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Ex-voto del Santuario della
Madonna della Salute
Gli ex-voto, sempre numerosi, hanno rivestito le pareti del Santuario testimoniando la grande
devozione di cui ha goduto e tuttora gode la Madonna di Dossobuono. L’usanza di esprimere la
propria gratitudine per l’evolversi in meglio di un fatto sfavorevole o per uno scampato pericolo
esiste certamente ancor oggi, anche si il modo di dimostrarla, figlio del suo tempo, è cambiato.
Infatti, mentre fino a pochi decenni or sono si usava offrire, come espressione di fede, un quadretto
dipinto rappresentante una sventura alla quale si è scampati, ai nostri giorni si è invece diffuso
l’anonimo cuore di metallo stampato, destinato a imbrunire nello spazio di qualche anno, oppure un
oggetto prezioso o un’offerta in denaro. Di recente si usa offrire una foto ricordo anch’essa di breve
durata. Il sentimento religioso alla base dell’offerta di un ex-voto è, dunque, il compimento di una
promessa fatta alla Madre di Dio e il ricordo e la testimonianza pubblica della concessione della
grazia implorata. Fin dai tempi dell’antico capitello, infatti, i devoti portarono tavolette attestanti il
provvido e materno intervento della Vergine nelle difficili situazioni della vita e molte di quelle
antiche tavolette andarono sicuramente distrutte durante la costruzione del Santuario e le guerre
succedutesi nel secolo scorso. Di esse però alcune si sono fortunatamente salvate e sono ancora
custodite nel Santuario. A destra e a sinistra dell’altar maggiore, ne sono conservate 47, per la
maggior parte dell’800, mentre nell’inventario del 1829 ne erano citate 75. Alcune di queste
tavolette, risalenti al secolo XVIII, ci consentono di ricostruire l’antico capitello che vi è
rappresentato. Queste immagini votive, caratterizzate da un linguaggio immediatamente percepibile,
sono diventate un fatto culturale e artistico che ha risvegliato l’interesse degli studiosi d’arte.
L’uniformità della vita e dell’ambiente di un tempo facilitava la lettura dei fatti, ma si riconosce
nella tecnica pittorica votiva la tendenza a rendere riconoscibili al massimo l’ambiente in cui si è
svolto l’avvenimento e i personaggi. L’intervento miracoloso è mostrato con l’immagine della
Madonna riprodotta nella parte superiore del quadro. In questo modo non è possibile confondere le
testimonianze del voto e quindi il ringraziamento appare chiaro senza nessuna spiegazione scritta.
Basta una dedica, confermata dalla secolare tradizione degli ex-voto: V.F.G.A. (votum fecit gratiam
accepit); P.V. (per voto); P.G.R.( per grazia ricevuta). Le tavolette votive del Santuario sono state
oggetto di studio e di accurata riproduzione un una pubblicazione del 1987. Di due ex-voto,
particolarmente significativi per la data e il donatore, è rimasto purtroppo solo il ricordo. Si tratta di
due medaglie d’argento dorato, offerte dal doge di Venezia Alvise Mocenigo, e descritte come
ancora esistenti nel 1988 da don Pighi, dal quale trascriviamo: “Una di queste medaglie porta una
facciata la seguente leggenda: ALOYSII MOCENICO / PRINC.VENET./ MUNUS AN. I /
MDCCLXIII / A.B. e nell’altra l’immagine di Maria Vergine col bimbo e il bel motto nell’esergo:
GENUS MARIANA SUMUS. L’altra medaglia occupa nel mezzo questa leggenda: ALOYSII
MOCENICI / PRINCIPIS / MUNUS A. XIII / 1775 e nel rovescio un Angelo con una face
capovolta e il motto nell’esergo: IN OPERE FULGET”.
“IL PARTO DIFFICILE”
La donna che ha appena partorito si rivolge in preghiera alla Madonna unitamente al marito il quale, col ginocchio piegato, la
mano destra sul petto e lo sguardo rapito, dimostra la sua devozione. La sacra epifania attrae i volti di tutti i presenti: anche la
donna che tiene tra le braccia il suo neonato sembra affidare il pargolo alla protezione celeste. I recipienti di rame, posti ai
piedi del letto (secchio col mestolo e bacinella) contengono l’acqua che le “comari” (ostetriche) usano per le prime cure nel
neonato e della puerpera. L’episodio narrato documenta quanto fosse rischioso il parto nella società preindustriale quando la
donna partoriva in casa aiutata soltanto dalla buona volontà di un’ostetrica e delle vicine di casa. La mortalità infantile rimase
molto elevata fino all’inizio del Novecento.
Olio su tela 38.5x33.5
cm.Sec. XIX (anno 1815)
Iscrizioni: 5 Di(cem)bre 1815 P.G.R.
“DONNA GENUFLESSA” Una donna di modeste condizioni, inginocchiata sul pavimento, unico elemento connotante
l’ambiente in cui si svolge la scena, ringrazia la Vergine che appare, rutta in piedi, biancovestita,
mentre con la sinistra sostiene il Figlio e con la destra mostra la corona del rosario. La tavoletta
votiva raffigura una scena raccolta e pacata qual è quella tipica dell’atto di ringraziamento. E’ qui
del tutto eliminato l’elemento drammatico che caratterizza invece le tavolette nelle quali è narrato
l’evento traumatico felicemente risolto dall’intervento divino. Su 47 ex voto dipinti del Santuario
della Madonna di Dossobuono ben 13 raffigurano persone che ringraziano la Vergine per il suo
intervento taumaturgico. E’ possibile perciò arguire in quale fatto contingente il devoto sia stato
protetto dal prodigioso intervento della divinità. Dobbiamo ricordare che in tal modo la tavoletta
diventa essa stessa una “preghiera visibile”, attraverso la quale l’uomo confessa la sua dipendenza
totale rispetto a Dio.
Olio su legno 37x31
cm.Sec. XIX (anno 1804)
Iscrizioni: P.G.R./1804
“IL CIECO ACCOMPAGNATO DAL FANCIULLO”
Con la mano destra posata sulla spalla di un fanciullo e con la sinistra impugnante un bastone, un
uomo di modeste condizioni sociali si reca a pregare davanti alla Madonna collocata in un capitello.
Scarni esemplari di alberi suggeriscono il paesaggio della campagna circostante. Pur non datato,
questo ex voto cronologicamente può essere collocato tra il 1740 e il 1801, cioè tra l’anno in cui la
statua fu traslata da S. Eufemia a Dossobuono e l’anno in cui venne terminata la costruzione della
chiesa. Assai frequenti furono i capitelli eretti, come questo, agli incroci delle strade: essi
costituivano per il viandante sia un sostegno spirituale sia un punto di riferimento topografico
fondamentale nei tempi in cui la via più che una ben definita e delimitata strada era una serie di
punti di riferimento. Il capitello, inoltre, con la sua presenza rendeva sacro il confine e teneva
lontano il maligno.
