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JEC Innovation Award 2010Selezionato il grande nastro di Möbius in materiale biocomposito.(pag. 14)
Bioedilizia: scienziati a caccia di nuovi materiali per combattere il cambiamento climatico. (pag. 4)
Calcestruzzo e cemento che catturano co2: l’importanza di responsabilizzare il settore dell’edilizia verso la green eco-nomy. (pag. 9)
L’obbligo di rinnovabili nei nuovi edifi ci slitta a gennaio 2011.(pag. 7)
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© Edilcasa news - num. 14 marzo 2010 - Via Mario del Monaco, 361100 Pesaro (PU) - www.guidaedilcasa.eu
Edilcasa News è un mailing gratuito, distribuito tramite Poste Italiane esclusivamente a:amministratori condomini - architetti - geometriingegneri - imprese edili - manutenzioni stabili - studi di geologia studi tecnici - uffi ci tecnici comunali - alberghi.
Hanno collaborato:www.genitronsviluppo.comwww.edilportale.comwww.dago.it
Progetto grafi co e impaginazione: kartenet.com Foto: © Fotolia
Bioedilizia: scienziati a caccia di nuovi materiali per combattere il cam-biamento climatico.
(pag. 4)
L’obbligo di rinnovabili nei nuovi edifi ci slitta a gennaio 2011.
(pag. 7)
Cnappc: no all’arbitrario ampliamento delle competenze di geometri e periti.
(pag. 8)
L’importanza di responsabilizzare il settore dell’edilizia verso la green economy.
(pag. 9)
Dago: Impianti senza rimpianti.Da oltre 35 anni al vostro servizio.
(pag. 12)
JEC Innovation Award 2010. Il grande nastro di Möbius in materiale biocomposito
(pag. 14)
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Bioedilizia: scienziati a caccia di nuovi materiali per combattere il cambiamento climatico.Legno e cemento sostenibile per una progettazione ad emissioni zero.
www.genitronsviluppo.com
Alla Stanford University dei ricercatori hanno prodotto un
materiale da costruzione simile al legno composto da una
sostanza proveniente dai gas di scarico di alcune discari-
che. Ma questi studiosi sono solo una parte di questo mo-
vimento in continua ricerca di nuove soluzioni e nuovi ma-
teriali a supporto della bioedilizia e che aiutano l’ambiente
in diversi modi.Progettare e costruire sostenibile infatti non
signifi ca solo utilizzare impianti energeticamente effi cienti
o creare case passive o case energeticamente attive ma
anche considerare i materiali da costruzione e la loro ri-
chiesta di energia per la fabbricazione oltre alle emissioni
di gas ad effetto serra. In questo modo scoprire materiali
alternativi signifi ca anche migliorare l’impronta ambientale
dell’edifi cio che si ristruttura o si realizza da nuovo.
Verso la Bioedilizia?
Tuttavia, gli inventori di questi nuovi prodotti devono anco-
ra convincere l’industria edile che tali prodotti possano so-
stituire immediatamente i secolari materiali da costruzione.
“Quando si tratta di costruire per l’ambiente gli ingegneri
strutturali fanno molto spesso pasticci e gli ingegneri am-
bientali cercano di -ripulire- irremediabilmente i progetti”,
afferma Sarah Billington, ricercatrice alla Stanford. I ma-
teriali da costruzione sono responsabili di circa il 20% dei
gas ad effetto serra emessi da un edifi cio, durante la sua
vita, afferma Brent Constantz, fondatore di Calera. Per ri-
durre questi costi ambientali, gli ingegneri stanno cercan-
do alternative che richiedono meno energia per produrre
questi materiali, così l’idea di poterli facilmente riciclare ed
utilizzare materie prime rinnovabili riduce le emissioni di
gas a effetto serra.
Quando il Legno Diventa ad Emissioni Zero.
