e/1 Kl^rr , hatlha , tur fimttt
nomine a radice rtin , tlialah , hoc eli pendere, quia tlrifuns rnpes
pendere videmr, tu, faftenfa*fiffoure cmfibarur etlum. fv>
rum htemnr . Per me fon pronto a palelàre , che non fi rende miamente paga di ciò, die in uli p.in>lc .'efprime: si perche i monti, e
fpecialmente fc fon grandinimi , non fi può dire, che pendono , tanto
cora pcrchi non ( P 1 c fe è così.
91. L'eli molagli diAVXtt Fenicia comprova, cheli farai» fu in quelli lu
7 i I FENICI PRIMI ABITATORIgeografi nella voce finii! . Nè mi ofta , che Elloda dica , che Atlante
regge il cielo, anzi mi tomi utik-, perJié è b-nr Iti bi 1 ita nella Teo-gonia, e nell'Iliade, ed Odiliea la molla co.minicazione dell'Oceano col
cielo, ed il Sole , e V Aurora in citi i;n:> hanno -nt* Ara't, cubìlia, ed
ivi lì bagnano con tutti gli altri ; c (i tìii!>: amie in effo piccol marepo^giallc fermo i! gran celefle globo; ed in tal maniera l'intera favola,
ed i poetici pcnlàmenti acquilìano l'antica chiarella, e la tanto necef-
faria unità.
03- Ed ora ci rechiamo a pentire ( e prima nnn vi Ti poneva cura
}
che comunemente s' afcoltano , e fi fcrivono inlieme quelle due voci
Oceano Atlantico, non per altro , fé itu ih-mìiì lon;i lo nello , e ne'
fecoli degli eroi tanto era il dire Occhimi, che Atlm ; indi per la ma-ligniti de' tempi fi è creduto , che un monte avelie d.ito il nome a si
vailo corpo,quali limo 1' acque , che cingono F Affrica , ed il miovo
mondo , e fi fece , che un brieve golfo di Pozzuoli fi tral'portarte si
lungi , e divenirle un immenfo pelago. E qui preme ricordare quello,che nel num. 87. s'olTervo , che quelli due. ammirevoli poeti non mainominarono la barbara Affrica , ni la grand' Alia , e relìrinfero il loro
bello poetico tra pochi, e foli luoghi culti d' Europa : di si grofiò fal-
lire l'unica cagione fi fu, che non fi comprefe il corto viaggio cf Uliffe, che fi credette e lungtiiffìmo , e finto . Scrittofi da me rutto ciù
intomo Atlante, che forfè regge bene, la forte mi fece degno, che miricordarli , che in quelli due lovrani poeti i nomi Q'aioit , ed A'rto?
eran Anonimi , e luoghi pretìb Pozzuoli : e poco falli , che non averti
pena di si lungo mio dire : perche i affai piii avanti 1" autorità di co-
floro, che ogni più ftudiato, e laido parlare. Efiodo annoverando i no-mi delle Ninfe, che dice tutte nate dall'Oceano, e da Teli v.itfs.
ASrm S' n'itati, *J
T-i3v@- Sfiyiwna,tra quelle ci appone Califfo con bell'aggiunto v. 359. lui/fava Kxko.4"'' indi foggiung:, che in varj luoghi della terra, e dell'acqua fi por-
tarono ad abitare nel v. 3155. Ed il grand' Omero ( il quale affai cofe
finge di Calipfo , cui toccò in forte per fuo fóggiomo 1' ifola Ogigia
NlJTU
. . . fa* ti n icbtÓ- oMs
Tfc Suyihtp x. t. KIn quelli verfi il poeta non ci di il nome dellaNinfa , ma dalla lungi
e diilinta guifa in defcrivercela , fi sa , che i Calipfo : nè mai le lì'
dubitato,perchè nell'Odi. 144- oltre aliai altri luoghi, i.-; r.r.J-.- .i-ri
p;. id B'uib.'.'m -::i iiiiuiiimi , !n;!i ù fj.Viu ,c!i la fji-oTa fu in Ponimi
Olgiiizod B/Googlt
DELLA CITTA' DI NAPOLI.tìyirylq ìif rìass sxtirpsS-u iti M asma
,
E'jSk (iti A'rtn™* Suj-o'ifp'EoAoiVffs Itou.jo)
Noti Ajrlo'<sn(i( , 'ifwn Oidi, UT.)!,
Or chi non ammirerà , che efTendo lo fleflò in quelli due poeti eroici
Q'uow's, ed AVxns,e che trovanttofi ambedue prello la regione di Poz-
zuoli, lai verità sì fcolpita, ed ornata del vago della favola nel correr
di tanti fecoli a favj antichi, e nuovi, almeno come per nebbia, non lì
parò d' avanti ? Forza e dolerli , che si ftiblinii poeti fi leggono o condebol lume, o per trame piacere fuggitivo , e non per iflruirfi; e pcr-
ciù n' è fognila imi ia , e della geografia
de' tempi più belli , cioè degji eroici ; benché non £ mancato qualchepiccol raggio di vero nell'età men culle, e II è dubitato, che Atlante
folle in AÌfrica, perchè Paufania pag.74.9. ci avvila, che quei diTana-gra citià della Beozia dicevano, che in un lor villaggio avene fattoi™ieggioma Aliante : ma mi fpiace , Che poi tale icriltore Sciti ì weifi
fopiannominali d'Omero, come Te quelli il volcfic in Beozia: a me ba-
lla, che non fi fa trovare femprc in Affrica, ed il contendere degli au-
tori fa Benfare , che non fi era lìcuro della dimora di lui : aggiungo le
parole di Paufania per taluno, che non ha agio, 0 gl' incrclce di con-
fultarlo : Tb%srÌt n infia^éfjti'.i y.yj- i\'l-.'s-y.^; ) i.-ioìiStx A'V^cu™
laSsueto. iro>jjT/;iJ-^KHf ni H M yb£ furi, v' m «Jinu 1 TrroiijTSai
r£ yStìpilfi» ™ A"ta«™4, «.t.K Pehfin, qui dicìrur vini! (Te-iiagin) ia eo Athntim eotifediffe fermu , & qut fub terra font, O"rei calclles exalla nimis diligtnfta imitfliguntem ; quod tib Homcrocii/im ditlum «crawl : indi recita tre veri! di quefto poeta , SitamiStyinf, «, t. K già da me riportati pag-7i- Ed ecco , che dono affai
ragioni folìenute eziandio dall'etimologia Fenicia, e d»U' autorità grave
d'Omero, e d'Efiodo fi è renduto in niun modo dubbiofo, che Atlan-
te fi era in Pozzuoli, anziché fi finfe lo Arili), che Oceano,04. Non fi creda , che porrò in abbandono ciò , che mi fi potrebbe
far contro, cioè le parole qui innanzi recitate di Omero, iyei & H^ntf«imi (A'tJ.h) laufxt, <£ ymi ti, < ifwii «kjìs Ifcsm , cdilClarktil quale di frefeo le ha tradotte , ci di , fiiflhtetguc columaas ìpje
{Alias) languì, qvm tirrsmquc , rallini diflermmeta : di certo fe
AtUs è lo fieno , che Odami , fembra afiài importuno il dite , cheregga più colonne il nofiro Oceano , ancorché (lavi della favoli , e fi
tinga gran gigante ; ma di leggieri fi ripone , che rinvenuteci il vero,fi vince tutto. Altra non è la mente d'Omero, che l'Oceano, ovveroAtlante, perchè egli il vuole ncll' cltrcmitì del mondo , fia il fofienta-
li vanno ad innaffiare. N è lì dee interpetrarc calumiim, perchè
Tom.I. K. fi sa,
94. Fertili fi i ferino, clic AilanieAiWf *ii"i ,tt(imw«r nuova noiiont di *i»r.
74 1 FENICI PRIMI ABITATORIfi sa , clic quelle, le quali cuoi;™ ni -no ali ordini ardii te rioni ci, fonoù' invenzione aliai i'i il Ir,
1 :.-! e!-' tempi eroici : e ni duole , the vo-
ce, che fpeifo li tiw.i in Omero , fi traduce b/:»»w , quanto fareb-
be pifi deano dirli fir , tjnto più, die odi' II. cri OJ. non v' ili
Spuria, falcimeli, c >r:i-cbc vi li ruivcnv'. il veri,o;™.ie invece di total
nume quelli s'avvale di *i'-<. Croi», per non i!ir Imi ceno, clic Ovi-
dio fi fu felice ad incender Omero ,esprimendo il penliero di quello nel
6. de' Filiti V. SS> Tivrs fiU }h,i,iu ,;:,!/; [:,!:::„;;:- il, , I]-
dir col:imu.ì , pere 1.: ben fili cr.i miro , die kÌ:.,» in Omero avea alita
nozione . Anche .ali nitri poeti si Greci , comic Latini, che riportano
quella finzione d' Atlcnrc , non lì limo :cmn oli ti nui alla voce co-
luimis, ira ebbero io ifìiie la fc:n;>l:cc ci predi:.ne , die quello legante
leceva, come di l-alimicritii , I' immeiifo pelo c.-'vfl; , ed Lliodo Hello
dice foltanjp «n-.V !>/ *fi>'; :, < yh-T-n
, r.-.-fw,©" m.ih/èui
rejfit v. 517- Euripide in v. 1. ufi più Ichictru parlare : A'rtat d
^it,K!iiT[ >unis siai'i» , t);i:J tar.-iV s'/st '}.-.• :
, vfr/nr «mi ha-
inerii calum , D-.-t.v.iu mii:.f.ir.,;i t'..r,-ù-f::i:hiem . Più femplice-
mcntc di tutti Virgilio li c:pr:n'.c. e ci dà ];> y. ce Omerica neri in li-
gnificato di fuìc\:ut-.i nel j, :.i?. d.d' Eiv. il Ail.mtis duri, calia» qui
vertice filili! . Anele lv.ii--.iiee nd.' I cedilo v. 747. altro non ci dice,
tìsw»* «viii h'» AVmt ;7 f. , ci,c elle foiìietie Atlante i confi-
ni' del cielo. _C: -he il li .io L'dd., n.i lVtcìc:, r,:.,uc l.i v..._-
htmnem fu/Hi!,:.-! fa: ..m.tcì; li t..ic.!c_- cndic ncTcrfizion del Faw:poteva tifarli feria. voce da c;ka,r;.;„i , non avendo fallo Elcliilo
,
come poeta-più antico dci>:i altri , U non le qoali traferivcre l'efprct
fiori d'Omero nel v.4 .au:a la corion frale, ^a,. «in,, r3>r*i>.
55. Da quei!; non jwclic autori!1 ben li rileva , clic tu'w in Omero
non dinota colu-n>i:i , nu cronicmente lìillegno, fulcimea, perchè co^l
fi vede Tradotta di piò culti autori Latini : e perdo eziandio gli lerit-
tori Greci figli del .erari Omero cfperti , che tale era il valore , e no-
™,_peri
dinotare^ che l'opra Atlante era appoggiato il c'ic'o'.'S. la 'ora
lieo lignificato di *rà> , con proporre lòltanto \' origine d'i tal voce,'
la
quale da se efee da iva, tuta (comediì 0:1 ijroa. liana rnifa i Mafore-
ù dicono firn) che dinota tifile.™», ficcome eziandio altri deri.
on mai nell'una, e l'altra vcrliuiie vi li è appJio ni», ni colui»
J5. K.'.> , fu figli ificiiiont amiti non è n!,mna : voce prnti Fenici*
.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
tanto eran certi coloro, che in altri lingua mutarono i fanti libri, che
opportuno conchiurfere , che fe Omero fcriffe , che Atlante,
il quale è il noflro Oceano ,i'jjn xiasa nrupw , altro non pensò , ni
iinic, che quello brieve mare fi eia quello , ove come baie , e fermo
aj-puggio !i reggeva il ciclo. Se poi dice fia*pii tiswi , Hon fi creila,
chi: debba rimetterli ìoag/a, ma fyefiiiidns bitfes ; perchè la f^iificazion
di fuapét iì lìcndc molto, ed Omero tale aggiunto i! ;iii.:ì.l a
tu, ne alcuno direbbe fintini itntgps: e da me già s' olTèrvù nutn. 49.
che quello poeta , ed altre! StraiMic danno al mare di liaja 1' «iterodi iiisiii:®- , e filtrisi. E veramente m'è ftaco di gran pefo,e fer-
ie .indie :> eli: iv;:;-, l'sicn Urino molto d'Atlante.
96. Tra le più r.is:!;iiarJ;ioli i.ivf;le della Campagna di Pozzuoli,
come lì è derru qui innanzi , p.lìn'u vi delVrive con lunga invenzione,
e piena di millcrj quelli di ì'romctco; della quale i puHcriori icrittun rie
formarono bei l'argomento o in vcrii, o in ilciolto parlare , e jvr tace-
re i molti, li ha 1' ammirevole prime, traila ii' Llcliilo irtsu^s Ss.
s-puvw ed il dialogo di Luciano: ma di tanti , comiche antichi, a niu-
nu venire penlì-.ro , die lilii-ilo tir m.idlni n:;n parlava del Caucafomunte, e di tali infelieiflimi luoghi, ma della nollra Campagna : nè ì
moderni, benché doni dell'orientai parlate, avvertirono tale vecchio
fallo, come il Bochart, ed il Clerico, per lodarne pochi. Per ufeir ilun errore di lunghiflìmi fecolì , e mulìr.ite, elle Biodo non vuole Pro-
meteo ligato a' monti della Mingrelia, ma in Pozzuoli, baderebbe , cheita fratello d'Atlante, e nato daOceanitide, ed ìs Trip*™ yi'mi . A melèmbra ivclarc di leggieri l'arcano di si illultrc favola con dire , che i
Fenici vedendo le amene colline della regione Bajana niente erte , eclic a filli rv i li era pronto il piede , le appellarono non lenza proprietà.
arrena, e vagliono quelle due voci, che contengono tutti gli clementi
di nso^StJs, q;,ùd /affimi sft lentier , appunto, come vcggonli i col-
ir, cl-.j ri:.ino quella contrada : e godo, che in tale_guiia gli deicri-
ve Dion Cailio pag.jtfS. v-sS. ediz-di Reimaro: E'> ri Ko|jj ti Ki|Z-
TJf'h Xw&ir -n y<"- ;.
1
' M^kt-, IIitti'i.v iivy.-.nZti 15-ru ' ffpnri u ysip
ruMitùt,«J
'J-A-'s, 5u>_f.» i^'/.'-i!., che co,l traduce il gran"Rcimaro: ~Cmaa urbi eli Campanti , ibiqtie locus c/i quidam in l:,n<t
che qu 1 4. ). t
folle Hato ripulì., kitmiiibus , perchè non mai li forum -midi, ma tem-pre fruttiferi: non so perchè il iral.tlciò ->(w £:?>>«, che luona prx-
t i.:, cencio coli oltre piccoli monti , anche ameni bagli uniti
al continente. Kè (i c'ubiti , che li cica de' nienti jhffut , avendo ne'
Greci , come in Nonno ,éf©- v%ty\V,-, , », lì-.-frr-kigùs . l'cnlarono
dunque bene Ì Fenici a dar il nome fopraddetto alle Bajane colline,
K a per
St. 1* gran furala di Pratico GEnleinPoiiiiulh ori£int ili imito nome Fcaicìi.
76 I FENICI PRIMI ABITATORIper la loro facile montata : e non fi legge altro negli ottimi Tenitori,
parlando delle dolci Cui-; , ór.: l.:mrc, 'mlivis eiitm in Cefi de B. G.iib. 2. c. io. ed in Liv. lib. 8. placide sedivi colisi.
97. Da quello nome era facile a' Greci colla loro fregiata menteinvenlar la si rinomala favola dì Prometei ; perché avendo ingentilita
lai voce UH-Dia, che porreW.j;(ì pronunciar m-j.^r, erendutala ftpc^i-
S£f , che dinota m^n.j piiidcntin pnrdìtu< , -jir rtm'ii/r .7/1)11:" , (i
linfe un eroe, che avelie con Cottile attinia. Giove fteno del u io; onde lì
vide poi in qiiell' atroce pena a tutti ciana , iiVPi:i ligato con duri cep-
pi ad una rupe, ìi» m'ara, ed un'aquila lentamente Jias irrise (Sa-
le fcainpo. È fi ponga c
a la nozione del cu leni
itrchè Prometeeto da Ercole, più volte li i dette
.
zuoli; onde femore più fi palefa , che Efiodo in quelli luoghi finge si
troica favola. Ma ora mi cade in (voIÌitu d'.iiu. l'irmi un poco del tem-
po, e forfè anche della tolleranza di chi legge , c proporre una ardita,
conghicrtura , che fe 5' ammetta , farci gran vantaggio a quella nuovaopinione del filo di Prometeo : e lì è , che mi fembra non errare , fe
ho feoverto in Elio-ito nel lungo racconto di quella favola , che nomi,mali Mifcno. Il pitta ilice n=ÌI' occilinne., che Prometeo dclule Giove,che gli Dei allora contendevano cogli uomini MwJii , ecco i veifi
53S- « %K-J j-m .V f<e!«™ Bui , S/rai' t
1 i*V™Mnwif , -tot' ì'H-n. ftiyM/ Sii T«'-.
f5„ 5U(J?7
Eienim quando iifeeptabant InterfeDn -,mori-ali!.jm- bombiciMaona , ibi tutu tnagnum bovcni folletti animoDivifum propefmt Tevit metileni fallens [Ptonietims)
08. Di quello luogo detto Munii* ninno fcriltore antico n' ha /atta
rimembranza alcuna, nè pi:i cileni cucii", che il folo Stubone p.^.-^S?.
lammcnfa, e dice edere lo dedò,che la celebre cittì di Sidone dei Pe-
loponnefo , t(uì Sulws ufi-nar Mntawiia i'<s*a«, Sicyoncm prilli nomineMarmont
, perchè farebbe aliai Urano, che Elìoifo, il quale fa trovare
Prometeo prede. l'Odano, e l'Imperi, ii , altri lenitivi d'interior età nel
Caucafo , ora lo riponga in Grecia : con tutto ciò Clerico il fufticne
ncll'annot. Quindi per non render si bella favola vaga, ed errante, aven-
dola già fermata in Pozzuoli, e nel filo feno, e di necellìtà , che s'in-
terpetri lo lìcllò M*W>* , che Mifcnitm . lo verrei a non vano giura-
mento, che Eliodo fcriile Mì1ìl;\H . indi ! e;. piatoti per la forni glian-
za della 2 colla K ripofero MHKQNH , e tal cambiamento ce ne
57. «E. Alirerifiloni, the Prometto li frale InPojjuoli , e ptopri aratine inMiltno.
L'ili.: :: J e. Ci
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 77
lagniamo vederlo anche ne' falli ferini : ovvero per 1' abufo di pronun-ziarli quella , come quella anche a' tempi nolìri da più nazioni per
tacere il iropoo alfine cambiamento di quelli due elementi tra di loro
in Greco, ed in Romano , onde Servio nell'Enei.!. r.70. di maina fi
ulcite tmdforn , e da tir fi fa atm . Non li pelili alla varale di mez-za, elfcndo troppo noia la fcambicvole mutatone dell'O in E, e dell'
E in O: e per non dipartirci da Pozzuoli , divenne in LatinoA'JtruHt, e taccio li celebre voce qui in Kiiioli onde fitter,oltre Afilla, ed Afelio-, vollcr, e vciiàr, ce. Ma quello, che ridondi
a mio gran giovamento, fi è, clic S. Geronimo nella verltone, che fe-
ce d'Eufei.io, ove li parla di Clima dice : Mj/kos condita tu Itali.,,
qua nunc Cumte, quello luògo il prendo dal Pellegrino pag. lag. di fui
Campagna, ove rapiwrta tulio ciò, clic ì\i:iiìo dritto gli eruditi intor-
no a tal nuovo nome di Clima, e fpedainieiite il grande Scaligero: in-
di «giunge Pellegrino il fuo penderò, e si i: ravvolge, e l'intrici, co-
me è fuo colìume, che alla fine fi rimane pien di vojilia di fapere,che
cbnehiuda: ma quelli non era difpofto a rinvenire nella Teogonia la vo-
ce fimile , cioè MVivp, , la quale 1' avrebbe tolto fatto' ufeir d' affare.
Non per tanto non ferii irò i>:>Nigu a :|inrfl. 1 i!:>!tn Capuano fcrittore di
si opportuno luogo di S.Geronimo, dal quale fi feorge chiaro, che Mi.
conghicltiira fcnibra acquetar il fregi.) di v^rit.'- ; unto maggiormente,che Efiodo per le ragioni poco innanzi a.ìi.ite fa nalècie Prometeo in
Pozzuoli
.
gg. Ed or lappiamo eziandio , che nel bel colle di Mifeno predi)
Cuma parlamentò con Giove, e feppe tenergli degl' inganni. In oltre
piace aggiungere, e ricordare ciò , che nel num.fjo. ii e divifato , che
fili Dei lii"K) [•iirlav:i[ifi i:i quel a medi-lima regione 3 flirt' Ipk'IlslisM lie-
ììnare, e ricevere dagli abitanti ricche ecatombe: e ne'trc qui innanzi
restati verfi d' Efiodo fi legge , che M-.wr, ovvero M™» t
'
t(yiannSii!, 5,1,™' T ' tóooTii, di\:p-.:'r:r.t M::f-»:.<: D:i
, y,::;:.:!;f,fr:, etto
di nuovo gran dim;fiiclima tri ri'ò loro ; e vi fi leggono altresì bovi
uccifi Sfrjjnw§- i/iyow Sf (- ma quello, che ora con piacere ci fi Icuo-
pre.fi è, il fapere il nome del luogo della regione, ove gli Dei, e gli
e viiìolo colle di Mifeno ;*e veramente non v'ha luogo , pollìaiii e!; re
,
nel monito piò ameno, e più ricco ,l' agi , e Ji delizie: e [vivl.'sI
:. .:
famofi Cefari Romani vi aggiornarono , e vi fabbricarono gran ville,
quali imitando gli D.-i , furie p.iche .nvh'clìì eran Divi. E dobbiamodoppiamente ftupire, primo, die quelli eroici poeti erano sif.avj dc'pregi
della nultra Campagna ; indi che tanti degli antichi fcrittori , e g,i>
grafi, e de' moderni, c fpccialmcntc de'noliri (forza i portarne querele)
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7B 1 FENICI PRIMI ABITATORIdelle feguenti età, ed il loro oggetto fi fu la Iterile Mingrelia, e l'or-
rorolò Caucalb. pili SiraVi:; c\ (a ritrovare , che Sidone li dicea
anche Mihb«», non ci (a fyi.i-. ,(trilli in geografia vi fon più luo-
ghi dello IleiTÒ nome, per r.f.n uìi ir; i-al i'-!n,';.ii:)L!b .. i: Mcjfsn.: in
quella gran pr;n ìikì.i , c M-.f.w in Sicilia.
100. Accrefce vigore al mio dire , che Elìodo vuole , che Prometeo
pa
han accrefeiuta tal favola i nofieriori poeti , ne i conienti d' allailìimi
favj , i quali fi lori Vi;ii;(;i (.ir rjime in parlando di quello fuoco, co-
me anche il gran Kcwtuii , ed il laviti Tii-jrnclort recitati ii.il Banier,
il quii: r.iecitglisnAi ciò . eli; ;dtr: !z\ penfarono , ha in ulò propor-
lo come Aio , fi vegga la di lui Mitol. lo. 3. pag 4^3. e fegu. Ecco
ice. S! dimoftra,quinto fieno ili lungi di! vero uomini Joitiltmi in filini Prometto.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
E'v xmVji >*a3rxr, che tuiti han tradotto:
Turatili indomiti igriii emima tppmtiremli emc.im ru/n . E quali lo llcilò ripete
Qui nun tìLc, clic li [»rl(i l'umici™ nelle ccicflì \f.
fuoco: nè Ti fi parola di elfo elemento, ma (oltanto
re, !w i^..'l^< H.ji/i'ir:';, e eie riii:ctt 11
/r;r,:;.vj 'ijV/? Sclìt) iiiJcf-f, , ^' ag-ii:,,— poi
luii.-ire Li .1l:1.iu/.l j^.indiflìiu.i ini la terra, ed il cieli
partito li è 1' intendere quello , clic lignifica. , ti '--'>
i'L'riiru.'iito. nel tu.^e r.icc:i1ic ! r;:!;L,:
.) del lutto Sri
"' f,n,l,,, non fi tvC ;\ ..I cert^la mente d,
i vada per diverto
, non ci rechere-
I FENICI PRIMI ABITATORIli nozion vi
guifa fi vede- adoperato per uienlilc, ove fi conferva qualche cofa ; co-
me fi ha dal gran Salimmo in ìlyk }sir. pag. 5. mi.!. E. N^5^.,^ir \i-.hir.:i "j.v'cil:i:ii tir ..7 .
-.:.-! Ir.-iittim: ex sàuri, qua unguenta
teponcbmlitr : e lo )!.!!;' dk:c Voilio
'
ihjLI' Ecim. Benché quelli si làvj
ncn-.ini creano, che.t.il vuMhtai unti fpecmlmenre un vaie per ferktr-
vi unguenti; a me jvrù bdj, ì>.t irid-ri^inr liliuJo , che non fempte
fignifichi la pianta, ma eziandio un ittrumento , ove li racchiuda qual-
che cofa: anzi mi giova il conieflàr di Salmalio , che non sa, onde è
nato, che vtfaZ dinoti un vale nel lodalo luogo pag.tf. col. I. A. Cut
/trinili uagtuaiorw /ir .ipfsll.:,,: fi,,, ,nrfrtr , CJs.
ni;. Ma giac'hc q1.:.!: rumo ciucitili ;:no Li -.ito ad altri imponer
!a cura di rinvenne ,ji-rvkè li-.'t-ii s'.uiopcri per una pianta , ed anco-
ra per un vale, fi tenterà da me la ragione, ed altro mezzo non v'ha,
che 1' etimologia , la quale , chi ama tali fludj , la riputerà felice . Si
ha in lingua d' oriente hj , che li può anche (criverc ni , onde poi
elee bene »>i»if, e vale tufiadire, e anche cuflodia, onde ne' Proverb.
io. iK. li vede tradotta fahaxt da' m. la metatefi della R è troppo
nota, perchè è frequente in ogni lingua, onde fi ha Sear®- t e ìxp*&,
et. e le fi chieggono elempj dallo (tellò Fenici..! p.irkre, ve n'ha aillii,
e per darne uno fimiliflìmo alla voce m , appongo vj , che ne' Tanti
libri fi vede fpeflb tu, e dinota abfadtt o dell'una, o dell'altra maniera
ferino. Sicché regge bene, che vi;isf- ftè.ufato per amclc, che ferba,e
cu Itodifce .qualche cofa, anzi quella dovrò eHcre la liia primaria fignifka-
zionc,perchè nt'lanti volumi niìi antichi nella fola nozione di cullodire
li rinviene : e cosi dee prenderli in Efiodo , elìendo anch' egli di rimo-
tiflina età. Invi tic' l'r.jkti ii.iunto,
qll.icuìo già li era qualche comu- -
nicazione co'Greci,soucrva dinotare virgultum ,/urculus,gertnen , fi
vegga Dan.il. 7. Iliia 60. 11. e nel cap. 11. 1. vi i la gran profezia;
Egredict«r vìrgn de r.idke jsjfi , rr£> Tenera isn , & furcuìm dtri:J.:nbns e/ut enfici, S.Geronimo ha daio ni, fiat, avendo feguita la
verfione de' LXX. i quali han pollo afi©- . Per ultimo , perchè »op3ng
vale eziandio mrìum,perticai, in tal lignificato anche fi truova ne'iem-
pi polìcriori degli Ebrei, Ifaia 6%. 4. u'1
?' CfllUai , in delubri; perno-
Dubitili, e non intendo, perché iti Greco fi fcrillè 11 tùt cn>ikù>n, in
jpclunrii . Ed ecco cume ben fi corrifpondono il nome Ebreo , ed il
Greco in quelle tre nozioni di medile, di pianta, e di portico ; e quin-
di fi vede , che I' etimologia da me propolla va a fegno , perché pro-
pria , per non dir vera . Intanto non mi fi contender! , che lec-Srif in
Ina vecchia origine li prende per un iitrumento da ferbare , indi dege-
Lavate daMol li Ignorai) noti hi fitto fipere, 011 Jcprefc il fuoco Prometto.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. (.
nsrò a dinotar aliro. Si dipartirono dunque molto lungi dal vero tanti
comentatori d'Eliodo, comedi è dottifiìmi, quando in quello famofo ver-
Ib ir >si*ui rapShm difltro, incarnava ferita, e non pofèro mente ali*
piii vera, ed antica nozione di vafe , ifirumento,ec. con dire incuneava
organo ,j'upcllcllìli , &c. e potevano anche ulare Jptcula , fenza temerne
male, perchè con quello folo mezzo Prometeo era valevole ad involare
•n>Ài,.-,-. yi IS:, usìrfipii luccm ; e non far penfare ad un lóvrano poeti
d' un» maniera si grollòlana , che lì portò fino al Sole , e ne rapì il
fuoco, ed il racchiufe in una fievole canna, io concava ferula. E vor-
rei apprendere, Te fi può dire la'Mn©- idi'*©- , calamus concsvus, ov-
vero xtek, 'jftcuw, perchè tali piante diconlì più lofio vote, che con-
cave, io non ho tant' agio d'oflcrvarlo , onde il rimetto ad altri , che
104. Avendo lo in quella nuova guifa ìnterpetrato Eliodo intomoal {urto di Prometeo , e dubitando , che non mi lòffi lufingato male
sì contefa anche da' primi ingegni per cagione degli fpecchi ufior} attri.
buiti ad Archimede , mi venne talento di comunicar , quanto qui hofcritro,a favj amici, e qudti rimalèro lbprapprefi per la novità del pen-
fare, ma più per le ragioni, che lèmbravano ponenti a doverli intender
cosi Elìodo : folo mi s oppole , che efltndo sì vecchia tale invenzione
,
indi ne'tempi meno antichi non fe ne rinviene parola: ed uno, che ne-
gò di piegarli a crederla, difle, che' fe ciò avene proporla il poeta, fa-
vi fpecchi : ma io gii aveva antiveduta si fievole difficulta , alla quale
zione°di quefli uftorT iflromcntì^'mf cIk i fildòfT, e matematici de'
nollri tempi non molto curano I' invenzioni antiche , perchè fludianlì
lòlo di ritrovar delle nuove. Son ben noti predo Ariftolàne nelle Nubinell'at.i. fc.i. i velri convelli
,co'quali il comico fa accendere ogni materia
raccogliendo i raggi del Sole:cdecco che giàfacevafi ciò comunementetre fecali e mezzo avanti Augulìo : ma fa mefiieri rinvenir altresì preC
fo gli antichi gli fpecchi concavi, per ajutar la nuova interpet razione del
fuoco di Prometeo in Elìodo, il che fe fi truova, fi renderebbe certo,
che ciò volle dire il poeta. Io fimo flato febee in ricordarmi , che Plu-
tarco nella vita dì Numa pag. 66. dell' ediz. di Parigi deferivo quelli
fpecchi ufando le medefime voci d' Efiodo , e mi fpiace , che il luogo
è ben lungo, e malagevole molto a proporli in altra lingua, tanto più,
che la verlione Latina , ed anche quella dell' illufire Dacier pag. 307.non fi confanno, quanto li vorrebbe , colla mente di Plutarco , e gli
fanno dire gì' interpelli ciò, ch'egli non mai pensò . Meziriac nell'an-
notaz. alla vita di Numa pag. 553. pretende dare gran luce a si ofeuro
luogo , e fi Iludia per mezzo delle fczioni coniche farlo intendere , eTomJ. L co-
m4. Si tonfami con Ariflofine , e Plutarco 1' antichità degli fpecchi ulloii.
ENICI PR 'ATOR
cendeifcro ni
am:li concavi . E fiecome Efiodo ufi la voce *k* , radim , li flelTa
lt.ua t.J; Li i-nr.tc d' Lliodo, li e l'età di Numa, il quale pochinimifi-culi vi!
1:- :nn!. imi l:hl!ìu quindi il leggerti tanto antichi u-
li fpccchi niente offende il veto, giacché eziandio Plutarco gli fa quali
vicini a tempi eroici ; e non avrà ragione Mezinac di richiamarli di
quello geografo, che di lunga antichità a tale tft rumente, uflorio,quan-
do dice : Ccrtn il a y a tini -Militi àam f Moire , doni 011 puijfe
renìfiUir , q«e C ufaie de rei mitoim alt hi co»„<i devant le tems
dArchimede , qui
poteva fatine ,
potei di si grand' invenzione , trovandola ornata di favolofi a.
accrebbe più lamia ammi razione,che il Mazzucchelli, il quale ha uni-
te pochi anni fono aflài colè, e molto iàvie intomo alla vita d'Archi-
mede, e nel num. imi. rapporta, quanto fi è detto dagli antichi, e
nuovi fcrittori degli fpccchi incendiar; anche parabolici, affatto non fa
menzione di si luminofo luogo di Plutarco, ne so fe per dimenticanza,
o perchè era malagevole molto l' intenderli : ed era a lui di neceflità
ri;urdiir!u , l.'.x-nJu lunghe ofiervazioni catottiche fopra tutto ciò, chegli antichi hau riferito di tali iftrumenti : ma ft melhcri eflèr liberale
più preflo a credere, che gli fpccchi delle Vertali gli sfuggirono: e que-
ili certamente le ave-ii leonini, ;iie 1:1 Elicsi) v'era si nobile inven-
zione , avrebbe ornato il Tuo lungo dire intorno a si bell'argomento.
Non devo perù cRèr di couume cortefe con il noftro Orazio , il quale
ira tutti i Latini fcrittori fi t avvicinato a' Greci, non per tanto leg-
gendo in Efiodo quel n\l<f.n , furami, dille di quefio ritrovamento di
Prometeo, con ifvantaggio di fui fama, nell'oij. del lib.i. Audax Ja-peti genm lontra fraudi mala frtntibus intuiti .
106. Qui dovrei por fine di parlar di Prometeo , perche ora m'av-veggo
io). Biodo, e Plutarco uniformi ai' vocaboli, per ifpitEire tali ifinimcnu.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. Sj
veggo d'averne dello mollo; ma con tulio ciò a me fembra il dilcor-
fo manchevole , fe non aggiungo brèvi altre cofe , per compir bene .
Conviene » me proporre alfai pochi tra' molti (ìrani penfamenti d' ik>
mini b:n noli in fapere intorno a quella si rinomati favola,pt'rdic m
tal guifa li renderà più certa ciò, che io vi ho divifato. Alcuni di quelli
han creduto , che in cna fi afeonde la caduta degli Angioli , e che fu-
rono flretti in ceppi non nel Caiicafo,ma nel cupo Inferno; altri, A-
damo l'edotto da Eva. S'è ferino, che il monte Caucafo era un olfer-
vatorio , perchè Prometeo fi fu un grand' altrcnomo . Anche negli an-
tichi , come Erodoto , lì legge , che l' aquila fi era un fiume rapidilfi-
mo di tal nome. Il gran Bochart vi tniova Magog, nome troppo fil-
inolo ne' libri fanti, ma non so, fe nell'età convenir polTonoPrometeo,e Magog , comechè il Clerico fi frudia di unirla ; indi quelli vuole,
che Gog lia Epimeteo fratello di Prometeo: a me perù fembra, che fi
fcrivono cofe si pellegrine,per moflrar più pretto grande erudizione,
che dar opera , e tempo a proporre il vero , o almeno il verilimile.
Altri il fanno Noè , e s' ingegnano di compararne i gefti . Il Newtonil vuole nipoie del si rinomato Scfoffri, e fi «drebbe dalla Scizia ira-
fportato fa Egitto Prometeo ; ma taluni vorrebbero , come effi dico-
no , che tal fallimento folle apfuyé de quelque autorité . Si finireb-
be dopo lungo indugio, fe mi piaceffè unir qui tutte le Arane opinioni
fopra quella favola al certo nate, perchè fi t voluto feovrire non quel,
che fcmplicetnent; ce ne ha trafmcllò Eliodo, ma quel moltiflìmo, di
cui l'hanno aggravata ecceflìvamenre i poeti nelle fèguenti ftagioni , eIjiecialmcntc Efchilo, per tacere Ovidio, ed aliai altri Greci, e Latini
Icrittori ; e ficcome dice un favio de' giorni noltri , fi è extrhmemcntdffignTÌc,& cu y 'Sflii unt infiniti d'allegoria, mi egli con tutto ciò
anche ci fa vedere Prometeo ora in Creta, ed indi nella Scizia , e nel
monte Caucafo; e di tali cofe nulla ne dille Efiodo. Quindi dopo tan-
te incrcfcevoli,ed infelici interpetrazioni , per non dir rnoflruoic,c quali
di Uretra neceflìtì penfare a quel che ne fcriffe Eliodo , con toglierne
(blamente il vago poetico , con cui l' ornò , e fi ridurrebbe , che pofe
mente al valore della voce H>siM&«lk , la quale dinora uomo ricco di
prudenza, e che sa gran cofe rinvenire : e perciò il poeta gli attribuì il
maravigliofo ritrovamento degli fpecchi ultori,^ e veramente un de'
107. Ni credo enervi chi nieghi , che le parole d'EIiodo nli'J.w
i. t. \ riferite nel num. ioi. e polle da me nel fuo natio lume , altro
prende la mente del poeta , perchè li fcoifje niente (Irana , ma fchiet-
ta, e fpedita da tanti chimerici penfamenti, quanti poco innanzi ne
ho raccolti , tutti a cafo , ed in fecoli meno felici inventati , e ferirti.
Non per tanto qualche raggio dell'antico vero fi mantenne, e fi vede
io*. 107. Sitine imerpeiraiioni di lai favola. Antht Efihil o pula di quelli Tpcccki.
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84 I FENICI PRIMI ABITATORIin Efchìlo nella fua immortale tragedia di Prometeo ; ove in aflainimi
verli, cioè da! 47;. lino al 505. ci fi deferive qnefi' eroe inventore di
tutic l'arti, e di tutte le fetenze con uno lìile pieno di maelU,comeè colìume di quello tragico, e porge gran piacere il leggergli, e com-
pie il Aio lungo dire con quelli due:
riiVu ri^nu 6»™» U nMftf^ias.
Ubo owtfM -ucrio omniii fummatim aecipe,
Ornati arici morrai/bui n Promithio.
li vede dunque apertamente , che facendoli quello un filofofo fornito
ST.pili recìir.dilu falere, e fpecialmente diltinto ne'filici efperir
"Shito—
, ficcarne il vuole Elchilo, non fari di rt = .
ventole degli ultori fpecchi , de' quali Mtanto piacque ad Efiodo fai
menzione, come uno AS p'iìi 11 irlx7Ì ddl' mn.in.i m.'ir.e , Ln olite
penerebbe a credere ezi;indio chi i à' animo condefeendente , che horawilato, che anche Elchilo ci ha tramandarci , che Prometeo trovò
quelli ultori frumenti, comechè gli fcoliafli , ed i dottiffimi l'uoi co-
mentatori tutt' altro ci videro . Fra' verii di fopra accennati v' ha il
497. ed il 40S. ove fi dice , che Ira le moltifiime cofe ad utile degli
nomini da tale eroe inventate vi etano
. . . Kw %\<r/amì a-pfai™
E^nfiiuiimi, -rpirSw Ò-rr' Ixifpiitx
.
Quali verfi ci li danno tradotti nella fplencUdilììrna edizione del Paw :
. . . Er figlia fiamme?Revelavi , aure ratigini-obiiiHa
.
Ma faceva di melìieri riflettete , che cotal verfione nulla ci fa fapere
,
e fenza fallo fono più ofeure le parole Latine, che le Greche; all'op-
polto dicendofi «Vita™ fluirà , arcana lucis fiammanti!, ed t&pwirimi
, paieferì ,expofui fecundum easopitex , oweto exoptict lege<
7
ognuno avrebbe mtefo , clic lì parlava di macchina tritona medianti 1
raggi del Sole: bifognava però, che lì folte prima penfato, che Efiodo
aveva incifi prevenuto Efchilo , e che i due poeti fi davan vicendevole
luce. Sembra veramenre cofa prodigiofa , che tanti uomini sì favj , i
quali han latti tanti conienti a quello tragico, ed alla Teogonia, nonScoprirono , che fi facea menzione dì tale iftrumento , e s' offitfearo-
no in tanta chiarezza.
108. Non fi dee dubitate, che la voce o-Stia dinoti areanum, aven-
dofi anche da' vocabolari : ma a me piace avvalermi d' Omero 11. r.
187. 1S0. ed Od. log. ne' quali luoghi n&untt non fi pollóno inten-
dere, fe non di cofe arcane, e difficiliuune a faperfi. Ma balla il Hoverbo &u,uf«Ku«i , per reftar ben pago , che li parla di luce rineflà,
cfléndo edo addetto alla fetenza catottica, e tanto vate tUpwubt, quan-
to <ait(j(«wj. E *ivo licuro, che ogni altra in terpe trazione, che ii dì
10E. Coo buone iitiani fi pruou, tic Efchilo fi menzione di tali Uhi]mimi ultori.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
a quelli verlì d' Efchllo non acqmetnà mai 1' animo di chi legge , co-
me quella, che ripone lo lcohauc,e forfè fi i la meno molclta, e rin-
crefcevole : T« ijs^-i-rs njpnn i» ™ Sui ivpòt fianeiiii ™}Ji«ì is-xs
insani?iyajr» , il, lo li dice, che Pro-
meteo co' ^.Jj-aiTDÌi ffii(t3in palesò, come lì dove-ano prendere Eli atlglV
rj per mezzo del fuoco , che prima erano a tutti ignoti : ed ognunovede, che Efchilo ivi affatto non parla d'oracoli, né mai fi rinviene,
che i Greci avellerò ulàto il fuoco per ifpiare l'avvenire. Non vi è na-
to piii lemplice uomo d'Eulhzio, il quale vuole franco, che quello sì
bel luogo del tràgico s'intenda di malattia d'occhi, >Jr©- o'(uio'™>,che
dicefi propriamente \i'»i>fia e devo forte richiamarmi di Stanleo, chemi porge nelle Tue note in Efchilo pag. il Urano penlìero d' Eu-ftazio , e non fe gli oppone ; con tutto che ha fcrìtto si bene intorno
alla lìorìa degli antichi filofofanti ; tanta è la forza delia prevenzione,
che tali fpccchi non li erano rinvenuti in tempi si rimoti !
109. Sarebbe opportuno di cenare da si lungo difeorfo di Prome-
teo, che Elìodo fa aver i fnoì natali nella regione di Pozzuoli , aven-
dolo detto figlio di una Ninfa del noftro Oceano, e fratello d'Atlante,
the ivi anche li rinviene; e taccio l'altre ragioni nel mini. 96. da meaddotte; ma devo aggiungere, che il grand' Eli; hilo nella tragedia intro-
duce fra 1' altre perfone anche I' Oceano , il quale fpeuo parlamenta
con quell'eroe, per temperargli l'alto affinino delle file catene; non per
altra s'avvale d'Oceano in quello grato officio, le non perchi Ielle in
Enodo, che Prometeo nacque preffo tal golfo ; e fi vede , che non ti
perdon mai i primi lèmplìci raggi della favola, la quale col correr de'
fecoli s' ingrano ifee , e Je«cner.i . Inunln di imi li ha il piacere , chequella noi&a Campagna abitata da' Fenici ha fvegliati gli animi do'
poeti a tramandarci ai vani uggioli notizie dell' antico fapere , e farci
ufeir d'inganno, che l'età eroica nelle finche cognizioni era infelice :
ed ora ci è lecito penfare, che fe il tempo, il quale tutto divora , ci
avelie ferbati i volumi ci i]i:"L-.: vivcliie ll.igiuni, aliai invenzioni, che
ora fembrano nuove , fi rinvenirebbono antiche , ed occupate da quel
fublimi ingegni. E giii fi è detto, che dall' aver chiamato i Fenici la
piacevole corona de' colli, i quali cingono il feno Baiano twtJlD , chetuona Io lìdio , I
1 n 1 ne uno, che co-
arti, e fetenze, quante Efchilo ne novera nella tante volte lodata tra-
gedia : ed alla fine fe gli confidarono altari , e giuochi , e fe gli fece
culto divino, Paufan. pag. 75- E fe fofle mio argomento, mi piacereb-
be raccogliere tutto ciò, che fi è (crino di quello finto eroe , non ef
fendovi icrittore , che non abbia voluto ornar i fuoi libri di si gran
nome : e riporterei eziandio con lunghi commentar] i due egregi fo-
ie;. Si reflringein brìeit lutto eia, che fi ( detto della gran favoli il Prometeo.
I FENICI PRIMI ABITATORInumenti figurati , che fi veggono uno neU'jfrttfllM expliquéc voi. up. a. e à fi prefenta Prometeo formante l'uomo , e 1' altro hi Admir.
Rtr. Ani. ove fi truova quelti figaro ad una rupe , ed Ercole , che ne
con tutto ciò fa/io ancora, perchè il piacere, che ne ridonda, di lena
poi Tempre nuova. Quindi con qualche rinerefamento ometto altri ver-
li , ed altre favole , ove egli numina 1' Oceano , e li dee intendere il
nollro mare, ed ognuno da per s.- pi .: 1,-i^.ir:.- , c:!tjidofi gii riportata
le più malagevoli , e fi 4 mollrato , che Efiodo preflb il feno di Baja
le vuole, e finge ì imperciò non imprendo a fpiegare quello, clic egli
dice nel verfo e feg. della Teogonia.HfM'iji S' KiaWii -n'*f *>.vtì a'tamìri
TUptifit Ki>i» *, ^ AjVtIui &xb\ì*
,
Altri* 5' ifis fam&fin H'rtlcio
Ks'flu> Q'«h™« iA«*iw m-mmìo
Js/i fliinriM ìnàefcSfo pcperit inclyta OteaalaaPerfeis Circcniqut, & Menni regem,JEetes aueem filini fpUnàmlis Salii
Filiim Oceani uìlims fiumiDuxit Deomia ronfili» liyìam pvlchmimam
.
Già fi è dimoltrato nel num.41.che Circe dimorava nell'ilbla diPonza,
la u.i.ile mi: i ti !(.!;-:
li;iir.Lii;i lini mure di Pozzuoli , ed in oltre , cheOmero vuole, elle quell'ilòti fi chiami J£ta, e che qui altresì il Sole,
e l'Aurora (li vegga il num.4;.) abbiano il lor foggiorno, ed imt.it}
ormi, conforme li è detto afilli volte , clic hanno ncli' acque di
Pozzuoli; e perciò qui Efiodo , il quale non mai è vario da Omero -
fa quella gran maga figlia del Sole , e di una Ninfa dell' Oceano : edoltre a ciò finge quello Re Eete nato dallo fieno mare , e prende in
ifpofa la^giovanctta Idiia incita anche dall'Oceano: e fono ben d'accor-
do quelli due poeti e nella favola , e ne' nomi . Ometto ancora , che
nell'Opere, e ne' Giorni v. 555. dice: <ir)fj)
A'pitlìs©* ijmXìhu» lift! fi'.; Li-/.. zi .
ArSuni rtììnqusnt fienai fiuiìum Oceani.
perchè li è inoltrato fovente, e fpecialmente nel moneti, che il Sole,
e gli altri eziandio fecondo Omero fi vanno ad innaffiare nel maredi Pozzuoli, di nome Oceano; e farebbe alTai molefto il ripetere tante
volte, che ambo quelti poeti nella regione, ed acque Bajane han finta
la maggior parte <kHc loro felici invenzioni.
111. Per non ellcre altresì lungo ,avea io con avveduto penficro tra-
lio.Si IpicEa.pcrth} Cine anche i nati prcfToPoiiLioli.e PAtlnro fibjem iicirOccano.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. S7
JiilcÌato di parlare <kl'.,i gr.i/ii lj fa'/da Piiim;i, quando prima di
palefare,che Efiodo in nominando Oceano intendeva il noflro Cratere,
mi (Indiai di dure buuiie ritirili jvc, ciic !o fleft. fi rjvvifova nell'Iliadi,
ed Odiilììi , c lì diede gran Ilice a più tàvole , che comunemente cre-
disuui erTere fiale finte in bntanifiìmc , e barbar; regioni ignote al
grand' Omero . Ma perchè ora remo, che non (i pcnli vanamente averio taciuti i Pigmei
,perchè era duro interpetrar la loro guerra colle
gru accaduta presti 1' 0„'ami , mi pijcc qui farne pericolo, henchè in
luogo non fuo, e mi fembra, che ne ul'eirò felice. Altro di quella fa-
vola non ci dice Omero U.S. v.i.
Teiits fiìv r,
;,it<- t fV™, ootiSis vi'
AI Tini Si -/kì-'.-ì «iy.i , < ÌìÌT$x-at iji3f,v,
A'»5p«i Hyi.'ìr.si finn, yiòi ifl'fJTm-
HVjjh 5* ccqx toì^i vxxfiiì f^j&r ifàqtprtrtat ,
Troiani cura clangore , clamorcqm inredebant fumi ami ;Et -velai clanger gruum e/I in aere,
Qmx potiquam hytmtm fiiìunt,& immtnfum imbrim,Cura clangore in volani fuper Oceani Jiuenla
Vìrh Tygrasis atdem , & taerteta ferenti! ;
Aerili quidem ipfc noxittm confUCìwn infetunt.
Avendo io con tanti documenti, autorità, e ragioni fVelato, che pref-
fo i due eroici poeti Omero , ed Eliodo l'Oceano 11 era il mare di
nufira Campagna, e fpccialmenle quello di Pozzuoli,e fue vicine fpiag^
gè, dì si e tal maniera, che fe ora vi ha chi il voglia contrariare,?!
inoltrerebbe dì non volere intendere quelli due grandi fcrittori,ed dftr
più predo cieco, che vcggenteie quindi feOmero qui dice, che le grufuggendo il rigido verno lì portano it'Q'hm™» cimi contro a'Pigmci,
qvìdta gente, che il divino poeta chiama J>S.m, -Siri, devonfi trovare
di neceffirà in Pozzuoli , comechè fieno a tal lunazione contrari tutti
coloro, che hanno fcrir.ro dopo Omero , acciocchì qucfti fia.collante
,
come Ièmpre e, in geografia. Or per ifeovrire .onde è ufeita tal favo-
la, e perchè fi pensò, che in Pozzuoli vi erano gru , e Pigmei, altro
mezzo non vi e, che trarre l'etimologia di quelle due voci Tìn^uum,e pipami, feguendo l'orme de' più favj del nofiro felice fecolo.
rit. 1 Fenici portatili in quelle noltre contrade enervarono preflb Ba-
li eflèrvi delle grotte, che fece la natura, o l'arte, ficcome narra Stra-
tone pag. 375. deferivendo l'abitazioni de' Cimmeri vicino l'Averno, i
quali in tali grotte menavano lor vita : Ali nmv ò^fi^nn m a'Wj-
ti ipojray, >cj tb? eiV uCTnÉiii Sj^itSoì, per ayptat quai-
iam inrer le commeare, aofpirefquc eaiem via inoranilwn adducere:
e pochi verfl dopo foggiungc , «irai l£i- «fiLtiS-M r£i yarfuÌTiii ,».t.?l.
hi. iii.Fìvo1i de' Pigmei in Pozzuoli, rit^s»:, e ji>>oi, S'"!! >vo" Penicita
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S3 I FENICI PRIMI ABITATORInoli* e tcrrtt ifaliÒHS prodirc ,
&"/-. Siamo dunque ficuri da s) ac-
corto geografo, che fin dill'etl favolofa vi erano in Pozzuoli caverne:
quindi i Fenici doveano ad effe porre il nome, e le differo nel numerodel piti b'djib, che fi può pronunziare pigmm dal tao fonte djid , il
il quale dinota franger! , contcrere , mallcus , &c. Quindi Pygmsi in
fila origine altro non Tuona, clic qued fòiba! ntìtritum e/), & exca-
Imma, e cosi fi formano le grotte: ni fi creda, che quella etimologia
fia tratta a ferito, quando non foffro difagio d'opportune ragioni, che
dall' aa'mdevc , e dall' exer.-.n-s e!k' iib'.u.m prelo il nome;perciò da'
Latini fi fon chiamate rmw, e da' Greci «nn, voce, che si gli an-
tichi granulici , com-j i nnnvi rr.is»: in -ifi ni óra TircirSn , e ersi
iirpw farebbe riftretto da ««arra,., ^jraJ petfartaum eli ; non è dun-
que flrana, o mckhina cofa, che i Fenici liifliro k grotte eq'BJB,ifl.
cifimct, ext.rjMÌoim . Non meno e vorabolo orientale yiptuAàr, aven-
do noi ina, e nel maggior numero a-i-ni geronim , onde 11 ha natu-
ralmente fifoni , gtuet; ed il verbo Ebreo, dal quale nafee tVM, an-
che dinota conciliti, : .j/j-;mi-, i';1
/, quindi quello nome dee lignificare,
jjforf exctjfum e/Ì, e le grotte exfci'tdunrur . Ma quello , che ferma
quello mio dire fi è , che 711J ne' libri fanti vale , ed i moltonolo, che tal voce i lo fleffo , che cripta , crjcmi , e ciò fi ha da'
vocabolario ed io aggiunsi il foto efcmpìo di Seneca, il quale deferive
tiell'epift. 57. la grolla, che fi vede tra Napoli, e Pozzuoli , e la di-
nomina fateci, il che è per me affili opportuno, Falciandoli , che iFe-
nicì dinero bene in dare il nome ea'JYiJ, finca, alle Bajans caverne:
A ceri/mate noi haphì excepit in crypta Neapolilana; mhtl ilio carceri
hngius, nihil illis fiveitus ibfcurìus, C?c. E veramente quella orien-
tale gente dovea imporre un nume a quegli antri , ne' quali i Cimme-ri facerdoti davano 1 loro oracoli, ed ora Tappiamo, che fi diflèro fìg-m'tm , e geronim . Se poi rawifiamo due nomi d'una (Iella cofa , e gli
troviamo diverti , deefi credere , che elfc grotte erano di varia grufa ; e
mi piace, che anche Strabene ne'due luoghi poco innanzi lodati ci dàdelle medffime due vocaboli, òpvyprrm., e x**!1*™ Mi farebbe fpia-
ciuto, fe non avelli rinvenuto i nomi Fenici di quelle Bajane grotte,
che Stratone le vuole antkhillime , e ci fa fapere, che pi i Romaniad imitazione de' Gmmerj ne formarono quelle , le quali anche a' di
nnllri s'ammirano: perchè le parole del geografo pag. 375. fono molte,
m' increfee riportarle
.
ti). Se dunque s'ammetteranno l'etimologie delle due voci d'Ome-ro n^fijìoi , e pipami, le quali Polo a coloro, clic fdegnano l'orientai
fapere, faranno in odio: fi avrà pronta, e naturale l'origine di sì bel-
la favola , e fi è , che i Greci penfarono foltanto al valore di quelle
due voci, che hanno in loro lingua, nella quale my/ii dinotapugnai,ovvero ««Jffli, atbiius ; e ytisufà-, gens: quindi coUuigegno lorofcor-
to,iij. Anche dsjh inutili fi risivi (Ber veri l'origine Fenicia di fh^iau, e >i>«<~.
DELLA CITTA1 DI NAPOLI. 89
to,ed avveduta, per non fare euere oziofi i Pigmei, e le gru, (infero,
che quei follerò uomini piccoliffimi ,quanto un cubito , i. quali veni-
vano invaile a giornata colle gru . Ajuta il mio nuovo pentire intor-
no a si rinomala favola noi Iblo l'origine orientale di quelli due nomi,
ed altresì che Omero vuole, che le battaglie fra tali nomini, e volatili
acca .lavano, prefio l'Oceano (il quale ne'due l'uoi poemi ora non fi potrà
dubitare cfierc«il mare di Bajaj ma altresì, che a'l'igmci venne talento
di afialir Ercole, come ci dice FiMrato, c fi è più volte da me fatto
oiìcrvarc , che fi è finto queir' eroe in Pozzuoli : di vantaggio aliai au-
tori ci han tramandalo, di-.; lai: noinini pi;™liiìì;:i: clii.muvanfi anche
Tr ijfj.ii Ikcomc m' idra i Ice fra gii altri il gran bochart pag. 115.
probant : e pochi veru dopo recando ¥ autori:! d' Arillotele ci di li
ragione di tal dinominazione , cioè , che foggiornavano in grotricelle
,
Tea;. >..>,7.!:->i V k'-H -.i-i rl.'in, Silura estimi t/s,: ,1 .miu-.-t, funi trwlady.
tu, e s'intende ciypliilatom incolte' ; ed in tal notti: li è rr-.nt.'.T.ila
la prima originai nozione di ea'fijic,piumini ,i-JfiiJìi-'"-' ; tanto è gran-
de la luce d:I vero , clic non mai può interamente rimanere alcoli.
Ma ora entro in confufione , ne so Ce troverrò modo di ben rnkire
in mollrando , che il moltifiimo , che fi è Icritto in ogni età de' Pig-
mei , tutto è chimerico , e lontaniffimo dal vcrifimile , non che dal
vero; tanto più, che debbo ferbaie x^.i-.a; imii.-raò (limo mio pregio
attenermi di ciò, che ci han tramandato gli antichi ed in poelia,ed in
prola; i quiii imi;) ;,!>a: (l'mi . e mi nan-n-i mnlello in ridire i loro di-
verfiilimi fentimenti . Tra effi non fi conviene della regione de' Pigmei,
fituano prerlb le (ponde de' fiumi Strimone , o Ebro ; altri in Grecia ,
e gli fcrittori più ar.dd-.i in':l'l::ti. :p:
,a . Si contende altresì, fé vi e (la-
to cotal popolo di sì meichina natura: e poi non avendolo trovato, fi
fono (crine core , the muovono a Idegno , come da Fomp. Mela , il
quale fu coliretto a dirci , che non fi rinviene più ia g;nte ì'iyriea,
perchè collo fpeilò combatter colle gru fu diftrutta, a.inr.i g r.-a-.i jhns-
a alla regione de' Pigmei, ed alla tot fa 1
ENICI PRIMI AB1TAT0R
Pigmei Omerici, non pensi coFiUo sito Capere orientale a darci l'ori-
gine Fenicia di TIs^fMor , c di y'y.wit ' e da chi poterli . attente ,
le non da lui , il quale fi fu aliai felice in voti di maggior diìlitul-ì,
e lìento ? E. godo olfervare , che Omero con una guerra finta tra pio-
colillimL combattenti , Pigmei , e gru , ha fanuro mantenere in veri
cohtefa, ed oltinatiilittia nel correr di tante età fcrittori innumerevoli,con il vincere tempre incerto; ni fi può afflcurare, fé cefórl tra' favi
il conflitto, ora che fi è feoverto l'arcano della favola, ed il luogo,non efóndo l'Oceano d'Omero quello, il auale quelli o non conobbe,ovvero co'generali nomi il dille Sortii, irA»j-é-, toh®- e che le
I1J.SÌHQH non fier« polli curi lUctìiniiIogh dcTigmei. Pcrcbi li inumno in Eiiec.
ìbufqut minta nmfta,
jomo si favio,quanto fi
Etrettanlo gli è fiali) Jinii-ilt
'invenzioni in quelli antichiffi.
, e diffruggente se IteiTÒ ; iì è inoltrato , chefi oppofizioni , clic fi faccano dsyli antichi , e nuovi
, anzi han fervito ad accrefcere fama, ed ono: perchè fi e palefato, con quanto poca cura,
e fc ne chiedca moltiifima , quelli divini poemi per lo corto di tanti
fecoli fi lìmo letti, e difaminati anche da' più fubiimi ingegni , e nonintendendoli, o fi i riprdb Omero di fallo, o fi fono aggiunti l'eoli, 'conienti oppoltiflimi alla mente di lui: indi fi fon vedute da per tutto
nateerc dcnle tenebre, ed etema confulionc nella geografia, e netta fio-
ria de' tempi eroici : ed ora vi li è fparfa gian luce, e chiarezza : nipoteva efler altrimenti in un poeta , che ha occupato it primo onoretra' iavj, e nìt meiitur inepte. Lo ftefiò fi dica d Efiodo, il quale per
Omero. Intanto io penfo, che fiafi prefo in bene P aver rinvenute in
noltra. Campagna molle Jiiminofc favole ridotte al vero , delle quali
prima ignoravanli i luoghi , ove li eran finte : e perciò n' andavano ,
fedKOTvk^^ nel Ubi
ammirabile mitologia. Ora è tempol' Itaca , che fin dal num. 47. ho la-
M 1 (ciato
ut!. Si rlflringe in biitve i! mollo oetiofi dette favole. Si lipiijlii il viaggio d'UliiTe.
: il che 1
FENIC O
to è ben (iilliiilo t.il ihs&in , il quale per tutte l'eli li è credulo an-
che da' Greci Udii , c:.,^ he antidii , Urano, e onliiuflimo . Fìittufi
(li Omcru ;yi::ir;ere in i\y."/:. i|)'.- Uiillc il- .'ahi.:/. 0:1 i
:
i Ciri;!.-, che fi èdetto effer l'itola di Ponza, e non il munte Circcllo, io prcli lunghi!"-
fima cura di muurar , che il mare di quella regione fi era 1' Oceanod'Omero, e •)' Rimilo; e min fu allora nel mini. 4S. opportuno di par-
lile de' non pochi luoghi, i quali nomina Omero (licito il lcnoli.ii.ino_,
ed ora ciò imprendo , e ne trarrà 1' origine Fciinia : benché innanzi
coli' occafione d' interpetrar più favole !i e moto il piacere d' oflcrvar
aliai nomi orientali in Lpia.^e : e mi fluditrò d' effer breve , per
i.ir piiiri.u.T più ptv 1 !:' in 1,1.1 patria Ulifle
.
117. Mentre quclì' infelice eroe li tr.if.icnc prciib li campagna ci
Pozzuoli, per vcil;rc l'anime di' limi ansimiti, e itvji .1:111, i, (.luler.i
ci di non pochi nemi di tal r:!;i::ne , c iono tutti orientali , e di elfi
mi iludiero rinvenir 1' .-1 in ioli 'ti. 1,p.r render :'co:pre piii (.erto , che i
Fenici quivi abitarono . Si cominci da' Cimmeri , ed i verfi del poe-
ta fi fon portati nel num. 45. Il firnrt Bocliart ha creduto nel Pialetr
pag.551. darci urla felice origine di tal nome : Cimmerio! a tenebra
',:m:ei: *.rfvi e Pta aire, fiW,;;i fmìi : «uh 10:1, camat , -ed i-inmv.T
ti! ntA ref.e*c; nude TV::, cimrir efl !c,lebr,-.i;.m atr.r,- : fe /obi cip.
3. v. 5. ubi uir fanBm to! mali, inrumbcntibu, «siali fsto tnitkdi.
tit : Pollimi, inrjiiit, illum tenebra-, S mul-ia murils : itrreant eumav >rins (cimrire jom) atiores diei , idefi tenebrie denfillima;: fi gs-
minatur , ut in tuo Prov. 17. 15. Mi fpìace aver oncrvato , che la
r.w.Niu oi iiìqrejecre del verbo 1M con tale intera olTervazione , ed .in-
torni di Giobbe fi legge nel brieve vocabolario Ebreo del Buftorfio :
all'oppofto a quella parola nel luogo di Giobbe ni i LXX. vecchi, niS.Gerònimo han dito tal lignificato , ma i primi han pollo in fua veceOTn^i^Srii) S viiifi, cioè turbidu, fu die,, c quelli traduce, in-j:iiua-
ti, che ina dinotane I~< . - '>,:ì1m:i p. :L- i- :> mente alle tenebre,
che deferive Omero, quanilo paria de' Canimcrj, ma polca rammentar-li, che quella gente eia tutta occupata a dare oracoli, e con tale ar-
117. Etimologìe fenicie dc'luogtu Omerici ili Pelinoli: li comincia dj'Cimoierj.
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DELLA CITTA* DI NAPOLI.di Cunu perciò anche vi
rw,o >vs vifauìs, e.i anche
; -.')/,';.; fi in libra;
;ene le (acre profezie . bi può
rà ptil corto"!! miotrovare neU' Odiflea
118. Omero nelle
/reflt.i fastiditasi ed altro non vollero intendere i Fenici, che il ter-
reno di si bella re-ione produena e frulli, e biade- feci te: i Greci Ìn-
di prillarono alle b>r:> vo.i -ri-Jìx, e cf- 3
«»i e ne formarono la gran
Dea dell'inferno; m.i tini cuti') dò diedero uiu-ìli aggiunti,perchè
Jemprc è rimafo pri'^ì ili '-ni qi:.-.:Jic r.isijiu vera origine, eden-
dò -n.-iTifiiH*. v(Kiib:)'i) di Kie ; ouinJ: Vmì i. : Omero , come in Et
fiodo fi vede ornato di wiciìi beili e;>ite:i, , r,-»*, fWii, -i.t.a.
Mi fpiace poi, che il Cerko oj:i:>Je il tu eco , unendo la (avola O-merica con quella ile' ;v,lìcrKTÌ ^-rittnri , e ci dà l'rofcrpina in Sicilia,
e fa menzione del rapimento di I-., :! q'.i.il.- i peti eroici non conob-
bero: ed in tal jjiibù )';in: ic: kTLi:vi^E*'. , ed urdù fi Ji ss gran difea-
pito. Con Prolerpina nmfee Omero A'.i-n, rimo, Od*, v. 47.
Ma di quello nome , c;x:ie_-!:é ih.miero a' Greci, ne" tanti uomini illu-
ftri in fapere orientile li. ni ritriiv.ita fin origine , nè da me , il qua-
le fon di aliai minor intendimeli to , imii ulàr ito (Indio fi è giun-
to pei" ventura a rintracciarla. 1.:. (k'u (i d-.-.: ó:c di K ::
: :-- 1 : ;-.v
rio, il quale Elindo Te,:«. lin-e e. in iW.noli , al anche OmeroOd.*, óiz. benché quelli il chiami femplicementc «ìif, ranir.- il Cle-
rico trac tal nume d, duiyi.i ttiiiifjlfj«i:i , da a~j , rv.ii, ftalitm , e
okt, i-o/cA, cflfBt, jnj/i cfat , C Jiix fu/;; Imbustar : ma poi fi
iiB.nv5ip«a«,Fri/trfiVia,voceorienialc. Orieint d'A'tfij, t Kv^if®' idioti.
S4 I FENICI PRIMI ABITATORIcompiace più di quell'altra fcaturiggine ON-i3i3, chrnbrofch ,qunfì muì-
terum copimi»; fcmhn i-en'i imi i.iii etimologie volerli abulàre del Fe-
nicio parlare cor. dira una parola femplice Kf'f&f©-, Crrierm , com-pofl.] .li tre -S13i:, ,7ir .//' ..;:7r; e.,/';/.'..- ci in <:'irc (i w,che l'ulti,
ma fillaba in Greco, ed in Latino non dee trarli dall'Ebreo, quindi il
t'N-i è aliai importuno: meglio li è con f-ilire ignorarli alcune origini,
che produrne di quelle, le quali km ripi'Hiiiiui all' analoga i oltre cheè troppo noto, che quefìo orientai linguaggio è poveriuiino di .voci
,
perchè fono iti iu.lIl- quali lutti i libri, onde luluyia non durar fati-
ca a formar etimologie , quando non limo lecondo ragion di gramatica.
Non credo, che il celebre FnniMiit iv'le m-junrie .1 .-.l'Accademia ta i.
p. o. abbia detto da fenno, quando :cr:::c , eli.- Cerbero fi era qualcheRe d' H slitto di [ioni-.' cWm, oviero C'\-Ii.-ùii
, perché in coiai guila,
cioè in fingendo pedonai , fubito, e lenza noja, e llento fi riducono
le ia\ule a iluria . Si tonchiuderà dunque bene, che rimane ignoto,
die cofa i Fenici in Pozzuoli diMero per A'iSm, e Kf?3;;£-, che poi i
poeti ne formarono il Dio dell' inferno , ed un moflruofò cane.
119. In oltre il grand' Omero ci ha tramandati i nomi di quattro
orrorofe acque della regione di Baji
,
2td£, KctmiK, In.'i/aAiyiSeo» , A'.
X 'f°" 0ll
riSI3
'i
S^ A- Wn* n ^ pV-n
"
c f di e \ en m ni, 'ed Ovi-dio kmurtì vuol;, eh; IIl-ho ..vi fikr.;. Qi Lindi eflèndovi inPoz-
zuoli aflai acque t ri (U- , e m:i:i-v.-,ii, olire neri ì.i^hi , i Fenici vi appo-
fero il nome prvi> , che pi.ù di. li //_;(.- e piche tali acque credeanli
maligne, Enferò Omero, ed tfiodo, i quali tutte le favole riportano 3quefia regione, che Giove vulea, che le beveflèro gli Dei, per ifeovri-
re,fc erano menzogneri, c quelle bevute, fc effi eran tali, gli rendean
idlora mvtti, bici*" , e km.i rclj'iro , a'no.tr« ed in tal guifa lì èmantenuta la lignificazione nativa di pniti, filctc, perchè ficcano reflar
fenzavoce i numi fpergiuri , come dicono quefli due fovrani poeti: nelP
IL- ed Od fi fa menzione piii volte di tal giuramcnto.c li può rinvenir
mercè degl'indici : nella Tiog. con lungo dire fi deferive dal v. 783. ì
q',:ali verli lruv;mdo[ì in tutte 1' edizioni guafìi , da me nel num. 13.ci n ilbdio fi fono ben difpofti . Benché fi crede effere (lato felice il
Clerico a ritrovar I' etimologia di 2™£ , tuttavolta rr'
quelle paio! ''
aiti.- ,jì p(ileiLiiur.i i,
nj. 2t;-1, Sijx, voce «iti orientili. V(rrofilfg,tJÌpipo»npo«ppollosll'Ilude.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.mi , avefiero potuto parlar Fenicio. Qui mancherei al mio dovere,e farci
poco curante dell' onore, die !ì il-;; .il àvir/i Oiri:-rr>,fc da me non lì
tosliefle unverfo dui più bei libro dell'Iliade , quale 11 è il fecondo, cheaflài il contamina, s;vo"'.>.ii <v." -;i;<[t.>..\: , i n,ua:i tosi credeano di farlo
hello. Omero ferma f ja-,i:,-. Sti:;:.- o;c:i ,:ìl:Ì ire rivi infernali ne' po;
co anzi recitali due ver fi predò Pozzuoli , e Io fteflò la Efiodo : indi
nell' 11. 8. V.75S- lì qiull.i n.:i:
l.iyìio , e propriamente prdìb Ucitili di Dodona v. 750.
Ol vie/. A<.".-:'u Si vmefi c:'«f iSejna,
O? t' su#' 'oj.v.-ìr Ti-y.::.1™ ìty tvìfilm
,
0"( p f,- TT.'jL«i''j'y t;iTfì aaftfsM» p'Ìm,
A'if-.x -i -..^ fVi-;;i'.1 , »ii
:r ìXuji,Q";.:a ; ^; ^..-.7..-- eV:'* oV^so^f
.
jjr;i ri/fii nid'Kinm -jshle frigidaii domicilia pnfuerimt,
Qiiiquc circa limfidum Tilarefiun une cciebant
,
Qui in Pemum immittìi puhhrrimmtt,
Ncque ille Penco commifcclur argentea! tmdst intatti,
J.'.V" ip/ì,-,n d-.-fuper fupernatitt , -jcliiti oleum,j\!v.:i. :t -,:tì enim grmlts Stygit aqux efi riunì.
forme femprc-jd Efiodo li tua foltanto in nollra Campagna l'acqua Sti-
gia : non avendo egli mai fallito in geografia, o variato: è altresì bennoto, come innanzi ho ollervato , che Omero non finge mai favole in.
Grecia, ma in lontane regioni: in oltre, fe il fiume Stige è si cattivo
a beverfi, e nuoce anche agli Dei, come qui la fua acqua fi dice bel-
la , e limpidiflima , xaftfpVw "^P , è si leggiera , e pura , che non fi
'gre, come tutti hanno ferino: perchè io il deduco da :
;. Etimologia di Kìhit» , di IIii(ij>i;i'J»r, e di A'xv'r, fiurc
$6 I FENICI PRIMI ABITATORI
minerari, e che fcaturilcono , ove è fuoco , lignificando rio urne, e wptadere . Del Hee/^.--yìSiit , ci):ndo parola comporta di Greco, e di Fe-
nicio, li può lecere ciò. dui J,i mi- lì è detto nel num.iS. della voce
Pkgrx , e di c.iHip.i, !'/•.': |.j . Rimane il celebre ilagno , o fiume
A'vii», AchiTùn , e bendie non lei^o, che (e ne folle rinvenuta l'eti-
mologia, ella mi (enibra he:'.-.-, e naturale, c^'cmlovi in oriente il
inrhrji!, comipir , c le hi; aeoiie li erano e tor'jiJ; , e izuafte , ed i
Rabbini 11' bari fitto "'ciré n-'3j , ur;k;!f>:tis ,,' nè tarò dimen-
tico, che Viri-ilio rciuio quali certa tale origine lib. 195.
Hhic vìa T,:./,.i-iV, rjn.c f-.-i Ack.-,-»nn ,:à imJta,
TursìJiif Citi», c.iiir.r.iis i-ordine gorga
Chi mi il ) 1 to, ondc.de-
rivi P:.:i acni.:: e mi ijiov.i, che dice altre 1
.! j/Iust , per aiutare 1' eti-
mologia di Cor/lai, perchè ti;!i (inije , elle .incile le (iie acque erano co-
centi : nè però m' opporrei , le altri volerle intendere queir teltit.it i!
ftniplice cxiiìiiltit. Se pero taluno folle v.isjn ih leggere non poche colè
di quello fiume, v' ha la lunga olìervazione di Spanhcmio in Callim.
pag. 501. ma mi dcolc , che uomo \i iavio in oljoì altro luogo vuole
Acheronte, che io I\t'.7.uoIÌ , uè li è ricordato d'Omero, e quelli fem-
prc il primo dee conliiltarfi , ed eher di norma , per intender bene le
tàvole. Indi Spanlicciio 11. ilo ci la lacere, che Roelbckio trae Atherna
ab antiqua -ciré .\'tj:/-i:a agroil q:<::ji fine limilo,
iiiqne ob ìnmicnt't.s
riun ii illtiti lt:;>i: i;i:i : :i,t!k e.-.-i ci . ma li il;,\va riflettere, che tal
voce agrari farebbe comporta dall' a Greco, e dal tu Ebreo, che dino-
ta area, quale compiei!!) non vi fe s'ammetta iti gramatica.
in. Non credo cllère ihto di noia in proporre, onde fon nate le favole
intorno a Stli;c, Cucito , F'eueloiite, e Caronte, i filali altro non era-
no, che nomi appelli dagli orientali alle molte acque minerali di Pel-
inoli. Con quelle colè orrorose trilli' 1100 H!oL;;:a feparame E'ptS®',
Errili), voce sì frequente ne' poeti , ed Omero il fa ritrovare in Poz-zuoli più volte, li \e<;:s> Oil. >.. e Ipecialmente i! v. -7. Tal nome dì
leggieri ognuno il trarrebbe dalla fàmola voce de'lanti libri aie, bereb,
la quale sì Tpeffo fi ripete nel Geneli, e dinota vcfpcr, ed il verbo, on-de derivi, ciijti:i;>r,ii ; e già Giuli Scaligero :,vca ciò olierv.lto, in Ji il
rieic; Clerico nell'annot. al v. 11;. della Tetg. e non loda Scaligero.
I Fenici, li vede, che più nomi dalle tenebre pofero a' luoghi di Ba-ja , i quali loro mettevano orrore : ceni all' oppollo quei , che erari
beili, ed ameni, gli appellarono con voc.ihuii ieiyiaiiri : perciò Omeroci la rinvenire Kum, Miim, Od.*. 5^7. ed il là figlio ili Giove, g_ii
dà foettro d'oro, ec. ed i Fenici la molta varietà , che olTervarono in
Poz-1 IT.
, Mirw, P'.I^a.èif , HWna , voti Ftnisie . Querele cantra Bochart.
DELLA CITTA' Di NAPOLI.Pozzuoli, di tante colè e buone, e trifle,la diflero va Tnin.'jiriet/rs, end numero maggiore O'J'O, indi la poetica liberti ne crei un re, ed
un giudice sì giuilo,che a'morti ficea ragione. Lo ilelìo dee nenfarlì di
Radamante , P'aSiu.^'" . -In- Oiiut.: c-/i,:ii:li(> fin^ in Pozzuoli ne'cam-
pi Elìsj 04 K 5<*4- ed in eAì gli fa godere bell'agio , e quiete : abbiamo
nel!' orientai parlare ntun-n coirli l-dlì cantieri di k.haàsm<mthm : da.
quelli due verbi orientali , e loro lignificazione fi può dedurre fopor ,
ovvero j»ier exienfir, cioè Unga ; e veramente l'amenità ditale (piag-
gia recava rifioro agli animi; ed a buona ragione Omero da una deno-
minazione di luogo ne linfe un altro eroe , che ivi foggiomava in pie-
no piacere : nè quello poeta dice , che fi era dell' ìfola di Creta , niche difaminava delitti, come poi aggiunfe Virg. libri, jriri. ed aliai al-
tri ancora: e fi sa, che le fàvole col correr degli anni perdono la loro
lèmp'idtà antica. A quelli fi dee aggiungere la voce ITArfriM, Etyjii,
eampo lietilfimo di Pozzuoli , ed ancora dura tal nome in quella con-
irada : il Bochart p.rioi. già di leggieri n' ha data 1'- origine da n1
?*,txfaltmàr , lirismi c/i; e veramente leggendoli la diftinta descrizione,
che ne fa il divino Omero , fi vede quanto fi era pieno di delizie
quel campo; i verfi di lui fi fon riportati da me nel num-rio. Mi deb-
bo però richiamare in piii guife del dottifs. Bochart : primo , perchè
vuole, che gli Elis; campi fieno flati nella Betica contro alla grand'
autorità d'Omero, e d'Elìodo: in oltre, perche loda Virgilio, e crede,
che fia del lùo léntimento in quanto al filo di elfi , quando è certo
anche da più piccoli contentar}, che quelli gli flabitilce in Pozzuoli, ela Sibilla gli mofira ad Enea lib. ri. 541. in terzo luogo , che il Bo-
chart fi è dimentico, cì::.i che do; 1|'i:iccre, de'verfi d' Omero, i qua-li non fon pochi,e ci dipìngono vivamente gli Elìsj, e gli dice pumad'ogni altro fcrittorc predo' il feno Baiano , come fi può oflervarc nel
num. rio. nè vi fari chi voglia toglier di colpa il gran Bochart d'aver
obblìato Omero. Anche il dutriffiroo Perizzouio ncll' annot. ad Ehanopag. 147. 14?. tali ameniflimi campi gli truova in lontoniflime fpiagge
unendo le parole d'aliai fcrittori, e non pensò mai di porgli in noìtra
Campagna, perchè gh sfuggirono i velli d'Omero , anzi quei di Vir-
gilio, i quali non allrove gli vogliono: quelli uomini dottillimi mifem-brano rapfùdi , compiacendoli loltanto di raccogliere autorità in gran
fon vivuti, ne penlano, fc non rare volte a diflingoere il vero, e con-
chiudere, e lafciano chi legge fempre folpefò, ed errante : ma coloro,
che fanno opere grandi, in ciò lùgliono andar in finiltro.
nz. Rimane per dar fine a quafi tutti i luoghi , che in Pozzuoli
nomina Omero, quello , che egli dille h'7fìi>>J» , e mi piace averlo
riferbato, per parlarne all' eitremo , perchè farà un poco lungo il miodire, e fi vedrà quella voce tutt'altro lignificare in quello fovrano poe-
TemJ. N ta,
111. S'incomincia 1 parlir dell' Asfodtlo , voce puri oriemilt : non i pianti.
pB I FENICI PRIMI ABITATORIta, di quello, che han credulo tutti coloro, che dopo di Igi hannofcritto dell'asfodelo: e darà maraviglia , che non fi è intelò tal voca-
bolo, facendolo mm iórte H'i-lIv., i[ua:nl,> fi è ne'luoi divini poemi unnome proprio de' uiii ameni luoghi di Pozzuoli : fe una volta fi vuoleufeir da fallire in leggendo Omero, fa mefiieri nella forza, e valore de'
Tuoi vocaboli non ajutarfi degli Icriitori dell' eia polleriori , ma foltan-
to interpetrar Omero con Omero Hello: e l'aver fatto l'oppofto fin da'
tempi d' Erodoto, fi fon creduti in quello Covrano poeta o groffi falli,
come è (Iato quello dell' Oceano, o ciò, che egli non pensò mai, frecc-
ine fi è. mutilati i in laute [avole, che ora, perchè fi è premuto quello
nuovo fentiero, fi fono (velate aitili divcrfiimcnte dal comun ferimen-to degli fcrittori. La prima cofa , la quale io chieggo , che i oflcrvi
,
fi è, che Omero non lèpara mai A t; •;.'..> ": da >.pm^v,e che il vuole
in Pozzuoli, ficcarne e ti torti l'rttove fi è divilato nel num. 69. quin-
di li può da ciò cominciare a dubitare , che non dinoti pianta . Noncredo fallire, che in ite foli luoghi, cioè Qd.x. 558. e 571. ed Od>.14. dice AVgdSiAov Ami.*, ed in tutti e tre fi parla, del l'anime degli
eroi morti , che per elfo prato prendevanlt piacere ; ed è ben nota la
famofa tanta finta da Omero in Pozzuoli , e quivi altresì ria Virgilio.
E per dir predo, giacche rinvenutoli il vero, non v'ha bifogno di af-
fai parole, i Fenici vedendo nella Baiami regione tante acque minerali,
ed atte a curare aliai malori , ed in elle bagnarli numerala gente , il
che anche a di noftri fi coltuma , appellarono tal luogo con proprietà
Yrtptt, che fi può pronunziare rfphviìct , e fi direbbe in Latino con.
gTCgano infirmitstis , Iccondo la maniera orientale, che ufa hifmmttvin vece d' iitfirmarttm , e quelle due voci Fenicie i lxi. in alcuni de'
fanti libri ci han dato r.Dc vwxyari, crrjnj, Exod 54. iz. e bi , nVSt-
tii tgroius Proverb.it. 13. quindi a ragion vera chiamarono quei ba-
gni "jtw, dal gran numero de' cagionevoli , che in elfi raunavanfi
,
per riportarne falute
.
113. Ed ora intendiamo, e non so, per qua! ragione prima non fi èoITcrvato, perche Omero dice A'rylliXtr Anuria, e tutti contra la flcfià
gramatica traducono herhnfum p.i::,m , e li- tale foffe fiata la mentedel poeta, avrebbe [entro jV; n ,
,.-';>* -..idi firmimi, e n'hopronto l'efempio (e crefee in me l'ammirazione, che da altri non lì ècurato) d'Omero Beffo, il quale altrimenti ufa la coltruzione , ed è la
vera, parlando anche di prateria Odi. n.
ti prato prclfo PojiuqIì per piil ragioni,
Dratiicd hi Co
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 99
prio li un prato, ed allora regge a dovere la fintaffi, e non fi vedreb-
be si follemente vario il gran poeta con far bene taitùret la , indi can-
tra ogni legge di lingua m^JJi*.©- invece d' sù-agS&ir, Non 4
importuno qui aggiungere, che nel!' Od.fi. 159. fi legge Xrjiiìix àiSt-
yitim, e fi traduce fratina floridum : Barnes vorrebbe , che tale ag-
giunto fofie un nome proprio del prato , perchè ì brievi fcolj dicono,
che le Sirene abitavano in un' ifola di nome A'i&wiVn Fateli ernia
freprie fumi /L&tpkm. , ama Sirenvm infide numeri A'iV™ *jìendimus in nìtis ai fchal. v. 39. e fé è cosi , fi vede , che Omero èufo dare i nomi propri a* prati, e dice *&pji>*x AV5*(*«*TOj come te».
114. Non è mio coitume sfuggire ciò, che mi fi potrebbe opporre,
dopo aver dato qualche debole nuovo lume fpecialmentc ad Òmero;anzi fon lieto, fc vi fieno autori, i quali ricredono avereferitto il con-
trario a quello, che imprendo a muiìrare . Avendo fvelato;che AV«i
in quello divino poeta non può elici pianta , non ignoro , che
dirittamente pare , che odi il grand' Efiodo co' rinomatulimi verfi 40.
ec dell' Opere, e de' Giorni;
OcTcVóv i'y /ia\à^jt ir, *t| àrtytEl}.t? pìy aypisp*
Smlii, «eque nurvnt, quod melius dimidium tote.
Ncque guam magmun in malva , & afpMch icnum •
Occultatimi entm Dii vita madum tmtiaibvs , &aIn leggendoli quello gran fentimento d' Eliodo, ninno degl'innumerevoli
favillimi interpetri , e cementatori han penfato,che qui oVsjo'Srt©- nonfolle erba, maggiormente perchè s'unifee con uo>i^", malva', la quale
è una pianta troppo nota. Tanto però è lontano, che quelli belli verfi
fono contrari "n Omero, ed alla mia mente , che all'oppotlo vigorofa-
niente rendono fallo, che «rafia©- non fia erbaggio, ami neppure la
voce finAi'n* . E per moflrarlo bilògna prima noi eflèr prevenuto dal
gran numero degli fcrittori si antichi , che nuovi , i quali altrimenti
han penfato : indi con agio , e fiudio riflettere , di che ci ha volutoillruire Efiodo con quelle" due parole, che kmbrano arcane.
ii;. Non v'ha dubbio, che e^li ha pretefo ponerci in via di fape-
re, che la feliciti di vivere non fi è quella , che fi crede o nella rx>
dèlia di giudicare, o di comandar efererd , o in un ricco traffico : maeflèr la fola, che sfefperimenta n.-li' a'r
T-Si?. .; , e noia un>,»vp , ma che
gli Dei l'hanno afeofa agli uomini: al certo, che le fi prendono quelli
due vocaboli perpiante,del!equali debbono nutrirli gli uomini , farebbe
un pentire aliai ignobile, per non dir vile. Quindi sì per emor del ve-
ro, come del poeta è neccfliirio con ogni arte rintracciare, qua! arcanos'alconde in quelle voci, che fono fiate di molto dilagio a' primi inge-
114.115. Il Efiodo «rpilft»- non i pianti.come ntppur (m*"X'i foa origine Fenicia.
ioo I FENICI PRIMI ABITATORI
no Tempre piene dì tenebre , e di effe follarli
poca luce . La celebre , e ben noli parola -
ruVip , i cui elementi fono gli ileffi , che,
glierebbe quel 1, e rimarrebbe più fpeJita quella voce Greca , dinota-
no regnavi! , c r<;<7"'"'' ' "'< ™ lòvvieue , che i Greci fcrivono
anche pto'v» , e ciò conférma la voce r-iailo , e che veramente fia
Fenicia: e fon lieto, che Meride Atticiua, ci dice pagi ziS). dell' ediz.
del 1759. M*i';n Ai-mas, pAs'x* E'iMujhw- e fe quella feconda vo-
ce è antica, e più fi confa colla Fenicia, forza è credere, che uMóx»ferine Efiodo, c che i copiatori Attici la mutarono in lor dialetto
*rfX*' m' duole, che l' eruditili Pierlono nulla v'olferva nelle fue dot-
tiflìme annotazioni. Anzi anche tra'Latini li leggi tnolochc, e cosi pre-
tende Scaligero, ij ve;;! Vuflin r. clic ti.noi. AH';^-.-ofto leggo con piace-
le nella verfione de* lik. in Ifa. 19. 1. romena njjcn , «(i®- liti vi
H»r, che fonerebbe in Latino pafaam in fifemm , pugile in pojfcl'-
fionsm, e s'intende in Ifaia, che gli uomini, che avean poneflìoni con-
tendevano cogli altri,i liliali n'aveano ancora : dunque la parola orientale
altro non ci prelèntit , che i propri averi , e fpecialmente un campo,onde lì ricava il proprio vivere: ed ora fi sa, perche gli Arabi fi hanprefo -fra per dinotare hereiìtm , p^iin , fcuh.nei , patvimomum
.
i%6. E' troppo noto , che ne' tempi eroici , ed anche da' lauti Pa-
triarchi tanto era dire rtx , che pn/ftr , fempre chiamando Omero i
primi capitani t^uf'.k ?,u7j , fallarci f.-fi-.hrfm , e perciò all' 11. h. v.
gz. Barnes, comi: lui!.- ci;la nuova ,ap™:i:: n;-":« W., Et hoc Hc-
ÓrMrum ,' Dor,?i,n:, dì ps/ì-r mar. ,"/.' 13. I. pf. So. I.pf.
100. 3. &Ifmx 6;- ji. Gf. ma farebbe flato più opportuno il dirci, che S. Ge-ronimo, parlandoli del gran re Ciro il chiama pa/ìar Jfa. 44. 18. Qiii
tao all'originai I Su' e chi nonprcllo apmeLc, rhc ni-'vccdiiilìmi tempi colui , che avea ricche palili-
te, e numerofillime greggi, quello erafi il re, e perciò dicevali fallar,
nome d'onore? e piace ora , che è rimali) all' Écd e li arti che dignità.
Quindi, lènza che mi dilunghi in cofa, che tutti fanno, lì dee dedur-
li regnare, ma aver pafcolì : indi lì prefe nel gran lignificato di liài-
, perchè colui, che li i b ili ime, quindi anche
in terreni , fi chiamò pafior , e poi re* , e chi legge Omero vi feor-
ge confonderti v«ii.'s,e e perciò eziandio ms, qualche volta
ci han dito n'fi©- quella voce Ebrea, e S.Geronimo r^siiMi. Loflelloi
accaduto a pecunia, e pcculium, che dinotando ntimetulì greggi, poi li
fon adoperati tali vocaboli per ogni forte di dovizie: v'ha quafi in tut-
ti,
t16.11-. Si dì nuova lignifitinoiie alll rinomata voci Y"J, onde efee f*>"W
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 101
mi non so fé da lodevole , il defiderio di ufeir dall'antica femplici-
e girne al fallo.
17, Ciò ravvillito , che io credo eflcr vero f e penfo , che anchei il credano ) comeché abbia apparenza dì moiri novità, che -(10,
'; - origine vagliano l' indulìriarfi a man-
patrimonio;quando Efiodo efurta ,
cric »' fi*"**," vi è uiy lime,grandillimo vantiiggio , non volle pro-
porci h fciapita malva , ma die g.i uomini . tolt.i osai in ['.in?. cir.Miii-
già d' acqu illare , e d'ingrandirli, dettero follecita cura follante a colti-
varli le proprie oneflc facoltà , ed a ben reggere la lor famiglia , nèprenderli lunga pena , ed affanno per più opulente facoltà : dovendoTempre prevalere uno flato mediocre all'ampio, e grande, e perciò di-
ce nJm iuivu Twrsk • fentimento, che poi ranto piacque a tutti i fi-
Pi>\i «1 xijiiljio. fin ótip ui» «iraSfii,
E'pj-a 3™> y rji&tnv , ìbiiw hAk^tw'AV.j 'Li':; vi'uii? *;iflV pmr
.
i'.-i;/- iV.-.'in fì-ii-iJm; -,;! d:r .ir.rAiì'..ìlt :
,
l'.- ,« ;„ wr;inr;
Seti & clavum qnidsm ai fumimi apponcrei,
Optra baimi -,;:yj r,-f„C:it , C7 mitfotuin bboricfiruVernai Jupirer ti aMhndìt tram anime fuo.
Altro infegnamaito non dà qui Efiiido, che di. moderata , e ..
le maniera di vivere, e niente fovtrchia , ed ingorda; e che allora fi èagiato di veri beni: nè (i dJi'nnìo 11 H>r di u>rului:o i;'i linimenti nautici,
e rullici, e ciò egli intende per , e cik'i anche interpetra Sca-
lìgero : wfiùu»,gutmuculum , ine f/? , non nvrn wejiif navigali^,
non, aeque agriculturam : ne bilìigna fiancar Ixivi, ed 1 forti muli: e
conchiude, che Giove per gidiiyr £\ isimini ha iMÌirofa loro la felici-
tà di tal vita frugale, e v.-.t^a. tìenciiè i tln: r:::m verfi fembrino unpoco ofeuri, il grand' Einfio dà loro buona luce in brcviflime parole:
VelMjfiMt idt-m,i!c , ci Hi •X'-''-^ difumut sKtaai (divini)quièta oppmcb.vititr f« pW;.™ ivti-;, e p:r pruov.i adopera un op-
porruniflimo luogo d'Erodi ito, il quale i:(li l.i [ì;-i'li tlprcflione del poe-
ta. Se a taluno piiicefié offcrvare quanti antichi fcrittori Greci, e La-
tini fi fono ferviti di quelli verfi $ Efiodo , e n' ban fatto onore alle
loro opere, può leggergli ucll'annoia/. a quello pocta,c gli adonerano,
per provare, che il viver frugale è il vero regnare: e da tutti fi afcol-
ta , 0 vitti tura faatlias paupirU , atigujliq'-tc '«'« ' ed in olire , vi-
ni. Con quelli nuovi noiione di in>.*x* s' interni! il rimalo liiafio d'Elioclo.
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izg. (
I FENICI PRIMI ABITATORIiguc mclìus! ed efdamano, o prati viva voluplas!
Juindi ora , [litio ciò propofto , fi vede , che la voce uh>J-)ih
non piL.i i'u-ii.1;iiì per l'i. mi.! , né egli ebbe tale ignobil pen-
nelli; wJ con unii parola ltraniera dataci con Greca guila , e termina-
zione, ed a' fiioi temili ben noia ha voluto nell'ammirabile poema dell"
Opere , e de' Giorni proporci liivj precetti , e Ipccialmente intorno al
viver frugale, e che in d!i> tmovali <ny i.-.jc. Mi fi permetta avver-
tire, che in Omero, ed in Efiodo eccetto quello luogo non lì rinvie-
ne mai più piiu'x* , mal-jt , ma ferente il Ilio derivato , efempre in buona nir/amc di A.juh
,Juleis, Ce e fi unifee ad ni»®-,
fomntis, ad ina , verta : e li dà per onore anche agli eroi : onde
Omero II.*. 373. dice di Ettore ita\xxi'np!à- in età poi meno anti-
che degenerò a dinotare , msllis,effeminali)! , O'c. ed anche la gran
voce a premerli pi'r pianta : e fe la Batromìoniachia non vi
li :ìci:> p;:kvl!;ì. l'riiuvL' , che non è del divin poeta , liirebbe valevole
dio a ti-.-^arceia , eoe nel v. i5o. fi veggono le rane veflir le loro gam-l),' ci IrraiJi .li nuiv.i
,piA.-^'i alcuni mutano tal voce in X*
(urie per clìerlì avveduti, che fahdyji non era d'Omero. Nonli finirei'!*.- fi/ilo, III io voleffi ridire le lunghe contefe ceni tra gli an-
tichi kritturi . coni; tra' nuovi , fe veramente la malva , e l'asfodelo
tran cibi de' tempi d'Efiodo : al certo , fe fotte loro venuto in mente,che il poeta usò tal voce Itraniera alla Grecia, per dar autorità, e pe-
fo al fuo dire, n -u avKhh(ir:i ci mulinali ii;n<;tii11ioii i::;;rni a contrad-
dirli tra loro, ed a noi dir noja di legger molto. Eppure fi fapea,chei poeti eroici tifano fpdfc voci d'oriente, e non fi rinviene altro in et-
ti : come per atto di efempio ticll" II. >. 340. il fangue degli uomini fi
dice djia, c quello degli Dei ìvup,
. . . ili v info™ ista. 6i«e,
l'X-'f , -iù -a i.ti ui-.iw. B-.-Ànr.
. . .fiuvb.-t \„r,-.n-,-i Ah f.:*,ifn Dea,lehor, gn.:lis ?i,i,:je fluir te.nis Dl'ts.
Che hàp lia Fenicio, li ha nativamente da ni?,filiere , mimare, indi
formali n.po, ed altresì iipn , che è Io fleflb, che iebar, verni,fiunm:ed Omero ce ne dà l'etimologia , e la ripete due volte col verbo fio.
In oltre per non dipartirci dall'erbe,quella pianta , che diede Mercu-
rio ad Uhllè , per refiUere agi' incantefimi della maga Circe , qucfto
llefiò pela la dice ui^u , e loj.^ii:n^e cllèr v.ioe degìi Dei , e fi puòvedere il molto, che n'ho detto nel num.4L.13. lo ho avuta la vaghez-za dì trarre tutte le parole ; che Omero ci ha ferbate di lingua Ara-- - -"-
'"la, ed ho rinvenuto fedelmente trarli iiai parlar Paidlau:[ircfente argomento polli mr; ellir !..!-.i.iiii v\i ,
dunque arduo il pianare Io ll.llìi della v1 fa si arEfiodo la fa si arcana, e vuole , che in dia vi Ila quel (">' irei» , e
llj.iraj»ti con iltre ragioni, ed (ferrici quc.la nncvi fijjnific ninne di psì.*x'-
Digiiizod by Googlt
DELLA CITTA' DI NAPOLI. io;
farebbe, aflai ridicolo^ l' iiiceiul^rn di un'erba vile, e rprez/evole
.
ijo. Ori io fcnopro, ed altri anche meco, perchè Pitta"'™ diceva,fe pure è vero ciò , che- ci ha tra!m::Tj F.ii.inu n-ILi var. ili. I1Ì14. c.17.
p.jitì. E"Xi>-> ii-ar^ti -d r,"f ui^ny!-, c'; V.:-i , fliriiif fjnllijlìtìium ef-
fe IH,/!-.:: f.l:;."ti : f -11v:i ([-.iH™ (j::-.'lli> jjr.in !:>'i] pr.-fr tal :l-]itiir,_ii-
to da Efiodo , ma qudti non appoie a1
'
Inni vel li -ri -.'<'-",
_/" 'ri,,: :
quindi È neceflàrio credete , irte Li l'iiia^oi-ica [cuoia ftimandu , che il
macilro patlalTc delia pi.ml.i, v' assimili: r..:».-.-/ , liccomc non compietealiai altri mifterj di lui : intanto le fi-diflL- ri un
frrta'it.1, giiilla la mente d' Efiodo. Tornio è vero , che quello detto
definilic tal erba efler .4,-,, nb-.y-.:.., :,!:!!:>„„», ™ > rW:e che- fé la loda tl-.n!;i , ittt.atc/.- [cd.ir la l'.irì: inuma , perche fi In
iwiia iffir-i oV-', e#.i::us frw!i:.itis Lia. L-r r : ed in oltre li potreb-
be aggiungere Ateneo lih. :. c. 17. iE. e recita il verlb d'Eliot, ed ivi
ame (bltanto ni alitili a! e , e che perciò il pò;-
SJ fiaX«X«.Vanno Bcr.CU.'.iri(i«>.e'^i:,td ^'iì.? 1
.
io4 I FENICI PRIMI ABITATORIVali,non fe ne fece mai ilìruffiva miftero; 2! certo, che fareflimo libe-
ri di leggere tinte cole oppoftiflime 1 se lìeiTc in tanti fcrittori. Quindimi leml>ra,che col ricorrere ili Fenicio valore di (is*.=X"t 0 (t*W^»,iItutto vi a legno, e (i vede in alta Itimi sì bell'oracolo del grand'Elio-
do , i'v fioW^i fuy Sitar , comedic ;' avelli™ per giilligo alcofo agli
uomini gli Dei itati. Coli' aver unito il poeta infieme malva, ed aslo-
delo conferma bine, the «nella lìa voce nricntile, ficcarne fi è provato
di quello: anzi debbono eilcr finoninii,ed il fono veramente ; perché nel
num.ui.fi e molìrito, che Vi-idm, afpbodel dinota aaxregam infirm't-
tatìi , ed in tal fentimento il pr- 1- "li , ove ne giva la gente cagioni
cato la voce In vale roventimi™
prendonfi per /i.rmn- . e tr:,:;.;in.-.! : pn.ii mV/m dinota anc
ematiti fittgaìii , citi homìnes frugttks , ed è proprio degli
tu 1p:e;;.iriì n. 1 . lliaiu.J tzi:;:U::yr. /:: I !\-.:m , invece di /U/*',C'
in:>:: , mnliviinnlitim , &r. per dire iuvenet,malignantci,
. ., i. .1 11.1i". ,alili' ,
.1,1 , it;( . un' 1
.le (: i-.iriiliiude licne , die nulla di più volle infegnarc Eliodu
nomatiffimo verfo n (*«^"K!f 1, *, m-c-oì-i'.? «iy ir-us , che
-1 ™p A'pm'01,_
twa&i ytoxrtjTai ffV apsa, k| Tito.
quali verfi in tulle 1' edizioni iì veggono tradotti , anche in quella
d' Oxford:Hìppomanes flauta efl apuS Artaàet, qua concitati maltiEt equuki tnfanìmt in mmttbvi, <& cclcrts equa.
Si vede, che la parola ipi-àt apporta ad impana i'ubito ha indotto a
credere, che quella fi forte un'erba, ficconie i accaduto ad «Visto©-,perchè Ila in Omero dopo tapur , fruttini ; fenza diiaaiinarc , che
J3!.Sicop/crmi,thefi«).«z'"lon 'er[)i colIeltfflpioii'ÌTtju«i 11 creduto in che pianta.
DlgmzM B/Googli
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
e per non addurne efempi & al
quali alternano le loro canzonette. Sicché queir h-.i\taiii ìjijtc. i's-i iap
tifi™, fi dee intendere, elle Scavalli d'Arcadia fe nafte quel tumore,
o fia altro motbo,chc non lì \n!> ùiiere, the di.eli hippnnìeaes , danno
in foga, ed in furore. Né Virgilio Georg. 3. i£o. dice effer erba, malin liiii:;:;;' bit;, , c Iifli , clic JilìiHgt ab inguine {equanimi P'aee
anche ollèrvarc , che nèTeofrafìo, nè Arinotele nella lìoria dei;li anima-
li lib-B. c.i^. fanno menzione, che hippomanss iia pianta : all'oppolto
mi [[noie, che il dottili. Einfio ingannato da Servio nelle favie annot.'1
Li .1 credimi, ti - hlji.dn nelle parlato d' hìpptmanes: ed in
oltre fervei! dello fcoliaile di quello Siracufano poeta, il quale cita unCrateva botanico: ma perchè fono nel novero de' medici due Cratevi,
uno antico, e l'altro più nuovo, 1' E ani; > ltm! > , clic l'ha confufì : ol-
treché fi sa quanta fede fi ha a dare agli fcolialli : né comprendo , perchè
fi turba tanto, e fi toglie a difendere , come Me lini nhNigo, clic co-
tal voce dinoti anche una pianta: e la Iteli,! nozione le dà Voffio nell'
etimol. fidatoli eziandio all'autorità di Servio . Ecco dunque, che hip-
pomancs, clic lì è tutt altro , eh: erba,per non cflcrfi ben intefi Teo-
crito, e Virgilio , tale (i è volmi ci' e:; il etimi for:!tori , non rech-.T.'l
dunque maravigli:!, Te lo (ledo è accaduto a jj">u'v_", ed ànp&ih®- vo-
emboli di poeti sì antichi Omero, ed Efìodo, e pili, efempj fon di gran
pruova. I.o (Itilo potrei dire del r.epcmlici Omerico Od. B. ni. di cui
tanto fi è ferino in ogni età creduta altresì t'na pianta, ed è ivi unfem-plice aggiunto di so'pui.o.* flutihco.che ciò rimira non lì è conofeiuto.
Mi (limerei manchevole nll'efpctiazion di molti, le tacellì ciò,i- 1: r. .-- L. r- .1! ; I.. I .. '
r ".
'.... 1 :
1 1 Jol pi A rei 1
de janunrm carmina colà nella pjs;. i:-|. intorno alla voce srjiSsXis
credeva io,che c.uelìi,poiché perdutamente leggeva i libri Greci, avef-
fc prodotto alla fine qualche 1111:111 i-ei, fiero in'.umo all' asfodelo , per-
che fi fu l'ultimo a diraminarlo { egli in tutto il ben lungo corlò dì
fua vita quella breviflìm.i , e lilla :ifm aliale j-i k in iflampa] ma do-
po aver recitati i verfi d'Omero, c d'hlliodo, ove tal voce li nomina,in nulla ci fa favi, e fcluniii riprende di ccIim il Barnes, che ha tra-
fportato infiliMi '.fvj.ua,
/:';, i-i,.;
r : »; praium , eri ha prctcló doverli dire prnium, ubi «afeìtur afphaàeìus ,né di ciò di ragione: indi riporta,
per idruirci, un hegn di Sui;!.!, il quale due: SinknJnm cjì {iit-i-
Ìiajì) a,i;i acceniu in anupciiuliima , fe lignifica la pianta: ei cvm fi-
Tomi. Oijj. 'Sfliiinutts del Cjlljp|ii intonia 1' »ifiSn» fijjioli il buon
io* 1 FENICI PRIMI ABITATORIk-ei/i», in n:m effhsdehs ;r.r'ry/;,>-
,fcrìhinjum ci} rum arnia
jj. li. j tc;o in hi-:;ve il tutto, die Ih I.ik::.iii> aVulkn i:i iLlii:
;iie p.ig. Cl'.i mai lì I.iI-.xt^vi-- tr:-.*-ru' , eli; il Galluppi uomo'.inni , c ili Cria k-tsur.i n-.m ni. li evinti; ,ave!le potuto cller
di J'.-EEjicri lì ibnci, c no» ha agio di diiliii^ucr nulro. Àli'oppollo 11.
loderà il grande Spanhemio , il ry.Mi; nelle t\il;. 4j.^ 447. fopra Gilli-
maco fi fludia di dir luce a quello n i.-i.i, e' d-.ee nn, eule dell'asfodelo,
ma non ha voluto prenderà cj.j ci far minzione d' Omero , e d' E-lìuJj , forfè non pcrehè 1111:1 ne ai'ea binilo , ina pili tolto , perchèvide, che era malageeolj intenderli v.iee si oleiLra : ed a fuo elempioora prendo fdegno omini dì me , eh; intorno all' asfodelo è fiato il
lungo il mìo dire, e dubito forte , che non fieno per reftar paghi gli
animi, che (muftì due poeti ahbiano ufate voci orientali , per intuirci:
perchè pochi fanno, che con tal linguaggio un'opera fi rende più min-ima , c.l j-jiiu, e molti r-~ ™- — —
'
ingegno ben la comprende
tdElìodo, itftimonio Plinic
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 107
] intende quello
n queSTvi
dell'età dello fteffi. poeti, i ni
gran macltro, onde poi nd la
in Eliodo nel!' Opere, e
agricoltura , ed E altr
ili fi preftto ad imitare
.do infelice di efio Mini
libri antichi, e per si rea tk-pidma, cran j-;iite le i>:imorie ddia più
fubiirne letteratura, e iapere : e liliali Ic.rtc , die tal noncuranza de-
gna di pena erali renana utiiverlalc : onde vedeva!:, introdotti i:i o-
v,i guiià ili vivere, e |^i(.r_-, e diverfinìmi codismi, e die u^il lìu.ii,>
li poneva ld tanto alla cicca, ed atìannri'à cupidigia d'avere, e d'acqui-
llare,ec.Mi piate riferir le Aie paiole, le quali debbono tenerli damol-to , comediè un poco sicure : Un-a,Ls «e»
,ji<< «r: rliu*
multa ab amiquh prodi™ - tante ptifcornm cinti firrilior , aut indù.
Jl;-,, f,-/,::, y <],!,,,:„„ „:\U,d a,,::,,-,.,,, ,„„ -.-
[!lm,p,B tittcrdrv,,, , Hi:/•odo prxccpra agricola panda-.- ov!o , /iMicn.-i-hur non punch haitc
r:r,-.wi ,./«(, iridi- inibii credit Uh-v : qnippc ci: in r,\li<i;v>i,l,i flit nei:
j;l::in /:/!..- iii-.:iir.:,-..;-:,iii lIi.t/I f,;,[JI iì;m «iv:-'.v pr.fa,
d-.jìdi.i
rcnttil iillL-,-,1:-:, a.- mrnm i.n iri.l:ifl.: . CVic frinii t;r:if,!f qvi .~Jid',qvdm
publttas mundi invalerti ? niniirinn din j::hicvc miti,
r~n-r.i,]i,c idi.i
menta hominitm dstmentsr,C ttvarttiit tantum ertts cohntur, Ce.135. Dal palcfir Plinio con linccrita , che non vi erano a fila età,
la folila leggici inim a oppulì/.ione , die odimi, i quali videro più vici-
ni ad Omero, ed Etìodo, doveann c:k-r: più avanti di noi ad intender-
gli: e non per altro divennero Ioni nitori,perdi non conobbero l'o-
rientai linguaggio , e tutio volevano intetpetrar col liiper Greco : all'
oppolìo oggidì riportandofi le cofe e piii rinomata origine,quale li è
il Fenicio, li veggono Inolinoli , e nell'antico vero , che tanto piace:
onde non dovrebbono taluni, benché coltolo fieno ben pochi, aiinujar-
:crto, e iicuro il foggiamo: e perchè il poeta gli riporta in deferiven-
O 1 do35. Non s'intendi vano quelli ine poeti, perche non fi lapta il Fenicio pulire.
1 FENICI PRIMI ABITATORIomatilìimo viaggio de! (Leo eroe , mi prefi onefta liberti , co-
r.'ilato altre voile , di «Vieri vit!h , uranio avuto il gran pia-
inveniilo, ed eziandio per ornare il mio dire,che poteva fem-
lione ili Clciito i-.t'.K- òit'.< St. ve hi. ik-.^i-JÌ-L- i'^.150. il quale
b affai favio, e de' più frelchi, che n'hanno fcritto, dovea liiper-
olto: ma non comprendo , univi ha \\ ti:in :-_,-,farj , che fodero
j Medina, c mi duole,che dice rinvenirli ciò in Omero: Fnit ccr-
( Meffani ) uicinum Ptlormn pmxomorìuin , ad qitod sirenum1 a rnuitit 'jen-rmiì rft retili
;,;:iml merito collcgìjfe vidciiiur
1. ut: Cinga per fi-e-
xit, ita ut prìus Sirena! tffet vifurm, tutti peruenturin ad,>ryiiam , li' C.r,jt.l:n ; ru:ir ir.icltws tji Sircilas ab Hamcro ad/•Itiiim fieri Pehrum virjìa fuiff'e callocitas . Fide, tjutC colhgie hnne
hi ron Samuel Boctattut hi Cbtmami VA. 1. e. 27. Di si Urano pente-
re,
ijG.SÌ ripiglia il viay;'- j':;i„T; : J:^:-t :i:C;i ?ri,noni»SMteato. Otri co nomo.
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DELLA CITTA1 DI NAPOLI.
re, e di si gran confiifione di luoghi non v' ha alita cagione, che l'eS
leili i:,:i:>;jto il viaggio d' Uliffe per tanti fé coli , ci ora che fi e (co-
verto con kggicrilTinu cura il tutto va tsne , né Ti veggono le Sire-
ne sir:ie erranti per tante (piagge, Qiiindi ora farebbe nojulb, e utili
11, lini.] (ah™, eh; amine ili oorre in dubbio, c'ie corali donne d'O-lile;-,) Cimièro in Capri, si perché quello piieti vuol; in un'ilb'i, co-
in; altresì , perchè fi (mova giufln 1; v;r; ddla-l/e di ehi vi:i«^ r
a per
10 mar Tirreno, facendo vela da l'oiv.a,per girne ver,o inedia,; i'iij-
le Volcanie
.
137. Ma per l'argomento del mio dir; lanini , oltre In (lab ilir; il
contefa navigazione d'Ulidb, l'etimologie Fenici; ti;' luoghi , elle nomi-na Omero; quelli altro nome non ci di dell'itola di Capri, cheA'rS^cpm Od.M. 159.
*30'j7-oy A/Uit&h, y'i.fl.„;; A' ;
'>."->- ; ^. .
Sir^m frimtm, hhet ( Core ) r^™™.Vttem vtrtrs, & pnmm «emine AathemneM».
Poiché lì contende. Te AW-sudsu^ fi.i non;e proprio di tal prato, ov-vero dinoti Horidum, io nel num. 113. ho avvertito , che Omeri! dà 1
tali luoghi alle volte voce Cpeciale.' quindi vedendo, che un'ifoia sì ri-
nomata per l'abitazione di donne sì Iride , e per una tavola molto ri-
nomata , i Fenici fi dee credere , che la difiera tvìj.ti» , ciirciwtn , edinota ur iti!:,! r.b;rmtii.;i .- e corrifponde tal dinoni inazione anche- al
nome Sirene, che in orientale idioma vale r.:«t«i l^ucfus , ficcane
11 e inoltrato nel num.17. Ajuta quella origine 1! legnerò , che non fb-
lo il pialo fi dille A'.éh. to*. , ma eziandìo I' Ìiiut.i i'iila, ficconie ci
dice Apollonio parlando degli Argonauti, il quale lerviiment; im:ianelj
Omero là eziandio paflitr quelli eroi per Capri lib.4. 891.
Nti 5' fVipaè iwji©- fltej, à+i <£ >«ji»
Kr.! ;L', A'/:- :ri;': .-r.-,t [n -.:?!^, Ji-~n >.rJ-Fi«
^;'ej:-- n:*;:'7-' A';y'>.:i:l£'i , *. T. Kà\'j-jt-Hi j:c::iì.ìu ,::<>:i /èli.
1..'.*, ìlius nuli",» i/:f:i!.::ll
Pulcirnm, Anthemosffnm ctuit'pexeiuni , ubi cancri:
JVfmi f.,iy,.-i.:i:l /?-,V/<!:.jW, &f.Non dee ripronderii, che i traduttori han rìpoflo A '^fiìnw
,/Jm.a.'-
i,:n:ji'::m, -- non //.;>.',/..>,,, rl \ en,k> limata ta! \uee pro.-.ria dell'itila , 0. ut
volendo eiler contrari al piceo:;) feoii.dle d'Omero, il 'piale OJ.«.v.;o.
fctilfe francamente, che le Sirene Jb'.'sbrnaie.rm in uo'iioki toO de"..:
a gran IezzoÒd.Li.45.
n Omero ( A>S>(inoo«, il ijtule ftiturirce dal Fenicio.
fa da quella di Sdii'/: "px renderli certo , ci
ijS. UlilTe da Capri va pteflo Lipari ; quella pane i
n han pollato a tuli
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
ifok Vjlc.in.ie , biirta , per tacer molti , otTcrvar Oliverio de errarti.
f//>/!. p:iL[. 471. La ragione,perchè non fi è intefìi Oin.-ru in quello
luogo, Il è da me con chiarezza, e brevità riportata nel num.31.Or1chi a bello (Indio lì die parlare di tal vì.il^ìj , è r.eccflario con mag-gior agio diftingnerb , e montare, clic Omero non i flato ni fallace,
ne ofeuro: dirci più tollo, che fono ftati Tenia vedere coloro , che nonfurono abili a ravalare nel lini \ir.-nn V iS.Jc Vulianie , e pure nonmeno, che tre volte nF te, che Ulule vi fu vicino Chip, v. 50. efeg.
e ne'verfi 101. 119. fa menzione del turno, che da'naviganti li vedeva
fl°( 3-' ;«™ rtn
:k- i Inno , che lì è ito cai a tra-
.ìj-kt'Ì; IV---1.Ì nel corti di t:-.n:c età,
li antichi geografi , non che de' nuo-
ti , che prima riporti , come ben de-
vendo sfuggire l' ìfuh di Capri , e le
tria OAp. JJ.Mli) Tapi!; ÌKÌTWt ITMOI,
0: uv .3v'..'_'-iv , i'-i\- ò; ~
E"»5«f£.'7
>.a'p nirpj, .'>
Wr.y.yv. 7-;,- ^rr T^!r^ E <
JV.f ivlìquum hat { Siro.
pAmrf* pn^ffp dì; w* tori ww.Indi ci fa fapcrc m qn;utr' ;-.m verii , che per quefl'ifole non ci pof-
fun paffare volatili , nerpi:: le collimile di Giove, che gli portano1' ambrofia : e di brieve fvcletò si leggiadra favoletta delle colombe , e
ciò,
139. Pruove evidenti, the UluTe giunle pretto l'ifole Volunie, delle TlbfaTbxfvrJ.
i ii I FENICI PRIMI ABITATORIciò, che dinota li voce nitrii indi profiegue il poeta nel v.6:.
Tii' ira w v'rytn s'iS.-.v/ Jns 'nafta,
Hflr nondum alla na-Sis effiigh haminum , qnxcmiqae acccjfcrit,
FhLs 'morii eH/ a^'^ifgue pnmciùfi'pt"ce"u
.
Scolpitamente Ai quelli verli fi vede , che prima di giungere Uliflè a
Scilla, Circe l'avverdfoe trovarli per Io Mediterraneo altro luogo, nel
medefime IlfVpw n»..j.-^ con lungo dire, e fa fapere ad Uliflb,che
la fòla nave Argo per ponènte cura degli Dei In elle non fece naufra-
gi», ludi ftisji-iinijj: , die a Anidra di Ino cammino v'eri l'altro mala-
gevolillimo cimento , ed inevitabile di Scilla , e Cariddi : e dipinge il
grand'Omero con pili belli coluti poetici colali duemolìri: con ciò fe-
gnatameme gli diffmeie dalle Uh^a; n>&yxzsii • e cosi comincia v.8j.
II'."-,-. 4 i.; i-fl, ...(. hi\xK^t.
Inde {a fiaifltn) Scylln habitat harrenium vociferimi.