Olio su legno 36x24 cm.
Sec. XVIII
Iscrizioni: nessuna
“MADRE IN PREGHIERA CON LE DUE FIGLIE”
Dinanzi all’altare ricoperto da un lungo drappo rosso e da una bianca tovaglia prega, devotamente genuflessa,
una madre con le due figlie. All’ampia gonna color verde-oliva della donna è sovrapposto un delicato
grembiule, mentre alla camicia azzurra è aggiunto un candido fazzoletto da spalle. La figlia maggiore, che
indossa un abbigliamento analogo a quello della madre, sta più vicino alla sacra mensa forse perché è la
persona che ha bisogno del soccorso particolare della Madonna. Questa, come altre tavolette, offre una
documentazione originale da utilizzare in sede etnografica per lo studio dell’abbigliamento. Ma, più in
generale, gli ex voto dipinti costituiscono una fonte di straordinario valore storico, demologico e sociologico.
Olio su legno 37x22 cm.
Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“UN SACERDOTE SUPPLICA LA VERGINE”
La finta cornice mistilinea dipinta racchiude la tavoletta nettamente divisa in senso verticale in due parti
uguali: la parte destra è riservata alla rappresentazione dello spazio umano, mentre la parte sinistra è
destinata allo spazio celeste. Un sacerdote, genuflesso in preghiera, è dipinto di profilo come una macchia
nera nella quale si distinguono appena le mani giunte, il bianco colletto della veste e il volto. La Madonna, di
contro, appare in posizione frontale ben delineata nel suo luminoso regale aspetto. Il pittore e il devoto
hanno voluto in tal modo sottolineare la contrapposizione dei due mondi, quello terreno e quello divino,
quello delle tenebre e quello della luce. Merita una considerazione a parte la presenza in questa tavoletta,
come in altre tre della serie degli ex voto affissi in questa chiesa, della tenda-quinta sorretta ad un’estremità
da una colonna. Siffatto elemento decorativo, copiato dal mondo teatrale, ha la funzione di richiamare
l’attenzione dei devoti affinché comprendano che sono davanti alla rappresentazione di un fatto
soprannaturale.
Olio su legno 33x27 cm.
Sec. XIX
Iscrizioni: P.G.R.
“EX VOTO DI TABARELI ANGELO GUARITO DA EMOTTISI”
In una camera segnata dalla presenza di numerosi oggetti evocatori della preghiera divina (due acquasantiere
simmetricamente ai due lati del giaciglio, due immaginette sacre, il quadro raffigurante la “Madonna della
Salute” affisso sulla parete più alta sopra la testata del letto e il crocifisso) è rappresentato un bambino
sofferente per sbocchi di sangue, amorevolmente assistito dalla madre. Una donna indirizza le sue preghiere
alla Madonna, Salus Infirmorum, che appare in alto nello stesso aspetto con il quale si mostra alla venerazione
nel santuario del paese. “L’invocazione del periclitante è sostenuta da una situazione di abituale devozione:
ciò, ogniqualvolta possibile è sottolineato in sede figurativa. La Madonna invocata sotto un determinato
titolo, è quella stessa la cui immagine compare affissa alla parete, o sulla testata del letto nel quale giace
l’infermo: segno di abituale devozione, cioè di dedicazione personale e probabilmente familiare; la Madonna
invocata sotto quel determinato titolo e nel segno di quella determinata immagine, è quella stessa che, nella
tavoletta, compare radiosa ad erogare la grazia”.
Olio su tela 32x25 cm.
Sec. XX (anno 1901)
Iscrizioni: SALUS/INFIRMORUM
P.R.G. TABARELI ANGELO Giuseppe
11 AGOSTO 1901
“IL DEVOTO GUARITO DA MALCADUCO”
Da uno sfondo indefinibile, delimitato sulla destra da una colonna e da in basso uno spazio bluastro
contornato nella parte superiore da una linea ondeggiante, emerge un uomo orante, il cui vestito curato ed
elegante suggerisce l’appartenenza a un ceto non popolare. Nello spazio celeste che traboccando occupa
gran parte della tavoletta è raffigurata la Vergine assisa su un cumulo di nembi. L’offerente ha voluto scrivere
chiaramente non soltanto le sue generalità ma anche la malattia da cui è stato guarito. Ha voluto in tal modo
spiegare dettagliatamente il senso di quella preghiera e, nello stesso tempo, ha teso a rendere più personale
la sua rappresentazione e quindi a coinvolgere emotivamente il pubblico dei devoti che abitualmente
frequentano il santuario.
Olio su tela 30x24.5 cm.
Sec. XIX (anno 1805)
Iscrizioni: P.G.R. / Bernardo Cocafei
per il Mal Caduo / …1805
“LA PREGHIERA DELLO STORPIO”
La stampella appoggiata al muro del capitello e la mano sinistra protesa a raccogliere la corona del rosario
stanno ad indicare che la persona che guida la fila dei tre pellegrini è stata graziata dalla Madonna. In questa
tavoletta la statua della Vergine è ancora collocata all’interno del capitello e quindi il quadro dipinto risale
alla seconda metà del settecento, quando la Sacra Immagine era allogata in un tabernacoletto all’incrocio
dalla strada della La Rezina e della strada della La Levà. Nominata dal popolo “Madonna della Salute” per i
suoi interventi a favore degli ammalati, la Madonna venne spesso raffigurata con la corona del rosario. Infatti
la statua venne benedetta dal sacerdote vicario di Dossobuono nella festa del S. Rosario del 1740. In 16
tavoletta compare la corona, tenuta per lo più nella mano destra della Vergine e solo in rari casi nella mano
di Gesù Bambino. La recitazione del rosario, che è uno degli aspetti emblematici della devozione verso la
Madonna, è già una consuetudine diffusa tra il popolo a partire dal secolo XIII. Da più racconti risalenti a quel
tempo sappiamo che si usava ripetere 50 o 100 Ave Maria facendo delle genuflessioni e intercalando dei
Pater Noster. Per facilitare la recitazione del numero prescritto di preghiere venne ufficialmente adottata la
corona, già in uso per devozioni analoghe.
Olio su legno 29x27 cm.
