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I.T. “G.C.FALCO” CAPUA (CE) LA “VOCE” DEL FALCO NUMERO 3 FEBBRAIO — MARZO Anno scolastico 2013-2014 “Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire ne mondo “ (Gandhi) Farò 13?

E) - itfalco.it · Ma Gian Marco Jacobitti deve essere ricordato ... GIORNO DELLA MEMORIA ... che rimanevano, spesso, "indifferenti" ! Lui dedicò la vita e l’impegno pastorale

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NUMERO 3

FEBBRAIO — MARZO

Anno scolastico 2013-2014

“Sii il cambiamento che vuoi vedere

avvenire ne mondo “ (Gandhi)

Farò 13?

Gentilissimi dottori,

noi ragazzi dell'I.T. “Giulio Cesare Falco” appena

abbiamo appreso della vostra presenza a Capua

in occasione della commemorazione del Soprin-

tendente Jacobitti, abbiamo pensato di avan-

zarvi delle richieste perché vorremmo che il no-

stro territorio fosse maggiormente valorizzato

dal punto di vista culturale ed architettonico!

Molti monumenti, secondo il nostro parere, an-

drebbero riaperti, per far capire ad ogni capua-

no, e non solo, realmente la magnificenza della

Città!

In una terra tormentata da numerosi problemi

sociali, come disse Giuseppe Impastato: "… bi-

sogna ricordarsi cos'è la bellezza, imparare a

riconoscerla e difenderla"! Solo in questo modo

ogni capuano riacquisterà il suo senso di appar-

tenenza alla città, perché ora come ora non tutti

hanno questa percezione! Molti dei monumenti,

infatti, o sono deturpati o addirittura sono desti-

nati alla “dimenticanza” e all’incuria del tempo!

Vi chiediamo di rendere fruibili i due castelli,

quello di Carlo V e quello delle Pietre e di porta-

re avanti la rivalutazione delle nostre fortifica-

zioni cittadine.

Vi chiediamo di rendere accessibile l'ingresso

alle due polveriere, quella Meridionale e quella

Settentrionale (detta Limata), così tutti possono

capire realmente cosa è davvero accaduto sul

nostro suolo!

Da non sottovalutare anche la Sala d'Armi per

la sua dualità, prima chiesa poi struttura milita-

re!

Insomma vorremmo che la nostra città ritornas-

se o riacquistasse i “fasti” di un tempo anche

con l’aiuto di noi giovani che potremmo così tro-

vare in questo settore, perché no, una sicura

“occupazione!

Gli alunni dell’IT

“Giulio Cesare Falco” di Capua

Lettera consegnata il 24 febbraio 2013 al dottor

Fabrizio Vona (Soprintendente al Polo Museale

Napoli-Caserta) e alla dott.ssa. Anna Maria Ro-

mano (Storico dell'Arte - Polo Museale Napoli-

Caserta) nell'Aula Consiliare del Palazzo Munici-

pale di Piazza dei Giudici, durante il seminario di

studi in memoria di Gian Marco Jacobitti, So-

printendente di Caserta e di Benevento.

Pagina 2 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

….. DALLA REDAZIONE

Lunedì 24 febbraio 2014 alle ore 17 nell’ Aula Consi-

liare il dott. Gregorio Angelini (Direttore Regionale

per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania) ,

il dott. Fabrizio Vona (Soprintendente al Polo Musea-

le Napoli-Caserta) e la dott.ssa Anna Maria Romano

( Storico dell'Arte. Polo Museale Napoli-Caserta)

hanno ricordato la figura dell’architetto Gian Marco

Jacobitti, soprintendente di Caserta e di Benevento.

L'evento è stato promosso ed organizzato dall'Asses-

sorato alla Cultura del Comune di Capua, nella per-

sona della professoressa Jolanda Capriglione, con le

associazioni Città di Capua, Club Unesco e "Luigi

Vanvitelli".

Jacobitti era arrivato a capo della soprintendenza nel

gennaio del 1982. Vi rimase fino al marzo del 1997

(il successore fu Livio Ricciardi), quando un giro di

nomine del Ministero per i Beni culturali lo portò in

terra di Puglia. Prima come soprintendente di Bari,

poi come direttore regionale dei Beni culturali con

ufficio sempre al Castello Svevo ai margini della città

vecchia. E anche a Bari Jacobitti seppe dare prova

del suo grande impegno.

Assieme al prefetto Vincenzo Damiano fu autore del

grande exploit di Caserta ’94, quando la città prima

lanciò la candidatura e poi ottenne l’onore di ospitare

la cena di gala della riunione del G7 che era in pro-

gramma a Napoli.

Ma Gian Marco Jacobitti deve essere ricordato

anche per una serie di altre iniziative che negli anni

hanno impreziosito il Palazzo reale di Caserta. Fu il

soprintendente che promosse e portò a termine il

restauro del Teatro di corte. Rivitalizzò il Giardino

all’inglese e creò il museo dell'opera e del territorio

nei seminterrati dell'edificio.

Ultimo, ma non ultimo, riuscì nell’operazione di

portare Terrae Motus alla Reggia stringendo accordi

con Lucio Amelio prima della sua morte e, successi-

vamente, con le sorelle del gallerista a capo della

Fondazione.

Salvatore SGUEGLIA III AMM

Ricordando l’architetto Gian Marco Jacobitti, soprintendente di Caserta e di Benevento

Dal 24 al 29 gennaio, in occasione della

“Giornata della Memoria” (27 gennaio) e per il

secondo anno consecutivo, l’istituto scolastico

guidato dal dirigente Paolo Tutore ha voluto

dedicare sei giorni a una seria e condivisa ri-

flessione su una tematica di grandissima im-

portanza, soprattutto alla luce dei valori che

sottende.

Per tre giorni lo spazio espositivo è stato

aperto alle scolaresche e ai visitatori prove-

nienti dai paesi limitrofi. Negli ultimi tre giorni,

invece, la mostra è stata visitata con grande

partecipazione dagli allievi dell’istituto accom-

pagnati dai rispettivi docenti.

Nel corso della visita, la Shoah è stata riper-

corsa attraverso la lettura di brani, la visione

di documenti e le melodie che ricordano il tri-

ste destino di sei milioni di ebrei. L’evento si è

concluso con la visita della mostra da parte dei

ragazzi che frequentano l’ultimo anno del cor-

so di studi.

27 GENNAIO: GIORNO DELLA MEMORIA

NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 3

A raccontare la storia dell’Olocausto è stato il

professore Felicio Corvese, presidente dell’Isti-

tuto “Vera Lombardi”, il quale si è soffermato

nella descrizione della parte della mostra intito-

lata ”Sterminio in Europa” e su quella dedicata

agli “Eccidi Nazisti a Pignataro Maggiore”, riper-

correndo quelle fasi della Seconda Guerra Mon-

diale che hanno toccato anche Terra di Lavoro.

È stata, insomma un’esperienza molto positiva!

Salvatore SGUEGLIA III AMM

Il 19 marzo, festa di San Giusep-

pe, si fa memoria di un grande

sacerdote che si è battuto per la

camorra a Casal di Principe, Don

Peppe Diana. È stato ucciso men-

tre si preparava a celebrare la

messa nella sua parrocchia nel

casalese, il 19 marzo del 1994.

