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Ematologia di laboratorio Esame
emocromocitometrico Anemie Malattie dei leucociti
Emostasi e trombosi
Sequenza crescita e maturazione cellule
Sviluppo linfoide (linfoblasto, linfocita B, Sviluppo linfoide (linfoblasto, linfocita B, plasmacellula, linfocita T,plasmacellula, linfocita T, cellule NK)cellule NK)Sviluppo mieloide (eritrociti, piastrine, Sviluppo mieloide (eritrociti, piastrine, leucociti neutrofili, eosinofilileucociti neutrofili, eosinofili e basofili, monociti)e basofili, monociti)
Specifiche AnaliticheSpecifiche Analitiche 25 Parametri: WBC, RBC, HGB, HCT, MCV, MCH, MCHC, PLT RDW-CV, RDW-SD, MPV, PDW, P-LCR NEUT %, LYMPH %, MONO%, EO%, BASO%
NEUT#, LYMPH #, MONO#, EO#, BASO#HPC#, HPC%
5 Istogrammi: WBC, EO, BASO, RBC, PLT 2 Citogrammi WBC-DIFF, IMI
Principi e Principi e TecnologieTecnologieSette Canali Analitici
WBC (Linfo) DIFF ( Linfo, Mono, Gran.) EOSINOFILI BASOFILI IMI ( Cellule Immature ) RBC / PLT HGB ( Emoglobina )
Segnale RF(Densita' e Volume Nucleare)
Segnale DC(Volume Cellulare)
Rilevazione RF/DCPrincipi e Principi e TecnologieTecnologie
Rilevazione Resistiva con Focalizzazione Idrodinamica
Conteggio RBC/PLTPrincipi e TecnologiePrincipi e Tecnologie
MCH Emoglobina corpuscolare media
Espresso in pg (26-32)Hb / eritrociti
< 26: IPOCROMIA> 32: IPERCROMIA
MCHC Concentrazione emoglobinica corpuscolare media
Hb (g/dL) / ematocrito
32-36%
Indici EritrocitariIndici Eritrocitari
RDW-SD Rappresenta l'ampiezza aritmetica della curva di distribuzione RBC.
Viene calcolato come differenza volumetrica ad un'altezza pari al 20 %del picco RBC e viene espresso in femtolitri.RDW-CV Rappresenta l'ampiezza di distribuzione espressa in coefficiente di variazione(%). Viene calcolato dividendo la deviazione standard (SD) per il valore di MCV.
Indici EritrocitariIndici Eritrocitari
PDW (Ampiezza Distribuzione PLT )
E' calcolato come differenza volumetrica tra i 2 punti che tagliano la curva di distribuzione al 20% della sua altezza.
MPV (Volume Piastrinico Medio ) E' calcolato dalla seguente formula:MPV(fl)=Pct(%) X 1000 / PLT (x103 /ul)
P-LCR (Percentuale Grandi Piastrine)Rappresenta la percentuale di piastrine aventi volume superiore a 12 fl. rispetto al numero totale di piastrine.
Indici piastriniciIndici piastrinici
Legame tra Globina e gruppo idrofobico SLSModifica di ConfigurazioneOssidazione Fe 2+ Fe 3+Legame con Gruppo Idrofilico SLS e formazione di Fe --> SLS-Hb
Principi e TecnologiePrincipi e Tecnologie
Metodica SulfolyserDeterminazione HGB
WBC Maturi WBC Immaturi
• Lipidi• Colesterolo• Fosfo-lipidi• Glico-lipidi• Super Surfactante
• Amino Acidi
Principio di reazione canale IMIPrincipio di reazione canale IMI
PBSC = “peripheral blood staminal cells”
Left shift = spostamento a sinistra della formula leucocitaria (immissione in circolo di leucociti immaturi)
Distribuzione Canale IMIDistribuzione Canale IMI
Classificazione delle anemie Ridotta produzione di eritrocitiRidotta produzione di eritrociti
• aplasia midollareaplasia midollare• deficit B12/folatideficit B12/folati• sindromi mielodisplastichesindromi mielodisplastiche• infiltrazione midollareinfiltrazione midollare
Aumentata distruzioneAumentata distruzione• anemie emoliticheanemie emolitiche• cause extracorpuscolari (meccaniche, cause extracorpuscolari (meccaniche,
autoimmuni) autoimmuni) Sintesi emoglobinica anomala o ridottaSintesi emoglobinica anomala o ridotta
• sideropeniasideropenia• disordini cronicidisordini cronici• talassemie e Hb anomaletalassemie e Hb anomale
Parametri per lo studio del metabolismo del ferro
FERRITINAFERRITINA
TRANSFERRINATRANSFERRINA
RECETTORE SOLUBILE DELLA RECETTORE SOLUBILE DELLA TRANSFERRINATRANSFERRINA