Sec. XVIII
Iscrizioni: nessuna
“L’INCIDENTE DELLA CARROZZA”
Un groviglio inestricabile di cavalli e finimenti occupa la parte centrale della tavoletta che racconta lo scontro
frontale fra due mezzi di trasporto trainati da equini: un caro pesante giace semidistrutto sul lato sinistro,
mentre dalla cassa della carrozza, rovesciata su una fiancata, sono catapultate a terra sei persone, tra le quali
spicca la rossa ed elegante figura di una donna. Tra il verde scuro degli alberi s’intravvede una chiesa con il
suo campanile e, in alto, contornata da un maestoso stuolo di nubi, appare la Madonna. La struttura
architettonica della chiesa, ben delineata nei particolari, attesta che l’edificio sacro non può essere
identificato come quello della Madonna di Dossobuono. Si può pertanto ipotizzare che la presenza di questa
costruzione serva soltanto a localizzare fedelmente l’evento e che l’aiuto divino sia giunto invece tramite
l’intercessione della Madonna del Salute che è rappresentata in lontananza, appena visibile.
Olio su tela 57x42 cm.
Sec. XIX (anno 1818)
Iscrizioni: P.G.R. / A. 18 7bre 1818
“LA CARROZZA RIBALTATA”
Dopo una curva le spranghe si rompono: il cavallo prosegue la sua corsa, la carrozza sta per rovesciarsi. Le
tre donne che la occupano non possono far altro che alzare le mani al cielo e scongiurare l’intervento
prodigioso della Madonna che appare in alto a sinistra tra le nubi. Merita ricordare quanto sta scritto nella
parte posteriore di questa tavoletta, dove sono riportate due iscrizioni autografe. Nella prima, redatta con
grafia incerta, si legge: “Vicentini Luigi di Raldo / lassia il ricordo del 6 giugno 1894 / viene giù a ringraziare
di una caduta/dalla scalla ebbi 11 giorni di pericolo di vita/ e il XII giorno indosai una camicia benedetta /
del B. Ver M di e subbito dava princippio / a stare meglio e guarì / 6/6 94 Vicentini/Luigi/di Raldon
falegname”. L’immediatezza del linguaggio esprime con efficacia il fatto accaduto e lascia intravvedere la
genuinità della fede del devoto. Più sotto un’altra iscrizione: “Toffaloni Ottavio fu Antonio / e moglie
Carolina / Toffaloni Lucia fu Antonio Anichini / P.G.R. li 26 8bre 1853”. Una tavoletta votiva, come si può
desumere da questo esempio, si prestava ad essere riutilizzata dai singoli devoti i quali potevano in modo
semplice e diretto comunicare il loro ringraziamento e testimoniare la potenza dell’Immagine taumaturgica.
Olio su legno 49x39 cm.
Sec. XIX (anno 1855)
Iscrizioni: P.R.G. A 1855 “GENITORI CON FIGLIO AMMALATO”
In una tetra camera non rischiarata dalla finestra, utile soltanto a rinnovare l’aria greve stagnante del locale,
un bambino giace sul letto di cui si distinguono la solida pepiera, la massiccia testiera e la coperta che scende
fino al pavimento. La madre, premurosa, si avvicina con sollecitudine al piccolo ammalato, mentre il padre,
vestito di nero, ai piedi del letto, segue con trepidazione l’evolversi della situazione. In alto a sinistra, in una
macchia luminosa giallastra, appare al Madonna con Bambino e S. Luigi Gonzaga. E’ questa la prima delle
otto tavolette che accanto alla Madonna presentano uno o più santi intercessori; è l’unica però con S. Luigi,
invocato come protettore dei giovani.
Olio su tela 47.5x39 cm.
Sec. XIX (anno 1894)
Iscrizioni: P.R.G. 1894
“DONNA INCAPACE DI REGGERSI SULLE GAMBE”
Un prete e una donna sorreggono un'inferma appena scesa da un calesse tirato da un cavallo
sproporzionatamente piccolo. Due uomini parlottano e gesticolano davanti al capitello nel quale è collocata
la Sacra Immagine. Sullo sfondo si stagliano due edifici di proprietà dell'orefice Borella, colui che ha traslato
la statua della Madonna da S. Eufemia al capitello di Dossobuono. L 'insegna appesa ad una delle due
costruzioni ci indica che si tratta dell'osteria fatta costruire dal Borella per ristorare i pellegrini che giungevano
anche da paesi molto lontani. Nel passato le osterie non godevano di buona fama. Infatti l'autorità religiosa
che nel 1741 convoca il prete vicario di Dossobuono si preoccupa di avere notizie sulla moralità di
quell'ambiente e chiede "se in quelle osterie vi sia alcuna occa(sion)e di scandalo, o cosa indecente". Ma il
vicario assicura: "Io non ho mai sentito che sia seguito alcun scandalo, ne cosa indecente, perché quelle
osterie sono necessarie quanto al mio giudicio per la moltitudine de popoli de paesi lontani concorrenti
all'adorazione di quella immagine".
Olio su legno 47x35 cm. Sec. XVIII (anno 1794)
Iscrizioni: Adi 10 maggio 1794
G.R. Angela Gandini / di Balsemano
“DONNA ORANTE SULL’INGINOCCHIATOIO”
Il vestito di elegante fattura che scende con un ampio strascico a coprire i piedi è una spia dell'elevato rango
sociale della donna. Ella, morbidamente genuflessa su un inginocchiatoio finemente lavorato, sta al centro
della stanza illuminata da un'ampia apertura vetrata e con le mani giunte rivolge lo sguardo verso la Madonna
col Bambino, S. Giuseppe, S. Antonio da Padova, S. Rita e S. Vincenzo Ferreri. Da notare, anche in questo
caso, la presenza della tenda-quinta, già osservata nella Tav. V, che attesta ulteriormente il rango elevato
dell'offerente. L 'inginocchiatoio è rappresentato per richiamare come in una sineddoche la sacralità della
chiesa.
Olio su tela 46.5x34 cm.
Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“LE QUATTRO DONNE ORANTI” È questa una tavoletta che racconta un intervento taumaturgico ambientato all'interno dello spazio sacro per
eccellenza: la chiesa. Mentre il sacerdote celebra la Messa, la Madonna appare in alto, sopra l'altare, nello
stesso punto in cui si trova abitualmente la sua immagine. Dalla sfera celeste si dipartono alcuni raggi che
colpiscono le donne, due inginocchiate e due in piedi. Verso la graziata (la prima della fila, la più vicina
all'altare) accorre una donna, mentre le altre due pregano con le mani giunte o le braccia aperte con le palme
rivolte verso l'alto. L'ampia finestra, per mezzo della quale la luce del sole penetra nello spazio oscuro della
chiesa, rappresenta simbolicamente il matrimonio tra Cristo e la Chiesa e nello stesso tempo indica il ruolo
della Madonna che non splende di luce propria, ma soltanto attraverso il raggio di luce che riceve da Dio. Il
velo, un altro elemento di forte valenza simbolica, usato dalle donne per coprirsi la testa all'interno della
chiesa, rappresenta la modestia e la virtù. Maria, donna virtuosa e modesta per eccellenza, ha sempre il. capo
velato.