Questo sacerdote, nato a Casa-

le, aveva deciso che la chiesa, in

quel territorio soprattutto, si doveva far sen-

tire, doveva dare una svolta a quello che

quotidianamente succedeva all'interno di

quel territorio, sotto gli occhi delle autorità

che rimanevano, spesso, "indifferenti" !

Lui dedicò la vita e l’impegno pastorale alla

lotta per contrastare illegalità, abuso, privi-

legio, assassinio della speranza nel futuro.

Le sue non erano prediche generiche o esor-

tazioni buone per ogni cerimonia, ma ragio-

namenti ricchi di esempi, di nomi e di cogno-

mi, di denunce etiche e politiche. Don Peppe

Gli studenti dell’IT “G. C. Falco” han-

no partecipato, insieme ad altri stu-

denti degli istituti superiori della cit-

tà, alla “Giornata della Poesia”, isti-

tuita dalla XXX Sessione della Confe-

renza Generale UNESCO nel 1999 e

celebrata per la prima volta, nella

città di Capua, il 21 marzo

L’evento è stato ideato e promosso

da Jolanda Capriglione, assessore

alla cultura del Comune di Capua e presidente

del Club Unesco di Caserta, in collaborazione

con gli studenti dell’Istituto Tecnico “Federico

II”, dell’Istituto Tecnico “G.C. Falco”, del Liceo

“L. Garofano”, del Liceo “S.Pizzi” e dell’Associa-

zione Internazionale degli Amici della Poesia “C.

Kavafis”

La manifestazione è iniziata nella sala consiliare

di Capua dove gli studenti dei quattro istituti

organizzatori hanno recitato numerose poesie

mentre una giovane alunna dipingeva al suo

cavalletto l’evento. “Una rosa per te” è stato il

primo componimento di una lunga serie, quasi a

voler omaggiare l’altra protagonista indiscussa

della giornata, la primavera. Tema delle poesie

è stato l’amore ed un giovane musicista ha ac-

compagnato sulle note di un flauto, il susse-

guirsi dei versi.

Successivamente gli studenti sono scesi nella

piazza antistante il municipio ed hanno invitato i

passanti ad ascoltare, festeggiando, letteral-

mente, la poesia.

“La parola poesia significa

creatività, - ha detto la

prof.ssa Jolanda Capriglione –

sono commossa per l’entusia-

smo che avete messo nell’or-

ganizzazione di questo evento.

E’ sempre con grande piacere

che lavoro per la bellezza e

per la poesia”.

Una collaborazione quella tra

le scuole e l’assessorato alla

cultura per la quale il sindaco di Capua Car-

mine Antropoli si è detto entusiasta. “E’

straordinario vedere come il mondo della

scuola si sia avvicinato alle istituzioni, - ha

aggiunto Antropoli nel saluto iniziale – il po-

polo della scuola in questo modo si confronta

con l’ente e crea unione tra i vari istituti. Tut-

to questo è importante visto che gli studenti

sono circa 4000”.

La mattinata si è conclusa con un componi-

mento recitato dall’assessore Capriglione,

“Itaca” di Costantino Kavafis. Un augurio per

la vita che l’assessore ha voluto offrire ai gio-

vani studenti attraverso le parole del poeta e

giornalista greco che, ispirandosi a quello che

rappresentò Itaca per Ulisse, recitano: “…E

se la trovi povera, non per questo Itaca ti

avrà deluso. Fatto ormai savio, con tutta la

tua esperienza addosso, già tu avrai capito

ciò che Itaca vuole significare”.

Salvatore SGUEGLIA III AMM

La Giornata Mondiale della Poesia e gli studenti capuani

Pagina 4 NUMERO 3: FEBBRAIO— MARZO Anno scolastico 2013/2014

diede un messaggio chiaro ai

camorristi di Casale, quando

una domenica, durante la cele-

brazione della Messa, al mo-

mento della Comunione, non

diede la comunione al Capo del

clan camorrista più famoso di

Casale, Gennaro Esposito. Con

questo gesto voleva far capire

che la chiesa non poteva ac-

cettare la presenza di camorri-

sti all'interno dei luoghi sacri.

Questo, però, non segnò la sua condanna, che

fu, invece stabilita dal figlio di Esposito, che non

aveva i valori "nobili" e il rispetto dei sacerdoti

come il padre! Infatti, mandò uno "scagnozzo"

ad uccidere don Peppe. Ma il suo sangue è sta-

to il seme che ha dato buoni frutti. Ora, il terri-

torio che in tanti conoscevano come il regno

della camorra, sta cambiando grazie anche al

suo martirio e sta cambiando anche nome: Ca-

sal di Principe non è il paese di Sandokan, ma è

il paese di don Peppino Diana. Benedetto MEROLA IV BEL

Ricordando Don Peppe Diana

L’Italia è un paese in cui non rimane

più molto spazio per le tradizioni:

questo discorso è valido come non

mai per il lavoro, visto che mestieri

storici e antichi come l'artigianato

stanno scomparendo in maniera pro-

gressiva e in una quasi totale indiffe-

renza.

Il rischio estinzione è dietro l’angolo e l'artigianato ne

sa qualcosa in quanto nell’elenco vanno inclusi anche

canestrai, ricamatrici , corniciai, ebanisti...

Il motivo dell'estinzione è facile da intuire: in alcuni

casi le nuove generazioni non vogliono apprendere il

mestiere , ragione per cui basteranno dieci anni e

non ne sentiremo più parlare.

Ma non tutto è perduto ci sono anche storie di suc-

cesso molto interessanti: si tratta, ad esempio, del-

lo stilista Marco Strano, che è stato capace di sfrutta-

re la sartoria e i materiali grezzi nella sua bottega

artigianale, oppure di Barbara Donati che ha 31 anni

e fa stampe d’arte, dell’ebanista Alessio Gismondi,

oppure della Torneria Meccanica Srl di Novara, azien-

L'estinzione dei Mestieri

da a conduzione familiare che si occu-

pa ancora di fresature, lavorazioni del

marmo e del legno senza risentire

troppo dei tempi moderni!

Molto tempo fa questi erano mestieri

quasi pregiati, sembra passato molto

tempo da allora ma in realtà si parla

solo di qualche secolo fa eppure l'Ita-

lia e il mondo stanno cambiando, la tecnologia prende

sempre di più il sopravvento e anche se ci sono perso-

ne come Alessio,Barbara o Marco questi mestieri sono

e saranno per sempre destinati ad estinguersi per da-

re spazio “come al solito” alle nuove tecnologie!.

Bisognerebbe rivalutare da un punto di vista sociale il

lavoro manuale e le attività che offrono queste oppor-

tunità. Per questo è necessario avvicinare la formazio-

ne scolastica al mondo del lavoro. Bisogna fare una

vera e propria rivoluzione culturale per ridare dignità,

valore sociale e un giusto riconoscimento economico a

tutte quelle professioni dove il saper fare con le proprie

mani costituisce una virtù aggiuntiva che rischiamo di

perdere”.