Malattie dei leucociti Alterazioni della funzioneAlterazioni della funzioneAlterazioni quantitative non neoplasticheAlterazioni quantitative non neoplastiche
(mononucleosi, reazione leucemoide, (mononucleosi, reazione leucemoide, neutropenia, …)neutropenia, …)
Malattie neoplasticheMalattie neoplastiche• mieloproliferative (acute, croniche, mieloproliferative (acute, croniche,
sindromi mielodisplastiche)sindromi mielodisplastiche)• linfoproliferative (acute, croniche, linfoproliferative (acute, croniche,
linfomi)linfomi)• immunoproliferative (mieloma, immunoproliferative (mieloma,
amiloidosi, gammopatie monoclonali,…)amiloidosi, gammopatie monoclonali,…)
EMOSTASIMECCANISMO DI DIFESA A PROTEZIONE
DELL’INTEGRITA’ DEL SISTEMA VASCOLARE
LO STUDIO DELLA COAGULAZIONE, CHE PUO’ APPARIRE SEMPLICE, IN REALTA’ NASCONDE NON POCHE INSIDIE ANCHE NELL’ESECUZIONE DELLE METODICHE PIU’ COMUNI PER I NUMEROSI FATTORI CHE INFLUENZANO IL DATO FINALE
DA UN PUNTO DI VISTA IDEALE, I RISULTATI ANALITICI DOVREBBERO RIFLETTERE I VALORI DEI PARAMETRI PRESENTI IN VIVO; E’ TUTTAVIA FACILE CAPIRE COME, DAL MOMEMTO IN CUI IL SANGUE FUORIESCE DAI VASI, VADA INCONTRO AD UNA SERIE DI CAMBIAMENTI A CARICO DEI SINGOLI COMPONENTI DELL’EMOSTASI,CHE POSSONO ALTERARE I RISULTATI IN MANIERA CONSIDEREVOLE
ALCUNI DI QUESTI CAMBIAMENTI AVVENGONO IMMEDIATAMENTE, COME L’ATTIVAZIONE DELLE PIASTRINE, LA LIBERAZIONE DEL FATTORE TESSUTALE E L’ATTIVAZIONE DELLA FASE DI CONTATTO; ALTRI SONO PIU’ TARDIVI E RIGUARDANO I FATTORI PIU’ LABILI SOGGETTI A PREMATURO DETERIORAMENTO
GLI ERRORI CHE SI POSSONO VERIFICARE DURANTE LA FASE PREANALITICA SONO PARTICOLARMENTE CRITICI PERCHE’ SFUGGONO AI PROGRAMMI DI VALUTAZIONE ESTERNA ED INTERNA CHE PERMETTONO DI INDIVIDUARE VARIAZIONI NON VOLUTE CHE POSSONO VERIFICARSI DURANTE IL PROCEDIMENTO ANALITICO
VARIABILI PREANALITICHE
LA VARIABILE PREANALITICA PUO’ RIGUARDARE:
LE CONDIZIONI DEL PAZIENTE AL MOMENTO DELPRELIEVO
LA RACCOLTA DEL SANGUE
LA PREPARAZIONE DEL PLASMA
LA CONSERVAZIONE DEL CAMPIONE
Via intrinsecaChininogeno Precallicreina
Fattore XIIFattoreXIFattoreIX
Fattore VIII
TromboplastinaFattore VII
Fattore XFattore VFattore IIFattore I
Via comune
Fibrina solubileFattore XIIIaFibrina insolubile
APTT PT
Via estrinseca
Schema cascata coagulativa e test di screening
Differenze fra sindromi emorragiche dovute alla fase vasculopiastrinica e alla fase coagulativa
Difetto Vasopiastrinico Difetto Coagulativo
Storia familiare Rara Frequente
Preval. sessuale Femmine Maschi
Tipo di sanguinamento
Cute e mucose,petecchie ed ecchimosi,spontaneo
Ematomi muscolari ed emartri,post-traumatici
Modalita’ di presentazione
Sanguinamento immediato dopo trauma, persistente
Sanguinamento ritardato dopo trauma ,ritardato e ricorrente
Test di laboratorio PT e APTT normaliTE e PLT alterati
PT e/o APTT TE e PLT normali
Test di screening
TEMPO DI EMORRAGIA
CONTEGGIO DELLE PIASTRINE
TEMPO DI PROTROMBINA
TEMPO DI TROMBOPLASTINA PARZIALE ATTIVATO
TEMPO DI EMORRAGIA
Definizione
Il tempo di emorragia (o T. di Sanguinamento o T. di Stillicidio o Bleeding Time) e’ il tempo necessario all’arresto del sanguinamento da un piccolo taglio, di dimensioni standardizzate, provocato sulla superficie cutanea
Intervallo di riferimento per il test secondo Ivy
2 – 9 minuti
TEMPO DI EMORRAGIA
Finalita’ diagnostiche
Il tempo di emorragia valuta l’interazione delle piastrine con la parete vascolare e la successiva formazione del tappo piastrinico.
Un prolungamento del T.E. e’ riscontrabile, oltre che in casi di piastrinopenia o di piastrinopatia, anche in pazienti con carenza di alcuni fattori plasmatici (Fibrinogeno e FvW) e in soggetti con alterazioni della parete vascolare.