Alcune tipologie di legno possono essere facilmente rici-
clate ed in modo più effi ciente e velocemente rispetto
alla possibilità di utilizzarne del nuovo. Dopo il riciclaggio, il
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dedita alla realizzazione di
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legno perde la sua forza e le sue caratteristiche originarie
ma gli alberi possono impiegarci più di un decennio per
ricrescere.Il team di Stanford ha così trovato una combi-
nazione di fi bre di canapa e di plastica biodegradabile che
come uno strato di lasagne forma un nuovo materiale.
Una volta premuti insieme gli strati, riscaldati e vincolati
fra loro il nuovo materiale diventa più resistente del legno,
ma quando viene sepolto nella terra si degrada rapida-
mente. Ancora più importante, il legno crea un numero
maggiore di materie prime al suo disuso. E i batteri rendo-
no possibile questo processo ciclico. Microbi producono
gas metano quando decompongono il legno gettato in
discarica. Un altro tipo di batteri può assorbire questo gas
e trasformarlo in una preziosa materia prima utilizzata per
far crescere l’albero e creare nuove assi di legno. Quindi il
processo può ricominciare.
“Ovunque ci siamo uomini e donne esistono rifi uti”, spiega
Billington. “Ma così possiamo avere anche una continua
fonte di materie prime.” Ma il nuovo legno ancora non è
pronto ad essere utilizzato. Il materiale è ancora più pe-
sante del vero legno e richiede molta più forza per piantarvi
un chiodo. “All’industria edile piace utilizzare gli strumenti
dei propri nonni”, continua Billington. “Se i nuovi materiali
non funziona allo stesso modo o vi si debbono utilizzare
viti e chiodi diversi può essere secondo loro un buon mo-
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tivo per non essere adottato.” Inoltre formare costruttori
per utilizzare nuovi materiali e far loro acquistare nuovi
strumenti richiede tempo e denaro che molte aziende
non possono permettersi, ha spiegato Cheryl O’Connor,
di Home Builders Association. “Sarebbe come perdere la
maggior parte delle aziende costruttrici”, continua O’Con-
nor. “E questo può risultare davvero pericoloso in periodi
di congiuntura sfavorevoli come il nostro.”
Quando il Cemento Diventa Ecologico e So-stenibile.
“Inoltre ai costruttori bisogna garantire i nuovi materiali,
la loro resistenza ad esempio come i materiali tradiziona-
li”, spiega O’Connor. “I costruttori infatti temono i nuovi
materiali utilizzati in bioedilizia perché temano di dover
prematuramente sostituirli essendo meno resistenti dei
tradizionali”. Attualmente, molti dei prodotti in bioedili-
zia sul mercato sono utilizzati per le fi nitura architettoni-
che, come pavimenti, vernici o intonaci, spiega Oswald
Chung, professore di ingegneria civile presso l’Università
di Kansas. “Ma dobbiamo considerare che spesso que-
sti nuovi materiali sono facili da sostituire, in quanto molti
sono piuttosto leggeri e ben progettati. Ma restano solo
un 5-10% dei materiali da costruzione utilizzati. Sostituire
materiali strutturali come il cemento armato, è molto diffi -
cile” ha speigato Chung. Il calcestruzzo è particolarmente
-sporco- per l’ambiente. Per produrre il cemento Portland,
la componente principale del calcestruzzo, gli impianti di
produzione devono rilasciare una copiosa quantità di gas
ad effetto serra. Una tonnellata di cemento è uguale ad
una tonnellata di CO2 emessa nell’atmosfera. “Un equa-
zione agghiacciante” conclude Chung.