Mario J ZIPPO III BMM

Mentre una timida ripresa inizia a far

apparire un segno "più" davanti ai

principali indicatori economici, il mer-

cato del lavoro continua a patire le

conseguenze di cinque anni di pro-

fonda recessione. Tra il 2008 e il

2012 i disoccupati ufficiali sono au-

mentati di oltre un milione di unità e

"l’area della difficoltà occupazionale" ha registrato un

aggravio di circa 2 milioni di persone. Un fenomeno

concentrato nel Sud che ha "conseguenze sociali al-

larmanti" su tutto il Paese e che anche quest'anno

non è affatto migliorato.

Nel rapporto Occupati e disoccupati, l'Istat ha rileva-

to che ad agosto la disoccupazione è salita al 12,2%

toccando il livello più alto dall’inizio sia delle serie

mensili, gennaio 2004, sia delle trimestrali, primo

trimestre 1977. Il dato più drammatico è sicuramente

il tasso che riguarda i giovani tra i 15 e i 24anni e che

ad agosto è balzato al 40,1%. Nel corso dell'aggra-

varsi della crisi economica, la sovrapposizione di un

forte rialzo dell’offerta di lavoro accompagnato da una

contrazione del numero di occupati ha determinato un

incremento significativo della disoccupazione che ha

superato il 12%. "L’evoluzione del mercato del lavoro

italiano suggerisce che parte dell’aumento del tasso di

disoccupazione sia di carattere strutturale", si legge

nel Rapporto che pone l'accento sul rischio che "molti

di coloro che sono stati espulsi dal mercato, o non

sono neanche riusciti ad entrarvi, restino a lungo fuori

dal processo produttivo". "Se nella definizione ufficia-

le l’aumento del numero dei disoccupati è di oltre un

milione in quattro anni, l’area della

difficoltà occupazionale in senso lato

"registra un allargamento ben più

consistente, giungendo ad aumentare

di circa due milioni di persone.

Si tratta di uno spreco di risorse in-

gente, oltre che di un fenomeno le

cui conseguenze sociali sono allar-

manti". Secondo i calcoli degli analisti

del CNEL, per riportare il tasso di disoccupazione

all’8% bisogna aspettare almeno fino al 2020. Il tasso

di crescita del PIL, però dovrà superare il 2% all’anno.

Si tratta di un target "non eccezionale", ma che am-

mette essere, almeno per oggi, "non alla portata del

nostro sistema".

L’Italia negli anni di crisi economica ha, infatti, perso

circa 750mila posti di lavoro. Se l’occupazione fosse

diminuita quanto il prodotto interno lordo, le perdite

sarebbero oggi pari a 1.870.000 occupati.

Questo "è certamente l’anno peggiore della storia

dell’economia italiana dal secondo dopoguerra", ma

quello che può "intercettare il punto di svolta del ciclo

economico".

"La contrazione del prodotto cumulata dall’avvio della

crisi ha raggiunto l’8%! Una caduta di tale entità non

poteva non lasciare tracce profonde nel tessuto pro-

duttivo e sulle opportunità occupazionali. Negli ultimi

anni si sono persi 750mila posti di lavoro.

Numeri alla mano appare chiaro che la caduta del PIL

italiano è stata seconda soltanto alla Grecia mentre la

riduzione dell’occupazione è stata relativamente con-

tenuta.

Angelica CARAMIELLO III BMM

Disoccupazione in Italia

Pagina 5 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

Ventisette è il numero

maledetto del rock. Di

solito per una celebrità

appartenere ad un club

dovrebbe essere un ono-

re, ma in questo caso, i

media parlano di club27 e

non è molto carino entra-

re a farne parte. A 27 an-

ni se ne sono andati gran-

di artisti, e quattro di loro

avevano la J inclusa nel

nome o cognome, cosa

che affascina gli amanti

del mistero: Jimi Hendrix,

Jim Morrison, Brian Jones

e Janis Joplin. Oltre a lo-

ro, Kurt Cobain, Amy Winehouse, Ringo de Palma e

altri. Morti in prevalenza dovute a droga, alcool o

suicidi, e soprattutto avvolte nel mistero!

Si sa, le maledizioni non esistono, certo è, però,

che questo club è ancora aperto.

3 luglio 1969: Brian Jones, fondatore dei Rolling

Stones, viene trovato morto in una piscina. Secon-

do i dottori, Jones è affogato. Il caso viene archi-

viato come incidente, anche se il suo cuore e il fe-

gato erano fortemente rovinati da alcol e droghe, e

ci sono delle versioni che portano a pensare ad un

omicidio.

18 settembre 1970: Jimi Hendrix, padre della chi-

tarra elettrica, viene trovato morto in un apparta-

mento a Londra. La sua ragazza racconta di una

morte provocata da soffocamento nel vomito dovu-

to a un mix di alcool e tranquillanti. Le varie ver-

sioni presentano variazioni e non è noto se Hendrix

fosse ancora vivo all’arrivo dei soccorsi.

LA MALEDIZIONE DEI 27 ANNI

4 ottobre 1970: Janis Joplin,

cantante blues, viene trovata

morta in un motel a Hollywood.

Overdose di eroina.

3 luglio 1971: Jim Morrison,

poeta, cantante e frontman dei

Doors viene trovato morto a

Parigi. La notizia ufficiale dice

arresto cardiaco, ma sul suo

corpo non sarà mai eseguita

l’autopsia.

1 giugno 1990: Ringo de Palma,

batterista dei Litfiba, muore a

Firenze per overdose di eroina.

Poco prima aveva lasciato la band per presunti pro-

blemi fisici; situazione mai chiarita.

8 aprile 1994: Kurt Cobain, cantante e leader dei nir-

vana viene trovato morto nel garage della sua casa a

Seattle. Si tolse la vita con un colpo di fucile alla te-

sta, con molta probabilità il 5 aprile. Anche Cobain

faceva uso di droghe e una settimana prima del suici-

dio si era allontanato dal gruppo facendo perdere le

proprie tracce.

23 luglio 2011: Amy Winehouse, cantautrice e stili-

sta, viene trovata morta a letto da una sua guardia

del corpo. L’autopsia non ne chiarisce le cause, anche

se la Winehouse ha spesso fatto parlare di sé per i

suoi vizietti, legati ad alcool, droga e disordini ali-

mentari.

“Comprare droga è come comprare un biglietto per

un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto

è la vita” ! (Jim Morrison)

Antonio CARNIATO V AMM

Non solo la prima squadra, il Vi-

tula, nelle zone alte di classifica,

ma anche i giovani, la Juniores

di Massimiliano Merolillo che nel

suo girone è seconda in classifi-

ca nel campionato regionale.

Tanti giovani in “auge” richiesti,

che si alternano con il team del

tecnico Richy Ricciardi; la prima

squadra del veterano capitano

Peppe Rosi. Ci dice il talento

Giovanni Benincasa: “ Abbiamo

la fortuna di avere alle spalle una grande socie-

tà, che valorizza e promuove noi giovani locali e

non “.