140. Perchè casi lo fcriver d'Omero, come il penfarc è fempre feor-
to , e faggio , fi eia di iKVélTUà ri fi-.-; te re alia d.ilinu maniera , colla
quale avea dinotati quelli due differenti Ilimi luoghi , i'iliite Volcanie , cScilla, ufàndo i filili avellimi,u ì;':-i> uv. , e losgiungc rinpu v. 50.
indi, benché dopo moltiflìmì veri! fa coiriij'tirkk'rc ini li , e nominaEiiW.ff V.E5. qual di v: ili r.T.i.è .111 poco lontana, ha prodotto fra-
mmento nell'animo di tanti lavj , e la cunfufiunc del viaggio : ed ora
diviene ben chiaro , ed evidvtue, c lì difeemono le favole deli uno, e dell'
altro luogo , che v'interpone il poeta . Certamente, che fi dee riputar
rea fortuna d'Omero,che adoperando la filila arte in difliugntre il pai-
lare colle particelle i pi.-, ed iv;a II, e non cncndofi poi vedute,c confideràte, fi è giunto fin dall' ;-tà ]'Ìlj jiuiclie a morderlo giocolà-
mente, che allora li rinverrebbe il viaggiar d'Ulifle,quando lì làpreb-
be il nome di colui, che fu il fartot dell' utre de' venti : ma lì fuole
covrire la mancanza del fapere co' leggiadri felle™ . Non debbo lacere,
l>cr vie più ilabilire, che Omero dmingue quelli due luoghi lino all'
evidenza , perchè non folo diverlì gli deferive Circe ad Ulillè , ma al-
tresì, perchè , in panandovi poi quell'eroe di nuovo, il poeta gli nomi-
rei qu<mdwfuld^Sinn$Teliquìmiis, contento curfu deindeFumimi, & Kigi-Hlcm fiuBimi vidi, & fragorem sudivi.
E pro-E.igionì, perchè d»' favi non fi Mollarono in Omero l'ifole Volcanie.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
qua : onde Ulìflè ordinò a! nocchiero , che allento si
(«tiglio, e vollalle la prora veiLO Scilla V. ni.H"i inguini, oc 5' ii*a ìjjo7ì iVùwi -rtSo™-EitlMn S' **(T (f«3fJfiLi ,
iirfijjciw oìfi'iu,
E.Wiw. *Sic dicebam
, >£/ì continuo meis -verbi* pmebai
i pili «va chiarezza Omero, per
li giungere a Scilla fi portò all'
me quelle del Mediterraneo mareinfrazione, che Omero replicando
ida Minzione , ninna lino a di
se ama il contendere, piacele op-
Ivn L^.-.niiv.M.L- d . i ; :. lì ! ì i , o che veramente non dite, che il fuo eroe
vi (ote giunto : ma chi sa il valore , e Torva di anclla voce ffuriia , ecome Tuia fpeffi) Omero, non mnì pcnfcrà,nc dira ciò. Altro non di-
luita "utì-j, die ~'*-t.\, /if/.-tv/iv, !,»< j.v , ed i Latini dicono àt'ot-
ccpi : di modo che il naviiio ii'l,"]iìii da Capii tu Ipmto all'itole Vol-
c.i:iie, I.Tiza che l>,;:k ito ari altra Ipiac&ta : ma perchè gli elcmp; k:j>
vaiai aliai, riportar mi pi. : ce i:ti {<>.!>, li quale I: L'dc non intiLji que-
lli verli. Giunto a Scilla L.hllc,eJ indi partendotene prende l'ilòk del
Sole, e dice Omero eilervi arrivato m™ i-enu v. 160.A™ i-M -imi .-^'f, it.vÀ 11 Xa'faaSi»
,
2«JfMiu t', «ùii» tire,™ Q« « ifupwi imir«w3«, x.t.*.
$W pojiquitm furai effiigigbmu: , borreniimqua Chtrybdin,
Sciliemp*, deinccpi Sola ed fonofilm infittimi
Ed è certo, che mfnuc non lignifica Ratini , poiché qnedi due mollri
impedirono molto il naviho, e Ringoiarono lei compagni d'L'liiie. Mani n uri> dimentico , che Omero è awcdutiflimo , e pun niente a tut-
to, perchè egli Hello ci fa faperc, che Ulifié da Capri a Scilla , aven-
do sfuggite hfole Volcanie, v'impiegò qualche giorno, e qualche notte,
TvMJ. P fa-
Mi. Le voci «Mi'fnnr* non odano, chcUliTse non Soùt ito nell' itale Vokinie.
ii4 I FENICI PRIMI ABITATORI
'Crudelis e:, Ulyffes . . .
. SMMn I B, niie etiamfimmNon finn tirram nnì: .-irjm , (Tr.
Se dunque non fi dorili! d.i quelli navicanti in cotal parte del viaggio,
non v'ha duliliiu ,clie !'«.='> msi vale ini , ina quel, che di me pi-
co' innanzi fi è ravvi listo: e fi vede il grand' Omero troppo (aviti itili
l'i^.nz.i de'ii-i^iii, ed cl.'.vnilrii.i del nautico mclliere: iolo fona e la-
gnarlì di coloro, die per in lei smerlo, fi promettono lealtà di' vocabola-
ri, fcolj, e verdoni.
141. Per far fempre più vantaggiar Timor d'Omero, e quanto bence -ty liceva ed i ] . 1 jì; I l i iid continente, e l'ifole, clic defetive, lon vago
(E qui riferire (e fari dì vivo piacete di chi legge) ciò , che ha kri:-
to il dottifs. D'Orville nel Caritone pag.É88. di Lipari, ovvero Vi Pa-llia , il quale fi portò cola , ed oiTervò il tutto ; e da tal racconto li
vedrà con iltupore, come è flato fedele Omero ad efporre lo ftdTo, co-
rriecliè quali trenta lecoli avanti : Voragine! fsbtettaneta , (7 gurgìtadr.ii ,jan dt:b:;c;i
fir.u.iìaii Jid.i;d:ir)l, rJi.: f.r.-fn oriri incen-
dia month ignivomi in infilili ptopc Liparcn , Vidttm.i dì':,; . N-::
enim fine horror! , ni difiinRiffxme lumen màbobnin in ei:u collii
fummhnte , & ad baratri ìttim crepidinem collocali ingentem vinr
mat'marum aquarum ab una parte montem fubcuniem , & ab allerti
parie excuntem , qux dum fertranfibat , terribili , O" lonilrua fupcraih
fina ignea per os ifiud magli) ano $égere etite tegebat , nere in fi:-
pctkra expreffb, & fati! alte iMebat,& ejtttuiabatar . Ea cri: u:-:.-..
go tiobis nnfccbaiur e -jiciiiijiimi r.v.lì-.-niib:ì\ . \-7 -.:iikiuib:-A, imo penettingcntibm ice satura mirabileph&nomcnun , Ce. Per vedere
,quanto fii
a quello racconto uniforme Omero, non m'increfee apporre poclii fuoi
«elfi, benché fien molti, i quali appartengono alle lìefiè Volcanie v.$$.
H"t3w sui j-Jtp tìtjiu tVmafa , ipori S' miraiKfjia fi.fya £vx3ei »SJaiurii5©- A'f«fjt£Ìt»!
'
nXnyiTft; !» toì irhyt 6101 [is'iwpis talari.
Ol Si Siila sndxAis , 0 Sili s'pavii £;,òi insto
0'i-e!? xsfsn;», wfiKi li pii àfifiBiSm
Kt».^41. Il D'Orville Jtfcrive, come Omero, Srrongeli : fi riportano l'auioriil d'amatiut.
DELLA CITTA1 DI NAPOLI.KbscmV ii fiiv Jtw* ipwì n'Si'irw" cu&pT
Kb'™ (^b xofHUjaii , «V l'i 5ìff, ir' « c'-Mit**
Ou Si »to n'jiflw Barrii rfiip, n* mraSiii . . .
M(W(j S' <> rvrrlhx iVi' ani'®- «^Ss'i, «. t. X.
Hinc quìdcm petrte imminente! , (S1
Fai
Fluttui Jiigcui refonar cerulei m/tr'ts,
Plnnttas Jiquidem eas Dii beali vacuar,
Hac /nsf »fftw nalucrcs pTetervalaiit , «eque eelumb* . . i
Hac& nenium ulta nirvìs effigi! virorum^u,rcumquc acccfcrit,
Sei pariicr tabulala nauium, & carperà virerumFluttui maris aufermit, ignijquc perniciofi procella: . . .
Duo -nera fiopuh, hic guidali cxlum tonni attingit
/k:ito -.criice, nube! autetn ipfum circumdat
Iffius occupai vtrticem, ncque sfiate, ncque autumno;
J ( "a k
143. Son esito, che fé di si eccellenti vcrfi,e dagli altri, che ho ta-
ciuti lì togliono i poetici ornamenti , ed il favolofo,che gli tende ioghi,
fi vede eflèr li [iella li deferitone di D'Ornile, che quelli d'Omero, ef-
fcndo anche in quello interi la patte (lorica. Ed 1 ragion buoni icom-pagnl dTJlilTc al grand'incendio, ed ;iH'irtinienfi: fragore delle fiamme,
e
c, li mi.!;, li sin.:rriti"tio d'amar avar.ti , e valicarono verib Scilla, nè vol-
lero lar ini: lutto il giro della Sicilia . Non lanmno importune alcuneonelle querele contri l'eruditili. D'Otvilk , il quale avea il bene Ietto
Omero , ma non pensò al fuo racconto detT ifole .Vokanie. aggiungerel' automi di quello p;>d;i , tU; 1 lanti Ji-coli .v.mri svea di ella deferirti
m ibi'i'.toii fenomeni, ed il dimenticar" d'Omero (ì (lima reito . Nonmi lulìngherei perù male, Ce polelafll, che D'Orville ha feguito l'opi-
nii ni comune, per non dire il (allo, non avendo niuno fino a di noiiri
ravvila» nel divin poeti , che Uliffe giunte nel fuo infelice viaggio oliandio all' ifole Volcanie , con tutto che diflimamente fi deferìvono :
credei io ficuro, che un uomo, il quale è ito tanto innanzi nel faoer
Greco, e fi fu di più ilio difccrnimento, che io non fono , mi avéflé
in ciò prevenuto. E ilimo, che con buon ragionare, e chiare relìimo-
nianze abbia 10 notato, che l'eroe d' Itaca navigò pretto l' ifole Vol-canie , nè mi fu d' impedimento , che altto 0 antico , o nuovo feritto-
tc non le vide in Omero , ma die certamente vi fono , e fi deferivo-
110 con queir eloquenza degna del gran poeta . So , che s' attende or»fapere, onde è nata la piacevole favoletta, che panando per quefi'ifole
le colombe, che recavano l'ambrona a Giove , lèmprc una ne tdlavaeftinta , e quello Dio avea la cura di rimetterne Tempre un' altra
, perconfervatne il numero, v. 6%.
P 1 Tf143. Si lodi D'Orville , ['ammiri , the fi i dimentica fOmero in deferì vere Suungoli.
iid I FENICI PRIMI ABITATORI
144. Andrei certamente molto lungi nel dia-, Te io trovarli piacere in
rilcruiJo,quanto li è (crino in ogni età intorno a qnelio li:i>;;..; .l'O-
mero, clic lui K'ilv deivi-aii gì' ingegni:
-.! anciìc 1 Re- un lei:n»> li
diedero atra .li iapem.: il mill'em; 'balta Incinto m'ervare gli frollarti,
e' cementatori ; ma ira tutti li e voluto di!ìingucre Ateneo, il quale di
quefte colom'ie d.dl.i p.ig. 4,3. fin;) :i!1;i 'jii coli: dice ; ma nonso, li- appaga flit il l.i.^c: il l'.larkc ii.l.'.iiiiit)L,i7.iom 111 Omero di me
'/J'fiU fT"ifi!VJJlMZ.c"p.ll Emidim Interplcmmncm Mìe,-.
& feMhfta . JVÌ he , m P?ì,n>- , i»™h:i> f,„J,7>m->,tn cn-tt : ma t
facile i'npporlì :ig'l filini] detti, dilpiace però, le non s'aggiunga qual-
che pr-pna Ipiega/ionc . Non m' indurrò mai a (offrire Longino , il
quale non inteiii'.i-niti 1 quella [ai'ol.i .dcià- ci'om'ie, oltre ogni decoro de-
ride. Omero : le .1 1:":Ji:h. tcggeile il CllOTC di leggere file parole . ridi!
ittimando io degne di qui Iscriverle , lono nel vV t). 1.1?/ i\m . Non.iìcnue uhi il gi.ui IWharl nel Pls.tleg p.v.fi. ma ii i ingiunto, to-
me e fuo coftume, ridurre quella invenzion d'Omero alla lingua (nitri-
tale; e perché quello, che egli dice, iilriiifce, giova , che qui li rinor-
t, Oi, ! :!:„ ,::.i V ,. rc„nh,< t: Ir, - t ,e de ;re.v« ii.v.ó™ Sn/hn-L,,: ™<-7W, e; Ctimu* A„>?h,-
fiì.lsy.i:.,: , r.-.f uUin-.o» epird uin.nbx ->/,tÌ'w Ali riTfJcipu, .i::i'l!I(i!i.iiii
Jì:-,i putrì lenuit: ::! _,r. d i.i-::,i i/i: j i -;n-
fjjcrit riini-.ìr.i> cibi Deoriim, q!:;.»:i d-> i:,i;-q:;::: :/:.: i'ì::: .1 !':,:, :::.: •
il:~h.i, .ir-ai . LV/j re/ih vjì}-.-i:.Lo f..k:!,i,t: éfj r!^:n:-
ci.mi ,vtl SlrabrMìi >:.::.,:;i ex ,;//:,f:„.-: ,t:,m r=*t:-i hcuian , -IT'
imam, ut/ imam , jjkh-idh i.'/.i columbi ,, /mi- l.n-er.loiem f,:-:!ij:i::i :
ne-mpe fumdamm it.-.t p;-.pv\:i„> Dii\ ciin-n fnl,il:/:i/l;;n-? , 'Cr. Pia-
ce leggete, che i più gramii ira regnanti amarouo l'ini endere, che peri-
iòOmero con quella favola ti:.'.-, co.ombe fi pronti; , ed attente a por-tar l' aiubrolìj a Giove.
I4J. "E'icmhraln ,1 rum pochi 1 opinione del Bochur: elltr molto acecf-
tcn-:e , n-.a h::..gt;.i ri.lLit.rj, eh; le due voci orientali, elle ligìiiiicauo
alni:-:!::, .'/;;,;. ,:,i) e j~,;u-:d:!,;>i (ì„i.!ì,ij nuli eifcndo antiche , nè Feni-
144 Opinioni de'ùvj iaiamii alle colainbc, che poruvino l'inbnTn a Giove.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 117
eie, non .tornio affitto liuti-.- alcuno alla ndiile !ìii/i::ne del gran poe-
ti; ed ammiro, che li Ma fe.!_- prelìo alla molr.i cTu.ii/i-.ine, e (ama di
di: ferivi.-, ni li i'-;nù ;ul invilii: ir il vero : "ire- die run s' acquieta
1.1111111.1 in quello, elle dice il !:;,ch:irl fcrrrJ uf.i-ji /';.://c py-l'y:::iu D:t<
u!>: ic-lli oflerivan
f iLniii-iiie ii'Xinui i iàcriliei- Tri u! : r-c: lì li.i di li!|'i': .rie , che il po;ta con-
fiiic II due v.ici orientali har,.uii , ed \, 11.1:11 , e liuvendo dir lacerduti,
diflè colombe . Madama Dacicr lii qui une. liei; lenjja annotazioni; , eIllllL: v' iij;s;iii:i«e- del lini, lull.uilu lerlilnu di; cleliceri , elle quelle co-
lombe li loderò eziandio {;\:;\-ly;\ (non tono coniente le dentile, fu nonfi iVaitimei-.uiuj in uielliere; riè lì u le loda, o no il Biicliart .
Qe.indi mi leiieir.i, ve.len.lo lai-te .uniche, e nr.-.e.e conrefe, e poiclli
? antoritl' degli amichi fai
Vnlcrve, die Omero nomIn ci rechivi- con finire li
ha fior del purlur Fenici. j,
nunzierebbono hpsr.i, magli aiiileliiilìmi Greci limi li
nii|i'i!ie d.l total gente alla
lime volte loti 1' antiche , 1
mero maggiore eia! lipia
fjlm. S4. 4. Quiir. li i. e.r.: e
glia Ilari potuto pcnllire a' li.eerdoti , ed a'i
145. Favoli delle colombe lì (piffia colFcnida : 1
Digriized D/ Google
u8 I FENICI PRIMI ABITATORIbi degli Dei , con ricorrere all'Arabo idiomi. Ed intanto crefecra l
prs più la fama ifOmtra , il quale olire avere si laviamente oro:
lùoi ponili , fi moRra Vi bene intclò della proprietà , e natura c
fpb;K, carnethi aliai lontani dalla Grecia . Quanti luoghi , ed an
d'ifole li rinvenni ina,
lj>e,i.il niente col nome prelb da' volatili., n
detto poche tofe nel num.S. per dar 1' etimologia di Liicmum, chenula r.it zallinom, Cr.
14Ó. Rimane (ira di dare qualche luce alle voti tlfr-pu rUnj-iTw
,
me, che di Omero a quell'i fole Volcanie, e perchè egli ci fa fapere,
cosi l'appellano pii IJji, ia meli ieri ì".:ov:irn= l'arcano, e m'incre.
che finora non fi è porla cura a ricercarlo , come fe tali parole nonvelie adoperate a gran fenno nel vetC 59.
FJÌ gli feol^ ni i ramarti , anzi neppiin
tenti di confonderle colle Simplegadi,pcrch
re, e rUcj.*rM, erratica: eficndofi crerfut
TihaytTai Hita» interoetrate erratica pel;;r— -, - , "rtJ — " J - che Eolofionc dcll'Od."
idono^ma non fi dice, onde ha avuta Tua
clic il crederli, che l'ilòle andavan vagan-
a' eguali il maravigliofo piace , e giova lo-
che per tali vicende l'indulfero gli fcrittori di quei tempi a dirle erranti.
MaUfi. Clic s'intmde jaTlÌT(aIb,atitTm' non s' intende, the Tibie erano nuotimi.
DigilizBdDyGoogk
DELLA CITTA' DI NAPOLI. n?
Ma l'i iace veramente perder tempo in rapportar i non pochi ferimen-ti deila vecchia età: e s;i.uclie in Aimo, the Omero non ben compre-Io abbia a' iuoi portai apparecchiata celale i(ran.i o.'ini. ne , ia nm:iii-ri
loivrire.iè veramente nh/.n n>,*j-s™ , ed ai t resi i,-ì-'3- ri'.^ró [i^niiì-
cano pietre erranti, e nuotante iloia. Siamo Henri, che quando Ome-ro dice, che una tal veicc e propria degli Dei . silura si è lìr.'irv.era a'
Greciior egli vuole , ebe ju.3 iDei a;'jie!laiio m>>™ It Voltarne ,i dun-
que ili ìie.riìira rinvenir l.r umile ir-. ! .ridite : eredo m 11 die.: in !nn;;i dal
vero. traendyla dai verini j", pluf; àì-Sifit: onde elee il nome —\Sia
Hhijìo: e veramente [ali fede iliile li fi dclcrivino ii ben divife Ira
loro, che i navi.; pnl!nn.i 1 .-antamente girarle intomo, e perciò Dioni-
fi.i neila n^'-j-jjrf, dice, «'ai -ii^'-fvs'.i 11 1*1 >ij'j-ai , .£0(1 i«-
fiili- fi- 111 ,•« m.r.-i rìrrumili " mi (piace veder tradotti]
i«;;;/.t rr-iu'ì-J.! , nreiiilen.:. >li lai noiione da' vocabolari : e non fi poli
cura , che In lU:'o Dionilìo notili - - c f iduro .njyii-iMj: , die [ali iloie
flirti i^un iriairtis» auffa'*.™ , cioè, che ili mc/Jo di efie , ed in-
torno ancora li poteva lacilméntc iiir vela. Quindi èehiaro, che n*ay.uro!, effendo voce de' Numi, dee ulcir da , ed han da (i^uliiv.rci
ciò, che fi racchiude in quella voce orientale, giacché eziandio abuiii
Greci ce l'han fsrbato, cioè , che fon b.ai divile, e di(linte,e fi poffono
feorrerc all'intorno, e perciò fi di Acro -^•'f-- t larà lem pre Ara-
no, che averterò avuto il nome Jl>ui)-»™ da sf.i^u, crrmc facto , clic
lì erano nuotanti, e che Omero ciò avelie credulo, o penfaro.
147. Ma forfè lì tenderà fermi Ilima, ed altresì vera tale nuova et imo-
lojiia. . Icj^endofi , che quello sì avveduto poeta denomina nv. di e!Iè
Volcanie n*o>ni Od.*, v. i. iiiae* Aie*.©' . . . TtKonri ili i-ìrif , babita-
6.7i .'7.' in :n!:,l,! pl«re, comechè ora fi traduca mainili in iiifuU:
e gli fcolj, e conienti ripetono lo fitrtò , che han detto di rJrVtj-nTtu-
ma ficcome mani è Anonimo di JVvrynn , così il Fenicio uVu , chefono gli ftefli caratteri , che ll'io-', le di jts , rjiiuchè quelle due vo-
ti Patire li ,!a|.m, e- Omero afe uuvefime iio.c. Or UTO vale lìbi-
r.rvir, .-ii^ri lih..-;\nh, i.^ht.-juilits ,<?.-. e rimari: un.i Hei'a lìer.iìici-
v.iune, ciò è, eli; le Voltarne 'fon tra J. ir. > lciulte,e d irta 11 ti , e dannoil cammino a'navilj lihero , e franco: nè fi penfi , che ciò fi tragge a
ftento, avendo in Latino phu-a da che dinota una ben terga , e
patente via, ficcome, mgìpmta 1' angufla , e fuihlula quella , che nonaveva umilia, e qnrfic ire forti di vie erano in Roma : oltreché i Greci
ne formarono l'aggiunto tXktm nmplus, fpaùofui. E mi giova, che in
-Saiucclio 7.. 16. fi è i:n nome di cittì, che fonerebbe Se/unSo.-
non è dunque Arano, che li di un Amit nome proprio all'ifole. Ma in
oltre chi mi vieta di dire, che J*)D dinotando ancora nbfcidii , divifit,
iterili chiamate quelle Voltarne munirai, perchè eflendo prima un'ilii-
)a intera, e fola, per lo violencillìmo impeto del fuoco, che ancor do-
ra
i47.Anchcni»r»'"u&nonIi[!!iil":iin Omero /nftifMMtifi*: Un,7Ì rote Fenicii,
ilo I FENICI PRIMI ABITATORIra in Sfreninoli, e ne' vecchi [empi tulli' ardevano , li folle divifa in
molte? Di ciò lm pronto opportuno dempio nel io. ir; d: ti: (>r.i Cim-pagna,per non andar più lungi , fcrivendofi da'iieograji antichi , che l'i Si-
la ci l'm.ida era nnil.i tini ìkliis , e die I' incendio n; la divifb : ed
io nd num. ?. ho mofirato , ohe t'nrfyi;i elee da pio abrumperc , e
quindi poi viene rvpu: u;!i llc!ìi dementi della vo.'e Greca , e Lati-
na: li Vi-sa-a fio, die lui icriltt) in elio num. ji. Ni farò pamì.! .L-
!
i
'
iloic , ci hanno i! nome dal;' elìérfi divile per la viobi/i ed/ once ,
le
R. R. lib. r. c. zq. ficUrrc pr.ua . Se poi una di elle , ove listoni :ìv.i
guila.ciic dubbio non rclli,!! i, die Ul.ilé da Capri fi fp
Omero non lì legga: più prclfo ognuno dovrebbe aver a n
fìa Dato per sì lungo tempo al'colo, e dolerli di sì antica ;
Ed intanto Tempre ripeter debbo lo Hello , elle non fi puf
cLe dal più refi io iiiiOyio, die i Fonici occuparono e une;!., iiniira (eli-
ce Campagna, ed aliai altri luoghi del mar Tirreno, giacche li troov.i-
no si numcrole voci del loro idioma e per lo continente, e p.-r l'ilblc.
143. Terminato il mìo dire intorno all' Omeriche ec^mbe di Lipa-
ri, ed intorno ade ni-;.-i 11/ il qu,ì!e credo ne>n olière irato niIterile , ni (piacente, per udii inicrroiiirerio molto, non mi è lembra-
tu riportare prima l'etimologia del Eochart, die ci dà di Lip.'.ri,giac-
ché quelli aliano non pensò, che TlK:<ynoi , e fiV^ mn voci Feni-
cie; oia eneo ( jiortLino riferire il lentimcnto di lui , e li vedrà , le
l'oriìiiie del nome di quel!' il ola lìa più femplice, e naturale di quello
e'.t me propolìo; egli dice.nel fine <lolia pag.519. jjjj't-ri) Liy.:r.:)iit wl
Ltp.rcas nm;cn cijc Jc'u:.:r.>i , x )'!:-,:?:. :.: Nib.ir.is. vcl Nibrai, imita-
li! èmuogitieis srn-j; n:nti. Arabici- cjì lucerna , lampas , taida , fax:
14». Si diiimiaa l' sii moloab Fenici» di Bothan intorno allj vote tifila.
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DELLA CITTA' D I NAPOLI. ut
Syris idem Noia: nebrcfa; unic tmpt&ricHMttsmvi nebrafta Dna.^.j.
•uel nihrafia Soph. i. 11. Rabbini dicunt naia : inde Lìparii nomiti
Puniaim , quia facis inftar uoflli iucebat . . . Ex Nibras , 'jei Niba-ras Cretci ficerr Liparas, ut mollirent 'jocem barbaram . . . Ncque in
hac mutatane quìdquam coatlum, quia ut B & P, ita N & L funeeìu/dem organi, & fnpt ptrmuimitur : Ìndi aggiunge gli efempj della
mutazione di tali due elementi dall'Ebreo, Greco, e Latino, per ai-tare quella lùa etimologia. Ma chi non vede, che per trarre Lipara,onde egli vuole, ricorre in Arabia, in Caldea, e cica Rabbini, nè fi ci-
tano i libri della Scrittura Tanta più antichi d'Omero, o contempora-
nei, ma all'oppofto i Rabbini, e Profeti aliai potami ad Omero, m»quello , che m increfee , fi è , aver io veduto , che il gran Bochart hatraferitti tali autorità dal piccolo vocabolario Ebreo del Builorfio . In
olir; chiede , che fi mulino due elementi del Caldeo , per formar Li-
para, e vi faranno parecchi, i quali di buon volere non mai il conce-
deranno, perche adattando in tal maniera le voci Fenicie, fi troveran-
no madri d'ogni lingua. Si crede anche debole, e mifero il ị;-.i!"::aio
di nibrai, comparandoli immenfi Volcani ad una lucerna, ad una face,
ce E qnefio fi è in brieve il molto , che ha unito il dottiti. Bocharcintomo all'origine della voce Lìp.-.rs dn™ av;r R-:itati alla: astori . cl'.e
di quell'itola han parlato, i quali anche il Cluvcrio , e lo Spanhcmionvean raccolti . Ora lì può clìèrvar di leggieri per onor d' Omero , fé
quello, che poco innanzi da me fi è proporlo di Lipari , fi truovi pìii
confacente ed all'origine della parola, ed eziandio alla favola.
149. Vedendo Uliìlc, che i fuoi compagni atterriti dall'incendio dell'
ifole Eolie, ovvero Volcanie non volevano più dar de' remi in acqua,e girar la Sicilia, ordinò al nocchiero, che prendelTe il cammino a fi-
nillra per Io faro, e i'induffe ad incontrar ì trilli cimenti di Scilla, oCaricali, i quali Omero deferive con ilìilc si vivo , che fembra , che gii
dipinga: nè è pago di parlar una volta di quelli due moftri, ma ce gli
prelenta a lungo nelf Od. fi. cosi nel v. 85. e feg. come nel v. 111. eftg. Perchè è mio debito ofièrvar foltanto le voci orientali de' luoghi,
che nomina Omero in si famofo viaggio, farà il mio dire corto i-'ur-
no all'etimologie di EviiWw, e Xapuéiis, sì perchè non fono malagevo-li, sì ancora perchè l'ha rinvenute il gran Bochart,e dice nel Phaieg;Scylin Punici 'jipo fcol, eli exitium . . . & Uthale infonuiiium ; quofen/u Gracula neiuX®- ufurpatur ab Helleniliis . Seylt.i . inde ef-pel.
lenir, nemini non eft òbvium . Ma non ceflèrà si tofto la mia ammi-ra/i(.ne, ihe quell'uomo si dotto dell'idioma di Patelìina non vide,chein c!!o v'ha Vji» , /poliate, priedari , ed il (ilo derivato "1:
, Ipotis-
tm , che può pronunziarli Icyll ; e femhra , che Omero abbia canaio
darci tal nozione, dicendoci, che Scilla Ipogliò la nave d'Utili di lei
cuii-.pauni : piace anche ollèrvare , che quali iémpre quefta voce EbreaTom.I. Q. l'han
149. UU&e li poni in Scilla, oiigine Fenicia di ijI voce ;li elimina qutlh del Botbut.
I FENICI PRIMI ABITATORI
ii.:.i
1
. i.' iì ,i l: i! wisi • .111 il i r r li i
i il ìli :
della rapace Scilla : ed è certo, che li dice firpui, e feirpus , cosi an-
cora SiyH.-i, e Syl/a , e non so perche i Romani fi ps-Iem .0 trillo no-
me, forfè non panarono , che era Io lidia die .Ve; . Mi la Caper Vof:
(in nell'etimi;], eli: an.lie e.lyl-.r,:: lui li:.- orieilie di .jui.-i ei',,i:,i
confusiceli!, rat jpeli.nc tivi Userei : ed ;i!;;;irn:;.- , clic dee da» «i t nv.'.i-.'i, jnniinJs a 7:- c/i /kjIkj . L iiirà iempre
ccrla quella fcatiirii;L;ine dcila S-il'ì?.? Omerica per Ui lini lìynilka-
ii fpvls.r.e,
depreej.:-,-: , ed altresì , '-
n Latino [polio, die quella del Boi
•ri: fia detto con oiior di sì grand' in
ne A' exitimn nel verbo Vi ml foltanto lapidare, ed i lxx. lemure
hanno tradotto Ài'ì^fn, mran -.3, >.(?-. leti;.; però, che tra' Cal-
dei li rinvenga coiai lignificato di permeici. , ma quelli mutarono il va-
lore delle voci aliai tempo dopo Ornerei : mi c lecito conghietturare ,
che ciò era noto al gran Bochart , e perciò ha Icritto , Scylla Punire
'sipo, fcol, exitimn. Ce. e dalla Fenicia ci fpinge nell'Affrica: e per-
che (imi p;v\ :uere piìi l'autorità, che- il veni, li Banier ta7.pag.377.della Mitoli». francamente dice : / ,:i,„e „iie:,x e.isure mire .71.ee P,o-
ti.irt, epe le nom du dhrr.il de Sryli.: ejt rem, du >m! l'henicien
( dovea dir l'unico 1 feul , nui fi?/tijh--iuiiic , Cr. Lo flcfìii coiiiprii'n aicn/a più attendere madama Dacicr, ma fi sa, che le donne fon credule.
150. Non vorrei, che la fama del molto faper orientale delMazzoc-chi rendeffe o debole, o pur vana l'origine Fenicia di Sttftta , dicendo
egli ne'bronzi d'Eraclea nel principio della pag.ji. ove parla della città
di Squìllace, che "ZWhi*.m piane Cracum fipi ificai , onde dinoterebbe
catelli!! : cl! ai [imi ih , die 11, m pensi a conili! tar il Phaleg del Bocliart;
ma non vi farà chi voglia credere , che avendo in Fenicio , ~-hv voce
cogli ftefii dementi , la quale raecìihule in w la trilla figniiìcazioift di
quella cittì avelie aequilìato il fuo nome da' Greci, i quali fi
portarono ad abitar la regione de'Brur.j aliai età dopo Omero . Ma di
Squìllace ne dirò non poche cute in dovendo parlar della prati colonia
Areniefe , che venne in Napoli. Se poi Omero ddcrive Scilla in alTaif-
fimi verfi , come una portentofa cagna , gli è piaciuto riflettere ezian-
dio alla femplice voce fìreea , the cam\ dinota Od-f. v. 85.E'vSiS' ir-i im;
>Aff và£t Sftnr >Jhaxi\tt'
i'
... , 11 !!/.'.; I- >,: . ' .....
E/its profetìo vox qvidem, quanta emuli recaii-nati.
Cosi quelli due verfi lejigu tradurfi dal Ciarde, il Barnes da wij-i>."f,
« latlc iepulfi: al folito quella coppia di uomini, che han sì bene me>
i;c.Si jtCIlc tUIuioccbi . Niojii» vote Gnco Ftnitij . Etimologia di CiiyMi'i.
DELLA CITTA' D t NAPOLI. uj
ritato d'Omero, s'abbandonano agli lo il bili , i quali appongono, chsKij-Ais qui dinota >bj-tSì
, ovvero Tp.-^uii--: , e pe.-ció il pri-
mo ha detto recein-'itiri , ed il fecondo nella fu,: bella editine h:i fcrit-
pofia dal Greco , e dal Fenicio , e di quelle ve n' ha molte nell'Iliadi.-,
ed Odifièa, quindi il verbo che aggiunge al »«V, ìvjeuh , vale
exfuhirStt, onde efee anche Vj gU, ex/nttatio , e l'intero myiKi r.i r-
Xaj= lignificherebbe una cagna giocane, e balda : mi giova, clic i lx*.ne' |irin-rb. :;. z.;. q-.u-iìo iu i. diniKi i.T
f.~,i, o-],:- li t':rc-l
giovanete fcn nutrita; e nel' falm.4;. 4- fi vede mutato in nar/c
, /e.
vintu; , ed allora, farebbe lo fieno mot , che 'ju , e fedirebbe Iòta a
darr nui^ìur valore alla lignificazione , ripetendo!! Io fieno giulìa il gè-'0 del parlare d'oriente. E perchè il vero fempre traluce , Ito
" '»'( da $M£,fioreo; il c'
: piatiiit!) dar un brieve
.... .a volta in Omero , ed ci ....
ra, e lòltanto a Scilla l'aggiunge. Rimane ora dì vedere, onde dee il
nome dell'altro moflro Cariddi , e perchè fembrami , che il gran Bo-
chart è Irato in quella etimologia felice, m'ha Icemato il pefo di rin-
venirla , e m :ìvv.:!;tò ili li1
,' l'arnie pag. 513. Chnrybdh e/i TiaiKIln
(iber-obdati) foramen perditiiwi : w.ifr ut mi St:nr,i vi t-n>t(ci,:;tt,r.z
ad yir.ràr.in C.:p.\-J. Iliaci m;ii;|-.L),
|'^ ii.i\l- fcrb'.t inviali: <3 Sr.l-
lufìins irgnd Strvwm : inlata naufragia Ibrbens gurgitibus occultis mil-
fix.isiinr.-i'
l'ai: raro cu;:.ma litror.l traili! . Chsrybdin definii Etymologus, nii ti fi-, j[o©-,
15J ì'«5f» ti-ny»,quidquid in eliaci, £c
le due voci navenn chor-ybdìn,perchè lì sa , che buona parte degli
elementi vocali l'hanno aggiunta a lor piacere i Malòreti
.
0 dallo tiretto di Meffina TJ lille con graviamo danno de"
fuoi compagni, Omero immediatamente il fa giungere aTikia 6le , e le di il proprio nome di Sii/mói . Credo , che vi tara ta..
che penli eflèrmi flato di ftcnto l'aver rinvenute l'ilole Volcanie ii
e l'enerci fiato daupreflò U li ili ; riè mi iÌil^'i'.' animo , che do-
veva 10 regger contro agli ferii tori d'ogni pili riunita età , i quali af-
fatto non le videro nel poeta. Ora però alquanto perdo mia lena, pa-
randomilì innanzi afìji , e rmlagrvoSi cole , e fe finora mi è piaciuto
il rinviar con Uliflè, già comincia a riufeirmi moleiìo : ma liiui,<;n;i
,
imitando coloro , che fiatino in acqua, o di buono, o mal grado gir-
Q. x neiji.UliHe giunge all'iloli JeI Ssh : li riportano poehi vtrli , the li deferivo».
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milito moftrare quanto e ferace il (ira
.udchiniflima ifoletta Trinacia , nella
quale fa dimorare aliai d'i Ùliile cu' inn: r. : iti pugni , e ne pria in dueluoghi ben lunghi , i quali occupano la mela dell' Od. ji. c la ren-
de ricca di vaghe- tavolette , cJ amerei , che [ì iriyclTero poco meno,die del continuo. Ed imprendo a rinvenire, ove, e quale fi era queir.'
iful.i, j;ì;< quale non io per qiial reo delfino le han tolto il vero, e le
han appropriato un falfo nome anche i più vecchi fcrirtori. Nclv.11.7.
iltruifce Circe Ulìitè , che liberato da Scilla , e Cariddi , e giunto all'
ifola del Sole s' attenga dagli armenti, i quali eran facri a quello Dio:QvtxtUm fh ,;«» <Bornoif tìo,\z\i 66;, V fi«*« , k.t.X.
Trinixiam antan in bìjalam pervenies, ibi multaPafcumur Salii boves , & pingue: pcc»des, &c.
E pochi verfì dopo foggiunge, che tal greggia era i
dita da Ninfe figlie di =!ìò Sole di nomi FÌctula , i
a tale enetto in quefC Metta ;
Nel v.i6o.quando Omero finge gii arrivato il fuo croe,ufa qucfbdire;
S«uW.lui t', oì-ii ì-fit= B:>" sì Ìl'jiih ywMnda S' ìtm xaXai |M« £'«.fii'mi™
,
f.V.-i-;- .. r 5.;.': ; ; pcur.s . Iju '):} atte vi li :,
Srylir.mqus, fintini deinteps Dei od eximìnm mfuìam
Pcrvawnui ; ibi ameni ermit pulebrs boves ialiyfiontibui
,
Mblrnque piagnei pecuàts fnbiimii Soli;.
Lalli i componi ]i.t l.i f;.fler;ii ..iiikuiu cri: C.iriJ.li , e Stilb, vinifero
con preghiere, e voti il cuor d'Ulule a prender lido in quel!' ifoletta ,
e fi deferite sì mifera , che con fuma lofi ,!a elfi il viatico , perchè per
gli venti nemici vi dimorarono un mele imer» , furono .uflretti a feda
r
la gran fame con cibarfi di quella facra greggia ; e non trovando vi-
no per al'perger le carni , ufaron acqua ; ed amando di placar il Sole
«OD qualche facrifkio, altro non adoperarono, che aride frondi,c que-
fi; br -.
:
lj.ì .nono al Dio. Tutto ci racconta Omero in quello lib-fJ. nonappongo i verfì, perchè fon molti, ed i fuoi poemi credo, che non vi
ili chi non gli abbia , e Tempre legga .
151. Or Quifameflierijche molti meco entrino in gnnd'ammirazione,
the tutti coloro , che fin dagli ami eh ili imi tempi li fono ingegnati adi qua! ifola parli qui Omero , tutti han creduto , e fcritto
dfcr1. Fallo di ftmtori dottitTimc in credere, che li Trinici» in Omero Ha Sicilia.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. ns
efTer la gran Sitili ;i : e puri: dilla viva cdcri/.™, clic quelli ce ne da,
oijni altra può figurarli , die quella. , la quale ora i un rc^no , «1 è
itala fempre fenile, e ilovi/mla : Ki!:,i lei^-re il sjran volume del Clu-
vcrio della Sicilia, amica : e mi duole, cric anche egli , che tutto haraccolto, ed eziandio i verfl d'Omero, ha feritto,che il poeta dice ef-
fe: quella grofiàUima ifoll qndl.i del Sole , titii curii; a.vrl.iTiieiuc 11
pali-la Ur. s. iin. ij. Careruni Uiygts traafmiffo freta ft.:t:m r.i
'iV^.-f'.'iii, /iV' 1 IfJ/i \iif;tì.:r,i a.lpulit : id;(l ni iucivpytreì, pne:\r,
[''i vv-ipl-'i f/.iì.YKj" fst>ai;:i?n , ti Siaii.ttil : t::-..i .(: iv jt/if>-.: iloill tì'j.'-
r /.'if..- /ii. i. r.i,'.:. Ir.di irafcrive i veni d'Omero da me già rap-
portati poco innanzi, come fé non forièro oppu'hillmi n Ci Araiia, lui-
chi vecchia, opinione, e come fe il padre della geografia (cosi chiamaOmero la dottiflìma Dacie:) avefiè ignorata la vallila, e la fertilità del-
la Sicilia : ma intanto anche madama è dello (lellii lentimento , e ne*
Cuoi conienti dice : Cene fonie de In Sitile du còte da Pclore mtwr
ijj. Baderebbe ciò, che lì t detto, che la Trinacia d'Omero non 1
Sicilia, ma v'ha. altre, e non men chiare ragioni : quelli vuole , chi
lifcito dal laro vide l' ifula del Sole : lenza dubbio,
egli con valicati
tale Itretto vedea Sicilia, come dunque avendo sfuggita Cariddi , e Scil-
uà ir; ijtjfuta ti
ionie poi li dice hi.
ende d' una parte di
ìnato tal luogo nar-
, infila, eia deferi-
jltre in ella vi finge
tuiloiire la grcggui
75. introduce quella l..i:n.i./ia , ir k-!7i!;e >.-.:.)::; ii.i avvitar Aud-aci gran torto Mcrtn ila lp.a;li lìrani.-ii ivr la flritic , e ruma de'
i armenti. Or le trovanlì Niiilt in 'i'ruuci.i , lice cliere una picco-
la
jjj. S' illusone, buone ragioni, che li Trinici» non fui <ftcr Sitila.
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ii.6 I FENICI PRIMI ABITATORI
bui alla^roiriflima.
ilola, che di brieve li
che F^-7--diccndo^ Nome;; infiilJ''mtteipiam itania , C cute he Thrinada ,jìve Trinatila,
154- Lo tiìvctC Bfi™a, t non T***!» ci rradt i
ti Re Tri-
te quindi
DELLA CITTA' DI NAPOLI, 117
fecere Trinaci», &t. vuole, che prima ili dirli Sìcili.i, l'i di!';- rl;,7,;i.i.'
comi: fé vi folle fcrittote più vecchio d'Omero : ma fe quelli !a chi.t-
1)1. i Sn.v.i«, tale d.-e riputarli 1' antithifiimo Aio nome. So, che quello
lle'lo allenite fucilale ni-: prnei.no tei iia. (5. ma li covreiua: piallare,
fe fi ha da prclhrgli fede in cofe di un'età rimotìfiìma da* tempi iud ;
tinto più, the si lavio fiorito non vide in Omero , die (ì>mr? miri
era in ^r.ìn.i" dola , c torli' !a di lai im.ve autorità h,i indotti! la polle-
ria a crederlo : esjii co.a (crine pjg. 57^. Ini. i+ AV «™> ( VìJrx:-)
irli," .! vtj:;5- ,'„l«a ,-T.-.iTE'.;,! TV/"»-'"* M^riil*
, i.tr j,J.'«.'.l
t.b ipfn (II:,,;:, i .rir.MÙ -.«-..eia.io- , e;;>ii pino- Je^na ì-I™-.
Ma in quella felice età, che il faptre n'attinge ne'fonti, e 11 ha Tem-
pre matura avvenenct a' tempi, che li laide , conol'tiamo , clic non do.
vca Tucidide in afleenar il nome pili antico a Sicilia dipartirli da O-mero, che tanti ièeoj il precedette . YJ. ora tfrumenti; s'ammirerà,che m grande fiorito non vide , che e-'/.-i'w nel divisi poeta non era
la Sicilia, uè che la vecchia finte di Laerte lì dice pih volte ii/iWr.ell" Odiile.i , a.,i,eeliè aiede potuto tramandare a'poficti cilcr il vero,
ed antico nome dell' ilbla.
_
155. Non so fe Tenermi molto trattenuto intorno alla voce e^iiu.
nfeir da certi vecchi filli • Or,! è d'uopo r.uviiare il filo di quelì' ilo-
letta, la quale si mi (èra ci vieti deferitta da Omero, e folo di qualchefama, perchè in ella pjfcevanli gliarmenti delSoie. E certamente nonpoteva ellèr a>r.! , che quella , the vedeva.fi avanti Siracufa , che col tallo
nome i figli d'Omero 1 aLMie!:.:rouo Grigie , cimentici ailàtto del lùo
vero nome-di agni*;». V'ha non poche ragioni, che quella fia fiata,
perchè il poeta dice, che immediatamente, che Ulifle fi ftsggi da Sed-
ia trovò O'jvm'tu v. irfo.
Avtìo ÌTfi itìtìi; zì'/tut'J , E.ivlién Xj'p3Siv,
2iò»Ju) -n, «In* (TfiTi QtS U ifuìua-n ìnnr
Qtiefti verfi fi il-»s«i tradotti 1111111. irfj. Se cViìoiic nfciti da! grave
cimento dei taro l'eroe i-;.::tj. ii(;-,w«..v.vj.-e . fe i;a [.-rò mo unti
l'itola del Sole, die altrove ce l'ha dipinta alla; uc-.iìla , e slbraiiiliì.
ma di omii ìelj.;;i;evo!e,poiché in tai Vi.u^i^ii: non ti rinviene altra,
Ed il Fanello i-tad, fi:.. ,,. cau. db eei-i .incora tale erotti Qui
(AjfiirJ uno aaibitm fiada a SPECU , uade «mie egmdaf , &c. Vifìa-
155. Altre Toni pinovi , tbc Sicilia non diccifi Triuieria j'tempi tl'Oraeio.
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nS I FENICI PRIMI ABITATORIftabilifce eziandio Omero un 'fonie di dolci acque preiìo il lido v. 505.
2 r.T.ra .. ?: 1:1 y>-lVfì ''-•?/<*
Affalmm in Borsa amo febrefitlam nsvimPrope aqiam dulctm t
Ed ognuno da piceni fanciullo apprende la leggiadri favoleHa del fonte
Arenila, e del fiume. Alleo, e quali ogni poeta ha creduto efTer in col-
p.i nari lame buon ufo : e quella Arenila fi è nel lido di efla Trinacitt,
ed è ancora (in fonte d'acqua lìolcillima f rìar«S- ,;;?)) ficcome ci
dice il Fiiw.e!l'> 1 t ^ ! i. 1 _ ^ 1 : 11
.l te : Iliul::) : ili tutti ij'i Itriltcri in prò fa , ed
in ver fi , i quali hanno nominata Aretufa , grolfa parte n' ha raccolta
il i
;
ilig-.-im<s. Oliverio ; né mai fi è dubitato , che tal fonie lolle Hat»
in q-.iell' iloìctta del Siile. Quante mutazioni, e vicende nel corto degli
anni dia Triti ac la abbia l'offerte, fon rapportate si da efift Oliverio, co-me da' Siciliani faittori. Per ultimo lì la certo, che quella fi è l'ifola
del Sole, perche Omero dice, the indi dati i remi in acqua, non vi-
dero i naviganti fe non cielo, e mare ; e certamente ulcitofi dal pro-
montorio Pachino, detto capo Pallaio , fi entra in un grandiffimo pe-
lago, ed ove più li dilata il Mediterraneo mare v.403.A« ÓW Ei , tèi TK oWl»
Sed quando /aia infittimi ddemimm, ncque ufptitm «Ite
Apparava? tcrvtyum , hi ch'uni, atnuc mire.Da tante ragioni, e d.ille el'.i.ir'Tme e l'irei lì' ini d' Omero ci rendiamoikuri , che l' ilola avanti Sir lei (a fi era quella , ove pafcevanfi i bovi
del Sole col fuo nome antico dsinwii) ed ammireremo tanto il geo-
grafico fapere del divino poeta, quanto faranno grandi, e giufle le que-
rele, che gli Icrittori d'ogni etàjancorchc lavi n imi , l'hai confufa coli'
intera, e valla Sicilia .
I5d. Ma quel che fa al mio gran hifogno, ni yjoflò attenermene , lì i di
inoltrare, clic i Fenici occuparono tutte quelle fpiagge,cd oltre che il
dice fcolpitamente Tucidide, anzi alferifce aver etti lóggìomato in rile-
tta piccola ifoia lib. 6. pag. 370. lin. 48. toiWti ligi rin» fùi lini 2<-
». t. \! Phanicci per omntm siciliani babitiròcrvmt , occupala ed merepremonterai parva infulh adjacentibas ,Cc giova, che io il com-primivi, unclie coli' origine della voce Omerica €>&vmin , la quale puòud ire da'dtic verbi .—jaj nyj , ed in dfi vcggmfi i mcdcfimi clementi,
che fono in Greco, e dinota il primo taboravir, è altresì labor, defa-
lìg.uìo, e i'al(nj, che è si Ireiimn-e r.c' ialiti libri,
/•irr.'lfsr , ed in
oltre abiedin, irt/lii , &e. quindi Trinacia avrebbe quello nome, per-
chè in cl'a prcnikvan ripofo gli (lancili naviganti : e farebbe lo fieno,
•he dire ial'n/a ifo'iiii, ijni iiiiicrum labore trijlcsjunt ; o più in cor-
to,
i;<f. Origine F.niclj il T|«n» . Rig ioni,perdi* in qucfl'ifoli vi fono i bovi del Sale.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 119
to, infoia defaigatorum, ovvero gìulìa il dire de' Palelìini , hiktls dc-
fotigatienis ; cosi iuj, Achor , fi eri valiti turbarionisJof.j. \6. da
*ny turbavi!, per tacer limili efempj, che fon moltiffim: . Ammetten-doli tale ormine flraniera della voce èd»**(»,ii rimarrà pago fempre più
del faperc d Omero , in fingendo qui vinti dalla fatica , e fenza Iena i
mvi)5-]iiti, e gli fa prender ripofo , non per altro , fe non perchè pofe
mene alla nozione orientale del nome dell' ilbletta , la quale (landò a-
v.tnti ;1 -cno Siraculano rende ficnri i naviii , e forma un bel porto.
Non fari di maraviglia, fe il grand' Omero in ella vi finge i bovi del
Sole, perchè fi sa, che in Sicilia fon frequenti qudii armenti di color
rubicondo : quindi il gran poeta gli fa conterai! a tal Nume , ed al-
tro] , pL-rclii liiiu di cmiJ.i/.iDiiL- minore , ni il latte è più icelto , eperciò Omero dice , che fi fu belliaine femminile , Siti . ,Or miIjvvÌl-11^, e ammirerà femore piii Omero, che ne' Numeri cap. 19.1,
li citile vaccini tufam , làjiaXu w&ii, per facrificio , ed in ciìò
cap. fe ne fa lunga, e milìeriofa detenzione: e fi può penfare, che da-
gli Ebrei i poeti', oltre alfaiffimc altre cofe , anche qudìa apprendede-
ro , di dcltinare alfe lor Deità menti di tal colore : e potevano
anche propria oficrvazionc le lor fatiche , fcnia ricorrere in Egitto , cdire, che Iddio ordinò per Se vaccam rufam, perchè agli Egizj era inodio tal colore, ec
157- Piace in oltre riflettere , che quelì' ifoletta Trinacia vien detta
digli fcrittori dopo Omero Ortyeìa , eziandio per fallo di non aver io-
tela la mente del poeta , il quale nominandola due volte , (a deferivadiHérentiffirna da Trinacia, ed in filo aliai diverfo . Nell'Od. 1. v. iìj.ne accenna poche cofe. ma poi nell'Od. 0. v.403. ci dice:
ti&k w Ì»eJ, «..£r«T«, ri™ iJ£
05n Kiesiì'Sk xliui unsi, M éyvit) p»,Eo'Bw®-, «"[io*®', oW>jiSii5 , wXrfnv©"tiriti 5' su™ SSuo< irlpyrmt, «Si ns n'iM
Naj©" tri I-uj^pij itktTa Sp^oìn BpMnVi . . .
E'<3» !™ jdjuK, ìlXa ti rpri troni S,'5«-h.
Infiliti quxdam Syrìa vocalur , ficvbi audis
,
Ortygìam fitpra, ubi conveffienct Solis,
Non ila magna valde , fed bona qaidem,Tcrtilis-bonm
, fertilìs-truìttm , vìno-abundam, tritici-fera* ;Fomes nero tiunqvam popxlum invndit
, niqits uilm attui
l'hrblH .M/i, W.Uir ««.'iy/l l:b!
lllic due urbis, tifatimi Miteni ifjlt omnia divi/a fiat.Si feorge ad evidenza da quelli leliciffimi verlì , che V ilóla , di cui fi
parla, non è Trinacia, ove erano le Ninfe, e gli armenti del Sole, cheTomJ, R Gè137. Fallo degli antichi , t moderni la dire Oayg» l'ifoli del Solt.
130 I FENICI PRIMI ABITATORIfi è defcritta difetta, e fieri Intima , di modo che i compagni d'UMe,pei non avervi di che cibarli , uccìfero quelli fiera greggi! . Or , per
il -r bne-vi- , l poik1
ri i ni r; L ri k^. 1
, :uio rali verfi , e confondendogli
con quelli , ove fi parla dell'ilola de bovi del Sole , lian chiamala la Tri-
nacia Orry/fia, e ravviandovi Zu^w, ne formarono la vicina citta £u.
panna», ed in numero maggiore , non per altro, fe non. perchè Ome-ro nomina due città : ed in oltre, per averci veduto anche 1= voci Tfo-noi H^oTo, ronverfiones Solis , lì (limò quella del Sole: riè pollarono,
che queft' ifola si fertile, e fortunata appellavafi Zmjj» , ed il continen-
te O pTayòi, ed efli differo l'oppofto . Né folo fi diede viziatamente il
nome d'Ortigia alla piccolifiima Trinacia, ma altri anche antichi geo-
grafi , come Stratone pag. 744. oltre Callimaco nelT inno d'ApoL v. 59.
Plinio, e Virgilio, ec. s'immaginarono, che quefl' Ortigia Omerica fi
fòflè l' ifola di Deb, e finfcro l'altra poco diltailte Syrm ; ma ne'fuoi
verfi Omero non dice , che Ortigia lia ifola , ailerifce foltanto mp9i>O'oroyin effervi lì'ót m Sufiin , e polca foltanto 1' eruditili. Spanhe-mio ravvilarc quella difficultà ,
giacche con dottiffinic oflcrvazioni , e
molte ha ornati gl'Inni di Callimaco pag. Sì. e 351. e lèg. ove dice,
che Ortigia è la (leda. , che Delo , indi mollò ci confonde aderendopag.Si. che fìa diverfa: Diana in Oriyew, Apollo autem in Delo, di-
verfa proinde loci:, ani infulis «ali diemi tur . Quei, che vollero que-
lli due luoghi in Sicilia, già li è ravvifato,che fanno Ortigia ifola,
0
Siria nel continente , e la differo Siracufa : flrana miniera , ed intelice
di efferfi letto Omero anche nelle più favie età! Non credi poterli ora
dubitare, che trovandoti in due mari nell'£geo,e nel Siciliano i nomidi Ortigia, e di Siria duplicati , non fiafi in lai fallo incorfo per ra-
gione de' fopraddetti verfi d' Omero , ove fi veggono quelli (lelii dueluoghi, i quali per le falde ragioni addotte riè preflò Sicilia, e neppu-re nel mare della Grecia fi debbono rinvenire.
158. Propoflofi da me con varie, e forti ragioni , che Ortica inOmeronon può ritrovarfi rè pteffo Siracufa, 0 nell'Egeo mare, e mofirato,che
gli ferino» dopo il gran poeta non fono flati avveduti ad ifeovrire
,
ove quelli la (labilifce, so che fi vorrebbe, che io interpetrafìì la men-te di lui, e rinveniffi, ove poteva enere l'ilulctta tufa si amena, fa-
llitile, e doviziofa , ed avente due piccole cittì rimpetto ad Ortigia, la
quale doveva (lare nel continente, giacché da Omero non s'appella ifola,
fecondo fi lepge ne' poco innanzi recitati verfi; e fi vorrebbe eziandio,
che deflì chiaro lume alle due tenebrofifiime voci t/jotoì H'aioIo , le qua-
li foltanto polfuno dillinguerne il fito , perchè Omero dice , che coli
eran Siria, ed Ortigia; ed intomo alle rperoi del Sole finora tanto fi
è ferino da' più fublimi ingegni , ma non hanno niente aequifhto del-
la natia luce. I_uns;i da m igni vanto, credo aver intelo il pende-
rò, e l'dpftflMM dell' ammirabil poeta, ma non mi veggo in iltato di
1 58. Qnj&a in Omcio fi £ la rcjjiuic di Ponaoli , e Spìa lfthia.
DELLA CITTA' DI NAPOLT. rji
palefarlo, si perche non appartiene ciò a! viaggio d' Uliffe , che È il
mio prefenle oggetto : si ancora , perchè il parlarne farebbe si lungo,
che affatto perderei di veduta Uliffe , che naviga : fon perù ficuro- che
alcondo con difpiaccrc l' interpetrazion disi torninoli) luogo dcll'OdiHea,
.il quale e Itati) di duro (tento in ogni etì. Ma nello ilefiò tempo Ten-
to [pingermi a proporre il mio penfiero recifamente, per non far credere
oilentazione , «I altri direbbe , ignoranza . Stimo niente fallire in dicen-
do, che la leggiadra, e lunga déferizione di Siria, che ci preferita Ome-ro ne' recitati verfi (ia la noflra ifola d' Ifchia , e i' Ortigia la region
di Clima. Non fi potrà negare, che Ifchia fia ferrilifìima , e prima che
in effa accadefiero piìi incendi, l'era aliai più. Se il poeta ci dice, che
v'erano Si™ idXns , le quali aveano tutte le colè Ira di effe divife , il
porta feco la natura, e fórma dell' ifola , ed al prefente in quafi due
citta è diftinta; in TTie/rtaSiri filili tìtoj, e veramente tal fivede,non
tftendo nè grandiofa, nè piccola. Se Omero aggiungerne in dia nonfono afflitti i mortali da morbo alcuno, e vivono lunghiflimamente , fi
sa quanto è fimo ivi l'aere, e puriRimo , e quante acque medicinali,
e falubri vi fono, colà da ogni parte accorrendo il mondo a curarti, ed
a refpirare fotro quel lietiflinio cielo. Di brieve dirà, che anche l'eti-
mologia di ivt/v fi confa con qucil'ifola. E'ncceliàrio unire Ctpnyh a
perchè Omero le fa viciniffinie , e non chiamandola ifola efler dee
nel continente;e non può penfarli altra, che la rcgitinCumana, la qua-
le è unita a quella di Pozzuoli, ed Ifchia le fia .rimpetto , taSàtif&w.
159. Tutto il difficile fi crede 1' intendere le due voci Tporol HVXisìs , ma quelle appunto ci determinano la iticnre de! poeta , che di
tale contrada egli parla. Io con ben molte ragioni , e credo eiferc fla-
to felice, ho inoltrato ne'num.58. ni. che Omero finge, che il Sole
tramonti nell'Oceano , ed indi altresì nafea l'Aurora, anzi tutti gli altri
ancora; ed in tal guifà accadono le variazioni , e vicende delle notti,
e de' giorni, e ciò s'intende per Tfo-rni H'iAicTo, ccrnitr/ioncs Sola; dicertezza a quella nuova interpetrazione il grand' Efìodo femore fedele
ad Omero , nella Teogonia , il quale dopo avere con eroica eleganza
deferitto il cupo Tartaro , ove Giove i giganti vinti, e conquifi racchiu-
fe, con efprelfìoiii certe ci dice , che ciò fu nella region di Pozzuoli,
perche, oltreché nomina l'Oceano, *fi|»-ra yrms, ed altri nomi di eifa
contrada (vegganfì i num.so. ec. ) i ben noto, che l'entrata nel regnodi Plutone colà da Omero, e dagli altri poeti li finle; ed in profeguen-
do a deferivere l' immenfo , e sì tetro carcere con aflii verfi , tra effi
fi legge v. 748.. . . Cf3-i N»? -n , *) HfJfa apij>ì; ISta
TUNutn' * [iw ì™ rsTHSsTiTM, ii Si HftlaTpgtnt, b'Ìì m ojjifOTFfoi Edf*©- Ir ™ iipj-K-
R 1 AU*JJp. Nuova inttrpetriziont iUrfrrtì H'iwù, le quali trino in Ortigii.
I3i I FENICI PRIMI ABITATORIAU' «i irif, yt Sj™ (.Va
r«™ ;T,r.-..'jrT,J , >; v d- ih* ì™-, i,™m*m Ss vSms wsbu éSs, ir' iv In-™.. . . Ubi Nix, & D',.-t l'carfum euntes
Mutuo fi lompeìlabitm alterni! fubeuntei ma%num lineaJEaeum, bete qmdctn defiendit, Uh vero forai
Egreditur,ncque Modem , Cf Dicm domin ili,, intuì cltatdìt;
Sed fempcr alter* dum extra dotnum verfitur,Eifupra terrai» vertitm-, alter., cenir.irm intra domarti degentExfpe&at fui barar» itinerì; , dome ttdvenìia
.
Da quefti si eleganti verfi fi feorge chiaramente,che le vicende del So-
le, e le file rivoluzioni, che il grand'Omcro dice Tjttra'HfXioTa, litio
non fono, che li notte, ed il giorno alternatamente fuccedcntili , e fi
finge, che imo attende l'altra ini; Soli. xrAx"> e q"=Hc due voci O-meriche da Efiodo fi dicono in varie finite, oltre 1* aau>iK(ie™ , che è
quali lo lìeflò, che tpnà . Nè potendoli negare , che tali fono le vi-
cende del Sole , e che effe accadono in Pozzuoli ; e facendoci- fapere
Omero, che Ortigia Muovali, ove fono H'Aieìa ttrmà, d rende ancheceni ora della fua fituazione. E dovea non cITere altrove, perche que-
lli due gran poeti in Pozzuoli ripongono quafi tutte le loro favole, lic-
come innanzi da me con lungo dire fi è faldato.
itfo. Potrei ben difendermi intorno a quelli verfi d' Efiodo , ma hoimpromefiii brevità; e mi fpiace anche di dover tacere, quanto fi è fcritto
per far chiaro quello luogo d'Omero;e molto gioverebbe, per ifiabilire
quello miopenfiero,il vedere tante opinioni non Iblo ftranc,ma difiruf
gentili l'una l'altra. Euflazio vuo!e, che tiotjÌ iSihma dinotino il tra-
montar del Sole: lo Scolìafle ni HVn mitoi, Solis fpeluncam : Me-nagio nell' annotai, al lib. i. in Pbcrccyde riporta il fentimento d'Uezio,
il quale dice edere flato una forte dì eliotropio, ove eran legnati Ì fol-
fliz|,c gli cqijinozj;ma elfi) Menagio contro all'Eulìazio vorrebbe , chein Omero fi parli del nafeer del Sole^non dell'occafo: e fili cade in ac-
concio di fare brieve menzione dell' orologio di Ferecidc . Perrault nel
tarsitele dei mcìent-, & dei moderna ro. i. pag.tìi. fenza rifpamuar
l'onOre, e la gran fama d'Omero francamente dice, che ih ignori la
veritMe fituatio» dt Piile, doni il parie . M. Dcfpreaux nelle Rcfle-
xions fvr Longin fi è ingegnato forte a difendere il divino poeta. An-che il Bochart nel Phaleg pag.411. molta erudizione ha raccolta , e par-
lando dell'orologio del re Achaz fi piega a credere, che Tpraì H'iKaio
lìa flato un eliotropio formato nell ifola di Siro da' Fenici . MadamaDacicr non aggiunge cofa nuova, e le va a talento 1' opinion del Bo-
chart. E m'increfee di leggere altri comentatori, perchè l'animo foifre
molto , e non può reggere in tanti dilpareri , e dilcordie : e credo , e
debbon tutti aver tal fentimcnto , che il grand'Omero ci prefenta nelle
160. Si riportano in bricvt le Urine opinioni intorno a Tfjroi H'iwjIo,
DigiiizM D/Googli
DELLA. CITTA' DI NAPOLI.
voci tsstsì H'Ai'/io una cola icinplirc, e ratinale, come fi è le varia-
zioni de'' giorni, e ddlc notti , li quali vien pillotta da quello prìnci-
pe degli afiri,riparandoli ncir acque del lenii prtflo Po/^uoli , e poi
ufeendone : ficeome fi è oiTcrvato dirli più chiaramente da Efiodo ne'
fuor moltiflimi verfn nè vi fi debbono rovvifarc arcani di eliotropi, di
folflizj , c d'equinozi ' e neppure ayi'orrc la gran colpa ad Omero di
non elfér buon geografo
.
ìài. Ma le chi legge, non è rimafo ancor pago, che 0/trgU lia la
regione predò Cuma,c Pozzuoli , vedendo i varj,ed a se ftehì contrari
conienti, e fpieguzìoni di dot tifi, fcrittori , io mi Rimo ben felice averlo
rinvenuto nel ledei compagno d' Omero Efiodo , clic mi offre pronto,
che in quella contrada v'era tal nome, onde rimine definito, e fermo il
mio dire . Non e più tempo di porre in forfè , che la cruda battaglia
di Giove co' Titani da Efiodo fi finge nella regione di Pozzuoli, licco-
me ognuno da se può enervarlo, e troverri affili nomi di luoghi, e d'ac-
que infernali, che tutti gli antichi han detto effer coli , e ballerebbe
lolo, che Efiodo in defenvendo tal cruda guerra, ci dice, che ella, ac-
cadde preffò l'Oceano, la palude Stigia, Èrebo, e l'abitazione di Plu-
tone, e Profcrpina ; e che alla fine i Giganti furono cacciati , e diluii
nel Tartaro, ed Omero fa gemere Tifeo fotto lnarime , cioè Ifchia
.
Tra tanti veri! , i quali ci dipingono si fatale combattimento, Efiodo
dice, che.Giove , e gli Dei ftioi compagni fulminavano dalleceMi sfe-
re, ed i nemici Titani dall'alto monte Otri facean forte difefa v.631.
O; fi' «V W"*** 0>5i: 3- Tròfs «>jwi,O; S" Ì3 «Y 0'1v:jt:Ì3 Oh! hxnps ù'at.
Hi quiitm ab ahn Othty Tirana bellicojì,
Hi antan ab Olympo Dii datarci honorum.Vi era dunque nella regione di Pozzuoli il monte Qtbrys , e da quello
la contrada acauiilò il nome Otkrygia; fi sa, che da'inonti le citta,edanche più grondi luoghi fi appellano, e fpecialmcnte ne' fanti libri ; e
poi in Omero fi truova ferina Orthy^ia per la troppo frequente, e fa-
miliare meta teli , li vei:«a 1' Li ini. del Willìo i:d verbo traini . Ed ora
ognuno trarr! maraviglia , che li fono con mupcnda noncuranza letti
quelli due poeti maeffii , e principi ; ed ora eziandio fi truovan falfì i
mifieri degli eliotropi 1 e degli equinozi : n™ cfk-ndo altro tc-ji™ H'i-
*'sTo nell' Ortigia, onero Oir:p'i, die preflò Pozzuoli fi linfe, che gi-
va a ripofarfi il Sole, e forgendone ne accadevano le vicende de' gior-
ni, e della notti. In oltre giova ajutarmi anche coll'etimologia , accioc-
ché fi vegga, che lutto va a fegno del vero : fi ha in Fenicio il ver-
bo nm fcrvelh-re , ibzll:>\-, ed indi elee r.rnn, che fi può pronunzia-
re crriici, ed in Pozzuoli altro non v'ha, che acque bollenti , e fol-
furee, e perciò i poeti vi (infero l'inferno, e che ivi ardono i Titani,
te. c mi fembra più propria quelV origine, che quella, che ci dì trop-
ici. Si morirà quali ti evidenza , clic Ortf&i lia li rtjian di Poziuoli.
ij4 I FENICI PRIMI ABITATORIpo generale il Clerici nell'arme*, in Efiodo, e fa featurire Otiryi , di
(unir, Sembrerà altresì a molti da commendarli 1' origine anchedell'itola Eliache fi e detto eficr Ifchia.la quale ci dàBochart pia410, lin.38. nira, fura prò miwit, mura, ìdeli beata, d/fln eft : e fi
1 h j piiLttorto pronunziare fyra, ed affyra; c riaverli d'Omero poco in-
nanzi recitati li vede;, ru.mtu f; era ie!iee tnUI':lola.
idi. E per ultimo da Omero fleffo fi ha, che Ortigia non lìa l'ifola
di Dclo, ma la regione di l'i «/noli : Eiiiueo bifol.;> li'U'ilìe r.^:.>i:ra
Od. ". v.401. ec. come fi trovava in Itaca; che elfo era nato nell'ilbla
Siria, l.t tjìials giaco rimpetro ad Ortigia : giunti cola mercatanti Feni-
ci il rapitono fanciullo, e dopo aver caricata la nave di ricche merci,in fette giorni di profperofo vento nell'ottavo prefero Itaca, e qui ven-
i-llii Eumeo a Laerte padre d' Uliflc : certamente, elle le Orti-
gia foffe Delo, non fi comprende , che i Fenici fi portarono in Itaca,
d;>vanl:> valicare in Palefiina, né Omero dice, che vi fu tempefta,maventi felici: all'opnollo da Pozzuoli paflàridofi Io «retto di McJlina.ed
il mare Gionio,fi rinviene fubito Itaca, nè fi perde cammino, e fono
Mediti o:to dl.efìendo il mare propizio, ed il vento frefeo per ginn,
cervi. Si penfi in oltre, che i Fenici inOrtigia caricarono per un annointero la ->r nave di riechilfime merci, lì veglino 1 v.J;4. te.:.- quaii
ci li portarono al traffico cogli abitatori di nulìra Campagna , il chedimolira, che eziandio a' tempi più antichi dell'incendio Trojano cran
loro ben note quefte felici contrade, onde rendefi certo , che vi dovet-
tero lafeiar colonie, ed apporre i nomi a' luoghi , ed all' altre cole ; eperciò con buon iucccllò,e fenza alcuno (tento li Iòno da me feovcrte
in quelle nultrc fpiugge, e nel viaggio d'Uliflé tanti nomi Fenici, on-
t:e non liiio ci è d' aiuto il laiiert- etimologico , ma ancora la Ucria,
che i primi abitatori della nultra regione 11 fu quella gran viaggiatrice
na/i,'ne. Qui io amava terminare di parlare il' Cinigia, e fcjj'.iirc Ulil-
le, il quale già s'avvicina ad Itaca fila patria: ma perchè la forte piti
cl-.c ;r^y:r.i: l a voluto , che io icovriflì in Omero , che prima del
Trojano incendio in Pczzudi vi li portavano quei di Tiro, e Sidone,era flato pollo in ncccllità da chi il poteva a non omettere due illullri
monumenti Greci, che pmovano, quanto è Scuro, e feimo,che in que-
161. Da Omero lìdio li hi, clic0rii£ia non pui tflcr Ddo, mi Poimoli.
OlqiiizM B/ Google
DELLA CITTA' DI NAPOLI. '3S
fle noUre fpiagge fnelfo tal genie veniva,e viflibilivi colonie:mache cfli fono I ungili filmi, ed il tr.ifc.-n varali Soltanto occuperebbonopag. aggiungendovi U verfione , oltre le non poche, ma brievi annota;
opportuniffime, perchè "fono lì gialli, e mal conti , che finora non fi fon
veduti nè tradotti, ne reftituiti , ed e un argomento d'antichità tuienuovo; ho penfato, il che mi è fiato permeilo, dì ri portar sì belli duemonumenti alla fine della Parie II. in terminando di favellar dc'Fenici
noltri primi abitatori . Intanto k ad alcuno verune talento di ora leg-
gergli , io l'avrei a fortuna,perchè tempre più andrebbe convinto di
ciò, che ho ìmprefo a inoltrare, comecliè fumo forfè meno , che nel-
la meta del mio ragionare. E riveggo UlilTe , che parte dalla Trinacia.
itfj. Partitoli l'eroe da c i : : : I<:''.; :ì:l Tm-flifi] , -.vi-.. '-.è i fiioi com-
p.-.ii:ii vinti lill.i ).;:n- rivivano incili i bovi del Sole, e rosi vedendo,
le n:.>n .idilli, e eie!» , Giove ver. di Alture,p.-r rilciioter l'ingiuri» fatta a
quel Dio, molle terribiL fortuna, e con fulmini ruppe alberi, remi, e
da' venti furono portate via le vele della nave di lui, Ibmmerfe l'equi-
paggio intero, e rimate folo Ulillè, i! quale fu. di nuovo fpinto inCa-ridilli e liheratofi la lèconda volta da tal inoltro, c battendo con ifien-
10 i remi in acqua dopo nove di giunfe all' itola Ogigi»,ove dimoravala Ninfa Calipfo. Tutto cib con lungo, vivo , ed ammirabile ftile de-
fetive il divino Omero verfo il fine dell'Od. fi. V ha qualche dimenilaa faperfi , quale fia quell'ifota Ogigia : il Cluverio fi moltra follecito ad
unir ragioni, per follenerc c'.:r Malia nel vnlimi. della Sicil. ant. pag.
445. ma non ha potuto rinvenire un folo fcrittore , che ciò avelie
detto: anzi ti lagna Strabone , ficcimie rinorta lo Hello Cluverio, cheun certo Callimaco granitico avea ferino IWcy eder jS™ K*W"',quello r«ù\®- è queir i fola vicinifiima a Malta: lanto è lontano, che11 penfava, che coli lì folte portato Ulifie,ed era piii propria per unaNinfe quella brieve ifola Gavlùs , che Melila aliai grande , e tempreabitata. Ma all'oppallo a me, che non amo d'allontanarmi dall'opinion
comune, che Calipfo folle dimorata ncll'ifola prcilò il promontorio La-cinia rimpetto alla cittì di Correrne , vale molto l'autorità di Plinio
lib. 3. cap. 10. il quale francamente ferine : Proma itorium Lac'misvi,
«/hi ante oram infoia x. M. pgfuio» « terra Dajhmn , «Itera Caly-
0^: ;: -i,-i .-.//•, i! -_/!'/ Hmurfi ?xì/ììk:< !-,-;
i|'.iancunque que-
lle due ifolctre, llccomc ci la avvertiti Cellario pag. 758. >ìu?ic apertadicuntur, wl parum adparemtx , «ut ha exìt;ut,ut via amplini m;-tnorintur : giova molto nelle cofe olcnre , clic io fari furfe evidenti , hi
tdHmoriiania degli antichi : e lòn contento, che nella carta , ove hodelineato il viaggio d'Uliliè, I! fo giungere in quelt'ifoletta , e non in
Malta . Ma fa biformi , A-.t- limu luvvitii ne apporti alcune delle mokaragioni
,per isruggire i molti verfi d'Omero , che dovrei recitate. Que-
llo poela fa illruirc da Circe Ulillè di tutto il uro viaggio , ed il ter-
tój. S'imprende 1 pitlars Ml'ilbla di Calipfi): non fa Maini.
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i;6 I FENICI PRIMI ABITATORImina all' itola del Sole, non per altro, fe non perchè era facile poi all'
eroe il iettante del cammino , nì fr nuova* molto luna Itaca , ufeito
che fi è dallo niello di Sicilia . In oltre , fe fi fa navigar dal faro ih
Malta Ulil!e, per girne alla patria, farebbe fiato ftolto, ed ignorantifli-
mo del mare , difcoflandolène si lungo fpazio, ed Omero allora ni fin-
ge marca, ne venti nemici Odf^ v. 444-. . . wA, i
-
JJj.-.-r ;.".bs-yll.:!p?r-iiO'jeùi Jia fin-bsr , decima antera
lnf:ii,im m Ogygitm uppulenutl Dii, ubi Calypfù•ai-puledra, -jercnia Oca voci.''
i,cheOgigia non può ffter fc
alJ Omero, le rinviene di leggieri
l' ollcrvarlì , che Omero finge , che fett' ai
Uliflé da Caliplb, ed ogni di quelli li portava verib quella]
'- che guart — '
. . . S*d Ulytfet
Cupio,; vdfimMm txfìlxnttm -oline
Sua eerra mori defiderar.
li Omero nell'Odi. V. 81. più chiaramente dice:
A'M.' &y iV rixT/i jrA'UE HstSij^et©' , Tifl,
la pontum undofum profpiciebat lacrymas fundens
.
Se veramente quella fi (offe , che io non I'alficuro , la mente d'Om&ro, che Ulilie .non poteva indurre la Ninfa, che gli delle libertà di por-
tarli in Itaca, e che afillo nd li.lo n-.ir.ira .sicem :, ic dilla fila patria
nulli; fumo, al certo, che Ogigia non farà Malta. Ma fi t perder o-
7 io in porgere femplia conghietturc, quando fi ha l' evidenza - Era si
difetta, e mefehina l'ifolctta della Ninfa si cruda , che non v' era in
quel foggìorno altri, che il folo Ulifle, e nè pure qualche battcllo;di
nudo chi-, quando per comando di Giove fi dovette partir quell'eroe,
Kjli lì fabbrico un piccol legno, e con elio fi fpinfe aCoifu: al certo,
164. Si riportano faille ragioni contro al Cluvcria , ilit Ofiigii con i Milla.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 137
fe vi foffe flato un mifero navilio, quelli, che fi era ir(Ai(rP«©- , t«.
nA:fii!Mi, t.ite$t',t£z>,dol'isaftm, avrebbe faputo deluder li triltaNin-
fa, egli che aveva imparato a fchernir altro, che donne: ed ammireròfempre , come ciò non pensò Oliverio , anzi non il v ide iti Omeroflefio, che il dice fcolpitamente Odf. v.1+5. parlando di queft'ilola:
Où yia o\ ndat t$n i-zycirMi , r' ii£ra,
,
o; «; y? <v £piì mi*
di groffi legni, nè qui avrebbe a'
Carli,con che partire. Non vper girne ad Itaca, altr'ifoletl
.
i.acinio promontorio: ed Omero, ficeome ho delio pai i.iu-, inp-' In
Tviinii- in !h:.ì;I:ì lirÌL-vi,e- folitarj. Ed ora non vi lira chi meco non lì
dolga del Curverai che Unto ha fcritto, che Ogigia fi è Malta, e ne1' i degno , perchè lì è itipsJiiaiaj a raccoglier t
averlo, chi
lujih in nrcùi^fiua, ubi &HmbÙicus "eft maris.
Ed in tal tenore egli , e tutti gli altri traducono ; onde fembra , chepiù predo Malta Aia b mezzo del mare, e non Ogigia, che non è, le
. non poco lungi dal continente ulkìì' c-ÙTtITÌi'ii-; id r:i;:.'. fiurife multol'animo del Oliverio a ftabilirli nel filo fentjmcnto . Non c però tan-
to fermo, e l'aldo, che òj/fiA©- quello lignifichi , e per dubitarne ba-
llava leggere il brieve fcoliafle , il quale cosi comenta : Mitrn Ss ile)
mirini SoXocrffiK , g -rè flaS©- , media in mari , qmd c/i circa ipfam(infolam) nel profondità! : non è dunque certo l'intenderli , che Ogigia
ila in mezzo del Mediterraneo, ed fttìpaX©- può dinotar una grand'altcz-
2.1 ti'.kiìiij , chi circondava q'.idliiòia. rc-ilo i. fievole dimeniti nonTari valevole a vincere le furti, ragioni, che Ogigia non può clicr Mal-ta : e neppure può reggere il molto , che dice Spati li; ni io in Lliano
p. 148. dell'itola , e d' ip^>J&- . Piace ora a me , perchè è mio ric-hito,
rinvenire l'origine riime n.'j:;:.: , e lì ]..! ile ri,quanto penfava be-
ne Omero : elta riefee fefice , avendoti dall' orientai idioma (Un , ge-
mili/, e nel falm.s- 1. fi legge j'jn, e farebbe egig, ed i lux. tian da-
to iKuyp, clamor, ed in Ezzech.i. 10. fi veggono uniti tre nomi dello
UtHo valore , e rra elfi v'ha quel!' run , e debbcinfi tradurre Imm-mstiti-
ties , & gcmilui ,© -us. 'ni rum . Quindi il grand' Omero fa-
vio di tale trilla origine di Ogygia, che dinoterebbe infido lamcniciio-
Toni./. ' S mi,165. Chs pud dinante l'oleum voce Sufia» . Oyiia vote orientale
.
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ENIC
a din6m inazione dagli alberi :
va ubanti li
btres piliferi
chi , il Eoch
166. Etimologia Fenicia dilli piroli Ctljfft: Dna nafte da ai™,
DELLA CITTA' DI NAPOLI. ijj
diri lo (lete dell'etimologia di Calipfo da me rinvenuta, s! peTcfiè la
voce s'iti, clic dinota irbofccllo aromatico, è pura Fenicia, come an-
cora, perchè Omero fteffo mi abbia ilrruito, che nelffJbla della Ninfa vi
erano piante odorifere. Se poi il grand'Omcro lia pofla maggior cura a
quel, che Ki>.v pilli lis-nilU'sK in Ina natii lincia, e ci-j.Y.r,.'n,i:h<:
Icntutiliè dal verbo kiWt™, abfcondo, gii li è ollervato , che dalle vo-
ci ha ordite le Tue leggiadre, e ben peniate favole , e perciò ha volu-
to inventar, clic Uliffe flette perfette anni afcolo fo!o colla Ninfa. Vo-lentieri ometto i milterioli, ed allegorici pentimenti del R.P. le BoITli,
e d' altri ancora intorno a quella si lunga dimora d'Ulilfe con Caii.'ki,
perchè fe ora le favole non riduconlì a lioria coli' ajiito dell' orientai
lapcrc, ciò che fe ne fcrive, fi flima ideale, e fpiacente.
1117. Siamo quali al fine di si gran viaggio gii pieno di fama, e midurile, perchè avrei voluto profeguire più oltre, e godere degji eventi,
\c.ki l.i patria. Fabbricatoli Ulilìè inquattro di un piccolo navilio, par-
ti- ilail.i Ninfa Cdìplò, ed il poeta avvedutamente fra giorni 17. il fa
arrivare a Cordi: fpazio opportuno per valicare quanto è lungo 11 ma-re Gionico con piccoliilìmo legno, e retto da un Iblo. Come fi è ren-
C:<:.< lÉ'irc, il L]r..:ri!u gru] munir ha a;n,i:iliala qlldVifola per lo poemad' Omero, fe taluno l' Ignorate, farebbe un uom del volgo, e chi noni! è infelicillimo: e noto, die buona pane il/.ibri" c'dl'Odifìéa fi
fin;,- il:, eter narrali a.l Alcinoo Re di Cmì\'a: e la d-krl/.ione dell'irò
la,
d.'gli orti , c dell' abitazione di quello princiu; wraniL'nt-; lorpreu-
de, oltre il veLter'là gente ornata di belle arti, e dì cortefiiumi cofiu-
mi . Dovrei io qui aggiungere lui tanto l'etimolugia delle vi>ci Z%ti/v,e l'MiMii, quelli due nomi tifando Omero
,per dire 1' ifola , ed il po-
polo di Corlti ; ma perchè il gran 'ioduri è fiato ben felice a dirci,
che Sdcr'ta efee da ino, non iaprei inyeftigarne più propria: e fembrabuono recare le file parole pag. ^6t,. £/njJ:ni i-;ìi:/.r
;Ccrcyra ) almi
vallici Ex1*' 1
' "f'd H'»"'""» ^rpcr.nmi, t'bi,:;u;i!i:<s ci;;! NinB fchc-
ra, qua/ì importuni dixerìs, ani negotiationis hilìihiii , quo fenili Et',
15.3. Sidon 'jccaiur ro'u ino, fchar gojim, negotiatio gentium, tieni-
ì-c-:sir!t»i inflarPhnircs ncgotinndi confa m hnginqiios oras itbenicr
fi-i:,n(creh/i>n
,alpine utt-Stgatìoms perilijfimi , quei Homerus non fe-
nici ùvibit , fu- OJyfs. verf. 170. & Odyfs. ir. ver/. 107. e v' apponel'iii vcili del poeta, il quale veramente la i Feaci eccellenti nel mari-narceli niefliere,e ne'trallìci in aliai luoghi del filo divino poema. Am-mirerò Tempre, che al dottile. Mazzocchi nello Schcdiafma de xmrp,itCeri;-,-.:- iiom;v.:bii; di pag. 11. non fu affatto a talento tal etimologia
del Bochart, la quale ci molìra sì henc l'indole della gente di Coriù ,
e viene ajutita dall'cfempio della dttà di Sidon; onde dice il Mazzoc-chi pag, 4. Bachamo quidem, ferirà ex oriente vocis origine merco-
S % tura167. Fa felice UBocrurt ntiretirooloyi di3ftV>(t "m così il Erari Matiot chi.
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i4o I FENICI PRIMI ABITATORItrrj mtionem ci in/mini fiii/eHata effe vthir: felix,qui & he pie-
rifilile perjuitferir e ma io non so.fc altri farà felice a permanerci l'eru-
dita Aia etimologia r.oi ajutai.a J.i Omero, ma da fenttori d* et?i afeli
pn!tcrÌQri,e da una favoletta di Cereri:, e Nettuno ignota al divin poi:,
la, il quale fi è (indialo di dire tante , e fpecialilTìme cofe de' Feaci.
i63. In quanto all' origine di *ot>is , il Bochart dice pay. 46+ Ex/!r.é\ta lingua fic rc-lln, qua --'•£ f\v.\:k ..H.in,.-, qui -jet npiim , vel
Aie: a.-.i e , Ve/ \:;yi:.i:.'(;.-> lupi:: cn:met , Pisacibus id beile mnt-ruil ,
q:.:os propter epiihntì.v,»
,h-,àufu-h:n> , £' tw.itarcm , <T rcliqùa tara
,:-,:..„', ,,-.::.ì,n f.rtliax bvia fflf nj Dcnruii: /«w.n r-.rfjuj . UnJeejì,
q:r,.ì plct; fcmìr.ir, co; appelli! iyy&i?:, ,4 e!} -0-J.,.oiii, r' /«Sui,
, & Diis-^quiilo , «f m'ir micrpreintgr Hefychim polì vaerei(i/ul/.t/fn. Ar.eiu eii ci- Cirif.ir.c niente c rcr.io il iIoUik. M.ì/
: -"" Omero di a'Feati
e poter, qui gener.ilrhis
che sì onerati aggiunti, che Omero di a'Feati fon di
u ieleixnn
MI ni>:]i!iii:,:,
im/li-,: .1.'.:.'(: l'erif.:telii i t Menili™ tei ,
fembra alquanto amaro tifar quella voce REVBAV, parlandoli delPiramortal 1
Bochart: uè liee (limarli tyahxmUmc tale origine , crai ella Ipiegandnfi
jl vero carattere della Fcacia gente, ed Omero il dipinge con unti,
e
si illullri epiteti: oltreché fi leggono n/iiì-ri làmi a!lr. atra, i di cui
rumi karamomo lì.! d.n ni^n. s-encr.ùi : cJ or m: sovviene, che IVron regione tra Cdiu^i, e Io|Ve;i : .P.ir.;7 . 19. ed Ha. 3 3.9. ed altre-
nel 1. Sam. 18. 3. la v
: ed avendo poi trovino nnpieciJ fé
n \aulitio p:u:re di Alcinoo re l!ì Cerili
li quale ncll' Od. 1. v. 17:. ilice, die elio \aulitco avea pree.::!
trillo evento all' itola r compie fra fatica ÌIMai/ocd;i cod: Veruni -.<•
ni; , file -l'A-ais usa kj'/ì ni omin.mdt , n:it dk-in,ii:JÌ arre [qua eoi
pe!!:.;j!'e ,1 !::,win;s tiìnti catini /i,:ben) fu i/li primitui mt,irup.:tc%:
ma negli etimologici argomenti li procelle con efenipj ulceriti dalla Ito-
ria, altrimenti rimarrà leni[rc Linlihia "origine dei:a parola. Del relio
lile.aifl Con 'elio: re i;.i.Ba dotta coppia d'uomini 11 illullri , ed a me lo-
ibi. Si Manina, feadovert il Minaccili fi iojpglloal Bocharl per la vote $<ùi'.u.
igmzod Qy Google
DELLA CITTA' DI NAPOLI.Io balli , che c' iltruITcono enere (lui i Fenici in Coriù ,
EJff©-..,
l'crrcttns jp-:::,.-,
/>ìW«hi /«T^f,
^moV, ìh.-v.-i >>/''.;«.«". •
Vedendoli si bene ulcir i nomi Greci d.ill" orientai idioma , come fi imoltrato nella voce lV<V, i;tmi f.ii rullio iugegnu dovrì piegarli a cre-
dete , clic; la na/.i'.iii l'eni^a in.iiiJù ecluiiie da per tutto . Non pote-
va al jjtiin Bc':i-rt 'l:;!-!,:
re rsil Ilio immortal Thaleg p. 4^4. il patlar
di quella il rinomala iioU,e gii ritorna ad onore: e dovea rammentar-
la;, s'atdiè è div,T;i. (a lii.-.ri-.L. eli.mio patria d'Uliilè, e delia gr.sn' aa Perieli jpe, ma :>:n | LR':iè li le^e lini r,::nle li livìo in Omero.
rinvenirli
«-ano ogni
c fi è flirto il
.165. Omero Hello ci iddi» con molli chiarelli, onde efee l;i vece Ilhaa.
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i4i I FENICI PRIMI ABITATORIl'avrebbe potuto con maggior arte deferivere.
170. Se per tanti lècoli li è riputato il viaggiai dUIille (regolato, onlàra il più bel pregio deH'Odiuea,e lì leggera con pieno volere: e noncenerà sìprefto l'ammirazione ,che un poeta tanto antico era si clperto,
e si favio de1
luoghi, ancorché di piccola fama, e delle loro (Manze,
e
proprictil; de' collumi de' popoli, e Inr n.itio ulcnto, che ha faputo or-
nar colla tavola lenza tradir la lìoria : liccome fi è con evidenza ina-
urato in deferivendo Li re^bn f.vda jiicrttc di Pozzuoli, e tutto ciò , che
ha detto di noAra Campagna . E fc mai fono Irate giurie le querele,ora
fon neceflarìe ,che si tardi lì ù tifeito da fallo, le non disiacene il dire,
dall' ignoranza in 1 e;n- Omero • c K™ larebbe rifare tanti fcolj , e
tomenti antichi, e nuovi , de'quali lì vede aggravato , ed appretta. E pu-
re io non ho peni!. in .1 porre .1 cuiiIÌJ;m/.hhi= 1' intero làper nautico
d'Omero, avendo oiv,e!!.>, come I ivi unente s'jvvjìc de venti, e quanto
bene fa oilérvare ad Ulule, gli altri per non fallire nel viaggio; perchè,
le anche lutto ciò avelli in[r;iiTdii a 1 velare, troppo lungi farebbe ito
il mio dire , ed avrei anch' io tinta un' Iliade, o un'Odiflèa: ora chelì è ritrovato il più, che fi è il viario,poco coderebbe il far vedere.
del cuor umano fpiacc di efli confeAarfi difcepolo : cflcndo molto duraprefiamen te apprendere il lor fiiblime Capere : ma qual vantaggio ve m ridir
tole,ciie niente giovano, ed il Dacicr in jwdar s't bene o lolo rimarrà,
o con pochiliimi. Or io ho voluto viaggiar con Ulifle,e col folo granmaeilro Omero refill, r.,1 . al yan t. avuti: ili feoiiafli, comcntatori , edaitr.si a quanto hanno Icritto a'tempi noAri,chc li credon felici, c mifon ritroso da Trn'a in Itaca fenza non mai fallire cammino, ed hoìt.Iu :!:^c, e pieuidinio piacere in veder tante variecole,e tutte miove: ed in oltre ho imparato a pruove manifefie i veri luoghi, ed i io-
ru certi numi runici, e le le.-yadre favole, che vi fi eran finte ; eerta-
Tv.ei;'..- fc 10 1ii.11 al divino poeta, ma ad altra compagnia mi folli uni-
to, m'avrebbe tolto eia! retiti leu'.ieru; con accade ad ognun, che viag-
170. Giuftt cuitrtie di non eueru linvennto in tante (il il viaggio d' vfiSt.
Digitizoa B/Goóglt
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 14.3
già, il quale fé ha uno di buona, c lavia comitiva, gode molto, e fa-
vic cofe apprende, ne cura, Te fofFre qualche dilagio.
171- Io in brieve ne'num.it. •:. 13. ho decritto quello viaggio, indi
a parte a parte, e con li n^.! dire mi iì>nc flo.li.uo dilllnstuere ciafehedun
luogo, che nomina Ornerò, e li è veduta ]j cieca confufione, che gli
fciitKrri figli à' Omero aveano iparfa da per tutto , e con buona forte
lì è interamente dilboiubnita: e riandar debbo , the min èrtalo impor-
tuna sì dura fatica all' argomento di quell'opera , perchè lì è veduto,che Ulife lì porlo per al'ai Suolili di nollra Campagna „ ed alle con-
(Lnti'ì i'imo l'altro, ed ove è diretto il lor vertice, per tali vie valici
Uliflè, ed ove cj;li shircò afjp-i:n:e nia piccola' fteliacci.i .
}'.:
;
i. j'j- 1-
zj voti di ella casta , i';r e.::'-.: pili chiari-m , firn riempiti di qualche an-
notazione: e cibi averla girine.» di tutto ciò, ne rimarrà ognuno im<.;o:
non li è curato pinzerei certi inmili ornamenti , qnai: l'o^itno elitre al-
cune figurine, ed emblemi, perchè fentono del barbari™.
171. Non fon dimentico di ciò, che nel num.33. diedi ad intendere
di poter moflrare , quanto li fu avveduto i. trami' Omero , e favio in
qi^ho viapsio, con diilinguere , e dividere i dieci anni , che conliimòlliille in i..rlo, e diviliire , elle il [nera gli ha tuttamente diflribuiti
;
ni lì i per me malagevole , dli-ndrm ora trovalo il vero, e certo cam-mino dell'eroe: Ikcome all'oppofio ninno fi Itudiò di ufar tale cura,
1
perchè li pensò nudili vi-is-t::;) tlicr torno ad ogni norma di pei gra-
fia, e di marina. Ed in vero io potrei ridurlo non folo a meli, ma an-
che a filimi, fé non Ti. Ile di t'„i;a il iciecrc un cnumcrazion sì mimi:.:,
onde mi piace ritingerlo nelle lue diviiioui , e parti p:
ii gr.mdi , ed in-
di da se ognuno può aflegnarc i giorni a ciò, che li tue'". Anche cosi
ha fatto ti gran poeta , il quale pieno A' inte,
.!iu:r!7a ci ha notalo jjìi
anni, ed i meli, e di raro i suorni, e co;\ tl.r; b:-^ anche uno dorico,
)-er non riufeir grave, e rroltSo . Benché L'iille avelie v Lincialo dieci
anni , quelli riduconli poi a due , perchè i:n intero trattenne con Cir-
171.171. Carla geografi» del viaggio . Divilione degli anni , meli , e giorni , che durò.
; FENICI PRI
ù ioEgiornafie Dell'
: Ogigia a Corfu,
porzione di tempo a tinto , ho rinvenuto , che la dividono amiava n
legno; e fc taluno, perchè non lo (pero da molti, ne voldle fate (pe-
rimento , fon ficuto , che Omero guadagnerebbe il fuo animo , ed am-mirerebbe, quanto fll b"1 difpofto,c divifo nell'immonal OdiiTea que-
llo viaggio, il quale in tutte l'eli, comechè antichilTirnc,li è (tinnito
Arano, e mal compiilo. E con OliJTc jjil lieto in fua patria, mi por-
to anch' io in Napoli , e prendo ripòfo
.
r_ .... .^-SjiS,
(•»-, 'A -->*'- *>.
Cmu, MJt di Nafdifi vaa?munti.
PAR-
Digiiizod Dy Google
Colonia diretta in Napoli da Apollo per meao
; pruave -, che i Fenici fi furono
i della Città di Napoli .
t chiariffimi , e molti argomenti , che qus-
hiflìma gente portò colonie nella Campagnae riabilito cib non foltanto cori avere (Vela,
i numeruliilìmi
, che fono da Gaeta (ino :
, che lor dette quella orientai nazione : vivo fienro , che folo co-
lui, il quale ama il contendere , non fi lafceri vincere da il forti ra-
gioni , che 1 Fenici ebbero foggiorno in nollre contrade : ma predo
vi li piegherà chi ama I' orientai lapcrc , e vi fpcrimema vantaggio,
scovrendo un bene maggior della fp^cranza, che da elle alle lettere n'è
il lungo corfo latto pei lo lido del noftro mare, e dopo il lunghinimoviaggio a" UlilTè intraprelo per rinvenir belli.e molti avanzi delle voci
Fenicie, vegga con cnr.i ij-eCT.Je , il ók è il mio principale oggetto,qu;inti fegni certi fi truovino in Napoli ,che da Tiro,e da Sidone ven-
e perchè quella città pei gli molti pregi del
ncniilìmi profpetti,e Jel fcrtiliuuno fuolo in
To/iiJ. T ogniSi nHiinse in brieve ùb , the fi i dei», nella primi pine: i^oniemo dell* fecondi
.
14* I FENICI PRIMI ABITATORIogni eli trai!: a se grate maniera , fono Ha» felice a ritrovar pegni
litftre nome di Partenone, che diedero alla noftra citta, nelle^ pofteriori
eri, e per compii fililo (limali, (ireen , e lecoiid.) l'in;!, ile di quella na-
?.:
.tnie le ne lini; ima favola di mofìruofn donzella ; ed in oltre ci la-
feianm il culto del loro Dio Ebone , della cui figura piena di milleri
fi veggono ornate 1' antichi: iinllrc rrMt-.ctc . flnindi limi ben divili) il
mio dire, comunque riufcirl, o lirieve, o lungi), che io non ne polli)
ciìi-r ceri.., resi limiaid.. , ove mi li'im;era |' onnr delia patria : ma odell'una, o deli' alira s;mla , mi lludierà non eller di noj.i , perchè fe
li; -ii (arani-.u fcel'.e e; il;, piaceranno per la novità : ed amo far princi-
Dei fi vuole, che precedan le donne . Temo folo , mentre fi parla di
sirene , del Vitlure del mio dire , e (offrirò volentieri , o per neceditl
l'ueecrmili, a iìit-k -hù Efip'ii ui-j.k.jfj*,
r.icn Xin-n-.ni imiimur ,Gì-leno de iiffhr.palf. lib. i. cap. io. paglieti. C. fa 7. ediz. di Charterio.
173. Agli amami del (i.eer inil, '!: s;ieu m:.h;i è ia.illM Y l 'ili-ri igie-
ne, che premette nell'anno!, J hi: . v. qc. deii.i Tei.". i
1
di tiils. Cle-
rico : Seleni Cruci ex liominii'iu n lunUrHis hifpynd,'.; fi,:?--
te, vel a notarne Min '-.crei.es de ,;,m disimi (v.tf.) colligere tfi
.
Con si favio princìpio tanti uomini a' alta fama han tolte in luce le
più bell'itone dal pinior,.'.. del li.vr.ldu cimi iflupor del fecol noftra;
de culto, come fondarli, e di tu.lfra cini : e di. '.va veramente rincrefee-
ic al rìoilro comune l'aver fua origine dafimil donna,e non dar sì p re-
to fede a'poctici arcani di Liclivre . Era mei: ieri por minte, che Tlnp-
ScffiTB è voce aliai piii vecchia, ci. e ncn k.n le tavole, e fu tal nomeappollo a noftra cittì da'Fenici,elléndu un bell'inneflo di due lor paro-
le lu me, e fi poilòno francamente pronunziar fanh-imf , feiiia die man-
chi neppur uno elemento dalla voce Pmihenopc, e fij;nific;mo kc.uo ci:-
m,7, cioè felice, fertile, ec. perche la voce ma è ili aìliii !"-cl".i uozio-
nc : e pace riflettere , che il nome di Oi .!/>,.',e«n felici: lì rinviene sì
antico, e ne dovreflìmo andar lieti \ ficchi fiam certi ora, che giunti ì
Fenici ne'noftri lidi, e feorgendo il bel clima,e l'amenit.ì de! filo, con
proprietl ne formarono la parola Purthenof , che i Greci poi la riiècc-
to giufhi il genio della lor lingua nip9e*sTi> ed indi fecondo la men-tii ier.ice ne liniero l.'^i.ieie ii.w.le , credendo , che fisi; vice ulce.it;
dall'origine del tur parlare. Finendo s-j nirj il nome di noftra cittì, ed
antichilfimo , ftimo onot di mia litica c
175. Che in Napoli Ili furono Fenici , G caraineia annullare dalli voce Paiiimipt.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
fcaiurì ^V, e li Latine yo:i f„r, e fi™. Dl-I relb .1 me l«tla, chehlflj o n*iD, che e la prima parte del comporlo qu-mo dinoti liberiti,
fenUità, ce. e puh efTcr madre di p-rrio,e/;>-i, c di pr.yius,c ferrila.
175. Datali moiri luce ai mo, rimane, che fi difamini il w-i/>,
non mi fari meri facile rinvenirne ilvjbr.', chi fi convutie per l'intere
parola /\ir<'ni.'";>:-,nii/.i : n i|iidl,i iiconda voce ho trovata piii ik-iìra r(1>trina. La più (ìelà lignificazione di nu fi è ciò , che diceli alia ,/Mime,ce. e S.Geron. tifa Ipcflà elevare, ed i lx*. o'ifisrii * ed in oltre dino-
T 1 ta
174- 175- SiJl gno luce aqucll» due voci"]umB, cht compongono Panbnifi.
i4! I FENICI PRIMI ABITATORIta clima, tratlus, regio, e foecialmente fe fono in alta lìtuazione : po-
trai i ne pari-echi d'empi ai tal nozione, ma perchè ve n'ha nel falm.
4* l.-cciiito gli Ebrei, ovvero 47. di quell'uno fon contento, perei :L miviene opportuno, quanto più G polla; in elfo con vere iodi s' efalta il
filo ,magnificenza , e fantitl del tempio di Gerufalemme eretto fopra il
munte Moria: ai im Ji'ip Tisi* «nsv ivìt in yinn Ss erem no»: fi
fon ferbate le 4. Greche ver fiorii di sì pregevoli parole, e Ibn pieno d'am-
I r ultimo linterperre Caldeo
in quale guifa fi li'" ferviti i l'acri di tal verlb , perchè fi riportano 1
loro Iuogha ne' tanti criidiciffimi comentarj di fublìmi ingegni, de' quali
G vede aggravato. Taccio affali" i K.ruuiiddii isolamenti, perchè po-
co, o nulla debbono curatfi,eci il lungo loro apparato di colè diliidat-
te intorno alla voce -M reca gran diiiigio a chi le legge. Chi folle va-
go di fceltc erudizioni intorno a s'i ód (almo può avvalerli fra molti
de'comentì del Gerico, e ne ritrai-::! titiliù grande, e piacere. .
175. SÌ vede, lenza che io il mullri, quanta confufumc ha fparlii fo-
pra quello vcrlò di -i ìwl lainio la voce m, la quale fra tante lòia li
vede tradotta in si diverfe maniere , non per altro , fe non perchè sì
numerali interpelli non han pollo mente, clic qui fi parla dei bel lìto
del (empio, e della cittì di Gerufalemme, e la nativa forza dell'Ebreo
vocabolo fi i anche di clima; ed era facile il petuar ciò, cominciando
cosi il profeta: Mimmi Dominai, & Imid.éilh ,:r,»r. hi -; : /.Vi
ìioftri, in munii funBo e/us , indi liegue, Puleher fuu {cimiate) gnu-
dima itnìverfit terra: mons Sion, ad Intera (fifficet) borea: urbi reifii
magai: indi fieguono le lodi in tutro il falmo si della cittì, come del
monte ; ed acquifìando tal vera nozione il iiu, fvanifeono tante (liane
interpe trazioni poco innanzi reo lite c.r. nuj.t . Ld ecco, che quella vo-
ce , che compone nip5cffoHj con chiarezza fi vede ili fignkìcazion di
jìto
vj6. UluRrits il filma , G fi belli coropani ione tra Gtrulklemme, e Parlenope.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 1451
filo in si luminofo luogo del falmo , che non folo per onor di nolba
citici, ma eziandio per ifiabilimc. l'etimologia . non avrei io fibula in-
fingere piìi opportuno, di si e tal maniera , che le I' autor di efiò fid-
ino invece di VI ns> bdla di filo avertè appollo yj-rns potthenep , ed
il potea lare, avremmo la voce intera di l'ar'tcnope da'facri volumi :ed
i h-.;y l::.!! nrkL
:il.!l liniiu.L^io,s.i,ehc nu', c ma nella
iì'iiniiicmorie !bn vicmiflìnii, anzi non v'ha alcuna divctlità .ellenco vo-
càboli di lode, e fi diedero a S ranJio!L- , <t b-jLc città - E chi mi pilo
la voce njfSoriri-, t perciò ic ne k:r-:ò l'ti.l H- nn.t per meù inceda,
per render la fiivula più ricca d' imcny.iuni ; li III morir in t\'api>
li, e le le coui.-.cra un tempio, r [. le f[.i:i,;i!e:r.t> giuochi, e di-
venia un Nume; li finfc , che tin.I.^e nullrj città: e ciò fi è creduto
ii[i:-.,Tl.L:mciite ; su cl-c .lupi. ice il [!ir Lietamente ) (ino a quelli d'i : e
con qualche perdita del noflro buon nome, che ìlcomuu di Napoli avel-
: [apuli lui uin.lbllÌ:Ti,i cl::no!'.>^:.L, e lu:
:omua fallo i' aver creduti Partenone Sinai
150 I FENICI PRIMI ABITATORIperchè il vero Tempre in qualche picco!» parte traluce, e non avrebbeufato sì beli' aggiunte memoratile, fé avelie penfàto a donna per melibruto: e viene molto njutata tal conghiettura , le non fi vuol dire in-
t.'rp.ira/.ione, perchè non dice urbi memwiibilis , ma parla del fempli-
17S. Intanto io debbo godere,che ho tolte dalla mia patria quelleSt-
rene, delle quali bifogna averne orrorc:e fieno pur eflè de'Lucani, e de'
Hm/j le Le li cuti.' , e le T.i^ll- , perchè noi rinunciamo le Parteuiiu ,
leggendo d'elio loro (oltre Òmero, che le fa donne micidiali) ir. il-.Tit-
li piccola Cuna, iure lì è i'incomparahile Bochart nel Phaleg
f, fi e{t nobile1
.rediilitas ; indi nel principio ,]?Y.;i pag.59. nealìegna ima alla no-
ftra città; Nespoli! Parihcnapei Sircnum imius mor.uni.ine ciksrr.-m;,:,
e poi recita buon numero degli antichi , che ne parlano: ed ometto i
moderni, a\ amiie i rulliti,! q'.iali lisi) credulo cller d'onore averle per
Lineatrici, e madri. A me batta aver rinvenuto nel corpo della parola
T.;nh-m,p rilliiltitr prillili di nnlira origine , e (ari a! nitrito di rioflr.l
cittì, e d'aver ridotta si Ivantaggiofa favola ad illoria. Nè cenerò, fe
non tardi , di (burnii d.l tran hocharl .ciic ; vi èva e; il Li j-.ia vaft.i feien-
za orientali; darci l'etimologia Fenicia di Par tenope,giacché ne fa pa-
rola, e la piena fama del fuo fapcre avrebbe aggiunta molta Intontì
al mio dire ; lauto più , die ha moflrato ingegno proniilfimo a feo-
vrir l'origini di nomi di città , e Provincie aliai più cicute, che Ilir>
Sci-i-x- ma ej-li lì è indino a credere. , ci:: quella li folle pura, e pret-
ta Greca, ed intanto la lui iminort.il onera dei l'i ..list rimane :iv.Tm.
le 'un dalle più rimote fìagioni per tante doti è (tata Tempre iÙuflw^prandi-. Ma io ni n lon pa.eo d'aver pcnlàto il primo, che Napoli nonebbe il fuo nome da una coiai trilla donna, e creilo non fallire, le ag-
giungo, che il nollro Stazio k'rnbr.i clìcr; llato dello llcllo avvilo, ed
a quello (i ri.-c prcliar pio pronta lède, che aLicolronc,c Strabene , ec.
perchè cittadino, Tavillimo delle cole patrie,ed andò tarilo avanti ncil'
antiche iloric, e nelle favole, che l' erudii illimo Ludovico Calp.Y.i'.c ce-
naci nell'annot. alle Fenitlè di Eurip. aflaiilime volte antepone hi Tebai-de a quello eran ilranuru, IpeclaniicuL- nelle pai;. 40. 481.488. 49;.
175. Or * nollro Papinio nelle lite Selve, clic iòno più torto un beli'
orto ,nomina quafi Tempre Partenone ,e non mai la chiama Sirai, co-
n:c h, ni taito gli lenitoli e di fila età , ed i più antichi , i quali perc'ir IX.ipoli han ufata la femphee voce Siiti: , come Petronio , che la
nomina Sii «.™ tintimi . Certamente non lì trovcrrà altra ragione di
tal fonati dì Stazio (e la pcnli diverfa chi vuole) fe non che egli benTanca , che Parlenope non era nome di donna , e che fu ccni'.n Lil-
loi7S.T;9.MiOCJinBodurI l'ansine dcllivoce Psnhcnopi: luoghi diSuib i. ialino.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. i S i
Io l'averla creduta tale, e perciò Tempre s'attenne di dirla Strai ,(fóndoflato troppo ben favio , come cittadino , delle patrie antichità . S' ag-
giunga, che quefte tre donne egli le confina in Sicilia, tanto è lungi,
che Mimava, che ima ne fu tra noi: nel lib-i. i. v.io. imprende a to-
glier d'affanno il Tuo amico Atedio Migliore trilliffimo per la morte di
Ciancia fanciullo ricco di virtù, e dice, che neppur le tre Siciliane Site-
ne con il lor canto gli avrtbbono Iceiiuw i! tìi:,>.,> ,nir/- neppure Orfeo:
Nec fi tcratmhtmn Sicilia de Virgiae canina
Affluì, fytvis cbely; intelMi, ferìfq«e ,
Mulceat infunai gemìtui , <7c.
K Bc-iar-rai coi comenta, ;icd;;cchè non (i rinviti ;l-'"a mente del poe-
ti! : Ri-:;;, ;.- ùh.d,:m,
qu.i i/iwi , qns: r.-r<;i»ir>t* forare! ermi , in
(«..vi Situio hiibititfte jìnguntur. Non lata ardita , benché nuova la Iple-
fi.s/:-:!:5f, che Ibn per proporre d'altri verfi dello fieno nottro poetantici ^ lapL-rc, che ;i (ila fiatone moli riva fi n il-.n>V:-.> di P.irtcn<j;>c, ina
che era tutto TOvindb inlieme , e polvcrofo , e vedeafi fopta un colle,
e vuole, che effa recidendoti U chioma ne adornane l'avello, ed il fu-
i-mprc delia
a trilla don-
i pretenda dar le
netti verfi intend
i.t.K Eumelum Dcum patrhm ,Ò"r. Capaccio p.
ita. Fertili inNppcli non E rinviene ninno immura calo
.
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i S » I FENICI PRIMI ABITATORIcora grandiofe reliquie del tempio de' Diofcuri , ed alcune di Apollo, di
Artemide, ovvero Luna,ec. le quali a Aio luogo ne terrà ragionamen-
to, che piaccia: in oidi- lini r.cciii i multi di nolìre innumerevoli an-
tiche monete , ed in elle veggonfi i patrii Dei , ma non mai la Sirena,
che le folle fiata in illima, o folle (lata creduta tale, quale l'han volu-
ta i fccoli a noi vicini, ed infelici, fenza dubbio l'avrebbono impiefla
in vari di metalli , per fcrbarne immortale a' lot pofieri Ja memoria,ficcome cran ufe tare quali tutte le città Greche , fpecialmente per ca-
rnaggio de' loro fondatori: c fc fi riporta qualche moneta colla Sirena,
conlcfiàn gli antiquari >'-"u ;iiy.ulcere a noi, ma a' Siciliani , o ad al-
tra gente. M' increfce aliai, che lo iklìò Capaccio pag.39. franco vuo-"
le, che auel vìfo di donna , il quale è ne' nofiri antichi nam'tfrai fia
quello della Sirena , quando poteva di leggieri penfarc,clie fi era di Ar-temide, cioè la Luna, perchè in molti vi fi legge Apnptf* quelle lòn
le parole del Capaccio : In ienariii sneis , argenteifque vanii moiìsc/hi ( Stremi ) caput cum Hcbane defiSmn ctrnimui ; ma c degno di
ufeir di colpa quello nollro fcrittore ,perchè a fuo tempo lo lludio di
tali colè, per dir cosi, era infantile. Mi fpiace ancora, che quella gran-
diffima teda, che fi vede pretto il tempio di S.Eligio, che non fi Iter-
ile molto, le è d'uomo, o di donna, li dica agli firanieri elTer di Par-
tenopei e che alcun- il. tuie ili \ereiJi, le quali efeono in pefee, lì vo-
gliono la finta nofira Sirena, ed alcune vedute da me fembrano di fre-
feo artefice . CunliJcr.it.j!i tutu) ciò , ninno dar! fede al buon Snida,
che fenile troppo tardi, e la di cui auurlta lempre è Hata leggiera,
e
gli è piaciuto fcrivere , die in Napoli v' era una (tatua della Sirena,Niamìi», nitM I't»*i;.jì iia'.-j-'iSS-, /,
f.n 'j c , ; - r ; iS-una 2™?(«3- i-
ya>.jia, Neapelis, urbi Italia injìgiiis, in qua Pmknopes Soma Jla-
181. Si conchiudcrà dunque bene , che mal appofero gli fcrittori
firanieri antichi, che il bel nome di nofira città Okìm^ ulcito dai Fe-
nicio (lima li a fiato di ima Sirena, efléndovi tante ragioni, che oliano;
e forza è menar giufie querele di tanti dottiflimi noltri poeti , ed ele-
ganti , i quali lino alla n;>|a bau rip:'iiiti> Ji ella città,puteterrima Si-
rea , coti credenza fallace di farle pregio: quando pare, che dì tale opi-
nione (izrillè il poeta, vitanda ejì improba Siri-ri . Mi piace, che que-
llo si lodcvol nome non mai è ito in difufanza , e nel correr di tanti
lecoli, quantunque ascile acuuifiato la città nofira quello di i\'capolii yi'pec i almente i poeti n' cjrr..in>:i:> leiupre i loro verfi,e lo Dello fi fa inqueil' età: nù lui tanto in pi eli.i li è mantenuto, ma altresì ne'piii cul-
ti fcrittori, che iilarcn le. .ino come Seneca ncll'epilt. 53. Ed am-miro, che l' erudir ÌK M.iv./occhi cica ne' bronzi A' Eraclea , che il no-me l'artcnope mancò .:'.::.ini, e :i ripigliò nei icttimo li-colo Crilliano
fiig. S5.C0I.1. Foie tee hi mare p'>Jìn,iu r/, pcjl^ioris ,ur antiqu*-
Pereti FartttMpt a non ed'mure, i durilo fcmpte , e fptìiilmcntt in'poctì.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. -ìsì
TAS lecovum appellariones Ttiteerenr : fic m /vii;: <:b, ::>,:, i.un indi a
vii. Jacuio puffi}» j'criptorcs omn'es , »fi fi eruditi» probarcnt Ncapo-
Utenti buie urbi vetus .parthenopeS nomea te/timerHnt ,finiti <!t
e/US chi! VÌX ALlTER,fllffln l'ARTHENOPENSES.flUf PAUTH ENOPKOSnuncupnre confuevcrunt . Ma non foffro , che fi dica nnliquittum no-
me» Parthtmapes fino al fecolo vii. aliando fpecialmente , come ho del-
lo, i poeti ufarono tinti av.uiti quell'età si decorolo nome ; nè.tnrovo
poi, fe non di rado, negli icrìtton della mezzana età le voci Pattbeno-
pe, e Parthenopenfis: Gio. Diacono nel celehre , e lungo catalogo de'
noftri Vefcovì Ti avvale quafi Tempre di Neapsln , e Ncapnlìtanm , c
rarùlime volte ut» FartJletupaipi , bada fol leggere ciò , che dice del
il. nolìro Vcfcòvo Paolo, ed in quel brieve racconto della vita dì lui
li le^ge , N. y i.s-Su.i: N.:ip«lK.:r„:m cathedra» : t.p;icyp:,i N;s-
polo» efl direttiti;Napolitani primiaes , ed uni fola volta , Parthe-
de Sunti. Epìjc. Neap. culru pag- 33<5. lì vede, e credo non fallire , dicaquattro volte replicato il Parihenapenjis, ravvilo all'oppotlo cinque vol-
le le voci Ni::pi!ii , e Ni.ipdìtasta : e fe nel brevilTimo prologo di
Bonito fuddiacono della Chicfa Nap, che illtillra Io ftefTo dotiih m>mopag. jSi. lì legge Pa/ihacpcn/a k-cii^iv.nyf , nun vi manca ftibdiaco-
Tium.Eccltfiie Nenpoleós . Ho voluto ajutare il mio dire coli' autorità
di quelli tre fcrittori , perchè fono dal «.Mazzocchi fteflò polli in bJonlume: gli altri da chi ha più bell'ozio , che non ho io , fi potranno
enervate , di quali di quelle due voci più frequentemente s'avvalgano.