TEMPO DI EMORRAGIA
Malattie congenite
Alterazioni della componente vascolare
Alterazioni della adesivita’ piastrinica al subendotelio
Alcune forme di piastrinopatia
Difetti nella formazione di fibrina nel tappo piastrinico
TEMPO DI EMORRAGIA
Malattie acquisite
Difetti di formazione di fibrina nel tappo piastrinico (DIC)
Presenza in circolo di proteine anormali e anticorpi
Anormalita’ di interazione fra endotelio e piastrine (m. renali, m. epatiche, anemie)
Disordini funzionali acquisiti delle piastrine dovuti a farmaci (ASA, Antibiotici)
FIBRINOGENO
FVII
Tissue Factor
Ca2+
FXII
FXI
FIX
VIII
Ca2+
Ca2+
FX
Ca2+ FV
Fibrina Coagulo di FibrinaFII FXIII
Eparina AT
VIA INTRINSECA (aPTT)
VIA ESTRINSECA (PT)
VIA COMUNE
TEMPO DI PROTROMBINADefinizione
Tempo di coagulazione del plasma in esame, reso povero in piastrine, dopo aggiunta di quantità ottimali di un estratto tissutale (tromboplastina) e di ioni calcio.
TEMPO DI PROTROMBINA Espressione dei risultati- ieri
1) TEMPO DI PROTROMBINA:ESPRESSIONE IN SECONDI2) ATTIVITA’ PROTROMBINICA : ESPRESSIONE IN
PERCENTUALE RISPETTO AD UN NORMALE sec. paziente3) INDICE DI PROTROMBINA: ------------------- x 100
sec normale
sec. paziente4) RAPPORTO DI PROTROMBINA: …………….. sec normale
TEMPO DI PROTROMBINAEspressione dei risultati-oggi
INR = International Normalized Ratio
modello di espressione standardizzato proposto nel 1983 dall’OMS, definito come il rapporto PT paziente/PT normale elevato all’ ISI (International Sensitivity Index ); l’ISI indica la sensibilità della tromboplastina utilizzata rispetto alla Tromboplastina di Riferimento Internazionale (per definizione ISI = 1) .
L’espressione dei risultati in INR dovrebbe superare il problema della variabilita’ dei sistemi di misura e consentire la comparabilita’ dei risultati ottenuti nei vari laboratori.
TEMPO DI PROTROMBINA Via coagulativa esplorata
Il PT misura l’attività della via estrinseca (F VII) e
della via comune (F II, V, X); fattori sintetizzati dal
fegato e vitamina K dipendenti (F II, VII, X).
Misura inoltre il livello di fibrinogeno (F I).
Popolazione normale: 0.85 – 1.25 INR
Pazienti TAO: 2.00 – 4.5 INR
TEMPO DI TROMBOPLASTINA PARZIALE ATTIVATA ( APTT )Definizione
Tempo in secondi richiesto per la formazione del coagulo di fibrina in un campione di plasma citratato, povero di piastrine, per azione di un attivatore della fase di contatto ed in presenza di fosfolipidi, che simulano quelli piastrinici, e di ioni calcio.
TEMPO DI TROMBOPLASTINA PARZIALE ATTIVATA ( APTT )Procedimento analitico
Il plasma citratato, un attivatore di contatto (farina fossile) e dei fosfolipidi procoagulanti (cefalina) vengono mescolati e incubati a 37° C. L’attivatore di contatto attiva i Fattori XI e XII. I Fosfolipidi forniscono la superficie per l’interazione dei fattori della coagulazione. Dopo l’incubazione viene aggiunta una quantita’ appropriata di ioni calcio, che promuovono l’attivazione della via intrinseca della cascata coagulativa, e misurato il tempo di formazione del coagulo.
TEMPO DI TROMBOPLASTINA PARZIALE ATTIVATA ( APTT )Espressione dei risultati
I valori sono espressi in
SECONDI
RATIO (Rapporto fra il valore in secondi dell’APTT del plasma campione e il valore in secondi dell’APTT del plasma di riferimento )
L’espressione in RATIO dovrebbe migliorare la comparabilità dei risultati tra i vari laboratori e dello stesso laboratorio in giorni differenti.
TEMPO DI TROMBOPLASTINA PARZIALE ATTIVATA ( APTT )Via coagulativa esplorata
Il test APTT esplora la via intrinseca (fattori VIII, IX, XI, XII)e la via comune (fattori I, II, V, X) della coagulazione.
intervalli di riferimentoPopolazione normale: 26 – 42 secondi 0.60 – 1.23 Ratio
Possibili anomalie dell’emostasi esplorata con i test di primo filtro
TE PT APTT
Fase alterata Fase emostasi anormale
N N N N NA N N Vasopiastrinica Piastrinopenie
PiastrinopatieN N A Coagulativa FVIII,FIX,FXI,FXIIIN A N Coagulativa FVIIN A A Coagulativa FX,FV,FII,FIA N N Vasopiastrinica
Coagulativa m vWillebrand
A A A VasopiastrinicaCoagulativa
Difetti Globali emostasi
FIBRINOGENODefinizione
Il fibrinogeno è una glicoproteina sintetizzata dal fegato, costituita da tre coppie di catene polipeptidiche (Aa,Bß, γ) legate da ponti disolfurici S-S, che dopo clivaggio proteolitico da parte dell’enzima procoagulante trombina e l’intervento del F XIIIa è convertita in fibrina insolubile stabilizzata. Ha una emivita di circa 3-5 giorni.
