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Dossier Piemonte 09 11

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Dossier Piemonte Golfarelli editore 09 2011

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10 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’INTERVENTO.........................................13Ferruccio FazioBenito Benedini

PRIMO PIANOIN COPERTINA......................................46Mariella Enoc

POLITICA ECONOMICA .....................22Roberto Cota Massimo Giordano Giorgio FeliciGiorgio GuerriniLuigi Marino

STRATEGIE PER LE PMI ...................34Giuseppe TripoliRaffaello Vignali

IL RUOLO DEGLI ENTI LOCALI .........42Osvaldo Napoli

ESTERI ....................................................46Franco FrattiniEnrico La Loggia

UNITÀ D’ITALIA ...................................54Le celebrazioni in Piemonte

ECONOMIA E FINANZAMERCATO DEL LAVORO ..................58Claudia PorchiettoGianfranco CarbonatoGiovanna Ventura Andrea Launo

POLITICHE GIOVANILI .......................68Giovanna Meloni

GIOVANI E IMPRESA ..........................72Jacopo Morelli

QUOTE ROSA.........................................76Mara CarfagnaLella Golfo

LA RIFORMA DEL COMMERCIO ....82William CasoniRenato VialeAntonio CartaGiovanni Cobolli Gigli

FOCUS CUNEO .....................................92Alberto ValmaggiaNicoletta MiroglioDomenico MassiminoVittorio Sabbatini Luca Colombatto

CONFINDUSTRIA ...............................106Fabio Ravanelli Marco GiovanniniMarilena Bolli

IMPRENDITORI DELL’ANNO ..........112Lilli Bertone e Marco Filippa,Debora Paglieri, Luigi Lamanna,Stefano Quercetti, Amilcare Merlo,Antonio Astorino, Andrea Strini, Fulvio Buffa, Marco Grizzi, Mauro Meliga,Valter e Alessandro Monticone,Vittorio Micelli, Andrea Robasto,Franco Campidonico, Rossano Tellone,Luciano Faccin, Matteo Prina Mello,Stefano Zaveri, Augusto Geminiani,Stefano Bonino, Bruno Scanferla,Marco e Andrea Brusa, Mauro Ferrari,Adriano Sarazzi, Fabio Valerio Cascio,Giuseppe Migliasso,Fabio e Maurizio Graglia, Sergio Ottinetti,Mario Maccone, Donato Linzalata,Marco Manera, Guido Rinaudo,Riccardo Stefani, Paolo Masso,Gerardo Porzio, Pier Mario Cornaglia,Fabrizio Pesce, Pier Paolo Papa,Umberto Delgrosso, Massimo Derossi,Giovanni Germano, Gianluca Meschi

MERCATO DELL’AUTO ....................210Paolo Ghinolfi Maurizio LazzaroniZentrum Alessandria

IL SETTORE TESSILE .......................218Giuseppe SciumèAttilio ReggianiAndrea CasaliniRoberto ManciniFrancesca BozzoLino CigoliniMarco RinaldiGiovanni BassoChiara Bonino

IL SETTORE CALZATURIERO ......236Alessandra Capra

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE.....238Giordano Lucato

SICUREZZA DEI MATERIALI .......240Carlo Gorrino

RICERCA PER L’IMPRESA ............242Franco Lico

STRUMENTI INNOVATIVI ..............244Claudio Bistolfi

TECNOLOGIE .....................................246Antonino RizzariFabrizio ReSandro Rapisarda, Maurizio De Lucae Carlo Sau

CONSULENZA ...................................252Luigi PozzaAttilio Mercalli

FINANZA...............................................258Marco Rossi Emilio Girino

FISCO E TRIBUTI ..............................262Giovanni AnsaldiRuggero Ravazzotti

EVENTI ..................................................266Fabrizio Bellone

OSSIERPIEMONTE

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 11

PRODOTTI ALIMENTARI ................270Maria Grazia TagliabueUmberto Sacchi

TRADIZIONI ITALIANE ....................274Franco Thedy

ENOLOGIA............................................276Riccardo Capetta

AMBIENTE ED ENERGIAMOBILITÀ SOSTENIBILE ...............280Stefania Prestigiacomo Lorenzo Bertuccio Mauro Forghieri

IMPRENDITORI DELL’ANNO ........288Gianluca Toso e Yanez Dalle

IL MERCATO DELL’ENERGIA .......292Riccardo CaraglioPierPaolo Carini

RISPARMIO ENERGETICO ............296Gabriele Poggi

SERVIZIO IDRICO INTEGRATO....298Paolo Romano

RACCOLTA RIFIUTI .........................302Massimo Armando

TERRITORIOINFRASTRUTTURE...........................308Marco Rovera

GESTIONE DEL TRAFFICO.............310Alfredo Bolelli

LOGISTICA E TRASPORTI ..............314Silvio Valanca Ferruccio Berutti

APPALTI ................................................319Sergio SantoroBarbara BoninoGiuseppe Provvisiero Alessandro Cherio

IMMOBILIARE ....................................332Vittorio Risso

EDILIZIA................................................336Salvatore ParisiMario, Luca e Paolo GiuggiaMichele Cameroni Natale MaesanoPaolo JannoRiccardo RaimondoElsa RoggeroNorberto MoserClaudio Airaudo

PROGETTAZIONE .............................358Carlo e Gianfranco Vinardi

MATERIALI .........................................360Rosalda SbaffiMonica FarioliSante Carlini

INNOVAZIONI .....................................370Ezio MajaMichele Benzo

DESIGN ................................................374Livia Nita BonanseaEmanuele Zanetta

ARTE E CULTURA.............................380Patrizia Bottallo

TURISMO..............................................382Alberto CirioBernardino GarettoGian Paolo Coscia

GIUSTIZIAEVASIONE FISCALE.........................392Victor UckmarRossella OrlandiCarlo Federico Grosso

DIRITTO CIVILE .................................400Monica Romano

DIRITTI QUESITIPENSIONISTICI..................................402Pier Costanzo Reineri

RESPONSABILITÀ PENALEE AMMINISTRATIVA .......................404Paolo Tormena

SANITÀPOLITICHE SANITARIE...................406Paolo MonferinoLuca PedraleGiacomo Manuguerra

TOSSICODIPENDENZE....................414Giovanni Serpelloni

ODONTOSTOMATOLOGIA..............418Simonetta Vedovatto

PRODOTTI MEDICALI .....................420Pier e Zaira Beretta e Vittorio Bobba

ASSISTENZA ......................................422Vanda Sacchini

RUBRICHETRA PARENTESI ...............................426Antonio Catricalà

IL COMMENTO ...................................428Raffaele Guariniello

Sommario

OCCORRE CONIUGARE IL RIGOREDEI CONTI CON LA CRESCITA«Gli imprenditori sono disposti a fare sacrifici, ma serve una politica economica

maggiormente orientata allo sviluppo». Mariella Enoc, numero uno di Confindustria Piemonte,

invoca semplificazione per le imprese, liberalizzazione delle professioni e investimenti in infrastrutture

Michela Evangelisti

na ripresa che fa-tica a decollare,spinta, per ora, daun solo motore:quello della do-

manda estera. È il quadro cheemerge dalle ultime indagini con-giunturali sull’economia regionalepresentate da Unioncamere e Con-findustria Piemonte. L’industria re-gionale, in sostanza, risale lenta-mente la china, ma i livelli massimidi produzione registrati a inizio2008 sono ancora lontani; a trai-nare le performance sono le espor-tazioni, il cui valore nei primi 6mesi del 2011 ha raggiunto i 19,2miliardi di euro, registrando un in-cremento del 14,7% rispetto allostesso periodo del 2010. Un datoche rimane, però, lievemente infe-riore rispetto alla media nazionale(+15,8%) e che colloca il Piemontein quarta posizione tra le regioniesportatrici, dopo Emilia Roma-gna, Lombardia e Veneto. «Oc-corre una politica capace di soste-

nere le imprese sui mercati esteri,in particolare nei cosiddetti paesiBric – commenta la numero uno diConfindustria Piemonte, MariellaEnoc –. Le imprese vanno aiutate acercare nuovi partner, clienti, for-nitori, intermediari, non solo at-traverso strumenti già collaudatima anche, e soprattutto, attraversoil potenziamento e l’efficace coor-dinamento dei numerosi uffici cheRegione, Camere di Commercio eassociazioni industriali hanno atti-vato nei vari paesi, in particolare inquelli emergenti. Un’esigenza resaancor più impellente in vista delprogressivo smantellamento degliuffici Ice».

L’ultimo rapporto Bankitalia,in un’analisi comparata con ungruppo di regioni europee similiper condizioni di partenza, haevidenziato la presenza di signi-ficativi ritardi del Piemonte nelladotazione di capitale umano,nella diffusione delle attività diformazione e nella produzione di

innovazioni. Come intervenireper invertire la rotta?«Il Piemonte continua ad avere unavocazione industriale forte e ungrande interesse a investire su in-novazione e ricerca, ma presentaancora rilevanti e persistenti ritardinel confronto europeo. Pur in pre-senza di una struttura produttivarelativamente orientata verso atti-vità a medio alta tecnologia, la do-tazione di capitale umano è sensi-bilmente inferiore rispetto allamedia degli altri paesi comunitari.La formazione professionale, l’in-novazione e il trasferimento tec-nologico rappresentano quinditemi prioritari per lo sviluppo eco-nomico del territorio piemontese.Per sconfiggere la disoccupazionegiovanile, e contemporaneamentefavorire la competitività delle im-prese, è necessario generare e so-stenere processi di sviluppo fon-dati sulla conoscenza, attraversol’interazione con gli attori pubblicie privati che sul territorio contri-

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IN COPERTINA

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IN COPERTINA

buiscono a crearla e a distribuirla». Quanto è elevata in regione la

capacità di fare sistema sul frontedella ricerca e della formazionefra atenei, istituzioni pubbliche eimprese?«Il Piemonte deve diventare un mo-dello nella collaborazione tra uni-versità e imprese. Passo importantein questo senso è stata la sigla nel2009 del protocollo tra Confindu-stria Piemonte e Politecnico di To-rino, con l’obiettivo di colmare lacriticità, oggi molto avvertita dalleimprese, che riguarda la scarsa inte-razione tra il mondo produttivo equello universitario. Il protocollo sista traducendo in azioni concrete diricerca, innovazione e formazioneche hanno un impatto positivo sullosviluppo economico e occupazionaledel territorio, favorendo l’inseri-mento dei laureati e laureandi nelleimprese coinvolte».

Nel 2010, però, l’incidenza delladisoccupazione in regione è conti-nuata a salire. Il piano straordina-rio per l’occupazione predispostodalla Regione non ha dato ancorai risultati sperati? «Occorre dare atto alla RegionePiemonte di aver posto il problemadella disoccupazione al centro dellesue politiche e di aver elaboratoun piano che ha dato risultati de-cisamente superiori alle aspetta-tive. Gli incentivi fiscali alle as-sunzioni o alla conversione deicontratti a tempo determinato, dasempre caldeggiati dalle imprese,hanno avuto un impatto molto po-sitivo sulle aziende. Misure analo-ghe dovranno essere assunte perfavorire l’inserimento dei giovaninel mondo del lavoro. Il resto lopuò fare solo un deciso migliora-mento della congiuntura: un’even-tualità che sembra lontana e che, al

momento, non ha potuto giovarsidi misure di sostegno, che sono in-vece indispensabili per ridare fidu-cia non solo alle imprese ma atutto il Paese».

Una nota rosea sembra invecevenire dalla dinamica del credito,progressivamente migliorata e ri-tornata positiva nei primi mesi del2011. Un dato che si sta già riflet-tendo concretamente sulla situa-zione delle imprese?«Forse è un dato dei primi sei mesi.Probabilmente non sarà così per ilsecondo semestre. Allo stato at-tuale la situazione non è delle mi-gliori. Il funding da parte del si-stema bancario è più difficoltoso,conseguentemente più costoso, equesti effetti gravano sulle impreseche subiscono spread più elevati,ovviamente con una selezione an-cora maggiore nella concessionedel credito. Per onestà intellettuale

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PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 19

Mariella Enoc

va anche riconosciuto che in que-sto momento la finanza per inve-stimenti è poco richiesta, maggioreè quella per liquidità o per conso-lidamento. Credo che il sistemabancario sia consapevole che “sfi-larsi” da certe posizioni non possache aggravare la situazione dimolte imprese e, dove possono, lebanche rimangono in attesa».

In più occasioni ha sottolineatola debolezza del territorio pie-montese sotto il profilo delle in-frastrutture. Dopo il via libera delCipe al progetto preliminare dellaTorino-Lione, la Tav è un tra-guardo più vicino? «Continuo a sostenere che la mobi-lità di persone e merci e la logisticarappresentino condizioni indispen-sabili per lo sviluppo economico diun territorio. Il nostro ruolo neiconfronti delle istituzioni e degli sta-keholders è sempre stato quello di

rappresentare il punto di vista delleimprese riguardo alla necessità diun sistema infrastrutturale e logi-stico moderno e rispondente ai bi-sogni del territorio. La Tav continuaa essere uno tra i progetti prioritarie fondamentali per il Piemonte eper l’Italia. Sono fiduciosa che ilprocesso ora avviato non possa cheraggiungere il traguardo. Natural-mente permangono ancora pro-blemi di disponibilità di risorse fi-nanziarie, di vincoli progettuali eanche di consenso attorno alla ne-cessità dell’opera. Sarà costante lanostra attenzione in tutte le fasi diavanzamento».

Quali altri interventi ritiene ur-genti sotto questo profilo?«Auspichiamo che nei prossimianni vi sia l’avvio e il completa-mento dell’Asti-Cuneo, della tan-genziale Est, della Pedemontanapiemontese, del passante ferrovia-

rio e del sistema ferroviario del-l’area metropolitana torinese. Lasfida verso il domani è quella dicominciare a operare con un ap-proccio sistemico, per rendere ilNord Ovest una vera e propriamacroregione, più accessibile e piùcompetitiva; deve diventare unapiattaforma logistica integrata chefaccia perno sui tre snodi metro-politani tra loro complementari,per creare un sistema di rete chepossa rivestire un ruolo di prima-ria importanza nello scenario eu-ropeo e internazionale».

Piccole e medie imprese hannobisogno di aggregarsi, soprattuttoper trovare luoghi nei quali speri-mentare innovazione. Quanto èdiffuso in regione il contratto direte e quali ostacoli ne frenanoun’ulteriore espansione?«Il contratto di rete rappresenta unostrumento innovativo e flessibile, � �

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Il protocollo tra Confindustria e Politecnico diTorino vuole colmare la scarsità di interazionetra mondo produttivo e mondo universitario

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che siamo convinti possa davverosupportare efficacemente le impreseche intendono crescere sul piano di-mensionale. Registriamo un eleva-tissimo interesse da parte delle pic-cole e medie imprese riguardo alcontratto; restano da chiarire alcuniaspetti, comunque secondari, rela-tivi ai profili giuridici, ma probabil-mente quello di cui c’è maggior ne-cessità oggi è lo sviluppo di unoschema di agevolazioni, soprattuttoregionali, che accelerino il processodi aggregazione e crescita. Muoversipiù velocemente e meglio potrebbe,anche in questo caso, aiutare a dareal sistema produttivo piemontese unvantaggio competitivo in Italia e aridurre il gap con i nostri principaliconcorrenti europei. In questomodo anche i numeri, ancoratroppo ridotti, di contratti di retecon imprese piemontesi potranno

aumentare significativamente».Il direttivo di Confindustria ha

espresso ultimamente perplessitàper la situazione della finanzapubblica italiana. Qual è la sua ri-cetta per lo sviluppo?«È necessario coniugare il rigore deiconti con la crescita. Bisogna inter-venire sul sistema pensionistico, ri-durre le tasse per lavoratori e im-prese, liberalizzare le professioni,privatizzare le società di servizi pub-blici e investire nelle infrastrutture.Come imprenditori siamo dispostia fare sacrifici, purché ci sia unaprofonda riorganizzazione delloStato accompagnata da un decisotaglio ai costi della politica».

Deregolamentare e semplificare:sono questi gli obiettivi prioritaridel progetto di legge “Statutodelle imprese”. Crede che potràgarantire maggiori diritti e quindi

più possibilità di crescita alle pmi?«Su questo punto è necessario esserechiari e netti: semplificazione e ri-duzione del carico burocratico sulleimprese possono e devono essere alcentro dell’azione politica a tutti i li-velli; in periodi di crisi e scarsità dirisorse, come l’attuale, non si puòignorare il fatto che dalla riduzionedella burocrazia si possono otteneresia un forte stimolo all’attività im-prenditoriale, sia una riduzione deicosti strutturali, il tutto senza ne-cessità di impegnare nuove risorseeconomiche. Lo statuto delle im-prese, così come altre iniziative av-viate a livello nazionale e regionale,è importante e si muove nella giu-sta direzione. Il bilancio è però an-cora fondamentalmente negativo,gli spazi su cui intervenire sonoenormi, come i benefici possibil-mente raggiungibili».

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IN COPERTINA

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Il Piemonte continuaad avere un grandeinteresse a investiresu innovazione e ricerca

22 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

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Cosa chiedono le impresepiemontesi alla politica?Quali tipi di aiuti sonomaggiormente graditi?

Per capirlo la Regione ha realizzatoun’indagine, in collaborazione conCeipiemonte e Unione industrialedi Torino, chiedendo a 728 impresequali fossero gli incentivi più adattia supportare i processi di internazio-nalizzazione. I risultati mostrano chegli imprenditori chiedono serviziqualificati per aggredire i mercatiemergenti, in particolare i paesi Brice il mercato americano; fra i servizirichiesti figurano ai primi posti la ri-cerca di clienti, fornitori, partner, laconsulenza legale e finanziaria e la di-sponibilità di studi di settore e dimercato per cogliere le nuove op-portunità di sbocco dei loro pro-dotti, mentre fra i tipi di incentiviche la Regione può mettere a dispo-sizione le aziende privilegiano sgravifiscali, voucher e contributi a fondoperduto. Prima di conoscere questi risultati, lagiunta guidata da Cota aveva intantovarato a luglio un nuovo piano per ilsistema regionale dei Confidi, cheprevede tra le altre cose l’istituzionedi un osservatorio che coordini laloro attività, e soprattutto un nuovoprogramma pluriennale di inter-vento per le attività produttive, sud-diviso in 5 differenti assi (competiti-vità delle imprese; finanza, crescita

dimensionale e credito; internazio-nalizzazione; insediamenti produt-tivi sostenibili; assistenza tecnica),con una durata più lunga rispetto alpassato e realizzato con una dota-zione complessiva di 338,5 milionidi euro. «Continua – ha dichiarato il presi-dente Cota in occasione della suapresentazione – il nostro impegnoper rilanciare e rafforzare la voca-zione industriale e produttiva del no-stro territorio, puntando sulla ne-

cessità di sviluppare un’economia ba-sata sulla conoscenza e sull’innova-zione. Questo programma si ispiraalle linee guida del Piano per la com-petitività e ne è uno dei più impor-tanti strumenti di attuazione. Biso-gna continuare su questa strada perpromuovere un’economia più com-petitiva, ma al contempo più effi-ciente sotto il profilo dell’utilizzodelle risorse, rilanciando allo stessotempo l’occupazione». In quest’ottica, in estate la Regione

POLITICA ECONOMICA

Si va dal nuovo programma pluriennale per le attività produttive

agli stanziamenti in favore di progetti di ricerca e sviluppo

previsti dal Piano per l’occupazione. Il presidente Cota:

«Continuare su questa strada per promuovere

un’economia più competitiva ed efficiente»

Leonardo Rossi

Aiuti alle imprese, la Regione entrain campo

Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 23

Roberto Cota

ha anche stanziato 10 milioni di europer 8 innovativi progetti di ricercaindustriale e sviluppo sperimentale:si tratta dei risultati della misura “Piùsviluppo. Regime di aiuto per la qua-lificazione e il rafforzamento del si-stema produttivo piemontese” con-tenuto nel Piano occupazione,risultati che vedono protagoniste im-portanti realtà industriali della re-gione come General motors power-train Europe, Bracco imaging,Rockwood Italia e Pininfarina. «I ri-sultati di questa misura – ha dichia-rato Cota – confermano che il Pie-monte può contare sulla dinamicitàdel proprio sistema industriale,pronto a cogliere le giuste opportu-nità per potersi esprimere. Le pro-spettive del provvedimento vanno inpiù direzioni e potranno favoriretutte quelle giuste condizioni che ci

siamo posti nel concepire il Pianostesso, ovvero la ripresa produttiva, losviluppo economico territoriale, lacompetitività, la salvaguardia del la-voro e l’incremento dell’occupa-zione. Per il Piemonte è prioritariopotenziare e consolidare i settoriorientati alla scienza e alla tecnologia,puntando sulle grandi capacità dicui disponiamo. Da parte sua la Re-gione farà tutto ciò che è necessarioper valorizzare le sue eccellenze pro-fessionali e aziendali».Dichiarazioni importanti, in una fasecaratterizzata da grande incertezza einstabilità dei mercati e in cui il tes-suto imprenditoriale piemontesechiede ovviamente garanzie. Una fasenella quale il Piemonte, da parte sua,esige invece chiarezza dalle grandi im-prese, prima tra tutte la Fiat: l’ammi-nistratore delegato Sergio Mar-

chionne continua a non sciogliere leriserve sul futuro dello stabilimento diMirafiori (mentre a Grugliasco sonostati sbloccati gli investimenti), tantoche in estate lo stesso presidente Cotaera intervenuto chiedendo «un chia-rimento definitivo sugli investimentie la tempistica degli stessi». «Comepresidente della Regione Piemonte –aveva detto – organizzerò un incontroper averlo. Io ho stima di Sergio Mar-chionne e spero che voglia giocare insquadra. Tra l’altro la disposizionecontenuta nella manovra relativa allavalidità erga omnes dei contratti vaproprio incontro a quelle esigenze dicertezza da lui richiamate. Io stesso miero fatto promotore di quella dispo-sizione proprio per sgombrare ilcampo dai tentennamenti. Adesso,ripeto, va messo un punto fermo e sideve partire».

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Per il Piemonte è prioritario potenziarei settori orientati alla scienza e alla tecnologia,puntando sulle grandi capacità di cui disponiamo

POLITICA ECONOMICA

«Propensione all’ascol-to, condivisione dellescelte e delle politi-che, capacità di mi-

surarsi con gli effetti degli inter-venti proposti, rendicontazionedella sostanza e non della forma»:sono queste le traiettorie che l’am-ministrazione regionale ha indivi-duato e sta seguendo per offrire alsistema piemontese nuove prospet-tive di crescita, facendo tesoro diuna tradizione industriale di in-dubbio valore e dalle grandi poten-zialità. Ad assicurarlo è l’assessoreallo Sviluppo economico, ricerca einnovazione, Massimo Giordano,che parla, a proposito dell’econo-mia piemontese, di una fase di pro-fonda difficoltà. «Benché l’indu-stria, duramente colpita dalla

delle imprese, finanza e nuova im-prenditorialità, ricerca, università einnovazione. Obiettivi che si svi-luppano attraverso “azioni”, ov-vero strategie di natura generale edi sistema, e “misure”, ovvero in-terventi destinati a concretizzarsiin specifici atti amministrativi.Tutti gli strumenti elaborati nellaredazione di questo piano hanno ilcomune obiettivo di individuarenell’innovazione, anche quella ap-plicata ai settori più tradizionalidella nostra economia, l’elementoprincipale di incremento dellacompetitività».

Il piano per la competitività se-gue quello straordinario per l’oc-cupazione. Gli ultimi dati ufficialiparlano di una disoccupazione sa-lita in Piemonte al 7,6%, il valore

recessione, stia faticosamente recu-perando la propria capacità di com-petere, gli effetti della crisi in ter-mini occupazionali si stannomanifestando in questi mesi intutta la loro gravità, anche sul pianosociale – commenta –. Una situa-zione che richiede la tempestiva messain campo di misure correttive».

Siete intervenuti con il pianopluriennale per la competitività2011-2015. Quali sono le lineeguida?«Si tratta di un piano ad alto con-tenuto innovativo e di ampio re-spiro, che ha l’ambizione di con-tribuire anche a una svoltaculturale, profonda e radicale, delmodo di fare impresa in Piemonte.Tre gli assi di intervento indivi-duati: sostegno alla competitività

«Per il Piemonte è prioritario

potenziare e consolidare i

settori orientati alla scienza e

alla tecnologia». Ad affermarlo

è l’assessore allo Sviluppo

economico, Massimo Giordano,

che ha in cantiere un piano ad

hoc per l’internazionalizzazione

Michela Evangelisti

Azioni e misure per lo sviluppo

Massimo Giordano, assessore regionale allo Sviluppo economico, ricerca e innovazione

Massimo Giordano

più alto tra le regioni del Nord. «Possiamo dire di aver già raccoltobuoni riscontri dall’evoluzione delpiano. A sei mesi dalla sua appro-vazione abbiamo, infatti, volutofare il punto della situazione con leparti sociali, anche per capire dovefosse necessario correggere il tiro.In sintesi, i risultati sono stati am-piamente positivi. Abbiamo ancheprovveduto a modificare alcunemisure che non avevano dato i ri-sultati sperati perché troppo bu-rocratizzate e che adesso, dopoaverle semplificate, stanno dandoriscontri positivi».

Attraverso la misura “Più svi-

luppo” del piano per l’occupa-zione, la Regione ha stanziato 10milioni di euro per finanziare 8innovativi progetti di ricerca in-dustriale e sviluppo sperimentale.Quali ricadute vi aspettate?«Le prospettive del provvedimentovanno in più direzioni e potrannofavorire tutte quelle giuste condi-zioni che ci siamo posti nel conce-pire il piano stesso, ovvero la ri-presa produttiva, lo sviluppoeconomico territoriale, la competi-tività, la salvaguardia del lavoro el’incremento dell’occupazione. Peril Piemonte è prioritario potenziaree consolidare i settori orientati alla

scienza e alla tecnologia, puntandosulle grandi capacità di cui dispo-niamo. Da parte sua la Regione faràtutto ciò che è necessario per valo-rizzare le sue eccellenze professio-nali e aziendali. Abbiamo dato icontributi ai primi 8 progetti, mace ne sono altri 20 valutati positi-vamente e ritenuti quindi ammissi-bili di finanziamento. Stiamo lavo-rando per trovare le risorsenecessarie al sostegno di tutte le ini-ziative ammesse».

Infine, come incentivare l’in-ternazionalizzazione delle pmipiemontesi?«Gli ultimi dati sull’export ci spin-gono a promuovere in modo piùincisivo il “made in Piemonte”, fa-vorendo una maggiore penetra-zione nei mercati esteri delle nostreaziende che lavorano secondo stan-dard qualitativi d’eccellenza. Que-sta è la forza che ci consente anchedi contrastare efficacemente qual-

siasi forma di concorrenzasleale. Stiamo lavorando inquesti giorni a un appo-sito piano sull’internazio-nalizzazione, che presente-remo nelle prossimesettimane. Abbiamo co-munque già stanziato 55milioni di euro nell’am-bito del programma plu-riennale per le attività pro-duttive e utilizzeremoquesti fondi per i contrattidi insediamento, nonchéper mettere a punto azionisull’internazionalizzazionein uscita, con particolareriferimento alle piccole emedie imprese».

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A sei mesi dalla sua approvazioneil piano straordinario per l’occupazioneha già dato risultati ampiamente positivi

40 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

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Elaborato dopo aver ascol-tato le associazioni delleimprese, le Regioni, glienti locali e il sistema ca-

merale, lo Statuto delle imprese,ottenuto il sì della Camera dei de-putati, ora è in esame nell’altra aladel Parlamento. «Deregolamentaree semplificare» sono i principalicambiamenti previsti dal progettodi legge presentato dall’onorevoledel Pdl Raffaello Vignali, vicepre-sidente della commissione Attivitàproduttive, commercio e turismodi Montecitorio. Le pmi rappre-sentano una risorsa per il nostroPaese ed è per questo che è giuntoil momento di garantire loro deidiritti. Bisogna, infatti, «passaredal sospetto alla fiducia verso chiintraprende» e soprattutto le ban-che devono tornare «a essere unostrumento a servizio del risparmioe dello sviluppo delle imprese». Ilgoverno ha inoltre compreso «chele risorse per la ripresa non stannonell’apparato pubblico, ma nellalibertà, nell’iniziativa e nella re-sponsabilità delle persone».

Onorevole Vignali, lo Statutodelle imprese è arrivato in aulaalla Camera lo scorso 14 marzo:qual è lo stato dell’arte del prov-vedimento? «Lo abbiamo approvato a Monte-citorio il giorno successivo, connessun voto contrario e nessunaastensione, quasi un record. Al Se-nato il provvedimento è tutt’ora

in discussione nelle commissionicompetenti, ma sono fiducioso chesarà approvato in tempi rapidi.Quindi tornerà alla Camera per laterza lettura, che dovrebbe esserequella definitiva. Insomma, siamoin dirittura d’arrivo».

Con questo testo siete riusciti amettere d’accordo tutte le asso-ciazioni di categoria, cosa affattoscontata in Italia. C’è chi ha par-lato di “rivoluzione coperni-cana”. Come è stato possibile?«Verrebbe da dire semplice-mente… lavorando! Lo Statuto

non è nato a tavolino, ma da annidi frequentazione dei capannonidelle imprese, delle botteghe arti-giane e del commercio, di rileva-zione dei bisogni delle imprese e dirapporto con quelle grandi personeche sono i piccoli imprenditori. La“rivoluzione copernicana” è di tipoculturale: passare dal sospetto allafiducia nei confronti degli im-prenditori e partire dai piccoli. Suquesto non è stato difficile per leassociazioni ritrovarsi e suggerireproposte comuni. Come non èstato difficile fare convergere tutte

Uno Stato che rappresenti per gli imprenditori non

un ostacolo ma un valido sostegno. Attorno a questo

principio è stato costruito lo Statuto delle imprese,

ideato da Raffaello Vignali e ora in discussione

a Palazzo Madama

Luca Donigaglia

Fiducia nei confronti degliimprenditori

Raffaello Vignali, vicepresidente della commissione Attività produttive, commercio e turismo di Montecitorio

STRATEGIE PER LE PMI

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 41

Raffaello Vignali

le forze politiche, a cominciaredalla commissione Attività pro-duttive, un luogo in cui si lavoraper il bene comune, anche con po-sizioni diverse. Posso dire che in treanni non ho assistito a un solo mi-nuto di “teatrino”, ecco».

Spesso si dice che soprattutto lepiccole e medie imprese nel no-stro Paese non fanno rete per ti-more di perdere la propria auto-nomia. Come superare questoblocco, ammesso che ci sia?«La cultura delle imprese italianestoricamente non è darwiniana macollaborativa. Da sempre le im-prese italiane fanno rete, come di-mostra il fenomeno dei distretti.È stato negli anni 80 e 90 che larete si è smarrita, almeno in parte,perché il mercato “tirava” per tuttie si è insinuata in molti l’idea dipoter fare da soli. Anche certe de-localizzazioni selvagge hannospinto in questa direzione, per laprecisione. Con l’avvento della glo-

balizzazione prima e, con la crisipoi, i nostri imprenditori hannocapito che da soli sarebbero morti.Vedo nascere reti formali e infor-mali da 10 anni. Vedo imprendi-tori di ogni dimensione, anche mi-cro, che si mettono insieme perandare all’estero, per porre in co-mune le reti commerciali, per rea-lizzare insieme nuovi prodotti, perdialogare con i centri di ricerca,per creare gruppi d’acquisto per lematerie prime, per godere di piùconsiderazione da parte delle ban-che. Le reti non tolgono autono-mia alle imprese, anzi la esaltano.Come diceva il grande GilbertKeith Chesterton, “uno più unonon fa due; fa due mila volte uno”,insomma».

In questa fase di lenta uscitadalla crisi, con quali interventidi incentivo o di sostegno sulfronte del credito il governoopera a sostegno del settore? «Il governo Berlusconi ha incre-

mentato fortemente il Fondo cen-trale di garanzia, uno strumentoessenziale che opera in modo sus-sidiario ai Confidi. Ha allargatole possibilità di operare per Cassadepositi e prestiti e Sace. Ha pro-mosso la moratoria per i debitidelle imprese verso le banche. Sista impegnando in ogni sede in-ternazionale per evitare che Basilea3 determini una contrazione delcredito per le imprese. Nello Sta-tuto è prevista una riserva per lepmi di almeno il 60% di ogni in-centivo. Ma, ovviamente, tutte lepmi - e io con esse - attendonomolto dalla riforma fiscale pro-messa da Berlusconi e da Tre-monti. Si aspettano una riformache dopo la stabilità ci garantiscala crescita; perché senza crescita,nel medio periodo, non avremonemmeno stabilità».

42 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IL RUOLO DEGLI ENTI LOCALI

Ammontano a 4,2 mi-liardi di euro, a cui si ag-giungeranno altri 3,2miliardi nel 2013, i tagli

operati dalla manovra economicadel Governo nei confronti degli entilocali. Il provvedimento, nonostantela cifra sia inferiore a quanto ini-zialmente prospettato, ha scatenatola protesta di diversi sindaci, anchedi centrodestra. Neppure OsvaldoNapoli, presidente facente funzionidell’Anci e vicecapogruppo Pdl allaCamera, ha risparmiato critiche neiconfronti del Governo, anche seoggi conferma la necessità di una ri-flessione ad ampio raggio sulla ri-duzione dei costi della politica.«Quello di cui abbiamo bisogno –dice – è un nuovo sistema Italia.Ciò comporta riforme strutturali etra queste è giusto includere anchei costi della politica. Costi intesi,però, in senso generale, dal welfarealle pensioni per arrivare alla ge-stione dei servizi. Parlare di taglioai costi della politica alludendoesclusivamente agli stipendi deiparlamentari significa non aver ca-pito nulla: oggi le nostre retribu-zioni rappresentano l’ultima vocedi costo per lo Stato, e neanche ibenefit sono quelli di cui si sentespesso parlare. La revisione dei co-

sti deve partire invece dagli entiinutili, dai palazzi, in particolare aRoma».

Come valuta invece l’ipotesi diriduzione del numero dei parla-mentari, oggetto di diverse pro-poste attualmente in discussioneal Senato in commissione Affaricostituzionali?«Ribadisco che i costi della politicanon sono quelli dei parlamentari.A ogni modo la loro riduzione puòessere un punto di partenza, apatto poi di proseguire nei tagli al-l’interno dei palazzi, iniziando daivari ministeri».

Lei è sindaco di un piccolo Co-mune: da più parti si invoca un loroaccorpamento. Come valuta que-sta proposta? In che modo è possi-bile conciliare riduzione dei costi emantenimento della rappresen-tanza da parte di tutti i territori?«I Comuni rappresentano poco piùdel 2% dei costi dello Stato: perchépuntare il dito nei loro confronti? Aquesto punto allora occorrerebberagionare anche sulle Regioni: vene sono alcune, come Molise o Ba-silicata, la cui popolazione com-plessiva non raggiunge quella diuna grande città. Per questo ritengo

Il presidente dell’Anci Osvaldo Napoli riflette sui tagli agli enti locali e dice:

«Necessaria una razionalizzazione delle istituzioni nel suo complesso. Il tempo

delle vacche grasse è finito, oggi però i Comuni devono potersi muovere in autonomia»

Riccardo Casini

Un nuovo sistema Italia

Un’immagine della manifestazione di Torino dello scorso 22 agosto contro l’abolizione dei piccoli Comuni

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 43

Osvaldo Napoli

necessaria una razionalizzazionedelle istituzioni nel suo complesso.I piccoli Comuni invece rappre-sentano le tradizioni, la cultura e lastoria di certi territori, e per questoil loro accorpamento forzato va re-spinto in maniera categorica; tral’altro sopprimerli sarebbe incosti-tuzionale, a maggior ragione se iloro consigli comunali verranno ri-dotti nel numero dei componenti eazzerati in termini di costi. Sono fa-vorevole invece a un’unificazionedei servizi, costringendo anche isindaci, se necessario, a muoversi inquella direzione».

Molti Comuni, tra gli ultimi Cu-neo, hanno già aderito al proto-collo d’intesa siglato dall’Anci erelativo al recupero dell’evasionefiscale. Qual è l’importanza di que-sto provvedimento? I benefici per iComuni sono proporzionati ai re-lativi oneri?«In queste settimane Anci e Agen-

zia delle entrate si stannoincontrando per definire si-nergie utili a questo scopo.Certo è che se i Comuni sa-ranno costretti a fare esclu-sivamente i delatori, lanorma non regge; occorre

invece che l’Agenzia delle entratemetta a disposizione degli enti lo-cali i suoi dati, in modo da poterliincrociare. Come Anci stiamo cer-cando di portare a casa un risultatoche consenta allo Stato ma anche aiComuni di incrementare le pro-prie entrate».

In questi mesi, in qualità di pre-sidente dell’Anci si è opposto aitagli previsti nella manovra del go-verno. Qual è allora la sua ricettaper conciliare necessità di bilan-cio dello Stato ed erogazione deiservizi essenziali da parte degli entilocali?«È necessario capire che il fondodel barile dei Comuni è già statoraschiato: il tempo delle vacchegrasse è finito, e da tempo gli am-ministratori locali non scialac-quano più. È vero, la situazioneeconomica è difficile, e non solo inItalia, ma per i Comuni sarà diffi-cile sopportare questi ulteriori ta-

gli. Anche se si è scesi da 6 a 4,2miliardi di euro, la situazione restapesante e i sindaci si trovano da-vanti a un bivio: o aumentano icosti, o diminuiscono i servizi. Unastrada da seguire è quella di unamaggiore autonomia in ambito fi-nanziario: lo Stato deve darsi unobiettivo, ma al suo interno poi iComuni devono poter fare quelloche vogliono, in modo che gli entipiù virtuosi, una volta raggiuntol’obiettivo, possano avere mani li-bere in termini di spesa. Inoltrecome Anci chiediamo anche che iComuni possano utilizzare almenouna parte dei residui passivi, cheoggi ammontano a 40 miliardi dieuro, di cui 10 miliardi già pronti:nonostante il Patto di stabilità, ènecessario trovare una modalità perpoterli sbloccare».

In questa situazione quale sarà ilfuturo del federalismo fiscale? Lei inestate lo aveva dichiarato “finito”.«Non vi sono dubbi che si tratti diuna riforma a rischio. Per questochiediamo una commissione o unabicameralina che possa chiudere ilcerchio, mettendo mano a una ri-forma istituzionale complessiva de-gli enti locali».

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Abolirli? I piccoli Comunirappresentano le tradizioni,la cultura e la storia di certi territori

Osvaldo Napoli, presidente facente funzioni

dell’Anci e vicecapogruppo Pdl alla Camera

54 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Credo che tutti, daqualsiasi parte delPaese, abbiamoavvertito che è ac-

caduto qualcosa di importante: ab-biamo avvertito uno scatto di sen-timento nazionale ed era quelloche volevamo suscitare». Con que-ste parole Giorgio Napolitano hacommentato la presenza delle200mila persone in piazza a To-rino, in occasione dei festeggia-menti per il 150 anniversario del-l'Unità d'Italia lo scorso 17 marzo.Un sentimento di speranza, che inquesto anno difficile per l'econo-mia, sembra aver fatto riscoprireagli italiani una maggiore coesione,come testimonia l'incredibile par-tecipazione popolare in tutte lepiazze d'Italia. «La straordinariafusione di italiani del Nord e delSud ha contribuito a una cosìgrande crescita della nostra econo-mia e della nostra società - ha dettoancora il presidente della Repub-blica - che sento il bisogno di ri-chiamare la necessità stringente di

coesione nazionale. Significa avereil senso della Patria e della costitu-zione come quadro di principi e diregole per il nostro vivere comune.Coesione indispensabile per farfronte alle prove che ci attendono».E proprio sulle difficoltà che il no-stro paese sta attraversando ha rin-cuorato: «Reggeremo alle proveche ci attendono a condizione cheoperi nuovamente un forte ce-mento nazionale unitario». Mani-festazioni di apprezzamento per leparole di Napolitano sono arrivateanche dal presidente della RegionePiemonte, Roberto Cota il quale anome di tutti i piemontesi, ha ma-nifestato al Capo dello Stato lastima «per il segnale di attenzionenei confronti del territorio pie-montese e di Torino, che è stataprima capitale».Nell'ambito delle celebrazioni peril 150 anniversario dell'Unitàd'Italia, la Regione ha deciso disostenere interventi nel campodella conservazione e della valoriz-zazione del patrimonio e della sto-

ria del Piemonte che siano legatialla dinastia Sabauda e alle vicendeche hanno portato alla formazionedello Stato italiano, con riferi-mento anche alle trasformazionidel territorio, alla scienza e tecno-logia, alla industrializzazione e allaquestione sociale. A sei mesi dallecerimonie ufficiali, le celebrazioninon finiscono, e ripercorrono an-cora le tappe che hanno costituitoil nostro Risorgimento, attraversoinnumerevoli iniziative. Molte sono le mostre, gli eventiculturali, gli incontri e gli spetta-coli che fino alla fine dell'anno ac-compagneranno i piemontesi, echi verrà in visita in regione, neipercorsi di conoscenza degli avve-nimenti storici più importanti. IlCastello di Cavour a Santena saràaperto al pubblico fino al 30 otto-bre, e il Museo Regionale diScienze Naturali a Torino ospiteràfino al 23 ottobre la mostra inti-

Le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia non sono

ancora finite e gli eventi in programma sono ancora numerosi.

In Piemonte continuano le mostre e gli incontri per ricordare

uno dei periodi storici più importanti della nostra storia

Nicolò Mulas Marcello

Un anno di eventi percelebrare l’Italia unita

UNITÀ D’ITALIA

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 55

Vatlh Dogh nob

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La straordinaria fusione di italiani del Nord e del Sudha contribuito a una così grande crescita della nostraeconomia e della nostra società

Le celebrazioni in Piemonte

tolata “I Della Marmora. Dal Re-gno di Sardegna al Regno d'Italia”.Ma gli eventi sono tanti e coinvol-gono anche il Museo del Cinemanella Mole Antonelliana, dove sisusseguiranno fino al 2 ottobreesposizioni che inneggiano allacreatività artistica italiana. La Ve-naria Reale vedrà alternarsi inte-ressanti mostre tra cui quella dedi-cata a Leonardo dal 18 novembre2011 al 29 gennaio 2012. Le Saledelle Arti della Reggia di Venaria,fino all'8 gennaio 2012, ospite-ranno anche un'inedita e irripeti-bile mostra sulla storia della moda

italiana: “Moda in Italia. 150 annidi eleganza”. Inoltre alle OfficineGrandi Riparazioni fino al 20 no-vembre si potranno visitare impor-tanti mostre legate alla produtti-vità industriale italiana. Anche il Teatro Regio si unisce allecelebrazioni mettendo in scenafino al 7 gennaio importanti rap-presentazioni. Così come il TeatroStabile di Torino la cui program-mazione vedrà fino al 19 novembrespettacoli legati alla storia d'Italia. Un anno di eventi che non ha pre-cedenti nella storia del nostro paesee che vede in Piemonte una delle

maggiori concentrazioni di luoghidella memoria e di iniziative per ri-cordare le capacità degli italiani an-che nei momenti più duri. «Valgano dunque le celebrazioni delCentocinquantenario a diffondere eapprofondire tra gli italiani il sensodella missione e dell'unità nazionale:come appare tanto più necessarioquanto più lucidamente guardiamoal mondo che ci circonda, con le suepromesse di futuro migliore e piùgiusto e con le sue tante incognite,anche quelle misteriose e terribili checi riserva la natura» ha sottolineato ilpresidente Napolitano.