Intanto liamo certi, che non mai venne in difulanza in noltra citta la
primaria voce Partenone , ed a' poeti di ogni età fi fu ben cara : e ci
dovrellimo pregiare aliai più di quello nome, perchè antichiHimo, e di
nobile origine, e di lignificato, ed efiendo folo nullio^che di Neapalis
comune a tante altre citta; e tanto maggiormente,perchè fi è Cover-
to, che non fu nome di femmina, il che era facile il ravvilarb, e per-
chè la bella voce ™p& f'.@- non li conveniva a trille Si.ene
.
1S1. Solo colui ammirerà, perchè non ho recati elempj d'altic cittì,
che dall'amenità della fìtuazione acquetarono da'Fcnici i nomi , il qua-
le non mai ha letti gl'indici, onde cleono buona parte de'luoghi della
Paldìina, che o dal reo lor lito, o bello fi denominarono: ovvero nonha avuto mai il piacere di fare una fuggevol veduta nell' ini mortai vo-
lume del Phaleg del Bochart,per tacere altri, che fi fono ingegnati atrarre i numi di efiè cittì dall' orientai parlare , come Spanhemio , il
quale contentando la famofa Tbcbe, ©j-Sk negl'inni di Cali ini. pag.379.
380. non piacendogli l'etimologia del Bachart, la fa Icaturire da voce
Fenicia per ragion della felicita del filo (ito , cioè , A J«n , linde
fiSKn, thaba Sefiderium ,adpcinus ,ìdque
.oh fingularcm loci illiui pel-
Tomi. V luci-
iSi.Eftmpi di cittì, die hanno avuto ilnontc dal loro bei Era, come Partenone
.
iS4 I. FENICI PRIMI ABITATORI
recai una città , che è fcmbrata ufcir da nome Greco , come Parti*w,'.-
, qual fi è Oiijìppo, oweio Olifipo , Lisbona , e credula fondata daUliltè, per lo fuono Ibltanto della voce , il gran Bochart pag. 027. la
_vuole da itay v'iti alis ukbt> , ide/l , come egli dice , ameenus fmus,
' e ne teca ragione : e di Grniliffiini eaernpj di città , e regioni ve n' haquanti fe ne defideranoi onde farei di moleftia m raccorrcrgli , perchè
troppo noti , e per ordinario i luoghi dalla lor fituazione acquiftavan
nome : li confi dunque , che i Fenici perciò anche diflèto noflia città
Parsb-aop, che vale felice clima.
1S3. Compitofi da me il parlar di Partenope , e benché fembra ef-
fermi alquanto fpaziato, tutta volta fi dee penfate,che è il principale,
e bel nome della patria, e perciò era grato in più maniere illuftrarlo;
c fono flato coflretto refiftere a certc_ invecchiate opinioni (bftenute vi-
gorofamente da antichi , e nuovi fav|' Jcrittori : ora mi rimane , fe vi
larò felice, dar qualche lume ad un luogo d' Omero aliai ofeuro , nel
quale fi crede ravvifarvifi una voce, clic s'avvicina a 11^9-^»*, pro-
fa da tutti in fentim;nto affli fvanlaggiofo , e dee eifer mia cura (co-
vrir 1" inganno, nè moftrarmi follecito degli' fcolj, né de' conienti. Fe-
ri Paride furtivamente il prode Diomede, e quelli tu>'L il ri,^! :
.; lliiid.
K v. 3 8j.
Toj-IJTS, \a-ì-T. : . -i.i-.ji >.-,>.:> . -.-.e : s.
In tal guifa , o limile tutti traducono si oicuro verfo, ajutantifi dello
me li fpiega qui madama Dacier, il che fo di raro, e ci di: Malkea-reux arder, ìlcbe-cgemini (ma teUn* non lignifica ciò) qui nefais,
que fri/er tei tv.wx 'deve»» , & fcdxire Ics femmes : ed al «^em-iri™ non ap(K>ne alcuna annotazione , come fe folle voce chiara, e fpe-
ditiflima : eppure vi s'oflèrvano infera,xìpx , e nspSann'-n , che in
quefl'uno luogo veggonfi in Omero, quindi ci fi rendono di dura intelli-
genza. S'avrebbe da fapere, perchè Ila di biafimo qui la voce iterai?,
e perche il poeta è flato si avaro in fame ufo : nè convengono i co-
mentatbri, fe prendcG , che Paride affatto non fapeva ufar 1 arco, co-
me vuole Eufiazio,ed intetpetra, d i&ém, cioè upprabrium Or-
tis lux: ail'oppofto Efichio pretende, che di (in atte abufavafi,e fpie-
ga, Sii tì%v, haBJfUM , iC jun-nw, tre» ladens,& ìnfeftmìt . In oUtre fi dubita da parecchi (c forfè per qucfto ri
fo gli antichi era in iflima ,
fe il fuo Tcxofih, nel quale dell'arte rtt »£c«iis fa una apologia
infame , e piena di nerbo .
18]. Si dà luce ad no verfo d'Omero, che fembra oppoflo alh volt Pini
DELLA CITTA' DI NAPOLI. ijj
184. In quanto poi al tipa àf%sS ; quafi tutti ed antichi , e nuovicontentatati convengono , die qui xipi dinoti la chioma, che perduta-
mente Ti (ìudiava Paride di rendei bella , e fre più favi granatici Poi-
luce lib.i.num.31. è di tal fentimento, e recita quello luogo d'Ome-ro, e d'altri fautori: mi fpiace, che nelle ricche annoi, di quello ono-
maiticogr. niente fi vede, che dia almeno ferieve fpiegarione a tal voce,
e neppure vi li legge il ben noto verta di Giovenale, madido tsrquén.
rem cornua cirro.- e non farò degno di fede (fe non s'offervi) die l'in-
comparabil Salmafio fopra Solino in più occafioni fpargendo , come ìfilo coiiunie, erudizione fenza non mai finire intomo alle tante guife
de' Greci , e de' Latini d'adornarfi , e torcere i lor capelli , e fpecial-
mente nella pag. coL 1.C efeg. lì è dimenticato di quello si cele-
bre luogo d'Omero; e nell' iftefla miti 4 incorlb il grande Spanhcmioin Callim. il quale anche con lunghùìimo dire adoma lo Itelìò argo-
mento pag-s50.ee. sóì-ec 66o.ee e da si dotta coppia d'uomini in si
tenebrolò verfo Omerico s'attendeva aflài luce. Ma giacché al Salmafio,
e Spanhemio fon fuggire di veduta le parole contro a Paride rie* t-
>*»<", farò pago di Elìdilo, e de'fcoliafli , oltre Polluce, che uni(confi
a dire, >" '~* ' captila-
Tpììi favj,come Barnes, e Clarke, ed ultimamente Émdro™iS« T*hanprelb per tsì^ujtis, quantunque queffuna volta da Omero fi ufa in tal
nozione : la quale molto a me giova ; per far intendere 1' ofeuriffima
voce napStimì'Ts , e perciò ho voluto elfer alquanto lungo intomo al
>/ti, cornuti, rapillamenrsm . Al certo a tutti coloro, i quali di con-
tinuo leggono l' Iliade , e 1' OdiUca , ed hanno appretò , che il poetaè lemprc a se uguale, non e di molta fatica lo Icernere, che la paro-la mp9ir»*ffl» non è parto di lui, ma feoncìatura decopiatori. E miogran debito proporte due bene Mudiate conghictturc
, per reflituìte li
lincerà voce ad Omero, acciocché non fi creda, che il nome di noftia
città antico , e ragguardevole potdlè piegarli in fignificazion si rea , eforfè troverrò chi a primo intendere le terrà per buone,
185. Ed intomo alla prima, non m'indurrò mai a credere, che avef-
fe l' avvedutiilimo poeta ferino TdpSejwrTn , ma rlaiborila , e n'an-
drà anch' ognuno capace in leggendo mie ragioni - I buoni copiatorieziandio amichi, e chi sa, fe fu la fayia gente, fapendo , che Penelo-
pe li tu donna di alto, ferino, e d'unemlfima fama (e veramente è durotrovarne altra) penfarono, die non poteva Omero ufare in biafimevolmaniera 1' illulrre nome di lei , e ne Enferò altro più generale , mache nel fuono folfe vicino a t!ujiJuìtìt« , e n'ufcl
, per morder Paride
d'eller fcmminacciolo, quello infittami* • uopo erajierÒ aver mente
a divìfare, fe mai Omero avelie ufata la voce irapSi.©-, ed i fuoi de-
rivati Tipài'ji®- , e infQtiniàt in fignificato di donna non vergine,
V 1 per-
1S4, iS;, Ki>. Ceno i captili. TUfìimìi* voce iHai importuna in Omero.
I FENICI PRIMI ABITATORI[pigliar Paride, vuole inten-
i una, Ja quale di Menelao,e groffo fallo dirla -ripa-H©" non vietandoli
amar donzella vergine , ed averla per ilpofa , ed ognun direbbe cffer adi lode.o indifferente il chiamar Paride «pSii»*™. OrOmero non maiin tutti e due i Tuoi divini poemi ha adoperato ttms(i©* , e fuoi deri-
vati in dinotar donna, che c gii ita a marito, ed io polii) afficurams
taluno, che non voleflé offervarlo da se: e fi vede ancora dagli aggiun-
ti, che appone a tal voce , i quali non convengono le non a verginal
donzella -«ifciV II. 8. 514. &w Od.?, .oo. 118. ce avvertir conviene
ciò,perchè i Latini non fono (rati cosi attenti , e collanti ad ufar la
lor voce virgo, c fra gli altri Virgilio, il quale coli chiama Venere,benché la linfe donzella , onde fi potrebbe non dargliene colpa Eneid.
». v. 331. ma non e così nella Georgica ^. itSj. e neli'Ecloga 6-w ovevirgo ti pone per uxor ; per tacere altri fcrittori , e gli Ebrei per la
famofa dizione noVj), h quale li sii quanto è contefa, e quanto di e(-
fa li è ferino, né ancora li rifili fi può con utile leggere la diflcrt. del
Calmet.che precede Ifaia intorno all'Ecce virgo ameipia ,&c. Se dun-
que Omero lénipre fi è fervilo di Tupflii©- in nozion di vergine , nonpoiea poi contraddirli con appropriar ad Elena e madre, e conforte tal
vocabolo, con dire, che Paride fi era Tsa>ffejraijir!K,e lappiamo quanto
è tenace il gran poeta nel valore natio delle'
, e lena da' contrari . Onglio di Priamo, si caldo
ne forma quel bel compollo yuwupamii , che tutti traducono mulìcrofm:10 fcolialle gli da doppio fenlò,(TÌ ywi$\ jiji>of«»®-, i^ywifuis (jo-
'
tlav Sra tó KÌ*A®-,oi mulicrum amorem fintili,tot, tmiTieret adfurorem tnàtms oh pukirimà'mtm: nè dice Omero T»p3ii^a>ifi diPa.
ride, perchè non farebbe feufato da colpa, non elfendo Elena maSii®-,
ma yimi- e fi avverta, che il ^uub;™», fi dì folo a Paride II.?. 39.
11 1. 769. Onde elfendo tutto ciò vera, non potrà reggere il va/Botrit»ì
?parlandoli di un drudo non di vergine, ma di donna già di due
manti uno Trojano, e l'altro Greco, e per ricuperarla quelli,0 fegui-
re a goderfela quegli, arde di martial fuoco Europa, ed Alia. Intanto
io non ceffo di rivolger meco , come da tanti eruditiffimi comematorinon fi pofe almeno in dubbio cota! voce T«pBnmfx« , efpofta a tante
non leggiere dimculta^ ma il dubitare colla più, che il credere.
iSS. E di neceflìtà ora avendo renduta si fofpetta, e vana tal voce,proporre , onde è fiata contraffatta , e già poco innanzi additai , effe-
re ufeita da niuirA)irÌT(B, qual nome fece orrore in tempi infelici
le in Omero II«nM««< Invece di ILtfSiwrìim . Eiimolo|ii ai n«'f«.
Lll^'liZCJ b. C(
w' non trovando altra voce , che avefiè potuto empiere , e far com-pito il verlb: e fon fiano , che per opporli a «fmAtni'ini! avellerò an-
prità di elio verfo . Bìlbgna però aver mercede degli antichi, che tutte
le voci riportavano alla lor lincia , ne potevan penfarc , che -il nomedi Penelope è della fieni origine, che Partenope , cioè Fenicia , ficco-
me buon numero di effi nomi propri 'ono a' Oriente , fé nulla ligni-
ficano in Greco idioma, teflimonio quel di Paride (per non ufeir dall'
argomento del mio dire) il quale a' Greci ( Tìóìk ) i Uranio , ma in
Fenicio parlare è di grand' onore , e può ufeire da' verbi tutti belli , edinotare, cavaliere
, fruito, forre, billicofo, ec Ed or s' intende , chequando il divin poeta il vuole duramente riprendere , e che il nomenon corrifponde a' fatti , il chiama avvedutamente £uhr*ax , Paride,
eie fmentifce fuo nomi II. y. 39. \\.'.-j6ij. Altro dunque non rimane,le non vedere
,perchè Omero di a quello figlio di Priamo lo fvantag-
giofo aggiunto t&mWitjis , ed in oltre, che dinota in Fenicio patlare.
Non v ha dubbio , che Paride fi (Indiava molto a render Tempre più
bella Tua ricciuta chioma, c di ciò Diomede il ripiglia in quello ver-
fo, die ora acquiiìa luce, e fi è riportato nuitiiSj.
E liccome fi e divifato innanzi tutti intendimi quella efprcfiìone
ùy^al, turali, elare per gli leggiadri Tuoi capelliera (limerei opportunoche C leggelìc, perchè larchbe aditi lungo qui trascriverlo , quanto han-
no raccolto Salmafio, e Spannante ne? luoghi citati nuni.jS^ per mo-lìrare la follccila cura della gioventli Greca , e Romana in ornar la chio-
ma: e rivedere altresì l'autorità di Polluce, d' Elidilo, e degli Scolia-
fli, ce. nel medelìmo num. 18;. da me riferite, che Omero li xls* in-
tonde per gli capelli: onde per dinotarci altresì, o per dir meglio, per
dipingerci , che erano ricciutelli , usò la voce tIuiìWin'tk , che ora li
legge guada TttpStnvhn.1S7. Io truovo nelT idioma Fenicio , che Penelope è voce formata
fulle due "bri,un, che potrebbono fonare pen-hehp, e ci prefentano unvifo co' bei capelli , ci n:.:i:dtr.u ; andic colui, il quale ha piccula ri-
putatone del fapere orientale , ha imparato , che ma , e fpecialmenre
nel numero maggiore D'in vale facies; e che da 'hn n'efee un nome,che dinot3 cincinni ufato nel lib. de'Giudici cap 1d.v-13.er9. feptemcincinnai capilis mei , ed i lkx. han dato sii <™ì impiw , e Polluce
ufa *dflfJ"', capilhram nodos . Ed ognuno ora da se conchiude,
che la gran donna d' UlilTe fi chiamò Penelope per la fua leggiadra
chioma; s'apprende da'primi anni, che da'capelli o per ragion del lor
colore, o della lor varia forma agli uomini , ed alle donne fi fon dati
i nomi da unte le nazioni, bada leggere gl'indici óe'tefori de 11' il cri /.io-
ni, oltreché in ogni libro fi rinvengono i Rufi, e' Flavj , ed i Crilpi,
ed18?. Pintlspt vote Fenicia, e la Hello the ihJjuwm iirj nomi J»' capelli.
ijS I FENICI PRIMI ABITATORIa' Greci, i Pirri,ec e tra gli Ebrei Efaulle lì dif-
fe anche Edom, clic lignifica ruffa .- anzi dal color della chioma fi co-
minciò ad imporre i nomi agli uomini , dièndo noto a tutti ciò , chedinota Adam l'univerfal nolìro padre . Piaceri dunque , che Penelope
racchiude in fua origine il dinotare un vifo con chioma pcxs , & ta-
luna .- e perchè la torte paflione delle donne fono i capelli , ed il lor
leggiadro colore , da tli n' amarono anche il nome ; quindi altro nonlari Pmtiope, che Cincinnata . Da quanto fi è detto fi rimarrò forfè
convinto, 'che Diomede non poteva due a Paride Tj:3t«TÌT3i,per rim*
provenirgli l'amor d'EIcna, si perchè quella non era to/iìMh©-, sì an-
cora perchè nel recitato verfo fi morde quello giovine , che pretjiavaG
più d andar galante, che d'etici guerriero , e perciò va a legno il dir-
lo »iiwXaxtr« , giacche precede altresì tipi dy\ai , coma pulcier ; e
fempre a' favj e piaciuta una ragicmevol mutazione di pochi clementi dì
qualche voce negli antichi tenitori, che forfore in efli certo, e grodò-
lano fallo; e balla per brieve ora oflérvar i coment! eruditi, de' quali
fi veggo» ricchi i lor volumi , ne' quali altro non li vede , che rimet-
tere nel!' antica lezione ciò, che o 1' ignoranza , o l'ardire de' copiato-
ri avea viziato: e nel fegu.num.1S9. ne dzrb luminofo elempio.
jKB. Per ultimo nmane_, tixondo ho impromdTo , d' addurre 1" altra
conghieitura, per intender la mente d' Omero in quello si ofeuro ver-
fo, Ijiccialmente per la parola -rapStmriyi , e farà propolta in aliai cor-
to dite. Si potrebbe invece di quell'aggiunto importuno rimetter queiValtro ifotpoxA.TÌi , che Omero fpcilo dà a Paride, anzi folo a quello l'at-
tribuifee lLy. 39. ed^ altresì IL r. jóq.AuT^itV , fl'lP- i'f-i, yvjyn-rir'r, , i-imL-m..Talfo-numìnc-Farì
, forma prajiancijìimi , mulìcrofc, dicepeor.
E fi vede, che non è molto diverto e- nel fuono,e negli dementi to^-
DwttTtb , o come altri han letto hipBi>st"ii , da ifinpsTi.™ , e tutti edue fon di rimprovero a Paride . In oltre fi sa, che il grand' Omero tcollante a non v.ir::ir gli .is;^ÌL:nii, che di fpccialmcnte a' Tuoi eroi, c
non mai più s' ollerva in tutti e due i fuoi immortali poemi *, e ciòb.ilkrditfi a renderlo lulpcttiilimo , e non il fri^uii , che vi fi tro-
va replicato. Quindi fe per quella ragione a taluno folle pili a talento
queiV aggiunto, che ii xtmKaxiirti , io non m' opporrei , e volentieri
perderei tante mie pruove, ballandomi foltanto,che fi tolga da Omeroil T^SiWiT.TBf, ove è in lignificato fpregevote
, quando in fua origine
Fenicia è d'onore, e pregio; per non far dire, che il divin poeta nonne avene apprefo il natio valore ; ma più
, perchè è il nome primierodi nolìra citta , ed antichiilimo
.
M. Si pub indie din , di! infisi:^ E i formato in jafìimWa in Omero.
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DELLA. CITTA' DI NAPOLI. r,?
i8$. E la forte mi t fiala pronta a potere iòllener forte quello miopcnfamento, avendomi offerto un Ilio;;!) d' Euripide Dell' Elettra v.947.il quale fa parlare cosi a quelt' eroina :
T8e£tt, m Sii AiriUiuff fzio. So>Bt,
KiWf, t spapà , iW j-' f> Wifns
Infoiatile te gerebas, urpote qui regim donni haherts ;Tormatjuc compof/tvs effes , at mihi Jit marita!Non virgineo nulla decorai , fed virili ingcnìo
.
Ecco quale farebbe la vera voce compoih da ztfib'dr , cioè t^ìi.v.
o da rapfodi . In oltre il -rapS-i^-iroi d' Euripide non fi vede in fentì-
mento ingiuriofo, come il nnf5immhns , dicendo Elettra , che eflà noncurava il bello donnefeo in uno fpofo,ma il virile; né ufa top3-ev™'ì,
per dir femmina, che ha già marito, come s'oiferva dinotar tì: —in;, il che è oppofliifìmo alla nativa fignificaxione, ed alla mente d'O-
mero, che s'avvale di irapSt/S- lèmpre in noiion divergine. Con aver
rimolla quella si difacconcii voce iropSinralitm da Ornerò, ni io mi (li-
mo ardito, nè altri per tale mi condannerà , eflendo ito full'orme d'tio-
mini favillimi, che Ranno più vivace cura di me dell' onor de' poemi
di lui, come il Valckenaer nelle Varìx Icliìones qworaniam Homcrì ver-
fuum pag. 5B. 59; il quale vedendo nel v. 401. dell' Iliad ^. jn'xraK-ra,ed
altri v^appofero ii'urtaro in tutte l'edizioni si antiche, come reccnlil-
(ime, dice, neatrum ti/genio vsdciar Homcrì convellimi; indi con fer-
mimme ragioni, che egli chiama conghietture , riHl xim?i«™, ovveroun, cne egn emanili cinici nei iure, ma uvveiu
rifonde quelli tanto importuni verbi a' rapfodi , ed a' giof
haieremifatori , e flmggelì di quella voglia : Urinimi Homcrì haieremui poema,
proni oliai prim'im faeta emijfum ! Pro Homericis [spiarne [me da-
tili verfm iegimus atioram . Mi fpiace , che Emello non lì i awalutodi quella si favia offervazione nella fui si (Indiata ei
poeta. Ed intanto ognun vede, che v' è aliai più grande differenza dal
mutar listone nel ti'tuJiiiito, ovvero nel Tt'^piurro, che non fi feorge
tra iBpBiiiralin! , e njiitoxi'xiti e forfè fono flato io Ipinto da più
l8p. Si praovi , the la vera iocc {ompolli li ntSu» li i r,fì,„ui,
,
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tifo I FENICI PRIMI ABITATORIforti ragioni a tal mutazione per la fama d' Omero , che non il dot-
tiamo Valckenaer per togliere dall' Iliade il ti'akwhj . E qui do fine
al molto dire del primo , ed illuftre nome di noftra citta Pcrricno-
pe , che fi è creduto nel corfo di tanti ferali infelicemente Greco , e,di donna; né mai fi pensò, che efee ^editamente da due voci Feniiii.-,
né fi è curato da tanti favj ingegni dj noftro comune di ridurre il lii-
volofo a ftoria , ficcome li è flato folTecito da altri di fare de' nomi di
tante lor città forfè con men delira fortuna : e bilbgna accular si rea
nota, tardanza, e lentezza, come fe lode Irata cofa da (tento. Ma quel-
lo, che è l'oggetto di mio parlare fi è, che ballerebbe, fe non avelli
af&i altre pruuve , Quello folo nome di l'artenope a convincerci , che in
Napoli vi furono Fenici , e dal bello , e deliziala clima piacque loro
thonopt; ed ora farebbe di nolìra fama,fe aveflìmo tal nome in conto
di grande, piii che Nespoli; comune a tante , e di affai più frefea età.
190. M'inoltro dal vero nome di noltn città a ravviarne un fallo,
e per cui: dire, mi reca alto orrore il leggere, quanto lungi fi e ito dal
fi i creduto, C
9s\tpi, indi con empiere
e ci han dato un Argonauil fondatore di Napoli, e I
)«f de'Ro-! Falere Ate-paiii diCu-
..... . .li quelle brievi p^ro'e
pag.ii4<5. lin.4;. Nespoli; min, mas Pari&cnope diRa, & prius Pha-
hrw»,JÌ poeta credimuf , indi aggiunge le autorità , ne ci c-primeculi fLwìi^mi.' L-iiri!jiiciti:n-, t nufifi ninip.itt, che recan difallro. Edora anch'io m'avveggo d'eiìèr moldio in voler feovrire i falli altrui,
ballando foltanto porre a pericolo , ed a pruova ciò , che da me fi è
1913. Phalttitm iti lolle di Napoli : (onfufioBt degli fcritlori intorno 1 tiFnome.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. ' irfi
lì i detto di Partenone.
iot. Non Ti può dubitare , che in nollra cittì vi era quello nomeFalero, eflendb ed antica, e grave l'autorità di Licofrone «portata già
da'noftri fcrittori, ove parla delie tre Sirene , delle quali la più diltin-
ta, cioè Partcnope, fa venire alla Torre di Falero v. 717.Tini [ili Qa\*f* Tigni U&i&pLtpim
,
par ...» «iAus f> OViu?-| h'ì ii c£<0p«3« IljfiSWir, « 2noW, i> w?*-T^i N«(mXj( , Pialenmt . ..urbi in Opicis , ad quam e/elì/i futi Siren
Psnhtiiopc , qua vacarur Nespola : lì vede apertamente , che quello
autore ha traferitto quello di Licofrone , ufando li (Iella maniera di
dire, ed il verbo Spi'fium aiiu motti ejicior: quindi fiamo certi, chevi lia Hata tal nome in noflra cittì , cornechè ito in ditufanza , né al-
tri poi fe ne fervi , perchè non era, fe non un piccolo, e bel colle di
ella, liccome poco innanzi diremo . Che i moderni nolìri .ferii tori ab-
biano voluto dar più predo fede al Bizzantino , che aiièrifce *A>ipo»
vi^n, urbi, e non a Licofrone, che non il vuole citta, fi fcorge,che
con poca cura,e lenza difeernimento han letti gli antichi, e mi foiacc
annoverarci il Cluverio. I grulli falli di Tzetze intorno a Falcio II fon
rawifati , e riprefi dal nollro Lafena nel Ginnaf. pag. 101. Or di buonvolere lafciancfo aliai reflanti cofe inconfideratilllme degli altri , mi ltu-
dìcrò riferir ciò , che io credo avvicinarli molto al veto : ed avendoforti indiej, per non dir cognizioni licure, che Falero di Licofrone fia
l'amemlfimo colle di Mergillina, che fi t veccliiltimo nome , ma fen-
za cflervifi polla mente finora , eficndofi Creduto nuovo , e della Ha-
gione di Pontano, e Sannazaro ; la quale quegli co'fuoi impareggiabili
verfi , e quelli coli' immortali ccloghe, abitazione, ed animirabil fepol-
cro l'han renduta famofa; e la gente llraniera da lontanillime contrade
fi fpingc con nollro jjiijiiticruo a Urk- i>nure , comincerò dall' etimolo-
gia Fenicia, per non efler dimentico" del ptincipal mio oggetto, ed in-
di farò lollecito a Ibfienerla con buoni documenti . Ateneo nel fuo gran
iji. Si tomintia a dimoStirc , che li voce Filtro dinota una fpecie di mergi.
Oltre qt
X
«Si I FENICI PRIMI ABITATORIconvito de' favj lib. q. c. il. p. 39;. quando enumera le Unte [pecie di
volatili 1 fra'mergi v appone jaAÓ&ffiii , e dice : H" $aAieÀ £ oùra remi
uy (tfJkSrrfpn in' itne», fhalarts roflrum angu/ìum habct ,torpori! ho-
bìiu teretior , alvus cft cinerei colorii, or iorfmtt nigricanris . Indi per
provare , che quei uccelli , che eflb nomina , fieno paluiìri, e marini,
recita l' autorità di Arilìofane, ove (i vede il ftóafljj*
NjiVus, utoittt, tró^oc, iJuAnoJtif ,
TW»«,Amati, gratulo!, attogrnos ,
pbalandas.Trottilo!, mergos.
E nel lib. 7. c. 21. p.ps. ci fa Papere altresì , perchè tpa^ue^! era confed-
erata a Venere, e di bel nuovo cita Ariltof. in Avibus . Anche Suida.
la vuole tra gli uccelli marini, e dice aA\n/i , non gnXxeJf, perchè
È Io fieno . Ed acciocché non fi dubiti affatto , che tal nome dinoti
mergus, m'awalerò del gran Bochart part. 2. pag. 107. del fuo ammira-bile Gerozzoico : *a\neJi, mergi , & tylai mrdì gema cfi , & cten-
nium colurnicÌ! , ai nulìor cfl Athcn&vs.
191. Se dunque yA^afr, ovvero piXti(j« i vocabolo de'mergi , e nonpotendo efler d'origine Greca, la quale da niuno lì è rinvenuta, e là-
pendoli eziandio, che in buona parte, anzi nella maggiore i bruti ban
confervato tra' Greci il nome orientale, come lo (tcIVo Bochart con in-
comparabile erudizione , c verità nella fuddetta opera ha dimoltrato,
niuno s'opporrà, che quella voce è ufcita da -ha, phatar: e perchè ne'
libri fanti non v'ha tal parola, il Bochart non l'ha tratta- da origine
itranieia 3' Greci , quando gli era agevole il penfare , che liamo in iltret-
tifOma mifeija di libri antichi orientali : e vi doveva effere -tìfl , mer-
gut, giacché in Greco parlare t/Anis , che fono gli ftcflì elementi di-
nota quello volatile. Ma non fi creda, che non rinvenendoli ne' fanti
volumi quella voce , non vi fui rimala la limile in oriente,
perchè
nel Calda) v'ha che dinota una Torte d'uccello, ed anche inAra-
bo linguaggio, ficcome iJollérva nel gran vocabolario del Gattelli ; nè
flurba, che in òn manca la 1, perchè è lo Hello juJim , che ipsiuifu'f,
ed il compollo wrpijf**®-, e mpipfeipO-, quindi tanto fi è iVs, quan-
to '"js. Vorrei, che non mi s1
opponefle da uluno, che ufa folo voca-
bolari, che il mcrgo in fanto linguaggio fi dica con doppio nome ras,
e ivo, perchè in quanto al primo non ne rinverrà autorità,ed ha fat-
to men che bene a dargli il BufiorJio tal lignificazione : ed in quantoal fecondo, cioè ivo, non li niega,che nella veifion Latina de! Levit11. 17. e del Deut. .\[ v. 17. lì è porto tacrgnliit , ma fra tanti uccelli
,
che in quelli due capitoli fi nominano , è al'ài malagevole lapere , a"
quali de Greci , e de' Latini corrifondono : oltreché i LXJ. invece di
mergulm in tutti e due i luoghi hall pollo *x-nfi*vn , che anche iti
191. Pbakrum voce orientile ipili ragioni, che dee uftir di I^B ^.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. icfj
quella lineili li contende , fé dinoti l' aquila , come vuole Efichio , e ci-
ta Sofocle, ovvero gli uccelli di Diurni-, óxfiUice, fecondo Plinio
lib. io. c. 44. né i cementatori de' fanti libri convengono a determinar-
lo. Sicché non rinvenendoli certo vocabolo in Fenicio , che lignifichi
il mergo, e fi*f£Ì5 n' e una fpccic fecondo Ateneo, dobbiamo perva-
derci, che tal voce è ufeita dai Ptleffiiu , tanto più , che tra' Caldei,
come poco innanzi ho detto, vi è il '";£!,che dinota volatile. Ma du-na colà lèrmerà , che -tal voce appartenga a' mergi , quanto il vederli
in Napoli ; e che quel luogo , che i Fenici dìlléro P&atrum ,- o PiMa-rum, li è ferbato fino a noflri di con mntarfi felicemente ìnMergiili-
ne, ficcarne nel decorfo del mio dire fi molitori con chiarezza , chenon li delidererà maggiore : e ii darà vivo lume »' veriì di Licofrone
,
comechè me ne rileroo buona parte di cui in parlando della gran co-
lonia Atenicfe, che li fu l'ultima a venire in Napoli, e vi portò feco
ij;. Si ì vivuto sì lunga età , fi è tntefo Tempre dire , e fi è Jet-"
to in tanti noltri fciitlori , che la nollra amena fpiaggia col vicino col-
le filo all' occidente abbia avuto il nome Mergillina , ed i poeti conleggiadra invenzione ne formarono una vaga Ninfe, e non mai Gè pen-
dio, onde le fi è dato tal nome: ma perchè non fi perde mai in tut-
to quel, che è antico, e fi fuole ferbare, benché viziato, e guaito, il
noftro. Capaccio nella Latina Stor. di Pozzuoli pag. ipj. colla femplici-
tà di quei tempi, ci dice due ragioni del nome cu Mergillina, del qua-
le crede, che baimazzaro ne folle flato l'autore : la prima, perchè durapi/ces mergerentur
,cdogas pifeatorìas eompofuit; la feconda fembra eru-
dita, non è perà naturale , e s'intende poco : Da&srum quoque -Siro-
rum opimo e/i fio iìSam(Mergiilìnam ) quod contro Megurim, vela-
ti apud Megarenfei fcopului Minerva JEti/tic , qux vox merguni apudCrjrai fi^nificat , tommemoratur aPaulania in Astkh,tit Gricci imi-
tami dotlijfimui poeta , qui omnia fiudia Minerva additerai , cele-
briorihas eorum focis uti vello videretur . Efì miteni Megarh parvaìnfuh,quam Ovi ca/itum dicunt. Ognun vede, che fon ragioni tratte
a Dento, ni lì guadagnan l'altrui volere ; ed or mi fpiace averle tra-
fcritte : a me giovano almeno , che a tempo di quello nollro fcrittorc
li penfava elicli: fiata detta tale fpiaggia da' mergi , nè ancora era ita
male la rimembranza, che quel luogo avea il nome da quelli uccelli,
ma non erano allora sì Ittici gl'ingegni , che avellerò potuto penfare,
che Mergillina era un'interpetrazione dell' anlichiflima voce Falero. Orin imprendo a.dire aliai cole di quello luogo di nollra città, e con tal
occalione chieggo libertà di dare buon lume alla voce (leilà , che in
diuranno all'origine Fenicia, e per fallo degl'interpelli, ed anche d'alcu-
ni Latini Icrutori n'i alquanto degenerata: nè mi fi darà colpa, fe larò
X i lim.ipj. Luogo ameno di Napoli detto Mi'gitiina e lo tirilo, che Piilmm,
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ii)4 I FENICI PRIMI ABITATORIlungo, perche tutto andrà ad intero vanto iti noftra patria^
194. Sì dia il bel principio in mofirando , che non fu nome dotta
noftl) città, ma d' un femplice lido, e di un colle vicino , tale volen-
dolo Licofrone ne'vcrfi Copra num. 101. trafcritti : ed i fiato egli il pri-
mo a ebrei il nome di Palerò, da lui, perchè antico, fi dee promette-
re ogni lealtà, non da! Bizzantino, tanto meno da' moderni Icriiriiri
Quello drammatico ci dice, che la Sirena Partenope fu (pinta dall'on-
de alla Torre di Palerò, ed al Clanio (perchè nomina tal fiume Tenedar! ragione di brieve ) non è dunque la cittì , ma una piccola parte
quella, che fi difie Tcpm $x\ip<. Pochiffimi non fanno , che le cittil
non mai fi fon chiamate Tu=™ì , ma ntipj-m , e per non eficr lungoin cofa si certa, mi è valevole la fola autorità di Spanhemio inCallim.
pag-151. Tivpyot riempe modo de urbibus ipfii ditti , quod vulgo eademejfent turrita;
, ftu lurribus àn&a! &Toeya\ prolude , & ex-
detti, a poeti! appellata: : oc unde mora urbes in antiquis nummis turriti
tepii'u effigie, qua de re alibi, vaigli dejìgnaatur : quandoque ctiam
*J»®- de arce,/« aus caitrurn , nel i&y&- • Gmctl dicebatur , /le-
nti A'flaw tbv®- , JCyvpàt ™v®-, Fv&V Tfìv©-, Eioii tS^©- , nefimìlìa , & unde una voce .ABtlNOTEIXITA I dicuntur in veteri
nummo , quent alibi dudum illu/ìravì Dunque fe Licofrone per Trfc.
« ^XiSpn avelie intefo la citta di Napoli , avrebbe ulàt1
(premane nòe.?®-jovvero T(5v« Mi fembra qudb i
nenfia ragione; e fi può aggiungere, che Omero delle citta dice Tempre
Tiip™, eppure comunemente la vogliono antichùTima , e ne fanno ufcU
re la denominazìime Tyrrheni, i quali fi credono più vccclù d'Omero.
Dovca dunque edere una femplice torre Etuata nel luogo di noftra cit-
ta, detta di Falera. Ardirei dire, ma temo certi ingegni , i quali fon
troppo pronti a contraddire , che il nollro Sannazaro di quella- torre
parli nel lib.z. epigrammaton i.
« fimul pinna, nèveifqm tettis,
Rupe Mergillina fedeli! propìnquumJpettat in agaor.
Per lanital torre uguagliata al fuafo da Filiberto d'Oranges,nc concepìtantodiipetto.che fi morl;fbrle perche ne Capeva il pregio, e l'antichi-
tà , fi legga fua vita , e fon degne di piena riflcllìone quelle parole , chein efia leggonfi : Sid Avranno dentimi scie interdetto , cam hora fata-
li! advemret, audito cjus intera 11 Jefe in cubìtum erigerli, Exrédam,inquit, e vita hoc meo non inani voto Intuì, po/lquam barbami Mti-
ftrum èo/lii, ultore Mane , rmman'n mìutì* fornai perfolvit . Chi po-
di opporli, che il Sannazzaro non avrebbe chiamato , barbami Mufn-ram befiit il Filiberto , ne fi farebbe ièrvito dell' efprcflìone immanii
DELLA CITTA' DI NAPOLI. itfj
min-in , fc tale torre non folle fiata per alti pregi ragetarÒOToIiffr
mai egli dnnijne fapcva eflcrc fiata quella di 'Falera : perche Te fi eraun moderno edificio ne' tuoi poderi, non poteva il Sannazaro montarein ifdegno si trillo contra l'Orangei , che per dolore fini i giorni: i fa-
vj fanno ben pregiare le patrie antichità , e t antepongono a' loro più
ricchi averi.
Ma mi fembra, che eziandio il Ponlano, il quale ci ha ferri-
te nelle ftie incomparabili opere non poche dell' antichità di noftra cit-
tà, ci (vela non con minor chiarezza in due luoghi, che Falera lì eri
Mergillina, di quel che ha fatto il fuo raro amico Sannazaro. Le pa-
role del Pontano fon rapportate dal noftra Capaccio pag
, pleraquc Albe» 2!,f3
colli ,.vteatumque Muta ex eo Parthenopem , qttod nomea pofi fuii
etiam urbii e/ui , qua: nuM efi Neapolii. L'altro luogo più (colpito fi
è : Itaquc fcputcrmn ipfum mdido efi Parthenopem colli impcritajfc,
Tc'xiow Sutrèwm fpclUat , aia Smsum Mmmfides, tma c$c7.Puem ad locum , quod nirvei qua/i ad quendam portum applicarci!! ,
collii ipfi frequeni erat habitatoribm , acque ab accolh, & nauti! ce-
lebratui, ifque obliteralo PRIORI NOMINE , pofi patrona memoriam,etqut ab li»! /spulerò Partlienope cognominami . Non darà noja 1' of-
lèrvar ciò, che qui dice il Pontano , tanto più , che cosi il Capaccio,
come altri naftrì frefehi fcrittori non ne han comprerò il fentimento
.
Nel primo luogo ci palefa Gioviano, die il fqiolcro dilla Sirena fi era
nella più eminente parte del colle , il quale fi vede adi' eftrcmii.i del
noltro feno verfo occidente, e Io fteflò ripete nelle feconde parole , ad
:i M;f!ji;ii;ia. Ma le |>S-
rat habitatoribus , arette ab accolti, & natili! celebra!
obliterato priori nomine po/l patrone memoriam,acque ab ejnt fcpnl-
cro Parthenope cognominanti . Ufcira la Tavoletta del fcpolcra dì Parfc-
nope, onorala come di noflra città fondatrice , e patrona in citò colle,
non fi curft yiii il fuo vecchio nome , e fi dille collii Parthcnopeifl '
dii ora può dubitare, che il priui nomea obliteratili» fi tra Phalerttm,
eh;
195. Sembri, (he Peranno avtBc Caputo, che Vergatimi fi dille Flult'um.
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FENICI PRIMI ABITATORI
ra lezione, » perchè l'ho impromcllò nel num. 179. conchi da' Tuoi cittadini attende quello poeta [uà fama . AI11 ammirali il Pantano, che Patte-none avea Ibpra un c
ma Paoinio ci dice efifr l'h.slm-.m ^ che è quello , il qi
da me divifando : dice Stazio nelle belve lib. 5. v. 104.
Exfere follimi:", filli tu :!r p:tlrm ialini,
Partkmpc, n-iwm.inc .if,!.::, i,j:,:k.- /Idilli
.Pone fvftr tumvl^, ,'5' m.iy» funai Ami.
!n quello lungo , e vivacifiimo eficidto prk-ga Stazio 1:
nopc , che recifulì il bel crine in onor di filo padre deli
l'avello di lui , e ci fi, firere , che era Impellilo affati
10 vera , ma almeno qualche fpiegazione , che vi 5' avv
leggere ciò, clic ne ilice- i! Gronovio d'opti efcrli 1;lì;i;;u.i
e dovea il noiìro Stazio dire il nome proprio delmunte , tanto piii , che il Vefuvio nella (lagion fua avea ingombratocolle fue infocate ceneri tutte le vicine colline , anzi tutta la noftracampagna. Dunque penfarono molto meglio coloro , che fi fiudiaronodi mutar SÌ iinportuniUima voce,comcché non Ha fiata fecondo la men-te di Stazio.
107. AU'oppafio il tutto andava a bene , fe li folte faputo , che il
fepolero di Partenope, che li finfc Sirena , fi credeva cretto nel colleFalera, 0 Filato, fervendoli <ta**tkt e «i*as<s, mersus, come già fi
e detto man. iji. onde Papinio cantò, Phalaro molile jtfvtt't .-'eri fr
196. 197. Si rettimiJ« li voce Pbatm a Stazio mutili da'copinoii io
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
troppo noto, che quei, L quali traferiveano i libri le parole loro difage-
voli, = Arane, e fpecialmente i nomi proprj gli mutavano alla trilla in
voci trite, e comunali. L'immortal Grazio vedendo in eflo Stazio (per
avvalermi di buono elempio) nel l1b.-4.~4. v-to3. quello periodo fiat Ca-
io, Nec cnins Tyrimhms alma PeSui amiciiiit, e che gli era olcuril-
limo intenderlo, credette doverf] leggere quel Tyrinr&ius , vctiiisinh-.s:
maGevarzio dice, cui emendationi accederei», nifi vulgat.i Iclìio eti.im
ammode poffet explicari ; e [libito li vide un nome proprio dal gran-
de ingegna di Grazio farli divenir una voce facile a comprcnderii , ed
ordinaria ; or fi confideri, di quali licenze potean abularh gì' imperiti
copiatori , 0 poco faccenti . Ma bifogna , che colui , il quale ama Li
potila dì Stazio, s'avveda, che quelli lapea molto e di lloria,e di fa-
vole , onde i fuoi verfi fon pieniHimi di nomi degli D;i , e d' innume-revoli nomi della più antica geografia: oltre quei degli eroi, ed eroine:
e ninno può imprendere a leggerlo lenza clfcr clpcrtiUìnio della mito-
logia . Or avendo rinvenuto nel mitro Stazio, che il norne del monte,
traferiffe , fembra , che fon propriflime ora le parole del Fontano, ifqua
s'era altrimenti cagitombiatm . E s'oflèrva di leggieri, che fon concor-
di Papinio, e Gioviano,perchè tutti e due fopra quello colle fan ri-
trovare ftppellita quella Sirena . Ma io vie più amo aiutar il mio ra-
gionare, e riportar altro luogo di Stazio, che maggiormente rende lai-
do, che Falera li era ciò, che ho imprefo a moltrare, ed infieme pre-
vengo quel, che farebbe facile oppormi, ed il farà tornare a mio van-
taggio.
198. Mi potrebbe taluno oliare, con dire,che fia mio obbligo a rin-
venir documento, perehi il padre diStazio folle Italo fcppcilito in quello
colle; giacché vuole, che le ceneri di Partenone gli tran si vicine; or" con rispondere faro più certo, che il colle di Mergillina eraFalcro,
e lo flelfo Stazio viene al bifogno nelle Selve lib.4..,
... Eh egamet Ihmtiunt, & geaWe j'ecutxs
Littm, ubi Aiifnnio fé condidie hòfptia f.»-tu
feUir- '- '
, Mtrmtiipte Jcdcni
C Partkenopc hafpita Aufimia pori» , ilraniera prefe porto ; e gi
i)3. Stazio ivej poderi in Falera : ivi era anche il fepoltro dì Virgilio
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itìB 1 FENICI PRIMI ABITATORIè detto num. io;, che il noflro mare lungo Mergiilina 6 un bel lino,
e vìen difefo da' venti, e coti anche fcrilTe Pontano : ed in oltre ci de-
termina più fpecialmcntc il luogo, dove Partenope fi caadi'iit , e li 4inoltrato il fepoicro di quella fopra il vicino colle , ed ove fi sa , chev'era anche quello di Virgilio, e nella foglia di elio federiteli cantava;
e certamente qui Stazio avea e geniali poflèflìoni , e beli' alloggio , e vi
paflàva dolci le notti, altrimenti non avrebbe detto, egmat/omaum ,& geniale ficurus Unta. Non farà dunque di maraviglia, che in tale
collina eran le ceneri di fuo padre, e che pregava la vicina Partenope
ad onorarlo col fuo feoruccìo : e da ciò fi raccoglie, che portava feco
in villa fuo padre, il quale dalla (ùa vita fi ha, che Ti mori non vec-
chio dopo efière fiato per lungo tempo aliai cagionevole della pedona.Da quelli due luoghi di Stazio ci fiamo renduti compiutamente favi,
che Phalarum, ovvero Phalitum fi dicea Mergiilina , comechè guaito
ora fi legga per grollò errore Afflato , e ci fi conferma ciò , che aveadetto Licofronc , che Partenope fu accolta preftb tiftn Qxkii* - in ol-
tre , che ivi anche era certamente il fepoicro di Virgilio , che lènza
ragione lì è contraddetto dal Oliverio, ed il Pellegrino , il quale fe gli
oppone nella fua Campagna pag. 170. al (olito lì confonde , e nonfa comprendere il luo dire : forfè altrove io in quelt' opera di leggieri
toglierò ogni dubbio, il quale folo proviene da quell'altri verfi 78.751.
di Stazio del cit. luogo;
Hac ego chkìdìch ed te. Monelle , finabamLiner-bus, falla! ubi Pattuì egerie ini.
Infelicemente dagli fcrittori s'imilcono quelli co'primi, En egomet fi-mnum, ©V. onde turbati h.m creduto , che il poeta confonde Mergii-lina col Vefuvio, quando altro non dice in quelti due verfi , che quelcomponimento in lode di Marcello l'avea fatto prelfo Ereolano , 0 al-
tra luogo , ubi fistiti egerie irai . . . nee dum letale minori cejfet
open, è tnjppo ficura, perche lontana , Mergiilina dal furare del Vefu-vio . Del rello a me balla , che anche con quello nollro antico poetafi renda certo , che Faterò non fu nome della città di Napoli , ma di
un fempliee ameniftuno luogo.
igq. Meriterò bene , le qui aggiungo pochi verfi dell' accorti/limo
Dionigi l'ericgeta, co'quali darò vigore ad alcune cofe gii àette,cfpe-cialmente, che_U fepoicro di Partenope fi era predò Mergiilina v.357.
Tj'ì' [iti KaflTItùr \nr*ps> iiioi, Jy[ jiÀìjtSftt
A?i»! TIxj&usnK rxviion Sifeiw iaàtKnt,ni=&c«ÌTBs, Si Wraslsis hiS&m kcKtm.r..-/ì h.uic [Ritnmn) Campannrum fclìx campus, ulì rmtrumPulcini Psrshcnopes fpxarUM plenum miOtlptlis,
Pm-lhenapes , «a mure fua excepernt fin».Slam ben tenuti a quello piccolo geografo, il quale defetivendo l'Italia,
19;. A™:hc dal Firicgcta Ti [lavi , che il Cepole» di Finenopc cri in Filtro.
DELLA CITTA' D t NAPOLI. t6g
fuor del noftro regno nomina folo Roma regina delle città , indi Na-
Eoli con bella lode, ed altre pochiilime , cioè Crotone, Taranto, Siba-
ri, ed Uria, ed affitto non fa menzion di Capila , ne cerchi altri la
ragione. Quello, che s'affa al mio argomento fi è, che dice efiere fia-
ta accolta Partenope in quella parte del nolìro mare , ove fa un bel
feno, e ripeto, che verlo Mergellina fi vede eifer cesi, ed ivi eziandio
gli altri fcritlori han polio i! fepolcro di quella finta donna , o Dea
.
E fi cedi di dubitarne , perche le noRre acque là fono accolte da bencurvo lido , dicendolo chiaramente anche Stazio , che Ibeflo il vedea,
Kb, j. delle Seiv.i. v.8o.
Quxquc ferii curvos enferta Megaliti fiuHus.
Si sa, che Megaliti è quell' ifoletta , che ora dicefi Cajlello ditfOvo,ed in elfa termina il bel feno di Mergellina . Amerei , che fi ponelfs
mente, che il geografo appella il fepolcro di efli Partenope filKn*)p)t,
fiico, e campagnefeo abituro, ovvero una brieve grotta: di tal fignifi-
ie de fede oraculi Delphici dilla fpud Eurifìdem feti v. 730.E'djt *f»s ("'Ji«3j». S'aggiunga , che i Bramatici traggono quella
,denigrar veì tinte , uè! fumo, —
de temalo, fes antro Apolli-
ano trag,
, «0 , nel utroque _il Periegeia al noflro Stazio , che dice del lépol-
cro di Partenope fcmiruium , e puhitruientum , perchè a loro Magio-
ne, cioè de'prinii Augulli , non fe n'avea più cura da' nollri maggio-ri i>ii liivj cllcr il lutto della Sirena leggiadra invenzion poetica: e per-
ciò anche il culto di lei fi era ridolto a dedicarle femplici biade , ra-glia:» a'fia'WKi , da rulìicana , e credula gente , ed ornarne il fepolcro:quando prima v' eran facerdoti , che vi divari oracoli , e fe le lagrifi-
cavan grufiè vittime , e fe le celebravan giuochi con lampane , comedice Licofrone, che ferine in tempo più rimolo di Dionifio, e di Sta-
zio : di quefti giuochi lampadari 1 * via Piglerà , nella quale fi
faceva tal corfo, farà bel ragionare , quando farò mio argomento benlungo la colonia Ateniefe . E fi conferma ciò , che io
L - '
iDoibare n '....
ri, che fembravuno contraddicentifi : per atto 3Virg. Georg. 1. 05.
. . . Quo te enrmine dietim,
Rhittica (vttìs) nec ccllis ideo contende Falernis;Simt triniti Amine* vita , firmijfima vinti , Gfc.
ino Falerno dall' Amineo : all'oppo-
lìo Microbio dice effrr lo fteflò ne'Satum. lib. 1. C16. Uvnrum iftgfim
e il poeta chiaramente il v
ToinJ.100, i'jvvifj, dit in alcuni femori li vede Ftdvnun initce di Pia!
I FENICI PRIMI ABITATOSI
minto, e che Virgilio il c'ilini:;i:e;e lo l\:!o c' ,ivver(il".' no i pili fa-
vi i'(jrr.tn;j;orT di quello poeta: ma pori piace il vederi; l'autorità iiror-
ilj'nti, ìl-nsi ingiuriarli ili farle andar di [ungerlo, che è la follia rei-
ti, anche del Pellegrino in tutta la fila Campagna Felice, che a mol-li leir.l.rvi piii tulio un' orrorofa Stiva : e batterti ti!.v liilt.itito !':!>i;-."r-
ciò, che ha (irirro ili untilo vino Amini- > e poi il ripete nel-
. Del' retto c
"
, fe in ciucilo fi faccia piccola mutazione della
h:-.m; clic il vino.ii Amimi) r.!tv. Rilevali (opra i
io ttonpo leale, e prave, qual
13.180. F. edii di 'ChartiTÌo :
irido Virgilio AW»©-) ir »(Nsspnlw.ì;:-.'!» /Immeum ,
quoti
10 ardiri con quelli do.-iiio.-n-
mbfe^ifcrijfe
0 comentatori , dal
, che lempre piti fi
gellina : e che ora
ito finora per pillilo fentiero colla gniila ika;!i an-
nillni l'aleni, ami) ulularmi anJic i1;' frciclii iirrit-
rreyo ifi (Uno,pillandoli il vero da qualfivoglii
ì . Il I*-l!iL[r : i:o ]Mf 1 mi (il lao.rc iiii'eiò in-.1 pa-
lo ìlile) die ;.' ni d..- C:?.!',II.im N^-' l'-
Ha-- si C.6. del HI: ,. fu d:./!:^ r.Hike f,U iJlrc,di-
il quale f-.xr.-Jh, «il.: r.-.'i.i di XspM , ed: ,:on cffer.do di p,i, »!.-.>; t,„o dcun aì.ro y
v lui tinta Jembttm-jjs .Vi hirj.tr creduli,, eh-: il F.ilane fu il nmn/r,
b -ver Frtmcìitcno , rhi.-me.to u-ttsiia il! fui sinico ii.ììkc Pcliiipo,
come fece [umico /Sntare,cht frrijjc in f/.'..- lni^a.: dt'b :,^,:i dì ì'oa-
%«<-.!,', ilin.-Jc-, il fina I <.-.-. zi.; fu., ,n me.-.-.w del ii„,',i:c Mileur-,
c del Fs.l:r.:c ; c- me poi il 1 Vi ivi 'rino (i'i.i;!ìi ciò, che han detto il
Villani m. l'ho, e l'antiT de' kiiji-.i , neri la il itu'u turarlo, per,-! è t;li
balìa d'alìcrire, che bjn errala , che è la maniera più fpedita di fcri-
101. Datili dittati anche iViempi baibiiiei li lia , clic Filtro era Meriti,ma.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. . 17.
filimi . Intanto
era piii noto,
QÌOttc j dicendo
è unitiffimo al
, ed ognun sa,
unirli gran Iki-
iome del primo,
a ciò, e conliifamente, giacchi eratl lcgLjiL-ivj il fallo, e non li durava
Quinto eri convencvol cofa, che io Roderti , die tra' poncriori
turba la jjrand' autorità del dottili Mazzocchi , il quale avvak'iiii. ili ili
tjuclio, che ha fcritto il tuo Pellegrino ,apRiunge , che Psufiljpus in.
nr/ioa .ìd numi-', crime :ilrt;-.i l'cik-rli &;:<.<> l.,!crnmii è cola rcceii-
tiffima, e che eziandio alla (ragion di Plinio non avea alcun nome, edaccettili mi fi prcili fede, farò leale a riportar file paiole in F.rtf.
ltinl.jliup.wiir.pig.zio. fluir mm:;ii ej:ij,nj;i aitar r,b a:n,:tb::\ Paulì-
I'.'Iua diniur, lime fuijfc tte^ì»™ ( circumlocutioncm) 1,"
Plinms ix. S4. in jfuf Lucullus escili) etiain monte jirxt
jYiyr) nnriyuis mmen eias manta pnprhim mdhim fini .
gvnre quidam upuà Cui. Peregrmium de Mnvis jcrifl.
l-'alemuni monteni voatuit . Ntr aliar Frane. Petrarca 1
d<im . Pojìtemr, S:.wu< , r.uin;,:- d,i f:,h rrr.- Frr:
pl,fi«r»tT«pt,«»« colhm Pauflvpum
il fito di Mcgnris, ora dY 2
laici gran f.; anotthi intorno
ija I FENICI PRIMI ABITATORIlib.3. t.6. Inter Paufifypum, & Neapolìm Meg/rris ; ammiro, come sì
(colpita autorità fia sfuggita al gran Mazzocchi , veduta da tanti noflri
poeti : avea dunque il nome queir ameniffinia collina , nè Plinio perdirla «fava pcrifrafi . Se poi lo fcritrore anonimo de' bagni 1' appellò-
Talernum , la favi» , e {Vegliata mento dell' eruditili. Mazzocchi potea
tìfowenirfi di aliai autoriti Greche, e Latine, le quali ci danno FA.t-
Umm l'conciato poi -in Talernum . In oltre farci lieto , che anche il
Petrarca avelie dato il nome di Falernum al noflro Polilipo , lìccume
vuole il Mazzocchi , e mi fa defìderare il luogo con dire in spili,
qvaiam; ma temo, che non lia l'epifi.4. del lib. 5. delle familiari ci-
tota nello fteffo luogo dal Pellegrino : in quella perà fi parla del Faler-
no della regione Cumana, perchè vi fi legge fumo , ceneri , e fuoco,quali cofe non fi videro mai ne' colli di Polilipo : Vidi, dice il Petrar-
ca, Fnlmtum moment fomqfo palmiti eonfpicmim ,G' hie aridam tet-
lutim nnrb'ts falutarem , fmnum perpetua cxhahntctn , Ulte e'tncrtan
gloios , & fermenta featebrat aheni in/iar andanti! confufi murmurctrutlamcm . Debbo dunque farmi cuore, che l' oppofizioni del granMazzocchi d'effer voce nuova il Falernum apporta a Mergelfina,ovveroa Polilipo non hanno in niun modo recato difiigio al mio ragionare.
ao). Avendo io molte cofe dette intorno al noltro Falera , e credo
non tallire , che C'enfi lette con piacere,almeno, perchè mi fono av-
vilito unir quelle, le quali ad altri fcrìttori fono fuggite , fi È vedu-
to, che quello nome non fu di noftra città, ni di un Argonauta, chefi finfe , o veramente li pensò , che ne fòrte flato il fondatore : giun-gendofi fino a fcrivere lo fteflo di Falaride tiranno di Sicilia : tànp®-wpxi"©- Er<iM'o; ili-arca iluì ii NfiTj),i. , cosi dice il buonoIlitc. Tzetze comentando i verfi di Licofrone riportati num. 191. e dànon per altro, fé non eziandio per la forni giianza della voce. Or fi crede-
rebbe, che il gran Bentleo illulìrando i frammenti di Callimaco pag^Ss.ove fi nomina quello tiranno , ha (limato , che in quel luogo Licolrone
parlarle di Falaride? egli dice ,Callìmnciam eum àliti ^aAncV'i
don Lycopbrcm ^Aftcoi appellai : nè potrò mai intendere , come in
Bentleo uomo d' alto fapere in Greco linguaggio prevalfe 1' autorità di
Tzcrze. Ma io Aimo aver palefato con buone pruove , c documenti,che il Falero in quello drammatico fi era un fempliet ameniffimo col-
le di nolìra città. Ora l'onor delle patrie antichità richiede, che aven-
do rinvenuto , che il nome di quella flefla aprica collina da'Greci fi mu-tò in colla leucocii , mi Rudii di fvelare , onde ha avuta origine
tal parola , e fe fi lòfi una pura interpetrazionc della voce Fenicia
Thaleritm . Preveggo, che mi fi fomminiflra lungo argomento di fcri-
vere, ma fe il uiHm .lire nc.n li, Ut- liil^untn dall'utile, non mi fi vie-
terebbe, che rimetta in fuo antico lume quella voceGreca qiKipis ,ufa-
U in diverflEme nozioni , ed alcune, die fembrano tra se oppofle , c
103. Slcsorat Gi confura Filtro eoi Falerno, cosi ancora con FiLride Re di Sicilia .
DELLA CITTA1 DI NAPOLI.Ihiwim! m.iniera fi è adorata dagli aulori , pa^. _ D _.
MÌgine, cioè al no, pbalat, che dinoia i
>be il nome il noftro Falera , e poi fi v
i lua vecchia fìgaii
concetto, che racchiude la voce
fé dico, che lai nozione fe gli i data,
;E. in quelli incomparabili vcrli da ali"
tutti traducono [puma ilbefcwte! ;
parare , lubito li lluv!:h: favilla la mente d' Omero , il quale ci havoluto dipingere, che il mare in grotto :empella richiama i mergi alli
preda, ed allora fi vedi: ripieno di t.ili volatili : o come dice Virgilio,
ed altri ancora, elfi fi ritirano in tempo di marea a'lidi ,Gcorg-i. v.jjS.
Continuo veneti furgeiii ìbm , n:it freta pomi
. . . aut refonantia lungi
LÌnera mìfieri ...Jane fibi imn cetwis male temperai uni» canni! t
Cam medio celerei revolmit ex sqnore mergi.Ecco dunque che Virgilio comprelc il pcnliero d'Omero , ed il valo-
re di fAie^ami , interpetrando , che i mergi nel fiero tempo di marefi rifuggono alla fpiaggia , e ne mantenne 1' origine Fenicia . Kè folo
quello Latino pneta difiè ciò de' mergi , ma lo Spanhemio mi por^I autorità d'altri fcrittori neh' una , e l'altra lingua ndl' ofierw/. in
Callim. pag.317. /Iti: urinili '.-.ini fv.tv.rj; lc;npeji,.ni ex a-^ifsji, ì, ;- fi .
liei; ìuxta Virgiiiimi, w.-yt e mari ad linoni ,Ji« in ficcala
confaxicnlibm capi, p-jfi Anania Amm. niS7. teadiderunt Maro di-
tto Georg, loco , Lucami! I. r. 11. 503. Per/mi J'atyr. 6. -J. 3. & Plinius
tlS.r.ji. Sicché farebbe per riarci nop taluno, che volellè efler relìio,
e dire, che in Omero «rifu™ dinoti, ftullm albi , che è
aliai languido, e non Tnergos-crcii.-.necs . t,-:\cto repellente!, che mol-to cfprimc, nò ci fi preloita dell'ondi: fortunofe cola, che tutti lamio,
104. All'affama fawfii.-tii d'Onera fi iì uni nuovi, t vera nazione.
. FENICI PRIMI AB
ditillimc cole in'
* Vtxxett, e fa
Mi fcmbra altre
^ilb (efamininu
tcmpejìath , cui
h rete il lieriileva, m>: prra,
pili::;,: p,-;n. Or oiibiyu penfarejChef: Omero dì agli clini S'.ii^i^nti ed c
ri~:.~pìs
i e dal non ii ne-
re J. io*. Negli cimi Cj'jrsvanii i rr.cri,] , c ptrtii Jlicwù nr/if n'ii-f» t.h.
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D ELLA CITTA1 DI NAPOLI. 17J
gherì intenderti, che a' tempi eroici il pili bei!' ornamento di tal ar-
matura fi fu il mergo . ed ine vedesti li quattro , lì dice.1 TfTfBtjA*-
f©-, 0 uTfausnigt- ove moki, a ^(;vJ.&, ed ove ninno, Nimi fi demandi , perche di quello volatile più fptfìb ornavano 1' elmo,che d'altro, rifpondendoii pronto , d:e non li collimo lapere dopo il lun-
ghiiìimo corto di ranci lcco!i eli' auguri , co "1 milìcrj , che da tale uc-
cello ne prendevano inibii eroi , i,i d' ogni collume di quelle vecchie
ctl ci è Hata tratmellà ragione, onde fora è chiamarli pago della fem-
plice floria, e de' fatti: ma intanto fi sa quanto bene.o male eran au-
gurofi gli uccelli . Ne dee curarti ciò , die ti rimettono gli fcolj , ed
Omero, cioè, che tjA« fi è .'-Jin™, ed in Latino poi fi vede ora
oliali ntniovanfi potili vocaboli, oereni- di let'ti.Ti fi paiono ridurre at
i
'", cLe ho imprefo a divifire, ognuno da per se fi fiudiera rinvenire,
ed avrà forfè il patere, die non li è ito lungi dal vero.
107. In parlando po.o limativi, die all'arme fi è dato nome da'bru-
ti , e l'pet miniente adi elmi, ho taciuta U voee »•':;, che anche di-
nota f-:ÌL-,i, perche n : L [-irci molto Ip.i/.ialn in ouell' ardimento, né io
amo far qui oggetto od mio .i: /c, come fi crarvi go elmi antidti, ed
1 loro varj ornamenti ; .ji iii.u dei -..-,>( i\ ad.l : :/ió lolo quello , che fi
aria con eiì.i:.:^,ovvero , »r:v.-u\ , indi mi rimetterò in lai-
tiern . K , che Jirn.ta cimo, ed in Omero fi legge ù frequente, in
lui erigine v.dc un volitile ;e lieodié è ancora oleum qual li.rte d'.tc-
eello ll> , licci kit; 1 luci derivati y-::'i:'. , <5:-'.rtK , e («.Ji/Ai's , vo-
leod.fi, che din;ìi t.itn-i:.!,
ii;>'rhi.i , h-.ii.L, , ed altresì glratia r a
mederò balta, die l':g-dj.hi volatile , per (..f'ciui'e , co; B ;i cani .ipneli:t-
v.iiisi d.iJi uecoi, de'qtiali li tremavano : ed ora intende,perchè tra'
Franali anche a' tempi di Tulhi 'una icg:
:::;e fi diceva alaidn , e nonlì negherà, die nell'elmo portava imprcì!.- le lode:.-, l-ilipp. 1 j.c.i. Une
laf. Kii-ji,cima, ed nettilo. Armailufc delie da' uoUiili , che le adorni vino.
176 I FENICI PRIMI ABITATORIacceduta alaude, (ettriqut ve/croni . Potrei dire, e non ofo affermar-
lo , che la celebre voce cornicHloriui , il quale dinota chi ha un officio
nella milizia, onde fi truova- cOTmcuiarius lesomi, tribuni, &c. oltre
il fartene menzione nel codice Teodolkno , lia ufeita da' faldati , t qua-
li portavano nell'elmo cutniccnt, ovvero comiothm , corneehè mi con-
traddica colla Aia grande , ma un poco confida erudizione il Salmalìo
in Solino pag.580. col.i. e pretende ederfi chiamati cormculnrii , perchè
portavano catana nell'elmo, e qui dice altresì qualche colà del
ma ci fa defiderare maggior chiarezza. Ora fon lieto d'aver rinvenuto,
perchè Omero fempre die nomina Ettore , gli di 1' aggiunto «»9tuo-ìat , nè V ufo affatto con altri eroi ; non mi fi rclìfterà , che il granpoeta intenda, che nell'elmo di lui v'erano d'ornamento «dpSw, uc-
celli , che i Latini dicono gaìer'u»; e non fi dubita, che non fa altro,
che diftinguere da' nomi dell' arme , o degli abiti i Tuoi eroi , e la gen-
te ancora , onde fi legge fenza variare A^nii i'.xVuJes , Iao»« 6,»f-
jc'-iw», nò fi dimentie» mal, anche parlando di donne, d'apporre loro
1 proprj aggiunti , come alle Troiane dì fempre 1' (Mus-i'titmi . Oraognuno ammirerà ,che tali epiteti Omerici tran prima creduti oziolì,o
riempitivi, eppure fono tutti iìorici,e che ci indentano i coflumi delle
nazioni : e fi fdegnerà , che fi fono si impropriamente tradotti , ed in-
terpetrati , ed il m^mXw di Ettore in tutte le verdoni fi legge conquelle voci generali, e fmunte, expedite pugnarti citai, dandoliTolo fe-
de agli fcolj, che appongono, i Lv-r.v, -, ti'.c . Se fi defidcri
faper molto intomo al wfcJ©*, «spSató , e xipiSxKls , che TommalòU Maefiro vuole , che d i e-y«5iir
, il r.ivvilcrà ndl' annotai, a quello
gramatico , c fpecialmente in quelle di Stoebero , e di Oudendorpio ;
ed in oltre troverrà fcdtilTime olTervazioni del dottifs. Valckcnaer nelle
aninMdwtf. m Jtmmomum pag. 118.
10S. Sembrerà tirano, tutta volta farà vero, che eziandio la parola
caffi! in fua origine dinota un volatile , ed indi fi fece piegare a ligni-
ficare tra'Latini l'elmo: fi ha il fuo derivato ci^r/d , che vale l'uccello,
che ì Greci dicono ittpi'iio;, giA qui innanzi riportato, e fembra elfer
lo fleflò, che gahi-im anche fecondo Plinio 1. 10. c.37- e Gdlio Li.cio. ne racconta una Tavoletta leggiadra molto . Nè folo m' ajuto col
parlar Romano, im nitrii ni i'cni.io; nel Leviti 1. ifl.e nel Deuter.
14. 18. oltre Giob.39. io", il iàlm.104. 17. e gli altri Profeti v'i la voceintera caffita m'on, caffida , ed i L\\. ci han dato per ordinario ìfti-
Ziai, e S.Geronimo trulvus , ma fecondo la fila radice ivn farebbe ci-
conia, ficcomc ancora giuda i più favj interpetri. Quindi non fi porri
in forte , che a affìs, ovvero tuffila ( ufeendo in doppia giiifa) che i
Latini ftabilirono , per dinotare 1' elmo , diedero tal lignificato , per-
chè in queA'amiadura era folito figurarci k- ctonie; ed eziandio da ciò
prendo argomento, che qxKk, e jaJw^'t cò' loro componi da Omero
ic9. Caffu, cimo, -e volitile: fui criinoloeti diierfa da qudli del Minotchi.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. tJ7
fi fono dati agli elmi, perche era vecchio collumc, che di volatili' s'a-
domaflèro . Mi fpiace, che a quel!' etimologia di cajfts , e cuffia trar
la dal puro, ed antico Fenicio s' oppotK la forte autorità del dottifs.
Mazzocchi nell'etimo!- del Volfio, il quale fi lludia mollrare, che fia
germe Talmudico , o almeno Caldeo,perchè inop , fcafdcr , prefib i
TalmudiUi dinota appmitw, liSfor, e <kc£,utique quia hi mimflrì gn-lenii incedermi . Indi quali mutando opinione ci porge altra origine,
che fi ima più opixn-TL 'i.i:
.SVf !bie T^/ii>:t.ii. •.,»: oilìiAt novitiunt uc-' i '
r ...... r.'
. : :. if-
las , C hdVip Kulfa , idefi galea \ fu mire CMdaiclm , & T.:.-v ,-
nifium : ab Cù a::lrm per apìfin.innii («tsì-stk fie rn-s; r.A, if.ni finis
moia antiqui dicebanr callìdem : Feftus , cajfilam (quod male viri doéHin catfidem mutarunt) aiuì.'.ii prò cajp.J.- p;.nci.:nt , in (]ui \\ M.l/.ax;-
chi. Ognun però può da se giudicare,lè avendo dalrantìchiHima lingua
islata j\I.:>; h voce r.r:n, ch/ida-, ckenia,e molìratofi con molteripHiove,che gli elmi prendevano il nome da'volatili,clie gii iini.iv.ui>,
fi ha da ricorrere alle voti Talmudiche,e Caldee, ed ajutarlì altresì di
ìik-uid; i'lt ii.Lrrt- i Viimotori a di cajfii, ovvero cajjida. Ma tutti pen-
feranno,chc le Icniditifs. Mazzocchi fi folle ricordato , che l'elmi fi no-
minarono dagli uccelli , farebbe ricorfo torto a quella voce Molaica , che
iorj. Sari di vero piacere, che io m' interponga fra un frefeo litigio
furto per la voce fntapO-, che ufa due volte Teocrito, e la di al ca-
ne , che guarda il gregge ; c dopo aver io fecondo ragione comporta la
CUItela, fa d'uopo ridurre quello ^i>.n(7®- dell'ecloghe anche al mergo.Dice il poeta IdilLS. ló. che i due partorì Menalca, e Dafni chiama-
tono un caprap, che^ feco menava il cane fatavo a decidete chi di elU
Quid fi caprarium iflum nocemus,
Cui «pud buda; canti aitai latrai ?An.l't .ì.:, '
ì.-j.;:v:j:.i d'Ovkrd cai lim tradotti quelli due verlì
,
e lì i data lede allo fcolialle , il quale comenta : QùjifM Sì 4 yJ.m;
*J, O'f'P5 ""'e*™ rfi>.»ìis'fiVTx J,i>« -3 >.,lmrjvtljjt*a ti qiKlo* Sf , ri
Rikiit hiyBTir iti tùi ì-jfirna tó hÀMÌt tv rà jjìtìtiii , cioè iffAupm eji
albus : & Homerus nu'fu-ra , undas , dicìr tfa.\vitémm , nll-efic>:.-i->;
;j\r;j, CD1
Zìi.::; •miti: 1., ;:;:-:.ì b.d-;l allumi figurati infrollii:
In oltre nell'Idi.]. e. io:, il palìoreilo Lacone dice a due lue caprette,
Je quali li erano fviate , quelli due verlì.'
Oèt ìtì tSs tffit Siti Kanu»;, ì n KìujkS -
*.,
TuTf» SsIxeTtwSf ttot' aragli, UJ4 5
rem./. Z Mwie<?. Savia contila, fe tìit(&' in Tcotrito Ci un cane, o uà ariete.
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I FENICI PRIMI ABITATOR
Kr!&fr*i>* t^V'^ìX^uZZ (Sri™ Xe'rifa'rfi
1
£ ^j'Aapsi X^atf-i ièf MIkoip qiù&y yxp td \<Liài, CXfitps xó-
fjdTB Rifilo'»™ ts Xi.iiiKtiw, recedile, inquii ,'a quereu,at-
que ad haiK baiti panerà pafc'nn'mi , ubi inani Malaria ad crivnii-ni
fitus . Afcìepiades regionem hanc dica, qui nunc Phnlarm appelli/tur.
Efi & mentis nomili ad ortum iacsnm. AIA aulem phalarum -Maniaftlltm album; c,ahii enim ejì album, & Homerus «Jfii-r* , fiulius
,
<pa>J!6»'tuira dicit, idc(i albcfccntcs. Piace, die riporta lo fcoliatlc tan-
te opinioni, perchè fi feorge, che è afcolà la più fana.
no. Ne'primi due verfi di Teocrito non fi dubita , che a,d\xv>i fia.
il cane, efTendovi il *ùtcr , e 1' ifXmth, che il determinano : ma ne' fe-
condi k un poco ambiguo: facendo difftcultà la particella k's , quemad-madum: ma Einlio nelle fuc Lezioni Teocritee con buoni efempj , ccon ajutarli dello fcolialte gii recitato, il quale rimette ttàx , ubi, ri-
fa 1' ofe in co, e fi direblie, ubi eft Phalarus, e vuole, che (ia il cane,
e non il monte , o il caprone : ed il penliero del poeta così regge be-
ne, perchè il pallore chiama le due erranti caprette a pafeere preliù il
cane cullode del gregge, e non lungi per timor de'lupi. All'oppodo il
dottifiValckenaer nel!' epiitola a Roveto, ove fa nuove, ed ammirabi-li oflervazioni Iti,'!.! Teocrito, nella Bag.xvn. vuole, che qui il qdKx-
pn lia il caprone, e non il cane , ed ama la lezione dell' et , ma nonifeioglie tutte le ragioni dell'Einfio: non dee rìncrefeere il leggere alcunefue parole: Per ni QÌhapn canem intcllcxit Heìnjìus deceptus ab ro,qui in vili, de quo animus idillio u. ij. pofuerat , ò <iùii i $a'\ipos
lAaxra. Si nel aptum cjfet cani n:.n:c>: , 77>:-«Tir:ii ,r,;;:i,- amijfa m-n-tione , fcripjifet , ì «&a»s dJumtpi, ui Virgìlms ecl.S. 107. Hylax in
limine latrat . Priter relìqua canum nomina memoraiur, Ovili. Me-tani. v.114. acuta vocis Hylaéìor. Nojier vero, ut verfsculum fuleìret,
prucr morir» poeta adjccir, i «iav fed T/icacritcus Me qì\xpt arici
fuit, non canh. Non so fe piaceri la ragione, che afih.a.px nel l'Idi IL 5.
non è il cane, perchè non v'ha la voce *m> unita, ovvero 1' Ani-ro,perchè è balìevole , che in altro Idillio avea detto kùm> qixxpn»t« (benché il Valckenaer quello il vuole fpurium). Cosi Omero, pernon citare altri , tre volte Dell' Od. p. nomina il famolb vecchio caned'Ulule A'ip-fli, e ne' verfi 39. e 300. vi appone iu'a», indi nel v.jió.dice fcmpliccmcnte A"py«,pelchi non lì polca più dubitar, che folle uncane: della fteffa guifa Teocrito avendo determinato una volta, che ca-
DELLA CITTA' DI NAPOLI. i79
tjtpn era un bracco,non era di neceltitl di replicarlo. E fe folle vero,
che l'IdilLviu. h d'altro poeta, quelli perchè anche antico, potei re benfapcte, che fjìAtip» in Tcocr. era nome di un cane. Ed io aggiungo,che non lì troverrà efempio di darli ini nome ftelfo a due bruti di fpe-
eie diverfiflìma , qual fi fono le capre, ed i cani : e la mente del poe-
ta, come li è detto, ci fi prefenta più oropria , e naturale , fe s in-
vita il becco Conaro , e la capretta Cineta dalla greggia erranti apalcokrfi prclib il cane Falaro cultode ben fido , che dire preflò il ca-
Put. Ma io crederet, che a si dotto litigio tra l" Enfio, ed il Val-
ckenaer fi farebbe prefio dato fine, fe fi folle polla cura, che jà^a/Hi,
o <p*ijip>( propriamente dinota mergus , e ciò io debbo foilenere anche
Sem ricolmo'? altà ammirarne, eh™ il Vaìckena"^/ il' quale nel Gre"
nomi dal colore, telhmomo il gran veltro Omerico Apyn pieno d an-
ni. Io però domanderei, per fapere,al gran Val ckenaer qualche efempio
dj.f, !cni[..:ii G~vi ,..m '\o\v, amidi. , ina altresì de' tempi de' primi
Augufii, che avellerò ufato il iAmm in ligmlìcazìon di gibus ; ne fa-
rei pago degli Elìdi) > dce'' Etimologici , ile' Snidi , degli Eulh/.j , cenè degli fcolia(ìi,per tacere i vocalxìlarj,ancorotti 'Ci prefentino antiche
autorità di fcrittori , che non fi hanno più; e dee difpiacere, che per la
Mt; oi>.pf;s,clic eli dk-onii itó, gibus, non s'avvalgono d'altro, cheddl'uapunto Omerico si nobile eaAtrtfróiTB, che dà all'onde, il quale
uni', ulto lignifica , ficcarne con aliai ripmove fi è ofiervato num. 104.ed io in leggere quelli granatici vado ben rattcnuto, e fvegliato.
111. Or le non fallo, che la voce yÙsifei ne' tempi belli del Grecoparlare non dinotava gibus , certamente , che Teocrito 1" usò nel fiio
nativo valore, che lì è mergus , licconie con gravi autorità , ed efem-
pj,anii coll'origine eziandio Fenicia fi è mofirato ne'num. 101.ee. Quindi
10 conchiudo ravvifatamente , che in quello Siraculàno poeta il q/ìMpos
di lui non farà l'ariete, ma il veltro. Son ficuro, che nluno s'indurrà
Zi a pen-
11. Si difende l'opinione d'Einlio . negli amichi non mai diaoiò aliai.
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I FENICI PRIMI ABITATORIa peritate, che un bieco, animale tardo, lentiliimo, e ftupido lì avelie
potuto chiamare mergo, uccello fcaltro, da preda , ed avvezzo al ma-
re: all'oppilo fi all'i bene ad uri fané, die tra' bruti è fornito di tali
doti: uè fi erra in dicendo, che il falaro di Teocrito ebbe tal nome,perchè farsa tuffali in acqua , come finn» i inerbi : ed a'veltri limili,
non lòno flati avari i Greci di dar gli aggiunti dil mare ; onde li tra
in Oppiano «fa» d\h*.<ryx-m , che fi potrebbe dire, cani, marìvn^itt ,
ed in Nonno thupj-o't , che quali firun.i In lìclTó . E dovrebbe effer a
moltr noto , elle a' bruti fi folca (e fi ufa oggidì ) apporre il nome da
altri bruti , e per non dipartirmi da Teocrito , quelli ncll' Idill. 8. 65.
(benché-, come ho awifaio poco innanzi, il Valcfcenaer il vuole d'al-
tro poeta) ci dì Q' Axunvj» »™> , e lo (coliate interpetra , che tal
cane eia chiamato cnOt, perchè limile ad una volpe , nuv« aitato^»
ó/nhi ,Ahuts^ìì yxz a xKw^t^ , Chi non sa il cane lyci'ra lìdi' cclo-
ghe di Virgilio detto da Jiwiw, lupus per diminutivo i Fra' bracchi , ches'avventarono contro Ancone nelle Metam, lib. v. 115. 217. Ovid vi
numera tigrh, ed harpyia , e quella fi può dire un volatile. Si vededunque, che alla gencrazion decani per ciò, che elfi" fi dillinguevano ,
e
rendevano limili ad altri bruti, da quelli fi dava il nome ; ne è tanto
vero, che arjpeUavanfl porijlimum a colore , come vuole il Valckenaernelle recitare parole. Non è culi: nuova, a»-/i comune, e prefaitta il
dirfi un veltro «Jah^c, rnergui, da un poeta, che ferivc di greggi, edi pallori: e Ipiaccr-HiL- mutarli) in becco.
113. Non farà importuno ridurra altre efprellìoni , ove 5' oflerva tal
vece, alla prima fua lignificazione , che ne fembrano lcntanilTunc , cgli amatori delle lettere eleganti non vi poièro mente . V è in Ome-
n*.»E Bitteuin Koawvfui Evi , fli'Wira % «iKit fi^ì JLW»»'.Cajfi; pcraijfa fonitum eJcèat, percutiebatur antan femberAi dovei afróre-fasto,
.
Quelli verfi così veggonfi tradotti , perchè lì filmano leali gli fcolj , i
quali ci dicono francamente : Qikapx Si' «dì «mi id pira t« -riy-
KHpiAiiof flinà aWiSiVmii , aura ndifia yi^/l irrUtlma , cioè , tl'il»miteni flint parva fiutala circa medium galea, qua ornata, gratin ap-fonuatur. Ma gii fi è più volte ridetto, che negli elmi fi figuravanoIpcITó mergi toi.ua yb'ìii , e in tal guifa li fono interpetrati con qual-
che felice evento i comporli gptt.es, apfnpitaj, mpayi\*fSi , mmiOcf.onde , perche Omero è Tempre collante nel valore delle voci , eziandioyàhipx AjntaiTt. in quello luogo fi hanno da intendere, che quell'elmo eraornato di tali uccelli lavorati con arte piena: ed all'oppofio languireb-be la poefia.fc ci voltile proporre chiedi, Bifogna anche riflettere , chequello oa'Mf» qui lòitanto fi rinviene in Omero , onde t di necdììtà
ii^iitor* inOrairo Don fono tirsi ; G riporti anche lai voce a dinotar Mirgi.
DELLA CITTA' DI NAPOXI. 1S1
aiutarli, per interpetrarlo , della firn origine , nella quale mergo lignifi-
ca. Un tori".' ielenchamo , tilt anche l.i frorft; c.S cavaci !i adornava
di i.i'i volatili, h'fcome definifee Tommafo il Maellro u;!la voce HV;s,
recherò le parole , come le riporta Stocbero , clic lono più ciliare :
t« fi\xpi Si -ra in T^i (jìtijtii , che ognun vede fonare in Latino,iji'a, £? pniiisK idtm , futit auttm lata freni , jir.e regmit m.mih::-: :-
ijv.tie.iucs : X 1*"*' ™'™ ahfiliite , & propria ea , jh* _/iiof in or:
e-:/ni : qìstfi demani,
ftj, jh* bifronte: Il p;n!ì,(i; vi iwtcva ;(!::.-
pili beli* ornamento fopra la fronte d' un dellricro , elle la vaga figura
d'un uccello. E Polluce lib.io.cil. S+ fra gli affai fregi d'un caval-
lo vuole anche ftbspN,
114, Mi veggo già nel fine di parlare di quella voce : non fa me-ftieri di richiamarfi di me , fe fono flato lungo , ma di tanti fcrittori
antichi, e nuovi, i quali n'avevano o ignorata , o confula la natia, e
vera nozione, ed il fonte orientale, onde .ella è ufcit.i : né io potei la-
cere , e fuggire ciò , che fembrava orlare ad intendere 1' efpreiTioni di
l.icotrone intorno al Tr/pm faXi/f» di nollra citta , ove fu accolla la
finta Sirena. Del rcfto,v'ha chi crede, e chi m'avvalora non ellèr mai
Iró.come bi
. . :e pAn/nrirrf,che fi era nfom,quodialijia impera emittebutm, per incendiar le torri de' nemici , armadu-ra, delia quale quafi tutti coloro, che hanno Icritta la fforia Romana,fin menzione, e fpecialmente nelT alTedio di Sagunto ; e di ella Virg.
lib. 9. 705- tlice :
Seà maqntim jìridem contorta phalarìca venie
Fulminìi n3n mòdo.Per vederne qualche definizione, ballerebbe lecere StCWCchio fopra Ve-gezio lib. 4. c. iS. ovvero il Lipfio Polioreet. lib. 5. c. 5. Chi può ora
df.hit.ire, che pii.ilsvic.t ebbe i.d nome, ponendoli mente al mergo , ed
all' empito del fuo volare ? fi sa , che molte arme fi fon chiamate da'
bruti, ed a tutti e noto l'ariti per abbatter le mura, ed il cur-.'-.a-, altro
volatile, per afferrar le navi;,; ve n'ha all'altre : Te taluno non farà pago
di ed origine di p&aiarica, eli piacerà forfè quella di certi favj,che la
traggono da <p&M , fptsndid.:< , o da -i.*, luteo. Non li dorerà anche
fatica a penfarc,perchè i Latini diceano phaleric ogni citeriore orna-
mento , e fi leggono in elfi , ad populum piatene : w fine piaìerii,
cioè fine ionoribm : in oltre verbi pi: r.ta , ftV. e fi dirà, perchè,eflendo flati quelli volatili, ri'.i-:?;, di bell'ornamento, e fregio a'mili-
tari,ed l'corfieri, per metafora bufarono tali delti in valore d'ogni cola
fquilitamente abbellita, ancorché folle un' eloquenza fiorita , ferbandofi
114. Si iì nuova fficgiiione ilio voci fhahrita,pkalt'x, wbj pliìt.nij ,
-Jfi.
iti I FENICI PRIMI ABITATORIin quella guifa l'originai lignificato; e godo, che i Greci altresì da'La-
tmi involarono la lidia cl^relTione , forlc perchè loro andava a talento,
or ben fovyenendomi aver tetto in Plutarco; nel lib. de mate diyitia-
phjlerii . E mi fembra aver occupato tutto ciò , che lì è detto d.i«li
antichi del •ha , iii'Mìm , e pkalcre : e (e non ho fatta menzione del
rinomato porto Falera d'Atene, non fi creda, chi? mi fìa sfuggito, do-
vendo elìèr Argomento del mio dire in parlando della colonia Attica
,
che fi portò in Napoli, e lì ridurr! altresì a quella fielTI origine
.
US- Non mi lembru importuno aggiunger qui, che-non debile effe
re di maraviglia , che i colli , ed altri luoghi han avuto i lor nomdi' valutili , come il nofiro Falera da' mergi
,perchè vi fono de' Duo-
li efempj, ed oltre quello di Litcrmtm , che ora noi diciamo Pania,s fignific* ad rulliti - -' "
altri , vi è Kop&d,
li dì Stocbcra in Tommafo
e lignifica ad «ffliu; . «lì i.Hj.-v.iro ad num. <. e per recarne pochi"
, che li era Sfas A'Srb** , ed ì i,
», , .»<.„..,. . .i leggano 1' annotazioni di Stocbero i.
il Maelìro, e 1" animadverfinnes di Valckenaer in Ammonio pag.
e fe hoIto. Non credo errare knte Cyllcric fi dille da una Ipccic alili r.
Aimo colore lib.S. cap. 17. p.!i;j. n, (.:y
da quelli uccelli ; rè iara cofa nuova , che il nollro colle Fulcro li di-
nonnni da'mergi. S'aggiunga, che non v'è altra ragione, che il porto
cola fi rifug^vanp in tempo di 'fortuna quelli tieni volatili . Di brievè
diro , che eziandio 1' ifoletta nollra Megaris , ed altro luogo a quefta.
vicino XcfyÌ4,0 JElhyia s'acquiilaiono anche il nome da uccelli. Maor m'avveggo , che poteva io allenernii di dire cole troppo certe , emolto note : ed a ciò m' ha indotto il luogo ofenro di Paufania
, per
dargli qualche luce.
liei. Do fine a ragionare della voce Falera : ed ora chiede l'ordine
d^-1 dire , che fi fcuopra. , perchè fi mutò il nome di quello colle in
11;. Luoghi nominiti da' volitili . Si iì luce a Padania intorno «He menile.
D-ELLA CITTA' DI NAPOLI. i8j
quello di Leucogeo , e credo, che le cofc patrie rimarranno illuftnte,
(lo s'entrerà in mai talento contro a' moderni , che oltre aver tolta si
amena collina a' Napolitani : per rinvenirne pui la lunazione, nelle loro
opere, non hanno Iparlò altro, che ofeurità, e dilbrdine. Jl folo Plinio
più volte nomina quello colle, e dice replìcatamente , che era tra Na-
c cali parla della creta , per formar
«few-- 1-l'alici, e foggiunge : bivemtur hxc j crctr. ) Inter Putlolos , <S Ni-
potini in colie Leucogao appellalo: in eodem nptrìtttt & fitlfur , e»ii-
tantque fonili ermi, oailorum duranti, & vulnerimi medici;:*
riumque firmanti (alla voce oraxi , che ha turbati tutti gì' interpetri,
efofum perficaur igni . Or fe i colli Leucogei , ovvero ila uno , per-
chè dell* una, e 1' altra maniera li (piega Plinio , fono tra Napoli , cPozzuoli , debbono edere quei di Mergillina
,perchè tra quelle due
han creduto, ed inlìcmc ferino , che fieno i Leucomi il foro di Vol-
tano, eh: noi cicLmii "ioi;at::j.i,
perji'.é :ìi:-!\ è <r.\ N'arali, e Pozzuo-
li , ma è vicinillima a quella città, e per dir così la domina, e fovra-
lìa . Ma per terminar s5 lunga contefa , io ho forte pruova , che il
Leucogeo fi ì Falera , ed ammiro, che prima non vi li pofe mente,e lì è, che Tempre, che li lon voluti difiinguere i conlini d' ambeduetali citt.'i, (' antichi ("iritinri lun detto, che giungevano fino alle col-
line di Mergillina; tedimonio ben grave Strabone , il quale per dciìni-
re il rito della famolii noftra grotta , che mena a Pozzuoli per di fol-
to a' colli Leucogei, dice rinvenirli tra quella città, e Napoli pag.377.
EVi ìl Xj i a ( 1 N r A*
iicie: e prolieguo ad ammira
e hin (il usto il colle Leucoma
Digitizadby Google
i84 .1.FENICI PRIMI ABITATOR:i rollìi fcrittori non videro & chiara autorità di Straboj
io, che il Lcucogco foITc in Pozzuoli. Stimerei di affai
re colui, che dubitate, non che crederle, che Plinio par
e, non del Leucogeo, perchè ora in elio non lì vede ni;i medicinali, quando fi la quanto può mutar la vecchia
io piìi Hercules fallii* , che Coìumella vuole preflb il n
.-d ove fono Sorrentino generofi fdmìis col/ci, che tanti' : —fi incendj d'"'-
1- 1 -
k,
, & Neapolìm
Ma de' Napolitani in.
quanto jkm larebbe fluì.
«Muto Ùle picco! mon-r.: !ìì Sulliitnu ' c.b fi di-
niuna ::<:l;i rende laido,
po elempio dell' Libia di
politimi, c ddkL-r.i:i,!i>!a
rmutò con lldu.i nnl.t
e pnrole del foto Sucto-
raccontino : jìpx.ì info-
tcrr.ini,
/,r«civ.7.'.','j:;['
con dare il prezzo di cuci , clic fi rechici : c om w.zìcw: Dioiu: ula
il! nudili i'i.-n:n:i: -iciic dì con llihii: il I'ltU) *r:-.i\r'.,;-ci<imr.
Chij;-. Fcrcl-.i Auguiìo pigivi r-nvn V1.VJ7J tijj.'.Vj ìi' Nj]mlÌM!i[ rcr io Leucogeo,
ligiiizM&y Google
DELLA CITTA*DI NAPOLI. iSj
Chi dopo tante ragioni, e documenti olerà contraddire , che i Laico-gei fieno lo ftefib , che le colline di Filerò , e che il commi di Na-poli n'era l' aflblutiffimo poueflòre!1
zi8. Cadrebbe ora al bifogno il molto lagnarti , che delle nollrecolè
patrie fi fono ferini aliai libri , e lungamente , ed in partici)!.! re di:'
Leucogei , ed in effi fi legge , come gii ho detto , eflere fiati quelli
preffo Pozzuoli, ma so, che le querele, benché opportune , non grava-
no; qirindi credo ben necelTarlo avanti di ravvifar; , perchè il nomedi Falera fi mutò in Lcucogeo, di riferire con lèmma brevità i penti-
menti degli altri intorno a quello colle, acciocché fi vegga , fe hannoavute ragioni valevoli di rimuoverlo dalle nulìre (piagge, e portarlo al-
trove, perchè così comparirà più certo , che è lo fleilo , che Falero,e Mergillina . Ma prima fa mcllieri , fecondo mi fono offerto num.sirf. dare la vera, ed antica lezione ad un luogo di Plinio, ov; lo..: i
lbnti Leucogei L lE. c ir. In eodem {Lcucogrco ) repcrttur C fuifu; ^
emicìirijitt fantei OHAn , oculorum clarirari , Ó" vulnerimi «n .iiàn-t,
dtntivmqui firmitaii : ognun vede , che queff orati , che altri leggono
jiii'i (e. >:i ciamente tirati, non è ni Greca voce , né Latina , e non la-
pendola rifare il Cluverio pag. 1146. ci dice ,utraque nihìli vox , (3'
ali* oraiionim impeifeliam reddìr: il Pellegrino, che come è fuo co-
fiume, traferive il Cluverio, ci ripete lo -dello pag.irfj. Il Cluverio...
'a nulla giova ; e fe il
*be ravviato, che'
C il P. Arduino fi fiudiò di
vrir quello fallo de' copiatori , quando non era di niuno flento il rifar
orafi? eflendo nulo, di-.- i.-^i vale vid:-»di jinjin , ufeendo dal verbo
<$m>i videe, e rimane bello il parlar di Plinio , che i fonti Leucogei
vede, che quell' ctnhrtim tlaritat't è del margine, ed indi da' copiatori
fu appofio tra le prole dello dorico. Or mi rimetto folto molta brevi-
tà a diviiàre, che han penfato gli altri intomo a) colle Lcucogeo . Il
Cluverio credo, che fperimentata la difficultà del filo, con corto dire,
ed ofeuro ci di: Ai ipfum mare inlir Pultchs, 6" Neapolinl ad Pnu.
Jiljf'iini .c.:v; „i.;r.:cm, qui mmc vulgo diUtur l'olili po, ifILi
,,i:.
tuc
/',):-. àucb.ir.ivr .i colore Leucomi. Ma ognun vede, che da Pozzuoli
a Napoli verfo il mare fino a Pofilipo non vi fieno colline , ma unben largo campo: tanto più, che vuole, che elle lòn bianche; al cer-
to, che s'efpnrae l'uom diligentìffimo con lafciarci affili fofpefi. Il Pel-
legrino poi per dirci lunga noja con dir molto, due volte parla di que-lli Leucogei pag.irfS.i6o. ed indi verfo il fine pag.7jrf.757. ioconanimo ripofato , e tollerante , ed anche con ajuto altrui reiterando il
leggerlo, non fon rimalo mai pago, ove va a parare il fuo dilcorió, c:ggerlo, non fon nmafo mai pago, ove va a parare il fuo dilcorfo, ce prenda pruova chi vuole , ma temo, che fùbito gli riefea molcllò:
TcmJ, Aa313. Oimi invece i'cmfi in Ninìo. Opinioni digli altri intorno 1
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i8tf I FENICI PRrtvtl ABITATORIquello perù, che fi può con iltento comprendere , fembra , che egli fimi
quelli colli prciTo Pozzuoli, e parte di elfi vuole, che Ira il foro diVol-cano per ragion del color bianco: intanto fa menzione della via Domi-liana, del fepolcro di Virgilio , delle due firade, che da Napoli mena-Vano a Pomicili : indi delia metà di quelli tulli ne dà il dominio a' Na-politani, e l'altra a quei di Pozzuoli, e turba, e confónde ogni cudi :
ma il buon Pellegrino non eri d>i!e a penfare , che erano le Iole tof-
linettc di Mergillina , c che lo fteflò fucina Palerò, che Lcucogeo, lie-
etfi invihm acceffionc aliquor verboram ad fiuta fentcntimn trahete
(Mezoc&iits) nìiitur: quelli poi rifpofe con lunga, c dotta apologia nel
Calendario Napol, pus;. 14.7. col tit. .-/;< !^,itnn p-.a n/lii Leuciti do-
minio Campani; affw.tjs ; e udì' .ir.iore della ditela pag. j+8." col. 1.
dice: A pojieriori crimine , quo mi uri falfarium (hniar fa auribus)
eccujat , parRatian^n i.rdi.-.v , 11 ;;,;<>; de .iccL'Ilìone aliquot verborumquerelimi in/iimir , quo fiilicet Minima a me ìntcrpalatum in menipanes rraicrem inxntum , &c. Indi più caldo d' ira fog°Uinge col. x.
Ecch'i vero amiìsum c/i pronometi :--l.;:i-.:::,i: i lo ) non ad proc-tite iiattcedens
, fed ttd j'ubfeqitens fubjìanrivum referti ? Grammaticicerte reclamane, quorum fank.ifrma jujja conlemnere, vide (Ca/lcllc)
ne nimh imperio/ma fuerit .- e chi non ammirerà urna; animìs fa.piciaibus irai ? Non per altro s' incrudelì cotal lite , fe non perchè il
dottifs. Mazzocchi nel Camp. Anfit. in tre luoghi , i quali li truovano
di leggieri colPajiito deli' indice,vuole, die i codi Leucogei apparte-
nevano alla penici C.-.puana , cl! il C.dìelli fi lìudia di con tra darlo: edil tutto lì riduce poi , fe Augurio chiefè al comune di nolìra città quei
colli locali, & conduci nomile, come erede 11 Cflelli , ovvero /are
empfyleufeoi , come pretende il Mazzocchi, c pereiò efclaraa pag.;^o.
cot 1. ToWe, qujfo ce, locali condulii nomine
,corumque loco empbf-
, rimo da buone ra-
gioni mono inclina alla parte del Calielli , ma quelli con debol ma-niera, e forza promuove, e difende l'argomento fuo i e farei ben lun-
Eo imprendendo a divifare, fe a tempo d'Augnilo v'era l'enlìteulì, cofa
si contefa , e che quali tutti niegano elfervi fiata : né so fe v'ha chi
pofià elfer felice a determinare quelle due voci e fifeo fuo , dal qualeOttaviano ordinò, clic li pajianeru ninna direna nr.lìia
, perchè neppurDione Caffio fapeva in clic diltinguevafi l'erario pubblico da quello del
principe a'tempi de' primi Celari , e v\\ infima maniera ci dice pai;.
717. lìn. 17. parlando appunto d'Augnilo : Ou' yìp titola iti
nj. Trillo litigio ira il Calielli, ti il Maiiocthì intorno i colli Lcucogii.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 187
maro: Nam inict ha}«s (AuSt*/Ii) O1
fierit, mnfath video . . . Inique mi.
j I r n
al panegir. di Piini:> in pij luoglii , il Rumina l'tiiitj. ed alni , i
liliali s'ingegnano Hi diflinguere quelli due erari, con lutto ciò ci fan-
no dc-fiderare più dininzione,'e chìar:r/a : e faccialmente non lian cu.
rato i!n ilare , li' ciò, a di: .s' nhhlici'.i il principe e jVfto /uo, dovei1' Augulìo fncccllòre eziandio e filh fin mantenete : onde non so , le
quelli nollri due favj di liion- tali nixii o l'hanno sfuggito, ovvero fé
ne lini dijiiniiidii , il che giovava molto a difeemerc k Ipecie del con-
tratto di Augurio co' Napolitani
.
zio. In oltre non debbo curare d' intromettermi , fe fi ha da dire,feciKi.iii il locale ridire , (..nj
,
;;.-;;v foxin.-.ni r,i-;;Jii , e non Semplice-
menu; >,i'.i,-.U:,m,m-ffl, >Tr. Raggiunga, che fi vuole, che redew
ì'I , 1
: I' U :. . 1.1 (.'.i I
. I. M, . l'if fi.
r ..
j-;:i A'.isj'.'lti ntui cauu'ao erti le miniere,neppure reàtmpttmt , ma i
lena : ed 111 quanto , che i meddìmi ni*;/ fòtvmi , fi definifee cosi dai.ltri : Kid^npimcs nedìggtium ii funi ,
qui endein enmni, quo qux-
jiam fac'mni : dunque erti folvcbanr , per ottenere qtiell' impiego. Nonvi lari chi non penfi non dover eflcr argomento del mio dire io feio.
glimcnto di cotali qnellioni, le qm-j ctc.ii'ereMvam aliai ore, e fareb.
oc nscdfirio legger molto, : ipiali dimandarmi Jc' coltri colli Lcuco-gei, e può edere occupazion leggiera di chi ha più ozio. E tutta vol-
ta da ollervarfi , che il Candii aiTatto non fa menzione della lunazio-
ne di eflì colli, ed ali'oppoflo il dottil's-Mazzocchi non ha voluto pren-derli pena a dilaminarlo , e fcmlira, eli: crede leale il Tuo Pellegrino
,
che gli vuole in Pozzuoli, onde pag. 348. col. 1. dice, recando le paro-le di Plinio: In colle Lcucogzo, indie vocimi la Lumen,/! Cam. Pe-regrinili credimus , quod namen facile ab Allunine unir .- da qudlepaiole fi Icorge evidente , che egli ftimò tal colle effer la Solfataja ; tan.
Aa i toaio. Gravi diffiditi in cib , che buina lentia del Lcutogto quelli due favj.
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I FENICI PRIMI ABITATORIte. più, che psg.;4o. col. z. vuole in dio grande fterìliliacm , CF foli
tnaàtm : ed ammiro , che non li potette penfare alle colline di Mer-gillina, con cflcrvi piti ragioni , e documenti da me già propofii 5 al
che mancatoli , fi diede luogo forfè a non molto opportune querele , econtefe tra elfi due favj
.
in. Ecco raccolto in brieve ciò, che il Cluvciio, il Pellegrino, il
Cartelli , e due volte il Mazzocchi han penfato , e fcritto intorno a*
colli Leucogei , e credo, che non fieno cole , che poffano contraffare
quello, che n'ho io divilato, vedendoli, che le opinioni di colloro ol-
tre adeflère piene d'orairità,fofl>ono gravi malagevolezze : e veggonlì a
ftrettilfimo partito, per intendere i tre luoghi di Plinio , ne' quali lól-
tanto fi -nominano i Leucogei , e fix-cìalmente non li dì fiotti (piega-
zionc al contribuire, che fece Augnilo al nnflro comune annuii vìcenamilita
,per averne l' ufo : e si Itrana confufione soficrva , perchè fi Ibn
Creduti efiere in Pozzuoli, e non fi e polla mente all'ePpreflìone ben chia-
ra, e replicata , che cr.iri fiiuafi iu;.r N-.-.i^.lim , 'S ì'uttoto;. Rimaneora, fecondo richiede la neceffità del lungo mio dire , di dar l'ultimo
«imptimento , in parlando dì Falera. S' attende rki me , avendolo già
promdlò, come tal monte, ovvero colle fi mutò nel nome Leucogeo:ma da quello , che fi è pia detto ,
ognuno da se potrebbe penfarlo.
Nel num. io+ li è inoltrato, che re' tempi non tanto felici della Gre-
"a lingua fi lafciaron credere , cl-.e .?>>.:--tr fiyniiv. !
;t
recitate più autorità per ragion , che il jjrand' Omero dine dell'
ed un aggiunto Omerico mal comprefo produfle sì Itrana r
che yi*.Bf© , merini , divenirle l'aggiunto alóni. Or pollo ciò, chi nonvede , che inteiyetrandofi giuda l' indole di quei tempi avverfi al buonGreco fapere , fi cominciò ad afcoltare Aiutai©- il noftro ;
ma furono affai più felici coloro , che il dillcro Mergìllina , ferhando
1' antichiffimo natio valore del mergo: e fa maraviglia, che Plinio an-
cora fi fece trarre da' poco avveduti comentatori d Omero anche dell'
età fua, c non pofe cura alla vera fona del beli' epiteto yi\<i&iu>nx
,
e gli piacque ufar Leucogaus , e non il Phslerus di Licoftone : ma fi
sa, elle il mondo Tempre invecchia , ed intriililce fpecialmentc in fer-
bare l'antico, e vero valore delle voci.
ìli. Se taluno rinveniffe difficultà, ed oliane, che tal colle fi fareb-
be detto folamente AiLusf, fe folle ufeito fuo nome da $n'A«p& , e nonAiutati.©-, io avrei mercede del fuo faper Greco, e non gli risponde-
rei: perche s'apprende prello, che la piccola voce yen , ovvero yi fi
unifee a' nomi per grazia, e leggiadria , non per necelfiti , o per dar
loro efprcflìone maggiore, e gli efempj lòn numerofi , ed a tutti pton-
DELLA CITTA' DI NAPOLI.ti. Se poi il Quverio nel poca innanzi cit. luogo num.iiS. dice, Col-
tei, atgHt fernet ikcbimtur a colon? Lcucogsi , non me ne richiamo,perchè non gli era focile il penfare , che forte traduzione del Pbalerus
antica voce degenerata poi in fignificazion di aliai. Il Pellegrino aven-
do a(co]tato,ciie ML-às vale albm , s'avanza a determinar dar color, chevide nella parola, il fito de' Lcucogei , i quali, come li è detto, ftabi-
lifce in Pozzuoli, e due volte il dice pa^.y;7. la prima, che bianebeg-
^il7hTchiggta"Z'coUi ÌJ^^d/Utonò "'X'd^ljutfolff'ìlqual colon fi^a al color bianco, ora i Marnato la Solfatala. All'or*
pollo il dottili. Mazzocchi , che molto ha fcritto intorno a' Leucogei,perchè favio, non mai ha avuta ragion del colore, comechè non pen-
sò, che fi era II Leucogeo interpetramento della voce Fenicia Falera,
e del Fenicio eeli nell'emditilume lùe opere ne fa bell'ufo. Non mi è
monti', oltre alcune iiòi;', rrcimruuori , e Jncl-.o porti' ficcome dall'
bui fon denominate eziandio cittì : ma non è mio argomento né rac-
cogliere si numerili! lu.^hi, r.ì- iVi'b.rc, perchè da tal colore s'appella-
rono iimii Irato baftevolc rinvenire la ragione del nome dui folo
Leucogeo, il quale li era l'oggetto del mio dire. Ma fe folle a talento
di fapere quanti luoghi fi fono detti da' Greci, e da' Latini dal \Liìi,
ed (7/Sm,ed altresì neU'orierital linguaggio , fi porri leggere l'elèrcitazio-
nc II. di Saverio Maitei , che con univcriale ammirazione compolé in
età, che appena giungeva a tre !u(lri , e fcppe con forte feiiciilitna Ico-
vrire dupliccm Àlbam preffo Roma, il che s'approvò con indicibil plau-
fo anche da'favj, che fono di la da'monti . Anche lo Spanhcmio lopra
Callim. pag. 159. per ragion di quelle parole , U,ià tri Kpircòw ìflè;ha raccolte erudizieni non comunali intomo al \Lxóì, ed albm.
ìli. Dopo si lungo dilcorlb della voce 4iiX»p©* , che ci ha ferbata
Licofrone, Tento vivo piacere, che con iflndio particolare fi è ritrova-
to non eller nome di nollra città, ma foltanto di una amenillìmi col-
lina, appetitole da'Fenici nolìri primi abitatori. Credo, che non fia fla-
to di noja,che io abbia fatto un fuggevole corfo per interpelrar quan-
te cofe quella lemplice parola in orientai idioma , ed in Greco , ed in
Latino ci prefenti a dinotare, e che tanti fetittori ed antichi, e nuovi
non furono abili ad intendere , o pure diedero loro iìraniflime lignifica-
zioni . Ma quello, clv.- de v re li he tiU-re oggetto di più forte maraviglia
fi è, che aliai nollri (àvj avendo riempiuti i lor volumi, per dar lume al
Tb'^tis Qihios dell'accennato poeta, li rawifa in clli cicca confufione,
e dente tenebre, quando le patrie antichità da' cittadini attendon quel-
la chiarezza, e pregio, che « difficile fperare dagli ftranieri: tanto più,
che fi era tramandata a' poderi la voce Mergilima, ed in efla fi è fer-
bato la natia, ed anticliiffima nozione di qahrif'itr • con tutto che col
M3. Si riccoglie io biicve il molto, che !\ i delio del olle Filerò.
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: FENICI PRIMI ABI
ti intcrpetratofi con evento finùln
onde ifiAntf-.-jr-rc, ne Ulti , che s:
le lettere, e per lo laperc orientale non pili li pcnia
itivelìi«jr i:i Ilaria in ini origine , ed in tal guilà c:
t lehictto il 'vero: e con guidi sì fedele credo non ai
voce Falcio sì rinomata ira noi, c per la quale in
to (olitalo, perché non mai fi perni,, che Fu appofl
da' Ionici. E con rin creicimento mi diparto da sì ai
duta piena di fj:ii;i per tre merli nomi Falere, Mee per gli due lepnlai di P.irtuiope , e di Virgilio ,
ito intiuclla
i le n'è (la-
ici bel colle
i.Leucogeo,
Gì
prclTu N.ipdIì , Eirorc ile* ci
OignizMDy Google
DELLA CITTA' DI NAPOLI. iji
miiuut. Qui quello gran medico ti determina ,c'.ie il vinoAmineo era
in vigne predò nollra citi^, poi nel feguente luogo c' iiìrutfce dc'colli,
onde s' avea fcelto si lieto liquore , de aniiiot. lib. i. cap. i. pag. 3(5^.
EWiù lì ninni -ah ù-,:k -A iSrmì™ -^t^tiv ì u £»3T(©-,^ l'Ai-
ftwit, *j s rouiyira'i il Tui IfiTijV. yci-i/KfH , 5 n f'v N!jtÓ*.W
x*™ uh tT^<nu!vs4 (coir. uVifieniróc ) sJtì Jo|*s, Afuiwf o'«jn.
fc^i;, si'.rt' Ai tttì iiii JtuV^.j , *. T. K. ficus aquó/ìl -viiùs sccidil ,
Sabino, Albana , Gmrisno , r/iiorf j;j Puteoloritni colie nafiitur ,
£3* gtforf Nespoli hi fi;pi.-f.inntitiis fi collibm pro-seni/, Aminxumgnidi.™ «pfcllatum , /fi re^e . tTr. Con lìuHo diifamento fi è ri-
uniti I' , , <i;rd>k-(i fuhn-iih , e (ì è riì'olh !!ses»«u.i'«i
,
perche, la !!ti::iv.ii:iiu cilindra r-tea non è ìopra a'col.i , ma (ì vede qua-
li tutta circondata da dlì , e vieti bagnaci dal mare: onde Galeno nonpuò lòrger dubbio, che ferine ki-: ih i~.,pfi:o-i aiiìi tlissi , e per-
che poi nel (ante vclrc trakrivcrlì ,e i:nvciic:i.-di di leggieri quelle dueparmvlle i--if , ni «Vi formale in limatore imo |> :.a dilli n/.ione, a' copia-
ti. li ìli liicilc pruder l'uni per I' altra , de' quali falli ognun sa ellér"
rapportare altri antichi . c:ic li.in Mita b:Iin iii-.';i.v ne degli Aminet,edi ciò, che n' hatt detto i moderni, mi piace invefiigarn; T etimologia
Fenicia, per non omettere l'argomento del mio dire, e fon ficuro.die
farà nativa. In tale lingua d ha la voce Affla , che Ami™ r*r.x,e
ars: indi e facLc il nenlare , cl-.e i i-'cnici OLwr.v.rJ.' le ci .dir..-;:-- di
noiìra cittì si fertili, e ricche d' uve, e fruiti ìcelti , le dilli™ nel nu-
mero maggiore ed'jbh, che può fonare anunim, ed ecco la voce inte-
ra Amimi. Da piccola età s'apprende , che fe i frutti degli orti nonvengon belli, e le viti non dimmi uve merletti.-, e dolci, fi dicon man-car di verità , e balìa la fola elegante efpreilione d' Orazio nel lib.
od. r. V. 3& Ha: o,vb -r,itj ;,r.:::J:M- ni,i-.:i, (-:: !..' =;: ;,;cal.-x : i .,!-
Eicntaiun ii fono flu diati a raccogliere efempj degli a::ri aatnri per ii'jiietr'.r
quel Dìi'riJsx . Ma a me piacciono alenile un, io .i-laceni iìi cbre!l:.:r,i
de' lami viih-mi, uve s' im-,'ÌL-!;.i Li vo.c TCX , e' limi derivati in fciitL-
mento di fertili::-, come ili iìaia cao-.n. £q.i evie,-,, pl.-.m.^i ti St-
iie.im chd.nn , vmin fimcn yt.kum , <D'c. i v\f. vecchi .niello Ilio::.-)
con più felicità l'han tradotto , ma lì sacche il Greco parlare è pvii
ed han ritenuto 1' «MS»" (EfiwXM , vcrem -vincmi , cioè ubera» , enell'originale vi fi legge voce ufeente da toh. E nel cap. ij. i E. vi li
1:5. Aliaci nome pollo da' Fenili l'noilii collii fui <timaloEia
.
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ioi I FENICI PRIMI ABITATORIdice equa infiitles, quando non innaffiano la terra, ed i lui. iSmp in
>X<" Ti's-ii. dall'Ebreo uidkj nV B'O. Ed ì ordinario de'Profeti l'dpri-
merfi in tal guifa, onde abbiamo in Abacuc 17. Mcntictstr opus oli-
va, tìJ" afro non affeteti! cibimi . E dunque molto prozia l'origine
<i' Ah::::.::, iÌ.l:';l Foiì-.:.l che dinoti i;srm, aVSms , e s'inten-
de firitlis, e fertiliilìmi fono quelli noftri colli ; e anche in comune fa-
vella, per lodare le piante, 0 1 frutti, gli diciam VERACI.izó. Ma perchè il verbo itM, onde lurgc Amine) , lignifica inoltre
nivi;-i,altre, eziandio ginlla quella nozione non (allifce l'etimologia
di ellì colli : perchè la voce dmus furi pieni i libri de' eramatici vec-
chi , e nuovi , che elee di .<h : ed il ripete di frefeo nell'etimo!, del
Y..!ìi:i il sjr.ui M.i/./d.-clii: «I*, s/iwwi ab alendo .fiSma ih-
loglio a rac
te nel 2. de
ci 4. 8. fi dJ.,l!a SitÌA
,
fmt mi,FF°
Sr,'Vaoftrato , che i colli 1
è venuta anche ad
he brieve lode ad eUt
kir filiazione, ora~fpiaceri ad ognuno, e Soprattutto al nollro comune,che
zi6. Si praGc£uc a (lablire rlTcr vo« Fenicia Amimi anche con etempj,
Digiiizod b/Gòbgli]
DELLA. CITTA' DI NAPOLI. i«
the l' avvifatifi. Oliverio ce gli toglie , e pone nel campo Falerno , e
Ira le lue colline , s' avvale del guado luogo di Macrobio , ma egli
noo vide la (colpita autorità di Galeno, ciprimenali pag.1171. lin. 46.Amimi quidam papali dicuntur quondam M/tuffi: Talcmum agrom
,
e recita il luogo di Mactobio, ove dee di neceffitì leggerfi Pialerum,veggalì il mirti. 100. ci confonde poi in aggiungendo: Virgilius lamen•uidetur Aminomi interri extra Falernmn egrar» cerifere; indi fi tace,nè ci turba conlunga, ed intollerabile moleftia. Ma dirittamente tutto
alloryoUo il Pellegrino , il quale uoncnJo, con,.- il' Cltivcrb, gli Amincinolìri nel fuo Falerno riempie più pm. di ù cieca ofeurità , che affat-
Jpello ripete il già ditto ì ne la in due lnc::':ii y.ny, 457. e 517.
518. fi avvale dell' autorità di Filarci™ ( e«li dice Filargiro) e perchèquelli) granitico di tempi affili infelici citando AtiUotclc in Politici!
dice, che iTeflali portarono le vite Aminee inltalia,nè so le ciò dica
il gran fikilbfo, nè Pellegrino li (ìudtò di rawìfarlo,quelli non rifina di
confondere Telili,Pd.iigi ,eJ Aminci,i quali da colli diventili popoli.
Recita non poclu' luoghi d'autori, che han nominato il vino Aininco,"a fe fon discordi non curi d'ilìmirci, in che fon varj , e fe poieflèro
—triire, ed eller uniformi r:-~.-rt.i et influì;;'-' illùdane ,c p::A.: n:o!-
inivcrfali : fe produceano vino auitero , 0 dolce ; e credendo,
7r.7nuri.ic , i vini Amiiiii X.ipoktani fiirebbtmo fiali quelli , che1:,! fi-.: .mei nel Vdifjfi , ce. Ecco, che quei colli, i quali Galeno fa no-
e dice efiér ricchi ditali viti , diventano erranti , e giungono fino alItti , e dice efier nedr. di cali viti , civenMn:! crrmiti , e giungono fino
Vcfuvio . Rea condizione dc'diltorli di lui, in tifi molto li legge, npoco fi ragiona, e ciecamente finora le gli è data fede.