Olio su legno 40.5x32.5 cm. Sec. XIX (anno 1830)
Iscrizioni: P.G.R. li 11 Maggio 1830
“DONNA IMPLORANTE”
S. Giuseppe, collocato in posizione intermedia tra l'umano e il divino, guarda il Bambino sorretto dalla
Madonna e con la mano destra indica la donna che prega sull'inginocchiatoio. Lo spazio riservato al terreno
è schiacciato nella parte sinistra e bassa della tavoletta, mentre l'area celeste occupa gran parte dell'ex voto.
Le tre figure principali sono collocate su tre piani distinti: dalla donna si sale a S. Giuseppe, parzialmente
coperto dalle nubi, per arrivare alla Madonna emergente nella totalità della sua grandezza. La linea che unisce
le mani della devota con quelle del santo arriva dritta al volto della Vergine, simbolo, in salita, del cammino
dell'invocazione, in discesa, della direzione della grazia.
Olio su legno 28.5x24.5 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“PADRE IN PREGHIERA PER IL NEONATO INFERMO”
Un padre, inginocchiato sul nudo pavimento a fianco del figlio neonato posto in una culla, indirizza
le sue preghiere alla Madonna che appare ritta in piedi col Figlio sul braccio e con la corona del
rosario nella mano destra. In basso, la semplice scritta "P. G. R. " non fornisce ulteriori informazioni
sul motivo dell'ex voto. Il bambino è strettamente avvolto in fasce secondo l'usanza tipica del passato
quando si riteneva che i neonati in tal modo potessero crescere senza alcuna deformazione ossea. Alla
Madonna della Salute si rivolsero spesso i genitori di bambini morti subito dopo la nascita per ottenere
la grazia di riavere in vita i loro figli e di poterli quindi battezzare.
Olio su legno 28x22 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: P.R.G.
“EX VOTO DI FRANCESCO FORESTI”
Il bambino piega la mano sinistra verso gli occhi, forse per indicare la parte malata. Dietro di lui, il
padre, genuflesso su un inginocchiatoio, si rivolge in preghiera alla Madonna che appare in alto sulla
destra avvolta nel solito cerchio di nubi. Questo tipo di tavoletta, in cui sono effigiati i graziati e non
vi è traccia di narrazione dell'intervento taumaturgico, rimanda agli ex voto dell'alto Medioevo
quando, secondo A. Vecchi, i doni votivi più comuni erano costituiti da statue e da "quadri ritraenti
il soggetto che chiede protezione e grazia, o protezione e grazia ha ottenuto in modo sensibile".
Olio su legno 28x22.5 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: P.R.G. / Francesco Foresti / …atalboino
“S. ANTONIO DA PADOVA E S. GAETANO INTERCEDONO PER LA GUARIGIONE
DELL’AMMALATA”
Lo spazio pittorico è nettamente suddiviso in due parti in senso orizzontale. La scena umana, ritraente
un'ammalata adagiata sul letto, ricoperto da lenzuola di color giallo, e una donna genuflessa in atto di
preghiera, occupa la parte bassa. La Madonna col Bambino avente alla sua destra S. Antonio da
Padova in abito monacale e alla sua sinistra S. Gaetano in abito talare, riempie lo spazio superiore
della tavoletta. La presenza di più santi intercessori, secondo l'acuta annotazione di A. Vecchi, (Il
culto delle immagini nelle stampe popolari, Firenze 1968, pp. 7-8) è tipica i di un'usanza devozionale
assai diffusa presso il popolo. "La devozione ad un santo particolare non esclude quella per altri santi,
anzi molte volte la richiama. L'interiore confronto d'anima diventa più lucido e articolato laddove si
valga di molteplici modelli: da questo punto di vista le immagini esemplari possono essere molteplici
e molteplici gli stimoli alla imitazione. A ciò inevitabilmente si aggiunge il tutto umano desiderio di
richiedere diversi patrocini e di moltiplicare i motivi di protezione e di sicurezza."
Olio su legno 27.5x23 cm.
Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“SUPPLICA DI VINCENZO SERAFIN”
La tenda-quinta e la colonna poggiante su una massiccia base delimitano la parte destra del quadro
riservata a Vi(n)cenzo Serafin genuflesso su un inginocchiatoio rozzamente squadrato. Davanti al
devoto appaiono la Madonna e il Bambino incoronati, affiancati da due angeli che tengono aperto il
mantello azzurro della Vergine. Il colore rosso del vestito con cui la Madonna di Dossobuono è
frequentemente effigiata in queste tavolette, essendo il colore del fuoco, sta a indicare l'amore, il
colore azzurro del mantello, essendo tipico dell'aria e dell'acqua, e quindi della trasparenza,
simboleggia la verità. Il colore bianco della veste di Cristo raffigura l'innocenza e la purezza.
Olio su legno 17x20.5 cm. Sec. XIX (anno 1804)
Iscrizioni: Vincenzo Serafin della Bar-/detona P.G.R. li 12 9bre 1804
“LA GUARIGIONE IMPETRATA”
L'unico suppellettile che descrive un interno altrimenti indefinibile è un letto nel quale giace una
donna, sostenuta da due cuscini bianchi, con le mani unite in preghiera e lo sguardo rivolto alla Sacra
Immagine che occupa la parte superiore destra della tavoletta. Assai raramente negli ex voto appare
il letto matrimoniale a due piazze,' unica eccezione è la tav. 24. L'ammalato riposa in un letto a una
sola piazza: tavv. 6, 11, 18, 25, 26, 31, 33, 35, 37, 38, 39 42. I giacigli della povera gente, molto
semplici, sono privi di accessori decorativi. Come in questo caso, una coperta senza frange scende
fino al pavimento a nascondere le sponde e la pediera.
Olio su legno
Sec. XIX
Iscrizioni: P.R.G.
“LA LIBERAZIONE DELL’INDEMONIATA”
Una donna inginocchiata sul pavimento a braccia allargate implora l'intervento della Madonna che
appare assisa su un morbido cuscino di nuvole. Tre diavoli con ali nerastre fuggono verso l'alto in
direzione opposta a quella in cui è collocata la Vergine. I demoni simboleggiano quelle forze negative
che disgregano la personalità dell'uomo. Esorcisti speciali hanno il compito istituzionale di cacciare
i diavoli con particolari preghiere. In questa tavoletta, però, non si nota l'intervento del sacerdote: la
liberazione è ottenuta per diretto intervento celeste. Poiché i diavoli sono condizionati nella loro
azione dalla volontà di Dio, a Dio, per intercessione della Madonna, è necessario rivolgersi per essere
affrancati dall'influenza del maligno.
