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ANNO XXV NUMERO 170 - PAG 1 IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 18 E DOMENICA 19 LUGLIO 2020 N el 1974, alla vigilia della messa in onda de Il poeta e il contadino, ovvero quella che sarà la loro più signifi- cativa presenza televisiva, la situazione per Pozzetto, an- cora una volta alle prese con una tentazione cinematogra- fica, non è tra le più semplici. Ci affidiamo alle parole di Beppe Viola, loro storico collaboratore e autore: “Per Re- nato, ormai prossimo a diventare Pozzetto, i problemi era- no diventati numerosi. Doveva [...] consultare Jannacci per consigli di ordine artistico, avvisare Cochi che la cop- pia stava per rompersi, rispettare gli impegni televisivi de Il poeta e il contadino, rinunciare alle cipolle per qualche mese. Nel frattempo, gli era stato recapitato un mano- scritto di circa duecento pagine dal titolo Per amare Ofelia e, un po’ più sotto, regia di Flavio Mogherini”. La notizia del debutto cinematografico di Renato arriva dalle pagine dei giornali attorno alla metà dell’ottobre del 1973, quando la lavorazione del primo film non è anco- ra iniziata e di certo, oltre a quello di Renato, c’è solo il nome delle due protagoniste femminili: Françoise Fabian e Giovanna Ralli. Renato accetta di fare il film dopo aver ottenuto il consenso di Cochi e dopo aver chiesto consiglio a Jannacci. Enzo amava molto il grande schermo. Per Co- chi e Renato è diverso: “Piuttosto che chiudermi in un cinema, vado due mesi a sciare a Cortina” (Renato non sa sciare, ma nuota benissimo: quindi si suppone che questo tipo di affermazioni derivi più da un suo segreto desiderio di imparare a sciare, piuttosto che dall’intenzione di mi- gliorare le sue straordinarie capacità natatorie. Il cine- ma, in sostanza, non c’entra nulla). Qualche volta gli amici hanno portato Renato al cinema, ma la sua avversione era tale che durante la proiezione i suoi atteggiamenti risul- tavano assolutamente estranei al luogo e alla tradizione: “Una volta aveva portato con sé un televisorino. Preferì uno sceneggiato con Carlo Hintermann a Nel Kentucky c’è una chiesetta, amor; un’altra volta, mentre si proiettava Linsegnante ha le tette al vento, Renato si era cucinato un risotto coi funghi. [...] Con Cochi si può parlare di Von Stroheim ancora adesso che è passato tanto tempo”. Infat- ti, secondo la divertente ricostruzione di Beppe Viola, il film viene offerto a Renato solo per colpa di un messaggio lasciato nella segreteria di Cochi e perché Pozzetto si fin- ge Cochi al telefono con il regista: Renato: Non me lo dica. Ho sempre sognato di lavorare con uno come lei. Regista: E’ una specie di Edipo in chiave moderna. Renato: Allora per me va benissimo. Ho sempre sognato di fare quella roba lì. Edipo ha detto? Regista: Lei non deve fare Edipo. Renato: Ha ragione, dottore. Posso fare qualcos’altro. Io posso fare tutto. Devo vestirmi da donna? Regista: No, la donna c’è già. Lei deve fare il giovane, il figlio della donna. Renato: Ha ragione, dottore. Sembra una parte fatta apposta per me. Regista: Lei quando sarebbe disponibile? Renato: A qualunque ora del giorno e della notte. Se vuole posso venire a casa sua, dottore. Potrei portarle un coniglio, sa come quelli di una volta... Regista: Non c’è molto da guadagnare... Renato: Ma sono cose da dire, queste? Dottore, via, uno come lei... Regista: Bene, vedo che lei è un ragazzo serio senza grilli per la testa. Renato: Sono sempre stato così, dottore. Lei non ci cre- derà, ma ho sempre avuto una grande passione per il cine- ma. Credo anche di esservi portato. Da piccolo mi scam- biavano sempre per Roldano Lupi quando aveva due me- si... Regista: Allora le manderò il copione. Jannacci contesta subito il copione definendolo senza mezzi termini una “stronzata”. Il vero problema in quel momento per Renato è, però, quello di riuscire a dividersi fra il film, le cui riprese si sarebbero svolte a Roma e Madrid (il film è una co-produzione italo-spagnola), e il programma televisivo con Cochi a Milano. Il film di Renato, in ogni caso, non crea frizioni con Cochi. Tutt’altro: entrambe le loro carriere potrebbero beneficiare dell’eventuale successo della pellicola. […] Il vero problema del film è la storia, per dirla meglio di quanto aveva già fatto Jannacci, decisamente più tran- chant: Ofelia racconta la storia di Orlando, figlio di un ricco industriale scomparso, che ha un complesso di Edi- po, è innamorato cioè della bella mamma Federica, fino a quando incontra per caso Ofelia, una prostituta che vor- rebbe aiutarlo a superare il complesso che lo ha bloccato sessualmente, e solo quando Orlando scopre che Federi- ca in realtà non è sua madre ma un’amante del padre, potrà finalmente godere