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Anno IX - N.4 ottobre-dicembre 2011 Pubblicazione periodica, a diffusione interna, del Centro Studi Scout “San Giorgio” - onlus Taranto & Il mio Messaggio si rivolge an- che ai genitori, alle famiglie, a tutte le componenti educative, formative, come pure ai responsabili nei vari ambiti della vita religiosa, sociale, politica, economica, culturale e del- la comunicazione. Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, non è solamente un’opportunità, ma un dovere pri- mario di tutta la società, per la co- struzione di un futuro di giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il va- lore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. … L’educazione è l’avventura più affascinante e difficile della vita. Educare – dal latino educere – si- gnifica condurre fuori da se stessi per introdurre alla realtà, verso una pienezza che fa crescere la persona. Tale processo si nutre dell’incontro di due libertà, quella dell’adulto e quella del giovane. Esso richiede la responsabilità del discepolo, che deve essere aperto a lasciarsi guida- re alla conoscenza della realtà, e quella dell’educatore, che deve es- sere disposto a donare se stesso. Per questo sono più che mai neces- sari autentici testimoni, e non meri dispensatori di regole e di informa- zioni; testimoni che sappiano vede- re più lontano degli altri, perché la loro vita abbraccia spazi più ampi. Il testimone è colui che vive per primo il cammino che propone. Quali sono i luoghi dove matura una vera educazione alla pace e alla giustizia? Anzitutto la famiglia, poiché i genitori sono i primi edu- catori. La famiglia è cellula origi- naria della società. Essa è la prima scuola dove si viene educati alla giustizia e alla pace. … Ai genitori desidero dire di non perdersi d’animo! Con l’esempio della loro vita esortino i figli a por- re la speranza anzitutto in Dio, da cui solo sorgono giustizia e pace autentiche. Vorrei rivolgermi anche ai respon- sabili delle istituzioni che hanno compiti educativi: veglino con grande senso di responsabilità affinché la dignità di ogni persona sia rispettata e valorizzata in ogni circostanza. Abbiano cura che ogni giovane possa scoprire la propria vocazione, accompagnandolo nel far fruttificare i doni che il Signore gli ha accordato. Assicurino alle famiglie che i loro figli possano avere un cammino formativo non in contrasto con la loro coscienza e i loro principi religiosi. Ogni ambiente educativo possa es- sere luogo di apertura al trascen- dente e agli altri; luogo di dialogo, di coesione e di ascolto, in cui il giovane si senta valorizzato nelle proprie potenzialità e ricchezze in- teriori, e impari ad apprezzare i fratelli. … Mi rivolgo poi ai responsabili politici, chiedendo loro di aiutare concretamente le famiglie e le isti- tuzioni educative ad esercitare il SOMMARIO Educare i giovani ... Pag. 1 Avvicendamento alla Cattedra di S. Cataldo 3 25 stelle Masci Ta 1 4 Nascita Comunità Masci Ta 4 5 Convegno Assoraider : Il Progetto educativo dello Scautismo 7 Il progetto educativo Assoraider 12 E’ già Natale? 13 Storia della luce della Grotta di Betlemme 14 Centenario del guidismo 15 ” ...Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non lo avete trovato .... Educare i giovani alla giustizia e alla pace Stralci del Messaggio di Benedetto XVI per la 45ェ Giornata Mondiale della Pace (1ー Gennaio 2012)

Educare i giovani alla giustizia e alla pace · Educare i giovani alla giustizia e alla pace ... lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l ˇapparenza

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Anno IX - N.4 ottobre-dicembre 2011

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… Il mio Messaggio si rivolge an-che ai genitori, alle famiglie, a tuttele componenti educative, formative,come pure ai responsabili nei variambiti della vita religiosa, sociale,politica, economica, culturale e del-la comunicazione. Essere attenti almondo giovanile, saperlo ascoltaree valorizzare, non è solamenteun’opportunità, ma un dovere pri-mario di tutta la società, per la co-struzione di un futuro di giustizia edi pace. Si tratta di comunicare aigiovani l’apprezzamento per il va-lore positivo della vita, suscitandoin essi il desiderio di spenderla alservizio del Bene.… L’educazione è l’avventura piùaffascinante e difficile della vita.Educare – dal latino educere – si-gnifica condurre fuori da se stessiper introdurre alla realtà, verso unapienezza che fa crescere la persona.Tale processo si nutre dell’incontrodi due libertà, quella dell’adulto equella del giovane. Esso richiede laresponsabilità del discepolo, che

deve essere aperto a lasciarsi guida-re alla conoscenza della realtà, equella dell’educatore, che deve es-sere disposto a donare se stesso.Per questo sono più che mai neces-sari autentici testimoni, e non meridispensatori di regole e di informa-zioni; testimoni che sappiano vede-re più lontano degli altri, perché laloro vita abbraccia spazi più ampi.Il testimone è colui che vive perprimo il cammino che propone.Quali sono i luoghi dove maturauna vera educazione alla pace e allagiustizia? Anzitutto la famiglia,poiché i genitori sono i primi edu-catori. La famiglia è cellula origi-naria della società. Essa è la primascuola dove si viene educati allagiustizia e alla pace.… Ai genitori desidero dire di nonperdersi d’animo! Con l’esempiodella loro vita esortino i figli a por-re la speranza anzitutto in Dio, dacui solo sorgono giustizia e paceautentiche.Vorrei rivolgermi anche ai respon-

sabili delleistituzioni chehanno compiti educativi: veglinocon grande senso di responsabilitàaffinché la dignità di ogni personasia rispettata e valorizzata in ognicircostanza. Abbiano cura che ognigiovane possa scoprire la propriavocazione, accompagnandolo nelfar fruttificare i doni che il Signoregli ha accordato. Assicurino allefamiglie che i loro figli possanoavere un cammino formativo non incontrasto con la loro coscienza e iloro principi religiosi.Ogni ambiente educativo possa es-sere luogo di apertura al trascen-dente e agli altri; luogo di dialogo,di coesione e di ascolto, in cui ilgiovane si senta valorizzato nelleproprie potenzialità e ricchezze in-teriori, e impari ad apprezzare ifratelli.… Mi rivolgo poi ai responsabilipolitici, chiedendo loro di aiutareconcretamente le famiglie e le isti-tuzioni educative ad esercitare il

SOMMARIO Educare i giovani ... Pag. 1

Avvicendamento allaCattedra di S. Cataldo “ 3

25 stelle Masci Ta 1 “ 4

Nascita Comunità Masci Ta 4 “ 5

Convegno Assoraider :Il Progetto educativo delloScautismo “ 7

Il progetto educativo Assoraider 12

E’ già Natale? “ 13

Storia della luce dellaGrotta di Betlemme “ 14

Centenario del guidismo “ 15

” ...Cercatedi lasciarequesto mondoun po' miglioredi quanto non loavete trovato ....

Educare i giovani alla giustizia e alla paceStralci del Messaggio di Benedetto XVI per la 45ª Giornata Mondiale della Pace

(1° Gennaio 2012)

Pagina 2 il taccuino

loro diritto-dovere di educare.… Offrano ai giovani un’immaginelimpida della politica, come veroservizio per il bene di tutti.Non posso, inoltre, non appellarmi almondo dei media affinché dia il suocontributo educativo.… È importante tenere presente cheil legame tra educazione e comuni-cazione è strettissimo: l’educazioneavviene infatti per mezzo della co-municazione, che influisce, positiva-mente o negativamente, sulla forma-zione della persona.Anche i giovani devono avere il co-raggio di vivere prima di tutto essistessi ciò che chiedono a coloro cheli circondano. È una grande respon-sabilità quella che li riguarda: abbia-no la forza di fare un uso buono econsapevole della libertà.… Educare alla verità e alla libertàSant’Agostino si domandava: «Quidenim fortius desiderat anima quamveritatem? – Che cosa desideral’uomo più fortemente della verità?»Il volto umano di una società dipen-de molto dal contributodell’educazione a mantenere vivatale insopprimibile domanda.L’educazione, infatti, riguarda laformazione integrale della persona,inclusa la dimensione morale e spiri-tuale dell’essere, in vista del suo fineultimo e del bene della società di cuiè membro. Perciò, per educare allaverità occorre innanzitutto sapere chiè la persona umana, conoscerne lanatura.… La prima educazione consistenell’imparare a riconoscerenell’uomo l’immagine del Creatoree, di conseguenza, ad avere un pro-fondo rispetto per ogni essere umanoe aiutare gli altri a realizzare una vitaconforme a questa altissima dignità.... La libertà è un valore prezioso,ma delicato; può essere fraintesa eusata male. «Oggi un ostacolo parti-colarmente insidioso all’opera edu-cativa è costituito dalla massicciapresenza, nella nostra società e cul-tura, di quel relativismo che, nonriconoscendo nulla come definitivo,