Noi confermiamo, che il pensiero del fluidifi-

cante sinistro è veritiero, e già abbiamo scritto

e parlato della passione e impegno del presi-

dente dott. Enzo Cocco, una presenza continua,

le due squadre che devono soprattutto rispetta-

re l’avversario, la continuità del “ Fair Play”;

VITULA: PROMOZIONE E JUNIORES

Pagina 6 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

riunioni e dialogo, una costan-

te del presidente che insieme

al dott. Achille Cuccari hanno

riportato l’entusiasmo di una

volta, scelte giuste, progetto

vincente. A nostro sereno giu-

dizio, un plauso va al dirigente

Agostino Nonnato , rosanero

purosangue che ci diceva “ il

Vitula in promozione da oltre

20 anni, un record per un pic-

colo centro come Vitulazio” Il medico sociale

dott. Achille Cuccari gia presidente di Lega ca-

sertana, ci ha detto che il futuro sarà sempre

per la linea verde, i giovani per una società

sana, per la gande bellezza che loro offrono.

Anche noi diamo un voto alto ai due tecnici “

Ricciardi e Merolillo” per aver fatto sognare i

tifosi in questo finale di campionato Dalla Gazzetta di Caserta

Giovanni BENINCASA V AM

tifoserie avversarie. Nonostante i numerosi controlli delle forze dell'ordine all'entrata degli sta-di, spesso capita che alcuni tifo-si riescano ad introdurre stri-

scioni offensivi, ma non è que-sto il solo problema. Ancor più grave è il fatto che gli spalti diventano dei veri e propri ring da combattimento, dove regna aggressività e violenza. Ogni

settimana si assiste ad ammoni-

zioni, squalifiche del campo e ad innumerevoli multe che ven-gono pagate dalle varie società sportive. Nonostante questi provvedimenti il fenomeno non sembra diminuire, anzi sembra che vada ad aumentare.

Ma, per quale motivo accade tutto ciò? Innanzitutto io credo per ignoranza, per analfabeti-smo mentale ed emotivo di chi la compie. La violenza degli ul-

tras è assurda perché non è un mezzo per raggiungere uno sco-

po, si compie con annoiata in-differenza, prorompe senza mo-tivo e non necessita di alcuna decisione. Ed è una violenza vigliacca perché ogni singolo si nasconde nel gruppo per com-

piere le sue azioni che hanno maggiore valenza se sono con-divise con gli altri. Per arginare tale fenomeno che

sta diventando sempre più preoccupante, si deve assoluta-mente intervenire. Ma come?

Nella nostra vita oltre al lavoro e alla scuola e agli impegni quotidia-ni, c'è anche lo sport: l'insieme di attività fisiche effettuate per fini salutistici, formativi, ricreativi,

competitivi. Molte persone al giorno d'oggi praticano sport a livello di-lettantistico o agonistico e quello più diffuso e famoso è sicuramente il calcio: uno sport di squadra nel

quale si affrontano due formazioni composte ognuna da undici gioca-

tori, usando un pallone sferico all'interno di un campo da gioco rettangolare con due porte. Questo gioco è regolamentato da una serie di norme codificate, e vince chi se-gna più goal. Assistere ad una par-tita di calcio rappresenta uno dei

più diffusi e popolari modi di im-piegare il tempo libero. Essere tifosi di una squadra significa, esaltarsi

per i suoi successi e disperarsi per le sue sconfitte; andare allo stadio , incitare i calciatori, partecipare ai cori, che non sempre sono ingiurio-

si o volgari, sono cose alquanto fantastiche. Purtroppo quella che dovrebbe essere una festa spesso si trasforma, specialmente in Italia, in un'occasione di violenza. Il problema della violenza negli

stadi italiani, ormai è un problema annoso . Negli ultimi tempi, si è assistito con sempre maggior fre-

quenza a cori razzisti che offendono i giocatori, allenatori, presidenti,

Commento all’articolo di cronaca del

Mattino del 14 febbraio 2014

La Camera dei Deputati del Belgio ha dato ieri il via definitivo alla mo-difica della Legge del 28 Maggio 2002 che legalizzava l’eutanasia per adulti, estendendola ai minori. Per la prima volta al mondo un Paese accetta che un bambino possa chie-

dere di essere ucciso per porre fine alle sue sofferenze. Accertato che la malattia sia alla fase terminale spetterà al bambino

stesso con l'accordo dei genitori decidere di accettare o meno la

"dolce morte" . Negli ultimi mesi l'opinione pubblica belga, interroga-ta a riguardo, si è dimostrata favo-revole alla revisione della legge. Il 27 Novembre, dal Senato è arri-vato il primo " SI" con una maggio-ranza di 86 "si" , 44 "no" e 12

astenuti . Il progetto di estendere l'eutanasia anche ai bambini è stato sostenuto da molti, anche se duran-te il dibattito parlamentare dalla

tribuna del pubblico qualcuno ha

gridato tre volte “assassini”. I Vescovi del Belgio hanno criticato duramente tale legge, appellandosi al principio che solo Dio può to-

gliere la vita e non certo i deputati. Ma le loro proteste sono rimaste inascoltate. Secondo il nostro parere decidere di approvare o meno questa legge è molto difficile perché crediamo che solo chi si trova in una situazione

di grave sofferenza può sapere qua-le sia la cosa giusta da fare. Ma noi

tutti, adulti, bambini abbiamo il di-ritto alla vita e di certo non possono decidere i deputati ovvero gente qualsiasi di togliercela, solo Dio può farlo.

Nella buona o cattiva sorte bisogna vivere la vita perché è un bene prezioso ,e visto che ce l'ha donata Dio solo Lui è legittimato a toglier-cela. Anche la sofferenza fa parte della vita e le due cose vanno di pari passo e non possono essere

separate. Procurare la morte a

qualcuno, anche se per motivi umanitari, è secondo noi sem-pre un assassinio. E poi que-sta legge rischia di diventare

pericolosa, perché potrebbe col tempo estendersi agli han-dicappati, ai malati di mente, o semplicemente a coloro che sono stanchi di vivere.

Girolamo PETRELLA e Maria RAIMONDO classe 3^ACM

s.a. Grazzanise

NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 7

BELGIO CHOC "Sì" ALL'EUTANASIA PER I BAMBINI

Non basta far rispettare le leggi con maggiore forza e severità, bisognerebbe cambiare la men-talità dei tifosi, cercando di far

capire loro la vera natura della tifoseria. Bisogna coinvolgere maggiormente a mio avviso, tutte le figure che ruotano in questo mondo, dall’allenatore ai dirigenti, dai giocatori ai giorna-listi, perché tutti ugualmente

sono responsabili di quello che accade dentro e fuori il campo. Alla favola che il calcio è solo un gioco, non ci crede più nessuno, perché purtroppo, ormai c'è un giro di affari troppo grosso che

vi ruota attorno, però, pensare che un avvenimento di calcio possa essere un ritrovo anche per la famiglia, come accade altrove, non è completamente utopistico e bisogna lottare per questo.

Daniele VASTANO

classe 3 ACM s.a. Grazzanise

VIOLENZA NEGLI STADI

Quando si parla di

“foibe” ci si riferisce

agli eccidi occorsi

durante la seconda

guerra mondiale e

nell'immediato do-

poguerra ai danni

della popolazione

italiana della Vene-

zia Giulia e della

Dalmazia. Il nome deriva dai “grandi inghiottitoi

carsici” dove furono gettati i corpi delle vittime,

che nella Venezia Giulia sono chiamati, appunto,

"foibe". Ma cos'è successo veramente? Perché in

Jugoslavia ci fu un massacro ? Cosa avevano fatto

gli italiani ?