In apertura,

Giorgio Napolitano; qui a

fianco, un’immagine dei

festeggiamenti legati al 150°

anniversario dell’Unità d’Italia

MERCATO DEL LAVORO

Da un paio d’anni ilPiemonte si trovaa fare i conti conun triste primato:

tra le regioni del Nord Ovestha il tasso più alto di disoccu-pazione giovanile, che nel 2009ha coinvolto il 24,1% della po-polazione, mentre in Lombar-

dia ha riguardato “solo” il18,5%. Così la giunta Cota,dopo aver varato a giugno ilpiano straordinario per l’occu-pazione da 400 milioni, ha de-ciso di aprire alcune corsie pre-ferenziali per favorire l’ingressodegli under 30 nel mercato dellavoro. In occasione degli stati

generali sono stati chiamati araccolta i rappresentanti di Pro-vince, Comune di Torino, sin-dacati e organizzazioni. Da que-st’incontro, sfociato nel “pianogiovani”, sono emerse tre dire-zioni principali: rimuovere gliostacoli di accesso al sistemadelle opportunità, individuare

nuovi canali di dialogoper recepire istanze ine-spresse, costruire un con-testo favorevole alla va-lorizzazione del merito edella creatività. Il pianocosterà alla Regione 11milioni di euro. Baste-ranno per risollevare lasituazione? L’assessore alLavoro Claudia Por-chietto non dà false spe-ranze: «Nessuno ha labacchetta magica, manon si dica che le istitu-zioni non sono presenti».

Quali saranno iprossimi passi percontinuare un con-fronto bipartisan sul

La giunta Cota ha lanciato alcune misure straordinarie per favorire l’occupazione

degli under 30, i più colpiti dalla crisi. Diverse le modalità per incoraggiare la loro

assunzione, tra tutte lo sgravio dell’Irap alle imprese disposte ad assumerli.

Unico il filo conduttore: scommettere sui giovani, portatori di idee competitive

Paola Maruzzi

Un piano per difenderel’occupazione giovanile

Claudia Porchietto,

assessore al Lavoro

e formazione della

Regione Piemonte

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxClaudia Porchietto

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 59

tema occupazione? «La giunta regionale vuolecondividere con tutto il si-stema le linee strategiche chela Regione sta adottando inquesto difficile momento sto-rico. Non è nel nostro inte-resse sponsorizzare misure au-toreferenziali, al contrariovogliamo che esse siano og-getto di confronto in mododa riuscire a legarle alle di-verse sensibilità che possonoprovenire dai vari operatoridel mondo del lavoro. Nonabbiamo paura delle corre-zioni, laddove siano necessa-rie: è un momento di crisisenza precedenti e nessuno hala bacchetta magica. Pertantoè indispensabile che su queste

materie si trovi un accordoper presentarsi con credibi-lità sui mercati nazionali e in-ternazionali, facendo sistematutti insieme».

Tra i provvedimenti c’è losgravio dell’Irap alle im-prese che assumono giovaniunder 30 a tempo indeter-minato. Cosa chiedete almondo dell’impresa? «Credo piuttosto che sia im-portante dire che cosa diamonoi ai giovani under 30: ipiani di intervento sono nu-merosi, primo fra tutti quelloriguardante l’alta formazionein apprendistato, che ha per-messo l’inserimento di circaun centinaio di nuovi mana-ger in azienda; poi c’è la ri-

forma sulla formazione e sul-l’apprendistato professiona-lizzante, che vuole sempre dipiù collegare i corsi a unareale ricaduta occupazionale.Infine, c’è tutta la partita delPiano giovani, con 11 milionidi euro investiti: le azioni chevengono intraprese vanno dalcitato sgravio ai fini dell’Irapper le assunzioni dei giovani,al sostegno finanziario perl’avvio di nuove imprese, daipercorsi di formazione pressole aziende alla creazione dinuove figure professionali.Parte dei provvedimenti cheverranno adottati avranno va-lenza sistemica con basso im-piego di risorse, mentre altrisi articoleranno in misure

È l’investimentoregionale

predispostoper rilanciarel’occupazione

giovanilein Piemonte

EURO

La deduzionedell’Irap alle

imprese piemontesiche assumo a

tempoindeterminato

lavoratori under 30comporta il

risparmio di 979euro all’anno, da

moltiplicare per tre

IRAP

-979euro

11mila

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60 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

MERCATO DEL LAVORO

specifiche sostenute da inter-venti finanziari».

Altro problema è orientarele scelte verso i settori giusti:come favorire l’incontro tradomanda e offerta? «Insieme alle Province ab-biamo avviato rilevazioni si-stematiche sui fabbisogni diogni comparto. Stiamo inter-venendo, però, in modo checiò avvenga in tempo reale.In particolare, vorremmo chei centri per l’impiego, chesono il vero braccio armatodelle Province quando si parladi lavoro, trovino una forma

di collaborazione sinergicacon le tante agenzie privateche hanno ottime potenzia-lità nell’intercettare occasionidi lavoro per i giovani, so-prattutto nei settori dell’in-novazione e dello sviluppo».

In che modo la Regione in-tende coinvolgere disoccupatie precari, magari raccoglien-done stimoli e proposte?«In questo momento credo chenessun lavoratore possa lamen-tare un vuoto di rappresentanza.Ho scelto sin dall’inizio del mioincarico di presenziare perso-nalmente ogni qual volta fosse

necessaria una mediazione poli-tica diretta nei tavoli di crisi.Oggi i lavoratori piemontesisanno che c’è un assessore e unagiunta che li ascolta e che nonlascia nessuno solo. Sicuramentepoi ci scontriamo anche con lesconfitte tipiche di una con-giuntura economica mondialesfavorevole».

Quindi cosa resta da fare?«È fondamentale solo fare co-noscere le misure a tutti i gio-vani piemontesi, quindi incon-trare i ragazzi che non sanno dipoter beneficiare di numeroseagevolazioni».

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I dati diffusi dall’Ocse, basati sui dati degli ultimi mesidel 2010, danno una fotografia a tinte scure per le

nuove generazioni: in Italia il 27,9% dei giovani tra i 15e i 24 anni è disoccupato, contro una media europeadel 16,7%. Ad aggravarsi è anche la precarietàcontrattuale, che dal 2007 ha acquistato nove punti: il46,7% dei giovani dice di avere un impiegotemporaneo. Nello specifico sono le donne ad averemeno opportunità: il 29,4% di loro non ha un impiego,a dispetto del 26,8% degli uomini. Si tratta, anche inquesto caso, di risultati che non sono allineati allamedia europea. Dall’altro canto sono le donne leprotagoniste dei lavori part time (76,9%). Lelavoratrici part time rappresentano il 31,1% del totaledelle donne occupate, contro il 6,3% tra gli uomini. Illavoro a tempo parziale rappresenta nel nostro Paeseil 16,3% del totale dei posti di lavoro. Altro indicatorenegativo dell’indagine riguarda la durata temporaledella disoccupazione: cresce il numero di chi è senzalavoro da oltre 6 mesi, nel 2010 sono il 64,5% (inaumento di 3 punti percentuali rispetto al 2009),invece quelli senza lavoro da un anno o piùcostituiscono il 48,5% (+4 punti percentuali rispetto al2009). Un ultimo sguardo al salario medio, che nel2010 è stato di 36.773 dollari, contro una media dell’Uea 21 di 41.100 e dell’Eurozona a 15 di 44.904. Il salariomedio italiano è superiore a quelli di Spagna (35.031),Grecia (29.058) e Portogallo (22.003), ma inferiore aFrancia (46.365 dollari), Germania (43.352) e GranBretagna (47.645).

Occupazione, l’Italia rincorre

L’occupazione tori-nese mostra mar-gini di migliora-mento. Lo afferma

Gianfranco Carbonato, pre-sidente dell’Unione indu-striale del capoluogo pie-montese, rifacendosiall’indagine congiunturale:«Nel primo semestre di que-st’anno, periodo di fuoriu-scita dalla crisi e quindi di re-lativa ripresa, gli avviamential lavoro sono cresciuti intutti i comparti economici e,in particolare, proprio nelsettore industriale. Analogoriscontro vale per la cassa in-tegrazione guadagni in ral-lentamento, anche secondo idati Inps». Ma il mercato habisogno ancora di altri stimoli,a partire dalla volontà di pre-miare le imprese che investonosui giovani.

Qual è il problema prin-cipale dell’occupazione? «È la crescita, tema rispetto alquale io credo sia necessariointervenire rendendo dispo-nibili un po’ di risorse per so-stenere, attraverso meccani-smi di incentivazione fiscaleselettivi, le imprese più pro-mettenti e virtuose. Penso achi fa investimenti in ricerca,assume giovani, introduce ca-pitali in azienda, a chi si ag-grega con altre imprese, a chiva alla conquista di nuovimercati; insomma, a quantihanno comportamenti vir-tuosi che contribuiscono acreare sviluppo».

La Regione Piemonte havarato il piano di rilancio

per i giovani: crede cheprovvedimenti come la de-duzione dell’Irap siano suf-ficienti? «Il progetto della Regione ècertamente condivisibile neiprincipi. Ora ci aspettiamoche le risorse siano assegnaterapidamente e che si possa alpiù presto partire con la rea-lizzazione degli strumenti,senza incorrere in eccessi diburocrazia. La deduzione Irapsulle assunzioni è indubbia-mente un provvedimento va-lido e ritengo serva soprat-tutto a favorire assunzioni dilaureati e di lavoratori dotatidi alte qualifiche. Sugli altriprofili bisognerebbe avviarerapidamente la semplifica-zione dell’apprendistato conla formazione in azienda, perora utilizzato solo nel 9% de-gli avviamenti dei giovani eche, con gli ultimi provvedi-menti del governo, dovrebbediventare la via prioritaria.Non si tratta tanto di chie-dere ulteriori “benefit” per gliindustriali, ma di creare

Xxxxxxx XxxxxxxxxxxGianfranco Carbonato

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 61

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«Serve una rispostagiovane e flessibile»Gianfranco Carbonato, numero uno degli industriali di Torino, fa il punto

sulle politiche occupazionali in atto: «Bene il patto per i giovani, ora ci

aspettiamo che non ci siano intoppi burocratici e che la formazione

aziendale sia la vera svolta per favorire nuovi posti di lavoro»

Paola Maruzzi

Gianfranco Carbonato, presidente dell’Unione industriale di Torino

62 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

VATLH CHOLJA

quelle condizioni di snelli-mento burocratico e ammi-nistrativo che spesso rendonoinefficaci gli incentivi per leimprese posti a dote delle as-sunzioni agevolate».

I contratti aziendali sonodiventati più flessibili. Nonc’è il rischio che il mercatodel lavoro venga eccessiva-mente destabilizzato, pena laperdita di competitività?«Lo scenario dei contrattiaziendali è stato rivalutatocon l’accordo del 28 giugnoproprio per dare alle aziendeche operano sui mercati glo-bali un efficace strumento dirisposta per adeguarsi allesfide che l’economia e i mer-cati globali impongono consempre maggiore rapidità.Anche la maggior parte deisindacati si è resa conto che laflessibilità negoziata a livelloaziendale è la soluzione con-trattuale migliore per garan-tire ai lavoratori la possibilitàdi continuare a difendere il

posto di lavoro dai continuiattacchi dei concorrenti stra-nieri, che dispongono di fles-sibilità del mercato del lavoroben maggiori delle nostre».

Quindi reputa eccessiva lapolemica sollevatasi perl’articolo 8 della manovrache introduce i contratti diprossimità? «Sì, e a questo ha contribuitoanche il pesantissimo scenarioeconomico e finanziario incui si è inserito. In realtà l’ar-ticolo serve innanzitutto arafforzare la validità e l’effi-cacia degli accordi aziendalifirmati dalla maggioranza deirappresentanti sindacali e vo-tati dai lavoratori proprio perdare certezza sulle materie og-getto degli accordi. Vienequindi attribuita maggiore ri-levanza, ma anche maggioreresponsabilità alle aziende. Suquesto punto le imprese e isindacati dovranno sceglierese accettare questa sfida, conl’obiettivo di intervenire nei

momenti di crisi o di svi-luppo dell’azienda, realiz-zando accordi più adeguatialla soluzione dei propri pro-blemi, cogliendo le opportu-nità che l’accordo intercon-federale e l’articolo 8 offronoloro».

Ha parlato di sfide e cam-biamenti. Cosa la preoccupa?«Forse l’emergenza principalein questo momento riguardala crisi di credibilità che il no-stro Paese sta vivendo a livellointernazionale con indubbie epesanti ripercussioni sulla si-tuazione interna a livello eco-nomico e finanziario. Si trattadi una circostanza che assorbetutte le energie e le risorse eche ci distoglie dal tema dellacrescita, il vero nodo peruscire stabilmente dalla crisi.In questo quadro certo nonaiutano prese di posizione diesponenti politici e sindacaliche non perdono occasioneper manifestare contro il Go-verno in un momento in cui,invece, un maggior livello dicoesione fornirebbe un utilesegnale di responsabilità perrecuperare fiducia presso glioperatori economici».

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MERCATO DEL LAVORO

Nel Nord Ovest aTorino c’è la

percentuale più altadi disoccupazione

giovanile

DISOCCUPAZIONE

La formazione inazienda dei giovani

è una modalitàancora poco

praticata in Italia

APPRENDISTATO9%

13%

64 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Sono 41mila i posti di lavoro persi inPiemonte dal 2008 al 2010. Di questi,20mila tra i giovani dai 24 ai 34 anni.La Regione ha recepito la gravità della

situazione e, varando a luglio un piano ad hoc,nei prossimi mesi intende recuperare terrenosia sul piano occupazionale che, di riflesso, suquello della competitività. L’obiettivo dellagiunta Cota è creare da 10 a 30mila nuovi oc-cupati. Stringersi attorno al tavolo per valutareproposte concrete «è stato un passo decisivo econdiviso – afferma Giovanna Ventura, segre-tario della Cisl, che ha partecipato agli stati ge-nerali sul lavoro – ma l’argomento non puòchiudersi qui, bisogna andare a monte dei pro-blemi, quindi lavorare per avere misure a so-stegno della crescita economica, le opportunitàoccupazionali verranno da sé».

Cosa ne pensa a proposito del piano stra-ordinario per l’occupazione giovanile va-rato dalla Regione?

«È stato opportuno e importante, anche se ilvero problema rimane la mancanza di risorse.Mi spiego meglio: buona parte del piano per igiovani piemontesi mira a incoraggiare le as-sunzioni a tempo indeterminato. Va benis-simo, specie in questo momento, incentivare laregolarizzazione dei giovani, un passaggio chespero possa contare anche su fondi statali e nonsolo regionali. Ma contrastare la precarietànon risolve del tutto le cose perché, in fondo,il numero dei posti lavoro rimane invariato. In-sisterei, quindi, su un altro punto: perché nonpremiare, con opportuni benefici, solo leaziende che creano nuovi posti di lavoro?Credo che oggi come non mai, in un taleclima di ristrettezze, bisogna essere selettivi».

In sostanza sta dicendo che sarebbe me-glio ragionare sui numeri che sulle formecontrattuali, ma i lavoratori sono preoccu-pati soprattutto per la flessibilità di queste.Per lei dov’è il giusto equilibrio?«Ribalto la domanda e chiedo: per quale ra-gione nel nostro Paese siamo arrivati al puntodi dover per forza contrapporre esigenze del-l'impresa e diritti del lavoratore? Certo, non vo-glio dire che il precariato non sia un problema,ma di fronte alla crescita della disoccupazionegiovanile, che in Piemonte è del 27%, il tassopiù alto del Nord Ovest, è necessario allargarele prospettive: il punto non è solo far sì che leimprese stabilizzino i precari, bensì favorire losviluppo economico. Ecco perché la Cisl stachiedendo, al governo centrale e agli enti locali,provvedimenti sulla crescita».

Giovanna Ventura,segretario generaledella Cisl Piemonte

«Più occupazione? Ripartiamo dalla crescita»Per Giovanna Ventura, segretario generale della Cisl Piemonte, il problema occupazione

va affrontato allargando le prospettive. Più che focalizzarsi solo sulla precarietà contrattuale

c’è bisogno di serie misure per lo sviluppo: «Solo così ci saranno nuovi posti lavoro»

Paola Maruzzi

MERCATO DEL LAVORO

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 65

Giovanna Ventura

E alle imprese cosa chiedete?«Maggiori investimenti, maggiore vivacità.Penso che l’imprenditoria italiana si sia “se-duta”. A tal proposito le recenti misure conte-nute nel piano per la competitività volutodalla Regione Piemonte siano un ottimo sti-molo. Produrre di più e meglio è una sfida chenoi abbiamo colto nei fatti, sottoscrivendo lenuove regole di contrattazione di secondo li-vello che conducono a una maggiore flessibi-lità nell’organizzazione del lavoro, pur non ri-nunciando alle regole dei sindacati. Ma se ilavoratori s’impegnano a dare maggiore pro-duttività, gli imprenditori devono dare mag-giori opportunità».

Quale messaggio per i giovani disoccupati?«Di non demordere e non deprimersi. Lo dicoperché sono un po’ preoccupata da come i giovanivivono le problematiche. L’unico consiglio è di av-vicinarsi al sindacato e all’associazionismo».

A Torino c’è tanta aspettativa sul destinodi Mirafiori. Se guarda al futuro del colossoindustriale cosa vede?«In questo momento sono perplessa, mi aspet-tavo che la situazione si fosse chiarita quasi unanno fa, quando insieme ad altri sindacati ab-biamo sottoscritto con l’ad Marchionne l’ac-cordo sull’investimento di Mirafiori. Il fatto

che oggi lo si metta in dubbio, non gli faonore. Per noi l’accordo ha lo stesso valore diun contratto. Non sta a noi definire il modellodi sviluppo della Fiat, ma è chiaro che ai ver-tici bisogna aver ben chiara la situazione: a Mi-rafiori ci sono circa 5.500 dipendenti e 35milasono i lavoratoti dell’indotto. L’attuale incer-tezza ha poi ovvie ricadute sulle imprese del-l’indotto, che stanno rallentando gli investi-menti. Credo che la situazione vada affrontataal più presto. Mi auguro, quindi, che Mar-chionne convochi coloro che hanno firmatol’accordo con lui e spieghi come stanno lecose. Le famiglie hanno già abbastanza incer-tezze, in questo momento non possiamo per-metterci di aggiungerne altre, peraltro riguar-danti una vicenda che si pensava definita. Ingioco c’è la coesione sociale».

MERCATO DEL LAVORO

Andrea Launo, sociologo, si occupadell’analisi del clima aziendale,della valutazione dello stress nelleaziende, dell’organizzazione delle

risorse umane e dell’analisi dei conflitti nelleorganizzazioni.

Il mediatore dei conflitti aziendali qualefunzione ricopre?«Quando si parla di mediazione dei conflitti lepersone che ti stanno davanti cominciano adassumere delle strane forme di comporta-mento, che manifestano il loro disagio ad af-frontare questo tema concretamente sociale epersonale. Se poi questo aspetto viene acco-stato al mondo aziendale e delle grandi orga-nizzazioni si notano concreti atteggiamenti dichiusura, se non addirittura di avversità.Come si vede è un tema duro e difficile da af-frontare ma, come si dice, qualcuno questo la-

voro lo deve fare. Sono ormaiquindici anni che mi occupodi questo tema e credo, senzafalsa modestia, di essere statouno dei primi in Piemonte,se non fra i primi in Italia, aoccuparmi di conflitti azien-dali come sociologo pratico.Questo professionista vienechiamato dalle aziendequando il conflitto internonon è più gestibile e si cercaesternamente un professioni-sta che, testuali parole, risolvai loro conflitti in modo velocee duraturo».

I conflitti possono crearedisfunzioni tra le risorseumane?

«Quando si ha a che fare con le persone, o ri-sorse umane, il più delle volte si deve saper faree saper essere un buon gestore dei conflitti enon del conflitto, perché una caratteristicadel conflitto è di essere stratificato nel tempoe quindi molto complesso da risolvere. Unaltro aspetto caratterizzante il conflitto è cheè come la società mai statica ma sempre dina-mico e quindi variegato con molte sfaccetta-ture. L’obiettivo della mediazione è quello disuperare i conflitti con tecniche maieutichedove il mediatore rimanendo esterno cerca dimettere in comunicazione le parti facendopassare il messaggio che il conflitto è inelut-tabile ma che è soprattutto una possibilità diricostruire un mondo che non c’è più. Il con-flitto può essere visto come cambiamento so-ciale (Marx), oppure (Park) una forma co-sciente di competizione, o (Collins) comeconflitto concentrato sul movimento istitu-zionale. Il conflitto deve essere sempre gestitoperché non si arrivi allo scontro sociale o per-sonale che diventa ingestibile, dannoso e co-stoso per le parti e le aziende».

Quali sono gli obiettivi principali del la-voro che svolge?«L’analisi del clima aziendale ha come obiet-tivo quello di abbassare i costi economici cau-sati dallo scontro interno alle aziende che ri-cade inevitabilmente sulle risorse umane esulla proprietà. Lo scontro non paga, anzi co-sta anche a livello di organizzazione azien-dale, del personale, dei clienti e fornitori edella qualità della produzione. Con un buonintervento di analisi del clima aziendale si ri-mette in attività un’organizzazione che ha bi-sogno di una messa a punto senza interventidrastici di ristrutturazione».

66 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

In periodi di crisi, la riorganizzazione aziendale e il conflitto tra lavoratori e aziende

diventano temi di stringente attualità. Il sociologo Andrea Launo spiega come nascono

e perchè conviene risolverliTiziana Achino

Mediazione dei conflitti aziendali

Andrea Launo,

sociologo e mediatore

dei conflitti aziendali,

familiari e sociali

«Misure a sostegno dell’innovazione tecnologica e organizzativa, aggiornamento professionale

periodico e percorsi di qualità appositamente tarati per le piccole imprese commerciali».

A individuarle è Renato Viale, presidente di Confcommercio PiemonteFrancesca Druidi

Nuova competitività al commercio

varata dalla giunta regionale, può però costi-tuire una buona base di partenza per il ri-lancio del sistema distributivo piemontese.

In quale direzione sono andate le indi-cazioni di Confcommercio?«Sono sostanzialmente due le priorità checome sistema abbiamo sottoposto all’asses-sore Casoni e, più in generale, alle diverseforze politiche. Il più urgente è stato quelloche ha permesso di ripristinare condizioni dicertezza nel comparto del commercio su areapubblica. In particolare, l’esonero del com-mercio ambulante dalla Direttiva servizi, pre-vedendo che l’assegnazione e il rinnovo delleconcessioni avvengano secondo la normativadi settore, consente alle imprese di program-mare lavoro e investimenti con un minimo distabilità».

Mentre l’altro aspetto?«L’altro elemento cui la legge regionale n.13 ha riservato la dovuta attenzione è rap-presentato dal complesso di norme dirette ariequilibrare la competizione tra i grandi in-sediamenti commerciali, ubicati esterna-mente alle aree urbane, e le aree commercialioperanti nei centri delle nostre città. Decisa-mente opportuni sono risultati il blocco dellenuove autorizzazioni per gli insediamenticommerciali superiori a 4.500 mq; l’anticipodel versamento di una parte degli oneri ag-giuntivi al rilascio dell’autorizzazione e nonpiù all’apertura dell’attività; la riduzione delperiodo di validità dell’autorizzazione com-merciale al fine di diminuire il numero di au-torizzazioni rilasciate nel corso degli anni emai attivate».

Se e cosa resta ancora da fare per salva-

84 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

LA RIFORMA DEL COMMERCIO

Nel 2010, in base al rapporto diBanca d’Italia sul Piemonte, iconsumi finali delle famigliesono tornati a crescere (1,0% in

termini reali) ma l’incremento, sostanzial-mente allineato al dato nazionale, risulte-rebbe di poco inferiore a quello medio delleregioni del Nord Ovest. I dati sono stati con-fermati dallo stesso Renato Viale, presidentedi Confcommercio Piemonte, che li definisce«rappresentativi di una situazione tutt’altroche rosea. I livelli di consumo risultano an-cora ben lontani rispetto alla situazione pre-crisi». Ad attestarlo, nei mesi passati, è statoanche il centro studi di Confcommercio, se-condo il quale ciascun italiano dispone per iconsumi, a parità di potere d’acquisto, me-diamente di 570 euro all’anno in meno ri-spetto al primo trimestre 2007. «Sono nu-meri che naturalmente non comprendono

gli effetti derivanti dal pro-gressivo acuirsi delle diffi-

coltà sul versante dellafinanza pubblica edelle turbolenze finan-ziarie, registrate a par-tire dalla fine del mesedi luglio». La nuovalegge sul commercio

Sotto, Renato Viale,

presidente

di Confcommercio

Piemonte

Renato Viale

guardare il commercio in regione? «Al di là delle difficoltà comuni a tutto il si-stema distributivo e riconducibili alla situa-zione di crisi economica internazionale, nonc’è dubbio che il mondo delle piccole im-prese è costretto ad affrontare un impegna-tivo processo di razionalizzazione e ammo-dernamento. La situazione di estremadifficoltà delle piccole imprese è, infatti, te-stimoniata dal pesante saldo negativo traiscrizioni e cancellazioni dal registro impreseche, nel solo 2010, è risultato pari a -966. Sitratta di un risultato in linea con un trendnegativo che prosegue ormai da troppotempo, posto che nel decennio 2001-2010 ilsaldo tra aziende iscritte e cessate è statopari a -6.026, con un netto peggioramento apartire dal 2007 (-4.688 nel quadriennio2007-2010)».

Quali strategie dovrebbero allora esseremesse in campo?«Rispetto a tale scenario chiediamo che laRegione attivi misure a sostegno dell’inno-vazione tecnologica e organizzativa, valorizzil’aggiornamento professionale periodico eincentivi percorsi di qualità appositamentetarati per le piccole imprese commerciali.

L’auspicio è che il Piano per la competitivitàdel commercio piemontese, attualmente infase di predisposizione, recepisca le propostesuggerite da Confcommercio e che venga ac-compagnato da dotazioni economiche ade-guate rispetto allo sforzo che le piccole im-prese commerciali sono chiamate adaffrontare».

La manovra contiene il tanto paventatoaumento dell’Iva al 21%. Quale ritienesarà l’impatto della misura sul settore?«Nel riconoscere che le diverse ipotesi circo-late nello scorso mese di agosto comprende-vano interventi anche più pesanti rispetto allaversione finale del provvedimento, aumentodi tutte le tre aliquote oppure incremento di2 punti percentuali dell’aliquota del 20%, èindubbio che l’incremento di un punto per-centuale dell’aliquota Iva più alta contribuirà,seppure in modo molto contenuto, ad au-mentare gli effetti recessivi dei consumi».

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 85

��Le piccole imprese sono costrette

ad affrontare un impegnativo processodi razionalizzazione e ammodernamento

86 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Lo stato di salute del commercio non èbuono. Lo afferma Antonio Carta,presidente di Confesercenti Torino. Aincidere non solo la crisi generalizzata,

che ha comportato un calo dei consumi soprat-tutto negli ultimi anni; la situazione già si pre-sentava difficile al netto della congiuntura eco-nomica. «È cresciuta troppo la grandedistribuzione – analizza Carta – in modo parti-colare nell’area torinese, erodendo quote di mer-cato alle piccole aziende del commercio. La pre-senza della Gdo secondo Confesercenti era ormaidiventata eccessiva, rompendo l’equilibrio chedovrebbe esistere tra le diverse tipologie di ven-dita: piccola, media e grande distribuzione». Peril presidente, il fenomeno va attribuito anche al-l’esigenza, da parte dei Comuni, di reperire ri-sorse: «Ogni volta che si prospettava la possibi-lità di costruire una grande struttura di vendita,non si è mai detto di no».

«Occorre definire quali aree sono destinate al commercio, in particolare alla grande distribuzione,

senza però ricorrere a continue deroghe». A dettare questa priorità per il commercio

è il presidente di Confesercenti Torino Antonio Carta Francesca Druidi

Partiamo dall’urbanistica

Nella nuova legge regionale il commercio aldettaglio viene maggiormente tutelato ri-spetto alla grande distribuzione. Ritiene cheil provvedimento sarà sufficiente?«Ho accolto con favore questo blocco dell’auto-rizzazione di nuovi insediamenti della grande di-stribuzione per un anno, se non per gli interventiche vanno a insediarsi nei siti industriali, dove laproduzione è stata dismessa da almeno diecianni. Si tratta però di una misura provvisoria;operiamo in un’area a economia aperta, dove iblocchi e i rallentamenti non possono che essereprovvisori. Questa misura ci consente, ad ognimodo, di avere un anno di tempo per normarein maniera strutturale lo sviluppo della rete com-merciale per salvaguardare quell’equilibrio traforze distributive che deve sempre sussistere, so-prattutto a tutela del consumatore che è liberosolo quando ha diverse possibilità di scelta.Quando, infatti, una tipologia commerciale

LA RIFORMA DEL COMMERCIO

Antonio Carta

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 87

Antonio Carta,

presidente

Confesercenti Torino

tende a sovrastare le altre, questa agisce in regimedi monopolio, con tutte le ripercussioni che neconseguono. Servono interventi di sostegno eforme di incentivazione per le aziende del com-mercio, ma soprattutto bisogna agire sul ver-sante urbanistico, sullo sfruttamento dei suoli.Occorre, attraverso piani regolatori, definire qualiaree sono destinate al commercio, in particolarealla grande distribuzione, senza però ricorrere acontinue varianti e deroghe».

Un caso che ha fatto discutere è quello diIkea a La Loggia. «Possiamo rivoltare le regole finche si vuole, ma la normativaurbanistica regionale sull’usodel suolo non consentiva la co-struzione: sono permessi almassimo 6.000 mq se l’attivitàcommerciale riguarda l’alimen-tare, altrimenti l’area concessa èdi 3.500 mq. Ikea pretendeva dicostruire 22mila mq. Una voltadefinite le regole, queste devonoessere rispettate. E non si pos-sono accettare tutte le deroghe.Anche questa continua accet-tazione da parte dei Comunidelle varianti richieste dai pri-vati, ha contribuito a incrinare

l’equilibrio tra le diverse tipologie di vendita».Torino è città di mercati. Come Confeser-

centi ha accolto l’esonero dall’applicazionedella direttiva Bolkestein per il commercioambulante previsto dalla nuova normativa re-gionale?«La normativa regionale va nella direzione da noiauspicata, anche se tengo a precisare che a mioavviso neanche adesso il problema può dirsi deltutto risolto. La Regione ha aperto una strada suuna possibile soluzione, ma il provvedimento ri-chiede una conferma a livello di legislazione na-zionale, la quale deve recepire quanto ha stabi-lito l’amministrazione piemontese. Bisognacontinuare a definire le giuste soluzioni legisla-tive e confrontarsi insieme a tutte le parti coin-volte, comprese quelle istituzionali».

Tassa di soggiorno e innalzamento dell’Ivasono possibili spettri che aleggiano sul settore.Come valuta il loro impatto sul commercio?«L’aumento dell’Iva eroderà il consumo di queiprodotti e servizi sottoposti all’aliquota del 21%.Io non avrei preso questa decisione, che non pro-durrà effetti positivi. Per quanto riguarda la tassadi soggiorno, Confesercenti è fermamente con-traria alla sua introduzione perché renderà an-cora meno competitivo il sistema turistico ita-liano. L’Iva sugli alberghi in Europa oscilla trail 4 e il 7%, in Italia si aggira attorno al 10%:scontiamo un differenziale d’Iva da un minimodi 3 a un massimo di 6 punti percentuale,tutto a carico del sistema alberghiero italiano.Ma se, nonostante i nostri no, si andrà co-munque avanti, poniamo almeno una condi-zione: il ricavato della tassa deve servire esclu-sivamente a finanziare progetti che siano ingrado di attrarre turisti nel nostro territorio,piuttosto che sostenere strutture fisse o speseche niente hanno a che fare con il turismo. Latassa dovrebbe, quindi, servire a finanziare pro-getti mirati, senza definirne subito il valore. Va-lore che andrebbe, infatti, determinato di annoin anno sulla base delle iniziative presentatedalla pubblica amministrazione, come ad esem-pio l’organizzazione di mostre o l’innevamentoartificiale delle montagne. Si trarrebbe così diuna tassa più digeribile».

88 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Cresce l’inflazione e i consumi attra-versano ormai un calo strutturale,con vendite al dettaglio che dal-l’inizio dell’anno decrescono dello

0,4% rispetto al 2010. Ma, come evidenziaGiovanni Cobolli Gigli, se la priorità per ilPaese è tornare a crescere, «questo può esserefatto solo attraverso l’aumento dei consumi».

Come invertire la tendenza?«Dopo una doppia manovra centrata sullemaggiori entrate, che rischia di avere effetti ul-teriormente depressivi per la domanda in-terna, è venuto il momento delle scelte co-raggiose, che imprimano un cambio di passoal Paese. Vedo due tipi di azioni che possonoessere realizzate: una stagione di liberalizza-zioni che introduca concorrenza e merito neimercati, andando a incidere pesantemente insettori ancora protetti (servizi pubblici locali,

banche, assicurazioni, professioni) e comple-tando i percorsi avviati in altri (farmaci, car-buranti). Da questo punto di vista, la recentemanovra approvata contiene aspetti positivi».

Quali nello specifico?«Laddove nell’articolo 3 si specifica che “Co-muni, Province, Regioni e Stato devono ade-guare i rispettivi ordinamenti al principio se-condo cui l’iniziativa e l’attività economicaprivata sono libere ed è permesso tutto ciò chenon è espressamente vietato dalla legge”, ag-giungendo poi che “le disposizioni vigenti cheregolano l’accesso e l’esercizio delle attività eco-nomiche devono garantire il principio di libertàdi impresa e di garanzia della concorrenza”».

La seconda azione necessaria?«Riguarda provvedimenti tesi a recuperare lerisorse da dedicare alla crescita, che non ridu-cano le disponibilità economiche delle fami-glie: penso alla vendita di parte del “patrimo-nio” dello Stato, a una ancor più efficace lottaall’evasione, a una spesa pubblica resa più ef-ficiente, a un graduale innalzamento dell’etàpensionabile. In questo modo otterremo unsistema economico più efficiente e competi-tivo, accompagnato da un recupero del potered’acquisto dei cittadini».

Quali strategie devono adottare oggi le re-altà del settore?«Di fronte alle crescenti difficoltà delle fami-glie italiane la distribuzione moderna, ali-mentare e non, ha fatto da diversi anni unascelta precisa: tutelare il potere d’acquisto dei

LA RIFORMA DEL COMMERCIO

Una stagione di liberalizzazioni per tutelare i consumi

Giovanni Cobolli Gigli,

presidente

Federdistribuzione

Adeguare l’offerta ai bisogni dei cittadini, accettando le sfide rappresentate dalle attuali criticità

e dal cambiamento degli stili di vita. Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione,

indica la strada per il rilancio del commercio

Francesca Druidi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 89

cittadini. Questo ha significato rivedere lepolitiche assortimentali e commerciali per of-frire la scelta più ampia possibile, la massimaconvenienza e un miglior servizio. Tutto ciòha avuto un impatto sulla redditività delleimprese, che sta ormai calando, anche peruna dinamica dei costi - trasporto, tariffe lo-cali, energia e utenze, commissioni bancarie eassicurazioni - ben superiore a quella dellevendite. Le strategie per i prossimi anni sa-ranno impostate per avvicinare ulteriormentele insegne distributive ai clienti: propostacommerciale orientata alla massima conve-nienza, ampliamento dell’offerta di prodotti(farmaci, carburanti) e di servizi (pagamentobollette, stipula assicurazioni, tariffe telefoni-che), sviluppo della marca del distributore,ammodernamento delle reti commerciali perrenderle più allineate ai nuovi bisogni deiclienti, oltre al radicamento sul territorio conprodotti locali».

Sul fronte liberalizzazioni, non tutti sonocompatti sull’opportunità di tenere i ne-gozi aperti la domenica. «Il tema delle aperture domenicali è molto sen-sibile nel mondo del commercio e con esso sidevono confrontare tipologie d’impresa moltodiverse, da quelle tipicamente a gestione fami-liare alle grandi multinazionali. Organizzarel’apertura di un punto vendita per un maggiornumero di giorni potrebbe comportare pro-blemi organizzativi per gli esercizi più piccoli,ma anche su questo aspetto, come più in ge-nerale sull’ammodernamento dell’intero set-tore, occorrerebbe capire che bisogna fare unulteriore sforzo per proseguire la strada corag-giosamente intrapresa nel 1998, adeguandol’offerta ai bisogni dei cittadini e accettandouna logica di cambiamento».

Si tratta di un problema ancora culturale?«Il destino del commercio è quello di essere alservizio dei clienti: con gli stili di vita chemutano c’è bisogno di avere più momenti pergli acquisti, di avere la possibilità di gestire nelmodo migliore il proprio tempo, una risorsa

sempre più preziosa. È un cambio culturale,che deve essere sostenuto: l’imprenditore deveavere la libertà di decidere come gestire leaperture dei propri esercizi, sempre nel ri-spetto dei diritti dei lavoratori. Il tema delleaperture domenicali è emblematico delle sceltedi fondo che il Paese deve operare per tornarea crescere: solo se sapremo fare un salto cul-turale e rompere antiche e antistoriche difesecorporative potremo uscire dal tunnel».

In Piemonte sono state varate norme chelimitano il campo d’azione della Gdo.Come le valuta? «Se guardo fino a oggi quanto è accaduto inPiemonte con lo sviluppo del commercio,non vedo alcun effetto di “desertificazione”dovuto all’espansione della distribuzione mo-derna: i punti vendita complessivi tra il 2000e il 2010 sono cresciuti del 2,3%, con qualchemarginale spostamento tra dettaglio tradizio-nale e Gdo, che non guasta e non ha guastatol’efficienza del sistema».

��

La distribuzione moderna ha scelto da anni di tutelare il potere d’acquistodei cittadini

Giovanni Cobolli Gigli

92 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Da alcuni anni prima in regione per qualità della vita e benessere economico, oggi Cuneo teme le ripercussioni della situazione economica internazionale. Secondo il sindaco Alberto Valmaggia occorre ripartire dalle infrastruttureRiccardo Casini

Alberto Valmaggia,

sindaco di Cuneo.

Nella pagina a fianco,

una protesta

dei dipendenti

dell’Alpitour

L’isola felice del Nord Ovestfa i conti con la crisi

FOCUS CUNEO

Cuneo isola felice del Nord Ovest? Larelazione 2010 dell’Istituto di ricer-che economico sociali del Piemontesembrerebbe confermarlo: la pro-

vincia è, infatti, la prima in regione per qualitàdella vita e benessere economico, con una bassadisoccupazione e una buona propensione alleesportazioni da parte delle imprese locali. Unquadro che oggi scricchiola, come conferma ilsindaco Alberto Valmaggia, secondo cui «la crisiche sta colpendo l’economia mondiale si sta fa-cendo sentire anche a Cuneo, anche se con unimpatto leggermente meno forte rispetto ad al-tre parti d’Italia».

Di cosa necessita allora oggi il tessuto pro-duttivo del territorio?«I dati sulla disoccupazione ci dicono che nel2010 c’era una leggera ripresa, ma temo che letempeste finanziarie di questi mesi possano fartornare l’Italia e il Piemonte in una situazionebuia. Certo, il tessuto imprenditoriale cuneese,sufficientemente diversificato e fatto di tante

Alberto Valmaggia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 93

piccole e medie imprese e di eccellenze straordi-narie, dovrebbe poter rispondere in modo più di-namico e flessibile alla crisi. Però abbiamo biso-gno di infrastrutture, cronica carenza del cuneese,e che le grosse industrie non ci abbandonino. ACuneo, invece, proprio in questi giorni stiamo as-sistendo alle proteste dei dipendenti dell’Alpitourper la chiusura della sede cuneese e il trasferi-mento di 300 dipendenti a Torino. Alpitour èuna delle aziende storiche della città, nata e cre-sciuta qui, che garantisce anche un buon in-dotto. È una situazione preoccupante per tantefamiglie e per l’intera città».

In che modo è possibile intervenire?«Come istituzioni ci siamo attivati per cercare ditrovare una mediazione favorevole ai dipendenticuneesi, ma temo che le nostre possibilità sianolimitate».

A luglio intanto avete firmato un protocollod’intesa per dar vita, insieme a Comuni comeGenova, Savona e Alessandria, a un tavolo diconcertazione per lo sviluppo di una rete por-tuale e retroportuale del Nord Ovest. Quali ri-cadute potrà avere sul territorio cuneese unprogetto di questo tipo?«Il protocollo firmato a luglio è stato un mo-mento importante, perché ha portato alla na-scita di uno strumento operativo per avviareun disegno comune sul tema delle infrastrutture,soprattutto per quel che riguarda il trasportodelle merci, che nei porti liguri trovano losbocco verso il Mediterraneo. Tra i Comuni in-teressati è partita una fase di comunicazione ecoordinamento al fine di dare vita a progetti diarea vasta. Le economie di scala e di rete neces-sarie per poter affrontare in modo competitivoil mercato dei traffici internazionali sono infattiraggiungibili solo attraverso politiche di coope-razione e una progettualità condivisa fra i terri-tori. Noi, in particolare, guardiamo con interesseSavona, di cui la nostra provincia rappresenta ilnaturale retroporto».

Quali altre iniziative sono allo studio del-l’amministrazione comunale in favore del-l’economia del territorio?«In primis c’è l’impegno a sostenere le aziendecon risposte tempestive alle loro esigenze urba-nistiche, energetiche e quant’altro supporti l’at-

tività produttiva. Poi anche direttamente, comeComune, abbiamo sviluppato e continuiamo aprogettare iniziative, attraverso le forme consen-tite dalla legge, per creare occasioni di lavoro.Abbiamo avviato cantieri di lavoro per disoccu-pati e stiamo garantendo, per mezzo dei voucher,piccoli lavoretti a chi è senza occupazione».