lascia come ultima misura solo ilproprio io con le sue voglie, e sottol’apparenza della libertà diventa perciascuno una prigione, perché separal’uno dall’altro, riducendo ciascunoa ritrovarsi chiuso dentro il proprio“io”. Dentro ad un tale orizzonterelativistico non è possibile, quindi,una vera educazione: senza la lucedella verità prima o poi ogni personaè infatti condannata a dubitare dellabontà della stessa vita e dei rapportiche la costituiscono, della validitàdel suo impegno per costruire congli altri qualcosa in comune». Peresercitare la sua libertà, l’uomo devedunque superare l’orizzonte relativi-stico e conoscere la verità su se stes-so e la verità circa il bene e il male.… Nel nostro mondo, in cui il valoredella persona, della sua dignità e deisuoi diritti, al di là delle proclama-zioni di intenti, è seriamente minac-ciato dalla diffusa tendenza a ricor-rere esclusivamente ai criteridell’utilità, del profitto e dell’avere,è importante non separare il concettodi giustizia dalle sue radici trascen-denti. La giustizia, infatti, non è unasemplice convenzione umana, poi-ché ciò che è giusto non è originaria-mente determinato dalla legge posi-tiva, ma dall’identità profondadell’essere umano. È la visione inte-grale dell’uomo che permette di noncadere in una concezione contrattua-listica della giustizia e di aprire an-che per essa l’orizzonte della solida-rietà e dell’amore.Ma la pace non è soltanto dono daricevere, bensì anche opera da co-struire. Per essere veramente opera-tori di pace, dobbiamo educarci allacompassione, alla solidarietà, allacollaborazione, alla fraternità, essereattivi all’interno della comunità evigili nel destare le coscienze sullequestioni nazionali ed internazionalie sull’importanza di ricercare ade-guate modalità di ridistribuzionedella ricchezza, di promozione dellacrescita, di cooperazione allo svilup-po e di risoluzione dei conflitti.«Beati gli operatori di pace, perché

saranno chiamati figli di Dio», diceGesù nel discorso della montagna(Mt 5,9).… Cari giovani, voi siete un donoprezioso per la società. Non lasciate-vi prendere dallo scoraggiamento difronte alle difficoltà e non abbando-natevi a false soluzioni, che spesso sipresentano come la via più facile persuperare i problemi. Non abbiatepaura di impegnarvi, di affrontare lafatica e il sacrificio, di scegliere levie che richiedono fedeltà e costan-za, umiltà e dedizione. Vivete confiducia la vostra giovinezza e queiprofondi desideri che provate di feli-cità, di verità, di bellezza e di amorevero! Vivete intensamente questastagione della vita così ricca e pienadi entusiasmo.Siate coscienti di essere voi stessi diesempio e di stimolo per gli adulti, elo sarete quanto più vi sforzate disuperare le ingiustizie e la corruzio-ne, quanto più desiderate un futuromigliore e vi impegnate a costruirlo.Siate consapevoli delle vostre poten-zialità e non chiudetevi mai in voistessi, ma sappiate lavorare per unfuturo più luminoso per tutti. Nonsiete mai soli. La Chiesa ha fiduciain voi, vi segue, vi incoraggia e desi-dera offrirvi quanto ha di più prezio-so: la possibilità di alzare gli occhi aDio, di incontrare Gesù Cristo, Coluiche è la giustizia e la pace.A voi tutti, uomini e donne che avetea cuore la causa della pace! La pacenon è un bene già raggiunto, ma unameta a cui tutti e ciascuno dobbiamoaspirare.… Incoraggiamoci a vicenda nelnostro cammino, lavoriamo per dareal nostro mondo un volto più umanoe fraterno, e sentiamoci uniti nellaresponsabilità verso le giovani gene-razioni presenti e future, in partico-lare nell’educarle ad essere pacifichee artefici di pace.…Uniamo le nostre forze, spirituali,morali e materiali, per «educare igiovani alla giustizia e alla pace».

Dal Vaticano, 8 Dicembre 2011BENEDETTO XVI

N. 4 ottobre-dicembre 2011 pagina 3

Un saluto aMons. BenignoLuigi Papa

Il 2011 terminacon la fine delmandato pasto-rale di Monsi-gnor Benigno

Luigi Papa come Arcivescovo diTaranto e da lui stesso viene annun-ciato l’arrivo, nei primi giorni del2012, del nuovo Arcivescovo. Alsenso di trepida attesa per chi viene,fa da contrappunto la commozionenel salutare e ringraziare, con senti-menti di filiale riconoscenza, Mons.Papa, che per più di venti anni haretto questa arcidiocesi, imprimendoad essa un forte impulso innovativoed una notevole vivacità culturale,attraverso scelte attente e lungimi-ranti. Mons. Papa ha guidato la co-munità con grande sapienza e pater-no discernimento, pur consapevoledelle difficili problematiche econo-miche e sociali nelle quali essa viveda diverso tempo.Egli ha saputo cogliere il lato mi-gliore di ogni accadimento, interpre-tandolo alla luce della carità ed a-vendo sempre a cuore il bene comu-ne. Molte le opere realizzate tra lequali importante e preminente quel-la di aprire a Taranto la Libera Uni-versità Maria Santissima Assunta,fiore all’occhiello dell’arcidiocesi;ma anche aver messo mano al re-stauro della Cattedrale edell’Episcopio, aver riaperto la Bi-blioteca ed il Museo Diocesano, averfatto costruire le chiese parrocchialinei nuovi quartieri.Consapevole di trovarsi in una “terradi frontiera”, nel momento critico, incui guerre, distruzioni e disordini siperpetravano nei paesi al di làdell’Adriatico ed una guerra terribilesquassava l’Irak e le regioni limitro-fe, generando flussi migratori di pro-fughi verso le coste pugliesi, Mons.Papa sentì forte il bisogno di lancia-

re un messaggio di speranza, allesoglie del grande anno giubilare, conl’iniziativa un “Arcobaleno di pacesul Mediterraneo”; una proposta atutto campo, realizzata nel segnodell’ecumenismo, della pace tra ipopoli, della carità accogliente, dellafratellanza interreligiosa. Per suomerito, questo monito di pace è par-tito da Taranto, città non esente daproblemi, una città affacciata sulMediterraneo, che, proprio per que-sta sua posizione, può meglio ascol-tare i suoni, sentire i profumi, perce-pire umori ed aspettative di questomare e dei popoli che gli vivono in-torno.Vogliamo perciò rivolgere a Mons.Papa un ringraziamento per il donodella sua presenza fra noi, perl’opera svolta a vantaggio della co-munità, ed insieme all’augurio diogni bene, rivolgiamo a lui la pre-ghiera di continuare l’opera di“ricerca della pace e della giustizia”,dentro, ma anche fuori da questoterritorio, ogni volta che se ne pre-senterà l’occasione. E’ auspicio co-mune che egli rimanga parte inte-grante di questo territorio e sia testi-mone per il popolo dei credenti, del-lo spirito di carità e vicinanza, cheha reso sempre viva e feconda la suaopera di evangelizzazione.

Dal Brasile a TarantoIl 5 gennaio del 2012 si insedierà aTaranto il nuovoArcivescovo: èMonsignor Fi-lippo Santoro,87° successorealla Cattedra diSan Cataldo. Ri-volgiamoall’Arcivescovo,da queste mode-ste pagine, il piùcaloroso auguriodi benvenuto,insieme al nostrofiliale e devoto

omaggio di cristiani fedeli in Cristo.Don Filippo Santoro nasce a Carbo-nara (BA) nel 1948, riceve gli ordinisacerdotali a Bari nel 1972 ed, altermine degli studi superiori di spe-cializzazione, nel 1984 viene inviatonell’Arcidiocesi di Rio de Janeirodove ricopre diversi incarichi im-portanti, tra i quali quello di Respon-sabile del Movimento Ecclesiale diComunione e Liberazione nell’interaAmerica Latina.Consacrato Vescovo il 29 giugno del1996, è nominato Vescovo Ausilia-rio a Sao Sebastiao di Rio de Janei-ro. Nel 2004 viene inviato a Petropo-lis come Vescovo Diocesano e rico-pre anche l’incarico di Gran Cancel-liere dell’Università Cattolica di Pe-tropolis.Mons. Santoro vanta un prestigiosocurriculum come studioso di filoso-fia e teologia ed ha al suo attivo lapubblicazione di numerosi libri edancor più numerosi sono gli articoliriportati da riviste di filosofia e teo-logia.La sua nomina nella sede di Taranto,se da un lato lo riavvicina ai luoghidelle sue origini, dall’altro segna undoloroso distacco dai luoghi, che lohanno visto crescere ed affermarsicome padre e pastore del popolo bra-siliano, sul quale ha vegliato per lun-go tempo con paterna sollecitudine.In attesa di insediarsi come Arcive-scovo di Taranto, Mons. Santoro,

nella sua prima intervista rila-sciata al settimanale NuovoDialogo, con queste parolesaluta ed esorta i fedeli a luiaffidati: “Raccomando inquesto Avvento a me ad atutti voi una aperturad’animo per seguire insiemequanto il Signore ci mostre-rà. E l’attesa è vera quandoè domanda, preghiera ediniziativa”.

Auguri Eccellenza!