dell’amicizia con Ofelia e avere il suo primo rapporto. Insomma, non propriamente Sha- kespeare... Sul set le insicurezze legate ai costumi e alle battute inserite in sceneggiatura ben presto assalgono Renato che cerca aiuto. Cochi lo raggiunge a Madrid a metà novembre con la moglie per rivedere assieme il gira- to in fase di doppiaggio. La missione è salvare Renato. Forse non è entrato dalla porta principale nel mondo del cine- ma come aveva fatto Jannacci chiamato da Tognazzi, Lizzani, Monicelli o Ferreri, ma oramai è fatta, è lì. L’eventuale insuccesso potrebbe del resto travolgere l’intera coppia. Il film, dopo interventi di po- st-produzione dell’ultimo minu- to, viene annunciato con un trailer nel quale Renato è sedu- to su una lussuosa macchina e dice: “Siete venuti qui a vedere il film Per amare Ofelia? Eh, ma non è oggi, no? Anche voi siete usciti di casa senza leggere il giornale, per forza! [...] Posso raccontarvi della mia vita, non è cambiato niente, sono rimasto tale e quale, non mi riconosco più. Questa è la mia macchina, questa è la mia casa (indica una villa moderna). Rustico”. Elen- ca poi il cast, fino al regista, Flavio Mogherini che “ha cer- cato di avvelenarsi proprio ieri dopo aver visto il film. Il pro- duttore, Giorgio Salvioni, deve ancora darmi settemila lire, so- no andato in ufficio, non c’è più niente!”. A dispetto dei suoi limiti nar- rativi, il film frutta molto più di settemila lire e Renato diventa Pozzetto. *** Lo spettacolo che Cochi e Renato, assieme ai Gatti di Vicolo Miracoli, portano in giro per mezza Italia nella pri- ma metà del 1974 è così sperimentale da non avere neppu- re un titolo. Come dice Renato a un giornalista che lo inter- vista dietro le quinte del teatro Alfieri di Torino: “Il filo conduttore è l’incontro tra un maestro di ballo (natural- mente Cochi) e un ciclista inter- pretato da me. I personaggi si as- soggettano poi via via a metamor- fosi; il maestro finirà ad esempio nelle vesti di oratore”. […] I personaggi del maestro e del ciclista, presenti anche nello spettacolo itinerante di cui so- pra, debuttano in tv qualche me- se dopo, il 27 aprile 1974 a Mille luci, uno dei loro primi contatti con il grande pubblico del saba- to sera. Condotto da Mina e Raf- faella Carrà, il programma ha co- me tema di ogni puntata uno spe- cifico genere di spettacolo, e ov- viamente Cochi e Renato parte- cipano a quella dedicata al caba- ret (assieme a Paolo Poli, Paolo Villaggio e Gianfranco D’Ange- lo). Lo sketch è divertente: Cochi, maestro severissimo e con l’ac- cento francese, bacchetta sul piede il buffo ballerino Renato, vestito da ciclista ma con addos- so un tutù bianco; all’ennesima bacchettata, Renato torna in sce- na con una bicicletta e con in ma- no un pettine – “Una bella petti- nata, mi sento meglio!” – e dice che ogni cosa è “come nel cicli- smo”. Ridono poi di come balla- no le due presentatrici e cantano La canzone intelligente, un modo per pubblicizzare il loro primo vero LP che si intitola ovviamente Il poeta e il contadino, che contiene tutto il loro repertorio più recente. Le riprese di Per amare Ofelia intanto si concludono, lasciando Renato incerto e preoccupato. Leggenda vuole che, dopo aver assistito a una proiezione di una copia lavoro del film, si sia messo le mani nei capelli: non face- va assolutamente ridere. Come raccontato da Cochi: “Re- nato ha rifatto tutti i suoi dialoghi, ha inserito tutte le battute. Se notate, sono dette di spalle. [...] Le risate del film sono tutte merito di Renato, e nascevano dal nostro modo di parlare, di essere, di lavorare. Il successo del film è un suo successo personale, secondo me. Né il regi- sta, né il produttore conoscevano Renato, prima di sce- glierlo per la parte: per loro aveva semplicemente la fac- cia giusta, ma non avevano pensato affatto alle sue doti autorali, di espressione. [...] E infatti quello che lui inizial- mente doveva dire nel film era tutta un’altra cosa, tutto diverso rispetto a quello che è finito su grande scher- mo...”. Renato gli fa eco dicendo che il film non è stato scritto su misura per lui: “Avevo intravisto tutte le possi- bilità di mettere nel film delle situazioni, di usare un linguaggio che stava bene addosso a me, e allora ho accet- tato. Però s’è fatto un po’ così, metà e metà, [...] e al dop- piaggio ho dovuto proprio riprendere tutti i dialoghi e riscriverli da capo a piedi”. Per strappare più risate possibili, Renato infila tutti i tormentoni più noti tra cui la prima di una serie di citazio- ni che riguardano Achille Manzotti e che continueranno per molti altri film, dai cugini di Rovereto ai “praticamen- te”, “bella gioia”, “puttana Eva”, in modo da offrire al pubblico un minimo di familiarità con il personaggio tele- visivo. La storia è piccante, e la censura in agguato impone un taglio di quasi sei metri della pellicola, facendo sparire la sequenza dove Ofelia bacia Orlando nelle parti intime. Un taglio che comunque non impedisce che il film venga vietato ai minori di 14 anni. La campagna pubblicitaria, del resto, spinge molto sul tasto dell’erotismo. Nel film, oltretutto, ci sono scene di nudo delle due protagoniste e persino di Renato, che appare nudo di spalle. Come direb- be Orlando: “Culi da una parte, culi dall’altra. Questo non è un normale atto impuro. Questa è una ammucchiata!”