Nei giorni scorsi avete aderito anche al pro-tocollo d’intesa siglato dall’Anci e relativo al re-cupero dell’evasione fiscale. Quali benefici po-trà trarne il Comune?«Intanto credo che un maggior coinvolgimentodei Comuni nella lotta contro l’evasione fiscale,che è una delle piaghe italiane, sia sicuramente po-sitivo. Da anni siamo in prima linea su questofronte, e il mettere in comune i propri databasetra diversi enti è un ulteriore passo per scoprire itanti “furbetti” che vivono da agiati ma si di-chiarano indigenti. Il Comune potrà fare delle“segnalazioni qualificate” all’Agenzia delle entratee, al termine dell’iter formale dell’accertamento,vedrà riconosciuta una percentuale delle sommedefinitivamente incassate dall’Erario. Con tutti itagli che hanno colpito gli enti locali in questi ul-timi anni e con i vincoli, a volte veramente as-surdi, del Patto di stabilità, garantire i servizi stadiventando quasi impossibile. Per questo ogniazione che mira a ridare risorse ai comuni èbuona. Noi abbiamo già deciso di destinare leeventuali somme incassate in questo modo al so-ciale, per contrastare quanto possibile gli effettisciagurati dei tagli».

��Credo che un maggior coinvolgimento

dei Comuni nella lotta contro l’evasionefiscale sia sicuramente positivo

FOCUS CUNEO

Un tessuto modelloche ora chiede aiuto

Gli imprenditori sono fiduciosi.Almeno così dicono i risultatidell’indagine congiunturale delcentro studi di Confindustria

Cuneo relativa al terzo trimestre 2011, ri-sultati che mostrano un lieve miglioramentodelle attese sull’evoluzione della congiun-tura per i prossimi tre mesi. La rilevazionemostra segnali positivi su ordini, occupa-zione e ammortizzatori sociali (vi farà ri-corso il 17,4% delle aziende rispetto al pre-cedente 19,7%), mentre peggiorano leaspettative su export (da +10,4 a +5,6), in-vestimenti e tempi medi di pagamento, conil 55,5% delle imprese che segnala ritardi ne-gli incassi. A livello settoriale la metalmec-canica si conferma il comparto più dina-mico, come già nel secondo trimestre,mentre l’edilizia registra le attese meno fa-vorevoli. Nicoletta Miroglio, presidente diConfindustria Cuneo, spiega come questidati si inseriscano in un quadro nazionale einternazionale. «Nel corso del primo seme-stre – spiega – nella nostra provincia e nelPaese sono emersi due dati precisi: da unaparte, il recupero dell’economia ancoratroppo debole e, dall’altra, le pericolose vo-ragini apertesi nelle finanze pubbliche.L’estate appena trascorsa si è rivelata freddaper ordini e produzione nel settore manifat-turiero e, secondo l’indice europeo pmi ma-nifatturiero dello scorso agosto, si va evi-

denziando la fine della fase di recupero delsettore iniziata nell’ottobre 2009. Nellostesso periodo poi si sono registrate perditepesanti e pronunciata volatilità nelle Borse ditutto il mondo. Le rilevazioni indicano an-che più di 22 milioni di disoccupati nel-l’Unione europea, quasi 14 milioni negliStati Uniti e più di 200 milioni nel mondo,per limitarci alle cifre che non includono la-voratori sotto-occupati e scoraggiati, so-prattutto tra i giovani».

Ma che momento stanno vivendo le im-prese cuneesi?«In questo contesto a Cuneo si è registratauna discreta ripresa, soprattutto nel com-parto metalmeccanico, specialmente quellopiù vocato all’export. Tra i più in difficoltà

94 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Nicoletta Miroglio, presidente di Confindustria Cuneo, illustra il momento delle imprese locali, tra segnali positivi e altri meno rassicuranti, e dice: «Siamo consapevoli della necessità di presidiare ancor di più il rapporto con le associate»Riccardo Casini

Nicoletta Miroglio, presidente di Confindustria Cuneo

Nicoletta Miroglio

c’è invece il settore edile, in specie quello acommittenza pubblica, che soffre anche ditempi biblici nei pagamenti».

I ritardi negli incassi costituiscono ineffetti una problematica che incide anchesulle decisioni di investimento. Come ri-solvere questo problema?«L’Europa ha già imposto ai Paesi dell’Eu-rogruppo pagamenti celeri in tempi certi. Lapossibilità data agli Stati membri di ade-guarsi è troppo lunga e c’è da scommettereche l’Italia ritarderà il più possibile. Auspicoche un allentamento della stretta determi-nata dal Patto di stabilità per gli enti più vir-tuosi possa dare un piccolo respiro a una si-

tuazione oggi insostenibile».Qual è, invece, la sua ricetta per il ri-

lancio del tessuto produttivo cuneese? «Il nostro tessuto produttivo è di prim’or-dine e nella tempesta sta reggendo bene sinoa diventare un modello per altri territori.Mi chiedo, però, quanto a lungo potrà resi-stere il vantaggio competitivo di un sistemacosì ben integrato che sconta un deficit di in-frastrutture, strade, autostrade e ferrovie,con un importante digital divide in ampiezone del territorio».

Come giudica invece le linee guida dellamanovra del governo?«In una lettera agli associati ho evidenziato

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 95

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A Cuneo abbiamo fattoregistrare una discretaripresa, soprattutto nel compartometalmeccanico

il rischio di un forte sbilanciamento sulle en-trate e la presenza di componenti non quan-tificabili e incerte sui saldi. Nonostante nel-l’ultima versione del testo approvato sianostati inseriti alcuni elementi di rilievo, è an-cora insufficiente l’intervento sul fronte dellaspesa. Purtroppo i drammatici eventi del-l’agosto appena trascorso, la debolezza dellapolitica di fronte alla crisi finanziaria e i ri-chiami del presidente della Repubblicahanno confermato le considerazioni svoltenel corso della nostra assemblea di giugno».

Quale dev’essere allora in questa fase ilruolo di Confindustria? Quali sono i vo-stri progetti a tutela delle imprese?«Confindustria Cuneo è consapevole dellacriticità della situazione entro la quale operae, dunque, della necessità di presidiare conancora maggiore intensità il rapporto con leimprese associate. Ciò significa che è indi-spensabile confermare e comunicare, comemai nel passato, i vantaggi e i benefici del-l’associazionismo, inteso come mix di servizi

esclusivi erogati localmente e vantaggi in-dotti dall’azione di rappresentanza modu-lata sul piano locale. Il perseguimento degliobiettivi richiamati comporta tre orienta-menti strategici precisi».

Quali sono?«Innanzitutto valorizzare la funzione socialedelle imprese e degli imprenditori, ridefi-nendole e rilanciandone ruolo e responsabi-lità; in secondo luogo, massimizzare l’impe-gno nei confronti della realtà locale intesacome ambito prevalente nel quale è possibilela pratica del fare, anche attraverso l’attiva-zione di concrete e innovative forme di sus-sidiarietà. Infine, concentrare ulteriormentele energie associative sui servizi e sulla microprogettualità locale nelle diverse aree tema-tiche come innovazione, semplificazione, so-stenibilità, internazionalizzazione, reti di im-prese e finanza: aree che, direttamente oindirettamente, possono contribuire al ri-posizionamento competitivo delle impreselocali e delle loro filiere».

96 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

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FOCUS CUNEO

� �Mi chiedo quanto potrà resistere il vantaggio competitivo di un sistemache sconta un tale deficit di infrastrutture

Domenico Massimino

Nonostante il prospettato trasferi-mento dell’Alpitour a Torino ri-schi di provocare un calo dellecommesse locali per le numerose

aziende dell’indotto, per ora le imprese arti-giane del Cuneese continuano a crescere: se-condo i dati Infocamere il secondo trimestredel 2011 ha visto un saldo positivo di 115unità e un tasso di crescita (+0,57%) supe-riore anche alla media nazionale (+0,50%).Un dato che Domenico Massimino, presi-dente di Confartigianato Cuneo, legge dadue diversi punti di vista: «da parte nostra –dice – c’è ovviamente soddisfazione perché inumeri indicano che si tratta di un compartosempre appetibile per chi cerca lavoro e chetiene grazie alle piccole dimensioni delleaziende. Però non bisogna nascondere che lacrescita è dovuta al fatto che, con la crisi,sempre più professionalità escono dal mondodel lavoro dipendente e si riversano nell’arti-gianato perché vi cercano la possibilità diproseguire la loro attività».

Si tratta comunque di un segnale positivo.«Certo, ma dall’altra parte dobbiamo segna-lare una sempre maggiore difficoltà nel repe-rire figure professionali nelle categorie più“scomode”, in particolare in termini di oraridi lavoro: penso alla panificazione e alla la-

I dati Infocamere mostrano un aumento delle imprese

superiore alla media nazionale. Per Domenico

Massimino, presidente di Confartigianato Cuneo,

«si tratta di un comparto sempre appetibile

per chi cerca lavoro, e che tiene grazie alle piccole

dimensioni delle aziende»Riccardo Casini

L’artigianato accoglie lavoratorie cresce ancora

Sopra, Domenico

Massimino, presidente

di Confartigianato

Cuneo. Nella pagina

seguente, un recente

incontro organizzato

per illustrare nuove

normative agli associati

vorazione delle carni, che qui presenta una re-altà importante. In questi ambiti i giovanispesso rilevano un’attività ma poi non rie-scono a portarla avanti per più di un anno».

Ma a livello occupazionale che momentostanno vivendo le imprese del territorio?«L’artigianato sta reggendo, non vi sono li-cenziamenti ma solo qualche riduzione di at-tività. E anche i dati sulla cassa integrazione inderoga sono positivi, con le richieste che sonoaddirittura diminuite. Una tenuta giustificatadal fatto che, su 22mila aziende artigiane, ben17mila sono a conduzione familiare, quindisenza dipendenti. Così come il dato eccezio-nale in termini di disoccupazione giovanile,ferma al 5,7%, è giustificato dall’elevato nu-mero di partite Iva, quasi una ogni famiglia:ciò significa che i ragazzi vengono spesso in-tegrati nelle aziende dei genitori».

Ad agosto aveva espresso “soddisfazione”per l’abolizione del Sistri; la manovra disettembre però l’ha reintrodotto. Cosa com-porta questo adempimento per le imprese?«In sé il Sistri è un sistema giusto, l’elementonegativo è dato dalla sua applicazione a piccoleimprese per le quali effettivamente comportaun adempimento sproporzionato rispetto allaquantità di rifiuti prodotti. Servirebbe unosbarramento nell’applicabilità della norma che � �

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 97

FOCUS CUNEO

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escluda, ad esempio, le aziende al di sotto dei50 dipendenti, le quali continuerebbero a uti-lizzare l’attuale sistema cartaceo».

Quali interventi occorrono allora persnellire la burocrazia a carico delle pmi?«All’interno delle piccole aziende spesso nonc’è la conoscenza normativa e tecnica neces-saria per poter sbrigare rapidamente tutti gliadempimenti. Per questo credo che diversifi-care la loro applicabilità in base alle dimen-sioni delle imprese sia importante, anche se

capisco che possa risultaredifficile».

Lei ha recentemente defi-nito la manovra “una medi-cina necessaria”, ma “inevi-tabilmente amara”. Qualeeffetto potrà avere in parti-colare l’aumento di unpunto dell’Iva per le vostreassociate?«Il passaggio al 21% com-porta un costo ulteriore perl’utente finale, sia che co-struisca una casa sia che vada

dal barbiere. Ci troviamo, però, in una situa-zione particolarmente critica: qualche prov-vedimento andava preso, e in ogni caso vi sa-rebbe stato qualche scontento. Personalmenteperò avrei preferito l’introduzione di un’im-posta patrimoniale».

Parlava di una situazione critica. Qualedev’essere allora oggi il ruolo di un’asso-ciazione di categoria nei confronti delleimprese associate?«Mai come ora il nostro ruolo è importante, in

primo luogo nell’accompa-gnamento delle aziende: a Cu-neo abbiamo costituito un co-mitato di crisi dove valutiamole singole posizioni e i pro-blemi delle associate, dal cre-dito nei confronti delle pub-bliche amministrazioni alrapporto con il sistema credi-tizio, in particolare per chiprima della crisi si era partico-larmente esposto in termini diinvestimenti. Ma un’associa-zione di categoria deve ancheindividuare linee strategiche enuove opportunità per supe-rare la crisi, oltre a dare servizialle aziende e aiutarle a supe-rare tutti gli adempimenti delcaso, anche con l’aiuto dei si-stemi informatici».

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��L’artigianato sta reggendo, non vi sono

licenziamenti ma solo qualche riduzione di attività.E anche i dati sulla cig in deroga sono positivi

FOCUS CUNEO

Afine giugno erano 74.310 le impreseregistrate in provincia di Cuneo se-condo i dati diffusi da Movimprese.Ma se si esclude l’artigianato, la loro

crescita (+0,43%) avviene a ritmi inferiori siarispetto alla media nazionale (+0,64%) sia ri-spetto allo stesso territorio nel medesimo pe-riodo del 2010, quando l’incremento era dello0,74%. La spiegazione? Secondo Vittorio Sab-batini, segretario generale della Camera diCommercio di Cuneo, «anche il tessuto im-prenditoriale della provincia è stato investitodalla crisi internazionale che a partire dal 2008sta mettendo a dura prova l’economia delPaese. E la diminuzione del tasso di crescita èuna conseguenza di questo difficile momentocongiunturale che presenta ancora luci e om-bre». Il segno positivo più consistente ha ri-

Il tasso di crescita delle aziende cuneesi è in frenata, in particolare nel settore dei trasporti. A causa anche della carenza di piattaforme logistiche, come sottolinea la Camera di Commercio,che sostiene il rilancio dell’aeroporto. Il punto del presidente SabbatiniRiccardo Casini

Più infrastrutture per le imprese

guardato comunque il comparto delle costru-zioni (1,20%), seguito dai servizi di alloggio eristorazione (1,16%) e dal comparto indu-striale in senso stretto (1,07%), mentre nel-l’agricoltura e nei trasporti si è verificata unalieve diminuzione di imprese registrate. «Laflessione registrata dalle imprese del settoreagricolo – spiega Sabbatini – può essere im-putata alla chiusura delle piccole e piccolissimeimprese, che a volte decidono di aggregarsi innuove forme giuridiche di maggiori dimen-sioni per far fronte con più forza alle sfide deimercati. Per quanto riguarda invece la situa-zione delle imprese del settore dei trasporti,questa rispecchia il trend negativo registrato alivello regionale: emerge insomma la situa-zione di un settore decisamente in crisi. Enon possiamo dimenticare – aggiunge – che

100 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Vittorio Sabbatini

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 101

una nota dolente della pro-vincia sono proprio le infra-strutture», per le quali Cuneorisulta «sottodimensionata ri-spetto al notevole sviluppoeconomico raggiunto».Già, le infrastrutture: un temacaldo per un territorio dasempre alle prese con un iso-lamento che non aiuta certa-mente le imprese, in partico-lare quelle di dimensioniminori. «Come Camera dicommercio – prosegue Sab-batini – in passato abbiamoproposto la realizzazione diuna piattaforma logistica pervalorizzare il territorio e creareun punto di riferimento im-portante, non solo per il nostro territorio maanche per la Liguria e le regioni francesi limi-trofe, apportando effetti economici diretti e in-dotti sul territorio provinciale. Inoltre l’entecamerale sostiene fortemente l’aeroporto di Cu-neo Levaldigi, che in questi anni, a seguitodello sviluppo di nuove tratte per i voli low cost,ha registrato nuovo impulso e un particolare di-namismo sia in termini di aeromobili arrivate epartite sia di passeggeri. Il 2010 è stato un annodifficile per il settore, segnato dalla crisi econo-mica e dai gravi disagi causati dalla nube vul-canica originatasi in Islanda, ma pur in questocontesto lo scalo ha fatto registrare un’ottimaperformance, con un incremento del 120,7% dimovimenti di aviazione commerciale e del41,2% di passeggeri su base annua».Un altro problema riscontrato dalle impresedel territorio, e portato alla luce dalla rileva-zione Excelsior, riguarda poi il rapporto tra do-manda e offerta di lavoro: se nel terzo trime-stre il 74% delle assunzioni previste riguarderàoperai, va detto che quelli impegnati nelle at-tività metalmeccaniche ed elettromeccanicherisultano anche tra le figure di più difficile re-perimento. Secondo Sabbatini «questi dati evi-denziano che occorre puntare maggiormentesul dialogo tra il mondo accademico e quello

imprenditoriale». A tal fine, laCamera di Commercio ha rea-lizzato «progetti di alternanzascuola-lavoro finalizzati a fa-vorire l’avvicinamento e il dia-logo tra la scuola e le impresee da anni sostiene l’insedia-mento universitario in pro-vincia di Cuneo, convintadelle positive ricadute dellacreazione di una rete tra ilmondo accademico e gli at-tori economici del territorioin termini di ricerca e svi-luppo».Ma il ruolo dell’ente cameralenon si esaurisce qui: «Stiamoportando avanti – spiega Sab-batini – alcune politiche per il

rilancio dello sviluppo attraverso la semplifi-cazione della macchina pubblica e soprattuttodelle procedure necessarie per avviare un’atti-vità di impresa e per gestirla, anche attraversoun miglioramento dell’accesso al credito. Daoltre 20 anni stiamo sostenendo le impresecuneesi garantendo i mutui attraverso un rap-porto privilegiato con le cooperative di garan-zia: ammontano a 4 milioni di euro le risorsestanziate nel 2010 e, di questi, 3 milioni sonostati destinati in modo diretto al finanziamentodei nuovi bandi e in modo indiretto imple-mentando i fondi di garanzia dei Confidi».Inoltre, la Camera di Commercio sta pro-muovendo la logica delle reti di impresa,«carta vincente – conclude Sabbatini – perfar fronte ai nostri competitor. Infatti, siamoconvinti che occorra facilitare le aggregazionidi piccole aziende che altrimenti, da sole, fa-rebbero fatica a presentarsi sui mercati esteri.Infine, ritengo che sia importante per le nostreaziende fare un salto tecnologico per poteraffrontare la crisi e dare una nuova spinta al-l’export: a questo proposito, anche l’Unioneeuropea ha recentemente stanziato nel bilan-cio 2014-2020 nuovi fondi per le pmi pun-tando sui programmi comunitari rivolti alla ri-cerca e all’innovazione».

Le nuove impreseiscritte al registro

camerale tra aprile e giugno 2011

(710 le cessazioni)

NATI1.030

Le assunzioni previstein provincia di Cuneo

nel terzo trimestresecondo Excelsior

(16,6 ogni milledipendenti contro

una media regionaledi 10,6)

LAVORATORI2.030

102 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

FOCUS CUNEO

Risorsa fondamentale fin dall’antichità, l’acqua oggi è ancora più strategica

ai fini energetici. Il punto dell’assessore Luca Colombatto sulle normative vigenti

nella provincia di Cuneo

Tiziana Achino

Da “ risorsa” e “resorgivo” l’asses-sore della provincia di Cuneo,Luca Colombatto, intraprendeun viaggio dettagliato tra risorse

idriche eccellenti e tutela ambientale. Assessore Colombatto, perché è tanto

cresciuta in questi ultimi anni l’attenzioneper le risorse idriche?«È estremamente curioso scoprire come leparole “ risorsa” e “resorgivo”, riferito alleacque sotterranee che escono dalla superfi-cie, derivino dallo stesso termine latino “re-surgere”, il che sottolinea come fin dall’an-tichità l’acqua era considerata la risorsaprincipe per eccellenza e in questi ultimianni sta ritornando a essere al centro del-l’attenzione pubblica, soprattutto grazie al-l’interesse economico generato dal suo im-piego nel settore energetico».

Come giudica la situazione attuale nellaprovincia di Cuneo?«La nostra provincia è particolarmente riccadi acqua di ottima qualità, dimostrata dalnumero elevato di aziende che operano nelsettore oligominerale e dagli stabilimenti ter-mali presenti. L’acqua, quindi, come ele-mento in grado di attivare una nuova visionedel sistema ambiente e paesaggio intorno acui costruire una nuova economia verde».

Avete un obiettivo specifico in materia dirisorse idriche?«Come assessore provinciale all’ambiente hoproposto che venga realizzato un piano rego-latore dell’acqua, capace di cogliere quelleche sono le potenzialità di sviluppo socio-

Luca Colombatto,

assessore

della provincia di Cuneo

alle Risorse idriche

e tutela ambiente

Tutela e valorizzazione dell’acqua

economiche che un sapiente uso della risorsaidrica può generare. L’interazione antropicacon il sistema paesaggio e il soddisfacimentodi alcune necessità di acqua nei vari ambiti diriferimento, idropotabile, produttivo e turi-stico, dovrà avvenire in modo tale da noncompromettere in alcun modo la qualità divita dell’intero ecosistema senza andare a com-promettere la possibilità di impiego dellostesso da parte delle generazioni future. L’am-biente non ci è stato donato dai nostri padri,quanto piuttosto ci è stato prestato dai nostrifigli, per cui le varie scelte strategiche di sfrut-tamento della risorsa idrica dovranno avvenirein maniera biunivoca e reversibile. Il tuttosarà poi recepito dal Ptp che a sua volta orga-nizzerà gli strumenti urbanistici comunali».

Come contate di sostenere la tutela del-l’ambiente?«L’ambiente va preservato e protetto, se nonaltro perché una volta rovinato difficilmente

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 103

Luca Colombatto

potrà mai ritornare a essere quello di prima ese deve esservi un interesse di parte questonon può che essere pubblico. Una brutta casaal limite può essere demolita e ricostruita,ma un fiume che ha perso le sue sorgenti èmorto per sempre. Partendo dallo sfoltimentodel sistema normativo ambientale vigente,dovremo cercare di arrivare a poche norme,chiare e semplici, facilmente recepibili dalcittadino, in grado di potere essere attuate intempi brevi e certi. Il problema di oggi è cheil nostro sistema amministrativo ha perso ilsuo ruolo di guida a servizio della comunità,diventando schiavo di se stesso».

Le sue considerazioni per il futuro diquesta importante materia nel territorioprovinciale?«La Provincia è diventata in questi ultimianni l’ente pubblico con maggiori compe-tenze e responsabilità nel settore ambien-tale. Anche se con il trasferimento dellecompetenze di pari passo non sono state tra-sferite anche le risorse necessarie per potere

fare tutto ciò che a esse si richiede».Quali interventi ritiene necessari?

«Si dovrebbero in prima istanza ritoccare icriteri secondo cui vengono calcolati i ca-noni Bim e Rivieraschi. Proporre agli enti le-giferativi regionali e nazionali di rilasciare leconcessioni di sfruttamento della risorsaidrica ai fini energetici direttamente alle mu-nicipalità, che a seconda della loro capacitàe volontà di contrarre mutui possono deci-dere di realizzare direttamente l’interventooppure di andare nella direzione di scegliereun investitore privato, selezionato tramitebando pubblico, perequando gli utili gene-rati all’investimento. Altro indirizzo opera-tivo ecosostenibile è sicuramente quello diintervenire sulle condotte idropotabili e fo-gnarie del sistema idrico integrato comu-nale. Questo permetterebbe di ottimizzarel’energia cinetica prodotta dal sistema e dipari passo riadeguare la stagnicità delle con-dotte stesse, in alcuni casi responsabili diperdite significative di acqua».

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L’ambiente va preservato e protetto, perché una volta rovinatodifficilmente potrà mai ritornare a essere quello di prima

MARILENA BOLLI Presidente dell’Unione industriale biellese

FABIO RAVANELLIPresidente dell’Associazione industriale di Novara

MARCO GIOVANNINIPresidente di Confindustria Alessandria

CONFINDUSTRIA

106 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Uno sportello dedicato al trasferi-mento tecnologico e ai materialiinnovativi per fornire alle impreseuna consulenza tecnica, comple-

tamente gratuita, in merito a nuovi materiali etecnologie disponibili sul mercato, con lo scopodi facilitarne l’applicazione nella realizzazione dinuovi prodotti, perché «l’innovazione di pro-dotto – dichiara il presidente dell’Associazioneindustriali di Novara Fabio Ravanelli – è un ele-mento fondamentale per mantenere elevata lacompetitività delle aziende sul mercato», e unpercorso di formazione intrapreso sulla “Leanproduction”, l’approccio organizzativo “snello”«che sta cambiando radicalmente il modo difunzionare delle aziende, focalizzandole sulle at-tività e sui processi a maggiore valore aggiuntoe sull’eliminazione degli sprechi». Così l’asso-ciazione industriali di Novara sostiene la nascitae lo sviluppo di idee innovative.

Lo scorso 6 settembre è stato presentatoalle aziende novaresi il polo regionale di in-novazione tessile. Al di là dell’attribuzioneprovinciale delle singole strutture (a Novaraè già operativo il polo della chimica sosteni-bile) i poli hanno una valenza regionale?Come possono favorire l’aggregazione traimprese con unità operative in tutto il Pie-monte per sviluppare progetti comuni di in-novazione?«I poli di innovazione, attivi da oltre due anni,hanno una valenza regionale perché sono ac-cessibili a tutte le aziende con una sede attiva inPiemonte. Sono uno strumento di politica in-

«È fondamentale costruire, anche tra gli addetti

ai lavori, una cultura d’impresa sempre più orientata

all’innovazione». Il presidente dell’Associazione

degli industriali di Novara, Fabio Ravanelli,

spiega le politiche di sostegno alle pmi novaresi Renata Gualtieri

Le idee nuove: valore aggiunto

Fabio Ravanelli,

presidente

dell’Associazione

industriali di Novara

dustriale di grande importanza, perché con-sentono alle imprese di condividere conoscenzescientifico-tecnologiche e di beneficiare dellaconvergenza di investimenti nello sviluppo diprodotti e di servizi innovativi. Si stanno rive-lando utili anche per la loro capacità di generarenuovi modelli relazionali e operativi tra aziendedello stesso settore, e per il fatto che consentonoalle imprese che vi prendono parte di accederecon costi ridotti a servizi e infrastrutture ad altovalore aggiunto. Ne siamo stati tra i primi so-stenitori, contribuendo fattivamente alla rea-lizzazione del polo della chimica sostenibile, ilcui consorzio di gestione - “Ibis”, che riuniscei 22 soci fondatori, tra cui 18 aziende - ha sedeproprio negli uffici dell’Ain».

Durante il convegno “Il futuro delle im-prese è in rete: nuove opportunità per com-petere”, organizzato nel mese di luglio dalComitato per la piccola industria dell’Asso-ciazione industriali di Novara è emersa l’in-tenzione di arrivare a costituire almeno 200reti di imprese nel maggio 2012. Quale è lasituazione attuale tra le aziende novaresi e

Fabio Ravanelli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 107

come è possibile facilitare le aggregazionitra imprese?«La cifra si riferiva agli obiettivi stabiliti daConfindustria a livello nazionale. In Piemontei contratti di rete già sottoscritti sono ancorapochi, ma molti sono in fase di definizione e c’èun grande interesse fra gli imprenditori. Leaggregazioni tra imprese, infatti, generano po-sitive ricadute dal punto di vista normativo, fi-scale e finanziario; non necessitando la nascitadi una nuova soggettività giuridica, inoltre,consentono agli imprenditori che vi prendonoparte di non dover rinunciare alla propria au-tonomia decisionale e operativa, mettendo afattor comune soltanto i vantaggi. Noi, conl’accordo tra la Sgp, nostra controllata nel set-tore editoriale, e la Ieb, controllata dell’Unioneindustriale biellese, siamo stati i primi, in tuttoil Piemonte orientale, a siglare un contratto direte, a inizio settembre 2011».

È soddisfatto delle iniziative che vedono lacollaborazione fra il mondo delle imprese eil mondo del credito e in che misura contri-buiscono a promuovere lo sviluppo del si-stema produttivo novarese?«Sono soddisfatto perchè abbiamo sviluppatouna serie di iniziative molto concrete e inno-vative. Tra queste ricordo i “bond territoriali”,la cui raccolta servirà a finanziare i progetti di

investimento delle aziende locali e che verrannocollocati in ottobre dal Banco Popolare, e lemolte convenzioni già attive con i principaliistituti di credito - Intesa San Paolo, Unicredite Brebanca - per facilitare lo sviluppo del si-stema produttivo novarese con prodotti stu-diati ad hoc per le nostre pmi. Ritengo però cheil livello di dialogo e di interazione tra questidue “mondi” possa e debba essere costante-mente incrementato e migliorato».

I dati sul primo trimestre del 2011 parlanodi una forte ripresa delle esportazioni chesono il traino dell’economia novarese. Comesta proseguendo il trend dei primi mesi e daquali comparti arrivano le performance piùimportanti?«Il Novarese può vantare la presenza di un com-parto molto forte sul fronte delle esportazioni:il distretto della rubinetteria e del valvolame, cheda solo copre quasi il 15% del mercato mondialedell’output settoriale e che ha finora retto ab-bastanza bene alla crisi. Rispetto a sei mesi fa,però, la situazione si è radicalmente modificatae una ripresa che sembrava ben avviata si sta ri-velando faticosa e piena di incertezze. In una fasecosì delicata la cautela è d’obbligo; attendiamoi risultati della nostra indagine previsionale tri-mestrale per avere qualche elemento di valuta-zione in più».

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Il distretto della rubinetteria e del valvolame copre il 15% del mercato mondiale dell’outputsettoriale

Serve cervello, cuore e coraggioProvare a declinare le “3 C” di “cer-

vello, cuore e coraggio”, è per il pre-sidente Giovannini la strada da im-boccare per uscire dalla crisi. E ciò

vuol dire maggiore apertura a nuovi strumentifinanziari, coesione e sinergie con le reti di im-prese, innovazione e riscoperta della capacitàdi rischio. Amalgamando queste doti con unrinnovato spirito di sacrificio e la voglia di av-ventura, che da sempre hanno fatto parte deldna italiano, «si otterrà la miscela esplosiva perriaccendere la crescita e rasserenare il futuroprossimo dei giovani».

Dai dati dell’indagine congiunturale delIII trimestre 2011 l’occupazione e produ-zione risultano in flessione mentre tengonogli ordini totali e quelli dell’ export. Comecrede continuerà questo trend?«Tengo anzitutto a precisare, per una correttalettura della nostra rilevazione, che i dati del-l’indagine sono qualitativi e non quantitativi;esprimono, infatti, il “saldo” tra ottimisti epessimisti, vale a dire tra coloro che prevedono

un aumento o una diminuzione degli indici esono, inoltre, dati previsionali per il trimestrea venire. Per quanto concerne gli ordini totali,le nostre previsioni non fanno che confer-mare i dati nazionali più recenti che indi-cano, fortunatamente, la tenuta delle espor-tazioni; per quanto attiene al nostro territorio,va sottolineato che le imprese manifatturieredella provincia di Alessandria sono fortementeorientate all’export, grazie alle loro produ-zioni d’eccellenza, di alta qualità, di nicchia ecaratterizzate da elevata innovazione.

Di cosa più risentono le imprese?«Il problema è rappresentato dal mercato in-terno, con una domanda molto fiacca, che iprovvedimenti contenuti nella manovra eco-nomica recentemente approvata non contri-buiranno a rivitalizzare. L’Italia è in ritardosulla ripresa globale e non consolida le pro-spettive di crescita. Come imprenditori, cer-chiamo di rimanere fiduciosi nelle nostre ca-pacità di reazione e di sviluppo».

Appare invece positiva la propensioneagli investimenti, quali i progetti più inte-ressanti?«Le aziende sono attualmente orientate a in-vestimenti rivolti alla ricerca e alla raziona-lizzazione ed efficienza dei processi produttivi.Anche Confindustria Alessandria è impegnataa supportare le aziende ed è, ad esempio,parte attiva di un progetto finalizzato allarealizzazione di un centro di smaltimento diapparecchiature frigorifere dismesse, nell’am-bito del “protocollo del freddo” di CasaleMonferrato».

Marco Giovannini,

presidente

di Confindustria

Alessandria

CONFINDUSTRIA

L’Italia è in ritardo e non consolida le prospettive

di crescita. Gli imprenditori, però, sostiene Marco

Giovannini, presidente di Confindustria Alessandria,

sono fiduciosi nelle loro capacità di reazione e sviluppo

Renata Gualtieri

108 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 109

Marco Giovannini

Tra i settori produttiviquali le previsioni migliori?«Le previsioni più ottimisti-che rilevate dalla nostra inda-gine congiunturale riguardanoil settore metalmeccanico, trai più rappresentativi del no-stro territorio, con dati tuttipositivi e una buona tenuta,sebbene in lieve rallenta-mento, del comparto dellachimica e di quello dellagomma-plastica. A livello lo-cale registriamo, comunque, oltre ai dati pro-mettenti degli ordini export, anche buone pre-visioni relative alla propensione a investire e algrado di utilizzo degli impianti».

Ha sottolineato la necessità di creare bu-siness attraverso la tecnologia. Cosa signi-fica concretamente e quale sarà l’impegnodell’associazione nello sviluppo della bandalarga?«Confindustria Alessandria è da tempo impe-gnata con proprie iniziative al fianco delleaziende attraverso appositi sportelli di assi-stenza in tema di ricerca e innovazione, in

particolare con l’attività degli sportelli gra-tuiti per le aziende di consulenza tecnica affi-data a specialisti, in tema di brevetti e metro-logia. Organizziamo incontri tematici dibenchmark, con testimonianze di imprendi-tori e di esperti di ricerca e sviluppo. Perquanto attiene alla banda larga ci stiamo atti-vando, attraverso il coinvolgimento di Re-gione Piemonte, Provincia di Alessandria eFondazione Cassa di Risparmio di Alessan-dria, affinché venga finanziato e realizzato unprogetto pilota che porti la banda larga ini-zialmente nelle zone del Novese e delle aree in-dustriali di questo territorio».

In un’ottica di continuo sviluppo dellecompetenze, a quali risultati ha portatol’iniziativa Alessandria B2 London e qualile necessità delle imprese moderne in un si-stema in continuo cambiamento?«Il progetto formativo B2 London, lanciato loscorso luglio, e rivolto ad accrescere le com-petenze linguistiche specialistiche in aziendaattraverso corsi di formazione personalizzati,ha incontrato l’interesse delle imprese; saràinfatti avviato a breve un primo corso di for-mazione specifico dedicato ai periti tecnici.Ad oggi le imprese si dimostrano maggior-mente interessate a corsi di formazione meno“tradizionali” e più tagliati sulle esigenze spe-cialistiche, in un’ottica di incremento della ca-pacità competitiva per affrontare i mercatiglobali».

110 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Èstato presentato a inizio settembre alsistema confindustriale regionale,Po.In.Tex, il Polo per l’innovazionedel tessile, nato nel Biellese ma ope-

rante in tutto il Piemonte. È importante ri-cordare come i poli di innovazione rappre-sentino nuovi strumenti messi a disposizionedalla Regione per favorire la crescita e la por-tata d’innovazione del territorio, in linea conla normativa europea. Una leva di politica in-dustriale che per la neo presidente del-l’Unione industriale biellese, Marilena Bolli,apre significative prospettive di sviluppo inuno scenario futuro purtroppo ancora domi-nato dall’«incertezza».

Come si declina questo progetto in ter-mini di benefici per le imprese aderenti sulfronte dell’internazionalizzazione, della ri-cerca e sviluppo e dei servizi?«Po.In.Tex, gestito da Città studi in collabo-razione con l’Unione industriale biellese, è unpunto di riferimento per le aziende che pun-

tano sull’innovazione conti-nua. Il confronto con altreimprese su progetti comuni èun volano fondamentale perla ricerca e lo sviluppo. Inol-tre, la possibilità di parteci-pare a bandi nazionali e in-ternazionali per ottenerefinanziamenti per lo sviluppodi queste idee è un preziosoaiuto, soprattutto per le pic-cole realtà. Altro elementoimportante è dato dalla vo-cazione internazionale diPo.In.Tex, che organizza pe-riodicamente momenti di in-contro dedicati alle impresecon esponenti del mondo

Reti e innovazione, risposte alla crisi

Condividere conoscenze scientifico-

tecnologiche per realizzare progetti

accedendo a nuove risorse. Nel tessile

e non solo. L’esperienza dei poli

d’innovazione e le strategie di rilancio

del Biellese descritte dalla numero uno

degli industriali, Marilena Bolli

Francesca Druidi

della ricerca sul settore tessile che operano al-l’estero: una vocazione che è profondamenteradicata nel dna del Biellese».

Po.In.Tex esprime anche un tentativo diaggregazione tra imprese appartenenti allostesso settore, ma operanti in aree differentidella regione. Quanto è importante oggiimprontare un sistema a rete di questo tipo?«Da Biella è partito nel 2008 “Navaltex”, pro-getto finalizzato alla ricerca e sviluppo di so-luzioni che, per la prima volta, ha messo a di-retto confronto il mondo tessile con quellodella cantieristica navale ligure: un’idea chepoi ha coinvolto anche le imprese toscane,una “best practice” che sarà ricordata nei fo-rum organizzati dal Salone Nautico a Genova.Anche in questo caso, la strategia del “farerete” - mettendo a fattore comune la forza diogni singola azienda - si è rivelata una sceltavincente. Dallo scorso anno, poi, è possibileavvalersi del contratto di rete che permette disuperare gli svantaggi dovuti al limite dimen-sionale delle imprese per valorizzare i van-taggi dell’aggregazione, senza dover ricorrereallo scambio di quote azionarie. Si tratta diaspetti positivi che sempre più aziende stannovalutando con attenzione».

Come le imprese biellesi, non solo quelletessili, stanno reagendo di fronte al difficilequadro economico?«Purtroppo l’unica certezza, oggi, è l'incer-tezza. Ciò significa che non è possibile contaresu prospettive di medio termine perché l’an-

Marilena Bolli,

neo presidente

dell’Unione industriale

biellese

CONFINDUSTRIA

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 111

Marilena Bolli

damento dei mercati a livello internazionale,sia sul fronte della finanza che su quello del-l’export, è ancora molto fluttuante. Credo,quindi, che ci aspetti un autunno difficile, daun lato perché è necessario attendere la defi-nizione della manovra economica e, dall’altro,perché non si prevede un recupero dell’occu-pazione. Le aziende biellesi, però, continuanoa reagire e un segnale tangibile in questo sensoè dato dall’export: nei primi sei mesi del-l’anno, il valore delle vendite all’estero delleimprese biellesi, pari a quasi 798 milioni dieuro, è aumentato del 19,2% rispetto allostesso periodo dell’anno precedente».

Il sostegno finanziario e l’accesso al cre-dito rappresentano la quarta priorità delsuo mandato appena intrapreso. Come so-stenere in maniera efficace l’attività delleaziende del territorio? Quale rapporto do-vrebbe instaurarsi tra banche e impresa?

«Un punto critico è rappresentato dalle im-prese di piccole dimensioni che continuanoa resistere tenacemente, combattendo il ri-schio di rimanere schiacciate fra l’erosione deimargini - accentuata dall’aumento delle ma-terie prime - e l’incremento dei tassi d’inte-resse per ottenere finanziamenti. Queste re-altà vanno sostenute con particolareattenzione, senza dimenticare che l’accesso alcredito è una leva preziosa per lo sviluppo ditutte le nostre imprese. La trasparenza dellecondizioni, il rapporto diretto con gli inter-locutori, poter negoziare formule di migliorfavore rispetto al mercato, sono parte inte-grante del servizio della nostra associazione.Abbiamo avviato un dialogo con gli istitutibancari presenti sul territorio, un confrontoche sta dando ottimi risultati, in primis lafirma di convenzioni ad hoc per le nostreimprese».

��Il polo per l’innovazione del tessile è un punto di riferimento per le aziende che puntano sull’innovazione continua

Nel corso degli anni, i costruttoripiù importanti del mondo hannoaffidato alla Bertone la realizza-zione di vetture all’avanguardia per

stile, tecnologia e prestazioni. Nel 2009 la societàsi ristruttura come azienda di servizi a trecento-sessanta gradi nei settori dell’automotive, deltransportation e dell’industrial design, ma anchedell’engineering, dell’Ict, dell’energia e dell’ar-chitettura, in grado di rispondere con flessibilitàe rapidità a ogni esigenza delle aziende clienti.Guidata da Lilli Bertone, vedova dell’indimenti-

cabile Nuccio e oggi presidente, l’azienda ha oggi300 dipendenti. Inoltre, negli “atelier” Bertone,si costruiscono ancora, su richiesta di singolicommittenti, lussuose fuoriserie prodotte inte-ramente a mano, proiettando così nel futurol’antica arte del “carrozziere”. «Il prossimo annola Bertone compirà cento anni – annuncia or-gogliosa Lilli Bertone –, un traguardo industriale,ma anche un traguardo della vita. Perché cosìmantengo la promessa fatta a Nuccio, pocoprima che ci lasciasse. Ho ripreso in manol’azienda alla fine del 2009 e ho iniziato a lavo-rare per il suo rilancio. Insieme a un nuovo ma-nagement abbiamo predisposto un piano indu-striale per affrontare un mercato sempre piùdifficile e impegnativo, caratterizzato da scenariin continuo mutamento». I numeri danno ra-gione alla grinta di questa elegante e sorridente“lady di ferro” dello stile italiano. «La Bertone – conferma l’amministratore dele-gato Marco Filippa – ha chiuso il 2010 in utile,con 26 milioni di fatturato consolidato, mentreil primo semestre 2011 presenta un portafoglioordini che supera l’intero fatturato dell’anno pre-cedente».

Come è strutturata l’azienda?«Abbiamo sei divisioni: Stile, cioè design pertrasporto, aeronautica e nautica; R&D, pro-gettazione e ingegneria avanzata; Energia, so-luzioni di mobilità e di sviluppo ambientalesostenibile; Information and CommunicationTechnologies; Architettura, sezione dedicata aldesign e alla progettazione di edifici per usi in-

La Bertone compie cent’anniNel 1912 era una piccola bottega in cui si riparavano le carrozze, oggi è un moderno

gruppo industriale fiore all’occhiello del “made in Italy”. La Bertone raccontata

da Lilli Bertone e Marco Filippa

Francesco Bevilacqua

Da sinistra, l’amministratore delegato Marco Filippa, il presidente Lilli Bertone e il direttore generale

Sandro Colella. Nella pagina accanto, un modellatore al lavoro e il concept Fiat Barchetta.

A seguire, il nuovo ETR 1000

IMPRENDITORI DELL’ANNO

112 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

R&D?«Sviluppiamo l’ingegneria di prodotto e di pro-cesso, cioè la trasformazione delle intuizioni didesigner e creativi in progetti per la produzione.Questo reparto può contare su un pool di inge-gneri che verifica fattibilità, costi, calcoli struttu-rali, scelte costruttive e progettuali. Il nostro teamdi progettisti garantisce esperienza, flessibilitàoperativa, attenzione per ogni particolare delprogetto e dialogo continuo con il cliente».