AVVICENDAMENTO alla CATTEDRA di SAN CATALDO

Pagina 4 il taccuino

Nell’auditorium Paolo VI°, presso laParrocchia di Sant’Antonio, nel po-meriggio del 15 ottobre scorso, èiniziata la festa per i 25 anni di fon-dazione della prima Comunità Mascidi Taranto; l’incipit è stato offerto dauna conversazione (di cui proponia-mo la sintesi), del Dott. Enrico Pie-rangeli, noto e stimato primario delReparto di neurochirurgia pressol’Ospedale SS. Annunziata di Taran-to, fino all’anno in corso, già CapoRiparto Gilwell, Incaricato allaFo.Ca., Responsabile Re-gionale della Branca E-sploratori, Capo Camponei corsi regionali e nazio-nali, dell’Asci degli anni’60. L’argomento propostoera: “Lo Scautismo, unaopportunità per lo svilup-po dell’uomo”. Il relatore,con la consueta maestriaed il forbito eloquio di cuiè dotato, ha iniziato il suodiscorso ricordando la pa-rabola della “ bottegadell’angelo” al quale ilcliente chiedeva: un etto disalute, due etti di buonumore ed una porzioneabbondante di pace e serenità per ilmondo intero. La risposta perentoriadell’angelo lasciò interdetto l’ignaroacquirente: “qui vendiamo solo se-mi, non frutti”. Ciascuno, se vuole,può prendere con sé i semi, portarlivia, curarli, farli germogliare e cre-scere, fino a quando porteranno ifrutti desiderati. Questi incontri congli scout adulti, come insegna la pa-rabola, hanno lo scopo di elargiresemi che, se sono buoni semi, cre-sceranno ed andranno a buon fine. Ilrelatore quindi si addentra in unexcursus antropologico/scientificocon frequenti flash su noti personag-gi della storia e della scienza, alloscopo di tracciare il percorso delsapere umano, nei secoli precedenti

e poi in quelli successivi alla venutadi Cristo. A partire dalla Genesi,dall’atto creativo di Dio, che non haavuto ancora compimento, essendoè ancora in corso. La creazione èancora in divenire, anche se ha rag-giunto il punto più alto con la nascitadell’uomo, che è stato fatto pocomeno che gli angeli. Il ragionamentosi sviluppa attraverso l’esperienza dicrescita dei diversi popoli, ciascunonel proprio territorio, che progressi-vamente raggiungono conoscenze

sempre più precise (poiché non sipuò parlare di certezze) sull’essere esul divenire dell’uomo. L’uomo èl’esempio di essere più completodell’universo; egli contiene in sé unaparte di materia che è terra (humus)ed una parte che è forza spirituale(Vis), energia vitale e che chiamia-mo anima, nella quale hanno sede ilpensiero, il sentimento, la volontà.L’uomo è stato creato per dirigere ilsuo sguardo verso l’alto e questoimplica una visione spiritualedell’essere umano, poiché elevandolo sguardo egli riesce a conoscere lavita ed a comprendere i concetti diamore e felicità. Secondo la tradizio-ne cristiana la sede dell’anima e deisentimenti è nel cuore, ma è nel cer-

vello, in particolare nella cortecciacerebrale che si muovono i neuroni,da essi nascono gli stimoli, interagi-scono i sensi, si attua il processo diapprendimento, le emozioni, i senti-menti, la memoria. L’uomo è giuntosulla terra senza istruzioni per l’usoe quindi deve andarsele a cercare:questa ricerca rappresenta il proces-so educativo, che consistenell’attività di (educere = portarefuori) estrarre dall’interno di ognipersona le energie positive, che ci

sono e devono esserevalorizzate. Lo scouti-smo è proprio centratosu questa attività, checerca di insegnare ai ra-gazzi scout uno stile divita ed un modo di agiree di proporsi agli altri.La felicità è frutto diuna mente educata albello ed al buono; pos-siamo intraprendere unprocesso educativo sesiamo capaci di staccarcidall’inutile e dal vuotointeriore, sostituendolicon cose utili ed azioni afavore degli altri. Baden

Powell afferma che la vera felicità èquella di procurare la felicità deglialtri. Con questi concetti il relatoreaccompagna l’uditorio a coglierel’essenza del pensiero educativo delfondatore dello scautismo. Egli nac-que nel 1857, nell’Inghilterra prote-stante governata dalla regina Vitto-ria, in un ambiente nel quale usi ecostumi tendevano più al lassismoche ad alti principi ed a valori mora-li. Inserito professionalmentenell’ambiente militare, Baden Po-well, che aveva ereditato dal padre,pastore protestante e dalla madredonna forte e volitiva, sani principi ebuone abitudini, fu mandato in Indiadove ebbe esperienze di guerra mol-to forti, che lo colpirono profonda-

25 STELLE SULLA FIAMMA DELLA COMUNITÀMASCI TARANTO 1°

N. 4 ottobre-dicembre 2011 pagina 5

mente. Tornato in Inghilterra, suc-cessivamente lavorò per i servizisegreti del suo paese. Congedatosidall’esercito si convinse che era ne-cessario dare qualche indicazione sucomportamenti e modi di vivere e siconvinse a scrivere alcune regole distile per i giovani; per prima cosapuntualizzò chiaramente che lo scau-tismo non è una scienza, ma è ungioco educativo, un modo di farebene le cose, uno stile di vita, uninsieme di comportamenti, attraver-so i quali un ragazzo impara ad esse-re un buon cittadino, e poi a rispetta-re anche i cittadini degli altri paesi,per diventare in futuro “cittadino delmondo” ed attuare la fraternità inter-nazionale. Questo rende responsabilii ragazzi: responsabilità è il modo diesprimere le proprie capacità fisichee morali. E’ molto importante la ma-nualità, l’uso delle mani nelle attivi-tà fisiche dello scautismo. Il metodoè racchiuso nell’insieme di valori,contenuti nella Legge e nella Pro-messa, che, con l’aiuto del capo/fratello maggiore, il ragazzo imparaa mettere in pratica. La figuradell’educatore è importante poichédà l’esempio e testimonia la bontàdel metodo. Qualcuno ha detto che ilcapo è come il cuore: funziona benequando non si sente. Il ragazzo puòcosì migliorare se stesso, essere re-sponsabile, conoscere Dio ed avere

una propria spiritualità, vivere a con-tatto con la natura per conoscerla erispettarla come frutto della Creazio-ne, acquisire doti e capacità tali daessere utile agli altri, per renderemigliore, per se stesso e per gli altri,il mondo nel quale vive. Un grandeapplauso è stato tributato al relatoreal termine della chiacchierata, segui-ta dal ringraziamento dei magisterLucarella e Mastronuzzi.Alla conversazione ha fatto seguitoil concerto diretto dall’organista,maestro Pier Luigi Lippolis, nellaChiesa di Sant’Antonio. In occasio-ne del bicentenario della nascita delcompositore Franz Liszt l’organistaed il coro, formato da circa 30 ele-menti, hanno preparato un concertopresentato già in altre occasioni.Nella serata dedicata agli scout, ilmaestro Lippolis ha eseguito magi-stralmente il “Preludio e Fuga suBach”, cui ha fatto seguito la “MissaChoralis” nei tempi dell’OrdinariumMissae, eseguita dal Coro Polifonicodell’Associazione Choral Iter di Ta-ranto, diretto dallo stesso maestro.Una serata svoltasi nel segno dellacultura; iniziata con una conversa-zione colta ed affascinante, è stataconclusa con le note del concertod’organo e l’esecuzione vocale delcoro, che hanno incantato l’uditorio.Domenica 16 ottobre si è celebratala chiusura della festa a Casa San

Paolo, con l’alzabandiera, seguita dauna conversazione a più voci, nellaquale i magister che si sono alternatinei 25 anni di vita della ComunitàMasci Taranto 1 ( Girolamo Mastro-nuzzi, Gene Petrella, Marcello Luca-rella), hanno raccontato la propriaesperienza e le attività svolte in unquarto di secolo; le numerose com-medie elaborate e presentate ognianno, il cui ricavato è stato devolutoper intero in beneficenza, le adozionia distanza, gli aiuti alle popolazioniafricane, le visite ai santuari, la ViaCrucis svolta per diversi anni nellestrade della Città Vecchia, il giubile-o Nazionale del Masci nel 2004,l’incontro con Sua Santità BenedettoXVI nel 2005. Sono state ricordatein maniera particolare, la gioia divivere della comunità non ostantel’età oltre gli anta, la disponibilità alservizio del prossimo, ed infine si èposto il problema delle possibilità dicrescita della comunità, che prose-gue il suo cammino, con impegnoed energia, ma è pronta ad accoglie-re nuovi soci.A mezzogiorno la celebrazione eu-caristica, officiata da Don FrancoSemeraro e da Padre Stefano Coro-nese, seguita da lauto e gustoso con-vivio. Infine l’ammaina bandiera edil rientro a Taranto. Auguri e buoncompleanno al Masci ed ai suoi soci.

Anita Pitrelli

Ci siamo trovati -quasitutti- sotto la sede dellos t o r i c o G r u p p odell’AGeSCI Taranto 5,presso la Chiesa del Car-mine, ad accompagnare inostri cuccioli al Branco.Alcuni di noi hanno subitosentito forte il “richiamo”degli anni passati con ilfazzoletto al collo, altri sisono domandati, incuriosi-

ti, che cosa ci fosse di cosìmagico in quel mondo cherendeva tanto gioiosi edentusiasti i loro figli.Abbiamo cominciato aparlare tra di noi, per forseun anno, chiedendoci sev o l e va mo r i e n t r a r enell’AGeSCI o fare qual-cosa di nuovo e diverso.Alcuni hanno scelto dirientrare nell’AGeSCI e

reindossare il caro e maidimenticato fazzolettogiallo-azzurro del gruppo.Altri hanno desistito. Inquattordici abbiamo azzar-dato.Da tempo girava tra noil’idea di costituire ungruppo del M.A.S.C.I. Neavevo sentito parlare daaltri “vecchi compagni ditenda” che vi avevano ade-

rito, ma non sapevo esatta-mente cosa fosse questaassociazione. Cominciai acollegarmi al sito, ne lessiavidamente le notizie,guardai i filmati disponibi-li e così conobbi il Movi-mento Adulti Scout Catto-lici Italiani. Mi feci corag-gio e contattai la Sede Na-zionale. Contemporanea-mente Francesco, Capo

LA NASCITA DELLA COMUNITA’ M.A.S.C.I. “TARANTO 4”