. I riflettori sono tutti puntati sul debutto cinematografi- co di Renato. Nonostante lui continui a rassicurare i fan e i giornalisti sul fatto che la coppia non si dividerà – non foss’altro perché hanno firmato impegni per tutto l’anno – persino il manifesto del film recita: “Renato, questa volta praticamente orfano di Cochi, in Per amare Ofelia”. Quanto sarebbe durata la coppia? “Non ci siamo mai posti questo problema”, disse alla stampa. “Forse resteremo uniti per sempre. Forse un giorno ci separeremo di comune accor- do: mai litigando, questo posso garantirlo”. A maggio Renato si reca a Bergamo, per essere diretto dal grande maestro della commedia Steno, in una parte piccola ma incisiva nel film La poliziotta, a fianco di Ma- riangela Melato, nei panni del suo fidanzato. Risulta così divertente che il suo faccione viene messo in evidenza in tutti i manifesti del film. A settembre, invece, inizia le riprese del suo secondo film da protagonista, sempre di- retto da Mogherini, per una storia scritta da Ugo Pirro intitolata originariamente Piccolo pene impara, diventata poi Paolo Barca, maestro elementare, praticamente nudista,e per l’occasione Renato si tinge i capelli di biondo. Il Paolo Barca del titolo è un insegnante che ha la passione del nudismo e viene trasferito nel profondo sud d’Italia, dove finisce come oggetto del desiderio delle sue colleghe. A ottobre, il regista Marcello Fondato, reduce dall’e- norme successo del film con Bud Spencer e Terence Hill, Altrimenti ci arrabbiamo, raccoglie un cast pauroso – Clau- dia Cardinale, Monica Vitti, Vittorio Gassman e Giancarlo Giannini – per un film dal titolo A mezzanotte va la ronda del piacere, e in un piccolo ruolo sceglie Renato, che nel giro di un anno diventa così una presenza fissa sul grande schermo. “Si sono affezionati a me fin dal primo film”, dirà Renato in una intervista del 1983. “Per amare Ofelia cominciava con una mia camminata di spalle. Camminavo con una valigia in mano e neanche si vedeva che ero io. Eppure la gente rideva, anche se non c’era niente da ride- re”. Possono essere tanti i motivi del successo clamoroso che Pozzetto ha, ma una cosa è certa: si rende un perso- naggio familiare al pubblico. Tra il 1974 e il 1979 il totale delle pellicole in cui recita Renato sono ventitré, di cui ben sei a episodi. Insomma, la carriera di Renato al cinema non si ferma più. Cionono- stante riesce a trovare il tempo per una rubrica radiofoni- ca con Cochi, Due brave persone, un’avventura durata quasi cento puntate. (segue nello speciale 3) Dal duo con Cochi e dal cabaret al cinema. La carriera da solista E Renato diventò Pozzetto “Secondo la divertente ricostruzione di Beppe Viola, il primo film viene offerto a Renato solo per colpa di un messaggio lasciato nella segreteria di Cochi e perché Pozzetto si finge Cochi al telefono con il registadi Andrea Ciaffaroni e Sandro Paté Ottant’anni di comicità Il 14 luglio Renato Poz- zetto ha compiuto 80. Gli rinnoviamo gli auguri pro- ponendo alcune pagine di “Cochi e Renato. La bio- grafia intelligente”, un cor- poso omaggio al duo comi- co scritto da Andrea Ciaf- faroni e Sandro Paté, con la prefazione di Maurizio Milani e una nota critica di Marco Giusti (400 pp., 22 euro), e uscito lo scorso anno per Sagoma Editore, che ringraziamo per la gentile concessione. Vista l’occasione, ci siamo soffermati sulla parte centrale del libro, quella dedicata all’irruzione del cinema (e del grande successo) nella vita artistica della coppia. Quan- do Renato diventa Renato Pozzetto, abbraccian- do una frenetica carriera cinematografica che frena temporaneamente il sodalizio con Cochi, cambia radicalmente la sua vita (nel 1975, ci ricorda Sandro Paté, uno degli autori del libro, c’erano due attori che arrivavano negli studi di Cinecittà in Rolls-Royce: uno era De Niro, impe- gnato nelle ultime riprese di “Novecento”, l’altro Pozzetto) e cambia un po’ anche il mondo del cabaret. Da quel momento, nota ancora Paté, i comici che salgono per la prima volta sul palco- scenico del Derby cominciano a sognare un gior- no il successo di Renato Pozzetto. Stampata da: rraja_fgl - 19/07/2020 22:30:03 - 1807 Foglio WE Copertina - Numero: 13