Bruce Constantz della Calera, con sede a Los Gatos, ha
deciso di condurre quindi questa sfi da per creare un nuo-
vo cemento sostenibile. Invece di liberare anidride carbo-
nica nell’aria, il metodo della Calera raccoglie dai camini
delle centrali elettriche diversi gas e gli miscela con l’acqua
di mare per produrre le materie prime minerali del calce-
struzzo. Per ogni tonnellata di cemento verde che Calera
produce, non solo non rilascia biossido di carbonio, ma in
realtà rimuove una mezza tonnellata di CO2 dalle ciminiere
degli impianti elettrici per creare il cemento. “Stiamo pren-
dendo la CO2 che normalmente viene rilasciata nell’atmo-
sfera per metterla nel cemento,” spiega Constantz. Mentre
la Calera ha avviato il suo primo impianto pilota dove si
produrranno cinque tonnellate di cemento verde al gior-
no, che risulta essere abbastanza per eseguire i primi test
strutturali.
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19/02/2010 - I Comuni avranno un altro anno di tempo per inserire nei propri regolamenti edilizi l’obbligo di dota-re le unità abitative e gli edifi ci industriali di nuova costru-zione di impianti di energia da fonti rinnovabili in grado di garantire una produzione di almeno 1 kW.
Il ddl di conversione del DL 194/2009 Milleproroghe ap-provato dal Senato sposta, infatti, dal 1° gennaio 2010 al 1° gennaio 2011 la scadenza entro la quale, ai fi ni del rilascio del permesso di costruire, i regolamenti edilizi do-vranno imporre, per i nuovi edifi ci, l’installazione di im-pianti da fonti rinnovabili.
La norma è stata introdotta dalla Finanziaria 2008, che ne fi ssava la scadenza per i Comuni al 1° gennaio 2009 (leggi tutto); successivamente, la L. 14/2009, di conver-sione del DL 207/2008 “Milleproroghe” l’ha differita al 1° gennaio 2010 (leggi tutto). La norma modifi ca l’articolo 4, comma 1-bis, del Testo Unico dell’edilizia (Dpr 380/2001) prevedendo che nei re-golamenti edilizi, ai fi ni del rilascio del permesso di costru-ire per gli edifi ci di nuova costruzione, sia prevista l’instal-lazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in modo tale da garantire una produzione energetica non inferiore a 1 kW per ciascuna unità abitati-va, compatibilmente con la realizzabilità tecnica dell’inter-vento. Per i fabbricati industriali, di estensione superfi ciale non inferiore a 100 metri quadrati, la produzione energe-tica minima è di 5 kW.
Ora, probabilmente perché i Comuni tardano a mettersi in regola, la scadenza è stata ulteriormente prorogata al 1° gennaio 2011.
Molti Comuni tuttavia, negli ultimi anni, lavorando nel sol-co delle normative nazionali e regionali, hanno adeguato i loro regolamenti edilizi introducendo l’installazione di pan-nelli fotovoltaici e solari termici. In particolare, sono 406 su 557 i Comuni che presentano un Regolamento Edili-zio che prevede l’obbligo, la promozione e/o incentivi per quanto riguarda l’uso di energie rinnovabili. Sono i dati che emergono dal rapporto “L’innovazione energetica nei regolamenti edilizi comunali” curato da Legambiente e Cresme in collaborazione con Saie Energia (leggi tutto).
Nelle esperienze analizzate dal Rapporto, si parla di sola-re termico per la produzione di acqua calda sanitaria, di fotovoltaico per l’energia elettrica, ma in 35 Comuni ven-gono citate, in maniera quasi sempre promozionale e di applicazione volontaria, le biomasse per uso domestico (caldaie con cippato e pellets). Si fa poi riferimento all’eoli-co in 28 Comuni ma senza obblighi, come per l’idroelettri-co con 11 Comuni che promuovono l’uso di questa fonte di energia rinnovabile. Dei 406 Comuni che considerano le fonti rinnovabili, 135 sono quelli in cui è stato recepito nel Regolamento Edilizio l’obbligo di installazione di 1 kW di fotovoltaico per unità abitativa, mentre per 103 Comuni vige l’obbligo di 0,2 kW di fotovoltaico per unità abitativa. I Comuni con l’obbligo di installazione del solare termico sono 253.