Pagina 6 il taccuino

Gruppo del Taranto 5, raccolse ledisponibilità di quanti accarezzavanola stessa idea e contattò il PresidenteRegionale del M.A.S.C.I., Gianfran-co, che guarda caso era un tarantino.Ci demmo il primo appuntamento“ufficiale” e la sera del 26 Gennaio2011 ci incontrammo nel Salonedella Confraternita del Carmine. E-ravamo una discreta pattuglia di en-tusiasti, coraggiosi, incoscienti, a-d u l t i ( s p l e n d i d i q u a r a n t a -cinquantenni) che avevano deciso diiniziare una nuova avventura !Gianfranco, Onofrio, Remo, Rosariaed altri, già componenti del Movi-mento, ci hannoaccompagnato,affettuosamente,nelle prime riu-nioni spiegando-ci cosa fosse e-sattamente ilMovimento, lefinalità che siprefigge, lo spiri-to che lo anima,le attività cherealizza.Abbiamo quindiiniziato a riunirciregolarmente dasoli, a fare lenostre uscite, astudiare la vita diBaden Powell, lastoria dello scou-tismo, lo Statutoed il Patto Comunitario del Movi-mento, la Legge scout…Più andavamo avanti e più venivamopresi da quello che stavamo facendo.Siamo andati alla Festa di Primaveraa Bari, dove timidamente ci guarda-vamo intorno per carpire e capire daivolti e dagli atteggiamenti degli“anziani” chi fossero, cosa facesse-r o , c o s a c e r c a s s e r odall’appartenenza al Movimento.Poi con il Taranto 3 abbiamo fattola nostra prima uscita alla Corte deiFragni e lì, tra un canto ed un gioco,tra una scivolata sul terreno umidoed il pranzo sotto gli alberi …in puro

stile scout… abbiamo capito che nonsaremmo più tornati indietro.Ad oggi abbiamo percorso solo unpiccolo tratto di Strada insieme,camminando ora incerti, ora un po’spavaldi ed incoscienti: abbiamopartecipato alla suggestiva Marciadella Pace Perugia-Assisi, dove unfiume in piena di umanità varia cam-minava insieme per testimoniare unvalore assoluto; abbiamo fattoun’uscita all’Abbazia di Noci dovenon abbiamo resistito alla tentazionedi un bel fuoco di bivacco (diurno) edove tra un canto stonato ed un banche ci faceva sentire ridicoli abbia-

mo dato il meglio di noi stessi; ab-biamo portato nella nostra Parroc-chia la Luce di Betlemme; abbiamoorganizzato una Tombolata per ilBranco S. Francesco del “nostro”Taranto 5. Forse saranno poche cose,diluite in un anno scarso di attività,ma ci hanno (ri-)avvicinato alloscoutismo, alla natura, allo spirito difratellanza e condivisione anche del-le piccole cose.In una uscita di inizio estate abbia-mo sottoscritto un primo impegno,una nostra “dichiarazione di intenti”e dopo qualche mese di riflessioneabbiamo presentato la domanda uf-

ficiale di costituzione della nuovaComunità.Quando è arrivata la notizia che il 13Novembre il Consiglio Regionaledel M.A.S.C.I. aveva approvato lanostra richiesta e sancito la nascitadel “Taranto 4” la gioia è stata inde-scrivibile: una catena di telefonate edi messaggini di auguri ha diffuso lanotizia in men che non si dica.Abbiamo tantissima Strada da per-correre, siamo solo all’alba, mal’entusiasmo è tangibile, la voglia difare è quasi incontenibile: bisogneràsolo indirizzare al meglio le nostreenergie.

Tutti abbiamouna famiglia dacurare, impegnidi lavoro da af-frontare, altreattività che por-tiamo avanti pernostro conto, masiamo tutti certiche facendo par-te di questa Co-munità non po-tremo che diven-tare migliori.Crescere nel cuo-re e servire nel-la Famiglia enella Società de-vono essere inostri obiettivi.Lo scoutismo,con i suoi princi-

pi e valori di fraternità, onestà e leal-tà, gioia e ottimismo, essenzialità eoperosità, non è solo per i ragazziche devono formarsi e crescere: lacrescita di un individuo è quotidianae la costruzione di un mondo un po’migliore non può che passare dallacostruzione di uomini e donne mi-gliori. Noi siamo convinti che questasia la giusta via.Augurateci Buona Strada e che laMadonna degli scout ci accompagni.

Lorenzo M. FRANCOMASCI Taranto 4

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Lo scautismo è una proposta attiva,che risponde a quel bisogno che iragazzi di qualsiasi parte del mondoe di qualsiasi periodo storico hanno,cioè bisogni più naturali, le istanzepiù genuine, che sono quelle di cre-scere, muoversi, non stare fermi(perché nessun ragazzo - dice B.P. -è un topo da biblioteca) e divertirsi.Allora la proposta è quella (è un po'una sfida) di aiutare a crescere diver-tendosi. E credo che oggi la sfidaancora più significativa sia quella diimparare a crescere fin da quando siè piccoli, in un gioco in cui senzaaccorgersi, il lupetto e la coccinellafin da piccoli imparano a essere pro-tagonisti della propria crescita.Cosa vuol dire tutto questo? Vuol

dire che ogni ragazzo, ognigiovane ma potrei dire ancheogni bambino, anche quelloche ha 2, 3 anni, quando co-mincia a parlare, subito espri-me un desiderio: "Io da gran-de vorrò essere... vorrò fa-

re...". E’ dentro la natura di o-gni soggetto il desiderio di vi-vere la propria vita alla grande,e non spenderla per quattro stu-

pidaggini.A questo desiderio di vivere in gran-de e alla grande, lo scautismo ri-sponde offrendo un itinerario cheporta - direi - alla scoperta di ciò cheè bello, buono e vero, cioè ciò checonta nella vita. Credo che questesiano parole profondamente vere eattuali oggi, in un contesto in cui unadelle domande più forti è la doman-da di senso. Tanti ragazzi, tanti gio-vani hanno proprio questo bisogno:trovare un senso, trovare un signifi-cato. Lo scautismo in qualche modocerca di offrire un itinerario finaliz-zato a questo: vivere la vita allagrande scoprendo ciò che conta.Lo fa con una proposta che è tuttaparticolare, tutta originale. Per me,

che sono esperta di problemi educa-tivi, che di educazione fa il panequotidiano, una delle caratteristicheche più mi piacciono, che mi hannosempre affascinato è la visionedell'uomo che lo scautismo ha. Unavisione molto particolare. Per anniho insegnato nella scuola superioree, non me ne vogliano gli insegnan-ti, però quando un ragazzo "non fun-ziona" si finisce per etichettarlo, danoi si dice: "E' una soca - è una zuc-ca, non varrà mai niente. Quindi daquello lì non posso aspettarmi nien-te". Invece lo scautismo sfida questopregiudizio, questa etichettatura el'arte dell'educatore è proprio quelladi scoprire quello che è almeno il5% di buono che c'è in ognuno e farleva su questo. Questa espressionemi fa sempre un certo effetto, perchéricorderò sempre, ad una assemblea,tantissimi anni fa, a cui mi avevanochiamato le Salesiane dell'Ispettoriadel Triveneto che, mentre ricordavofra le questioni educative proprioquesta capacità di vedere quel positi-vo nascosto che è presente in ogniuomo, quando ho detto il 5% dibuono ho sentito un brusio in assem-

La Sezione Assoraider Taranto 1In occasione del 25° anniversario della sua fondazio-ne, ha organizzato un interessantissimo Convegno alquale sono intervenuti:Paola Dal Toso - Ricercatrice presso la Facoltà di Scien-ze della Formazione dell'Università di Verona dove insegnaStoria dell'Educazione e della Pedagogia; Segretaria dellaConsulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali, capo scoutdell’Agesci e già responsabile del Centro DocumentazioneNazionale Agesci - su “Il progetto educativo delloscautismo”;Antonio Simonetti: Capo scout Nazionaledell’Assoraider- “Il Progetto educativo dell’Assoraider”;Don Mimino Damasi: Parroco della Chiesa Regina Pa-cis - “Le esigenze del territorio”.

Introduzione e coordinamento: Loretta Angelini.

Il progetto educativodello scautismo

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blea e mi sono chiesto: "ma che sce-menza ho detto?". Poi immediata-mente ho capito: Don Bosco invecedice che in ognuno c'è il 95% dibuono. Basta intendersi, però indub-biamente la sfida è quella di scoprirequelle capacità nascoste, quelle po-tenzialità che sono presenti in ognu-no, e questo richiede ovviamenteuna conoscenza, richiede una rela-zione educativa.Oggi la relazione educativa è tuttada riscoprire. Anche nell'ambitoscout credo che tante volte il nostrorischio è quello di rivolgerci al grup-po come educatori, come capi scoute non invece giocarci in una relazio-ne che è anche personale. Cioè èmolto più "comodo" rapportarci algruppo rispetto al singolo.Un altro aspetto che mi affascinamolto in questa proposta è il fattoche si coniuga in maniera straordina-ria il cammino di crescita personalecon quello comunitario. Se guardo aquelle che sono state le esperienzeeducative, direi che tutta la pedago-gia fino all'inizio del Novecento èuna pedagogia dove abbiamo unaserie di figure che, riflettono o siimpegnano in un discorso di crescitaindividuale e sono poi gli orienta-menti di tipo collettivista, per inten-derci gli orientamenti della pedago-gia che si ispirano a Marx o a Maka-renko o a Gramsci, che tirano fuorila dimensione del collettivo, la di-mensione sociale. Voglio dire che:lo scautismo si propone come uncammino di crescita personale chenon si gioca in una relazione esclusi-va tra me e un adulto, che è il capo,ma si gioca in una dimensione ancheorizzontale, cioè con il gruppo. L'e-sperienza per esempio della squadri-glia, l'esperienza nel piccolo dellasestiglia, l'esperienza di un camminodove io non sono solo ma mi relazio-no con altri che, come me, stannocamminando. Mi sembra che loscautismo abbia trovato un ottimoequilibrio fra queste due dimensioni.Non è più importante la dimensionepersonale, né quella comunitaria,

quella sociale, relazionale, nessunadelle due è più importante rispettoall'altra, si integrano reciprocamenteperché l'uomo sicuramente non puòessere considerato come "un'isola".Nessuno di noi è un'isola. Il cammi-no di crescita è un cammino perso-nale, che si gioca in relazione con lacomunità. Un cammino nel qualeogni ragazzo, dal lupetto alla scolta èchiamato a dare il meglio di sé.