FIBRINOGENOMETODI DI DOSAGGIO
1)METODO IMMUNOLOGICO
2)METODI COAGULATIVI
METODO DI CLAUSS
METODO PT DERIVATO
FIBRINOGENOMetodo di Clauss
Il metodo piu’ usato per il dosaggio del fibrinogeno è il metodo funzionale secondo Clauss. Usando un eccesso di trombina il tempo di formazione del coagulo del plasma diluito è inversamente proporzionale alla concentrazione del fibrinogeno plasmatico.
FIBRINOGENOMetodo PT Derivato
Metodo fotometrico che consente di valutare la concentrazione del fibrinogeno plasmatico dalla variazione di assorbanza durante il dosaggio del tempo di protrombina. Il vantaggio è il contemporaneo dosaggio del Fibrinogeno e del PT. Buona correlazione con il metodo di Clauss per livelli di fibrinogeno normali, scarsa comparabilità dei risultati per PT prolungato (es. in TAO), per valori elevati o bassi di fibrinogeno, in corso di terapia trombolitica.
FIBRINOGENO
Metodo Immunologico
Impiego basilare nella diagnostica delle disfibrinogenemie dove, in presenza di una ridotta fibrinogenemia determinata con metodi funzionali, si osserva una normale concentrazione della proteina valutata come antigene.
FIBRINOGENOEspressione dei risultatieintervallo di riferimento
I risultati vengono espressi in mg/dl
Intervallo di riferimento 200-400
D-DIMERODefinizione
Il d-dimero è il piu’ piccolo frammento del peso di 182 kd resistente alla plasmina, descritto per la prima volta da Gaffney nel 1972.
Puo’ essere considerato un indice globale di attivazione emostatica, in quanto è il prodotto finale di una sequenza di reazioni che portano alla degradazione della fibrina stabilizzata ad opera della plasmina.
Ha una emivita di 4-6 ore.
Attivita fibrinolitica della plasmina
Fibrinogeno
Fibrina I
PLASMINA
Fibrina stabilizzata
Bß1-42
Frammento D
Frammento E
Bß 15-42
Dimero-D
Frammento E
D-DimeroMetodi di determinazione
Dosaggio semiquantitativo mediante utilizzo di particelle di lattice, rivestite di anticorpi monoclonali specifici per i D-Dimeri
Dosaggio immunoenzimatico
Dosaggio immunoturbidimetrico
D-DIMEROProcedimento analitico
Il dosaggio del D-Dimero viene eseguito con un metodo quantitativo immunologico al lattice. Il reattivo è composto da una sospensione di microparticelle del diametro molto piccolo (da 0.1 a 0.2 μ) unite con legame covalente a due anticorpi murini monoclonali anti DD scelti per la loro reattività nei confronti dei diversi prodotti di degradazione della fibrina. La dimensione di queste particelle rende il mezzo di reazione praticamente trasparente e la luce è assorbita in misura molto modesta. In presenza di D-D la reazione antigene-anticorpo provoca un’agglutinazione delle microparticelle che rendono il mezzo opaco. Questo aumento di torbidità è misurato a 540 nm ed è proporzionale alla quantita’ di D-D presenta nel campione.
D-DIMEROSignificato del test
Importante il suo significato prognostico negativo.La sua negatività favorisce l’esclusione di diagnosi di trombosi venosa profonda ed embolia polmonare.
Bassa specificità e basso valore predittivo positivo del D-Dimero nella diagnosi dell’evento tromboembolico.Infatti, aumenta in altre situazioni patologiche quali: Coagulazione intravascolare disseminata, Neoplasie, Patologia epatica, Sindrome Nefrosica, Insufficienza renale, Periodo postoperatorio, Gravidanza, Sforzo fisico eccessivo.
D-DIMEROEspressione dei risultati
I risultati vengono espressi con il metodo in uso, in g/ml di FEU ( Unita’ Fibrinogeno Equivalenti).
FEU = quantità nota di D-Dimero rispetto una quantità nota di fibrinogeno sottoposta all’azione della trombina e della plasmina (standard D-D in FEU).
Intervallo di riferimento fino a 0.80 g/ml FEU.
I risultati possono anche essere espressi in g/ml di D-D.Il valore FEU è il doppio di quello espresso in g/ml di DD.