L’obbligo di rinnovabili nei nuovi edifi ci slitta a gennaio 2011.Prorogata di un anno la norma introdotta dalla Finanziaria 2008. Pochi i Comuni che l’hanno appli-cata lavoro e domestici. Dalla ricerca, la soluzione defi nitiva al problema.
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19/02/2010 - “Il rigoroso rispetto delle competenze pro-fessionali è un elemento fondamentale per la realizzazione di progetti di adeguata qualità”. “Risulta quindi assoluta-mente incomprensibile la presentazione del disegno di legge della senatrice Simona Vicari […], fi nalizzato a mo-difi care in modo assolutamente arbitrario le competenze delle categorie professionali indicate”.
Lo afferma Massimo Gallione, presidente del Consiglio Na-zionale degli Architetti, Pianifi catori, Paesaggisti e Conser-vatori, in un comunicato diramato ieri, relativo al disegno di legge n. 1865 che si propone di ridefi nire le competenze di geometri e periti edili, consentendo loro di occuparsi di progettazione architettonica e strutturale, collaudo statico, ristrutturazioni. Leggi tutti i contenuti del disegno di legge “I drammatici accadimenti che, anche negli ultimi giorni, hanno colpito il territorio italiano - ha spiegato Gallione - richiamano, qualora ce ne fosse il bisogno, l’attenzione sulla necessità di tutelare l’ambiente, sia antropizzato che non costruito, attraverso un’adeguata e coerente politica di pianifi cazione e di programmazione delle opere, siano esse pubbliche piuttosto che private”. È evidente - secon-do Gallione - come il rispetto delle competenze sia fonda-mentale per realizzare progetti di qualità. Defi nendo incomprensibile il ddl della senatrice Vicari, aggiunge: “Siamo assolutamente contrari a ogni singolo provvedimento di modifi ca e di ampliamento delle com-petenze professionali realizzato al di fuori di qualsiasi tipo di concertazione e di tavolo tecnico che coinvolga le pro-fessioni interessate e che abbia l’obiettivo di analizzare in modo adeguato le competenze e le prerogative delle di-verse categorie professionali e le conseguenze di tali prov-vedimenti.” Il Cnappc incontrerà nei prossimi giorni la senatrice Simo-na Vicari per esprimerle la propria contrarietà al provvedi-mento proposto.
E la presa di posizione del Cnappc arriva a pochi giorni dalla lettera che il movimento “Amate l’architettura” e l’As-sociazione Spazi Contemporanei hanno scritto ai presi-denti dei Consigli Nazionali degli ingegneri, degli architetti
e dei geometri, proprio per invitarli a sedersi attorno ad un tavolo, con il massimo spirito di collaborazione, per discu-tere le problematiche delle competenze e per aggiornare le leggi che regolamentano la professione, obsolete e non più rapportabili alla società odierna. Secondo le due associazioni, il ddl 1865 “allarga in maniera generosa e sicuramente superfi ciale le attuali competenze dei geometri”, proprio in un momento in cui il dibattito sul-le competenze Professionali tra architetti/ingegneri e ge-ometri si è riacceso in seguito alla sentenza 19292/2009 della Cassazione. È urgente porre fi ne a inutili polemiche e mettere mano al riordino delle competenze professionali, ma il ddl Vicari non è “il modo corretto di agire”.
Cnappc: no all’arbitrario ampliamento del-le competenze di geometri e periti.Gallione contro il ddl 1865 Vicari. Le associazioni degli architetti chiedono di aggiornare le leggi che regolano la professione.