Noi non chiediamo ai ragazzi di rag-giungere chissà quali obiettivi, chie-diamo loro di fare del proprio me-glio. Vuol dire che non esiste un me-glio uguale per tutti, ma il meglioper me che mi chiamo Paola, per teche ti chiami Francesco. Vuol direche il capo chiede al ragazzo di dareil massimo. Non occorre che questoarrivi al massimo della perfezione odel risultato, ma che dia il massimodelle sue capacità e lo valorizziamoe lo incoraggiamo proprio per que-sto. L'arte del capo è quella di orga-nizzare le cose in modo tale per cuiil ragazzo viene incoraggiato anchese il risultato qualche volta è unapiccola cosa, ma noi guardiamoall'impegno, non al risultato. E que-sto, oggi come oggi, mi sembra chesia un punto estremamente interes-sante e, per certi versi, controcorren-te. Voglio dire: attenzione, lo consta-to, non solo a livello di ragazzi, loconstato anche all'università, chepurtroppo molti di questi ragazzivivono situazioni problematiche dal

punto di vista familiare, molti geni-tori chiedono ai propri figli: "deviessere er mejo, devi essere er più,devi essere più bravo degli altri",quindi crescere nel prestigio.Il dramma è che molti ragazzi sonoperfettamente consapevoli di nonessere in grado di raggiungere certitraguardi. I genitori chiedono loroproprio quei traguardi e il ragazzo sisente, in un certo senso, in obbligodi rispondere raggiungendo quel tra-guardo perché è il contraccambio diciò che il genitore fa per lui. Allorail genitore dà tutta una serie diconfort, di risposte rispetto a bisognimateriali, mai come oggi potremmodire che i ragazzi "stanno bene";dall'altra parte i ragazzi sono perfet-tamente coscienti che non sono ingrado di rispondere alle aspettativedei genitori e spesse volte vanno intilt proprio perché sanno, si rendonoconto che non riescono a reggere ilconfronto per quello che viene lorochiesto dai genitori.Nell'ambito scout invece, l'arte, ilgioco è proprio questo: chiedere nonil raggiungimento di chissà qualitraguardi, ma il raggiungimento ditraguardi che sono a misura del sin-golo e nello stesso tempo traguardiche devono essere raggiunti non peril risultato concreto ma per l'investi-mento di impegno che il ragazzomette. Quindi facciamo molto leva,ovviamente, sull'impegno e su quellache può essere anche la motivazione,rispetto alla tappa, al traguardo, allameta da raggiungere.Questo significa anche una propostache vede o che dovrebbe vedere iragazzi protagonisti della loro cre-scita. Il capo è colui che dà degliorientamenti, dà delle dritte, Baden-Powell dice: "...dà quel colpo di ti-mone, per cui orienta la barca, mapoi chi guida la canoa è il ragazzo".Cioè è il ragazzo protagonista dellasua crescita e lo si allena fin da pic-colo attraverso quel gioco che è ilgioco della progressione personaleche, tradotto in termini visivi con-creti, per i bambini più piccoli, per i

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lupetti e le coccinelle, vuol direquella "conquista" di distintivi, masono semplicemente dei simboli chesignificano da parte dell'adulto edu-catore che il ragazzo ha raggiuntoquella tappa o che si sta impegnandoa raggiungere quella tappa.Poi, siccome siamo umani e non ab-biamo dei professionisti dal punto divista educativo e magari, qualchevolta, ci può essere anche qualchecapo che non è al massimo della pre-parazione metodologica o cheè ancora in cammino, qualchesbavatura può anche capitare.Però quello che intendo dire èche il ragazzo viene coinvoltonel cammino di crescita pro-ponendo a lui il raggiungi-mento di obiettivi. Questoraggiungimento di obiettiviviene proposto inizialmente inuna forma di gioco (ecco ilriconoscimento di distintivi,etc.), poi progressivamente,attraverso l'esercizio, diventauna abitudine e si trasforma inquello che è per noi il concet-to di autoeducazione, cioè unpo' alla volta uno si allena, siabitua a darsi degli obiettividi crescita, quindi mentre pri-ma gli vengono proposti o suggeritidal capo (il lupetto/coccinella), poiprogressivamente sarà sempre di piùl'esploratore e la guida, il rover e lascolta che si dà questi obiettivi fino adiventare autonomo nella sua scelta,a fare di questo gioco, che si chiama“ progressione personale”, uno stiledi vita che diventa oggi il concetto diautoeducazione, di formazione per-manente. Le espressioni sono tante,non si equivalgono, ma nel linguag-gio corrente le possiamo anche farcoincidere.Quindi si entra nella prospettiva diuna crescita che non finisce mai,pertanto ci si prepara continuamentee si perfeziona costantemente il pro-prio cammino, che è cammino dicrescita in tutti gli ambiti dell'educa-zione. Lo scautismo perciò vuoleessere una proposta integrale, globa-

le, completa, che non è evidente-mente solo esercizio fisico comepensano tanti.Dico semplicementeche è una proposta globale dovedentro c'è anche la dimensione reli-giosa. E, per inciso, dico che nellaproposta scout non esiste una possi-bilità di scautismo ateo. Non esisteperché nato in un contesto anglosas-sone, Baden-Powell è figlio di unPastore Protestante, lui è Protestante,però nei suoi scritti troviamo pagine

e pagine di riflessioni proprio suldiscorso religioso che permea la pro-posta scout. Quindi incoraggia l'e-sploratore e la guida di qualsiasi a-desione religiosa a seguire il suocredo. Non esiste uno scautismo ate-o! Non è scautismo e non è questal'intenzione di B.P..L'obiettivo che, per certi versi, rias-sume tutti gli altri obiettivi è quellodi far crescere ragazzi e ragazze chesiano in grado di lasciare il mondoun po' migliore di come l'hanno tro-vato. Sono parole sante queste sefacciamo una lettura di come è ilmondo oggi e di come noi adulti loconsegniamo oggi alle giovani ge-nerazioni! Chiediamo ai ragazzi diimpegnarsi a lasciarlo meglio di co-me lo hanno trovato. Come? Prepa-randosi! Perché non è possibile la-sciarlo migliore se non ci si è prepa-

rati a farlo. Ecco allora il camminodi progressione personale, ma anchedi acquisizione di competenze che loscautismo vuole offrire.I motti sono delle parole chiave. Peri più piccolini proponiamo"eccomi"; poi proponiamo "sonopronto o siamo pronti" (dal latino di"estote parati"); poi "a servire". Que-ste tre parole, queste tre espressionihanno una logica! "Eccomi" è unaespressione anche biblica! Quanti

personaggi hanno detto "eccomi"!Basti pensare a Maria ma ce ne sonotanti altri. Eccomi è la disponibilitàdel lupetto o della coccinella, cioèdei più piccolini a stare al gioco, aprovare a vedere se fa per loro ungioco nel quale poi scelgono di stareperché è un gioco divertente. Nell'estote parati c'è proprio questa ideadi preparazione. Ed allora ecco tuttoil discorso legato a competenze, spe-cializzazioni che noi offriamo, attra-verso brevetti, attraverso competen-ze. Di fatto sviluppiamo delle capa-cità proprio per metterle in campoquando c'è necessità. Questo, fral'altro, in moltissimi casi vuol direanche scoprire in ogni ragazzo delleparticolari capacità che cerchiamo di"coltivare", di promuovere, per poi,magari, orientare anche il ragazzorispetto alla sua crescita: una scelta