PT PROLUNGATOAnamnesi
Positiva Negativa
Paziente in TAO
APTT PROLUNGATORicerca eparina
PositivaNegativa
miscela
Nessuna correzione
Ricerca LAC
Inibitori specifici
Correzione
Dosaggio di fattori
DOSAGGIO DEI FATTORI DELLA COAGULAZIONE
Metodo qualitativo: misura l’attivita’ di una molecola
Metodo quantitativo:misura l’intera entita’ molecolare intesa come capacita’di comportarsi da antigene e reagire con anticorpi specifici
DOSAGGIO FUNZIONALE DEI FATTORI
oSi basa sulla modificazione dell’APTT e del PT
oIl plasma in esame viene diluito o miscelato con un plasma contenente in eccesso tutti i fattori della coagulazione tranne il fattore in esame
oL’APTT o il PT, eseguito su questa miscela,fornira’ un tempo di coagulazione dipendente esclusivamente dall’attivita’ del fattore in esame contenuto nel campione
TROMBOFILIA
Gli anticoagulanti naturali modulano i processi emocoagulativi impedendo che essi procedano in modo eccessivo.
La formazione del trombo e’ il risultato di un’insufficiente azione di questi inibitori fisiologici.
La carenza congenita degli anticoagulanti naturali e’ trasmessa generalmente come carattere autosomico dominante ed e’ correlata ad alto rischio di manifestazioni trombotiche anche in giovane eta’. Il rischio e’ ulteriormente aggravato dalla carenza contemporanea di piu’ anticoagulanti naturali.
Gli eventi trombotici possono essere favoriti da eventi esterni quali: traumi, interventi chirurgici ,obesita’,contraccezione orale…
TROMBOFILIA
Il trombo rappresenta la lesione patognomonica della trombofilia.
Si forma all’interno dei vasi per effetto di un abnorme attivazione del sistema emostatico.
Tale condizione puo’ restare a lungo senza conseguenze cliniche, ma puo’ anche determinare l’occlusione vascolare in concomitanza di un’insufficienza relativa o assoluta dei meccanismi naturali di controllo.
Meccanismi di controllo reazioni emocoagulative
XII
XI HMWK P.K.
IXVII
TF
TFVIII
XV
II TROMBINA
PS-PCa TFPI
AtIII
Test di laboratorio nella trombofilia
I test di laboratorio che permettono di diagnosticare predisposizione o stato di tromboembolia sono:
ANTITROMBINA
PROTEINA C
PROTEINA S
APCR (Resistenza alla proteina c attivata)
LUPUS ANTICOAGULANT (LAC)
MUTAZIONE G20210A DELLA PROTROMBINA
ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI
ANTICORPI ANTICARDIOLIPINA
OMOCISTEINA
DISFIBRINOGENEMIA
DIFETTI DI PLASMINOGENO
DIFETTI DI tPA
DIFETTI DI HC II
AUMENTO DEL PAI -1
Test di laboratorio nella trombofiliaTest di laboratorio che permettono di diagnosticare predisposizione o stato di tromboembolia sono:
ANTITROMBINADefinizione
E’ UNA GLICOPROTEINA PLASMATICA A CATENA SINGOLA DEL P.M. DI 58 Kd.VIENE SINTETIZZATA NEGLI EPATOCITI E NELLE CELLULE ENDOTELIALI ED ESCRETA DAI RENI.LA SUA EMIVITA E’ DI 60 ORE.APPARTIENE ALLA FAMIGLIA DELLE SERPINE (SERIN PROTEINASI INHIBITOR) E INIBISCE LE PROTEASI SERINICHE CHE INTERVENGONO NEL PROCESSO COAGULATIVO.
ANTITROMBINAFunzioni (I)
L’Antitrombina è uno dei principali inibitori fisiologici della coagulazione: la sua azione si estrinseca attraverso l’inattivazione di tutte le proteasi seriniche ad azione procoagulante (IIa,XIIa,XIa,IXa,Xa,Pka) con le quali forma un complesso stabile, equimolare, privo di attivita’ residua.
L’azione inibitoria dell’Antitrombina e’ di per se’ lenta, ma e’ notevolmente accelerata in vitro dall’eparina (cofattore eparinico I). In vivo l’azione dell’AT e’ probabilmente mediata ed accelerata dal suo legame con i glicosaminoglicani eparino-simili che si trovano sulla parete vascolare
ANTITROMBINAFunzioni (II)
ANTITROMBINADiagnosi di laboratorio
Metodi Funzionali
Metodi coagulativiMetodi cromogenici
Metodi Immunologici
Immunodiffusione radialeElettroimmunodiffusione
ELISA
ANTITROMBINAProcedimento analiticoMETODO FUNZIONALE CROMOGENICO:
Plasma diluito + eparina + trombina in eccesso
Complessi Trombina-Antitrombina
+
TROMBINA RESIDUA
Viene misurata utilizzando un substrato cromogenico
ANTITROMBINAEspressione dei risultatieintervallo di riferimento
La densità ottica misurata viene letta sulla curva di calibrazione con ottenimento della % di attività.