Energia e innovazione, come vi muovete inquesti campi?«Abbiamo un’unità produttiva, Bertone Glass,con un’esperienza quarantennale nel settore deivetri di sicurezza di medie e grandi dimensioninel mondo del trasporto. Recentemente l’aziendaha creato una specifica unità interna dedicataallo studio e realizzazione di parti e componentiin materiali innovativi, in composito e in fibra dicarbonio per applicazioni custom. Dagli anni › ›

Lilli Bertone e Marco Filippa

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 113

dustriali; Glass, alla quale è affidata la produ-zione di parabrezza per veicoli industriali e la ri-cerca sull’impiego dei materiali innovativi. Ilquadro si completa con Bertone Germany econ Bertone China, che non sono uffici di rap-presentanza ma vere e proprie unità commercialioperative sui rispettivi mercati».

Come operano in dettaglio le singole di-visioni?«La Stile governa lo sviluppo di ogni progetto,dall’impostazione del concept alla costruzionedei prototipi. Si pone nei confronti delle aziendeche ci affidano commesse di lavoro come partnerin grado di seguire ogni aspetto dell'iter proget-tuale di ciascun programma e di garantire i ri-sultati, certificandone la qualità. La struttura diCaprie comprende aree riservate dedicate aiclienti e ai loro team di lavoro per un’efficace ge-stione del progetto nello spirito del simultaneousengineering e del co-design con i fornitori. Contecniche di project management gestiamo tuttoil ciclo di vita di un nuovo modello, dal suo con-cepimento alla messa in produzione, dai macro-livelli al dettaglio, ottimizzando le risorse, ge-stendo i processi di qualità in ogni fase disviluppo. Il nostro settore operativo “storico” èl’automotive, ma in questi anni abbiamo avutograndi soddisfazioni anche nel transportation: èfirmato Bertone il nuovo supertreno ad alta ve-locità Etr 1000, realizzato per il consorzio An-saldo Breda – Bombardier e appena acquistato daTrenitalia».

Quali sono i punti di forza di Bertone

114 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

vare e promuovere in Italia e all’estero il lascitomorale e intellettuale di Nuccio Bertone, non-ché i valori imprenditoriali collegati diretta-mente e indirettamente alle attività dell’azienda.Il Museo Bertone curerà la gestione e la valo-rizzazione dello spazio museale, la manuten-zione dell’Archivio Storico e l’allestimento dimostre, condividendo gli eventi culturali dedi-cati alla promozione dell’automobile intesacome oggetto d’arte, design ed espressione dicultura artistica e ingegneristica e dell’immaginedell’Italia nel mondo. A questo proposito sipropone di siglare un accordo con l’Universitàe con il Politecnico di Torino per offrire unaborsa di studio e uno stage in Bertone. Infine,annuncio con particolare entusiasmo che ab-biamo programmato l’assunzione di sessantanuovi ingegneri entro la fine del 2011 per po-tenziare il nostro reparto progettazione».

› ›Ottanta, con i primi prototipi marcianti di autoelettrica, fino agli anni Duemila, con gli studi diarchitettura-veicolo condotti sulle prime piatta-forme per vetture a idrogeno, la Bertone si oc-cupa del futuro dell’automobile in termini dipropulsori alternativi e di salvaguardia dell’am-biente. La divisione Energia si pone sullo scena-rio della mobilità sostenibile abbracciando que-sto tema fondamentale per la nostra civiltà inmodo capillare».

Una parola sul vostro portafoglio clienti?«La maggior parte dei nostri partner nel settoreautomotive è cinese e indiana: sono clienti Ber-tone sei dei primi dieci costruttori del Far East,ma abbiamo anche costruttori tedeschi, italiani.L’obiettivo per il medio periodo è di riequili-brare il nostro portafoglio, portando i ricavi deimercati orientali al 55-50% degli ordini e quellidei mercati europei intorno al 40-45%».

Progetti per il futuro?«Molti, alcuni dei quali non posso ancora rive-lare. Ma ne abbiamo uno in dirittura di arrivoche sta molto a cuore al nostro presidente e sulquale faccio volentieri un’anticipazione. L’annoprossimo, nel calendario delle celebrazioni peril nostro Centenario, apriremo al pubblico ilMuseo Bertone, che raccoglie circa 70 modellifra vetture di produzione e “concept-car”. Que-sta istituzione avrà anche l’obiettivo di conser-

~

L’anno prossimo,nel calendario dellecelebrazioni per il nostroCentenario, apriremoal pubblico il MuseoBertone, che raccogliecirca 70 modellifra vetture di produzionee “concept-car”

IMPRENDITORI DELL’ANNO

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Export e diversificazione. Sono ambi-ziosi gli obiettivi per il prossimo annodella Paglieri. La storica azienda ales-sandrina, leader nel settore della de-

tergenza, grazie soprattutto al brand Felce Az-zurra, vivrà questo autunno una delle sue stagionipiù importanti ed evolutive. Nuove acquisizionie la conquista di ulteriori canali distributivi al difuori della Gdo, sono stati possibili anche grazieai risultati di fatturato. Negli ultimi tre anni,nonostante la congiuntura sfavorevole, la societàha registrato un incremento medio annuo dicirca 8 punti percentuali, superando la soglia dei104 milioni di euro nel 2010 con una proiezionedi chiusura 2011 a 112 milioni di euro. A con-

fermarlo è anche Debora Pa-glieri, presidente e amministra-tore delegato della PaglieriProfumi, all’indomani dellapresentazione della nuova lineadi prodotti del marchio Schiap-parelli. Proprio dall’acquisizionedi questo altro storico brandavrà inizio un importante per-corso di crescita per l’aziendache ha da poco festeggiato 130anni di attività a conduzionefamiliare.

La Paglieri acquisisce il mar-chio Schiapparelli. Due brandstorici che si uniscono dopo

aver conquistato i consumatori per oltre un se-colo. Come si è giunti a questo accordo?«Il marchio Schiapparelli, così come Paglieri, è si-nonimo di qualità e di tradizione italiana. Già datempo i nostri sforzi si concentrano sulla possi-bilità di allargare i canali distributivi. Attraversoquesta acquisizione ora saremo presenti anche al-l’interno delle farmacie».

In un periodo di crisi voi investite e ampliatela gamma dei brand. Propensione al rischio oprevisioni ottimali?«Il mercato al momento è critico, è ovvio. Masono convinta del fatto che questa sia la stradagiusta da percorrere. Per quanto i tempi nonsiano ancora maturi per fare bilanci, i riscontri ot-tenuti dalle reti commerciali delle farmacie al mo-mento sono buoni. I consumatori e gli esercentiaccoglieranno con entusiasmo la possibilità di ri-

La tradizione piemonteseoltre la grande distribuzionePaglieri, trainata dal marchio Felce Azzurra, cresce diversificando produzione e canali distributivi.

E guarda al 2012 puntando al “sogno americano”. Bilanci e prospettive dello storico marchio

piemontese dalle parole di Debora Paglieri

Andrea Moscariello

Debora Paglieri,

presidente e

amministratore delegato

della Paglieri Profumi

Spa. Sopra,

Mario Paglieri al lavoro

all’interno di uno

dei laboratori aziendali

www.paglieri.com

116 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Debora Paglieri

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 117

trovare alcuni prodotti storici, con le dovute in-novazioni».

Cosa rappresenta, nei momenti di crisi, la“tradizione” produttiva?«Può sembrare brutto da dire, ma nel nostrocaso la crisi è stata anche un’opportunità di riva-lutazione del brand».

In che modo?«Nei momenti di difficoltà economica e so-ciale il consumatore si sente spaesato, ha biso-gno di certezze. Per questo si rifugia nei marchistorici, legati al territorio, quelli che lo hannoaccompagnato sin dall’infanzia. In questo laqualità, il marchio e il profumo di Felce Azzurrasono esemplari».

Il settore della detergenza è però dominatoda grandi colossi multinazionali.«Anche questo è vero. Ma, ripeto, la qualità delmade in Italy e le tradizioni artigianali hanno as-sunto ancora più che in passato un valore ag-giunto. La nostra è un’azienda seria, che sta cre-scendo senza perdere quelle peculiarità tipichedella media impresa italiana a conduzione fami-liare. E gli acquirenti nei momenti di crisi ne ten-gono conto».

Lei è molto più attenta alle abitudini, al-l’emotività dei consumatori, rispetto ad altriamministratori delegati, o sbaglio?«È sempre stato un mio pallino. In realtà è unacaratteristica che contraddistingue l’imprendito-ria piemontese, da sempre “artigianale” nel suo

modus operandi. Purtroppo, in alcuni casi, lo svi-luppo dimensionale dell’azienda può far perderedi vista l’attenzione ai consumatori. E anche perquesto, forse, alcune realtà non hanno saputo farefronte alla crisi. Io amo, nonostante il pocotempo a disposizione, recarmi direttamente neipunti vendita, studiare le abitudini delle famiglie,capire su quali logiche e propensioni acquistanoi prodotti».

Felce Azzurra, il vostro prodotto più noto,non è unicamente un detergente liquido, stavivendo ormai da tempo un importante pro-cesso di brand stretching. Proseguirete su que-sta strada? › ›

❝~

La nostra azienda sta crescendo senzaperdere quelle peculiarità tipichedella media impresa italiana

remo comunque a rispettare l’obiettivo dellacrescita annua pari all’8%».

Mentre per quanto riguarda l’export?«Questa è la nostra nota dolente. Le esporta-zioni, pur essendo cresciute del 9%, rappresen-tano soltanto il 6% del nostro fatturato. Troppopoco. Le potenzialità delle nostre produzioni al-l’estero sono decisamente maggiori. Nell’ultimobiennio ci siamo concentrati sulle nuovi acqui-sizioni per ampliare i canali di penetrazione delmercato, ma per il 2012 le attenzioni dovrannorivolgersi soprattutto all’internazionalizzazionedi Paglieri, che non è soltanto un’azienda, ma unbrand a tutti gli effetti».

Quali strategie ha in mente?«La risposta la si trova sempre nella diversifica-zione. In particolare, abbiamo appena conclusoun importante accordo, su cui lavoriamo stre-nuamente da un anno, per acquisire alcunibrand presenti nel canale profumeria. Per cui infuturo, oltre alla Gdo e alla farmacia, saremo di-stribuiti con questi nuovi marchi anche nelleprofumerie».

E come mai il settore profumi è così im-portante per la crescita all’estero?«Uno dei marchi acquisiti è molto noto sulmercato statunitense. Puntiamo molto su que-sto. Ecco perché ad agosto abbiamo aperto unanuova sede commerciale negli Usa».

Quali aspettative ripone sul futuro del

› › «Assolutamente. Come dicevo prima, i consu-matori riconoscono in Felce Azzurra una ga-ranzia. Per questo abbiamo deciso di esten-derlo a più momenti all’interno dellaquotidianità del consumatore. Non più sol-tanto sapone, ma anche prodotti per la puliziadella casa, detersivi per i capi d’abbigliamento,profumatori per gli ambienti domestici e, nonultima, una linea creata appositamente perl’uomo».

Dunque diversificazione dei canali distri-butivi, ma anche produttiva?«E non soltanto nell’ambito dei profumi e delladetergenza. Siamo ormai prossimi al lancio dellenostre nuove linee di integratori alimentari. In-tendiamo implementare questo segmento di bu-siness proponendo prodotti che integrino la dietadel consumatore migliorandone la qualità, se-guendo in questo modo la stessa filosofia di qua-

lità e piacere che da sempre con-traddistingue la produzionePaglieri».

Il vostro fatturato è in cre-scita, oltre 104 milioni di euronel 2010 . In futuro prevedeun rallentamento a causa dellacrisi, o prevedete di crescereulteriormente?«Le previsioni sono di crescita. Ilprossimo bilancio si attesterà, sistima, sui 112 milioni di euro. Ilmercato è instabile ma riusci-

~

Abbiamo appena conclusoun importante accordo, su cuilavoravamo strenuamenteda un anno, per acquisire alcunibrand del settore profumi

118 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

settore?«Stiamo vivendo tutti una stagione difficile. Iconsumi sono calati persino nel settore ali-mentare, di prima necessità, per cui è chiaroche il trend sia negativo anche per il nostrocomparto, anche se non lo è affatto se parago-nato ad altri settori. Per questo attuiamo unapolitica sui prezzi che va incontro alla reali po-tenzialità di acquisto delle famiglie italiane. Atal proposito, abbiamo ricevuto un riconosci-mento proprio per il rapporto qualità-prezzodelle nostre linee. Vogliamo distinguerci ed es-sere competitivi su un mercato che propone,per il 90%, grandi produzioni industriali, po-nendo sugli scaffali prodotti realizzati seguendoancora canoni di qualità artigianale. E le assi-curo che questa non è cosa scontata. Da que-sta crisi, poi, tutti noi imprenditori dovremmotrarre una grande lezione».

Quale?«Mai perdere d’occhio l’obiettivo finale, che è ilconsumatore. Nei momenti economici felici,può nascere la tentazione di “adagiarsi sugli al-lori”. Non mi riferisco alla pigrizia, ma più al-l’attitudine di pensare solo ed esclusivamentealla crescita strutturale e dimensionale del-l’azienda. Senza osservare le abitudini di acqui-sto, il marciapiede, le corsie dei supermercati, sifa presto a perdere la rotta. Non bisogna mai darenulla per scontato . In generale, comunque,credo molto nel potenziale del nostro tessutoproduttivo e nella capacità degli imprenditori ita-liani, in particolare piemontesi, che sono certa sa-pranno fungere da traino per la ripresa del si-stema paese».

Con Schiapparelli sulmercato della salute

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 119

Debora Paglieri

Milano, 14 settembre 2011 ‐ Schiapparelli SpAha presentato alla stampa i suoi nuovi prodottidedicati alla salute, al benessere a alla bellezzadi tutta la famiglia. Un’occasione per i verticiaziendali, il presidente Lodovico Paglieri,l’amministratore delegato Fabio Rossello e ilbusiness director Michela Marchese Patti, perillustrare le strategie di marketing con cui lostorico marchio della farmaceutica italianaintende conquistare la leadership di mercato.Gli sforzi iniziali saranno rivolti soprattutto alladistribuzione affinché i nuovi prodotti possanocontare su una presenza il più possibilecapillare che interessi il maggior numero difarmacie presenti sul territorio nazionale.Parallelamente si punterà a una gradualeapertura ai mercati oltre confine da cuigiungono già numerose richieste dicommercializzazione. Nella proposta dei nuoviprodotti, Schiapparelli ha seguito la tradizione,con l’obiettivo di continuare a rispondere alleesigenze di salute e benessere di tutta lafamiglia e ha sviluppato tre nuove linee ‐Salute, Integratori e Dermocosmesi.www.schiapparelli1824.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il made in Italy è garanzia di qualità an-che nel settore giocattoli. E, nonostantela serrata concorrenza dei colossi a bassocosto, che troppo spesso immettono sul

mercato giochi economici ma poco sicuri,quello italiano continua a essere il prodottopreferito dalle mamme. Lo dimostranoaziende come Quercetti, storica piccola im-presa torinese, presente sul mercato da oltre 60anni. «Essere un’azienda totalmente italiana èper noi sicuramente un grande punto di or-goglio e di forza - afferma Stefano Quercetti,alla guida dell’azienda con i fratelli Andrea eAlberto -. La qualità, l’affidabilità, i livelli disicurezza che garantiamo ai nostri clienti e ainostri giovani consumatori ci vengono rico-nosciuti da sempre». I giocattoli Quercetti si rivolgono ai bambinida 1 a 8 anni circa, la fase di vita in cui più si

deve fare attenzionealla qualità e alla si-curezza degli og-getti che i bambinimaneggiano. «Lemamme sono parti-colarmente attente aquesti temi, ricer-cano questa tipologia

di giocattoli – conti-nua Quercetti – per-

tanto siamo perfetta-mente in grado di

affrontare le sfide commerciali di un mercatoglobalizzato. Prova ne è il successo che staavendo il nostro store on line, nato dall’esi-genza di sopperire alla mancanza di distribu-zione capillare dei nostri giocattoli sul territo-rio italiano, ma che registra gran successoanche nelle aree in cui siamo storicamentepresenti come il Piemonte». Quercetti, infatti, è un marchio storico, rico-nosciuto, presente nella memoria dei consu-matori, a dimostrazione del fatto che anche sulmercato di oggi, le piccole imprese di qualitàpossono vincere sui grandi colossi produttivi. Non a caso, Quercetti ha anche ricevuto il PalAward 2011 per il gioco prescolare “magnetinolettere”: «un premio che ci rende particolar-mente orgogliosi perché viene riconosciuto dauna commissione di esperti americani, che sioccupa di terapie del linguaggio, e che esaminaquei giocattoli e libri che grazie al proprio de-sign, ai contenuti, alla qualità, riescono a fa-vorire lo sviluppo nel linguaggio del bam-bino». Da due generazioni - Quercetti fufondata da Alessandro Quercetti, padre degliattuali titolari - la filosofia dell’azienda è pro-prio quella di fare giocattoli che tengono contodelle reali esigenze di crescita dei piccoli. «Fac-ciamo giocattoli per bambini di tutto ilmondo, convinti che nei primi anni di vita sigettano le fondamenta per tutti gli apprendi-menti, le abilità, le conoscenze che si svilup-peranno lungo l’arco della vita – continua

Quercetti accompagna da oltre 60 anni la crescita dei bambini, in Italia

e nel mondo. E dimostra come, anche una piccola azienda, possa dimostrarsi salda

e competitiva su un mercato sempre più difficile. L’esperienza di Stefano Quercetti

Eugenia Campo di Costa

Nelle immagini, alcuni

giocattoli e momenti di

produzione all’interno

della Quercetti di Torino

www.quercetti.it

Giocattoli made in Italy,garanzia di sicurezza

122 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Stefano Quercetti

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 123

Quercetti -. Da sempre poniamo al centrol’aspetto dei contenuti del prodotto, ma conuna cura particolare, soprattutto negli ultimianni, al design che presenta linee morbide el’azzeramento degli spigoli, andando incontroa esigenze non solo estetiche ma anche di si-curezza. Questo contribuisce a rendere l’im-magine dei nostri prodotti più attuale man-tenendo una precisa riconoscibile personalità,frutto di approfondite ricerche e di attenzioneal dettaglio». Negli anni Quercetti ha allargato la gammadei prodotti affiancando ai classici di sempre,chiodini e lettere-numeri magne-tici, tutto un intero mondo dicostruzioni, piste delle bi-glie e negli ultimi dueanni una linea babydedicata ai più pic-coli (1-3 anni). Unascelta strategica,quella di rivolgersi an-che ai più piccoli,che è risultata pre-miante e ha por-tato al raddoppiodel fatturato dianno in anno.«Nonostante lacongiuntura econo-mica negativa stia coinvol-gendo anche il mondo del giocat-

tolo – continua Quercetti – il fatto di essereuna piccola azienda, con un segmento di mer-cato che poco vive delle mode e quindi pocorisente delle pressioni promozionali, ci ha per-

messo di registrarerisultati decisa-mente miglioridella media dicategoria. Allafine di agosto ab-biamo infatti re-gistrato una cre-scita a doppia cifrarispetto allo stessoperiodo delloscorso anno, i piani

per la fine del2011 e per tuttoil 2012 sono so-lidi e confi-diamo ci per-mettano di

mantenere questitassi di crescita».

❝~

La qualità e i livelli di sicurezzache garantiamo ai nostri giovaniconsumatori ci vengonoriconosciuti da sempre

124 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Un’idea che si è fatta mo-tore ha condotto al-l’azione e quindi, al risul-tato». Spiega il cavaliere

Amilcare Merlo, presidente e fondatore neiprimi anni sessanta del Gruppo Merlo, in-sieme con la sorella Natalina. «L’innova-zione tecnologica e la qualità hanno rap-presentato le chiavi del successo ma sonostate soprattutto le idee il motore deltutto». Una realtà imprenditoriale, quelladel Gruppo Merlo, che ha saputo guardarelontano fin dall’inizio. Un successo che rac-conta di sfide, di tenacia, di persone, di ri-sultati e di un primato, il primato delle

idee. Queste hanno portato ilGruppo Merlo a diventare leadermondiale nella produzione di mac-chine e sistemi di movimentazionee sollevamento per l’agricoltura,l’edilizia e l’industria, per la rac-colta e il trasporto dei rifiuti, per lamanutenzione stradale, ferroviariae forestale.

Il Gruppo Merlo può vantareuna storia importante.«Siamo partiti da molto lontano conuna piccola attività imprenditoriale,ma è nel 1964 che abbiamo fondatola società Merlo Industria Metal-

L’innovazione, motore di sviluppoTecnologie innovative, competitive ed ecofriendly. Il Cavaliere Amilcare

Merlo, fa il punto sulla produzione di macchine e sistemi di movimentazione

per l’agricoltura, l’edilizia e l’industria, per la raccolta e il trasporto dei rifiuti,

per la manutenzione stradale, ferroviaria e forestale

Nicoletta Bucciarelli

Il cavaliere Amilcare Merlo,

presidente e fondatore del Gruppo

Merlo di Cuneo. Sopra, sollevatore

telescopico all’opera. Nella pagina

accanto, fasi della produzione

www.merlo.com

meccanica, l’inizio di un’avventura indu-striale che ci ha portati molto lontani. Eral’entusiasmo a darci la forza e le idee a farciprogredire. Per questo, fin dalle prime mac-chine, abbiamo proposto soluzioni innova-tive, un denominatore da sempre presentenel nostro sviluppo, uno sviluppo caratte-rizzato dalla volontà di diventare un’im-presa il più possibile globale, capace di pro-gettare, produrre e distribuire nei mercati

internazionali e attenta alle esigenze degliutilizzatori».

Che cosa significa la tecnologia per unsettore che continua a produrre macchineper la movimentazione e il sollevamento?«Per noi la tecnologia è da sempre legata al-l’innovazione di prodotto, all’innovazionedi processo, allo sviluppo di sistemi al-l’avanguardia di produzione e gestione, allacreazione di soluzioni che migliorano la si-curezza del lavoro a 360 gradi. Per questo inostri progettisti seguono due linee guidasemplici ma essenziali: costruire macchinesicure e confortevoli. Ecco quindi che leprestazioni, le dimensioni, l’affidabilità, l’ef-ficienza e la produttività vengono di conse-guenza, confermando la superiorità dellesoluzioni che proponiamo. É il contenutotecnologico quello che distingue e valorizzai nostri prodotti».

In che modo il vostro Gruppo guarda al

Amilcare Merlo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 125

› ›

~

Per i nostri prodottidi punta – i sollevatoritelescopici – i mercatidi riferimento sono in tuttii Continenti

Il combustibilerisparmiato con il

sistema ditrasmissione

EcoPowerDrive

CARBURANTE -20%

I punti venditaesistenti in tutto

il mondo

DISTRIBUTORI600

mercato internazionale? «Da sempre siamo stati convinti che la no-stra vocazione imprenditoriale potesse tro-vare soddisfazione e massima espressionesui mercati internazionali. Abbiamo co-minciato a esportare le nostre macchineprima nei paesi più vicini e poi verso quellipiù lontani, arrivando oggi ad avere unapresenza globale con oltre seicento punti divendita nel mondo e un export che sfioral’80 per cento. Per i nostri prodotti di punta– i sollevatori telescopici – i mercati di ri-ferimento sono in tutti i Continenti».

Per prodotti che guardano alla tradi-zione non bisogna però smettere mai dipuntare sull’innovazione. «Fare innovazione vuol dire pensare mentresi cammina a passo spedito in avanti. Vuoldire guardare oltre il quotidiano attraversogli occhi di chi le nostre macchine le deveusare. Lo sforzo più gratificante per noinon è progettare e realizzare i nostri pro-dotti; è quello di avere le idee. Noi la chia-miamo, “la supremazia delle idee”. L’inno-

126 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Cento anni fa, nel 1911, nasceva il primo trattore agricolo ditotale concezione e produzione italiana, il modello Pavesi P4.Per celebrare questo importante anniversario che ha segnato lastoria del trattore consacrando l’Italia come punto diriferimento per l’innovazione tecnologica, l’Accademia deiGeorgofili ha organizzato recentemente insieme al GruppoMerlo il convegno “Il trattore Pavesi P4, 100 anni e non lidimostra”. L’evento ha sottolineato l’importanza di questoprimo trattore italiano sia per l’originalità delle sue soluzioniingegneristiche, sia come simbolo dell’innovazione Italiana cheda sempre si contraddistingue a livello mondiale.Nel presentare le linee ispiratrici e i contenuti innovativi dellasua ultima macchina - il trattore agricolo a braccio telescopicoMultifarmer - ai rappresentanti del Corpo Accademico e dellastampa specializzata, il cavalier Merlo ha sottolineato come «losviluppo in chiave tecnologica di macchine che affondano leradici nella trattrice Pavesi può essere un significativo ritornoalla ribalta di un prodotto industriale italiano capace didifferenziarsi in modo efficace e di sostituire in agricoltura piùmezzi tradizionali».Le funzioni del moderno trattore agricolo sono fortementecambiate in questi 100 anni diventando una vera e propria“centrale mobile di potenza”, prestante e multifunzione. Il tuttoper la gestione sempre più industrializzata delle aziendeagricole.Il Merlo Multifarmer sa unire le prestazioni di un trattoreagricolo a quelle di un sollevatore telescopico e rappresentanon solo un innovativo concetto progettuale ma un punto dicontinuità con il Pavesi P4 del 1911 nel nome dell’innovazione edella ricerca 100% made in Italy.

Cento anni per il Pavesi P4

vazione è una delle pietre an-golari sulle quali si è costruito

il nostro successo. Inve-stiamo mediamente l’ottoper cento del nostro fattu-rato in ricerca, sviluppotecnologico e industrializ-zazione. Il migliore investi-mento, però, lo conti-nuiamo a fare nelle risorseumane: sono loro che conil proprio lavoro hannofatto crescere e svilupparel’azienda fino a farla di-ventare un gruppo indu-striale considerato unpunto di riferimento nelmondo delle macchineagricole e industriali».

Macchine per la mo-vimentazione ma ancheuna forte sensibilitàambientale.«Sarebbe facile dire chelo stimolo ad agire inquesta nuova direzionearriva dal mercato. Inrealtà la risposta è piùcomplessa: il mercatocertamente richiedemacchine che rispon-dano a esigenze di mi-nore inquinamento,ma non sempre è di-

sposto a compromessi sulle prestazioni e suicosti, specialmente in ambito industrialenel quale le risorse sono limitate e l’atten-zione alla produttività è sempre più esaspe-rata. Se noi siamo capaci di offrire mac-chine che rispondano adeguatamente aquesta esigenza ma che non facciano rinun-ciare alle prestazioni e che si dimostrinoredditive in funzione dell’investimento ri-chiesto, allora saremo vincenti. La riduzionedell’impatto ambientale è comunque unaparola chiave. Da tempo abbiamo reso di-sponibili nella produzione di serie numerosesoluzioni ad alto contenuto tecnologico chefavoriscono la riduzione dei consumi e dellarumorosità. Ad esempio il sistema di tra-smissione EcoPowerDrive permette un ri-sparmio di carburante del 20%. Per nonparlare del nuovo Panoramic Hybrid, ilprimo sollevatore telescopico al mondo chepuò operare sia in modalità diesel che to-talmente elettrica. È l’ingresso in un campoancora inesplorato nel quale desideriamoinvestire e i primi brevetti internazionali te-stimoniano la validità del progetto».

Un altro concetto fondamentale per ilGruppo è il concetto di formazione.«In Merlo il concetto di formazione è moltoarticolato. Formazione vuol dire offrire stru-menti di conoscenza e contenuti addestra-tivi. Abbiamo una scuola nella quale for-miamo il personale di stabilimento nelleprincipali discipline (oleodinamica, metal-lurgia, software di progettazione e di pro-duzione) ed il personale di assistenza. Nellascuola “meccanici” passano circa mille tec-nici all’anno per imparare a fornire un ser-vizio di assistenza di prossimità di alto li-vello. E arrivano da tutto il mondo.Formazione per noi è anche il modernoCentro Formazione e Ricerca Macchine, laprima e ancora unica scuola in Italia che for-nisce corsi di formazione qualificati dal-l’Inail (ex Ispesl) agli utilizzatori di mac-chine industriali».

~

Il nuovo PanoramicHybrid è il primosollevatore telescopico almondo che può operaresia in modalità diesel chein modalità totalmenteelettrica

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 127

Amilcare Merlo

Sotto, sollevatore

telescopico a torretta

girevole Roto.

Nella pagina accanto

il modello Merlo

Multifarmer. L’unico

trattore agricolo con

braccio telescopico

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Oggi il laser è diventato, per certiversi, “inflazionato” come stru-mento di lavoro, poiché sono tantele aziende che ne fanno uso. Tutta-

via, sono ancora poche quelle in grado di garan-tirne un utilizzo ottimale. Antonio Astorino è ti-tolare della Ast, che dal 1985 si occupa dilavorazione di lamiere in acciaio inox, ferro e al-luminio. «Mi preme puntualizzare – spiega Asto-rino a proposito del laser – che si tratta di una tec-nologia difficile da usare al meglio. Noi ci siamoformati con pazienza e rigore per imparare a ef-fettuare tagli puliti, precisi e privi di bave e que-sto è molto importante, specialmente per il tipodi prodotti che realizziamo».

Nel tempo vi siete evoluti fino a specializ-zarvi in settori specifici, come quello del su-per mirror.«Siamo nati nel settore della lavorazione della la-miera a livello generale, poi nel corso degli anniabbiamo affinato tecnica e tecnologia per quanto

riguarda l’acciaio inossida-bile, dopodiché l’abbiamoperfezionata ulteriormentenella nicchia della finiturasuper mirror, il top di que-sto campo. Si tratta di unafinitura a specchio, priva diqualsiasi tipo di difetto, cheriflette un’immagine pulitae senza aloni. Siamo tra iprimi consumatori di supermirror in Europa, il primo

in Italia, e ci stiamo orientando verso prodotti difascia medio-alta, prevalentemente per il mercatodi arredo bagno e arredamento. Questo richiedegrande esperienza, accuratezza nelle lavorazioni etecnologie avanzate per non rovinare il metallo,che è molto vulnerabile».

Da cosa è nata questa specializzazione?«L’impegno costante, la serietà e la continua ri-cerca: abbiamo lavorato per anni l’acciaio inox inmaniera perfetta e quella verso il super mirror èstata un’evoluzione quasi naturale. Alcuni clientici hanno presentato delle problematiche inerentil’arredo e noi le abbiamo risolte in maniera bril-lante; da lì è nata la specializzazione. Vorrei sot-tolineare che possiamo anche contare sull’aspettopropositivo a livello di ufficio tecnico: spesso e vo-lentieri è infatti il cliente che da l’input a livellodi forme e design e noi, basandoci su di esse, an-diamo a fondo nello sviluppo tecnologico. Laprogettazione è di vitale importanza per noi, per-ché mettiamo a frutto tutta l’esperienza accu-mulata negli anni».

L’evoluzione dei prodotti ha richiesto ancheun’implementazione delle attrezzature e dellatecnologia?«Certo, ci siamo sempre tenuti al passo conl’evoluzione tecnologica: siamo partiti con mac-chine manuali, poi siamo passati a quelle mec-caniche per taglio e piega, quindi siamo appro-

Finiture pregiate e macchine all’avanguardia

sono i traguardi cui ha portato la lunga evoluzione

della lavorazione dei lamierati. Ancora oggi però

esperienza e capacità tecniche fanno la differenza,

come spiega Antonio Astorino

Amedeo Longhi

Antonio Astorino,

titolare della AST Srl

di Baveno (VB)

www.astsrl.net

Dall’acciaio al super mirror

128 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Antonio Astorino

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 129

dati nel campo della macchine a controllo nu-merico, in particolare di quelle a taglio e salda-tura laser, il top della tecnologia. Abbiamo svi-luppato internamente un software, che peròquest’anno verrà abbandonato a fronte di un in-vestimento di quasi 70.000 euro per un nuovoprogramma gestionale ».

Quali sono le caratteristiche delle lavora-zioni con il laser?«La saldatura laser implica dei pro e dei contro.I pro sono una penetrazione continua che ga-rantisce la completa mancanza di deformazionisulle superfici. Serve però una grandissima pre-cisione dei giunti, nell’ordine dei centesimi, eproprio lì sta l’abilità dell’azienda nel prepararei pezzi, allinearli perfettamente anche in fase dipiega per fare sì che la macchina laser possa svol-gere il suo lavoro in maniera ottimale».

Quindi anche la capacità tecnica del per-sonale è importante?«Certamente, infatti fra poco parteciperemo aun corso in Germania sull’utilizzo di una nuovamacchina che abbiamo acquisito. Per alcuniprodotti, come i soffioni per docce, abbiamorealizzato internamente un apparecchio per te-stare le saldature; facciamo 15/20.000 cicli dientrata e uscita acqua a 4/5 bar di pressione perverificare la tenuta nel tempo della saldatura,dopodiché per ogni lotto eseguiamo un taglio

su dei campioni per analizzare la saldatura inprofondità. Infine, numeriamo in maniera se-riale tutti i soffioni in modo da averne la rin-tracciabilità totale».

Dal punto di vista commerciale come sieteorganizzati?«Pur non avendo mai investito molto nel mar-keting, l’atteggiamento propositivo e collabo-rativo che ci contraddistingue ci ha collocatoin una posizione di rilievo nell’attuale mercatoed il passaparola tra i clienti ha fatto il resto.A oggi tra i nostri clienti possiamo vantare al-cune delle più importanti firme del settore ar-redo bagno italiane ed estere. Abbiamo unastatistica dei fornitori, indicizzati secondo qua-lità dei prodotti, affidabilità nei tempi di con-segna e, in ultima battuta, prezzo. Siamo incontinuo ampliamento, ogni anno cresciamo,adesso stiamo ristrutturando un’altra sede pro-duttiva di altri 3.500 metri quadrati in cui an-dremo a locare alcune lavorazioni e a inserirepersonale di prossima assunzione per far frontealle nuove richieste».

~

Siamo nati nel settore dellalavorazione della lamiera a livellogenerale, poi nel corso degli anniabbiamo affinato tecnica etecnologia per quanto riguardal’acciaio inossidabile

130 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Le macchine per il confezionamento el’imballaggio di prodotti, destinati adiversi ambiti di utilizzo, sono unadelle eccellenze più significative del-

l'industria italiana, grazie al costante impegnoprofuso da moltissime aziende del settore, carat-terizzate da una spiccata propensione all’innova-zione tecnologica. A questo proposito un puntodi riferimento, non solo nel panorama nazionalema anche a livello internazionale, è senza dubbiorappresentato da Tecnos Srl, solida realtà pro-duttiva di Oleggio Castello, in provincia di No-vara, come spiega il suo titolare, Andrea Strini:«La nostra è un’attività ad alta specializzazione, ingrado di soddisfare le più svariate richieste diconfezionamento per articoli editoriali, giochi,audio-video, cancelleria, maglieria, accessori auto,accessori per l'arredamento e sanitari, cosmetica,hobbistica e alimentari». Come si può facilmente intuire, dunque, la di-

versificazione rappresenta un valore aggiuntofondamentale, grazie al quale l’azienda è riuscitaa superare brillantemente anche una fase di diffi-coltà, generata dalla negativa congiuntura inter-nazionale: «Lavoriamo per conto terzi, e siamoquindi influenzati dall’andamento dell’attivitàdei nostri committenti. Per questo fin dalla no-stra nascita – conferma Strini - abbiamo semprecercato di ampliare il nostro raggio d’azione, conl’obiettivo di non essere vincolati esclusivamentead un unico ambito». La crisi, infatti, ha incisoprofondamente anche nel mondo del packaging,e per far fronte a questa situazione l’azienda haprovveduto ad attuare una profonda riorganiz-zazione interna, con l’obiettivo di ridurre i costie gli sprechi, massimizzando i risultati: «Negli ul-timi due anni abbiamo ottimizzato il nostro si-stema produttivo, avvalendoci anche della con-sulenza e della collaborazione di professionisti delsettore, per garantire ai nostri committenti sem-

L’Italia vanta importanti eccellenze nel campo del packaging. Andrea Strini illustra criticità

e prospettive per il settore del confezionamento, tra nuovi mercati e possibilità di sviluppo

Diego Bandini

Alcune fasi di

lavorazione all’interno

della Tecnos Srl di

Oleggio Castello (NO)

www.tecno-s.com

Segnali positiviper l’industria del packaging

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Andrea Strini

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 131

pre il massimo della flessibilità e dell’efficienza»,sottolinea Strini. «Abbiamo implementato un in-novativo sistema di gestione, in grado di seguireil prodotto in ogni fase del ciclo produttivo, cheva dall'arrivo, al confezionamento, all'imballag-gio, allo stoccaggio, all'eventuale postalizzazioneo spedizione del prodotto finito tramite corriere,attraverso software che abbattono in modo con-siderevole i tempi di lavorazione, con un indub-bio vantaggio anche per i nostri committenti». Una politica efficace, che ha permesso al gruppodi conquistare in breve tempo nuove fette dimercato: «Da diversi anni operiamo al fianco diun committente di rilevanza internazionale, peril quale realizziamo packaging di prodotti rivoltiprevalentemente al mondo editoriale e dellascuola, sia in Italia che all’estero. Al di fuori deinostri confini – prosegue Strini - siamo presentisu larga scala sul mercato europeo ed extra UE,con interessanti prospettive di crescita anche inchiave futura». Blisteratura, cellofanatura, incollaggio e termo-formatura sono solo alcune delle lavorazioni cheTecnos è in grado di implementare, grazie anchea macchinari di ultima generazione costante-mente aggiornati, come conferma Strini: «Ognianno investiamo tra il cinque e il dieci per centodel nostro fatturato in attività di ricerca e svi-luppo, anche perché questa è l’unica strada per-corribile per continuare a essere competitivi in un

mercato in continua evoluzione. L’automazionedei processi produttivi è ormai una realtà con-solidata all’interno del nostro settore, ma nono-stante questo – precisa Strini - non possiamo pre-scindere dalla manualità, dall’esperienza e dallaprofessionalità dei nostri operatori, che rappre-sentano ancora la risorsa più importante perun’azienda come la nostra». Gli obiettivi per il futuro sono molto ambiziosi,rafforzati anche dai dati relativi all’andamento delmercato negli ultimi mesi, che inducono Strinia un moderato ottimismo: «La crisi ha provocatoun deciso calo nei consumi, che ha avuto riper-cussioni anche sulla nostra attività. Il 2010, perquel che ci riguarda, è stato senza dubbio l’annopiù duro. A partire dal 2011 però, abbiamo as-sistito a una lenta ripresa del mercato, dovuta so-prattutto a una crescita considerevole delle nostreesportazioni. I segnali di ripresa non mancano,e noi ci sentiamo pronti per raccogliere questenuove sfide, forti di un know-how e di un’espe-rienza di assoluto livello».

~

Al di fuori dei nostri confini siamopresenti su larga scala sul mercatoeuropeo ed extra UE, coninteressanti prospettive di crescitaanche in chiave futura

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Estrema specializzazione, innova-zione di processo e di prodotto, in-ternazionalizzazione e flessibilità,sono le linee guida che caratteriz-

zano la filosofia aziendale di Ariflex Spa, so-cietà del Gruppo Comital con stabilimento esede operativa a Spinetta Marengo, in pro-vincia di Alessandria, impegnata nel campodella lavorazione di fogli di alluminio. «L’azienda è specializzata nei processo di lac-catura, accoppiatura, stampaggio, goffratura etaglio a misura per la realizzazione di imbal-laggi specifici per il packaging alimentare e perprodotti, farmaceutici», spiega l’amministra-tore delegato, Fulvio Buffa.

Produrre e fornireimballaggi destinatiprincipalmente alcontatto con gli ali-menti impone natu-ralmente il rispettodella normativa edella legislazionepropria del settore,come conferma

Buffa: «Tali norme si estendono dalla semplicecertificazione della idoneità al contatto con ali-menti, fino alla certificazione Haccp, che rap-presenta un restrittivo protocollo di autocon-trollo igienico che ogni operatore nel settoredella produzione di imballaggi alimentari deveattuare e rispettare, al fine di valutare pericolie rischi e stabilire le contromisure per prevenirel'insorgere di problemi igienici e sanitari, a tu-tela della salute dei consumatori. Tutto ciò ciimpone di investire continuamente in forma-zione e qualità di processo e prodotto». Non è un caso, infatti, che ogni anno la societàinvesta il 3 per cento del proprio fatturato inprogetti di ricerca e sviluppo finalizzati a mi-gliorare costantemente gli standard produttivie qualitativi: «L’attività e la competitività diAriflex in settori così delicati come il farma-ceutico e l’alimentare è resa possibile da unacontinua ricerca e un continuo aggiornamentotecnologico e qualitativo. Recentemente ab-biamo infatti rinnovato radicalmente le nostrelinee produttive, con una macchina tri-lacca-trice di ultima generazione, tra le più avanzatein Europa, al fine di garantire il rispetto di

Un’attività ad alto contenuto tecnologico, per ottenere

imballaggi utilizzati in ambito alimentare

e farmaceutico, garantendo sempre il massimo

dell’igiene e della sicurezza. La lavorazione

dell’alluminio secondo l’esperienza di Fulvio Buffa

Guido Puopolo

Nelle foto, un interno della

Ariflex Spa e alcuni

dettagli delle lavorazioni

www.comital.com

132 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’alluminionel packaging alimentare

Fulvio Buffa

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 133

tutti i più restrittivi parametri tecnici richiesti,senza trascurare l’aspetto ambientale». L’attenzione all’ambiente caratterizza infattiogni ambito operativo di Ariflex e, più in ge-nerale, del Gruppo Comital, come ricordaBuffa: «Siamo impegnati a tutelare valori dicorrettezza e sensibilità verso le tematiche am-bientali, attraverso l’implementazione di pre-cise linee guida. Negli ultimi anni – prosegueBuffa – sono state investite risorse significativeperuna maggior sostenibilità ambientale dellenostre lavorazioni. A questo proposito abbiamosviluppato un nuovo tipo di imballaggio, conallumino extrafine accoppiato a film plastici di4-6 micron, caratterizzati da processi di pro-duzione in grado di ridurre al minimo le emis-sioni di anidride carbonica. In questa logica sicolloca anche la decisione di realizzare, all’in-terno del nostro stabilimento, un impiantoper il recupero dei solventi, che permetterà diridurre ulteriormente le emissioni e recupe-rare i solventi utilizzati nelle lavorazioni, conuna efficienza superiore al 95 per cento». L’azienda, protagonista sul mercato italiano,guarda con grande interesse alle potenzialità di

sviluppo all’estero. «L’ex-port – spiega Buffa - è unanostra vocazione strate-gica. Operiamo in Europae Nord Africa, l’espan-sione in Sud America e inEstremo Oriente è unodegli obiettivi per il pros-simo futuro, che inten-diamo realizzare in colla-borazione con alcuni dei nostri partnerindustriali e commerciali». L’attenzione al con-sumatore, il costante impegno al migliora-mento, un solido know-how e l’elevata flessi-bilità del processo produttivo sono ifondamenti della credibilità di Ariflex, oggi ri-conosciuta come un fornitore e partner tecno-logico tra i più affidabili nel campo dell’im-ballaggio flessibile: «Nonostante il periodo dicrisi, in questi anni siamo riusciti a consolidarela nostra posizione sul mercato e con il raf-forzamento qualitativo della nostra offerta con-tiamo di consuntivare nel 2011, pur in un dif-ficile scenario economico, un significativoincremento del volume d’affari».