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lavorativa, una vocazione di vita,matura anche questo tipo di espe-rienza. Che cosa sono capace di fareper gli altri? Che cosa voglio metterein gioco per gli altri? E, quindi, mido da fare per diventare capace difare questo. Nell'età successiva inve-ce, vale a dire soprattutto dai 16/17anni in poi, proponiamo di spenderedelle forze, delle energie per gli altri,cioè proponiamo l'obiettivo del ser-vizio che in realtà nasce molto pri-ma. Nasce quando già al lupetto ealla coccinella Baden-Powell propo-ne un gioco semplice: guardati intor-no, cerca di capire di che cosa pos-sono avere bisogno gli altri, fa quelpiccolo favore, quella piccola cosache può essere utile a qualcun altrosenza però che questo se ne accorga.E` il gioco della buona azione, cioèfare qualcosa per gli altri. Ogniscout, ogni guida si impegna a fareuna buona azione ogni giorno per glialtri. Voi capite che questo, a lungoandare, si trasforma in una buonaabitudine, cioè diventa uno stile divita, diventa una scelta: quella dispendersi, di dedicarsi agli altri. Enon c'è coincidenza migliore di que-sta rispetto anche alla proposta evan-gelica, perché il Vangelo dice pro-prio questo: "Ama gli altri come testesso. Spenditi per gli altri. Dà latua vita agli altri". E B.P. sintetizzaquesta idea dicendo:” la felicità stanel fare felici gli altri”.Ecco, questo viene proposto attra-verso il gioco della buona azione,attraverso esperienze di servizio,esperienze attraverso le quali i ra-gazzi e le ragazze cominciano adaccorgersi dei bisogni che ci posso-no essere in un determinato territorioed intervengono "pagando" in primapersona, spendendo del proprio tem-po, delle proprie energia con fedeltàogni giorno o ogni settimana per farequalcosa per gli altri.E` chiaro che questo diventa ancheuna scuola di civismo, cioè unascuola attraverso la quale si imparaad essere non solo dei buoni Cristia-ni ma anche dei buoni cittadini. Cioè

si impara nel quotidiano, giorno pergiorno, a scoprire qual è il bene ditutti, il bene comune ed impegnarsiper questo offrendo il proprio tempo.Ieri sera, cioè qualche ora fa, ero aVicenza, mi hanno chiesto di inter-venire in una tavola rotonda in occa-sione dei vent'anni del Documentodella Conferenza Episcopale Italianasu "Educare alla legalità", un docu-mento molto bello, dimenticato, madi enorme attualità. E sia fra i pre-senti, sia anche fra i relatori c'eranopersone impegnate in politica, cheavevano trascorso il loro periodo diformazione nell'ambito scout. Checosa voglio dire? L'associazionismoin generale, sicuramente l'esperienzascout è una occasione di sensibiliz-zazione, è una scuola dove si imparaad accorgersi dei bisogni degli altri,dalla buona azione, e progressiva-mente si fa esperienza di impegnonei confronti degli altri sino ad arri-vare, magari, anche a scegliere, unavolta concluso il cammino di forma-zione scout, di impegnarsi in altriambiti, per il bene comune. Molti litroviamo impegnati nel volontariatoma molti sono anche impegnati nelleAmministrazioni Comunali, negliEnti Locali e in politica. Non svilup-po ora quì questo tema, perché è untema che meriterebbe molte altreconsiderazioni. Nella definizioneche Papa Paolo VI aveva dato la po-litica era intesa come la forma piùalta di carità: il politico è colui che siimpegna per il bene comune. Chiara-mente lo scautismo ma direi, tuttequelle associazioni che hanno unafinalità di carattere educativo, attra-verso l'esperienza di gruppo, orienta-no anche a questa prospettiva chenon vuol dire fare politica se benintesa, ma sviluppare un'azione dicarattere pre-politico, cioè una azio-ne di sensibilizzazione, di attenzioneal sociale, ai bisogni degli altri chenon vanno solamente conosciuti,contemplati, guardati e basta, masuperando quella che è oggi, per cer-ti versi, l'indifferenza, farsene caricoin prima persona, cioè prendersi sul-

le proprie spalle questi problemi.Quel "I care" di Don Milani sicura-mente è lo spirito a cui si vuole edu-care: quindi lasciare il mondo mi-gliore anche da questo punto di vi-sta. Questo si può tradurre anchenella vita del giorno per giorno, valea dire: quanti di noi, che magari nonsono proprio ventenni, nell'ambitodel lavoro si sono trovati particolar-mente bene con alcuni colleghi;quante volte capita di dire: "Guarda,con quella persona lì proprio mi in-tendo" e poi casualmente, magaridopo tanto tempo, anche anni, saltafuori che è stato scout, è stata guida.L'odore, il tanfo di scautismo glieloavevi sentito addosso! Non lo sape-vi, ma lo avevi percepito! Personeche nell'ambito del lavoro continua-no ad essere fedeli a quella promessadi fare del proprio meglio, quindi dispendersi al meglio, rispetto a quelloche può essere l'impegno quotidiano,per esempio nell'ambito del lavoro,nella propria professione.Credo che un successo, per certi ver-si, dello scautismo sia proprio que-sto: formare persone di carattere, cheperò nella vita di tutti i giorni sannospendersi in questa modalità, conquesto spirito, in questa prospettiva.Quindi lasciare il mondo miglioreproprio dando il massimo di sé. Cre-do che il successo dello scautismo,sia dovuto almeno in parte proprio aquesti aspetti. Sappiamo che lo scau-tismo è diffuso in tutto il mondo adeccezione, mi sembra, di quattroPaesi che non vi so dire ma sonoquelli dove governano dittature fortiche non è possibile penetrare; sono38.000.000 gli scout nel mondo e,ovviamente, non è calcolabile il nu-mero di persone che sono passateattraverso lo scautismo. Si dice que-sta espressione "semel scout, semperscout". Vuol dire che se l'esperienzaè autentica, se è vera, non uno scau-tismo all'acqua di rose o uno scauti-smo tenuto in piedi non si sa beneperché... essa lascia il segno. E ilsegno lo lascia non nel "che belloche è stato, quanto mi sono divertito,

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oh! Quando ero piccolo mi sono pro-prio gasato tanto", ma è un segnoche incide sulla crescita, ma come equanto è impossibile quantificarlo.E’ una delle pochissime proposteche ha più di 100 anni di storia, ma èsempre attuale e trova sempre unaforte rispondenza, cioè una propostache, sia pur declinata nel metodo(nel nostro contesto abbiamo unoscautismo italiano), ha ancora suc-cesso perché ancora oggi tantissimiragazzi vi aderiscono. Significa cheè una proposta che "tiene". Da que-sto punto di vista è un fenomeno suigeneris nel panorama della educa-zione extra-scolastica ed extra-familiare nell'ambito dell'educazionenel tempo libero e credo che la diffu-sione oggi fra i ragazzi sia il segnopiù concreto, più visibile che la pro-posta è rispondente alle esigenze piùprofonde dei ragazzi. A me sembrache da questo punto di vista oggi noidovremmo, come educatori scout,assumerla con maggiore"intenzionalità". Credo che, per certiversi, sottovalutiamo le enormi po-tenzialità che questa proposta harispetto ai bisogni dei ragazzi di og-gi, in particolare intendo dire che glieducatori (educatori scout, i capiscout) oggi possono avere un ruolostraordinario, hanno uno spazio a-perto straordinario perché mai comeoggi i ragazzi hanno bisogno e chie-dono degli adulti significativi. Maicome oggi i ragazzi chiedono qual-cuno che voglia loro bene e che siadisposto a spendere del tempo conloro. Mai come oggi i ragazzi chie-dono di poter essere ascoltati, di po-ter sentire da qualcuno "ti vogliobene e, proprio perché ti voglio be-ne, ti prendo sul serio, sto con te, tiascolto, mi faccio carico dei tuoisogni e dei tuoi desideri". I capiscout non sono chiamati a fare i sup-plenti dei genitori, guai se lo faces-sero, perché si confonderebbero iruoli. Sappiamo quanta carenza af-fettiva i ragazzi oggi hanno, quantodisorientamento c'è. I ragazzi chie-dono adulti disposti ad ascoltarli,

chiedono adulti con i quali confron-tarsi, con i quali misurarsi, chiedonodei modelli di riferimento. Il caposcout pur nei suoi limiti, nelle suedebolezze si muove in questa pro-spettiva, cioè condivide con i ragazzila capacità di guardare dentro unapozzanghera - dice B.P. - di essere ingrado di sognare guardando ancheuna pozzanghera, di divertirsi consemplicità, di spendere del tempo, distare insieme con loro e di incorag-giarli, di sostenerli, di orientarli, diguidarli lì necessario, in questo cam-mino di crescita che credo mai comeoggi è difficile. Perché la crescitarichiede fatica, richiede passaggicritici, quindi anche sofferenza. Cre-do che mai come oggi crescere siauna questione non semplice, nonfacile. Questo significa una compe-tenza, una preparazione, che richiedetempo, richiede studio, ma credo cheogni capo se prende sul serio questoimpegno, sia in grado di muoversi edi cercare a sua volta di fare del pro-prio meglio per migliorare questoservizio, finalizzato proprio a soste-nere questa crescita, con la fiduciache i ragazzi che abbiamo di frontesono il nostro futuro. Costruire unmondo migliore per noi significaaiutare i ragazzi a crescere, perchésappiano poi con spirito critico, concoscienza e con capacità farsi caricodi questo mondo e, a loro volta, mi-gliorarlo.