228. Veggiamo quante lodi han meritati i nolìri Amine! ,de'quali invarj antichi ibritlori fe n'ha menzione ;cd i vini di quello nome li font.
no in gran fama. Non fi dee dubitare , che da' nolìri colli tali nei li
trapiantarono al trave, giacché lì legge trovarfi l'Aminco vino in diverri
luoghi ben lungi da Napoli. Si sa, che le piante, ove lòn belle, e fe-
raci, di là acijuiliano il nome, ed il ritengono, ovunque fi portino adarfruttai per non dipartici dalla Campagna nollra , il [JanrLmo vino, edil Falerno fi leggono traimeli in più luoghi : ed ulccndo da ella, il vinGreco fu quali comune : taccio i nomi frulli , come Avellana
fi era preilo Napoli, giuria te parole rapportate num.2:4. O' l
ai-V-' A'pìvJé- iMfù^ii®-, Vinto» Caurianum, qUod in Puietima talk >i.ri:-"ur , & qued in fupcrióctnlìius ei (allibiti provenir,Amiiixum dicitur : c quali della iiefià girila s'clprimc Macrobio, le cui
Tom.T. Bb pa.117. 128. Filli dd Pellegrino nel Ilio desìi Aminei . Il lai vino infornino pregi».
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!94 I FENICI PRIMI ABITATORIparole li veggono ne] med. riunì JU* E" dunque certo, che l'altre con.trade, che vantavanfi dell'Amineo vino, di' nolhri colli prefero i teneritralci, ed indi ne Rullarono il bel liquore amabile,: per dar loro il na-
tio,ed antko pregio, ne lerbarono Tempre il nome. Se io voleflì dire le
gran doti di quello noltro vino Amineo, e quante n'hanno tramandatea' poderi gli fCrittori tutti de re ru/ììr», farei aliai lungo, ma non re-
cherei moleflia, offendo l'argomentò lieto , e di piacere : il folo Colivmella impiega l'intero capamente brievedel lib.3. con quello tit.jOwiOTD-
do AmincDs (vitet) fermi funai ; quindi m' ingegnerò dì raccorre daquelli fcrittori alcuni luoghi, che più fi confanno al mio dire. E' di bel
decoro delle nolìre colline il leggerli in Palladio nel fuo Febbraio lit.o.
Lore naturimi pierifque vitìbui murant ; fila Am'mex, «birumque fint,vinum pulchcrrìmutn reddunt : indi dilìingue tali noltre viti in dueforti , e le deferive con di/linzione , ed eloquenza , e di una di effe di.
ce, che imbris contemnìt, & nenia.- al certo , che quelli due pregi
deli'Aminee piante, che in ogni luogo danno vino geuerofiffirno ,e chereiilìono a qualunque intemperie, fono ben (ingoiati.
via. Non debbo tacere quello, che eziandio ne dice, delle due Ipecie
di effe viti verfo il fine del miro. 6. M. Catone , Qui vino locus opti-
mus dicetur efe , & o/lenms Soli , ibi Amìntum minnfiulum *. con-
ferito; qui Incus tmffiu cric, aat nebulofior,ibi Amineum maini . . .
ferito : fembra, che Catone deferiva t nollri colli , e ch'effi produeeano
tal vino , ed erano , e (bno eziandio optimi , O" Soli e/lenti , i quali
parte veggonii efpoHi ad oriente, e buona parte al meriggio, e ben a-
iciutti. t'a meltieri in oltre oflervar ciò, che n'ha ferirlo Columella in
due luoghi , nel primo , cioè verfo il princ del cap. i. ne deferive le
due fòrti , lino a darci la grandezza degli acini , le fiondi , la diiìanza
de' nodi de' tralci , ec e non difcordi dal fèntir di Palladio : io ne rac-
colgo brievi parole : Sola traduntvr Aminei (viiei) excepto cieli fiata
nimis frigido , ubicumque fiat , etiamfi degenercnt ,fibi comparata ma-gli, ani minns probi gufila urna Prttbert , & celerai omnci faporeprecedere . Indi lodando una delle due fpecie aggiunge ; Longeque pra-
cedit majorem {fpecicm) quìa C imbres , & ventai firtius patitUT,
&c. Mi nel fecondo luogo impiega il ben lungo cap. q. in deferivere
,
ed altamente commendare quelli nolìri vini , e Ipecialmente la loro fe-
condità : e dovrei riportarlo interamente , per far falire in molta fa-
ma quelle colline, ma peri*; la brevità a tutti piace, ne traferivo pic-
cola parte . Verfo il principio di effo cap. ci fa fapere , che egli aveapofiedute tre ville Ardeatina,Carfeolana, ed Albana, ed in effe vi gode»
%s , ut in fugo fìngala ternasurnas prabetenr • in pergulis antan fin-
r't denas impkaras peraquarent : ncc incredibili! debet in Amineisficcunàitas vtdcri ; nam qutmadmodum Tcrcnt'ms Varrò ,& ante
n«, Si nccolgono le Iodi, che tua dati gli fcrittori ii n nijlia tVurf Aroiaii.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 193
non M. Cam pofent agìrmare fexccntenas untai prifcn (ninnino /;-'-
gala minearum jugera f'udijfe , fi ftttttnd'ttas Ammutì dcfmjjci ? KTimbrata si flrana tale fecondili dell' Aminec viti al GeInero,che nell'
annotaz. faiza recarne antoriiì gli piacerebbe mutare il dsnat,m lln,tr,
e giunge a tifare (ino a binai: ma una debol confettura non dee to-
gliere pregio sì bello alle noftre amiche vigne, che anche qui Columb-ia dice gencrofai, uberei, & lam feracei Arataci generis vnicas. Quel-
Io, che più fi conia al mio dilcorfo, fi è, che quello fcrittore chiami
l'uve Aminee amichiliime , anzi le iole , che in tempi aliai rimori fi
conofeeano: Qum picrumque foìhs antiqui noverali . . .cura vetufi'tjfi-.
mas quafque vineai adktc extfttmcmus Ammetti : ed il dir ciù non fa-
lò ci fa lóvvcnirc , che quelle piante (ìimavanfi quanto qual (ia altra
più pregevol cofa ; mi altresì , che efiendo antichilfime?
fi rende più
mi tempi avariti quelli fenttori qui abitarono, come ancora, perchè la
ijo. Ma fe io fofiì vago di riunire, quanto da'Latini,t Greci ferri-
tori fi è dello delle viti Aminee , non finirei si predo , onde legganoaltri ciò, che ne Irrifìi- Plinio , ed i luoghi fon notati dal Gefnero: emi (piace, che l'Arduino vi fa aliai mefehine oflérvazioni : e debbo la-
gnarmi , che le parole di Macrobio , le quali fan gran pruova per lo
ino de' colli Aminei.li Audiò d' emendare , ma vie più veggonfi viziate;
tiu-c Mj;nibiy, Annui.: {vitti) felini .: mime n.-.m Antimi \coìl:\)
fuerunt. ubi mmc Falernum eli; io con felice evento ho ripollo, ubi
nane Pialerum eli , legganfi i num.101i.io7. ™ l'Arduino rità , ubi
mine Saletttum cS ,e trafporti ardito fino ad Otranto, e Taranto sì bel-
le colline: ho ammirato, che il Gefnero invece di richiamarli di mu-tazione sì flrana, li trae di noja con un femolice bVi'^m " a me perògiova , che fi è dubiiato della voce Falernum ; ma elfendo Aranieri,
comcchèfavj, l'Arduino, ed il Gefnero , non potean rimettere Phalerum.In oltre tralafcio Je ludi , che da Virgilio a tali viti , Suiti & Ami-noc viies , firmijfima vino, e quanto v'han detto gli antichi gr.imati-
ci, e nuovi comentatori . Mi li permetta però , che non taccia , chequello vino fi nomini nel gran volume delle Pandette , liccome ho ac-
cennato rjum-ii£ ed è d'onore, che d favilfuno Procolo dici nelle fueepili. D.Ji trinco , vino ,CT(Jeg. 16.%.%.Qmà fitta tfttiegahtm; Vi-
dulciti, nifi qmd pùiienii fuiffel , legatum putat Labeo , ex («Untonenini amphorarii, quod non improbo : ma io difappruovo , che cflèndo
tal legge ben chiari, e che la fola voce Ammulini eri da comentarfi,ad altro non fi è polio Audio, che all'ortografia , ed etimologia, e nep-
pure fi è detta cofa , che piaccia , e perfuada : perchè non fi i primaperitato, quali fi erano in origine le colline Aminee , e che tal nome
Bb 1 fi erai;a. Altri (editori) che bu pulito delle viti Aminee, 'si indie (e Pulzelle,
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igS I FENICI PRIMI ABITATORIfi era pretto orientale
,appofto da' Fenìci venuti a tàr vita in Napoli *
131. Anche pi il- , i :ic quelle vigne fi rinvengano ne' marmi ; v' hanel gran teforo di Grutero pag.ii;. 1. un ben lungr> [eilamento ci unM. [vicennio Leone , fra molte donazioni , clic li agli Augullali l'è-
tiliani v" ha quella : hoc . ampli vs . avgvstalibvs . loci . iccirCo,dari . volo . cvae . est . aminea. (ha avanti nominata altra vigna)
VT.SI.COC!1TATIONr.MEAE.O.VA. PROSPE.1 [SSE . ME . VTf LITATI B l'S.
VESTR15. CREDO. CONSENSERITI 5 . VI KVM . VS1BVS . VESTII IS . DVMTA-
Anchc da quelle parole fi feorge, che' tal vino fi età féelto, i
., giacché fi lafciava in tellamento a gente 'tàcni , la quale s'
unorar delle più pregiate cofe , perchè cosi porti il collume .
rebbe tal teflamento ferino in si lungo marmo lavio ao giuiifta, e s'illulìrcrebbono dììi leggi. Richiedendomi taluno, fe l'A-
minea uva fi era bianca, o nera, rifponderci aver avuta la Ibrte di rin-
venir in Vopìfco eflervi Hata dell'una, e dell'altra fpecie: mentre racconta elìer accaduti più portenti nell'elezione diTacito imperatote hilì.
Allg- pag. £17. to. i. e fra quelli vi fu , Vitti , qun uva; Am'insa; alba;
ferebal, eo amia, quo Uh ìmptrium mentii ,purpnrafccrc plurimapur-pura capir: morti; otni/ia fec fitcrunr; c faviamente. olferva il Salma-Ilo : Suni Am'mttìtt uva nignt , & albti . . . . & rette Copi/cui hoc
loco, vilil, glie uvas Aminea5 albas ferebat : nani fi Aminnis nullx
,
nifi alba ,quid-opus er,n alba; addere ? Ciedea , che i due gran co-
mentatori dì quella ftoria Salmalìo , e Cafaubono avellerà non pocheannotazioni aggiunte intomo all' Ambici uva , ma il fecondo non nefa parola , il j'rinuj lì lìudia di foltanto alììcurarci , fe deliba kriverlì
Aminaim, come fa egli, ovvero Amatesi ; ed io didia grand' erudizio-
ne di colìoro attendea molto : almeno m'aveflero renduro favio di qual-
ch' altro autore, che mi foife sfuggito, ed avelfe parlato dell'uve, e del-
le colline Aminee, ma neppur uno anche di quei più noti han recita-
lo. Intanto n'andremo lieti , che quelle nofire viti fi rendettero si ce-
lebri , e fi comunicarono a tante cittì , e lì rinvengono in ifcrittori
Greci, e Latini di più liagioni.
2ji. Mancherei al dovere, fe non avelli alata diligenza eziandio in Ate-
neo , il quale nominando tante forti divini nel tib-i-cn. ed altrove, nonavelie Di la menzione del nollro Amineo ; ma io per ragionevol con-
ghiettura pento, che l'abbia chiamato col nome oli©- 1>.&tf,.»;<, din-
dogli quei medelimi aggiunti , che fi fon dati all' Amineo dagli altri
lenitoli; egli cosi dice pag. 17. lett. C O' li N'rm'kn ( sù©- ) 4>3i*.Muii, fifar©- rf Strip*, i,W^©-, frouG-, TtettUkum [vinum]
Neo-foli valde firmum, ac validum , ftomacha ittiliffimum , ac ori gra-
lum : c mi Ipiace , che fi i tradotto cosi : Trcbellicum e \\;:p»/i it-nt-
peralis virièus cjl , ori jucundut» , attieniti vciiiriculo ; è aliai dille-
i31.1j1.Vkl Ami imo inclia nc'antrmi : isloiedcl tot vino, detto elianto Tit bellico.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. sgj
rtnte il dite in urti Nespoli, dall'« urbe Neapoli : ma è all'atto op-
pollo alla mente d' Ateneo il darci £t;,i:^r,K»/fii,;m «.vf/'m , il
quale vuole , che lai vino lia poderolìlEmo : ed io mi fono indotto a
credere , elle per quell'aggiunto lia lo ficflò, che l'Amineo , dandogli
Virgilio la mcdefima dote, e forza, Amine* vira , firmìj/hna i-re.i, r.à
fi lj :i ò àn con iunior proprietà in Latino I' fi'ipm©- oli®- . Forfè
le iivcKìiiuj l' intero li.E>. i. e non l'epitome, il dipnofofifta ce l'avrebbe
deferitto piii a lungo . Ne mi turba , che fi legga con diverti nome,perchè fembra togliere la dimeniti Plinio, che anche il nomina lib,i4.
to', ove parla de vini eccellenti, e c.ice , the li era cominciato 3 dare
.1 v: ,i .ii' .in ri' l'in . i ''il .il uri r nr : il' ' <:>• '• ''.' , >
quartum a Neapoli lapìdem Treèellicii , /unta Capuani Caulinis,<y in
fuo agro Trciulanis , alioquìn femper micr plcbeja, & Trifalimi gh-fi.-:.'.;. Qiiin-.i.i è facile il dedurre, che non avendo noi^ altro vino, che
l'Amineo, fi pensò di mutarlo in Trebellic», acciocché con tal novità
acquili ade più fini i;i, cerne dice Plinio.
133. Nè mi s'opponga, che l'Amineo non era lungi da Napoli quat-
tro miglia, perchè fi nfponde di leggieri,che a Plinio è contrario Aio-
neo, il quale dice, 4 ir Nutìh I :.: '..i\i«k, fi dee preltar più pronta
fede ad Ateneo, che a Plinio, perchè varia molto in geografia in que-
llo luogo ponendo Cmdium prclli) Capua , e fi la quanto guada e ve-
nuta a noi la ftoria di lui i e qui fi legge Cantimi mvece di Cauihth;
nè fi dee curare ciò, che lenza alcuna automi allèrifce il Pellegrino,
che Caudvm fi era un tròll piyffo l'antica liia Capua. Del redo ognunfi lagna della poca (incerila de' nnmtri
, quando l'incontrano negji lcrit-
tori, perchè i copiatori han ufata gran tualier.it '1 a in le riverì: . e c':ii
s:ì . le Plinio dif: .:i fin^i.ì::::-: hv'ui-in , luci '.ioli;) ciò nelle Ibi iti irj.-.r.ie
re,cioèI[.fi mutò in IV? Io fin' pe.io d: t:ii! i.tiento contro al Pelle-
grino, che in più luoghi parlando de' vini di nollra Campagna, ed an.
che delTreiiL'ìii::. -.li a.nùi;:ii;o i ;
:
.i,.i indici) mi ha coflrelto di legge-
re non una volta ciò, che ne ha fcritto , ma lono Italo Icninre inl.o-
ce ad intenderlo, e forfè accaderà Io dello ad altri, che ne folle lolìe-
cito, come ne limo (lato io. Maggiormente ho per male ciò, che di-
ce quello Capuano fcrittore pag..»!?. ove di in più falli : M,i io nv:prenderò a far (entra/lo, fe Galano, il quale nel cap. 3. del lib. t. del
Metodo ragioni di una cena colti di confervar il vino iunq.tm.-uie, .iV:
lui -jidur.i o/.Iy lmì'/ì , c.-tite ha il /'sin interprete : In Italia , in agro
"Neapolitano , & Neapoli vicino colle, quem Trifiiliuum api'-.'I!ant : fi
dico pofa over derro effer quel colle vicino Napoli , il quale fai\ He(iato di là di Shuejfa a Tri/ano, fin qui il Pellegrino, l'rìmi.iani'.n-
'te Galeno non parla di ciò nel Metodo, ma negli Antidoti Jib. 1. c. 3.
predò il fine di elfo cap. In fecondo luogo, nell originale fi dice altri-
Ijì- Plinio eminijlo. Groffi Falli di Pcìlceiino in «citar Galtno . Vino Trifolino.
te-8 I FENICI PRIMI ABITATORI
no è un colle vicino alla città di Napoli, perchè io non il iaprei rin-
venire, tarilo più, che di lutti i piccoli, ed ameni monti, che lacir-
medico aveflè errato in geografia , perchè fcrivc avvedutamente : n.ipo>
v\irar Pel! «pina *Jj Mia rlui VitAlau fiSoi » -nii nei Kixttk» , x|
e tali parole vagliato in latino : Pcrfimile ìis , g^Tdixi in lidia , vi-
di nm filimi coli/bus circa Ntaptlàn fieri , fed elìam circa finiiimumbuie regioni colltm
,guem Tripfyllmum affiliane : Ceche divifatamrn-
te diftingue le colline di Napoli dal Trifoluio monte, che foltanto lìa-
bilifce i,. regione finitima a noftra città ; ne dice effir quel colle vi-
dna Napoli . E ignoto, ove fituar il Trifblino, eppure il Pellegrino
pronto, e franco il vuole, dì li di S'mucjfa ; con tutto che il Olive-rio, che egli quali Tempre traferìve, cauto ci dice pag. 10S1. Quidamarbitrali fiat ab ine Trifano Plinio , Martialique dilìum effe wnumTrifilinum
, quafi Trifaninum , ìd perquam dubìum affrmaru eli,
quando mera en e/1 con/eclario. Se dunque per tanti veru e cosi infe-
lice nella fua Campagna in un Ibi luogo di Galeno il Pellegrino , chi
potrà negli altri fcrittori almeno Greci. da lui lecitati promctterfi leal-
tà? Non rinvenendofi già il colle Trifolino prelTo Napoli, non dovevaeflèr argomenta del mio dire . E qui do fine a parlar dì quelli noQricolli detti da tempi antichiJTimi Aminei da'Fcnici, e n'ebbero ragione,
perchè gli videro quanto erano ubenofi, e feraci, e fpecialmente di uverendute sì celebri, che non vi fu città, la quale non le ne procurane le
piante, per farne vigne: e fi doveano da'nonri fcrittori confiderare conmaggior cura , giacché limo fiati di tanto nome , e fe ne leggono le
lodi in numerofi libri e Greci, e Latini, Ed ognun di noi ben sa, cheancora fono in illima grande i vini di quelle amene colline, e fi manda-no in dbnOìC ùrebbono , come gli antichi.fe fi fapeilèro coltivare nella
maniera de'nollri maggiori , e non lì curafTc il motto, ma il buono.
234. Avendo con felice (hidio , benché propolto con lungo dire , rinvenu-
to, che le colline Amìnee,e di Falera erano quelle, che cingono noiìra
città dall' occafo , e da buona parte del fettentrione , e moftrato conbuoni documenti, e ragioni efier nomi Fenici, onde l'empie più lì con-
ferma, che quella gente venne in noflre contrade : rimane ora, che pro-
segua a feovrire altri limili vocaboli di luoghi,! quali anche fembrano
ellere -d' orientale origine , e ni' increfee , che finora da' nollri Icritto-
7^4. Monte Hrrmm in Nasali voce Fenicia : opinioni defili altri di tal nome»
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.NAPOLI. in
[fate interpctrazidiii sì flr.i-
d:r f,iliì;i : e l.-.rò btic^.tali
parlando delle voti Henna:. , e P..-.'i.<r:n , yrrcì-A mm v'hanno antichi,
che ce le aveffero ferbate , onde trarrò ragioni da' fcmplid nomi a noi
tramandati. Il nofìro Capaccio nella pag.411. ci fa lapere, che a'fuoi
tempi, ove li vede il callcllo di S.Ermo , diceafi quel Ijiogo Hermm,vet Hsrmìs, e che il Fontano anche cosi il dinonrins: quantunque lòg-
piunga pochi vetri dopo : Arri S. Ernfmm , qui ibidem in xdicwla co-
lebaiut 1 nomai dtdir, bifogna aver mercede alla femplìcità de'tempi di
Opaccio , quando non lì vedea la gran differenza di Hermui da Erefi««.ni fi vedeva allori tal tempietto, dicendo, che cclebaiur ; c certa,
mente fe non ibffe flato pretto nome di quel lungo, ove fi fabbricò il
Callcllo, ma di una piccola chiesetta , il l'ontano non ne avrebbe for-
mata la ninfa Hermh . Tolte via dunque quelle tavolette , piace (ve-
lare , onde fi dette tal nome a quello noltro colle il più alto , dienoi veggiamoi il che mi fetnbra niente difficile, e fari di grado a co-
loro, a'quali piacciono l'orientali origini. Con fomma proprietà i Feni-
ci in oflcrvando, che quello colle fiera il più alto degli altri, gli diedero
il nome da tal fit nazione : e chi mai non ha letto , che csm dinota
exce!fus,fnilimis ,e fono gli rteili elementi,che Hermus? in oltre aiu-
ta molto il ritrovarft in Jof. 19. jtì. rusw, che fi fcrive ffarama, Hor.
ma, e dir fi può anche Henna, e li è una citta della ttibii di Netta-
li , e gì' interpetri di concerto la fanno rifare dal fonte tioi, che vale
txcclfim effe-' fon molto piìi noti i luoghi, che fi rawifano ne' Tanti
libri , e fon formati da quella voce fenza n iniziale , la quale quali a
tutti i nomi s'appone, onde abbiamo Rama,Ramia , 0 Rtmtjit , Rim-mel, 0 Remman, e parecchie altre città tutte ufeenti da r-ren, ed a-
venti tal nome, per enere fabbricate in fituazion fublime.
135. Ne lì créda, che non abbia avuta la forte d'incontrarmi anche
in iicrirtori Latini, che ci han l'erbata tal voce per dinotar un edificio
rio in alto: Suetonio in Claudio n.10. ci dà iermeam, ove fi afeo-
quelìi , per isfuggir d' effere imperatore : Exclufus ( Claudius ) iute
r
celerai ab uijìdiatoribm Caji , mm quafi fecrenan co defiderantc tur-
km fubmoverent , m-dietam, cui nomea efl heRMium , recefferat :
neque multo poft rumore aidii exlerritus prarefflt ad folar'mm Proxi-
mum, interque prsrenea firibm vela fi abdìdit , G?c. non fa d uoporileggere i conienti, ne' quali fi rawifano cofe ben aliene dalla mentedello Borico: ma ora , che fi è fvelata l'origine di quella voce, non lì
può intender altro, che Claudio fi ritirò rte'più rimoti, e fubliml luo-
ghi di fua abitazione ,e ove erafi eziandio foiarmm ,che non li coftrui-
Ice, fe non nelle più fublìmi parti dell'edificio , al quale era fmùmitra1' bermxum. Con ragione dunque i Fenici quello nofiro colle, che fi e
pili eminente degli altri il dittero mons H£EMus , ed ì Romani poi fe
135. Himuum voci affli cicuta: le le dì bucci luce anche di'mamii.
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ioo I FENICI PRIMI ABITATORI
avelli parlato di quella dliefctts, quando egli ricorda fbltanto il m..;ni.
fiero A S. Erafmo, che fi era predo il monte Sorattc , fi legga il Ca-paccio pag.411. I favj, che hanno illufirato Siietonio, non crudo, cheabbian detta cola pregevole, aderendo , che qucft aumitaa cica da Ef-HB,',Mti-fiiriu;,c eli; lijfò l'Iato n:-:i..n,l;:><i (!.-,!it.!t!> a tal nume, comeIfenm,Ssrspidcmn,na dì quelli due cenacoli non ne recano el'empj, Mi-
nio, che gli abbian o-iil'nfì o^-iupa ili llidc,c Serapide. Ri(-ortano perù,
che l'Iutar. pag. 510. nella vita di Lucullo dice, che quelli cenar voleva
i, riAViw,!,, fer,-™,r;;3 j.« , ; » x ,-„:, -,v.^..„ ,ì,w
jfM»» raaMr,ìd uai e* fplnididh melimi, ,mm;n crai. MaoMa,che non dice Plutarco Ai#,i'.wi ' ed efìaido [lata cofa nuova intra-
prefa da Lucullo di dedicare ad un Dio romnmlum , ovvero trklìnium,
vi aggiunie lo fcrittore , uomen erat, il che non ha tatto Suctonio all'
hermtWH, perchè li era luogo ben noto : in oltre lian mutato la ma-niera di fcrivcre togliendone il dittongo per derivarlo da E'puji , e ne'
buoni codici, ed antichi lì legge hertngum, non Hirmcum. Ma toglie
ogni dubbio il rinvenirti nel telbro di Gruferò pag. 508. 7. un marmo,ove fi vede kenn.ritm, ed in elfi) fi feorge effcrc flato parte d'ogni gran-
de edificio,perchè vi li erano (tabi) iti a cuftodirlo fervi, come ulàvali ad
ognialtroluogogcnf '
"
«.Tanto è vero, che queir bermewtt non fi prende per luo-
go dedicato a Mercurio , che in una ma.-: dia aii^.ilj iti Grutero s'inter-
petra fmm a latro , comeché non regga, e piacerà più femus a cu-
Jlodia fatanti. Ognuno può ammirare , che non fi è pollo mente a tali
ragioni ;ed ora non fi crederi, che Me nome inventato da Claudio in
onor di Mercurio, gi/acLà li tris iva si comunale, e lenza refiriiiione al-
cuna :e perciò il rinveniamo anche dato al noMro. monte, non meno che
in Fenicio a cittì, ed altri luoghi,che fono in fublimc fito. E perchè
ho prometti brevità, mi avanio al nome d'una amcnillìma campagna, che
mi fembra anche effer Fenicio, non molto diMante da quell' Ermo.135. 11 noilto Pantano ci ha conferva tn la voce P<u(;fc«i,e come è
fuo vago coflume,ne ha formata una ninfa Pardch: egli avea fua vil-
la in quello luogo , eh; ansila Anù>:i,:ii.i , e tal nonic non è multodifierente da quello, che ora volgarmente li dice Auii^/.ino .- e perciò
frequentemente con onoratilììma guila ugnili.: laioki nelle fue u am-mirevoli poefie:
T«-2JlI. facilini in Napoli f-::'o ::icir;!c: .1 «aliai tt n fJilciiu
\ :v:::: lì Ci.;; '-.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
Prima adjis, primo/qui mi*!. Dea, et .... . ,
Impilai ut focios ttCUm Animala quofilhs
.
Ed altrove:
Nane noi ad nàriltt voca Antimoni receffus,
Er mutai ad frimai blanda fucila rofai ;
Nunc offerì fift Aoreìi ffeBata PATDLCIS,Luta fiat iirlii , Isti fatulclS agrii;
Nil agro uberi*;, nil tfl felicius boriili
Uiraque me immcrmTtm rei facìt llla mali , Ce.Ho recitari quefti pochi verfi del Fontano , per moltrare , che Patulco
fi era uno ben largo campo ricco d'orti, e di ville, quale anche a di
noftri fi vede : arcufeo dire (ma non cosi franco , come ho fatto nelT
etimologie degli altri luoghi) che i Fenici appellarono si fpaziofa , edamena pianura dal verbo nns, aperire, fondere, ovvero da «no, am-flum effe, onde elèe anche il verbo pareo de'Latini , ed i fuoi derivati
patuhs, &c. e poi i noftri ne formarono il fatufiului , e faiulem, co-
me flufiulus, mrmgaOui, rmdufeulum . Se tal origine non li filmane,
che poco atta , io lòn pronto , e franco a rimrnziarla , e rimuoverla
dal novero delle legittime voci orientali, dichiarandola fpuria , fapen-
do , che ne" libri d'etimologie ve n'ha moltiffune indegne del nome di
Fenicie . Ho voluto far menzione del campo Patulco , perchè mi 4fembrato, che Galeno il nomini de meri. med. lib. n.cap.4, p. 180. F.
edit. Charter, ma la voce è fiata sformata da' copiatori , e forfè piaceri
ojme fi è reftituita, per non richiamarli di Galeno , che erali poco e-
fperto in geografia, ed io mi fon compromefló num. 114. di rimetterla
nella vera lezione . Parla egli delle quaiìra de' vini : rì.TLBen (,« li
(oW) etri ™ nfnra , S -n AScraA , *; X*0j>& , ^ AMivói,
nj
raiie*™*,*; 0OT2KO2, S n Nicm*.'™ i Api™©- b mie tifi Ntcc-
m"}^/*™ Z ' abZm,&Albonum,& Ga«r,.,„:m: , & TisLiscuM, Cf Neapolironum Aminomi,quod in lodi Neapoli nieinis gignilur , unde cliam ira id nnminani
.
--7. Crederei, che ninno mi fi opporrà, (c ove fi vede quel1 ''
.1 Nivilllmo
l.rtcì-rci , :h-^ nmiui r m -:i nppona, le ove fi vi
tunifiimo e»«©- , fi debba leggere llxnA*©- , altrime,
medico fi mofirerebbe fcmplicilluno in geografico fapere.
fei dopo Pozzuoli, ove è il monte Gauro: tanto più.Cm. giL un zu-
foli fon da lui polli con il dovuto ordine: quindi fe fi rimctre Ih'mX-*©", ovvero nxnXiu©-,non fi vedri la gran confiifione geografica, an-
zi farà il tutto ben ripartito , ed andran ben uniti i vini Gaurirmi , ta-
tuici , ed Aminei Napolitani ; e fon perfuafo , che non fi troverrà vo-
ce, la quale fi pofià fnfiituire alla ben guada e£r.©- , fe non n;n»ìt-
x&,ed cflendo poco nota a'eopiatori, la mutarono grulla il reo lor co-
TmJ. Ce flu-
137. fìi danno buone ragioni, sd opportuni derapi, pei difindcr Galeno.
1 FENICI PRIMI ABITATORIn quella,che s'avvicinava in parte al fuono,ed eri troppo conti.
: mi finge penderò, che non lolo diceafi Paculcus , ma eziandio
!, onde Maturili più nativamente il Sst.G)- in Caieno , averi-
. E lì™ tenuti motto al l'ontano,
"a Ragione d.jveva
dar luce a qtieTfi è potuto dar 1l_. _
a ofcuro,o pure condannava li
„ il nel lido, ed ofiervar non pochi luoghi , a.' quali i Fenici ap-
pofero il nome , che poi fi è confervato ne' uolteriori fcrittori ; il che.
non con libratoli da' noliri finrid , han riempiti i lofo libri di favole,
avendoli preferittì troppo ftretti confini, perchè rincrebbe loro portarli
lino in oriente a rinvenirne l'orione . Il primo luogo, che in si ame-na piaggia ci fi para innanzi, fi è l'ifbletn Affami, cosi chiamata di
Plinio, e da Marziana Capclla,lc loro parole fon riportate dal Capac-cio nollro pag. 404. e dal Cluverio pag.ntf7. e Stazio l'appella M^n-
. Ha , ficcome fi vede nel rum. 159. QueiV ifoletta in ojjni tempo è Ha-
ta illuitre, e nella ftagione barbarica fc le mutò per errore il nome, efi ci!fe Io non debbo (Indiarmi, che molW l'è.
timologia, e che da' Fenici ulc\ la voce Megaris , o Megaliti, che è lo
IkiRnc mi fpiace,che quanti favj moderni di quella hanno ferino, daelfi tutto fi è confalo contraddicendoli : e fc folle mio argomento la fioria
di tal iliila , min mi farebbe malagevole con diflinguere 1' eli , e conifeovrir l'indole det^i [.Tkmri pa^laiv , on'V i:kì A fallo del nome ca-
Jlivm Laculiaiwm , tfléndo certo , che Lucullo non ebbe mai alcuna
abitazione , ni villa in ndlra citta , ma foltanto prcifo Baja , e ne'
138. Jtfrjmij ifolcm del nollro lido delia ftr errore antlie luiui.'m«n>
.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 103
pi infelici. Benché io potrei addurre pio. autorità, che gli antichi han-
no ben difiìnta la vii iAm della fpiaggia di Baja dalla nollra Napoli,mi piace follante recarne quella di Plutarco nella vita di Tullio pocodopo il principio: E'*i«t/,to Si yuitv xst.ii in A'fTors, k, t"4Ì ti™ to'.
Kit il bj-h's, xj nf-vì Iliv-'-:."; ijri3-, » ui^s'Wì, pojfedaat mrent uìl-
lam puhhcrtimem in Arp'mitlih-j: : ere: n:r.:.v,n uvbem trai ci prt-
dÌHm ,eìiudqus prcpe Pompcjas , fed non fragreadia .
MgneA, che" àre^^A^™*, perche è noto, che Arpino fi fu
la patria del grand'oratore , ed ivi polfedeva aliai podcri;ma_i copiatori
avendo, per ilcriver predo , datoci iCpwa& in compendio, giuda il lor
colìume, fi mutò poi in A'sisiì, e li la dire a Plutarco , che Ciceroneaveva una gran villa in Puglia. Né muior fallo, anzi molto più intolle-
rabile fi foffre verfo la fine di quella vita , ove li legge , che \o (ledo
oratore pollcdeva in Capua jptelx^pivdia: e forai è di porre «'sKbmt-
edCjpnttm nelle verfioni: ni ceneri sì tolto in me lo fltipore , che narran-
do Plutarco aver ordinato Cicerone, per isiùgniit l'ultime infidie d'An-
tonio; che per acqua II portalfero m Kn™^ u-ro sxSi xmiileri ,>x*'òe y^rja , ove egli uvea ville, fi è potuto penare, e rillampar tante
volte Plutarco eziandio in più lingue , con fargli dire centra ogni ra-
gion di geografia, e di dona, che Tullio fu morto preno Capua, qui
avelie avute ville, e che tal ciitj li.i Isi^nat.i ii.il mare:quando fe conpiccola mutazione di pochi elementi II rimettea Knlatrei , d tutto regge-
va bene, ed andava a dovere, perchè preflo Gaeta fu colto l'oratore,
e
tolto di mezzo, làpendofi da ognuno, che qui aveva il fuo Formiano,equello luogo è marittimo: rè mai il i-rn-no CapM.m11 fu d'amenità, edi delizie: gran reo dellino,che nelle più (Indiate vite di Tullio, ed in
lempi sì felici alle lettere colali enormi filili de'copiatorì non fi lon ri-
parati , ne fi pensò all'antica , e vera lezione 1 Avendo io ciò oflcrvato
intorno alla voce K>™™ , fono avvertito da Filippo Lignola pieno di
quei coltomi, che Hanno bene in un gentil giovanetto, vago delle più
eulte lettere, che Dacier dice nel matgine di db vita di Ce. pag.itfj.
Il y a fiure au rexie , db sb Hi Qnftiai , e nel telto traduce CVr-ìt: piace apprendere anche da' giovani: e godb, che il Dacier fi è Ita-
jjj. Nm timi
Dilt, I;.- Coi.ylc
i°4 I FENICI PRIMI ABITATORIA'/noK, e ci di p.84. Il avoit une bilie meifon de compagni doni hterritoire if Arpi , une tene un voifmage de Naples , ec ni alcunomai ha ferino, che Cicerone aveffe avute ville nella cittì di Diomede.
140. Or ficcome le voci AV™«,e Krr/uu han confuti tanti comen.tatoK, e doriti di nollra età, lo ffclfo Ila prodotto eziandio il -ix firJi della region di Baia, e fi è fcritto francamente, e fi è creduto ef-
ler la medefima, che la nofìra gran cit ti 1 quindi poi Ti fon trafportati'
'le perfidie La.
LuciiFto nrfTo fpaziofiliirno campo avanti Nilìia, fi ibvea por iti
perchè ivi non v'ha neppur legno d'edificio antico, come altresì, chefempre coli l'aria i fiata pefiilente,e maligna, fi legna il Cluverio,chene reca l'autori ti , e quella di Stazio fpccijlrnente debbe efier piena. Em'increfee, che debbo «filiere al fentimento del dottifs Mazzocchi , il
quale nella lunghiflìma , e bene fiudiata diatriba de Cuculiano del (uo
gran volume de Erri. Neap. Cemper unita tutto ciò s'ingegna fofienere;
ma non rawifandofi nella vada, e nebbiofa pianura avanti Nifita nep-
pure uno fcarfo antico avanzo delle delizie Lucullane dice pagi 1 j. col. r.
Ioni frteipue pertinuijfe doceam . Compsrtiffimum tli quotidie ab uri-
campagei in rota Pugni /mie itpnbtndi^K pertentari , ita ut ìiicnt
non dubiterà em oppidi alicujui ramai fuife ; cctujus vero, nifi Lu-cullani ? (7r. Primieramente fe le ville , ed ì pifferai memei di Lu-cullo, onde fu chiamato Xerfa tegami, fonerò fiati, ove e l'Agitano,
non fi farebbe fcritto, che l'avea prope Neapolim , perchè tal lago èpiù vicino alla citta di Pozzuoli , che alla nollra , ed i confini di effe
iono i colli dì Mergillina, come fi è moftralo ne' num.i irf. 117. In fccondo luogo, chi mai s' indurrà a credere , che tanti edifici potevanoeffere in una si alta profonditi
,quanta i quella del lago , e chi mai
erge deliziofe abitazioni in una cupa valle , dicendoli , che ancora li
veggono tdificiorum integrorum compagei? ed in oltre chi può dar fe-
de a rozzi notatori in diicernere fiiperbe fabbriche antiche ? Io fon
certo, che fe al gran Mazzocchi (offe tornato a mente , che quel adNeapolim, e fecondo gli fcrittori Greci txsì iìhk xihit, s'intendea pref-
fo la nuova città della regione Bajana,ove fono ancora immenfi velligj
di moli antiche, e di bricvi grotte, avrebbe fubito rinvenuto il vero Lu-cullano: tanto più che Vairone lib.i. c.17. de R.R. dice, che i pottenti
degii fcavati monti , per far gli eunpì(
fi furono ad Neapolim, e pei
foggiunge in regimando a delctivergh , 1* Baiano aulente. In oltre
Plutarco fcrive ncl^i vitn di I.i cullo . t;i» 1. ut Lì: !_ Jiibbriche maraviglio-
fe di quello fecondo Serfe , ma togato, fi vedeano marittime , non potea-
110. Si fcuopreno vari filli deTavi, per non ivci veduto, eh in Biji v'era W» wiut.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. mi
no dunque edere, ove è il Iago d'Agnano , il quale È molto lontano
dal lido V TO 5' il ™.>- im».:'ì::, >, >;» jro\.> *>i , n.T.fc. Affi-,»
{Luculli) in loci! mmtimk, & ad m-jam urini, &c. e poco dopo,
h| Srùms i'cjJJs! xii^niis , i. t. ». JijfMi nutritimi ex/intatte, &r. co-
li anche Patercolo pag. 175. dell* ediz. di Burmanno , dì in/ella! molamirri , © rectptum , ftfM/i maitibiu , in tinnì mare . Il Oliverio .
che non vide monti nella (pagali di Nifita finn dopo Agnano , fa il
principio dell" turtpo c-jLì ci i\krs,iliin;i p.ij. 1151. Eur'P' "«rem
citta Mergiliina ; pisOfl'.i: I..Ì |-nlicro .lì Mjzsnli.iii il rinnova p..»,
107. coL ì. ma non rinvenendoli ivi legno alcuno iell'turipo , dice, chi
ci doveva eflère : Alia er^o prorTns in occiduo mentis Paufilypi Intere
fpecm mari pervia filtrit, «eetffe e/},q«.im ns»f , wytrc rumi, eò/lm.
H.iai , j.lJjt.ii-t i: /''('/ rii , l'I.'i fj'»ii' .'.rJJKi; f.HtiquarXBl loca minproducendu fateti conimi: i luoghi degli antichi, i quali egli riporta,
fono appunto quei , die fi contendono, cioè perfidh monres ad N.ap>lini , e «15I «W Te'Xir . Or in vedendo ognuno si gravi diflicultà , e sì
varie, e difeordi opinioni, ed il non ellèrli poto mente alla nuova cit-
ta, «'1 n-o'firf, preflò Baia, ner rinvenire la fàmuli villa di Lucullo,non
farà cosi pronto a crederla pretti o Mergillina , 0 [Militi , o afiòrbita
dal lago d'Agnano: ed io avrei più valenti pniove, per fermarla nella
regione Bajana, fe potdìi efier brieve : godo almeno d'aver centratori
Ì pentimenti altrui , ed avergli in buona parte per ora indeboliti . E1
flato anoi benigno il cielo, che il Pellegrino, fperimentata la malagevo-
lezza di determinar il luogo della villa, e de'vivaj Lucull ani , nella fua
Campagna affatto non ne fa menzione , perchè avrebbe empiti più fo-
gli fenza nulla fpedire, come gli è di ufo : ed in fatti nella pag tój.
imprende a parlar del lago d'Agnano, ove gli altri nollri ferii tori nontraJafciano di favellar degli ediftej éfi quello conciare , ed invece di ciò
«li da fiorirò fa il filofofo , e vuole iflruirci , come polirai formarli liti-
ghi, e forgere i monti, e termina con telìimonianze di plaufi,che neriportò recitando cntal infelice difeorfo.
141. Ora m* avveggo eflermi per lungo tratto tolto dal mio argo-
mento di inoltrare, che J' ile-letta Megaris ebbe il nome daTenici ,per
vie più (ìabilire.clie ;;ì;i-11ì furono i nuli ri primi, ed antichillimi abita-
tori. Dovea però palcfaic la ragione, onde nell'età barbarica la mcJe-fima fi difle cajlrum Lucullanum , E perchè piace, e forfè giova tri-
vere delie cofe patrie , e vi fari chi fi chiami eziandio pago di legger-
le, tanto più fe 5'illuHr.mo gli antichi , amo per brieve alrro tempodi profeguire a parlar di quello Lucullano, comechè m'attengo di prò-
porre il più , in cui fono iti a iraverfo i nollri fcrittori per tal (allò
nome apporto a' Megari : non potendo dir tutto, per non andare per
troppo largo fpazio. Il gran Mazzocchi nell'intero $.2. pag. 117. della
141. Il dottili. Mazzocchi mole , che h erotti di Pozzuoli Ili opera di Incollo,
lorf I FENICI PRIMI ABITATOR
Vicino tango di
de a inoltrare,
n w!3©-,tS Km»noAiN a a^j,tot KfJfiseiiuv ifpii
y.ilio iiKXiir.i'icijiuno a farli, c nella contrada di Pozzuol
lora quella, the da Avemo menava a Cuma , che il vo
Sibilla, e l'altra, che da Pozzuoli ne giva alla nuova cit
e paflàva per Baja, [a qual furterranea via ora o è mina
ili. Prima ò'Asrippi, e d'Ausudo non «'ermo qaefleerailc, 0
DELIA CITTA' DI NAPOLI.
,_.ò Baji, cioè , che ivi fi era-
ti edifici, che fi dieta " fI i «ris; e "le * Hat*la Ciilìa cagione , che confondendoli colla noflra NtiTrtis alcuni luoghi
di Pozzuoli ne' tempi mezzani, fi ami!) Linièro a quella, e. fra gli altri
la gran villa di Lliaillo, e lì Icrillé, clic Mentis erali cajiram Lucili-
Imam. E tutta cii furie cunf-'rma quello , chi ho imptefo a mollta-
14!. Rimane ora adar chiare pruove, che anche la nolìra grotta nonlia opera di Umilio , nini; Li lerilM ii i\»lv.K Mazzolili , ma dello
f:.!b Aqri.ipa iu.:nà; <<..'. l'ina.- m> .-i: Cocce». Ballerebbe , che Strabone
abbia detto,che «nello cmiliib 11 primo mari fit i-ffìymaaat,ni psrery-
prai vite àatsrentar,per non aver fatta quella nolira Lucullo, perche
altrimenti non farebbe fiato Agrippa l'autore di tali vie fotterranec. MaV avvedutifiimo ijeoqrjto !l;\v.:;;Jl. .r.Mroo la frotta Napoletana , ce
ne rende più lìcuri pag.377. EYi '<•, C T.-Wi N,. -Hf.pt) oVpfj npn-irif
li fl,™gli i»! T.-;, Tt ÌImjiv.'ss,<T.-i Kiwv.i-, 1Itì?J.w9Ì™ì (leg-
gono altri oVspywSti™ ) iiuk ,ùrT.p iirf lini K'ijtlui, iiiì u iÌbi^SH-
9<fVH3{ Tfc ÒpSS , TjW'-~i ^ .^r-.T-iTr",- C"'^.:', 013 TsAAÒ iPTTt-
j-itj,=f.'j.« e; ^ ,;nha noAji «.it., ìV.3.m'!, *;xxmni.it
>XE,
'
,'*t ™" ' Dl1 "fi! ìwL^
«Moli J< it,*? nL tino: Ef? iii
(Niapolì)crypia tcii?.:.it,;-.::s iubftvnUi in <f«t in/cr Putcohie/I ,
Ù' Xcipelim , cedri» opere , *t ,"B?cme , 9«o «/ìh» Cnm« uer/ì«
turO»» diti t-oigquc opina rnuUoritm ILidìvrvmJara Kcurrentibas Jìti
curribus : iumenqvs pajjim ad raglimi ttliìtudìnem,fune/iris a fiépcf
firic monili cxc'tfis , dcminiiur = il.A-.-t qui.l:m aiata ifthtc uova.URBS aquarum calidarma ftaturivinei ,0" bstneoriun apparanti tua in-
feriore! ih, qui B.-iiìt flint, ffj i:im::ra tir.il::> fenderci .* iif «[Mini
s/ja ar*I dldifituta dì r.'M numi- l'in-. il'n ,vji:;':
. ',:d!li alili fup.T -ili-il
ccnJìruBii . Mi Ha pennello, clic li faccia qnulchc necetlària olfervaz io-
ne fopra tal luogo alquanto lungo; perchè v'ha della grande conflitto-
ne per malignità de' c.ipijtcìi . M peniì per ogni verlb a ciò, che dice
il geografo con brevità, ma con avveduta maniera, cioè, che la gioì-
ta di Napoli li fé: e ad iiiiiu/i >;;; di quella di Clima,che fu diretta da
Cocceio: or chi non sa, ci.- m:dlij, che s'imit.i, i poltcriorc all'ori-
ginale? e quello ci dicon j qu^e vnci tT!-j.,r::i>y. srii.wr , «ceffi iti
foenavi di 'het nuovo ncm'lna/cócèe^. ™ rrh^avea'gia pòco innanzi,
e le di lui lodi: ne puònon piccola Mone fra
Agrip-143. L'unire dilla Erotta di Fcjiiuoìi li fu Agrippi, i l'uchiicilo CtccrjJ.
ìoS I FENICI PRIMI ABITATORIAgrippa, e Stratone : e dattili , che non foue flato Cocc* i! diretto-
fenza molte preghiere, fi piegheranno a credere,che non fi fu Lucullo
autor di nofha grolla, e ni fari mai vero ciò, eh; dice il granMas-zocchi, che non poteva elTere (lato altro , che Lueullo : Ecati morta-
ih:,:: :,!!!: IV: (.:<-,:!:„<,/ (;.vu .f.lljlrn OUtmemUS:
come fe Alludo, ed Agrippa li follerò fiati meno doviziofi, e magna-nimi, che Lucullo: e dee galere il comun di Napoli, che i noftri pa-
dri iutclero bene Stratone , e (trinerò in immortai marmo il nome di
Coccejo, ed il dichiararono autore di sì vaila, ben diretta, ed utilifli-
144. Fa d'uopo anche avvertire nelle parole distratone l'elpreflìone,
y,TS«>r, "r>pf
/ ios eli, &Neà-/po/im,onde fi vede, che i colli diMcrgiflina Tempre fono fiati i confini
di quelle due città, e vie più lì rende laido , che gli ameni , e brievi
monti Leucogei, che gli antichi feriftero eziandìo elier htter Pumhi,& Neaftlim , non fono quei della Solfataja , ma quei ove fi vede
la ndlia grotta , lìccome con ifhidiata cura , ed altri documenti li imoflrato nel num.niS. Quello però, che forte rileva nello fieno lungo
luogo di Stianone, fi è, l'enervarli, che mentre parla di nollra Napo-li
,v'appone un non piccolo periodo intomo a' bagni caldi di Eaja, e
che quivi fi era edificata una nuova , e fuperha cittì , il quale i aliai
importuno: tanto piìi, che poi profiegue a dclcrivere gli antichi noflri
ammirevoli collumi (invi , e che ip^ulmeuie da Roma , oltre tanta
gente , anch' i vecchi patrizj tra noi venivano a godere l' Attiche 11
i.chc ne ferine,nì
ittìi fi fu de' copiatori iti m .1 ir.n crl.i, perchè favellando Strabene dcl-
1 i"(v"!;si> di Baia pag.37;. dice, che Coccejo avea latta oltre la grotta
li Cuoia ,1' altra da Pozzuoli i-I vi*» ivi Fìliis od niruam bp-
coi pei- tgjm , e piofeguendo immediatamente 1' avveduto geografo a
lire 1 pregi di queita ui iAb, che avea bagni caldi, ce. li avviarono,
he quello periodo foflè ftato amollò da fuo luogo , e che fi parlane
L'i:i i'Z'jJ I; . Co
DELLA CITTA.' DI NAPOLI. <
della noitra NfefrAif, onde intero a quella l'appofero:di modo che to-
gliendofene con riporlo, ove fi deferive Bah, ed i nuovi edifici, l'ino,
e l'altro luogo fari fcevro d'errore, regger! bene ii Cornelio, ne dovri
farli neppur una mutazion di voce, o di (intatti. Altro dunque non fari
il bifogno, che apporre quel periodo, che comincia , E'mÌ ii r3 » >/s
TroXif della pag. 377.C al luogo della pag. 375. C. ove fi deferive Baja,
e la nuova citta; il quale periodo da me fi t recitato neil' antcnskutc
num. 145. e gli precedono due lineette, per diflinguerlo . Cosi facendo
rimarrà vero, che in noiìra citta non vi furono mai fcaturigini d'acque
calde, ni farà fallace Sitatone, nè contrario a Plinio, ii quale ci ren-
de certi, die in Napoli tale forte d'acqua non fi rinveniva , perche
numerando nel lib.31.c1. le regioni tutte , ove vedeanfi limili calde
furgenti in nultra Campagna ,dopo aver deferitte quelle di Pozzuoli,
immediatamente. nomina l'altre di Stabia, e nulla dice delle Napolita-
ne , perchè non mai vi fi. videro
.
14;. Nè fi creda, che io lia fiato ardito a rimettere nei Aio antico
luogo quelle parole astrano:;: lliv.n.ni'.eme. inJi rinraij da coloro, eh.:
il trafcrilièro , anzi mi fi dovrebbe qualche merito d' aver ripolle ncU'
antico, e beli' inneità parti si meramente difgiunte. Ma perchè temo,
che taluno per foperchio amor dell'ozio non voglia prendeifi il brieve
... ... verlìone Li
e fi vedrà la bella unione tra loro: Hac ttinpejlaK fyina^ux àr-
ia Avcrnum crai, txcifa ab Agrippa, lodane-L
fermiti fu ( Cucce/m j aliano patio fabellam aurea telatati de Carnati-
ri/!.- ac fortaffe antiquata cenfvettiiinem putaveril hoc iti lieo, iti percryptas via dueeremar . Dopo quelle paiole furono tolte le Tegnenti r
fìSC »» NOVA UPES ( i ,U j cJìd.Mt» f0n,CS **ber , & hainemsm apparntioites Bajatiis nihilo virruttt inferiore!
, fednumero perquam pji;rriii-fs : hir j:i/:na\;ii Hajns) NOVA URSS(iM.» tsais) edificata cfl, confìruAis regìis vìllìl sliìt tutta alias,ncc
mi«c« magnifici/: 11,1 r/t, siu.: Puiu-lìt -ji/initur. Indi Strabene fi por-
ta a deferivcre il Lucrino lago , Lncrinus autem lacw , i?r. Al certo
non così fla ben unita gemma in oro, come quelle parole in Strabene,follemente dilsi'Jntc n.iWir.ori , 1 quali vedendo le voci tix tu'Ais, al
femplice lor tuono , non curanti J-ila inenie del geografo , franchi le
appropriarono alla ndira N'ij.jaiì, Ss perii li vuleile in parte torre di
colpa i copiatori, ne trarrei qualche piacere, purché, fi dica, che a lo-
ro flacone non era nota , le non la città nollra , che in ogni età è
Tanti. Dd \ fiata
145. Si danno nniit le pirott di Sminine , .liiriieiii-ine luoghi ili' coiiiatoii.
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no I FENICI PRIMI ABITATORIHata di alta fama, e nome, e la ilx tAh Bajana ignorata, o ofcurif
fima, e forfè anche dilìrntta: ficcome i (lata occulta a tutti i più il-
lllftri ingegni di quello fecolo felice , cosi ancori agli fcrittari dell'eli
barbarica, t quali leggendo negli antichi , come già ho avvifato , cheLucullo perfodit menici ad Neapolim , ovvero -risi 'fi* iAn , fenza,
più altro attendere han creduto , e fcritto , che quelli avene avute in
noAn-dm le fue ville, e non in quella prelTo Baia, e Meqaris diven-
ne calmiti Lttatllanum : e perciò fi può aver mercede a' copiatori. Sepoi folle Irato più grande il fallo di chi il commife in tempi infètti al
fapere, o di chi non il conobbe ne' profperofì , il dica altri, perche io
debbo lìimare i favji a me balla averlo forfè ben ravvifato.
1415. Rimane dunque a mio credete pienamente riabilita sì lodevo-
le emendazione nella grand' opera di Strabene : chiedo ora , che mi fi
conceda, e forfè eziandio mi s' impone , che 1' ajuti con efempj , mafarebbe lungo Aento raccogliergli
,quando di leggieri fi poilon ravvifa-
re nell' annotazioni appaile ali egregie edizioni di uomini eniditirtimi
,
i quali fovente rimettono ne' prourj luoghi t verlì , ed i periodi interi
de'volumi antichi, e fpecialmente de' Greci trafpolìi a talento di colo-
ro, che sii trafcrifìèro . In vece di folta copia di tali elempj farà piii
valevole 1 autorità di Filip. D' Orvillc nel iuo Cantone pag. 311. chein faper Greco so, che non ha maggiori: Te ha pari, l'attendo da al-
tri : Non qavi unquam l:brf.T:orum culpa, ve! pcrverfo nitidìorit Jcrì-
ptarx fludio , dum erroncsm verborum ferìem litura noluerint cortili-
Te, laici fynchyftt accidijfc acgcm : imi-li non vfrba,(y ptriodtt,fti
ionge maiora Scriptt,r:.m m-tiiirj cviJciìicr ..- fcribis confufa, & malelocala effe extra iviìum efl pofitum . Versi» caute in hii procedendoti
effe a/o , & mSiorìbui fini more fcribere pcrmittendam : quii ex. gr.
non adfentialUT mai/no Salma/io in Antonino Liberali fab.^i. ordinan-
ti ita verta confujìjlimti ? e recita il periodo Greco del Liberale rida,
bilito dal gran Saimafio, e di altri autori ancora. Ed in divertì lucilidella fua opera il D' Orvillc inculca lo lldlò . Dopo sì autorevole len-
tenza di un uom sì favio vivo finirò, che lo riflabilimento delle paro-
le di Strabone rimanga più certo : ni vi fari taluno fovercInamente
contenziofo, che il creda anannofa fertilità,o di si reo talento, che lo
(limi novità licenziofa . In cofe si chiare tralafcio altri moderni favj,
che dopo D' Orvillc ci dicono lo (leflb , come Gio. Daniele a Lennep
,
il quale nelle fue Anìntadvcrf. ad Coluthvm lib.i. impiega l'intero cap.
10. a porre in ordine le parole , ed i periodi di più autori Greci , e
Latini , e cosi comincia : Liceat }am quidam loca delibare, 911* non-
ni/i verborum iranfpofitione fanatì commode poffe VÌdetlUT : e nella
rag. 49. di quello cap. foggiunge parlando del codice d'Eratofkne : Cun-
tla; qua bin'is iti capii:!/::! (Emrofihcnis) vinlcnttrr afe iiifìcem di-
vulfis kgvntur ... una cap. ctnnninms.it {liy^ims) e con feliciti ri-
144. Giulie querele $ uomini favi intorno 1 limili filli de" copialo"
.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. ut
:e,e dilpone le parole degli fcrittori utili loro antica, evera lezio
Vonelwò.dw intomo a quella gran male,che han re
—
piatori a'«xfici, lì leggete la lunga annotaz. del Valckcnaer al
161. delle FenilTe d'Eurip.ove fra il molto ci dice: Hoc crroru J
(de' copiatori ) dtiivatta cinici plurima procul dubm,quin integrai no-
ti! {codiami) cotumnm inrercepir ,atque ea •oettrum locis intuiti vuU
, , 1,1 rc/àrchi nonpofmt: Mineurtai lacuna! praier D" OrviUum in CSfìr. p- SS»- SS3- « 'odd. mn.pafftm libroru'n cdìnrei fuppleran! , &c. Se dunque io ho rellituite le
parti del difeorfo di Strabone della nuova città preHb Baja con tanta
reità diflrarte , ne ho avuta ragion vera , ed ho imitati i graniTefenipj,
ecl i precetti ili uomini si favj, i quali c'impongono, che in leggere,
ed illuftrare gli jnli. .11 r. :'. ìoribas firn moreferi-
berc permìrtendum , non come è piaciuto a coloro, the gli traferiflera
X4.7. Non v'ha più valente ragione per riparava , che quello luogo
di Strabone è Millo h:r. rip.-rjt.'i , rili-'riiv, c]ii m(;> lini iti ìmnj d.il
vero coloro, i quali fi fono ingegnati d'efporne il fenrimento lènza por
mente all'errore de' copiatori . IlCluverio affili avveduto, ma non po-
tendo peniate, che il tU n\n fi era pteflò Baja, li ftudia in più guife
feiorre il nodo, che Coccejo avea fatta una grotta da Pozzuoli lino aNapoli nolìra, che pattava anche per Baia, e di il reato al Latino in-
terpetre, il quale certamente non ha fallito , e dice pag. ino. lin. 55.
Salii adparei nunquam htc loca infpexiffe inlcrprcrem, qmdpe cura
Ba/a cara Putcoloi fini , qui Scic amiculul tfe potuit a Puteolis vcr-
fm Neapol'mi fuper Baiai tendini ? ridienti!!" hic fanc . Indi ne! prin-
cìpio della pag. Tegnente vorrebbe , che quella grotti preflo Ba» lòffi;
la ftelTa, che quella di noftra citta , ma ne di deboliflime ragioni , e
contùndendoli per ultimo crede , che quel luogo di Strabene a fùohcxfcriprore ghjfemaiin effe faiatum : quanto avrebbe detto bene , fe
avelie penfalo al transhitum ! Intanto non fi dimentica di faviamente
riflettere: Ipfe Srrabo in deferiprione urbis Neapol'n ,uhique habet uni-
ca -cete, >; Ni^i?.,i , -ih l'i N^irota.oe i«rc tfi ìtì Ni«iJMf. O- in aliis cxemplmibui, «tri N.'is WXiw, qus rei fanefiifpi.
da e]}.- ma ciò ballava a farlo avvertito, che non fi era il proprio no-
me di Napqli nollra , ma dovrà tradurli fcmplicemente urbi nova , la
quale fi era edificata lungo Baja, ed il tutto andava a fegno,ed a be-
ne. Alla nobile moderazion di parlare del Cluverio , che ha fentìto
molto avanti in geografia, è in tutto oppofia l'antica maniera Campa-na di parlare del Pellegrino, il quale pag. 311, non eflèndo fiato fuflt-
ciente a feovrire lo Itolido ardimento de' copiatori , e non ravvilando in
Napoli calidarum aquraum fcatVTtgints , &c. vuole , che fieno quelle
pretto il Veiiivio, e per fermar si iìrana opinione recita Uverfo dì Lu-
crezio niente aflacentefi, Pompe/i calidis ubi ftanant fonùbus auBt :
Dd x potei
147. Quello luogo iti Etografo, come on li It^e , inthe dVflTj non inicfo.
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FENICI PRIMI ABITATO R
a, Vi liato a quelli ai un uomo, di cui, per decoro di lua pedona,è bello tacere il nome, perchè 11 fallo è grave , il quale interdirò in
una Italiana differtaiione^quelle parole AAAH^nOAlS
refe prLipi fMrnmMi quefitnucv* città nèlhmftnN^li ; 'e la
VOCe BariMat, che Lhilfta n S,;.rai:™; m.-.pnfiis, : Evenuta .r.in
principe: ma li avea da dire qual re,o principe v'era in Italia , ovvero
altrove nell' età d" Agrippa, e d' Augnilo, che li folfe portato a fabbri-
care, e vivete tra' Napolitani: eppure cotali erudite cole lì fon date al-
le flampe, e fi leggono!
148. Quelle fono le Arane maniere d' intendere gli fcrittori antichi,
c fpecialmente coloro , i quali fono flati più avveduti , ed in età felice,
come Stratone, in ifcrivere le lor 0|>crc : e certamente dal vedérli co-
nienti inconfiderati , e condili , li penferà di leggieri , che cotal gra-
ve difordine d'opinioni intomo al Lucullano e accaduto , che non lì
pofc mente alla «'* preflo Baja , e fi è fatto bene a diilinguerfa
dalla noftra NfJfflXi; cri a-Mgh.:.-.i (ira luiifgi.iriuniiti; l"an. i!,'i .1 foni-
no l'aver io reltituìto d luogo di quello geografo si iconcbmcn'c tra-
fportato da cnloro, che il ricopiarono . Qui volta, tralalciar di più la-
vellar di quella ilx • o.m vicina a H.va. : ma quanto più icrivo , tanto
fi rende maggior il piacere d' illuftrar le pntrie antichità , ed i Latini
fcrittori, ed 1 Greci fpecialmente , i quali di cfli: parlano,/iù mi dipar-
tirò dall'ordine del mio dire: e li dia il prinu. 'ni?;, cri ::k.:j ,i'Ciri-
ci . Dion Caffio con didima maniera , e favia eloquenza deferire il fa-
jnofo ponte, che lece Caligola da Pozzuoli a Bauli luogo prcllò Baja,
o per meglio dire, piciVi r.-rno*? i-J/.fv,come egli fcriitei indi i copia-
tori credendo, che li folli: la nollra Napoli, e non potendo eflb ponte
giungere fino a quella , col fai e , e fnlim ::u:ìk a lor taluno mutaro-
no le parole dello dorico . Rciniaro comechè faviffimo del Greco idio-
ma v'aggiunge i:;;i tiutni aniv.i'.a/.ini:,: , e riì\;ru ciò , che gli altri vi
148. Si dà buona luce ai un luogo di Dione con Tifar uni voce.
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DELLA CITTA' DI NAPOjlTervito, ed anch' «li fi è confalo : ma coli'
non so, le faranno più autorevoli quelle parole del gran Reimaro;inne -ir.}'. mr,-![t- f:::, :r r;«,j -^irii dìilit pio r:it.ir , qxtim blé\
d'ima Xip&iliiiHS , & Zollanti, \.-<'^n , tisi/ róKtr legerc ,
Nisplis vin-ÌJÌgjtir ami LcundrrSto , vci' B.i/j tum recati ex/Irti,
metti a dovere, ci la paHe U m^tf d^o fiorài . Intanto s olirvi,
che eziandio ilReimaro relille al Pellegrino ,elìenda raro in quello Cam-pano feritore l'avviarli bene, unii.- qui , eh; la hi to*is dice e!ler
Baja, cittì troppo antica, che li ;>o!ìa chiari;;;? is'a, ne il Latino tra-
duttore ha fidiito, }!srdic il Pei:-. -mio Kg.--,?, in «niia chiara i'elpri-
me : La Mima tiit.) .v.;,"• ' : - r-,;
' ,r /' veduto » et-*
]A: ma la nuova dna, rivendo DÌuik, tra (fidila da Baja, e Bauli,
benché vicina. Gi.ud-.e fi è l'ala l>;;ona luce a si con trovi ni co I11050
.di Dione, non ridarà r.oy riii;tiiJ;r;;e un altro, uvs lì vede eziandio
149. Fer «ver diiifin r» »i>m prclfo Bjja, l' brani: jltro lucgo di Dione.
zia I FENICI PRIMI ABITATORIiix TiA«,e fi è prefa per la gran città noftra. Quello (lotico con for-
te, e felice facondia ci di la venuta di Tiridate dall'Armenia in Italia,
e con quale grandiofa magnificenza fu accollo da Nerone , e parte del
viario defcritto li fu qucilo , che fiegue , perchè indi lì portò quefto
Re in Roma pag. . f,i.S. E', !:; t. V-**:% {:,-,„x ™ f3Bii M nNI-fiw©- £ Èii Iliwnù t't NEAN OOAIN itpj4 «I™ «V,™. . . O' A N.fw . . tdTì Si «Mlw ffiE«f«n kJ [»»,«;»,!« i» nrai-
m't^,td\t.'n,q„i /rfra» ;«'™v"m urbem ^JT.'.'.ìV™.*™™riTiT.j nupisficc exnpi: , nini /urfot Pi««/« gladiatorio! fiat , Cfc.
Ballerebbe il leggeri:, ili: D a aie Icrilì; ™ to'*™, e non NiixoJ.iv, per
ellèr certo, che (i par i <L\ì.i w.'f--;.-.; cjìjj lungo Baja: ma v'ha piii va-
lenti ragioni, si perchè conveniva accogliere un principe (tramerò nelle
citta del proprio dum'iuo,qmlc li era ia region di Pozzuoli , non in
una, che non fi era de! fuo imperio, ed il noflro comune allora vìvea
da perfetta repubblica: tome altresì, perchè li legge, che in Pozzuoli,
luogo viciniflimo alla nuova cittì furono dati a Teridate eli fpettacoli
gladiatori: nè rinvenir fi può dcbolilfima ragione, perchè T imperadore
attcndeffe in Nanoli l'criilaic. Ed or.: iarj di lunga ammirazione, cheil gran Reimaro nell'egregie annoi, in quello lìorico, e più altri comen-taton (limarono, che qui m* rixis fi folTe knoftra cittì, e mi fpiace,
che anche Pier Latina lia dello [UBÒ fentimento nel Ginnafio pag.138.
250. Mi fembra in oltre , feovertafi quella rix its'ms vicina al lago
Lucrino, che fi polla rendere f|<edito un luogo difaeevole diS.Agoilino
(per non parlar Iti [«un ( I lentie tontrsAca-
vi Cvmmv &mùf,0 ,atque sdto Mtyetitan «MI cum pwttfffff, ntc
emgìi&c Se quelle parole fi voIeHèro intendere delle ferrale dellarrafìra
tran cittì, al certo ci richiameremmo di S.Agolìino intomo ad un fitto
lìorico troppo conto , c rinomato , non avendo apprefo , ove Tullio lirif
fe i fuoi libri delle quell'ioni Accademiche, il che fu in Cuma, (iccome
egli fteflo due volte fcrive nell'introduzione: Fai igitur fenuonem in-
verfi dopo: ia cuh*no nupcl, cuoi mecum Aiticus m/ler ctfei,&c.
Ma Plinio lih. 51. ci. vuole , che quell'oratore tali queflioni le com-
pilò nella fua villa, che chiamò Academin , ed era la più cara fra le
molte, fituata hi n» Ti'lur, della quale io fo lungo dire: e Tumcbonell' annoi, è di quello fentimento, e recita le parole di Plinio:c fem-
bra, che Agolìino ben efperto della contefa, fe in Cuma, ovvero nel-
la nterat cittì prcITo Rifa fofTero fiate tcritte da Cicerone tali queflio-
ni, uso le due voci Chimi», e Napolitano , c la feconda fi dee inten-
dere della if'a riir, n<:n Inni;! ca l'n/v.i:ijii , tanto mai^iormente , chequelli libri di Tullio imptele a contrariare S. Agollino : nè alcuno Ila
no. Con quelli ii»u fi dà lumt jd un oleuriffimo I11050 di S.AfiQiliao.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
pretto il Lucrino, il Oliverio n'ha raccolte più ar
ma gli fuggi quella di Plutarco nella vita di elfo Cicerone, da me ri-
triti mini. !.z;X. v„ -Fi* ila» ¥Ó\n il à-ypi , h.t.Jl. & prvpter )>o'„:~,irl
urhcm gaietti villani, &c onde avvedutamente poi S. Agofiino Sol-
vendogli contro dine: Petfiiadebìs nimbata tmnqusm in grnmtfw Cu-
mano, alque adcù nkapoutun'o, O't. Nè credo, che fi puffi! inten-
dere altrimenti quefl'efprdfionc del Santo, le non fi ardine di farlo reo
di aver ignorata l'ilbm, ed il luogo, ove fu quell'opera fcritta , che
aveva imprefa ad oppugnare
.
ijr. Non fi riculerl di accontcntire , che P aver ritrovata io quella
ili nella regione di Pozzuoli , non fìa fiato di vantaggio, per in-
tendere piii luoghi di fcrittori Greci, c Latini , e fi fono Knduti voti
i fomenti de'favj, nè tornano più a profitto ,perche fono iti contro al
loro vero fentimcnto,tralportando le dui, e le ville, come fé fonerò
flati navili, da lido in lido, e fpecialmente i maraviglio» edificj, c gli
euripi , ce. del magnanimo, e gcnciofo Lncullo. Non debbo però tace-
re un brieve, ma che fembra bene ftudiato ragionamento del dottili.
M;i/7.i i:Jii , iiL'ila pg. 108. col. 1. per folk-nere, che il Lucullano li era
nel lago d' Apuano, e ne' confinanti luoghi: e li può raccorre in poco,
cioè, che il figlio del gran Lucul lo li fu erede dell'itola di Nilìta.dun-
le il padre in tale contrada doveva aver le fue delizie, e le portento-' n fono ?! piene, e ponenti,
j^raii [.nei:]
folle flato <
reggerà, per qi
di fTefco fi era
gli autori dell''
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zìi I FENICI PRIMI ABITATORIe che gli fcrittori de' tempi menante fpecialmente i facri aveller cre-
duto, che l'ifoletta Mcgnris fi Coffe [' abitazion di Lucullo , c non fi
chiama, da elfi fc non eofinim Lucidiamo» , E non fallirei con dire, che
fe non fotte Hata afeofa al gran Mazzocchi la «uova cittì nel lido di
Baja, in compilare !e due si lunghe diairìbx, per rinvenir il veroLu-cuiiano , ci avrebbe date emdizioni più fcelte , comechè farebbe fiato
pij brieve
.
>ja. Or mi rimetto nell'argomento , e nell'ordine del mio ragionare,
in mollrando, clic a ipc!:' ìlolrrci fu pi .Ho il nome Megeris da Fenici,
non elìendo nè Latina voce, ne Greca: ni fari di noja il leggere, per-
P,i-,:i'ini:i, il libale fedele ha confcrvata
la brieve favoìetta ,
". , che nelle
limile v e tempre il vero, comeché. afeofo: cosi egli fcriffe nel princi-
pio del cap.40. del lib.I.p. pó. Arymi . . . Mi>ip» TiùSa cyra
ixÙTAi ijfNufi^? (£j^vj'5©j
J*<c-
riyfir t£liì ivi AdLixX[«vJ& TTOTi fa[y&£Ìtw7
tÌj, Sii lin r.fiurfw « Sp®- .WS™, firant . . . MegsrumJovisjìlì:,m,& tu/m Njrmft* [Sithnìdis] DeucAimis diluvium efugife i,i
Geranio: monili wut , timi noihìi-.m moni hìc id nomimi baerei;
fid quii Mega-m gruma volantiunt voccm feextus ìtlue evafifet lis-
tando, bine mona injiium vaimi Ginnaimi . Amu, che s'oilèrvi ló-
prattutto , che quello monte avea due nomi Mcgaras , e Gcrania , maton dimeniti fi raccoglie d,i l'aiifnnia
,quale fi fu il primo, lèmbra pe-
rò il Gcrania: ma fc Mcgaro figlio di Giove femiendo le gru , cioè tu'*
j-iii'vss, che nel vertice o tflò li (rimarono , falvoffi dal diluvio, nello
medefimo tempo fi dovette afv;llarc G,r,:n:.i, e ,W'?*ihj . i Greci di
leggieri fi confondilo,
ii.ì.mc.i !
a
;,-]'., ino di voci , die fono lur venute
da't'enici, comeclic dilettano adornandole di belle tàvole, ma con que-
lle ci confervano la ftorta, purché fi fappia con guife proprie fvelnre.
lo truovo , che Mtgavus in orientai linguaggio vale la gru , liccome
j-i'pii®- tra' Greci, onde il nume Ger'ttnif di tal monte è 1' interpetrz-
zione di Megarm , e quello lì fu il primo nome : ed indi il ferace
Greco ingegno ne creò un giovane figlio di Giove, che campò dall'ac-
que di Deucalione. Si ha ne' libri fanti la voce uji, e s'interpeira ge-
neralmente nanna avi! aiicujus ; indi fi forma giuda il comun ufo di
quella lingua ujfo, the ninnano hic:\h.-,r : e trovandoli due Iole volte
tal voce di volatile in elfi libri, S.Geronimo ina iiiunda, ma variano
i Lvs. vecchi, e ci danno ima volta X''-'1
-'1,
? feiMi/o , un'altra rps-
Si'i, ptJTcr , onde fi vede , che non fi era ficuro del natio lìenificato
della originai voce, lì u-^a Baia tj, 14. e Geremìa S.. 7. r
-. S'ii'Jta l' oTi^inc l'ti'.itia ci MigaTÌi un un bri luogo di Pralinii.
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DELLA CITTA' DI NAPO
153. Ma perchè ìlnoltro Slavi) clii.mv, q-.k-Ik fiuìa 'niella M-ga-/jjt, vi fiir-i rallino , i! quii- avendo :ld"ì: :o -'':!
i'.ì i-'i;:-.-.;
,
ri (rane tal nomi: *ìiv, mag.-:! , m:h:a:u':; f.l.-: duevolte lì rin-
viene nel fanto codice, e nella Greca, e Latina vcrlione in quell'unica
fignincazione s'oflèrva : tanto pid , che v'ha delle cittì , clic diconfi
Drtpmx da 5j«i'»r, fiìx , perchè fono limale in lidi ben ricurvi, ed
il citato poeta in ral filo vuole la nollra Metani lib-s. 1. v.S. delle Sel-
ve : Quxque feri, ctmvos etfe. Migetìn'ffuSus . farebbe in parte
at.ct^.'.r t.i.e c;:iii!-.lr>Ei;i , m.i :iv<.u,:na piid.iM l'aulariu più nobile,
e propria origine, lorza è attenerli a quella, perchè antica, ed ajutata
da forte auturilìt, quali fono le favole. AU'oppollo 5' elclurlerl di leg-
gieri quella, che Li ri-.v.inut.- / ininiovtal Bochart pag.470. dicendoci:
i/r /ani ormo vocis, in qua invelìigandn -.ideo magnos viroi, & un-
i-.-r^qv.: dolio* fntftm fi filigafe , non peffit effe objcura : Hcbrxiiemm hj gur , vcl u gar e/i habitarc , & diverfiri , njo magur ia-
bitatìo ; indi reca qualch' efempio . Ma ognuno vede , che tale figni lì-
cito habitstio è troppo generale, e comune ad ogni luogo , ove gente
vi foggiorni; onde in aver ritrovata ta!e origine, anche quello dottifli-
mo uomo lì pud porre nel novero di coloro , i quali frujlta fi faùga-vcrtiHt; e benché e.i>ii l'ami con il buono Indoro, e Servio, i quali
tifando ambedue le (Ielle parole, vogliono, che magar Pancntm lingua-irW.-.-o; fviùfirni
,perù quelli due fcrittori non fono foliti efièr pieni te-
ftimoiij. Mi Itimerei colpevole, fe non riportafli eziandio ciò, che n'haferino l' eruditifs. MaiTocchi intomo all'etimologia di quella [fella vocenel volume de Etti. Neap. fimper unici [•.;;:>. il quale avendo ridetta
in brieve l' opinion del Bochart , conchiude con lode: Use igìlur veraTom.t. E e orìgs
iji.Non ftmbra opportuni l'eiimolofia diMcr™nJ del Bocliirr, uè del Miiiotihi.
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FENICI PRIMI ABITATORI
non in nullificato ci edificio grande, i.lomo , ed i ] 1 ufi re , e balia veder
^'indici iLii !critt;:ii, c li comiiiti d' Umtro , Se i-dichio dice iltri-
menti, fi si quanto avviatamente bilioni ufare quel brieve fuo voca-
bolario, volendoli da'favj cum oiigelfiffc in iiiuà horremn finivi coni
mani.: fw; -,;«,> fate -.'J.hii,«! o:;v.>." e tir. ilhllto f;tan,:_' al\:i IIO-
mini d-.!li[«i m l'avere, ed anche a di nofìri GiaAlberti {il quale, men-tre ciò (Ì7Ì™,l'.o il tTiflo elk-r ita trii'p't han inij-rdii a pursjar-
lo. In oltre io non ho trovato neppure tra'più femplici nofiri fcrittori,
come il Celano Giurti. j. iiu» che ju-Vultì , i;u.dc fi fu il Capaccio pag.
404. che dicano qucll' i folcila turimi jpcmini , & cavìtmibus effe per-
Ji'ff.M. N'dii vive "ci inizialo, fe trilli ,c|-.c Ci fono prodotte jiììktì-
n ni li.'!; i'.' ci ,ìTi^.:.(;, perche è sfuggita a si dotta cq'p:a ,ì'. k: ti : i n L liv-
ellari, e Ma/-/. '.. hi ):i lavnia ili A.Vr :ì li
j , e Girunì.t , m'Ha quale ci li
dì fcoli-i: i 1 .ai;;: di qiiL-Ua r/illr.L iiólctt;: , e fi e veduto , che ben
lò, fé farò tolto di culpa d elitre (lato si lungo in favellar di Megeris.
154. Vi ha nel continente prdlb queil'ilòletia una amena,ed aprica
collina, tfpofla al u^iiasin . eh; il 1. Uu appaia Pixzofalctme : i na-
riI r ' il li 1 :
"1 it i - 11 1 , . ar il nome
10 fcriflèro riferbatecì dal Capaccio pag. 401. Saprà Platamuntat lE^it
eli eutìaetitim-i fini , r.t.yko r.,h ::,f::;,i:i . . . Zctiìam vulgo diainrtforulT-: compie H:=V<iu, ii; /./..-.: F.i/ra, quoniimì ibi Hercules fmteomrawiM : indi a-ji.m^- , che dal Ruta , e da Fontano fe ne finte
una Ninfa Herclit. Si diri po:o iniiaiiM ciò, che olfervo Lafena intor-
no a tal nome , ed ha creino 1 irli gran fama con riprendere ardito
11 less-cre, che li contenda molto, e li ri p: -.1:11:1 Hrane col;,perchè in
tal maniera fi (hibilifcc , che fe non fi ricorre a'Fcnici.ed al Ipro idit>.
maj tempre il va a traverlò . V ha tra le orientali voci c<y , e forfè
vi era anche il Icmmiuiiin n^-'jt, Ik'hj, e li (crivellili; da'Grcci iiu,onde è ufeita la buona voce 1 e dinota i:n uccello da preda , e
lo itclfo vale in Ebreo il o'n, fi vegga fra, gli altri luoghi quello d'Ea-
Etli'm luogo di notili tini Fcnitior Arane opinioni de'noltii Cerinoli.
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occhiello 39
che vanno a
t^ìui ini ì'j t,7 M.j-a^i, i> At-tó A1GT1A2 xstaF',:j mok'^ , eli di in Latino, cP.ms t';:t< ;>i..vi i:n:n::in ».:ni:,im:iit:',ìi ra in loca Me-gzrcnfi, nSri, qui Minerà* 1ETHUJE ( iisfi meni } /copulai efi ip-
psllaius : Accorile dunque in Attica vi era uia piccola rupe in maredelta l'.isiì.©- aiSi-iz- , cl:c è b f:d!o, eli: jjj-.'iu, così anche Li Na-poli v'era una collina de! medelimo nome anche predò il mare , anzi
ove veJefi raimrfio Megnrit; c fembia , che quella dclcrive Paufania
.
Né olla, clic li traduca [copulai mergi, perche inumi dimoiatili fono
,v,':.i aniV.gni, annirrhé Greci . E giova, che ciò ridice nella pag, oo.Ka-Ón ,1(7 i-ni'ifv IIìtìÌ.':,;» f-, * ' A'^luij t.ìtj-jha nii-h.y, iAi\v.*i* 6 >.iy®- ifSir i.;:, .'.>;' ^.n.Y-;.' />.:,.,/:',>«;„, Co /crii, |W™lcip::hs, live yT-.:.^ :: .W,fcti,oK r . IVon li>ca,
the io ripeta, ri se aliai hi. "hi , e 1 [-L-ci.il n .-.ite linei lungo i lidi fi fa-
no detti da varj voi alili, avendolo io iatto ollérvare più volte in queir
opera. Viene ora &] bjotivj, clic licnrdi 1' i.piniifle del noliro Lafenaintorno all'etimologia di Eciin , perché clicndo molto flrana , rendeil
più accettevole quella da me piopofta. Egli nel Ginnalìo pag. 1 8tì. dopoaver dnrjmcrit: ripr;-'; il l'^H.ino, il l-slco, ce. inai per nitro, fe nonche luriìkro, che (:iiL-!:' iir.ticu nome ulciva da H'-.
a , Hircules , edufii contro cofloro maniere non degne di chi pretende làpere : mi piace
,per mo'flrar, cerne lì pin.ava h q-.:ci tempi:
I Iti-jjj W«C di «31.'" «ìì-M pcfcdtO Bel foga
tori, ce. Indi d'animo licuro vuole', che E-ehm tragga fin origine da :i.v.= , .V.-.:.,^-
,JT.Vns . ma polca por mente,
che l'elemento e non può ir maie ncll' etimologie . Indi non pago di
Etl'a J lo RiSa «he Eib/ia, teine li
FENICI PRIMI ABITATORI
uajlier di coirà i tiijilri fcrittori . Ed or lì è veduto averli nujiijior
lume da oriente , die dalla Grecia , o dal Lazio , quando le voci lòno
ofeure, e riè da quelli due linguali fé ne può o lignificato alcuno ri-
trarre, o etimologia.
155. Vi fono in noflra citta altri nomi di luoghi difficili ad inten-
detfi , de' quali so, che le ne defidererebbe l'origine, ed in quella me-o-limi IfMjjsU ^'i li la trovare lecondo il Cibacelo |>ag-4oo- Piatamo-
jiii£ , voce uliita ancln; dui Fontano , ma quelli la rifa in Ptttramaa
,
cHèndo l'uria, c l'altra sformata da Plasmati , vocabolo pretto Greco,ficcome ho rinvenuto in Petronio parlando di Napoli ; ma fari argo-
memo ben accetto, quando li ragionerà della gran colonia Atcmele : ed
intendere /onde' è uleito°il nóme di S.MatìfàcKAsninc, e dee unirli
con Pl.it.na>: , Pendii delia lidia fpeeie,
|i:rchè tutti e due luoghi fi
diilèro daglialbcri piantati incili per ik-h-/.ie,e per ombra. Ma non por
tanto non fi rawilsrio altri nomi Fenici in nollra città , oltre I nonpochi, che fi fono da me oh hinno ev.-uM onerimi , i r.uali di brie-
ve lèguirù a raccogliere , per fempre più render certo , che tale gen-
te fen^a dubbio portò colonie in quelle contrade ; ed il primo , che
rivedremo farà il S'cbeto, quantunque povero d'acqua,pcro ricchiliimo
di fama. E perciiè mi rinarri] l.t uccìdentak fpiaggia di noftra cit-
tà, per girne all'orientale, mi piace ptima aggiungere, a guifa di pic-
coli corollari , altre brievi cole, per dar piii luce a quello, che già li i
detto, come ':. penliero me le liissicriiec .Nel min. ti rinvenne l'eti-
mologia del nofiro cartello Kant Ermo , e fi mortrò nome vecchio , e
Fenicio contro l'opinione tmllri krittorì, i quali lian creduto , cheivi urima in una chieletta cotebatur S.Ewfinui ; i Bollandiani nel di i.
di Giugno pag. 11 S. edi/. di Venezia fan menzione de! nome di elfo ca^
Hello per ragion degli atti diS£rafmoM- c riportano ciò , che n'hannoferino i noltri fiorici: indi mi confondono in conghiettnrando non folo
cilervi data nel nollro monte una chieletta , ma una intera parrocchia•'
te di iiiitfioSanio,che i marinari IW. vivami nelle tcmielte ,
e
"ìipfr «im.jut p-rifa ìhLnsmti da' marinari Napolitani avellerò
ap-
e del Baillet intorno il nomi del Sant'Ermo.
OigrtizodD/ Google
DELLA CITTA' DI NAPOLI. mi
apprtfo di chiamarla Sant'Ermo, ìpfi vero Sms-EIi,:ui;i vacare dìdicei-'ml
e Ncapoinam littori; n.-.ittì^-.'e. Quindi nr:-ii clì.ndo aife niente ficu-
re ,nè potendo reggere, in quel num.134. non fui Illecito apporlc,on
l'aggiungo come icolj,per non far credere, che mi lìcno sllggiic ; un-
ii so, the anche il liaillef ncllu li.-!.) gairno ripete quell'opinione de'
Bollandiani, gli cita, e vi fa quakh' aitra brieve l'uà oilèrvazione, mai della iiiedclìm.i guiia , die peolamno i Bollandi.ini . Ricorrendoli pe-
rò all'origine Fenici., ci tal vo:e H-.rnns , come ho detto , la mented' ognuno forfè rimarrà piii paga
.
157. Nel nurn.;;*,'. ver 1. .li l-iiìt.- , clic quando fi legge negli fcrittori
dell'una, e l'altra lingua, che T.iicliI 1. j :n.-j ^r.i::.:i::li edifici ad Nctpo-
lim, e vici limi ircà<> ,„' iiitemlca deila nuova óiù prcflò Bafi, «cec-
ine con pruove (colpite mi fono (Indialo perluad.-re, e agginnfi nani.; 38.
che non mai quello confalo ebbe poderi, e ville in nùlìra cittì , nonvorrei, che taluno m'opponete la lettera óo. di Simmaco lib.i. ove li
legge |eali C-rive a fuo fratello Flaviano ) t'unì apud Ne.tpalim foli ,
t:::sd unii ex un ,;./..' .ì.t,', ut .'..!;. nevai r,:;i:::;-,optaveram ,ttt ape-
ci Lucutimi* partirli, tv, ledi/. .1! Leiden dice l.-j-:M,;na : indi prolie.
gue: /ld/icii pralcrca knecbùa ,,y.:tb-ji ii:i<rs:iui ùirie.itarh irriles,ge-
mina»! particum /alido , fi' hiton-upto opere emsiatnm nndm in ha.gilttdliicni p,:i]ibui cxr/iciri, liai.a [;/, ./li, f .Vili , & parvo itili-
jìcaù.iih neccio, ijuci ìntL-,-.c}:':t, f Jj's iHshcri , Le. Sembra , die in
qucll 'einlloU Simmaco ,.11(1:1:0 cc'icm-.ù limi dilla;!-:', in (apcre, dica, che
predo la nollra Napoli Lucullo avelie avute glieli ole fabbriche: all'op-
pollo altro non clprinic qui , ini aver voluto, che in quei voto luogo
dell'edificio fuo, e di liio fratello fi aggiungellèro alcune lìanze, e che
quelli olfcrivagii punici ben lunghi a guifa di quei di Lucullo, ma egli,
non poteva invefht sì largo danaro : e quello foltanlo fi raccesile aper-
tamente dall'intero Cornelio della lettera , comechè a prima veduta lem.
bri, che parli de'llupendi edificj di Lucullo. Rimane dunque certo, che
non e contrario Simmaco a quello, che da me fi dille, che qneftocon-
folare in Napoli non vi ebbe rx foderi , ri l.ihbrichc , ma tutte lì
furono nella regione di Baja. Intanto dee femore avanzare in pregio il
nome di noftra-citt.ì , nella .|-. a!c ;.i!.i legione di 'l tubilo imp.era ezian-
dio in vigore il vivere Attico, ed amavano celione di magiftraii Ulu-
li ri in cftì menare lieti i di : ed ammiro , che non rinvengo da tanti
noffri fcrittori eflòre Hata mai riCTil.ua tal ietterà ri onorevole al no-ilro comune
.
ijS. Avendo fatto io lungo parlare intorno all' ifolctra Mcgaris ne'
mim. j;S. ec. che per errore ne' tempi infelici fi diite caflnm Lgculta->:::'!
. :i;ai vola iMiniaetUTIni .1 l.::e-ue radia d:-' luoghi fac ri, tempii,
e monifleri , che fi kg-mu ciV.re fiali in ella iiol.tta , o nella vicina
fpiaggia, si perchè non era
357. 158. Si dà lunad un lunedi Simulilo, t di S.GrcS o:io intorno al Lue al lana.
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ii I FENICT PRIMI ABITATORIc ofcnrità mrit.1 ne^li icric- jri di lincila lìapone : onde pub elTcre
11 oc cupa /.io in.' di uil-.ini, li ju:rc vi tiranno, che jm.ifli.-j-o diflniinu-r-
1 compilare ivi' ni1 .-.! diiii; cole liur.- ili noìlr.i città, clic non lòno
;i bvile delle rrJanc : ma avvaler (i il jvre bò; imi loilamo di^h ori-
li Icrittori, e ni-)riiiriK-!i;i Ji oiiell'ctì, e non ripetere ciò, che già
ilcapìto del nonro nas in pm liiiri il biige lenito con nu lui-
Mi perché ho rinvenuto in S. Gremir in noni in .ir li C[iiuT ifiila con: barbarica, c guaita, nè fi è penliita finora relìituirla , dee piacere,
da me proporla. Non fa
e de' tempi mezzani, c n
in d=£lÌV_.._
il primo la vuole orrorola , nera, e mane alta, luni-rhillima , polveri;
/a, c die biiògnava patlarla chino, e riairvo,cc. lo Iim virole (ori ri
portate dal Oliverio eag. 1150. onde al [olito le rralLrii.e Pelìririi-a;
j;jr. SidrcrJjrmsssioi-ftJcaSirilioilt , eliti Stnttlintornoallj grotti ili l'uii.mli.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. nj
p. 174, il quale mollo dice in ajuro di Stratone , e-.l a Seneca fune Ti
contrappone: il fecondo , ck:i SirJwie , già pM:ia di quello dlniolo ce
l'avei deferitta, come ori noi la vediamo, e folo qualche lume fiipe-
riore è rimali) occupato i in qual maniera s' efpnmc quello geografo,
fi è riportato da me num.247. e ballava al Pellegrino , lenza empier fin-
tanto feJe™1 Strabène, perchè fa le veci di dorico , e non a Seneca
,
che li porta da oratore 111 quella lettera ,0 pili predo da poeta , perchè
fra l'altre cole, clic in elv. 1 tri ve. , v'ha, che J.i Baja lino irt Napoli
cammini per terra sì altamente frinita, e lunatctóa , che gli fembrava
navicare: Cam lisi:; ài-bci-cm Xt.ijmlim nyieiere . . . tantum luti tota
'Sia fi:r ^ ut poffim oiiì-.rì iiiI>':1:ìi:-::::ì i:.i-.i:',,-f; : return athletaewm
fatum mthì ilio àit ycrpttien.kni f:i: . e negre in guila di novelliere
a deferivere quello fuo viaggio : nè io, ni altri crederà, che un vecchio,
come Seneca, avelie potuto fare \i ben lutilo Ititoienro viaggio a piedi:
or li penti li; lì puf) portargli credenza in cii, die i>ui feri ve della grot-
ta. Si conchiuda dunque, che quello fiailiiNi li.i minto inoltrar legala-'
Jria d' ingegno, ed il geografo li verità da Italico. E qui do fine l'Ho-
mi Fenici, che fi fon potuti rinvenir ila me ne luoghi verfo occidente
di rimira città, ove non pochi ne fono rimali de'moltiuìmi , che dove-
vano enervi, perché è ilau quelli fpatgia uerlaiueuo lido, ed apriche
colline, oltre il puro ciclo, ed allegro, in ogni età caro, e felice fog-
giorno. Rimane ora, che mi porti verlb l'orientai contrada, come hopromelló, e vegga il Seb;to.
,
irio. Sarà di bel patere, ::e r.i iiling!:crii ma!;, 1! Icgcere , perchè
i Fenici in vedendo il piccolo nonni Sebeto , gli potrò tal nome, il
quale , comechè piccolo , mi dio lolo innauiando i contini di quella
città , fi procuro tirau mime .Li' lì leti anlie'ii, e ibecialmente da quei
de'noflri Iccoli, c'd e raduto nrai me:>o limile, che l'Arno, o altro
rinomato fiume: arivi ora er.n avere un Re , ea e-if.nai-no degli altri fin-
Sr.ba,m farlo fiume, che da prenb Benevento s'immette' nel Voi tu
ufo. LoJi dei Sebeio , fai ergine di riaw, albi fiumi collo flefTo nome
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»J4 I FENICI PRIMI ABITATORIe Sabotili ne'Bmzj luntjo Terina , fi Cdiario p-731. per non ufci-
K dal noflro regna : ni lì iiL-aliL-ri cllerli o;.ì detti, perche quiete,
&
leniier fluum , e limo 1L -r t L L ; <i' . Gii altri j'..--> wi, che bagnano le
ftraniere provine i( (vi lino anclv !. .'.
1
1: ili limil nome ) è
piace riveder la Paleflina ,"ovc Giufeppe F.>nn iJs M/c _/uJ. pag..[ir.
ci ii-."c L-.:i.uid'o un Op 1 n 1ì -_- .r.'^./.'rrt co*ì povero d'acque, che o^ni kttimo
jorno inaridiva, 111.1 tali portenti non Iorio cofe rare in quello fcrilto-
re : fé a taluno vcu V; Viidi:/./! lacere più cole di quello rivo , v* hanel libro di Leoni; All.ir.o col :itu!;> Z:Ai;n»™ due lettere, una dell'OI-
flcnio, l'altra d'un aritimmri, che han raccolto tolto ciò, die fi puòdire de Sabatino flamini, e fc fon due, o veramente un Colo . Che i
Burnì piccoli (' appallane ro dall'andar quieti, e lenti, onde in parlarFe-
nicio h difiero S,ib.ui , ed in altro dialetto Sebeti , il confermano anchegli aitinoti, eh; i poeti han dato loro, cioè wrau« tf.--j farti!,fiu-vii lenita- filmila, e coiì li legge in Orfeo in Atg.
AUTSp *-7<4 tt'.-ì'i;:o ro'il "Cirri c'iomit.
Lo (lefio dice Orazio del fiume Lirii , ors .Garigliano, nel lib. i.od'i.
JVok rr'i .j, jn.r LrVj.r n/i/i'f.: Mirile: aqim Tot: .-,'"«!:.( cnraij, quafl fpie-
gandoci con due epiteti In proprietà rfc'piccoli linoii; dc'quah aggiunti
Ur.-.zi.uii Siilo nei lib. 4. s'avvale anche parlando del tiri:
. . . Qaì fonte quieto
DiffeM-Aot rr;r/r,m , .rr BJi tfj mm.éilis imbti
E ripete lo flefió'ncl lib. S. Scendo t ciac va tucfth vaili ai ìittor».
Ed ora intendiamo, perchè il nollro Stazio nel vivace epitalamio , che
ft,i due di comprile per le nn//e di Stella i;a>iiri.-tto , e della. vaga, e
fascia Violantilla lib.i. 1, V. 163,. delidera, che il nollro Sebeto putrirà
lumen? Scherni r.tmm.i , non per alno, fe non perché tanto è dir Sc-
hemi, che fiume quieto, e che va nel mare con pochiffime acque, e
bifognava "in giorno ri lieto, die le accrelccilè. Mi piace in oltre, che
Columella lib. 10, v.iiS j. ci <ii,a ellere iì leir.u le lue acque ,che agni,
fa di gentil rugiada innaffiavano la nofira città, Pstthenofen Sebetatt
iympho rof'tiit.::,!. l'ol'o ciò, non lì rhhherà, che quefio noflro fiume
ebbe il nome dal Fenicio riso , A perché eiemtnti fono gli rkffi,
in Paleflina ve n'ha un limile, e moltì altrove, come ancora, che li
lignificazione s'affa bene : tanto più che non può ufeire dalle due lin-
gue Greca, e Romana, ed indarno s'insegnerà taluno trarlo dat|ueHe,
riunendogli il tutto a dilanio : e ?e tiin'ii tanti noiiri fcrittori, come-
chè favi, non curarono rinvenir l'origine di tal nome, fon rei fola di
cilere flati lenti, e tardi.
itìi. Non mi è u.-,io mai di m..r.v,-,-!
ia , die Licofrone tanto bene-
merito di noltra città, perchè molto ne dice v. 717. ce. cflèndo ufo a
dillin-
Kajiont , fiiM Lrcofiam inlico drammatico non nomini il Stbno.
OigiuzodDy Googk
DELLA CITTA1 DI NAPOLI. »iy
diltinguere le città con nominar.- i vicini fiumi . c pochi verfi do-
poli attribuifcc il Clanici, e non il Sebeto;ora ognuno può pronto di-
re , che eiTencta quello piuttofto un rivo , che un fiume , e ne' tempi
di Licofrone poco conolcìuto , fi avvallò del Clanio , che ì di tutti 1
fiumi di noftri Campagna più predò Napoli , e prima era adii vicino
a' confini di ella cittì, indi divertito, perchè rendeva il cielo maligno.
Ma di quelli verfi del tragico , ne' quali lì parla altresì della colonia
Atenicfe, e del fuo conduttore, larà lungo, e bell'argomento del miodire in altro luogo , e riceverà l'innata olcurita del posta tutto il lume.
M'ìncrefce sì tolto dipartirmi dalle fponde del naltro Scbeto , onde nonfarà di noja,chc di bricvi altre cofe ne avvili. Benché avefiè avuto il
nome dalle fcarfiffime Tue acque, e dietro letto, e che i Greci fcritturi
non' l'avellerò nomir.itu , ma i ;..!;> focili h.i::r:. . u: travolta nell'eli a noi
vicine, e felicifiìme al vero fapere, crebbe in tanta (ama per l'immor-
tal coppia de'noftri poeti Fontano, e Sannazzaro , che va ora a pari, miIla lecito il dirlo, degli Omerici Sperchio, e Scamandro, i quali ndTIliade tante volte fon decorati , Siiim'ij t^v^;, « jave orti fiuvii
.
i6i. E veramente fi e creduto anclie da'fàvinimi ingegni, che il Se-
beta li noverò tra il coro de' Numi , e da tutti fi ricorre , per dargli
tale onore , all' ifcrizione riferita dal Grutero 94. 9. trascritta dal Ma-
Amerei anch' io tale apoteofi del nollro fiume , Te nel marmo non vi
folle graffo fallo , che potea ravviarli di leggieri , ed ammiro , comenon vi fi pole mente. V'ha forti ragioni, che non fi leggea sebetho,ma colla lolita formola ex . boto, in vece $ ex ™« , ficcome òixit
per uiiir, &c. ed il Mazzocchi ne' bronzi d' Eraclea awertifee pag;
3Sd. coL i.V prò B ftrtar «tas uà naufeam permutimi! . E' ben noto,
ed è comune , che il nome de' Dei lì pone nel primo, e non netT ul-
timo luogo , e ciò per unire , anzi toii fi vede oHèrvato anche negli
Alienili, dlaid;v.r!.u rar:> il contrario. Si sa in oltre di quanta dubbiafede fono ritenzioni dall'Aldo raccolte, il quale dicendo, che il fallo ero-
tum efi a fumiamoli:-, à\ udirà C!t!à,i.i pii li. uro l'errore, si perchèeflèndo in Napoli rinvenuto, niuno de'naltri fcrittorì il riporta, e n'a-
vrebbono fatto gran pregio, leggendovi il Sebeto adorato tri' Numi, ededicatigli tempietti; ed aj' ^ppoilc lirebbe fiata reità enorme de'nollri
lav) il non averlo curato . S' aggiunga , clic non fi troverrì ragione,
perchè in una città di linguaggio Greco, anzi Attico fi fa una dedica-
zione ad una propria Deità in Latino, quando altro n>
Napoli, e fpccialmente le fon marini pubblici, che in Greco parlari
TomJ. Ff e que-fi. l'ir «rare lì vde Stillini in un mimo, e etile fieuie del Dio Mini
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ii6 I FENICI PRIMI ABITATORIe quello del Scbeto farebbe l'unico , che foflè fiato in Romano. Quelloperò, che laidamente pruova enervi fallo nella voce S-iaii, fi è , checi fa faperc Grutero , die quello P.Mxvmi Fitlyehm t f!er porrebbe quel
P. Menili»! Kutfchiti, che fu in Roma Funi Gallimi ;>:..;/•,., "lic-
come ricava da altro marmo rBo. i. ed silura fi ha da fupporre , cheEulico veniiìè in Napoli , e fi bolidi; .1 rifare i luoghi lauri , clic i
noflrì maggiori non curavano, e gii tenevano contro al dovere. Eppu-re con brtcvillima mutazione rimettendoli ex baio, non vi fi vede tan-
to difordine ; ni a noi ipiac^i cancellar dal numero degli Dei il Se-
beto, elfendo oggetto di rifililo i mundi, .iti 1.™. Siccome eziandio di
pieno volere ci opponiamo a certi antiquari, i quali tniovano anche il
nome di quello fiume in quelle due mifleriolc , e malagevoli voci na-ma sebesio, che fi leggono fcolpite nei Dio Mitra, e franchi l'han-
no inteipetrate flttemut» Sciai, il di; è ririLrtiuiito anche a'mediocri
ingegni . E qui do fine a favellar de' luoghi , i di cui nomi fon di o-
risiii.ile f.. il uligine , e non efiendo flati pochi , ci dcono render certi,
che i primi abitatori di quelle nollre contrade fi furono i Fenici , nè
e leggiera ne ho rf.cio'.ii [iella rmflrai uè fi è penfato fùltanto alle vo-
ci, ma altresì ad illullrare aliai cofe patrie , e feovrirne i pregi finora
afeofi, tolta ogni flcnlità, ed ogni noja , che porta feco l'etimologico
melliere.
161- Non vorrei, che fi credeffe non eflirvi altre Fenicie parole rima-
fc in noflra città, fc non quelle de'luoghi.v'ha altresì una del Numedi quella gente, e la feconda dell'eroe, che la condufTe, ed il primo fi
i il famolo Ebonc , e l'altro Eumelo . Quella parte , che (teglie del
mio parlare recherà maggior piacere , perchè l'argomento è più grande,
e m'ingegnerò adornarlo con iftudio maggiore di quello, che fi e porla
nelle cofe già dette ; ed è d'ogni dovere dare il primo luogo al Nume.Piace, che dapli amiJii (criiiori ci (I è lerkito, che Ebonc fia flato il
più fcgnalato Dio patrio , a cui i noflri maggiori gli facrarono onoratif
fimi marmi fcritti, ed in efli il venerarono "'il' epiteto i'irrtpWnr^
,
e non ebbero altra vaghezza, che mollrarctlo di continuo nella mone-
te d'ogni metallo: e forfè gli ereflcro fiatile , e templi , che la mala-
gevole Magione, e lunga ce gli ha involali . Siam tenuti a gran fegno
a Macrobto ne' Satum. lib. 1. c. 18. ove imprendendo a moli rare , die
Libcr pater (ia lo ficRò , che Afelio verio'il principio di elfo cap. ci
dice: Itsm Liberi fattis finmlsr-n p,vatm f.y.rr.i .nate, partim /mr.nill fa&unt ; prttert* iarbuu fpeete , fenili quoque itti Grsci cjut,
quem B.tfrr.n , min r:n:i £!>-.-;:.; appella:! ; li ut in CAMPANIANE&FOLITKW\ CELEBRANT HEBONA agmmìiismes . Ut autem eta-
mm di-.cifitatis ad Sitcm refennlitr , ut p.ir-ji.lus videMHr banali
foljìitio,quahm JEgyptii profetimi cu eiyitt die certa
, qmd tane
16$. Si eomintia 1 pillai dclI'Ebont Deità Fenici*, Microbio ce li defciivt-
OignizM b/Googl :
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 1=7
irrìjtjfunt) die, velini parva! , tafani n'idearar: ex'mde antan prò.
cedeniihas augamentii e:."ibn:l:ii ^'.vn.-Ji ft>m!it:r , atqa; adileicemit
«dipiftitur wres, figurale iuveaii or.tatur : poflta flagrar eras *Mpknljfrm effigie barbe Jbt/hji» <^f^^^£"a^ fti quarta forma Deal figuri/tur . Indi Macrobio ci rende favi
_ il fine , che la figura del toro è propria del Sole : . _
vero adSolcm referti multiflici ralione SLgyptÌM calta, ojlendit , Ce.e ne riporta più ragioni, che ivi fi poflòno leggere. Ed in qudto fteHó
luogo ci fa ftpere, die quei della Libia fingevano il Sole cornuto daariete , e che le coma fono i liioi potenti raggi : Ideo C Haintaanem,qacm Deum Soletti Kodrur.-a r.iyri cxìfii»i,:rii , nrietìnii cormbusfin-fiu:j
,qv.'ó.i', m..y.ime id animai vaici,Jìcut Sol radiis; nani & apui
f.v.ir.i iti ii *<yii appellatar e le nazioni fecondo vai) (imboli;
r.ip^icfrntavano queft' allro principe . Al o '
awilato Macrobio : perchè appunto in elle li ollèrva un toro o intero,
o per metìt, ed cwi ,w.-n plenij/iina effigie b,i<bz , e per ordinario viencoronato da una vittoria al.iia , e vuole, che ci prefenti il •iole , nncnNe.rpoliraai cclebr.vit Hcbsiia . Ci ini nntu lincilo nollto Nume Eboneda' marmi , Macrobio ci ha facto in oltre conolcere , che fingevafi ditoro con vilò umano barbuto , come fi vede nelle monete
; che conlunga mia ammirazione tanti lavi lun credilo ellcrc il Minotauro , li c-
come dirò più innanzi , e che illudi vide quello si (colpito luogo ne'
Saturnali di lui, per poter dire, die in elle monete li figurava l'Eoo,ne. Ma fi penlì primi d'ogni aitra cola alia lui etimologia.
1(5+ Non fono Italo moiui lolkcito a rinvenire tal voce Fenicia,»,feendo dal ben nolo verini .12, in:eil^e:.- , ed airre.i mtcll :eea:e,ì! 1:::-
dcie, ovvero erudire, onde giulta 1' analogia di quella lingua, fi formail nome Jian ,e fi può pronunziare Hebon , eltèndo gli fledi elementi, edinoterebbe colui, che rende fav|,ed accorci gli uomini, e propriamentecon dare loro gli oracoli . Sarci moleilo, le io qui mi ilu,iia:li nnflra-re quanto tutte le razioni tran II-] lecite nel culto del Sole, e di Apol-lo, ed in quanti luoghi egli dava le lue rilpolìe , e rendea eli uominiintelligenti delle cole [iunre
:per k-1 Cir-jji luiierciibe oltre "inno lun-
iiluHi:i-c. , che fi legge dopo l'Odiiìea, quello di Callimaco, nel qualeampiamente fi deferivano col beilo della poclia i varj fuoi oracoli , e ri-
cordo (opra il medefimo 1' immortale cementarlo di Spanbcmio , checon erudizione tutta fcelta ci (Vela quella vinti divinatrice del Nume,e la làvia ofeuritl .delle rifpolle , colle quali illruiva la gente , che le
chiedeva , e reddebat intitttgtntem : il che tutto fi racchiude nella voce1BT1, Hebon, e perciò fi appolc tal nome al Sole , ovvero Apollo da'
Ff % Fe-.1*4. Neil' orìgine Fenìcia Htka dirima il Sole, uficiido Bui«menu di \an.
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zig I FENICI PRIMI ABITATORI
vero m, che i lo fletto, per efempio ne' Faralip.15. 8. dinoti miclli-
gerc fido, ed ivi fi fa appunto menzione di prender le fortÌ,ed i lii.v' appongono una voce ulcerate da ta™ , verini , che appartiene eziandio
a cole (acre: fi veggano gli efpofitori,perchè le verlìoni non fon coflan-
M' aiutano molto gli fcrittori profani , ed in dli ravvilo , che quello
Nume fi dice fpeflo te%/xi , ohfcara tcfonfn darti : JAWruI; , mendaci!
ofir; e molto efprime il chiamarfi quii',™, varicìnans ,t^itjSi\A1©-,
( trìpode lequeat, e v'ha chi il dille, per unir tutto inbrieve, fiww-aiìrri «si^.ì'h-, l'uiinuiis in -Jiti-Mc narkinandi . E veramente non vi
è più gran magutero, che ifiruire altri delle cole avvenire , fapienza,
clic s'attribuì ad uno de' principali Dei, quale li è Apiillo, o il Sulc:
e chi pofliede tale feienza , egli è il vero favio;quindi pen ratamente
Virilio dille della Sibilla Enciiì. 6. 191. Jiff-i «™;ì, c prima lì crede-
va quel dalla un oziofo, 0 riempitivo aggiunto.
io;. A queft* gran dote ponendo mente i Fenici gli diedero il nomearcano di Ebonc,e fapendofi quanto perdutamente quella gente orientale
fi era data alenilo del Sole,pere iò il portò innollra città , la quale l'ac.
eolfe follecita, ed il mantenne. Omettendo molte autorità , le quali po-
trebbono avvalorare I < virtù ài\-iti,Tn.ii .1: i|i-.-.fl:i Dio , mi piace falò
recare quelli dello fieflb Macrobio , c.i: nel ii'.>. 1. 1: . 1 ;;» c.i
Scipione ce n' alHcura , Ove riportando le doti freciali di ciafeheduno de'
M . . ! . : . .1. 1 . luna : In v
Iltùm (pne-ranfirno! im Tfwjm'raf , ™ yip4^i, ed tifa Ipeuo in tal
de il Maciobio non gli diede la nativa forza con dire, quvd; opinandi
naturar» habei , egli doveva avvalerti del verbo dininsndi : niente ligni-
ficando, che il Sole, o Apollo ftntit, & cpinaiur, ma va bene, ed afegno il divinar . Rende fermo, e certo quello mio penfare il vedere,die effoMacrobio nelle recitate prole Moine altro nume del Sole Bafa-retti, 0 per metatefi Brifeus co1i'He*s», e rapprefentavanfi della fteflà
figura, con dillinguer foltanto, che [Napolitani gli davano il nome di
Ebonc, ma l'altre cittì Greche quello di Ballàreo : ripeto le parole,
16$. Quiete toni™ Maciobio. Praoue pia viUtoIì, che Hit™ Sa il Soft,.
Dkgitizod b/Googli
DELLA CITTA' DI NAPOLI. nyper chi polla troppo a Tuo agio, fti Grati e/ut qtttm Baffìtrea, itti»
muta Bri/ia appellar ; & ut ia Compunta Napolitani ctkbramHc-ooita cogaoimitantet. Or il Bajfareus elee nativamente dal yM , pafar.divinavir , o da ntws , pafara , divinatili : e quella Fenicia voce nefanti volumi è confccrata a tale lignificazione di si, e tal manici*,chequando Daniele per divina virtù interpetra a Nabucodonoforrc tante vi-
noni , e fogni , d' altro verbo non s' avvale lo Tenitore facra , che di
ipfl. Ora non fi dubiterà più, che Ebone fi dille così per ia Tua virtù
dmn Ir ce, coni t iti e due fiera-
i f mino 7 f è detto conMicrobio. Non cederò sì prelto dfiiluJtrai quelli luoghi di Microbio,perchè fono di molto pregio per le patrie antichità. Intanto d:bbo ri-
cordare, che fi rimane convinto, che in nollre contrade, t città vi fu
gente orientale , avendoci trafmeffi affiti nomi di fno linguaggio , nonfolo di tanti luoghi, ma eziandio di uno de' primarj Numi.
166. In parlando io dell' Ebonc noilro, che tutti i più eruditi feri-
tori, i quali fi fono con fommo vantaggio delle lettere tludìatì illullrat
le monete delle Provincie, han creduto, che fòlle il fàmofo Minotaurodi Creta, fono fpinto in un labeiinto, onde non so Te avrò ingegno, ed
arte d'ufeirne: perche non avendo e(E polla niente a quella noi Ira Dei-
tà , nè veduto ciò , che n' ha detto Macrobio per trifto evento loro
Uggito, hanno molto fcritto intorno al rinvenire, perchè in più ma-
ne S'» hizottrir» , han empiti i lor dottillìmi volumi di cofe troppo'0 fi è ito lungi dal vero , fi fcrive molto,
a dcfantirtar
timo, e ne di a noi l'elezione pag. Jii. coL 1. Qptio tibi cric , fine ibi
d'tBa {de M'instauro ) ftquendi , jivt qus tic (de Neptuno) prepugna-
vonui.roa io di brieve rinuncierò all'uno, e l'altro . Riportando più
zi J-ippia opinione volando , che poffa efTere 0 il Minotauro ,
iptmn) fi. ..
- - Riportando più
favj la moneta colla voce yhna si contefa, e la figura dei toro aven-
te la fola teda d' uomo cornuta , fubito hanno fcritto effere il Mino-tauro, cioè Lorenzo Begero, Profisro Parino , Marco Maggiore , Al-
berico della Motraye , Vaillant , (Jori nel Mufeo Etiufco , ed aliai
altri congiurati a dir lolleliò. Quello perù, che più diluiti fi è voluto
difiingueic a rinvenire quella città ypena, è fiato l'Havcrcampc nella
duTertaz. de litt.Gtrcis pag.111.ee. e con quclVoccalione vinile, che in
un altro limile danaro portato dal Panila l'Ebonc non lòlo fi» il Minotau-ro, ma altresì, che il lòlito vifo di donna, che dell'altra parte t'uffcrv»,
166. I più favi anticjujrj , t S nominano, han confuto l' Ebone col Minoijuia.
OigitizBODyCooglc
ijo 1 FENICI PRIMI ABITATORInon fia Minerva, ma l'adultera Paufae, che il partorì, e ci dice paa
117. Q}" guidcm fftBnUlis cft nummas , juod fiotti Mineteumm ài
alteri! parti , fic imi: Mìnn'.:.i , :t: pajfim 6u/us urbis {Pa
ìweneì infsmìt frtiem apr» d,pi,:S .:.- fnidi libidi
. Veramente il dottili Havcrcampe di
veva avere mquamu ijiu vaiiuggiofa opinione degli antichi Palermita-
ni , e non fargli imprimere dua nuafim infamiflimi nelle loro monete:
avverti ciò il grandi Spanhemio , e per isfugsjire il moftro, avrebbe vo-
luto, die qudl'inncfto di turo, ed uomo, the fi vede in limili numif-
mi , il quale anche egli crede edere il Minotauro, ci rapprdènti più pre-
do Mirali vero Ipofij di Palilac, e dice de P. Ni duli 5. n.ll. p.184. Mi-no!! ipfins ìnciytt , r>./li; vij'.i.'i ,hn. c .li ?l
:
!cr;,s fama regis , quani
fxdttm Imita e atfi'i.h /ili! (no:, vi perche dice filit) ejus coneubitu
unii fcmifiri pixtJHÙ fiim.Us.uim : e veramente lemhra duro , che i
magidrati delle citta svenerò amato di tramandare a' poderi ne'metalfi
sì comuni le loro inumi: : ma lì dira ci!cre aliai più (frano il fingere unRe si favio,(fc puree il Minos 1.) lutto la figura d'un moftro , che egli
léce uccidere da Tcfco. Fa lo Sp.nilnaiiiu a ragion veni altre difiìculta,
ma pache lèmpre gli li parava innanzi l' opinione del Minotauro, fi con-
fonde, e ci da deboli conjjhictturc , ma quella bilognava deporre, per
rinvenire il vero , e fapere , che oltre la figura del Minotauro v' era
quella dell' Ebnne. E per non efier lungo mi redringo a dire, che non110 avuto il piacere di quanti fenttori han parlato delle monete, nelle
quali fi vede il turo con viiu umano, di rinvenirne uno, che abbia ne-
gato etìere il mollro di Creta, e penati.. , cl-.e 'olle il Nume, che fpe-
cialmente celebri X::'ps!i:.;i:i , come dL= Ma_-niliio,e' tra noi era ve-
ramente iTijm'rim 0<3!,c ("arci di noja, fé volerli qui, comechè conpiccolo (ìndio, taccone quanto li fi.-rL-.io invaivj, per non elTérfi co-
nolciute quelle fi mini lidie Deilì del nollro Ebonc , e del Ballarco , e
fra gii altri Urani prnlaner.ti , i:imatU: f.i.r.- i. Minotauro, uno li è fia-
to il darci colonie Cren-li l!ì l;i;ui mimerò , perchè ad aliai citta i
piaciuto aver tai Nume, e tramandarlo a' poderi per melodi più metalli
.
ióy. Sarebbe poco clperio de' monumenti antichi colili, che non 1*pelìé, che il Minotauro fi rapprefentava diverfo dall'Hbone,e Baflàreo,
fingendoli quello colla intera tefia bovina , ed il relio del corpo tutto
, l-: . nr.iciir.'.n 1 alcun; gemme , monete , ed antiche pittu-
re, e baderebbe quella ben didima dell' Erculano , ove fi vede l'elèo,
che vrttoriofii d' aver conquidi qucfto mqflro , ne riceve gli om.iggj.Quindi eflcndolì coofiifo Spanhemio , perche credea, che 1' Ebone , il
quale fi vede in a'!.ii miai-.tc , lì fuilc il Minotauro, nella cit.dilièrt.ri.
dice, che han fallito Sji (trittoti, che l' han voluto colla teda foltanto
111 toro, ed il rimanerne del corpo tutto d'uomo: ma un poco amara-
»57.E" diverfo il Miiiouu™ dili'Ebonc : opinioni dello Sjijn litro io, edtl Maiiocchi.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. i>i
m;nte fi richiami di tal redimento il Mazzocchi nello fiedò luogo coLi.