Ipannelli preisolati sono strumenti indi-spensabili nella costruzione dei canali perla distribuzione dell’aria, sempre più uti-lizzati in alternativa ai classici canali in la-

miera zincata, sia per gli impianti di condizio-namento che per quelli di riscaldamento. Cgmsrl, azienda di Verbania, è una realtà leader nellaprogettazione e costruzione di macchine per lalavorazione di questi pannelli: «In linea di mas-sima la nostra produzione è indirizzata preva-lentemente ad aziende costruttrici di impianti dicondizionamento e riscaldamento, di normaattraverso la collaborazione con studi di pro-gettazione e grandi imprese edili», sottolinea iltitolare, Marco Grizzi. Fresatrici Cnc, plotter ditracciatura e curvatrici completano l’offertaaziendale, sempre in linea con le più recenti nor-

mative comunitarie, come spiega Grizzi: «Pro-poniamo soluzioni semplici e al tempo stesso in-novative, coniugando la massima qualità con ilminor costo, per soddisfare nella maniera piùesauriente possibile le esigenze dei nostri com-mittenti». Ricerca e innovazione, dunque, sono ingre-dienti fondamentali nel percorso di crescita del-l’azienda, che negli ultimi anni ha investitoconsiderevoli risorse per lo sviluppo di nuovimacchinari sempre più performanti ed ecolo-gici, con l’obiettivo di ridurre i costi di produ-zione e gli scarti di lavorazione. «Lo scorso no-vembre, in occasione della fiera Big 5 di Dubai– racconta Grizzi - abbiamo presentato la nostranuova macchina, denominata Eco Silent, chegrazie a un innovativo sistema di taglio consente

Nelle immagini,

personale al lavoro

durante il collaudo

delle macchine nello

stabilimento della CGM

di Verbania

www.cgmprogetti.it

Una produzione più economica e più ecologica

134 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Lo scorso novembre è stata presentata Eco Silent, sorprendente per il basso consumoenergetico, la silenziosità e la velocità di lavorazione. Ne parla Marco GrizziGuido Puopolo

Marco Grizzi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 135

di risparmiare fino al 15 per cento di materialeutilizzato. Considerando che il costo dei pan-nelli preisolati è di circa 8 euro al metro qua-drato e che i clienti ne utilizzano annualmentedai 20.000 ai 50.000 metri quadrati, risultaindubbio il vantaggio economico che si ottienecon questo nuovo strumento». I benefici generati da Eco Silent sono però sor-prendenti anche sotto altri punti di vista: ilbasso consumo energetico, la silenziosità e l’altavelocità di lavorazione la rendono infatti unostrumento indispensabile per chiunque operi inquesto campo: «La ricerca di nuove soluzionimeccaniche ed elettroniche per questo tipo dimacchina - prosegue Grizzi - ha consentito aCgm di migliorare anche le fresatrici, con par-ticolare riferimento al modello LC12, già moltoapprezzata sul mercato europeo dove, per tipo-logia di pannelli utilizzati e per modelli di pezzida eseguire, è ancora la macchina più utilizzata».Grazie a queste produzioni oggi il marchioCgm è sinonimo di qualità e affidabilità, co-nosciuto e apprezzato a livello internazionale.Questa politica ha prodotto ricadute molto po-sitive anche a livello commerciale, come con-ferma Grizzi: «Tutti questi fattori hanno con-sentito al nostro gruppo di rafforzare la propriapresenza all’interno di mercati dalle enormi po-tenzialità, come gli Emirati Arabi Uniti e i Paesiasiatici, luoghi in cui l’utilizzo di pannelli prei-solati è massiccio». Un processo innovativo, quello di Cgm, chenon sembra volersi arrestare, neanche in unmomento di crisi generale come quello attuale,

tanto che sono diversi i progetti in cantiere, darealizzare nel prossimo futuro: «Attualmente –afferma Grizzi - stiamo lavorando per favorirel’automatizzazione di operazioni che vengonoancora eseguite manualmente, come ad esem-pio l’attività di incollaggio. Negli Emirati Arabistiamo inoltre provvedendo alla formazione ditecnici locali, che possano supportare le nuoveaziende utilizzatrici dei nostri prodotti durantela fase di start-up dell’attività, continuando poia offrire un servizio di assistenza laddove ne-cessario». Il prossimo mese di novembre, infine, l’aziendaesporrà, sempre all’interno della fiera Big 5 diDubai, l’ultima versione di Eco Silent, aggior-nata con soluzioni ancora più innovative e per-formanti: «Siamo una realtà di dimensioni ri-dotte, in grado però di competere a livelloglobale. Abbiamo intenzione di proseguire suquesta strada – conclude Grizzi - per incontraresempre maggiori consensi e alimentare conti-nuamente quell’entusiasmo che è il vero se-greto alla base della nostra intraprendenza».

❝~

Il prossimo mese di novembrel’azienda esporrà all’internodella fiera Big 5 di Dubai, l’ultimaversione di Eco Silent

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Negli anni Cinquanta, il periododel boom industriale che ha se-guito la seconda mondiale,hanno cominciato a sorgere nel

nostro paese tantissime realtà, per lo più fa-miliari, appartenenti al settore della produ-zione industriale e artigianale. Dopo il pe-riodo di forte espansione economica però,una buona parte di esse ha cominciato ad ac-cusare problemi, tanto che si è creato l’ormaifamoso “scoglio” della seconda generazione,di un passaggio di consegne che ha operatotante scremature. I fratelli Meliga oggi rico-prono ruoli dirigenziali all’interno del Tau-ringoup, società piemontese che occupa unaposizione di primo piano nell’industria mon-diale della curvatura profilati. «La storia dellanostra azienda – spiega Mauro Meliga, am-ministratore delegato del gruppo – è simile a

quella di tante altre,almeno nella primaparte. Sopraggiuntii grandi cambia-menti tecnologici ecommerciali, la glo-balizzazione deimercati e la diversi-ficazione della pro-duzione, anche lanostra realtà è en-trata in crisi». In-sieme ai fratelli

Giulia e Andrea e con la collaborazione deldirettore operativo Tommaso Beccuti, ilgruppo Tauring ha intrapreso una via diversa,un esempio quasi unico nel panorama im-prenditoriale italiano, che oggi si è rivelatovincente.

Cosa vi ha spinto a dare una nuova strut-tura alla società?«Negli ultimi anni, il fondatore Oreste Me-liga ha consegnato la guida dell’azienda a mee ai miei fratelli Andrea e Giulia. In seguitoa questo passaggio ci siamo trovati ad af-frontare tutta una serie di problemi di go-vernance, tipici di queste fasi di transizione.Per risolvere queste criticità, nel 2008, ab-biamo deciso di darci una nuova struttura. Imiei fratelli e io abbiamo abbandonato leposizioni operative che occupavamo, per de-dicarci a ruoli attivi nel management e nelconsiglio di amministrazione. Abbiamo ri-voluzionato la gestione aziendale attuandoun grande processo di managerializzazione. Ilpunto fermo di questa piccola rivoluzione èstato il mantenimento di standard produttiviorientati alla qualità e all’eccellenza. Unadelle linee guida del rinnovamento è stataquella di diversificare: mia sorella Giulia emio fratello Andrea, oggi membri di consigliodi amministrazione di Tauringroup, portanoavanti attività differenti all’interno delgruppo. Lavorando con loro e potendo con-tare sulla collaborazione di Tommaso Bec-

L’azienda cambia volto all’insegnadella managerializzazioneLa storia della piccola imprenditoria italiana del dopoguerra accomuna migliaia di aziende.

Pochissime però hanno attraversato un processo di managerializzazione che ne ha rinnovato

completamente i connotati. Mauro Meliga racconta la sua esperienza

Valerio Germanico

Mauro Meliga,

amministratore delegato

di Tauring Spa,

Leinì (TO)

www.tauringroup.com

136 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Mauro Meliga

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 137

cuti abbiamo sbloccato la situazione di im-passe a livello di governance societario dovutaal ricambio generazionale, creando una realtàdiversificata e funzionale».

Qual è il percorso attraverso il quale lasocietà è cresciuta, sviluppando di paripasso le tecnologie a sua disposizione?«La nostra azienda è stata fondata nel 1955 daOreste Meliga. All’inizio eravamo una riven-dita di macchine utensili per la deformazionedi profilati, ma abbiamo ben presto svilup-pato una propria esclusiva tecnologia, che neha assicurato la rapida espansione. A queitempi il settore disponeva ancora di pochi tipidi macchine e la nostra intuizione, dovuta al-l’inventiva dei coniugi Meliga, di realizzareun sistema di curvatura libera a tre rulli tra-scinatori – all’epoca le macchine erano a unsolo rullo – determinò una rivoluzione nelcampo. Il sistema fu brevettato e inauguròl’inizio della nostra espansione. Oggi ilgruppo comprende due marchi, Tauring eSaf – quest’ultimo è stato acquisito negli anniOttanta».

La vostra innovazione tecnologica ha per-messo la realizzazione di importanti opere.Può fare qualche esempio?«Ogni anno investiamo il 7% del nostro fat-turato in ricerca: per essere sempre all’avan-guardia bisogna avere già nel cassetto le nuovesoluzioni per il domani. Questo pensiero con-tinua a rappresentare la visione e la missione

del gruppo. Per questo le nostre macchine sisono evolute nel tempo, fino a creare due li-nee, una dedicata alla realizzazione di sistemidi curvatura e un’altra alla produzione dimacchine curvatrici di serie. Oltre a essere im-piegate in vari ambiti produttivi – marchicome BMW, Ansaldo Breda, Rolex e Cartierusano la nostra tecnologia –, con le nostremacchine abbiamo dato un contributo im-portante alla realizzazione dell’aeroporto diMadrid e del museo Guggenheim di Bilbao».

Nel tempo siete riusciti a brevettare nuovisistemi?«Una volta avviata, la ricerca di nuove solu-zioni e materiali non si è mai arrestata. A › ›

Attenta alle più importanti novità introdotte negli ultimi anni nelsettore della sostenibilità e del risparmio energetico, Tauringroug,nel 2011, in linea con le proprie strategie aziendali, ha investito ereso operativo un impianto che sfrutta la tecnologia fotovoltaicaper la produzione di energia elettrica. L’impianto ha una potenzadi picco pari a 200 kW, permettendo così di produrreautonomamente l’energia necessaria ai processi ditrasformazione industriale. Rappresenta un ulteriore e importantepasso avanti nella Corporate Social Responsibility dell’azienda,che prevede così di limitare fortemente il proprio impattosull’ambiente.

Corporate SocialResponsibility

partire dai primi brevetti depositati dal fon-datore oltre cinquant’anni fa, sino ad arrivarea quelli attuali, la nostra filosofia è stata sem-pre quella di non fermarci all’esistente, ma dicreare. Per questo la lista dei nostri brevetti èlunga. L’ultima soluzione che abbiamo bre-vettato sono i supporti indipendenti, che per-mettono alle curvatrici il massimo dell’effi-cienza. Si tratta di un’innovazione tecnologicabasata sulla resistenza degli alberi porta rullisupportati alle estremità. La novità è caratte-rizzata dal montaggio dei rulli regolabili suslitte a corsa rettilinea, che permettono, aparità di sezione resistente dell’albero, il tri-plo della resistenza».

Avete già realizzato dei lavori simili nelsettore dell’energia?«Fra i nostri clienti ci sono agenzie e imprese,parastatali e governative, che si occupano dienergia nucleare. La nostra storica esperienzanella curvatura e i risultati sulle tolleranzedei conduttori già realizzati ci fanno essere ot-timisti per il nostro consolidamento in que-sto settore».

State puntando strategicamente sul settoreenergetico dove è in corso un grande progetto,potete darci qualche anticipazione?«Si tratta di un orientamento strategico che vadi pari passo con il progetto internazionale

Iter – ovvero International ThermonuclearExperimental Reactor –, avviato da diversianni con lo scopo di realizzare un reattore afusione nucleare. Il nostro contributo po-trebbe consistere nella costruzione di linee diproduzione propedeutiche alla realizzazionedelle bobine che saranno collocate all’internodel reattore. Il successo del progetto potràportare la tecnologia nucleare, nei prossimidecenni, a un tipo di reattore che soppianteràle attuali centrali nucleari a fissione. Si trattadi un progetto molto ambizioso dai confiniancora incerti, che comunque cu vedrà impe-gnati mettendo a disposizione la serietà che dacinquant’anni ci contraddistingue».

› ›

~

Abbiamo sbloccatola situazione di impassea livello di governancesocietario dovutaal ricambio generazionalecreando una realtàdiversificata e funzionale

138 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

140 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un team giovane, dinamico e affia-tato, che nel corso degli anni èstato capace di instaurare profi-cui rapporti di partnership con

alcune tra le più importanti Società operantinel campo della costruzioni di forni indu-striali e dell’impiantistica gestionale applicataal settore petrolifero. La costante ricerca dellaqualità è infatti il motore alla base del lavoroportato avanti da Elettrotech, società di To-rino con una consolidata esperienza nella pro-gettazione e realizzazione di quadri e impiantielettrici, destinati principalmente al mondodella robotica e dell’automazione. Siamo inol-tre fortemente impegnati sul fronte delle tec-nologie rivolte al risparmio di energia elet-trica, sottolinea Valter Monticone, titolaredell’azienda insieme al figlio Alessandro.

Come sta reagendo il mercato dell’auto-mazione alla crisi internazionale?VALTER MONTICONE «Il settore dell’automazione

sta manifestando in-coraggianti segnali dicrescita, e vogliamointerpretare questidati come i primi pic-coli, ma fondamentalipassi, verso una nuovae duratura ripresa del-l’economia. Siamomolto fiduciosi, e perquesto crediamo chein breve tempo l’in-

dustria Italiana possa tornare a occupare unposto di rilievo a livello mondiale».

Quali sono attualmente le criticità mag-giori, secondo la vostra esperienza?ALESSANDRO MONTICONE «La crisi purtroppoha determinato l’implementazione sul mer-cato di operatori poco seri, che contandoanche su una burocrazia lenta e su un si-stema di controlli scarsamente efficace,spesso sono portati a non “onorare” gli im-pegni presi, anche da un punto di vista eco-nomico. Questo si traduce in un danno no-tevole per tutte quelle realtà che, come lanostra, quotidianamente cercano di difen-dere la credibilità del Made in Italy attraversoil lavoro e il sacrificio».

Quali azioni avete dunque intrapreso perfar fronte a questo particolare momento?A.M. «Per quel che ci riguarda, nonostante leevidenti difficoltà economiche legate alla si-tuazione contingente, ci stiamo impegnandoa fondo per poter consolidare e, se possibilemigliorare, la nostra posizione sul mercato.Negli ultimi anni abbiamo operato impor-tanti investimenti, anche da un punto di vistastrutturale, per migliorare lo standard quali-tativo delle nostre lavorazioni, e poter offrirecosì ai nostri committenti un servizio semprepiù flessibile ed efficiente».

Proprio la flessibilità è uno dei punti diforza della vostra organizzazione. Come sitraduce questo nella pratica?V.M. «Siamo dotati di una struttura che, uni-

Valter e Alessandro

Monticone, titolari

dell’azienda

Elettro-Tech Snc

di Torino. Nell’altra

immagine, parte

dello staff dell’azienda

dinanzi alla sede

del primo Parlamento

Italiano

www.elettrotech.net

L’impiantistica traina la crescita L’impiantistica industriale, nonostante alcune criticità, comincia a mostrare segnali di ripresa.

Valter e Alessandro Monticone analizzano la situazione, tra collaborazioni

di successo e le prospettive offerte da nuovi mercati e nuove tecnologie

Guido Puopolo

IMPRENDITORI DELL’ANNO

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 141

tamente a un appartato tecnologico di asso-luto livello, ci permette di gestire nel miglioredei modi anche le richieste più complesse.Sicurezza e qualità rappresentano per noi unbinomio inscindibile. Vantiamo un organicocomposto da unità operative strettamente in-terconnesse nelle attività di manutenzione,cablaggio e impiantistica industriale, in gradodi operare autonomamente con attrezzature,mezzi e materiale di protezione individuale, anorma con le vigenti disposizione di Legge.Tutto il nostro personale, inoltre, grazie ad ap-positi corsi di formazione e di specializza-zione, è sottoposto ad un continuo aggiorna-mento tecnico, con l’intento di fornire ainostri partner un servizio sempre all’altezzadelle loro aspettative. In occasione dei 150anni dell’Unità d’Italia abbiamo orgogliosa-mente inserito il tricolore nei nostri loghi edelementi distintivi societari. Riteniamo im-portante sottolineare con la giusta compo-nente patriottica come negli anni non cisiamo limitati solo a fare il nostro lavoro, e afarlo nel migliore dei modi, ma abbiamo sem-pre divulgato un certo “orgoglio italiano” e lafierezza di rappresentare il made in Italy».

Negli anni il vostro lavoro è stato ulte-riormente valorizzato proprio da alcuneprestigiose collaborazioni. Quali sono statele più significative?A.M. «È vero, abbiamo avuto la fortuna dioperare al fianco di importanti realtà nel

campo dell’automa-zione e dell’impianti-stica. In particolarmodo, come Elettro-tech, ci sentiamo moltolegati a due aziende conle quali abbiamo in-staurato un rapporto diproficua collabora-zione: la Società Bi.Essespa e la Società HiTech Engineering srl, che daanni ci accompagnano e ci supportano nellanostra crescita professionale».

Quali sono, infine, i programmi per il fu-turo?V.M. «Come detto, nonostante la crisi ancora inatto, siamo portati a vedere il bicchiere mezzopieno. Il nostro obiettivo è quello di raggiun-gere nuovi mercati, in Europa e nel resto delmondo. L’internazionalizzazione, infatti, è or-mai un valore fondamentale per le strategie diun’azienda ambiziosa come la nostra, ancheperché le tecnologie Italiane hanno molti esti-matori all’estero. Siamo motivati a continuarea lavorare con serietà e passione, perché cre-diamo che, alla lunga, gli sforzi e i sacrifici so-stenuti si tramuteranno in grandi soddisfa-zioni. Stiamo inoltre investendo molte risorseper creare un nuovo ramo d’azienda dedicatoalle tecnologie di recupero energetico, verasfida per il futuro in un mondo sempre più“assetato” di energia».

Valter e Alessandro Monticone

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Da azienda fornitrice di combustibilea grande realtà che oggi gestisceoltre 800 impianti. È questa l’evo-luzione della Comat Spa, Com-

mercio Olii Minerali e Affini Torino, oggi im-pegnata su diversi settori: dalla generazione dienergia, con riferimento alla cogenerazione, allefonti rinnovabili, in particolare le biomasse, finoalle piccole reti di teleriscaldamento. «Erano glianni 70 quando, trasferitomi a Torino dalla Pu-glia, ho iniziato a lavorare nella realizzazione diimpianti termici, stringendo una collaborazionesempre più stretta con la Comat, fino ad acqui-sirne l’intera proprietà alla fine degli anni ’80» ri-corda Vittorio Micelli, titolare dell’azienda, oggiaffiancato dai figli Gianfranco ed Enrico.

Nel 1998, con un’operazionedi fusione, Comat ha incor-porato le attività della societàTorino Termica, configu-rando l’attuale società checoniuga in modo ottimale lecompetenze tecniche e ge-stionali nell’ambito degli im-pianti termici e di climatiz-zazione. Parallelamente èstata avviata la diversifica-zione dei settori generazionedi energia, fonti rinnovabili,impianti di teleriscalda-

mento. Se negli anni il settore energetico si è evo-luto profondamente, oggi i mutamenti più evi-denti si stanno manifestando in conseguenzadelle normative tecniche e ambientali che inte-ressano il settore. «Per molti anni – afferma Vit-torio Micelli -, soprattutto in ambito residenziale,l’evoluzione tecnologica è stata lenta, mentreoggi siamo protagonisti di una piccola rivolu-zione: i requisiti minimi di un impianto in ter-mini di sicurezza, efficienza e regolazione im-pongono elevati standard meccanici e costruttivi,e sono necessarie nuove competenze, ad esempiosulle fonti rinnovabili come sistemi solari o geo-termici, sulla contabilizzazione e ripartizione deiconsumi, sui nuovi materiali». Gli investimenti della Comat, in questo scenario,si concentrano, dal punto di vista della strutturaaziendale sul servizio di conduzione, manuten-zione e gestione degli impianti. Come afferma iltitolare «vogliamo distinguerci dai competitorper la capacità di soddisfare le esigenze di com-fort, affidabilità e continuità del servizio tanto inambito civile che terziario, fornendo un servizioattento, puntuale e meticoloso sia dal punto di vi-sta tecnico che commerciale-amministrativo». Sotto il profilo più strettamente impiantistico, in-vece, l’azienda sta investendo in una serie di pro-getti di cogenerazione alimentati sia da fonti rin-novabili che tradizionali. «Tali progetti – affermaMicelli - richiederanno un forte impegno di ri-

Generazione di energia, fonti rinnovabili, impiantistica.

Sono diversi i fronti su cui la Comat è attiva,

distinguendosi sul mercato grazie a idee innovative

e investimenti mirati. L’esperienza di Vittorio Micelli

Carlo Gherardini

Nelle immagini, diversi

momenti di attività della

Comat Spa

www.comatspa.com

Dall’impiantisticaalle rinnovabili

142 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Vittorio Micelli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 143

sorse finanziarie, ma ci consentiranno di aprirenuovi scenari di sviluppo per Comat». Per ri-spondere al meglio all’evoluzione del settore,Comat si è integrata nell’acquisto combusti-bili, nella realizzazione di impianti tecnologicicomplessi, nella produzione di pellet e nellacommercializzazione di combustibili legnosi(Biotrade). «I processi di acquisizione e parteci-pazione condotte nel recente passato hanno unaduplice finalità – spiega l’ingegner GiuseppeMosca, direttore generale della Comat -. Le in-tegrazioni verticali permettono di avere un mag-giore controllo della filiera energetica: parteciparein società attive nella fornitura e dell’approvvi-gionamento di combustibili, come Gei e Bio-trade, consente a Comat un migliore controllo

dei costi, attività basilare per la redditività deiservizi forniti. Le integrazioni orizzontali, comela nostra partecipazione in Innotec per la co-struzione di impianti di cogenerazione, per-mettono di acquisire competenze che sarebbecomplesso far maturare internamente».L’azienda oggi è impegnata nella realizzazione diprogetti nell’ambito del teleriscaldamento diquartiere, «il concetto base – conclude VittorioMicelli - è di fornire, con un’apposita doppiatubazione posata nel sottosuolo, energia ter-mica a una pluralità di edifici e soggetti, par-tendo da un’unica centrale termica altamenteefficiente che produce contestualmente sia ca-lore che energia elettrica. Stiamo sviluppandosia impianti alimentati a gas metano che a fontirinnovabili, quali le biomasse legnose e il bio-gas. Mettendo insieme attività impiantistiche egestionali, progettazione e sviluppo commer-ciale, tali iniziative rappresentano la sintesi dellecompetenze della nostra azienda».

~

Vogliamo distinguerci perla capacità di soddisfarele esigenze di comfort,affidabilità e continuitàdel servizio tanto in ambitocivile che terziario

È il numero dicommesse oggi

gestito dalla Comat

IMPIANTI800

IMPRENDITORI DELL’ANNO

144 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Una realtà giovane, ma con allespalle già una significativa espe-rienza nel campo della fornituradi componenti per impianti idrau-

lici, industriali e civili. È la Aston, azienda diSettimo Torinese, in provincia di Torino, che hafatto dell’efficienza e della flessibilità del servi-zio i propri punti di forza: «In un mercatospesso caratterizzato da grande confusione –sottolinea il titolare, Andrea Robasto - nel no-stro piccolo, cerchiamo di garantire un servizioquanto più vicino alle specifiche esigenze deinostri committenti, instaurando con essi rap-porti duraturi e trasparenti che possano dare,

con il tempo, la massima soddisfazionereciproca».

Aston commercializza diffe-renti prodotti, tra cui rac-cordi, flange, valvole civilie industriali, prodotti percentrali termiche e tubi.

Quali di questi articoliha subìto, negli ultimi

anni, una maggioreevoluzione dal

punto di vista tec-nologico?« C e r t a m e n t el’evoluzione piùsignificativa si è

riscontrata in tutti quei prodotti direttamentelegati al problema dell’inquinamento e al ri-sparmio energetico. La cosa interessante è cheoggi, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie,è possibile ridurre notevolmente l’impatto am-bientale, con notevoli benefici anche da unpunto di vista economico, sia in ambienti in-dustriali che in abitazioni civili. Basti pensare aprodotti quali caldaie a condensazione, pompedi calore, contabilizzatori e ripartitori di ener-gia, per capire quanto questi articoli si stianodiffondendo sul mercato».

Secondo la vostra esperienza, il made inItaly può essere considerato ancora come unvalore aggiunto sul mercato, sinonimo diqualità?«Qualità, innovazione e flessibilità rappre-sentano, secondo noi, le caratteristiche chepermetteranno al vero “made in Italy” di con-tinuare ad affermarsi nel mondo. Per quel checi riguarda operiamo da sempre al fianco difornitori specializzati, che condividono connoi un progetto di crescita basato sulla conti-nuità e sulla assoluta affidabilità dei prodottidistribuiti. Allo stesso modo collaboriamo coni migliori produttori italiani, che ci supportanonella soluzione dei problemi e nella ricerca dinuove soluzioni, prestando sempre la massimaattenzione alla qualità dei prodotti e alle con-tinua innovazione tecnologica. Da otto anni,inoltre, operiamo nel pieno rispetto del si-stema di gestione per la qualità Iso 9001:2008,

Innovazioninell’impiantistica Prodotti innovativi e affidabili nel campo delle forniture idro-termo industriali, per soddisfare

le esigenze di moltissimi operatori del settore. Un’organizzazione capillare e collaborazioni

di successo sono alla base dell’attività di Andrea Robasto

Guido Puopolo

Andrea Robasto,

titolare della Aston Srl

www.aston.it

Andrea Robasto

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 145

con l’obiettivo di perfezionare il servizio pro-posto, puntando su economicità e supportotecnico costante».

Quali sono i vostri principali mercati diriferimento?«Pur non vendendo direttamente al di fuori delterritorio nazionale, collaboriamo con impor-tanti realtà che operano in tutto il mondo. Pro-prio per questo dobbiamo garantire continuitàe tracciabilità dei prodotti forniti, che devonoessere conformi, oltre che alle normative nazio-nali, anche a quelle di paesi terzi. Proporre ma-teriale certificato e qualitativamente adeguatoalle esigenze di utilizzo è indispensabile per ga-rantire l’affidabilità di prodotti che vengonospesso installati in paesi lontani».

Quali tra i diversi prodotti a vostra dispo-sizione offre le migliori prospettive, ancheda un punto di vista commerciale?

«Siamo nati come distributori di prodotti perimpianti industriali e ancora oggi la maggiorparte del nostro fatturato deriva da questo set-tore. Negli ultimi tre anni abbiamo però am-pliato notevolmente la gamma di articoli trat-tati, indirizzando i nostri sforzi al settore civile.Con 4.000 mq di magazzino, un catalogo incontinua evoluzione e operatori costantementeaggiornati, cerchiamo di essere un valido puntodi riferimento per industrie e installatori.Siamo convinti che nel futuro il mercato saràsempre più caratterizzato dalla richiesta di pro-dotti e soluzioni a 360 gradi, soprattutto nelcampo dell’impiantistica. Fidelizzazione deipartner e collaborazioni trasparenti con i pro-duttori saranno le chiavi per il successo azien-dale in questo settore».

Avete qualche novità in serbo per il futuro?«Vogliamo continuare a crescere e migliorare, equesto potrà essere possibile solo attraverso unapresenza più capillare sul territorio. Questo svi-luppo dovrà essere però graduale, anche in con-siderazione del particolare momento econo-mico internazionale. Ritengo infatti che lacrescita del fatturato sia un obiettivo importanteper qualsiasi azienda, che deve però essere per-seguito senza mai perdere i valori alla base delnostro lavoro, e mai a discapito di una soliditàimprenditoriale oggi quanto mai essenziale perpoter essere competitivi sul mercato».

~

L’evoluzione piùsignificativa, in questianni, si è riscontratain tutti quei prodottilegati al problemadell’inquinamento eal risparmio energetico

148 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Molte imprese, da alcuni mesi,hanno ripreso a guardare al fu-turo con ottimismo. I riscontridel mercato, soprattutto di

fronte al momento economico attuale, stannodando a molte realtà la possibilità di imma-ginare che la fase più dura si trova ormai alleloro spalle. «In base alla mia lunga esperienzaimprenditoriale – afferma Rossano Tellone, ti-tolare della società Ross Service di Torino einoltre legale rappresentante e coordinatore eorganizzatore dei lavori – mi sento di poterdire che i prossimi mesi dovrebbero registrareun’inversione di tendenza rispetto alla sta-

gnazione che in molti settori si è vissuta fi-nora». La Ross Service, specializzata nel set-tore elettrico e nel fornire un servizio “chiaviin mano” ha attuato una precisa strategia peraffrontare la crisi, quella di diversificare i ser-vizi offerti e proponendo un prodotto prati-camente unico. «Questo modo di operare ciha permesso di resistere alle difficoltà natedalla stasi nel settore edilizio. Tanto che que-st’anno abbiamo registrato un fatturato dioltre 4 milioni di euro».

Tra le principali attività svolte dalla RossService, quale rappresenta il vostro core bu-siness?

Combattere la crisi dell’edilizia con la diversificazione produttiva. Unendo a questa

la specializzazione e offrendo un pacchetto di servizi completo. Rossano Tellone

spiega che nel settore dell’impiantistica la ripresa è alle porte

Valerio Germanico

I vantaggi del servizio chiavi in mano

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Rossano Tellone

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 149

«La nostra nasce come un’azienda artigiana nelsettore dell’impiantistica elettrica, del condi-zionamento e della sicurezza. Nel tempo, ac-compagnando le esigenze del mercato, cisiamo evoluti fino a poter offrire il cosiddettoservizio “chiavi in mano”. Questo negli anni èdiventato il nostro core business. Abbiamorealizzato sportelli bancari nuovi o ristrutturatie lavorato per uffici, per concessionarie, perpunti vendita, per alloggi privati e capannoni.Offriamo inoltre servizi di assistenza e manu-tenzione 24 ore su 24 con contratti full perimpiantistica elettrica, termoidraulica, condi-zionamento, sicurezza, bussole, muraria e as-sistenza ai Bancomat su tutto il territorio na-zionale».

Quali sono le prerogative e gli obiettivi diun’impresa che si pone sul mercato in vestedi general contractor?«La strategia che abbiamo sempre seguito èquella di ricevere un riscontro di totale sod-disfazione da parte dei nostri committenti epartner. In termini operativi questo significaporre in campo tutte le risorse disponibili perrispettare le attese e le tempistiche concor-date con il cliente in fase di preventivazione.Bisogna organizzare e gestire tutte le risorseumane e il personale in modo tale che i tempi,soprattutto se ristretti, non pregiudichino il ri-sultato finale e che l’opera rientri in tutti i pa-rametri di qualità richiesti. È possibile ottenerequesti risultati solo avendo nel proprio orga-nico tecnici altamente specializzati».

La diversificazione produttiva e operativapuò incidere positivamente sui bilanci delleimprese. In tal senso, in questo momento,per esempio, quale fra le attività relative al-l’edilizia residenziale, commerciale e indu-striale è per voi più remunerativa?«La possibilità di operare in una struttura cheriesca a muoversi in modo diversificato, indub-biamente, in questo periodo è un punto diforza. Questo perché la diversificazione pro-duttiva permette di coprire un’area di mercatopiù vasta di quella che si avrebbe con la limita-zione a un unico settore. Anche il rapporto conla concorrenza cambia, perché ci si può spostareverso gli ambiti nei quali si è più competitivi neiperiodi in cui in altri si farebbe fatica. Sicura-mente, in questo periodo, l’attività più remu-nerativa è quella legata all’edilizia commercialee industriale».

Quali sono i progetti più rilevanti cui laRoss Service è impegnata in questi mesi?«In questo momento siamo impegnati nellarealizzazione di nuove agenzie bancarie e nellaristrutturazione di locali per alcune delle sedicentrali di importanti società. Accanto a questaattività, che cambia nel tempo, buona partedelle nostre risorse sono però impegnate nel-l’ordinaria attività di manutenzione delle strut-ture già realizzate o delle quali curiamo con deicontrolli il costante funzionamento. Alla ma-nutenzione ordinaria è poi sempre affiancata ladisponibilità per effettuare interventi di ma-nutenzione straordinaria».

Rossano Tellone,

titolare di Ross Service Srl,

Torino

[email protected]

Dalla provincia piemontese al-l’esportazione globale. Un percorsofatto di fatica, ma anche di intuito,per capire i prossimi movimenti

del mercato e accompagnarli con il coraggio discommettere sulle proprie capacità. LucianoFaccin si è trovato ciclicamente a confrontarsicon realtà dalle dimensioni incomparabili. Nonpotendosi scontrare frontalmente sul terrenodella concorrenza, Faccin ha scelto di cammi-nare al loro fianco, individuando spazi di inve-stimento nei vuoti lasciati dai giganti dellagrande distribuzione e colmandoli. Il fonda-tore e attuale presidente di Mariel, oggi ammi-nistrata dal figlio Alberto, ripercorre le tappe diun lungo percorso. «All’inizio c’erano solo un

negozio di elettrodomestici e il suo laboratoriodi assistenza. Alla scarsità di mezzi contrappo-nevamo però molto lavoro, sacrifici e la capacitàdi capire cosa accadeva nel mercato. La prima ri-voluzione fu l’avvento dei centri commerciali.Scontrarsi contro questi giganti per un piccolonegozio non era possibile e anche il servizio diassistenza diventava difficile, a causa degli osta-coli nel reperimento dei pezzi di ricambio. Daqui l’idea di un grosso centro per la commer-cializzazione all’ingrosso di ricambi per elettro-domestici di tutte le marche».

Quale era la situazione del mercato dei ri-cambi il quel momento?«Ogni casa produttrice deteneva il monopoliodella distribuzione dei propri pezzi e per i pic-coli centri assistenza era difficilissimo trovare icanali giusti. Per venire incontro a queste esi-genze fondammo Market Ricambi Elettrodo-mestici (Mariel), che era una delle due o treaziende di questo genere in Italia negli anniOttanta. Col tempo, però, anche questo settorefu marginalizzato. Non da una nuova concor-renza, ma nella mancanza di interesse nella ri-parazione».

A questa nuova svolta corrispose una vostrainiziativa imprenditoriale?«Anziché proseguire in una specializzazione disettore, decidemmo di lavorare in un campo diprodotti specifici: quello dei refrigeranti: il loroconfezionamento in contenitori mirati all’assi-stenza a alla loro distribuzione. Furono inoltresviluppate, perfezionate e brevettate a livello

IMPRENDITORI DELL’ANNO

150 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Avere la capacità di leggere l’evoluzione del mercato è già un capitale.

Come lo sono il dinamismo e una struttura snella, sempre pronta all’evoluzione, all’investimento

e alla diversificazione. Il percorso imprenditoriale di Luciano Faccin

Luca Cavera

Il signor Luciano

Faccin, fondatore e

presidente di Mariel Srl,

Gattico (NO)

www.mariel.it

Dalla specializzazione ai brevetti in refrigerazione

Luciano Faccin

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 151

mondiale attrezzature per la carica di refrige-ranti negli apparecchi domestici. Il passo suc-cessivo fu quello di entrare ancora più a fondoin questo mondo, investendo in impianti diriempimento per refrigeranti, spezzando di fattoun monopolio controllato in Italia da due solemultinazionali».

Come avete compiuto il passaggio dai re-frigeranti in genere al settore dell’assistenzaper il condizionamento veicolare?«Ancora dieci anni fa il condizionatore nel-l’auto era considerato un optional o un lusso.Da allora il mercato è totalmente cambiato e il95% delle autovetture lo monta di serie. Per en-trare in questo settore, nel 2003, rilevammo unapiccola azienda di manutenzione e vendita diprodotti destinati ai condizionatori d’auto. Ot-tenuto il know how che ci era necessario per en-trare in questo mondo, vi abbiamo investitoforti risorse, specializzandoci in apparecchiaturee prodotti dedicati a questo, utili al lavaggio deicircuiti interni, alla ricerca delle perdite, alla sa-

nitizzazione dell’abitacolo auto, alla riparazionee ricarica del refrigerante; anche qui perfezio-nando alcuni brevetti».

Qual è il rapporto, se esiste, fra i vostridue settori produttivi?«I due settori sono mantenuti distinti, con dueorganizzazioni commerciali separate. Di con-seguenza ognuna delle due ha il suo programmadi partecipazione a fiere nazionali e internazio-nali, la propria pubblicità sulle riviste specializ-zate e il suo settore ricerca e sviluppo. Questastrategia ci ha permesso di non arrestare mai lanostra crescita, neppure nel biennio buio del2008-2009, quando semmai ci siamo stabiliz-zati».

Dove si colloca geograficamente la vostrapresenza all’estero?«Esportiamo più del 40% della nostra produ-zione in tutto il mondo – Australia compresa –e siamo fornitori delle più famose multinazio-nali del settore elettrodomestico. Inoltre, ab-biamo avviato due importanti partecipazioni.La prima è stata stabilita con Milano Tecnica,che ha sede a San Paolo, in Brasile, a partiredalla quale distribuiamo poi in tutto il Paese.L’altra, Mariel Usa, è nata nel 2008 e ha sede aPhiladelphia. Il nostro fatturato, che dovrebberaggiungere i 10 mln di euro nel 2011, som-mando i ricavi delle collegate, arriverebbe quasia duplicarsi».

Quota diesportazione di

Mariel nei cinquecontinenti

EXPORT40%

Il fatturato previstoper il 2011

EURO

10mln

~

La nostra strategiacommerciale didiversificazione ci hapermesso di nonarrestare mai la crescita,neppure nel biennio buiodel 2008-2009

IMPRENDITORI DELL’ANNO

152 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un’impresa dalle dimensioni mediopiccole ha un’agilità di manovrache difficilmente può essere emu-lata dai giganti dell’industria.

Questa agilità si concretizza nel modo di af-frontare i rapporti coi clienti, che possono esserediretti e quasi personali, soprattutto se si in-staurano partnership durature nel tempo. Unulteriore impulso all’agilità e alla capacità diadattarsi alle mutate condizioni del mercatopuò inoltre venire dalla capacità di guardare aciò che accade nelle realtà estere del proprio set-tore produttivo. L’avanguardia nella conoscenzadelle tecnologie è una delle caratteristiche rag-giunte da Acquatec. La parola a uno degli am-ministratori, l’ingegnere Matteo Prina Mello:«Ciò che ci distingue dalla grande distribu-

zione, o alla distribuzione generalizzata dei gros-sisti, è il fatto che per ogni singolo articolo trat-tiamo un solo marchio». Questa può sembrareuna scelta strana o limitante, in realtà nasce dauna strategia ben precisa, che è stato possibileavviare grazie a rapporti di fiducia costruiti neltempo. «Acquatec è considerato un distributorespecialista. Per ogni articolo, abbiamo puntatosu un marchio e un prodotto che conosciamobene e di cui condividiamo le scelte tecnologi-che, oltre alle scelte di distribuzione che iden-tifichiamo con il fornitore».

Quali sono i marchi e i prodotti che trattatee a quali settori industriali distribuite?«Per i gruppi di pompaggio e le pompe per ac-qua in qualsiasi genere, il marchio con il qualeci identifichiamo è Grundfos. Siamo un loropartner storico e molto importante. Per le cal-daie, invece, il nostro marchio di riferimento èDe Dietrich, mentre per il condizionamentoCarrier. I nostri clienti sono sempre e solo im-prese, ovvero idraulici e istallatori. La dimen-sione delle aziende installatrici dipende dallazona geografica: si va dal singolo artigiano alleimprese strutturate, che contano anche centi-naia di dipendenti».

Come ha reagito il vostro settore, e in par-ticolare la vostra impresa, alla crisi?«La crisi ha comportato un aumento notevoledel numero dei competitor, perché diminuendoi lavori disponibili, i concorrenti si concen-trano tutti sullo stesso lavoro. Quindi per man-tenere i livelli di vendita è stato necessario porreuna forte attenzione all’aspetto economico dellatrattativa, ma il fatto di lavorare con prodottitecnici e di qualità ci ha permesso di superare

La costruzione di uno spazio riconoscibile all’interno del mercato passa

dalla specializzazione. L’ingegnere Matteo Prina Mello spiega come puntare

su qualità e tecnologia, anche anticipando le novità provenienti dall’estero

Valerio Germanico

A sinistra, in piedi,

l’ingegnere

Matteo Prina Mello,

amministratore

di Acquatec Srl,

Gaglianico (BI)

www.acquatec.com

Una distribuzione selezionata

questi momenti difficili».Qual è la strategia che ha guidato e guida

le vostre scelte?«Le nostre scelte hanno sempre posto la mas-sima attenzione sulla qualità del prodotto. Aquesta abbiamo aggiunto il servizio di assi-stenza, che è presente sia prima, che durante,che dopo la vendita. Questo approccio ci hapermesso, anche in momenti difficili come que-sto, di affrontare le difficoltà. La qualità è anchetecnologia. Da questo punto di vista in più oc-casioni ci siamo trovati all’avanguardia sul no-stro mercato e nel nostro territorio».

Può fare qualche esempio?«Ci è capitato di proporre un prodotto che al-tri non conoscevano. Le caldaie a condensa-zione, di cui oggi si parla tantissimo, fannoparte del nostro quotidiano da tantissimotempo. L’impianto a pavimento lo vendiamo dapiù di 25 anni. Ci siamo sempre occupati di so-lare termico e non soltanto in seguito al suo re-cente boom, che ci ha spinto anche a interes-sarci al fotovoltaico».