E Renato diventÑ Pozzetto

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Page 1: E Renato diventÑ Pozzetto

ANNO XXV NUMERO 170 - PAG 1 IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 18 E DOMENICA 19 LUGLIO 2020

Nel 1974, alla vigilia della messa in onda de Il poeta e ilcontadino, ovvero quella che sarà la loro più signifi-

cativa presenza televisiva, la situazione per Pozzetto, an-cora una volta alle prese con una tentazione cinematogra-fica, non è tra le più semplici. Ci affidiamo alle parole diBeppe Viola, loro storico collaboratore e autore: “Per Re-nato, ormai prossimo a diventare Pozzetto, i problemi era-no diventati numerosi. Doveva [...] consultare Jannacciper consigli di ordine artistico, avvisare Cochi che la cop-pia stava per rompersi, rispettare gli impegni televisivi deIl poeta e il contadino, rinunciare alle cipolle per qualchemese. Nel frattempo, gli era stato recapitato un mano-scritto di circa duecento pagine dal titolo Per amare Ofeliae, un po’ più sotto, regia di Flavio Mogherini”.

La notizia del debutto cinematografico di Renato arrivadalle pagine dei giornali attorno alla metà dell’ottobredel 1973, quando la lavorazione del primo film non è anco-ra iniziata e di certo, oltre a quello di Renato, c’è solo ilnome delle due protagoniste femminili: Françoise Fabiane Giovanna Ralli. Renato accetta di fare il film dopo averottenuto il consenso di Cochi e dopo aver chiesto consiglioa Jannacci. Enzo amava molto il grande schermo. Per Co-chi e Renato è diverso: “Piuttosto che chiudermi in uncinema, vado due mesi a sciare a Cortina” (Renato non sasciare, ma nuota benissimo: quindi si suppone che questotipo di affermazioni derivi più da un suo segreto desideriodi imparare a sciare, piuttosto che dall’intenzione di mi-gliorare le sue straordinarie capacità natatorie. Il cine-ma, in sostanza, non c’entra nulla). Qualche volta gli amicihanno portato Renato al cinema, ma la sua avversione eratale che durante la proiezione i suoi atteggiamenti risul-tavano assolutamente estranei al luogo e alla tradizione:“Una volta aveva portato con sé un televisorino. Preferìuno sceneggiato con Carlo Hintermann a Nel Kentucky c’èuna chiesetta, amor; un’altra volta, mentre si proiettavaL’insegnante ha le tette al vento, Renato si era cucinato unrisotto coi funghi. [...] Con Cochi si può parlare di VonStroheim ancora adesso che è passato tanto tempo”. Infat-ti, secondo la divertente ricostruzione di Beppe Viola, ilfilm viene offerto a Renato solo per colpa di un messaggiolasciato nella segreteria di Cochi e perché Pozzetto si fin-ge Cochi al telefono con il regista:

Renato: Non me lo dica. Ho sempre sognato di lavorarecon uno come lei.

Regista: E’ una specie di Edipo in chiave moderna.Renato: Allora per me va benissimo. Ho sempre sognato

di fare quella roba lì. Edipo ha detto?Regista: Lei non deve fare Edipo.Renato: Ha ragione, dottore. Posso fare qualcos’altro. Io

posso fare tutto. Devo vestirmi da donna?Regista: No, la donna c’è già. Lei deve fare il giovane, il

figlio della donna.Renato: Ha ragione, dottore. Sembra una parte fatta

apposta per me.Regista: Lei quando sarebbe disponibile?Renato: A qualunque ora del giorno e della notte. Se

vuole posso venire a casa sua, dottore. Potrei portarle unconiglio, sa come quelli di una volta...

Regista: Non c’è molto da guadagnare...Renato: Ma sono cose da dire, queste? Dottore, via, uno

come lei...Regista: Bene, vedo che lei è un ragazzo serio senza

grilli per la testa.Renato: Sono sempre stato così, dottore. Lei non ci cre-

derà, ma ho sempre avuto una grande passione per il cine-ma. Credo anche di esservi portato. Da piccolo mi scam-biavano sempre per Roldano Lupi quando aveva due me-si...

Regista: Allora le manderò il copione.Jannacci contesta subito il copione definendolo senza

mezzi termini una “stronzata”. Il vero problema in quelmomento per Renato è, però, quello di riuscire a dividersifra il film, le cui riprese si sarebbero svolte a Roma eMadrid (il film è una co-produzione italo-spagnola), e ilprogramma televisivo con Cochi a Milano.