Paola Dal Toso(testo non revisionato dal relatore)

Il Progetto educativodell’Assoraider(stralcio dell’intervento di Antonio Si-monetti - Capo scout nazionale Assorai-der… Aldo Marzot è stato uno degliinnovatori dello scautismo, uno deipiù grossi riformatori dello scauti-smo che ci siano stati in Italia. Maquesto non lo dico per portare acquaal mulino dell'Assoraider, ma è rico-nosciuto da tutto il movimento scau-

tistico in Italia. Vi leggerò il primoarticolo che Marzot scrisse sulla no-stra rivista che all'epoca si chiamava"Raid" ed è da considerarsi il mani-festo programmatico di quello cheera lo scautismo dell'Assoraider.Perché vorrei che specialmente inostri giovani capiscano - probabil-mente molti non hanno mai sentitoqueste cose che Marzot ha scritto nel1966 ma sembrano dell'altro giorno -perché lui, pur avendo dei grossiincarichi all'interno del CNGEI, adun certo momento decise di abban-donarlo e di formare una nuova as-sociazione.L'articolo, breve, si intitola "Un attodi coraggio" e inizia con una citazio-ne di B.P. Più si avanza negli anni epiù il tempo passa veloce. La vitadura pochissimo e potrebbe finiredomani. Uso la vita che Dio mi hadato in modo utile?“Quando smaliziata dai trabocchettiche si incontrano nella vita, resiguardinghi dai successi della furberi-a egoistica e dagli insuccessi dellarettitudine, sconcertati dalla popola-rità di finti epiretici dalla dimenti-canza dei veri, ci vien fatto di do-mandarci quali sono i valori autenti-ci per i quali valga la pena di batter-si. E` bene fermarsi un momento epensare: innanzitutto perché batter-si? Battersi per non essere battuti.Battersi perché la vigliaccheria nonci piace, neanche quando in campoavverso ci farebbe comodo. E infinebattersi per non vegetare, non invol-versi, non retrocedere.Necessita allora saper discernere frai molti titoli azionari che circolanoalla borsa della vita, quelli che vlgo-no da quelli che non valgono. Sareb-be ben amaro accorgersi in punto dimorte di avere inseguito valori senzavalore e di aver sciupato inutilmentela propria vita. Non è qui la sede perriproporre la sede del bene e del ma-le, tanto più che grandi filosofi e gliiniziati delle grandi religioni nonsono sostanzialmente in disaccordosul comportamento corretto dell'uo-mo. Bontà e amore ne sono il comu-

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ne denominatore.Purtroppo l'inserimento pratico nellacomunità, che è quella che è, dimo-stra che questa via non sempre portaal successo, ciò significa che nonbasta fare il bene, occorre anche di-fenderlo, imporlo, moltiplicarlo; oc-corre cioè indurre anche gli altri adagire nello stesso modo; occorre in-segnare ad insegnare il bene. E' quiche la somma diventa prodotto, anzielevazione a potenza. Il pensare diagire in senso sugli adulti, presentaun inevitabile aspetto utopistico cheperò scompare se si orienta l'azionesull'uomo/fanciullo quando l'operaeducativa agisce nel periodo più ri-cettivo della vita umana. Avremmoallora spostato il problema verso unaimpostazione che ammette delle so-luzioni realistiche. A questo punto lecarte in regola le ha lo scautismo,con la sua potenza educativa deriva-tagli dalla natura realistica del meto-do che lo contrassegna, con la suacarica d'amore verso gli altri, con lasua legge di bontà, di lealtà, di spiri-tualità, con il suo impegno ad osser-varla.Lo scautismo, nato come metodoeducativo, fu tanto originale da di-ventare anche metodo di vita, capacedi cambiare le relazioni umane dadiffidenza a fiducia, da imbroglio alealtà, da egoismo ad altruismo, daindifferenza ad amore.Baden-Powell vuole cambiare l'uma-nità, disse un grande statista inglesegià all'inizio del primo dopoguerra.Baden-Powell non ha ancora cam-biato tutta l'umanità ma il suo scauti-smo ne ha potenzialmente tuttora ilpotere.Occorrono due cose: 1) che la for-mazione scout non sia interrotta nel-la transizione dal fanciullo all'uomo;2) che il metodo per il periodo oltre i15 anni venga aggiornato ed adegua-to alla natura dei giovani d'oggi.Ecco il nostro programma: si trattadi tornare alle origini delle scauti-smo tradizionale, nello spirito infor-matore, e di rivoluzionarlo quel tan-to da creare una quarta branca, quel-

la che noi abbiamo e che ci differen-zia dalle altre associazioni, l'anellomancante, che ampli, sviluppi edevolva la validità perenne dei suoiprincipi fondamentali. E` un atto dicoraggio, è un atto d'amore e ancheun atto di fede nei più alti valori spi-rituali dell'uomo”. (Aldo Marzot.)

Ecco, qui stala differenzafra il metodoscout cheapplicanotutte le altreassociazionie il nostro.

E` questo l'anello mancante che c'ènei propositi di Marzot e nei propo-siti che noi continuiamo a portareavanti: la formazione non si deveinterrompere ai 18 o ai 19 anni, co-me succede nelle altre associazioni,ma deve andare avanti. Noi abbiamorecentemente, con le modifiche airegolamenti di branca, portato tra i21 e i 22 anni la fine del nostro per-corso formativo.Quando poi si entrerà in branca rai-der e si continuerà, una volta lasciatoanche il raider, nelle varie sezioni daadulti, un impegno costante ancoranello scautismo.Quindi in Assoraider, pur non rag-giungendo la specificità di capo, sipuò continuare a fare scautismo ser-vendo la sezione, servendo la pro-pria delegazione e facendo delle al-tre attività che non portano più alcontatto con le branche inferiori mache ti consentono, in ogni caso, dicontinuare a fare scautismo.Solo questa è l'unica differenza cheesiste fra la nostra associazione e lealtre.E’ una differenza di organizzazionema né di fini e né di scopi, perché -come ha ben esplicitato Paola - ilmetodo è universalmente riconosciu-to come uno, unico ed essenziale.In più di 106 anni di storia lo scauti-smo ha sempre avuto dalla sua partei numeri. Dopo il primo campo fattoda Baden-Powell nel 1907, ad appe-

na due/tre anni il movimento scoutera già presente in tante nazioni econ grossi numeri e funzionò solo ilpassaparola, perché non esistevano imezzi di divulgazione che ci sonoadesso. Ci fu solo il passaparola e iprimi articoli che comparirono suiquotidiani. Questo fa pensare qualesia la forza enorme dello scautismo edel suo metodo.Noi oggi abbiamo l’onere di trasmet-tere ai nostri ragazzi, ai nostri lupet-ti, esploratori, rover e raider questiprincipi fondamentali che fanno sìche lo scautismo, pur a distanza di100 e passa anni, sia ancora attuale.

Antonio Simonetti(testo non revisionato dal relatore)

Aldo Marzot, nato a Vicenza nel1904, entra giovanissimo nello scauti-smo laico (CNGEI) del quale percorrerapidamente tutte le tappe, ricoprendonumerosi ed importanti incarichi. In-gegnere a 22 anni, si specializza nelcampo dell’organizzazione industrialeed in seguito, della sicurezza sul lavo-ro. Il suo nome di totem era “Pellicanodel Cimone”. Fucosì chiamato inquanto il “pellicano”è l’unico animaleche, in caso di ne-cessità, si lacera ilpetto per nutrire conle proprie viscere i suoi piccoli; “delCimone” perché, in questo luogo, gio-vanissimo, si distinse nel recuperodelle ossa dei caduti in battaglia perpoi destinarle ai sacrari di guerra. AlCampo Scuola di Gilwell Park in In-ghilterra - “mecca” dello scautismomondiale - ottiene i “tizzoni”, raggiun-gendo il titolo di Deputy Camp Chiefof Gilwell, che lo pose nella condizio-ne di rilasciare brevetti scout interna-zionalmente validi. Nel 1960 è CapoScout del CNGEI, carica che ricopresino al 1962, quando diede le dimis-sioni dall’Associazione. Nel giugnodel 1965 fonda l’Assoraider di cuidiventa il primo Presidente CapoScout, carica che ricoprirà sino al Lu-glio del 1976, data del suo “Ritornoalla Casa del Padre”.

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Iniziano le festività natalizie e laprima festa importante è quelladell’Immacolata Concezione, unaricorrenza molto amata nella Città diTaranto, che da più di due secoli haeletto la Vergine Maria protettricedella città.Ogni anno l’8 dicembre si celebra aRoma questa festività, con la ceri-monia di omaggio del Santo Padrealla Vergine Immacolata, posta incima alla colonna in Piazza di Spa-gna e l’evento viene puntualmentetrasmesso dalla televisione.La cerimonia è semplice ed essen-ziale, ma anche carica di grande sug-gestione. La statua illuminata dagliultimi bagliori del crepuscolo sem-bra splendere di gioia, mentre il corocanta in litania i titoli con i quali laVergine Maria viene onorata dallachiesa e dai fedeli di tutto il mondo;segue poi l’inno “Tota pulcra” (Tuttabella sei, Maria!)Il Santo Padre sosta in preghiera da-vanti alla sacra immagine per alcuniminuti, poi rivolge ai fedeli presentiil suo saluto e, con il volto pensiero-

so e accenti accorati, non può fare ameno di ricordare, con nuova e pres-sante preoccupazione, le persecuzio-ni che la chiesa ed i suoi rappresen-tanti hanno subito nel corso dei se-coli e che, purtroppo, ancora oggipatiscono, a causa di coloro che neosteggiano il cammino sulla stradadella solidarietà, della tolleranza edella giustizia.Pochi cenni, che però lasciano intra-vedere l’angoscia per un mondo nelquale si sono perduti i valori primidella civile convivenza e nel qualel’egoismo accende gli animi e dettaparole di divisione piuttosto che diconcordia, di violenza piuttosto checonciliazione. Il Santo Padre quindioffre l’omaggio floreale a Colei cheha donato al mondo il “Cristo Salva-tore, luce dei popoli” ed al termineimpartisce la solenne benedizione aifedeli presenti ed a quelli in ascolto.Un evento che mi piace collegare aquello appena descritto, è l’arrivodella “Luce di Betlemme”, una fiam-ma che viene accesa da quella che sitrova nella grotta in cui è nato il

Santo Bambino, Salvatore e “Lucedel mondo”.L’arrivo della Luce, preceduta comedi consueto da canti, preghiere e dal-la letture di alcune lettere dei lupettia Gesù Bambino, è stata accolta dal-le associazioni scout di Taranto, do-menica 11 dicembre 2011, nel piaz-zale antistante la con-Cattedrale;come accade ogni anno, essa ha re-cato con sé le mille suggestioni ecommozioni legate a questo evento,suscitando la magica atmosfera delNatale che sta per venire e portandoun augurio di serenità e pace a colo-ro che la accolgono e la distribuisco-no ad altri con gli auguri di Natale.Certamente abbiamo bisogno di au-guri, in questo momento di incertez-za e di confusione: per noi stessi, perle nostre famiglie, per la nostra Cit-tà, per l’intera nazione italiana, attra-versata da dissensi, imbarbarimenti,discordie sociali, dissesti economici,minacce di povertà e molto altro an-cora.Questa Luce, donata a noi per il tra-mite della Vergine Immacolata, sia

segno di un modonuovo e diverso diguardare il mondo cheabbiamo intorno e siaforiero di un approc-cio amichevole verso ifratelli vicini e lonta-ni, figli dello stessoCreatore e per questotutti meritevoli di ri-spetto e degni di avereed esprimere ugualiaspettative personali,sociali ed economi-che.Solo in questo modo“i popoli che vivevanonelle tenebre vedran-no una nuova lu-ce” (Isaia Cap. 9, v. 1– Ed in questo tempodi attesa auguri a tuttiper un sereno Natale.