Mimiaurm ab antiqui! fctiptorikiti effi.;i.mir, :: fa-ma fu taurina ca-
pile. Nec aitdicndui Spaniemim palmi cri,-.']'.- li.-ipmei hi Mìtisr.riiri
fabula, qui fi mimmo, Italico,, SicuhfqM cùaWffeat, forum fidem
deferiptfoni 'ceiémit celeberrima Tiefei pSura Regii Heradmsnjis Mu-
ftì, in qua Mi/imurm Limino risile, àinn.i.-m tjypm fingimi-. In-
di il gran Mazzocchi non avendo neppure penfaro ali' Ebone, ima havoluto piegarli a dettemi::, .r- q-.i.'l: d.-!!e due figure li a li- la veri del In-
forme moStro, e Soggiunge: Quid h<\ menfiri, quod tam fiepe mimmo-rum poflicum otti-pai ,vocabimns? Miaotauruni, mi aliai? e dipi aver
detto, che forfè era folito fingerli nivoque mudo, imprende a inoltrare,
che la figura , la qu::le ti vede n.'ìie monete,può eller Nettuno
,opi-
nione nik-e. 1., e di pr!:ova n:!a: ì!h..^:;' :!j, Lini-: tra divileremo . Perlo mio argomento giova, che cosi Spanhemio , come il Mazzocchi odubitano, o fi confóndono intorno a determinarli , quali delle due figu-
re fia il Minotauro: ma intanto fi vede, che le vogliono più predo di-
flinte. Il dottifs. Mazzocchi non in un luogo del)ronzi d'Eraclea fparge
più ragioni , per modrare , che quella figura , che io dico Ebone , daiimbolo di Nettuno, dimo, per efier io chiaro, raccoglierle, comechimi fia di travaglio: e di laminare , fe fon valevoli , e vanno al légno,
ma mi fludierò clìer corto
.
ifSH. Egli crede poter efier Nettuno , perchè quel toro con il folo
«ilo umano fi vede per lo più nelle monete di cittì marittime,e coli*
immagine di Nettuno dcffo,o de'fimboli di quedo nume pag.;n. ridi'
pile fcalpitur , ni > < < phiumque fncjimiùlum gerani; ac fi de more irìdenlem
,aliuique Nuptu'ii fymbdhm
esiibemt. Non fi crederi cruciti ragione , fe non multo leggiera, per-
chè fono di maggior numero le città mediterranee delle marittime, checi prefentono tal m ili: rio lo toro: li v.-i^.i il IV.riiin, il Golzio, il Maie-ro, ed il noftro Capaccio pag.rSj. oltre il ricchifiimo mufeo del Ducadi Noja Carila i ed in quanto al fimbolo del tridente i olferveri, chequantunque la noitra citta fia predò il lido, ed abbia innumerevoli mo-nete con fimil toro , rari Ilime hanno il tridente, ed il Capaccio , che ne
reca moltilTime in una fola ci fa vedere quei™rumenta ; e per tal varie-
ti, v' ha favj , che credono lìti limigli efler follante ornamenti, e lé-
gni dc'iiionetieri , e ciò •,' arpriiova . : -ima però al'.ii puiìcute argomen-to d' e Iter Nettuno il trovarli un d.-i aro col ti.-mpli.-e toro fenza uma-no vili) , e vedendoli l'opra lenti:-- IIOSEI^AN , ed intcrpetrandolo
NhPTVfjvs, fi fa in elusila t=. : i s. t r.igio::e,che fe il naturai toro e vera-
mente quello Dio del mare, tanto maggiormente il debbo edere iliìin-
bolico: riporto le parole di lui .acciocché non le ne dubiti: Certe mun-
ii». Miiiotitii vuole , the il iota nelle moniti: da Ntnuno, ma fc gli «Site
.
i 3 i I FENICI PRIMI ABITATORI
il pw Ncpluno /lei,
multa idjbre m,v,i< - fi ' sr.pur humsnim gemi : fe regga tal ragiona-
re il penuno alfritdoveva almeno il dottift. Mazzocchi trovare una mo-neta di Pofidonia, che ci proponefie in quella feconda guifa il toro, per
dire, eh' è lo flelfo, ma certamente rum fi rinviene. Ajuta egli cotale
fuo penfamento nella cit. annotai, ij. pag. jotì. col. z. con dire, che quel
H02EIAAN non dinoti la dita , ma Ù bue lleflb figurante Nettuno,anzi che fieno lìnonimi, e che la voce è intera, ne può ellèrc tronca
da nwftSawarat- , tic tu' inc-!ce Ir;>l.riv;r; le lue parole: Atilhdipaplacala emtferim ? nnud fimi: W-ptiuìut Tauri filli nomai . . vindica-
bai,Jic in raro sputi me nummo argenteo Pofiionentarum -jìrijj!:» ira
Taam de more cx!:ibe:ur,ur lumen ciTauro Caperne infcritamr nO-SEIAAN, hoc eli a. pi unm - qur.fi n-.-.-ra Tmrm ,
ntque Nepnmuspn jynunpnii li.-.h-t-. rittr . Nec ci cmjtflurce sgeliti tr,nimirum in co
o IÌOSEtAAN prò inietto n5T«£Aitn:A> pojitxm, qnsfi «trlim-
-, fed quotiti per leges licitimi fui! . Vel ofienda-
- n^i^Av'znyA' lesene; , iv.»i Àìh-o
que il in A Dance mura/uni" fuerit : ncc enim jimp,
rr d'wtccli h.
. dee
derebbe fue ragioni, e daree
ìo> Seminandomi duro, clic il n02EIAAN appartcncfTe al fempli-
ce toro, e non alla città di l'ofidonia , chiefi al Duca di Noja patri-
zio egualmente chiaro per lo Tplcndor della famiglia , che per lo lupcr-
bo mufto , fe ti uno , in cut
fi leggcffe niTeiS-i ii , ti fuoi diri im ti coli' A invece dell' lì in mezjudella voce, e fubito mi prefentò tra ie molte, che ne lèrba di tal città,
una d'argento col folito toro, e fopravi a chiare note fi legge nOSEl-AANIA giuda il Dorico parlare : e nell'altra parte, ove li vede la fi-
gura di Nettuno con in mano il tridente , ad evidenza vi e nOSEI-A1JN, nome vero, ed intero di quello Dio marino ; quindi ora li è
certo, che il JlOSElAAN nel danaro del Mazzocchi non e del Toro,ma monco da OOSE1AANIA : tanto più che nell'altra parte anche del-
la monetala quale quelli riporta v'e la voce nOIEIAfJN coll'imma-
ginc intera di ellil Deità del mare : e farebbe flato improprio replicare
due volte Ncpttinm , ma va a dovere porre il nome dei Dio , ove èliia figura, e quello della città , ove c il toro, llmbolo della mcdelima.
EUL-ndofi dunque gii travato I' efempio , di fua volontà è pronto il
Mazzocchi a rini:n/.i.ire a tutto cii> , .che ha detto nella lunga anno-tazione . In oltre ora anche lappiamo non cilér rara la moneta icrit-
t.i col Uirtiliw ; e che ufandu i l'oliJoniati il Dorico linguaggio
inopportuni moneta (elitra L'opinioni dclMaiienhi , ch= il toro Ila Nettuno.
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tanto né di me, ut Ai -1 ;
-
:
.
r; ertili inceri , che Xertunu riv-preTèati il
mari;, o fi firt^-i un toro, o gli Ini confeciato, limoni; iì e inolio :''u. -
dialo moli rare il dottiflimo M.i/7occbi , indn.i^nWi .meria i fiumi , e
riducendo egli in corto dire il. molto , die l'immortale Spanliemio avearaccolto per quello Arilo ac^omeotu , (iccfime 1 e. lmente s' efprime ne'
inedelìmi bronzi d'Eraclea pag-soi. coli. Pinta jam,quam opus fai/ftt,
quorum Marna»! parar» iati: ani e .V/>.v'j/it->«jj;i p:o:iitrcral , no» invi-
mi coatram, ut ratio afferatur, c:c; ia Crucis omnibus Vifidoiiiiturmn
mimmit Tanrtii , lue r!ì Krptumn j>v , fi Hefyriip fìdts, vifitut ;
ma il tu Ito intomo a ciò in brcullima guila , c (ivi* lo icriflc il giova-
netto Mattel nell' elercitaz. d- firn v.a.nn Ai p.^n.S^. Ornatilo dilìvs eli
Tiltrìs ,fivc 13H , qiu.fi taiinu, hoc cium eli i:n : fincnt fiquidem rot-
wuiii fsnV, iS1
taiirifbrmcs, ut notum c/i -.iti putrii cv Grtcìs poetis,
& Latitili - E balla ofkrvare la figura del fiume Achcloo tutta uma-na con Tolo la telta di loro
,rl('ort,H.L a. Marietti' t<>,;. gemma -jó. ove
li vede Ercole, eh;- con tal monYo i- in dina teiy/one , ovvero quella
del Duca di Nr>\i , rdNi cp'ale s'o:!ltvi ;sii.-h' Eroe: , die non con mi-
nor forza contende co':!o frollo trjiiK rótto lorma d'un lemplicc toro. Si
fingano il mare , ed i fiumi perfetti tori , o dimezzati , ciò non i nfi'ì
alla preferite quelìione , tn^'idoii , k l'Ebune, che ha il vifo umano,iia lollc(iò,che quello, il quale l'ha bovino, e debbe cilére diverfillimo,
rapprefentandoci il primo il Sole, ed il fecondo il Nume del mare.
170. Non fi ferma qui il gran Mazzocchi colla fua fiudiata erudizio-
ne,per dar pruove,che quelli due tori fieno lo llellb: ed in oltre iteli'
annor.az.3 1. dèlia pag.17, vuole, che apprendiamo enérfi fotti Italia que-
Tctii.1. G g Ih170, Pcrchi li vtic ne'danari l'Ebons dijticjuto: ii cwr.iìli l'fl|ini!cn :kì Mj770tt!ii.
\
i34 I FENICI PRIMI ABITATORI(la nolìti gran provine
la pag.54tf. dice ) che
tl.j il li,>diati) , e che
che fi dicono tortm.ì, uno dc'Urir/.} , e l'almi dV jalentini , fi filile dul-
ia maggior parte delie città della Magna Grecia nelle monete il loro
colle corna [porgenti in mura, e col viló d* uom barbuto , e fieguc achiamarlo Minotauro. Aggiunge altresì , che lovcnte in efii nuinilmi
intanto quello toro fi vede Icolcito dimezzato , e non intero , perchè
Iti due promontori: non riporto lue parole in Latino, perchè limo benlunghe: che l'Italia udU vee.lua ;
:
..L;-.,n-- li era di llrettiiliin;. euenlione
s'ha anche dal Oliverio , e dai O.-iuriu , e coveaii nominarli . Ma è
facile il rilpoiidere , benché li iati il gufare ; le loile ciò vero , co-
me dice il Mazzocchi nomo sì lavin , s avrebbe, i numeie piuttollo de'
Bruzj, e de'iali.auir.1 ci pretesi) Minutato , e non la maggior parte di
noftra Campagna, l.i quale non s' appellava Italia: né Tempre le comad Mila ::;i:,-iro.iete va-
aiìche' Sicilia n~ , quelli loia non apparteneva alla nauta. «In provincia.
Pochi , e forlc ninno s'indurrli a credete , che , perchè fi vede il no-
li™ Ebonc per metà nenieiiilli ,ii :„ii,-.-:le co>i,per prefentarci non tur-
,'eipriìue .: pr^idru» d'Italia : fi dee lodare il Caylm nell'Ali li, h ita Ko-
mane to. ì.pag. 17+ il quale ti delcrive un piccolo bvie di bronzo trovaioli per meta, che crede edere Hata una Deità domenica , né vi fa
mirteto, e dice: Ce murena Ysftìferui è nù-corps efi de tnnae,& n'
t jamaif {ti plus to»:?l<t, '• f.u ,;;tti:,»cm , on le veit ìci . Sonpronto a credere , che fe il Mazzocchi fi averle prefa la brieve penadi ofleivar il Parata , e trovando l'Ebone , e l'pecialmente quello di Gc-'las iti divcrfillìme tirme, intero, per metà , 0 la (uh. tetta, e le corna
ritorte in varia gnifa , avrebbe mutati fenza fallo tali fuoi penfamenti.
271. Cretlea, che dopo il Mazzocchi non vi iòlìè fiato altri, che lì
foffe
171. Antht il dotti fi. Carini confonde il coltro Ebonr col Minotauro.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
fotte insegnata d'illuurar quelle monete coll'Ebone, mi (lira:) firn dove-
re lo (iello cruditillìmoCavliK tsrci lii- dotte ottervazioni, ben finendo
egli, che gli iaitlori il ;ontraild :
.u-vi:v>. Avendo quelli veduta uni mo-neta d'Atene, dlèndovi fcolpito A&H , e Tefeo tutto nudo con li
clava erta, per dar fiero colpo .il Minutauru, che avanti gli (la in pie-
di in figura umana, e colla loia (ella di vero toro, dice, che tal raiw
.monumento ferma una ben rilevante contefa,c che dà buon lume alla
favola; e vuole, che quella fui Li jerta niai^.oa i
1
: fingere il Minotauro,(bccialmente perchè la moneta fi è d'Atene, ove licuramente fi fanei
dia figura , e conferma Tuo dir; colla celc-bre oittiira del nollro Erco-
lano : io avendo letto ciò , era litro vedendo , che andava a Icnno
na leti fi 1 M h per fallo l'altre
citta l'hanno efpretìo in tal guila fvariando dagli Atenicfì : quindi nelicgue,che i principali ad andar errati fono fiati i Napolitani noflri pa-
dri, i quali in afflittimi metalli col vili) umano formavano quello to-
ro : e crelcc in me lempre più la maraviglia ,che i primi ingegni ,e fa-
villimi in dilcernere i monumenti antichi non han potuto ditlinguerc
il noftto Ebone d.iil' inl'ioia Mioomiiio. Mi c'ace , che et awifa, che
un'altra limile moneta è riportata dall' Ab. Bartolemy, il die maggior-
mente compruova , the quatti due turi lì finyran:) (pefio alfai ditférlì
.
Certamente avrei ulato male del tempo , (e per più lungo fpazio mifotti trattenuto a ricettar altre ragioni , che è differentiffimo il nofiro
Elione dal (empliee toro , che tanti uomini dittinti in làperc gli hanconfali , e gli han chiamati Minotauri , o Nettuni , e farà di vera am-mirazione , che non li parò loro avanti il i\L!>rc luogo di Macrobio,che apertamente ci fa fapere , che in quel bue biforme fi finge il So-
le: dovea però io (covrire , a^.io.vhè n.-miio il (aprile , che il mol-
to, che fi è ferino in contrario , noiai reggeva . Ora fa d'uopo propor-
re quello, che ho rinvenuto di cniefio nofl.ni Nume , eh' è il più vec-
chio, e quanto gran culto fe gli è dato, giacché fi è moftrato elfer vo-
ce della Fenicia gente , che if.portò al nollro comune ; e fe faranno
nuove cognizioni, e di pregio antico, lì dovran accogliere con piacere.
171. Stabilitati con piene ragioni , e documenti valevoli la didinzio-
ue tra I' Ebonc , ed il Minouaro , l' i-rdinc del dire richiede , che di
nuovo rivegga il bel luogo di Macrobio, e gli dia più luce . Si finge-
va il Sole , o Apollo barbai.: fp^ic , ft-niH quoque, "li Grati cimiquem Baffarea ,itcm quem Bri/uà appella/ir,®- «r in Campania nea-roLITKNI Celebbant HEBDNA r ja; y. :
mii:mii a . Si vede chiaramente,
che quefto Icrittore vuole, che quel Dio, il quale i foli Napolitani dice-
vano Hcioa , gli altri Greci il chiamavano Rn/farest , ovvero Btìfeus,
raa in quanto alla figura fi era la (letta : quindi forza è, che s'appren-
da, che avendo affili monete Greche con quello Nume biforme, quello
Gg z delle
17!. Quel Nume delio Ehm in noi , l'ultra cinì l' ap peli n vano Bajfara.
ajfi I FENICI PRIMI ABITATORIJclle noflre fi dee dire Elione , e quello dell' altre Baffuto , e perciò
lessiamo Cr<tfi B-i/.v-.j ,:^-.-<.lim,N,-jpoliumì Hefom celebrai: quin-
di li vede quinto !ì >;.:: iti t rr..r unii liivj . i i;n ili non foto min il li>
173. Muova ad evidenza ciò, che ho imprdb a dimoftrare, un no-
Ara marmo ferbatod da! diligentillimn Capaccio pagiSc. al quale finora
li i d.n.i ddoliiiinia !).i.(-ii-nin- ii.v(;iii[o li lurt; rea delle patrie anti-
chitl , ed eflendo traiamo ixn v.irj falli , che non vi potevano eiTere,
il darò giufta il dovete : oltreché gii nel telòro di Grutero pag.^tf. 5.
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DELLA CITTA' DT NAPOLI. i37
fi leygc fenia alcun fillo, e vi lì lo.U .indi; !.i liiligci™ del Rcinclìo:
e godo , die dica sì bel monuiiemu <-:!.-rii cwill'rvjto dai nuilro San-
nazaro.
HBQNI EliINNESTATOI 0EI1Ir. IOTNIOE - AKT-AAI NEQTEPOS2TPATET5AMENOE EiìITPOnETSASAHMAPXHSAS NATKEAAPXH2AS
facilmente in Ron
prcmo'C dà ni noi
quando fi dì agli Dei, benché pi ' t fé l' iippiwi i.i-ino «iiandiu gli Au-
Rudi; né gli fono sfuggili opportune autorità anche de' divini nolìrivo-
lumi , le quali vengono ora coli' ajuto de' profani fcrittori ad dfere
t'itrjaris-arai , riiarijfirne ; ha però lafciaco anche a noi non poco, cheaggiungere alle fu; fatiche : e iarà di piacere , quanto furon favj.i no-
lìn maggiori ad apporre sì bell'epiteto a tal Nume. II mollo, che di-
ce Io Spanhcmìo li riduce , che 1' iVnpaiii , die fi di agli Dei , e lo
fieno, che ir#.«, ciò è che v,Jeaf far f.iptTe , the quel Xume avea
(pecial cura di quel comune, e che gli folle làmiiiaie-je quali con elfo
fàcefie foggiamo , di modo che, li,, come 1' h't. '(:-- dinota ,qui intir
pnpgiì fimi f/i, ovvero pmfcm, così (irifxHK, fignifica,M fi fa vede-
re,! fi mm'iftllii ,BMitifcffns, onde tutte e due voti fon di valor pari:
mi giova riportar come ii fpiega in Callim. pag. jrf. E'-ti%iìs bic j^ol-
i;4.Si eornintia adire la vta nozione dell'aggiunto int«rfr«r©- ,lht (i da l'Unni.
2 3 S 1 FENICI PRIMI ABITATORI/„ dicitm , qntf.non perpmw loci btr/x , fin incela , fijjui ut
Hijni feftKs . Ma per; ne Tiri!;-. [-.ig. =;. -.i I i lc:i ini] chiara guila di,
eh; ha penfato intorno a. tali aggiunti , reitera ognun pago in leggero
fu; parole, coma-lii lisi po;n luiglu' , 111.1 h;n lavie; /fo/'/i) erMi» diArr.nuam apud Plttrurchim de f.i apud Ddphot pag. 3S5. AvJU» , &
rfii'/lu un n:ii!i:t!Vn fra» lifiae,jl-J il. r.i'irm»
,q:ùbui imi
npL-ritar , C chr.eHn a!i,.::ui -Jcni.uh . A«\w , < fori»; 0(4 »i> Ti
SkAshi,
tsj Jrcjwv.-T., r/. à\»'ifixi te ir-i.h cine fìmn ejufdim libri
ideili non Atoras folcii, i~ fxi^-.s,}IJ £.«V:m r/i',-»»
,/™ Tenebri-
ce/ut dicitur.
175. Militi Icilipr; ben t.ir.i iui;!l. : In-";.) di S;mi]':v::-i:.i aiutati) daTautorità di Plutarco
,perchè iembra , eh; parli d;l nofiro Ebone , il
quale, (iccome li è d.-rtn miiii.iflj. ; !u ilr'Tu , eh; Apollo, ed il Sole;
in oltre le qui li die; qudlo D;o,ignari s.i , eh; ville In ftd"
lò, che imi-iris, ed iv;in'nre, clv; è .«(giunto proprio di elio Ebo-
ne: e perchè nudi' apparir del Nume non è altro, eh; dar oracoli, ed
aprirti Jiquitl wt'umii , ti' i'.^tit;, fi l- Ivelito per niri-.vio deìlcti-
m-:jii:s;i.i l-';nicia num.jiii. che Hebon in tal linguaggi" dinota, 17111 rid-
di; ii::cììi?t:-n:cm . Certamente quell'uno documento del grande Spanhe-
tiiio l.uvjb; liiiliciriit; ,1 r;ne;r chiaro , perche i noli ri p.i-lii cilìLn)
quello Dio biiònu: ì-w-i.irn:y ma giovi, e lari ni piacere, che fé
glie ne dia luce lemure 1:1.1 s;:
.;r; , lun^ar li ;:sc rt;i!a in se molto neracchiuda. Se la coli jIciuiim laou.i :iirà p;r divenire, forfè non darà
noja. Poiché fi è cominciato col dottili. Spanliemio , mi lòno lìudiato
di rawiiàre in quanti luoghi del Tuo immortai contento di Callim.egli
parla così dell' hifn.k a-jii^i ur:n: ) proprio degli D;i,cd in quanti anche
c'ifiruilée, che tale loro i;wpi'.::.i non era altro, eh; efii teneimfi huo-
no il renderli e(i;;!i iiuiiiin: l.::i:',li.iri , e e oc. ver la rei : egli con erudizio-
ne ammirabile sì dagli Icrittori profani , come da facri numerate auto-
riti ha raccolte, onde a ragion vera in occalìone di quello lìeilij argo-
mento ha Icritto il Burmanno de /sue «muSar» pag.131. Sed h&cla-
rhrillaftrauir-vir iitu/ìr. Ex. Sf.micmmi il' rtin-m. in CaUim. hynm.in Uvaa. Pallai. e::::n viti f:r,?i,i propter ina-edibilcm erudito-
mi copiam, & mi u .; 1 : iraHo,& qua mi*
hi in hoc ergKmeato multe ufm fuijfc liéem agnofeo : ma dopo sìma-
gnìlica, e verace lo.l; è uu innc: da! siiii-'o :en:mi;nto dello Spanlie-
mio,comc di brave diviferemo . So eli; min pia;; il ridire ciò.ehegiìaltri hanno oflervato, ma 111:11 liirà rin-:r;;;cvii:e a Mirare i luoijhi, oveegli parta di tal corrami.-. 1/:: me de' T\"i:mi cogli uomini , ne elter pago
dell'unico comenttr in levali: Pali, giìl da mr in parte peto innanzi tra-
feritto : m'ingegnerò li.ùanro d'eìpisrtt- con illrettillimo dire il fienliero
di ilio Spanhcmio, e gli altri luoghi, ne' quali fcrive degli Dei , che
DELLA CITTA' DI NAFOL
S'wìmw'd^ r*'Je*PT*fÌ? N<J°qi^'rl^!™'lhS
Ù0!, -l'i!:/ Cyja>n ab olii;, quii-m e.;ie,-ji ccm/v/.iiv hhtiii , haud fami fnlìiim, CeDi me fon lìcuto, clic lo Spanhcmio non farebbe tali querele giulìilli-
me, perchè fon leale a lodare tutto ciò , che da hii apprendo : e que-
lli [uni fi veggono dì leggieri cori ]mei te re , benché gravi , perchè nonv' ha pena . E qui egli aggiunge degni luoghi de' divini libri , ed unodi Ciiufeppe Ebreo aliai opportuno , e con erti fi mofìra ad evidenza,
che l'<*npx.& , ed hi.;' 'C- degj Dei , che fi rendon vilibili : c
fiam fempre più certi , che perciò fi dine anche il noflro Ebone (Vi.
i?6.ÓixBÌ, perchè nell'inno di Diana v.nd. fi dice della Dm, M'->.ì.t-: h::-,-
:,'
,.!Lt,ii!f:«- Lincile erudizione non comune , c ci prefenta
non 1
folo gli D.i t'-..l''-j.s; ,pi-.c'l-uii-s , ma altresì fili i-nir-j-*'. l' .-
--'
ics: nell'ini» di 'Pallide ver. 51. ha unite fcelte autorità si de'profaiii
fcrittori , e fpeciulmente Greci , come de' facri , che 61 Irupore a chi
legge, per provare nt T:rjV,^uri.i intorno alla preliba de'Numi tra gli
immilli , e ripurca ie v..ei uirar:;., d:-.rlr. 'r.c/inn* e che AfK-
mina nelle llarue fono ('.«$*»», toaffterni, ovvero ci li prestano limbo-
licamente ,<uy?Mi:ì &<!:/ ™;ii . Indi il grande Spaulicmro li
ferve, per avvalorare fuo penfiero, dell'Arca, e de'Cherubini , ec nè gli
fuggi il fentimcntu di Giufcppe Ebreo, e riempie pili pagine, c mette
a bene il leggerle . Sopra tutto però in comentando i verfi. 101. 101.
di quefio (redo inno fi e voluto render diftinto in tale argomento , ed
ac.-.uill.iTli (Lima, nerctiè li è linciato ricercar non folo digli autori ben
noti, come Omero, Senofonte, Euripide^ Paulanù , Filtrato, Giam-
bico, ed Liitvi Greci, a'oinli v'unike .mele S.P.i' l.i ad Timor'', (nè li
dimentica de'Latini,c ci riporta Claudiano) ma anche da quei libri, co-
me egli dice, qui non in omnium mamhes verfainur , per tender lem-
piri pili certa emevi con dazione divina erti, i-on'ini,e,l in erti luo-
ghi da Spanhemio raccolti piace rawifarvi k voci «kìihjmm iù- 0iiv,
17*. Si riceojlie il moliiliimo , che hi ferino Spirdicmiu iniomo iti'
FENICI PRIMI ABITATORI
i,«d quale fi legge,
Alcflàndro, = tal lò-
mjgiris, '-"r. Indi t nitri'.-.: ìu Intimo iranno appartenente Ali Htren-
km fomiiìtilaH. Vachi -x:t,xi oK ;, ed ,>:;.t. ( i, v.iplian lo (Urlìi), fa-
ri innanzi mio urs^ni-Mii) . Iciimto iYr^i-.imo d,l Salniafio , che)' cpiphaniit de Numi cri luiuli..: , :,i in grazia iL-g'.i cumini jc per trar-
37T- Ancttc SilmiGo i cCifjubono intendono 1" (nj.w paprtfm,& tbmtflitia.
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DELLA CITTA' Di NAPOgli da qualche
Sp'ieitcg^dcJ
0
8'
l-
r'!A
!
nuli meramente, Ut -.idi, a lommo mio uopo : Greci nipueix Deh*
St. , C.-Vi^.wm Lpii-ii.nii.i <.,-,v,V.;-_.t ite, confccratum in ho-
norem , memoria»! -h titàni frisarti» Domini notiti jesu_ chri-sti , Ce Non l'ciiiu, che !i pnfla rimar::- ! litici , il quale più fcol-
pitamente ci. molili la natia forza, e valore dell' fcupuirar®- del no-
ilro Ebone, quanta imeflu del Cafauiiono , ove fi vede cTullio.e Dio-nigi, die non una ralla fi citano , confermare quello miftero della pre-
lenza degli Dei.178. In oltre il Petizzonio, che forfè avea Letto tutto ciò , che ho
raccolto intorno all' iirif<u>fii> daSpanhemio, daSalmaiio.e da Cafaubcno in favellando di cucito verbo in Elianti pag. Sjé. ci dà tal fignifica-
10, come cola a tutti conta, e comune, e mi giova, che si franco fi
Ipiega: Ethbowht dicuntur bmànìbus Dii , <5' omnia calcfiia, maximefiderà, A80r.17.ia. (ipjn Ihli, ufa wv" miWm-v , nec Eole,ne-que allris apparenti!^ feti rei tf! micini.:. Il e::m Filippo D'Ori 1!-
TomJ. Uh le
27!. Lo (lc(fo dicono dell' ii't'"' Piriiionio , 1 d'Orville . Eliodu cmenJiia.
fc nelle (tupaie
reriizanio, e i
i ivi fi ;i:irU ) e male reca
li da'Greci Tenitori , noni il granile Spanhcmio in (
o Omero hi prevenuti tutti in queir arcano
pacca
cfc^li D;i cogli uomini, e perciò ne'fu.. ,
elti dal cielo di leggieri venivano a dare ajuto agli eroi o Greci, oTro-jani, ed ufi il verini avvera ii(r.rr„, c perchè i lunghi, on:ciò fi legge, fono di sran numero, chi n'è vago.glr e facile rinvenir-
gli, Comechè lo Spaniiemio ne riporti alcuni : e quello si bel commer-
17JF. Uv voce Omnia - Formolc, ci inni per ineocire gli Dei era' ruotali.
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DELLA CITTA' DI NArPOLI. i«
ciò divino, Ed umano, il quale dcbbe ammirarli nell'Iliade, ed Odiflea,
perche ha fubliHlc origine , di alcune mefehine menti , o temerarie
vien prefo apiacer:, e melìii in ilcLcrno. Si pensò tanto a qiicfto ài-
lcender delle Divinità trj gli uomini , che lo Hello Spanhemio dimen-ticatoli ne' conienti agi' inni di CaJlim. come coti , che ben adornal-
ié iùa immorrai litica , l'appone in Addendi! pai;. 753. cioì ,' che vi
tran inni di nome *>ir™;, advtemttt-, ed altresì xmutTttal, dimif-
forti, ovvero i^h^s , eJ d-niwl*; , d; edvearu ,© difceffu
Deerinn , ed il ricava, come egli dice , ai Malandrà Rhetare , e feli-
cemente rilà le di lui parole troppo mal conce da'copLittìri. Se a talu-
no in oltre venilTc talento laper la forinola, ovvero concepta verta di
trarre in terra gli Dei, il V.ilckenaer neli'cpili a Mattia Rovero pag.
liei, ha raccolta quella in Greco da Teocrito idill-i. 10. ed in Latinodall' epod.;. ;i. d'Oriv.iii . S.l-l-i :n <\;lua , le non riportarti le.folenni
parole, colle quali gli Aieniefi elickbant Giove l'invio , e 1' ho dallo
Hello doitiUimo Valckcnacr pag. x. Alticci agri band-fune natura fir-rUÌJ/inii
,quando n:.n:o Soli-: fi'jsto cium fttkuloji , feierant Anici
Pluviam fmiem elicere »t«de!i.i , vec. ceno -;vW."i preaini formula,
p« p»™u, >iift t!.:ciùf-T M. A;n^ii>:,ì !'.i. 7. In, , , 6
gì'» Zm, ioti in t's'f» A'£-.™v, *j -nit r.Ahv, cioi; Innaffiare,
innaffiate ,.o buon Giove, i poderi, e le c,:.»p.i:; :e ii:o_li Arcnhfi . Se fi
volcttcro con tini ;,;!* proprietà enervare le 1 inini - maniere d'invoca-
re j Ni:nii a v...ir Lr.i'ninfMM , (i cL'.Tcb'.v Libere J.i dotlillima dillertaz.
di Matteo Braverò de NWk de i"p:d,r:::>i vctcrxii:, & recemiorumaàoratknthns^, il quale nel cap. 1. pag. ojrf. nella colici del Poleni cosi
tantis, lìmul & asci/.sì-:stis a verbi h-:-v . Venite . Ades . Accelera-
te , Ce. indi riporta r antomà J^li (criteri , e perchè fon di buonmimerò, ivi li polbno ni-,
1
vii.ire. ti 1;.' inni f-r lalc mcfliere , ficcomc
ha raccolto Sp.ial-.i-in:o in C:c.'.:rc:.]v,u.-,ó. canta winli da'ianciiiili ^s'avva-
le dell' clcmpio dell'Arca, quando s' introduilè da Salomone nel tempio,e dice, lanq-.iain ibi pr.elhn, & amfyicmtm ejfet Numen
.
1S0. C'iltrLiilceMcurlio.il quale inGrcco fapcre andò tanto innanzi,
che in Grecia per quella frequenti ITima prefenzade'Numi lifacean pubbli-
che Ielle di nome tv. inl.su , ovvero iVifimi, ficcome poco innanzi
num. 107. li è apprefo anche dal O&ubono: e mi duole, che 1" erudi-
titi. Cotlini ne' Palli Attici to. i. pag. 333. ove era meftieri apporle fe-
condo i' ordine, che egli (iegue, non ne fa menzione; e nella pag.103.
pone -ri hiSfaa tra le felle de privati , e vuole , che erano pe/fredi-
lum, e n'-ignoro la ragione. E con ciò raglio indurmi a credere, chei nolìri padri eziandio avellerò inni, foratole, e cerimonie folcimi, per
richiamar il loro fcbone , giacche [' onorarono femprc nelle monete , e
ne'marmi, ed il dillèro non fola Anfanami anche (njewttWi^fr».
ita. Felle per quella epifania de'Nnmi. Querele coatra il dotiiis. Corlioi.
144 I FENICI PRIMI ABITATORfi«riffim*s'. Ma prima peri, J andare oltre debbo trarre
c;-,i.'h .igijlin:
1S1. E t
qncIVargonvGreci. Oltn
fine psg. 104. benché neppure s'
;i.ii;.TÌt.i tic Lutini, ver il!iiltr.lr- ...,
gli altri Orazio nel liu.-j.oi). 5. v. 3. ove dilli:, Prefen..jli'^lin panie io raccolgo , che i Cefali , perchè amavano il t
1S1, Come penarono i Latini di cucii' (pifjnia degli Dei . Petronio l'ili
DELLA*CITTA' DI NAPOL
n declorimi . In fini; vuole il dei lìeflò, che Deus fùtew, il the
bile di Gesù Grillo , e dì bel nuovo convellerà togli uomini , ma in
maniera aflài 'diverta della prima , S. Paolo anche la ilice mfiffi , e
nella vernane li vede apporto lèmplicemenle aciyaitH! , e forfè lì arne-
rebbe ora piiittnllo pmjimtin , per corrifronfcfi bene rpiifb Jq^io ton-
verlàr di Dio con noi . Sarà a'rtttto, die iijIìtìvi i luoghi_dell' Apo-
Itolo, i. ad Tìmarh.é. 14. Tipir* ti ri, im>.lm- ài-tiMi , g'nifaitin
Hi'viti jiff eViifiKtftM ni ina» l'w» Xairs. Nella i.cap.4. S. A'-™'-
na™ pa. J ri; SiBwnlms •> rtn&J™ imi 0' KiitA- . . . «W>C TÌn tcTì «VoTimcdi ri, tmptaiur «il™. E credo, che non una volta
li dovrebbe intendere queft' <Vif™fit nel divin codite non Icmplicemeo-
181, Si rjgioni dell' Epifania Crilliioa, e le le ài più veri noiiont.
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I4rf I PENICI PRIMI ABITATORIte apparite , tr
epift. a TUa^
che ló Grazia del Salvator nójìro (o come è ndJ*origÌnale, /rf Grazia fa-
lutarc) è venuta a eni-si-rjti- cui uni , e i omjc jjruw nì;;eftra ad ìfiruivei,
e per far le veci di gran maelìra , non bifogra {emplicemoite compa-
rire, ma dimorar con noi. E lì avrebbe dovuto aliai tempo prima pcn-
larc, che 1' iVr<p-<iV:iv in qm-iia nozione è proprio lepio del noftro Dio,
e l'tTiians 11 volle, imi; psrlLiJar Il:o n;>nie; ed ora fintende bene,
perchè llaia il chiamò. EminmiHci , e pui l'Arido inevasi ero a Mariavilli:: !--,
t AÌ,:,v (ti-i ,.vir,
|vr .,!ur d.,^ n:,,,jere Ebree) il»»» ««rZmm.,m:cl , ed ognun sa , che dinoia boW/oo» to' , «è fi Proverrà
voce, clie corrifpunda a quello nome, che venne dal ciclo, che lajbla
i-jitxvù , e la quale lerbi nativammte il bd lignificato d' Emmanuel.*£-,. RiebìedereM.e l'ordine del dire , elie muiìraflì, poiché eziandio
ne volumi latiti della cecilia i^sje s oilervaiiu di continuo le celcfli
padella convertir co'l'roi-ii, e limili perlijiiai;ì:i . di qnal voce s'avval-
erne i m ciò n , perchè , elfendo
l'Ebreo idioma poverdlaim , ti limili !a!ti vederi olino quali lèmpre il
celebre verbo im, il quale fi è d'una firnificazione vaga, e fielìfliina,
c perchè vi fon libri appellati C™,-v.(.;v;i.-r , in elli chi ha più agio
con piccola opera pi;ò odervarlo , e o/l'ajjto de'mcdenrm ravviare al-
hart -.viziate le v. n-i ,ei l;.;n data pena a rimetterle, ed ora (ilcggonco-
Sì : Ei. yàp nv? ìtrru fliiai il ni-ii:i j'.ifi ts-v'.?- i*n 0V1 5 ciiu
ui tafniij if-.'b nTi\j.o?(ii; t« kVji . I Bdlandiani fui tanto
han creduto rifare m>w t« irnftu'a , invece di ì/ tì- tiijii , c traJn-
cono : Ji euini hrnic (anmilum) folum h.i.m ilhijT/i vno gravii, oc
j8j. E[jifinij r.i: tttel,:.- i-.ljin. £ruuo [ici.jio fra i Ii. lljn.'iiim , e Maiincthì.
Mogiej
indi riporta la i-ia d^l.ì lor v;rh::r.e , U;ì .vi ;>::!< firilìat fui! fra u.;
munii »::il.::n>n- j'i,ihtn "> i :' « rfi'J iieihini (!$,iiiiitn\
fniix redo «fi, CT ..'i/eff, r.~r.;-J?. Diiade Jic fsfwi («-ar wr/
difefa han data a quello luogo,
c
JeJ (Tictdulus) viro pertinaci tmrbo gravite? faioranli, etiamft ipfe
band prefetti a&ftiijf-.-t , >::! tdiud n:r,ròum ixpellenAum.Si vede gii , che li conviene da me con quelli duttìlEmi uomini nel
fenrimento dello fcrìtrore degli atti del Martire , e fultanto lìamo bendiverfi dalla vera no-.-. : -ri ; rie' \i\:\vy.i.\ . Hflì han creduto , che queir ni
foTe il verbo , elio Miene il periodo , e,l han tradotto adjuifer , edallora quel o-ùi ai. i ;.:t..!. :
.
:. ) rimarrebbe iridio , e Iblitario ; ed in
oltre han creduto il calo retto ,qv-aidu è troppo nota la ma-
nieri Greca tjS-s! g?:e-.jj:«i,i-i(jè «c-i riii,, ^.o.io inbcrims; all'op-
pollo rifacendoli quel rv in iv iVrjMoi, diviene con brcviilima.
mutazione verbo, e le pani del ditan-lij fi con ilpendono tutte a dove-re: li vedrebbe 1' ì't.i ti:--, nella (isjni ri^-.i-^Oii: , d.-i.a quale fi È da me
e fi sdrucirebbe l'invidcofa maniera di operar mì-j: j„j3S: -_xì,; ìt,*« , t ™, a
'
e non con diEsJ, lì vede dufpi» tallu ed in fintafli , ed in firnificazio-
ne , perchi n'ir,'»"" valeml:! twr-v , certamente mortiti non ipfe ttng!-
lar, ma facìt ami: e quello verbo, c tal maniera d'ufario t cara adOmero , e colla lìefta Imtalìì , che adoperano gli atti di S. Teodulo, e
lia-
1)4. Si compone cotil litigio , e li da l'ìmerpelraiione ad Itu/i^inr.
ì48 I FENICI PRIMI
riportano in Ji&li del julgmrator , cJ indi raccoglie non pochi derapida' Greci) e (fa' Latini in .ijii'j Ino [entimemi), ed indirizza il fuo
briere. on.: rio zi ti;o. Im^io (Jrt'vio . L,l li ;v;iiirc dell" Holrhcno fi
può rellritigere a ciù , che Ik-pjt;Cy;-;h-jì# /iioj fabticamts
cos ìnfignìvirt Jevii pIaculi Jt-J.-nra bucine ,C riru/o Ajoì gtarnuga>
185. Sì cominci 1 «parlare di dorico del um^a'ritf , eliti lo litio, eie iiif*-.'r.
. CITTA' DI NAPOLI
iSri. 5crittofi ciò dall' HoLtlieno nel 1699. nel fcguente anno il ce-
lebre Pietro lìurrmir-no mi ki'Lvita ,0 Iuuf;:i cur.i diede in luce un ben
lungo difeorfo, ed il divue non meno, che in sv. capitoli, e v'appc-
k per titolo , ZETS KATA1BATH2 , con dedicarlo al gran Gilberto
C;r.'jj ,.\- : mundo iiìlicnv.' qrjr.d' crud.iiicne . ed oneiìilìuttc maniere
per ogni via li fludì.i reliltere all'opinione dell' Holtheno , e crede farli
ragione con venire al parere del Patino, Arduino, Vagliante , e d'al-
tri, che Zws <«^™ : è I(1 fl=:-u,el:e Z.>; x-,-Jvf®-, Xsin-flior, che
fi legge anche nelle monete. In leggendo io non una volta, ed altra,
tra più sì erudito difendo mi lì darà fede , che il dot tìfs. Burmannofembra avere leritto piti pretto, per moiìrar molta lettura, ed ingegno,
che per rinvenire il vero , ai dirò , che li molli: a ciò tare per qual-
che (ègrctu dii.lcgiui air tra I" Holthcnn . Ma perchè quello, ch'i chia-
ro, e conto non pin'i coirli , ti uni Piandoli da se, Io (teflò Burmannonel primo, e lung;> >:.m. o-nf-llli , ;l:e hi pi.it commi; nozione 'del «-Tai3ii-s fi i quella , in cui la vuole Holtheno , e v' appone quello tit.
Di Deonon, & hitimmm commercili . Omnibus Dìis_ rr&e defcenlìo-
nem adferibi , C ormiti rtllc pat[c naraAins àtei : indi non menoche in otto pagine fi fludia provar tale argomento, ed unifee autorità di
l'acri fcrittori,e profani s\ Greci, come Latrai; e mi piace, che ci dile pregevoli parole degli atti Apollo!. 14. 1. con dite pag. nB. Lycan-
w.-j, vijì< mtrmtiis Periti, C B™1* opcrihs, qu* Avmmemftv.lem /up:;;:b,w '
.i.&rA >/.-,; nVS-f inrstf KATEBH-
2AN t ' -
:us filutsrem Deetum oprai homìnibus per defeenfum
Dtorum indimi . Indi farle per folo contendere dipartendoli
bile fentimcnto, che gli Dei fccndeano dal cielo ,~" — "
condo la natia forni del mxik&iìkw , con foverchLi
penfare, quando hanno adoperato tal verbo, ed il derivato xaraiSìrv
.
187. Ma io con animo fermo più volte avendo riandate tali autóri-
li, ho feorto, che o fi confonde il Burmanno ,0 le traferive non inte-
re, onde non li vede in effe, fc gli Dei, ovvero i filmini »au3si«Tr,dsfecndunt , in ajuto dc'buoni,ed in gafltgo de'reiine curo recar di ciù
ifempj, perchè ognuno , che era viene avvertito , li rende accorto, efavio a leggere si erudito dùcerlo, e riveder nel fonte i luoghi, che fi
rapportano. Potevi egli, per isfnggir di confonderci, di leggieri dillin-
gucre, che il m-riSMfir e di doppia nozione, una icmpliciìlima , e iì
TmO. li è il
18^.187. Si contraila l'opinione di Burraaniio intorno il ttraSn^i, ftìprtur.
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I FENICI PRIMI ABITATORI
1' i[T!nu>il:il Qipcro nel filo ArpucriUc avca raccesi prima del Burmartnn -affai Dei, e Dee, che uiav.in fùlmini fo. i. pag. 470. nella collez.
ilei Polcni, ma in fiditi kughi ii' :mi.jri , dir iniii , non vi fi legge
il h*™S»'t« , ove duvea tal voce rinvenirli lenza dubbio più frer.uen-
ic , onde non fi rir:i IV,l-im, c!;l- putti (-in,i.;r O-'^-.t—tar . Or mi fov-
vicnc, che anche il dotti!;. Ma/y. echi i rèi ùuimtnto dell' Holrlicno,
e non dtl Burmaniio, e reca qycmaiu fefunpio d'Omero, che par-
iBS. Anche 11 Majiottìi! pirli J L 1 n™,'<n, rea con molli lucrili.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.la d'Apollo: ammiro però, clic non fa menzione di s) grave licito fri
E'^Sw y.a\x njy; itì:-.-/!^' A'-;'.'.V,v r
Ausilio Tratim ne ri:ìs d-.-l'cmla OlyupnC.:tifilt:»l , f'-.-jc! /m tini- !.:n:t.uir /ìfj.'.a.
„.,„- r ,;.*,„ ;„„..; „.i,i „/,>-,-,„
tendendo tra clìi Ii del n™fiaiys per
ragione delle morie! e A' Cir~ '.,uu , nelle quali li k-nge tale aggiunto
a Giove, ed in elle quello Dio il;! aililò fijtto un lenito, non h^n pu-
tta cura, che nel v;r;ite d.-i nir.-.vin;) de' liuto ei'iiìjio v'ha un agnel-
lo; e giacché di (Hi monete bau compilato lnnghiffimo comcnto , di
(ero voluto rapprefentarci Giove Idegnato , e fulminante , certamente
nel tempio non v' avrebbonn »[';): >[":o un nuiilueto agnello, ma diverlif
fimo contraflcgtio, che dinotici: ì'iniplacabil furore di quello iòmmo Nu-me, ed allora li vedrebbe fcriltoAIOS KEPATNIOT, fin» fuhur.no-
iij, Jìccomc tifarono quei di b'eleuci.i, e non KATAIBATOT, defeen-
Jhrìs . Se- fi folle va«o di leggere erudite cofe , e molte intomo agii
agnelli Drcfln tntre f antiche Henri - v' ha nel to. vi. defili. Accademici
non ildlc%n«n»K fin dal prìncìpii pi.-r/i iV^v.-.-n tidte ioni eure,&c.Mi fpiace, che al dottifs. P. Velimi 1 1 cno
.
sfuggite quelle monete della
citta di Cirro, che. avrebbe con Livia maniera ijlmlrate , e fon ficuru;
che il iotmSjtk non l'avrebbe interpetrato fulguratìi , andando unitocoli' agnello. E m'indii,-» a dar Ii,:e al litico inni™ ai tuniAim pro-
pollo da me lotto la brevità illirica , e lemhrami aver fatto perdere
molto vigore a ciò, tU-j n'ha fcritui il Burmanno, e ben promouc le
ragioni dell' Holthcno . Intanto non bilogna perder di veduta I' argo-
li i men.;So. Non puù unirli *rtm$ii~:
,ji.l:,:<:.r.:r , e- !.' .-j-isclJo nelle Bionde.
FENICI PRIMI ABITATORI
17. che (falla al
yW™» .^rii, ed io so, dir: Tacito nella fin, «Ila viti ui' A^ric'., , :
quale flava gii per chiuder 1 fuoi giorni , due volte tifa 1' fidare 1
qutfìa nozione, olire Oraz. e Cic che egli già riporta.. Ne vi lari ci
voglia opporli, clic dcl.lia iniiii.l^rli nh i-m-.i^. ,hv..t,thri,>,t ,Cr. mmarmi, lo ftellò die B'-.i tmiS>ji ed ha l'apulo rinvenire la parola i
Latino , che dirittamente corrifponde a quella «ice Greca , cioè Dtdittnores , recitando un'opportm» ifcrizionc -di quelle da Sponio racco
te, benché vi fic-m in Greci lingua anch'.- fl.a itotarsi™.
101. Ho però mtdò non pocu 1 ine rei cimento , che il dottifs. d'fl
naud non ha uniti a quelli acanti i' : , ed il *=r.LSi7"t , co
tutto che gli vedea t'.ell' automi degli Icrtttcri , che c^li traferive ,
19& 191. Qui *-riS»i, adfiiaaa, fono lo llclTu, tlic iVifaiw , e hot»;!»™
fono altresì,
dandoci nella
i lungo dilcorfo,
, ed ilìoricamenic, girai
:o il dottili d'Arnaud ir
cpselitDsi adhsrcims.,
nella ma ammirevole17. e quelli
,dopo iver
;e i fuoi avvalorandogli
n pavA, che polca la
ialini conlccrarono quel monumento a quegli Del , i quali fpcRb loro
eTan propizi, e venivano io loro aiuto, cioè fih'i r,ih&r?bimi , cheè lo
ftefTo,che fibi 'if'ifi.3 : «:ii,i-birit,n niente lì dillinguono Radiarner.oiiis Drai, e Vuffidtre. E niuno mi fari ufeir di credenza , che fra
gli
io:. S' interpelli diveilimeiiie dal Redi 1" mirino con Dui adUinùiut
.
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FENICI PRIMI ABIT ATOR
/WtW.- fi. ..
tibia, perche b tolenne , c preiti Omerica! di'seli! l'u-mi IliIj disili: vc['e . lenipr- li
i - E mi piace , ehi , comiche fìa divif
Sergli Od.7-.41S.
Et rawi-.w/n „;.W „uS fidente, ut, & noi.
Iti cjikIìì verlì i oìvith il vciho e™s>™ , onde poi li è dato anelli
agli Dei, e fi fon d.-tti .'tiji<-"h , ed e'-n;" , come al nollro LboHe, ed altresì iuS-iìwhìi , che vale lo Hello, che iri^&psi
, «dfidettlcs,
de' quali due aggiunti fi è detto molto poco innanzi . S' avverta , chi
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
. Gli al
, benché non
ì. OJ.Ì. 841. 131. EJ or fi s.t
; quel liso lentimento , e perché fi
rervi Q-'n ttw- ni iij>L-.^i!i;fi;i 1 antica dimellichezza delle Deità co-
gli uomini. Ma decorni è ili pi ie ere 1' olìerear..- , eli; quali intera la
teologia gcntilelca lì prefe da Omero , cosi è di Itfegno , che ni tanti
favj comentatori d'Omero in quelt'.occafione lian recitato l'aulània, uè
quei di Paufania Omero . £ per ultimo amo confecrar col Tanto lin-
guaggio quello verbo q.tkùj rcuduto ora da me sì illuftre , e ricordare»
che ci venne dal celebre Ebreo fonte roB, cogli Itcfli elementi, che è
in Greco, e della medelima lignificazione , e fi adopera da'Prufeti, an-
che quando le vere celelìi podeiìà apparivano a' mortali: non v'ha me-fheri d'elèmpi, perciò a rimi è d'ufo il divino volume.
154. Se tra il Cerio parlare lì pcrmctt"
min'- irci co! dire, che l' Ebone 1111 dì fi
»<. v;T: , ma fotto bella immaginata,
c 1 .:i- ti,-.: arcana favola diviene ilio-
ria. Rif.k'eruiolì alcuni veedii edifi-
ci di n;>!ir.s etra Otello il monillero
deUa Croce di Lucca * Vergini ro-
ana! profondo filo un piecclw Ime
giacente (opra femplice quadrata l-a-
ic : è di ftudiara fcultura in cruda,
e leggcriflìma creta, veli ita dincric-
d.i cui ^-a.'.'ii rivoltata lijpra l'urne
to. In uno ttehlmehi v':ia unV^iio
ricurvo, che mollra eillTvifl.it'> uni-
rli un piu'ol concavo ricettivo di
cofa udorofa , ed in bruciandoli , il
lirici i-nlr„v.i per quii quattri) lori
meni, indi, efiendo il corpo tutto
voto , forfè ufeiva dalla liocca per
culto di elio Dio . Ma la forte ha
vii.-.it:-, darcelo iii.-iK-i. del capo. Sualunghezza c^ua^lia cinque delle do-
dici parti Jel noflro palmo : e kc'inerelce averlo avuto manchevole
del fero più bello , dobbiam tutta volta e!Ter lieti , che l' ifcrizione , la
quale è lòtto la baie , il fupplifce , e ci fa lapere , che il bue f
ija. Si lìiftaive un limolicriitD deli' Eb^ae eoa Crede voci ri
l'Efc
in N apuli.
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1 FENICI PRIMI ABITATORIccome innanzi mi ftuJicrò dimniìrare. Se l'irtene
il troviamo io quelle Ji l'ofidonia nel ndlm regno (decorile
;;Sna inoltrare il Maj->o,-chi n;'br;;r.7.i d' Eraclea pag. Su..j i L- r e ^ I v- Pallcri , clic egli loda , comechè in alcune cole gli
idiSiraculà, di Gela, ec. in Sicilia: all'oppollo nelle Napoii-
li modo clic le li porcile opporre, che facendo quello anche: ]!.-, !, leu. ,:.[ .l'Tit:.- l'aura di cren potrebbe eflerdub.
30 li rrovcrrà o in ifcrittore,o in qualche figuralo monu-/era in Napoli l'ulb di Colpire mandi" un it oiiiii-.i^imo
nprc niuldìo colui , il quale vorw , clic quella mone* fi-
L Ebone: e tal ragione è ponente , fe fi ha cura di ben
iteia a àn rijiruoì'f , che queir limato fia veramente I1 Ehvne -
Digmzed &y Gtjoglc
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 157
riandarli . In oltre ci II palefa , clic quella non potevi cilcre col vili)
bovino, ma coll'umano, dal vedére quei quattro (orametti , ed il legno
convenire a pretto bruto , ma ad uno di Urani forma , e che credali.
Nume, e tale fi era il noflro Ebone, e ne'marmi li onorava col pre-
gcvol titolo di erii s'ti!„ì',-.ìv>. E certamente fc non fbflé fiata unaridirà Deità, il Nimplio 'poi! ni!, ire rum 1' avR-hiv temila si cara, niv'avrebbe appello il fuo nome , ed innanzi li diri quanto di nobile
racchiude quel «orra'i i B--. Mon lì dubita , che farebbe flato ben fcm.-
pi ice Nimplio fe chi unitamente con Ini il a*'..: ) le quello limulacrct-
10 elsendo in tutte le lue ['.mi Ime , avelie voluto ifiruirci con quelle
due voci edere l'animai romuu.ih , ehe a tutti era già noto 111 vederli,
c non una Deità, iìmholica, ed arcana.
197. Son tutti quelli ragionamenti affili valevoli a multrar con cliia-
rezza , che 1' idolitto fa' un Kboiic , (na ninna colà il rende falda
e certa, che l'efpreffione K.OINOZ O BOT5 . Non è fiato mai miotalento di ridir ciò, che altri con ir.oila ti-uJi/ioiic ha raccolto, ciù èche le cittì si Greche ,come Latine avesn dulinto in dalli varie , e me-lìicrì i loro Numi, e la divi l'ir -ne pio ampia lì In in Dei pubblici , ov-
vero comuni , ed in quei , eh' erano fpeciali a qualche rione di eilé:
comediè non niego leggerli alcuni d' un'intera piccola provinciale per
non tralcrivcre autorità in cofa ben nota , piace Iblo avvalermi delle
parole di Spanhemio nella lungi annotaz. al v. 5;. dell'inno di PalLnifcn , yh , uhi ytipBi ìjjfn dicebautur Dii , j\& qmrwn prsfidia , «c
imcli urlK, terra, e.v.i Vcs;iu seni' ctnfchatm.- indi, come è fuo collu-
me, riporta i nomi :idle Deità, eh-.' prdivi'v.in» alle iv.rti, che com-poneano le città, comi-
,jupìnr Stim , c ,'IimrM aia , q:is riem-
pe nrcei nrbibus »«;>- !':. i\ fvn felrrrinii pau-;:-r:i : ed in tiltrc , checi, cali -li'.,™, e -»a;m , perche candiva le femplici porte ; taccio,
perchè Minerva, la miai- prrfavva a euelle di Tebe, appellava'!! ''/•',
nome Fenicio, del quale aliai cole , mi a!-u,'.nto confini: , ne dice il
Seldeno nel libro de Dìit Syris cap. 4. verfo il fine ; e lo Spanilo™poche, c dillintc nello ilrfTij v. e;, pus;. 4:7. e 745. ma il gran Val-ckenaer nel!' annotai afili fculj delle Feniffe pag. 715. ci dh la nozion.
~7-y,', oiic.;, premineas ,c*celt'à , il che non vide6uè il Bochart,nè il
Seldeno , e riporta aliai [crii-ori . i mali han parato di tale aggiun-
to , e fjiova il leggerlo , ma fili sirici Spanhemio . Ne debbo curare
no mintiti \ CT patullarli , ed ^ nn timer: voi i', balla' leggere S. Agofli-
110 de chi:, ed aliai altri antichi, c nuovi fenttori \ a me foltanto fi
confà, per intendere il mait i Bai, la divilion precifa di quei , comeho avvilito, dell'intera città, e de' ioli rioni. A pochi farà afcofo,che
TomJ. Kk Na-157. Gli Dei oenndi ratta Ijtiità, odiqnilclic rione , uirù I BJi fifiide'priml.
i 3 S I FENICI PRIMI ABITATORINapoli, giuntavi la gran colonia d'Atemeli , fu diftinta in fratrie, co-
me Atene, e cialchednna di eflè avea gli (pedali fimi Dei , onde nonfi legge altro ne' marmi noiiri, die tìs-,i jirm, , ed in alcuni vi fi
Veggono anche fcolpiii , com: in ihl;!j> lutm di." Cinsi , ed al-
lora, quando farà beli' argomento del mici dire quella colonia , le nedaranno e la figura, e l'ilcrizfane : quelli non rurean cullo pubblico,
la fratria , o rione : e lo uelfò dee dirli de' (acritici , e delle felle,'' De-
corni; offrrva anche il grand; Sp.mhemio nell' inno in Cererei» v. a;,
fair- cairn,& fili.: J;.; fi-j: i<w,.- .,;.:,,! eofdem vaeresti*bim,fe« in roMKDNE («( tì usui») . . . celebrata . . . alia vero pri-
vala, fieni Albiins ™ l^iTilài' , dMJ ti'>m<m>,fingulirura curi.trum,
nu; fy,n:il c;h.;bn.vn::ini, quorum in •mia itidem apud oratorei Attices,
C cradìtas ArUlì^hr.n':', vuerpn-tn de Pace p. 6qt). Indi quefl' uoiri
dottffimo raccoglie buon numero d'autorità anche da' (ii,fi ferini, che
v'eran facerdoti pubbli.-] , e nnvj-i, i-.l altresì làcerdotdlè, e giova leg-
gere si erudita annotazione: ed il gtan Reinefìo ne' fintagmi pag.
m'offre anche vienili auspica, i qu.iii s' ^ppr intono a'puhbhci,e che
fervivai» l'intera città , e gli arufpici fi sa, ch'erano tra il novero de'
mi niAri fa; ri
.
108. Or avendo la noAra citta e comuni Dei , ed ogni fratria i
fuoi particolari , fra la prima forte volle 1' Ubone, si perchè era K"nNume, ed arcano , come altrui , ivjv'-c iu:ticl:i;!ìmo , avendone rice-
vuta l'immagine, ed il culto da'più vecchi (imi abitatori. Quindi nonfi dcAinii ad una (ola delle fraine, ma a nulo il cornili..-, e' perciò fi
diflè 0i5! «1™. Ed ora anche fappiamo, perchi quello in»! ì Bit convifo umano fì rinviene in quafi tutte le noAre monete coli' onta gran-
de di una vittoria, che gli prefenta una corona , come a principe de'
Napolitani Numi. E piace fare una brieve,e leieriflìm; 1!.-.;.'. 11^,
che qi:clV Ebon; di creta fu rinvenuto ne! già Jetro luogo, ove era la
fratria J-gh Artcmisj , i quali davan culto 3 Diana , e con tutto ch'i
Nimpfiu, die in tal rione avea foggiomo , pernii a tener- per Dio do-
meftico il «imi zi, liii, perche era comune atntti. Nè h creda, che
non abbia faputo ritrovare anche ne'marmi i'elpiefnane Diì emanati,riportandone uno il dottifs. Grcg. Redi nel to, i. dell' Accad. di Ccrto-
frimvs: e quantunque quelli creda po'"'"1 intendere d' 11
di un cuor pio, dicendo, L' appellazione qui fofia di codir fi p-fft, come fi$nficariva della jrinrifdh-one , ti'.n-t
inferitali fipra latte le tenditoi"
tutù eg '--
&c. tui
có Un
i;9. Eftmpi sì Ji'Ii
DigmzMQyGoogl
DELLA CITTA' D
gran Meurfìo)
ne : T»,-n to'*
:,>;l \<-r-!t:::) :
de' campi confecrati A'Skhi t
brevità comema quella voce —/'.-i, 11
eflcre uh poco ofeuro , quando Spanh
re;. Ed ora intende» bene, perchè Nimpiio appole quell'articolecto , e.
non ifcrLTe fempliceroente B« , ma ì B« , per ricordarci , che non era
comunale bue, ma di gran lignificalo, ciò è il Bue, a cui tutta la cit-
tà dava culto , e chiunque ha mediocre Capete d;l Greco idioma , sa
quanta li è la lbra,e virtù di sì brieve particella , di tal maniera, clic
lovetitillìme volte rende quali proprio quel nome, a cui precede. Volledunque eiprimcrc , come ho già divif.tto , il poneflòre di quello lìmu-
lacretto, che efiò non era un cc^i D;i ceni . e, ovvero fracv,-r.,
e di qualche rione dì nullra città, ma ili ttittcì il comune . Nè mi fi
opponga, che Nimpiio polca ùij (cnij'iicemccirc Uì-h, nome da tutti
intuiti, e non ><wi> i Bi,,
ptreiii è v;v.n\n il rifondere con opportu-
ni efempi . Il famofo vitello d'oro degli Ebrei dovendo avere il pro-
prio fuo nome, ed efletido di tal metallo , ovvero indoiato , fidine ezian-
dio B« Siiv^j©- (come il noliro «Bar, unii i Bis) teflimonio Sel-
Kk x denoijj. SirPitBiinthecDticr(inpj,pcTcHNinipfio fcriut muti i B", t non HV
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sfio I FENICI PRIMI ABITATORIAno de Dìis Syr.fynifg. i. 14'- i-'fjf* irfoTt. e '»' cìittmam.pug.izi. ed aggiur.i;; autori;: 1
, .mche latini liritlori, che appellano
il bue Dio degli Egiziani , non folo Api', ma altresì Boi fimftus JEgy-
piiarum. Taccio, die VAmibis, il quale fi fin le in canina figura, fi chiar
mi* altresì da' Greci, e da' Latini K-.'.i, e Onij , li vi'iitja In Hello Scl-
. deno ih additimi, pag.ii?. Ed io raccoglier ootrei aliai clcmpj , che al-
le Deità, oltre il proprio nome, lì davan altri dalla loro figura, e co-
mincerei da Omero, il quale, mercè la divina fua facondia, fpeffo co'
tiioi numeronflìmi Dei ula coiì , e hall., ol'crv..: il folo Volcano , chelì dìHè H>t©- , indi dalla Ina (concia maniera di camminare , e per-
chè niente bene gli reggeva !a vita, non. lì vede nell'Iliade, fe non chia-
mare KtAAsnSfeu , ed Auipijwn'Ki a éuila di nomi proprj di quello Dìo;ma or m'avveggo, che m' abufo da tempo in cofe a tutti note. Nonfallì dimoile Nimufìr,, fe invece di ferii/ere H'ftà. , gli piatii,.- ,:, dar-
celo a dilcemerc con voci generali , ma pili elprcffive , quali fono ut»
f!e parole n" feorge (
ognun credendo, ch(
te, viene frammenti 1
n delle fratrie . Bali
me con lunghiffimo
mo , lembra , che ciò egli dica , e (ari lìrano , che ili
monumento Green i-ljiilìn j tutti , ninno de' noli ri fr-"neppure ora t conto a noi, e non mai ve n'è Hata
Jan. Si rilpondt al s"" Maziocctiì, ebt f» l'EJonc Nuoi
effendo comnti da qualche 1
DigitizM DvGoogli
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 161
con si datinolo, ed oflin.Uo uWu. Ma fe 1^ quello laTo degli E!»nifi , clic egli oficr™ , e ne tralfe copia , lòlle in luogo indecoro , ov-
vero afeofo, dovrebbe con folcita ciìrn rar-.-f fiTt lihsdsi, A per appa-
gar lanoltra calda brama d'averto , t: .m^in oer 1 : : l 1 o.r lì in elegante gui-
fli,ed uve torni in noltro onore, ed 5- 1 ri darla io luce : e fe e ito mule
il marmo, s'avrebbero le parole, e non faremmo allora reilii.cd ollici
a dar fede ad noni si ilivio, e leale. Ma per le tante ragioni , ed au-
tori!! da me raccolte, oltre alcuni ['atri monumenti , che I' Ebonc fi
in Nume di tutto il comune, e non di fratria , fon ficuro.che il gran
Mazzocchi, per ìflampir nrelìo, e molto, benché Tempre dottamente.
Ivano, e prefe queir Udizione H'Sm<i ìYio*hs-i™ 0rj,k.t.\. riportata
riunì. 175. che lì legge in Capaccio , ed in Gruferò j5. per quella
della fratria defili Ehoniti , e fe gli verrà talento di aautere fvhcdas,
fenza forfè quella rittovcrui , che t ra li riffe . E rimine fermo, ancorché
mi j' opponga il Mazzocchi , che il mimi i B^i trafmelfoci da Nim-pfìct, non fi fu di uiiegli Dei, clic i nnflri padri diceano 0i«i rffitnfe,
ma degii i'-j^i'.ìì-i, e comuni a tutti . So, che sitino ««ronderà mie
Ito mi i B« colla limile cLueiìionc di v. :U F.Wt , che fi dicea
quanto per fortuna fi rinveniva di due cu-lclie caia di u rezzo, perchè
s'attribuiva a Mercurio tal felicità, ed ni: Ji e!ìì, per eterne a parte,
dovea dire «"« Vai--, anzi li credei; lo lìdb di Marte, ficcome of-
iètva il D'Orvilk- nel Caritoae pacor. /H.vijerA; /. V. ri. W-ipxt.tr Mir-
ri, & Mercuri? f:!ici:.::a,i twii.-uJi ifi:-;-,:-, , male m»k Ews,viti. P. Burnitimi-i .ri Pixdmni /'. 6". HJii.ii>: l-\ i;;. h non e' ha
enidito giurecoiifultii, il qna'e comcnluico il ric. rf rsr. ài-Stì. >*"c. noncrede Ilio dovere ripiitrar quella forinola «;;ìj t's'^t, unendovi il luo-
go di Plauto Rudntl. ir. 7£ <n'e il corui-o f-ri Ramali arginisi
Ime in re hi rifinii di-duca , al dire d'Eineccio : farebbe importuno il
mefirarc la gr;in differenza, che v' ha tra il ioni;. 1 Bài di Nimpfio,e a-.e.s, i: ricorioiccii.f.ila etiuir.o da per te .
30!. Non fallo, fé mi flìnm in ohM^u d' ular qualche brieve curi
intorno al nome Ni''>nL:3-, che la prima volta a me, e forfè a tutti,
li là noto : il che friniva bene, che nieriziouc è de'vecchi tempi, per-
chè fe fi folli: a dì in:-!!ri fiat.i, non li potea penfare ad una parola an-
tica, che non ve n'ha ultimo, ed i faliàrdi alimi involano, per aver
fede, ciò che altre v,,;te li truovi . Arai piace ti (lettere, che N™if,.i>
Ila un dialetto dc'Creci ooliti murari, iilceudo tal nome da N'-wp,»d in Napoli li dicea M '-'
J.'-, il che ora l'ai".- rendiamo : l'altre nazioni
sì Greche , come Latine da quella voce toglievano Nu«<5i«,e NynpAiitt,
e tali nomi proeij lou comuni nelle Urie , che fe n' hanno ; or certa-
mente fe l'i ieri zi- ne :i™fla al nollni picc. ,\l illune Vile di noflra flaco-
ne, vi .^ereflimo N-Juim. E troppo conto , e certo, che la e- lì muta-
va in +, balta ravvtfare gli fcrittori,che ci danno trattali di tali mu-
331, Si fa pirtitolir d. detta de' N.ijalji.eii il aire \;> 1,3- , e non Niìm*,
itfi I FENICI PRIMI ABITATORI(azioni , e vi fi troverra fra fili altri eicmpi ifvWl&i invece di (uWav,Airt.i , ma non v' fu per n'ut»
, che non fissali , efiendo ora
ulcito in luce. Che loia i noflri Greci iNinfii gli cSceflero Nimplìi,ele Ninfe, Nimpfie, oltre quello Torio poliéfiòre dell' Ebonc, il quale
certi chiarii ava lì , io leni in unii delle pareti di quei belli, e grifi lépol-
cri rinvenuti di corto in ilcavando i Padri della Millione,per fare edi-
fici, ove erano ferini o in ncro.o in rollo alìailiiini nomi Gmi , fra gli
rieri uiielb d'una donna N-ju^-.s in elementi ben grandi , e colla Io);
la furinola Ho eziandio altro pregevolifumo monumento, benchéria nel!' ifola d' Hchia , ove li lesse anche in (jreco parlare Ni/ft+af
,
ma piace primn dirne, ci une ne lui lai'.o confap.-vole : e perciic il rac-
conto dovrebbe i-IIL-r Lingo , io il !li:ó aito . IWtaronfi in quel!' ifols
Tavj Incieli , e leggendo in un ginn macigno predo il luogo , ove fi
- f^Sg*"" licl"h'J*"**' wftftww*'
f) AKloc NYMjlo V: IlAHOC-NmriOC-KAI:MAI-C HAKVAAo „• MAIOC-ITAKIAAOCAc r -X .£ «
. \ ATIEAEYGEPOIANE- Il AN ANECTIICAN-TOYTO'To X&ix I ,N _: TOTOIXION.KAItl< TPA KAIC-TO^TPAIANOY
T AJ. £ TH-EniTASEI
dice il Lacco, Greci caf.iii;ri , ne n-colfero quei, a'qnali o il tempo,
o gli nomini pili prillo non ìvc.mi:» ancora u-.ua ingiuria: e gli por-
tarono in Roma, tua non ai end:. pov.-.io lL:rp'ir,- quei , che mancava-
lifeto in Napoli quella sformai iffima copia , per averne l' inter-
ne, ed il ri I arciminto : so, che qui altri n r.on curanti cole si
, , altri, perchè fu loro inalarvi ve oarne :1 lenti mento, la ten-
nero per vile, ed a dildegno . Non tardò, che giungile anche in mia
notizia 1' iscrizione ni.il cawia , ed ar.li'.o Albini nu linoni hipphrla,
e ne raccollì clTer della dalie dell'opere pubbliche:c perchè ve chiara-
mente Niii/J-iw, min è imniirf.aio^i'e .;mì ho m'urtalo il marmo, co-
me fi tralcriuc, ed influii.- i! Iir.-phnviiio , con brevi::.™ (piegatone,
ijftijndo ad altri il hi;: eh conier.to, a cui è degno.
joi. Colui , il quale anche mezzanamente è svezzo ad oìtervare lal-1 1
fi li-t-
Mutuo di ficltc. fesurM t-«1i i-,):s N-V-bO- , e f: Bli di brieve luce.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. i6s
Si letterati o infranti, o ioli, non s' opporr!, che quelle parole di merifatte dovevano cII.t; koloitc noi ma;:s>i;r>, perchè ic vclìigie dc'tratti
rimali Ombrano, che irai altro porean darci, ed ora ognun vede, che in
Kornano 'dicono : P.m:n Np^p!]^ , r.i, d! , l'Iìk-rtt nùtmmthoc frupaffuteulnm \ dne liberti ci li-
féiun credere, che li furono l'architetti dell'edificio, ovs dovea l'aggior-
nar Trajano colà portatoli , e per la lalubritìì de' bagni, o dell'aria, e
per godere un poco di tranquilli, di pace , toltoli da' tumiiltuofi affari
dell' imperio : ne fa dubitare, che vi (ì debba leggere Trajano , in ve-
dendo li grande/za ile' cantieri , lIvj n-iiin p tu meno d'un mezzo no-
ftral palmo , cllendo ben noto , che l'ifcrizioni imperiali fcolpivanfi
con im«r.iÌT:';n7a . Se il marmo è in linguaggio Greco, in tal guifa era
meli ieri larli jj'iila la lìiiria: perchè più ii'i'il lecolo prima ad Ai:-iilto
venne talento di dare a' Napolitani quell'iibla , e prenderli per se Ca-pri ; onde i nolìri m.ig->iori , i (rari pretti (.mi Attici, dovette-
ro in llchia rimettere ed il loro natio idioma , e governo- . Nè olla,
che cllendo quell'itola di nonni repubblica, vi li portarti il gran Tra-
. jano,e v'crgeii; edifici , perchè l' eleni .wj è ivjiito , avendo fatta la ftef-
& cofiAiigulio,? Tiberio in Capri, che allora fi era del noitro comu-ne, e l'adornarono di grandinimi monumenti della loro ma^ni'ìceo/.;
,
che ancora s'ammira ir: q-.i-i i-odsi alinoli avanzi, E forfeDione fcrif-
fe quella venula di Tracio in lichia , e Sifilino , che a fenno Aio ri-
'a (loria di lui, fembrandbgli un fatto, che ni
^uc. V.à il rintr! piarvi :.7 ': fon linai] lieuri. del liTtii'ii», per-
chè ècomune ne'm'.rmi i: d!r:i t>':t>cm , ovvero r.nji, Cxfsits m ìmmt.
Ho feurfà con prelliilima fuga !'i fi ri/ Itine , nerdit non è l'argomento
del mio dire, ma lo lari :n favellando HeTAiiiea colonia ; movendomiora , che in eflà vi Ji inmv.i il noni:- Ivl.-J-:-; binila il Greco parlare
d.-' ii Uri cittadini amichi , e de' luoghi di lor dominio ; il che pruovanirafi ad evidenza, che le parole nella piccola h:,!e deli'Ehone , ove an-
che v'ha N'-J,^, leni. deVe.vhi (e.'„!i , cJ sei: n s.iri li farebbe ferie-
to eh'faliarj Nn'uc^! , e tale limiiher-uo col ì BJ= farà raro mo-numento, e quanto qual fia altra piò prcgevol cefa si per la figura,
e io folli vago di dir molto, ed ahufarmi dei. 'ore , ed avvalermi
idizione altrui , tral'criverei non poche cofe , che di tal vitello
cominiia a p«l« iti vitello d'era, onde li ut'.: eifere venuto l'È bu ne.
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Op. . ea coiai brut.), conio.
ha prd'.mo lizritturc si tra'Greci,
pregio d' adornare flit opere con .
zioni di si ragpi;
nneiidulì tutti gli
re, che rapprcler
l'Euilti) iirl!,' : !: il h:.e c Il-uihi i.: :
:
!ir'i , elfi i primi
(ì-LtrlJo pir Mini?: c Inrlf oVo ii vtro on i!ai\vr(,c!',- ci:
e [Ji fcgiziani più prtCu di'l'aiki ir::p.it.,ru])B sì h^-.-ifi.j.ìi.'fn i
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
cupata da sì balda , ed audace gente , fi vegga il Chverio ne' primicap. della fua Sicilia antica, ed il Bochart , anzi quelli fa tutto il mon-do Fenicio, e quali tutti gli Dei : ed anche nel noflro regno, e fpe.
cialmcnte nella Campagna Felice di tal limbolico bue ritroviamo aPPillimi numilmi , ficcarne fi è detto num.171. ed in Napoli fe n'ha adovizia, ma col nome d' Elione . Se però taluno folle vago refillcrmi
con dire, che gli Ebrei, e" Fenici prefero e cornimi, e religione dagli
Egiziani, fon pronto a s-r,kr rv.iijjriiu.e, ed a chiamarmi vinto, per-
chè in antichità sì alte ,'c rimote non è favio chi crede penetrarne il
* vero : ballando a me , che in IvukiIÌ i>.ri ixm Rileva intromettere i!
culto di quello Nume hvfiutrón , che i Fenici,perchè quelli furono
gli antichifiimi, e tirimi udiri .òitaiori , lìctome con innumerevoli do-
cumenti mi fono, comechè il primo, ingegnato a pa!clare,e profegui.
tù a dame altri non pochi anche innanzi ; ed è certo , che nelle Pro-
vincie lor confinanti a vitelli , ed a bovi li davan oflequj di pienilfima
religione i ni fi ebbe l'Elione nollro da' Greci , che tra noi portarono
in piii recente llagionc anche colonie,perchè non conobbero cotal cul-
to bovino.
305. Or mentre ferivo mi furge un penliero , il quale fembrerà ac-
cettevole , che il vitello d' Aronne non fu fatto per imitar il gentilc-
fimo degli Egiziani, perchè \' Apii di colloro fi era vero-bue, e vivo,
ed in morendo fi fofiituiva un frefeo con ridicololifumi riti , e dovevaaver l' immagine della Luna , macchie bianche , ed altri limili fittizj
limrallegni , che quei Ikerdoti ad irte 111 elfo imprimevano: all'oppoflo
il vitello degli Ebrei fi fu di metallo fenza alcuna dì colali (ìolte in-
venzioni, e note, e fe dall'Egitto avellerò apparare tal culto, fi legge-
rebbe neh' Efodu qualche flranezza di quelli legni : oltreché fi contendetra glinternetri defantì libri intorno alla figura di tal vircllo,'c ci fonotaluni, i quali, come fi è detto , gli danno la teda di Cherubino , efe ciò forfè vero, allora non farebbe venuto dagli Egiziani , e fi con-
fermerebbe, che il noflro Ebonc, ed il Ballarsi dell altre citta, i qua-
li hanno il vifo d'uom vecchio, e barbuto, fieno a noi trafmeffi dalla
Taleflina , e Fenicia . Per ultimo non recherà noja il riHetterc , cheavendo gli Ebrei due voci ]i;r dinotare il bue bif , e irs , in parlan-
doli del vitello d'Aronne tante volte, e de'due di Gcroboamo, fempreJi ufa il 'ijj, e non mai il w, come fe il bis folle un nome proprio,
di modo che, fe fodero flati queft' idoli degli Ebrei di femplice figura
di bue, fi rinvenirebbono le due voci adoperate lènza ral collante diiìui-
zionc. E conchiuderem bene, che il noflro Ebnne avente il vifo uma-no, 'e non bovino, a penfarvi a dovere ha molta apparenza di verità,
T0111J. L l che
30J. Il vitello d'aia faprefo aVFcnici ; cdjK)udU6 ne portò [ifisun in Napoli.
I FENICI PRIMI ABITATORI
tilde* teologia Ceppe peniate a far Dei , che alla dimdìica , e fpelfo
conviveflero'con noi, e follerò h^uA-, xxri&xt*, t«,5»., e fccon-
do ì Latini sihxrcntc; , o aìfnì-.-am ; e fe tal pentimento è degnodi favillimi naturali iu.lofi (di Ini letta , anzi il prìncipe fi fu Omero)dall' aver raccolta tal religione i noflri padri de" fecoli pagani , debbonlodarli, che. fra tutti li dillinfero in >i -.iibliine opinione , comeche gu*Sa da affai vane core, e non contenti di creder le Deità lempliccmcn-
te (Vi^awJf,frsfmics , le volcano di più in grado fupremo iVi$arf-
ri-vf, pixhnùjftmas.
30& Sarei in colpa non leggiera ' & pendii in obblio ciò. , che fa
nuòvo pregio, e dignità a tutto quello, che fi è detto nell'nifivw,*
della familiare tifanti Dei co' mortali , e fi è, che lembra,e po-
trei aderire eflèr certo, che a Mosè tra nota tale teologia gentikfca , e
forfè a tutti gli Ebrei ancora, dal leggerli, che quello gran Profeta fi
fludiava d'animar fua gente a credere , che il verace Iddio adii piìi
pronto la proteggeva, e fe le rendevi i'-ij^tV.-mi , che i Numi nonfingeanfi domefiici all'altre nazioni , e perciò efortava i fuoi con quel-
le gravi parole del Deuteron. 4. 7. Non cft alia natio tai» fraudili
fx* babeat Dm apfmpMqUMKSJìbi,ficut Dius nofltr odili. Certa,
mente farebbe flato oiiofo , che Meni avdfe ticordato al filo poi>olo le
Deità profane , le la pagana ctlolbUa non fi fofle pregiata della dimefti-
ehena colte finte fue celdliali podefta , onde gli Ebrei ne dovean vi-
vere inquieti, ed ingelosii , e non altri potean trargli a nutrire si tri-
fti pcnfieri , che i confinanti Fenici , \ quali avevano inventati tanti
Dei con tanti infingimenti delle loro apparizioni . E quindi maggior-
mente lì ferma, che da quelli noi ricevemmo 1' Ebone, e l'altre cittì
il Baflàreo, giacché il memere di quelle due Deità fi era di farfi fpeC
6>, giulìa la rea credenza , vedere agli uomini . Ma fi dia 1' onore al
vero, i facerdoti dell; vici r.c previ r.„: e gentili ben conlaocvoli della gran
familiarità di Dio , il quale in affili portentofe guife fi manifeltava al
Aio eletto popolo Ifraclitico, inventarono la fletìa dimcllichezza de'Ioro
Numi: e quella è la certa, e fublime origine della pagana teologia in-
torno al commercio si fpelfo degli Dei con noi , e di si celebre parte
della mitologi*.
507. Ma giacche fono si gravi le poco avanti addotte parole di Mo-se , non mi ti vieti , che le prefenti qui , come quelli le fcrUTe ,' con,
356. 107. Si ài buon lame id su luogo dell' Efodo. Veri arnione di Jip.
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DELLA CITTA- DI NAPOLI. 167
farà breviffima ollervazione , che non llirà di difogfiio : "ww 'ir'0 '3
ed efpreflivo orientai parlare: Numquìd gens magna, qua fibi Numinndomsfika eis, fimi Deus diminuì aoiscr ? I lx x. vecchi- ci lian data
un poco languida la forza Ebrea ; Cu m?oy piyw , à ini ad-
i£ e™ irytty» (dovean dire ©«' ìftityrm) rài*, K4 »ua^S- s'eric
tifift;gKoniam jmtiH gwu magna , cui eji Dcui prap'mqms , fiati
i!?i>:ir,:t; D.:'i nafltr ? fi Vede si nella Greca verfione, tome nella La-
tina la voce 1 con darli lyyi(im , ed itpproptnquantes non spie-
gata col nativo vigore, e verità, perchè è di molta Uefa fignifiauiune,
pr&gnaatiJlimic potefflntis , come dicono i granatici* quello celebre ver-
bo aia (e ballerebbe onètvare almeno i vocabolari, non che coloro ,i .
i han faviamentc ponderate tutte le voti del Tanto idioma) giunge
a dinotare cogneiionem iaé'sre , ed il liio nonne aip. , ìnttititsm ha.
ta'mh, ed alle volte ror , e vifctra , &c. Quindi per dare efprciiione
Viva al parlar di Mose,quanto farebbe (lato più proprio dell' tyy'itfn,
e delT affnphi<! 1' et uliito riverir, xi-x3uin> , ed adhxrere,
tdfidcre, per non dipartirfi da ciò, che adoperavano i Greci, ed i Ro-mani in favellando delle domeniche maniere delle Diviniti co' mortali,
e cosi reggerebbe più vigorofo il penfar del Profetaci quale convincer
volea fuo pòpolo di mente ribellante dell'intima amillì del vero Dio,Clic gli era veramente ìti^s-bt©- , e con tanti Itupendi prodigi 1 e
(pedi votaevalì alta difefa di lui, e ne mantenea le ragioni.
joS. Ed ora chi meco non ammirerà , che elicndo quali certo, cheil Dio Ebone fi è Fenicio , e Siro da tante pruovc
,ragioni, e monu- "
menti addotti, il gran Seldeno nel Tuo volume de Din Sfru non nefa neppur ricordo , e doveva elTer tra'prinu
1giacché è si noto per chia-
rezza, per le lodi, che gli dì Macrobio,e le gli confecrarono marmi,fi vsit in tante monete , ed ora ne fono ufciu hi luce anche .fimula-
Crctti con Gran; ii"cr./.k;ni : cJ è vicino al reato in verità tal dimen-ticanza , perchè chi vuol falire in vera fama in ifcriver di un partico-
lar argomento, non debbe intralafciar quella cola, che rende nobile fu»
tanca, e tal fi era il nollro Ebone; e non fi puù dubitare , che avrete
be'trafcelta erudizione molto più degna di llinia col fuo alto l'ape*
orientale, vedendofi, che la mia è troppo (facciata, c poco,o nulla fl
cura : foia non mi farebbe flato a bene , che gli flranieri fi avellerò
t..::;o a inoltrare i pregi di colai noilro antico Nume . Ne so, perchè -
gli sfngijl quello Dio , avendo egli tante cofe unite inlicnie del vitello
.
0' ori 0 i\:u:,n.: : t,! or mi cade nell'animo, che gli era di cura leggie-
ra il ravviarlo Deità" Sira, 0 Fenicia col lòto porre penfiero alla gra-
maiicalc ragione di liia tcrminai'.ione , ufeendo buona parte degli DeiSoriani in c", non altrimenti che H'&;>,e fe v'ha chi ne chiede elèm-iij, gli ballcrcbbono i dge famofi idoli Dm*, e Maw«i«,.e Seldeno^ " LI i ftefiò
3cS. Giuli» querele conta Stlneno, (he in £ Dui l>w osa plrle dell' Ebone.
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ir>8 I FENICI PRIMI ABITATORIileflò ne di buon numero, come tW Zepàon, Odaco», Jadori , Chea,
ehi diesile, che i nomi dogli Dei de'Greci ufceuti e™, fon ancheFe'Dici, come n
che altri non Coffe, che non fono Maio infelice a ridurre alla verità de'
lento il bel detto dell'Cruente Lattanzio.: 'prima fermili* gradaseli
falsa intettigere . E mi diparto da quello Nume, per rinvenire nitri
non men degni monumenti Fenici in n:iltrj città - Ma prima credo,
che tomi a decoro fare a sì antico Nume un piacevole elogio , noncolla debole™ dello (lilc mio, ma con quello del nollro gran Fontano,
in cui l'eloquenza di lira forza fa pruova, e fembra,che in pochi ver-
li ha racchiufo il molto, che ho raccolto di Ebune, leggendoli in elfi
m quanto pregio egli s' aveva ardi'.- a' Inni di ; ci ricorda «'culto , efacrin.-j antichi, e che l'intera citta, non un lemplice rione l'invoca-
va, e quafi ci dice , che la gioventù gli cantava inni , ed il Dio aquella dava avventurerà bellezza, e leggiadria gentile, e fentimentt ac-
Parlhempe, rcgum domut, & decm ipfa vinrlm,Clara .misi , Clara Ifigenia, & firtibìls tuRi
,
.i. -. Hnc mam fiùrcntem, oculìfyue , & crini deccatew
hiliiiKii maio:, >J- /.-.>;> ).tm rue psr*3i,, :
Urbi H-.-bwia falutat, agrigne Hebrrna fregscnlmi ,
Hebona & referant fintili nutra, & l'inora, immes.-
Uic cicnim ftorem matti , roburnut inventai ,
£r /pedini Deus, & forme dai hnbire decorerà,
Oraque , luminarne , & moderantcii corpo™ filmaa il grand* Ebone , Dio comune a tutti i Napolitani gli
ri monumenti me n'offrono un altro , comediè .ii minorcondizione , e grado, e non di general culto, ma d'una fola fratria, il
che vale a fempre più ilabilire, che l'arcano bue fi era un Nume ve-
nerato dall'intera nolìra gente: egli fi £ Eumelo, Eiipi*©-, e moflre-
e fi fu il conduttore di sì vecchia colonia , e perciò eJ-' 1 ' apoteofi .
c- r- r*" * - *™-*— —,:"ftrana, perefiè fono il primo a dir ciò , forza è penfare , die farebbe
troppo mefehino, e difetto il fapere, fe non li fcrìvene,fe non quello,
che altri o per fallo tramandarono a'poiteri , o per corto vedere non ofe lo lìelfo farebbe avvenuto in parlando dell' Ebone, il qua-
le , benché Dio infra in- 3"*-, il riputerebbe aitufis-n©- , fe io Mi
fiato foltauto pago di proporre quel pochiffimo , che rawfòfi na'i'olu-
jc9. S' incominci i i pulire a' Euintle , Nume patria, conduttore de' Penisi
.
Diailizcd ti Co
^DELL A CITTA' DI NAPOLI. 169
mi di tanti noltri fctittori . Quello Dio Edmelo fa melìicrì confelfare,
che non fi fu di qu;i;.: ù^tt :i:bJnu.- , come l'Ebone.U rendono peròeziandio ragguaidevoic i non poclù monumenti, dc'quali la malagevolez-za del tempo non ha fatta cru.la sir ai liuti-), e per buona for-
te fon durevoli anrura alami,
po'ìianu additargli a'favj flranieri , eforfè fona afeofi a' noltri , clic pregianfi acedi amatori delle patrie ami-chiti. Vivo tra dn-, e (ini.- a ragione, il- in <-ni debba riportare tut-
to dò, che lì ha d' Eumtlo , ma perchè fi fu un Nume di una par-
tkolar fratria , farebbe affai opportuno in quella mia A lunga opera,
quando fari AcnlTuno argomento il ragionare di citi: fratrie , tralcrivere
allora ,e far ampio coniamo fopra ciò,che ci è d'antico, e fopra qucl-
ETMHAON SEON tlATPIlON*PHT0P21N ETMHAEIinN
T - *AATI02 niOS4P0NTI2TH2 - ANESHKET4ITN T ' <!' A A TI !M • TEKNHI
Crederei , che dovrebbe rflér la lincerà verfione , Eamtlum , qui eft
Dcm patrim fedaltbm Eumtlidnrum (Atmortas) T.Flavius Prus cura-
icr ', iìr.uu-.m j dctìia-j:: :i>i,i t-.m, T. Ji/h . Oltre parecchie oCferyazioni, delle quali è degno quello marmo , fi dovrà inoltrare, che
il gran Mazzocchi de Etri. Ntap. femptt unica pag. 140. col. t. quel'
Qprnpn nancXnlw , foHalibiii Eumeiìdanm, ha tradotto curiti, ma fi
paleferà a fuo luogo , che fpispis erano facerdoti , onde non conviene
loro il nome di curia. Piacerà altresì il fapcrc, perche i Napolitani di-
cano fempre woj*, e ;;- ; ™f coli'», e eli Ateniefi eoli' a . Si dc;
tenuinerà altresì , quali mcflieri efercitava il qpnrrn tra. effi facerdoti
con opportuni efempj . Per ora quelt' ilcrizione fi affa foltauto 1 nondubitare, che Eumelo fi fu un Nume del fuo rione , avendune un tc-
ftimonio di si provata fede . Ho un fecondo marmo,quinto più altro
pregevole, .nel quale eziandio fi & menzione de'ùcttdoti addetti a^que-
jlÓ. Mino, dal qiult chìanmeoii fi vede, the Eumtlo lì fu Dia patria.
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170 I FENICI PRIMI ABITATORIIto Dio Eumelo, e (la quali feppcllito in luogo aflsi indecoro del mr>nilleio de' PP. Crocìferi , i quali abitano prellù il tempio di S.Giorgio,ed è fcritro in [re pani, eficndu una bali: riquadrata, c farebbe degnodi (ituazion onetìiflima , perchè <'. gran f.t: .li , ci onoranza alle patrie
antichità. La principale ilcrizionc , che riporto in elementi comunali,
t. 91MBI9, t. «fi :
Evàda mirai™Influiti, Fh)kS«, Sf&ra,
IVoMÌ(iir« M. T.- > J'tT&iS©-, TM&Òl
Evantti nidori
In ciTtemìmbv! Italici^ K*m*j«(, Ai^vplibus
,
III uì'qit,- MngllS Cteùie óquatiòut Olpnpicts,
Qstz efi in Itili* , in adoltfwnrum edamurimorim duplicato anfa ,
bine dedicava ad frotrìt decas
fiatms Diofcurorum,
inde una aim T. Flavio Zofm»e/'ur frane in codem curfu
forum adolefeatum viliori , &viSorit Uvcmìum adepto
Le molte parole di il pregiato marmo, e fcolpite fenza alcun fallo ci,
prefentano, come è facile a tavvilàrlo, che i facerdoti del Dio Eume-lo, che avevano "anche cura del tempio di Callore , e Polluce , ovve-ro dc'Diofcori , perchè T. Flavio E variti.- in clìii aveva erette due fia-
tile, forfè per voto tatto per ritornar vincitore, gli erdicro quella memo-na, e (òpra ci appofero anche di marmo l'immagine di lui, e con tale
accattone aggiunterà i molti pregi dei fuo valore, e di infimo fuofratcllo.
Sita oc lo fteffu argomecto del num.jio, Altra muoio , che ippiiritnc *d Arimelo.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 17.
311. Ed ognuno d.'eb: ar.;r.i;e.irc Li nucniS^i-':'./! , e fplendore doli'
amica nolira città in ledendo , ihe j:i sjioventii l'elercirava in più onc-
ilifiime guile, e eli; in e::.t e^eoMv.mfi unti giu:».iii , c fra gli altri
imo , die fi era fimiliffimo a'famoii Olimpici , ì;o\yuvitJ , oltre il gran
corfo detto ìhiiA©- sì celebre arche in Atene, e gli Augnila!!, Sii*.
em. Non è qui luogo proporre in che maniera il P. Girimi ih differì,
ogtni. p.ioif. illuftra tiil m;. li;-, i (per.Lc il parlami: linebbe liiii^o, e nonper piccol tempo c:.rirebc-c in o'-.bìi<: tintcl;/ i ira 1' altre cole di nc-
tarfi fi i , che 1' iWiut-iki il divide in due, nVAirurf, ed oVjithb,uè pofe mente, che non v'ha !'« , ma la lemplice jota , e che Stra-
tone pag.377, avea sii ferino, che in Napoli cr.ui Menni quelli fpct-
tacoli egualmente, che in Greci j, -ìV^r u-n-aJ.ri:* t^' soia» (Ntaw-
" ' «) . . . iti uffi'n wi/eis ENAMIAAOS t-iriawirnuji;
•ni rf. EM», cenameli aletrMur ap»d ipfoi (Neapiliranoi) p:r pia-
re; din Udii ipjìiii Grana simillimum . Ma la vaghezza del fanere
del gran Corlim s' ammira in volere, che rìt M.r. I'isMi®- lignifichi,
XLIS1. Italica Olymptsdis , e fparge una troppo (indiata erudizione , .
lunga, per inoltrarcele in Napoli fi ufavano nel tempo di Severo im-
pcradore , cflendo il marmo di queir etl , di numerare gli anni dall'
Olimpiadi, il che ad ugnimi, fi-niorerà cofa nuova, ed altri la diri Ara-
rla : efléndo quali ficnr» , che 1 due elementi M. r. aliano Mi^aJwTemine, e s aggiunge l-v..- per òiilinguerla dalla vera Grecia. Amiglior luogo difenderò con aniichiffimi fenttori , ed anche con quei
de'lècoli de'Ce-iiiri la voce !>;;, e rei*.1 ,. Si daranno fotti ripruo-
vc, che fc il dottils. May/occhi avelie latto do di quclìo marmo , il
quale era gii noto , non prendo Io dubbio , die M. r. non le avreb-
be prefe per numeri , come ii O.rlini , ma per la Magna Grecia
in più luòghi del volume de' bronzi d'Eraclea, i quali fi pollòn ravvi-
are mercè l'indice, e non avrebbe ii,vt:.i ir. • .'::'"iiia , ed in affli
mefehina fituazione la nollra MiyA-:/ rr.mi~f, escludendo da quella
anche Regio, non che Napoli; ma ora mi fovviene, che è fiata forte,
che il gran Mazzocchi non pensò a tal marmo,perchè avendo dillin-
_
la la Grecia d' Italia in m,:-: rc»: , i? nùmr;e>,i , il che niuno tra gli
antichi , e moderni lo ferine , e ci dee dolere , che fa capitale di ca-
lai MinorGrecia la :j::llr:i !>r-iii citta pjg.il. e dice: Maser Grafia di-
lla fa'ti fomparaliai:,- Mmc-rif , qui cbjidelir.t Campania l'inora , e
poco innanzi, mim t.:f«t JV. : m.i ninno dirà, die efTendovi Ale-
xander magrini, ci deliba eflère Alexander purvus , certamente fecon-
do quella nuova, e particolar oivinone egli avrebbe interpetrato M. T.
non MtyàXn , ma all' oppolb M.»r.*s r».i'o , altrimenti farebbe ito
male tutto ciò , che intorno a queft' argomento avea ferino uomo si
favio. E ripeto , che tCen.'n Ci bel marmo de' tempi della colonia A te-
niefe , perchè lì nominano fratrie , quando fi parlerà di elle , fi darà
311. Si iì brievc fpìceaiìom ad alcune «ci ii si pregevole narmg.
I FENICI PRIMI ABITATORIocelli a foflener quelle
;
e fi fomiti, che ol-
ile il tempio, di <|ueltc llatue di Calure, e Polluce fono ancora rima-
fi ben grani avanzi , c nxilliaiiii ui'.a' [coltiir;: A:tka , che può fcrvìr
per ifludìo, ed efempio, ed i buoni conolcitori ile' pregi antichi lì ac-
cendono di giulìo fdegno, perctii le veggono in rea liruazione:e s'ani-
rnira alimi la L'aio] icit.'i di chi v'appetì un marmo, nel quale fi leg-
ge, clic S. PI tiro t'ori fua predicazione le fece rui noiàm ente cadere, edinfrangerti , e con ciò fi fi viver ]'A>:>lhMi fino jmpcrad. Severo.
Per lira a me balla , che in uu^U sì celebre ifcri/ione fi vegga , che
la fratria, che prefe il nome dal Dio Eumelo Ila ben diftinU , e per
più pregi il
L'ordine del dire richiede , che ci
la ifcrizione dello Ueflò marmo , chevole, perche ce ne dà l'anno, ed il giorr
agi®* Toh
ya&ràfltiM "Mry'Aas flìvi
T. Flavia; Zo/J'biij, C*Flavia Fortunata ptitiitres
voti computa cnaJcUòyj rum
Ciò che effa dica, è ben chiaro , ma è degno di (piegatone , perchèin una citta Greca , e libera li feenavano gli anni co' confali Rom.in oltre s'offerva con forte maraviglia nell'anno 171. Crifliann l'urli in
Napoli tanti giuochi gentilefchi, fabbricarli lìmulacri di Numi, ed al-
tari, ed offerirli toro pubblici ficrinej, il che li divilèra a tempo piìi
opportuno . Non so, perchè l' eruditillimo Corfini quello X"'V"'titmtraduce nel cìt. luogo filiti il/.'iiniM, ni drcnsc. l'ha volu-
to Anmifur, e non &afialpBH . Nella terza riquadiatura del marmoaltra non ci t, che la parola EEBAXTA in meno una corona di fion-
di , che fono 0 di quercia , 0 di alloro , c predò di dia corona fi vate
311. Si riport» U fecondi iftiiiiont dello IlelTo marino, ti anche la lena.
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S!°>, * o
Comcchè quelli vcrli (cu pieni di presi pairii, e verri te:
buone olfcrvanioni ereler.te bik-ir.a eter pago delfolofei
mcde-fiiri^per ileetr.ar il ['ie-coiii .lii,;i-.io ,1'umi.iìv a conlult.
vane nubile , ed eziandio noflro cittadino Giulio Menecr.
buona ione la' terza prole malchile, e Stazio porge priegh
Apollo,, a Cerere, ed a Cadore, e Pollila' , Dei della frali
che la confèrvino nrofperofà ; n;a di bri: ve faranno (ine
VL-i-n Ivi!' cretto i -.l noilro cii.or(,> : e entrerà in difd
tanti indir i Icritiori .ed e/i,.i:diu ;n.li flr.imcri è flato attui,
cfli fi racchiude d'illuiìre- per la noftra citta. Ecco dunquiDio Euniclo fi in-.i-.'c reiiciLurdevo!-.' , trovandoti ilio nomimarmi, e nc'noliri poeti , e non Ieiì7.a ragione la traina
M.i -. . Ora mi rimetto in fentiero , ed imprendo a moli
nome Fenicio, fecondo [kl.ici'c il prii cipalc imo an,!T!Kn
H14. Sembrerà irò, che :'i p>:!'.i provare, che tumehila voce oliente .ni-ioe 1 .riempie, (-ertili li vede iflcr
gitila tutta Greca , tanto maggiormente , che il divino Omero IptlTò
T0111J. Mm ne'
313.31+ l-'nuìa d'Eumeio in Stailo. Si cuminella dire, chi EI."').»} vsceFcnicu.
vi74 1 FENICI PKIMI ABITATORI
ne' Tuoi poemi ufa tal nome proprio, e fpecialmente- fieli' II. 4- ami ce
ne dà l'etimologia, facendolo nafeere da ti, bene, e , ovis, fic-
carne fi vede dal vitro 405. dell' Od. sv. ove fi loda 1* itola Siria, cheio con valenti ragioni mim. 15S. ho inoltrato edere la noltra vicini
Ilenia.
Ma fi sa,che la Greca fapienra interpettara i nomi Fenici non giuda
la natia origine, ma fecondo il valor del proprio linguaggio, quindi in-
ventò tante favole, ed ha trafmeflò a'pofìeri lo Renio degno d'ogni lo-
de di feovrire dalle medclime la verità della floria : e per ajutar conpochiffimi efempj eii , che fi dice , quantunque i oziola cofa
,perchè
ben noia; Ja voce £'((39-, che è pura Fenicia 211) , ieieb , e dinota
tenebri , i Greci , ed il grand' Omero Itcflò etedendo doverli quella to-
glierli da fVp» , lego, ne formarono I' aggiunto ipeSemls, lifmi/enon fi legge altro ne'iiioi poemi, che vài; t^Stmi. Cesi ancora forma-rono i Ciclopi , ciò e gente di un folo occhio , e grande
,perche la
voce Fenicia del promontorio Lilibeo ha gli fiefii elementi , che Kil
n*.»4., fi veggano im1m.j7.5S. Ed ora mi lóvviene, giacché fi parla di
Omero, cheto lìeflo è accaduto al Ilio nome , il quale da' Greci fiioi
figli s' interpetrf) , filmando ufeire da è fii o'pi , quando Efiodo
nellaTeogon. ci aveva tfiruiti, che ìjizCx dinota ermo, onde cy-j^iS-,
coniar, poeta, v.30. Mìni if-.i» tV;s-V', , Mj>\- -jacc continente! : ed
ora Tappiamo, che l'autor dell' Ilia[ic,e dell'OdiiTca per hobile figura fi
difle 0(t»f©-, ciò è poeta- anzi non mi fi contenderà , che il primofuo fonte fiali la gran voce iom, omer, verbum, propinili , fermo , e
.di effa fempre s'avvale Mosè, e gli altri tinti fcritiori , quando fanno
parlare Iddio , o i profeti : e in tal gnifa , ciò è con ridurre alla loro
origine le voci , fi toglie ogni confufione , perchè , come fpeffo ridice
Già. Clerico , fileni Grtri ex nnmìnibut perpermn inteliellis htftetio-
Ini fingere, e doveva aggiungere, ed anche fingere imporrune etimolo-
gie : fe taluno voleffe più efempj Intorno a tale argomento gli trovetrà
di leggieri ncll' annotaz. di elio Clerico in Eiiodo , e nella Geogr. facr.
ilei Bochart, e prelTo affai altri .
^ij. Ciò conlidcratofi , non ci farà chi mi polla opporre, che fe vi
t in Fenicio parlare la 'voce Eu^w^icS-T non polla efferci eziandio in
Omero, e ne' poficriori poeti, i quali perù liniero , che dinotallé ferii.
Ih ovium. Mi fi para [libito innanzi lóo-aN cogli liefli elementi, cheEJfinAof , e chiude in se pater perfetius , antiqua! , ed all' ulò degli
orientali parer plcnus ditnm , anzi mi giova , che i ixx. vecclii nei
Gen, 1 3. q. uba H danno iEiw , ed allora fi direbbe pater digitai. Orafi d' uopo fiabilire tale origine in tutte e due le fue parti , ma amobtcviil, e potrei cilcr ben lungo . Si sa, che in Fenicia ufavanfi aflii
31J. EJfM*» ifee di (ÒIOM, liccome il fiume F_»f.'«< vient di rrtB JK.
L'IX'ZOj t. Co
DELLA CITTA1 DI NAPOLI. 175
ifle dall' a», parer, itati bafievole il folo E»fàrstes , che
ti pii»n! . Al cerio , die quella vecchia origine d' Etiphratts dall'airi,
ip/e , e non dall' 3K , parer , mi reca dilafiio sì per la &ma dd granMazzocchi , come per l' autorità del Buflorfio : ma fi deliderava gual-
cii' elcmpio in Ebreo, che da' pronomi fi componeilè qualche voce, la
quale io non ho làpuu rinvenite : mi fpiacerebbe, fe mi s' ubbie! rafie
qudio fol nome Iran , Hofamaa , il quale crede taluno comporli di«in, e )ov,'i fi fi lignificare Ulc ,e*iuiiens , ovvero snmàìius, e fi
Muova nel 1. de' ParaJip. 3. jS. ma oltreché farebbe (Ingoiare tal nomepreceduto dall'invi, vi lono ail'oppoRo parecchi limili altri, come Ho-fati, Uoflai, Munto, &c't niùno gli fa cominciare da Min.
tifi, Kè fi penfi , che le voci compolle da M , parer, fono ferine
coli' a, e non coli' e, onde fi lia Abraham, Ab'imclcch, Cfc. quindi fe
EuinAff forgelti: nella Aia ptima filklia da 3m, oS,.fi farebbe dettoAi(iB>« , Amtelm ; ma -io Muovo , che fi confondeano quelli due ele-
menti, e perciò nell'Ebreo teilo fi fcrivc Ebiaihsr, parer exctllem, r,
Sam.11. 11. &e. Ed in quanto :l;[!:i i, die li i:iri* nella v , balìa ri-
fovvenirli, che da qudl'SH, ai, lòrge CU. Si vede dunque per ogni
verfo, che l'etimologia dell' Evphriaei, che cidi il dottifs. Mazzocchi
ed altresì il Buflorfio , non nuoce a quella d' Eumelus , prendendoli
queir™ da 3«, e non da «in : so efier aride quelle olfervazioni ,ma fe
n'incolpi i chi mi ci fpinlc: e perciò ho con illudici, omeflb di rilpondcre
agli eienipj, che quello lavio uomo ha raccolti, per ajutar l'unione del
pronome alle voci, c fono Inerìrne in vece d"«i t\ày.™.,Ceiepl<ryges,
per 'mi "ffiij-*', e Profiacimu! in luogo di ff.ói AsuifHv, perchè tali
ifcinp) non s'affanno alla queflion preftnte, trattandofi d'union di pro-
nai!;1
, non di prq-oiizioni. Kù lì i\'ti:tcro ccnnmJere dagliEbrei que-
lle due voci mii tm in una, perchè folo nel Gen."a. 14. fiollcrva que-
fio fiume coll'Hin , indi nominandoli aliai volte , fi vede il folo rnB,
il che avrebbe dìfingannati gli fcrittori da tal unione. Nè mi fi chieg-
Mm z ga,
316. Si ilaflilifce ule origine d" Eilpf«'»i , emnechi fieno contrari uomini (ivi.
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ì76 I FENICI PRIMI Af
ga , quando fi cominciò il Thrst a dirli /riunii s'appd'.n H::-H,-ii; mi io rìnveng
nobil falcino di dare il nona; a' fiumi di p.
chè ne formarono Numi; coil dice d:I Te
E non fi dubiterà piìi ; che il Vhm li (unirò cn]]'=», p^icr, pcrchi
ct.era tal coti ume : e lenza :ul'j:;il:on d' animi) , eh: la culli non lì j ro-
si, pollò ben coiichiiiilerc, che lic:ome il fon: cfcmpio, che l'or d'Eu-
frate & quali licuro , die dinota paia- , lo lidio debbi dirli dell' cu di
1 verbo Nio far vo.i i.o:n:w
Est:.: SKKir; r.5a5S.tSKtal parlare, nel quale , ,comc ho olfervato il k^d , onde fi ha WhKra,dinota cofa, che è perfetta, e ninno ha mai negato, clic la più degni
opera de II' On nipotei, ie li. ili :.i .ivi.m/a ipiritiiak: . V. mi giova, che «n-.
che il perno Porfirio de antro Nyotpi. n.^ni,^ làpam clxàx . - . Ni.!u-
317. Aiutano tiftr nome Fenicio ES^>,& il fiero «Ilo ,tliio« delle N>nfe.
OlgltizoO b/Googli
fa le Ninfe Anime, !'
giù ii dover; , che fi
molto li affi, che que
li antichi dovevano ci!
re agli Ebrei, e Fenici
di) riporta due nomi (
che a' Greci è (hunicr
e fimo affai .di quelle
È Mdiedell'ii
b- e; !::..
!.;,:hji<j L-cilit
cini!- è nll'ita i.il : mi Iniace, ch'i
niii-.: ik'.ì' Arii.i no . ivrchè gli sfilai c:
dei» infuls » ,i ).'.
egli Dei , Bai *Alx,
i erudizione delle Nii
in, e comporto anch'el
fa occahoaG delle Nini
he l' ilòla di Lipari ehb«io da Spanhemio nel
ne olìèrva Bochart ) d
ov/i, e yf'nwa , a.ito-ir, qu,™ ìi fi dice ,ib o-.cmi pmventu ; ma igno-
ro poi, perchè !>li p::;(v::i , che (ì comintis;.! ul parola da ui\i , mei.11 Bochart dà una molto ingegnofa etimologia, e con efii ci palefa la
fua gran lettura: I.;p,T,:s it'*i: Meli.sunin , t.7 Mt-Iogonin hauddubieper N in feundt hi!. .;>-, rxui f. np 'tir pjjjo , Menaggenin ; t»/wA>
Menaggenin eyJ in/uh cruni , ,7111 p:il',-m li'h-.-mjma maficn , Ce.indi intieri ve un litoti il' Ariilud-L- in Idi. l\f,r. (die fi dubita elfcr
del filofofo) ove r.iccor.t.i , eh; in Lipari fi [in tirane limili unificali ac-
compagnati da un ridere 11 reni 11 ili 1 , e cinichiiidc : FjìJU dcdil occufio-
rttm indurili igni; ex unii r.:-.'.i '/M eromperli , ar^Be cxieiìuatls
non fine mHf.ii:! , & m:,™,;*: ef. (igiiiiiu, lì |.;,-;;'iL-reì>be a tale peni"»
mento, erudizione, ed autorità , le quali cole sforano , e piacciono.
Ma farò tolto di colpa , fe uer onor del vero refifto al dottili. Bo-
chart. lo non rinvengo qu; (hi voce ;':::» H'.:i:..^.^:iiin, nel parlnrFeni-1 ì^ha mw . nummu-uta da Makiretv minai»!
,
i lii. han tradotto
molti, che Bochart avertè (cambiato l'elemento ; in J, perchè fon benlimili, c di leggieri può ciò avvenire . Ma ancorché vi fiifTe \<iisa,Me-
318. Wbùfirh ijola l'origine Ftnitii d'ESow.ffl-. Si redi): il gnu Badivi.
is nel lalm. r 50. v' ha D'io , pnoppiando per loro reo talento la a.
"a volgata ci è ciarda; quindi fi
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»7S I FENICI PRIMI ABITATORI«uggenti , egli per ritrovare Mtìagùnh vuole la mutazione dellaN, in
L , e che folte un calò retro , e Mttuggtnin cadrebbe in Mcnaggcni-
fìs, &e. come Salamin in Salamini? , ma di si lunga infìePlione nonha riempio; onde per tanti oliatoli lèmbra,chc non ha ben ferma que-
lla origine
.
510. Fui vago d' offe r va re , fe Emetto, che a quelli di ha aggiunte
Spanhemio (il clic adii ,Ui'- ..ite) un egli l'ulh affitto v'oherva!
;tjisrtD, che fi pontino pronunciare niclegan, onde forgerebbe con TéaJ
guifa Melìquuii, ovvero Mcli^mii s , c dinoterebbe un luogo, o un'ifo-
la più diltinta,quale :i ir Li]': -.ri fra tutre 11- Volcauie , ed i lxi. la
voce Jpcfli) l'intcrpctrano , AjWmrin, e già fi è detto,
che il «in è aggiunto di proprietà, diilinta : e creili , che ognuno miconcederà cifc, che chiedo, ciò ; , che Ntcr™ lira-uitino quell'origine
intefe , quando feri He : Anne* , >»i©- utyirt tù> tirai ni. Aia'*» , »
Minorò , tip.™ ó;/*/,! tmplìfnaa ex fcplcm JEoTtis , clini
Milìpmis manine ; e veramente quell'ili;!;! , citte ."el'cr più grande dell'
Eh re bv.e , è r .sfilzi ree '.ole per lo continuo incendio , onde fe gli dìraggiunto di «f?.!--. evi in Fenicio quello, che elee dal verbo ubo,plt»gm,pcrfea«m efe; ciò i: '.fola piena à, fama: ed m quell'etimo,
logia, oltre 4 buona autonll del Brzzanrino , non ci fi aggiunge, nétoglie elemento, anzi neppure alcuno ci fi mutai e credo, che almenos' ammetterò , come più naturale , e piò femplice , che non è quella
del gran Botti art , il quale la viole [[.irte con ilWio un poco vio-
lento, e da voce, che toriè non ci e in oriente, ciò è da VJJ.'O, Mt-
310. Intanto forte li iiabilifce , che Eumelm nofiro Dio può venir
dal Fenicio parlare, giacché lì hanno tantevoci limili negli antichi Ieri t>
lori, e per non faper si .nta, e vecchia olimaie i cementatori, han da-
te loro etimologie o improprie . o Arane . potrei riportare altri nomiproprj, Cbe lon formati da quello vocabolo Fenicio N"5D (ma ognuno
le
Jif.JJO, Nuova «ìboIobì adi Maijti*. Akrt voti Grftlit, e Lulncufiemi da HÌO.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.le potril ravvifar da se) perchè andrei troppo lungi dal mii
ben molti fon nomi orientali, e barbari, onde anche da ciò fi mollrs-
rebbe, che tal vocabolo non viene da'Greci. L'ordine ora del mio di-
re richiede, che m'ingegni a dar ripruove , che Eumelu fi fu il con-
duttore della Fenicia colonia in Napoli, il che aiuterà anche bene, chefuo nume è orientale, e credo, che faran tali, che coloro foltanto nonle mineranno ponènti , i quali amano elici rcllii ? perché cosi credono
dlèr favj.
jil. Debba molto al noflro Capaccio , il quale ci ha ferbati buoni
monumenti de'nolìri maggiori , comecliè inferiti! til volta con qual-
che noncuranti, fìccome s'oflèrva nel fegnenie.il quale giova bene al
mio argomento, e fi legge pag-poo. della l'uà (loria ; onde il rrafcrilfc
forfè Lafena, e ne fa ufo nel Ginnalio pag.19. con aliai debole manie-
la, ma fono in colpa i tempi, in cui ville:
H 4PHTP1A HONIONAEQN AETK.IÒN EPENNIONnxenNuz tion apiston apethz eneken kai
ETEPFE2IA2 AHM A PXH£ A NT AA A T KE AA PX H 2A NT
A
TPAMMAT1ZANTA A PS A N T A TONHE N TAETHP1KON SEOIS-
Anche Reinefio ha ripoRo nel dio 'Sintagma pagi 10^. queflo marmo,emenda gli errori del Capaccio, ed t felice in relriiuire la voce fuuiifr
XipvaVayra in •am\atx"'""n- , e ci fa ben lungo comentoi e m'incre-
fee forte, che nulla dice dell'' HONIONAEQN , dizione si guafta , e
quella fra tutte V altre meritava rifforarfi , come parte principale dell'
iferìzione «S'altendea dal dottili Mazzocchi l'emendazione di tal voce,
il
311. Comincila le prooiie , che Emacia fu il contattare della colonia Fenicia.
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aito I FENICI PRIMI ABITATORIil quale (à lungo difcorfo in Erri. Neap.ftmp.un. pafi.139.- delle fratrie
Napolitane, e li è ammirato da m-.lt! , ci!:; neppure fa menzione di
quello marmo, tanto più , che e riportato da var) nofiri fcrittori , ol-
tre il Reintfio, che egli cita per ragione della fratria d' Eumelo : maninno perii» , chi.- lo stuggì per la dirlìcultà , che ci è nell' HOMO.NAiiON vote aliai tlraii.i Qiuoto fu ai vl-l)ì:i-.i il Reinelìo in darci
iamu\scyiìirf^t!tanto meno tale li tuo Uro Liella.iE.nT* -m xirntm&" :
v.