Il film di Renato, in ogni caso, non crea frizioni conCochi. Tutt’altro: entrambe le loro carriere potrebberobeneficiare dell’eventuale successo della pellicola. […]

Il vero problema del film è la storia, per dirla meglio diquanto aveva già fatto Jannacci, decisamente più tran -chant: Ofelia racconta la storia di Orlando, figlio di unricco industriale scomparso, che ha un complesso di Edi-po, è innamorato cioè della bella mamma Federica, fino aquando incontra per caso Ofelia, una prostituta che vor-

rebbe aiutarlo a superare il complesso che lo ha bloccatosessualmente, e solo quando Orlando scopre che Federi-ca in realtà non è sua madre ma un’amante del padre,potrà finalmente godere dell’amicizia con Ofelia e avereil suo primo rapporto. Insomma, non propriamente Sha-kespeare... Sul set le insicurezze legate ai costumi e allebattute inserite in sceneggiatura ben presto assalgonoRenato che cerca aiuto. Cochi lo raggiunge a Madrid ametà novembre con la moglie per rivedere assieme il gira-to in fase di doppiaggio. La missione è salvare Renato.Forse non è entrato dalla portaprincipale nel mondo del cine-ma come aveva fatto Jannaccichiamato da Tognazzi, Lizzani,Monicelli o Ferreri, ma oramai èfatta, è lì. L’eventuale insuccessopotrebbe del resto travolgerel’intera coppia.

Il film, dopo interventi di po-st-produzione dell’ultimo minu-to, viene annunciato con untrailer nel quale Renato è sedu-to su una lussuosa macchina edice: “Siete venuti qui a vedereil film Per amare Ofelia? Eh, manon è oggi, no? Anche voi sieteusciti di casa senza leggere ilgiornale, per forza! [...] Possoraccontarvi della mia vita, nonè cambiato niente, sono rimastotale e quale, non mi riconoscopiù. Questa è la mia macchina,questa è la mia casa (indica unavilla moderna). Rustico”. Elen-ca poi il cast, fino al regista,Flavio Mogherini che “ha cer-cato di avvelenarsi proprio ieridopo aver visto il film. Il pro-duttore, Giorgio Salvioni, deveancora darmi settemila lire, so-no andato in ufficio, non c’è piùniente!”.

A dispetto dei suoi limiti nar-rativi, il film frutta molto più di

settemila lire e Renato diventa Pozzetto.

* * *Lo spettacolo che Cochi e Renato, assieme ai Gatti di

Vicolo Miracoli, portano in giro per mezza Italia nella pri-ma metà del 1974 è così sperimentale da non avere neppu-re un titolo. Come dice Renato a un giornalista che lo inter-vista dietro le quinte del teatro Alfieri di Torino: “Il filoconduttore è l’incontro tra un maestro di ballo (natural-

mente Cochi) e un ciclista inter-pretato da me. I personaggi si as-soggettano poi via via a metamor-fosi; il maestro finirà ad esempionelle vesti di oratore”. […]

I personaggi del maestro e delciclista, presenti anche nellospettacolo itinerante di cui so-pra, debuttano in tv qualche me-se dopo, il 27 aprile 1974 a Milleluci, uno dei loro primi contatticon il grande pubblico del saba-to sera. Condotto da Mina e Raf-faella Carrà, il programma ha co-me tema di ogni puntata uno spe-cifico genere di spettacolo, e ov-viamente Cochi e Renato parte-cipano a quella dedicata al caba-ret (assieme a Paolo Poli, PaoloVillaggio e Gianfranco D’Ange -lo). Lo sketch è divertente: Cochi,maestro severissimo e con l’ac -cento francese, bacchetta sulpiede il buffo ballerino Renato,vestito da ciclista ma con addos-so un tutù bianco; all’ennesimabacchettata, Renato torna in sce-na con una bicicletta e con in ma-no un pettine – “Una bella petti-nata, mi sento meglio!” – e diceche ogni cosa è “come nel cicli-smo”. Ridono poi di come balla-no le due presentatrici e cantanoLa canzone intelligente, un modo

per pubblicizzare il loro primo vero LP che si intitolaovviamente Il poeta e il contadino, che contiene tutto il lororepertorio più recente.

Le riprese di Per amare Ofelia intanto si concludono,lasciando Renato incerto e preoccupato. Leggenda vuoleche, dopo aver assistito a una proiezione di una copialavoro del film, si sia messo le mani nei capelli: non face-va assolutamente ridere. Come raccontato da Cochi: “Re -nato ha rifatto tutti i suoi dialoghi, ha inserito tutte lebattute. Se notate, sono dette di spalle. [...] Le risate delfilm sono tutte merito di Renato, e nascevano dal nostromodo di parlare, di essere, di lavorare. Il successo delfilm è un suo successo personale, secondo me. Né il regi-sta, né il produttore conoscevano Renato, prima di sce-glierlo per la parte: per loro aveva semplicemente la fac-cia giusta, ma non avevano pensato affatto alle sue dotiautorali, di espressione. [...] E infatti quello che lui inizial-mente doveva dire nel film era tutta un’altra cosa, tuttodiverso rispetto a quello che è finito su grande scher-mo...”. Renato gli fa eco dicendo che il film non è statoscritto su misura per lui: “Avevo intravisto tutte le possi-bilità di mettere nel film delle situazioni, di usare unlinguaggio che stava bene addosso a me, e allora ho accet-tato. Però s’è fatto un po’ così, metà e metà, [...] e al dop-piaggio ho dovuto proprio riprendere tutti i dialoghi eriscriverli da capo a piedi”.