Olio su legno 26.5x20.5 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“DAVANTI ALL’ALTARE DELLA MADONNA”
È questa la terza di cinque tavolette che raccontano un intervento miracoloso avvenuto all'interno
della chiesa. Una donna giace seduta per terra mentre intervengono a sollevarla una donna e un
sacerdote. Lo spazio celeste, che occupa metà del quadro, è riservato all'altare e alla statua della
Madonna immessa in una nicchia. Da notare il vistoso fazzoletto rosso che copre le spalle della
graziata. Questi fazzoletti che per la gente del popolo costituivano un elemento necessario
dell'abbigliamento quotidiano in quanto proteggevano il collo dai raggi solari e potevano venir
utilizzati per asciugare il sudore, nel costume signorile impreziosiscono il vestito cui si legano per
contrapposizione di colore.
Olio su legno 27x35.5 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: P.G.R.
“DONNA GUARITA PER INTERCESSIONE DI S. FRANCESCO”
Da un letto sontuoso, sormontato da un baldacchino quadrangolare e impreziosito da una coperta
damascata a frange finemente lavorate, rivolge la sua supplica una giovane donna tendendo le braccia
verso lo spazio celeste. Qui, in un riquadro di nubi, sono raffigurati S. Francesco e la Madonna col
Bambino. La presenza del Santo d'Assisi in questa tavola come in tav. XXV documenta come la
devozione mariana sia stata diffusa dalle numerose famiglie francescane presenti nel veronese.
Olio su legno
Sec. XVIII (anno 1796)
Iscrizioni: P.G.R. / 1796
“I DUE AMMALATI”
L'imperizia del pittore e il precario stato di conservazione della tavoletta impediscono una sicura
lettura di quanto vi è raffigurato: si può soltanto arguire che nel letto giacciono prostrati dalla malattia
due coniugi e che su di essi arrivano i raggi della grazia divina. Sul lato sinistro, collocata in un
capitello, la Madonna, ritta in piedi, in atto regale, tiene sul braccio sinistro il Bambino incoronato.
Dobbiamo ricordare che la rappresentazione pittorica degli ex voto segue norme fissate dalla
tradizione: o viene descritto minuziosamente il fatto affinché la tavoletta diventi una testimonianza
precisa, fedele e dettagliata della potenza taumaturgica della Sacra Immagine, oppure il pittore segue
pedissequamente schemi compositivi standardizzati cercando non tanto di evidenziare gli aspetti
peculiari dei protagonisti e del luogo quanto invece soltanto la situazione di pericolo (in questo caso
la malattia), analoga a tante altre nelle quali è intervenuta regolarmente la forza celeste.
Olio su legno 28x25 cm. Sec. XVIII
Iscrizioni: nessuna
“DEVOTA IN PREGHIERA”
Da un letto, in cui spicca per ricercatezza stilistica l'alta testiera finemente sagomata, una donna
rivolge la sua supplica alla Madonna invocando nel contempo l'intercessione di S. Francesco e di S.
Vincenzo Ferreri. Molti furono gli ammalati che indirizzarono le loro preghiere alla Madonna di
Dossobuono. Tra i documenti scritti che meglio commentano questa tavoletta può essere scelta la
testimonianza di un "miracolo recentissimo avvenuto a Villafranca Veronese per intercessione della
B. V. di Dossobuono". Questo il documento del 1889: "Nella città di Villafranca Veronese vive
agiatamente certo Riccardo Bersacola il quale da sei mesi trovasi addoloratissimo per avere la sua
figlia Maria gravemente ammalata: la febbre tifoidea fu prima ad obbligare al letto la povera Maria
appena ventenne, e per quanto spendesse il suogenitore per ottenere la guarigione inutili affatto
riuscirono le amorose e sapienticure dei medici, inutili i suggerimenti, inutili tutti i tentativi
dell'arte salutare; anzi quella terribile malattia colpì la poveretta nelle articolazioni e la rese storpia
nelle braccia e nelle gambe da non potersi più muovere dal letto; in mezzo però a tanta disgrazia
la savia Maria non mancava di ricorrere ogni giorno con fervide preghiere all'aiuto della B. V. e
divotissima com'ella era della miracolosa Madonna di Dossobuono il giorno 25 marzo corrente
chiamò a sè una domestica e consegnandole del denaro gli disse: và, compera delle candele e
portale a Dossobuono, accendile all'altare della Madonna poi dirai al Sacerdote che celebri una
messa e gli farai benedire una camicia, le calze e le mie vesti: così fece la domestica e giunta di
ritorno alle ore 8 1/2 pomeridiane di quel giorno la giovane ammalata volle subito indossare quella
camicia benedetta; infatti appena l'ebbe indossata si sentì come in un lampo scuotere tutta la vita,'
si mise le calze e si slegarono le articolazioni della gambe e delle braccia, volle mangiare che da
tempo non prendeva cibo: si alzò dal letto sentendosi in forze e libera da ogni male si vestì scese le
scale e mentre presentossi ai suoi genitori che rimasero sbalorditi nel vederla, esclamò, gettandosi
nelle loro braccia, - Miracolo, miracolo della Madonna di Dossobuono!".
Olio su legno 26x22 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“DONNA SALVATA IN PUNTO DI MORTE”
La tenda-quinta si contrappone frontalmente alla Madonna che appare sulla destra contornata da un
cerchio di nuvole. In primo piano il sacerdote, con cotta e tricorno, intento a bendire con l'aspensorio
alzato la donna seduta su un grande letto ci dice che è arrivato a portare l'estremo conforto ad
un'ammalata considerata in fin di vita. La presenza del sacerdote si presta ad una duplice lettura: può
rappresentare la mediazione ecclesiale tra uomo e Dio oppure essere una figura secondaria in una
relazione avvenuta direttamente tra la Vergine e la donna morente. Nel primo caso sarebbe stato il
tramite fondamentale dell'erogazione di grazia, nel secondo caso si limiterebbe ad essere spettatore
di un evento miracoloso.
Olio su legno 27x22.5 cm. Sec. XVIII (anno 1791)
Iscrizioni: P:G:R: 1791
“GIOVANE DONNA SALVATA DALLE ACQUE”
Su un capitello provvisto di piccolo altare si erge la Madonna che porta nella mano destra la corona
del rosario, mentre tiene sollevato con la sinistra Gesù Bambino che regge una sfera azzurra
sormontata dalla croce. Verso di lei guarda una donna che, finita in acqua, viene tratta in salvo da un
giovane arrivato sul posto con una barca. Al di là del canale quattro alberi aventi vagamente la forma
di olivi e alcune basse collinette suggeriscono l'ipotesi di un paesaggio gardesano. In questa, come
nella tavola 35 e forse anche nella 43, Gesù che tiene in mano un globo manifesta il suo dominio sul
mondo. Essendo di forma sferica il globo suggerisce anche l'idea di perfezione celeste e di
onnipotenza divina.