I risultati vengono espressi in %
Intervallo di riferimento: 80% -120%
ANTITROMBINADifetti congeniti
Le carenze congenite portano a fenomeni di tromboembolia piu’ frequentemente venosa che non arteriosa.
Le carenze di AT vengono classificate come:
TIPO I: Livelli antigenici e funzionali ridotti
TIPOII: Presenza di livelli plasmatici normali ma riduzione della capacita’ di nautralizzare la trombina o di legare l’eparina
ANTITROMBINADifetti acquisiti
I difetti acquisiti si possono osservare nel corso di svariate condizioni patologiche tra cui:
-Epatopatie (cirrosi,neoplasie)
-CID e Ustioni (per rapido consumo di Antitrombina)
-Sindromi nefrosiche (perdita proteica per compromissione del filtro renale)
-Gastroenterite acuta (Entropatia proteino disperdente)
-Chemioterapia (Maggior attivazione della trombina e conseguente consumo di antitrombina)
-Neoplasie e Leucemie (Immissione di materiale procoagulante e conseguente consumo di antitrombina)
ANTITROMBINACondizioni fisiologiche particolari
Si osserva :
-riduzione fisiologica nei neonati per ridotta sintesi epatica di AT fino al 6° mese;
-riduzione nei maschi adulti dopo i 30 anni,che diventa piu’ marcata dopo i 60 anni;
-riduzione nelle femmine in eta’ fertile con un andamento che segue quello ormonale (massimi durante il mestruo, minimi durante l’ovulazione);
-riduzione durante la gravidanza.
ANTITROMBINACondizioni terapeutiche particolari
Riduzione nella chirurgia maggiore con picco riduttivo in terza giornata post-operatoria e ritorno alla normalita’ intorno alla quinta;
Riduzione nella terapia estroprogestinica (aumenta di 5 volte il rischio tromboembolico);
L’eparina induce un aumentato catabolismo della At (la somministrazione e.v. o s.c. a dosi terapeutiche puo’ causare una riduzione dal 5% al 31% dei livelli di At in circolo);
La TAO aumenta i livelli di At come conseguenza della ridotta sintesi dei fattori del complesso protrombinico.
ANTITROMBINAUtilizzo clinico
L’Antitrombina ha i seguenti utlizzi clinici:
-Dosaggio pre-operatorio
-Dosaggio basale ante terapia eparinica
-Dosaggio in Trombosi venosa profonda giovanile ed embolia polmonare per valutare alterazioni congenite o riduzioni acquisite
-Controllo in terapia estroprogestinica
PROTEINA C COAGULATIVA
La Proteina C coagulativa (PC) e’ un inibitore fisiologico del fattore Va e VIIIa.
Ha una azione inibitrice della trombina attraverso un complesso meccanismo regolatore.
La PC attivata (APC) modula inoltre l’attivazione del plasminogeno e del tPA favorendo la fibrinolisi.
La PC e’ sintetizzata nel fegato ed escreta dai reni.
L’emivita e’ di 7 ore.
Attivazione e azione della PC
APC
T
IXa
PS
V APC
VIIIa
Xa
PS APC
VaV
BLOOD FLOW
THROMBO-MODULIN
PHOSPHOLIPID SURFACE
VIIIa inactive
V a inactive
Ca2+
PC
PC
Ca2+
Ca2+
PROTEINA C Difetti congeniti
I difetti genetici da carenza totale sono incompatibili con la vita
Le carenze congenite parziali possono portare a fenomeni di tromboembolia piu’ frequentamente venosa che arteriosa
La PC e’ vitamina K-dipendente ed ha una emivita breve per cui si manifesta un deficit di PC in anticipo rispetto all’inattivazione degli altri fattori da parte della TAO
Le carenze vengono clessificate come:
TIPO I : livelli antigenici e funzionali ridotti
TIPOII : Presenza di livelli plasmatici normali ma riduzione della funzionalita’
PROTEINA C Difetti acquisiti
Ridotta sintesi Aumentata escrezione
Aumentato consumo
Cirrosi epatica Sindrome nefrosica CID
Epatopatia cronica Plasmaferesi Porpora tromboticatrombocitopenica
Insufficienza epatica fulminante
Intervento chirurgia maggiore
Pazienti con metastasi epatiche
Ictus acuto ischemico
Pazienti con leucemia acuta
PROTEINA CCondizioni fisiologiche
Si osserva riduzione fisiologica nei neonati per ridotta sintesi epatica di PC fino al 6° mese.
La gravidanza dal 1° trimestre induce aumento dei livelli di PC che si mantengono alti fino al momento del parto e del puerperio.
Correlazione positiva fra l’eta’ e la concentrazione plasmatica di PC.