Per strappare più risate possibili, Renato infila tutti itormentoni più noti tra cui la prima di una serie di citazio-ni che riguardano Achille Manzotti e che continuerannoper molti altri film, dai cugini di Rovereto ai “praticamen -te”, “bella gioia”, “puttana Eva”, in modo da offrire alpubblico un minimo di familiarità con il personaggio tele-visivo. La storia è piccante, e la censura in agguato imponeun taglio di quasi sei metri della pellicola, facendo sparirela sequenza dove Ofelia bacia Orlando nelle parti intime.Un taglio che comunque non impedisce che il film vengavietato ai minori di 14 anni. La campagna pubblicitaria,del resto, spinge molto sul tasto dell’erotismo. Nel film,oltretutto, ci sono scene di nudo delle due protagoniste epersino di Renato, che appare nudo di spalle. Come direb-be Orlando: “Culi da una parte, culi dall’altra. Questo nonè un normale atto impuro. Questa è una ammucchiata!”.

I riflettori sono tutti puntati sul debutto cinematografi-co di Renato. Nonostante lui continui a rassicurare i fan ei giornalisti sul fatto che la coppia non si dividerà – nonfoss’altro perché hanno firmato impegni per tutto l’anno –persino il manifesto del film recita: “Renato, questa voltapraticamente orfano di Cochi, in Per amare Ofelia”. Quantosarebbe durata la coppia? “Non ci siamo mai posti questoproblema”, disse alla stampa. “Forse resteremo uniti persempre. Forse un giorno ci separeremo di comune accor-do: mai litigando, questo posso garantirlo”.

A maggio Renato si reca a Bergamo, per essere direttodal grande maestro della commedia Steno, in una partepiccola ma incisiva nel film La poliziotta, a fianco di Ma-riangela Melato, nei panni del suo fidanzato. Risulta cosìdivertente che il suo faccione viene messo in evidenza intutti i manifesti del film. A settembre, invece, inizia leriprese del suo secondo film da protagonista, sempre di-retto da Mogherini, per una storia scritta da Ugo Pirrointitolata originariamente Piccolo pene impara, diventatapoi Paolo Barca, maestro elementare, praticamente nudista, eper l’occasione Renato si tinge i capelli di biondo. Il PaoloBarca del titolo è un insegnante che ha la passione delnudismo e viene trasferito nel profondo sud d’Italia, dovefinisce come oggetto del desiderio delle sue colleghe.

A ottobre, il regista Marcello Fondato, reduce dall’e-norme successo del film con Bud Spencer e Terence Hill,Altrimenti ci arrabbiamo, raccoglie un cast pauroso – Clau -dia Cardinale, Monica Vitti, Vittorio Gassman e GiancarloGiannini – per un film dal titolo A mezzanotte va la rondadel piacere, e in un piccolo ruolo sceglie Renato, che nelgiro di un anno diventa così una presenza fissa sul grandeschermo. “Si sono affezionati a me fin dal primo film”,dirà Renato in una intervista del 1983. “Per amare Ofeliacominciava con una mia camminata di spalle. Camminavocon una valigia in mano e neanche si vedeva che ero io.Eppure la gente rideva, anche se non c’era niente da ride-re”. Possono essere tanti i motivi del successo clamorosoche Pozzetto ha, ma una cosa è certa: si rende un perso-naggio familiare al pubblico.

Tra il 1974 e il 1979 il totale delle pellicole in cui recitaRenato sono ventitré, di cui ben sei a episodi. Insomma, lacarriera di Renato al cinema non si ferma più. Cionono-stante riesce a trovare il tempo per una rubrica radiofoni-ca con Cochi, Due brave persone, un’avventura durata quasicento puntate. (segue nello speciale 3)

Dal duo con Cochi e dal cabaretal cinema. La carriera da solista

E Renato diventò Pozzetto

“Secondo la divertente ricostruzione di Beppe Viola, ilprimo film viene offerto a Renato solo per colpa di unmessaggio lasciato nella segreteria di Cochi e perché

Pozzetto si finge Cochi al telefono con il regista”

di Andrea Ciaffaroni e Sandro Paté

Ottant’anni di comicitàIl 14 luglio Renato Poz-

zetto ha compiuto 80. Glirinnoviamo gli auguri pro-ponendo alcune pagine di“Cochi e Renato. La bio-grafia intelligente”, un cor-poso omaggio al duo comi-co scritto da Andrea Ciaf-faroni e Sandro Paté, conla prefazione di MaurizioMilani e una nota critica di

Marco Giusti (400 pp., 22 euro), e uscito lo scorsoanno per Sagoma Editore, che ringraziamo perla gentile concessione. Vista l’occasione, ci siamosoffermati sulla parte centrale del libro, quelladedicata all’irruzione del cinema (e del grandesuccesso) nella vita artistica della coppia. Quan-do Renato diventa Renato Pozzetto, abbraccian-do una frenetica carriera cinematografica chefrena temporaneamente il sodalizio con Cochi,cambia radicalmente la sua vita (nel 1975, ciricorda Sandro Paté, uno degli autori del libro,c’erano due attori che arrivavano negli studi diCinecittà in Rolls-Royce: uno era De Niro, impe-gnato nelle ultime riprese di “Novecento”, l’altroPozzetto) e cambia un po’ anche il mondo delcabaret. Da quel momento, nota ancora Paté, icomici che salgono per la prima volta sul palco-scenico del Derby cominciano a sognare un gior-no il successo di Renato Pozzetto.