Che peso ha l’attenzione sull’impatto am-bientale nelle vostre scelte?«Non essendo produttori, la questione ci toccafino a un certo punto. Però quando dobbiamoscegliere fra un fornitore e un altro, nella nostravalutazione rientra anche questo aspetto. Negliultimi tempi ci siamo rivolti a un’azienda che si

occupa di solare termico e fotovoltaico in modoimportante, Schüco. Quest’azienda era alla ri-cerca di un partner che distribuisse il prodottonel nostro territorio. Schüco fa dell’attenzionealla questione ambientale uno dei suoi fiori al-l’occhiello. Infatti ha una nuova sede a impattozero che produce più di 1 megawatt di energia».

Quali sono i vostri progetti futuri?«Un’azienda dalle dimensioni mediopiccolecome la nostra ha il vantaggio di poter essere fles-sibile e maggiormente attenta ai cambiamenti delmercato. Oggi, con la crisi e con la circolazionedelle informazioni su Internet, il cliente sa giàtutto sui prodotti e gli impianti, anche quelli piùcomplessi. Anche l’utente finale è molto più pre-parato rispetto a un tempo. Per questo motivo ilnostro lavoro deve essere fatto con il massimodella professionalità. Per capire verso quale dire-zione muoverci, siamo attenti a ciò che succedenei mercati degli altri Paesi, soprattutto quello te-desco, da cui vengono molte novità del nostrosettore, sia da un punto di vista qualitativo chetecnologico».

Matteo Prina Mello

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 153

~

Per ogni articolo, abbiamo puntatosu un marchio e un prodotto checonosciamo bene e di cuicondividiamo le scelte tecnologiche,oltre alle scelte di distribuzione

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Praticamente in qualsiasi campo in-dustriale c’è la necessità di misu-rare la pressione e verificare la tem-peratura di un liquido o di un gas:

dall’oleodinamica alla distribuzione del-l’energia, dal sanitario all’alimentare, fino adarrivare al petrolchimico. Per gli operatoridel settore questo può voler dire avere unarichiesta sempre florida ma significa ancheconfrontarsi quotidianamente con una con-correnza agguerrita e dover investire ingentirisorse in innovazione, ricerca tecnologica estudio di nuovi prodotti. Stefano Zaveri,con il fratello Federico, è amministratoredelegato di Nuova Fima Spa, società che dal

lontano 1925 – allasua nascita si chiamavasemplicemente Fima –opera in questo settore:«La molteplicità di ap-plicazioni ci ha portatoa progettare, realizzaree proporre una gammadavvero ampia di pro-dotti, curando perònon solo la produzioneseriale ma anche, anzisoprattutto, la perso-nalizzazione da un latoe lo studio di nuove so-luzioni dall’altro».

Prossimamente èprevisto il lancio diuna nuova linea di

prodotti, ce ne può parlare?«Si tratta della linea di trasmettitori di pres-sione a calibrazione digitale ST1 e ST2 checi stiamo preparando a lanciare, la lorouscita sul mercato è prevista per il mese diottobre. Sono prodotti pensati per venireincontro alle esigenze di mercato: oggi glioperatori richiedono trasmettitori capaci dimaggior precisione, ma anche a un prezzopiù contenuto. Un altro fattore determi-nante sono le dimensioni, che oggi devonoessere sempre più compatte, poiché si staprocedendo a una progressiva miniaturizza-zione dei trasmettitori. Al contempo è ri-chiesta anche una ottimizzazione del segnalee della rilevazione della pressione».

Cosa vi aspettate da questo lancio dalpunto di vista commerciale?«Ci aspettiamo una risposta immediata epositiva da parte del mercato, anche perchéla nostra ricerca è orientata dagli input cheprovengono dal mercato stesso e così è statoanche per questa nuova linea di trasmettitoridi pressione. In generale stiamo provve-dendo ad ampliare la nostra gamma di pro-dotti elettronici e perciò cerchiamo di rag-giungere il maggior numero di clienti ecoprire quante più applicazioni possibile».

Quali sono i settori di applicazioneprincipali dei vostri prodotti?«Come detto, i campi di destinazione sonoinnumerevoli. Sostanzialmente i nostri pro-dotti vengono utilizzati ovunque ci sia biso-gno di misurare pressione o temperatura

I misuratori di pressione e temperatura trovano spazio in quasi tutti i processi

industriali e hanno un mercato ampio e diversificato. Per emergere in questo

settore è dunque necessario fornire prestazioni particolari improntate

su innovazione e personalizzazione, come spiega Stefano Zaveri

Amedeo Longhi

Stefano Zaveri,

amministratore delegato

della Nuova Fima

di Invorio (NO). Nella

pagina accanto, sistema

di taratura laser

automatica

www.nuovafima.com

Strumentazione su misura

154 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Stefano Zaveri

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 155

quindi, nei processi industriali moderni,praticamente dappertutto. Per quanto ri-guarda i settori specifici, posso però direche quello verso cui è indirizzata la maggiorparte dei nostri prodotti è quello petrolchi-mico».

Come riuscite a emergere in un mer-cato con questa caratteristiche?«Oltre alla doverosa attenzione che vieneprestata alla qualità e alla rifinitura del pro-dotto in sé, come l’innovativo sistema di ta-ratura automatica laser e la produzione ro-botizzata degli elementi sensibili in acciaioinox, quello che ci contraddistingue e su cuiabbiamo convogliato, e continuiamo a con-vogliare tutt’oggi, un’ingente quantità di ri-sorse in termini di lavoro e inve-stimenti è la personalizzazione.Spesso il committente ha esi-genze particolari che richie-dono un accurato lavoro di“customizzazione” del pro-dotto. Noi siamo in grado disvolgerlo senza problemi eaccontentando tutte le ri-chieste che ci pervengono».

La storia dell’aziendaparte da lontano, qualisono state le tappe fonda-mentali dalla fondazione aoggi?«La Fima, nata nel 1925, costituì

l’eredità da cui nacquenel 1948 la NuovaFima, stabilita da Vin-cenzo Zaveri. Gli anniCinquanta e Sessantavedono crescere la so-cietà, che si stanzia nella sede attuale, e nel1973 viene aperta la prima filiale produttivaestera in Spagna, che sarà seguita da un’altrain Argentina nel 2000 e da filiali commercialiin Brasile, Stati Uniti e Russia. Proprio l’aper-tura verso i mercati esteri ha sempre caratte-rizzato la politica commerciale della NuovaFima, che destina oltre confine circa il set-tanta per cento della propria produzione, ilquaranta per cento fuori dall’Europa. Questoè possibile grazie a un’efficiente rete di agenti

e distributori che copre circa ottantapaesi in giro per il mondo. Inoltre, lapolitica di diversificazione e frazio-namento del portafoglio clienti ci ga-rantisce una notevole solidità: il con-

tributo che ciascun committentefornisce al fatturato complessivo infatti,

non supera mai il due percento. Questo è un im-

portante fattore diindipendenza dalleturbolenze del mer-cato e di garanziaeconomica e com-

merciale».

❝~

Ci stiamo preparando a lanciare unanuova linea di trasmettitori di pressioneST1 e ST2. La loro uscita sul mercato èprevista per il mese di ottobre

156 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Chi ha scelto di fare impresavive ogni giorno la crescita elo sviluppo della propria at-tività con un misto di im-

pegno, sacrificio e piacere». È così che Augu-sto Geminiani spiega cosa significa e che cosasi prova a essere imprenditori.E se la società è a carattere familiare, allora siail piacere che l’impegno nel portare avantil’attività aumentano notevolmente. La Sin-terloy, azienda leader in Italia come all’esteronel settore dei metalli duri, ha vissuto proprioquesta specifica situazione. «A oggi, la società– commenta Augusto Geminiani, attuale di-rettore generale della Sinterloy – ha affrontatoben tre passaggi generazionali, che hanno vi-sto l’attività partire con mio nonno Augusto,proseguire con mio padre e ora culminare conil mio operato».

L’ultimo passaggio di generazione,quindi, è quello che l’ha portata al co-mando dell’azienda. Com’è avvenuto equali difficoltà ha incontrato?«Il mio arrivo ai vertici dell’azienda, avvenutonel 2008, ha combaciato con lo scoppio dellacrisi economica mondiale e con un calo note-vole del fatturato. La preoccupazione mag-giore era di lasciare in mano a un giovane unasocietà che stava affrontando un periodo diffi-

La Sinterloy ha raggiunto una rinomanza notevole

fin da più di 50 anni nella produzione di metalli duri

e non ha cessato di investire ogni anno una parte

considerevole del suo fatturato in ricerca e sviluppo.

Ne parla Augusto Geminiani

Emanuela Caruso

La sinterizzazione dei metalli duri

Augusto Geminiani

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 157

cile. In principio è stato complicato passare daun rapporto orizzontale, che vedeva a capodell’impresa mio padre e mio zio, a un rap-porto verticale in cui io mi assumevo l’incaricopiù importante. Ma impegnandomi e con ilsupporto di chi viveva la realtà aziendale da piùtempo di me, siamo riusciti a trovare la giustadimensione lavorativa e in soli due anni a ri-portare il fatturato a livelli ottimali».

Quali sono le attuali attività svolte dal-l’azienda e quali settori si interessano mag-giormente ai vostri prodotti?«La produzione della Sinterloy, oltre al settoretradizionale dell’asportazione di truciolo, si al-larga al campo degli attrezzi per deformazionea freddo, a semi-caldo e a qualsivoglia partico-lare antiusura, con una gamma di pezzi prati-camente illimitata. Inoltre su richiesta deiclienti siamo in grado di studiare, progettare erealizzare prodotti particolari e su misura. Lanostra utenza fa parte dei settori automotive,tessile, meccanico, packaging, alimentare, chi-mico e dell’industria della carta. I prodotti piùrichiesti vanno dai punzoni e dalle matrici perstampi di tranciatura alle placchette e alle lameda taglio, fino ad arrivare ai componenti mec-canici per macchine automatiche».

Come avete cercato di risolvere il pro-blema legato alla facile usura degli attrezzirealizzati in metallo?«Abbiamo affrontato questo problema specia-lizzandoci sempre più nella sinterizzazione deimetalli duri. Con questo metodo, per ognisingola richiesta mettiamo a disposizione ungruppo di tecnici esperti che, in collaborazionediretta con il cliente, studia la forma più adattada dare al prodotto, sceglie il materiale speci-fico migliore e tiene conto che i vari elementiprogettati faranno parte di un insieme mecca-nico. Tutto questo rende la vita operativa delcomponente più lunga di anche dieci o ventivolte e inoltre abbatte i costi di manutenzioneelevati sia per l’utente quanto per l’azienda».

La Sinterloy si è distinta da sempre per

l’elevata qualità dei suoi prodotti, in chemodo riuscite a garantirla?«Non ci limitiamo solo a seguire con scrupolotutte le normative vigenti, ma effettuiamouna serie di procedure di controllo al fine diseguire passo per passo ogni fase del cicloproduttivo, tenendo sotto osservazione sia iparametri operativi del processo sia il pro-dotto finito. I controlli di laboratorio a cuil’azienda dà più importanza sono quelli di-mensionali e geometrici, per cui abbiamo adisposizione macchinari altamente tecnolo-gici, e quelli di superficie, per i quali utiliz-ziamo apposite macchine di misura. Effet-tuiamo anche prove di durezza, esami diproprietà fisiche e microstrutturali. L’atten-zione particolare data alla qualità ci ha valsola certificazione Uni En Iso 9001:2008».

In apertura,

Augusto Geminiani,

direttore generale

della Sinterloy

di Castellamonte (TO).

Nelle altre immagini,

fasi di lavoro all’interno

dell’azienda

www.sinterloy.it

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Una vasta gamma produttiva chepermette di ovviare alle varie esi-genze di controllo dei fluidi nel-l’industria di processo. È questa

l’area d’attività di Valvole Hofmann by Bo-nino Engineering, azienda del biellese specia-lizzata nella produzione di valvole in ghisa gri-gia GG25, ghisa sferoidale GGG40,3 e acciaioinox AISI 316. «Temperature, flussi e pressionipossono essere controllate da valvole on-off omodulanti». Afferma Stefano Bonino, contito-lare dell’azienda. «Ogni genere di fluido troverài materiali più idonei alla gestione dello stesso».La famiglia Bonino, opera nel settore mecca-

nico da quattro generazionie quest’esperienza consente

di gestire e seguire direttamente l’intero cicloproduttivo, dalle fasi di progettazione fino al-l’assistenza tecnica.

Come nasce la Valvole Hofmann by Bo-nino Engineering?«Siamo nati nel 1989 come piccolo laborato-rio di produzione componenti meccanici col-legato alla produzione di valvole di regola-zione ad azionamento pneumatico, rivoltoin particolar modo all’industria meccano tes-sile, al settore tintoria e finissaggio per appli-cazione vapore e fluidi chimici. Nel corso de-gli anni abbiamo poi allargato la produzionedestinandola anche all’industria di processo».

Innovazione ma soprattutto sicurezza eaffidabilità sono componenti imprescindi-

bili per i vostri prodotti.Come riuscite a portareavanti queste componenti?«Sono sicuramente delle ca-ratteristiche indispensabili acui affianchiamo in ogni casoanche una rapida gestionedell’analisi delle richieste delcliente con una celere emis-sione delle relative scelte tec-nico commerciali. In questomodo riusciamo a proporrela soluzione più idonea alledifferenti esigenze».Come riuscite ad ottimiz-

zare l’intera filiera della ge-

Celerità di analisi e di consegna. Affidabilità tecnica della gamma produttiva. Queste sono

le caratteristiche che hanno permesso alla Valvole Hofmann di ottimizzare le prestazioni

di macchinari e impianti muniti delle sue componenti. Ne parla Stefano Bonino

Marco Tedeschi

L’ottimizzazione dei processi produttivi

158 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La famiglia Bonino. Nella pagina accanto, la sala riunioni

www.valvolehofmann.com

Stefano Bonino

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 159

stione di tutte le aree funzionali?«Attraverso un costante e continuo investi-mento sia nei software di gestione aziendalee di analisi tecnica sia nell’incremento e so-stituzione di macchinari di produzione. Inquesto modo tutte le nostre aree funzionalisubiscono un vantaggio: dai termini di tempidi risposta per il cliente, all’adeguato valorecommerciale dei nostri prodotti».

Che cosa significa, nel vostro caso, avereflessibilità aziendale?«Rappresenta la capacità di analisi di varie te-matiche proposte da una clientela tecnicache necessita di risposte coerenti alle sue esi-genze in tempi stretti. Per ovviare a quantosopra siamo strutturati per una rapida ge-stione offerte e industrializzazione prodotticon consegne celeri grazie al nostro impor-tante magazzino materie prime e semilavo-rati. Questo diventa una risorsa fondamen-tale oltre che per una gestione dellaproduzione flessibile anche per avere deimacchinari prestanti ma non rigidi».

La vostra realtà esporta circa il 50% delfatturato. Un dato rilevante. Verso qualimercati esportate principalmente?«Esportiamo oltre il 30% in quasi tutti i PaesiUE, ma anche in Svizzera, Israele, Turchia,Marocco, Brasile, Perù, Usa, Tailandia, In-

donesia, Hong Kong. In particolar modo cirivolgiamo a costruttori di macchinario,grandi impiantisti e distributori. Operiamoin diversi settori applicativi quali textile, boi-lers, heat exchange, dosing plants, food, soap,pharmaceutical sterilized, gas industries, en-vironmental pollution control».

Dove si sta indirizzando la ricerca nelsettore delle valvole?«Nella continua analisi avente come obiettivol’ottimizzazione dei processi produttivi enella ricerca di nuovi materiali al fine di ren-dere i nostri articoli più prestanti e longevinelle svariate applicazioni».

Quali sono i progetti futuri?«Entro il 2012 inseriremo un nuovo macchina-rio specifico per l’incremento della produzionedei corpi valvola (componente rilevante sullevalvole di regolazione) che verrà affiancato alle giàsature linee produttive permettendoci di incre-mentare i volumi e, in particolar modo, gestireal meglio la nuova serie a 3 vie tipo 12M6-3 perolio diatermico, versione più compatta e com-petitiva rispetto alla attuale serie 11M9-3. Pro-getto in corso d’opera è inoltre l’investimento inun impianto fotovoltaico per renderci autosuffi-cienti nel consumo energetico. Le nostre lineeproduttive utilizzeranno energia pulita rendendoi ns articoli a basso impatto ambientale».

~

Entro il 2012inseriremo un nuovomacchinario specificoper l’incrementodella produzionedei corpi valvola

Analizzare le richieste del mercato di ri-ferimento, la concorrenza e le strate-gie per migliorare l’attività sono ope-razioni fondamentali da mettere in

campo in una realtà imprenditoriale, tantoquanto investire in tecnologia e in risorse umanespecializzate. Su questo fondamentale principioè stata fondata trent’anni fa la società Scanferla.«L’azienda – spiega Bruno Scanferla, titolare del-l’impresa – è oggi leader nella progettazione e co-struzione di stampi progressivi e nello stampag-gio e assemblaggio di particolari metallici diprecisione per medie e grandi serie».

Su quali fasi di lavorazione si basa la vostraproduzione e quali avanzate tecnologie uti-lizzate?«Il primo step della nostra produzione è quellodi cui si occupa l’ufficio tecnico, che analizza lepossibili problematiche del futuro stampo e nerealizza la progettazione attraverso programmispecifici come Catia. Una volta che viene ulti-mata la progettazione dello stampo, entra ingioco il reparto di costruzione dove con mac-chine a controllo numerico computerizzato viene

È la competenza professionale, concentrata

nella gestione di ogni singolo ambito di un’attività

imprenditoriale, che permette a un’azienda di imporsi

sul mercato. Il punto di Bruno Scanferla

Emanuela Caruso

Le risorse umane,il primo investimento

IMPRENDITORI DELL’ANNO

160 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

fabbricato ogni singolo elemento facente partedel progetto. Seguono il minuzioso montaggio ela messa a punto di tutti i componenti. Ma il re-parto dove si concentrano maggiormente le tec-nologie più avanzate è quello della produzione,che immette sul mercato 60 milioni di pezzimetallici all’anno e che può avvalersi di varie li-nee automatiche di presse a doppio montante edi altrettante presse a collo di cigno».

In che modo riuscite ad accrescere il knowhow aziendale?«Per far crescere continuamente il know howaziendale bisogna disporre di un personale qua-lificato e specializzato che riesca sempre a inter-pretare le nuove tecnologie imposte dal mer-cato. A tale scopo è essenziale la formazionecostante delle risorse umane, motivo per cui ef-fettuiamo corsi interni tecnici, per presentare leinnovazioni e il loro funzionamento, e di linguestraniere, così da poter collaborare con società ditutto il mondo. Grazie a questo metodo oggisiamo in grado di realizzare prototipi di partico-lari anche molto complessi, necessari ai test spe-rimentali di vari settori».

La vostra azienda è conosciuta soprattuttoper la grande attenzione alle esigenze delcliente. Chi sono i vostri maggiori utenti e chetipo di servizio offrite?«I nostri clienti più importanti sono sicuramentequelli dei settori dell’automotive, degli elettrou-

tensili, dei mobili metallici, e poi il mercato elet-trico, elettronico e ferroviario. Inoltre la nostrautenza è tanto italiana quanto europea e inter-nazionale. Il servizio che offriamo è caratterizzatoda grande qualità e vasta scelta dei prodotti,competitività dei prezzi, studiati in base alle ri-chieste specifiche dei clienti, e puntualità, effi-cienza e rapidità nelle consegne».

Quali sono le strategie che continuerete adattuare per rimanere in vetta al vostro mercatodi riferimento?«Sicuramente quelle che ci hanno permesso diraggiungere il successo inizialmente, quindi per-sonale di livello e cliente soddisfatto del servizioofferto. Ma grande importanza ha anche la ri-cerca e selezione dei fornitori giusti, attività di cuisi occupa l’ufficio acquisti e che garantisce l’affi-dabilità delle forniture e acquisti a prezzi conve-nienti, aspetti che aumentano la competitivitàdell’azienda sul mercato. Infine poniamo moltaattenzione alla gestione delle tematiche ammi-nistrative e fiscali, perché è grazie a queste chel’impresa può superare i vari problemi derivantidalle normative comunitarie e internazionali inmateria di scambio merci».

Bruno Scanferla

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 161

Nella pagina precedente,

Bruno Scanferla, titolare

dell’omonima azienda

di Avigliana (TO).

Nelle altre immagini,

macchinari della

Scanferla Bruno Srl

all’opera

www.scanferla.com

~

Per far crescere continuamenteil know how aziendale bisognadisporre di un personale qualificatoe specializzato che riesca semprea interpretare le nuove tecnologieimposte dal mercato

162 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Oggi il mercato è sempre più artico-lato, nascono e si sviluppano conti-nuamente imprese di ogni genere.Un’azienda che volesse costruire

nuovi impianti idroelettrici o installare condotteforzate può trovare innumerevoli società costrut-trici, senza riuscire a capire chi abbia le compe-tenze necessarie. In tale contesto le realtà che sipropongono come General Contractor sono leuniche opzioni vincenti. Chi opera in quest’ottica,si impegna infatti a offrire un servizio “chiavi inmano” completo, occupandosi di ogni singolafase di lavorazione. In questo modo il cliente nonsolo si affida a un’unica impresa responsabile, maabbatte anche i costi, che invece risulterebbero piùelevati se si dovesse rivolgere a singole impresecontemporaneamente e gestirne le attività.La Idroweld, nata dall’unione strategica di alcuniprogettisti con artigiani carpentieri, opera nel set-

tore industriale dei montaggi meccanici, con unaparticolare specializzazione nell’installazione dicondotte forzate, macchinari accessori e strutturedi servizio per impianti idroelettrici e si proponeai committenti proprio come interlocutore unicoper la realizzazione di ogni aspetto del progettoconcordato. «L’azienda – spiega Marco Brusa, ti-tolare di Idroweld – gestisce in modo autonomotutta la progettazione sviluppandola in proprio econfrontandosi con il cliente per i dettagli esecu-tivi. Cerchiamo di essere autosufficienti e fornirecosì un servizio completo e più competitivo.Siamo dotati di un Ufficio Tecnico che segue glistudi di fattibilità, le valutazioni preliminari dinuovi impianti, l’ingegneria di dettaglio e la di-rezione dei lavori. Abbiamo inoltre un’officinaattrezzata con posizionatori automatici per il ta-glio e la prefabbricazione dei pezzi di condotta, eun parco macchine che comprende gru, solleva-

Alcuni lavori effettuati

dalla Idroweld di

Domodossola (VB)

www.idroweld.com

I vantaggi del general contractor È lo sviluppo di uno specifico know how aziendale sia tecnico che organizzativo

a permettere a un’azienda di essere un partner imprenditoriale indispensabile.

Marco e Andrea Brusa raccontano la loro esperienza

Emanuela Caruso

Marco e Andrea Brusa

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 163

tori telescopici, scavatori, motopale, compres-sori, saldatrici elettriche e motosaldatrici. Siamoin grado di mettere a disposizione qualsiasi im-pianto e attrezzatura che serva durante le fasi dimontaggio in cantiere, dai carri per la posa inopera dei tubi alle teleferiche tipo Blondin e atutto ciò che utilizza il personale nei campi alle-stiti». Nell’intenso periodo di crisi che l’Italia stavivendo, proporsi come General Contractor in unmercato ristretto come quello della costruzione emontaggio di condotte ha portato innumerevolivantaggi. «Nel settore in cui ci muoviamo nonsono tante le società specializzate come la nostrae ancora meno quelle in grado di fornire un ser-vizio “chiavi in mano”. Per la maggior parte sonopresenti tante aziende che si occupano però di unsolo aspetto del progetto, che può essere la partedi carpenteria o quella di fornitura dei materiali.La concorrenza che interessa la Idroweld è perciòabbastanza contenuta, e per fare un esempio con-creto, se consideriamo soltanto il settore dellecondotte forzate, in tutta Italia come aziendequalificate per Enel, nostra cliente, siamo cinqueo sei realtà suddivise nelle varie zone nazionali.Inoltre, nonostante il momento economico diffi-cile, numerose sono le occasioni di lavoro so-prattutto laddove si riesce ad offrire un serviziocompleto ed una assistenza al cliente anche in fasedi definizione delle soluzioni tecniche, rappre-sentando ciò una buona fonte di risparmio». L’ultimo anno, purtroppo, non è stato positivoper nessuna società di questo specifico settore, so-prattutto se si analizzano alcune nuove normative.«Per riprendersi completamente e tornare ai mas-

simi livelli, il nostro mercato – continua AndreaBrusa, altro titolare della Idroweld – avrebbe bi-sogno di investimenti importanti sia per l’aperturadi nuove centrali idroelettriche che per il rin-novo di impianti ormai vecchi e non più a norma.Ma la nuova legge riguardante il settore delleenergie rinnovabili ha tagliato gli incentivi sui ri-facimenti delle condotte e degli impianti desueti,creando una situazione di stallo per molteaziende». La Idroweld può contare però su unbuon bacino di utenza, sia privato che pubblico,che le ha permesso di affrontare la situazione concalma e senza inutile panico. «A oggi, il nostro fat-turato si divide quasi in parti uguali tra lavori pub-blici e commissioni private. Per quanto riguardail settore pubblico i maggiori clienti sono Enel, in-fatti gran parte del parco idroelettrico italiano èEnel produzione, e Cva; mentre le società privateche richiedono i nostri servizi sono quelle che pos-siedono centrali idroelettriche, come Italcementi,che ha una serie di impianti di proprietà, GruppoFriel e Gruppo Energie».

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Un’attenta politica aziendale, voltaall’efficienza e all’ottimizzazionedelle risorse sui cicli produttivi,è l’ingrediente principale che ha

permesso alla Ma.Fer. Cablaggi Srl, azienda diVerbania operante nel mercato della lavora-zione dei cavi e nella produzione di cablaggi,di trasformarsi, nel giro di pochi anni, dapiccola realtà a gestione familiare a punto diriferimento per tutto il settore. «Il nostroambito di produzione spazia dalla semplicecavetteria per il settore elettrodomestico, aicablaggi per il settore automobilistico, aquelli completi per Ups, fino all’assemblag-gio e montaggio di piccoli elettrodomestici,apparecchiature elettromeccaniche e quadri

elettrici», sottolineal’amministratore dele-gato del gruppo,Mauro Ferrari.

Nel vostro settore,anche a seguito dellacrisi che ha colpito imercati, è ancora pos-sibile, secondo lei,orientare la produ-zione in maniera taleda realizzare economiedi scala?

«Per come è strutturata la nostra azienda, larealizzazione di una produzione di scala èpura utopia, considerando soprattutto il fattoche le produzioni con grandi numeri, già daqualche tempo, sono state indirizzate versoPaesi in cui i costi del lavoro e della mano-dopera, che incidono in maniera pesante sulleattività delle imprese italiane, sono netta-mente inferiori. Per far fronte a questa situa-zione e rimanere competitivi, abbiamo quindideciso di specializzarci nella produzione ri-volta a nicchie di mercato ben definite, doveoltre al prezzo finale del prodotto, contanoanche qualità, collaborazione e trasparenzadel servizio».

Esistono nuove tipologie di prodotti onuovi target di mercati verso cui potresterivolgere la vostra attenzione in futuro?«La diversificazione produttiva sicuramenterappresenta un valore aggiunto per ogni im-presa, soprattutto in un momento in cui la ri-cerca di nuovi mercati può determinare ilsuccesso di un’azienda. In virtù dell’espe-rienza maturata in quindici anni di presenzanel campo dei cablaggi elettrici, oggi pos-

Il mercato dei cablaggi richiede una grande

specializzazione, che solo una manodopera qualificata

può garantire. Come resistere alla concorrenza

dei paesi in via di sviluppo, puntando su flessibilità

e qualità delle lavorazioni, secondo Mauro Ferrari

Guido Puopolo

L’amministratore delegato

Mauro Ferrari e la sua

socia, Patrizia Macchi

www.mafercablaggi.com

Specializzarsi per coprirenicchie di mercato

164 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Mauro Ferrari

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 165

siamo puntare, oltre che su nuove tipologie diprodotti e nuovi target di mercato, anchesulla fornitura di articoli “chiavi in mano”,progettati e assemblati sulla base delle speci-fiche richieste dei nostri committenti».

La società è ormai presente da diversianni sul mercato svizzero, che rappresentauna fetta molto importante del vostro fat-turato. Quali prospettive commerciali ri-ponete su quest’area?«In effetti, grazie anche alla vicinanza geo-grafica, questo mercato rappresenta quasi il70 per cento del nostro fatturato. Riforniamoi nostri partner da più di dieci anni, e a que-sto proposito intendiamo consolidare e, sepossibile rafforzare ulteriormente, questa par-tnership strategica. Lavoriamo infatti in per-fetta sintonia con i nostri referenti svizzeri,con i quali abbiamo instaurato rapporti com-merciali e amministrativi molto proficui,sempre all’insegna della correttezza e del ri-spetto reciproco».

Quanto conta la tecnologia nella vostraattività e quali politiche avete adottato inmateria di ricerca e sviluppo?«Investiamo costantemente nell’acquisto dimacchinari tecnologicamente avanzati, an-che se, per le lavorazione che vengono svoltein azienda, la tecnologia non è sicuramente il

fattore più importante. La risorsa più preziosaè infatti rappresentata dai nostri collabora-tori, in quanto molte attività realizzate al-l’interno del nostro stabilimento hanno an-cora un carattere prevalentemente “manuale”.Per questo puntiamo molto sull’autocon-trollo delle lavorazioni, sulla flessibilità e sullaresponsabilizzazione del personale, per ga-rantire sempre un prodotto di qualità, inconformità agli standard previsti dalla certi-ficazione Iso 9001, di cui siamo dotati già dadiversi anni».

Qual è il bilancio relativo all’attività diMa.Fer. nell’ultimo biennio e quali obiet-tivi vi siete posti per il futuro? «Anche il nostro gruppo, negli ultimi anni,ha dovuto fare i conti con le problematicheconnesse alla crisi economica in atto. Unavolta superato il periodo di maggiore diffi-coltà, però, a partire dal 2010 abbiamo datoavvio a una fase di lenta ripresa, con un au-mento degli ordini e del fatturato, raggiun-gendo tutti gli obiettivi prefissati, tra cui la ri-duzione del lead-time degli ordini, ilcontenimento dei costi e la fidelizzazione deinostri principali committenti. Per questoguardiamo al futuro con ottimismo, certi chela qualità delle nostre lavorazioni continueràa trovare sempre nuovi estimatori».

~

A partire dal 2010 abbiamo datoavvio a una fase di lenta ripresa,con un aumento degli ordinie del fatturato, raggiungendotutti gli obiettivi prefissati

Da secoli l’uomo ha imparato asfruttare la sua capacità ‘manuale’per conferire alla materia forme elevigature diverse: rigirandosi tra

le mani una pietra scolpita rozzamente, capi-sce che per utilizzarla come punta di una lan-cia dovrà darle una forma liscia; servendosi diuna pietra più dura comincia a lavorare suglispigoli, smussandoli, e passa infine alla luci-datura con una pietra più morbida dando vitaal primo, arcaico, processo di finitura ma-nuale di un materiale naturale.

Oggi la finitura dei ma-teriali è affidata a mo-derne tecnologie mec-caniche utilizzate daaziende la cui attivitàattinge da questo an-tico ‘rituale’. Una diqueste è la Internatio-nal Chips, azienda pie-montese specializzatanella produzione ecommercializzazionesu scala mondiale diabrasivi per la finituramanuale o meccanicadi pezzi. Dal 1975 adoggi, l’azienda è pas-sata dalla produzione

su scala locale, alla commercializzazione nei mer-cati mondiali, consacrata con la conquista di unruolo di grande prestigio tra i ‘colossi’ del settore.Adriano Sarazzi, amministratore unico della In-ternational Chips, conferma con orgoglio questaevoluzione sottolineando che «dalle cinquecentotonnellate di prodotto di una volta, si è passatialle tremila tonnellate attuali».

Come è stato possibile raggiungere taliobiettivi e quali sono gli elementi che hannogiocato un ruolo fondamentale in questo per-corso? «Certi traguardi si possono raggiungere solo at-traverso l’impegno di tutti i collaboratori. Ab-biamo puntato su dipendenti giovani e dina-mici, che hanno a cuore l’azienda e operanosempre con serietà professionale. Questo è ciòche conta: poter contare su un team cresciuto connoi, composto da professionisti pieni di creativitàe disponibilità».

Come vengono concepiti i prodotti? «I nostri prodotti sono concepiti proprio comevuole ‘madre natura’. Il processo è sempre quelloche da secoli, o millenni, ha spinto l’uomo acreare, osservando ciò che da sempre gli sta in-torno. Nel terzo millennio la lucidatura di qual-

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Per la finitura di prodotti per ferramenta, casalinghi,

rubinetterie, componenti di auto e aerei, oreficeria,

meccanica, serramenti e innumerevoli altri articoli

ci sono i prodotti International Chips.

Ne parla Adriano Sarazzi

Erika Facciolla

Adriano Sarazzi della International Chips di Domodossola (VB).

Nelle altre immagini, operatori a lavoro

www.internationalchips.it

166 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Le applicazioninel campo della finitura

sivoglia oggetto si può fare con i prodotti di In-ternational Chips. Le finiture che nella preistoriasi facevano rozzamente, ora si fanno con estremaprecisione: con le “mole” o i perni montati su tra-pani, e con l’utilizzo di resine particolarmenteflessibili. E dalla finitura singola siamo passati allafinitura di massa, cioè di più pezzi senza l’inter-vento dell’uomo».

Tornando al presente, quali sono le attivitàche identificano il core business dell’azienda? «Progettiamo e produciamo i cosiddetti ‘prefor-mati plastici’, ovvero piccoli coni, piramidi o ci-lindri, con perfette forme geometriche, formatida prodotti abrasivi macinati finemente e legatitra loro da resine rigide o flessibili. “Sassi” chefanno brillare tutto ciò che toccano».

Che tipo di applicazioni trovano questi‘utensili’ sul mercato? «Non esiste prodotto sul mercato che non ne-cessiti di queste granuli abrasivi. Si usano per iprodotti metallici per ferramenta, casalinghi, ru-binetterie, componenti di auto e aerei, oreficeria,meccanica, serramenti e innumerevoli altri arti-coli. Oppure per la ceramica, il legno, la pelle ela plastica c’è sempre un utensile in grado di ri-spondere alle caratteristiche desiderate di elasti-

Adriano Sarazzi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 167

cità, adattabilità o rigidità».E per quanto riguarda la distribuzione?

«I prodotti di International Chips raggiun-gono tutto il globo. La commercializzazione èsu scala mondiale, con prevalenza in Europa eSud America, ma il mercato si fa sempre piùflorido anche in Medio ed Estremo Oriente».

Una riflessione a parte spetta all’innova-zione e alla ricerca. Quali sono le strategiemesse in campo in tal senso? «Nei laboratori dell’International Chips non cisi stanca di cercare soluzioni innovative colmassimo rispetto per l’ambiente. I nuoviChips Ecos (preformati abrasivi che lavoranosenza l’uso di acqua) sono il nostro fiore al-l’occhiello tra i prodotti ecocompatibili».

Operando con prodotti chimici l’atten-zione all’ambiente e alla sicurezza diventaprioritaria.«Sicuramente bisogna porre la massima curaal sistema produttivo e renderlo il più possi-bile non inquinante per l’ambiente e, so-prattutto, non dannoso per chi vi lavora. Ol-tre a rispettare norme e disposizioni di legge,l’azienda attua specifici programmi di pre-venzione in tutto il processo produttivo. Inquesto senso, l’impegno profuso è testimo-niato dalle certificazioni di qualità ottenute:un passo ulteriore verso un alto grado di ri-spetto per l’ambiente».

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Più volte negli ultimi anni ha fattoscalpore la notizia di disagi suitreni, causati dalla scarsa puliziadegli scompartimenti e dei servizi.

In un rimpallo di responsabilità fra le ferro-vie, le ditte che hanno in appalto la puliziadei convogli e i sindacati, a pagare il contosono sempre stati gli utenti, che si sono tro-vati a dover viaggiare su treni non perfetta-mente puliti nell’ordinario e invasi da pa-rassiti nei casi più gravi. La situazione peròsta cambiando, grazie alla rottura degli ac-cordi con le vecchie società addette alle pu-lizie e all’ingresso di nuovi soggetti chehanno raccolto la sfida di rilanciare la qualitàdel servizio. La società Boni, per esempio, hastretto i primi accordi con Trenitalia, e si

occupa dei vagonidei Frecciarossanell’impianto diTorino e dei Frec-ciabianca in quellodi Venezia Mestre.La parola a FabioValerio Cascio, am-ministratore dele-gato della società.Il settore dei ser-vizi nell’ambitodelle ferrovie si stariprendendo dopoun periodo diffi-

cile, segnato da cause, ricorsi e scandali dimala gestione finiti sotto gli occhi di tuttigli italiani. Su quali nuovi presupposti sipuò, e si deve, rimediare agli errori delpassato?«Trenitalia ha perseguito giustamente la po-litica di apertura a nuove imprese, abbando-nando quelle che tradizionalmente opera-vano nel settore. Le nuove impreseporteranno indubbiamente un nuovo mododi gestire le commesse, sia nei riguardi dei la-voratori, sia nei riguardi delle organizzazionisindacali, avendo come obiettivo il rispettodelle regole. Ciò significa, in primo luogo,ottenere maggiore produttività ed efficienzada parte delle risorse umane. Inoltre attra-verso opportuni investimenti in macchinari,attrezzature e formazione del personale, sidovrò promuovere nei lavoratori la motiva-zione e la consapevolezza di far parte diaziende che garantiscono la pienezza dei lorodiritti e un reciproco rapporto di fiducia».

Cosa vi aspettate sul fronte sindacale?«Con le organizzazioni sindacali occorre ope-rare nel rispetto reciproco e nella consape-volezza dell’importanza dei ruoli di ciascuno.Bisogna puntare con serietà alla risoluzionedei problemi e rifuggire ogni forma di ap-proccio legato a vecchie logiche di clienteli-smo e difesa aprioristica. Ma anche il com-mittente dovrà fare la sua parte, garantendoalle aziende un costante livello di servizi, in

Servizi integrati e facility managementUn nuovo modo di organizzare la pulizia dei treni. Insieme a una riscrittura delle regole fra imprese

e lavoratori. La strategia per riportare a un livello di qualità le condizioni di viaggio sulle ferrovie

italiane. Ne parla Fabio Valerio Cascio

Valerio Germanico

Fabio Valerio Cascio,

amministratore

delegato di Boni Spa,

Banchette d’Ivrea (TO)

www.bonispa.it

168 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Fabio Valerio Cascio

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 169

modo da garantire la piena occupazione delpersonale dipendente».

Cosa rappresenta per una realtà come lavostra aprirsi al mercato ferroviario?«Si tratta di un’opportunità che andava colta,data la nostra volontà di avviare una diversi-ficazione delle attività aziendali e per acqui-sire un nuovo know how che costituisca unulteriore elemento di competitività. Natu-ralmente per riuscire in questo scopol’azienda ha dovuto pianificare un significa-tivo investimento in termini di partecipa-zione alle gare e poi, nella fase di start updelle commesse aggiudicate, significativi in-vestimenti in macchinari, attrezzature e nelpotenziamento della struttura amministra-tiva e tecnica aziendale, attraverso il ricorsoa nuove assunzioni di personale specializ-zato».

Quali aspettative ripone Trenitalia sulvostro operato e quali sono i principaliproblemi da superare?«Le aspettative di Trenitalia sono alte, sia intermini di aumento della qualità del serviziosia di normalizzazione del settore. I principaliproblemi da superare sono fondamental-mente due: un significativo esubero dellemaestranze e una diminuzione dei servizi ri-chiesti da parte del committente. La pro-spettiva futura è che Trenitalia riduca la ri-chiesta di attività di pulizia , a causa disoppressione di servizi e tratte non più re-munerative. Questo andrebbe certamente adaggravare il primo problema».

Per il prossimo biennio quali saranno iprincipali obiettivi da perseguire e dove siconcentreranno i vostri maggiori investi-menti?

«I nostri maggiori investimenti saranno de-dicati all’avviamento e alla gestione dellenuove commesse ferroviarie, implementandola formazione del personale. Inoltre verràrealizzata la nuova sede aziendale, che con-sentirà una logistica più adeguata alle pro-spettive di crescita aziendale. Al contempo,sarà resa operativa la struttura commerciale eincrementata la partecipazione alle gare diappalto, sia nel pubblico sia nel privato. In-fine intendiamo portare a termine le proce-dure per l’acquisizione delle certificazioni Sa8000 sulla Responsabilità sociale dell’im-presa e Ohsas 18001 sul Sistema di gestionesicurezza e salute dei lavoratori».

La società Boni è presente sul mercato da oltre 40 anni e hachiuso il 2010 con un fatturato di 14,5 milioni di euro. Natacome ditta individuale nel settore dei servizi di puliziaindustriale, nel tempo ha esteso i suoi interessi oltre l’ambitolocale, ampliando la gamma dei servizi offerti e focalizzando ilsuo core business nei servizi integrati ambientali all’immobile.La società continua a investire e puntare sulla realtà aziendale,per sviluppare ulteriormente la posizione sul mercato dei serviziintegrati e del facility management. Nel corso del 2011 saràcompletata la nuova sede aziendale. Concepita secondo i piùinnovativi standard di rispetto ambientale e comfort, avrà unruolo nel dare ulteriore slancio e supporto al constante sviluppoe potenziamento societario.

Una nuova sede aziendale

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Dalla sicurezza dell’edificio allaprotezione di aree riservate, dallarilevazione delle presenze delpersonale alla valorizzazione

delle risorse umane, dal controllo dei tempiin produzione alla verifica dell’efficienza deiprocessi produttivi. Sono alcuni degli aspetti,essenziali per ogni tipo di impresa, che ven-gono gestiti dalla tecnologia di Microntel,azienda di San Mauro Torinese specializzatanella progettazione, realizzazione, distribu-

zione e assistenza di sistemidi controllo accessi, rileva-zione presenze del perso-nale e raccolta dati di pro-duzione. L’aziendaquest’anno raggiunge ilprestigioso traguardo dei25 anni di attività nel set-tore dell’Information Te-chnology, un compartoche, come molti altri, nonè stato esente dalla crisieconomica. Microntel, adifferenza di altri suoicompetitor, ha superato lacongiuntura negativa, an-che grazie all’aperturaverso nuovi mercati esteri.«Abbiamo seguito le neces-sità delle aziende nostreclienti in crescita, che

hanno potenziato la loro produzione connuovi insediamenti all’estero, esportando cosìle nostre soluzioni e i nostri servizi» affermaGiuseppe Migliasso, figlio del fondatore, Vin-cenzo Migliasso, e dal 2010 presidente allaguida dell’azienda, affiancato dalle sorelleMaria Gabriella e Alessandra, e dall’ammini-stratore delegato Giorgio Chierico.