Si perdiè min rifece -ni-, k.h^(.i,ohik ancora perchè credette , cheqmfio Q. Erennio tv. in m.ìir;; città ;i ;.y i n ;./. e non gli [avvenne1 opportuni fiimo luogo di Stuk.i:(,' pag.377. -^-^•ytii j'sjki »p-ulv juvr
tritìi Top atiTs ( NrsT^.j'rjji;
!jt,:»,::,i»>:.:li rettemeli relè,
btclv.t I Nespoli ì onde fi dee intendere, che Erennio fi era fiato pie-,
letto dc'iuiftri qtiiruriiemuli (pcitacoli, e lenza inoito Audio s'apprende,
che qtùiity.:i:nn,iìin ,wt.t-,^.-', [.-no [ùiu.-Jii £"l K-i-jiì . Ma ora m' av-
veggo molto irattcucuni ad orir.j.r gli Jii.iRiet.ii tìc'Làvj nelle cole pa-
trie, i quali dovranno elìcle argomento, parlandoli delle fratrie ; eflcn-
du.ora liilo oggetto del mio ciré cucii' .:;i:v.f- i , e dargli la vera lezio-
ne, per rilevarne , che Eumelo lì lu il conduttore della Fenicia co-
ri lire,
H CTHTPIA HONIONAIGN , era
lànno quanto fono ialini!: i <,n.:;i nella floria. Se poi li vede laminar
reca dilagio, perchè altre noflrc fratrie hanno limile ulcila AVÀ-bùi,K-w„ da «ri», come da Iw , IW;> , c cu e il' demi- j lori riierhati in
favellando della gran col;;ni<i Alenici.' . Or licciiine-t.il riflorazionc 4nativa, e niente ingegnoìa, cosi bifogna anche elfer ficuro
;che intanto
in Napoli fi ritrova una filtri.-, de 'GÌ nei, o Gioni, perche a'noiìri pa-
dri piacque (e ii dcbhru) h cui lodare ; mantenere alla tarda poAcri-
tì !.i memorili de'l'uni ..Ivi.-. -.uri di quella città . tvè lì dee credere,
che per nome di Cluni V mi, eco no i Greci , o piti in particolare gli
Ateiilcfì, perchè gli aot.clii letitiori, come Str.-.kme, Patercolo, Sta-
zio , ed altri, le colonie nolire Gr-cciic le dicono Curuana, Calcidcfe,
Euhea, Attica, e li fanno i nomi de' loro conduttori , cioè Ippode,Megafiene," e Morlo(i) , iiccome li Jimolircri .ni evidenza nc'loro luo-
ghi; ne quelli fcrittori ci lianno. trafineilà la pregevole notizia de'Feni-
ci, ovvero Gioiti, che in Mai-oii li portarono a far dimora , sì perchètale colonia fi fu antichiilima , si ancora , perche non era del loro ta-
lento il poter dilli nync-rc le voci oi icni.iii , e fapere, che Jan fi fu uno
jii. r<KheioNtfali vi fu $jtTf* Vaàm, C deduce , che Eumelo jjli contliuTc,
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DELIA CITTA' DI N
tè,..to Tipo
di Giat
:i'.!t-v.,piTtliè non gli fa i
!
:
Italia anche : Il Librone -
antico IVovit v. 987. imitando Omero : anzi jTaltro non ci virale infili-
le intorno a quella popolazione de' figli di Gion , fe non di quello,cheì;i.'l avea ferino con maggior cura Bochart , ficcome egli con pienak-iìr'i il pale fa : fine qm ungi atenrotim exfikata rapii ,
lejrat e.! sp«àBoriamoti in Phnlcg lib. csp. ;, Certamente io troppo mi fpzierei,
fe aggiungerli qui il moltiilìmo, che ho raccolto, e penfato intorno al-
le Ginniche colonie , meglio aftacendofi tal ragionamento in parlandodegli Ateruelì , e delle loro fratrie , le quali da erti furono ifU:u:;c :n
noftra città: allora con '
difiingucre 1 due Gioni uno nipote di Noè , edi gran nome , l'altro tìglio di Suto.che vbTc in Attica , li toglie ogniconlufione dagli fcrittori antichi , e fpecialmente Greci , e rimarrà benfermi la più rimota cronologia con proporre, fta lungi ogni vanto, unnuovo mio penfamento: e risponderà a tutto ciò, che intorno a queJUdue croi Gioni hanno fcritto in contrario gì' Ululiti ingegni Bochart
,
Loerchcro nel libro di quella fpecial argomento col titolti/ofl, e Mai-Tnm.l. Nn zoc-
3:;, Stogi» diflingiierc Jra Egira di Gisftt dall'altro Job figlio ci Siilo.
1S1 1 FENICI PRIMI ABITATORchi eziandio ne' bromi d'Eraclea , per tacere altri di
N.i;-. , il ,p:,k fi vede nel tempio eretto dal 1
vertì sì prtf'""0
'
.fan noto ini
a' ispiri iLTLItori, i
I molliUimi onDii ilili idEuir.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. z8 3
che/tfx Eyne/it fia Partenepe.e per br ^iacun:nto le duino Eume-
ti per Li nuovi prole del firoamico Menecrate a' fòli Dei di ella fra-
tria , ed imperciò lìcguc :
Tuijue JlBia Cerei, surf», cui femper anhclo
Volniam Ischi qunfftmtm lampada mpfìtt:
Et vas Tynàarids,qmt non in/renda Lycar^i
Tajrgeta, timhrofsque magli co/nere Tempi*,Hes (Mcnecratis fìliQ!) cimi fide fot partii fervale , Penata.
Ed è motto benigna la forte a tale nuova interpetrazione, perchè ( fi
vegga rtum. jn. ) in <]-.k-I!.i i^iir:- di ridirà i:it;i ci è ancora parte
dei tempio de' fratelli Tindaridi , Callore , c Polluce , ed il Capacciopag.118. ci aflicura, che quello di Cerere fi era, ove fi venera S.Gre-
Eorio Armeno. E troppo celebre il luogo di Stratone pag. iji. fe ta-
luno ne dubitane , ove fi dice , die Ippocle , e Megalìene Greci fi fu-
rono i fondatoti di Clima ; e Velie i-j ai^inisi: , die lì portarono an-
che in Naooli, e conviene con l'annui nolii > , c .e tonino direni dauna colomba lih i. + <-hljiJ;r. , , li.-rt , <? Megalèeie
, . pm forum (l'jiam . . Seapelim finitili a quelli due luoghi di
Strillone , e di V.-.Icki '.. dj:i gran I-:; in p-ulanjoli della cojmu,che ti., iica venne da Cilc:dc.
31$. In quanti! poi ad Apiil'i, ciie il poeta no"r.> il ice Dio defili
Eumdidi, ve n'ha in effe none illufori monumenti, e f. feibaeo anco-
ri, e ci dee inerefonc , che finora nem fi km curati , come cote dei
volgo, perché era alcoli l'origine. Il tempio di quefto gran Nume fla-
va c:ett.i, eve rrj fi ieJ; C m.-cni: .:.> iJvjnw , e c. e ti , kuil;,mi lenza recarne i g-ufli , e veri documenti, e fnrle fòicanto , perchè
l'aveva afcoltalo dagli avi, il che ..ncne a me giova; 1 nifi pochi pe-
rò, che n'ho ractoti, non e n b-II.i il lungo ci riportargi > prenderci
tal fatica in dovendo parlar: della colonia Atcmefe.li quale, come al-
tre volte ho detto, ci trafmife le fratrie:fara degnai valore un fol mo-numento , che tutti , e fi prender! in grado. Ewi dietro la cappella,
ove fi ferba, e fi adora il Sacramento Eucariflico in efló Duomo, unalogora tavola , e ben antica , me li vede dipinto il Salvatore lenente
come iti trono, più della naturai grandezza , e col liniffro piede premeforte una ben grande immagine del Sole, e rubiconda.è egli in azioo
di benedire colla delira , e colla linifira llringe un libro aperto , in elio lì
legge divifatamente , ego sum'xux mundi: non ci fi richiede prontointelletto, e vivace per intendete il penficro de' maggiori in darci tal
Nn 1 di-
31J. Raro monumento, tic il noflro Duomo fii lino tempia d'Apollo.
i»4;
I FENICI PRIMI ABITATO
R
io pregio di li
de'ncftri [ladri
.
ci era il ttmpio d'Apollo per quelli (ingoiare dipintura , e per altri do-
cumenti , che per piìi opportuno luogo riferbo , e che gli Eumelidil'adoravano, filix Eumilit adoni; .i chi t:jrnu-r.'i .li no» il credere , clic
in quello rione vi eri lai fratria ì dovrebbe cullili oliare ad un poeuamico , e cittadino : anzi Stazio inficine con il Ino fido Menecrate in
efla avean foggiorno , ed ambedue eran facerdoti del tempio di Cererequivi anche eretto, come poco innanzi fi diflè, e perciò la invoca ne'
Tutine Adea Cirsi , curfu cui femper mhshFòttvam taciti qttagamm lianptiia my/lx.
Furono dunque ben avveduti i noftri avi , che all' anttchiffimo eroe
Eumclo, il quale pnptilò di Fenici, nazion ben eulta , le noltrc con-
trade , di farlo Nume , corifee rare! i il più diflinto luogo della cittì
,
Jìecome de'più illulìri è altresì l'tnfiri pomi, ed ergergli tempio , edin elfo dar culto fenza fallo al limolò Siene, orientai Deità , cerchielfendo fua religione non di particola fratria, mi univérfale , fi dovevaonorare con pii riti nel principale (acro edificio della città : ed i con-duttori di colonie in partendoli da' loro lidi, portavan fcco iproprj Nu-mi, onde opportuno mi offre Virgilio lib. 3. v. n, che Enea ufeendo daTroia n'andava a raggiornar in tene (Iraniere mm focus ,ttanqne , Pe-notibui , CT matfth Di'ti ; c per mollrarci , che non fi faceva altrimen-ti in dovendo popolar contrade, riM:t; b fl.-I'i ti:i lib. i. v. jSj. Sui»p:i:< fumi, rapita qui ex ìh'k ìv.k.t, CI ;!'< -.:-:ha m;tum\ e con far
parlar Giunone ad Eolo contra Enea nello llcdó lib.v.71. Crai mimi-
3 'Tutto tìb, che feccano i conduttori ài colonie , dovette Fjrc Eumclo io Napoli.
CELLA CITTA' DI NAPOLI. sSj
« miti Tyrrnctnim iinvigtit sqsor Uhm in Italiam puristi!,viRofque
Penule;, c' illruiiee, chi ci'cilo ijrati "l'ijj.ino , c gli Dei , e tutte la
maniere di fin pai;!.! portai'* i:) Italia , iltum portati, -, c con dire lib
7. v. no. che Enea giunto nel Lazio diede umili grazie a' Numi liioi,
Stive falli mihi debita idi:.-. , K r.ii . » fidi Tmise fd-jete , Pena-
Ics , e con aggiungere, che s'augurava felicità all' acquiftata contrada,
CI fa anche fapere tutin l'orbine p=r iiitruJ.-.ili :r.«.:v;\ cnhma n;l!c vil-
tà. Dunque fecondo sì vecchio coftume Eumelo ci condollè 1' Ebone,riti , e religione . Da lutto ciò , che da me li è unito de' Fenici , di.
(tintamente fi vede, che etti furono i primi abitatori, il loro eroe Eu-melo , die i poderi mutarono in patrio Nume , Qfi» irirf£» , e ci
portarono 1' Ebone iVnjw-fn™ . E darà gran valore a quello nuovo ar-
gomento della noflra vecchia Ilaria il doverti dire innanzi, che t Feni-
ci, i quali eziandio li portarono in Pozzuoli , vi conduflero la celebre
Deità col nome antichitlimo , e di lor favella Dvfar, onde pochi anni
fa fi rinvennero pieno ia medefima città .ì due faffi quadrati , monumen-ti ben rari, ed in elfi vi fi legge , dvsari sachvm : e vi fabbricarono
tempj ? e vi offerivano facrificj. Perche tali efempj rendono pago l'ani-
mo, vivo ficuro, che aggiungendo quello della colonia di Pozzuoli, il
lungo mio dire di quella venuta in Napoli, diretta d'Eumelo, fi ren-
derà anche per tal ragióne femore .più certo , e fermo
.
317. Se poi li vide coli' Ebone, ed Eumelo Numi Fenici unito an-
che Apollo Divinità Ci re .-a. n! .dr. ili) dalla fratria degli Eu mei idi , lo
fpiega Stazio lidio dicendoci , che lo conduflè Mania clafjis ,cioè Cb.il-
cidenfis, ovvero Eni tea ; !a quale li lii Li jui^i.i i-.ikini* Greca dopo la
Fenicia , e perchè Apollo fi era del novero degli Dei mmorurn zcniiuni,
anzi il primo, perche, è il Sole, ed anche il dice Spanhemio nell'annota-
zioni a'Cefari di Giuliano pag. oB. Auflì f tt-t-tl ai veri de Menati-
dre, o!< il eli dit,
cr ! il f,:;it edttrcr le Solài, camme le premier de!
Dieu* ; puifgoe c' eli par fon moyen , gu' on peni cmlietupler lei au-
irei Dienti: e perciò fe gli diede culto in quella più dulinta fratria,
e nel più illufirc tempio , ma non pertanto fi cefsà d' onorare , comeNumi ed Ebone , ed Eumelo , perchè oltre che fi profegnì a far al
primo monete con fua bovina figura , a tutti e due fi confccravano
memorie co' titoli divini, e ne'marini del tempo degli AugulU fi legge
Ha*. httpniraT®- 0»;, ed EJunX®- txrpùx 8i-k, già da m': lipotta-
ti poco avanti rn.1m.z73. = nùm.310. Ed ora Tappiamo ,perchè d noftro
Papinio dà il beli' aggiunto di FELK a quella fratria , non per altro,
fé non per enere la piti antica, fi sa, che le cofe de' ferali rimotiffimi
conciliatili .alta Jìima, anzi venerazione, e le origini delle città, quan-
to Ibno piò vecchie, tanto fi credono avere più compiuta felicita , e
vantaggio , oltre affili altri pregi di quello rione già da me noverati .
Ho fèrbato qui il più valevole argomento per foitenere , che Eumelo
317. Iltempio d'Eumelo fimiitb in quella il'Apollo. Eumtlo pid« diPuntwpb
ite I FENICI PRIMI ABITATORI
il dine primi, perchè il gran
alo di pater , die è ll-mbrat!,
foverchievole , per non dire mio , ed inutile , eppure e polio a gran
fenno: cllò dinota, chi' tìm'a fu [mire, ed origine prima de' Romani
,
e perciò fi legge «di' immorsi; p.i.'ina , che qucli' eroe delia Frigia il
fpinlè con fido, e ni)i:i - rul.. :,]--/: il;' fuo: ,e tonJò il nuovo regno nel
Lazio, c la citta d'Alba ; e benché quella Frigia colonia è oggetto
di gran litigio, s'ammette dal poeta, perchè volea far lieto Augnilo,
che- da tali eroi erano nati i Romani: nè fi porrà in pili aperta ragio-
ne di darti si fpeflb il nome pala ad Enea dal Marone , e debbefi lo-
dare , che pensò a si leggiadro titolo d'onore per ifpiegare , chi diede
il principio alla Romana potenza. Nè mi veggo privo d'efempj: Sardo
eroe partiton dalia Libia, ed occupata la grand' i lòia , le diede il nomedi Sardinia , cosi dice Solino nel principio del cap. 4. indi truovo in
Ptolomeo quello conduttore della Libia colonia- chiamato -"*-- -:<;-.:,
cioè 2o(.5©- mira, e li fece anche Nume dopo l'uà morte , come era
coftume, divenendo tali i fondatori i più antichi delle citta , e de' re-
gni, perchè lo fieno Ptolomeo ci fa fapere, che fe gli confecri iipem,
ovvero ™. Mi [piace, che al dili.ientiis. O.ivcric lia sfuggito quello
lunga di Ptolomeo nella l'in SiuiLi.i arnica , comechè raccoglie aflai al-
tre
j;3. I conduttori delle colonie chìamavanfi paini, e crsavaoli Numi.
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pag.70. col. 1. A. «i«r« MimnOn» pi-
'vir.si.io chi. un;! ,1 Tnijjno Duce pn-
,0 per acqua, maitre combatte, e fa
mai il Greco poeta a'
ertire, die Vigilio fedele imitatore di
l' ufà/ficcome s^avvalfe'lcaTs àcfp'w,
tre volte Òmero ii di
: i in.ppo i,=i-.t:ale , ci:nic altresì , per-
«1 F-ihsl, 111.1 .1.1:1 mai ^;V.^
Amhifx, 1J.O19.flrace ™, s ; t ^A>X™>
.jjf.li. 451. ficiome ladopcra anche con
1.4-J»8. et' McttenCS
empre li vede Mw...- S ,; s ]'£>
«-«,1:1, n„t mine,',-
gli aggiunti più diflinti d'Enea , e potea Virgilio fcegliere &>.mfsf®' J
(fi'ìi!5 , 7.y.,« (p tiMTVs , J. 1 li 1
> il.'; , ei>.©- «SoU'Étoi JI
©«™t cd altri affai, acquali è rie.a l'Onci:..! Ct:or,dia: e qi-.i
mi viene deliderio, die in ì;-.es;iT.Aifi i' imnnirahiic Kneiilc farebbe pia-
cer non vano comparar inficine quelli due pran poemi, e non eflcr fol
pago del ragguaglio . die s' . fèria r.e'Maciój , e ne' frefehi cementa-
tori . Or non raviil.im'ii il J mino putta ut!;' Iliade il rWp darfl adEnea, come lio accennale, lem è indurli a credere, che lì e fua in-
venzione, per far laptrc , che tale eroe Frigio fi fu l'origine dalla si
prode Romana pente, e min perchè da Afcanio fi fece Nume. Quindi
non fi ridderà d .iicinkiitire, che io ben conchiuda ,che Euni-lj, per.
chè eroe noiìro aciduli mo, ei'aidu ilo n --'
319. Si lodi ofit li chiamo Enta fwrrr, non doratoli (ita, Eumtlofawr , e
ÌS FENICI PRIMI A B ITA TOR
io. Vantino altre città gli Ercoli, le Minerve, ce per loro
i quali o non faranno si antichi , come il noltro, o favolofi,
liam ben conienti d' Eumelo di rimotiflìma flagrane, e non;;o. Intanto mi fi delibano lodi, perchè follo allo fiknzi
in quale gnifa il nollro per altro non inerudito Lafena^ nf
i-AT.--i-it.rf lihtf.dti rt-nH fV/„e, j:;:t ,r/u(i-f rfn-rtHi- EumJif Pli-
nio JK- JVfo. flrf/ii/. Memnatcm , CJY. Io non so quali fieno quelli
layii-ii/lnriti , ne come fi raccolsi St.mn , che Parlenope fi fu fi-
glia riTfii i*it"v»T!j;r: mi r.ucl ci-.i- h-.ì.l Ina (.nervazione è aliai
piii ftrano: ed a nie fembra ftraniflimo, che da niuno fi è pcrifalo, che
330. Querele «min Lafcnn, e Rcinclio per Eumliti Pellegrino sfuggi ra! voce.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. iSg
a quel fifa Eumulh di Papinio ci s'intende fratria , effendo notiffimo
ne' noftrì marmi EduìAfiSu jf«Topi! , e nondimeno tutu han credu-
to, the Eumetù fi a l^i rtv-r»>p= . Si è ammirata l'arte iiicccntc dd Pel-
legrini , il quale pag. toS. e 759. di Tua Campagna lodi il poco in-
nanzi recitato luogo del Lafena , e non mai ha voluto parlare di Eu-melo,anzi in quello fuo coniiiliilimo volume sfugge altudio di far men-zione delle fratrie, elk-ndogli «.leu ben noto, che dìè fi hanno Ibi tanto
da'noltri marmi Greti , t fidiamo, tilt unii tali antichità non volle
mai prenderci dimcflidwaa, e perciò neppure uno fe ne rawifa in fui
Campagna', anzi r.qipur mnt:: ; .ùntno i nollri Cajucci ,-c Lafena
ne hanno ornati i loro libri, e l'erbati a'pofteri si pregiati monumenti
.
gii. E do fine con piacere al lungo mio ragionare d'Eumelo , vi-
vendo vago d'averlo rinvenuto conduttore delta prima , ed antichillima
colonia Fenicia, il che era R.lm igniio a' mitri krilturi , quantunquefi folle uno de' più pregevoli argomenti di nrjflra .anticliiffima noria,
e ci portò il tanto milìerioiò Ebone. Né fi penfi, ch'io lìa flato lungo
derL^dT retare™ i 1
1 ir ni alla dia dilìltl-
lillinia fratria, ed agli D;i (imi compagni. Cerere, e fpccialmente Ca-dore , e Poli nt bneve rgr>
chità nel decorfo dell'opera: e del fecondo, ciò è dell'Ebete, ficcome
intomo all'aggiunto iTicpiw'raTO- I10 diviiàte multiUime cofe, bramavaaltresì di. fare lo Dello circa all' altro epiteto «Ws , che fi legge nel
fuo raro 'firmi lacret lo riportato mim.104. ma perchè era io flato preve-
nuto dall'immortale Spanhemio ncll' oflcrvazioni pag. 13. e 37. fopra i
Celiiri di Giuliano, e non efléndo ufo mio trafenvere il gii detto, hoflimato non recare altro del «mi voce appropriata al ntiUro Dio bo-
vino, che quei documenti, i quali erano sfuggiti allo Spanhcmio, per
rilevare il nativo lignificato di taie pinolo, the (i diede a'Numi;maegli raccoglie anche eicir.pi del «!>". , e ti'»ìi;,h©- (che fono dello llef-
fo valore) i quali dinotano cofe generali, e che tutti fanno, e fpecial-
Iticnte quello di Sofocle in /lince fisgcllifert) v.175. ove fi legge qucITeroe pieno di fmanie aver uccifo 1* intero gregge de' bovi del comunefpinto da Diana, LttMm ™ì.ir! r-l
, impelli {Diana)in publint òoves fault , efléndo affili diverfo il dirfi noriw i B« Ni>ji-
Tiiiis da &« -riilii:.-,: ir, it.-ùn;, ni bilognava, mentre fi parlava
degli Dei munii , e imi;™ di Spanhemio ajutarfi di quello luogo di
Soloclc; ma gl'ingegni fublimi amano palefare d'aver letto molto : all'
incontro bene s'affa coX a^it.nto del noftro Ebone ciò, che di-
ce di A'tf/rf.T.i rivi"^©-, ma più quello, che ha raccolto di Zf' f ™V.ìiff*©-, e uavuon®- , ed aggiunge un' opportuna moneta della città di
Siunade della Frigia, ove lì vede Giove ledente con una vittoria in ma-TemJ. Oo no
331. Rigioni, perchè non li i flato lungo nella voce «imi, c rifiuti».
»1W I FENICI PRIMI ABITATORIno coli' ifcrizione ZET2 T1ANAHM02 ZTNNAAEflN . Or io per
non ifpaziarmi molto, nè recitar cofe altrui, non ho nel Tuo luogo lat-
to ufo di quella Spanhemiana crudi/ione , che pregio aitai, e vivo cer-
to, che fi leggono i volumi di lui da tutti gli amarori del non volgar
fapere . Son coftretto ora imprendere opera più dura, ed ofcurilfima,
ncccITÌta, ed il pregio dell'opera la richiede, di rinvenire l'cta'di que-
lla li ilIuHie colonia d^-' Penici, i quali nenoltri lidi li portarono afar
vita, e dimora, ma non s'attenda ni anno fermo , ni tempo tiretto,
c ben determinato: foltanto mi regge l'animo di racchiudere lor venu-ta tra lolpazio dì qualche fccolo, dovendo io rimettermi all'età si vec-
chie, e rimote fenza valevole foccorfo di fcrittori antichi, i quali avef-
fero polla cura almeno leggiera a definirci inficine con poche cole, cheda'Fenici ci hanno trarmelìé,ed aflàiffime voci , eziandio il tempo di cf-
fer giunti in noibe contrade; I: n'eccettui il grauJOmero ,che ce nedi qualche lume, lìccome poco innanzi divideremo : quindi foffro duranecellìtà di rintracciar buone, e forti conghietturc , per fermai tal età.
I moderni , de' quali ve n' ha parecchi, che han voluto far pruovi , ecimento di determinar quello tempo , fi fono (Indiati di recar ragioni
aliai fievoli , onde di più folte tenebre hanno ingombrato il tutto , dal-
le quali io non imparai mai , come ufeirne , fe non me ne folli per
violenza , e dtfperazione dipartito . Non i mio colhime tifar le ma-niere, come ha fcritto Camillo Pellegrini nella fua Campagna in par-
lando delle colonie antiche, ma non della Fenicia, che egli allatto nonconobbe, e non mai nomina tal nazioneicon tutro che Omero, il qua-
le in dclcriverci il famofo viaggio d'Ulule , e facendo lunga menzionede' luoghi di noflre fpiagge, e Ipecialmente di quelle di Pozzuoli , nonaltre voci tifa , che le orientali , perchè a' tempi della mina di Trojanon erano verniti i Greci ad occuparle ; ed io in quell'opera n'Ito mol.
tiffime raccolte, e forfè tutte, "oltre le non poche , che non fono ne'
divini tuoi poemi, ma in altri fcrittori: ed ho ammirato, che il Pelle-
grini non mai fi ricorda d' Omero , eppure il vide tante volte rappor-
tato dal Cluverìo,che egli ama Ipeflb trafcriverci,e fema di quello nonavrebbe compilata la fua Campagna; ed appena cita il finto Orfeo pag.
718. avendo rinvenuta tale autorità nel noltro Lafena , come egli Ret-
to il dice. Almeno il gran Mazzocchi , il quale con aliai erudìtinlmi
libri ha acquetato a se lungo vanto, ed alla patria onore, nell'origine
de' Tirreni nel to. 3. degli Accad. di Cortona pag. 38. ha rinvenuti tre
foli luoghi di lingua orientale in nollra Campagna, ciò è diAcerTa,diTiano, e di fua Capila , ed appone quello titolo, Diatriba V. de' luo-
ghi della Campagna, che da lingue orientali trattai forcine, dest-
ra, Tiano, Capua : nè s'ammiri , che io non ho riportate quelle tre
città
jì*. ? incomincia a patiate adi' età delle colonie orientali di noflrc contrade.
fatica ardita, moieftiflìma, e perigliofa , ma la
Oignizod b/ Googli
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 131
eittì nella lungi ferie de' nomi Fenici di tinti luoghi di effa noftr»
Campagna nel principio di quell'opera, avendo io pilcfalo,che mi fa.
lei (Indiato trarre l'orientale etimologia de nomi, che fono nel lido del
noltro Cratere, di quei, che veggonfi in Omero , di Pozzuoli , ed in
fine di quei, che ferbanli in nefìra cittì , perchè fé folli Ihito anchefollecito de' mediterranei , e dedurre da si llranicra lingua levaci ezian-
dio dc'fiumi, de'monti di ella Campagna , farebbe flato ben lungo il
mio dire, e d'iflimno; tanto più , che l'opera, e l'arte di condurre da
e dalle finte colonie
.Si tri
afeofi . Debbo rilparmiar fua fama, percht a'fnoi dì con si pronta gui-
fa fi fcriveva , e nella nativa lingua non lì leggeano gli antichi , manelle vcrfioni,nè ci erano molti riportimi aiuti, né il giullo,ed il rigi-
Oo 1 do
)Jj. Si deferivi in qual manieri il Pellegrini hi pulito di quelle colonie.
tfì I FENICI PRIMI ABITATORIdo penfare, die ci ha in quella noflra felice (Iasioni. Perù mi lì per-
metta il dire, eh; i pree.i anti.hi, e veri de'Nupolitani pofpone tèmpre«'Campani lenza abusilo (kenilani- l'artifvi:>. Non di è ondalo a grado
di recitar il nollro Càiuacci , co:r.c !e c .n Lir ciò avelli; perduto di di-
gnità, quando quelli già avea raccolti t luoghi degli antichi nella Tua
itoria, e di elfi poi il Pellegrini ha adornata Tua opera (per raccrc.che
fi è valuto anche de] Latina ) osi Imga liillérciKa, perchè il Capaccilia fornito fuo volume intorno all'antichi cole di Napoli , e Pozzuoli
con favia arte riporr indo gli utili :ri ned' origliai favella , ed adope-
rando ciiando i Greci falli fcritti , e le monete , avanzi ben pregevoli
per la Aorla, all'un ;>r ><lo il Pcdegriui uè imin uib ne fa, ne poco, enon credo, chj di cavila colpa alenilo oli ìcularlo.cd avergli mercede.
334. Quello perii , che più Ipiace in (indio Cinipino llorico , anzi
mu:iv; a ìlk»no , li è, che nel uiir;'.oe di continuo, ne mai lì [lanca,
e rifina , lìecunie anch; nell'indice ;L- i autori, dapporre odiofe paro-
le, Arìfoteh,T«!lio, Tacito, ir. Strani difende da te. fcf-
fi, ti. né rifparmia u Gr.-.-j, con tutto che egli ci di le pure
verlìoni , o Latino, ed anche del tiollro Stazio inLorno ali.- patrie
ardifee dire , notato ; ed ognun sa-, che gli antichi s' iUuftrano , e fi
fpiegano , non s'oppugnano , e fe tal volta li truovano fallire, è dura
imprefa il riprender;;'
. K fiata lista li forte ad Omero, e ad Eiiodo,
che egli non mai gli nomina , o non gli vide , perche anche a quelli
la flefla fvantaggiofa maniera co' primi favj moderni , come con Giuf.
Scaligero, ee r ina poi nel Cornelio dell'oliera li veggono cllcr cofe oiiv-
fclicemente dette, o affai tapine. Non per iiiiilìro talento mi fono indotto
seir ciò coiKro il IVIlegrin; . ben p-cgian.lo p-ernìrro mafatica,ma per
sfuggir foltanto di rispondergli , e li: Iliaco ! mi., parlare , ellsndnmi
egli in tutto oppofto r.-.'A: eraiologia celk- no' re e "orile * ed li! airo
numero; ed avendo io con avveduto, c non bneve ftudio dhlinte le fìn-
le dalle vere, il che egli non fece, forlè per malagevolezza di fua Ha.
giurie, non fono in d.-oiro, uè ii richiederà di me, che renda note le
ragioni, o per dir più prdto, i Mamenti del Pellegrini. Al certo, chefarebbe vanti mio (lento , e ricrederebbe a;l elimino il leggerlo , fe
m' induflrialfi ora, che fiamo lìcuri , che i più antichi nona abitatori
li furono i Fenici, e lappiamo anche il lor conduttore , av
:1 nollro Stazio, e quali Numi altresì ci
portarono, porre cura a inoltrar , che niente regge tutto ciò , che il
Pellegrini ha unito intorno al nome di Partcnope,ed ai fcpolcro di lei,
ed altresì al molto, che ha fcritto dell'Argonauta Falero, di cui altro
monumento non fi ha , fe non quelle due parole di Licolrone, Tinnì
il quale fe fafle llato nome d'eroe venuto a fondar noftra città
in tempi si rimoti, e non di una collina amcnulima , non farebbe ita.
3J4- Il Pel Ita' ini ntllifuiojerB rcnfnndt il tutto, ti ufi efprcITioiii affli odiolc.
DigimadbyCooglt
DEI.LA CITT A' DI ?
Vcema™ 1 .! .!.•];;: .li r^/ci
'ufo nef tv.oìffii
dì Napoli, hi i
;^Ma «tonAi Campagna., .ULe K iu:i. qi
f.-.i sr.iv; rin;rilL-imL-[ico_a liiyÌ!':.v iii_q.-,>:
nix Grigli; C.ilcid.-le, e,l Aut.ì-. s"; li. mi tv
il gente dopo il Babilor
fi tutte le provmcie
1 evidente , che i fi^li diGiavan fifpinfcro in Itali! min dopo m, clic fi fohhrii'o la cr.-.i; ;:;.-.-t- Il;'': Ionia : Qiisnds nitrati
colmili {filiorum J,n;.mi\ in Uiiuin -.;.i;rit, linai cxalh i.
--ii pulci}, in 'mn mula! pili «ehi-- : -
Jijit/ di'\i-ji-fKmm Uculh fmit miJ:iì\ ili, C'i: Sembra accettevole
tal pentimento, perchè quell'emù ito Icrittorc ;ui; l;:ns;o filo dira tratta
si ar.luo argonu-iuo , t'J i di-Vii: rtc.-n'.i ,i li è ;i;uij.to dclBodiarl, ddOli-
,
3;i- Si rl[iotiin3 i fn:ii;;i;iiii l;' [".:-.-: t.t.jrm «'i'id ii clic oiiuiuli colunie.
Olgliizsa&yCooglc
194 I FENICI PRIMI ABITATORICluverio, e d'affai altri: ma avrebbe dovuto valerti dell'automi anti-
che,per farci credere head maltis pati fumiti tfler venuta nel Lazio
quefia colonia: tanto più, che il Mazzocchi e oppolìiflimo a tale opi-
nione .attribuendo le grandi popolirioni di quella gente orientale intorno
ad otto ferali dopo la difperfìone Babilonica, e crede, che ne folte fe-
to Giofnè la cagione , quando quelli foggiogi la regione di Canaan,cmn Jo/ae Ckimiiis uif:r.-.:: f ri.:-.
, e p.g. ;o5. co., i. dello Spicilegio
riporta il famofo luogo di Procopio, del quale li vale anche il Bodiart
nd l>!l.-.l:-z pig. 5:5. H:;i":s r'r.iiv ù qi^iiTT, ivj -rsgn™ I'pjT" lì >.!•-
t£ u'ià lì Nuc*", ji'ji /!,...v-, q:ù /;'jiw:n rnì.ff.-Hii Jafxtt dcbclleio-
rh fitii N.ive , e ci dice l'rocopio , che ciò era Icritto in colonne ncll'
Affrica Tingitana. Indi ci fa fapere ilJWazzocchi pag. 108. col.j. chepiegherebbe a concedere, che tal diflipatnento e..' i>S.x'-<j
,
11 potrebbe ridurre anche bene a'tempi Bat,! "
Jip.itioncitl Fi'l.:jgi.run: ,'iy,ik::T,\:a?.i::c re
, è Mais ti
fio: prxfertim cmn Vel-ft;; :: f'i ri: yi',:.?r:tm h.:bere noma! v'ideali-
far , iic maini piai id Tyrrhcm prs fc fetant . Ma prima ne' bronzi
d'Eraclea pag-7]- gli piacque nlìbhitamente definire, che la gente Ebrei
fubitu dopo lac p n /""il
l'animo il tanto variare. L'immortal Bochart,il quale in il arduo ar-
gomento è ito tanto innanzi a tutti, ed ha dato afili altri, che ne han-
no Icritto, lume si grande col fuo ammirabil fapere orientale , gii pre-
vide quella doppia difperfione , la prima nella Ragione Babelica pag. 1 5 1.
V.44. Dtfiptcmfilih (Japhetì) duo film» in nofimm Europam migra-
rum , riempe Tiimi , & . . ir.c(f.rv.pi ; iliut Europi parlet
. . Grtcitm paia, <S" hnlimn, &c. La feconda dilperllone la iìabiiifce
ne'tempi anche diGiofuè,e lì è quella degli fuggiafehi abitatori di Ca-naan , ovvero Fenici pag. 515. e come molti fanno , ha compilati più
libri col titolo de Piamcum colaiiiis , e comincia col poco avanti re-
citato luogo di Procopio, e v'aggiunge altro limile, e non meno op-
portuno luogo di Eulcbio: Ofm ìfr/ar ini Tp«<m« tù> ufi™ l'rpm\t4 miiroii TeAc'.rv tàs AV/xis , hi fugemat a confpella fillomi»
ìjttictis, atque Africa Tripolini hihabiumnt . Tali fono l'opinioni in-
torno all'età dell'orientali trafm inazioni , le quali in corto dire ho rac-
colte per palelare la loro varieti, ed incollanza
.
330, Potrei recitare altri favj fcrittori, i quali lì fono ttudiatì d'ili*
il grande argomento di quelle colonie antiche ,
a dire quali lo lìeffo; e perciò non fo menzione della lunga ope-
ri Inglefe di Tcofilo Gale intorno a quello incdcfimo malagevole
e quali lo jìeiib; 1
_ efe di Teoiilo Gali
foggetto da me lodato num. 1. dandoci predo che quello del Bochart,
6. Si propoli! li manieri, eoe» li pallette dar qualche ftrmeii
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 1115
ni il Gale fi 4 inoltrato follecito dell' ci:> rfì br partenza . Si hannodunque certi documenti , che lagcnte orientile fi Ipinle a popolare buo-
na parte del mondo , all' ormilo inumili .-.'V , quando occupò eia.
fcheduna provincia, ci i dcnla nube, c lì rende difficile il dilgomlirar-
la, comechè non fi dubiti , clic due volte i:!ii dille file regioni sì a'
tempi Babelici, com: a quei di Gii^iiè . Si bramerebbe, clic i favj fi
prendellèro la degna cura di eliminare i nomi antichi delle loro citta
,
e contrade , ed olTcrvarc, fé pollan ridurli a quei dell'orientai parlare,
0 agli eroi di 11 partiti , ed in qnal fécolo , aiutando l'etimologia co'
fatti (tarici , le ve n'ha , acciocché s'abbia un' ditta origine , e benragionata di quelle antichiffime- colonie : perchè io ad altro non fon te-
nuto , e lìretto , che a render tal merito alla patria , ed a'iuoghi, che le
fon d'appiedo, 0 poco lungi. Ed in quanto, che in Napoli vi furono
Fenici, credo, che ognuno ne fari rimali) pago, e ficuro per le innu-
, che in buoni patte di queff opera n
i Numi, ed il nome flelfo di Partenope, ce. In quanto poi a
, nella quale tra noi fi portarono , frime.1 i!ii'.i!Terv.mo:;e l'opra i nomi delle confinanti nollre Pro-
vincie, indi dar qualche brieve raggio, perchè non fi può lungo, dell'
etl, nella quale occupi io: 10 ie TvT.i -oliiane fpiagge . Stimo opportuno
non dtlaminare , fe non folo ala-m hio^hi de; re«:io nollro , nè quei
del reno d'Italia, si perchè ciò più fi affa al mio dire delle patrie an-
tichità , come altresì, perchì fi fami vie più cià , che ho (crino de'
Gionei, o Gioni nel mini. 511. Il gran Mazzocchi ne'comentarj dottif-
fimi fopra i bronzi d' Eraclea i entrato nella dura imprefa d' iftruirci
ili quali tutti i primi abitatori d'Italia , e perciò impiega pieno che
intero il cap.4. del prodromo, e poi aggiunge anche il cellettanca mno^e vi fi ravvilano in buon numero i filminoli nomi delle prime nazioni
di s'i gran provincia. Ak;:ie:iiii , C.]é.ni . liriolr: . regno di Saturno,Cererei , Parteni, e fimili con quelli titoli, de primis Itali* ,& J«pi-gi* incolli pag. 554. •Rnotri e* primitiva balta in Laimm prefetti
pag. 8S. annot, 34. De primo Tnrcnci cxordio fui Noactica, atti Seni,
cs tempora paq. gì. in oltre , Urrurn Ciana , & ffimrri Grecie oriiru
hjj fuirint, &c. pag.8rf. De Ahorigìnibus prima Latii colami pag.87.
ma tutto ciò fi vrà.-.- in v:i.-; h:ci;lii, ed sni.ii.r.' .ni brievi d:v;!b. All'
oppoflo Teodoro Richio non fu pago d' effet si corto , onde ci ha dati
dodici ben lunghi cap. intorno allo fieno argomento, e v'appone il tit.
Dupri/nisltslit rnfonit.e nomina molte più nazioni , che il Mazzocchi,
ni so perchè quelli non loda il Richio. Anche il Oliverio nel princi-
pio dell'Italia antica, il Maflei nelT ofiervaz. ItaL ed alni alfai fi fon
tolti a far pruova del kir fapere in si malagevole imnrefa.
3H7. Or io, fe pur non fallo , nelle fatiche di si illuuri ingegni vi
ho rinvenuto dell' ofcuritl , e m'aJlengo di dire, della confufione , co.
337. L' mlor ii ijiicll'opcri i ben pcrliiafo della stia diffidili! di elfa cil.
OigiuzoO Of Google
con iiihcerc vi fi annovererebbe la noflra città, il eh; mollo fi affi jI
mio argoment-O rfi rinvenir l'eli, in dir venne Ira noi l'orientai colo-
nia : e l'altre , la di cui origine o è ignoti , <> barbara. , o l'emplicc-
mente Greta, e perciò non s actribuirebbono a'tempi riniotiilìmi , co-
3j!.GiavcrcMiciii(lir3n;rl( coloni; qrieritali etnt dall'inctrrt perfapcmril [tropo.
DiginzedbyGooglt.
DELLA CITTA' DI NAPOLI.me per efem|}io Ahorìghiis
,lEtatrii,
frtpìi, ed altra buona parie de'popoli
ci ha tra ([utili; alarne, alle niiiii lì
i i>iti là-vj , e else mollo n' han (ietto , dal Bo.hart , e ilal May/.u^si
.
Non farci leale, (e fingerti cITer obbliviufo , onde il grati Maz-
if t-k'r«"™.'e
e ntf toVo™mm«^nnotSi ,e VaXro lua™^
niu!i:i=ia , the laiibra dier certa , ed è in lutto oppila al mio dire 5
vuole egli , che Jnpfxei dui dal jid, p^r , die dinota dclvrèari,
rA,i;; !,-t,
iliijipavi, ;:[)!;;,inondo , i-xpa.-.th JA ( /,,~n:.m:h o ) . .
guati rctlia ufi ipjijjiiiwiii rtio: e proficgue, eli' è Io Beffi)
. TÓireJ. . P|i
W-S'PW' t'« da JijÈiii 11 rcfiilt alle limole-eia tisi Muzocchi, che la vuole di J>£.
I FENICI PRIMI ABITATORI
orkr.Mli: , ii::.<. da /.^it.tì , i Ji cui f^ii vennero il far vi
m -s 1
1- l n i hinLi'n, c si'.i cLiik'ì:(] I
inoh'ì ittlli, tiinu* l'i^n ir.nju?
detto: c mi ajurti izranjio il colkmc , eli; da' i -atri areH Ti lui;:
il noni; alle Provincie.'
Nè voglio eflèr dimentico di rìfpondcn; all' altra crudi/lo
. W!.:>. C.'.;:'i.
::;j non ili^a f
,
s.ili , comt vcolc il Mjiucit,;, ni f.i-::l.:
Dipjlized by Coogl
DELLA CITTA' DI ti.
Mazzocchi, che „
Creteli, ovvero c
riMi; C. d
vede tra', vi lì è appollo tempre t-i'riDf!,/wiim-i: ; t concinnile pag.
41+. lin. 15. /latrar ut i/fui Phauires ma Chetili , <vt7 Crei! iirtifl-
riif figittat^ e PaUJÌma, ita OOT Crethim, jrfe/J Gre-
quelli gli ers oppollo: fotte l
rifondergli , e far molto Imi
vie manine d' ajutare ciò, c :
Olio il lentimento del Bochatflirc 11. iti valenti atì aver 1
fa, che la nazione Cananea polla in
fe dato il nome alle regioni da dia occupate sì obbrobriofo 1
ti, e fugati, giacche lappiamo , che Circtinn b vóce pura Ebri
,per ritornar, onde fon partito, Japygij non fi diffe da .
igto commini in fagsm ubaili, per più ragioni aJJotte,
. effcifi fcritto dal Mazzocclii , che il nome de' Creteli chiuda
rea lignificazione, perchè dinota gente, che vale molto nell'ai
me Con liceità erudizione ha inoltrato il Bochart
.
Pp *3+i. Si follicat I
1
etimologia iti Batluri- intorno alla voce Cim
CI PRIMI ABITATOK
r
Ilio ahdìm? £ Richi
"avola di Minos , e vile
idu li furono i ibiidaloi
lèro mente a poter udirne quitto fjmlolb Jnpyx f^liu di D.'d.ilu x\
vero l-ipkcih ]ì-::
-, ,;i vV.ku.hii dK-r di:,- jvw.i iìmiiiOimi , e riti!
to più , che T:,br.k.;hi . e ,'-Wf..-'.'!5 , td r.lKii alire voci , le quali li
loro felicemente rtuitiii'e, compili: gu.dk-, variti Fenicia, e deli
ii:. STimoin, the unti Gfvj non iitnf.no
Oignizoa D» Google
DELLA CITTA' DI NAPOLI.: contr.v.!:: rtd abitarli dopo
ààntkWilìmp ufccndo d.
elle, che fi chiamarono /..y^ir,
o iij^hm primogeniti) di Noè,
,perche , come lio deKo,i quei,e luoi poderi 1= oecui'arorio
; sì :iueora,perche ,come ho dello, a quei,
the partonfì d'oriente per vtnirc iti Italia;
quella, provincici 11 para,
avanti la primi, alla- c:ìer .uneì:inu!i.i , ci i:hjntii:i . Acciocchì il di-
lcotló riiomi :i! mio ardimento,uopo aver molto detto della iapigi:!,
fi vede, che fc li triiuumi i Gionei , ovvero i Girini in Napoli, nonfarà maraviglili , gi.iceoè lì rinvengono nelle tirare Provincie anche i
[alien di Giafet, giocando mollo gli efempj de'luoghi non molto lun-
gi ih nofìra città, che lieno ll.ni anche occupati il;t gente orientalo: c
per confermar quello mio dire, entro a divi. are l'altre colonie, che li
pollarono nelle contrade a noi vicine , e (arò pii hrieee , le in ilcri-
vendo le cofe non milieu.™ da se , come forte temo.
345. Ci è f'.iaild. i 'Sei [jilli-o restio la fàry.jla colonia de' difendenti
da PUeg, ed ove ella non li trno'va - e.l a vii latamente dice il Ita-zucchi ne' hniii/i il' hra:lea |'ag. tio. .min Jt. 7. edere tal mine decantn-
tìflìmm» , IH n: il.: f:\nl !::!;::; i:::n-p.: f.-.r , ubi ;:c:l l>rf,;tgoy«m
jimiea, (? fa"'-'-' ,é nf.h-,,: -.»< W:r. d.r- rd-.-n.Lui:,,' : lo fieno ridice
nelle Stive Ftlceiik , clic ha am'olte .ilio .i,v.r ìopra :L dei-eli
pagi$i. coL 1. Krqu.i : .,::,„..:, f ,1,
i„j\il.i, marni non Pelafgi
tteapavcri/it: it,^«-; 1', !,:(;:> ;v h.;ìh,&c. . .1 .',\;-i,s : né fi dimen-
tica del luogo di Stridi; re, ove 11 di loro il r.otiLe di ciccnix mutando
che già fi "era ollervato dal F Jouli pag. j.t<.
de Slraba /li.J. p.m, ni Aittiit th,-.-,>. «.-/ .~pp:-tl,aos
, qwd eie*
niarum moie bine indi: e.;;.,u:;: r. Non li enò inibitore, che 1,1 votoPelcfi-i elea da P/s.'/ec
,tim-ni l-'-A;:; , liriveniiolì in quella codila fili-
la , come vinile il Hod1.1t! pag. y:.. e 9;. li::. uS. ed il gran Salmaiìo
di- Hì'IIiìIiìÌÌht l'.i:;. 54-.. ci dice chiaramente, JVi;.fy>i P*rt% ditlùs
effe a-yt.7 fide, cie\ aomiah Micio, 07 re if/h : Pih/k^u», ri «.Kinrr.wtw appellala Phale| otiendit
, ?Èw divifionem jónnf : Pelala
lui-, ami pfl- re;,n» Fu i-i,*-"' rotea aLi-i.-.iigere: lo (ledo alTerirce Rei-
nelio rf/J/m, tlV /;;;;... i'a<;;: . un 11.11.1;. I\ì 1 | e.ice anche apporvi l'aia-
torità del dtit'.ife Sl,?./i:;ilii , beiieliè .La a; Il;!; ò nel luogo cit. pag.
100. cól. 1. Pclafen ll,b::;j il , & iv :;!: J:.:.Wt(i ia»:mdcmfiaertlufiom
'~
Molimi' /1/iaJ. Prin::: però, chi- mollri trcv:ir(l (]-.-.-f:'Hiire:i cuionia an-
che in nollro r;gno, come li è tlnveni'ta oi'clla ::: -J.-piyJth , non lata
fpiacepte ctifa , che fi ve^a , come da Phaleg fiali tonnato Pel^gus r
343/ 1 Pelaci qiuli in cgni j-.rovincir. : eiimolcrjfl ili qutìllo nome.
Soi I FENICI PRIMI ABITATORIfcmbrando mollo di'scncrante , banchi- non fi pottl negare per le au-
torità addotte di pili f.ivj umiini,die i'.i un m.-.UÌmo nome : credo,
che folo il Mazzocchi li è ingegnato d' invdligar tal vana maniera di
fcriyerfi, comeché r:;nrr.i .i'jv.snti Maiorela i , nsì cit.luogo.e pag. Ds-rinata ti j'is palcg (,,')'/.' c/i divk:.-ivj- h.::t.l >....-) diga in u-ytia gerunt:
bine a Si-> fit r-"j-; ii^:-ns:;i:!i , .? i-srt.'s , i.n.ie hot l'elafe! (/? ,;
c/ifl* «i/ire iwhiw) /<J ì'claggi dicinài fm$ent : fei qui* dagesCA*
»ujn-j m Pclaggii o/;.b (WJi Pclargi . . . Ps/fc™ jbmk m s fitpìjfam
trjnfincat (vide Infima in de Inter, pcrmut.) bhir ;mh::<m: ex l'elag-
gis Pclargi , ad utthuuni et Pelargli l'elalgi rvafcrìmt . Ma fembranoo.llarLi t.r (j i.ir.tiinq;:; crudile m;it.i-/
:
.":ii , e 1'-:.:-; cucila doppia $/.quando con buona femplicità io potrei dire,the al Pcleg fi è aggiunta
la !, che non è rara cofa ne'nomi proprj , ficconie Csmilius li rinviene
'-c itri[![>C.-.7i<J.'//i!',i:c.Bochartpa ' l: - ;'
'''
'
ì fa. comunale tal cambiuni Ebrei anfkhifilmi ,cl
rerraC&.miia, veggali Bochart pag.ioi. ce. ovvero la fua.p1ela2pag.4j.
344. Se dunque è certo, che [vr r.ziiiirmv.ilc (finimento di tanti fa-
vj, e per l'etimologia della parola fiefia i Pcbfjji Rino i pollcri di Fa-
leg , ovvero Pelcg , rimane folo, che li vegga (piale provincia del no-
firo regno li fpinlcro ad occupare , e menarci vita, e quali documentifé n'ha. Il Oliverio iv.'ìl' ita!, aut. to. -.. p. i.r-S. «in un illuflre luogo,
e hinghiinmo di Dionigi ci p.ileia. zìw q;::::l.i gerite l'elafga, 0 Falcgica
li porto ad abitare in pivi 0' uia intrida del milito regno , e cosi diprincipio al filo dire
;Prosimi in c:r,i:i:mll.;li.:m tianfiacTc-
lafgi ex Hicmmiia,q::x pijli;: Ti. J.ili.i d-Uii pivfeiii ,ocn,pi\-.mt
antan muliuia dindio errando Hetyurìx,Umbria, Latti, & campa-
kit parici, ©V. e veramente fAlicamuffèo deferì ve con ben ampio llile
l'innumerevoli provi nei j , ov; fi -.remi i Pclafgì 5 io foltanto raccoglierci le
parole, le quali apiuMeni;: uu C;rl;p.,s;ii;L :Ki'm-j;» Si ma iC »im
{TUKxiyti) tu* s»j»i'm Kxwwàt iL'Siw to'», *, riui i+i, Birrai!
TTiSw., «'» f\ij,iVI;u Ki7[«i-, i'.'-.'.^ -ri ixf&t&iìi hCpvyms h [lini! su*.
s-itjwtfs «ito,'
tciiitertiut r.mem hi f l'clifci ) c-tuitm loca Campano-ram,s!que eorumdem !::::,d e^-.c-ni pj/lnis pmguilji-
nmnm , afpcRnquc iucundifiinmurn , pulfis ab co loco Ar.nmcis s™"barbarica. Ma Stradine
, :ur.l:i e:'.![o g^;«raf,i , ci ha voluto anche
dillinguerc la cittì di noftra Campagna, ove rifedeano quelli Pelalgi,e
fi fu la vicina Pompc/i, che gli dice nsuraw rag. 375. OV»i ti six"
^ uilr/.i( Kfitimi } i^ w t'ifi^! Ib/nnbu' , ni iripiiffì i 2«»©- io-
isfJK- rivi TtfVu'jl,»J
niXss-}-)J, t. >. Ofrì oteuparuHt iene (Hmer.l.u:-!,;:-/ unii- PòiBpcjot, quoi ollaii Sarmit filmini ; inde. Tf tifali,
Ì7 Pilnfgi tenucrunt, Ce. Non dehlio tacere le parole di Plinio, che
Ptlifei'-in dicline pioriatic icln»flio regna, ti altresì ia nolliiCampjeaii.
OignizedbyCooglc
DELLA CITTA' DI NAPOL
di lUKxrrvi, e non so le farà a grado il pcnlìero del Mazzocchi pag.
soi. nell'annui, ndle Sd'.v F.ii cl ..'.tì ^.t« ..«;.«»:«),«> no» tonfile
ì&xm ejf, ut Pcbf&rinn wimei amen , t
r/m iIrei»»jK*.,vi ir.Yivj <f . <Sf a ™.r , -A, ,.>-., .,
n^ro, <Sf M 1 i lVbrsi pnfji/i (prò D'jbfl Felag-
gim) e* Chniàzks ditth&ì tupaie [:;:,>::; ma ogrr.ino
ri, che a difegno i Greci difliro Ti/.n:;. i;;;.';j..-ì, i Pelaigi : è troppi)
nolo l'ufo prefló i Greci, e Latin- il c::fhm; con ilcherv.evule,
mutazion di lettera , efBiik) u%irv il <•>.=-•:, ; i-saivri il Caldrjs
Biberim Mao ; e ttn. ramile le i;s! rame folle ut ilo per accidente, e
per cofa non penUu, 11 '.riverrei ili e qmLiiL- volta na-m^n iti vece di
n^aTj-oi, il che s'orlava fole, quando li comparano alle cicogne. Ma)
:
; ;:Uri :i.:n ìi.m rinvnui.i rapirne , c-vvero i-jin l'nan palelata con chia-
rezza, pache in quaìfrvoelia provincia, ed anche in alcune ifole fi truo-
vanti Pclalgi: <•« cr\ak-rii , die In dò fa al"...!.., ovvero adombrati li
verità de'fantì volumi: giunfc a'Grcci la fama, che attempi dell'eroe
Ebreo Phileg , fi fece la iamola diiperfiurie , è quella dinota b^vace
345. Si di una torninola iasione, perchJ i Pelati li veggono in nani lmfi°.
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lo4 I FENICI PRIMI ABITATORI
li H .(]:! r.
ss*cita quelli rafi.(TÀfic
veggo infcEcemcntè tri
accaduta mli' ti.', ed ì\:.^ r.d Cendi ':ni ledili in t.i:i a ri tic tuffimi
vcili, che la terra |im!llIÌ= il Sv\uo lV.ii'i-fj , .>.< Sf.vj j-iVS- rie, chetutti tr;idurrebboi>o, ti rtclr.f, ut ,./;.;, a.n :ii;;fii--il l'i acero cer-
tamente (pillino aiij[y.!r:i !;i >.vr:('i il:1 divini imitili , die dipo il generale
diluvio, Jiccomc la gente fi moltiplicò col nome di gami,J'speli , così
J4& Luogo diTiafinii fot I» vaili ddli diCjitrlìone dille [intiin tcoifc Hi talee.
DELLA CITTA' DI NAPOL:rfi lì dice TììKuTyis Omrùr- ami in 1
il. fucilo alvino }xhii Glie vviw f-iri^i ac ivìlli^i , i.n.i n;u i
ig. l'altri ncll'OdiflL-a t. 177. ed in tulli c due i luoghi dì kTom.1. Qq «
Onici;) nomina due volle con siati \ai; : lVi..:1
;! ,r ;u .
3oS I FENICI PRIMI ABITATORIlufirc aggiorno di divini , 5Toi Hilary?! . E forza è riflettere , che in
quel verib ce!" Ilr.irb nomina dieci nazioni ,. e de' foli PeltUgi dice SI**
ed in quello dcll'Odifica n'enumera quattro, e l'epiteto Hi divini lo difollanti* agli Beffi : Ti non fonerò molti i verli , qui gir trai crive rei , machi non ha Omero ? ne' quali leggendo» quelli quattordici popoli , s'of-
fava, che agli altri appone", ma non a latti, qualche lode, a' l'elalgi
unicamente quella di È?oi . Quindi chiaramente lì ravvila , che a' tempi
di oocito gran poeta il nome Fcfai-ri era in .'.'.:o pregio, e fama; nè fi
potrA dar altri ragione del chiamarli ,Ir.-int, ic min perchè lì la famadel Piulrg , dal quale hanno effi origine , come la tradizione , benchéingombrata, della dilpcrllone della gente Ebrea, non potevano in tutta
arennderfi, perchè vere; e fa d'uopo eziandio non obbliar mai t che i
padri delle nazioni fi creavan Dei.
34S. Sari altro luogo d'Omero degno dì più follecita cura , e ben-
ché fia fiato agi' interpetri antichi , e nuovi tenebrilo , non per tanto
ora non acquili,! il [urne, e pressi: egli f.i LLiit.tr Giove Hilary*»i, ed in datagli si bell'aggiunto non credo Tallire , fe ofo dire , chein dio vi Ila alcolò il Faleg del Genefi , 11. t, 235.
Zìi àia,, Aatfainùf,Hilary oti rrto'Sj taìur
,
Sai.MtlXT UTIrfHTOt, QTlTr7tTs£f.,
y_B1l1,Vl3l *
Jupilcr re, Dtdaidce, PeLifcìce loiige-gtnrium iahitaas.
Baioni fttfidaa hybcriw-frtgurc-hiftifts: , dream micia Stili
Tui htibitant fiKerdotct ilhtt-pcdiOMS , InBtti-cttbimtts --
Qui Achille priega Giove in favor di Patroclo , che in fua vece dee
combatter col grand' Ettore . Si sa , che così gii fcolialti , come i ce-
mentatori tutti ci dicono, che da quelli vcrfi s' apprende, quanto era
celebre l'oracolo di Giove Dodoneo, che. fi dava per mezzo di colom-
be , e che ci fi deferive la ruflicana vita de' facerdoti del tempio : mafi avea da interpetrare , perchè fi appella quello primo Nume anche
nonirjW , ed altresì il TliSi raiij , che gli va congiunto . Il grand'
Omero leale cuflode della più vecchia Boria, benché l'adorni del bello
poetico, ci ha ferbato in quelli due aggiunti AhEuixù©-, e tlilaryitit
non folo la geografia, e la religione di Dodbna,ma eziandio, che que-
lla città fi lu ilfuftre, perchè tal nome le tu apporto da Dadamm fi-
glio di Iirvan, 0 Jon, ben noto Ebreo eroe, i cui nipoti , che occu-
paronola Grecia, l'appellarono Janìo; ed alle città di rimotiffima Bi-
gione t e di (ama illulìre fi fingono prefedere le primarie Deità, e darli
in effe oracoli, e fuperbì templi. Sarebbe ben novizio nelle cofe Bibli-
che colui, che ignorane quel molto, che fie fcritto intorno alla popola-
zione de'di tendenti di Dedaaim, ed anche perchè li dice tal nome nel
numero del più, e non Dedita nel meno r li legge già da tutti l'ime-
10 cap. 6. del lib. 3. dell' immortal Bochart col tit. Dedemm, five Ro-
348. Perche Omero bina Gioie co' titoli lu-iwùi, % rin*r>ni.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
ìve^lcgiche pag.' v}t. ave ci di fcelte
.logia dc'faccrdoti 2i>W, e de',
fi), cioè, che prefcdtva alla ària di Dodtina ; noi dalle favt
quali rende belli i fiioi componimenti , bifogna , che con quella cura,
ed ingegno , che fi può , ne ricaviamo il vero in elle afeofo : mi li per-
mctta, le per bieviflìmo tempo ™ Sparlo da' Pclalgi , che fono mioargomento . Non il fingerei a piaceri , le dicelfi , che Ì vecchi Greci
avendo avura fama, che in Epira vi furono Ì polleri di Dodanini unode' figli di Giavan, nomi antichi, e venerandi predò di loro, l'appofe-
ro alprimo Nume, ci invenur.jnu , die Ioli; u;lk:.:
c l'.l Doii.in.i , c
dal legete -culto, ed ufanze si Itrane infìeme,e il religiole de'facerdóti
Selli, anche -voce Ehrea; in oltre, che appdlavanli ómfini, nome, J
Juale fòrfe lari gu;i>:u -.ir ^-jl-j^ •,
lìmi! u troppo noto de*
ivini volumi , tanto più , che qui foltanto V Illa Omero : quelle coleci ualefano, che <j fi diffc
tà . Benché quefio/nneHw Ambra mollo dubbSb^e prefto che deboliacquifla molto vigore , e forza dal brieve fcoliafle d' Omero : ZìiAuiiL-nù] EV x<**y mi TVifSupia. , rf AaSuif vjuéjiwi . T!i Si fri
i rè ì^Ììvm Ali; if , ?J o 3- ,.'5 f mi™ ituo»*™ stuì ; di-
kaAlW fifTK sjr iV «Ili ytnipieot xainn>JJffJov vttpaytviiiltfà- f,'s Tfl*
H~Tpfp<JV tfiaitn/ji td f"> Saul' ffTira5-09rV«£ rèi Tai^HT^*'»™ «Ve' rè xtr-
-•nnJuu-uii, sj iVri rè iliòt , j(J
iS-oSu'.w ,(irai toi nWi'E» Amtaliun
ilui ip'TryàpiLTav, tropn SpiTuBsto: , che io do in Latino : /u-/irer «* , Dedmnte] la Boreali regione , in urbe Dedona qui i/more
efficcris. Qucnmn meni, & talk [Hmmri) cfl votandi Jovcm Dodo-naum ? Dcucalion goft diluvium ,
quod e/M asme aecidit , E^irton
Dodonnm cognominavi!, nttrrat Thrafibulus. Da ciò , che ha raccolto
da quello Tralibolo lo rcoliaile, ognuno vede, che fi confonde la fìoria
facra, e vera col favolofo,c colui, che sa diflitiguere,da se penfa, cheDoduna citta non da Giove , ne da una Ninfa ebbe lai nome , magiacche ci fi legge diluvio , e gente rimala dalla gran ruina dell' im-
menfe acque , fi rende certo , che Ì nipoti di Dodaniin del Genefi fi
ritirarono a popolar l'Epiro , e da quello eroe Ebreo fi dille la città
Dodona : indi i poeti ofeurando il tutto finfero Ninfe , Numi Dodo-liei , e Dcucaliom , ira ora fi /velano i loro confuti arcani: ed il Gio-
ve Dodoneo riceve si nobile origine da un brieve fediu, che fi giace,
Qq t come349. La voce a**™» di Giove s'illnllra eoo uo bel luogo dillo (culiaflc.
DiojiLzM Dy Google
3oS I FENICI PRIMI ABITATORIrome difetto, e preflb che (bue di nhm pregio, perchè da tanti favj,i
' quali hanno fciitto della Joi'erlioiic lL' rvlivri di \*oé , e fpccialmcnre
«li quei- di Dodanim , non lu mai aitato , nè tralcritto : e m' increfes
molto, che quclìc m rjtjsjuatikv.jli panile di Trafriolo feflir anche fono
neh' autore dell' Etimologico nella voce i^irè, ) sfoltirono al gran
Mazzocchi , che fr.i tulli (ì è di!iiut" lutici,ed erudito parlare
delle colonie di Dodanim nelle file Selve Falegicbe, egli-, fiam certi,
che ci avrebbe dette hit. imo a quello (colio fegnalatiiEnie cole.
350. Non tanto lì alta al mio bilo^'j .'.1 ! ci SJo.l.aieo , die
da Omero a Giove, quanto quello di l'elargito ,n<*.ai^ui , ed i Pe-
lalgi fono mio argomento . Dall'ava unita li gran poeta Dodanim
,
n'alai ci louunioiiira Ji..If:1 j; r"" •- " :tl: - 1 :
ti: ne li può dir;, che per ragion di mirilo fecondo epiteto l'Epiro fi
fi colonia eziandio de' Pelaci , si perche non li tniova in ninno ferii-
tore, si ancora, e.Y.hè ltt>:tr-,;<. v.i unito a t.'.-.^-. ìongeiM-i:i«r , volendo iUtuiici , che a lui era :>iciTj in ijiinl ridinne li venetava
Giove con quello titolo d"onorc;c ci conferma, che in aiiaiffime Provin-
cie, come ho foco innanzi gii detto, fi trovava tal nome p:t ragion»
dell' iiniverfal dillìpaivierito ;^.::.lutu nell'età del vero Faleg. Ma tliuno
mi vieterà , che io [:iics;':ii più nuli-, nni.-citi; il [-coiìero ì' Om;ro , il
quale", perche è il primo fcrittore a molti femhra , che appone voci
vote, ed oziofei qui Achille invoca Giove in (livore del fuo Patroclo,
che ufeiva in Aia vece a tenzone con Ettore , con il nome Dodoneo
,
che era celebra ti (Timo in Grecia, c fi venerava in Epiro, indi l'invoca
con quello di Pclatgico, che era più generale; come fe avelli: detto in
più dìllefe parole, O Giove, ehi "> i!j'i.rì.:U- e;iirj /l'i onorato in Do-dono, Au&ùvf luUai , ed m olire ti fi frefta lo flfgh in qiirtfi tinta
la terra, perchè tanfo vj': quel jutói certamente farebbe fiato
poco il dirli del principe de' Numi , che lòlo Dodona gli rendeva olle-
qui, aggiunge di più T\i\i7y>n T.v.i'ti «aiaj ,.e ci fa iiipcre , che Pe-
la.gi è una voce ri. i^niinUma el:
.vir:ie.nc . né li die rellringere in po-
che regionii ed intendendoli in quella guifa quelli tre lì famofi veti!
d'Omero, lì vede adombrata; la Fallica difpctnone delle genti: le talu-
no troverra,che in elfi fi chiuda altto più nobile fentìmento,e ridurrà
la poetica elpreflionc in giù certa llorica verità , e ci feovrirà altro arca-
no, non ne vivervi rivale : ma credo 11011 elìcr io ito molto lungi dal
retto fentiero, nè Omero usi tali aggiunti a piacere , c lènza dtfegno
di darci qualche adombramento dalle tradizioni antiche.' Mi. Omero ftellb , che i fempre collante nella geografia, e fempre
leale, conferma, che i Pelafgì fi trovavano in grolla parte della terra
( e perciò li è interpetrato a dovere il r«Si n:t») quando neli' 11. 8.
8;o. dopo aver delcritt; da geografo inlìeme,e da illorico. tante nazio-
ni Greche , che lì portarono a ripigliarli Elena - fa poi il bel noverodell'
555.551. Di Omero l'ipprcndc , che il'! 'j 1-1 m cecie iena Jt degli Ebrei dilptrtì.
. clic quello Greto glov
a di me I" aveva offerir;
avrebbe detto Zi." A' ""-i , ii.^me [l.,v, v. :m. K Icfific K-,i>ì*t l'imi
di Giove , il quale prefedeva a Troja , non dcgtnuiando mai il t;ran
poeta dallo flile, e maniere, che ha una volta preferitte, e £li Dà,iquali llan tutela d'una fola cittì , ridine ili clìii città |(li chiama.
?5i Mi avveggo, che ufo male del tempo in ircioglierc liti iliìme Ju-
Eciiltì, nelle quali dasc ognuno \>uh rinviTiir t'i k-i>s>ieri (io, dir li dee
dire contro a chi s'oppone, fé il principale argomento regge tene, ed
351. Amln Euripide confinili, che i Ptlife'i »«» * unione pulitela».
D igni 1 ed 0/ C000 le
3 to I FENICI PRIMI ABITATORIè ben fornito di pruovc : Eccome pento effermi io midiato di fare , per
togliere Ja gran varietì, che fi vede intorno a'Pelafgi negli antichi , ela confufione tic' nuovi fcrittori , cucndomi aiutato -di buone ragioni per
ridargli a ciò, che icnL'é M rfrii' -.mi ver lille difperfione ne' tempi di
Falcg, oltre J'autorir.'i .!i l'ani. mi.' ,cJ : famuli vcrli oppic-umiivi;™ ddpoeta Alio, che ci terbi , e quei del divino Omero, a'quali in più vo-
ci fi e d t 1 I 1 m nofo brieve
d. mio :iipc[-j[o hilògrid. Mi fi dar! fede, che per cflèr brieve, ho o-
meffi altri luoghi degli antichi (ma non qnant'Omero, ed Alio, e Tra-
fibolo) nc'quah fi parla deTclalgi, ed in elfi fi conferma vie piò quello
mio ragionare ; e te taluno vuol ellér pago di mia finccrìtà , tacendo io
altri, vegga )a litri lii'.fia .ìiiih>::i.\ ilc di Spantanili radi' inn. di PalL
v. + ove con erudizione da invidiarli ilhilira Ja voce ITiAuryiiSis , ed haraccolto gran numeri, d'anioni;:, e l'in; i.ilmente Greche,c quali tutte
de' drammatici, nelle quali fi fa parola de' Pelafgi , ma gli tòno sfug-
gite quelle da. me recate: mi farebbe fiato, per atto d'efernpio, moltoad uopo il verte, d' Euripide jielTOrefte v. gin. .
9 1 LI .-..
i :. ,\ .t
Spanhemio il riporta, mi per la fioria nulla v'ufferva , eppure per lo
mio argomento da queito verfo fi raccoglie , che ne' vecchi tempi la
Grecia fn occupala daTelafgi , ciò è da' nipoti di Faleg , e da eflì neprefe il nome, onde va a d.ivere rim rhAnijfll -
indi come fe a' Gre-
ci fofie caduto a fdegno,ìbrlc, perchè ne ignoravano la vera, ed illu-
fire origine, il mutarono in Daliai ,ovvero famidi , AamiSn S^w,cper accrefeere la oxiliiliiine ch;.Ij.-.i:.j , che Pel,nS ) , e Danao fi Merogli (ledi: e fi sa, che Aitasi, o Awxiba. non dinota particolar proviti-
iia,ma l'intera Grecia: e con ricorrere alla Biblica ,fi roglic .quanto v'ha
di tenebroto intorno ^i'clafei , che li rievengono in tanti fcrittori.
333. Oltre lo Spanhemio in quello luogo , ed affiti altri già da merecitati , anche 11 S.l::i.iI il in 1 ha voh.ro J;;r ornamento di fua
opera il parlar de' Pelafgi , ed al t'olita fi lludia unir foltanto autorità
di fcrittori.fi vegga Pcla/gi nel lùo bell'indice: iiccome fa eziandio il
flanier nella Mitologia to. 6. c. 4. ma fi sa , che quelli ha compilata
fua opera per illituzione della gioventù. Fra tanti li è voluto dilìin-
gnere il P. Granata , il quale in uno ben gran volume crede aver tol-
to tutto ciò , che vi i di tinibrtlo ruo . numerofa gente , in
dividendo i Pelafgi in orientali, ed in Pelafgi dell'altre nazioni; ma contutto ciò non rimane l'animo pago, si perchè nell'opera non vie buonordirli, come altresì, the non ce ne fa fapere la vera origine, uè ricorre
alla famofa dilpctfionc del Gtnefi . Sopra tutto mi reca alto ftupore il
gran Bochart , il quale Avendo dato all'opera lui ammortale il titolo di
35J, Scrittori, the Jiinno parlato dt* Pslafgi, e lutti «sMinernc
.
parla dell' univerfale diluvio , e fi parò pronto
L-.ia.ii
phaleg, ognuno pentii, che avene fcritte afiài core, e. chiare dc'Pe-
lafci, tutta volta nel Tuo volume non ci fi rinviene neppure il nome,e da quello s'attendea faoeriie molto, giudichino altri la ragione di si
profondo lìlenzio. E do fine al ragionar de'Pelalgi , ed amerei fapere,
fe fono fiato di noja,pi:r nvcr in-aipta lunghezza di tempo, benché io
credo efiere fiato bri-.",;: . e co.i fìimiT.irmo coloro, che fanno con quan-
ta ofeurit^ di quella gente gli fcrittori antichi, c nuovi n'han parlato,
ed io mi fon veduto muretto a relìringere il moltilììmo in poco , perporla in. qualche chiarezza , con ridurre' con femplia maniera guataflefiirimo. popolo ad un nome generale degli Ebrei difperfi per ogni par-
te. Mi rimetto ora nell'ordine del mio argomento, qual fi i, che ol-
tre i difendenti di Jaffati, che occuparono la Japigia, vi furono an-
che nel noflro regno i fa moli Pclafgi nazione de' pofieti da Phdeg ;
e ricordo, che quindi non farà di maraviglia , fe troviamo in Napolii Gioni , come già avanti ho awifato , giacché dal Babilonico difiipa-
mento i nipoti "di Noè fi fpinfero da per tutto.
354. La terza colonia ijriuii.il? , . In- II ky-'.t n^li antichi efièr ve-
nuta nelle nolìre Provincie, fi è la Cèmia,z cui diede il nome il Chti-
naan del Gerielì, ma in parlando di quella contrada, e dell'origine del-
la voce potrei effer lungo , ma (orza e , che comi-enfi con elfer brìcvc,
il che fembra debito, il molto, che ho detto de difendenti da Faltg,
ed i contrappofii piacciono. Che Chmct,s Cfama Ha una delle oolite
regioni , il dilijjentiiTnio C:Iuv=.tì<i » in rscciùi luoghi da' Greci
fcrittori pag. iji;. come da Anflotelc , da Strabene , e da altri , tra-
ferivo ie fole parole d' Arinotele , come più antico, lib.7. Polit. cap.io.
e ce re difiingue il iìto: Ti Si ipis Tnmyian, <^ ni, luW XiSih nir
xnxnuilur Sùp-ni (corr. Safim ,* t. K Erari a:ne>n in cu parte , quo:Jo-fygiem,(yjmtnm atrin^Ìt,Cfanci ,qax Siriris appeilatxr; e mi gio-
va, che Strabene gli fa i popoli ipiii antichi, eie qui aveffero abitato
pag. ]S8. Hpii 5i tìi E*M£»m feSni, »'&' hi' ?u hCttm , Xùm Si,
xj Oirarpor mi lini Mjurm, unteqtsm Grati vaàfftat ,nan tràit iài
Lucimi , fid Chtrnet , &JRnalri . Il Ctuvcrio nella* loil.it a pjg. grava
di colpa Stratone, perchè nomini prima i Coni, e poi gli Enotri, fa-
cendo l'oppoflo Arinotele , ed il Mazzocchi ne' bronzi d'Eraclea pag.
8(5. il difende: ma baita fokanto dire, che in cofe geografiche un gran
filorofo fa d'uopo, che ceda ad un gran geografo . li Ridilo , che ci
di il bel titolo, de 'primis Italie ecfonis, appone i Coni nel nofiro re-
gno, ma "non gli fa più vecchi degli Enotri , e sfuggendo le difficoltà
con quello bicviffimo dire crede aver compito fuo dovere: Chanci ,/rje
Chaones , giù Metapnntum , & Strile» asn>s incòluerunt mioiroromeohnos faiffe /laliochus apud Slrab.l. ó.p-i^. & Ay\f\r.tck\ ì.t. Pulir.
1. 10. leftes fune: ma intorno a popolazioni si antiche, e si confufe ne-
gli fcrittori non balla il femplice allèrire, e fingere non rinvenirli ve-
354. Si Isnno cene jtant ieU» ttm cotanta «inule nauta in Napoli.
I FENICI PRIMI "ABITATO?.
i»JWO innanzi
forfè non ci avrcbb; ditto pieno di dubbio , i
randitm, m non in wt' Xx> !.:;.:! CIhiiiiUi.;ri w«», ma «ter ce:
1,'avcr poi il gran Mazzocchi date lunghilìime cofe,ed-erudite così
(Ili bronzi , com; nelle Selve f-'alegìehe rug. 157. intorno a CiowiC'ìwm , mi ha retato un poca di difagio (benché non poco miifrruilo; Ji poterle uiiirc, cil.'iniii le 111 [>iit (Vitti , ed in pili looj
truovo pere, clic e.tjLi . perdi: vuole efier tra due-, fé quella voce*
nei fia in origine d.i Cìl.lhjjii , ricurrc più rollo trame 1* etimulc
di Cir-.v , ovvero o!ì™:;i , e poi Cvuu , chj durata Saturno , op-.Teiò lì Ji:Ie li, ili. 1 .f.:rr; , e CAj'im , e.l il Ino lungo dire covi
voivhiurle v4- ne' iiror.zi , « epiali lo r
:
ei:u r-cre. nelle lidvo :
IwJ&ii c/i r-!< 11;-!-- pimiiivh,
j>*H,:: .\L-iii C:±!Ì fune ,
tumulti
,
five Chromim, Ji-j? p:.--;« Liionura /nj/i 1 uuscup.aani ,
;;«. Sliirailo, ctuG'ji.J'Mi, c C-li :ei fono {li iltdi;e:irr.GÌi;;i ti b
Okjitizod D/Coogli
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
nirò.Chiai, <W contrsOus Chon , fiufe icnt.
§fi
i
dall'antica, e veri Calabria, fcmbra,ed il potrebbe ammetter taluno,
die quel montine detto abl>„i urlane il.i qn^t.i etimoloRia , benché io
non il penfi,quantunque v'ha altre città nominate da' cani, come K "-
i"*if, e "regioni Intere , v.'<,,- Ku.-.-.^hti , e non molto lungi da
(;iiJV antica. Calabria nc'Btwj d i S^lhci^:, die Lutti traggono da
TnntJ. R r nò-tfó.Ctlttrria ,tClUki pubLfcite con amiche rijimc ìi^}ì, the d™n lazh.
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«ni»™ effe etimi .«pud Pctfas , C Ifmscitm : nudeMsyptits Anubin. ir/, CV;n [/'; Cince vieibanr, t
Smunto afte Pluntch in Sfide : fid & in Plauti Po»pj>:ltisrt Ctv.n iv.ii.il .CimiheV l'i:'*: i (nueÌTO Mifcel.
cap.i. haquc H'3 ìdìpfum eft ,quei JEgypIum Ripha
n»J. Non forò mai per negare, che Saturno li folTe ;v,
confalò con Ar.ub'n , c che la nolìra provincia Chonin fiati appellaci
Saturnia; avrei iiòt }.;\il-:mi> , Mille qiitlk' favolofc tL-nu—: --
~
;
."7-Q"sl''vc£lii c[jjr.c]:!rii , tltCdu i Chm , lidie (tmprc ilfi-iir
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 3 j s
follerò flati dimcntkhi q-.istl' ikhuìjiì iivj , ci:: i;m;o immaginazioni de"
gentili fi finterò, per non fapcre il valore dì quella voce , onde II
la jyj3, Chanaan, e nelle lingue polleriori Xj<F,-,e Xmi/s, e perciò li
è interpetrato cfler iil™, ra«J! , e KjhVS- , Suturimi , &c ed in cosi
penfando li riducono ' . rivo!; nella v;:li froii.-i f-.-m ;il i.:it !"i u.lii i::;;i a;-
diri, che Km'™, Salumai, Si portò in tal regione di noftro regno, eperciò fé le diede il nome, e poi fi fa trovare anche nel Lazio, ed al-
trove? E molto meno lì 'dar! fede, che lì dilli Cimi» da Ercole Egi-
zio col nome Cina, flemme fi ftudk anche molìrare il- Mazzocchi ne'
medclimi Bronzi pag-St. e premette a lue pruove quello titolo , fc-
r'iloquìum primum. a nHONE Htrciilii JEgjiptii lumini , egli dice fri-
muta, perche inclina più follo, che Chùiùa fi dille da Kjotk', Satur-
nia , ficcome vuole in fecondo luogo , e perciò ci aflicura nella pae-70.
Chanci <A Mirali wl fauni e. Satura» fic diasi oficndam : giova
il variare in opinione, per rimettere le favole in verità : ed Ercole in
afilli piti regioni fi fa dimorare , che Saturno . Si dee dunque con-
chiudere, che ne'tempi da noi più rimoti la gii detta provincia fu oc-
cupata dj' nipoti di Chmrnm, che fi può anche dir Cini , ficcome al-
tri discendenti da Noè fi portarono in altri luoghi di noftro regno,ciò è i Giapctidi , tJ i Fak'giri , 0 5' avrà mercedi; a' gentili fcrittori -
che infinfcro altri eioi, perchè vedevano il nome di quelli aver quali
limili gli clementi E ricordo , che il mio difcorfo tende a palelare,
che -non è fuor di i-i^ii-ne , e i-' efesio , che io ho trovati 1 Gioni,
.cioè i figli di Javnn in Napoli per 1' autorità del marmo della fratria
tòt Iómìjjj num-jiT. e credo aver qui parlato in corto de'Coni giuria
r imprunieFii, e non mi Ibn fatto vincere dal piacere, che nutriva, di
dirne moko : e fpecialroente' mi fono.; attenuto di aggiungere non pocheerudite colè, the li. Siin(l;m .ii ~\ù!n. :
v..--. Li unite in additala, pag.
. 114. intorno a quella voce XNA, che anche l'appropria a Chmaan, efa dottiltìmi conienti a quell'altro luogo di Filone Biblico sfuggito al
Bochart,ed al Mazzocchi ; £ì*> fii Ir IVi^i.. *StXfis Xia re rpu'™
tinwsins-St™ Qttn*®-, quorum unni fitte & IJirii . . fi-uter CHNA ,
qui primui monumento dtdus eli Pianili ; ed amerci , die tal comcn-to fi leggcflei'anzi in tutta l'opera fpeffo fa menzione loSchcrTero del-
le navigazioni de' Fenici.
35S. Avendo dunque mollrato ,che di tre colonie orientali ci fon ri-
mah documenti , le quali fi fpinfero in quelle noftrc provincie, dovrei ori
a lungo far parola di quella , che verme a godere dell' ameniffima con-
trada di noftra città, e fi furono i Ciioni lucenti da Jan, o Jsvin ni-
poti di Noè; fon però due le ragioni , per le quali mi fi vieta di di-
[tendermt, la prima, perchè già alcune cofe nel num,;ii. e leguenti fi
fono propone, e le credo baltevoli per lo prefente bÌfogno,la feconda,
come in quei num. ho avvilito , che in favellarne a lungo fi è mioSr 1 ogget-
J5B. Colorii col nomt di Jori venuti in Napoli , la piti .entri delle onsaialf.
I FENICI PRIMI ABITATORIin o.-e.ilone i
1.
1 !:' tr.inde , e pi e? evo! e coloni! Ateniefe, per la
avendo ciTi popolata )a Grecia , la qui; poi prDJiiils i primi eroi di
noni fapere si civile, come militare, e tutte 1- belle arci; uè fi dubi-
ta, *he elfi occt-'i'iron n/.iaii tutte le p.Mviiteie Greene, c principalmen-
te 1' Attica, queli.i dai itane j (penalmente i! nome /mm, ficcoine de-
molita il gran Bociiart nella G. S. t.m. i. ilei lib. !. pag. 15 j. fin. (Sei
jGBBnj mmiuir n-Jifi }d;< Aìk-tn:/)-,, , C? Atkmcnjhim cnh'ws in-
ttilip ,f»fmr« JM acil'itiìi Hfrnì-.wi, j!,-'r:«nUi,lliimlidis, Stra-
ti, Plmnrihm , t'~ att , diiSie pafn/f ò/r«i *jc hshhh inn/ro /*fini. E piace che la voce
f.'/«''« 1 « più tollo /ss in Ezech. VJ. 1 5.
fiati da' ni. vecclii tradotta - Y:t>Ji , e da S. Genti. Gratin. Quantoha frutto il Eoeh-.rt cV Li ioni Ormi vivit esumato dal Mazzocchinelle Selve Palifichi.* pag. 144. Quelle brievi cole propolle de 'Gioni per
ora le credo fuliicicnti per la Iìctìj, e Cima di n;:!lra cittì, i ordini; del
dire vuole, che mi findii d' inveiliei-ne quanto più previamente fi può,il tempo, nel qu.-.lc in ridirà Camp, l™ fi ipin'e qnelh :,::!;: ;Ti-:-Mle.
359. Sarebbe ben mulelln talniii , il quale attenderti , die da me li
detem-.in^éà-ro anni certi della ventaa deY.ipoti ci Jan in Napoli, rapen-
doli , che la fltirU eli si veeelue lìa^iinìì è in lille tenebre involta , edagli fcrietori Greci, da' quali Colo li può raccogliere qualche documen-to, il tutto lì e intii «librato con favule, i) pieno di conliifione ce l' bantramandato : ma tali querele fon comuni a cucci coloro , che amanofcrivere delle cole dell'età più riunite , e da me già nc'mmi.jji. e 1^.eziandio Te ne lòn Citte tutte le d lente dj'jji in;: , ed bo riporta ti i dille-
ruaci pareri di più favi, i quili h.m uIkj dirci l'eli di quelle ciafitii-
Si riuiingono in loie ve le (anioni , che .1 Gioni Si pormono la Nivali.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. ji7
arnioni della gente da oriente in nofire Provincie , onde è qui ano.
r
tirala .lucette vi ile, Cirneché .:tJ\:.< unprd.i , l'invaili; ere tanti numcrofi
avarili di quefìo p.i.-:Ju nrlenraie r.=il.i cit:ì di Na;ioIi, non che muna liricvc provimi.!, rp.i.ii li t la Campasti.'. , j-crdii; ailri ne'lom vo-
lumi fi han farro pmiio trovarne . o in nino il mondo , come il rio-
diari, c-wvri. aliti in ijii,i\-!ie v.-.iìa rei;!..iv, rum; Ant. Aldrcdo nella
bp^na, ed in a!:ir:ii lit-dii della vicina AM'rka , ma ninno fi c VjlntJ
ti 11 rinate iti mia I. la uni , ci tiiervariK 1' ur::;ii:; ili tutte l'antbiivoci di olia, e ritrovarle Fenicie.
jdo. Per corno ie re bene la dura opera imprefa d:bbo inàai;are /aulir;
l'.t: Per inJjcsr Pelli Jclla ventila definiti tu noi , fi ricorre ad Omero.
3 iB 1 FENICI PRIMI ABITATORIi rimali moltìffimi vocaboli de' luoghi , Alle Deità, et portatici digli
orientali, fi rinvenire qualche florico documento ancora , e fe folli in
ciò felice, farebbe afilli agevole determinare il tempo, in cui efH vali-
carono quelli noflri lidi per larci vita : c le la forte mi foffe in ciò
lieta, ne riporterei lode , pi-rcU- ninno ancora con recar fatto iflori-
co ha potuto fermarne ii ieaùi , valutiti i (jvj o dell' etimologie , odelle generili nnii/ie J-.-y\i „mi.lii LriiKir: , i quali (inza dir l'età di [or
venuta lianno lob allento, che in tal cittì , o provinciì ci lòggioma-
rono Fenici. Mi fu io lic-.iro, e conni^ii , eh; .lall'iiniuorial "Odiifea
Il può raccogliere , clic in etl aflài rimota , e predò che Icori! trenta
,due fecoli gii era in quelle noflre fpiagge "le orientai nazione . Nc-cdTitìi mi (pinge, che riporti l'intero luogo del poeta, per iìit reggere
fon cerfo epa b i id tutti fi legga;
non l'apporrà in fri :;i
n
j 1 lavi-ila eiili' intimila verlìone, come è coffu-
ìne , occupando doppio (palio , c lunghinimo : e non li tema di mialealtà in rapportarlo. Giunio doro il (orninolo viaggio Ulille in Itaca
Jinfc di non conofccrc Eumeo luo fervo, e gli richicle, chi .egli fi foflc,
e quelli di facil talento cosi il dilfe lib.15. v.401. V'ha un'ifola di nomeSiria, fc pur l'udillc , ove nalcc il Sole, e ci muore, prellò la regione
Ortigia , non è ben grande, fi è pcrij ilitilKlimj in ugni forte d'armenti,- — :n effa non li folfre fame , né alcun morbo.
. a di tare, e delle merci. Era in ca:a di maipadre una donna anche Fenìcia , che portava (èco vaghezza, e maeflà,
e favia in ogni Jcmminil nielliti : ella da citelli aliiii feltri fi fece in-
gannare: e menile un di *! fonie lavava i panni li;ui,ad un di colto-
lo accordò gli eflremi favori predò la nave : le donne, che li fon fatte
abitiate, ancorché d'indole grande, non fon più defle; indi il drudo le
domandò chi ella folfe, e donde veniflè; e fubito quella, palpatagli li
magnifica aliita/ion di mio padre, sì gli diffe: Mi pregio io d'eller na-
ta in Sidone città ilu .infili i.v.a,
ili; ia del ben ricco Aribante, onde milapirotio i Tafii, che fon pirati , mentre ritornava io dalla campagna,c condottami qui mi vendettero a quell'uomo a groffò prezzo
,
161. Kipiglio colui, che avrà goduto de'furti d'amore, ritomerefìi lunella patria con noi ,e vcdereflitu di nuovo tua cafa lignorile , e tuoi geni-
(n > eMÌ '.-Ì'.-uiki sgiaiiiìiiiu di beni : pronta , e lieta ,eìla rifpofe,vi tor-
nerei, fe voi tutti, che fletè in nave, verrete a giuramento di non far-
mi ultragulond ottenuta quella ficurà fede.richiefe da eflò loro,che dandi innanzi ninno de' compagni né per via , uè prellò il fonte le &.
361, Pmlicgtn tifi, che dice Omero le Finiti , che porliojnli Et'noilri liji.
T A' DI NAPOLI.
« ! Ut per trine >: :-..:,..< ',U<n: .r:;.-..ii-nr.: ::i:o , e dedurne ['et
STbLwi's T^c^dcnli' r^rSllSFa regi™ Ortigia', aitatomi da Elrtxio, quella di Puzzuoli ; ed aratri
che ora fi rile^il; , ic;tc:dK :! itti.-:- àn i.i.l.i ;tl legno , e le v* h
chi dubiti l'i ni ili >'i:: !ii .[::; ]:!!>jj!m , forza- 4 , che facci
reu Omero d'aver ignorate le cale più conte in geografia, il quale i
n-A formilo linaio d'Ulilfc ho moflrato,lungi li.i il vantarmeli-..-, coi
tra 3 tutti gli icrittori antichi , e nuovi ellcre flato il più fauio , e
efpei-
;Sj. Ragioni, per le quali non fi pub sibilare di (jattto nctotito S Orano.
jiq I FENICI PRIMI ABITATORI
fcntimento de' tempi di quello poeta, Lia fallò (crivere per tanti fccoli,
che li firu.izion delle ref;iuni , e città ni-;:' O.iil!;.! fi eia di romanzie-
re : e In flcifo s'avrà.!.; a dir,-, le Siria, ed Orti-ia non fi fa trovare
in (ji'Sfiii nolìri vianiiliau lidi: e dovrd»!^ d .race-ci , che poi quelli
(ine lincili fi Ini detti con divcrli nomi J.i olitili d'Omero: tanto hapotuto mutar rii>ncr:t:i~.i ii'avirlo iutdo : e i ; ri felice la nollra età,
che [le s'ammette, ; pur !i de; } fi è ulani da si grave inganno , fi
pur ad altri non pia.:.-:!1.- din-, di limali itiimo errore.
"o"-. Da sì bel -.i-;-;->iU« <i' Linneo piò «1; poliamo f.ipcre de' .Fe-
nici, e d-.-H'età, nel!* filale fi portiroi'.i> ndic (i'i.i^e di noitra Campa-
ci, e convcrfàr con familiar gitifa co'noltri abiiatori , e vic.-udcvolmcn-
gion vera dice Stradine pa^.j-
cidclì", Kv^\ X-À-iS.W Air*-.
pv,cl-.e aVcitici eran
loro merci , e lavori. Sun -i ben liiid; t.iii automa, e. risiimi , che fa-
rebbe nojolò,e moiello ognuno, il quale s'inducefìe a porle in dubbio.
o far-
3'';.SiHpsr:i, -ili, ili- lì dee raccr ;,l:;v- [:.- i'tù .!.>"«! ili .l,d r-Mcmeii' Euaeo
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 311
o fame contcfa, e non altra potrebbe opporre, che primi tran -fi pen-
so a rinvenir tra noi filetta orientai gente : ma Ti rifponds , die nonera facile il ravviare in Omero , che Siri» , ed Ortigia fòfiero luoghi
di nolìra Campagna; in tempi pen'i vi tulli tu:; leggere i poemi di lui
fenza la rea guida degli fcolj , 0 d'altri Litcrpetri, ma del fola Etiodo,
che fu del fecolo (ledo , e perchè compagna lede nel penfàr grande , enell'eroiche efprtffioni, le gli fi può dar vera luce.
j^4- Dal racconto d' Eumeo ( ciò che maggiormente s' affa al mioargomento) è fatKt INpere 1'
.
:i< idi* quale quelli popoli d'orien-
tilo di queftD racconto d' Eumeo di gran fama per ^li Fenici , e di nonpiccolo lume per la liuri.i: l.i iV.lj; IW.j.jn; nulli i richiede, che alla fi-
ne non fi leggano i divini poemi dell Iliade, e dcll'Odiflca per lo foto
bello poetico-, e per l' invenzione , ma ancora per iltruirci de' fatti
,
e coitami de' tempi eroici, ed altresì per apprendere la più antica geo-
Toml. Ss 31*5.
3*4. I Fenici pochi unni dopo di Giofu( vennero In noilra Cim-^sm.
Dignizodoy Googlt
l .FENICI PRIMI ABITATORIa narrazione dì queflo fervo
i, e fi nomina Li rcgion .ili
i quello l'argomento del mio dire , giacché i ni inni di
Jon effere fiati in nono Città ci danno i marmi ictit-
rebbe flato troppo fpazio rìftretto, ed angufto, fc non li filile liillef.t c-
zìandio fino alla Napolitana foraggia .a, goderne il bel cielo, e Uro; edio ho ritrovati in noli ra citta non piccolo ninnerò di voci Fenicie, comeanche in Pozzuoli : certamente, che quei, che rapirono il fanciullo Eu-meo dell' Odiffct venuti da Sidone con grolla nave , e di merci ricchi!"-
fimi, ne dovettero anche in Napoli portare a farne fpaccio.c per cari-
care di mercatanzie il loro grandiflimo legno in un anno intero, e ri-
tornartene , ni potea clfer fnlhcicntc la fola cittì di Pozzuoli, ma fen-
za dubbio fu lor bifueno aiutarti anche delle Napolitane merci, e dovi-
zie • Non fi creda , che io propongo indìzj f apparente ragione , e per-
ciò mi piace render più fermo il mio difeorfo con inoltrare , eie que-
lle due città Napoli, e Pozzuoli ne' tempi antichi, perchè ricche,e for-
nite di porti, e nunierufilTimc di neri'' [ coraechè ora Pozzuoli per reo
deflino e diletti ) erano unite ne' traffici : ed opportuno ufci dal feno
della terra pochi meli ha un bel marmo, e grande in Pozzuoli, ed ora
ferbafi nel luperbo mufeo del mJlro Augurio Principe, con l' tfcrizione:
M.Antoni*! Trafàiima Avgufl. fatai, et Napoli ntgoiiainr faemìusfibi et jMtitt Irene {Kffwp Tariffisi} ctemplì et Antonine luamima f.liitrtis libertniujqiie firn fofierifqnt eaxum et Eupiemiae pafferifytK
i/us. Al prefentc mio bifogno fi affanno le parole, Puteolis ,'CT'Ncn-foli megttunr /àjjWm, dalle filili fi feorge, cheerano unite nel mer-
cantare quelle due citta, onde i fenici d'Omero per riempiere nel cur-
io di un anno pieno il loro gran legno di merci lecite, e da recarne
«Maggio, è ben forre argomento,che valuti fi fodero eziandio di quel-
le di Napoli avente fodera nel traffico con Pozzuoli : a le quello poe-
i ne può ekx.brc... io , che trenta fé-
i Fenici mtrbtomi frequentavano quelli lidi , ed itale della Cam-pania. Intanto dee piacere il por mente , che in tempi si rimoti ci
erano tante dovizie in quefle oaflre contrade , che non folo fi compe-ravano ricche, e preziole fatture flraniere condotte in grulli navilj.mafe ne faceva anche vrnJita : e che fé mini , il qua'e aveva il dominiod' Ifchia , ifola affai ftretta, imbandiva mtnfè con araefi , e. Dovigli d'
oro , fona è peniate in quale opulenza , e fpkiiiiicfc maniere traevano
365. Napoli, e Pozzuoli une nel m
DELLA CITTA' DI NAPOLI. JtJ
kir vita quei noftri avi in due grandi Cittì Pozzuoli, e Napoli; nè lì-
curamente Omero avrebbe deferirti in lì ricca guilà quelli luoghi , nèci avrebbe fitto navigar nazioni daU'uliimo oriente, le qui non vi fot
fé flati tanta 'dovili», e beni \ elièndo in colpa un poeta , clic finge
ubertofe, ed opulenti regioni , che fono l'oppòlta , ed in quel, che td'invenzione, nun lì dee mancar di fede alla floria: ed ori lì e natta.
Che"
felli...- _ ,
ves epum, benché nel verfo vi ita fallo de' copiatori , cime altrove fi
paìclcra : in oltre Smbonc dcCcrivc clìerci flati moltilìimi fpettacoli, e
Filolirato ci trovò fuperbi cdiliq di leciti marmi , ed ornati delle più
Andiate pitture ; e Stazio a fua moglie la rapprefenta quali ugnale a Ro-ma. Or lì penlì quanto fono iti errati anche gli antichi, che tun cre-
duto, che Omero per Siria, ed Ortigìa avelie intele le due meichira
ilòlctte dell'Egeo toro, e Deh il liaitane dal coniincntc,e che avelle-
rò potuto i loro Icarfi abitatori comperar tante merci orientali , e di
provvaì^r delle loro uno ftranicro groffilTimo navilio
e Deb fu piena di fama per le
lucile duper |-l' oro . E fc i Sidonj fi fcfleto Ipinti fino a quelle due Cicladi , le quali
non fono in gran dillania della Fenicia , avrebbe fatto male a chiamar-
gli iflBTr«tóin! Ornerò tanto laviojn geografia, e nella llorìa delle na-
zioni, ficcome ognuno 1' ammira in leggendo il catalogo delle citta si
della Grecia, come della Minor Afia nei lib.L dell'Iliade, oltre quelle,
die ci da neil' Od:-!.:.- d:kriv;r..ì>c: il .trai v;.ji;:.r> d U.i::- .
l66. Non credo, che vi polla ellere taluno , il quale opponga, chenel lodato marmo li debba intendere, che Trofima li fu Augultale in
ipoli, e che negotn
quelle due citta; f
pere, che in Napoli, ove vivevafi anche nt'tempi de'Ceùri con coltumi
in tutto Greci , anzi Attici, e tali ritrovò i Napolitani Filoflrato ezian-
dio nel terzo fecolo , e perciò nel principio dell' Immagini gli chia-
ma A'™/, e tal nome vale lo lìdio , che lirici , come ognun sa ,
onde non lì può dire , che in una città libera , e cu' magillrati Greci
,
ci s' ammettano gli Aiigitflali, t quali erano in Pozzuoli, perche lì fu
quella non una volta Romana colonia. Oltreché i coflume degli fcrittori
unire alla voce negorìeror , o ncgm'mm la citta , ovvero la provincia,
tclìimonio Orat. l.fat-7. V. 4, Perfm tic ptrasgna HtgoM» aivei /tabe-
tur CIdxsmiHÌ!, ed in oltre 1. cp.6. v. Ne Cfiariika, na Biiijirut
neastìs perdm: quindi di neceflìtà nel marmo le voci Pmcolis,e No*poli fi debbono affarìi il.nigtitiator , e non £X Angn(ltlii . Ni fi penlì,
che nominandoli nel marmo la voce derivata da /^m, che li era prò-
pria de' Romani, e non de' Greci ,u(ando quelli per Ib|iravvefta patliwn,
non s' intenderebbe , come Troftmo in Napoli con tal forte di vefìimen.
SS ! ti
366. Al marma nauta in Paiiwli fi ài brleit, ed opportuni IpiegjiioiiE.
1M IF.ENICI PRIMI ABITATORtrafficavi, perchè fuhiro le gli dira , che i Napolitani 1
Ili wftiminti (ì èra di gruCu lucro , e vantaggio,
peri
pirla di rili nella L i S . D. de tribar. .iti. c ci lì i.
!,,;„*„«,, /v„.^, !7 lincrir.: ai in oltre in Romagio di tali merendanti, e fi ha da Reinefio fynt.tnftt.i
iAnAHTORVM eom»nor. e (limo, che benché vi foffn
lità di quelle , che appartenevano a' veAimenti ,
fi truova monumento , perchè l'altra , che ci dà Reinefio nella ftet
(a claltx. 8. ciò è collegiura pciliarmonm , può dinotar cola aliai di,
verta, come egli Arilo comenta . Era si lucralo, ed illuAre II meninodi fare figa , che il gran Giac Gotofredo ci rende accorti , che i co-
piatori alle volte trovando fiecariam faeerc, il mutavano in quefta vo-
ce più nota, e comune figurina, ficcome ha làviamentc oiìervato nel-
la L unii. C. Tkod. de fise.
307. In oltre da quefio marmo trovata di frefeo fi potrebbe dimo-ftrare , che fe erano in pan pregio figa -Atrnbntiea , già ravviato dal
Cafaubono, e dal Salmafio nàf aimotaz. alla Aoria Aug. to. 1. pag.100.con aver raccolte aitai autorità de' Greci, e deXatmi,e quefti ha fcrit-
to; nfifmudì crani Atrabaiica figa , qua apud film Airabaici fiebanr,
qmrtaa {nqutm , & crfttris apad auilorcs menta , ora poniamo riler
Ccuri , die anche figa Neepolitana , c Puieelana dovevano etTere in ifti-
3«j. Nil marmo lì legge /<$*«"«> quante noilmii nutfciudc ul tqic .
oigmzadby Googlt
ma, sì perchè già fi nomii
fuu .mire, e di l'uà profapLini) icpjlcro . Ma larebbe ir.
?dc^ct
pcrroi?c° chcTadupera
ordine darebbero gran luce a
rebbono non pochi autori . E]
dzL>::; la voce %03iv , ovvi
Tea'-, e k'iiopfi.- qualdic [vìa
ero», clic per iflrettcsa di tempo non compilò qudt opera-
li. Ecco quanto,che in brevilììmo dire I» propoflo,fi potrebbe am-piamente dillaufcre fupra quello marmo, che a prima veduta femore la-
Cile, e che poco rileva: ho provato piacere di notarci in corto ciò , checontiene per fole, paldamc ii pregio : del tello all'argomento mio altro
non li afia,cheta fi vegga fcritt», che quei di Pozzuoli ,e quei d 1
. tio".-a
cittì erano uniti ridia mciLamil f.^ictì, e ne' traffichi ; e ("e Omero la
non potean queffi nos valerli di qu*W caNapoli^ con portarli tra noi
,
c far fortuna : ed il leggere in quello poeta l'età <i vecchia, nella qualea tal gente otientale era in coflume portarli in nollre fpiagije , ci [il con*feere, che anche prima ci fi età condotta , giacché le enn si note: ol-
tre le tante vod dVtao*! , fptcialmente quelle, che ci ha febate Ome-ro, fon del Fenicio parlare: e di più Enmeo vecchio fervo d'UlnTe vi-
ci:
jdB. Si conchiude.ehe potai inni dopo Gioiti i Finiti li portarono melinoli.
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ji* I FENICI PRIMI ABITATORIde i Stdonj in noftre contrai;, il quale un fecolo, e pochi anni più fi fu
lontana da Gkifuè, c da quello grand' eroe, e duce elfi furono (tacciati
dalla natia terra (i;r eercaria .t! trovc , fcumdu il celebre licito ferbato.
ci da Procopio, fugcrmt a faùe Joftix latrami.
}6t). Da tutto ciò, che lì e icVto , li raccoglie ti certa etl, ovvero
fecolo, nel quale quelli orientali occuparono la noflra regione, e città,
c iv:j:i i 'lo ì-.i.:- in ..hiiììms ctii::..; -i; , liecome eziandio han fatto tati,
ti lavi, p« muli ratei ;t alilo p;rti del monda quelle colonie , ma aì-
trc>i J.i uno [colpito, ed anticliiflìmo racconto d'Omero (e p.-rciù dall'
iHorb} al quale molto li dee, che ce la ferbò: gli fcrittori a lui lunga-
mente pulleriorì , altro non ti rra-.inilcro lenza dillinzione di tempo, fe
non che i Fenici fi fpinlèro ad abitare inqucrta,o quell'altra contrada,
e qtiefta sì generale cognizione follatilo furono paghi di darci . Ma il
valore del vero richiede , clic apertoli bei .icnticro per palclare l'origine
della popolazione di noftra Gunv.ij:.! riopo il di ililamento Babilonico,
ora è ncccllàrio diltingtter con mi^.ior tura ic cole , e toglierne atTàrto
ogni confusone, e dubbio. Certamente aminettendofi due trafmigrazio-
ni di quelli orientali con ben fcpararc l'ani ichiflima dc'Falegici dail'al-
tra non coli rimota de' Cananei, ovvero Fenici , e con olTervafe quali
fatti fiorici , o poetici debbano riferirli a' primi , e quali a' fecondi , il
tutto andrà a fogno; e benché tal divilione gii da altri favj ripensò,* lì fctjlle(é tropjio noto il grande, ed imntortal volume de! Pialtgf
c del Chmarnt del Bochart ) non per tanto li è ufeito dall' ofcuritl al-
la chiarezza, che fempre s'ama: fi sa, che altri tutte e due quelle f»iiU'Jc colonie l'hm co:o[ir::c lotti un ac™ 0 de'foli Falegid, a de'foli
Fenici, per non ripetere, or quelli, or quelli, tanto più,che è duro il dir
viiare chi di effi appofe a'Itioghi , alle Deità, agli eroi, ce. i nomi orien-
tali, onde puì i Greci l'adornarono con belle favole, perchè non in-
tendevano il valore, e verità di loro natio lignificato: e perciò wich'io
in tutto il corfo di queil' opera, mi fon valuto del folo nome de' Feni-
ci , e rariuunc volte de' Falegid , per non confondere , e rendermi di
noja con tale dìitinzion sì frequente;ma ora, che fon predo a condim-dere, forza è awìfarla. Crederci, ejl il diro con brevità, che , dillingucn-
do ì noniì delle Provincie, e delle cittì, de'fiumi, de'monti, ec i qua-
li fi ravvifano certamente nell' etimologia, e nozione antichilDmi ,c pri»
ma, che Gioftti difcaccìaHé Halle loro abitazioni i Cananei, o Fenici,
tutti quelli debbontì liimare Palesici., ed appolli da' nipoti di Noè di-
fperft per la terra: e per non dipartirci dal rioftro regno, tali fono/*pygia , C&onia , Pehjgi , e Jùatt ; degli altri nomi , de' quali è ofeura
l'orìgine , comechè orientah, reneremo dubhioli, fe ne furono autori
quei della prima, o feconda colonia, liccome fono quali tutti quei, da'
quali da me fi è tratta l'etimolop» foto nt'M della noftra Campagna,avendo cominciato da Gaeta lino all'itola di Capri, c fi fono rinvenu-
l>:.ÌLÙb-inodilli[i;etre d«
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 317
ti non ufcirc da' difendenti di Net-, ma da ce* naturali, come o dal
filo anieno,o dilla fertilità , ec. ed i in tal- dubbio anche la voce di no-
Hnv cidi Pan&ciiopc, che dinota bei clima : e quello , che Ti dite de'
luoghi di noftrs Campagna,può riportailì a tutti gli alti! delle litanie-
re provincie: né fi potrà mai dar certo pegno d'eflér Falegici, o Feni-
ci, Te fono di general nozione.
370. Lo fieno avvilimento ii dee ufare in ridurne le poetiche inven-
zioni, e (àvole a' fatti veri, llimo doverofo, fe fono appropriate a'Iuo-
ghi , ed a peribne, che fi nominano, e villèro prima del tempo diGio.
ine, il riferirle alle colonie Falegicne , all'oppone) , fe faranno non di
tale antichità, appartenere alle Fenicie: e con quella si naturai dilìin-
zione tutto quello, che fembra ofcuro,e contulo nelle poetiche inven-
zioni, acquillerà qualch' ordine fecondo i tempi , e fecondo la natura
delle cole : quindi in leggendofi Omero , ed Éfiodo vecchi padri delle
favole, da quelli follante fi ha da difetmere cS,ehe di vero in eltj è
aicofo, perchè i poeti delle /tenenti età fono (lati degeneranti , o con
aggiungere, o con alterare quella grave femplicità de' racconti di collo-
ro con oltre modo aggrandirgli : e per recar qualche efempio di ciò,
che Omero, ed Efiodo inventarono nelle nolrre fpiagge , perchè a tal
confronto altri penferanno alle favole di tante diverte Provincie , e cit-
tà , piace enervare , che fe finterò Giove , il quale fulminò ì Gigantiprenci Pozzuoli, c 'l'ilo l,it:o ll'diu . non Cui in fello, chi cre-
de quella favola cììer incita da ciò , che tramandarono a' poderi i Fa-
legici intorno all'audace imprefa della torre Babilonica, e da'nomi,chcappofero a'tnoghì : perchè tal fatto, e Giove fi fanno affai più antichi di
Giofuè,che fece fortir da Canaan i Fenici. Lo freffo fi dirà di Volcano,che Omero finge nel cupo forilo del mare anche di nortra Campagnaa lavorar vezzi a Tetide , ficcome fi è dimoltrato num. 71- perchè que-llo Nume è affai pili antico delle Fenicie colonie ufcite dalla terra di
Canaan, a ti la figlio di Giove : taccio ciò , che ho detto d' Oceano,e d' Atlante, di Prometeo , e d'altre favole , le quali debborrfi attri-
buire a remotilììme I li.: Il.^io-'i ; unii i-.-ì lori quelle, che inven-
tarono quelli due gran noeti, e che fono di tempo aliai dubbk>fo,e li
potrebbono riferire ed a'Falcgici, ed a' Fenici , perchè non portan icco
n^He du: fcrnufe colonie col vi-nir in noflra Campagna fu cagione a'
Tofani Tenitori di darci ri bene ordite invenzioni , e di nafeonderci in
ruffa parte il vcm . E fon ficuro,ed il faranno anche altri meco, che: il grand' Uezio avelie divil'e quelle due tralmigrazioni delle genti
370. Quali favole icbbonli attiibuire a' Flirtici > e quali «'Fenìci.
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Ciinfìifionc, eh: ii riiu'io:i; in tanti vivimi , rie' qnili fi fono iludiati 1
favj di determinarla, ma fenza ajuto di qualche dorico flirto, contenti
loltanto delle lor conghierture ,ovvero di apparenti ragioni . Ma in queft'
argomento, che i Fenici fi furono i primi nollri abitatori, m perchè è
nuovo, non avendo di effì mai parlato si numerati patrii Icrittori , si
ancora, perche, di molta luce all' antiche colonie della Campagna , e
di noIVri citta, farei men che bene fe fingedì non aver veduto uno de'
più illufiri monumenti Greci , il quale in lungo parlare ci fa fapcre,
che in nofire contrade rosgiom avario i Sidonj, e Tirj : non dirò mai,che effendo di dura intcrjKtrazicne , ed in alcune parti guado, e man-cante, ne iwrciù finora datoli in Romano idioma,queda fi fu la cagio-
ne, che da nodn (lotici non fe ne fece mai U grand' ulb , che fi do-
veva; onde Dima, che lari gran pregio di qued'opcra il dar compimen-to con diiléppellir , per cesi dire, pegno sì raro, e rendergli quel me-rito, che da tante Itagiuni fe gli è negato : e fervira anche a flabilir
vie più l'età , clic ì Fenici fi portarono a viver in noflre fpiagge: emi fludierò apporci un ben ridretro cemento , benchi potrebbe cner
lunghilTìmo : e farei disleale all' impromeffa gii data num. idi. ove fi
dice, che preflò al fine di quedo volume io avrei renato si raggnar-
371. Si comincia a proporre iliro ilio nioniraenro dilla colonia Fenicia.
Dlgitizsd Py Googh
cquiihrooo dal Carda
Ito
ci'li riipcrc , chi; nella profana de' Maffci nonmonumento: onde fora e d'efler pagj dell' tfem
aprono in la dalli; de'MaRiilrari ,"quando quei!
de marmi: e farà femprc rea la femplicità di qL
que3c i
jiuiiKimeiiu - \:d a .
l'indulìna.e diligenz;
giovando tale lituwione per couofcere l 'emenda-zio
fon porte in brie 1
' ' i>er
af
tci
8li
^I.- Olle L-pHÌ- i
ri cogli errori della copia (repudiaci da Gmier.>,o con arti ne'verli Ito
aggiunti al marnine i numeri 5. 10. 15- et. ivriiii ncli' oi'erejiioni,
che lìey.ioTiii dopo ,i'.,-r ri,:i.i le due lettere, li .!.l-:
.,jno tHi citare,
ed in lai girila li irov.rr; liiN'.o la loiira la quale è d'uopo lai
J'emend.i/auni. O.rt.un.-iile l.r.i degna [li Iole n! di l'fMlìj.ionc ,p:r ren-
dere vie piò agevole il !eji;i.-.i.-iu» di quelli due djcumenti ; nè fi è
voluto imiiare taluni , eli; .ii.a rinliaa , e come porta la iurte della
ilampa, aiyongono 1 lUonur.iemi .uui.iii , l'.ieeiaiLur.rt- fe fon difficili.
TamJ. ' Tt e lun-
571. Si dite, ovi li uoiù lai Hionumfnio, t come fi ndc in Grillerà.
I FENICI PRIMI ABITATORI
373- EViWVinitri»!, ^ n'U.vv Tl'.'JSSJ ML-li^iES" .Ss:*»
i Tipi*! Turfl'S©- Gì Il ^ìtkXiiì niTSUtiiKt.
XAIPE
I AIA TOT2 SZOT3 KAT THN TOT KTPIOT HM£IN ATTOSPATOPOSTTXHN EI KAT TIS AAAH 3TATHJNESTIN. EX HOTIGAOIS 0201OI n.lEIOTE TMUN I2A2AT KAI HMETÈPA E2TI KAI K05MBKAI METE0EI TOM AAAHN ÌIAMPOT2A TATTHS (IAAAI MEM
; EfIEHEAOTHTO OI EN T1OT10A0I2 KATOIKOTNTE2 NTN AEOAIT072 HMAS nEPIESTHTO AF10MOH KAI AN .\A 12KONTEEEI2 0T2IA2 KAT 0PHSKEIA2 7TIN IUTPI11N HMflN BEflN
ENQAAE AttlSTSlMENON EN NAOII i
lo M1S0ON TH2 STATinNOI nAPEKEIN !
BOT0T2AS HMLFJ I1P02ETEQIÌ , AE<
TMA2 TOT AIAMENEIN AE[ THN STATIONA ù.
lj TÌPONOIAN TON KAT ETOS ATÙOMENIÌN EI2 THN MISOrtSlN" ITO1M3A20E XCNTA TAP EPTA ANAAflMATA KAI TA HNOMENA.EI2 EHT2KETHN TH2 2TATION0S IEPA2 HMEPÀ2 TOT KTPIOT
ATTOKPATOPOI 2TMIIE20T2H2 EATTOI2 EAOITSAME0A INA
M MH THN OOAIN BAPI1MEN TI1OMNI3K0MEH AE TMÀ3 OT1
otaemia nrosoios telnetai otte tiapa natkahpiin otte
nAPA EMnopiiN the ensaae statiunos 112 en th baiÌmai
P!)\1H TIAP AK AAOTMEN OTN KAT AEOMEOATMUN TH2 TTXH2
,5*PONTI2A20A1 TOT OPATMATOS Ei'AtH EN nOTlOAOIS OPOXKA,\ANAC1N ATTOT2T!!N EAAAIO KA] *AAKKH KOPNHA1ATJQ
TOATOIN.
E quella fi è la prima lettera con opni legai maniera traferitta
dal Giutcrianti Tciun> : ni jtininri , c:
.ic il titoli) 1' oflérva di minuticaratteri, e co' fegnaccenti ,
perchè così ci li dì .
37J. Lettera de' Tir! Ji Pouuoli toeli errori di chi li tralciiffc.'7+
Dkjiiized D/Googlì
DELLA CITTA' DI NAPOLI
ti' . ÌIV tfi
KCN , fufMlK Sri'
ti tk tw àyìix t.
ri? B.^i«; »uT, i
M< , lipìt n'uifi! tì *;';r's Au'ro-
n'Esuli Tfo-rilM j-PnlTM ÌTì mpsfHfui*.^. , ari tmjì r'rawi Tiis
l'iSiSs t-STi'yjw, o!; (t tb Banl.''-
IlFsU?- Ì'/,«5Ì Sii-
Ji.Ss Ti;; Tubiti rfsov-iiTjir&u
ifò ì. mtta.Em Ai>srv«,ru>.>.(a,
ai Mùu Ks; rrJjaijj uiarr.il'.
: ihr,i X b>l:-'iJ. /!nz:tl!. Gallio, &1''-S--A.