PROTEINA CCondizioni terapeutiche particolari
L’uso della terapia estro-progestinica induce aumento dei livelli di PC (aumento della sintesi epatica dei fattori vitK dipendenti)
Assunzione di anticoagulanti orali causa la riduzione di PC (proteina vitK dipendente)
Il trattamento con L-asparaginasi nelle leucemie acute e nei linfomi causa una riduzione di PC (tossicita’ del farmaco a livello epatico)
La somministrazione orale di uno steroide anabolizzante, lo Stanazololo, provoca un aumento della PC (gli epatociti conterrebbero recettori per gli steroidi capaci di legare gli steroidi anabolizzanti)
PROTEINA C Test di laboratorio
I test di laboratorio di tipo funzionale sono in grado di individuare sia i difetti di Tipo I sia i difetti di Tipo II.
I test si basano sull’attivazione dalla PC presente nel campione in esame mediante veleno di serpente (Protac).
L’azione della proteina C endogena cosi’ attivata, si valuta quindi verificando il prolungamento da essa determinato di un Aptt (metodo coagulometrico) o la capacita’ della stessa di agire su un substrato cromogenico specifico (metodo cromogenico).
PROTEINA S COAGULATIVA
La proteina S (PS) e’ un cofattore della PCa nella inattivazione dei fattori Va e VIIIa, e’ vitamina K dipendente .
Il 35% della PS circola in forma libera. Questa porzione e’ quella che agisce come cofattore della PC. Il restante 65% e’ legata in modo reversibile alla proteina C4b-BP (binding protein) appartenente al sistema del complemento. Questo legame con la PS non modifica l’attivita’ regolatrice della C4b-BP nel sistema del complemento.
La PS e’ sintetizzata dal fegato, dalle piastrine e dalle cellule endoteliali ed e’ escreta dai reni.
•Agisce come cofattore dell’ aPC nell’inattivazione di FVa e FVIIIa, eliminando la protezione di FIXa su FVIII e di FXa su FV.•Da sola inibisce il complesso protrombinasi ed il complesso attivante il FX con interazione diretta con FVa, FXa, FVIII.
PS
C4bBP
PSTF -VIIa
VIIIaXaX
VIIIVa
Protrombina
PSIX IXa
PS
PROTEINA SDifetti congeniti
LE CARENZE DI PS VENGONO CLASSIFICATE COME:
TIPO I : livelli antigenici ridotti della PS totale e libera con conseguente riduzione della funzionalita’.
TIPO II : livelli antigenici normali sia della PS totale e libera, ma riduzione della funzionalita’.
TIPO III: livelli antigenici normali della PS totale ma riduzione del livello della PS libera e riduzione della funzionalita’.
PROTEINA SDifetti Acquisiti
Trattamento con anticoagulanti orali
Gravidanza
Epatopatie
Coagulazione intravascolare disseminata
Diabete
Contraccettivi
Trattamento con l-asparaginasi
Infiammazione
E’ carente nel 3-5% di pazienti con trombosi E’ carente nel 3-5% di pazienti con trombosi ricorrente. ricorrente. Il 50% dei pazienti con deficienza congenita Il 50% dei pazienti con deficienza congenita ha il primo evento trombotico prima dei 25 ha il primo evento trombotico prima dei 25 anni.anni.Trombosi venosa profonda e prossimale, Trombosi venosa profonda e prossimale, embolia polmonare possono intervenire livelli embolia polmonare possono intervenire livelli di Proteina S < 50%.di Proteina S < 50%.
Proteina S Significato Clinico
Evento acuto AT, PC, PS
Terapia eparinica AT
TAO PC, PS
Epatopatie AT, PC, PS
Gravidanza PS, PC
T.estroprogestinica PS, PC
MODIFICAZIONE ACQUISITE DI AT, PC, PS
SINDROME
DA ANTICORPI ANTIFOSFOLIPIDI
La sindrome da anticorpi antifosfolipidi (APS) e’ un disordine acquisito di origine ignota, caratterizzato da trombosi arteriose e/o venose e complicanze della gravidanza che si associano alla presenza nel sangue degli anticorpi antifosfolipidi ( aPL).
Gli aPL allungano i tempi di coagulazione dei tests fosfolipide-dipendenti della coagulazione (LAC), oppure sono evidenziati mediante tecniche ELISA che utilizzano la cardiolipina o altri fosfolipidi a carica netta negativa come antigeni in fase solida.
ANTICOAGULANTE TIPO LUPUS
Diagnosi di laboratorio
1)Allungamento di uno o piu’test fosfolipide-dipendenti
(TEST DI SCREENING)
2)Dimostrazione che l’allungamento sia effettivamente dovuto alla presenza di un anticoagulante circolante
(TEST DI MISCELA)
3)Dimostrazione che l’anticoagulante sia diretto contro i fosfolipidi
(TEST DI CONFERMA)
ANTICOAGULANTE TIPO LUPUS
Diagnosi di laboratorio
TEST DI SCREENING:
� APTT (Tempo di tromboplastina parziale attivato)
� KCT (Tempo di coagulazione al caolino)
� dRVVT (Test al veleno di Vipera Russell diluito)
ANTICOAGULANTE TIPO LUPUS
Diagnosi di laboratorio
TEST DELLA MISCELA:
Si esegue con uno dei test di screening e consiste nella ripetizione del test su una miscela plasma paziente /plasma normale.