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Il calcestruzzo sembra un materiale piuttosto inoffensivo. Si comporta praticamente come il fango e non sembra far nulla se non stare lì e indurire. Il fatto è, però, che il calcestruzzo è la più grande fonte artifi ciale al mondo (la terza per l’esattezza) nella produzione di anidride carbo-nica. I suoi processi di produzione partendo dal cemen-to contano almeno dal 5 all’8% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera ogni anno. Superiore perfi no al trasporto aereo. Questa percentuale deriva principalmente da due fonti: dall’energia richiesta per “cuocere” il cemento ne-gli appositi forni e dalla conseguente CO2 generata in questo processo. Senza dimenticare la CO2 equivalente che andrebbe considerata in una valutazione di impatto ambientale e intero ciclo di vita del prodotto. A quanto pare, però, non deve essere così. Diverse aziende stanno utilizzando al momento diverse tecnologie che non solo rendono il calcestruzzo neutro al carbonio ma addirittu-ra negativo. La notizia proviene dall’Inghilterra da dove si calcola che entro il 2020 la produzione di cemento e così i suoi derivati come il calcestruzzo raddoppierà.
Cenin: l’upcycling del cemento.
Una delle alternative sostenibili, proviene dal lavoro con-dotto dall’Università di Cardiff e dalla società gallese Ce-nin. La tecnologia sviluppata utilizza per la produzione del calcestruzzo scarti industriali riducendo la necessità dell’estrazione di materie prime e dunque un minor im-patto ambientale. Il passo avanti tecnologico consiste ora in una trasforma-zione chimica dei materiali utilizzati per la produzione che, a quanto riporta la Cenin permetterebbe di abbattere del 75% le emissioni di CO2. In realtà l’obiettivo del proget-to nato dalla partnership è molto più ambizioso e punta a ridurre ulteriormente questo valore adottando impianti che utilizzano fonti di energia rinnovabile per le proprie lavorazioni. A rendere possibile l’intero progetto è nato il cosiddetto “Sistema-Galles”, una rete di infrastrutture dedicate alla ricerca e all’innovazione che incorpora un network collau-dato fra industria e università. Questo ecosistema da la possibilità di accedere a fi nanziamenti nazionali ed euro-pei oltre a programmi di sostegno pubblico per le imprese più innovative.
Novacem: entro cinque anni il cemento carbon negative.
L’altra nuova formula rispettosa dell’ambiente e’ stata elaborata dalla Novacem, sfruttando nuove materie pri-me, principalmente silicati di magnesio in opposizione al tradizionale cemento Portland, che non solo richiede una temperatura maggiore durante la lavorazione, ma emette CO2 ad alte temperature, i silicati di magnesio invece sono addirittura in grado di assorbirne grandi quantità durante la fase di raffreddamento e di posa in opera. Il nuovo ce-mento messo a punto durante una collaborazione con la Royal Imperial College di Londra ha già attirato l’attenzio-ne dei colossi dell’edilizia (Rio Tinto Minerals, WSP Group e Laing O’Rourke) e naturalmente di investitori come il Carbon Trust. Novacem vanta cifre di tutto rispetto nella cattura di CO2. Novacem afferma che per ogni tonnellata di cemento utilizzato, vengono catturati sette quintali cir-ca di CO2 e i costi di produzione sarebbero paragonabili
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a quelli del cemento Portland. Considerato l’importante settore altre società in Europa stanno sviluppando pro-dotti simili, come l’olandese C-Fix o le australiane TecEco e Calix. Novacem ha già inaugurato il nuovo progetto di impianto pilota grazie anche al co-fi nanziamento del pre-zioso ente governativo Technology Strategy Board, pro-mettendo di arrivare ad una prima commercializzazione entro cinque anni.
Verso il futuro: calera e il processo cmap.