Stampata da: rraja_fgl - 19/07/2020 22:30:03 - 1807 Foglio WE Copertina - Numero: 13

Page 2: E Renato diventÑ Pozzetto

ANNO XXV NUMERO 170 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO SABATO 18 E DOMENICA 19 LUGLIO 2020

Con lo stesso titolo viene pubblica-to un libro che contiene sketch, testivecchi e nuovi e rubriche demenzialipensate per la rivista Linus, il tuttoscritto negli anni precedenti. Uscitoper Rizzoli Editore a giugno 1975, ilvolume è inserito in una collana checomprende vecchi maestri dei due,come Marcello Marchesi, e nomi del-l’umorismo universalmente ricono-sciuti come Achille Campanile e Gil-bert K. Chesterton. La raccolta divecchi e nuovi pezzi si rivela un note-vole successo editoriale con cin-quantamila copie vendute in pochimesi. Il motivo del progetto? Dallaquarta di copertina: “Siccome ci èstato detto oramai che siamo arrivati(ma si può mai dire?)”. Sono compresi grandi classici co-me Tacchi, dadi e datteri, Vigorone (diventato una saga verae propria), Gli affari da 600 lire e le canzoni Il mare, Lagallina e Gli Indiani. Le finte lettere degli ammiratori sonopezzi da antologia. Per esempio:

Carissimi Cochi e Renato, sono un bambino di 57 annimolto peloso, tutti i miei amici che sono ormai sulla ses-santina mi prendono in giro perché ogni tanto balbetto.Vivo all’Argentario dove ho una fabbrica di posate. Leggomolto, ma non capisco niente. Ho cominciato in questigiorni a studiare la geometria perché è piena di personag-gi molto interessanti. Chiedo il vostro aiuto, cosicché seper un’ipotenusa dovessi diventare ingegnere, vi fareiiscrivere nel mio circolo. Vi saluta e vi ringrazia un appas-sionato di tango.

Nel libro, come del resto sul palco, in tv e, quando pos-sibile, al cinema, Cochi e Renato si rifanno a situazionivere osservate in un bar, in un negozio, sui mezzi pubblici,davanti al televisore o allo stadio alla domenica. “Voglia -mo far ridere, ma anche pensare. Un nostro impegno c’è.[...] Non c’è niente di più triste che partire dal presuppo-sto di fare dell’arte (che parolona). Noi diciamo delle cosecosì come ci sono venute, poi la gente si colloca dovecrede”. Le situazioni sono assolutamente normali, ci sonolibere associazioni e alla fine si finisce a inseguire iper-boli che deformano il contesto iniziale. La comicità co-chierenatesca è tutta nel colpo finale che smonta un equi-librio. Grazie al lavoro in tandem, una scena ben nota atutti a un certo punto esplode. L’incontro con l’altro, l’al -tra, l’evento straordinario o l’episodio banale, dentro l’u-niverso di Cochi e Renato c’è tutto questo e il suo ribalta-mento. Si ride di loro come si riderebbe della nostra vita,straordinaria o penosa che sia, e si finisce per dire “ècapitato anche a me”. Da cui la canzone:

Questo è il massimo,nuotavo su un fondaleero a caccia di caviale,

m’ha fermato un’entraîneusedisse: “Abbassi un po’ le luciche beviamo lo champagne”.Chissà perché?Mi è capitato anche a me.Questo è il massimo,ogni volta cheracconto qualche cosache riguarda solo me,trovo sempre qualchedunoche gli è capitato già.Chissà perché?Oh, mi è capitato anche a me,ma perché?

Ma, come canterebbe Jannacci con le parole di PaoloConte, bisogna andare al cine. Ecco allora che gli impegnicinematografici di Renato continuano ad accavallarsi contutti gli altri. Durante la conferenza stampa di presenta-zione di A mezzanotte va la ronda del piacere, il film chesfonderà il tetto dei quattro miliardi di lire di incasso,dichiara: “Il mio problema maggiore era di evitare di con-

fondere i due film con Canzonissima. Dovevo stare attentoa non recitare le battute del film al Teatro delle Vittorieoppure di non mischiare Vigorone nella sceneggiatura diFondato. Insomma, una fatica tremenda”. Ma chi è questoVigorone? Da dove viene il tormentone che ha lanciatodefinitivamente Cochi e Renato? Il personaggio nascedall’imitazione dell’amico Antonio Alagna, detto Zumpo,gestore di una palestra di arti marziali. Ricorda MassimoBoldi: “La parola Zumpo veniva dalla sua aggressivitàquando praticava karate perché per il resto, per quantocorpulento, era tranquillissimo. Voce greve, capelli bian-chi e il minestrone che cucinava in un angolo della pro-pria palestra, perché lo amava da matti. Una situazionemolto comica perché spesso lo offriva agli stessi frequen-tatori della palestra. Il soprannome Zumpo divenne Vigorperché dicevamo desse forza. Iniziammo a provare a Mila-no e poi a Roma questo pezzo sul Vigorone tanto che labuca sotto il pavimento, una palestra dove appunto si fa-ceva anche da mangiare, l’avevamo nominata “Chez Vigo-rone’”.