Fiacco Coriitliwo coufulibus
374- Li Rcffii (piAoli emendi» digli errori, < fui rtrGont.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. mApollonio fudice , philah adfe0ri
IUtjsW, a» tt':-..f
t^eifc» «ufi
A'wyiiSrS» «mint ì
vi'.'.i i:'t'.: : Tr f.r,, 77.T
CTlTl^i TLi,™, .3,
E-naTTi";,» m iSirkwv Ti
TpSa &7> fisciù» , «ai ifo'mra
adclamatum efi ,rcBe disit Pbthdcs:ìi,\c di$m flint , if.i ;vi /im/cr -j;'.
s:i;:, n:r-,c i.-.j II />.:}:'.1.-, Acr
pttblictt nojÌTtt eondtic'ts,confucimla
LeBn tfi-efìftoìa mìfff ah Lacheteinneimc-, .:;.!!:: s.'&i'fopodl ciuj-
di-.r, pini , ,r-„ riv.'H,- «e urfc 7>ri
li.::,,;.,,: /.'..v;,,,: J»W , nCf MS.'.';.;."';(.; 'r'^i/Ja, i« qua qwdemefi-!;;•.: ' ktr.ig.nit 111
, 5111 dcgcbaìtt
Puteoìh,opqrttri tfsmfine , ac con-
Ì76, La mtdtGmi lifpofk lenii gli t
t I FENICI PRIMI ABITATORIr. Quelli fono .si' illuìiri Aie monumenti della dazione de'Tirj,
n iì.-' L-cnici , die tr.L in Pozzuoli , i quali per tonti fecoli fono
come fepoltì , e bcii.lìè trakiilci di' !'i<;l li vedono si miti
n fu li-
, the ne fa , efló è fuor
o de' marmi, perche vueie , che vi li dica, che in Poz-
ravono fpertacoli ; e u ai JiikI'^Iì ni Romano parlare, cl-
prefa la yerfione con illudili
importuna, e che in listigli pili proprio n'avrebbe im-
. i i&rivendi , iiir.'Mnietrono altre opere per ftrii
nome , le -quali, elli nv.vclim! iimj ben eonlae.noli , che non vedran-
no mai luce': alunno qi:i-|lo nolio feri: ture, li.; merito, perchè iì bel
momimenln non gli -,h\««\ (.peoil.i il IVL!ji;nni , che afEii cole di-
ce, e_confundc di l'<i/<i:oii nella I "l
i
. l Ciiup.-.-n.i , e- nella pag. lofi, diben degni cncomj al Gir.na'io del -I ..ilen.i, ove i-ià vide tali marmi, on-
de ne dovei dir p.trula , fa il dillìiiiui.itc . ed il lemplice , ma quelli
coli' crudizion Greca non vi volle mai ami.:',. Oltre il Lolcna li k'sge
in Grutcro , che anche Spanheiniu d.i p.-if. »::>,ì. la ricordo di qnell'
ilcrizioni: ed io truoeo , che e.'.ian.l.o nel fuo Orbi! Romana; cip. st.
pag. ivj. fa piccolo ufo del filo tiìiilu di quelle lettere , e ci ovvifa,
che anehc Stanarti ilio II.IIj li vale . A fnoltri giorni il dottilfinio
P.Corfinì hi noti-, G,:cr. p.y. ep. ne flf menzione con felicemente fpie-
garci fbltanto un'all.ti mala;;.".' ile nota , fi.voio- dirò Innanzi. Per ulti,
mo l'eruditili Ab, Gttafco, che di brieve da me fari lodilo, ne! to.V.
dell' Accid di Cor'.o.u pes 1 1 ;. [idi ami:;t. alno non dice , Scalìgera
tua un marmo imwa c.iil' ™.:
.r ili Tiro : e nella paa. 114. an-
che nell' annoi. Sarra il r.y,r„l.:.-3 J, C,Ilo , c Timo Cavarli,-.™ aclF
impero di Commodo f«m i7+ di G.<7. ali abitami di Popoli firi-
vcivHo alla tini di Tir, gli ,/ molo di ^:o„oma : ma nonferiffero quei di Pozzuoli , fi dovei dire , che fcrilìero i Tirj di Pozzuo-
liicrtdo.chc non fi prefe la cura di leggere le due lettere; di brieve lì
dirà, che eziandio il Reinefio li valfe di quelli marmi , Primi di palefare
1 gran Mi, che iì fon da me tolti, e di farci alquante oucrva'/iuni per
inoltrarne il maggior pregio, ragiun vuole, che gli faccia fervire allor-
3 7 7.Si rntsri,i he hin fitto ricordo diquefli marrahcooit confatine a 111 proleme speri.
li limili: ;
f:d!e i^'.-.t:
DELLA CITTA' DI 'NAPOLI.
lTnoIìTc^'H'n^ *i chVchfalmmtT'h
rcbte il folo d!r?" che tate razione muntaleiah oV C-lari , per cflér cerei , che da rimot
1; rclie. niuno diri , che qualche leccio prima di
e ci fan ripere, che quelli Tirj in Pozzuoli le
da tempi oleuri Jà abitavano , e perciò ulano
Je ne' primi verfi d: confiderarli, ed a me mer
i olim J.i'ie Pu-
.liil-ic.-.:, clu: i piii .ili f<.;:.!i in luto rogi'n: li (unirono i Feni-
ci, nè fi ull tuie ;Lvv-:-bÌD in nv,n,!.>li cipri m .-re frefra eri: s'aggiun-
ga, che le colè anti.hilìiiiic v.inn i .1 Hi!lrnaaiT!i . ni potai quella na-
zione lì iHiiltre pr/l j;inni;;rj .1 iii1iins;-.:vr:i i!.\]'.i':re in grandezza, e
llf/UHirn, -,(-' ri t r/imi'-a •iui'i.wr : '(in.!-: 11 F nini
dovevano efier denti dille lesti .' u' .-min in ma città "od Romano do-
minio . Se taluno penliiliè wi ii!tr:i <iilVkultj , K-iicià pago in leggere
37S. Polle quelle lettere nella natia lezione Greca , e dataloro la La-
tina verlione, che 10 creilo lei!: , altro non li vi/u—nn .contenere , comedi lanieri lì ravvidi,!' pt-rciò il dico iii inno , die la nay.ionc nVTirj,
la quale da tempo altiuìmo foggiornava in Pozzuoli, dall'antico fplcn-
?j8. Quii fui' argomenta disitene lettere , 5 quali tmemiizioni in etTc li fontine.
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«»-*'. e l™ ,;(!''"' , vi '" llltÌÈ '' ci'":ll(' verbo> forla ì*r &tbl"
gwc immediatamente la fltrffZe terminazione o in*, ir «uri; . E' ben facile
ridurre nel v.iS. iì-jtsk t?,;> ij-ìjiììj in sutm ii.ivir.^31, come altresì
V. iti»' in ì;-.":--1• Qi:d:i ii >si psiiì emiri lì ri nven trititi nella pri-
ma lettera, c vi™ fìcuro,che lienit miti fen/a Itrana rn'itavionc d'ele-
menti, e fa™ dipartiili ih h HuiJ.i ili dò- , die ci prelintit l'ef^Jluda'Tirj di Poz^uoii r E l:.ita ti madore il rillahtlrrc !,i rilpo-
Hi, ptrdiè i falli fon di maggior numero, e più moldli , cJ il (itolo
è sformalo fuor di maniera, e nel fine rivincano alcune voci, ma l'in-
dullria forre ha fiorito il tutto, e l'ha ripoila nell'antica. Icrittiira.
Zig. Certamente Colo colui , che non è avverar» a veder marmi , cbrónzi perverl'am ente trafcrilti , e die noti è ufo a rellituirdi , farà re-
itio a non ammettere l'emendazione del titolo di quella leeon.ia lettera,
non reggendo ni per lo fentimento, né per la fiutoni le panile, A™\-fciuv Toh Mra-
/l_Siii'!; hi ;> t-;:-: iv. f^wtumr , tanto più hrira-
jiBiitìk é vote moflruofa: pendii li in :-M- filli- aLul'ìi la data d^llari-
Ipolìa, perche d li ravvila itoìi! , che dinota l'anno e nella guaita
voce t;flJfi'..TBi ci lì vede ra'.vliiiii'o lutu, diti , ed Antt™ farebbe
flato il mefe, tanto più, che io era ben ni.-murc, che n;l primo bron-zo d'Eraclea veri, lì legye A'-s.-.-v,';-.; , ed il dottili. Maittaire con op-
portune autorità l'interpcrra per Dicembre , a cui non s' oppone il
MiiZticchi Fag.147. e v'aggiunge altre crudi jioni, né é dìlll-rente A'r;>.
J,™- da A '-.i*>.-. .il i r.ji pj imo verlo predile il nome deil'Eloro nelbronzo, che ci ti ranno : noi: oiIt vainoli però nel marmo lo fiabili-
to ordine di notarti prima l'anno , unii il mele, e poi il gfrup, noti
37?. Emendatomi dilli fttonJ) IttKra , ia tu"a vi (ano più Srvfli falli della primi.
DELLA CITTA' DI NAPOLI . 337
potei indurmi a rimettere così quelle voci , irta fona fù'fcovrìrvi i nomide'mai(iurati , de' quali le ne fcorge qualche buon legno e ne'carattcri.e
ne niobi ili, e rifai, AtoMiimwi -vi Shuthj, <tiì.aiAw; to£ *ji!;i»j!T5/,
Spili - ih Jkc,pl>ihcU a£ftfori,cA indi fogne chiaramente , CtWmopr&fìJe . So , che fi dirli importuno , ed ardito il fare ufeire di Si vi
mei il nome proprio 'l'-. w.'-r. , mi e?.ij mi li purge dall'epillu'a il -'Y.i,
perchè nel v.5;. li iesigi: , die Fiioe.e paKcm.aiLi in favore dc'Tirj di
Pozzuoli, «*i« iit:t'"'MAOKAH2 , e prima anche nel v.45. li è no-
minalo, onde doveva filirn: nr.u d nutil Irati , ,1 :ni tutti li piegarono,
ed a lui, fi dee credere , die fu commellb tale affare., giacché fu il
primo n dire fini parere . Del Tello , fi: taluno fa;>rl ridurre lì fccncc
voci a lezione pili confacevole, e d.azna, s'accetterà volentieri , ma du-
bito, che làr! lemiie plii l'irai a irli. 1 mia. Non fi comralter! nel v.ji.1' enrr.da7.Lune dell'i» v: che fi è reltimito in h i^nii, odineceflità il richiede il conteflo , e quel 1 ha molta osili £ . Omettonel verini. o>w-*ìbm in vece di ?::;j->o^, puv!;j ognuno il vede sicco-
me v.33. (ooi! per iv >oo«, ci) altresì nel v.jv. ^jm'lini in luogo di
rps» 7[Sdo 1 , Nel v. ^8. i! prunOLiie ìtli— a è adai importuno anche in
quanto alla (intani, onde (i è rimedi! nel v.50. è piìi opportuno
Biptonrei in vece di i'i'.i;.;.-;i . liburne nsl v.; i. li vede malignimi per
0 >sSimulili, enei v.51. aran per bi,*j-pi . Quel che più rileva emendare lì
è neiioitefló w.js. il participio et. -w:iti. ,clie rende ofeuriflimo l'intero
Cornelio delb lettera , c pereiò -m per 1 !;ni più giulla ragione leg-
are :.
'• . ::j-hn:.if»i:r . ;s tei ::econ:entiruno al parlar di
Hlocie.non Filuclc accontenti a ss flefio, come farebbe, lardando iti-
c™»tiì . Nel v. 57. li è mutato a dovere nstrfioj-rvrjii in ntniMj-iiioe,
tiovandofi in quella guifa tal nome in più marmi: e nel v.fio. ognunoavrebbe riporto ml-,7-.-; in vece di tinnì. Nel fine di quella feconda
lettera awertifee Grillerò, die inaurane uoaiirn parole cancellate per
ingiuria del tempo , ma era non molto difficile aggiungerle , liccome
già da me fi è latti; , .ivciLdoiiieje iuuai:iii;iir.-.te intero Cornelio del
componimento, né potevano dlèi altre, tanto più, che tal nipolta ri-
pete (piali tutte le vo.i de.l'epilìuLl de'Tirj di Pozzuoli.
380. In vedendo taluno sì mimemli errori, e gravi in quelle due let-
tere , ùtilmente s indurr! a credere , che perciò da ninno fé ne fece
grand] ufi), ni fi diedero in Romano parlare , io perù penfo, che i fa-
vi odiTvando, che lì a dicevano aiii kil.i Caini paglia , non lì iludiarono
di efìérne molto folleciti , il che non fi potrà dire di tanti altri fcrit-
tori delle cofe patrie , i quali doveano prendetene ogni cura , e nonlafcijrle cosi mal conce,* e dillrte ne! (, intanano Teloro ; tanto più,che da clic li pollonu ra;. oliere I-.il rilevanti notizie, eziandio per la
lìoria facta, e divina. Sarebbe baflcvole per l'argomento di quella miaopera averle riportate, e rdlituite nel loro antico llato, e detoro, cl"-
TomJ. V v fen-
j3j. £1 ù;(jmiiia, fé quelli Tirj di PoiliioIì Emo di quei inùtili Peniti.
ììt I FENIGI PRIMI ABITATORI
fapcndo io , clic anello alle famiglie, ed alle nazioni fa ingiuria ii tem-
po, e gli abitatori (H'-j provincie- intere lòrTrono eziandio le lor vicen-
de: mi Itimo, che di Tiro, e Sidone fi mandavano trequetiti colonie,
per non perdere il vecchia polfeflò di lunghi sì ameni , e tanto oppor-
tuni per un lucralo commercio, e forfè qualche famiglia depli anticliìf-
limi Fenici dur 1 s 1 fcrillcTO quelle
j;i, [Ui-vlié fo-«;>.ti :i! Korr..mo iriM^rio: ellènd.i anche di vantaggio a'
Romani ava nej lor dominio gente si indulsola, e mercantile , neretti
raccoglie1
" dalle lidi|
lille, e tale limoneTitia non folle fuccrJuM ;l" rliuotillmii loro avi, come avanti ho oflcr.
vato, non lì farebbe fervila d^l' cfprcmonc, che ellà -nix™, ciò è,cheda attillimi tempi trovava!"! in noflre fpiagge , e dall' antichità imi fi
dilgiungono drfi@-,c m>i3©-, fptendtt*,K graadewto,nc altri potrà
dar ragione più propria di si onorate efpreflìoni di una nazione , a cui
tèmpre piacque fìruarfi altrove, e fi rinviene quali in ogni provincia;
e non v'è (borico, che non parli dell'antiche Fenicie fpedizioni.
381. Qui io dovrei d;ir compimento a queflo primo volume , Diman-
do aver a loffie icn za raccolti moltifiìmi documenti, che i più antichi abi-
tatori di noftra citta fi furono i Fenici , e forfè anche i Falegici : maquelle due lettere da me rellitirite nel loro primiero flato, c decoro in-
torno alla fola verità di granitica , mi fpingono a renderle pregevoli
per le cofe, che contengono , e feovrire quanto tornino in utile alla
iloria , tanto piti che fi può dite , che ora la prima volta fon venute
in luce, perchè prima niuno fi prefe cura di mirrarle da'molti.e gra-
vi falli di colui, il quale le tralcrUTe , nò fe n'e veduta verlìone. Quin-
di amo, che fia io in libertà , nè credo , che alcuno il vieti, che fo-
pra le incdefime m' ingegni fare alcune brievi ollcrvazioni , come già
ho proincnò, rimettendo ad altri il molto, che ci fi potrebbe dire, si
perchè [ini lunghe , come aliteli,perchè fon ricolme sì di core appar-
tenenti a'Tirfdi Fakftina, come di quelle, le quali fi affinino aliano.
Ara Campagna: nè dubito, che a molti, e furie a'piii favi rincrelcereb-
bc, che io nulla ci onervaffi , contento fello d'averle rifloratc. E darò
principio dal titolo, il quale ninno penferà diverlamcntc da quel, dia
iti, Cuminciuo l'offeiviiiani fojiralt Juc ledere de'Tir) , e primi intorno al [itilo
:i dMpiqdifcapito: il primo
:i r:J:rc il sji.ì ceno d.i'-jri
igRÌnnga anche riSat-ai, Hi
fa-/?. numifiH. con lingolap
vi delle cittì, indi neffor*.
:i'M(If, Cri
:-tlv;ìi.ij io pef altri , e non per me , riulcirei grave col
lungo ragionar di ciò, dn- umili Cisum , t-J air ri di 'cesari rollini |j-
" -— dopo si ilh-iiri ùtkhc :i r.li;: n.i;;> div:i tiri.; not:?.i;i,e
della cagione, pei la quale a tante Città Greche, e La-
I» eli fcrilloii , che hinno illolìmi i [itoli d' cuore dille tini
.
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B40 I FENICI PRIMI ABITATORItino fi diedero quelli (itoli
,perchè l'opinioni non fono conformi, ed i!
mollo variare fa temere, che fiali rinvenivo il vero. E tanto è ficuro
ciò, the dopo le {itavi cure di gente si iàvìa (ed ho taciuto il bicorno.
Scaligero , e Petavio j I' Accademia rc.-.ie di Rc-if-i dell' ilcriz. e belle
kit. di frefco, ciò è neli'ann. 1747. propoli; il premio a chi rinvenifie,
in eh; con fi(leva l'itul nm i<? ftpdi , come le non mai (e ne Meferino, ed il riparlò l' Ab. Gualco di Torino in una luiighilìiccu dulcr-
tatuine, che fi vede ora nel 10. V. iv.g. 11;. dell' Accad. di Cortona, e
veramente in dandocene un ben fumilo làggio mollra aver letto gran
numero di (crittoo antichi, Lo Setto s'avrebbe a fare iniorno al dirit-
to di metropoli, e del' alilo , c eie Ilei!ere dette t;.l! città l'urrs , ed su-
gaffa, perchè tutto ciò, che fe ii'è raccolti! fiiiuu.non è ben fermo,
uè adempie il nonro defidcrio. Or fi penfi,lc può cSlerc qui opportuno
un argomento di t.tiii.i ; Il ti ili.: ne , ed amerà 0 oleum ,il uuale.iòn pron-
lo a dire, che ftipera il mio indegno, c lari hbe proprio pei un erudito
giurifia, perchè tali ihmhL d.'in>u- delle ci:ia foci frequenti nelle leggi,
e fpccialmcntc nel Teodofiano codice , e la vece oramaix vien detta
dille leggi ; e veramente meritcrebbono à provini aggiunti di Tiro
cflcre illulir.iti da uomo dittili to in quella Jcicnza ,eziandio, perche lì
grand' Ul piano trifì-j ina origine , coni.' Inni fiinuu, da Tito, e prello
ognuno impara ciò , eh; clIÌ Jiec nella I. 1. D. -.ic ccu/ìbus, ed io ripor-
to foltanto, perchè ragiono di quella cittì: ScL-'tJum e-1 iff-; qi:r''J.-.;>
tolonìai /Kris haliti, •<! eli in Syria Phtrnite fplcniiiijììma T,v:.a-biii
taluni*, linài mihi erigo eli, nobili; regionibus, ferie fataloni» smi-
quiffuna, armiptiiens , (aderii, quid tum Rumanti pcrti'tfìr , ttiiatijìj-
ma: haìc mini Divui St-jerui , & imperniar iiaflcr ab c^n-i.-mi in
rem puèlicam, in;pj--!::)ii.ni:- 7? y.nj!i:nil i/ifcilna jiJem Ibi Il.-Jitml de-
dir.- e mi renderà vedere nelle pai-Mie, ntbilis regiùriibus, che Ulpiano
intenda della gran gente, che di Tiro era ulcita per abitare in ntoltif-
lime, e lontane regioni , 01,, le ci c imprende imene queti.i Ila/ione di
nollra Campagna. 'e lo (!c!ì ( > avea detto i'.mio più chiaramente lib. j.
c il). Tyrus . . clini parrà clarj , urbibus gcaiiis, C'c. ni io le gì' in-
terpelli d'Ulpiano coi) comentano.381. Ma vie più lardine qui importuno, fe imprendefiì a ragionar in
particolare di Tiro , città sì ragguardevole , che noti v' è Hata pari in
oriente, gii Stratone, c ILn.o , ed altri aiìiiJ-.i ci han tramandati i
fuoi pregi : indi i moderni ad ciiii;la/bnc gli km raccolti , così quei,
che fi leggono ne'facri volumi, come nc'profani , come il Bochart nel-
la G.S. ed il Rcl.lnco nella fua ?.i!,:ii:ia , per non lodar altri , ed ovene hanno parlato, (i ha merci de' loro indici si ben dilpotU , e pieni
.
E quanto farci dil'c.vvc.luio , le (>' pc^afli a ragionar della porpora
Tiria si famola, d.ib tiu.iL chi r:>n ne ha leniti in ogni età ! ed il
più frefco a parlarne è flato il dutiii.,. Ma/A.cJ,i dopo lo Spicilegio del
Ge-jSj. Quanto fi fu «Itbre la porpora il Tiro;.< fc fu nell'eli di Ciaeclbe
.
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vermi Gallo, & FU,, Cr.rm-li.»;* ee,,':,!::.^ , ,<c m cadmi Ittrintr,
/cripta , oc prtihitk ffb i-nprr.ttv:- c.v.-i.vwJo sunti irrx Cbrillittiit
CLIIlv. e credo, che I' Ab. titubo , 3r>:t.'n.';> £la grani' autori-
tà di quello, ha detto Io Aedo, le Aie paiole fono da me riportate nuni.
384. Pitgio di qutUi due mitai , ptrehi fi hi ftll.ia cui furono fermi.
341 I FENICI PRIMI ABITATORI
anni cui nome dei padre , c piace , che il nollto Lafcna nel Grananopag. si. pillando di quelle lettere ne diìlingue l'eri con M. Aurelio.
1 cciiiii'ii notali nd fin; li diamo Gallio , e Fiacco Trcboniano , marutili li legge Fiacco, & Trcbonio Galla, ed il nome Trcbonio s'uni-
ice a Gallo, e inni a Rico:), lìccome fi vede (atto da'Tirj : ed il Gian-
iònio ciii non ha avvertilo, né vide quelli Greci monumenti, e recira
alrra ifcrizionc di Grillerò , ove leggeii loltanto Flotto , O" Gallo enfi.
0:1.:; [•;".;- liboro emendarfi i fafti
.
5. Non lirù per trattenermi con lungo dire, ma follante mipiaceriportare qualche cola coiunfamenre intorno alla voce i-iTtw, prela da'
Latini. i quali ogni comunità, O fòdera di qualunque mefticre ladkeano
fiaiw (olire quella , che era più noti col nome railìttnn Gcrmmtorumfiatiai'.ts ,Svtl. in Ni-r. <.'- nGdj.j !
ili. i cipi y dice fiatane, jus
pabitee diccntiuin , C vclpoiidcnrium le adunanze di perlòne , che in
Roma le legali cofe infrenavano, e decidimi le dubhie; ed è ben noto
quel verfo a, di Giovenale f3t. ir. ConviSus, ritrai* , ftationet , orniti
rifornirne da'eomen latori lì vuole, che fluitone! li erano luoghi , ove
fenatores, ovvero juvena, o nuanctptì taisveniebanf . Nelle Pandette
fi fa molto ufo di quella voce , come nella J. i §. 7. D. de inìmih ,
ove fi pari» rie convinti abftnti fallo: Elfi ad /}ariutcm,& tabemam' :
' -errar» fcclte cofe per
kg. 7.$. 13.de! tir. 4,
lib.41. ove lì fpiega quid fit latitare,!; fi dice
ari in fino codili: ag.it, fi circi coiumnai , au,,
ai'.'ri latitare velerei rcjpondtnlnl ; so, chef„,
di fiatanti amano leggere flatuai, ma per carigli icttura, etm-
m.Vi tendo rimi i libri . Anche nel Codice lì nomina rovente ftatw,come nei tit. Ne rem fiftus 1. 1. ed altresì De foluiimtibus J. 1. e nella
1. 1. del tit.Dr tompcnjdt. due volte fi vede fistio ,omettendo, che lì
rinviene eziandio nel cod. Teodofiano ; 'e da quelle leggi fi raccoglie , che
lempre lignifica ima radunanza di gente, che Ila addetta a'pubblici a£fari , ed a' traffici . Se fi amano elémpj della voce flasimitni , che li
vede anche nelle lettere t^'Tii;, v'e nel cod. la leg. 6. De dignitatib.
Ne quii cu tdiìmn negotiatoribm, vel monct.n::,., r.b.,-,'(; t-jf-'i:-:,
•ufi defarmihu; minijicrii: , lì.-ran.-.m;, omnique egiciorum fece
,
dk::rfi/:,rr fafti, t,,T,i,;<: /,,-,;> ,1]:,,,, firn damale pertentc, , /ed(S- ji cui, oieruerir ,rcfellarur ,&c Ho traferitta quali intera tal leg-
ge,perchè non creda taluno , còme perdano certi interpetri , che ti
melliere de' (tazionar j folle flato vile, non dicendo ciò l'imnerador Co-llante, ma folo comanda ,che schiudano dalle (ligniti quegli Itazionarj,
i quali fono fa/li numi ojfchrsm fitte , ©• lurpibm lucri; : onde lì
}%< S'illrnlnnn la roti futa, e (utmmìi ti ornile due lettere eon più lcEB;.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. j+j.
deduce, .che quei, che adempivano il lor impiego con leali il , è deco-
ro, potean goderne : li sa, che mffitet flatiesmì non ti debbono con-
fondere con nudi' altra forte di n'azionar), de'quali parlano le leggi, b
che fi affanno molto con quei delle due lettere. So, che a molti fati
a grado, che ridirti e/i.trniiii ritrovarti ],i voce Gr;ci tal» in ligni-
ficato pregevole di pubblica adunanza, quale li fu quella miuSs^oj-po'.
tpny, tabeuhnitut : v'è I' auicnt. .|-t
. ove lì l:s«x w>n meno, che quat-
tro volte, e tra effe li rinviene ì:»™ i-iiv.vi'V, ii.^.ir.ii fathitis, on-
de fi raccoglie, che la condiiione .:v" !ia/i;>::„r; non vile, e elsa-nica. Se in oltre ii vuole anche ne' ri: irmi fi.nic , il Gmtero si. 5. ci
ha ferinità un' ile ri/i mi-.- , e-: in fine di e(ià fi legge: Ssnnms Au^.nn.Uè. oprìo tahellnraram iiaimn'n mormarum arati pò/uh , e potrebbe
férvire ad illuIW quell'Ali tenti;.. . eftnd» lo Mll> iMhrìm , che
taitllh . Reincfio clals. 11. 31. vorrebbe mutar qui ftatioait in natemi,
e coli il riprende Burmanno de Vtdigd. pag. 111. Reinefius circa w-«m.flatiums errare videtur . Si ha altresì da un fallò riportato dallo
Spomo MifalL fruii. paq- i63. eh strstione murili, rhod. e dee
leggerli etAtione; quindi il Burmanno nella ci&pig. profìegue, Af-
. Jie quelli "r 'mj
cola nuova, che nelle Provincie , e citta del Romano dominio s1
ani-
metteano nomi, che fcrvivano per iljiiegare ì coltami, ed il regolamen-
ta di coloro, a cui li crei fottopollo , e buognava ubbidire : or fe da'
Romani rali adunarne di,--.-.Miii /ì,:ii-ws , i tiri il di. Pozzuoli, comedelia Fenicia
,per farli intendere, doveano valerli di quella voce itame-
la ; tanto pili , che nKni airra Greci pan >: .1 , die dinota collegio , eadunanza non avrebbe pulciaio il valore della Latini fimo tanto in ufo,
(
e bienne: liccome anche (1 vede in coliiifimi fcrittori Greci adoperati
i vocaboli xiym, Av«, e ì-'^tds, camri , e negl'indici detelbri dell'
iliirizioni ve n'ha affili efempj, per tacere, che nel nuovo -Telia mento,
perchè anche gli hbr.-i vive.™ h.ddni K-.-mani .ci leggiamo xjutìJ-
é*s», »fcr©*, 4t\m, Starai, , Debbonfi dimoile lodare i Titj,
che non fi allenneto da una voce barbara ad elio loro , per non indur-
re novità, ed eiière ofeuri. Tanto ì vero, clic non v'ha in parlar Gre-
jM. Elfendo m» v«e Ramini, fi fpieBa .perchè Tuta™» i Tiri.
da quelli, che la loro in detoro, in gr-mifa^si , ed in antichità era niìi
rat^uardevolc. Or la fòrte mi offre un marmo, dal quale li fcor^e , clic
ncìlii medefìniii città v-.r n'ci.n'.o .il tre .In; fi.17.inni , cioè di Berito , e
d' Eliopoli, lunghi ci^a lidia nrjv 1:1.1.1 de' 1'.ri: li.imo di malto tenuti
- "' a ièrbito nella fini floria lib.i. cap. 13.
. . ;i fa ftpere, che non ai
pk'ii.:
'ire .ni. il- a'Trri. il ponga merle al caaftffmit , che non è-
a verbo, ina ci Ipi.^i lo flcfli>,chc //«io, ne dee piacere, che il
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DELLA CITTA' DI NAPOL
quanti nomi d'imi
dal popolo, per rei
Cefori infcrip,um
mutar,» ptfummIto Cefare folfc fi
;8S. Nel verfo 7- della lettera fi dice , che effi Tir] impiegavano
erari danaro, per fare i dovuti fàcrificj a' loro parrii Numi adonti ne'
loro tempj; A'ioArnorns eli 3-utIm,< JfWOiB tùv rnrfiiujf ijuui Qlirn'; , >j -,xi7i farebbe a molti di gran piacere le fi potef-
fe rinvenire quali Deità fi veneravano da' Tir) in Pozzuoli , e fe in
elTa città ve n'ì riniafo qualche bello monumento, per render Temprepiù pregevoli quelli due marmi. Or ufando io ogni avvedimento , quan-do vengono in luce patrie antichità , pochi anni fon corfi , che nella
Ipiaggij di Pozzuoli fi tratterò dall' altiflima arena due marmi quadra-
ti , e nella parie fuperiore , ed inferiore vi fono proporzionati o
—
ci preferitane la figura di un'ara: ed in tutti e due altro non
fe poteano giovare al-
fi legge in ben formati ejementi , che dvs
jSS, Il Dio pania deTirj il fu Dufirc fecondo i memi nomi i, p0I„,(,li.,
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I FENICI PRIMI ABITATORIla patria iflnria. Da'nollri fovj, e da miei, i quali fingono d! fapere,
mollo ii dille intoni i elisile un; ve;:: . rr.:i nu!:;: li vide in ifcritto ,
ballando loro recitar-- ti..'), clic idi eruditi ne' loro libri aveano offerva-
to di quello Duiaic ftraniero Nume a'Greci, ed a' Romani; ma uopofi tra aggiungere, perchè fi onorava in Pozzuoli, a richielìi di dò, li
videro in ifìrctto partito. Ora peto che le ledere de'Tirf ci palefaiio,
che quelli aveano (empi, e Numi, niuno può dubitare, che i due (affi
ferirti col Duftiri facrum appartenevano al culto di lui , ed efE l'ave-
vano introdotto in Pozzuoli: ed e mio dovere dame più chiare ripruo-
ve, giacche quelli due marmi, e le due epiftole li porgono luce Icam-
bievole. Dottilfimi ingegni fi han prete cura di fenvere di quello Du-f«rc, e trarne anche 1 et infoiagli ,c credo non importuno il riferir fiig-
gevolmente 1 loro penlieri. Il Bochart , ed il Settato fono Itati quei,
(he dagli fcrittori antichi hanno raccolte l'autorità intorno a Dotare,nè l'uno loda F altro , credo , che tutti e due
,perchè fomiti di Ca-
per fommo, avellerò letti gli tfedi autori. Ed" il primo nella G-S- pag.
In. unifee, come è fuo radume, bene fcelta erudizione intomo a tal
nome, e piace apprenderla: indi viene all' etimologia \ e perchè quello
Nume adoravafi in Ambia, -la vtiol trarre dalle due. voci di quella na-
zione, e dice, Bufarci qvìdtm Arabici fcribebatur "irtn ti, Du-lTara,
falteni in Atabum Untai apud Gunr'nB ridice •io repcrio Du-IVara
dici quoddam ìdshmi ignoro perchè pronunzia Dujfara , quando li do-
vrebbe dire Dui/ara ! e prolìegue ;. Sei ratio nominit non e.vp/ic.yar :
ncque nera ea cji obvia , cum in Arabica lingua mhil quicquam occur-
mi, quid pojjit bue partiners; /ed explicandtt vox <\n ex vkinh fin-
guii , Syra (silicei , (V fiebma : indi riduce la lignificazione a Domi-na! filuiìonÌ! , ovvero 1 Dùminus liberimi; , onde fi dice Lihr Po-
ter Bacco, e gli antichi veramente ci hanno [ralmcffo , che gli Arabi
chiamavano, qudto Dio Bufarci vuole in oltre, che pofiiin notare Do-ttiinm ey.prcijvmU i,s.irum , C em-Smi , lòggiirngendb-, Qinbus illuni
tfitkrttiJMtt pojfim infanìunt.
389. Quell'ordine di Bufarsi non è ita a talento del Canonico Gio.
Checozzi nella Disertai /òpra Panica idolatria Jc'boftJ», la quale fi
vede nel to. i. par. y.iv, 1 i-,-. ;'d" AccaJ. ili Cor'.ona: e dopo aver lo-'
dato il Bochart dice, la cofa è acuta, ma forfè un poca lontana: indi
il Checozzi vuole, che Duliire (egli non so, perchè tempre fcrive Du-faro ) efea da kwm n , e pronuncia Du-febera , e lignificherebbe Diodel bìlia, m* quello dottili fenttore, il quale unilce tanta erudizione,
che opprime piir tdl:> chi Ice::;, in vice J'ilirvitb , e [veglia deiiderio
di miglior metodo, e A [iiìi l-d l'ordini- die cole ine, fa fcrvire.e trae
le autorità al lito fiftema, quando quelle dcbhonu produrre il (Ulema,
e
- ci la rinvenire ti.ne k'Cen.i hiìdierrcL-e , e |i;rdò .indie MBaCCO degli
antichi Arabi , grande , e lòvrano Nume di quella gente. Ma giacché è
jEj. Nuovt etimologia di Orfani contnrii a quelli Jesli litri favj fcritloru
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 347
vecchio ufo dittine Ievoci fpecìalmentede'Numi dilla lingua d'oriente,
edova alcnnu almeno di coloro ,che n'apprelero gualcii; faggio , io Ijrei
ufeire il D-jfam ,ovv;ro Dtfaret da ra 1!, che fono gli (tellì elementi,
che in Greco, ed in Latino Hi quello Dio, e dinotino, Deus, yui prìn-' cut princcpt,e che in tale Itinu, e
l'ami libri non fi Iriyj-j altri, che,Efl 'Ti unum ex Dei ntimhiìhui ab
c/ut penuria dsfxmpium ; ne (i.i.n c^re::i c>?l l'.OLJi.jrt a ricorrere all'
uve, né col - Checm/.i a' Imitili : nua avcrid 1 quelli perdalo a dillingue-
re il Bacco de' Gr.'.i >>lkv:;:ri .hi 'iieai ;"-,:.ibi, a' quali era unNume grande, anzi ueppur; .li epelio d'Oin.-rj, ne'di cui poemi nonli legge mai cu'Silcni , o con vili , ma li delcriv; tra' primi Dei, e fi-
glio di Giove . Ed è ballevoìe ciò intorno all' erinvik.gia di Durarci,e di aver detto in brieve quello -, che ne dice il Bocliart . Il Seldeno
poi in de Diii Sp-ii fyma^m. 1. i.i,>. 4. p. Lipfix >65%. altro nonfa, che recitare Snida , Tertulliano , Bizantino , ed Eiìchio , i quali
han nominato quello Durare , che (i fon riportati anche dal Bochart,e folu aggiunge , che Mainino Tiri" dite , clic ^ adorava dagli Arabi
fotto la figura d'un falfo quadrato, ed intomo a sì fatto fallò aggiunge
brieve cflervazione -, ma eziandio al Bocharto non gli è sfuggito Grmenzione di quella miltcriola , ed arcana pietra, che rapprclcntava l'A-
rabico Nume . Non vi fin dii ntvu rum .feUderi , die i due marmiIcritri Dafari latrimi li fodero trovati prima, che fcrilléro di quello Dionomini si fai') ncll' erudizione originile, e fìieeiiA) ufo delle lettere de'
Tirj, non v'ha dubbio, che fopra tali pregcvolifliriii monumenti avreh-
boiw fparfa gran luce, ed io ora mi fluiterei valermi di lor fatiche.
590. E' dunque ficuro,che Dufare fi era lo ftellb, che il Bacco pref-
fo gli Arabi , tefiimonj più fcrittori antichi Greci , e Latini recitati
dal Seldeno, e dal Bocharto: rimane foltanto, che poche cufe fi dicanointorno a qiiefle due pietre quadrare, e ferine col nome di lui, le quali
s' atf. nino ad illullrar le lettere de'Tirj , che fono l'argomento del miodire. Di tali pietre fi mboli che nefa menzione oltre Seldeno,, e Bochartone'luoghi poco innanzi lodati anche Uezio nella demolir. Evang. propoli
4-n.j. ed ajutandofi dell'autorità degli antichi, ci fa fapere la figura,
il colore, ec. e quelle, che ora adorano i Maomettani; ma il Bochart,
a cui rare fon le cofe, che gli fieno Hate afcofe, molto più degli altri
dice di quelli (affi tp.uT:iti. A. min l-ilni;:n: i vak-vuliilimo il lòlii benlungo luogo di Snida, il quale fembra non poterfi defiderar. più atto,
ed opportuno , per intender le due lettere de' Tirj ; ninno fi molìrcrà
ritrolò a leggerlo , comechè alquanto lungo : ©ras Sui', vmn , Qsàs
395. Suidi fpiegi con lun£0 dire , imi li tra li figura di quello Nume Dalile.
3 4S I FENICI PRIMI ABITATORI0>! ir tìtc? vi A'^3raf - ri'Sr™ ©ìo'ì A'p« Tap «raTi • Ti'Zi yif. mi-
},-.rz hjiJti ri !i .-o.nt.us l.,'r7^- i.-i
,•t!T:-3p Wr©- , nVr.W©--
Ji|.©' ns5(J» S', n/tvi . n'il'iiìT* il ITI SjirHfS )p:(J!Hf>,«Jll liT^J 6[W|,
^ li apa riff/fy Tl^f'iii y.j tctc ,V» «Jidj b srt-.»5ij . o Sf1
ot<S*- iins
i'-.' t :-. , : jjjI-ì ::ìjtì uM.»'- forza è aver mercede del Suida,
the fcrivendo a tempo infelice ha credulo, the foflé iwa'pm compofto
da Se-Js , ed A7»i, e fa divenir Bacco il Dio Malte , ed in queir oc-
casione fcrive dì lui Seldeno pag. io;. JVer Muri, nec A'fK, ner }HÌJ
fermimi Greci wì.m dia cr.:: .':uxrtadura : rcrminurio a?is in 9£-
ffofui , Ati*ctV> j , tifi A-.BTipn Grxcuhm fefellit . Ma benché Snidi
lia niente favìo, allindo dice il ino, le gli dee molto in darci le cofe
degli antichi , Come lì è Li d;r]ir[-/in:i; di quelli: puir;-. in./i. i:-: ..il rVie-
co , e ci fpiega nelle riferite parole ( come molti , benché mediocre-
mente forniti del Greco linguaggio, l'intendono) Che Bufere fi cdora-
ga due:'p%gim*Jipr* tufi d'orafa quefia fi fjem fiJtf.ci \ e col
ftngue delle vittime S afPerp™, e Jefi «•,-= ,1 /:,>.
,1 ,,,,
er„ ricci-Mimo d'oro,* ci fi wdegm fifpefi «firn donarmi : lin rjiu. Ubuon Suida, e quelle fue parole (fe non 4 mio piacere il fingifli io)
fan vedere la retiti, ed il pregio sì di quelli due falli di Dufare trova-
li in Pozzuoli , come ancora delle lettere de'Tirj. Pago dunque di que-
lla fola autorità di Snida, non fari follecito di quanto fi è lenito de-
gli Arabi, e della loro relicione, cosi dai Vortio de Idol. lib. 1. cap. 8.
come altresì dagli fcrittori più frefehi , ciò è da Hcrbclot nel Tuo Di-
zionario in piìi luoghi , da Pocock nella fua Storia d'Arabia , e da
Fourmont nelle Rifkllìoni intorno agli antichi popoli, ni di ciò che v'ha
nell'Enciclopedie , nella Storia Univerf. e ne'compendj delle biblioteche,
nelle quali fi veggnn libri, che rlon fon a noi giunti ancora: fembra,che i talenti a noltri di fienfi acceli a feovnr gli Arabi, il lor lapere,
e collumi, ma, fc non fallo, li llimano core inruttìvcsl, ma non elu-
dile, e quelle fi han folo dagli Ebrei , e da' Greci : gì' ingegni grandi
però li portano ad imprefe ardue, c dure , come li è il linguaggio di
quella gente: ed afcolio, che dal fettentrione fieno iti fàvj uomini in
Arabia, per jiveme antichitil.c per acquietar volumi; ma chi ci rendeficuri , che 1 loro libri non fieno ferie di dubbia fede ? a me , e puòeflet, che anche ad altri, pince dilàminar quel poco , che degli Arabici ha trafmeffo Erodoto vecchio fcrittore nel .lib. 3. cap E. e quel mol-lo di Strabone in più luoghi , c ptima di tutti
,quanto fe ne legge
ne' divini volumi.
191. Mi rimetto a conliderar i due fallì di Dufi.rc , e I' autori ti di
Suida, per profegmre l'oflérvazioni (opra le lettere de'Tirj. Non li puòporte in menomo dubbio, che quelle due arcane pietre trovate in Poz.
Hi. Si confinili coll'jjuto dille dae lettere, che Bufare l'uJonva dn'Tirj.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 14}
c~ di Pernii) , che in
ni i Tir], ed i Sidonj, non vi fari dunque nò reltio , nè moldfa , il
quale arai negare , clic ifull: Pietre ii.-riiv.iKO per coPa rcligiofilli-
ma , e per far ad clic i putrii fncrificj prclè per Numi ; e quello mio.dire non è aiutala di imvjn.ilc cu^ii-ctiiirc , ma J.i monumenti ferir-
ti in marmi, nè da codici, eh; poiliino edere flati alterati , perchè tan-
te volte traferitti . E già ora lottiamo i; . s. r
L
l l'i erano gli Dei , chein generale fi nominano nelle due lettere , dicendo
'^'*|>av™?
mente non lido al Dufa're?, ma ad altri Numi ancora, ed in piti tem-
pi s'offerivano lauri Ti; j di' Tirj , non e di poco giovamento alla iloria
di noftra Campagna, e di Icarfo lume alle due lettere 1" averne -rinve-
nuto uno: ma li pii.rcWv ii-miirc, clic i Tirj per figura, che in ifcri-
vere è in grand' ulò, avcfìéro adoperato il numero del più in vece del
meno: fembrando un pv-M ilr.mo , clic ima lilla ila/ione avene fabbri-
cati in l"ozzuoìi vari temp; , :.im.? pie , die in tal città fiam certi ef-
iervene fiate altre due, ci.'i e di quei ili Eerito,c di quei d'Eliopoli, edando loro eziandio ! liicrì cJincj,li vedrebbe Pozzuoli troppo piena di
tempj di quella oriente n.izi;>:-,? : oc oderebbe , che li fon trovati duefalli , perchè poteanollare in un mr^efìmo tempio , e chi sa,fe uno era
de' Beritefi, o degli Eliopolitani i Mi fpiace,che vedendoli ora piii mi-
ne d'antiche fabbriche in quelle (piagge, non ci e rimato documento,eh; difiingua quale fi folte flato il tempio di Dufare , e fórre col cor-
rer degli anni fi trovcrrà qualche marmo , ed il farà Papere a'polieri.
591. Non ci dee recar maraviglia , che la dazione de' Tirj per lo
cullo di quello Nume (opra il lor potere impiegavan danaro , per-
'la bare di quelli Paili doveva efler d'oro , e_. ,r. .....0 -| jcmpiu , c comperar
. Ghva alVìi rifletter: al-
iltrioic , ciò è, che fi era-
i.-a , ;ilic quattro piedi, e
ti. ivate in i'omioli , rav.
Difcriiiont delle dai pitti
DignizM B/ Google
3So 1 FENICI PRIMI ABITATORIlini, c l'altre aggiungono fortuna al nolìro Augnilo Principe , a cui
la terra, come benigniffima madre a dovizia , e da ogni parte porgepregevolillìme antichità, e quel di' è più anche Fenicie.
393. Non fi creila, che quello Durare fin fiato un Nume di pic-
cola condirmi-,Ricche >' onorava si doviziofamente , e con tante
vittime, e più Tenitori antichi ne fin tiini/uu.- : riè fi fiimi , eli' of-
fendo lo flellò, che Bacco, fia come quello de' Greci , già avvertito
da me poco innanzi nu.n1.3S9. perche predo gli antichi Arabi due granDeità r.dcravauli Dionifo, ed Urania, e credeano non elferci altri Nu-mi , che quella coglia , tcflimoiiio il gr.m.i' Erodoto lib. 3. cap. 8. e
tinti fil' int:rpetr.mo per :o Sole , e per la Luna : so , che Stratone
pag.1079. dice, die i!a.-.m culto a fole doe D.'it'r, e le vuole Aii,^Ao'u™, Jmein, <y litichiti» , onde fecondo quello geografo Dularefarebbe in fecondo luogo, il che è oppilo alla grave autorità d' Ero-
doto , ma non farà chi ami dar più pronta lede a Strabonc , che al
padre. della noria , che ;.r. ! af.'.i kvnli prima, ed era ben favio delle
cufe orientali, oltreché non v' ha guitta conformiti tra Giove, e Lu-na, ficcome fra quella, ed il Sole. Quindi Dufate è il più pregevole
tra gli Dei , anzi il primo, perchè in oriente era quali comune l'ado-
rarfi il Sole, ed il porre pieni cura allo ftudio degliaftti: e veramen-
te, fe le genti volevano clicr idolatre , n.M jioieun penlàrc a Numepiù degno, e grande di quello principe de' pianeti , e elle reca tanto
tene a' mintali. Piacque tanto quello culto di colali due fup reme Dei-
tà ad Aleilàndro, che forte amò, che gli Arabi di lui n'avellerò crea-
to un terzo Nume, ficcome riparta Str.ili.m- nel lodato luogo: E't«-
E« Ha 0iSt i-rmis-.c-n hiiitìju j.-.w i~ iJrl» . . Tfjnm vMKiOi* ìiu-
i, u^Su'nrSoj , Or fi vede fegnatamente , che Dufares, ovvero Dy-fant dinotando il Sole Dio foirano non [ini aver I' etimologia dall'
b-j(, e dalle come ha ,>.nljt:> il d<>ni("<. Bodiart ; ni dalla voceorientale, che fignifica belio, come ha voluto il Checozzi , fi veggamin. iSH. confini den do li i; Dimilo ,1/ poeti eroici con quello finto in
tempi meno felici; all'oppollo avendolo io tratto dal parlar Fenicio,
che ci dà Nati: oenipa.vìrr;- ,. Jòvnmn , va in tutto conforme tale
origine a ouei gratuli 1 zìi:1 melili , eh; ori:iit.iÌL avean conceputi dì
Dulàre Ior' primo Dio . Tanto è vero , che quella gente del Levante.idi.ra'.ano hiecLùiictu: il Sole, che anch; a Kapolitani portarono
il làni(,fi> Eboiie, (li.- iv :
.n:,.:i : i:\r.n' 1 i]Liifi' .n'irò , ni all'altre città il
'Baflarco, il quale pure fi riduce a quello principe dc'pianeti -, fi vegga-
no i num.ir5.i. z6-s . re. Non imiti'; , the '.: \v.n'.A ellère fiato hi più
alta (lima il Dulare, che il noflro Ebone, 51 perchè quelli non fi rap-
prdcntiva ti:tto la figura di un femplice fallo, ma di un bel toro convifo umano, e con una vittoria, che il coronava, e fi è potuto fipcre
con forti cougiiieitur; ciò, -ili' ei-li r.ipprefenti , fi veggano i num.303.
39;. Dafire fu N'unir l'j-Miio, romeih; njn i di cotnrarjrli coli' Ebani.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. 3i
te. ma non vi fari chi ci dica, perche fi moftri il Sole in una pquadrata : in oltre 1' Ebone fi ofierva in afìàilfime monete, e ne'm
I- gli dà [' illuflre titolo d" h^ira-nn, del quale num.173. e fc^
li -l di livj .•mi;-L:/a :'jrtsliif;!tI13 ); ì.m::?ìo: . : !::tlù cià non fi r!l
ne dato al Duiàre . e ri.-' J11 MI il vede diletto di qualfivoglia
ceto d'onore. Del retto al mio argomento fi conia molto, che in
Un Cluv.!^. II ritrovino nomi di Deità Fenicie,; che fieno c
mmiilinia ita, per Tempre più Itabìlire, che i primi abitatori, eh'
pirl.ir:mu .pi, per far rendere loro e ulto , e voti, con erger agli
anche tempi, f" gente orientale.
3J4- Fa ri" ta.pii . rim.i di ii;ir un-.- a parlar rii Diifarc, clie quar
due lettere, che quelli T>
, non fi porri dunque in
me Dufare,il di cui tempio,per mantenerli a dovere, e per confecrar-
gli tante vittime,bijj^i.u a eili: [o.ir.i s !i -'-li'' ^.r.-'nMo , il che non fi
sa di quelli Geriteli, ed Eliopolitani , lìccome ne fiani certi di quei di
Tira . Raccolgo altresì di quelle 1111 Meritile pietre.il nome di cotal
Dio doverli fcrivere DVSAM5 colla v, e nonDvssHIS colla t , perchè
dui li legge chiaramente in clic, e gli elementi fon ben: efurem , e
con eleganza formati , e tutti fanno , che i marmi debbono efier di
norma all' ortografi.! , lii.vi.ilmi-nii: le Ioni. I'.lii Jcritti per pubblico vo.
lere, perchè prima fi è ailiii var;.;i;> . e dVbitaic , iomeche quelli due
foltanto DufanTnV hbri non vi ^fi e ap-
penfi, perchè effindo i Tirj di linguaggio Greco, fcrilìero il nome del
loro Dio jn Latino , e fe gli dirà , elle quelli orientali dimorando in
Pozzuoli città picmllin-a d: gc:;ce li^s.trs :•'];'". mi , era doverofoado-
pcrarc il parlar del comune , c'I cui :m, he ne' !i:m negozj tifavano : eperchè gli tfempj giovano , n' hu pronti , ed aliai opportuni : quei di
Elio.
394. Sì proGcgue ti ìllultnr i due fifu ili quell'Araba Diiil.
^eogralb Sirabont, antico, e leale, e fcolpitamente ci awifa, quanto
era generale, e quanto fi effendi» quefto nome Arnie; pag.71. To' j-ip
7Ù1 A'fiiitvt , -ni ~v Elisili, \ t>:. A'il'J-.J TafMui CIW0>D\!ai>
l'cjfViiei *aft tt tJuì £1**1*10/, tss fliflf, ni< TO' radimi* ^api^iJf-
fn, *j p&irs »o5i irtiuiif^ipi htC . . . ii'jo'^e.» Si Sfi ™f ™y
Ì95. Si i'imoftri con piti lutonià, die l'Antia fi prtnJrj ijslTo ptr IiFesicia.
Digitasti &y Googli
DELLA CITTA' DI NAPOLI.
Dipoli però tal peniìero iti wJ^Greto 0 ninna, o |io^;-.Llliti:-j e.
lume .Ve;,; GrstarKm pag. 40. I .,_
te darcene la Ipiiga'tiune . M* dTcndnmi ilillìcik'
ciò, che da fcritto, perchè al ccrtu,chc tarei olcnro, chiudendo egli
Tomi. V y mo 1
306, Si riponi il ftntimeoto del Carlini inumo ilkCN, che E «de nelle let
3S4 1 FENICI PRIMI ABITATORI
wu-.- ii Ir Vwr TtTwtitui Ì9o? rivgv iti t™ l'g tSv «rau' )*ugJwri,tbp*Xb' ™4 « nm&w KCN , iV" °'~ " IlmuW «iimjfe™a,™ t*S™ ,™f™ ™. ;r.,,,„. froM KCN ^nj)!™ coi/im, ?e .
r,™.(./ui' juMni.im e Tyrns Homi tf list Tei-»- i'awo/ji
Ulmtiius ìribui coufuetam. Queaiata vera in epilìalaTyriì Puieolani
d'w.-.M : OJi i'.n^^i( il ji..;,™,) ,[i,:.: .^.^i, j ™ uirSÒX ra«ù«f
TaffjjH» <jt' I™_CKN, Bi/f TttVji* Tró v*f ì'tw Irìcuf.» «Tlii|.i*-f" ira«wwf( KCN * Tymquc deeemum , m( Rnmani_ Punotanis KCNne/m mare perfalvaat
,per/picuumque fiei Hors CKN enprimi ceifum,
qui Tyriùrum thaiaii a Putailams Tyrns prx/iaaamr . Iraquc , «iyi
ph.rimtim f.-.-tlw , wt K"CN f/.ij-^, vigili"::!:! Unificai; quadrimi-rum charaiier K vigilili «rprimir , niflHe M i/Va ceierij'que pone feguen-
u, c.wj.,1 .uni. r.„ pnptmaditm noia alia CKN
, nfi^-n/iret: quamvis stiitm ft>rtu$'e ifc, (ex rsp-njo-i p#r; ,iCl, ?ue „„,„ c£Si ,„„„, ;<rV, CcUiil i«Jir,n-f pjj/i- ^.dead"-. Cereru» vicefima;, « ducentefima; parfir, uè/ «yiir* mentiti,alqui «fui frequcuiifftme in Laihùs , & Gradi elioni marmorib-js
,
Mque JcrMùiibui dfcrvariir,*! quibui cximto buie marmati , nossque
397. Non farei ingenuo , e leale fe io fingili , che ila quelle mol-te parole del dottiamo Cordili invi .ihl.ia in ri™™» lume perquei che fon per dire intorno quelli cimiteri KCN , mi primafa nullieri , elio muiìri , fe egli e ini in niu:di= colà Illusi dui Pen-
timento di elle due lettere , e della vera l^iinne . iirrrhè oBiunn li
chiamerebbe .ifTcfu, fc io non folli flutti (li
"tjtirVuole «jly che non Uni volta nel marmo fi rinviene CKN"
di Gruferò vi fi vede ''fernet, t
ii-rnuiir.t-j r,if:i.-,i: . itu lidi' A:-\:;\
m- ì7s. ma' in iint.i, ii,.- fi ripete, li tilVrvj cn.l KCN, la
oliale k aliai diverli tlal CKrJ , cimi; dirò di t.ricvc . In oltre ha cre-
duto, che il dazio, che eran relìii a pagare Quei preflb. Roma, i Ti-ri di Pozzuoli il dnveano rimettere a' Tiri di l'alcllini : Pcrfpkuurnfiel noi,/ CKN entrimi cenfum
,qui Tyr'mrum rigirali a Vultoianis
Tyns pr&tlt&atur : sùi'oppofln io veggo nelle lettere , che i Tiri di
fi rpkgino, che erano nftretti adire tal
"ò in quella l'piig-
f (pillale it' Tiri (iò , dir non ci C ridane.
DELLA CITTA' DI NAPOLI. - jej
egli a voglia elcrcitar mercatura. ^ ' '
} gS. Dì torà sì certa non dovrd recarne cfcmpio , ira la fama del
faper del- Cornili va molto innanzi ; onde debbo ricordarne quafehe-
duno da' Greci, e da' Romani . Senofonte Ht Rep. AlA. pag. Ó94. dice,
che gli Ateniefi aveano riabilita a loro confederati prò na-jmm pana-ne nel porto Pireo per tributo ccatefimm mmimn, n hrm-ii th ti-
*o itXh'oji ij -ii lìfi^ei, e poi crelcendo il biloeno avanzarono il dazio
a'medefimi , e crebbe uà uircjh.i.-.yv. , ì-^ra, - e Meurlio h-Shn. Aide. Ut. 5. r^y>. j S- ferirle, recando adiri autorità, che nello Hello
Pireo qtànqsagefimmn merrium fwfl'i enaliam. Se a taluno veniffe ta-
lento laperc quanto vivii-.no rillritti : iies;Dz;a;:ti l'ranuri , ì'r'u. , cj a
quali leggi erano foglietti, ne di.e bricv: cine l'ollnee lib, 7.11.1;. Pergli efempi de' Latini è baftcvole Tullio in Vtrs.x. 75. "il quale parla de'
mercatanti ilranicri , di: erano nel porto di Sira-aula , e doveanu paga-
re vkcfttnom per dazio : Sechi ex Verrìi cxptmations fentgiata HS/tri; :/:;/!' , ;ii,):i:.' r.v -.'."<;'i /ioìVi'i Sj:meuJ,:ai . Eflcndo dunque ì Ti-
rj , e' Siduni /ir» delia Kom, potenza, dalla quale ebbero l'mtonomiit,
e le lor citta li differo ZiBariu, ^frrgnÀ*, dimorando qualche colonia , ocompagnia di elfo loro in Provincie ftranicrc, il tributo non fi doveipagare alla propria metropoli ,nu a quei della città,ove era tale nazio-
ne. Ma tardi m'avv^jui elitre ìl.iti vani quelli clempj , perchè le me-tropoli mandando limili adunanze per trjftici in aliene contrade, piut-
tolto la folleciia cura li era , che quelle dentata (omminiRrar ajuto 1ouelìc ne'loro bifo^ni, e polder |t.m ledimeli io , aedocchi non Me ito
male il commercio: liccomc legnaramente li [accoglie dalle due lettere,
ove lì dice , che i Tiri di Pozzuoli (oltanto ricluedeano , che gli n'a-
zionar) della Romni',i IT. :-vir.ci:i l-siulvro a pacar loro l'ire/ìm,;m, per
non aggravare Tiro dna m,-rropoii a dar loro i fufl-dj , e rimettergli
nell'antico decoro, t lama: .i^muiT.ti quei Jj".- benicia, per lolìener-
gli in Pozzuoli liirc'ibono itati in (Milito di folle uargli , e perciò ferii-
fero: T"w iti tLù Èiivkj-, >is >cmpiililic,:m (velinari) grnveiava
né tali gravezze lì cr.ma a!(ro, cl-.e il cumini ci Tiro svea da por cu-
ra, ed tilar mezzi, per miiuu-iitrgii in Pov/tioli , come era collume,
ed i ancora delle i:a-io::i n 1.1. a;-.H' aiutar colora , che inviano a
lontane Provincie, le riìi lod'uaio danni ne' traffici. Ora per gli clempj- "
'
r" 0 le due let-
i. ha potuto
Yy 1 rito.
, ehe iTiti pacavano il daiìo 1 quii di Paimeli ptrli unione.
;s<* I FENICI PRIMI ABITATORI
e ripeto tiie fwole: £J::, ( ,m-.:ì'i- t/.™ ^,-.",.fv ir, !L-x rxprimm piffir ;
idioqiti nota CKN «mio «rlm Icxtam iadicxre pojfi: vidctiur : ma lia-
dello con paci: ili fu.i emozione , il Ji/.io deiki ibiÌLi parie di centofiircbbe Ihto troppo mordace, e gravolo, nè tra gli icrittori o Urea,o Romani ve n'ha d'empio, ni il'Coiiini ne riporta
, perchè non il
Li noia EfS IV dsbbt intendere del fcb onelto dalia delti tìtrfniu.
DigilizedbyGooglr.
DELLA CITTA' DI NAPOL.mprc più ti tende cerco,che nel marmo cr
ed .snelle amic...[ii--nte , .litro non lì u-»lc . eli; Ì5NS , per DOMINI'!
ed anche in Greco ©C, in vece- di SEOC:, e .vip per MHTHr. Quiidi non èjlrana coli , che i Tirj per dirci K[Ki)i:rw fcrifleru i'
ritlretto KCN , il che min era difficile ad interptrrarlì , tanto majgiormenre , che il dazio vkifimx non fu] tanto li fu ri più comun
_ ira' Greci, e Romani, ma altreà onello, e non gravato : anche a nt
lira (Iasione (i (lima in !o il tribnlo ci einone per cenio : ed ir
ragione-ole , eòi.- viccjìin.un i Tirj ci l'uzK-joli la pretcrul-iìcro da' InpreMo Roma, per mantenere 1' antico d.i.oro alla !jtu liazione : ed
Corfiiii (ledo 4LIÌ dice , eoe 'jìr-sptt* j::riis maini , a/que ujìis Jh
e perciò hikocthm li '.<: ipi da Tir] HCN . C.rc.o , cue ognuno lari
pago di mio in re rptlumen lo , ivrclie nosi toltile, ma aperto, e chia-
ro, e quello del Corfini tronuo ingegnolb , e lludiato . E forfè quitti
Ire tinnenti ti furono una delle cicloni pili rilevanti , die le due let-—- — — He coloni pi:
fi fulfero date in parlar Latino.
400. Rjgioni , ti efemp; del £Ct5 , the" dinota ir
OjgiuzBd B/ Google
I FENICI PRIMI ABITATOE
pi àe /.urifiiiis Rom.iimriini , di quello lo! nome di Butìlia ninna cu-
a li |>rdcro , e doveva ctfcr ia principale sì pei ragione di ciò , chei ha (ralhitflù Sueionio, come ancora , pcr.-hc le ne fi menzione due
.-.vie ndic kltcri: ik'Tirj. -
4SI. Si puli in tàm ià Ltnfi.isJw™^ , che Ti lt6E' ne'miTDi d*TSj.
DlgjiLzed D/Googli
DELLA CITTA' DI NAPOLI.fe da
.
mani, e per gli divini liiiri : io credo ravviarci , clic li può prenderbuona intelligenza per alcuni filiti de 'ci pittili 17. e i3. fagli atti Apo-ftoiici , ne' quali li lieferice il viaggio di S. Paolo dalla palefiìna a
Roma ; mi quelle mi; o!i.r',:,;ior,i uni !c co ;vr licuro , e certe,proponendole [iiltanto, come lémpli.i mici peuf unenti , fe poi follerò
accette voli , fari dovere d' .litri più favj il definirlo , entrando io in
forfè, che per talento di render iKulìri quelli due marmi Greci di:'
Fenici, ci vedeffi quello, che non ci è,c non regge. Amerei io rac-
coglierne quello, clic dicefi nel cap, 18.v-.11. Et cum vaiifeimit Syr.i.
tùia» , mr.nfunus ibi triduo: inde circmnlegciies dcvcnimiti Rfi-.-pum;
& pojl unum dictn, fiatile Aujho,fccunda die venintas Pmeoiat ; ubi
lancili:! fratritus, rogali fumui miniere apud coi dia feptem , £f fic
venimus Romani : & inde cum audijfcnr fruirei , ociurrcrunr noèti
uj'quc ad Appli forum , ac irei Tabernai ; qoos cum vìdijfci Paullui
gratini agcni Dio eccepiifiduciari . Or, io dico , amerei raccoglierne, clic
quelli fruirei, i quali qui due volte li nominano, cioè a Pozzuoli, eda Roma, li foflèto flati quei Fenici , che in tutti e due quelli luoghi
eziandio li leggono nelle due lettere , e fembrami averne forte argo-
mento, e ragione. Unno i rilleiier; , il, e in -i didimo viaggio, e ca-
laroitoro per lo grand 'Apoitolo , uitre l'elitre fiato <\ lungo , li nomi-nano circa otto concede, e hit ci::. , ove fu neeei'.iriu fermarli la na-
ve prima Adrumctina , indi Alcfiandrina , e non mai li legge , che ri-
trovò fmtm , ma fo!o in quelli due luoghi Pozzuoli , e Roma , ove
ne" due marmi fi dice, che ci ermo dazioni Fenicie :il che a me mol-
to giova: e fe la vi ce f-.nr,-' dinota:"» o i Crilliani, o gli E'^rei, di
colloro dovevano c/i.!ric-;o eden-cue in Unte L'iauiec , ove li trattcnn;
S. Paolo, e Ijieeialmente neH'i!f::a ili Creta ,ht:.rrw jlla quale perpiùgiorni fi aggirò il navilb.e Tito firn o:icepo:;) ti avevi il nome Cri-
ftiano introdotto: e lo fieno fi potrà dire di Maln, qualunque dia li
foliè, ove operò divine maral lidie , e mr.Le . Per rendere più raa;uar-
devoli quelli due marmi de l'ir j. i qii.iii tomecliè antichi, li può dire,
che ora cleono in li:cc,1a oieli-eri , clic c;u mii iìii.ue,c falde uruo\-c
confermi, che fr.ivm in S. Luca non s'intenda né deali Ebrei , nide* Crilliani , ma de" Io-i Fenici . F-I-.-odo certo , che S. Paolo rinvenne
tfòitfhis,fruirci in Pozzuoli, quelli non potevano ellére Ebrei, si per-
chè non v' ha monumento , die dica aver mai fatto foggiorno tal.
gente in Pozzuoli, t:r:,- altre,': . perchè la lina^a tempre li mofirò
antica, ed im(>la«!vk- ridine 1 e: ,i'Ap< n! In, li.-c.nie
,per non recarne
proove da altri luoghi dc'divim volumi, egli III ili: dice m quello cap.iS.
r me iìmitterc co, quid nulla ijfe: caufa rmrtii in me: con-
401.SÌ comincia a mollrare>cbeq«i./i ,al/<r,eli(S.Paollì Itevi a Pj21ueli,erino i Tiri.
iéo I FENICI PRIMI ABITATORI
AC!)lem mcmn bsbsiJahqaid a-. >;•: i e 1111,1;:; quella perverfi gen re
ha avuto tempre a difpetto ognuno , che bandiva 1' Evangelio : or fi
pelili, fupponcndo , the in Pi '//.noli ei folfcro (lati Ebrei , fé quelli ve.
kano per fette interi giorni ul.ir con S. l'a"!o con ri officiola urtimi,
tà, come dicono gli Atti A^ofl. clie fecero quelli fraires , che ivi rin-
^rfccj dicifepiem: né' io, ne gli ftelìi Giudei1f vorranno* CTtcrére*
403. Neppure cu.'.n.i.) l'.'.eio > avvicinava a Roma quei fruirci, i
quali da quella città con iiluiliofi palli mriirinnmt vfqnt ni Appiì Fo-
rum, & ad irci Tgteni.ii fi furono Ebrei, perchè quelli giunto aR»ma cò>ivoaK,h frimai Judsorum , e pa riamente, con elfo loro , ed i
mcdelimi per toglierli di colpa di"
re con S. Paolo , finfero di non a
avvìfàti pet lettera: Nni neave l.
ijttc ì.h-MOK >:/ia:i!< fra:
coloro , 1 quali per lunga . . ....
«maggio aTAj)ii!ì(il<:,iini :Lir- :n. (invici ,|>crchi o per menfogna , 0 per
iinccntà da se protellanfi aver ignorato il fuo arrivo, e vogliono fcu-
ià. Ma 10, che tutti qui pronti ripigleranno fecondati dall'intero nu-
mero de' comentatori de' (acri libri , che fr/tres , i quali a Pozzuoli,
ed a Roma colmarono d'onore S.Paolo,fl furono iCrilliani , tanto più,
che qucfti poco prima avea.. ferina a' Romani ina lettera , onde ? in-
durerò , come figliuoli per li:r:.-i un'aio ad andar incontro al lor pa-
dre. Veramente emendo uiùverl.-.c ti. leutimcnto , difpiacerà deporlo:
ma fe non regge affili to , che furono Ebrei , molto meno fi può pen-
lare elfere Hall i Clriltiani ; ninno pufi pone in dubbio , che a Romaallora elfi vi foggi ornavane : ma chi ci renderà (Scuri con qualche au-
torcvol documento, ed antico, che Irovavanlcne anche a Pozzuoli? ame non viene taletii-i ili eontr..ilare si religiolà credenza,non fi potrà
dedurne perciò, che vili ri liei. 1::.me aeeuilero S. Paolo, eflendovi af-
fai ragioni in contrario, e iiirti : quello grand' Apullolo non jwr altro
fu portato a Roma per cilcr punito di morte , le non perchè fi era
Crilliano, e fi deferì'. e cinlo ili catene, e per liairc/za fu cunlèyiitu
ad un centurione, ed a'iòldati: incrudeliva in quei tempi la più fiera
perde 11/ i.'iie , q::.;! (i t.i eilirc (lata quella di Nerone , a cui; il nomeloia di Crilliano era di tanto orrore, e sì funcMo, ed egli ri (notato,
• crudo, die valsili , fri Ialite amici maniere, deturpi de'fedeli, do-
po avergli intrifi ci pece, e di rc(jna,per pubblici fanali ardendo cret-
ti in aiti lunghi: ed alla fine anche a S. Paolo fii rieifa la tefea : ondei legulei de! iigiisrc doveano vivere , quanto più potevano, alcoli ,fem-pre con timore, perchè e lungi, e d'appretti Roma s'andavan cercando:
e le alcuni per piìi-vìvofpiriro, e focolò amore del vero culto divino fi
4= j. Qat&ifmni di S.pioia, Eccome non cimo gli Ebrei, neppure furano i diitiini.
L'i.v.eoJ L" r- Ci
dalla Vrìa, ?no i Criftuni
ila quclti ficflì a PoììuoIÌ , ed :t Kunia ;s'iiggiunjji , che ora tutti vcg.
TcmJ. Zi golìa
404. Atjomtnio inai \t't.,ih: t fr\r;n: J; !>.> 1. 1. u 0] i Geno i Fenici .
ì$ì I FENICI PRIMI ABITATORIgono effer d'ugnai vali ir; iiii--;?iiniin fi-.
r ,die 'v-'.raimus $iV[. Se fi
lichicsga, come: fi levano i Fenici .note si grandi; (lima dell'Apollolo,
e quei di noflra Camicia . e di Rom.i in ,i lunga dillanza conolccr-
lo, chi ciò domanda, li dimoflra niente favio del merito, della lama,
del fapere di Itti, e de' viaggi quali |vr unii) l'orinile: ne reta mara-
viglia, che eziandio i Tirj i e'" bidoni d'occidente ne aveano contezza,
perchè 11 Si! il commercio , e l.i continua gente , clic da Padellina fi
portava in quelli noìlri h.ii , e contrade , come anclie li Icorge dalle
due illultri lettere, lb;ira le iin.iii io lo le (ire liuti oìlervazioni
.
405. Se poi fi vede quella iu.'.io:!-: in osni W.jgi con lollecita curarender favori a S.Paolo, egli aveva aliai linii, e lory.a d'effire amato(eccetto gli Kbrei Icnipre implacabili fuoi nemici
,lividi, e rofi da nera
invidia] teilimonio lo Hello centurione Giulio , die il conduceva a Ro-ma carico di catene, quelli pernaie Lmorc cliiciolo verlò di lui , clic
lilcilfe dal navilirj , e li portaflé da' Sidonj a prender rifiorì) , crime ci
ipiegano più lunatamente le parole in Circeo poco innanzi recitate:
indi in Pozzuoli non rie-.™ , die colla felv. nei:!; lì traueneué. fette
a di Roma il viliiallc ad Ferir»; Appii,®" ad irci
lo trattò con dura fortuna, e nojofa prigione, ma pernii le , che Jlclìc
in uno allottili di lisa elezione , e piacere ( r> à'.-.t imiim 18. 30.)
lllllodito tìjim :n::pli.c f.:.l..'o, ni di vieiò. d'o'fer vifitatoi ma nu-lo ciò non s'cfprimc nell'edizione Latina cip. ih. i< o™ i:t,:ij!l»i:i!
Romam,penniJf«m cji Panila mantrt fibhnet rum tu/Indiente fe talli-
te : !>'i/ì tcrlium ameni dieta con-eoca-Sit pròti»! Judtmrtaa ; ma nel!'
originale lì legge con brevità , e chiarezza : O'tt li iMtijtu fii Fùìfitu,
ó ifaiimcyn "ijiiè'^KE in i'niiisi rp-™E«Vf , li IWfcp iVi-
tf-i-'K pfotiv itoii-i *ùv mi ji?-irT^n cl'-ìì. v'pmriTi.' . Kj-jh-to lì
p;-A tritzxs Tf.ro 1 !yr.zl.ìixt^u Tr/I'hr>.0' Tts o-rr.r -ti'/ in&jiiv vc&m,
*. t. quando auleta ftattmm ad-jtiiimus , eeniurìt uijrflm prslari tra-
didit , & facultas fella eft Panila duali mantidi , una ipfum milite
cnjladienlc : ac (riferì pefl dieins a;-.:efc;t 1 nr,:i-i! P,ut!fai qitofdam e*
primis J uditorom , fcv. e mi piace ciò, che pensò il diróttimi» limml.
59. in Ada, benthl prelò d'amor forre verfo ì' Apoitolo , die il pie.
tote gli dettino il t:.icl.ito , non |erchc temdlc. che S.Panlo h ne iiig-
gilfe, ma per ciiard.-.rlo dalle ni:-.] tue trame deCiiudei. Dopo ranli fe-
ìbrie di perfone , die fcive reperii anche benevoli i minittri del foro-
re di Cefare, non Icmoiérà |-:.i i
;
rai.o, clic i leniti, e Ipccialmente i
Sidonj, e'Tirj la più celta t,cK:c ci quella provincia, eomechè viveri.
4^5. Si dtferire, quanto li rcndra caro S. Paolo (ziindio a' Gentili ..
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 363
do nel gentilelìmo, si didimamente l'onoralTero 0 nella lor patria, osi
vero dovunque avellerò le dazioni.
40Ó. Rimarrà ora ognuno perfuafo , Te non convinto , ef&ndofi gii
moflrato per ogni via, clic quei fr.nns , i quali S.P.10I0 trovò in Ito
quei dcllePnazioni de' Tirj , e de'Sidonj , Se' quali fanno ricordo le t™
glia refifterc a tante difficoltà durifiimc a(upet»tC,e tempre più oftinarlì
le è tì frequente, in tutti i libri del V. T. da coloro , cL con iltùdio
Speciale impararono l'Ebreo idioma, cosi li fpiega: orin in faceii di-
cantar fratrei natura , quijunt cjitfdsm purcmii germani: cognatione,
cognati, agnati, propinqui : jjentes, gentile! , nude bih Ijr.-.elitx di-
cuntur fruirei. liei» rcs intcr j't conveniente! , feu firmici, licei ina-
nimati,fratrei dirimi:-., .- / /'.fi:). Ciò conokendo baie i LIK. vec-
chi qualche volta in «rei- di i:-.i.<i; l;;>ii tr.iJuttn il r-inn con genera-
liliìmj efpreffione , ciò c -fi'. s>:\r/.ui, ed :i!Iom Geronimo appofe
, come nel Gen. 41. iS. e In (Isilii s' n:li:rva ncll' Elòd. 15. 10.
37. q. Ih oltre ne'Ntim. 14. 4. l' tirarono in affili più larga guila, e le
parole vrtM "5» il-m , vìr ai feairemfmm , li veggono mutate iti fnfos
t« i-dff, alter alteri: e nel Lcvit. 7. 10. ci fi da Imroi, umifquìfque,
e nel cap. 15. 14. «Xuti'si, clic noi diciamo il profilino . Non fi deedunque uu fanti volumi tanto limitare la lignificazione di fratrei , e cre-
dere , che S. Luca nel viaggio dell' ApoHulo gli prendellé per gli Cri-
lìiani .' Intorno alle autoritl de' profani lerittori non ho dovuto indu-
giarmi, e durar fatica in ricercarle, perchè il gran D'Orvillc può va-
lere per molti, il quale vedendo nel Caritene pag.tì8. v. 19. che Che-rea di Mitridate fu falutatu «'i&<pì, k) aAe, ci avvertila ncll'oflcrvaz.
ptfysfiq. che i! dirli frutte anche uno llraniero , e cofa troppo fami-
Uare,e comune eziandio negli autori .intiii.i pi" -calti, e fav|,c ci re-
cita non meno che Senofonte ; mi piace traferivete Aie parole : Cam.
firipnrìbus , -Side Xeno?h. K.A. 401. A. to': t^ut, «SìXijsì ypini-Hv.Ora mi viene a bilogno, che ricordi ciò, che poco innanzi li è da meoifervato, die «toifss, e «MS erano alle volte Anonimi , come già ci
Ita avvilito D'Orville coli'efempio dì Caritone, e di Senofonte , e lo
lìeffo ha fatto S. Luca, avendo Icritro, che S.Paolo chiamò li*»; i Si-
don] viaggiando per la Fenicia, e gli llelfi di Pozzuoli, e di Roma gli
dillé ctórtfVi- e così fi veggono andar del pari i (Iteri , ed i profani vo-
Zz 1 lumi.
•pi. Anche fa voce Elirca, che dinoti fumi, é di DtGffima lignificato.
3*4 I FENICI PRIMI ABITATORI
de^nemici^, compre gli appella ^rMret , e credo, clic in lai girila l'in-
407. Se non entro in forte errore , per mezzo Ji quefco due lettere
Greche farà chiaro quello, the !' Aditolo dice a quei di Filippi nel-
la (ai cpiftola, che loro Icrilìe da Roma nel cap.4.11. Salutate ornatiti
fatili™ ìh cLfl, ].:„: j,.l-,:,r.: ft.t »,„,.,„ iut„,/™.« : fa-
lutati! ves mitili IhtHt, m.ixmu .mr.-tn,qm de Ceforìt demo (uni
.
Da per se ognuno può Itinere i iimsl.i conienti , the cosi i pochi av-
veduti . come ci' iii:-;:-.i-£[:[i han litri l-pa r:i parole ; tutti però
, furie perché \ iiiimr.n-a chi
.0 diftefameme rag'ionatrj , e Imola, non fi è, lanuto dett nnì nateli
,
I pili 'kvj J* intendono di geotc addetta ali' liv.iti;
';clii> , e perciò altri
v' aferivono Seneca , e Lucano , e fi fon finte alcune lettere di quel'to
filofofo a S. l'aoì,, ; Gr«ró gli vuole liberti di Nerone , e' Criltiani :
follerò Itati fedeli , han inventato , che quel Cxf.ms iìa un nome pro-
prio. Ma giacché tutto li regola per carigli iettine , fi dovrebbono am-mettere le piti lempiic:, e pia acccitcvoj , le quali ora li hanno dall'
aver determinata la nozione della voce fruirei cull'ajuto del viaggio di
S.Paob, 0 delle due lettere ilcTiri; onde il leritimciito di quello luo-
go sì difficile farebbe molto fedito , intendendoli, die quando- dice l'A-
pertolo , filatale omitj.™ hmlhi.i, u'olc , the quei di Filippi ialutino
i Criltiani , i quali in buon numero egli colà avea raccolti , ed iftriii-
ti : in dicendo in uitre: f.-.hi,->ii x-v , </'' ì>ì^ih/i /imi, finirti , ouc-
fti debbono effere q.it-i r!ei;.i città di Filippi . clic dimoravano in Ro-ma, e benché gentili, ^ertile il lavilo de' lede! 1 (icpie immediatamen-te, ciò è, fnhit.ttit -.tot cin'n-s Lutili-, è ben noto , che clTéndoRoma,per dir cosi, l'emporio di tutte le iw.miu , vi dimoravano anche Fi-
lippefi, che doveano eonolccr' , ed l-IHtc ìuiu.ì dell' Apoftolo , perchè
quelli tra elfi vi fece lungo foggiomo in viaggiando per la Macedonia,
e Fi-
437. Si di molta luce ad un luogo dell' (pillalo di S. Paolo affai otturo
.
" DigitizBd b/Cooglt]
DELLA CITTA' DI NAPO
;mpoflibilc 'I nafcondere tal reli-
o dannazione , e reato. Intanto
mo, il quale fcrìllc, die SJao-
chiara, li! A:.:-rir,\ antica Niap.litaiia r;[ i:!iblica , t s' dìi.T>aru) 1;<
ti in i.n;ii marmi , li vedrà aver peccato gravemente coloro , i qa'tvjf; ti s;.!i:ni, mi ciro iii.lì v-.i A-\r.;~A-/:/..< .i'int^lijjai/a, ma w;idcr p.'rtito ,!' ini -litigio , Iìm uvam u.rtn gnavi'ììmo a il bel rio)
e fiirlé lian perfuafi i pico avi-cinti j liirb liimare fp
le, l^ii'i tutta volta da me reliatuito alla Tua nobiltà,
e
4.;. Perche non fi pari* delle fratrie di Nipòli! fi lifpomk l' Bollii: diari.
iSS I FENICI PRIMI ABITATORImane foto, per dar fine a parlar dì quefta voce fratres,&ie
ga trovarli ne' Bollandiani , quando da elfi li fu ricordo di 5li dL cui fcltivo eiomo onora a's. di Aeofto. che fnarciÀ
l'Evangelio nel viaggio perH(iL:.Hr^-i:lllÌ !;:d.i[«l tjlie[to oc
inoltrato o;n l.n io , ed avve
e di aucfto noftro nrimfolte dimorato in Pozzutipe defili Apoito
ra ; ali oppofra i ,
che dovevano diète 1 Tir) , c' Siriani, eri e certa , che alleiti Fenici
dimoiavano in tal eiai , avendo iii.nini p;r MiÌ!ii.--iLj, i onali non poCfono cller più fermi, ; ìieuri.ine le sveli velato l'anonimo, non co-
sì pronto, ed ammolli melili; icrittu . die .u-ei finirei (c fi dicono
anche jlAn ) s' interlunio i Criiliaui : uè le lori:, die gli danno i Bol-
lauai.iii] lòno v.ileio'.i :i decidere fatti dorici.
400. Per tante vane ragioni, e iorti argomenti, e vinte tutte le dif-
ficults, che oliar poMiern, siiti ind.;. ile vói , il quale vorrà opporli,
die S. Paolo lu accolto in Pozzuoli dalla nazione de'Tirj , de' quali le
0 Crifliani. Quindi effe.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI.
tll, ed :il<v.i» du'Lr; villi mi :l
}ót I FENICI pr;imi ABITATORIpia cclL-^Et^ , ma lenza guadagno , come nave vola di
. pid veloce al porto : a celioni ILirzrLilnwi tenuti tutti d' opporfi , econtraddire ad ogni occhione, e fingere addolìo un empito di gaglìar-
diffime ragioni in contrailo,per largii r.fcir .Idia iur lbl!ia,e poi pian-
gerla, mi che non ui-erino ivr.l- : ixilteicLi'-c però (blo l'aver oilcr-
- v.lto, che da mi in. irridi dc'Tiri di uoilr.i feli.iltima Campagna fi lò-
no raccolte tarile verità illorichc. , e coihim.uisc aiutile sì per inten-
der gli fcrittori licri , ttuiic i («itili,
4.1.1111; nini troveranno cole
attraile per più anni coloro , i quali in quelle g-.;ili , ed arte s' inge-
gnano a formare, come cili d-cuii <, ':i niente : 111.1 li u or.i , che la
.mente fi ferma dal icgccrc 1 volumi de' piti alci tempi, i di cui auto-
ri Man fapiii» vcramcnie p-miic, per non dir l'ili : ma prima bifogna
apprendere piii tinnii- '->'-< cline-. 1: .ne e ben duro, e non fi richie-
de in produrre im ciccami, ed idee. Niin-ii al ceno, che ufa bene di
fila ragione , parlerà a diiiivore ntorco a qucile poche cognizioni,perchè ho taciute le incile, le quali hi traile ua e fi: lettere rcllitnite
alla loro antica verità, e le/cune, e prima ci erano occulte, nii piace
ridirle in compendio. In quanto a'i.i l'uria [Lino ceniti in mjti/ni di
gran pregi di natta Campagna, awn.iuci ri»- «iute fu/toni di Fenici
con tempi, c Munii , ed 1111 ili iciri olii . ominerc;» , the queilc fa-
nol'tri abitatori. S' ignorava,quai IXii'i li l.,:
;
e Italo il Duljre,'ccre-
deafi, che folo in Arabia aiea cinto , ed ora li sa , che ti gli dava
anche in Pozzuoli: li L.ggea1 :c« : i alitici;! , che l'adorava in figura di
un latti quadralo , t li i pa.dat,, 1 er feliciti de' 11 -liti [.-mei , e del
Principe ellérleiie ritmati due : lì è infilino il Duliiie dal Bacco de'
Greci con proporre una mova eiiuiologii , e fot le vera ; in compa-rando ciò, che dicono le due l.ltere con quelle due quadrate pietre,
fi limo (coverti più li. ili ne'niodenri eluditi (ci !ti-.-ri , e li è cala <.\:..:\-
che parte della teologa de' serti i oricMnh , ia quale è Itala tèmpre
grand' oggetto decumano fiipere , : Mari t un ha recato gran van-
ìenf l'alta' amichili, da 'che quui Fenici duu„ r.o. ano in VamvilcT"- " ~
alla fiorili la:ra , ed Evangelica —Rino , che quei , i quali col loro ; ila eaitrtnplare , ed alzarli [òpra
le colè terrene, ogni eo'a mula: lieto laldaudo , fi d il gu 1 tenui 110, che;
de'Tirj, vecchio moiionieuii. , ti è data molla
li Filippi , ed al limolò v'
* delie voci
't/Iii^i, c/eff/n finora ci.duti oliere itali : Crc: ;.;v.i , e non 1 genti-
li ,quantunque ci erano laute diurnali , le quali con tra li ava no il co-,
mune leinimento , e per mezzo di quelli marmi finora quali da tutti
obbliati, perchè guaiti , damo rimali '
p..ghi , che in Pozzuoli, ed in Ro-
DELIA CITTA' DI NAPOLI.
ma I' Apofyilo 1" accolto da' Tir) , de' quali fi fa in ed
lungo ricordo, e q-.i.Tii li !
:
.ir'm> frarres , che rinve;
due le diti . Tal l.iLt.i cium (Irina batterebbe a Ini
in predio fili ftudj degli antichi profani
rL-,'i-h- Mini Nivj ciimuit.itun tì.'i;li At
lo, fe svollero ravvilati quelli marmi,;nr;b:] ;mu illulìrati tuli più licita
iiì.lu.lj-.o!- ii;;r.i:. l'er r.cn ;:ìLt hmpi ir:
iole Kisiui rilavanti i\-r la fioria, clic
d incidere tali voci in idioma nati
mito «ile
Sta!
o fiati.
, perchè dalle medetime ad e-
iU-ii r.: Ci!]lr.!jjpn.!. t r I [jl-. 1.1:1 reni- in i\i//iioli viailillima ,-. [V.U'uli,
e due cittì avevano infìttile Ik-ld nc|j™i > con"' fi è ritórato
dimoravano non pudic l:a/.i:;ni l-'ei::ci;, non iolo in rem-
411, I mirini dt'Tìrj tian iccaio jjrnii'ijrjio «11' argomento di qgcfl' opti».
37° I FENICI PRIMI ABITATORpo degli Augnili , mi cvhn-Sn in pisi alti ferali , Eccome
;e,,ad abitarle: i piii favj uomini i-ij 11
'—' , come il Bochart , hanno occupa
e nazioni i Fenìci fi litro™ i più prunii, i
i- Origine Fenicia ,ii X: riji ven-jr.i ;;': :VI:ciracntt, cfce snidili ettU"
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. !7 r
i Iafci»r il lor Aiolo, per acquilìarne altrove; e percii anche il Maz-zocchi nello Spicilegio nel Gen. pag.171. parlando delle colonie di que-
lla gente con il generale miniera ci dice : Fankum navigariomouscaia milhs Afis , nullm Europa rctcflui impervia* feerie , &c. manielli hiblinii i'^ ijiii 'i iiav.' rinvenire per la pili Provincie oc-
cupate da'frcnici, c fc han ritrovate eziandio cittì, ovvero men grandi
luoghi, di quelli n'han raccolte pochiffime autorità dagli antichi icrit-
tori {forfè pochillime ve ne fono) aggiuntavi da se qualche dotta eti-
mologia : ed in tal guifa ci han iftruiti eflere d' orientai origine tali
contrade, e cittì, fenza faperfene , perchè non il dicono , i nomi de'
conduttori, e delle Delti , le quali uortaron fcco, e neppur l'età, fe
min coutil (limente; ed inoltrando le Bvole de' poeti non ci han divilò",
quali fono ufeite nell'etì Falegica, e quali neh" etì Fenicia , onde ci
li dì a leggere , ed ammirare l' erudizione, ma non diilinta : all' impe-llo s'oflcrva in queft'opeta,che io in Napoli, e ne'luoglii vicini mi fonoIndiato, oltre l'avere feoverto l'orientai principio delle voci, forfè noncon iftento , ma con natia -linceritì , non ho fatto deliderare nell' argo-
mento mio documenti Dorici icttnMniltratimi o dagli antichi fetittori,
o da altri monumenti , o con dedurgli dalle numerofe iavole finte in
nollra Campagna con inombrarle da'poetici ornamenti. A niuno dovrà
ri 11 crei: ere , anzi dovrì commendare , (è in un intero volume fi è fcrit-
, come quelle de'
tieniti, che quelle della Palefiina, e della Grecia , colle quali fottan-
lo pi'tnbbono contendere : ed è ciò tanto (limabile , che non poche
cittì ora di nome sì illultri in occidente, e nel fettentrione d'Europa,
perchè ne fon prive, invano il defìderano.
414. Or io ho ragionevol pegno di Iperare , che debbono dìér lieti
414. Kjjoli pia IsliM d'Attnc in fui orìgini , t nell'etimologia dc'luoi Numi.
in. I FENICI PRIMI ABITATORIi nollri cittadini di veder la lor patii.) in si rimoti tempi abititi , edtiferei rimali tanti mommi tuli , i quali il dimollrano , e ve ne faran-
no altri, ma a me oltre quj , die ed correr degli anni s'ac-
quiflcranno. Quello ['ciò, dr.: più rilava, li è il credere,die eziandio
Ira le piii antiche, e rinomate città, non dico di Roma, la quale nonpuò vantare aUilfuiia orbine, 111.1 di Alme iniaisfima di fama immortale,
non so le taluno può rinvenire q:\i ceumeiri ni dia antichità , cheii fono da me raccolti per pregio di Napoli. Quantunque in Attica vi
folle venuta colonia orientale , e proaviamente i dilcendenti di ]on,fi vrasja Nociuti nella Ci.S. psn.15;. gà i^"-' noltra città, nonlì sa psrò chi li Ili il vero co.i.iutiore- , riè t;n.il
i \unii vi avelie uorta-
ti: s'ignora l'etimologia della vose A'-^j-j u,qii.iiiTiiini«e fi fofse lìudiato
cercarla il l'erizzonio nelle anrrnt. a!'.; Minerva d: Sanzio p:ig.so. e li
rimette altrcil a quello, che n'ha detio filini Eliano , ma non rende
paga Ja niente di chi il legge : ra, eh- altri, con iltcnto, e debole ru-
garne lì fono ingegnati trarla dal fenicio parlare ,mi nè il Ssldenu n't
Din fyvis, nè il Basilari ne li.m volimi far pruovj : e lo delio fi dee
aITcrirc dell' origine fella vece Mimica, che il Guicarto ha voluta fa-
ir ulcirc da -tue , iii.mjr , che la tanto s'nflcrv» ne'fanti volumi, quan-
do fi parla della grand' afta del girarne Goliat , e dinota jugum lesto-
rimi , della quale origine li vale .ri. he il dot tifi. Mazzocchi ncll'etim.
del Volili) ; ma oltreché quslio notes Ebreo marie a d'una filisi», fi
vede la Dea del làpcrc, figlia del limino Giove eiierli chiamata Mi-nerva di un meftiere il easno uregsio:; ce',, v binimi , eh.- i; le .-.liri-
buil'cono, qual fi i il telare. Kè mai lì i riiiveiniio , onde è formato
l'altro nome di quelli Dea , ciò è- iuv.ù , ci:; Omero non mai divi-
de da A'Ss'wr, il Vofiio nell'ctimn]. usila e. se .Miusr-jnl il deduce dal
Caldeo mSd, e dice: L'uni Uccrviii :ir,,i:-i.i fi. re fini a Syr'ùs, acPia-niriÙHS , quii
fil'aliai
,(;•'.£ <;b, !,;<!'.<
, i-' ini i.-jm !,c fi'f-nùn; c/i pro-
fa, acijii'a fmbcFi fi-!'i.;ii;rji tn-iL, tpfd n't occdtum effe , iter» tu
admirntionc die ; t-.r.J: & ji-Jlì;'; , /. loi./eo , hitìhzhm , ffean ?
ma fenibra , che di tale origine ne dubiti lo Hello Voffio , nè il Sel-
l'cno .le /In. .fj-Kj s' nubile ad aiiiinsllere TI-,»-.,'; tra (piedi Dei , il
che non avrebbe ome!:o . ic n::le nome Siro . Se dunque li rinviene
grande nidiritii nell'ori;;, ne snelle della citta ci' Atene, e di Tuo nome,ed imeiicirà neh' etimologia del parrai Xums si ìilullre ,
quantunqueinnumeri: voli feritimi cosi antichi , come nuovi le n'han fatto pregio
di dirne molto , farli bel vanni e.i nnilra città il liiperii tutto ciò , e
l'clierci il:n.,;i ruoii, uii.iiti, da' quali li è ra.vilto.
415. Ma non !i eredi, di.- ani, anteporre Napoli a.: Atcuc.psrcliè farò
pronto acriulel!à:e,eiie per aul.iuia].' d:,;i fi li, ipat'a più iiiu(lre,e ripeter
fempre quello, d:c con brevità leale ne Icrille Vcilcfo 1. sS. Una urbi
Attka 'fhììbns atpih chqxtcusia , aiunn wiherfa Grada , ube/tm flo-
4ij. Ne' t=mpi portatori nollri città divenne itlultre , tra il li fu Atene lìcita.
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DELLA CITTA' DI NAPOLI. 57}
r*h, « carper* pnrìs iti™ fipawa fin, in din chi,«e, tm
Renì,i -aere fili, Athemtnfinm muri, daufa aujttmcs . Le «rane poi
vicende diri tempri, che il tutto vince, per cui il buono fi fconvolge,
fi muta, e rottimi anelie ir:iir:ik\ . n!ki fucine desìi Augufli fi vi-
le N ipuli ncli A 11(1 J ncieì G vi'
icrittori dirli Ama' , ciò è /Itk.-Hjcufes : e ne' tegnenti volumi tih
©rv nui paleléremo , clic le lcien/e,c le I-elle arti per ragion della cb-
lonia Atcniclc , che venne tra noi , e ci chiamammo NintXrrtr, qui
li l'.-rburi'.rTu nell'antico vigore, e culto , e le rimoie genti , ed i Ru-mini lìdi! in Napoli portavanli ad apprenderle, perchè libera città, e
ili Colllimi interamente fi ree: : «riunenti) di yr.us fama , e pregio di
untici città, ed i monumenti in bronzi , in marmi , e ne' vecchi libri.
tunque multi han voluto fcrivere delle patrie antichità : ed io ho ncll'
mimo una gtnerolà brama di giunger predo a sì nobile argomento,altamente lui.iccndomi . che me il vieta, 0 per dir meglio, ritarda la
, che da se ognuno penfafle , che fa
i noltci primi abitatori, li lou rivein;-
confiderahili,per la noltra Itoria.con
diato d' cipree nella prefazione.
gente più culla , che li t prdvi
Fenici . Ma o li creda abiliti ,
41(.RjSÌ0lli,ftttli;-,tt:ni:ul i i\>..ir>,LÌ U.-.-j i.l i j;]. s^i n3 ìmt nti.cheiiesiioi
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371
jÌGGlUNGIH^ENTIt
E ciò , che è da mutarli ne!f opera , con additare.,
chi dinotano le figure, le qu.i'.ì f,id<y,"\jM
.
417. pjg.id. Ho delio, che fi Omero , ni ESdJd Tana ferrai iCtclfr' piarne & bai creivi per g.vfo fella ì pofies,,,, p,eii : e
p;rOm;ro li:im Henri, e ch'i ballerebbe per perfuaderfi eziandio,che nonil dille Efiodo , cflcndo tempre concordi quelli due fovrani poeti . Miperchè ne'verli di quello ci ha qualche piccola dubbiezza, ed i cemen-tatori, e traduttori non Scovrirono il (cntimcnto , fa meftieri , che fi
Rpirm ir, ZTTttnrfo -n
or ZtuiJ farri, t1
;s,TOl U ™ to ali itaa
1 qiian molto conmfaUKtite fi veggono tradotti nell cdtzion di Cleri
Farro (Terre) genult & Cychpm fupevbnm cor bebentes,
Brontcnauc, Steropcque. & Arivi fini env.m p!:s:ii;:i:n:
Q«, ]a-j, ty tonile* dederunt, & fabncenmi filmai ; -
Qui fané per alie Diìs fimilc, erme , .
Unto vero oculus media pefttut erat freme, OY.Certamente giufla cotal-verfione fi fa dire ad Efiodo, che i Ciclopi fi
erano artieri di ferramenti, anzi che sverni nomi di Bronre, Srerope,
ed Argc ; e dee dilbiacere, che non iòlo i moderni lavj in Greco idio-
ma , ma eziandio gli antichi poeti , e coloro , che fcriUcro in Sciolto
patlare in tal maniera interpetrarono qudìi verli . Se perà fi pone men-te a ben dividere , ed a diftinguere le particelle appolle di! [lieta , fi
raccoglier! quali ad evidenza, che i Ciclopi non lòno i tre ferraj Bron-re , Stcrope, ed Arj;e: ellendn il penlìero d* Eliclo , che la terra par-
tori i fuperbi Ciclopi , ed in oltre i robufliffimi Fronte , Stcropc , cri
Arse: si 73wì, quelli fommi mitravano i fulmini a Giove, e gli fabbri-
cavano,^ ti, quegli, ciò t iCidioi li erano limili agii Dei, ed aven-tino un lo! occhio in fronte, ec. Vappren.L- \::Jla ne'primi rudimentidel laper Greco , qual fiali il valore , e forza di quelle pìccole visi si
HiV, ed or 5i, e li sa, che richiamano le due didime cole poco innan-zi nominate, come i Latini ;i l.ipLT.ui^ i Ini pr- j->. 11 ii hi, ed Mi: e iòlo
colui l'opponi a non ò verli in ni:.f:- quiù ur,T..!.Te tali particelle, chedi rado è ufo a legger; leritiori Greci. E; dunque vero, che liccome
*i7-Efa>do irai fa farsi i Ciclopi , come lui) cidutnjiiiniicbi , e moderni fcrinori.
37S AGG IUNGIMENT!Omero non fece lavorar ferri a'Ciclopi , cosi rieppure Efiofo : e lè quelli
noltm Cr.t^rc : il che ignora
mW'O.v^.Ì.. riè K K:.'j;u, uvevor:ù Ji i t :r :
.
l ; riclin;,!:j r; :
deliberarli pili <>p|-iirf. ii;i j! m:n .inquisito : ma (rampatoli lo Spicile-
gio lopra il Cierteli del dottifs.Mazzocchi nella pag.14.egli recita quello
luogo d'Omero, e vini!-, the ivi s'intcmla a'-jm; per lo pelago irn.
menlb . Poiché l'amcrir": d'uomo <i petrebbe nuocere a quella
3ofeijli"tale fletto
che folo dell'Ore:
, ni mai l'avrebbe detto , perchè quefo
rifonde >l Mjwoechi nqn tJTer in Omero fi'mw il vallo pelago.
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A L L' OPERA.ino i mari ben Brandi , avviandoli
rpiefTnini. Non ha avuto mai necef-
perchs Uliflc navigò Ira il ló!o Mt-
Jufìter Tbsmiicm n-flìt Dw s.i icnchnna varare . . .
Ncque jhji t&utn- Tl-.-Sic-.-jir. .:1,t::i frstet Orcaiwm
,
Ncque Kympk.irum , bis imurr.: pidrhra habìr/mt,
El finiti fi«-S,nrmn, C p;:iia intofa.Emo all' evujsn/j mn s' dilava
, tii; Oceano è tra la numerofiìlimstuibl tie'Fiumi, dicendo il poeta, clic tutti quelli intervennero al gran
Ai). Altra (colpito luo£o d'Omero, tilt l'Oceano i un picco! mare.
37 S AGGIUNGIMENTIconfdfo , fuor che mafiif tìxuais , e ntuno ora dirà , comcchè odil'automi M.i/mtvhì , die l7.i .qui l'Oceano lo fmifurato pelago,
c non l'unione dì poche acque , vedendoli pollo al confronto de fiumi,
e tri il novera .il piccoli Semidei , e di Ninfe , altrimenti ne' divini
f.i:\\y.,' o:!.rv;Tdabe rtraniiUmo penfarc , anzi uno feoncerto della na-
tura. In oltre II gran Nume di tutto II mare fi sa, che fi finte Net-tuno, anche da Omero, c-quefti eziandio venne a tale radunanza, anzi
egli fu il primo j lur'iun-.'ni.ir-, ed occupare il più degno luogo v.ij.
priaìs de Jupìttr , c' eji-i-dire , dbc (cimimi de temn ni peui nion-
ler m dipi! de U fiate , su' il ociupe : ma dova por mente Mada-ma, che i Fiumi, i quali pur fon acqua, andarono all'Olimpo; oltre
che gii v'era ito Nettuno, eh' è il gran mare : ma quando alle don-
410. Si fpitea, ptTtii! Ottano fu difpenfiio dall'udiri ilio fluiiuina degli Dei.
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A L L' OPERA. 37j
djnno quali tutti gli Dei, e le favole preflò il noftro Cratere, il qua-
le e l'Oceano, e che in elio i' immergono le He arcane acque, e pie-
ne di miiìeri, di Cocito, di Flegelonte , e di Stige, e quella (pecial-
mente tanto temuta , ed avuta m orrore dagli Dei , non fi [«tea diOmero non ulàr ogni oflèquio -a quello nolìro brievc mare , e difiin-
guetlo da' Fiumi, che furono chiamati a prefentarfi a Giove.411. Ed ora intendiamo altri luoghi d'Omero , che fono flati lino
a di noftri ofeuri, ed interuetrati in vano, e per abufo. 11 gran poeta
fa dire dò a Giunone 11. (. zoo.
To'i d(j' Oilsm'»-, iif' intfJi, leittl Amo, X.T.KSi:ì:ra n!mx fina tsrrx ,
Occunwn.jun Deorum pnreatem , C mntrcm Tllhpn,Qui ma m fuis sdibm ma^na-cum-ruta marì-vcruntft educurunr
Exeipittttet .: Ri Lauandn w.fi .^.-iirtintn ì.:;cfai: :i<ijap:li-r
Tcnum fi.b.'cr dijccit, & iafruSiufaa mure,
.Ha vaiavi/uni, & ipfis acerba /ita dirimami &c.MI fono valuto della comune veifione, comechè poco raggiunga la ve-
rità delle voci Greche . Da queffi rauguardevoli verfi fi vede, in quale
Origine degli Dei , o'ehe^da effo veramente qliefti fuffero natif e da
Tctidc, che anche è l'acqua: intanto qui troviamo Saturno il primopadre di tutti i Numi, e dal fuo figlio Giove indi cacciato fotto altra
profondo mare : qui s ofTcrva ufeita alla luce eziandio Giunone dalla
prima delle Dee Rea : e ripeto , che con avveduto dire il poeta nonunilce l'Oceano co' Fiumi, nè il fa andare in Olimpo. Ni terminano
qui gli onori , ed i pregi del noftro mare , perchè divenuto fovrano
Bbb i Nu-411, Altri luoghi d'Omero intoma all'Oceano primi odori, ora ben ihiari.
AGGIUNGIiv-e, rimali in fecondo luog
Diu, di tutti gli altri Numi,4=i. So, che taluno, e forfè
Orlici i^itto non può prende
mi , le medefime anche unifee all' Oceano , c non fi lecsc alno nell'
Iliade.cd OJiiìéa, die n'»->n!s ÌA-.C , , c i-X?- onde da mie-
to vera, e felice o^.-rv.izi-jr.c , cuiiìlvSiì nuova, giunge fino all'eviden-
za, che l'Oceano Omerica non lì i il valtu prì.igu, piaghi l'i^uagìia
a' fiumi, ma fono le poche acque del nuliro mare, ed il Dio Sonno di
qile-
4>i- Oacro fta.pt dice fiume l'Oceano, unmtlogli ragui, ji'irf», j*.
ALL' OPERA.le Tolto inferiore aGW
: (òffe entralo in dub-
yolc più liminole, [.ani: III anche blindo ne [l'ammirevole Teogonia,gii di me con quak-1:'; iMi.ità diviato in l-rnn.i [-arte di quell'opera,
ic dunque, e già li è dello, fa dimorare Saturno , c Tua moglie Reain 11. f|'i.iLi:c,e da tifili naicne la tran lamblia d.v;]i 11::;, a ra-
gion vera I' Oceano li è yinm lara™ tìisii , e con si lemplke inKr-
41 j. Il dilli l'Ottino Olii ji'jiiì tonfami, the Ci il nollio Galere.
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AGGIUNGIMENTIe che da se natte, ddlVroka indole della pos
«i,'e che Omero ci volle dire fifici integramenti . E
tnrBa •nTjto©- , Ofi»-
,e Cmtetc^t
e^ero^^OThi fi è
iiuni 'di Barnes fuggir tal fallo neppurbut de Fi.de i.
lune air niàfi fcrebbe dire ad Omero" ci
fi aggiungdTe quello vt
. . . F/uiiii «r/ài
bj, a/jiic Deli, plttrhtum terra parlerà pervaditi
nche quifti li
ino Omerico.414. Avrò lode , fe aggiungo piccola oiTcrvazione lopra la voce yt-
»<», la quale , come ho detto, lolo l'imita: il poeta all'Oceano ; al-
tro ella non può dinotare , che orr^o, prmóphm , ciò è , che prellò
Hit. Quelli volt juir.r d'Omero pul giovare id in e i divini libri.
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A L L' OPERA.quello brieve golfo nacquero i foli primi Dei, indi da quelli gli aliti,
non che tutti in tal luogo follerò tifati in luce , onde yinut; avrebbe
u:m firmila li^ni lit: i/.ìhk- , c di fommo pregio per Io noUro feno , cc-
raechè elfo fi dica femplice origine della numerofa famiglia de' Numi:e quella nozione di tal vocabolo gioverebbe a coloro, quali intendo-
no il titolo del primo libro di Mosè FENE2I2 per lo principio della
creazione del mondo, non che dinoti anche le generazioni de patriar-
chi, ec. Ed anche S.Matteo, quando ferine &&>.& j-c^Van IV» Xy-5-5 , volle farci fa[>cre l' alta origine dell' umana ftirpe del Media , nilì dovrà penfare, che quel j-ìviik fi riporti alla ferie anche de' difen-
denti di Àbramo. Ognun sa, che intorno a quella voce cosi i conten-
tatoti di Moiè,come dell'Evangelilìa eflendofi divifi in ifpiegatla , han-
no unita lunga erudizione, e recherà lluporc , che ninno fi valfe dell'
autoriti d'Omero, la quale fembra molto opportuna: e chi non dovrà
offenderà1
in vedendo recitarli tanti altri (cultori ,chc hanno nominato
J-bmh , ed indi obbliarc Omero , che dee filmarli, per dire una cofa
piacevole, il yb,™ d'eeni favio ! Ultito in luce lo Spicilegio fopra il
fer di grand'uopo traferivere il luogo intero, che accenna il I
per ben olfcrvare,fe in elfo tal vóce vaglia pitltti- indi avrà
di proporre qual fiali la mente di lui in cìfi vetfi,ed altre cofe
a *JpK, le quali mi hapalefate la' forte, più che lo Audio, e
4ij. Si comincìi i lifpontlcrc id aliti oppcfiiione contro POcean
3S4 AGGIUNGIMENTI
co lunjji da Trujj , e vicinifflme al Cherlònefo , e diftantiflìme dal
Mar Nera , eflcnduvi fra quelle, e I' Egeo le non piccole acque della.
Propontide : e farebbe (tato niente favio Omero , fe avelie fatto pian-
ger a TctiJe la trilla forte d' Achille Ino figlio lonlanilDma da Trop.Pochi non fanno la troppo nota epilt. ix. del Ab. I. Trt/f. d' Ovidio,
il quale colla fua Mila felicità fcmplicc ci dà il viaggio per Tomiluogo del Aio elìiio predò l'Enfino, e per giunger qui, avendo nomi-nino Samo, ed Imbio, «derive aliai altri gioghi v. 17.
Fleximus m Itv.nn ani':,-. , ali HitVofii mhePeni-Ufi ai pr.rlm, buina /™ , tua:
Inde levi vento Zcrynim.: ìi.lor.'. y...Un
Tbràtìam tttigit fcffa tarma famon , &c.Indi proRe^u; lino il ;o. verli a dirci citi'i , e fpiagije , e neppur la
nave prende lido a Tomi . Ma farà baflcvole ciò , che ha raccolto di
quelle due ifole il Cellario to. 1. Fa& >°Ei*- 10S7. ed accenni ancor»
41& Eh quelli vrrli non fi full ilei Mar Nrra i ni qui i/^u» lanifici pd*i
.
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ALL' OPERA. ;!';
altri luoghi d' Omero , i quali le dicono Inntaniflìm; dall' Ellffino . Ordìendo ciò vero, come Te lenza follo, in tali verli Omero non dareb-
be il nome di palude, o (lagno, affivi), al Mar Nero , ma al vallia-
mo Egeo; fi potea peròpenlare più vantaggiolam ente di quella clprcllione
dell'immortal poeta , ed oilèrrare allento, fé Mum nell'll. ed Oii. olire
la nozione di patta, n'avcflé. altra più generale, e pili doglia : ella vo-
ce non una volta vale il cupo fondo d'ogni marci cosi neH'Gij-. v.i.
cioì , il Sole fi fpinle al deb fingendo dal limpido fondo del mare,non come fi traduce comunemente , a palerà litcu : nè mai fi rimartipago, che una palude poma edere >f£jti*Aw, in cui ci abbia fuo ripa,
lo U più bell'altro. In oltre nelf Od. : v. J34- 'finge Omero , die la
Dea Leucotea nel me?™ del mare Gionio j ninno il direbbe fogna,eppure qui fi dice Aj'^h- v. 337.) venne in allo dalle profonde acque,«k5u't«s *i'fim,-, tmirjb ai imo, e porfe ajuto ad TJlilTe , che giva a
rilchio di fommergcrli : e chi può fingerli, che Leucotea viveva in ac-
que palullri, ella, che ihìi ii vihilyttiri &1Ù1 ì^ìfmici miiV, mari; in
fiutìiius Deanm farina trai honorem ? Credo edere biifìevoli quelle
due autorità .quantunque ve ne fieno altre non poche,per non indurii a.
pcnlare, che Omero chiami i grandi mari hipxu , come ha voluto il
dottifc Mazzocchi,' onde va a dovere il dirfi, che il "luogo dell'Iliade,
che egli ula per tale lùo fentimcnta , fi debbo intendere non altrimenti,
ine quelli due da me rapportati ,e cheTetide piangendo fri rrii j*a-
*VP?, i« fpecu cava, la vicina morte d'Achille, in immergendofi Iri-
de nell'Egeo mare prelfo Troja per confolarla, hnn'j;in ^iut,fmaal fondo fifoni il m—
417. Non d farà ..
nv.eiU bollii dell' immortale Cnon mai ufa mania; ci l'ariate ciurli: ci.i t\;:d divino poeta ; egli ci
dice nella Teogonia v. 5^5. che >i»n è lo lìdio, che (3i»S©-, picfun-
dna,, nè a tale autorità è lecito contraddire:
Jldvrq ou.£; '-,'t-i: , t)n',.jv :,')l.:tx ..'-.ì.
Ter mille enim funi pulebevrims filis-Olsam
,
Qita: fané àifferfa itrram , C pmfanittatcs mariil'affi»! farisei- inculimi , Dtarim inelyla protei
.
Non debbo non curare , che Omero fi vale della fleilà cipreffi.-n; <li
Bi;5m \'<imt più V ( Ite, mi pisce nitrire i fuoi verfi , indi intomo a
quelli , ed a qua J Efiogc-appon* brievi ollcrvazioni . Introduce eglinel principio dell' II. Nettuno , che da un alto monte dell' itola diSamo vedeva il Troiano campo , e (betta da dolore per lo mifcrevoleHata de'Greci con Ci! ; tre ire incidili ini palli d-'tt-de dall'ifola al vicino
Tomi Ccc mare4:7. Ltiojo d'EGodo, td atui d'Oratiti, ove Mfui aoa ligniCci patti.
ìfSS AGGIUNGI MENTImut, e vi s'immerge, e nel v. 11. tifa &'i3iri ki\ivw, comi Élìodo:
. . . EV9*t £ ti S.V^rrr *i>«
. . . /(Vir r! ;,:rly,s niu in i,,n mari
.Aure*, cnn<:r,T'!--.-< t.v >*;:<: f.t rr,;.'.'.- , hnrrHpt-HUis frmprr,
Indi dilli pnif^:'Ji;.'t rl.Ton.Ie li,™-.- lì oh cu .-duo lineo da' cavalli
marini , e giunge il lido di lV.r.i tra filile di Tcneda , e d'Imbro,gli leioglie , e preferii - loro ambr u.-r biarli , e gli ferma al cupolo:i;o di quelle :ii<irle, e rbetc ?;V;-.ti Piarti V. jj.
Eri 5; n r3,5 ( ;,;J -I.^ìti tómtMsj-riO-ii; Tti-s'i'sn, l'u'.-.i -jit>\iìtt>,s
yE"v3-' ",***( ìrfTf nirnf-j'M, iWi'jiSw
A™ o>i.e", l' j'il.i.-iij.Si^j n'Sii
E'S™, H.T.*.
Efl sutem quidam /pena ampia lari in profondo mari»
/nrer Toiidum, &./Mimi» afpuram
,
. Illic equi! fatl'larc firn H.fniwK prorc/hs excitan
Solvati et «irritili, juxiaque dì-v'mum appqfuìr pabulumM cii-ninm , &c.Da quelli due formi! lunghi d' Omero fi raccoglie ad evidenza , che
dinoti il fondo di ciafehedun mare , ni v ha chi podi penfare ,
die i! gran Nume Nettuno (ignare di tutte 1" acque avelie Satin»
cocchi ,cavalli, e !' l'.iruh.i per lor c:i"> : ivrea dunque 1' eruditif-
liruo Mazzocchi non far giacere anche Tctidc Dea del mare in unoIhtlrio, giacché il pela iil-1 1 li rigo ria quello [avi;) citato dice, che dTa
flavi tv rtijì y\ifuff , non altrimenti che Nettuno , e in immergen-doli nell'onde Iride i-!>-:-.'i;m on bili arriva tradurre iramugiit
palin, come ora fi vede, ma il rapo fondo dell'arcui: % e fon fteuro,
che fe all'uom doriiffimo Mèro fowenute quell'automi d'Eliodo, e
d'Omero, avrebbe ferino i'oppolto. Ir; oltre di tali verfi d'Omero fi
rende piò laido ciò , che poco innanzi mi fono liudiico moftrarc, che
Tetirle non piangeva il fato d'Achille nell'onde del Mar Nero , ma in
quelle preflb Troja, perchè ii poeta dice, che (lavi fri Samo, ed Im-
eni ; ed in deferivendo il viaggio di Nettuno , che fi fpinge anche
nella Iteffa città, il la partire da Samo, e il fa immergere , per la-
friar il cocchio, e cavalli, nell'acque fra Tenedo, ed Imbro, nurrirrùt
TeiiSrii,'J i'(ifl;n, e dice, che quello Dio del mare dilla fommità del
monte di ella iS>!a S.nun velica tm-a ,ed i Greci fiioi trucidarfi da'ne-
mici: quindi farà a tutti di liupore, che con si chiari documenti dell'
Omerica gei.Liralia li vuole poi Telale diserta , e piena di lutto nel
mare Eufiino tanto lr-:/..rv; di': Tbimib litio , e Ja Achille.
418. Rimane ora pie Lire ;:iè a'iiivi riulciri grave , comcehè fieno cofe
41B. Ripetere due voci dello Dilla valore è tlegama in ogni parine 1
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ALI. OPERA.. 3B7
gramatica) che non c importuno ufar due voci dello fteffii
.
., - lipk-fiare una medefima cofa ,
lignificando così %t-Z<~--, ci;ru_-
» , pi-s/iiudirai , ni li dee chiamare tale cfpremone vizio , e tautologia;
Tacentifi a igrai
1
HIio*
dine di non dinm^Lcrc tkvere . m.i tutti 1 moderni , edanche gli amichi comcntarori de'due poeti , ed altresì i vocabolari, ben-c'::i [;., ;a ani:iic:t.Liio , ci;; dinoti ii m;ire. , e la profondità.
411?. Intanto debbo dal molto dettoli di *i>(, raccogliere, che nonv'ha ijnilj r.iiiione fecondo ciò, che ha icritto l'eruditili Maizecchi,'che Omero nel 1ooi;o , "il nm'.t et li ba cium , ula noranot per lo
gran pelago, e ii'u™ per l'Enflmo, cucndo evidente, die "fetide pian-
geva il filino d'Adii::; nel fonda dc-li"Egto , ed aMazzocchi era Arena
4ip. In Omero difi fono Ji coiionc diiirfa d» quella , che altri peniti.
3SS AGGIUNGIMI N'ncedììià <5 rifpondere, perchè, come innanzi ho d:
ed anche d'Eitodo,i quali dì conlenlb vogliono , chi
niiEino Calere ; ne m;i quelli sì avvedutili imi pa
di tu sui, , e elle limu [li cori.i [ly/kine, [.
tlllii r.l.l ...,'...!,( 'MI
jfiiMw l'odierno immenfò oceano, ed il ben ampio I
430. Effemini! loirlii con quak-he felicità, e nuli-;
l'arem.