Il fascismo italiano non conquistò solo l’Etiopia,

non commise delitti inauditi solo in Libia, in Gre-

cia, in Albania. Dal 1941 pretese che popoli come

quello sloveno fossero snazionalizzati, annientati.

Negò loro il diritto ad avere lingua e patria. Pochi

sanno che a questo scopo furono allestiti in Italia

ben oltre cento campi di internamento e lavoro

per jugoslavi. Un popolo, questo, che con Tito

aveva avviato la lotta di Resistenza antinazifasci-

sta, per cacciare via gli invaso-

ri, che si erano spartiti le sue

terre e i suoi beni. Gli italiani

avevano avuto la parte occi-

dentale, i nazisti quella orienta-

le. Il 6 aprile 1941, infatti, l’e-

sercito italiano e quello nazista

invasero la Jugoslavia. La Slo-

venia venne smembrata fra

Italia (il territorio che diventa

provincia di Lubiana) e Germa-

nia. Quest'invasione portò alla

nascita dei primi gruppi di par-

tigiani che combatterono contro

i soldati tedeschi ed italiani . La

prima rivolta fu fatta nel luglio

del ‘41 la seconda ad ottobre

dello stesso anno e la terza dal 12 aprile al 15

giugno del 42 ,quest'ultima ancora più distruttiva

e sanguinaria delle precedenti .

Il fallimento della resistenza

jugoslava portò solo ad una

maggiore ferocia da parte

dell'esercito italiano e tede-

sco . L'Intensificazione delle

azioni contro guerriglia in

Slovenia da parte delle for-

ze del XI Corpo d’Armata,

quattro Divisioni italiane,

con l’aggiunta dei fascisti

sloveni della “Bela Garda”

(Guardia Bianca). Portò ad azioni di terrorismo con-

tro i civili e la deportazione delle popolazioni di intere

zone, senza distinzioni di sesso e di età.

Dietro tutta la vicenda delle foibe non c’è, quindi,

solo Tito. Ci sono a monte le scelte folli imperialisti-

che del fascismo, ci sono anche le risposte errate di

Tito e, soprattutto, di singoli ufficiali titini che agiro-

no di testa propria Il fatto che nel marzo 2006 la

Slovenia abbia consegnato un elenco di 1.048 depor-

tati goriziani nel 1945 da parte delle milizie jugosla-

ve del IX Corpus, è certo un passo avanti nei con-

fronti della verità storica occultata per oltre ses-

sant’anni, ed è anche il segno di una volontà di colla-

borazione tra l’Italia e questa

neonata Repubblica. Un se-

gno importante, ma debole,

perché questo passo non

esaurisce la complessiva tra-

gedia che le popolazioni della

zona di confine italo-sloveno

subirono negli anni dell’im-

mediato dopoguerra, ed è

assolutamente improprio par-

lare, come hanno fatto molti

giornali e uomini politici, di

“riconciliazione”. Un fatto sto-

rico va valutato per quello

che è stato, nella sua com-

pletezza perché anni ed anni

di battaglie non vengono di-

menticati in così poco tempo !

Gianmarco DE LUCIA V BT

PERCHÉ IN IUGOSLAVIA CI FU MASSACRO DEGLI ITALIANI NELLE FOIBE?

NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 8

Pagina 9 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

La frizione è un meccanismo che, avvalendosi

dell'attrito, consente di unire gradualmente il moto

di due alberi che ruotano a velocità diversa. Questa

sua caratteristica è parecchio utilizzata nell'ambito

dei sistemi di trasmissione. Per esempio, per far

partire gradualmente un'automobile con motore a

combustione senza spegnere il motore, è necessario

che la trazione sia applicata in modo progressivo;

qui interviene la frizione che rende possibile ciò. Il

suo funzionamento rimanda a quello dei freni di

un'auto, ma opera inversamente: i freni sono fermi,

e la ruota non viene bloccata istantaneamente, ma

gradualmente grazie all'attrito; similmente la frizio-

ne muove gradualmente un albero fermo o in rota-

zione a velocità diversa.

L'apertura (disinnesto) o chiusura (innesto) della

frizione avvengono per via meccanica, per via idrau-

lica, pneumatica o elettrica.

Il sistema di trasmissione a ruote di frizione è usato

per trasmettere il moto internamente alla testa mo-

trice di una macchina o macchina utensile.

Si può utilizzare il punto di frizione, che si basa sulla

calettatura di due ruote di determinati diametri e

larghezze su due alberi paralleli in modo che le due

ruote si tocchino in un punto detto punto di frizione.

Nelle automobili, quando viene premuto il pedale di

comando (il pedale più a sinistra), attraverso un

cavo tirante o un sistema idraulico, si allenta la

pressione del meccanismo spingidisco, generata da

una molla o da più molle lineari , e il disco viene

liberato e allontanato dal vo-

lano, sconnettendo le due

parti. Nelle motociclette la

frizione viene aperta per mez-

zo di una leva posta sulla ma-

niglia di sinistra del manubrio.

Le frizioni possono funzionare

in vario modo:

Frizione a secco, la frizione

rimane in un ambiente isolato

o viene lasciata parzialmente

esposta all'aria, il che permet-

te di ridurre al minimo l'assor-

bimento energetico della stes-

sa, assorbimenti dati dall'at-

trito viscoso e dallo sbatti-

mento con l'olio.

Frizione a bagno d'olio, in

cui l'elemento di attrito è im-

merso in un liquido refrige-

rante e lubrificante, che ne

migliora la durata e la resi-

stenza allo stress.

Frizione centrifuga, caratterizzata da un funzionamen-

to automatico, legato ai regimi di rotazione della stessa.

Convertitore di coppia, sistema usato nei cambi automa-

tici

Le frizioni a seconda del tipo, hanno strutture differenti:

Frizione monodisco, la coppia fornita dal motore viene

trasmessa all’albero condotto sfruttando la resistenza

d’attrito che si sviluppa tra le due superfici, una solidale

all’albero motore e l’altra all’albero di entrata del cam-

bio, premute tra loro grazie all’azione di molle. Il disco

condotto è montato sul mozzo scanalato: la scanalatura

permette al disco uno scorrimento di qualche millimetro.

Per rendere più elastico e progressivo l’innesto il disco è

provvisto di molle parastrappi. Il meccanismo spingidi-

sco ha il compito di portare avanti e premere il disco

condotto contro il volano fissato all’albero motore. Il

componente che permette di poter agire sul meccanismo

in rotazione è il reggispinta, costituito da un cuscinetto,

generalmente a sfere, atto a sopportare una spinta as-

siale. Premendo il pedale, la leva di comando allontana il

disco condotto dal volano. Rilasciando il pedale del disco

riavviene il contatto. Per l’attrito che si genera tra le di-

verse superfici si giunge alla stessa velocità di rotazione.

Frizione multidisco, nella frizione a dischi multipli (in

bagno d’olio o a secco) costituita da più dischi condotti,

viene aumentata la coppia motrice in quanto risulta au-

mentata la superficie di contatto.

Frizione centrifuga, prevalentemente utilizzata nelle ap-

plicazioni scooteristiche e minimoto.

Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO III BMM

LA FRIZIONE

Pagina 10 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

Il turbofan è un tipo di motore a reazione

usato per gli aeromobili basato su un mo-

tore a turbina ed è costituito da una turbi-

na a gas, una presa d’aria anteriore, un

ugello posteriore un’elica, dal compresso-

re, gli iniettori di carburante, dalla camera

di combustione e dal condotto di scarico ;

tutti questi organi, insieme agli organi se-

condari quali il motorino d’avviamento, le

pompe per i lubrificanti ed i liquidi di raf-

freddamento, i post-bruciatori ecc… , so-

no contenuti in un involucro a struttura

tubolare situato nella fusoliera del velivolo.

La cosa più evidente rispetto ad un tradi-

zionale turbogetto è la parte frontale del

motore, costituita appunto da una ventola

(o “Fan” in inglese) che elabora una porta-

ta generalmente molto elevata rispetto a

quella del compressore, e che solo in par-

te attraversa (dopo la ventola) il compres-

sore e partecipa quindi al processo di

combustione. E’ pertanto facile individuare

due distinti flussi, uno indicabile come

“Freddo“, rappresentato dal flusso che

attraversa la sola ventola ed uno “Caldo“,

che attraversa l’intera serie componenti

IL TURBOFAN

per poi eventualmente ricongiungersi con il flus-

so freddo nella sezione finale del motore, ovvero

nell’ugello di scarico.

Tutti gli aeroplani moderni a getto adottano il

turboventola, in quanto è il motore che permet-

te il minimo consumo e migliori prestazioni ri-

spetto al precedente turbogetto.

Carmine Benincasa IV ACA

Pagina 11 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

Quest’anno l’associazione Scout parteciperà con

tutti i Clan e Noviziati (ragazzi compresi tra i 16 ai

21 anni) di tutti i gruppi d’Italia ad un CAMPO NA-

ZIONALE, o meglio detta ROUTE. L'AGESCI come

tema della Route ha scelto IL CORAGGIO, perché

vuole che i suoi giovani si rendano conto che è il

momento di diventare i protagonisti del cambia-

mento, costruttori del proprio futuro e di quello

del Paese. La Route nazionale darà l’occasione a

tutti i Rover e le Scolte impegnate in questa gran-

de avventura di intraprendere percorsi di crescita

nell'essere buoni cittadini pronti per esperienze di

cittadinanza attiva a servizio del Paese. Attraverso

processi di democrazia partecipata, i ragazzi arri-

veranno a scrivere la “Carta del coraggio”, che

sarà focalizzata su orizzonti di futuro; questo non

sarà affatto un manifesto teorico, ma conterrà

proposte concrete da portare alle istituzioni regio-

nali e nazionali e servirà, inoltre, alle singole co-

munità scout per progettare attività future.

La data del campo è stata fissata dal 1 al 10 Ago-

sto ed avrà 2 modalità: ci saranno pochi giorni di

campo mobile nel quale ci si sposterà camminan-

do fino ad arrivare alla meta (San Rossore) dove

si terrà il campo fisso. La Route aprirà orizzonti

nuovi per tutta l’Associazione, attraverso l'espe-

rienza concreta del fare STRADA (percorso forma-

tivo branca R/S) insieme; è sulla strada si fa edu-

cazione: per l’AGESCI non si tratta di un fatto pri-

vato, ma di un'azione politica pubblica, che richie-

de condivisione e responsabilità. I vari Clan/

Noviziati lavoreranno, come preparazione alla

Route, ad un “capitolo”; ossia un percorso di ap-

profondimento concreto sul valore del coraggio.

Nella preparazione sono compresi momenti di

osservazione della realtà, formazione di una pro-

pria opinione e azioni di cambiamento, che saran-

no parte integrante del cammino della Route.

Questa sarà un esperienza a servizio del territorio

grazie alla quale partendo da esperienze di corag-

gio esistenti se ne potranno generare nuove per

fruttare il cambiamento del nostro Paese in bilico.

In questa esperienza saranno impegnate oltre

1.500 comunità partecipanti che promuoveranno

su tutto il territorio l’esperienza maturata nel ca-

pitolo. Questo capitolo è strutturato in “strade” a

loro volta strutturate in “sentieri”: le strade sono

le” tematiche di coraggio” che i ri-

spettivi Clan/Noviziati sceglieranno per

lavorarci e i sentieri sono, invece, dei

punti da sviluppare inerenti alla strada

scelta. Quei punti porteranno a far fissare, da parte delle

comunità, degli impegni concreti che influiranno positi-

vamente sul territorio. Le “strade” sono dette “di corag-

gio” perché rappresentano ,ognuna, delle azioni di co-

raggio da compiere per essere al servizio del paese. Es-

se sono 5:

1)Il coraggio di AMARE (Chi sceglie questa strada vuole

lavorare sui temi legati alle relazioni tra le persone, alla

sessualità, ai conflitti, al perdono, alla famiglia);

2) Il coraggio di FARSI ULTIMI (Chi sceglie questa stra-

da vuole lavorare sui temi legati alla giustizia, alla po-

vertà, alla solidarietà, alla globalità, all’accoglienza);

3) Il coraggio di ESSERE CHIESA (Chi sceglie questa

strada vuole lavorare sul significato di vivere l’esperien-

za cristiana, su cosa significa vivere la fede in una co-

munità, sulla condizione della Chiesa in questo periodo e

su che cosa significa vivere la centralità del Vangelo);

4) Il coraggio di ESSERE CITTADINI (Chi sceglie questa

strada vuole lavorare sui temi legati alla democrazia e

alla formazione del consenso, alla partecipazione, ai te-

mi della rappresentatività, della legalità, dell’informazio-

ne, della costruzione del bene comune, dell’economia,

dell’ambiente;

5) Il coraggio di LIBERARE IL FUTURO( Chi sceglie que-

sta strada vuole lavorare sull’inventare e costruire il la-

voro, sul sapere interpretare il proprio tempo ed anche

sull’essere persone solide).

Durante l’anno le varie comunità R/S, oltre a lavorare

per il capitolo, sono state impegnate a partecipare

ognuna ad un Forum riguardante la propria regione:

questo Forum è stato un momento di incontro dove

tutti i Clan/Noviziati coinvolti hanno presentato la stra-

da e l’ azione concreta scelte sul proprio territorio. Il

Forum Regionale della Campania si è svolto tra i gironi 1

-2 Marzo (ultimo giorno per svolgere i Forum)a Napoli; li

è stato presente anche il Cardinale Sepe. Questo è un

evento Nazionale molto importante per gli Scout ma so-

prattutto per i giovani ! Il motto della Route è “One

Way” che in inglese significa ”unica direzione” ed è pro-

prio quella che per riscattarci come Nazione dobbiamo

intraprendere tutti! Siamo noi giovani il futuro di questo

Paese ed è giusto prepararsi con CORAGGIO! Ad Agosto

saremo tanti li, tutti con un unico

obiettivo, tutti su di un’ UNICA DIRE-

ZIONE!

Nicola AIEZZA IV BEL

Route Nazionale R/S Agesci.