Calera è un’interessante società californiana che trasfor-ma il carbonio proveniente dalle emissioni industriali in componenti per calcestruzzo e asfalto. Questo proces-so viene chiamato CMAP (Carbonate Mineralization by Aqueous Precipitation) e coinvolge i gas di combustione attraverso acqua di mare a pH regoalato da soluzioni al-caline. Si dice che il processo elimini il 70-90% delle emis-sioni di CO2 provenienti dai gas, la proporzione è che ogni tonnellata di materiale da costruzione può contenere fi no a mezza tonnellata di carbonio catturato.Il processo CMAP ha un altro paio di assi nella manica. E ’stato dimostrato che cattura 95-98% di anidride solforosa proveniente dai gas di combustione e neutralizza altri in-quinanti come il mercurio, azoto e ammoniaca. Addirittura combinato con un impianto di desalinizzazione, potrebbe anche produrre acqua potabile a basso costo, conside-
rando il fatto che il processo utilizza acqua di mare che verrebbe già pompata e da cui verrebbero rimossi calcio e magnesio in essa contenuti, rendendo il processo di dis-salazione più economico e facile. Il nuovo processo mette in luce come una trasversalità di tecnologie sostenibili pos-sano diventare fonte di business, Calera infatti spera che i ricavi generati dai processi di desalinizzazione dell’acqua, insieme alle vendite del cemento, possano contribuire al ritorno economico dei costi dell’intero processo CMAP.
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L’industria del cemento: come ridurne l’impat-to oggi.
Intanto secondo uno studio del WWF “A blueprint for a climate friendly cement industry” l’industria mondiale del cemento può ridurre fi no al 90% le proprie emissioni en-tro il 2050, considerando le tecnologie disponibili oggi. Lo studio mette in discussione come secondo un nuovo approccio da adottare nei diversi settori industriali per la riduzione delle emissioni possano ridurre notevolmente l’impronta ecologica del cemento. Ma le possibilità per farlo sono molteplici. Signifi cative potenzialità di risparmio si possono ottenere dall’impiego di fornaci più effi cien-ti per la produzione della calce. L’effi cienza energetica è fondamentale. Oggi sul mercato sono disponibili soluzioni più effi cienti ed è importante quindi che tutti i nuovi im-pianti siano costruiti utilizzando le miglior tecnologie so-stenibili.Un altro grosso potenziale di riduzione delle emissioni di CO2 si trova anche nella possibilità di integrare progressi-vamente l’utilizzo delle biomasse come combustibili nelle fornaci arrivando ad un 40% entro il 2050. E sempre con-siderando l’effi cienza energetica, un’altra causa di intense emissioni nella produzione del cemento è l’utilizzo di elet-tricità che potrebbe essere ridotto di due terzi utilizzando sistemi di recupero del calore e apparecchiature elettriche più effi cienti. La qualità deve essere un secondo fattore fondamentale per allungare il ciclo di vita di un prodot-to artifi ciale tra i più “sporchi” in circolazione. Utilizzando materie prime di qualità, quindi di maggiore durata si può ridurre la domanda stessa di calcestruzzo, promuoven-
do poi tipologie di ce-menti a basso impat-to e disegnati ad hoc per i grandi progetti, si potrebbe ulteriormen-te ridurne le emissio-ni di CO2 del 32%. In un futuro in cui le emissioni di gas serra saranno sempre più li-mitate dalle normative
internazionali, la redditività delle industrie pesanti dipen-derà dai suoi processi produttivi.Sicuramente l’affermazione di Jonathan Essex, membro della divisione sostenibilità e ambiente dell’Ordine degli Ingegneri Civili in Gran Bretagna sottolinea l’importanza dell’argomento: “in Inghilterra i costi climatici della produ-zione industriale ci obbligano a ridurre le emissioni di gas serra, e ogni settore deve fare la propria parte. A causa del suo maggiore impatto ambientale, il settore edile deve necessariamente assumersi responsabilità maggiori”.
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Dago Elettronica si costituisce nel 1972 come società di
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JEC Innovation Award 2010 Premia 3XN per Learning from Nature. Selezionato il grande nastro di Möbius in materiale biocomposito
24/02/2010 - Successo per il team di 3XN, autore dell’installazione “Learning from Nature” (“Imparare dal-la Natura”), creata per il Louisiana Museum of Modern Art (Humlebæk, Copenaghen) in occasione della Confe-renza sul Clima dell’Onu svoltasi nel dicembre passato a Copenaghen.