Olio su tela 28.5x19 cm. Sec. XVIII
Iscrizioni: P.G.R.
“UOMO CADUTO DAL TETTO”
Salito con una scala a pioli sul tetto di una casa a tre piani, un uomo precipita a terra. Accanto a lui,
semicoperte dal cartiglio, tre anime del Purgatorio sono circondate dalle fiamme. In alto appare la
Madonna col Bambino. Con maldestre e nervose pennellate il pittore artigianale ha poi abbozzato un
albero e qualche scampolo di vegetazione. E questa l'unica tavoletta in cui compaiono le anime
purganti. Secondo la tradizione religiosa il Purgatorio accoglie le anime di coloro che hanno ancora
qualche colpa da espiare, come dire la maggior parte dei defunti. I congiunti viventi si preoccupano
quindi di ottenere al più presto la loro liberazione con suffragi e preghiere. Tali anime una volta
liberate, diventano intercessori di grazie. "Il sistema della solidarietà tra i vivi e i morti attraverso il
Purgatorio è diventato una catena circolare senza fine, una corrente di perfetta reciprocità". (J Le
Goff, La nascita del Purgatorio, Torino 1982, p. 406.)
Olio su legno 27x19 cm. Sec. XVIII
Iscrizioni: P.G.R.
“GIOVANE DONNA POSTULANTE”
Una giovane donna inginocchiata su uno sgabello indossa il tipico vestito popolare festivo: una
voluminosa gonna rossa sulla quale è spiegato un bianco grembiule, una camicetta bianca stretta da
un corpetto azzurro e un candido fazzoletto da spalle. Un nastrino rosso trattiene i capelli dietro la
nuca. " Il piede scalzo, sfuggito alla copertura del vestito, segnala inequivocabilmente le modeste
condizioni sociali dell'orante. Dalla parte opposta, su un articolato ricamo di nuvole bianco-azzurre,
appare la Madonna col Bambino. In questa raffigurazione della celeste soccorritrice è evidenziata la
cintura che nella religione cristiana possiede molteplici valori simbolici. Nel linguaggio
veterotestamentario la cintura sta a rappresentare la forza, la giustizia, la verità e la fedeltà. Nel Nuovo
TestamEnto Cristo risorto dicendo a Pietro: "Quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e
andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani e un altro cingerà la tua veste, e
ti porterà dove tu non vuoi" vuole far capire che l'apostolo prima poteva liberamente decidere del
suo destino, ma ora deve ubbedire alla sua vocazione. Con ciò la cintura raffigura nello stesso tempo
l'ubbedienza e la potenza che sono due delle virtù proprie della Madonna.
Olio su legno 26x21 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“PADRE IN PREGHIERA PER IL FIGLIO AMMALATO”
L'orante indossa una lunga giubba che si allarga sui fianchi e arriva a coprire quasi totalmente i
pantaloni neri tagliati al ginocchio. Le calze rosse e le scarpe nere unitamente al cappello a punta,
adagiato sul pavimento, completano l'abbigliamento di un uomo appartenente ad un ceto elevato.
Davanti al padre, in un "lettino decorato, giace il figlioletto ammalato. La Madonna col Bambino
occupa lo spazio celeste delimitato da ampie volute di nubi. Quando il sofferente è un neonato o un
fanciullo che non ha ancora raggiunto la capacità di pregare da solo, è un familiare, padre o madre
generalmente, che si sostituisce nel rapporto di devozione e che assume l'impegno del voto.
Olio su legno 25x17 cm. Sec. XVIII
Iscrizioni: nessuna
“UN UOMO AMMALATO INSIEME CON LA MOGLIE E LA FIGLIA CHIEDE GRAZIA
DIVINA”
Dalla data leggibile sul cartiglio (1741) risulta essere questa la tavoletta più antica conservata nel
Santuario. Un uomo, seduto sul letto a mani unite in atteggiamento di supplica, accompagnato nella
preghiera dalla moglie, col vestito rosso, e dalla figlia, col vestito lungo fino al ginocchio, chiede
l'intervento provvidenziale della Beata Vergine che si mostra in alto a sinistra. La corona del rosario
che tiene nelle mani la Madonna (come nella tav. V) nella parte terminale non porta un crocefisso,
bensì una medaglia. Si tratta di un'usanza molto antica, allorché il devoto andava in pellegrinaggio
presso un santuario, si faceva benedire una o più medagliette che venivano poi portate al collo con
funzione protettiva o aggiunte alla corona del rosario. In questo caso indicavano a chi erano dirette le
preghiere.
Olio su legno 25x21.5 cm. Sec. XVIII (anno 1741)
Iscrizioni: P.G.R. / 1741
“TRE DONNE E TRE UOMINI GENUFLESSI IN PREGHIERA”
Un gruppo simmetricamente disposto, con le donne inginocchiate sul lato sinistro e gli uomini
genuflessi nella parte destra, eleva preghiere alla Madonna cui è stato riservato il solito spazio
superiore sinistro della tavoletta. Le tre donne indossano lo stesso abbigliamento costituito da una
lunga gonna, una rossa camicetta con girocollo e paramani bianchi. Anche i tre uomini indossano
abiti simili. Alla finestra che illumina .la stanza è assegnato il compito di caratterizzare un locale del
tutto anonimo. In primo piano, scolorita dagli anni, appare la scritta V.F.G.R. (votum fecit gratiam
recepit) che compare anche nella tavoletta XXXIII. Nella maggior parte degli ex voto è usata invece
la sigla P.G.R. (per grazia ricevuta).
Olio su legno 25x18.5 cm. Sec. XVIII
Iscrizioni: V.F.G.R.
“UN UOMO GENUFLESSO PREGA PER LA GUARIGIONE DELLA MOGLIE”
La donna giace seduta sul letto, di cui si intravvedono il bianco guanciale, il lenzuolo spiegazzato e
la rossa coperta. Il marito, genuflesso in preghiera, si rivolge alla Madonna, che appare avvolta in un
corposo addensarsi di nuvole. Le tavolette votive sono state studiate anche dal punto di vista estetico.
Paolo Toschi in Saggi sull'arte popolare, Roma 1944, pp. 49-50 scrive che "è specialmente col colore
che l'anonimo artista crea il clima drammatico dell'ex voto. (...). Pallido chiarore di lenzuola,
diafane luci ceree, bianche cuffie intorno a volti esangui, nelle tavolette di devoti costretti a letto
per lunghi anni, sembrano raccontare a voce spenta la desolata malinconia d'inenarrabili
sofferenze: anche la malattia ha un suo colore e il pittore di ex voto ne conosce il segreto".
Olio su legno
Sec. XIX
Iscrizioni: V.F.G.R.