Il 1975 è un anno particolarmente intenso. A gennaioRenato è sul set, impegnato in un ruolo comico di un film

drammatico, Baby Sitter. Un maledet-to pasticcio. Diretto da René Clément,ha come protagonista Maria Schnei-der, reduce dal successo dello scan-daloso Ultimo tango a Parigi che, co-me riferiscono le cronache dell’epo -ca, sul set non rende facile la vita,protagonista com’è di numerose sce-nate al regista. Il film si rivelerà unflop al botteghino. A febbraio esce Amezzanotte va la ronda del piacere e amarzo Paolo Barca, maestro elementa-re praticamente nudista. In un’intervi -sta radiofonica di Dina Luce sul setdel film in “una roulotte piuttosto ca-sareccia che si è fatto portare da Mi-lano”, Renato è in attesa di Cochi eJannacci da Milano per scrivere nuo-ve parti per Canzonissima. Racconta

alla giornalista proprio la storia di questa roulotte, acqui-sto strategico per avere un po’ di sostegno nella nuova vitadella coppia comica in viaggio per l’Italia: “E’ stata acqui-stata da me e da Cochi per una tournée teatrale [...] per viadell’orario limitato dall’austerity, finendo il teatro dopomezzanotte, spesso ci si trovava un po’ imbarazzati. Allorafacevamo da mangiare sulla roulotte”. Una volta ricorda-te le spaghettate notturne, le frittate spadellate agli oraripiù impensati e le damigiane abbandonate negli angolidella roulotte, Renato parla anche dei suoi esordi e nonrinuncia a dare una definizione, ovviamente a suo modo,del modo di lavorare della coppia. Dina Luce confessa ciòche aveva pensato al debutto in tv: da quale liceo sonoscappati questi? Renato rivela: “Io e Cochi ci divertiamocosì. Non so se la cosa può essere considerata a nostrofavore o a nostro sfavore. Per noi è normalissima. Noifacciamo le cose per divertirci. Sempre. Per noi. Quantevolte ci siamo fermati a metà strada e ci siamo chiesti: “Ate diverte?” “A me, no”. “Allora non facciamola”. [...]Quando ti trovavi di fronte i funzionari televisivi che tichiedevano “Secondo lei la gambetta fa ridere?” Secondome... sì! “Mi spieghi perché deve far ridere!” Non puoispiegare perché. Il meccanismo ci piaceva. [...] Tu di par-tenza puoi proporre delle cose. Poi se qualcuno ti vienedietro, magari anche due e tre, all’inizio amici e parenti,allora continui. Se invece non sei capito, allora si cambialavoro. [...] Noi abbiamo iniziato in osteria tra amici ecompagnoni, quelli che tirano un po’ il gruppo”. Alla do-manda “Che differenza c’è tra “naturalmente buffi ” edessere comici?”, Renato risponde: “Io so che certe voltesto parlando di cose per me serie e mi trovo davanti adella gente che ride e mi dice ‘la prego non faccia così’.Magari ce la metto tutta per essere normale o persinointimidatorio”. Renato non riesce proprio a essere scor-butico. Sta diventando irresistibilmente comico.

Andrea Ciaffaroni e Sandro Patéda “Cochi e Renato. La biografia intelligente”

per gentile concessione di Sagoma Editore

“Io e Cochi ci divertiamo così… Noi facciamo lecose per divertirci. Sempre. Per noi. Quante volteci siamo fermati a metà strada e ci siamo chiesti:‘A te diverte?’. ‘A me, no’. ‘Allora non facciamola’”

(Renato Pozzetto in un’intervista del 1975)

Renato Pozzetto e GiovannaRalli in “Per amare Ofelia” del1974 (regia di FlavioMogherini), primo film delcomico milanese, che nei cinqueanni dal ’74 al ’79 recitò inventitré pellicole

(segue dallo speciale 1)

No 5G, ultima trincea del pensiero magicoSi diffonde il movimento che si oppone alla nuova tecnologia delle telecomunicazioni: le “verità” alternative tendono a proliferare non appena le cose vanno molto storte,

come durante la recente pandemia di Covid-19. Perché il tremendo deficit di conoscenza scientifica diffusa

rischia di minare anche l’esercizio di una democrazia effettiva.

Indagine di Federico Ronchetti

Nel Foglio in edicola lunedì 20 luglio

E ancora: LE foto inEditE dEL sEgrEtario dEL Pd ZingarEtti sPiEgatE daLLE didascaLiE di MauriZio MiLaniE soundchEck: autostradE E toninELLi - di LorEnZo Borga

Stampata da: rraja_fgl - 19/07/2020 22:30:37 - 1807 Foglio WE Copertina - Numero: 15