In quali paesi, soprattutto, siete opera-tivi?«Siamo presenti con società del gruppo e fi-liali in Lombardia, in Umbria e in Spagna.L’organizzazione Microntel è costituita dapiù di cinquanta addetti e dispone di una retedi partner tecnico-commerciali, presenti sututto il territorio nazionale, e in alcuni paesistranieri: Russia, Polonia, Germania, Sviz-zera, Portogallo, Grecia, Turchia. Inoltrestiamo collaborando con organizzazioni in-ternazionali per aprirci ulteriormente al mer-cato estero».

Possiamo ripercorrere brevemente la sto-ria di Microntel?«La storia di Microntel inizia nel 1986, a To-rino, con l’attività di distribuzione e assi-stenza di sistemi di orologeria industriale: i“timbracartellino”, gli orologi a lettura di-retta e i primi rilevatori automatici di pre-senze del personale. Nei primi anni ’90,l’azienda ha intrapreso il cammino della pro-gettazione e realizzazione al proprio internodi apparecchiature e relativi software di ge-

Tecnologia e design:un modello di businessDa sempre specializzata nelle realizzazioni di sistemi di controllo accessi, rilevazione presenze

del personale e raccolta dati di produzione, Microntel punta su tecnologie sempre più innovative

per aprirsi a nuovi mercati. Il punto di Giuseppe Migliasso

Eugenia Campo di Costa

Giuseppe Migliasso,

presidente di Microntel

170 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

stione che costituiscono le soluzioni di con-trollo accessi, rilevazione presenze del perso-nale e raccolta dati di produzione. Il cam-mino di crescita di Microntel, seppure rapidoe fortemente ricettivo nei confronti dell’in-novazione, non ha mai trascurato la conti-nuità, la compatibilità e la salvaguardia del-l’investimento del cliente, basti pensare che,ancor oggi, nonostante il core business del-l’azienda sia orientato verso soluzioni ad ele-vato contenuto tecnologico, è ancora opera-tivo un settore tecnico in grado di fornireassistenza sui vecchi orologi di timbraturameccanici».

A quale target vi rivolgete in particolare?«Le nostre soluzioni sono adatte a qualsiasitipo di azienda, sia pubblica, sia privata, perqualsiasi settore di appartenenza, e di qualsiasidimensione. Tutte le aziende che impieganodel personale infatti, ad esclusione di quelle

Giuseppe Migliasso

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 171

molto piccole, hanno necessità di rilevare inmodo automatizzato le presenze del personaleo di gestire gli accessi e, nei casi di aziendeproduttive di medio-grandi dimensioni, dimonitorare l’andamento della produzione.Noi siamo particolarmente presenti nell’am-bito industriale e negli ultimi anni ci stiamoaffermando anche nel settore pubblico. Tra inostri clienti annoveriamo le migliori realtànazionali e internazionali. Per citarne alcune,sul territorio nazionale, Siemens, Universitàdegli Studi di Padova, Policlinico di Milanoe, nell’area piemontese, Ferrero IndustriaDolciaria, Aurora, Martini & Rossi, Politec-nico di Torino. In ambito internazionale, se-guiamo la più grossa realtà polacca nel settorepubblico: Ferrovie Polacche PKP Cargo».

Una delle vostre peculiarità è quella di for-nire tecnologie ad hoc, personalizzando le so-luzioni in base alle richieste del committente.

Di particolare rilevanza per Microntel è il design, checaratterizza da sempre i prodotti. È una radicata convinzioneaziendale che, anche un prodotto tecnologico meriti unhousing piacevole, raffinato ed elegante, per ambientarsi inmodo coerente e non invasivo, e per “comunicare”positivamente all’utente. Non a caso, dal 2009, è entrata a farparte del gruppo Microntel, U-Design, centro stile affermato inambito nazionale e internazionale, guidato dal design managerMassimo Brighenti. Tra le prestigiose aziende che hannoscelto la creatività di U-Design spiccano nomi quali Olivetti,Necta & Wittemborg (N&W), Faro, Pastorfrigor, Salvagnini. U-Design cura lo stile di tutti i prodotti Microntel, si interfacciacon l’“R&D” aziendale per la definizione dei nuovi prodotti,anticipando le tendenze e creando moda, per soddisfare lacommittenza più esigente, dando forma a “classici” chemantengono la loro identità e caratterizzazione nel tempo.

Il Design come valore aggiunto

Nelle immagini, lo stile

dei prodotti Microntel

www.microntel.com

nali di raccolta dati e applicazioni di sicurezzaintegrate con il mondo delle serrature elet-troniche».

Quale valore aggiunto può dare al-l’azienda la nuova gamma di sistemi di ri-levazione presenze e lettori di controlloaccessi?«Il nostro obiettivo è di aprirci su altri mer-cati, soprattutto nell’ambito della sicurezza.Proporremo i nostri nuovi prodotti anche at-traverso inediti canali di distribuzione. Ma ol-

tre a concentrarci nello svi-luppo di mercati esteri, cidedicheremo anche al conso-lidamento delle quote acqui-site sul mercato nazionale. In-fine, è in programma per ilprossimo anno il trasferi-mento nella nuova sede in To-rino, dove saranno implemen-tate nuove aree tra cui l’R&D,l’area prototipale e quellacommerciale».

› › «Disponendo di un know how interno, nellaprogettazione sia hardware sia software, le no-stre soluzioni, tutte rigorosamente “made inItaly”, sono sempre personalizzabili per ri-spondere a qualsiasi esigenza. La soddisfazionedel cliente è l’obiettivo primario, sia nella rea-lizzazione della soluzione su misura, sia nel-l’integrazione e interattività con i sistemi indotazione del cliente, sia nella resa del servizio.Proprio l’orientamento verso il cliente, insiemeal costante investimento in ricerca e innova-zione, è ciò che ci ha permesso, nonostante lacongiuntura economica, di continuare a mi-gliorare la nostra posizione sul mercato, chiu-dendo in positivo il bilancio 2010, e consoli-dando la fiducia di oltre 5.000 clienti».

Quali sono i prossimi obiettivi per il fu-turo di Microntel?«Le strategie per il futuro sono naturalmentein linea con i più innovativi orientamenti nelmercato di settore, e con l’autunno prossimoè prevista l’uscita di nuove soluzioni che an-ticiperanno le tecnologie più all’avanguardia,con la realizzazione di una gamma di termi-

~

Disponendo di un know how interno,le nostre soluzioni, tutterigorosamente “made in Italy”,sono sempre personalizzabiliper rispondere a qualsiasi esigenza

172 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

In basso, il render della

nuova sede in Torino

di Microntel, dove

l’azienda si sposterà

il prossimo anno. In

alto, lettori di controllo

accessi da incasso in

scatola 503, nelle

versioni radiofrequenza,

impronta digitale,

con tastiera

IMPRENDITORI DELL’ANNO

IMPRENDITORI DELL’ANNO

La costruzione di stampi per gomma,unitamente alla progettazione e co-struzione di stampi per materie pla-stiche, rappresenta attualmente il

core business di Ngs, azienda di Leinì, inprovincia di Torino, nata nel 2007 in seguitoall’acquisizione di macchinari e di parte delpersonale della Graglia srl. Gestita dai fratelliMaurizio e Fabio Graglia, Ngs si è ritagliata,nel giro di pochi anni, un ruolo di primissimopiano all’interno del suo settore di compe-tenza, con importanti partnership e collabo-razioni che hanno contribuito a far crescererapidamente il suo raggio d’azione: «Ope-riamo all’interno di un tessuto industrialetecnologicamente avanzato e altamente in-novativo – sottolinea Maurizio Graglia – at-

traverso una struttura aziendale flessibile che,unitamente alla presenza di un personale spe-cializzato e di macchinari sofisticati, ci per-mette di soddisfare in maniera completa leaspettative del mercato».

Il vostro è un settore che richiede un con-tinuo aggiornamento tecnologico. Comesiete organizzati sotto questo punto di vista?FABIO GRAGLIA «La ricerca e lo sviluppo tec-nologico, sia nel settore della gomma che inquello della plastica, rappresenta la base ditutto il nostro lavoro, tanto che in questi ul-timi anni abbiamo addirittura brevettato duedifferenti sistemi. Il primo è un sistema diiniezione multi punti, che permette di ali-mentare componenti senza generare sfridi dimateria prima, mentre il secondo è un si-stema di fissaggio rapido, da utilizzare perparticolari elementi, detti anche sciabole, checompongono lo stampo. In questi anni siamocresciuti notevolmente sotto questo puntodi vista, e il raggiungimento di questi risul-tati è stato possibile anche grazie alla colla-borazione e al sostegno offertoci dal nostropartner principale, la Sigit Spa, che con il suolavoro ci permette di sviluppare e migliorarecostantemente la qualità dei nostri stampiper materie plastiche di piccola e di media di-mensione, destinati soprattutto al settore au-tomobilistico».

Recentemente l’azienda ha inauguratoun nuovo stabilimento produttivo in Po-

Fabio e Maurizio

Graglia, titolari

della società N.G.S. Srl

di Leinì (TO)

www.graglia.it

L’industria torinese guarda a EstFlessibilità operativa e tecnologie all’avanguardia per competere sui mercati internazionali.

La produzione di stampi per gomme e materie plastiche, rivolti soprattutto al settore

automobilistico, nell’esperienza di Fabio e Maurizio Graglia

Diego Bandini

174 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

fronte ai costi di gestione. Perquel che ci riguarda il 2010 ha rappresentatoun momento molto difficile anche per la nostraattività, con una riduzione del fatturato dicirca il 30 per cento rispetto all’anno prece-dente. Crediamo però di aver superato la fasedi maggior difficoltà, anche in considerazionedei dati relativi ai primi mesi del 2011, chehanno fatto segnare una significativa ripresa,che speriamo possa ulteriormente consolidarsianche nei prossimi mesi».

Avete in cantiere particolari progetti peril futuro?M.G. «La nostra azienda crede molto nellepotenzialità derivanti da una maggiore in-ternazionalizzazione del business. Per questo,dopo l’inaugurazione di Ngs Poland, stiamovalutando con grande attenzione la possibi-lità di aprire una nuova sede operativa in Ser-bia, paese in cui Fiat produrrà il suo nuovomonovolume, anche in virtù del fatto chequasi tutte le plastiche che compongono lavettura saranno realizzate dalla Sigit. La di-visione serba di Ngs, sempre secondo i nostriprogetti, dovrà occuparsi di gestire la ma-nutenzione, le riparazioni e le piccole modi-fiche di tutti gli stampi, destinati proprio allaproduzione del monovolume».

Fabio e Maurizio Graglia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 175

lonia. Quali prospettive di crescita ripo-nete su quest’area?MAURIZIO GRAGLIA «Nel 2009 abbiamo ini-ziato a lavorare con diverse aziende presentisul territorio polacco, rendendoci subitoconto di quanto lo sviluppo del nostro settorefosse carente in tale mercato. Sulla base diqueste considerazioni abbiamo cominciato aipotizzare l’apertura di una filiale in loco.Dopo un’attenta analisi della situazione ab-biamo invece deciso di rilevare una delle po-che aziende attive nella costruzione di stampiper materie plastiche, la Opakomet, sita inCracovia, che è stata ribattezzata Ngs Po-land. Riponiamo grandi aspettative nello svi-luppo di questo centro, anche in considera-zione del fatto che tutte le più importanticase automobilistiche, come ad esempio Fiat,hanno delocalizzato proprio in Polonia unaparte consistente della loro produzione».

Qual è stato l’andamento della vostra at-tività nell’ultimo periodo, anche alla lucedella crisi economica?F.G. «La crisi ha chiaramente condizionato l’an-damento del mercato negli ultimi anni, connumerose aziende che sono state costrette achiudere in quanto non più in grado di far

È la previsione difatturato del

gruppo per il 2011,mentre per il 2012

si prevede diraggiungere quota

4,5 milioni

EURO

2,4mln

Le piccole e medie imprese rappresen-tano, non solo a detta degli economisti,la spina dorsale del sistema produttivoitaliano, anche e soprattutto in un mo-

mento di grave difficoltà come quello attuale. Lacapacità di innovazione tipica delle nostre realtàindustriali costituisce infatti un traino indispen-sabile per la ripresa economica del Paese, in gradodi rilanciare con forza il valore del made in Italyanche sui mercati esteri. In questo senso Agm,azienda fondata nel 1978 a Tornaco, in provin-cia di Novara, rappresenta un chiaro esempio dicome spirito imprenditoriale e continua ricerca dinuove soluzioni possano permettere, anche a re-altà di dimensioni ridotte, di competere su mer-cati altamente competitivi: «Siamo specializzatinella realizzazione di vernici di finissaggio per ipiù svariati supporti, tra cui legno, carta e mate-rie plastiche», racconta Maria Caruti, titolaredell’azienda insieme al marito, Mario Maccone.«Abbiamo iniziato eseguendo lavori di vero arti-gianato, nell’accezione più elevata del termine. Apartire dal 1979, però, per rispondere a richiestesempre più numerose, abbiamo iniziato a pro-durre in maniera industriale». La gamma dei prodotti offerti è varia: vernici al-l’acqua e a solvente, paste colore, inchiostri,adatte a soddisfare ogni specifica esigenza: «I no-stri committenti, pur essendo estremamenteeterogenei, generalmente sono produttori dicarta da parati, di pelli, finte pelli, legno e

gomma», specifica Caruti, confermando comela flessibilità e la capacità di adattamento sianofattori chiavi per il successo di un’impresa. Puressendo diventata una realtà industriale diprimo piano nel suo mercato di riferimento,l’azienda conserva ancora una capacità produt-tiva di tipo artigianale, riscontrabile nella qua-lità delle sue vernici, come conferma Caruti: «Inostri articoli sono realizzati sulla base delle ri-chieste provenienti direttamente dai commit-tenti, per i quali eseguiamo un servizio “su mi-sura”. Il nostro non è un prodotto generico, edè proprio questo valore aggiunto che ci per-mette di essere partner affidabili anche per realtàdi altissimo livello». Le attività di ricerca e sviluppo, come è noto, ri-coprono un ruolo fondamentale per la crescitadelle piccole e medie imprese, e anche Agmnon sfugge a questa regola: «Consideriamo i no-stri laboratori di ricerca come il cuore del-l’azienda, all’interno dei quali sperimentarenuove soluzioni per produrre vernici semprediverse, testandone, ad esempio, la solidità alla

IMPRENDITORI DELL’ANNO

178 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Puntare sull’innovazione per offrire vernici sempre

più performanti e adatte alle necessità

di committenti attivi in diversi ambiti. È questa

la politica attuata da Mario Maccone

Guido Puopolo

Momenti di lavoro

all’interno della Agm

di Tornaco (NO)

www.agmsrl.biz

Produzioni artigianali su scala industriale

luce, le flessioni ripetute, e la resistenza alleabrasioni. Investiamo costantemente in attivitàdi ricerca e sviluppo, tanto da essere stati tra iprimi ad affiancare la produzione di vernici adacqua alle più tradizionali vernici a solvente».Grazie a questa politica, sottolinea Caruti, ne-gli ultimi anni l’azienda è stata protagonista diuna crescita costante, che l’ha portata a con-quistare nuovi mercati di grande interesse: «Ul-timamente stiamo aprendo filiali in diversi paesieuropei, senza tralasciare le possibilità offerte daimercati emergenti. A questo proposito abbiamoda poco realizzato un grosso contratto di for-nitura per il mercato iraniano. Garantire qua-lità assoluta ai nostri committenti è il solo modoper vincere la concorrenza proveniente dai paesiin via di sviluppo – prosegue Caruti – Chi si ri-volge a noi sa cosa sta acquistando, e proprioper questo è disposto a spendere anche qualcosain più, per avere la sicurezza di disporre di ma-teriali che assicurano però una resa superiore a

quella offerta dai prodotti generalmente pre-senti sul mercato». Grande attenzione, oltre che alla ricerca dellaqualità, è riservata anche alla tutela dell’am-biente: «Per noi il rispetto dell’ambiente è fon-damentale – continua Maccone – Recente-mente abbiamo investito centinaia di migliaiadi euro per realizzare un sistema di recupero del-l’acqua utilizzata per il lavaggio delle cisterne.L’acqua sporca viene così distillata e riutiliz-zata, riducendone così i consumi e gli sprechi».E il futuro? «Ricerca, ricerca e ancora ricerca»,conclude Caruti. «L’innovazione è il nostro ca-vallo di battaglia, e siamo convinti che soltantoproseguendo su questa strada potremo conti-nuare a crescere e ad affermarci in un mercatoin continua evoluzione».

Mario Maccone

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 179

~

Investiamo costantementein attività di ricercae sviluppo, tanto da esserestati tra i primi adaffiancare la produzionedi vernici ad acquaalle più tradizionali vernicia solvente

L’era di Internet e della digitaliz-zazione non ha affatto margina-lizzato il prodotto stampato, checontinua ad avere un larghis-

simo impiego. Anzi, per certi versi, Internetha aumentato la quantità di materiale stam-pato prodotto da uffici e centri aziendali. Lafacilità con la quale sono disponibili i servizidi stampa, anche professionale, ha fatto il re-sto. Quale sarà il futuro dei servizi di stampadigitale? Quali sono le nuove tecnologie eche impatto stanno avendo presso gli addettiai lavori? Per rispondere a queste e altre do-mande, parliamo con Donato Linzalata, am-ministratore delegato della Molteco, azienda

del Gruppo Venco che sioccupa di sistemi di stampadigitale. «Le nostre più im-portanti specializzazioniproduttive riguardano ilnoleggio e l’assistenza deisistemi di stampa digitale.Una si rivolge alle arti gra-fiche e ai centri stampaaziendali, l’altra, allastampa office».

Quali sono le maggioririchieste del mercato?«In ambito office, sicura-mente l’ottimizzazione dei

processi, con la conseguente razionalizzazionedelle apparecchiature installate, in termini siaquantitativi, sia logistici, sia di servizi distampa disponibili per gli utenti. Nel mercatodelle arti grafiche e Crd, le richieste sono par-ticolarmente orientate a soluzioni di stampainnovative e versatili con, soprattutto, un li-vello di servizio tecnico, in termini di tempi dirisposta, organizzazione e supporto adeguatoalle nuove esigenze di mercato».

Nell’ambito del printing le parole d’or-dine sono spesso state “ottimizzare” e “ra-zionalizzare”. Come risponde vostro gruppoa queste necessità?«Con un progetto specifico denominato Op-timus Print. Questo ha l’obiettivo di proporreuna soluzione applicativa orientata alle esi-genze del cliente con l’utilizzo delle miglioritecnologie disponibili. L’analisi viene condottada un team dedicato che, dopo sopralluoghi eincontri con il cliente, redige un documento dianalisi approfondito. Questo contiene tutti glielementi per scegliere il modello organizza-tivo da utilizzare per la gestione dei flussi distampa, raggiungendo obiettivi interessanti intermini di saving».

Quali sono le nuove tecnologie applicateall’ottimizzazione dei flussi di stampa?«Riguardano soprattutto applicativi software,che mettono al centro del flusso l’utilizzo delle

Nonostante Internet e l’“immaterialità” della rete, l’innovazione,

nel settore della stampa digitale, non conosce interruzioni.

Donato Linzalata spiega come sono testate le nuove soluzioni

e quali potenzialità offrono alle arti grafiche e alle aziende

Luca Cavera

Donato Linzalata,

amministratore delegato

della Molteco Spa, Torino

www.gruppovenco.it

180 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il futuro delle tecnologie per la stampa digitale

nuove funzionalità disponibili sul multifun-zioni per la stampa. I più utilizzati permettonola gestione del parco apparecchiature distampa anche tramite l’utilizzo del badgeaziendale. Altri invece utilizzano il multifun-zione come unità scanner d’immissione do-cumenti per l’archiviazione. Questi applicativipermettono un monitoraggio continuo ditutto il flusso e la gestione dei vari centri di co-sto. Inoltre tutte le più recenti apparecchiaturesono dotate di servizi per la gestione della si-curezza, per il controllo dei flussi e del relativosaving che ne deriva. Tramite queste soluzioniapplicative, semplici nell’utilizzo, è possibilestampare sia a colori sia in bianco e nero inmodo sicuro e senza sprechi».

Le novità della tecnologia di stampa ven-gono prima testate o entrano direttamentenel ciclo produttivo?«Sottoponiamo le innovazioni a un’analisi ini-ziale e a delle prove presso il nostro laborato-rio interno, il MoltecoLab. Questo laborato-rio fa da banco di prova delle ultimetecnologie disponibili, sia in ambito hardwaresia software solution, affinché il cliente possadavvero “toccare con mano” prima di deciderese utilizzare una tecnica di stampa che non co-nosce ancora. Il MoltecoLab è anche un sup-porto prezioso nei casi di picchi di lavoro oquando ci viene richiesto di eseguire lavora-

zioni particolari».Avete una politica di rispetto dell’am-

biente?«Per noi la questione ambientale è importanteal punto che la nostra strategia rappresentatadal progetto Optimus Print contiene una spe-cifica sezione dedicata al risparmio energe-tico, alla riduzione dell’uso della carta e al mi-glioramento continuo della qualità dellapostazione di lavoro. La nostra offerta inoltrecontiene il servizio di ritiro e smaltimentocartucce esauste, affinché anche si possa esserein linea con le direttive legislative».

Verso quali ambiti si sta dirigendo la ri-cerca all’interno del vostro settore?«Come azienda siamo normalmente affascinatida tutte le innovazioni tecnologiche nell’ambitodella stampa e i servizi collegati, soprattutto perquelli che promettono di rivoluzionare il mododi intendere alcuni procedimenti. Stiamo guar-dando molto da vicino le applicazioni rivolte alcloud printing, con le relative apparecchiatureche ne facilitano l’utilizzo. Ritengo ci potrannoessere sviluppi interessanti su questo servizio peril mercato».

~

Il nostro laboratorio interno,il MoltecoLab, fa da banco di provaper le più recenti tecnologiedisponibili per la stampa,sia hardware sia software

Donato Linzalata

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 181

IMPRENDITORI DELL’ANNO

182 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La Srt Italia è nata nel 2009 a se-guito di un percorso di riorganiz-zazione strategica della Manera Srl,come racconta il presidente Marco

Manera: «La vecchia società fu costituitanel 1991 per operare nel settore del recu-pero e riciclo di rifiuti speciali industriali.Nel tempo ci siamo specializzati nella ge-stione e lavorazione della carta – spiega ilPresidente Marco Manera – scegliendo tra leopportunità di mercato un’attività che al-l’ovvio interesse economico abbini un ele-vato valore ecologico ambientale. In pra-

tica chiudiamo il ciclo della carta: acqui-stiamo, recuperiamo, lavoriamo carta cherendiamo disponibile per nuovi cicli pro-duttivi da e verso tipografie e cartiere». Questa attività è integrata dalla storica at-tività di ritiro e recupero di rifiuti specialinon pericolosi provenienti da attività indu-striali, commerciali e artigianali. «La Srt Italia offre ai clienti un servizio justin time finalizzato alla fornitura di bobineper stampa offset e rotocalco, carta pati-nata e non, lucida e opaca, con e senza le-gno, oltre a carta da imballaggio. La nostra

azienda è in grado di fornire carta dastock con significativi vantaggi econo-mici per i clienti o carta di produzioneproveniente da primarie cartiere italianeed estere in quantitativi, tipologie e for-mati adeguati e ottimizzati secondo leesigenze dei nostri clienti, costituitiprincipalmente da case editrici e tipo-grafie. Dalla stessa tipologia di clientipossiamo recuperare sfridi ed eccedenzeche rilavorati o ricondizionati, reintro-duciamo in nuovi cicli produttivi distampa o macero».Come in tutte le attività produttive e ditrasformazione, è fondamentale rima-nere aggiornati e al passo con l’evolu-zione tecnologica: «Pur rivestendo sulmercato nazionale una posizione di lea-dership – spiega Manera – continuiamoa puntare sull’innovazione tecnologica

La carta è ancor oggi un importante supporto per l’informazione: utilizzata nella stampa,

rivive oggi nel commercio dopo la messa al bando dei sacchetti non biodegradabili.

Su come opera con successo un’azienda in questo settore interviene Marco Manera,

Presidente e Amministratore Delegato della SRT ITALIA

Amedeo Longhi

Momenti di lavoro

all’interno della SRT

Italia di Roddi (CN)

www.maneragroup.it

Nuova vita per la carta

Marco Manera

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 183

per mantenere la posizione nel mercato in-terno ed essere presenti e competitivi anchesu quello estero». Ovviamente l’aggiorna-mento prevede uno forzo economico im-portante, a cui la Srt Italia non si sottrae:«Abbiamo investito con decisione in im-pianti e macchinari che consentono di ri-spondere tempestivamente alle esigenzedella committenza, offrendo prodotti dielevato livello qualitativo».Manera prosegue descrivendo la strutturaoperativa che consente all’azienda di svol-gere il proprio compito: «L’attività si svolgein due stabilimenti che si estendono su unasuperficie complessiva di circa ventimilametri quadrati, ubicati in provincia di Cu-neo, rispettivamente a Roddi e a Bra Pol-lenzo. Nell’unità di Roddi si lavora la cartada stampa ribobinando, tagliando e ricon-dizionando le bobine da reintrodurre nei ci-cli di stampa. Sempre nella stessa sede sonoinstallate tre ribobinatrici, una sega bobinee una imballarotoli. Nell’unità operativa diPollenzo, diretta da mio fratello Alessandro,si effettua principalmente l’attività di recu-pero degli scarti di carta, che vengono la-vorati e preparati per l’invio al macero. Inquesta struttura, oltre a una sega bobine, è

in funzione una linea di triturazione, pres-satura ed imballaggio per predisporre il ma-teriale all’invio diretto in cartiera per il re-cupero».In conclusione, un accenno alla politicacommerciale della Srt Italia: «La nostraazienda produce sia per il mercato nazionaleche per quello estero, per paesi sia europeiche extraeuropei. In particolare, numerosisono i rapporti di interscambio con nazioniquali Francia, Germania, Austria, SpagnaSvizzera nonché Canada, Stati Uniti, Cinae India. L’export costituisce oggi circa ilventicinque per cento del nostro fatturato,che complessivamente supera i venti mi-lioni di euro».

~

Abbiamo investito con decisione inimpianti e macchinari checonsentono di risponderetempestivamente alle esigenzedella committenza, offrendo prodottidi elevato livello qualitativo

IMPRENDITORI DELL’ANNO

184 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La carta è una categoria merceologicache appartiene alla tradizione pro-duttiva e industriale italiana e che tut-tora vede aziende di primo piano oc-

cupare l’intero settore. Ma c’è anche chi, pervocazione o per una precisa scelta progettuale,preferisce concentrarsi su una specifica nicchia.Fra chi ha operato questa scelta c’è la Errebi Pa-per della famiglia Rinaudo, la cui attività è oggiquasi esclusivamente rivolta al settore medi-cale: «Oggi i nostri prodotti di punta – spiegal’amministratore Guido Rinaudo – sono il len-zuolino medico, il bavaglino per bambini el’asciugamano interfogliato a V. L’asciugamanoin generale non è mai stato il nostro prodottoprincipale, ultimamente abbiamo deciso di di-versificare, acquistando una linea automatiz-zata per la produzione di asciugamani interfo-gliati, articolo particolarmente richiesto dalmercato. Nel frattempo, abbiamo ridotto lagamma di altri prodotti più particolari che pro-ponevamo, come le salviette dentali, e le sal-viette umidificate multiuso».

Com’è organizzata la parte commercialedella vostra attività?

«Un momento im-portante per noi è lapartecipazione a fierespecializzate. Frapoco, dal 16 al 19 no-vembre, si terrà la fieraMedica di Dusseldorf,in Germania, la ker-messe del settore me-dicale più importantedel mondo, a cui ov-viamente saremo pre-senti. Inoltre a gen-

naio parteciperemo a Dubai alla fiera Arab He-alth. In tali occasioni presenteremo i nostrinuovi prodotti e ci adopereremo per svilupparenuovi contatti sui mercati, soprattutto su quellotedesco, dove operiamo con un agente, oltre chenel resto dell’Europa e nel Medio Oriente, doveabbiamo già clienti fidelizzati. La fiera in Ger-mania è stata sempre molto utile per svilupparecontatti, anche con i grandi gruppi. Infatti pos-siamo dire che forniamo alcuni fra i maggiorigruppi francesi e tedeschi, contatti sviluppati so-prattutto grazie a questi eventi. Non abbiamopubblicità su siti o riviste dedicate perché la par-tecipazione a queste fiere, una o due volte al-l’anno, è sufficiente per mantenere i rapporticommerciali già in essere e svilupparne di nuovi.Abbiamo inoltre un agente in Francia inseritonel settore paramedicale e AFH (settore indu-stria e comunità)».

Il 90% della vostra produzione viene ven-duto all’estero, si tratta di una strategia pre-cisa o seguite semplicemente il mercato?«Sicuramente seguiamo il mercato. In effetti ilnostro è un prodotto di basso valore, per cuinon può sopportare le spese di trasporto versomercati quali gli Stati Uniti o altre destinazioniancor più lontane, benché vi siano delle ecce-zioni, come ad esempio alcuni clienti in Au-

Gli usi della cartanel settore medicale

Guido Rinaudo,

amministratore

della Errebi Paper srl

Industria Cartaria

di Cuneo

www.errebipaper.it

Fra i grandi segmenti dell’industria

cartaria, c’è chi sceglie di specializzarsi

in uno particolare, quello sanitario,

cimentandosi in un mercato che si

sviluppa prevalentemente all’estero.

Guido Rinaudo parla

della sua esperienza

Amedeo Longhi

Guido Rinaudo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 185

stralia. I nostri principali mercati di destina-zione sono Europa, Francia, Germania, paesidell’Est e Medio Oriente».

Quali sono le caratteristiche del mercatoitaliano di settore?«Abbiamo parecchi clienti in Italia, sebbene dimodeste dimensioni, operiamo comunque me-glio sull’estero e sull’Europa. Nel nostro paeseesiste una forte concorrenza, proveniente dalCentro Italia, che si fa sentire. La nostra societàè una realtà di dimensioni contenute, pertantoriusciamo a essere presenti senza difficoltà nellanicchia del medicale, mentre i nostri concor-renti italiani producono lenzuolini, così comecarta igienica, e altri prodotti che noi abbiamodeciso progressivamente di abbandonare, arti-coli che richiedono una politica di prezzi moltopiù aggressiva, sempre al ribasso, e commercia-lizzati in mercati molto agguerriti».

Invece, dal punto di vista produttivo,cosa comporta operare in questo partico-lare settore?«Dobbiamo essere molto flessibili per quanto ri-guarda il prodotto e l’imballo. La personalizza-zione degli articoli realizzati è notevolmenteimportante, per tutti i clienti offriamo il servi-zio di “private label”, cioè il prodotto fornito danoi è marchiato con il nome del cliente. Inol-

tre poniamo particolare attenzione alla qualità,che è assolutamente prioritaria: i nostri prodottisono quasi esclusivamente di pura cellulosa,obbligandoci a prestare particolare cura nel-l’approvvigionamento delle materie prime».

Com’è organizzata la selezione dei mate-riali?«Ci riforniamo in Italia, siamo dei trasformatoriquindi acquistiamo i rotoloni madre principal-mente nel nostro paese e solo una piccola parteall’estero. Abbiamo rapporti consolidati preva-lentemente con le cartiere toscane, del distrettodella carta di Lucca, ed altre in Veneto».

La parte relativa al discorso delle certifica-zione e della normativa in generale è impor-tante?«La nostra società è dotata di un Ufficio Assi-curazione Qualità e per il momento abbiamoper i lenzuolini e i telini medicali la classe 1 deidispositivi medici CE e ci stiamo muovendo perla certificazione Iso, che abbiamo intenzione diraggiungere presto».

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il settore navale, e più in particolarequello dell’impiantistica navale, si stadimostrando sempre più dinamico e icambiamenti sia a livello tecnologico

che a livello di normative e regolamentazionisi susseguono uno dopo l’altro incessante-mente. Una delle aziende che meglio è riu-scita a seguire la scia dell’evoluzione e a ra-gionare in termini di integrazione con i nuovisistemi di sicurezza e di governo di una naveè la Rizzio leader nel settore specifico dellaprogettazione e fabbricazione di impianti ditelecomando valvole per il mercato navale. «Ilnostro – chiarisce Paolo Masso, titolare del-l’impresa – è un settore di nicchia, perché rea-lizziamo impianti che verranno utilizzati nellenavi di fascia HI-TECH».

Potrebbe spiegarci il campo di applica-zione di Rizzio?«Realizziamo ogni giorno la dif-ferenza come centro di compe-tenza negli impianti di teleco-mando valvole destinati a navipasseggeri, navi tecniche, gasiere echimichiere. Siamo consapevoliche un sistema o un impianto te-lecomando valvole deve operarein un’unità che galleggia, che tra-sporta migliaia di vite umane, cherispetti le leggi di vita del mare.Questo significa conoscere i se-greti e l’applicabilità di regole che

interpretano e guidano la prevenzione alleavarie, ai rischi di perdita di vita umana, ai di-sastri ambientali e consentire certezza fun-zionale al momento del bisogno. Fino a po-chi anni fa l’attenzione da parte delle societàdi controllo e governo era riservata solamenteagli aspetti di immunità, perseguendo il sem-plice obiettivo “dell’ autodifesa o della so-pravvivenza” senza preoccuparsi delle proble-matiche legate all’ emissione, mentre solo intempi molto recenti l’interesse si è concen-trato anche sugli aspetti relativi all’ emis-sione, verso fenomeni quali anomalie di cor-rente, tensione e temperatura e radiazionielettromagnetiche, rivelatisi problemi di rile-vanza tale da richiedere anche l’interventodell’unione europea».

Qual è la politica che fa da supporto allaRizzio?«Ogni anno – nel settore auto motive adesempio – si investe in R&D una percen-tuale compresa tra il 7 e il 10% del fatturato;nel settore navale, invece, circa il 3%. Perstare sopra la qualità e al passo con le nuoveesigenze richieste nella sicurezza degli im-pianti, la Rizzio destina annualmente il 5 %dei ricavi annui ad investimenti sui prodottinon fini a se stessi ma per come si integranonei sistemi del domani.Da qui parte il nostro lavoro. Le iterazioni de-gli impianti di telecomando valvole tra le esi-genze degli operatori e i reali risultati “cost ef-

Nel settore navale le evoluzioni sia a livello tecnologico che di normative sono incessanti.

Ne parla Paolo Masso descrivendo gli impianti impiegati per controllare a distanza tutte

la fluidica principale di servizio e di emergenza per la sicurezza nave

Emanuela Caruso

In basso, il titolare

della Rizzio Spa Paolo

Masso. Nella pagina

a fianco, un esempio di

impianto Telecomando

valvole idraulico di tipo

Excellent

www.rizzio.it

Tecnologie per l’impiantistica navale

188 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Paolo Masso

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 189

fective” costituiscono il sorgere di ogni nostranuova idea che evolve solo grazie all’imple-mentazione di alta tecnologia a grande valoreaggiunto. Riteniamo che non basta soddi-sfare i singoli requisiti; questi vanno visti nelcontesto dell’integrazione verso sistemi di si-curezza e governo della nave non prescin-dendo mai dai costi totali di impianto in-stallato».

Come vengono realizzati i progetti e lesuccessive realizzazioni?«Forte del background proveniente da so-cietà caposcuola nell’automazione navale ab-

biamo consolidato sinergie ingegneristiche eproduttive mirate alla realizzazione di im-pianti di elevati standard qualitativi in ot-temperanza alle subentranti normative M64IACS req 2003 che fanno del concetto del“Single Failure” il vademecum del “Design ofintegrated cargo and ballast system of tan-kers”, così come la nuovissima regolamenta-zione MSC.1/Circ.1369 Safe Return to Port(ritorno in sicurezza in porto) che comprendetutte le nuove navi da crociera in costruzionecon lunghezza pari e superiore ai 120 mt. Ilnostro concetto di Ridondanza si propone iseguenti obiettivi: la prevenzione dei rischi diavaria, la sicurezza operativa dell’impiantoanche in seguito ad avarie di suoi componentielettrici, elettronici, oleodinamici, la ridu-zione dei costi di manutenzione ordinaria estraordinaria (ottenuta grazie all’ autodia-gnosi) e la minimizzazione delle parti di ri-cambio. Progettiamo secondo requisiti dinormativa o di specifica cliente. Effettuiamocalcoli e simulazioni MTBF testando il pro-dotto per conoscerne e documentarne i limitifunzionali inferiori e superiori, mantenendoi nostri standard costruttivi nella fascia cer-tificabile più alta».

~

L’innovativo impiantodi telecomando valvolestudiato all’internodell’azienda permettedi manovrare una valvolain remoto nella più totalesicurezza e autonomia

La Rizzio nasce a Valduggia più di ottant’anni fa con lafabbricazione di valvolame industriale e navale di elevataqualità, di cui tuttora mantiene alcuni prodotti eccellenti. Neglianni ’80 Rizzio inizia un processo di evoluzione tecnologicaindirizzato alla realizzazione di Impianti di controllo a distanzadelle Valvole sia di tipo tradizionale centralizzato che con micro-centraline elettroidrauliche distribuite in campo. Società atipicaRizzio Spa nel panorama dell’ impiantistica navale non vuoleessere uno di quei fornitori che dell’attività di post-produzionefanno un cardine del business ma basa il “nocciolo duro” delproprio know-how sulla prevenzione ed immediata acquisizionedelle eventuali anomalie funzionali al fine di minimizzarel’incidenza del probabile danno o eliminarlo completamentepermettendo all’operatore le appropriate azioni correttive primache il malfunzionamento diventi guasto irreversibile.

L' evoluzione dell'aziendadalla nascita ad oggi

Il settore delle automobili è in crisi, ma di-versificando l'offerta, continuando a in-vestire sulla ricerca e ampliando il girod'affari nei mercati dei Paesi in via di svi-

luppo, le possibilità di crescita non mancano. Una tale situazione di costante mutamento ri-chiede una forte capacità di adattamento daparte delle imprese. La capacita di adattamentoperò implica anche una solida tradizione, adesempio quella che si riscontra nelle aziende aconduzione familiare. Le Officine Cornaglia diTorino si inseriscono in questo contesto.L’azienda nata nel 1916, oggi è guidata dallaquarta generazione. Pier Mario Cornaglia, spiegacome il settore della produzione di componentiper automobili sia cambiato in questi anni.

Cosa richiede principalmente il vostromercato di riferimento?«Il mercato richiede innanzitutto soluzioni.Noi rispondiamo fornendo componenti auto,iniziando dallo studio completo degli stessifino alla loro produzione».

In cosa consiste esattamente il “co-design”?«Il lavoro di co-design consiste nel progettareinsieme al cliente il prodotto in modo che que-sto rispecchi perfettamente le sue richieste, ri-guardo le prestazioni, gli ingombri e la durata.Proprio per soddisfare tale esigenza è nato nel1978 il nostro centro ricerche, considerato ilfiore all'occhiello del gruppo, che si occupa ditutta la parte di sviluppo e innovazione e im-pegna 50 persone».

Verso quali ambiti si sta dirigendo la ri-cerca all’interno del vostro settore?«Il nostro lavoro è costantemente orientato almiglioramento e all’evoluzione dei prodotti. Atal proposito collaboriamo con importanti cen-

L’automotiveè sempre più internazionaleLa produzione di componenti per le automobili

è in costante evoluzione. Come i suoi mercati

di riferimento che oggi abbracciano anche l’India

e la Turchia. L’analisi di Pier Mario Cornaglia

Manuel Zanarini

L’ingegner Pier Mario Cornaglia e il dottor Umberto Cornaglia, amministratori delegati delle Officine

Cornaglia di Torino. Nelle altre immagini gli interni dell’azienda e personale al lavoro nelle divisioni

componenti plastici e sitemi di scarico

www.cornaglia.com

192 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Pier Mario Cornaglia

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 193

tri di ricerca come il Politecnico di Torino, ilCentro Ricerche Fiat e altre qualificate societàdi engineering europee».

I mercati esteri sono ricettivi in questomomento?«Abbiamo puntato molto sull'estero. Nel 1998è stata inaugurata la Cornaglia Poland, sita al-l’interno del comprensorio Fiat, che producecomponenti in lamiera e plastica per l’auto-motive. Poi nel 2000 è sorta la Cor.Tubi Ro-mania, sita nel comprensorio Renault dove èl’unica fornitrice di impianti di scarico per laDacia. Le due società estere nate recentementesono in India, società costituita con un socio in-diano e denominata Lumax-Cornaglia che for-nisce Tata, Fiat ma anche Volkswagen e Gene-ral Motor, e in Turchia posseduta da Cornagliaal 100% che fornisce Turk Traktor e Karsan».

State ottenendo risultati soddisfacenti?«Il mercato estero sta andando bene, soprat-tutto quello in Polonia e Romania. Il problemaprincipale in questi paesi è che anche qui il co-sto del lavoro sta aumentando costringendomolte aziende a spostare gli impianti nelle zonein via di sviluppo dove i costi sono diventati piùcompetitivi. Anche il mercato indiano sta cre-scendo molto velocemente e richiede investi-menti sempre più importanti».

Come vi state preparando alla normativaEuro 6?

«In Italia entrerà in vigore nel 2013/2014,ma noi abbiamo già studiato soluzioni ade-guate anche per i mercati europei. Abbiamoinoltre instaurato una collaborazione con laBosal, per la Turchia, dove tale normativa saràin vigore dal 2015; inoltre, stiamo studiandoper i trattori sistemi analoghi a quelli Euro 6chiamati Tier 4 final».

Per il futuro c’è la possibilità di ulterioreespansione all'estero?«Stiamo puntando su nuovi mercati comequello brasiliano, appoggiandoci a partner lo-cali, oppure a quello cinese per gli impianti discarico e aspirazione. Ovviamente visti i recentisviluppi, anche il mercato americano legato aChrysler sarà per noi fondamentale».

~

Stiamo puntando sunuovi mercati comequello brasiliano,appoggiandoci a partnerlocali, oppure a quellocinese per gli impiantidi scarico e aspirazione

IMPRENDITORI DELL’ANNO

In tutti i settori i rischi derivanti dall’avvia-mento di una nuova attività sono decisa-mente elevati. Se si prendono in conside-razione aziende produttrici di beni ad alto

contenuto tecnologico e si contestualizza il tuttoall’interno di Paesi ancora in una fase di svi-luppo, è facile capire come queste difficoltà sianoulteriormente accentuate. Un’approfondita co-noscenza del mercato locale svolge quindi unruolo fondamentale nel processo di internazio-nalizzazione di un’azienda, come dimostra l’espe-rienza di Vigel Spa, storica realtà torinese leadernella realizzazione di macchinari e “manufactu-ring technologies”, destinati al settore automo-tive: «La ripresa economica, seppur ancora in-stabile, ha riaperto la corsa agli investimenti e allaproduzione da parte dei grandi marchi del settoreautomotive, con nuove opportunità per il nostrobusiness. Nel nostro caso, le attività produttive diVigel sono incrementate raggiungendo livelli su-periori a quelli del 2008», afferma Fabrizio Pesce,

strategic marketing executive del gruppo e sim-bolo di uno spirito imprenditoriale che si tra-manda di generazione in generazione.