Pagina 12 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

Il 21 febbraio 2014 nell’istituto tecnico “Giulio Cesare Falco”

di Capua è avvenuto l’incontro con l’autore e giornalista Vito

Faenza. Questi nasce a Nocera Inferiore ma dal 1953 abita

ad Aversa.Uno scrittore conterraneo, dunque, che durante il

progetto “Incontro con l’autore” ha descritto e spegato, ai

ragazzi presenti, il suo romanzo: “L’isola dei fiori di cappe-

ro”.

Un romanzo che racconta dell’amore di due giovani, Anna e

Giovanni, ostacolato dal male assoluto: il figlio del Boss,

che per tutto il racconto sarà chiamato “Lui”. Un amore a

lieto fine, ma che incontrerà vari ostacoli prima di poter fio-

rire. Il romanzo è ispirato a una storia realmente accaduta:

i protagonisti l'hanno raccontata a Faenza seduti a un tavo-

lino del "Chitarra bar" che si trova a Marina Piccola di Lipari

ed è stato frequentato anche da Lucio Dalla.

Vito Faenza ha raccontato di quanto è coraggioso, non ha

mai amato la scorta eppure ha dovuto adottarla in diverse

occasioni, ma è rimasto sempre nella sua terra. Ha scelto di

combattere il male che più ci perseguita: la mafia. Un uomo

coraggioso, ma confessa anche che “Chi non ha paura è un

fesso!” .

Parole che hanno saputo creare il gelo! Come si può dire di

essere coraggiosi, ma al contempo paurosi? Qual è, allora,

la vera definizione di coraggioso?. Si diventa coraggiosi,

forse, quando si comincia ad aver paura?

Carla Petrella (IV ACA)

… Vito Faenza

Vito è anche un buon cuoco è questa è una delle sue buone

ricette: La polacca.. Ingredienti: per la pasta 1/2 Kg di farina;

50 gr di zucchero; 150 grammi di burro o di margarina; un

panetto di lievito di birra; 2 uova intere, un pizzico di sale,

scorza di arancia grattugiata, un cucchiaio di farina di man-

dorle, una bustina di vaniglia. Per la crema pasticciera: 4 tuor-

li d’uovo, sei cucciai di zucchero, quattro cucchiai di farina,

la scorza di limone grattugiata, una bustina di vaniglia, mezzo

litro di latte. Per la farcitura e prima di infornare: un tuorlo

d’uovo, amarene sciroppate e un cucchiaio di zucchero semo-

lato. Preparazione: Impastare tutti gli ingredienti fino ad otte-

nere una pasta elastica che lascerete riposare per qualche ora.

Preparate la crema pasticciera, battendo i tuorli con lo zucche-

ro, aggiungete alternativamente farina e latte, aggiungete la

buccia di limone grattugiata e la bustina di vaniglia. Mescola-

te con la frusta per evitare che si formino grumi, quando è ben

densa, spegnete e lasciate raffreddare. Stendete la pasta in

dischi molto sottili al massimo spessi un paio di millimetri.

Su uno dei dischi mettete la crema pasticciera e aggiungete a

intervalli regolari le amarene sciroppate, Ricoprite con un

secondo disco di pasta. Spennellate sulla superficie il

tuorlo d’uovo e cospargete di zucchero semolato. Informa-

te per 30 minuti a 180 gradi, il forno deve essere già cal-

do. Se non trovate la farina di mandorle potete tritarle e

polverizzarle usando delle mandorle pelate. Ma si può

anche fare a meno di questo preparato usando qualche

goccia di essenza di mandorla. Per chiudere bene i due

dischi e farli aderire potete usare del bianco d’uovo (o in

alternativa inumidite i bordi esterni con dell’acqua). Per

cuocerla meglio usate una teglia bassa che avrete imburra-

to e infarinato, ce ne sono in commercio anche di usa e

getta di quelle per fare la pizza. Se durante la cottura la

superficie diventa troppo scura, copritela con un foglio di

carta argentata.

Di questa ricetta, ha detto Vito Faenza, ne esistono molte

varianti e alcuni eliminano le mandorle oppure usano

anche fecola di patate o addirittura patate premute assie-

me alla farina. Io ho provato le varianti ma quella che ha

soddisfatto di più i miei amici è quella che vi propongo!