“BAMBINO FINITO SOTTO LE RUOTE DI UN CARRO”
Il conducente, ignaro del pericolo incombente sul Bambino finito sotto le ruote del carro, guarda
imperterrito in avanti. Provvidenziale risulta perciò l'intervento della Madonna che arresta i due buoi:
nel muso di uno dei due, rivolto all'indietro, si legge una mansueta docilità. La cattiva conservazione
della tavoletta impedisce una approfondita lettura dei particolari. È questa l'unica tavola che racconta
un incidente legato direttamente al mondo del lavoro contadino che risulta invece meglio
documentato in altri santuari della provincia di Verona. Il rischioso lavoro del carrettiere è
ampiamente narrato negli ex voto dipinti della Madonna dell'Altaròl (Poiano di Verona).
Olio su legno 23x20 cm. Sec. XVIII
Iscrizioni: nessuna
“PADRE DI QUATTRO FIGLI IMPLORA L’INTERVENTO DELLA VERGINE”
Grazie alla precisione con cui questo pittore ha voluto ambientare la scena della malattia possiamo
ricostruire l'arredamento di una modesta camera da letto della fine dell'Ottocento: un massiccio letto
con pediera sorretta da due gambe a sezione quadra rastremate alla base e con testiera molto alta, due
comodini, su uno dei quali sono posati un bicchiere e una bottiglia, l'acquasantiera, l'olivo benedetto
con due ramoscelli piegati a formare una circonferenza. e l'immagine sacra. La porta chiusa della
camera non impedisce che appaia la celeste soccorritrice. L'arredamento domestico è un segnale della
religiosità o dell'indifferenza di una famiglia. In questo caso siamo di fronte a un vero e proprio
tempio domestico.
Olio su legno 44x33.5 cm. Sec. XIX (anno 1888)
Iscrizioni: M.C. GIUGNO 1888
“L’UOMO PRECIPITATO DAL BALLATOIO”
A causa della rottura di una lastra di pietra del ballatoio che congiunge le stanze del piano superiore
di una casa un uomo precipita al suolo. Un ragazzo e due uomini, disperati e impotenti, assistono alla
scena. Nella parte superiore del quadro appare la Madonna col Bambino a salvare il periclitante. Il
pittore ha raccontato l'evento curando nei minimi dettagli l'ambientazione topografica onde costruire
una testimonianza fedele e circostanziata dell'intervento taumaturgico sulla cui veridicità è chiamata
a pronunciarsi la comunità dei fedeli, i quali possono in tal modo confrontare i dati della narrazione
e i dati della realtà.
Olio su tela 43x32 cm.
Sec. XIX
Olio su tela 41.5x30.5 cm.
Iscrizioni: (nella parte posteriore della tavoletta) Ottavio Toffaloni di Antonio 15 febbraio 1815
“LA GUARIGIONE DELLA GIOVANE BENESTANTE”
Il baldacchino con cupula a padiglione che circonda il lussuoso letto sul quale giace ormai morente
una giovane, i preziosi dettagli, l'abbigliamento ricercato e sfarzoso della moltitudine di familiari che
si aggirano disperati nella stanza e la presenza dell'alto prelato genuflesso sull'inginocchiatoio
finemente lavorato testimoniano del rango elevato cui appartiene questa famiglia. Anche se è spesso
difficile stabilire con precisione a quale classe sociale appartengono i devoti raffigurati negli ex voto,
le tavolette 5,9,13,30,36,37,40 sono state offerte da graziati appartenenti inequivocabilmente a ceti
sociali privilegiati. È pertanto impossibile sostenere la tesi, avanzata da alcuni studiosi, che le
tavolette votive siano espressione esclusiva della religiosità popolare.
Sec. XIX (anno 1814)
Iscrizioni: P.G.R.P.L.P. / 1814
“EX VOTO DI DOMENICO FERARI DAL VOLON DI ZEVIO”
L'ammalata, leggermente sollevata da un duplice cuscino, giace in un letto sulla cui testiera è dipinto un
crocefisso. A fianco del letto, inginocchiata, prega una donna, forse la madre, con la
sguardo rivolto verso la sofferente. Nello spazio riservato all'apparizione celeste oltre alla Madonna
col Bambino è presente una santa, presumibilmente S. Agnese. Il cartiglio indica non solo la data e il
nome, ma anche il luogo di provenienza del devoto. Siffatta annotazione, aggiunta ai documenti scritti
riportanti le guarigioni miracolose citate nell'introduzione, ci consente di affermare che il Santuario
della Madonna di Dossobuono già nell'Ottocento era conosciuto in tutto il territorio della diocesi
veronese.
Olio su legno 41x30.5 cm.
Sec. XIX (anno 1804)
Iscrizioni: P.G.R. Li 4 9bre/Domenico Ferari 1804/Dal Volon di Zevio
“L’AMMALATA RICEVE IL VIATICO”
Tra lo spazio celeste e lo spazio umano c'è continuità, quasi compartecipazione ad uno stesso mondo. Un
sacerdote sta per porgere l'ostia consacrata ad un 'inferma distesa su un letto sotto un lenzuolo bianco e una
vistosa coperta a righe azzurre. Ai piedi del letto è raffigurata la Madonna che indossa un vestito bianco
ricamato a fiori rossi. La sistemazione della statua della Madonna, come appare in questa tavoletta, fu opera
di don Luigi Stegagno, rettore del santuario dal 1847 al 1881. L'immagine taumaturgica, vestita da don
Stegagno, venne collocata su un altare di stile barocco. Successivamente, forse nel 1936, la statua, svestita e
riportata perciò allo stato originario, fu posta in una nicchia ricavata nel coro della chiesa. Per sistemare più
adeguatamente la sacra Effigie, neli947 don Ermenegildo Magrinelli, parroco di Dossobuono, fece portare
nel santuario un altare recuperato dalla vecchia chiesa parrocchiale. Il trasporto fu eseguito con grandi carri
adornati per l'occasione e fu accompagnato da feste religiose durate un 'intera settimana.
Olio su legno 39x28 cm.
Sec. XIX (anno 1862)
Iscrizioni: P.G.R. 1862
“EX VOTO DI IGNAZION TURINI”
Un uomo prega genuflesso su un semplice inginocchiatoio. Il monocromismo del suo abbigliamento,
costituito da una lunga giubba aperta sul davanti e dai calzoni chiusi sotto il ginocchio, è rotto dal
bianco della camicia e dei calzettoni. Il nero del nastro che trattiene i lunghi capelli dietro la nuca
richiama il colore delle scarpe. Sulla sinistra della tavoletta una bizzarra nuvola oltre che a separare
lo spazio celeste dalla scena terrestre serve a fornire la base su cui poggia i piedi la Madonna e a
offrire il cuscino sul quale siede il Bambino. L 'acconciatura dell'uomo, analoga a quella dell'uomo
raffigurato nella tav. XLI, permette di datare la tavoletta agli ultimi anni del Settecento.