Anita Pitrelli

E’ già Natale?

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Quando si ha paura del buio ci sirinfranca nella luce, quando la luceè la fede, non si può far altro sperarein essa, quando giunge da lontano,non si può fare altro che attenderla.Questa è la storia di una luce parti-colare che è giunta da lontano, lo faogni anno e continuerà a farlo.Questa è la storia di una lampada adolio che arde perennemente, con fa-tica, nella grotta di Betlemme, LaGrotta in cui è nato Gesù. Una lam-pada che simboleggia la pace, quellaserenità degli animi che solo la na-

scita di un santo bimbo sa donare.Ma un tale tesoro non può restarefermo, deve essere condiviso.La tradizione di condividerla nacquedall’iniziativa benefica “Lichts inDunkel ” Luce nel buio della RadioTelevisione ORF, in cui venivanoraccolte offerte spontanee con cui sivolevano aiutare bambini invalidi,

emarginati sociali, ma anche stra-nieri bisognosi, come ad esempioi profughi.Nel 1986 la ORF diede così vitaall’ “Operazione Luce della Paceda Betlemme”, crean-do la tradizione nata-lizia in ringraziamen-to per le numeroseofferte. Poco primadi Natale un bambi-no, venuto apposita-

mente dall’ Austria, ac-cende una luce dallalampada nella Grotta diBetlemme che è poi por-tata a Linz con un aereodella linea Austriaca. DaLinz con la collabora-zione delle Ferrovie Au-striache, la Luce è distri-buita in tutto il territorio. Dal 1986gli Scout viennesi hanno deciso dicollaborare alla distribuzione dellaLuce della Pace, seminando questatradizione tra le associazioni scout

delle altre nazioni. Conentusiasmo di anno in an-no è cresciuta la partecipa-zione per la consegna del-la “Luce della Pace” tra-mite i Gruppi Scout.Ogni anno in Italia la lucegiunge a Trieste, ogni an-no con le Ferrovie delloStato, viaggia su tutto ilterritorio nazionale, dif-fondendosi dicittà in città, an-dando propriodove c’è la neces-

sità che questa ardendo por-ti la sua tranquillità.Anche quest’anno la luce,arrivata alla stazione di Baridomenica 11 dicembre, èstata accolta e da lì ha con-tinuato a viaggiare in tuttala Puglia, giungendo anchea Taranto. Qui ad attender-

la, tutti i gruppi scout di tutte le as-sociazioni, ma soprattutto i lupettidell’AGESCI.I bambini si sono incontrati in Con-cattedrale, accogliendo la luce dellapace con delle lettere a Gesù Bambi-

no che parlavano di pace. Una pacepiccola come loro, che li vede prota-gonisti del loro quotidiano. Così lapace è diventata la tranquillità infamiglia, la promessa di non litigarepiù con fratelli e sorelle, insomma lapace del presepe.La santa messa celebrata da DonCiro ha confermato la loro voglia diun natale sereno, pieno di buone a-zioni, e ha dato loro il mandato diaccendere le loro lanterne di paceper portarle nelle loro parrocchie o achi nel ha paura del buio e ha biso-gno della luce.

Valentina Castellaneta

La storia della luce della grotta di Betlemmeche viaggiando illumina ogni buio

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Il Centro Studi Scout “San Giorgio” di Taranto e laPattuglia di Coordinamento hanno promosso unIncontro Nazionale di Guide Adulte a Taranto dal 5al 9 giugno 2012, nell’anno di chiusura del Cente-nario WAGGGS.Un compleanno è sempre un giorno speciale ed unCentenario è una ricorrenza eccezionale, se riferitaall’Associazione Mondiale WAGGGS.Per dare maggior risalto a tale evento, le guidedell’Agi hanno progettato di incontrarsi a Taranto,per confrontarsi sugli obiettivi del triennio, per por-tare la propria testimonianza di guide e confermareinsieme: “eccoci, sempre pronte a servire”.Si rivolgono perciò a quanti sono vicini a questo

modo di pensare e di sentire, invitandoli ad interve-nire, o quanto meno a sostenere il loro impegno dicoinvolgere il maggior numero possibile di personea “cambiare comportamenti e stili di vita, cia-scuno nel proprio ambito e ruolo, per provare acambiare il mondo in cui viviamo”, che non cisoddisfa e che vorremmo fosse libero da condizio-namenti ed interessi economici, ma anche più puli-to, sano ed accogliente per i nostri figli e nipoti eper le future generazioni, che lo abiteranno.Questo ci ha chiesto Baden Powell: fare in mododa lasciare il mondo un po’ migliore di come loabbiamo ricevuto.

Un fraterno saluto.

Centenario Guidismo MondialeIncontro Nazionale Guide Adulte a Taranto: 5-9 giugno 2012

Centro Studi Scout“San Giorgio”

TarantoVia Cugini n. 27 – 74121 – Taranto

Tel. 099 2310078 – E-mail: [email protected]

Taranto, 30 Novembre 2011Care sorelle Guide,dopo gli incontri di Sestri Levante nel 2008 e di Pesaro nel 2010, siamo liete di annunciare una nuo-va occasione per vivere insieme alcuni giorni di incontro, di gioia e fraternità scout in Puglia.Quando?: Dal pomeriggio di martedì 5 giugno alla mattina di sabato 9 giugno 2012Dove? : Nel Centro di spiritualità “San Paolo” (Lanzo di Martina Franca - Taranto)Quota di partecipazione: Ipotizziamo una quota pro-capite di E 250,00, che speriamo di riuscire aridurre con qualche contributo esterno.Raccomandiamo a quante sono interessate di farci pervenire la loro adesione di massima entro il 15gennaio 2012, compilando la scheda di partecipazione allegata in ogni sua parte e segnalando il mezzodi trasporto scelto, all’indirizzo e-mail [email protected] il 15 febbraio le interessate riceveranno indicazioni più precise su programma, quota definitivaed altre informazioni utili.Nota: Questa lettera viene inviata alle persone delle quali abbiamo recuperato il recapito postale o e-mail, con preghiera di diffonderla presso le amiche della propria Città e Regione, nella speranza diraggiungere proprio tutte con questo messaggio, che magari sarà la sorpresa che invierete alle altresorelle guide che conoscete, insieme agli auguri per il prossimo Natale.Ringraziamo tutte per la collaborazione e Vi auguriamo di cuore un Natale ricco di Buone Notizie, se-renità e speranza nel futuro.La pattuglia di coordinamento.

Anita, Anna Maria, Edwige, Grazia Maria, Lina, Mirella

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Il Centro Studi Scout “San Giorgio” - onlusè in Via Cugini, 27— 74121 Tarantotelefono/Fax: 099 2310078e-mail: [email protected]@[email protected] redazione:Bailardi Piero 099 9944616 - 3334039529Giordano Pino 099 7399591 - 3336936448Pitrelli Anita 099 378589 - 3473987118Reisinger Laura 099 7721448

Iscrizione al Centro Studi:Quota ordinaria annuale euro 20,00Quota sostenitore euro 30,00

C.c. postale N. 3142094

Intestato a:Centro Studi Scout San Giorgio - onlusVia Cugini, 27 - 74121 Taranto

Centenario Guidismo MondialeIncontro Nazionale Guide Adulte a Taranto: 5-9 giugno 2012

—————————————————————— Scheda di partecipazione ——————————

NOME …………………………………………… COGNOME ……………………………………………………… e-mail ……………………………………….……

Telefono……………………………… Cellulare ……………………….………… Indirizzo …………………………………………………………………………

Professione (anche se pensionata)…………………………………………………………………………………….

Nell’AGI dall’anno ……………………… all’anno………………………… nella Regione ……………………………………………………..…….

In qualità di : Guida/Scolta □ Capo □ Commissaria □ Altro Incarico ………………………………………………...

Ulteriori notizie …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..

Di cosa mi occupo oggi ………………………………………………………………………………………………………………………………………………..…

Mi piacerebbe dedicarmi a ………………………………………………………………………………………………………….……………………………

Posso portare con me qualcosa di significativo:

Foto: Sì □ No □ Oggetti: Sì □ No □ Testi: Sì □ No □ Canti Sì □ No □Distintivo della mia regione: Sì □ No □

Altro (specificare) ……………………………………………………………………………………………………………

Nota: Si raccomanda di compilare e restituire la presente scheda al recapito indicatodalla pattuglia di coordinamento entro il 15 gennaio 2012.

Taranto, 30 novembre 2011