Nicolamario Di Robbio IV Bel

Una sua ricetta: la polacca aversana

NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 13

IL 27 OTTOBRE 2013 E’ STA-

TO UN GIORNO INDIMENTI-

CABILE PER ME,PERCHÈ

DOPO TANTI I ANNI IL MIO

SOGNO DI VEDERE UNA

PARTITA DELLA MIA AMA-

TISSIMA JUVE DAL VIVO

FINALMENTE E DIVENTATO

REALTA’.’LA MATTINA AR-

RIVAI A TORINO ALLE

11:15 SCESI DAL PULMAN

E ANCORA NON RIUSCIVO

A CREDERCI CHE FOSSE

TUTTO VERO, MI SEMBRA-

VA DI VVIVERE UN SO-

GNO,TREMAVO DALLA

GIOIA E DALL’EMOZIONE.IN ATTESA DELL’APERTURA DEI

CANCELLI PER ENTRARE ALLO STADIO, FECI UN ESPLO-

RAZIONE DI TORINO VISITAI TUTTE LE BANCARELLE SUI

MARCIAPIEDI FUORI ALLO STADIO DOVE COMPRAI DUE

MINI POSTER DEL GRANDE, IMMENSO ED UNICO CAPITA-

NO “ALESSANDRO DEL PIERO” E ANCHE UN BRACIALETTO

DELLA JUVE, POI L’IMMENSO CENTRO COMMERCIALE, .POI

EBBI ANCHE LA FORTUNA DI VEDERE LO JUVENTUS MU-

SEUM, CHE E’ STATO FONDATO DALLA JUVENTUS IL 16

MAGGIO 2012, UN MUSEO IMMENSO DOVE SONO POSTATI

TUTTI I TROFEI VINTI SUL CAMPO E DICO SUL CAMPO DAL-

LA MIA AMATA VECCHIA SIGNORA. ALLE 13:45 ENTRAI FI-

NALMENTE ALLO JUVENTUS STADIUM, ERO EMOZIONATIS-

SIMO MA ALLO STESSO TEMPO ERO CONCENTRATO AL

100% SULLA PARTITA, PERCHE’ JUVENTUS - GENOA ERA

UNA PARTITA CHE LA JUVE NON POTEVA E NON DOVEVA

ASSOLUTAMENTE SBAGLIARE…… AVEVO UNA TENSIONE

INCREDIBILE ADOSSO VISTA L’IMPORTANZA CHE AVEVA

QUELLA PARTITA, DATO CHE LA DOMENICA PRECEDENTE

(20 OTTOBBRE) PERDEMMO CONTRO LA FIORENTINA A FI-

RENZE 4-2….QUELLA DI FIRENZE FU LA PARTITA PIU’ IN-

CREDIBILE CHE IO ABBIA MAI VISTO, GLI ULTIMI 15 MINU-

TI PIU’ PAZZI DELLA STORIA DEL CALCIO…PER 75 MINUTI

DOMINNAMO LA PARTITA, LA FIORENTINA NON RIUSCI’ MAI

A TIRARE VERSO LA PORTA BIANCONERA, FINO APPUNTO

AL MINUTO 75 QUANDO LA JUVE EBBE UN CROLLO FISICO E

MENTALE DI CONSEGUENZA SUB’ì LA RIMONTA DELLA

SQUADRA VIOLA. TORNANDO ALLA PARTITA JUVE-GENOA

VINCEMMO 2-0 CON RETI TUTTE SIGLATE NEL 1° TEMPO

CON LA FIRMA PRIMA DI ARTURO VIDAL SU RIGORE AL MI-

NUTI 23 POI DI CARLITOS TEVEZ AL MINUTO 36 DOPO UNA

BELLISSIMA AZIONE MANOVRATA.LA GIOIA ERA IMMENSA,

INDESCRIVIBILE, QUASI NON AVEVO PIU VOCE DALLE URLA

PER GIOIA PER QUELLA VITTORIA. ALLE 17 INIZIAI AD

USCIRE DALLO STADIO E CI MISI NON MENO, MA FORSE

ANCHE PIU’ DI MEZZ’ORA PER ARRIVARE AL PULMAN PAR-

TII’ DA TORINO ALLE 18:30 DIREZIONE SANTA MARIA CA-

PUA VETERE, ARRIVAI LA MATTINA SEGUENTE ALLE 03:30

IO ERO STANCHISSIMO AVEVO UN SONNO INCREDIBILE,

MA ALLO STESSO TEMPO ERO STRAFELICISSIMO SIA PER

COME ERA ANDATA LA PARTITA SIA PERCHE’ SI ERA REA-

LIZZATO UNO DEI PIU’ GRANDI SOGNI DELLA MIA VITA.

Giovanni AMATO IV BEL

UNA GIORNATA ALLO STADIO: JUVE - GENOA

CARNEVALE DI CAPUA 129° EDIZIONE di Vincenzo VERRILLO V AM

NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 14

Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO

III BMM

L'ANGOLO

DEI DISEGNI

NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014 Pagina 15

E INTANTO CON UN SEMPLICE SGUARDO.

UNA PAROLA, UN SORRISO

DA QUEL MOMENTO NON SONO MAI

RIUSCITA A DIMENTICARTI SEI

DIVENTATO L'UNICA COSA CHE MI FA VIVERE

SEI COME L'ACQUA PER DISSETARMI E

L'ARIA PER RESPIRARE SEI DIVENTATO

INDISPENSABILE AMORE MIO.

TI SENTO NEL L'ARIA CHE RESPIRO.

TI SENTO NELLA MIA ANIMA

TI SENTO NEL TEMPO

TI SENTO IN OGNI PARTE DI ME

TI SENTO NELLA MIA TESTA

TI SENTO NEL MIO CUORE

TI SENTO IN OGNI PARTE DI DEL

MONDO CHE CI CIRCONDA E

SOPRATTUTTO NEL NOSTRO AMORE

di fuoco.

Raffaella PALMIERI IV ACA

A VOLTE AFFOGO NELLE LACRIME DEL CUORE

AFFOGO NEI SENTIMENTI, NEI DOLORI,

NELLE FERITE CHE CONTINUANO AD UCCIDERE

LA MIA ANIMA SENZA LASCIARE ALCUNA

VIA D'USCITA…

LACRIME DI SOFFERENZA

PIANGO DI DOLORE DALLA TUA DELUSIONE

CHE HAI DATO AL MIO CUORE.

CHE SI SENTE TRISTE E DELUSO E SCONVOLTO

DALL'AMORE FALSO CHE MI HAI DATO.

IN PASSATO CON TE MI SENTIVO ALLE STELLE

ERO FELICE, MA ORA MI RITROVO ALLE STALLE

CON TANTE SOFFERENZE ORA MI RITROVO SOLA

SENZA NESSUNO CHE MI AIUTA A NON ESSERE

ABBONDATA DA TUTTI, MA TI SBAGLI PERCHÉ

UN GIORNO RITROVERÒ IL MIO VERO

AMORE E RICOMINCERÒ DA ZERO.

Pagina 16 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

L'ANGOLO DELLA POESIA

RIVEDO TE di Raffaella PALMIERI

In ogni verso rivedo te e il nostro amore.

Spero solo che il tempo

rimargini le ferite.

Il cuore mio soffre.

Dolce e amaro nel ricordo che va e viene

come un'altra luna abbandonata

in un prato di papaveri.

Non riuscirò a lasciarti andare via.

Mi hai dato tutto quello che cercavo.

Ora sono vuota

Artigli di ferro sopra il mio cuore

Sento che mi è stata strappata la gemma dell'anello

Non uno dei tanti

L'ho perso tra la moltitudine

grigia e finta dei miei giorni.

AMMORE PERDUTO di Totò - Antonio de Curtis Ammore perduto,

ì t’ero truvato,

nun aggio saputo

tenerte cu mme.

Ammore perduto

m’ha ditto stu core,

ca tard ha saputo

tu ch’ire pe mmè.

LL’AMMORE anonimo napoletano

Ll’Ammore è comme ‘o vine: te ‘mbriache doce

doce, chiane chiane. Nun te fa capì cchiù niente.

Te porte assaje luntane.

Ll’Ammore è comme ‘o zucchere cà miette dint”o

cafè. Te leve tutte l’amare. Te trase cò sapore

dinte ‘e vene e nun ne può fà cchiù almene.

Ll’Ammore ‘e comme ‘o ciore: culurate, prufu-

mate. E’ nà tempeste ca fà scurdà ‘o passate.

“La forza dell’amore” di Saffo

Scuote Amore il mio cuore

come il vento sul monte

si abbatte sulle querce.

Subito a me il cuore si agita nel petto

solo che appena ti veda, e la voce

non esce, e la lingua si spezza.

Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle,

e gli occhi più non vedono

e rombano le orecchie.

Pagina 17 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

POESIE DEL ….21 MARZO 2014

Giovanni BENINCASA (V AM) Redattore

Gianmarco DE LUCIA (V BT) Redattore

Nicola AIEZZA (IV BEL) Redattore

Nicolamario DI ROBBIO (IV BEL) Redattore

Carmine BENINCASA (IV ACA) Redattore

Raffaella PALMIERI (IV CA) poesie

Carla PETRELLA (IV ACA) Redattore

Salvatore SGUEGLIA (III AMM) Redattore

Angelica CARAMIELLO (III BMM) Redattore

Mario J ZIPPO (III BMM) Redattore

Free lance:

Daniele VASTANO (3AM Grazzanise)

Girolamo PETRELLA e Maria RAIMONDO (3AM Grazzanise)

Antonio CARNIATO (IV AMM)

Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO (III BMM)

Benedetto MEROLA (IV BEL)

Collaboratori:

Docenti di Materie letterarie

Prof. ssa Antonella POZZUOLI per la sede di Grazzanise

Grafici e Art Director:

Giovanni CASAVECCHIA D'AMICO (III BMM)

Benedetto MEROLA (IV BEL)

Giovanni BENINCASA (V AM)

Vincenzo VERRILLO (V AM)

Direttore responsabile:

Prof. ssa Angelina SGUEGLIA

Pagina 18 NUMERO 3: FEBBRAIO—MARZO Anno scolastico 2013/2014

LA REDAZIONE