Olio su legno 40x33.5 cm.
Sec. XVIII
Iscrizioni: P.G.R. / Ignazio Turini
“EX VOTO DI REGINA SCAPINA”
La dimensione dei tre devoti, raffigurati nell'abbigliamento tipico di fine Settecento, è proporzionale
all'importanza del loro ruolo. L'identico gesto delle braccia e delle mani, (cui si aggiunge, nel padre,
l'impugnatura del cappello), sembra indicare preghiera, ma anche lieta meraviglia all'apparire della
celeste Soccorritrice e del Suo Pargolo. In 13 tavole l'evento è ambientato in un paesaggio rurale,
distrattamente osservato dal pittore: il tronco nerboruto o la verde chioma di qualche albero basta a
suggerire un fondale scenico dal quale emergono gli uomini e i santi, gli unici veri protagonisti della
rappresentazione.
Olio su legno 37x31 cm. Sec. XVIII (anno 1795)
Iscrizioni: Regina Scapina / Figlia di Lorenzo Scapin / P.G.R. Ottobre 1795
“EX VOTO DI BELLESINI VIRGILIO”
L'ammalato, che indossa una bianca camicia, parzialmente coperto dal lenzuolo e dalla grigia coperta, è
adagiato in un letto dalla pediera e testiera artisticamente decorate in ferro battuto.
Le due acquasantiere, appese con un nastrino rosso, e il quadro del crocifisso, che domina la parete,
attestano la devozione quotidiana del sofferente. Per la debolezza egli ha soltanto la forza di alzare la
mano sinistra verso la sacra epifania, mentre la destra giace inerte vicino al corpo. Il padre e la madre,
a mani unite, implorano l'aiuto divino rivolgendosi alla Madonna che appare sul lato sinistro della
tavoletta. Analizzando i 18 ex voto relativi ad ammalati (38% delle tavolette rimaste nel santuario) si
nota che all'incirca nella metà dei casi l'infermo non si unisce alla preghiera dei familiari. Il pittore in
tal modo ha voluto rendere esplicita la gravità della situazione prima dell'intervento taumaturgico.
Olio su tela 41x31.5 cm. Sec. XX (anno 1901)
Iscrizioni: SALUS INFIRMORUM / PGR BELLESINI VIRGILIO / / 4 SETTEMBRE 1901
“MADRE CON FIGLIO IN BRACCIO”
Una madre si accosta all'altare e offre il proprio figlio alla Madonna che dall'alto accoglie a mani
aperte la pia oblazione. Il pittore si sofferma a descrivere le vesti della donna, l'abbigliamento del
bambino e le figure celesti, ma lascia nel vago l'ambientazione della scena. Unica annotazione
rilevante: l'altare ricoperto da una candida tovaglia ricamata. Ben 36 tavolette (76%) presentano
l'apparizione della Madonna in alto sul lato sinistro. Il dispensatore di grazie viene quindi collocato
sulla destra, cioè in posizione fausta, rispetto al devoto.
Olio su tela 37x29 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“L’AGGRESSIONE”
Il provvidenziale intervento della Madonna salva due uomini incappati in un agguato banditesco.
Uno, a mani alzate, è il facile bersaglio di un brigante armato di fucile, l'altro, inginocchiato, sta per
finire sotto i colpi di un acuminato stiletto impugnato dal secondo grassatore. Con pennellata sicura
e vivace l'autore ha descritto con cura (ed è l'unica tavoletta su 47) il paesaggio rurale. Tra i molti ex
voto che rappresentano il devoto in preghiera mentre ringrazia o chiede l'intervento divino, o che
raffigurano l'ammalato disteso sul letto, spicca la decina di quadri molto animati e mossi nei quali il
pittore ha tentato di fermare l'attimo fuggente dello straordinario intervento divino.
Olio su tela 34x30.5 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: P.P.
“DONNA MIRACOLATA PER INTERCESSIONE DI S. ANTONIO DA PADOVA”
Una donna è immersa parzialmente nell'acqua, mentre il marito e i figli accorrono stupiti sul luogo
dell'incidente. S. Antonio da Padova intercede immediatamente presso la Madonna e il Bambino Gesù
affinché intervengano a salvare la devota in difficoltà. Delle tavolette conservate nel santuario 32
sono dipinte a olio su legno (68%), 14 sono oli su tela (30%) e solo una è a olio su cartone.
Olio su tela 34x44 cm. Sec. XIX
Iscrizioni: nessuna
“EX VOTO DI GIRARDI LUIGIA GUARITA DA PARALISI”
Come apprendiamo dalla testimonianza scritta a penna sul retro della tavoletta, Girardi Luigia, colpita
da paralisi e lesa gravemente negli organi vocali, viene istantaneamente guarita mentre prega dinanzi
alla statua della Vergine. La mano esperta del pittore ha saputo rendere con efficacia lo stupore dei
familiari di fronte all'intervento taumaturgico. E' questa l'unica tavoletta firmata dall'autore: Marai
dip (inse). Nella tav. VI appare soltanto un semplice "Giuseppe", scritto in corsivo, forse il nome del
pittore.
Olio su tela 31x31 cm. Sec. XVIII
Iscrizioni: P.G.R.
Nella parte posteriore della tavoletta:Giradi Luigia / Istantaneamente guarita da paralisi ed
afonia il 15 agosto 91 / Alla salute degli Infermi / Questo tenue tributo di perpetua memoria /
Mambrotta 19 Novembre 1891.
“AGGRESSORE ARMATO DI PISTOLA FERMATO DALL’INTERVENTO DELLA
MADONNA”
Seduto in una buca scavata in aperta campagna, un uomo giace ferito e perde sangue dal fianco
sinistro. In suo aiuto interviene la moglie che gli slaccia il panciotto, ma soprattutto interviene la
Madonna col Bambino a bloccare l'aggressore armato di pistola, dalla quale sono partiti almeno nove
proiettili: uno ha colpito l'uomo, otto sono finiti sulla tavola di legno. L'uomo armato, dinanzi
all’apparizione celeste, si inginocchia e si arrende al volere divino. Nella campagna circostante
svettano cipressi e gelsi. Delle tre tavolette del Novecento questa è la più recente. Ventiquattro ex
voto, più della metà, sono senza data. Di quelle datate, quindici risalgono all'Ottocento e cinque al
Settecento.
Olio su cartone 29x37 cm. Sec. XX (anno 1949)
Iscrizioni: P.G.R.
Nella parte posteriore della tavoletta:
Famiglie / Zambelli e Brunelli / 26 ottobre 1949 / Calzoni di / Dossobuono