Teocrito ndl' IdilL (. v.17. chiama, ic Kinfe A.ti-ai'a: . qui lo fcoliaile
v' appone infcìi.illiiii:! , e lirievitììnv: ipic,-;-; ili- , ciò i , TO! a.orpij:-
fis.it iv , 'oerfanlei in feluditus ; al grand' Einlia non è ito 1talento di nulla enervarci, ma all' "ppdìo .nelle Metani, d' Ovid. lib. 5.
v. 48. Edita limanti uitteis fepsriffc fui antri!,aggiunge una ben
duna amuila/iu.ie ; e fra l 'a: tre cole ci ilice: Ct.t ,:f:-d Laccdttnmiios
diluì» fui.fi! Lifnnitim Dian/tm ex Telilo difiimus /ii.tv. . . Limna-tis dtCì.t a Lininit oppiJo iw napniis Lnndtmcm.irttm , O" Mrlfcaio-
nm . Afum, AikvItis e/ì Pmfsnis in Lacerna! , : ;.-<fci:kis ,/kh.ticti,
© Aliai poflitii . . . Idem in Cerinthinh , & Uccmch Ap-nfaiEw
A.-ui-siii! mcvh-ìììr, &c. ["» a t.ilur.o i-i.ieelì; ravvisare- prcftu quelli luo-
ghi di Paufania , Silhurgio al cap. 7. Lacun. eli dà pag. 110. ediz. di
Cunhio. Sarebbe òcli'cpcrn e.-.-- l'iiiitilmenzi lie^H [cri t cori antichi fta-
hilire, perchè Diana app=:iavafì Ai'nJ-;.-, uvceio Ajm'j,', benché elTa
riufeirebbe dura, e ben lunga: al graode'Spanhemio potea cllèrc agevo-
le, ed io credea,chc nell'inno di Diana di Cai li m. ove egli con ilccltl
erudizione illurtra afiiì nomi di quella Dea, avelie impiccata l'ut dotte
cure eziandio intorno a si ìlluflrc aggiunto Aiuoli, ma rimali fallito,
npn avendo rinvenuto ili e:lo ly.ppur brvvi'lìraa rr; ci ieri e . In elianto
alle felle altro non ci dice il Bamcr to.t. della Mito], pag, 5 17. che hsLimniicidcs , eliti de Diane furtiommce Limnatii, e non ne dà outo-
lità; il dot tifi. Cur (luci, i! ij-.-j.le iit'F.iiii Anici ha raccolto tutto ciò,
•che C affi alte felle de'Greci, non so, perche nel to.:. pag. 346, (t i
dimentico di quelle Limii.uiili . hi t>:tre , cllanluci in Artica àrgót-tsiw Ufól ™ Ai»o>* il Ai'uiBt
, vetuflij/iioum filmini Bacchi ili Limati,
fon parole di Demolirne cecini Neera , il Canonico Cliccozji nel to.
\ dell'
4]5. IV^triw ig£Ìimtti di «rie Deità : le netipoiiino ìnWleve l'opinioni de' favi.
4. dell'Accio
de' 1.1 .' re r e 1 ' '. ie
Itili!! mar.ier
il! pyvfnjì:« .
pmova, che ni Die:'! io , né buiia/.iu lun compreia la mente ili Stra-
tone nelle vori oc^i; tì; Ai'ho- , e non menu Ieri','; ci' Euflazio , clic
quello: Haiti firn tjmen J.un reìie nh-.inia Str.ibviis reperì? Me
nmlte parole di lui, e b convince di fallo : c fembra, che Iktoine di
«fi»* non lì è ititelo ciò , elio f-.iili.:.! in Omero, onde fono (tato co-
fìrctto a fcovririic in tal poeta il valore , co4 ; avvenuto nel luogo
di Strabone, e i amnorerà il d.i:no d: <]i;ertu ukm'xjIo . Indi il Sai-
mallo conifcelta erudizione adiitingue qual Sx^riiui Xjun<s, or #«hì,
fiero del geografo rinvine ben chiaro; e tutti dovrebbono lecere, conquale feliciti in tale dilKcile luogo rende paghi gli animi ed eguale
al Salmalìano faperc io mi defili™, e m' mere Ice cilémc molto lungi,
per potete non con volgar ufo illulirate anche inOmero. Se poi
piacefic l'intendere, che dinoti il verbo Xipnx'u , il quale al dottìffimo' uomo neppure sfuggi, il dite nelle Itene excrùiai, ¥Im. pag.407.
43!. Dopo sì lungo parlare di \wn, il quale, o io me iiiinS'i,n fa-
ri vero, che Ila Rato perciò molelio.n almeno di noia i! leggerlo, nmi dovere , che tolg.i tale rincrelcimento con un leggiadro antico Cj'--
Sramma,"e fon ficuVi), clic piace i>: lei-vare i coni imi- itile donzelle Gre-
che, quando andavano a marito,c molto li alia alla voce Xiun Ome-rica. Eflb brieve componimento non e nell'Antologia, c la prima vol-
ta li vede in illampa riportato dal dottifi Gio, Pierfono nelle ammire-voli armotaz. fopra Mende Attici (ì.i pw. 135. al quale il diede in do-
no David; Ruiinkenio , e perche i copiatori per trilla lor ini ile il
trafcriflera a>.|ie,-i pieno cii falli, inciti de' primi lavi, come Scalige-
ro, Voflio, Saìmafio,c Guido colla juto de' manofcrltti han polla cura
a darlo fcevcro d'errori, ed il Pieriiinu gli noia miti: mi fpiace, chenon ci li è pelli la verlien Latina , acciocché aequilhlieio m.n_[><r
lume quelli si belli verfi,perJ.è io credo ,'che dopo sì follecitó (In-
dio fieno ancora rimati ofctiri , ce ing-jtnvri per oualche d: I! levai u-
tciia d' ingegni , i quali fono iti tanto innanzi nel Greco fauen».
431. Si risona un Icsiiadro cpigmnuni , me i tu^tSiu, e fc elìdi [fin luce.
390 AGGIUNGI MENTISlimo convenevole prima rifare le voci guafte da* copiatori con ogni
brevità, e reuituire l'antica eleganza all'epigramma, indi proporre qual-
che oflételone intomo al Aifiran , che i del mio argomento.Tijisftra Tfi yiuùm m r^iToia, i5« t' ifiTfua'v
Ti; tt ai;2[, Aìuii-si & fim-tfc,
A'kS^TD, '.:
rr-i '-^J' *.i;
!'e*r',ApTIUiEl "
AiiSaj , ni ii t™Eo! u'tìp vip* Tjujpifpi'as
0»!-J'J.l'-,l , Ji'Si-i i-ii ÌTtm ÌTVjlS.
I primi quattro viti i fono r;:(.il i.iti a dovere, e ci fi veggon chiare, edintere le natie gr.vtie Gie.'ie ; all' oiwjHo nel quinti) , e (elio ne la
prosodia resge >»'e fenilimento : in A-3ii, sì li v 'ha uno fpondec,
ed un tribraco, ne li dica quello eflcr dattilo , non ammettendoli tan-
ta [inerti in piccolo cemponimento : in oltre il quarto calo ulcirebbe
in Aì'Ssi coll'uniicMi, .lie non mai il veggo in ulò, ma (empii: con-
tratto in A»Sa , quindi andrà a bene il tutto 1011 il'crivere , A?ji7,
a. ni Sì, e tal part'cell.i la richiede quali di ncccllìti il. n^oa nel
modo deéderativo : e leggo con dilpiaeere , che , ellltido efpolìo quello
vcrlb a si gravi difficili ti , il dottili, l'ierlóno pag. 131!. dica : Vcrfit
quinta Ansi* muttri non Jeief ; jic pepe S.pìgTammatmìi; s'aggiun-
ga, che fi doveva anche letifere Ai. ai i 1
,perchè l'epigramma è pret-
to Dorico , ed è a ratti noto il verlii 30. dell' ldill. i«. di Teocrito,
Ancia ju't topo Ajì,; «;-,-.;(.; iu:i.-.ì ]'..>..;:'-.«, L,/.'c;j,i quidc/n Lutamij'.;-j;::i:::ìs riVr '.-.J/s felice»! febolem.
4ji. Quello, che è J;gno di piena ammirazione fi è, che tanti &vj,i
quali hanpenfato en^-nJ.ire si beilo eoiii-.v'aiii.'iitD, «1 il pinlono Iteflo,
che l'ha adornato di coni elitario , nieiiie bau divir.it!) intorno al corrot-
lillimo vocabolo ii'v^'-ii'** , if quale ! mia. e Lo:ii<inde in tutto il pen-
derò del poeta, e rimettendoli , die [m,u dillerifce da o?at-
firn negli elementi , ogni colà fi affi , e ben li corrilponde, ed i Nu-mi ricevono Toilette , 11c.11 cLll le ripongono ne' loro altari , o tempj;
ed ho eerto documento, che il porge a me lo (ledo Pierlòno, e pocoinnanzi il darò, e tutti fi piegheranno pronti a leggere hlflfùw. Oral'epigramma in tutte le lue parti ha la bramata , e nccetftria unità,
c rende ben pago chi il legge; perchè altro non dice , che la donzel-
le
1/^*, hpie'g*, ^r^'cl/tJ:tg!?'P'Z"ò df™ffi
U
TÌ-m-nete , Din"" fiif/i le eenJa propizia Laiaaa, quando lari per dare
in hce figliuoli; vuole Timarete benevola La tona , forfè perchè fofirl
moito in partorir Diana , ed Apollo ; fi a , che era vecchio colmine
il ricorrere a' Numi , o per ottenere cici , in che elfi fi diitinlèro , ov-
vero per isfuggire quello, in cui folcirono molto; or fc fi vuole bntx-
t'kf -, pene"), e non Stfyuìit, cmìpiei^ , li vedrebbe, che Diana pre.
4;:. Si dimcdia quanto t imporrimi h voce Smpùs in qutli'tpisramirn
.
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A L L' OPERA. . 391
Tentava a se IUCj i Joni &-'lt imàii'.h . Quindi ad c^ni dovere i due
lillijili verli in Ire luiilii.M it:..! lM.ciCb dei-.hur.ili leggere :
Al5iJ , i-j !.i -ul:: IT-;. yj.11 TifllflTfli!
Quantunque ii'a all'ai duro rimettere in Latino parlare quello si lecsia-
Uro c^igramnia.perAmki tutto lini buliu.c rtiukiKlofi aliai più o!lu-
ro,il che non c n-.-i pr.'|-:i'j. ivi mai finirà tutta volta la verlio-
ue i'ulrantu per l-1iì è d'ingrgrji mcfthìno :
'
TimurcK arile vvpcias tynpaiia , & atiutam
Sfktrim, O', gai cajios t-ft coma, veliim,
Er pappai Linwtuidi patlltc pudh, mi decsn; c/i,
Dedicavi/ , & ^,rll..-. i;„ iii,i::.ii:-ntn , D'uni;Ltnhwain, tu ari \Di,-,>;.;, pu-.ll.i- per menimi Tinnirete
ExcipitiH, fervei propinimi benevole.
4j3, Son ben ricordevole avere impromelTÒ di render certa la voceSi!~Jva in vece dell' alìiii importuna ;».«'«
, ed oltre le ragioni ad-
dotte, le quali richieggono tal mutazione , mi fi fomminiltra fcolpiti
autorità dal Pierfono Hello, e V .1 iri-rii ,?
i i-jun , che e^li non ci
ahbia porta mente . Mi dì egli usila flclia pai;, altro fimililiimo epi-
gramma , e contiene il umidirmi argomento , uè li era prima di lui
dato alle (lampe , e li può appellai* gemello dell'altro , c fembranoambedue d'imo flciTo poeta:
G>.!:x Li/.r^::.
inche Dorico componimento la fanciiillctta Tifi-
ìia bambola; che rapurefenrava una Nìnlà.e eli
. chioma, con prieghi , che gli accetti, e la fo-
. Ellendo in quelì' epigramma più panile le fief-
li fiorò ili r-cnfire alla ver.) l.vi.me , usi: li.i (Lòtto nella lodata pig.
ìsj. A'i'C qait.".!.im efi , q«:-i cfeui/'i.inl f!''i sQcrJi're prstsr.it-.-.iv
ve,: I. tri Mrajj, rp.ij eiumi 'kA-.ill r.f'-i. .:;>': : Sc.ilhcri , f" t'cf/U:
Sai-
453. Eliigtiairaaiìi..l!iat(l, c «jllclTu li firma i, «VW-.s ;l Vii: ,'j.i :-,:j..-:'.a.
AGGIUNGI
te ali antica venti t.ili j-.ii-.rJci-«.--— n — , e ip.-.-... unente per toglierne
fentiero, dovendo profeguire a parlar di, perchè quello nome mi
ha indotto a riportar si liciti epigrammi , rawilkndofi nel primo di efll
A>n;iH Aipìns. Potrei lardare io [alia di cuicuno di elicere qualunquefcniinicnto piacellé de' moderni fav) intorno a ciò, chcTianno ferino,onde lì mollerò gli antichi ad onorar Diana coli' aggiunto di A.ji/Stti,
non potendo cucr falfo, che glie l'attribuirono per ragione di alcune
citta, ove avea cullo, e cosi vorrebbe Einlio nell'annotaz. alle Meram.d'Ovitl. Iib< 5. v. 48. Limnittis àditi a Limnis opptdo iti confiniti Lacc-gtmonir.rimt
,Ithjfcìlicvl'tii ; A"pTfii:s Anita -( t/J Paufsnte in Litco-
ìtka,
ML-jleuic'n , AJi.iia, , ArcrJicts puffi-m ; c fi sa , che ad al.
curò Numi lì è ti'iu il noimr l.ijJii , ove e ili han dato favore.
Pensò in oltre Hiniio,riportando i^jpinione di Aitemidoro , che Dia.
4:4. Si pub cicncie, che Aliai™ folle leniualo ili fommo onore 1 Diinj.
bin.ro::! L". Ci
A L L' OPERA
a quelli de' Latin
li di 1 aggiunto di alle : anzi k lei ve valtiliime piace chiamarli pro-
fonde anche ne'parlari Greco , e Latino . Non lati importuno, per iftabi-
lire quanto fi può, che Aiukiik Ita nome li'tmim i:i.;::..u di (>;, dudinota l'ultimo fondu, oflervsre alcune voci Ebree aliai qui opportune.
435. Dal si frequente , e si celebre verbo n^j, afctnàìt , clrvtuum
efi , formafi I' adorabile vhy-, che dinota il nome di Dio , ciò è Al-
tifftmvs: con quello Ikfio verbo tal volta, e co'fuoi derivati ci lì fpie-
v.i. d'ifala, ove li uià per dire l'ultima parte
coloro , che I'
gono anche i-fojn, àquaduilas , rrvui nqux , figa , lacm . Aggiungo
e conofeon l'utile di fpiegar k voci ( e
e perciò coloro , che danno le varie nozioni di quello n^y , ci. appon-
ili ^>er qi
ne forge ó>ta, ovvero iaoum, onde in Latino fifa: e quando dinota
cofa profonda ne viene ù>J>, quindi ancora Sylva, e filmi, ne tali eti-
mologie lóno tn VolTio , ed il Mazzocchi nel!' aggiunzioni fue ci porgefoltanto faliù da nby,s niente vi oficrva. Senza indugiar molto dico,
che anche il verbo ori , che per Io più' vàie cxaltetus fair , OV. fi
tifa ancora in lignificato di cofe di lituaziofie oppofia ; onde da' li*.vecchi in Ezzecchiele 16. 31. fi vede inei
. e nello fteflò prof . .
31).1' han data -ni iropM , e -a nrofKiw , e S. Geronimo profliMam
,
fapendofi , che le donne di partito faceano total loro melfiere fui far-
Jiiiibus, c fi fpiega firmai anche couernx ; e mi giova aggiungere,
Tom./. Ddd che
4J5- P(r octafion de! Iran li ila gran Inni! 1 piti luoghi de' dividi libri.
?4 A G G I U N G
Drulìo comentando il ver. 14. c
N T
fiflate sgittms: e nell' Odili; is. 144. A»? yif -rap* ut ri Éa9t-i ti,
rfl/«o oim «ari! fncrffs/i ti.it , nicnlc lignificando tcmpeftss profon-da, ed jifr profundis : iwil'lLS. pi. vale immenTus il B>Si!( approprian-
dolo al lido , ni»©- jSaSfifC l'attribuii"™ in oltre a cofe anche annue,
n di >..>, ti fj f)f«[ jntlie quella di Sii»,! di fi
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drebbc lubito .1 t : 1 '..
1 " ,1
1
.
11 . 1 1
opportuno 1 quell'argomento , li è, che da S.iSiì ne formavano i no-
mi degli croi, come Bx<Jut\&i , e fi lia da Omero ILt. 594. fimiwBs^'i^wj y.'', -}.-,:".:.-.'/
, è dur.ip; ' a u;.::"'.' di fonimi lodi',
e tanto vale BiÌWkC-. Ed ora s' ini elidano gli epiteti belli, che que-llo divino poeta di alle donne
,yginìtn SiSi^a-vor , e BaSu'irt™ , e
Coma a gran bialimo dei feliciflimo Greco parlate il vedergli in ifmun-
to Latino, multerei profimdeciitii? , e p-;i>ihi:!c*-/Ì!ms imitarti, quan-
do altro non vuol dirci Omero , che quelle femminili velli , ed arnefi
eran dimaefta.e leggìi .-ti . Msdmu Uai-.t nitrite leale in fua verdone
di quelli sì vaghi aggiunti (e ne fpedifee con alto fileraio , forfè con-
fapevole della malagevolezza in tradurgli , o perchè n':
portalo num.410-ETn Se ti cti©- £(£ Buttati fiiibtrt tifivi!, tri
il quale comunemente fi traduce:
Efi antera quidam fpcctis rinfili giti in profondo mgrit,&c.per (empiile piacele mi tulli a leggere , come Madami avene dato in
ino p.-.riare cubilo si h..ib nayiiiruo •=«;!«, ed al folito ella sfuggendo
il difficile, altro non iterine, d,„i, !.-. pr-jfnml. ,ó:»tn de U msr ilyg une cmifrat . Ripeto , che fa al mio bifogno tal verfò , perchè ci
rifs^Tper far faggio," fe fi può fapere, perche Diana fi diilé Arpu-m , comechè ne lia io ito alquanto lungi . Or che fi i offertalo ellé-
rc quello aggiunto del novero di nnei, 1 quali più cofe lignificano, al-
tro non volle Omero, che moltrarci quanto fi era magnifico, e nobil-
m;ntc agiato 1' albergo di Nettuno nel cupo fondo del mare prello
Tro^a: e tradurre «7e?i p., eoli, pr; ;Lil,-:i , fi latebb; dire ostio&men-
tc due volle Io ficITo dal gran poeta , avendo gii fpiegato tal fito col
e«am . anzi ire volte, perchè eziandio Aif.™ fi fuole fpiegiie prnfai.
ditti.- intanio dubiterò bircie li., più mifera la condizione d'Ome-ro , che si poveramente s' intende , 0 di coloro , i quali poco forniti
dell' antichiffjmo làpet Greco , crediino, ovvero fingono di feovrirci, epalefar la mente del divin poeta coi debole ajuio de' collettori fcrittori
per lo piii figli degeneranti da si gran padre.
4J7- Si sa-, che ciii co;:i:ri::a vjol finire , baiclis tutto ciù, che ho unito
del WfiTT,c del rl>6u'!,pottebbe ballare, per elfer pago del vario lor fi-
gnificato,e nozione, amo in oltre flabilir il gii detto con altri efempj,
ma non con molti, e p^ihi , che mai faranno di ri bercici mei ito. Giac-ché i nomi Ebrei , e Greci , che dinotano frefundm ci preièntano an-
che lode , e decoro , il dirfi sì fpefió da' pocli Plutone ^ra^ia™©-,Ddd 1 fari
39* AGGIUNGIMENTI
7JU ti «aTsvfo'.i©-', ^mawì ITiSTtfdMWI,
il quii vcrfo languidamente, per non dire con impropria guifa , fi traduce,
Jnpirer infermi!, & borrendo Proferpina.
Siccome fi dà a Proferpina I'™ , che vale preclara , cosi bifogna-
va penfare?che il «n-ravWn©- di Plutone non dovea riporti con affai
k-mulicili ir.f, !«;;!, porcili già li è ben moflralo , che la parola prò-
fandui, alla quale corrifpon>te *s-M)fiiifni®-, chiude in sa titoli di alta
venerazione : e ficcome gì' intcrpctri hanno errato a darci ìimi» ìgj*
laida, credendo, che non li conveniva aggiunto di lode , ma fundloalla Dea nell'inferno, ni polirò menre, che Omero con epiteti d'ono-
re la nomina, ciò è risii' Iliadi tempre i- , e neh' Odiflea , oltre aquello, rovente ie al tri!) ni Ice iyiui , ed xyai, e li fon latti incannare
da' piccoli fcolj , che nel citato vcrfo da tapini granatici quali effi
fi furono, ravvifano néll'fwif la figura antifrafi ignota ne'felici tempi
d'Omero, quando l'eloquenza era tutta candida, e lincerà: cosi è acca-
duto all' aggiunto ««m^tóii®- dato a Plutone, non potendo penfaiCj
che a! Dio de' tenebro» regni fi doveflè dare aggiunto di onore , e di
lode , e riflettendo fola all' etimologia della voce , altro non vollero
,
che lignificane, che infernale. Nè fi creda eflèr io dimentico , che Ti-
bullo fili. 4. 1. v. 6j. dice:.
Vtitt lèi inferni Plutoni JibJira regni ; ,
ma fe quello poeta chiama Plutone ìnftrniH , fi sa quanto fono flati
poco felici, e leali i Latini nell* intendere i vecchi fcritcori Greci , efenza portarne efempi può ballare 1' aver io dimoltrato nel num. jio.
che eziandio il gran Virgilio contra ogni ragione dì al fuo eroe Èneal'onor di pius, perfuafo, che ce glie l'avelie attribuito Omero, ed in
quell'opera altro non fi rinviene , che faggi d' riferii anche dagli anti-
chi in aftulumi luoghi poco comprefa la mente di quello principe de'
pu.'c: !. p li miLvi .. 1 ibullo avcife penfato,che l'Oroe-
4)8. rie ora farà grave di aggiungere altra mia forfè accettevole con-
ghiettura, che non per altro 1 Greci apponevano a' loro fèpolcri quelle
due folcimi voci 0EOIE KATAX0ON1OIE , ovvero e. K. non per
far voti per lo defunto a Plutone , e Proferpina , con femplicementenominargli Dii inferni , ma per rendergli propizj, e benevoli con de-
clinai aggiunto, ed inlìeme , che gli diflingnefle da quei , i quali di-
ctanfi fupremi, e foperi ; e quello mio penliero viene ajutato da'Lati-
ni, che fciiveano ne loro funerali marmi diis manisvs, ovvero MI.e fi sa , che la voce Mona dinoia lode , e infìcme una pia invo-
cazione: e lémbra, che i vecchi Romani ci hanno voluto interpetrate
con quella antica parola il mutismi! , e niuno crederà, che i Latini
ibflé-
138. Nuova fpitgllkwe dtlll formala «' fcpokrl , Bui, immillo.
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A L L' O P E R Vìi
fonerò (lati più ai/veduti per li religione vcrfo i defunti, clic i Greci,
i quali per effa erano folleciti , ci acceli - Si isila certamente , fe fi
tiene, e fi penta aver ragione di credere eficre fiata lafleflì la. vecchia,
e veneranda mitologia, che quella dc'pofteriori poeti ; r~ -
ti dell' oppollo in vedere,
:i tempi Plutone , e Proferpina
li decoro, e come tutti gli altri Dei;
_.. .. diedero loro aggiunti difpettofi , e quali
d'oltraggio, ciò è j>-rs , J.:;-,- f'i-V?- , ;vj.;r, ed aitai altri di si
trilla condizione; e di ['r^fki'iru fi Jiili uvsrsZ't , rti-xim , x. i. Kinfuna , tenebrafa , OV. e le una fola volta Omero chiama Plutone2.iv?ipéi 11. B, jóS. biiogua intendere del luogo a guifa de' Latini Si_y-
g'm arbìicr mila , e non altrimenti , d:: ci;,iik+j là t:i:i.r,; il ihiu;
Tarimela. Quindi pei efTer brieve fa d'uopo conchiudere, clic eflendo
lì hit-i-, ;-'-,;): vn.e :m r:dii11iniji ";!ribi:it.i V.mii lotterrani ; forza è
prenderfi per epiteto di pietà, e di onore inficine, e non che mefclii-
namente elprima il loro fempliciflùnu fito.
E perchè mi s' apre piti largo (intiero intorno gli aggiunti , i
quali fembrano , che dinotano prajvridus , ed in tal guilà linoia dagl'in-
lerpctri li fono tradotti ,non mi fi vk-'.i,
'ir p:-r pi.i..;TC,non che n'avelli
bilògno,gli riduca alla natia antica lignificazione d'onore; e darò prin-
cipio da un femplicc,
„ \ya< idi»,epigramma, che v'ha nelf
Antologia lio,ri. nel ti toletta *ts e s' attribuite a Luciano;rtai'i, ^ NV--Ì. *. JV.V, '.,
"• i>.ai:'.-,
k,, i. k ;5ì :Sì..; s^-.v.^-Ei o»ì;
il quale covi potrebbe corrirpundcre a' Latini verli :
flii Né™ ch»i Glauco, timi cum Mctìetrta,
Nefiuna (7 magno,Nnmìmiufoue Saint
Servami pelata Lucillius ìpfe recidi
E capire Hai crina, nìl mi aliud fiiperejì
.
Ognuno da per se feorge , che lòio al gran Nettuno fra tante marineDeità qui fi di aggiunto , e fé il ft»im valine fempliccmentc pnfim-dus , farebbe flato in colpa Luciano d' aiutarli d' una voce oitufa , e
languida in un breviffimo componimento ma da tutto ciò , che fi èconfidcrato vedefi , che ha voluto attribuire con tale aggiunto maellàa Nettuno figlio di Saturno , e perciò mi fono indotto a dire nella
vernane Neptuno manna. Da quanto fi è propollo intomo al flcr&Jf apuò aver luce "per intendere più luoghi degli antichi, che forfè con po-
ca feliciti li fon comprefi , e polii in Latino parlare , e non farà in
colpa , le per dir con brevità,
gli rapporto indiilintamente . Teocrito
attribuite all'amore ii 3M< Itili. y.^-J. fi )3«i" ìaW itai*, e five-
de tradotto, in pwfundum incidìt smorew, anche nell'edizìon d'Oxford
4JJ. Si di luce 1 piit ferirteli, the ulano gii aggiunti flifSi», e (T«Eui
.
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AGGIUNGIMENTI
t« i'tijì, un h:;».° pi'ì/W;, ed -.tri , e cod dice 1.
nu-ttniòili, eh; ;'..mr« pifla elitre Sjjh , fa d' uo.n
amento in no?i, vi- -ir,; pvjfenrs .- Te pure n
(Teli ! ki'.'^Te Air'>- , .ntlir,
porcili: n.'l pidìif"
i! auals ;i b.'ns sa unir; _ . .
di non creda efli-r nuldlo in ifp.-jjire due altii limali di lui , ove li
ramila tale aggiunto, e Ali fembra tradotto con poca avvedutezza: edil primo fi È, clic ir:S Hill. i. d.'lcrivcu.ij quel vaio ad ufo di bere
tra pjtìari , non meno eli; con vcrli , comincia, SiSii xtrtìiiat , emoltratùfi da me , die nu.'ib epiteto ftiol elTer di gran lode , chi ci
proi'jilc;, che s'intesti Ut,w e'.e^siitìjìimum poculum? ed il vo-
lergli dar pregio d.*!i' ei'l-r |ir-.i:l;ii.l;i,par che renda languido il bello,
ed il leggiadro della poefia di Teocrito.
4+0 11 leco:iJj !iìi igo li è ndl'Idill. V. 40.
Mudili, à r.-Jivi, i'if'V fj' iixf, i'sfjui .
rrfi , ed atten
a fpìcgazione , e chiarezza: fi (India, il grand' Einfc per rendergli ([le-
diti, ma non so, (e la Tua autorità può coltri n gere ,che a ciò, che ci
o(]crva,li dia fede: i granulici ndlor.. (olj lì li.m pr:lii la libertà qui
di dir molto, e noi ci prenderemo quella di nulla credere: al mio bi-
[ijgno non fi adii, le 11.111 ni tu-; a.-.-J.-,, ove l^orgo, che il poe-
ta per mezzo del paltoreifo Menalca da alta lode alle lelve , e debbo-
no tali parale intenderli fecondo il natio valore del Bifljs, 0 famma, eferro orrore delle fehie, ed il a-nh mollo tal-.- fruizione, tro-
van.iofi ijienò n:gli antichi ux(j.is oùi> , come qui dice Einfio , ed io
aggiungo, che Q. Calabro lib. si. v. 4S3. ci dà in.it oìììj, mutando il
f/K^ii in IipJf per farcelo più di leggieri intendere , onde fi dirà Uvecchia i e veaerea.ìe e.-.',, - l:i fleìla no:-ioii-- r:::— 10 al iz--,t
fa« dì Teocrito . E crederei , clic tali guife di lodar le lei ve lienfi pre-
fe dal divino Omero , il quale non una volta s' erprime Bx9fi<n Polita
Od. p. \i6. ec che per illusore !
:
. Lulpa di tautologo , forza èi [neri orrori 0? ima fehig . Quanto fieno Hate licrofante le
i hifdii, e quanti Numi in el!j li finfero, ed arcane cole.iargomenro ben lungo, e da molti già occupato, ed in quell'ultimi tem-
pi l' eruditili. Checcoà ha compilate due diHerlaiioni aniplilGmc deiC
'S,
445. foipÌBi luogo difasilc dì Teocrito, ora forfè s'imitile.
A L L' OPERA....
>ì , che fono nel lo. i. pi
i», quanto dotte, altrettanto confine,
pento ad imitar con arti, e/.inuiin n.'!!.i firrivcre, 1' orror dc'bofchi.
441. Non c»ro,fe taluno fi (Degni, che troppo lungo meni il decor-
rere del 81605, perchè so, tlie vi limi molti, aquali * a grado il fa-
petc il valore, e verità dille v-:i , d-.v ci cot:di;ono all' int;:ii^;nza
degli fcrittori antichi; onde niente m'increfe: d'aggiungere altri efem-
pj, che vie più rendon certo, che di qneRo vocabolo finora li è igno-
rato, o non curato il fuo pieno lignificato , ed indi mi rimetterò al
Affli» , ed all'aggiunto Aiuwns di Diana , onde per molto fpazio ne
fono ito lontano. Si diede alla vecchie™ , come per onorarla ,1' ag-
giunto BiSaisTn, e così ufarono anche i Latini, con dirci fpeflò vene-
randa feacélui , e balli il folo Eliano nella St.Var. 2. 1,6. il quale nar-
ra di Socrate, che Miim fi mori, riè piacerà'
1 elicili tradotta
decrepitarti /ara feneÙuism egtaì , avente foli anni 70. come fi ha daLaerzio , onde ognuno riporrebbe veacrandam eletti JcneHara : lo fteliò
dice nel 7. 5. di Laerte padre d'Uliiìc, y-.-.i,.,-, aA-h™, che invec-
chiava onaraùjftmamint! , e in iftampa fi legge rum cffft exsremx fe-
netìuiis con poca lenita . Ma ri;:;: ...i
:nj luogo acanto quello dello ftef-
fo EIbno 1S.pag.14j. ti medica il valore di ftrtWs , che non è fo-
lo il dinotar profundus, egli per dire ricchejre copioliffime ufi tJlbiw
ftcjVs, c ninno direbbe ptefundz divilix, comeche in nollro men cul-
to parlare s'afcolti ricco m fondo : nella verfione fi è pofto amplijfimx
divilix, per raggiungere in qualche parte la natia fora del Biicis" mapiù elegantemente , che Eliano, li elprime Sofijde nel fuoApce v.129.
M>8' Sfiori Sppt flOÌ, , e." 7i«K irJiim
H' y^à feiw, X n>ji™ BdpH.Neque ìufikfoH, fi fine plus aliis
Vel mona poi!'.-, ,-„-:.' rn-.^jimim rpiur, ~-::.ì: ;r
né mi olii qui taluno, che Sofocle dice ftipw, e non S>9«, per-
ii-.- il gran D'Ornile r.d Cantori: r:i (eritto p. 54. che quella voce
di leggieri fi confonde coll'altra, ed e di quelle, qua rivaLm pat'iiur,
come egli con gr^ia .' ciprimo : ed indi iogs in inrorno al luogo di
Sofocle : Srephsnui (in Sophock) Sa'im ex Siob.to laudai , cui cunei-
«imi duo ccdiccs me:: -j,d. Tini. Sellimi im Mifieli, voi. li. 249. &Abrefihmm ad JFSehfl. Per/, 1046. p. 141. Raphehum ad Fault Ép. aiRom. il. 33. ap.Phttrck Ale». 66. BJfot ut-in vìndical adjwillu! ìf-« fpiiFfWK, C BJy,t a'«r« . Piscione p.ryS. quod /amen S*'S« flu-
ttui Thcxt. iSS. E. Da si fa\ie parole, e da tanti efcmpj,c fcrittori,
che li recitano , fi feorge quanto è degna S offetvazione quella voce
Batte. Or piace riflettere, che Omero fovente fi vale della voce »*s-
to, ed una fiila volta le :ii-r»ns aggiunto,*: fi è 'm-.Wiii , che fi filo!
dare in Latino divmu!,e tutti coloro, i quali han tradotto Omero in
441. Si lìk Diluvi CficEniont "il Eliano, e S°f°il=, the ufino gmNi, e
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GIUNGIMENT
peniino altri , a me balia , che SnWis min !i-rii,-hi /-,-,/
che Siili; , e Sj'Jss polii avere più nozioni : negli eruditiflim
Copra quefto fcrittor; li nj-diiiinn piii ik-nipi, per dilìinguere
il valore di 8»S™jw appartenendo al colore , 1 quali fi «vi-
di fcrytori, anche da' libri divini , graviflime autorità , non dimenticoneppure di cucii; dui.' tù kirliiirkM , c ti fu lavj in quante divcrle
culle per rifleflò a' colori fi uliva l in :. e m-:tte troppo conto il
leggerle , le lì vuol far gran prit.k-ciri il,-! far Circeo . Riferbo per
ultimo luogo d' avvilire ioltanta il molto, che n'ha fcrifto loora Soli-
no u. sjj. 1' inamabile diligenza del Salmalio , e debbono ballare per
me quelle poche pare:; : Ti i,^.: ni.-.m de i,i:-::ifcrih : c-shriiw li-
citar , ur flirta. , Ì7 Ai'J-^i Di-fia-iji : r.-d,?. jimt ni t!i HàSas
m^fcoTfu'm, C naldt fallirà; indi traferìve due opportuni verfi di Pao-
lo Silenziarin.e ptufiegue a darci affili efenip) di quelle voci ,e ci age-
vola il femicro ad intendere , come i Greci lpicgavano le varie forti
de' colori, ed i Latini ancora, e filialmente, che intendevano perru-
lar fiatili , ed ìnfuafui prefo dalla Greca efpreflione titwiuh;, ec.
Con indufiria, e guadagno di tempo anencr mi piace di enervare, eh'
eziandio i Latini tàcevan ulò della loro voce pnfiindus in valore di
ledevo! cofa, e grande, perchè i libri di quello parlare, non so Te per
trillo ,o buon coflurne fi leggono più Ibvente.die quei de'Greci, onderia i>icci;l fanciullo s'apprende, che Orazio, per lodare cepiofamPiiida-
ri fiplintutn, C cilcrem in dicendo nbtrtettm , altro non adopera,
441. Sivit sEtmiioai irgli srudili, quando ptìit £ il t' colori
.
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• A L. L' OPERA; 40
die oi prvfaiidum lib. 4. od. 1. v. 7. E perchè aitai , e- profuadiis
gliono lo follò , perciò fpelfo li legge negli autori alta; pudn- 1
nel Paneg. di Traiano cap. 37.
_. __. cip. 19. nouHj, & altior favor: ed in l'etron.
cip. ^8. limar idius ; ondi tempre [>iii fi conferma , che tali aggiun-'
folfillima lignificazione . Credo, che 1i chiamerà pago ognu-
lìcano lo lìdio, che l'aggiunto Latino pjofmiiSs, li fono adoperat
fresi per efp:imere cofe lodevoli , e di pregio grande , avendolo io gii
moflrato con ifcdte autorità, e molte; e forfè s'avrà piacere, che tali
vocaboli, i quali prima negli icritiori m'mavanlWHtrctto , e men leli-
44;. Per rimettermi in fentiero , onde per lungo fpa/.io ^«librerà-,
che 10 fia ufciio, eilcrido' l'argomento mio rinvenire, perchè Diana li
dille Aitili, e inoltratoli , di; *::<*, dt;;' i. duiiare paliti, lignifica
eziandio pmfmiditiis , che i Greci dicono anche Bini, polliamo a giufii
ragione, ovvero almeno per forte conghìettiira conchiudere , che le pa-
role, le quali contengono in se il valore di profundis, fe in ogni lin-
gua ammettono anche la nozioni1
di gran lode , e di decoro , c hìtu»
e del lor numero , niuno , o pochi certamente s' opporranno , che
di dignità : ficcome ti e detto innanzi niim. 457. che per grand' omag-gio a Nettuno fi diede il nome di ZCi &.'ojsì , e niuno tradurrebbe
Dio profonda , ma nel Vn--:- vi li (L-ors! yrand^i , e maellà , quale
li credeva il Nume dell' elemento pili vallo. All'oppolto entrerebbe in
forte errore chi amalie dire, che Diana fi appello Amvjik dagli flagni,
e i!:i'i>.ilu,bli laghi;; (è fi voltili: foltenere, che fi acquino lai aggiunto
da'luoghi, e città di nome Aàat", come han penfato alcuni, tali luo-
ghi, e città fono troppo ofeure per dare onore ad una Dea del primoordine . Ma fémbrami, che molto aiuti quello mio penficro Teocrito,
Uguale , per lodar le Ninfe , dà loro quello feUb aggiunto Aijiia'W
Ooy.it , ir tòri; t*! Aip^«, <3 jvBi,Nù(J(«,
(All' ffi» ikui tt, ^ Alavi,! nXt%»«)
OÙ IBI TSy tit/yy* >jc3ìij fiXnJJ Kn/Jifrét.
", non, per bfm Limnadm, 0 bone, Nyniphas,
né fa mdticri afcoltar gli fcoliafti,perchè non quelt'una mefehi
ta elfi non fi contengono tra le buone regole di giudicar d;g.. «,,,.,-
cui , a \::i.:':Ìì Cri! 1 franchi , -ras Aipa&if «Mi Na'ftqns, sj--v , -vis
Tomi. Ecc «11-
44j. Si conchiude si lungo parlare di *ù">, (he AijuA-ir è aggiunta if onort
.
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AGGIUNGI MENTI
credere tffere lìbito il (ìiu |Knfìcro ci: dirli; fi:*-*-,?.;. Non fon ufo ta-
cere quello-, che fcmbra dfcrmi contrario, ciò è, che fi potrebbe op-
porre enervi efempio, ci-,e le Mimi fìeni'i .Lite È.'.*™-.;, ,„ palmlibns
p.i , n-..; rndt' j^i-iiuitù non è Libito in t:mpi felici del Grecoparlare, e noi parliamo di Aimìa;, e A:^i« voci nate in eulta fLiij'Lo-
ne. Nè in quello idii -.o urlò ciI.t noir.e pr.-ib di n/.al-li; cittì, perchè
niiiii.inniuntjtiire i- pensò mai : c s'ukrrà ila ogni !].:!. i^.-iii!i7j;i , (L' mifi conceda.chc tanto il Aiuvir;, e Amva's , che v.^'irtno lo ftelió, l'u-
no nomi, Ì quali s' attrihiikVno a grandi D;ità , i> piccole, come fo-
no le Ninfe, per dar loro omagsio, c lo.!.-. L'cm.iiriilimo Valcfccnair
nell'epilt. a Rollerò p.-.g. mi, com'iiraii;-,) con ammirerai faperGrecoquelli verli di Teocrito, l.auhra conv.nir racco , perchè làccndo picco-
la correzione di »' nrf-ra; in vece di « t' «iiVs dice, che il palior Co-111.U1 in a/.erccmb i.-.i'. i-oi-r.'.i!ji',> in- j: -..ile col dito un tempietto facro
alle Niflfe.onde pare, che queltaiom Tavio, prenda il Ai«.v*!m per de-
gne d'ogni oHcquio, e clic vcncrav.mli in uvei la.ro luogo , e lì vale
di Virgilio per fermar fua conghicttura , ed è bello leggere le Tue paro-
le: Hoc in loro prò ir' «ìn« pojìtì a tvjti; , ne ìttu-ra quìdem muta-ta : C in ht>c Carmine rnulra ^ qmnnvii in renio pltira *pendent ab a~
tlio'ic ; Comatam,dmn diccbal a -nù-m -ivi AmuS i; ,digim monfiraf-
fi fo/picr prosimi!"? Nymphorum dormiri , fine farcitimi , sul terre
Milioni ™itc*i«* fywii, qua Leonida! memorar Tiirenrinui in epi-
gramma/ci fcà'faceltum , ne me valium pura conieBorem , Virgilm;
refpsxir , data trjtlab.it hxtnc Ui-.r.a F-i. /. 5. </. Novi mire & qui te... Etquo ( ftd facile; Nymphx rifere.) farcito : fin qui il Valckenacr , edavrei defiderato, che con maggior chiarezza avelie propollo il fuo pen-
fiero intorno a li dubbiofa voce . Quello è quanto io ho (limato di
duucr propone intorno a si fatto argomento, e montare , che non Tem-
pre *i',u>» dinoti pah; , e che da Omero non fiali tal voce ufati, co-
me ha ferino il duttili. Mazzocchi , ma chiude in se altre nozioni,
benché prima non ravvila;; , o non t:
illinfe ; e credo avere rinvenute
buone autorità per norma d;i mio dire' del refto fe taluno provveduto
di cmdizioni fi (India di provar l'oppoflo , celi è da credere non eller
io di tal genio, che cucilo, che uria volta j'rdì , non Ila volentierofo
3 lafciarlo, quando ragione il voglia,; me ne renda perfualb.
444. Rimane, che i-> iv'crvi a l'ira bri .- ve colir intimo alle Itene parole
dei Malocchi, le ci'.di d :
cn.lo cinerarie al rr.ok.-, che nel lungo corlò
di quell'opera da me fi è ferirlo in Omero, e l'autorit! d'uom si fa-
vio è pregevole , lórza mi liringc, che moliti, fe reggano (ne ragioni.
EgliW Onero non fi ani mtDiiont atl MuMt», teme han cnaku uomini u,vj.
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A L L' OPERA. - 401
Egli dice netto Spicilegio l'opra il Gen. pag. 14. annot. 11. HomirtuXilV. 70. [li 4 dimentico di apporvi Utili. ) l'oiinim Etitinsim
occnvir . Già innanzi mi inni. 4:6. li i avvitato con piene ragioni,
che il poeta incucilo luogo ik:i' iiiad; r.on f.ii'j del mare tuffino,
ma dell'Egeo , e propriamente Jói' a;mn- prrfi) l.i Trojan* (piaggia.
In oltre fi fono da me raccolta ;.it: prutivo, eh; Omero in tutti , e
onde Te qui
e di grave-i.
e mi turberebbe
a nmir vncni'i- Nigrum iV.'.vc . ma tutti Meno , eli: gii augelli
coiioM-sro :.!!atto tal nome, e psrciò nvuo Oiuvrn.al aia-
li Pallivi Evxhr.ti : gli cri: li di s-;ì gralia in quelli g: gravi per fcmplicc mio piacere gli ho raccolti , c „; volume avvilirgli
, per Muggir i fii-ii in interpetrar Omeri-uale fuggevolmente legge i due poor ; J: --
d ali' onde dà gli aggiui
11 fu ocenfione di
moiri, e gravi per fcmplicc mio pi
fuggevolmente legge i due "poemi
li' ix. 6. xràa .'.W-, mie r»sr.>, e nel contento' ll.irSo,.jiix™ S< i n-fii .,>.;.^„
, ,„s„- viro /7i,£7i<! j»mi empcrut . indi
Sofocle in Ani:?, da tale aggiunto anche a' lidi , m>.iiin tm, an/i il
-
dottili. Mazzocchi fieno nello Spicìleg. fopra il Gen. 'rag. 131. annot.
\ù, per litigare hìjjti ulai,porta quello d' Omero ni™, ed
il traduce, e vuole, che dinoti kj>ìw ed aggiunge «ìbti a.'.,
r!H'*.i4) da Omero li dà f'|i=Ho £ mare io g=r.trak- , ed all'onde, e dialtri poeti anche a' lidi , dicendoli nell'/ll. u. 79. che Iride 5' immerfc
f'Euffino, tanto più, dw'jVfor aVpram è'di tal mare barbarica den»
minatone, né i geografi cosi il .-hiama:^ , t-;-: minuto Vtmm Euxinut.
445. Mi duole, clic tanti favj comentatori d'Omero non lian penfato
a riprendere gli fcoliafli , i qua!! mn ardir grand; fan rinvenire neh'
Iliade l'Euffino, c gli lau ilare di m vecchio poeta un fallo nome , cdi frefeo ufeito. Madatua Djdex-conje è fuo talento, ove truova ma-
Eee 1 la-
4+3. Si [aldi, che glifcoliilli fono autori , che l'Euffino fi di (Te ilfert Wjnrm.
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404 AGGIUNGI MENTI(Maglie dM^a»"^* ^ ÈefJlril ™% pripììentrc Samtt , & lmfri : le mar cn c!i émue-, e tace
T^, ed e Tempre più lodevole il lucerli, ohe fallire agij
Irid; li iir;;i;)itò nel Mar Nera . Di>pu. si chiari arguì
;i fava, fi folle IìuJ-.ìilj di jiihiisinirili , c iljr Joro k v.
Le di tntdpa& , e li e un uccella per ornare i upcllì.
ALL' OPERA. 40;
__ jfi d1
illuftrar le colè di fuo mdlicrc , p:rchi crede
poterlo fare: Aimo, che torni a pi.!C;r; il rik-iir fu; parole, comechèun poco lunghe, e veder come penfano le donne : ella traduce quelli
cinque smeli: Ornameli!,
qui bnìknt fin- la the , bandclettei taaudtt
fùapm, veilc prccien' .' indi raggiunge nell'annotazioni; Homerc n'a
ricn dir de femblable d'Hecuhc, farci gas cene Reinefort igèc finis
cùffie fehn >\m .i3c , lh:< /U.ìn-;,i-.<:ue vii ceiffie avec firn,coniai; une jeune Prmnffi - Ces èniMerres eloient , camme ™ tu-
b-.tm - clic, faviic,,: !':> J /., 1 R,}„,, ,© J: , Pmj.
ceffes, ear clic, Moni tm «/..v.yir,- rcUc ? ai hi fonemharajfèe à esprima- («ri ri-i or/ICiHiil> ile f'.v Andromnque , fisi*
no»; w fmieas fai au/cuiMuì ce atte c' citiit propranent qu' if""!;,Mirifici , tì
1 meìiVuij, c.51- /« eitiieits-nt: ami l'explìqueat pai bietl
diflìnSìcmcnt ,©" Bini n'fliwnj «w montimeli! de ecs tsmps-là
,qui
noni r cnfeigiie . On nout dir fealement qu' ium% iteit un orname/it
de lire dei femmet , ce qui He:! r.n.-cfoii lc< cheveun : qttc «.
m;Jf»X«! itoti le voile, gite fon merlati par defluì .- & qu' aiaBiV.u,
ititi mitra, une antri Ione don:.^>i:::i . O-, tini f.;:i n,:-.:: ::.:^.:
Mi fe Madama a itifcrr embarafée 3 (piegarci quelli cinque ornamenti,
dalla quale, perchè tra le donne dottillima nel Greco parlare , c tratta di
arnefi di lor leggiadria, le 11' ;i!ii;'t:.iv.i l' intelUgema , non li potrii di-
gli uomini , coni iiè i 1 i 11 i-T ddlinBu rgli:
addobbamenti ! Se perà
to di mollrare ricali altri ti impili d:l :invìi i-cr unicamente jiU-
tere, non che v; he fi.i biib^un , riccr.herò l'origine iìranicri d' su-
wE , e di «cijiiuwt ) ma per clfere ben comprefo il mio dire , fa gran
melìieri , che fi legga ciò , che fi e enervato di (j'aoì , e ^iKhóì ne'
447. K.'- & vali merpa, i TOCt Fenicia, t (e ne. Jj l'origine.
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,40fl AGGIUNGIMENTImira. icó. ce. Ai certo, che ì duro il fapere qual forre d' ornamentadonnefeo fi Me flato il n'-.-'jt/.'-' , nominandolo qui folianro Omero,e tenia ajutarlo d' aiai:;o atsiunto, le non li ricorra alla fui etimolo-
gia: farà cgnnnn convinto , irli-; ci>.w, e c;.\i-.;i dinoti il mergo per
té molte ragioni , e documenti da me in quel luogo uniti : quindi
compone tal vocabolo ^ li ha in oriente -os (cogli lìcITi clementi, chex«pu) il qiialc ha varia nozione, c fra l'altre i 1.XX. vecchi l'han tra-
dotta a>j!io>, come in Samuele i. io, arò nn=a rwba irai) inKi,
e benché S. ti cri in ini» lì .ìi.l , anus pn-lsui Irci Iurta; punii, que-
llo (erra, cioè 1M , in Greco li legge dyyth, , e farebbe vai fmit,e (umilili ila lamino ciTe-re Ebrei vaghe™
,«r/io ipm varreb-
be lo Hello , che p.iun -, liccmie li vede , per cominciar dal Gcncii
,
v.ifa hùqmlaùi hett.iuiì:: , eiie i.vj./r;; t.Hj-un , Uno agli arti degli
A poli, vji cleiiienif, ciò è cL-élus, Ciò confidatoli , li icorge: chiaro,
che tanto fi è --in meiji , eli; iin-r^.ii : tuindi a ragion finirà fi dee
dire, che altro non era il *fk;:.' : >/.j; toiiv.»!io di vji , e meigni , cheun iitromcuto.clìe ornava i capelli ó'Andnmiaea nil.i figura di un bel
mergo di preiolj metallo, i-.oii .'./.ri i nini , che quello rncdilimo vola-
tile s' apponeva per IvIi'omamcuOi fra ;;li elmi deuli croi , ed in fron-
te a' dellrieri , siccome si è dìmoltrato con lungo dire nell' opera ne'
mim-cit. e quelli er.,u . i f 11^ ireui i euali i.i-.ai decoro a1
capelli,
ta lìagione , ed air; i .. r tempre lono Ilare
in pregio; ed amerei, ehe altri m'iHruiUc della ragione, non avendo-
la io mai rinvenuta da per me, ne da lami uaueiitalnri dottiflimi , li
è pollato a il alio, e :.W ial.uo lik-.v.io . Non femhrcra dunque (Irana
cola, e nuova, le Ira i-'.i altri aruelì , i quali fregiavano la tefla d'An-
dromaca , ci fu!!é liato un lai uccello , che diccali con voce ilranicra
Mi»fi;ifix©-. Ora ninno fi recherà ad acconfentire agli fcolj,i quali vo-
gliono quella vote eller del valore di *pmiì$tt™s, pcplus, ovvero ve-
lili», lìccome li vede nella Latina verfione , che ferapré ficgue fenza.
dilamina quelli fcolj: e Io Hello fa Madama Dacier onor di filo fclfo,
e perciò ci dà le recitate parole : iu:i;iXa , é:a\t le --oill ; que fenmut:-'s por dtjfus.
44B, Non mancano efempj di tal radume d'ornarli il Gipo con limili
volatili, efièndo hen noto a coloro, i quali amano il faper Greco tro-
vandolo utile, e dilettevole, che non lolo le donne vulcani! di quelli,
ma eziandio gli uomini non fojtanto negli elmi , come già ho detto,
ma eziandio per render .aui la kr chiio.n . e lari , bella: quindi ei di-
ce Tucidide pag.iS. liti. 7. Gì itn&npi i«™ 4 f A's!u«J«ri) ™, i&ojù.tiv Ili -ai «iì:j£;s<m » yy.iv, ì-.hìv. j-nv.n ti *r.Ki tttùfwn tfe-
tx»™, *3 XP™ nrnyti h fpr« xpe-J/w aiiìi'jiMi mi ir Tj itqMdl»
Efem pi , che lì portavano volatili per oriunicntQ ilt'capclli.
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L L' OPERA.
:otìic in lucici,:; i
1 ivo Navilb; Oi -*py-
clii fcrittori , e tmvcrrl eziandio
,
-r.-^.-.-.-'.-.i:. Da quell'eli™ pio fi ricava a aovcrc
diiuoflr.irc il mio iifoirfn, clie i Greci aiii.iv.ir.o
capelli con apporvi la figura di qualche volatile.
v.7't>ìl Tua Tlr> tLj x\:V.,"^ -^Vi Tjy^CTS 7T4
AVil'im] ùrnmieniiii/t a-n,H.:n? circi rapar , qlicd copili
^etai: non lì lafcia credere quanti) furio iti per lo pii.
mente d'Omero quei granatici , che gli appofero colai
AGGIUNGIMENE
(Afc'x) liiterm if.'ji ìiii-.t !j ruw.v.wj ,© aHigutas , rram apcrc,
iwiir nrnt, rivi n!li<;jn: , imJia:. In «ine r; i ìj.ìjl-c , clic egli vuo-
le tal lignificazione di dinotar k- lettere elIérelUta gii in ufo in tempod' Apuleio , e lecita quelle paiole di lui Melarti, u. ove ifcfaìvc al-
4je. Si tominiia a patiate della difficile etimologia di c di tprx.
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A L L' OPERA.
etimologie, che egli ne porge: con-
.e, ed a [Nichi ili [lucere, li Ieri va-
ro Livio di d.iTv; di:s orientali
n lignificando fmnm'uas , l'altra in
dinotando ftainìauin Ji/ibj ed in quanto alla prima dice : Pormi de-
duci cu p'SK , apik , quod in tcxkts aamim valiiki , robuftus : ac
TonJ. Fff meo451. Si "elimina, fel'tlimoloBic di «ft», lI'c ci J,i iL\I.!.'.jati.tii
, pofTmn rtjjcre.
DigiiizM Dy Google
AGG1UNGIMENTI
rarre apix da p>m , elfendo quali
hannoPuùttonJvc^fa fa-
ti , ed i granulici , e perciò aicil cx/mntiur . In olire potrei*'
i , perchè lì chiede libertà di
ic tmhicrc , non per altra lagio-
verbo orientale , ciò è in a-iar,
:chi , che ciò non potea molto
i facile il ravvili
tre voci , la prie
phii, e rapendoli
e da' Latini , e 1' han fatte fue , balìa aprire i vocabolari del Buftor-
fio, e del Caflelli, li dira fubiro, che qudìo p'EK, velameli è pretta
Latina , avendo quali lo fteliò fuono , che apex , tanto maggiormente
,
che in buona lingua orientale dinota cofa ben diverrà . Li feconda 11
è piii lunga voce kdipbn, e quelU fi è la Greca trl-upra , che vale
eziandio uclmncn , e fono gli ftefli elementi confonanti, non curandoli
le vocali ora , che s* apprende a dovere , e con vantarlo il Paleftinico
parlare. La terza anche Sira «rtpOM, ed i vocabolari interpetrano gif-
fypium, perchè di quella roba lavoravanfi tali pilei,e non i altro,che
la voce Latina ufi* , ci&ndo troppo noto , che i nomi di Siro dialet-
451. Onde fi può conchiuder bene, che apra non è voce venula da
oriente, ma avendoli in Omero antichifnmo fcrittore Zimi, , da quc.
fio fi formò nel Lazio epcu , lìccome poco- innanzi fi e mitrato con
buone autorità , e ragioni : ni era si malagevole il penfare a tale le-
gittima origine : fe poi fecondo il cofìume delta moderna età tutto ti
vuol trarre da'popoli Fenici, li reca fcandalo agli occhi di chi legge,
c li dona molto all'arbitrio , e poco alla ragione - Mi giova riportare
le parole dell' erudititi. Mazzocchi , le quali fembrano difficili a prefto
intenderli ,' dicendo affai cofe in corto , per palefarc ,1
leale interpetre : Nane de etimologìa cft lotortmdum . .
4SI. Se i'uaifle [urie , co ipix dal Fenicio, farle fuebbeop poi nino Tflm.
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Ali OPERA.rnoror? VoxTslmuiica rum p>BH apik reniti) ^ velamen capitb^juaj
wirff wJf dcducaeur (ncc entm ilio; audio, qui sé Weoprm i//nf aiuocwrt
Jctrtc commumm ùriginaìtncm cani Tuftarmn apice obliaci
.
Une clima peritaci Syrrnn NDVSH , quod no» pimBis efi frot oppiar-
lo, aphkarfo, quod cxpowtur finita, fi-jc capirti tcgumenium:
nem & findon, Ó" fudar (Laiìnis liidarium, de quo in loco) orienti!
vocìi funi ni opcrimcnturn capiiii fignificandum . Fottagìs aliali; no.
ecs omnts fccundma priore/» eempefittsnis pariem fmt a Syro nnpn«apaktho , quod lexica intcrprctaniur goflypium carmimtum , ex quo
Jcilicet illud capita velame» cenjkitbatttr . Se poi s' avelie da dedurre
« , ìjnal; , ovvero «tu!-, iiccome li ilice loft»!;, e I'utuÌ; 'dall'idio-
ma orientale, v'ha la celebre voce 'Sin co'medefimi elementi in Gre-
co, ed in Latino, la quale dinota nmitm, e fi direbbe, che quell'or-
namento dc'capclli d'Andromaca era un bello amefe d'oro; e fembra,
che l'aggiunto ce n'aflìcuri , non eflèndo Urana cofa , che
i Greci [ormavano voci per la ben nota figura tautologia ; benchi io
abbia pollato a tale origine, non ardifco proporla per accettevole , quan-
tunque non Iònia tanta malagevolezza, quanta l'altre accennate oiicn-
tali etimologie . Se perù a taluno venillè a grado , che opcx elea da
IE1H, potrebbe valerli , per avvinarlo , a quinto hanno fcritto tanti
uomini di gran fama intomo all'Olir di Salomone, e delle voci Oirìfi
fa™, Obrujit, e Ttptaùus, le quali tutti traggono da quello tnut. In
fine mi Ipiace, e debbo lagnamene , che l'immortale Spanhemio iteli'
inn.diCer. v. nj. ove tinilce per ogni via fcclta erudizione, ma patii
con molta brevità di «fi-iriì;, «fwo'firo!;, Mprog, *^ap4iTu^, ed an-
che del verbo tatufiml^n , e laftumittrtr e recitando aliai autori,
fi i dimentico cosi d'Omero, come altresì, che a quella voce corrilbon-
de ttpex: delia flefià colpa fon rei i dottiflimi cementatori di l'olluce
(per tacere altri favj) i quali da me fi fono confusati, per render vie
più celebri così =(™Ei come fl/cjt,che ora eco ciò, che io ne ho di-
viato, forfè avranno acquilìato pregio maggiore, c faranno per l'avve-
nire in ìilima più vantaggiofa.
453. Avendo data, fé non vado io errato, la vera nozione, ed ori-
gine Fenicia a quelli due ornamenti «™'(<*&, ed «nug, i quali fre-
giavano i capelli di Andromaca fpofa d'Ettore, ed il primo fi era unpiccol mergo,cd il fecondo altro vezzo di fiiuffimo oro, e non un ve-
lo , liccome la moderna età , e l' antica han creduto , rimane ollerva-
rc, fecondo mia improniefiii , la lignificazione , e l'etimologia di «si8i^vo>, che è il terzo arnefe, il quale dice Omero, che portava quellaeroina Trojan» : ed in quanto alla prima , non fi dubita ellere fiati
una fpecie di velo, tìccome fi [accoglie d:ifla guifa, con cui il delcri-
ve più volte il poeta , e dagli aggiunti , che gli dì : ma intomo all'
etimologia fon prunto a palelàte diete, fiato io aliai infelice : veggo,
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.GGIUNGIMENTIche U corpo dell
"i,ciò è da .^.
fama, del lor fapcre troveranno mercede, la quale a me certamente II
negherebbe . Rimetti dnncue n.l -.'ili t'eiiei , e più erpsrtì del
l'alcliinico parlare il Vedere, onde ? v,; ni; re <--. ; ««» io però temo,clic non" verri la cola a lor dilegno , cllen.lo affai povera l'antico , e
vero lins-'JSflio fenicio : lori lici.ro però, che le li tollero (erbati, ol-
tre i divini volumi , altri vecchi libri di iì niiL- idioma , non fi pe-
nerebbe a trovar l'origine di tal Greca voce . Del rimanente fi fumaanche fapere il comi le; re, clic ti è ignota una cola, perchè non v'ha
documenti, e fono iti male: e poi non rileva molto, che non lì sa un'
etimologia; e fi rendono di Miao, e di r.cia certuni,! quali ogni vo-
ce [i fludiano trarre l!.".' E'et:i:i cella '. ;eo r.'a lioerti di togliere , o ag-
giunger elementi a piacere : all' oppoilo fe tal gramatko melliero li
ufa nativamente , e con doverofa maniera , fc ne raccoglie erudizio-
ne, e fovente s' ajuta la Itoria. E do line all' oucrvazioni lòpra gli or-
namenti, i quali, Omero ci dice, che ne' Tuoi capelli portava Andro,
macai mi fon tolti > a (arie per onerare , che la voce litiùipiW; non(oh) non reea di;Lapito 1.1: ere .a.-a.: ione mia del nome, chea|>pofero i Fenici a quel lii::gi> di N.inoli
,perchè ci videro afilli mer-
gl , ed ancora da noi fi [erba col dirli Mergcllina : ma eziandio , per- •
che tale vezzo di quella Trojana donna ajuta il mio penderò , ador-
nando effa per leggiadrìa , e vaghezza Aia chioma con un piccolo mer-
go d'oro : e le li prenda altrimenti i'.-if^i , liei Tempre ofieura la
mente del gran poeta . Mi perfuado , che a taluni fia riulcito grave
l' efiere fiato io ben lungo nell'intelligenza d'una voce , col Trattener-
mi molto anche ncll' etimologie ; e ne pur io ci ho goduto, ne di ciò
chieggo difefa:c per quello non ho voluto tal difcorlò apporre a fuo luo-
go nell'opera; .quindi mi Tono indotto a qui rimetterlo , sì perchè può.1 li'- , ri cri.eller.i di legger!:, come ancora, perchè non s'impediiefi
molto il tenore, e l'ordine di tutto quello, che dame fi è ic ritto : novenòforfè altri, effenèo vari i uienti dei;'
:
i ini ,j' quali piace l'enervar
l'origini, e principi celle parole , he et almente a coloro , che avranno
apprefe più lingue antiche , perchè anch' effi ulerebbon cwl in dando
alla luce volumi.
4S4. Pfig \<j6. Avendo io alfa! cofe raccolte intorno al Napolitano
vino Aminco , nei la recitata pag, lio fcritto, che il fuo colore fi era e
nero,e bianco aju.uti-.ni daVo>>iko,c daila favia offervazione del Sai-
414. Il vino /Antimo cri nero, c biinu) : li rifonde 1 chi dille ropitelTo.
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A L L' OPERA. 4ij
m.ifio. Mi fi contende quello doppio colore dal dottili. Mazzocchi nel-
lo Spici!, (opra il Gen. pag.zi;. annot. i5. e ci aflicura, che Aurine*v'ita npai <':>;;. Cl-cìt. ..Vi,;; ir.\:< /j.'e.vn.i; ; ma perché egli nonreca elempio deli'cucr folranro bianche quell'ine, e Virgilio nel v.97.
non parla del co.ore , dicendo Linamente , j:mt itima Amine* 'Sua,forriìfimx vina , la grave autoriti d'noni si fimo non fari di fvanlag-
gio a ci6, che de'due colori di quelle viti ho fcritto nell'opera.
^5. Pax- wxi- Si è molìrato forfè con opportuni documenti, che il
detto Ernia ( indi fi diife S. Ermo , e Fontano ne lormòJinta Hennis ) t una voce Fenicia :
ciò, che da me in quella pag. fico:m Santo: e non so (e può
piacere , che anche i Bollandiani parlando di S. Erafmo nel fecondo di
del mele di Giugno pag. 11B. edizione di Venezia , fanno non bric-
ve menzione di quello nofiru monte , ed anch' elfi fi Ihidiano ajuta-
re si debole tradizione , valendufi di ciò , che hanno letto ne' noflri
fcritturi , i quali in quello non fono Ilari molto avveduti : in tanto
non fi dee non commendare l' erudizione, che v'aggiungono. Or io in
leggendo Plutarco verb Li fine della vita di Tcfeoho rinvenuto , cheil nome F;u«, Nerumi, fritto I\'icea della Bitinia si mutò quasi del-
la Itcfla guifa , che onci'!.! di uufrhi tini. . fabbricatali da Tefeo ivi
Tpth<ipolii , ne diede il governo ad Ermo uomo nobile Ateniefe, ondasi dille anche E' sui tUii, ih /mi hr.l'itsiio : ma col correr de! tempofi confufe E"pj«s con E'rui-,, n;i-rtt.;-iiti, d,!ii.
;
,-.'li l'onoro ,!: r/.- .;'..:
11
ad un Nume: A'?' i (£":«;) -l-.m F.W tùia ™s Ilv3«c-
Ji'tm, »'< tfHÙi t;v T.Ì,tÌ;i, m.WvT-,, , ,=i ri, lify, (Vi
©;i- ni rptmt pìtrtiSi'itu, die cosi traduce ilDacier: D'oli vien q\ì
emore Ics hnbttons de Pylhnpolis npftlleiir Icnr ville le Domiciled'Hermes, irmtyr.i.uu ,:,„/} r.,r p r, „,,;,;,„,„ -,ici :
-,'\- ni-:,
M.-rc:,:-: l Immtiir, gin efl db è re biro; Hermus . Sembra quello rac-
conto di Plutarco ben corrifpondere a ciò , che fi rapporta del nollro
monte Ermo, del qui!.- !a UTr.ru.-irì ce' follai ha lutto i:r. : :nK di
un Santo: ficcomc 1 Pitopolitani del domicilio d'Ermo ne crearono Mer-curio . E mi rincrefee , che sì opportuno luogo fi i dovuto opporre
fuor dell'opera; pcnlb , clic taluno polla dire, clic cotal fallo de' noflri
fcrittoti fia al bifògno d' Uluftrar le parole di Plutarco : quello però de'
l'itopolirani ci dee ritrarre d.ill.i vn-cbia opinion: , ebe il nollro morire
sì dille da S. Erafmo, ma efier una voce Fenicia, che fi rinviene data
a più luoghi di fegnalata altezza, ficcome con molti efemuj fi è pale-
fato nell'opera.
tSJ. Del lacco di Pìulirco ptr ili
SPIEGAZIONESPIEGAZIONE DELLE FIGURE,
PRÌma nello iìampare fi mancava , ora fi eccede , e fé i libri nonfi veggono con belli fregi , ed ornamenti , i quali pollano loro
dar vaghezza, fe non fi fdegnano , almeno valgono a fiiflidio : e que-
lli fi rimirano come parte principale e la nobiltà dell' argomento
,
e la corrczion a rigore accelforia , e li vuole , che i libri abbiano
eziandio il Ine dettino, e fieno foggetti al coltume. Quindi anch'io hoprocurato far vago quello mio volume (liccome ulerò ne' feguenti)
con averci appofii fhidiati ornamenti , i quali rendeflero bella 1 opera,
faran paghi coloro, che lenza di effi non ne vòrrebbono fare acquino,
c coloro altresì, che amano il vero, e non il vago. In fronte all'ope-
ra fi vede il nmbolico , ed arcano Nume Ebone in una bafe coli'
antica ifcrizione HBI1NI E ITI*ANE2TAT £1 1 6EOI , e fopra di lui
una vittoria, che il corona, liccome quafi in ogni noflra moneta s'offerva: intomo al niedefimo Dio v'ha gente, che o l'adora , o gli fa
facrific) in più guilè : ci fi vede il monte Vefiivio , e nel mare il pro-
montorio Sorrentino , e l'ifola di Capri,per dimofìrare , che fi era pa-
tria Deità. Si è pollo nel principal luogo, perchè li lòn dati al!jii .ir.
tomenti , che cotal Nume fu portalo a noi da' Fenici , ed i Numidebbono avere il primo onore, ed cflò i flàto lungo oggetto delle mio£itichc,e lieparlato di lui non meno, che dalla pag.iitì. lino allaiéS.
Nel principio dell'opera pag. i. fi vede il medclimo Ebone , chegiunge in noflra cittì, portato dalla colonia dc'Fcnid in navilio giulìi
l'antica girila fabbricato, e di iìudiato difegno, egli con macchine da'
medefimi vien tratto al lido: s'enervano altri legni in acqua e vicini,
e
lontani per porre in veduta la molta gente orientale , che occupò il
tioilro fuolo , ed è quello l'argomento dell' intero volume . In ol-
tre ci fi è dipinto un Eroe alfiio nella poppa del navilio , che llringc
lo feudo, egli è Eumelu conduttore de'Fenici, ed attende, che la fia-
tila dell' Ebone fi fpinga fuor del legno . Di Eumelo fi i fatto benlungo parlare, ferbatoci luo illullie nome in più ilciizioni Greche, ed'n Latino nel noflr-. btv.io . c i ;.i li lim hv.mc patrio : li legga il
ie ragionamento, e forfè fati argomento piit lungo in
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DELLE FIGURE.tw.fe fi dovrà oarlare del finto fepolcro di Virgilio , e
io , nè fi è mancalo dipingerlo in noJIra fi-
gura. Non è fiato importuno l'ornamento di quella grotta , per effo
andandoli pretto a Pozzuoli, e li è molìrato nell'opera pag.311. quale
filetto commercio vi era tra l'urta , e l'altra cittì : ed in oltre nelle
, _ .__». e flato di necejfiii unir piò cofe intorno all'auto-
re, il quale ordini) , che s'aprifle tale grotta, e rinvenire chi ne fu l'ar-
chitetto , il che prima era tutto ignoto, ed infelicemente fi erano in-
terpetrati gli antichi feritimi si Greci, come Latini.
Nel principio della feconda parte pag. 14;. fi 4 polla per orna-
mento una forte d'emblema, cflervanciou un nobile haliimento con den-
trovi ledente una donna 5 e frjpr* nuvole Apollo colla fua lira , e dueGenj una colomba da quello biondo Dio inviata per dirizzare il cam-
mino del legno: e quella fimbolica figura lenita per lo volume fecon-
do, e dar luce ad un' efnreflione cesi di Patercolo, come di Stazio: e
nel fine di ellò volume le ne darà la fpiegazione , che timbrerà pro-
pria, ed in effà ci è afeofo un bel monumento delle patrie antichità.
Nella pag. 374. ciò è nel fine dell' opera fi vede in difettai
ficcomc fi è diniounto da me nelle pag. 18. ec. nè fu Sorrento , il
che finora han creduto ed i moderni , ed anche gli antichi fcrittori;
prima colonia Grec
culto col merito del corfo di multe flagioni
.
SPIEGAZIONE DELLE FIGURE.
*'7
INDICEDEGLI SCRITTORI
C'unti, IUuJÌtmì, Notati, e Dififi.
Qyantuiiipii rvlfa pag. xxxl. fi dica , che mi era dì Jifagie fermare i
laaga argomenti , tee fi premute , e the io gli ferirvi et apporre al vo-
lume fetale.- tra the Cinfeppe Clinni Ondane tptna. gkrÀne feti, tata,
grande d'ingegna, i fumile del Cirro fapere , e di pia Orientali idilli fel'%.
cernevi, da pt, fe apprefi, e fa btlC uf. per le pH, frìlinÙ feienr, , l è
indilli a difporne i ftalati quanta top diflinliffimo ardine, e [tur* mettiti
il eofe pili degni d" ejfervarfi, faii gran pregia del ptefente -uilam^ aggi**-
a)Uti .
ABjcut in.i^ s.flnsjHiira ti.itoa iff.ziXUii±
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<;:!. t.-.: — tal,IjUQ
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C..:,i!^. if.-.-.-i -.: = =
OiecÓiItcì™*"' Mt4.=*".i4*.ia>.
duralo j«R«ft (.r: -.T,-n-.-.
t .a.Il.l. ( ( i!>—
= ÌH.J4".l.i ìi ni^:i:^ <. iSj. 154. J
TiM.yi.i7i. fine 1.J7'. ^tSc-.M^.
Filone jSWio ^ÌJ.?1S-
D Gre:;"
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DEGLI SCRITTORI.
ii. u:. lìI. i;o.
171. 177. Jnru,~lB& iHj, f« p.
Jrrv, !.;. |-:r:i- r
?-.
ìli. Jay. jiLjig. MI. Ì7'.Ì7». Ì7& *
M.iLrlTh I"-.:.:,; — lì pr mi-r,:
McirFriit^iJI^^ ^
Vanfio j.i.1.
Mane laiicqn" Baninib Si. PiTenolo i^Jt^T^
PmTìijìi -/H.'j"^ 13i
limb il «mbi & 7.H^.i^ri-njg.i );.
-.. vi. .-[..-.. :<- ,..-..)B. rmi. w.iai. Irt-j. 30;.
I--. rea, if.ji r. mnrot. m.ixK i8ì. uff.Sjj^lgBjf?,=JfiuT^iH.rfwi>.i i4-nli. J»r alitili. 114. Planila io;. itl;.i]3. 141. i-s ;r t . ila.ire:-. .-.7J.-.7 r,,.:;-. l:-.,:.-,f-.-. llS.Tflw !W.= iTCjJlJOBJOjJBmiL^fi.
S
?1",ì^?"!
''""8,ì7°"'ftj"ìe '
r-. e ;. ,/, C ;-. r.. 7. j-.i-i,-,., ^nili'O
B-W8.TO.»8.4°;.W- Pollùct 7hìBi,ì ì+ «S- „OppliOO ìla.
^ ^Pomparne, Afcla 9.= ». 89,
pisnotEiirS
?r,s aeg-
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DigilneaBy Google
\ c.-i.i !!.:!.:;> --.—1.:!. i. ;:;. = ;-:, T"lniar--i j.V.
J»7, Vomito HAT".- 'imi ft;.r.
;;, rfmr. Volilo C™,.'s 4J.Ho. It». m. ];;. 14'
li. ir ;.r :7 \ 177.T>HH -1- = i r. =\-iT3 iiio ;.fl.-..t i. M!.,f,- f;-.5M;.:-4. „.j-r;:-"
! ->* 11-
i;i.[i>r.ir;<.i~;.,!™-.'. 17fi.1S4.jret. Womlir-in Emù™ mi. 89.
INDICEDELLE VOCI ORIENTALI.H mi tot. e joa. Dallo fleflb verni
TOM s' S Ij.h'o ivi.iiiilu r:>:N i-a-
pj.vr ji-v.',.;, .. t.i in- mi ili D.-.rairó, il quii nome fi rll
ria3«"^;)/jS"i!^.™^Ji'>^,j- CRirii.'1 "'"'
*mOI"e L
*
Jinikoiìi. ni 1 . I.iiir.i;, ivtioì co< 11 JI^ltm in lingua Punica gli an-
nali una l'U'CJ , rjm- /,.-,- r'tlii .r.i-.r,ui ,U k-r,> Li!]\nii(> !s .
fìi/.fjrt! , CI' fff/tBM 175. 1D« mr/aiM,p.-rphtit
,(jiiirji l'amor
TlilB q.v„,t, l'ili.:, J, C\:ii I J.'TIl di dell' IlK, d Odlll'a li i'ik 0>-
N:;iN jieIij i C.llJli c j>.-.-„'r.f , D nulli Vl-IUK .. T.c.-f il:fimitai',, , onde A'-
DELLE VOCI ORIENTALI. 4ij
vcn etimologìa, del Dio Duftai H7-
, eioì dòmita,quindi
t'-t ti,; r.oto verbo T3 imillirne , in-Ml ;o. dì il Dio de' Napolitani //ti,, : -t.
[radute Hi^Gcronimn "S* 1"* trac da queAa
1D3 rtìlltliw, donde Pc/n», poi dei-
ti r«wji , e J™« !.
13J, quindi G™™. il.
quindi G»;/~i 4. da quella Adii vo-
rjrie, indi A famoló moni
n-- . > m r Oiii-.-icj^ ['-. i-.- 1-;.
ippone8» una cagna lì;, non Cirri della iribii di Nettali %n.
j il i :i:uri , Ld?j:~>: , ffjr.Ti Jjiis i;.J:ec ri7n owi.-re , rric-
il Clerico la vt
di qu;:li ciimolagia te pe medita la
malagi! voitua 72.
HJ ne' fanti libri fi vede fpelto ferino
Qi-lUJ wiil.r, te,
gnifiealo oc.
IlTJ^e nel enap^ior^nrnero^nl dal
y'r'uli itJì;, di qui (?«;#* :
avjO-n, ovvero avjVp'n , <
ITO •! imi ptnutfs,
quindi II ha la Ori , tosi i dello [bvente.
A ambedue fi refifte w«. fi? 1
?!! oWW« , quindi I' ifoìi EV-beroaferoeilfirnij
Digiiizod ùf Google
DELLE VOCI. ORIENTALI.quindi Mi»* q6.
tamtam medio , indi fi kmorigine alla ve
avellerò pollilo parlar Fenicio 05,
1JI3,quindi il Volilo mi n.™r 11 ;
»ÒD,indi le Ninfe lì dilTtro M.W ce Mrg„i, u_17^ Da quello verbo alimi li hs n .?".>' p; 1 in 'i
t , n.-rfo , indi ci di il
IIJI-IOO //erra bibìmm, indi' Miki) m'r ratinila HJT ,quindi A'trwir II.
pjl Arni™-™ r;J ;,ipmdi .-ii.injij ; e
nei Genefi fi vede ben due volle rc-
ViC r.-rij /.ui .'"iJn q'ui_ Irne ingMine- l'i di AVii'iJ^J.
*,
(
, in.M mule il B...W, che I.i- vaccO;/!»', mi in fedo iltji gent-
ili! l'j ^1] li r.i'L i^.h .-r-, i:1
^' , e n^'y eccello d.? preda , eaitln.fi
c L% ti. in' anche il MuiotM gicri n ,ii fi di'- F.,iì.,
315 3to ni Simone, OVE i LjOC ~~rfin ofrrc un nomem
r'araiiiijd- qui jIij/.-iiiS
Ubica fc™, WgM^K»
'nce hparì* , c fua opitiio-
Jll'O ffpniiis anni, r, di qui jllj/, 111D1 nrivAw»,/nt 2*.
HÌJ iffen.lit, frVr.T.-.-™ ,yl,
q-iirdi far-
J man Tadmahile nome di Dio ]V^£.Di i.il verbo, quando fi«niiici iffST-
;ora 5fof , e fàtui -gr.
k:j.;-,"?^ fii'.nyiii/,ip IrBo-
ncijl , mie in glT Eurtì alfai coniefa
no 1/ .' f 'Ih., ,i,M ir&iehaTI; Foiigiee
D dallijme^H-w™^^
il Boiharr la Voce ì^'f 1' 552 Tf/jrr», quindi k "roce E"f.^* j*.
fi 2 30 ,i"W nel Li r-if; ci Cj r.v.. .n>- .-j>,-
. ejiii.ii
f.vilia.,1 , cmiLiii d.il l,.t::.:n ii il le i:i.- , J.itj di qui il Cleri:,!
Sytla III. dedurle li raee E>S™ , dovcrlrc ii
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DELLE VOCI ORIENTALI.
VoITio nmc JmpiFiifiraJiri ijj. iVv .jjoKm , b^io /palimi, quindi
di&™
W .l'/I-.ifri, quindi friarai 14.
pina Ci trl nclli niìili di 7. .l'i 11! un ^j.
Q'UDf /mfiwi,
quindi forfè 11 v.cc
59]. 1WU (n>t{»if, indi Sinai, (t r.on
fl'O-1 , Cd incile n-uin, ;„T„',>, pi.nc.11 dovuto di 1>TO , che ette
quindi OriMJ.f, e poi Ingiuntovi il di- di e lenifica i >$.< 'a .fl /.-rre.-.u
nni/l9>£l-n, (fnN/n, di quello VWi qnindi il Mollicchi fanfare
lttm5° 1 5t il Clerico, di HJJI fHB film
. fejì|jnifaiiloni di lai fuioli pref-
di il n..„,
il..: r,
srm, quindi fi lo SpinJicrDia
re etti, ij!...:!.:> -55;
, indi 7>;W
DELLE VOCI GRECHE. 4*0
lo IttITo, ette diiWi^ij.r
3J1. jBi^^
A>i\ii , nercnè Omero dia quclt' aggHui- Tipaiii, etimologia Fenicia di quella vcVr, .vl.-^mi irl e le /«««ri!
A': !.?.. -a:, ifl-j. rumi per ! >brw «.A b.v.i», ufi iT^ru vom ^ r,;™, per ly™., m.A';^' :^ in P.i'/ll-.]: ._|. .
.': l-ii : .= - F-r.-..;, l' T?i>}.lt m,
lu ltIoh.1 i;ia . e óin.'U <,-, :<i,L- IV'.i.v-,..;:
,epiteto, che da Omero fi di
fi ai Vitali» li dko r.„ii.f.„ a Valide ijrf.
o£A7V>: in Di.m Caffi.- in vttc di S A
y-rr::, .l.lla quii ,r.„t.vi,>nc benchéiienu juretclii ktli efeinpj , POH le CE ^AnE,, o Ai/u'J»!, noci dinota pir-
qiundo le
Ben;,,' (Vis Jir'nìi £^ $i5Ì'ì^T"B.3-J-',,,
, cosi 4 chiamato Il i-iir d
Poi/.uoli da Omero , e di Stuoi-ne. .uu ., ..
^jl.^fe ne di la ncione 67^ ^fi;», perchj fi di quefi' a esimilo di O-
*ùv>.?', cuoco in Napoli ,
lifii celebre Hi,.
..
. pcrclii fi di cjueff aissi
Omero 'di fl'f
J
dM"é,*lpE»°d\à'!'°
A^VasBiun^fel'itoT'^ia'finmi i-^,, perei;-? dia Omero tale ^ ^.H. 11 r=- ±n;,.r: . , in un marmo debbe fopplirfi
i... il! T ruti- i.i il: !:,-, .-.'ed in ti- p'eTET-.e li dia da Onelian.-. , ni™^ a'i di Ocute _ aS-Oueiio a Circe ii
invece^ di l'ilaKf &f^
Bw"«', «sìT Ic7i« dal Biiianrino Ce-f,«,p.-,i detta J-,«.-i
t'i<, in ;.:r..^L- non lono ]j
j^MJ™'
<'? ^ j. .j.
^ ^" « «™. iìZ?.
sro degli Ehreì im. 1, .!. ., , ,.y,,
JV!nt, fi di lume a quelle a[6iuuB) di E»ifw,\«e adoperata da' LXX invt-Neriuno 352, ce dilue-i™ 167.
rTcfr,'. nella Etera de' Tir, coni.T r..1.J;.:.f..rricBM I. IcrivC atri KCN
Ertiffiinr, in Eflodo invece di .'iu^iw
r per V™iìaTeIIeciiiad°ia'[k
1
E'I°k«h«, ira Pluurco in veci di *'<
I.'^.r, «min dui prim,, l,r>r., di Mr,;e, Uni .07,f.1,1 enl.-.re oual lia 3S3. Fugo. , ifoli vicino il monte Erict
riW«»«Vnm, cmPai Q™m diteli -_^"d voce fenicia, ivi.
>, in una ifcriiione in nes di
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I C E
EV AVy™7^qJ!!ePdiM™«i
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"3'Onie- nMnc prozìi'^aÙT'*
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ro Viroli:! ne Ijrrri. imi i.j.-ri.™ <. EWss».-, i-occ mmp,iHa dilla parliccl-
E> » uj„, in LiuiftrìiioncfcmcianwiJ. la.iJ, e d*l|a i™= Fenicia, che diuo-
E'SiyiÌF™fcS« J;', ^pcr 'qiHrtlui av- dal F=oitÌDÌdÌ™aC
^l!
=nIC ""npJ '
d-Uliffc u. ih.Lciu./ ... '..ile rnnrn,quanioi-rauc*'a.Ki. "7f™ f
;
, di Plulirpinj. , [he VI- ^Eu'l «Mini» ifg. xi™ii,iii.=li a
, >**»>j Itinpkillm» promontorio dopo il
SMi"- ,cluali
liaÌe
!Tri:rann !i£
L vi.'. , J-:lli.|l|.. puprill dL-.Ji De
-, voce conìctririiclr Dei iiu~
EÌIc-iTo Giono ni,,
Ji a vle-'-C.I . -.lì-, H . «m, ,I , L |Ì li ! J, ]' ,..[:.
'cCds! ju/i, ciu cili. Sr..,:.. (.-..' iene dil e, m.AcC.h l",n:;u
. e !-.!!{. felle pei cui cpifj- to in m^xinrira :
"in--! li Ipic-i , K;iìi....i ... Cri Ne- li;"..., , ci ij I : i i i rv > dr. Aittco . die Ci-
na Hg^jaHi orinine di qnclla de" Geo- sì caiama'.'rinlM' acque cocenti , le qua-
E'-iT-n". , ucci miro prnprii de" Nnnri ,H'faxi*;' , fu quello li..-ro rec.",d:i Srrn-
j! ptii che- i'tiCJu,., , c , Tuo bone occupilo ii';li Olti . T..:ci.i , e
,mì h e .' I.. r..il"., . clic .ir,—.,,
IciS. t ìsoq. c I«riffS( yi. la «Ichij Mei. In
fi"" ..:.-„.;
L>;., preiiìj Micci della Bilia il mu- gtA'iniin, »Ann, ti'ujw, quello vo-
Inlli poi in Émm ili. ci adoperano i due firan pocli
I: T.Ti.i., i.-'U'nto di Minefrl 23?.
f. v.V.ttc filivi Urne-, . ed"E-
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DELLE VOCI GRECHE.<l;-]i Dei
.
9 <^S- «f-J'pi li^
ilo, eh? Orni
bm i1
mule di'
e lena, qnedi voce nelle libimi inìé- lofiìi Fenici* idi..
ì !T " Ì$à f b i
r-hJ^ìboii™Ira'^lr.'-r'. 'i i i
F:'ì
r't> di m"TdMc aanòrn!™ì"i sT-ri il ,
i,. .Tii.il Ijce . . r i Ipriti . I
..>!. Ili I
EC, invece di 0EOC -'w. So il Lucrino l cliiamaro"jlWj;j «i-
t., P.T.h; Phìrrrto dita u-.i
.-» .>;]< i^ìii {"-}•,i^i. ^i-"'ì'
IK
> fo1 tiunokcii '6"™ 94. vedi1^. .. msetbi voce ufjna i Greci per dir
:iiri iin.iiio. Illuni, vote Fenici! i%:.
1 :ti, |..i.'- i.ir. lii... , in Omero n.m vjIc cnlit*mj, mi™"'"".'r^jJtoTe 'iTcnfraie
ili I >T.-ik.l ::li lerive i'*:'---
]-.r , in Teocrito r.r.nc|>hnii.cci.
II'.: I : r.l;
; r crollili .1I
. r i ili \"ÌT- ^i
' ' i-:r...-ill | rk^lle
piiij i-sb di nnj fine d' inni ? ] r.
in un rairmo in vece di ,W, K-..: , f :i:: .liiiv'ln-i; i(u.in.!.-i
JJfJ. a.lrpciivifi lift,I— i.-, voce Fenici!, e ilimiri ^ifc K:.J. „ £ ,ii i deim in nn fimnlj-
li cn> l\tb..n-, !VL r, ri.k-;i
I .', f 1
1 :- 1 ? i ir .1: ?Tr. S'irci-.- ci -.1 i-.;. ., .,
I , -.-.ti:l^M j
r-. il r-J- . j.. i: n i .... I. - I .. -- j I. ,r
KKuvtiHMf , sjjìiitihi che Omero di li
K^V™, ve. li CJe-.i. K;". , i-, f.., .ii. ime i-iv e.,—olitili ,
K,;. „:l,-,, t[.iinji li r.l Ci,lh,v e . .|.n,ii :"• :> ...,
p-.-icl'C :sl ll.jillc (ì
K™,J.a„.r. rWi;. fn.i vai m ^ . ni- d ed.- .1 I, elmi (:| :i [I L ri - j r
I
ninne dei Mjnocchi ÌnuJrr.0 1 III ve- J"ji. kiiilW. , e .,.>"=,., ivi: e ir^,
ee 111. e di >i-.J,i > ['.vi"c r in h:.j-
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d.l .j Cii mi nii,!u :.i Ani- K > H'-" v c '. il n ilrj
1 C ,. .1, ,:. „..-.', che v i„.,;,i. ,f., Mi^ni lino
™. debbi fenilici. Jrftefa ili, È la al pr.ìoionrnri.) di Miniavi ;;.
n.Ifj, the ^k'.-J;:, z-,:.ifì. K»I«(*-h ,!' -iiuu la i'ua cTirii-jl-uu
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DELLE VOCI GRECHE.N«j4>?< in ElioJo iinnBlo fptjcliio ta- «Vi^j, pr^flb Palinoli
hS»™', l||iuoio , die- dfttatro 0>u>.v', in OmtJO no
h'. r:», tltirtI!flo I
dal non a*cr veduta qnciia cicli pref- O'rvjua-^ , e %À/rpwm 1 Mn quAc dueli- :i- . iKinjiijina Sirabonclc Barane gror-
N', a*'*i, ne fa mai
jtl^jjj! , in Om^rn non l I' ifoh d^l
ììi. e feqq. Gtimuljeia Fenicia
T, M,-. - n, - I.;,.-,.
li.' dm. t '.-qq. «I IOPJr.no fi
H!<Wc Lira 1)1 in il; tua oc-c Si-
rene , t fi fin fi- F.ìnH.VTic- di ISjn I,
W. S' il] ultra u- 1'
OT«« iS i!ÌUnw di Mineivi.ru eri- di VJ'" ' f '-'-.'t
' fenlb "li àfidi
n^TenwT1. . . _.."5ionie della i
pHra il fi, nlorfoi nubile paTtitl
, parola che il legge in on da- Tlrtip non mai^cnsi diceG da OnieEnea
Oh>.< iii..< tiB™ , in una ifcmione n™^^perc_he fi^mmaera
.1. I.ll !!',
i erpreffiont ììj.
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!<•'.< v. veli = dlVICOt.pCil, ...... .,p...hi <a duo quello nome à' TUwrc-.p:
nSÈ.Sie™ fi di ..i
n,sr,p:'
s.*M , Eùxlii lulcnci .ri N.i]>„li Il.-i m una i Itti ; ione in lue,;,, di
>B" '•">• in Dionigi il P^i^n nS'i"'V™iSHn.
niiw», qijclo Dome fi i diro fcvcnn:
IIi,<j(lijl!»I,parali compiila di Greco,
5i?S
n,!i;^'""" Jj'AtSwSui^ di Orrirr.i fi lic.'.c iti P,.."-
,^cnh^ in Omern fieli fcam- Pht^, in Omero remote li onifee a' tìu-
n^iÌT, [ila etimolo-ia Fenicia , e fi a1
fiumi, c.l anclic .-.li' Usui, , per-
ri-.-mni Jl-Ii (trituri ubi dui- tti.1 indi <IT -. j
n^™1'b
1
OraciÓ"rcniitiin.cnK in re- ló quello,' eh" i (stillo,
TliT-uifri, così d^ria iIjIIl figlie m. 3II'— ./.
, . ii. 'iì. , i.i in I o
nj^^wn., una delle Voltarne, ove 2,^££'dotX£HM^aj,^abiuri Eoli, in Omeri, n.m [inerita ib;,:;, Dij.-ir.ru in Napnlr
ni,-.i., iii 111.» ito.
^nWI jlT.co.e°°
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nr^V
3j,V*'m
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d '
C
uìÌ
0ìaio^e fii cosi
ietta da dumo 1) masa Circe ]&n,»™^,™, aseiunrade
1Fcltfej Mg
n c . ;-l Omct.-j thiimt il Mediter-raneo 1^ ed Elbdo il Tirctno ;3. ve-
«QyCoogleJ
DELLE VOCI GRECHE.
2tK.ii-, tedi ohiiti. ' •Y'u, donde forsa ;o;.
5W,*> .
i
i;rtc La. ina , perche adope- 1 TWfiirB , in CTcno fi lese» in
ii»Li Greca 'jì™11*
l0rD "k^"'* cp" T*"^I iòcT'd" 'affannerai noiione
i •, . ftliralc^! Orientile tf, ver- r» s(ir=J, nomo, the Omero dà a' Scl-
I .: I.
in? npfbdl ps»1 ^ *
«le lo fltffo, cheH» 11} (Ti • ' + lffli O*9" £ eamhiavano
Suiu, iti Omero non i Sìracnfa rio . e *V Idi.
nidi im. feai'^iw. In EEiodo in vece di fruire
..^.ss,f,r't:.¥k
iaggiuntogli Minerva 257.
iSr.ss<ti i r; delle ci"^'*£
ir., q-.ieif ,rS ijnra'
lef.!V= "'t^ 17J.Tir-
, li'pnr Al Oitkt.» .ino ri. 0.,.,- r , che Ci in ]Licofrone irfi.c feqq.
Ta^^i, lacerdnrl di Giove Dodnnt
. imr.. di Apollo , e "lo
Jorrare ntll" Ariirn mare perchè
t!™S"h;Xì»°
m "orami* Fóìio
1nnaqb- •^f™ ìfltunfo di Apollo uS.
^iiii ìhwito 1 aM 'vmì'"i°i.'
dtg1'
'"'
Hai iter, n.ai-ne i-I,
'
Nj ? ..1ì .ii:r , cci É di liedl'im..
..'T^ triplicità Tua uinniiionf. .Sii; un nani cola, che la 1
f
S Ili Fenicia vocr
43* INDICE DELLE VOCI GRECHE.
-A Li <i ik-Tini? (riliih y=-.-JP ]:• !::..!.. i .li :'>,.:: :^ O.l-j'... .eie;;.Xtfnd^r-a, ia un manna comedcbbelr dovunque il divitin poeta nomina £1 -
intendere izj, .<.
, ., ..
;
X*.7 tra N ""tc^ìJZfVKttft Vedi Clifrorre» tì" Efiildo Esilarar femprc 2 il mjrc di
Pui'.j.iii 0 k-.q. [nui parti , e iti
* Teli IbtioT ik;tii le Nuli; li
lo flcUri, clic Atlante -i. e li pi.^ii,
*Eljj'.-^. an-i.'n'n di Acoll.» prTriiè :i diti uni tumeme Oceano A-
^lAAi't*, e e^Oii» 1^, ^ del gran pnctT, io co? I
1
Oceano lì nu-
li Cito dall
Dui -;.
- '. in 9Mt; air, i\:ira
nTjl,, imi chi (Timo nome ccli'Occino, crii* icnnm, ivi: c . Ornerà 1c:r.pre
td (Fenicio il .Hit 1 L': ;.
in Ornerò non e Malta , mi V voci j^itjw , p'es, e , ie rm.t.i eo-
EÉb rimjc.m> «Jb ei"> .di Cntrane ftu temente egli liù e.;' f.h iWr.i.iii:
uÌ2&B
/m,à™ra ]
,!
ed^b^ElTaTÓ frjno ™.-m™ jSi'VsL^ITrnogUt*™ o£I
1
acque preffo Bua 9. ii <:m,ne... pclbiont conni f Omido Omento j »j
,
ciò a proi-ate dalla p. Ji. e fcqr|. fila e- i fèuq.
IN-
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t3 3 I N D I cvotaiti, che r •dammi» m. iBr. (ni* I» te
Arpie^ fi Enferò nei feno"
l . II. I. :!„:,
3 l'
CArpie fi putido- fi dkcm =fl=r di
=Piuftipinj , foVci-
,i - j ^luI etj deb- fa [ccondo Stnbone da Asiippa il.
. :. s'LV:"I.' . : .
'.
il.
: r,:l.' eniitlM ei-ccu ,1/.' .: i i, ni.r m ' r dcli-
iwflre moncto,ivi. derando Cipri , che pur cri de' Ni-i*Kfj»i/j'i
,a™ ^ra li fratria di elfi :l3. pollimi , pcrmnrolt! c.in L'cMi , ivi :
Arturo, perr.hS li battìi ncll' Oceano li_ Si contende, (c i tempo [ira vi eri
,!i .'-i'i' .i' pubblici L' cnfiieufi , c li il iu.i ti lei? [i di.lin-
138, Euea dil pubblico cririo . i.oci-
A6I, non raii fi nomini da Omero , . bi fuoi edilitj ir. Cipri -.:>.
né di Eliodo A-::.,, vien da voce F^iua
te eli De?T:...
h HTCH tilt crino [limili uaI I L
AP'yìit^n fi diGero J/W 44.
"ne nfiiint'it B , e P fi frimbi
Jlf n c di t n e b he £bihiloniybbe^ri
..
,-SWjfeftg
. .niDionep-ifTilITcrcqueliieirt.iii?.
Atcnicfi,q,uil formoli id operi tino ,^ptr fl^Kiir , o Br.^u, rome dell' Ebone,
dialetto diceilì ter,™» .' n 11 i';n- jlire r;(u .-itomi :.:..>. crimine
Kndroo elli pet nome ttiGioni ili Fenicia 110. fuo culto donuT fu furo
litile, onde fi nomini™» ^my*i- Sufi, vcroTra [itoJ.
311. •timologil
pn fu» Feniri' <-
Aliante , fui favoli in PoJ.T.aalì 7C_ t tl'JIPlftì,
ftfl^'mtttimolcgii Fenicia. , e 'Sino- "
fi fpiegi, perche iofiett
. 1i J.:u.-,n i A:hn:i<
umtro.ed ioEfiodo Oceanolime fon [inanimi , ivi : in
iti meo mire i i inbitiro,
k„tr.-., chi Aitante filini7;. fui. fivoli
firTi jj;
nfi'qoe' Bot /(nflaf ^ytìlM»^
, cod fu irjcl
cu^Ar- SiririJfNm, licrifeio di ennie lpf>t
gran quantità il pece jy.
DiqFinca DyiGoogle
Digiiizod Dy Googli
_ : i?r.:oj I:-
DELLE VOCI LATINE.frrirtnri inloma a III vnre, i'
IU!'. die F,/,;a uH. fnllu d.. .... ,.
, .. il ,5.11! j P i-!cl; , ,Vt.'i: fi M- diilmp Inons di pafajidii^t
£^.r''r",'j,
,
J'l,
U.1iir!r V'r.i 'K^i'l!," 7-i. M^^-t^'wli "Aapoh il nu-
Ed-ri, con elli fi rilava 1" cri digli me di pjr.'rWe, c pai uri: ii.j
Sn.ir-.ini rrlk padre iJi a Ini Ir drre il tutu diri fi-
E^., i ini . il filr.i d:l b-e rra c!Ti cnofo Ehone a^,Lafena pretende, che
Elifii'^m^ir.11
Fniui'ir4i":r^di Eumeri, iiiaaLfa, djVéfil'i' & ad U
;
Elnii'; df n.lt fi da« Irjro dardi amichi Finiti in Napoli ìit. e feqq.
il nwcffli e fi Ipiefia, per- , fi nomina di Omero iA. er.
th^ J^ali *J..ui 17^. i,JJ/" » 0 tjjirj nel Icnn di ycz7.mli -rr. non (1 li me-i-li. (china iiólem Gamia,
,ijj.
^£™'ù
,
n^:(/7r^'!iiL
'
Ì
vii chiatti .ni GesfiE
m'Ire ii 'ravvili in ra°nÒSD 'dF Om-
^Crilto dj ^ ^.
t^fc#W^^edi fnaW -
;-.:' ,!.:' ,"r.'' ,'
. pere!.; H-i lì.1'1 di t ^ .17 b S
Lumi c denr. 1' iUa d' (filili é, . T. hi- I
Er:..i,prrdJ li Irrito qndjj ^"ji™ Wira
Etl- Ir --ru Ir* Giri. .ne feenndo Etiodo l'Ardi
Se' j/tr" ,ii 'eJ mrneC^'A'ratli^fi.diSe CUijk
^ f
e lo IleUo , che «
r.r.f.i.. :. lij-
vlruntihTinmr
Cnnu - . ìli., rimiI:... lumi.;! ,: ;:. ' :.!: Amine! irn/foo vino Cfl-
. tran, vodi HlTtai. lehre, ivi. *I ridi „if, d nrli ejSrlO inerii. Tilt* , lo Jlcno , the , ,:
riferire '::-. " *tria' o' liumclo :: . pert'ir k- li
tlinpi,
Irriti prcfto Peninoli^ Ef«g- di iS^^ '
Jj N ' *1h
!: |ii.i . Lrrrri:! :.:;. , ...i:. ,:i ,i :": ::' ": trate ,'ch^flujii rnr-
I
1
.! i i ".'i 1
41.
jli 1 litighi delle Ipi-iere a ti. ir. :. '...rrt-
'
l>meìc*t« IjMora cril™%%ir.nioy'^ i ì!ÌNghi"°Mr oTe'p.ticù tirla I7J. lSl.^l3ii. firn ti: „ ir. .;.:!: p:r ^ maSfiinr pane fi
tra . li fra in pili i lui timi Grfrrrir [ri. in'ù'i' ciii di orin.inc Fenicia n. e' fuqq.
fe ne parla a lenivi il), e litri, fu .S'-"wraarorra nell' ilola dpi Sole, th'
No™ d' otia part.tnlar fr~ : - -'- ': - " ; -=' : - J- " =-'=- «
noli™ cirri, li fu Elio- fatrificp isS. riami Jcj;]i Arramiii1. .r.'.m ^.ij:ir..,i.i-nre tr: — . -q j-_-L I j nL^ _
I . t ;
; -iì.i li l„H.l .1 fi it;j :ml-i:1 iv.'Ii Lj l'J.J: r • ! . ti n . .,
' -k- j . r:,™»; ^ —
"
:-.i. C.iFi,- fi c.ti '".-.;> In Nnp-'i la
JTieln ;S:. C..ii,d'\L--nd li in IJ
. v.' l 'i-iI i
,
^H. L' l L ',à. K L I i (ny /ivi,- .H.l S.
!iq.:. .S": Int. .ti . L ? i: pr viri Ir.l Tiirj L
Fi^Tf,fiii:< , dnndi ibbiino rune i_
f^''"" f?r Jrlm ^..-rfririerrak dÌM-
innn fi fi a tempo d" Augnila Snie iHì-
le <iL;tÌ!j?i!ci'iifi d.i] pihhlim tri- Ginlui, iì dice di
?i=rril/r.mc dill'alui JUfJ.rar
(Ìr"rT siìv«i:i li' vedi il
^.
-'I d-lipjnicnM de' Camnci
Ottino di l'njlw'ji i li'irr niicii- i"i"-f in" ti:-.! :,.-.
li seppellivano dilV iridar filimi, 0 GÌ.-.vl-, tra minora jini e' Tinnì io
YÙ~:c.l,irir,,;. r,:> 'iii'i, f.-.ìì; ì.i li'.'Vt'mi ^ ììvtt-lÌv, d.£T!Ì[;Vo:iii. C..,
,
.i .ti Jn;c. Tur» ,<"....
.; i»™,;,;.,, c he li, ^
341.. Fieno. *»..-. T Idi
F™i. Tua (iim(ikf,ii Fsnirrii ani- i.Wir sn-\ irEssnii di (.".Live, thevi i Liirrismii n.r.,..j. i-i:Tli---"aJ Hmin.
1
.! fT™, dnde narrine
ì l.lli', i,l a' f.rii iLm7i:,rr.i,ivi ^ Grugni, fine nel jmr di P. 1 r 1 '.-.7
1--.
F,:r.r di Vr.fc.inr,., o S. lùnii , cr.n in- Inni l'iniiTUnn dell'ari:,, e f rie" i
1 "„i"i "<"<"<' i Tii.-.ni,
il die H la t ninfei i II., i-r.mi-
ìngii Fenicia , the k ns di sì e
Greti, nnn mai trebberò il Invilir) al-
vi S, Vmlo nel Voi viario [lineari altri. i-i c jtjjAsi. Vennero^
ni 4h"';U. V .- cri t'irgli Snii'rjlr,t£°llVln
°'
che i Kilippelì jry. Gictii , in uicujisià 3V ]>.;, h.i vjj.Ulne, rjiijl tulio «ivi m eITe .squali fToduJe i primi rra d'igni l.i^r.- .ir.
Dlgrlizotìb/ Coogte
^gli Vok.nl liifiio i
oiisiiw Oritnrale ri, di e(Tì II Cim-pifini ipnellili Tm^dNjvnin^ij.
_
I
' inumimi fiutai
pOnA pm divenne GrL..i jr:vri:LnLi . u'ie ;i'i e l
:
i .liiro r.-n r..jf-
^rizLMTii: * in cii li le.; .*>,'"/ '.s , fai- leni,* cllér, chi: Merini Uiea , e che per-
f.i , r^ in N-n p -Il fi rinvenne E.Ì3 mmji ci?» hanm. erriin rimi ci un . the eli
ifcriiii-.ni; alcuna in Laiini iiliiimi lun jkiili in P. ifuuli ì.';. rj sifvndo
;:'. ^d. quella, the C rr.ii.iin [fclui c.i-i , un nei r.e :i jk.o . effrre il
lenimi» ifii Irti, Iftiizioni <ii. E»- ronfine tri quelli cirri ,.c Napoli ,
firmware , che Insidi fummo pregio , frinii Leutoeei i quali cole dice Plinio
erre™ e leqQ..
efler unii,?
JC-,.,i . .1 interpreti iti i-.;t"n.n
K™™ pìrctó Gr rfc^dnil.*"
J^S ,opinioni del Cnrfm bramo :
re iJl^iti'ÌEiir™ KCN li i ferii
roCKN' ^ il che non ..vemtolrl.i C rimi , !-.. i : a l: :• ' :
"
fifa , ed tilinro , ivi . Si retino fi
comprendi
,'ueiÌi iltffi Brave " n ri^io
1
tr»''2:«(Ìr1^'
1 MiHfKchf, il quale fii le altre cn-
pincncirarin air" penici Caponi l5£Si di Sniiinenie ragione, della mura-lion di Filerò in Lcucorl-o iM.
Ulnari , era pretto Pan i li nn unimefehina ilofelra prutl-i Nniu
Lipari, prenci undV ifula li p.inù Ulif-
lu ir-, li deferivi n.4- i 11 milione
cu .eli; vale Hip;., .. .e quin-
di di Omero lì linfe h lcT;.jJr.i f.i-
óelle : eh: hiikj" 1'
jiiiiirc^i .1 Ci,
ì;ji li elimini 1
! abbia preflj Ùia=
L,.,,.,.'m..: P ii. da1
1Jc I -e
i
:
.
i
Li.^n.y.e-rcW li aferiflb fra nli i
^SSiaw Creole STtoli Virnolnriia
t™ p.Km -5? eonviene cn E,i..Jo . il q„ale"diee,
«SÌ«fc*r i.
1SJS.-S! EKstpjwww.
le Lr.iffr:
Bertìi't Jhnai , le ne di 1' Ux*U*m efj£«, per qnil falleifi tre-
Oignuoa Dy (Jooglc-
DELLE VOCI LATINE.
ri:
Ld *t*e noti (
come han credalo, comportò di aììkqt,
Mtreilliru E» vecchio nome fi Si J>i*-
/fraro c fcaq. c quciiTultima va-
dì. fi conofee effiaco donde Mergàlliru
MMulm, nome d:l t';r.:.-i !.'! M: i r i I. 1 1 -.ri-
.
Urrclio; li trae Cu acigiuc di queir ««elio 17J. Sleali firjiiriM nc-
Olismo iti. gli «Ini 174- quindi fi diecina
TriSfcSJgj?'. ìSe cha sss-jfr>fii°n= li fa '"(it'lT NipS'' '71- ,° M&i/ ,' voce di denooi
/-;<;.•. :i / cicli' igieni, che Diadi- pelce 174-'
celiCaftellodcll'Uovo rio. fi dite ari- JMr/fnwm , nomunnriii , fe ne- di 1' eli
the . 0 per errore le ie diede il molofiia fenicia 7. ,\J.y, j. :r,.'.Ij.™
M'if ài i.'..j;:ti™ Ij<c«JU„„m ioi.don- e »Wi firivtanfi eoufufarotnic 77.!. rjrnili ni f.i lo ; (;:,,). cimo- in jeeii:: tO:lo li S-vi l;> f:.:~l, d
Jvnir:a : L .che han da- Prometeo ~,6. e quivi par lamentò tor-
io il Bochait, e '1 Maiiocdii nonio- Giovile teppe ieflfie,li degl'inganni -,-
44* I N D
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de:
DignizMQ» Google
mS I N D I C E
£v?E niìiìdiò™'«!%%''" " ' "
J'"
ftì, ti ?™<cw. "pr'uoJJ /che'tilft'rXftrfilyHu, non é, coitk vuole il Mli- Ti nr>n puffun cflVre alno, tbj Falc-inelli, u Mii rctmr i/Timo ippnil.i il iti iti. e fcrjq. c final ironie le n- ài
rc™o\\',j'l '.,'„,,<, in PmmnlH-.Mf It ?Jfcna fliftSt™"" l^Lió ìit
ni ««ilio jnno^ìnniay HorWni ^ «effe, tV Esimio j8&^ ^
del refino, ili : pcrch) resinili lo o- Demi, fimi in Poilufili 3t.c !=qq. tli-
noi In. j;> i,;.;. j .-^ S, 1 .1 S-.|i e tini- 01 i Fenicia SS. penh* delti Tra-
ici, ed Omero divini'°ìii, c °d"'*1 Sene Hiii polli = da' veochi.cd?nnS-t'.HTi. JL:Ì . p. cu i' apprende
i Pe- vi Icniroii S-. e ve. i qual era deb-IV:
:i eir.r.- i, 1,,cri„t i ;;,, bafi li fai re la lo, favola »7 .
1. ite,,;:. ,1, ctf I |, Greci* (,-. Pianimi , finla ioni ciL.nia -_jl.
l'. lii.'. > . v.1,.,1., fi ,ipom alla Blbli- l>oW.*edi n,S.>««.ta rnmià jcn-jBì. J'.i-i . ir™ionra che E dà ad Enea, e non
re. L;,.,:,, il ,i. i\ ;l y,,-:
:.r:i;-i:o <-" <<^.
IV. r mei r tu;. Il ile p.T f.ilki J-.r.i cirri , à r.Jrr le lia Maro apportoj-:v." i-o l'romcrcn 78. no. icdi E, Iti,
fi . .Illìipjmeir.i cV fi i . := p : Vi , /V.'i: . c i.^ìf li ulano in ifcambicvole
" r-
*
i l-i.trici li àillingiiono di' Fenici Jid. Jrsi. ne' icippi pcilcnon le ;;li J cec-
h , ci Irà da htpfo Di*nvj) fu
vera luo , e vtichrà nomej
a* fili mratia'cte .tino
DELLE VOCI. LATlNEi 4I i
toni terminano in Timo città , fua origine; ([coniti HMazzocchi i Fenicia 190.
-1 j; ::i:^::-h <H'.
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.j pjin, preiii vir;ii;<> i-i^Ornerò, uè JiTSodo di r^m, in Ovidio none di cut
.<.l.-.' ...
;h: ^P™o i Celtismi 344..
p«chc adoperarono in effa li voc*
Eoceni quelte voci 140. 341. Dalare loro Dcitù u*. e feqq.pcE
U ecqna Strabene la ran-no o. Elìodo dice lo [taf- Jei loro Dìo 35 r. a chi town da-
vi parrnfli Uliffe dopo a-ihc di efii Ji'tdo^rb^KR
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quali in ogni nnflr» morteli . contro )' opinioni del donìffimo Maiioechi , il
quale crede effer timido Hi Nettuno, e- ci togli; il più pregevo] mrmijmenm Jel-
t c ili < c ftmbn , checiil nir-li. I' rradilili. uomo - ripeto qui (li! pillile: Nei fi nnÌ!Ìii..u j'fi.na- ,
vi.,:.>:.-i; r. fi „::,.„, !K li i'.l i.l N f,« i i ;.-...? A.is-.- A; fJBr Sì Jn fl JW« jnj.n fm.-ll ;
«: fttaptt Di'ti fi li A mulini, fià
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:iuni, clic in meno
PC nro di cittì ; in leswndo altre opere del Mi"occhii dalle quali Icmprc ap-
parcnda, unii lielTo mi Ili litio Siv.umc , die minavano quelli fbtfli Dori della
Lucania t'I'tlia il nome A».**?i« in Altari*. E. cu lue panile eie Sae^hre. Elei.
jVrap. Epife. e,,!,u par,. 101. H.rr «if«> m ™>li»J lai:*"! Cecili Aflrrre «> .-
rie Ime/in,^ Iwfu, ni ìpft ritrarr ; frs/min firn hi irrigue r<( i>ih rum A,
< ( /
wrwW fgffim , iti» in trjMinlHi fann-M pnfrneeoier munti purpurei ,
piiri Ramine? fi/titi Buttiti0ìatt e/e^tfnirWr , dai co&ria ì^aktir^ fattiti» fa'
che kuigameu eh a he non v1
hai:=.f!ìiii di mutarli Oy.,"»' in fui™, eITcndo (lato certamente un ornamentoper fregiarne Ì capelli i doveva il dottillìino Cafaabotio più predo por menteali' apqiunrQ Tappai* , e menar lunghe qnerele , che il poeta Antifane> che nonappretti, che Yurvc4h&
r
En Omero dinotando un uccello, e propriamente il mcr-
, non gli fi ahaceva li ts!9"i}e , e crede tre , che valcfle un velo $ era vera*
rnc-ntc duro Caperne la vera fien ideazione, cneniki voce d' oriencaie origine igno-
t.i a' Greci, ed eziandio perche un Ioli min 1' ufa Omero , ed il da rollatilo
Datoli alle (brrnjTqucfro Brino rata volnrae , venne da Amlterdam in no-
1 e iì I ^ratini I I c c^di Pieno Bui-
cH Vto" raro "eie'" 1
'
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I
^e df (in'ilinuw
ile, come Ail.-.'.Ii, od Ert-le , [ili Cia.^rM , c D'Or-.- ila , il dir del Burman-no , e quelli fi fono (badiali di fervere , ed illufirar le regioni nnllre , mentre i
nod.i iàvj a ianno di lor fama a beli' agio fi godor.o i luoghi fonoi , ovi-ero fj
loro vieo ralcnt d i peni mene co-
flrc ^Provincie Icario tu.:-.- d.i.j ti.-:.. vera i ,:eu .: ;:.no argomcnin mefthi-
ihé (hi fi conofee fallire, e men reo.
Or avendo io lem m ei.ni-i.i Jj. D i in::._> , e dei Burrnanno { e
olierui-iimii oppoile a ^a.-^o , che io ho feriiro in quello volurr.c: m'induco coubrefirà Mimiti» ad indicarle, fedendomi di mar ragioni , per mollrare non
pio regga.01 s"llolirl > vtdr °S ™ leggeri onale
l'aq. joS. Coo ciliare pruovc irar» di Omero, cran padre del IV.-olol i r=u-
fltm, ho dimoflraro, che le Sirene fateano lor trillo hggvmo ncll' ilbl. di Ca-pri, e quello poeta ou fi: a .i.ni i ri, r-ret.al — a,ì :':;i
:
il dot.iflìmo D' Orville plg . .io. ha ferlttor fi™Wr ,V: .<;'
nui inraur inW Clj*Ji«»«i,Jm-mlrm , (V Ji.-ri»™ .' /ri .-- iV ,
,
pra« Saltila, & Cornici , Ir prci.r.'r jllr.'^j p;rF-;; -j.tjVj Jireujj rflrt If'w-
»ii«r,év. e li i dimeniico, il che mi ì di maragià , d'Omero , e frate dar
lede a [re Boeri lontaniffimi itili' eri troica. Lo fieno afierilce il Clerico nelle
f.-lve ilio!. is.! the ppc. e ;' strafa d;' verii i!
: Peimiro , che parla di Taran-to , e di Napoli, ed egli erede, che appartengono a Sicilia
;ma rigirando io
:a Atcr.icic palerò le .deboli ragioni di lui ^ il che ora farebbe lunga
Urlane, D'aém, iliif.pi (frcriiT
, liàft Évrr/iiai Tnam'a i$i^ai$a ;kt drli-
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utit . Lo fteffo pria
. . i ... i, . l r ' ' 'i - - l.i- -
I--.; criii
1-» nulli: pag. *jles^ percni^umfce lunghe eiodire cole ,
^.
,v , .„. u..„ verità,gliistlicraSbj feii>- lei-!>«.-rn ['
rr-ii-,.iTM ài'Si' indici i. lii curro rc::> v: li:n;; , come di quei dell' opera del D'Ornile.
Erano a me nceenaric quelle cincvi ficrifaticnii , acciocché Taluno non re-
cidi danno al mio rotarne, furie ledendo, che uomini di si gran nome fonoIlari in alcune (Ole rirr' lli a ci'i
,ihc in hi HVri-re> , fr:ra Jii.imi.iar ( tomi e
uftume di quei, eh- l.i.-hx, hvjt.ist inalu A'.' npere allrui ) quale delle due .par-
ti , che conirndono, dice il vero, ite non dee mai cedere a cjuallivoglia più
grave .murili
.
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