Lo studio danese, guidato dall’architetto Kim Herforth Nielsen, è tra i vincitori dei JEC Innovation Award 2010, uno dei più importanti riconoscimenti internazionali nel campo del design per materiali compositi, che coinvolge le imprese più innovative del settore automobilistico e del trasporto aereo come Airbus, Boeing, Daimler Chrysler e Rolls-Royce. “È incredibile che un piccolo studio danese, possa giocare nella stessa serie dei grandi”, ha dichiarato Kim Herforth Nielsen. Il progetto è partito come un esperimento per te-stare i limiti di ciò che è possibile costruire con materiali biologici. Per noi il futuro sta nei nuovi materiali che, nelle fasi di lavorazione, richiedono meno energia rispetto all’al-luminio o al cemento. Ora ci auguriamo che le conoscen-ze generate dal progetto possano essere utilizzate per
altre applicazioni - e forse anche in altri settori industriali”.
Realizzata nel giro di quattro mesi attraverso il lavoro si-
nergico di tre parnter principali, ovvero 3XN, COWI e StageOne, ed altre 20 imprese specializzate nel settore dell’Hi-Tech, la struttura è stata creata al fi ne di mostrare al pubblico le avanguardistiche possibilità intrinseche ai ma-teriali sostenibili e intelligenti. Il risultato è un’opera in mate-riale biocomposito, dotata d’intelligenza integrata, capace
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di creare interazio-ni dinamiche con l’ambiente fi sico cir-costante.
La geometria dell’in-stallazione riprende la forma del nastro di Möbius, a simbo-leggiare il ciclo della natura. Le proprietà della struttura sono molto simili a quel-le degli elementi naturali. “Prodotti sintetici assai co-nosciuti sono stati sostituiti da materiali biologici e riciclabili”, spiegano gli autori dell’opera. Per il gu-
scio esterno della scultura è stato infatti utilizzato un biocomposito in fi bre di lino e resina biologica in alternativa a materiali compositi in fi bra di vetro. Il nucleo interno dell’opera è realizzato utilizzando fogli di sughero anziché in polistirolo espanso.Panelli solari fl essibili, spessi 1 millimetro, sono collocati sul lato superiore della scultura. L’estrema sottigliezza consente alla pellicola fotovoltaica di essere applicata sulla superfi cie a doppia curvatura. Il rivestimento della scultura è dotato di una nanostruttura idrofi la, che rende la superfi cie auto-pulente. Un secondo rivestimento, capace di generare processi chimici di fotocatalisi, decompone fi no al 70 per cento delle sostanze inquinanti da smog, purifi cando l’aria nel raggio di circa 240 metri dall’installazione. Sul pavimento sono inseriti materiali piezoelettrici, capaci di generare corrente elettrica sfruttando il peso dei passi dei visitatori. Quest’ultima soluzione è alla base dell’autosuffi cienza energetica della struttura e permette l’alimentazione del sistema d’illuminazione LED integrato alla scultura.
A StageOne siamo molto esperti nel lavorare su forme complesse e materiali insoliti. In questo caso si è trattato di derivati biologici su un’applicazione strutturale, il che per noi era una novità. Il progetto è stato ancor più impegnativo per i tempi
striminziti di ultimazione ed il budget ristretto”, ha commentato Edwin Stokes, Development Director di StageOne Freeform Composites, azienda che ha ma-terialmente prodotto l’nstallazione.
La cerimonia di attribu-zione del JEC Innova-tion Award avrà luogo a Parigi il prossimo 13 aprile, durante il JEC Composites Show. “Learning from nature” resterà esposta presso il Louisiana Museum of Modern Art fi no al 1 aprile 2010.
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