La persistenza del prolungamento del tempo di coagulazione eseguito sulla miscela (mancata correzione) suggerisce la presenza di un anticoagulante circolante.
ANTICOAGULANTE TIPO LUPUS
Diagnosi di laboratorio
TEST DI CONFERMA:
Sono basati sull’incremento o la diminuizione della concentrazione dei fosfolipidi o sull’uso di fosfolipidi a conformazione particolare.
Il tempo di coagulazione di un test dipendente dai fosfolipidi,prolungato per la presenza di LA, si accorcia sensibilmente fino a correggere quasi completamente il difetto, se ripetuto aumentando la concentrazione dei fosfolipidi. Alternativamente il test si prolunghera’ se viene diminuita la concentrazione dei fosfolipidi.
APC RESISTANCE
Responsabile di circa il 20% dei casi di trombosi
venose consecutive e di circa il 50% dei casi
selezionati come trombosi eredofamiliari.
MAGGIOR FATTORE DI RISCHIO
GENETICO PER TROMBOSI VENOSA
FINORA SCOPERTO
APC RESISTANCE
E’ una malattia ereditaria congenita scoperta da DAHLBACK nel 1993
I pazienti insensibili all’APC mostrano una diminuzione delloallungamento dell’APTT in presenza di Proteina C attivata
Un anno piu’ tardi Bertina (Leiden Olanda) scopriva una anormalita’ nel Fattore V
C1BA1 A2 A3 C2NH2 COOH
IIa/Xa IIa/Xa Iia/Xa
FactorVa
Fragments
94 kDa 74 kDaCa 2+
ATTIVAZIONE DEL FATTORE V
ZollerB.,Familial Thrombophilia,1996
Heavy chain Light chain
ThrombinHeavy chain
506
Ca2+
APC306 506 679
Light chain
APCFV:R506
FV
FVa
FVi
C1BA1NH2COOH
Ca2+
Ca2+
INATTIVAZIONE FATTORE V
A2 A3
A1 A2
C2
C1A3 C2
Zoller B., Familial Thrombohilia,1996
ThrombinHeavy chain
506 306
Ca2+
APC APC306 506 679
Light chain
APCFV:R506 FV:Q506
Ca2+
306 679
FV
FVa
FVi
C1BA1NH2COOH
Ca2+Ca2+
Ca2+
INATTIVAZIONE FATTORE V
A2 A3
A1 A2
C2
C1A3 C2
Zoller B., Familial Thrombohilia,1996
FATTORE V:Q506 ( LEIDEN)
Mutazione puntiforme nel nucleotide 1691,esone 10 del gene codificante il FV
CGA Arginina
CAA Glutammina
Su un sito che corrisponde ad un sito di clivaggio della APC
APC e’ meno efficiente ad inattivare il FVa
Bertina R M. e altri ,Nature ,1994
MALATTIE TROMBOTICHE EREDITARIE
CARENZA INCIDENZA
AT
PC
PS
MUTAZIONE F II
APCR
1 – 5%
6 – 9%
3 – 13%
5%
> 20%
Lane DA.e altri, Thrombosis Haemostasis, 1996
APC RESISTANCE
PREVALENZADEL FATTORE V LEIDEN NELLA POPOLAZIONE GLOBALE EUROPEA
Austria 2% Italy 0-2%
Finlandia 3% Netherlands 3-5%
France 1-10% Poland 1%
Germany 4-8% Sweden 5-10%
Greece 15% Spain 3%
Iceland 5% UK 3-8%
Rees DC e altri ,Lancet ,1995; Rees DC e altri, Br.J. Haematol.,1996
APC RESISTANCE
PREVALENZA IN PAZIENTI TROMBOTICI
ED IN INDIVIDUI SANI
Koster et al. 1993
Griffin et al. 1993
Svensson et al . 1994
Cadroy et al. 1994
Tosetto et al. 1994
Simioni et al. 1997
Pazienti con trombosi% Individui sani %
21 5
52-64
40 7
19
10 1.5
16.3 1
APC RESISTANCE
DIAGNOSI DI LABORATORIO
PRINCIPIO DEL TEST:
2 APTT su plasma indiluito del paziente
--in presenza di una quantita’ standardizzata di APC
--in assenza di APC
IL RISULTATO SI ESPRIME IN APC ratio:
t (sec) APTT + APC
t (sec) APTT - APC
Dalback e altri, Proc Nat Acad Sci,1993
APC RESISTANCE
INTERFERENZE
ALLUNGAMENTO DELL’APTT per:
• Difetto di fattori
• Presenza di LAC
• Terapia eparinica
• TAO
AUMENTO DEL FATTORE VIII per:
• Gravidanza
• Fase acuta
• Assunzione di estroprogestinici de Ronde e Bertina,1994;Hampton e altri,1994;Bokarewa e altri,1994; Ehrenforth e altri,1995; Martorell e altri,1995