Cosa ha rappresentato per voi il biennio2010/2011 e quali effetti ha avuto la crisi sullavostra realtà imprenditoriale e sui settori a cuivi rivolgete?«Gli ultimi due anni sono stati particolarmentedifficili. Questo periodo ha messo a dura provaanche aziende solide sotto tutti gli aspetti, comela Vigel, a causa di una crisi finanziaria che ha tra-volto tutto e tutti, abbattendosi in modo impre-vedibile anche sul settore dei beni strumentali al-l’interno del quale operiamo. Nonostante ilmomento difficile, però, non abbiamo smesso diinvestire, stanziando, proprio in questo periodocritico, importanti risorse per la ricerca e lo svi-luppo di nuove soluzioni. Abbiamo rivisitatotutte le piattaforme produttive, apportando mi-glioramenti tecnologici e integrando la gammacon nuovi prodotti. Oggi da queste scelte indu-striali, fatte in un periodo di congiunture nega-tive ,traiamo importanti opportunità».

Vigel ha, storicamente, un appeal interna-zionale. Con la crisi sta mutando la geografiadei mercati e dei marchi che investono nellevostre tecnologie?«Da sempre l’azienda guarda ai mercati estericome a un punto di riferimento: un imprintingdelineato sì da necessità, ma anche da validescelte strategiche imprenditoriali. Il massiccioesodo degli impianti e dei volumi produttivi

La svolta internazionaledella Torino tecnologicaL’internazionalizzazione come risposta alla crisi, all’interno di un processo di sviluppo

di tecnologie arricchito dall’intraprendenza delle nuove generazioni. Fabrizio Pesce e la filosofia

di Vigel, leader nello sviluppo di soluzioni produttive innovative e altamente performanti

Matteo Rossi

In basso.

Fabrizio Pesce,

Strategic Marketing

Executive

di Vigel Spa.

Nella pagina a fianco,

area produttiva dello

stabilimento Vigel

Italiano e l’Ad

Alberto Pesce

www.vigel.com

194 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 195

verso quei paesi riconosciuti come “low-costCountry” è un trend che si era ben delineato giànegli anni precedenti alla crisi. L’Automotive e igrandi marchi globali di primo ordine a essa le-gati, per i quali forniamo impianti di produ-zione “turnkey”, da tempo si sono già mossi inquesta direzione. Alta tecnologia e un ridimen-sionato costo della manodopera, rappresentanoun binomio che ad oggi funziona, da temposotto gli occhi dei brand globali. Si tratta di cam-biamenti che bisogna intercettare con anticipo alfine di strutturarsi. Approcciare i mercati esterinon coincide più solo con l’ampliare i mercatidestinatari del proprio prodotto, ma presenziarli.Senza la presenza sul territorio le opportunità siridimensionano».

Anche in considerazione di questo, cosa rap-presentano per voi i mercati emergenti?

«Sono mercati in forte espansione, all’internodei quali un’azienda solida e strutturata come lanostra può crescere e consolidarsi. Senza dubbioCina e India sono Paesi che stanno andando benoltre le stime previsionali di sviluppo, tanto chela produzione di auto al loro interno è quadru-plicata in meno di un decennio. Le grandi caseautomobilistiche continuano a investire risorsesempre più importanti in questi territori, mentreassistiamo al contemporaneo sviluppo di pro-duttori locali. Sono queste le aree che hanno vi-sto concentrarsi i nostri ultimi investimenti edalle quali ci attendiamo un buon ritorno deglistessi».

Dal 2007, infatti, siete presenti in India conuna nuova realtà produttiva. Con quali risul-tati?«L’avviamento della produzione e la gestione › ›

Fabrizio Pesce

Pur essendo una realtà leader a livello mondiale nel suosettore di riferimento, Vigel, fondata nel 1947 da LodovicoGeninat, è ancora amministrata attraverso una gestione ditipo familiare, in cui nulla viene lasciato al caso. Attualmentepresieduta da Alberto Pesce, con l’ingresso in azienda delfiglio Fabrizio ha avuto inizio quel processo di rinnovamentogenerazionale che dovrà portare il gruppo a consolidareulteriormente la propria posizione sui mercati internazionali.Un segno importante di continuità che, visti i primi risultatiottenuti, potrà continuare a garantire a Vigel un futuro riccodi soddisfazioni.

Nel segno della continuità

196 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

insediati sul territorio».Avete in programma nuovi investimenti per

il futuro?«Un paio di mesi fa abbiamo completato le fasiprocedurali per l’apertura di un nuovo centro diservice e spare parts a Suzhou, in Cina, destinatoa supportare e presenziare le attività aziendali suun mercato in costante sviluppo e sempre più de-cisivo per Vigel. A questo scopo da diversotempo ospitiamo, nella nostra sede italiana, tec-nici e operatori cinesi, sottoposti a uno scrupo-loso training formativo al fine di poter garantireil prima possibile ai nostri partner servizi strut-turati e di qualità, in linea con la nostra storia».

La vostra azienda si è ritagliata uno spazio si-gnificativo anche sul mercato giapponese, no-toriamente non facile per i costruttori di mac-chine utensili. Quale bilancio può trarre daquesta esperienza?«Il Giappone è il primo produttore di macchineutensili al mondo, e il suo mercato rimane unodei più difficili e chiusi, in cui la presenza diaziende europee è da considerarsi come una ra-rità. A partire dal 2008, lavorando con grande de-terminazione, abbiamo creato le basi per quelleche oggi sono proficue collaborazioni con aziendeleader nella componentistica automotive nippo-nica. Tecnologia innovativa e know-how gio-cano ruoli determinanti in grado di sradicare lecertezze più radicate, l'augurio è che il nostroesempio possa rappresentare uno stimolo per lenumerose valide realtà industriali italiane».

› › delle fasi di start up non sono stati processi sem-plici, anche se oggi, a distanza di 4 anni, le per-formance di business raggiunte sono decisamentepositive. Non c’erano all’epoca certezze sulle pos-sibilità di penetrazione nel tessuto indiano di unprodotto che, anche se meno sofisticato rispettoa quello destinato ai mercati occidentali, rima-neva per tecnologia e qualità comunque unicoper gli standard locali. Un prodotto innovativo,che si è rilevato strategicamente in linea con le ne-cessita attuali dei mercati, tanto che oggi Vigel In-dia è una realtà in continuo sviluppo, dotata diuna grande forza innovativa, che la rende partnerprivilegiato per i maggiori player internazionali

❝~

Abbiamo creato le basi per collaborare con aziendeleader nell’area nipponica

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Sopra, lo stabilimento

indiano Vigel.

Sotto, il team

della società nel corso

di un meeting

in Giappone

IMPRENDITORI DELL’ANNO

La flessibilità rappresenta, soprattuttoper le piccole e medie imprese co-strette a fare i conti con mercati sem-pre più competitivi, una prerogativa di

inestimabile valore, capace di garantire crescitae sviluppo, anche in un momento di crisi comequello attuale. Adattare la propria produzionealle mutate esigenze del mercato è stata la stradaintrapresa con successo anche dalla Sama,azienda di Masio, in provincia di Alessandria, at-tiva nel campo dello stampaggio e della lavora-zione di materie plastiche, destinate principal-mente al settore automotive: «In origine la nostra

attività era unicamente rivoltaalla realizzazione di fibre otti-che. Col tempo abbiamo am-pliato il nostro raggio d’azione,proprio per non dipendereesclusivamente da un unicoprodotto, tanto che oggi siamoin grado di realizzare articolicomposti da decine di compo-nenti plastici e metallici in ma-niera quasi completamente au-tonoma», sottolinea il titolaredell’azienda, Pier Paolo Papa.

I vostri stampi sono utiliz-zati soprattutto in campoautomobilistico. Come ècambiato, in questi anni, ilmercato di riferimento, an-che da un punto di vista

geografico?«Oggi il mercato si è notevolmente allargato,uscendo dai confini nazionali. Noi produciamoparticolari orientati soprattutto alla ricambisticaper automobili e autocarri. Molti dei nostri pezzisono destinati a vetture ormai non più in pro-duzione sul mercato italiano, e quindi scarsa-mente appetibili dai nostri partner di riferi-mento. La riduzione del business a livellonazionale è stata in parte compensata dall’aper-tura di nuove opportunità in paesi in via di svi-luppo, tra cui il Nord Africa».

Quali sono state le conseguenze prodotte,anche nel vostro settore, dalla crisi econo-mica internazionale?«Quello che stiamo vivendo è sicuramente unmomento molto delicato, che ha portato allachiusura di tantissime realtà industriali anche al-l’interno del nostro tessuto produttivo. Fortu-natamente proprio la nostra capacità di adatta-mento ci ha permesso di superare la fase piùacuta della crisi, che nel 2009 aveva provocatouna considerevole riduzione dell’attività. At-tualmente stiamo assistendo a una debole ri-presa, che speriamo possa consolidarsi nei pros-simi mesi».

Cosa vi ha permesso, nello specifico, di re-sistere a questa situazione di difficoltà?«Come detto, siamo dotati di un’organizza-zione flessibile e dinamica, capace di intercet-tare e soddisfare, in tempi brevissimi, le nuoveesigenze del mercato, non solo nel settore au-

Flessibilità e dinamismo,le nuove regole dell’automotiveStampi per componenti in plastica utilizzati soprattutto nel settore automotive,

per una produzione consolidata e attenta alle nuove tendenze del mercato.

La ricetta anticrisi di Pier Paolo Papa

Matteo Rossi

Pier Paolo Papa,

titolare della Sama Srl

[email protected]

198 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Pier Paolo Papa

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 199

tomotive. La produzione di ar-ticoli anche in quantità limi-tate, a seconda dei bisogni deisingoli committenti, ci per-mettere di competere sul mer-cato anche con le grandiaziende del settore, rispetto allequali riusciamo a offrire la qua-lità tipica delle lavorazioni ar-tigianali a prezzi contenuti. Perfar fronte ai costi del lavorosempre più elevati, negli ultimi anni abbiamodelocalizzato una parte della nostra produ-zione, mantenendo però in sede l’ufficio tec-nico, attraverso il quale siamo in grado di of-frire un servizio completo ai nostri partner conun costante supporto operativo».

Quanto contano, per voi, gli investimenti inricerca e sviluppo?«La ricerca di soluzioni sempre più innovative èuna peculiarità della nostra azienda, tanto cheogni anno reinvestiamo circa il 20 per cento delnostro fatturato in attività di ricerca e sviluppo.Siamo convinti che una politica di questo tiposia assolutamente indispensabile, ancora di piùin un momento di crisi, per poter rimanerecompetitivi a lungo sul mercato. Ultimamente,

ad esempio, abbiamo realizzato, per un’aziendapartner del gruppo Fiat, una serie di prototipi dipiccoli particolari elettrici che verranno poi as-semblati e installati su auto di lusso, come Ben-tley e Ferrari».

Quali sono, infine, le aspettative per ilfuturo dell’azienda?«In questo momento nonsiamo in grado di fare pro-spettive a lungo periodo.Siamo in una fase di stallo, inattesa di capire i futuri sce-nari dell’economia mondiale.Abbiamo comunque in can-tiere una serie di progetti chesperiamo di poter imple-mentare quanto prima, percontinuare a svolgere unruolo di primo piano nel set-tore dello stampaggio di ma-terie plastiche».

~

La riduzione del business a livellonazionale è stata compensatadall’apertura di nuove opportunitàin paesi in via di sviluppo, tra cui,ad esempio, Turchia e Nord Africa

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Dagli albori del grande distrettodell’industria italiana dell’auto,Torino, a oggi, molte cose sonocambiate e chi è partito come

“semplice” accessorista e ricambista oggi si èspecializzato e ha consolidato la propria po-sizione sul mercato dell’automotive, ma nonsolo. Umberto Delgrosso è il presidente dellaDelgrosso Spa, che da sessant’anni esattiopera nel campo: «Oggi, con i nostri filtriClean, occupiamo una posizione di primopiano nell’automotive italiano. Questo perògrazie non solo alla cura che abbiamo prestatonei confronti della qualità del prodotto e delservizio offerto, ma anche in virtù di unastrategia commerciale e produttiva attenta eponderata».

Che significato ha per voi aver raggiuntoil traguardo dei sessant’anni di attività e

come si è evoluta l’azienda in questo lasso ditempo?«Aver raggiunto sessant’anni di attività è mo-tivo di grande orgoglio. L’azienda è stata fon-data nel 1951 da Mario Delgrosso, la sua pro-duzione era costituita da accessori e ricambiper la Vespa. Successivamente, negli anni Ses-santa, si è entrati nel campo della filtrazione.In quel periodo il numero dei codici era moltolimitato, ma poi il mercato si è evoluto note-volmente e oggi la gamma a catalogo supera iduemila codici. Attualmente l’azienda ha sulmercato italiano quattordici centri di distri-buzione che possono offrire alla clientela unrapido servizio porta a porta. A livello pro-duttivo la Delgrosso è suddivisa in tre stabili-menti che si trovano a Nichelino, in provin-cia di Torino, e la produzione è totalmenteverticalizzata. Si realizzano filtri olio, aria, car-burante e abitacolo. Adiacente alla produ-zione si trova un magazzino di 16.000 m³con più di 2000 posti pallet, in cui viene stoc-cato il materiale pronto per la vendita; questoci permette di poter soddisfare qualsiasi ordine

Nuove applicazioni, servizi collegati ai prodotti e una

solida realtà aziendale alle spalle. Secondo Umberto

Delgrosso è questa la strategia per affrancarsi

dalle difficoltà che hanno colpito il settore automotive

Amedeo Longhi

Umberto Delgrosso,

in piedi, presidente

della Delgrosso Spa

di Nichelino (TO)

www.clean.it

L’evoluzione dei ricambi

200 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Umberto Delgrosso

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 201

dei nostri clienti italiani ed esteri nel più ra-pido tempo possibile. L’azienda, nata nel1951 con una pressa e il suo titolare, oggi oc-cupa 230 persone, produce 11 milioni dipezzi ed è il più grosso produttore italiano difiltri automotive. Il nostro marchio commer-ciale è Clean Filters».

Com’è cambiato il mercato da quandoavete iniziato a oggi?«Il mercato dal 1951 è cambiato molto: allorasi parlava di un rapporto cliente-fornitore ba-sato sulla domanda, oggi, al contrario, si parladi un mercato caratterizzato dell’offerta e unservizio sempre più sofisticato con prezzi alta-mente competitivi per poter affrontare la con-correnza dei produttori europei ed extraeuro-pei. Oggi il filtro Clean è venduto soprattuttoper i servizi a lui connesso: rapide spedizionie disponibilità del materiale in pronta conse-gna in magazzino, mentre le variabili diprezzo e qualità sono intrinseche nel prodotto.Un tempo il mercato era caratterizzato da pic-cole realtà distributive nel settore dell’aftermarket e anche le case automobilistiche non

avevano le necessità odierne; oggi invece siparla di gruppi di acquisto e di mega strutturecon distribuzione capillare a livello nazionaleed europeo».

La crisi che ha investito il settore auto siè ripercossa sull’indotto, di cui fate parteanche voi?«La crisi è di carattere mondiale e logicamenteanche il settore automotive ha subito gli effettinegativi. Va però detto che la filtrazione ri-mane un prodotto estremamente particolare,le sue infinite applicazioni sono in costante au-mento e il mercato va oltre quello dell’auto-mobile, spaziando al veicolo industriale, allatrattoristica e così via. Per quel che ci riguarda,abbiamo cercato di affrontare la situazionecon dinamismo, studiando e attuando solu-zioni commerciali e produttive interessantiper la clientela. Il mercato ci ha premiato ga-rantendoci, nonostante la situazione, ritmi disviluppo a due cifre».

La vostra attività commerciale è concentranel settore after market o si rivolge anche di-rettamente con le case automobilistiche?

~

La nostra attivitàcommerciale passa dalsettore after market,con il marchio CleanFilters, a quello dellecase automobilistiche,dal filtro per l’auto aquello del veicoloindustriale

› ›

«La nostra attività commerciale passa dal set-tore after market, con il marchio Clean Filters,a quello delle case automobilistiche, dal filtroper l’auto a quello del veicolo industriale. Ladistribuzione del filtro Clean sul mercato aftermarket sul territorio europeo è effettuata tra-mite distributori regionali o nazionali, mentre,come dicevo in precedenza, il mercato internoè coperto da quattordici centri distributivi intutte le regioni italiane per la vendita diretta ainegozianti. Le vendite alle case automobilisti-che sono basate su ordini aperti che vengonoevasi in date stabilite».

Per portare avanti l’aggiornamento tec-nologico e progettare nuovi prodotti vi ser-vite anche del feedback del mercato e delleaziende con cui lavorate?«Lo sviluppo tecnologico, sulle attrezzature,sui metodi di produzione e sui materiali, è ba-silare per nostra azienda. Possiamo menzio-nare attività di Wcm e kaizen per il migliora-mento organizzativo delle linee produttive,mentre per quanto riguarda le attrezzature sistanno implementando delle linee robotizzate.L’aspetto più importante del nostro mestiere ri-guarda la scelta dei materiali; su questo temamolto si deve dire, essendo soprattutto il ma-teriale filtrante l’organo specificatamente de-stinato ad assolvere la funzione principale del

prodotto stesso. L’azienda è dotata di laboratoridi analisi avanzatissimi che le permettono distudiare e verificare le performance di questimateriali. La logica è quella del miglioramentoe senza questi laboratori tutto ciò sarebbe im-possibile».

Come garantite la qualità del prodotto edel servizio al cliente?«La nostra mission è soddisfare il cliente e per po-terci riuscire in un mercato complesso comequello attuale sono necessarie competenza e co-noscenza. Un prodotto privo di qualità non puòresistere sul mercato, uno non supportato dal-l’opportuno servizio richiesto dal mercato è de-stinato a soccombere. La volontà è quella di mi-gliorare la nostra posizione sul mercato e perquesto abbiamo puntato molto su aspetti tecno-logici, qualitativi e di servizio. Questo vuol direa nostro avviso possedere una visione strategicadell’oggi e del futuro».

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La filtrazione è un prodottoestremamente particolare,le sue infinite applicazionisono in costante aumentoe il mercato va oltre quellodell’automobile

202 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

IMPRENDITORI DELL’ANNO

206 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Diventare un punto di riferimentonel mercato dei ricambi auto nonoriginali, nel quale la fedeltà al pro-dotto originale ha, soprattutto per

il carrozziere, un valore altissimo. È questa lamission che Rhibo spa, azienda con sede a LaLoggia, in provincia di Torino, persegue fin dallasua nascita. Specializzata nella produzione dicomponenti per autovetture, carrozzerie di au-toveicoli, trattori e autocarri, di sedili per auto-bus e di serrature alzacristalli, la società, sotto laguida del suo storico presidente, Giovanni Ger-mano, è riuscita a imporsi in un settore alta-mente competitivo, come conferma il direttoregenerale di Rhibo, Salvatore Bortone: «I nostriprodotti rientrano nel processo riparativo di ol-tre duemila veicoli al giorno, a testimonianzadell’ottima percezione qualitativa e dell’alto li-vello di penetrazione dei prodotti stessi». Tuttoquesto in un momento particolarmente deli-cato per il comparto automotive, colpito dura-mente dalla crisi ancora in atto. «Anche noi ab-biamo subito le conseguenze di questa situazione– sottolinea Bortone – che abbiamo cercato difronteggiare attraverso una riorganizzazione in-terna e un’ottimizzazione del nostro sistema pro-duttivo. Professionalità, serietà e coraggio sonogli insegnamenti che il nostro presidente ha tra-smesso a tutto il gruppo, grazie ai quali siamoriusciti a ridurre i costi di gestione e a salva-guardare molti posti di lavoro». Poter coniugare la convenienza economica del ri-cambio non originale con l’affidabilità e la qua-lità del prodotto offerto, rappresenta sicura-mente il punto di forza dell’azienda, come spiegaBortone: «I nostri pezzi, adatti a qualsiasi auto,sono realizzati secondo rigidi criteri di qualità edi affidabilità, che li rendono perfettamente in-tercambiabili ai ricambi originali. Rhibo è statala prima azienda italiana del settore after marketdei ricambi di carrozzeria per auto ad aver otte-nuto la certificazione Iso 9002 da parte di TuvRheinland Italia, leader indipendente nei servizi

IMPRENDITORI DELL’ANNO

Pezzi di ricambio adatti a qualsiasi auto, con la qualità

di articoli originali e la convenienza di prezzi ridotti.

Alcune possibili soluzioni per il rilancio dell’automotive

secondo il management della Rhibo

Guido Puopolo

Ricambi certificati per il settore auto

di verifica e certificazione. L’esperienza e la com-petenza dei nostri tecnici, degli stampisti e degliaddetti alle varie fasi produttive, sono altrettantoimportanti per l’ottenimento di un prodotto fi-nale efficiente e qualitativamente paragonabile al-l’originale». Anche l’organizzazione logistica, ricorda Bor-tone, riveste un ruolo fondamentale per il suc-cesso di Rhibo: «Mediamente siamo in grado diconsegnare i nostri articoli in tutta Italia entrodue o tre giorni dalla data dell’ordine, senza di-menticare che per certe zone disponiamo anchedi un servizio di consegna in giornata. La fase ditrasporto è molto delicata, visto che i lamieratisono soggetti a bolli e ammaccature da movi-mentazione. Ci siamo impegnati molto in que-sta direzione – prosegue Bortone - sensibiliz-zando gli autisti, e studiando sistemi di

imballaggio in grado disoddisfare l’esigenza diproteggere adeguatamentei pezzi senza eccedere nel-l’ingombro». Nonostanteil momento di difficoltà generale, dunque, Rhibocontinua a perseguire una politica di innova-zione e sviluppo, cardine della strategia impren-ditoriale adottata dal suo presidente: «Negli ul-timi anni abbiamo provveduto ad ampliarecostantemente la gamma degli articoli a nostradisposizione, con un catalogo sempre più ampio.Importanti investimenti sono stati fatti anche insettori per noi nuovi, ma attinenti al nostro corebusiness, attraverso la produzione di minuterie difissaggio, sigillanti per carrozzieri, locari passa-ruota, ripari motore e cerniere per cofani, conl’obiettivo di soddisfare pienamente un mercatosempre più esigente». Pur non potendo ancora prevedere l’evoluzionedel settore automotive nel prossimo futuro,Rhibo sembra destinata a ricoprire ancora perlungo tempo un ruolo di primissimo piano al-l’interno del comparto: «Sicuramente continue-remo a operare per offrire prodotti di alta qualitàa prezzi competitivi – conclude Bortone - grazieanche all’esempio che quotidianamente ci vienedal nostro presidente, ancora in prima linea nelcondurre con grande capacità un’azienda cheormai, dopo tanti anni di lavoro, può essere con-siderata come una grande famiglia».

Giovanni Germano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 207

Alcuni momenti

di lavoro all’interno

della Rhibo Spa

di La Loggia (TO).

A sinistra, al centro,

il presidente

dell’azienda,

Giovanni Germano

www.rhibo.it

MERCATO DELL’AUTO

Torna a crescere il settore del no-leggio veicoli che sembra ormaiaver superato la fase critica delladifficile congiuntura economica

internazionale: i dati del primo trimestre2011 (immatricolazioni +38,5%, fatturatopressoché stabile e flotta circolante +1%)confermano il progressivo miglioramentodegli indicatori evidenziati già a partire dalsecondo semestre del 2010. Il presidentedell’Associazione nazionale industria auto-noleggio e servizi automobilistici, PaoloGhinolfi, commenta questi dati.

Il noleggio a lungo termine nel primotrimestre dell’anno ha evidenziato un au-mento rispetto allo stesso periodo del2010 (+47%). In quale misura il dato èstato influenzato dal rinnovo di nume-rose commesse da parte di amministra-zioni pubbliche e grandi aziende che c’èstato nei primi mesi dell’anno? Dai datiin vostro possesso il trend positivo stacontinuando? «Il dato che va tenuto più in considera-zione è la non crescita della flotta circo-lante. Il noleggio a lungo termine cresce sìdi pochi punti percentuali, grazie anche aqualche commessa della pubblica ammini-strazione, ma non è tornato sui livelli diqualche anno fa. Per intenderci il parcocircolante, che è di 550mila macchine, ri-mane tale ed costituito dall’immatricolatodi sostituzione. Questo dimostra, da unlato che, è importante perché conferma cheil noleggio a lungo termine resta la solu-zione migliore per gestire le flotte aziendali,dall’altro che, non vi è crescita nè penetra-zione su altre quote di mercato in questomomento, c’è solo la sostituzione».

Il mercato a lungo termine risulta in

È il comparto trainante per l’automotive,

con un’incidenza sul mercato aumentata dal 12,8%

nei primi 5 mesi del 2010 e di oltre il 17% tra gennaio

e maggio di quest’anno. Il presidente Paolo Ghinolfi

riflette sul quadro del settore emerso dal rapporto AniasaRenata Gualtieri

Il noleggio, soluzione ideale per aziende e privati

Paolo Ghinolfi,

presidente

dell’Associazione

nazionale industria

dell’autonoleggio e

servizi automobilistici

crescita soprattutto nelle medie e grandiaziende, ma si intravede una certa aper-tura anche da parte delle piccole imprese.In che modo incrementare questo mer-cato? E perchè il noleggio a lungo ter-mine può essere un vantaggio per le pmi?«Tutte le aziende che si occupano di no-leggio a lungo termine ormai sono specia-lizzate nell’affrontare i diversi segmenti dimercato perché è cresciuta la domanda an-che da parte delle piccole aziende. Legrandi aziende avevano esigenze più im-pellenti e immediati ritorni nel passaggiodalla proprietà o dal leasing al noleggio alungo termine, perché hanno terziarizzatonon solo la gestione dell’autovettura da un

210 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Paolo Ghinolfi

punto di vista finanziario ma anche tutta laparte manutentiva e assistenziale. Vedendoquesti benefici anche le medie e piccoleaziende hanno iniziato ad avvalersi del no-leggio a lungo termine, con la certezza diottenere condizioni economiche, di servizioe di qualità alla stregua delle grandiaziende».

Nei primi tre mesi dell’anno il girod’affari del noleggio a breve termine ècresciuto del 3% rispetto al 2010. A fareda traino, però, continuano a essere so-prattutto i noleggi in aeroporto (+6%),legati perlopiù ai viaggi d’affari e ai flussituristici. Quanto ha inciso l’abbassa-mento del prezzo medio di noleggio? Inche modo è possibile incrementare questosettore? «L’abbassamento del prezzo medio di no-leggio è legato anche alla tipologia dei con-tratti stipulati, che sono settimanali o quin-dicinali. I canoni di noleggio restanointeressanti e hanno subìto un leggero ri-basso, ma la cosa importante è l’analisi dei

volumi per i viaggi turistici e i viaggi di af-fari che è aumentato in maniera evidente ri-spetto al periodo 2008-2009. Quello chemanca è l’utilizzo intensivo del rent a carnella quotidianità: il privato che ha la ne-cessità di usare la macchina per poco tempocontinua a utilizzare la sua auto quando po-trebbe rivolgersi al noleggio a breve ter-mine. È una cultura che in Italia si deve an-cora sviluppare, è diffusa invece nei paesianglosassoni. Ma stiamo lavorando affin-ché l’utilizzo massivo del noleggio a brevetermine avvenga anche nel nostro Paese».

L’esperienza del car sharing, ancorapoco impiegata in Italia, può essered’aiuto al mercato del noleggio? Comepermettere al segmento di raggiungere lapiena maturità? «Il car sharing è molto sviluppato nei paesidel nord Europa e ancora poco in Italia,dove servono scelte precise da parte delleamministrazioni per sviluppare questo tipodi servizio. Troppo spesso è lasciata al casola comunicazione della disponibilità di pro-

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 211

� �

Il noleggio a breve termine è cresciuto del 3% rispettoal 2010. A fare da traino i noleggi legati ai flussituristici

dotto e, quindi, ne consegue un uso limi-tato. Manca addirittura la cultura dell’uti-lizzo corretto di questi strumenti».

Insieme alle associazioni dell’intera fi-liera, Anfia, Assilea, Federauto e Unrae,avete protestato contro la disposizionecontenuta nella manovra finanziaria chemodifica l’Imposta provinciale di transa-zione, aumento che si aggiunge a quellodelle accise sui carburanti, all’incrementodella tassazione Rc Auto e alla recente in-troduzione del “superbollo”. «È stato evidenziato che la manovra con-tiene conseguenze che valgono cifre impor-tanti e che incide sul settore dell’auto pri-vata, oggi completamente fermo. Inoltre,l’Imposta provinciale di trascrizione, chepesa tanto sull’immatricolazione del nuovo

come sui passaggi di proprietà dell’usato,porterà a un ulteriore rallentamento di unmercato già in grosse difficoltà».

Il calo delle vendite del 12% dopo iprimi otto mesi del 2011 mostra un set-tore che fatica a uscire da un trend nega-tivo che perdura da tempo. Quali le solu-zioni? In che modo innovazione eattenzione alla sostenibilità possono es-sere d’aiuto alle immatricolazioni?«Bisogna tenere presente che il mercato pri-vato è in calo e solo quello del noleggio statenendo grazie ai rinnovi delle flotte circo-lanti, dunque, è necessario sostenere il no-stro settore, che da solo in Italia supportal’intero mercato. Innovazione e sostenibilitàsono due temi fondamentali, infatti, le ri-chieste più frequenti che provengono dai

cittadini sono legate alla si-curezza delle automobili, alleemissioni e all’impatto am-bientale. Tutte le nuove vet-ture vanno in questa dire-zione - veicoli ibridi, vettureelettriche - e gli specialistidel noleggio a lungo e brevetermine, molto vicini ai co-struttori e alle esigenze deiclienti, possono dare delle ri-sposte veloci in questosenso. I noleggi, poi, per loronatura sono il migliore anti-doto contro l’evasione fiscaleperché tutto è fatturato».

212 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

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1° TRIMESTRE 2011 1° TRIMESTRE 2010 VAR. %

Fatturato (min €) 1.424 1.437 -1%

Flotta circolante 604.710 599.560 1%

• lungo termine 513.197 513.418 0%

• breve termine 91.513 86.142 6%

Immatricolazione (auto + altro) 88.301 63.764 30,5%

Addetti diretti 7.100 7.020 1%

Fonte: Rapporto Aniasa sul noleggio veicoli 2010

MERCATO DELL’AUTO

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 213

Maurizio Lazzaroni

Nei primi sei mesi del 2011 si è assistito

a un incremento a due cifre

delle immatricolazioni in leasing

con un +18% rispetto allo stesso

periodo del 2010. Maurizio Lazzaroni,

presidente Assilea, commenta questo

risultato Renata Gualtieri

Incentiviamo le auto in leasing

Maurizio Lazzaroni,

presidente Assilea,

Associazione italiana

leasing

Dai dati del mercato leasing nel2010, anno in cui, dopo dueanni di calo degli investimenti, ilsettore è tornato a crescere, rea-

lizzando oltre 27,4 miliardi di euro di stipu-lato, in aumento del 4,8% rispetto al mede-simo periodo del 2009. «Nel 2010 – precisail presidente dell’Associazione italiana leasingMaurizio Lazzaroni – si è assistito a una cre-scita notevole del settore emergente del lea-sing su impianti e centrali per la produzionedi energia da fonti di energia rinnovabile,che è stata accompagnata da una ripresa, trai comparti tradizionali, del leasing auto».Quest’ultimo ha visto una crescita del 5,8%in termini di numero di nuovi contratti sti-pulati e del 2,1% in termini di volumi di talicontratti, con performance positive in tutte etre le principali categorie di veicoli: autovet-ture, veicoli commerciali e veicoli industriali».

Quali sono stati i marchi più richiesti ein quali città? «In termini assoluti primeggiano le auto te-desche: Audi, Bmw, Volkswagen, Mercedes.Negli ultimi anni, comunque, si sta assi-stendo a una diminuzione del valore mediodei contratti di leasing stipulati e risultano inaumento le immatricolazioni anche di auto-vetture di marche francesi e italiane. Roma eMilano sono le città in cui si effettua il mag-

gior numero di immatricolazioni di autovet-ture in leasing, seguono altre maggiori pro-vincie del Nord, in particolare Reggio Emi-lia, Brescia e Bergamo».

Dai dati dell’Osservatorio Unrae-Assileadi luglio 2011 si evince che, mentre per-mane di segno negativo il trend delle im-matricolazioni totali di autovetture, sullequali pesa il crollo delle vendite ai privati,si segnala un incremento a due cifre delleimmatricolazioni in leasing che registranoun +18% nei primi sei mesi dell’anno ri-spetto allo stesso periodo del 2010. Comecrede proseguirà questo trend? «Purtroppo nei mesi di luglio e agosto que-sto trend di crescita si è interrotto e le recentimanovre del governo anziché incentivare laripresa del settore contribuiscono, al con-trario, a deprimere le già scarse intenzioni diinvestire. L’inasprimento dell’Imposta pro-vinciale di trascrizione, previsto dalla ma-novra correttiva ne è un esempio. Tale in-cremento d’imposta si tradurrà in unraddoppio della tassazione sugli autoveicolinuovi e usati attuando altresì una discrimi-nazione fiscale tra le province “ordinarie” equelle “speciali” (quest’ultime non colpitedalla manovra sull’Ipt). Se lo Stato vuolemaggiori introiti deve favorire il turn over divetture, non scoraggiarlo».

IL MERCATO DELL’AUTO

La crisi economica ha inciso profon-damente sul settore automobilistico,ancora alle prese con una ripresa chetarda ad arrivare. Non tutte le realtà

operanti in questo campo, però, hanno subitoquesta particolare situazione di difficoltà nellastessa maniera. Non mancano, anzi, gli esempidi aziende e concessionarie automobilisticheche in questi ultimi anni sono state addiritturain grado di incrementare significativamente illoro giro d’affari, come ad esempio la ZentrumAlessandria Spa, società di Alessandria con allespalle un’esperienza decennale nel settore. Con-cessionaria Volkswagen con diverse filiali sparse

sul territorio piemontese, l’azienda, nel 2010 hafatto registrare un aumento delle vendite pari al29 per cento rispetto all’anno precedente, un ri-sultato estremamente positivo, soprattutto seraffrontato all’andamento generale del mercato.Il punto di forza del gruppo è rappresentatodalla possibilità di offrire un servizio completo,che non si limita alla vendita, ma che assistel’utente anche in diverse attività ad essa com-plementari. L’obiettivo è quello di porsi, dun-que, come partner privilegiato per chi ha la ne-cessità di acquistare un’auto. Il tutto grazie, adesempio, alla disponibilità di servizi interni perla stipula delle polizze assicurative, per l’accen-sione di finanziamenti e il disbrigo di tutte lepratiche burocratiche necessarie, con una squa-dra di professionisti a completa disposizione dichiunque voglia visitare l’autosalone. La societàdispone inoltre di un’officina all’avanguardia, at-trezzata con macchinari di ultima generazione,per garantire a ogni auto il massimo di effi-cienza, affidabilità e durata nel tempo. Tecnicidi grande esperienza, formati direttamente dallacasa madre, si occupano della manutenzione

Alcuni scatti realizzati presso la Zentrum Alessandria Spa

www.zentrumalessandria.it

Nuove proposte dal mondo automobilistico Le concessionarie automobilistiche, per conquistare nuove fette di mercato,

puntano sempre di più sull’usato di qualità e su una rete di servizi complementari.

Il caso della società Zentrum Alessandria

Filippo Belli

214 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Zentrum Alessandria

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 215

ordinaria e straordinaria dei veicoli, utilizzandoesclusivamente ricambi e accessori originali Vol-kswagen.Vetture usate e a km 0 incidono fortementesulle vendite del gruppo, soprattutto in unmomento come quello attuale, caratterizzatodalla grande attenzione al risparmio da partedegli acquirenti. Zentrum Alessandria Spa èspecializzata nella vendita dell’usato garantito,e certificato dal marchio “Volkswagen DasWeltAuto”, il progetto realizzato da Volkswa-gen Group che verifica la perfetta funzionalitàdelle auto usate grazie a 110 rigorosi controlli.Tutti i veicoli a disposizione sono selezionatiaccuratamente, mentre le auto con maggiorechilometraggio sono destinate al compartoaziendale. Il successo di un’azienda, si sa, algiorno d’oggi passa anche da internet, e inquesto senso il gruppo ha puntato con deci-sione sullo strumento dei social network, perraggiungere una platea di potenziali clientisempre più vasta. Dopo aver lanciato già da di-versi anni il proprio sito internet, uno spazioweb dinamico, veloce e immediato, per venireincontro alle nuove esigenze di comunicazionee informazione, da alcuni mesi Zentrum Ales-sandria è presente anche su Facebook con una

pagina ufficiale. Facebook è stato scelto per lasua immediatezza di comunicazione, per lapossibilità di dialogare con le persone e per of-frire loro una gamma sempre più ricca e per-sonalizzata di informazioni, senza nemmenodover uscire di casa. Dopo gli ottimi risultati fatti registrare nelloscorso esercizio, l’obiettivo per il gruppo èquello di confermare, anche nel prossimo fu-turo, quanto di buono fatto finora. La sua di-rezione intende continuare a lavorare per cer-care di offrire un servizio sempre piùrispondente alle esigenze di chi è alla ricerca diun’automobile, nuova o usata. Per quel che ri-guarda i veicoli proposti, si punterà soprattuttosulle novità che caratterizzeranno il marchioVolkswagen. Nei prossimi mesi sono infatti inprogramma le presentazioni degli ultimi mo-delli della casa tedesca, tra cui spiccano ilnuovo Maggiolino, la nuova Tiguan, la nuovaGolf Cabrio e l’ultima grande novità che saràpresentata nei saloni Zentrum a partire daiprimi mesi del 2012, la Volskwagen Up. La so-cietà di Alessandria crede fortemente nelle po-tenzialità di questi veicoli, certi del fatto checonquisteranno in breve tempo le attenzionidel pubblico.

218 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Q uello attuale è un periodo dif-ficile per l’intera filiera del set-tore tessile italiano. Basti pen-sare che complessivamente,nel solo 2010, ben 1500aziende sono state costrette, a

causa della crisi, a chiudere la loro attività, conuna conseguente perdita di circa 25000 posti dilavoro. Ne è consapevole Giuseppe Sciumè,imprenditore con un’approfondita conoscenzadel settore, frutto di una lunga esperienza ma-turata nel campo della commercializzazionedei tessuti. Sciumè è infatti il fondatore e pre-sidente di Mariatex, azienda di Stresa attivadal 1996 sul mercato tessile come trader ditessuti di cotone, lini, misti lini e seta, grezzi epronti per tinta, provenienti principalmentedall’estremo Oriente. «Secondo i dati fornitidall’associazione Sistema Moda Italia – SMI,abbiamo assistito, tra il 2008 e il 2009, a uncrollo verticale del fatturato dell’intero com-parto della tessitura, passato in un solo anno da8,7 a 6,7 miliardi di euro».

Che ripercussioni ha avuto la crisi sull’at-tività di Mariatex?«Questa recessione ha naturalmente coinvoltoanche la nostra azienda, proprio in un mo-mento in cui stavamo spingendo il nostro bu-

Commercializzare tessuti è un’attività

stimolante, che richiede però grande spirito

imprenditoriale. Giuseppe Sciumè,

in questo settore, è un vero e proprio

cool hunter di tendenze

Matteo Rossi

L’export consolida il tessile

Giuseppe Sciumè

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 219

siness verso un riposizionamento strategico,con un imprinting produttivo a più elevato va-lore aggiunto. Nonostante questo siamo co-munque riusciti a mantenere la nostra posi-zione sul mercato, superando brillantementela fase più acuta della crisi».

Quali politiche imprenditoriali avete adot-tato per raggiungere questo risultato?«Abbiamo perseguito con maggiore rigorel’obiettivo di imporci su un mercato di fasciamedio – alta, commerciando prodotti di ec-cellenza con un forte contenuto di innova-zione, creatività e qualità, il tutto accompa-gnato da un servizio ineccepibile e rapidi tempidi fornitura. A questo proposito abbiamo ri-formulato le nostre strategie gestionali, in-staurando una proficua collaborazione con laCQT Qualitex di Fino Mornasco (CO), unimportante partner che ci supporta sia perquanto riguarda il controllo di qualità sia perla distribuzione, per poter offrire ai nostri buyerun servizio a 360 gradi. Il risultato di questapolitica è stato il lancio, nel gennaio scorso, di

un nuovo brand, denominato “Filo Ritorto”,rivolto a quella clientela più esigente e allacontinua ricerca di prodotti all’avanguardia dadistribuire sul mercato».

Quali sono i maggiori fattori di criticitàcon cui siete costretti a confrontarvi, nel vo-stro lavoro?«Il nostro settore deve fronteggiare ancora gapnotevoli che rallentano la crescita: dalla man-canza di leggi efficaci a tutela del made in Italy,alle turbolenze sui prezzi delle materie prime,fino alle difficoltà di approvvigionamento, senzadimenticare il cattivo andamento dell'exportrelativamente ai tessuti in prevalenza di fibra na-turale. La Mariatex ha sperimentato in primapersona come il crollo delle vendite estere ab-bia interessato egualmente sia le destinazioni Ueche extraeuropee, quali Usa, Hong Kong, Tur-chia e Spagna».

Su quali mercati si concentra attualmentela vostra presenza e quali sono gli obiettiviper il futuro?«Mercato nazionale ed estero incidono sul bi-lancio più o meno in maniera uguale. Quasil’80% delle nostre esportazioni sono indirizzateverso Germania, Inghilterra e Francia, paesiche ci permetteranno di chiudere il 2011 conun incremento del 30% rispetto al fatturatoprecedente. Nel prossimo biennio intendiamoconsolidare la nostra posizione in Europa, pun-tando su servizio, prezzo e qualità. Vogliamoinoltre conquistare l’area del Sud Est asiatico,dove statisticamente si concentra la fetta piùconsistente di “nuovi ricchi”, da soddisfare conprodotti non solo eccellenti nella qualità, maanche innovativi per lavorazioni, design, co-lori e creatività».

Mariatex Srl

è a Stresa (VB)

www.mariatex.com

~

Il nostro settore devefronteggiare gap come la mancanza di leggiefficaci e le turbolenze suiprezzi delle materie prime

Da sempre, la moda rappresenta lospecchio di epoche spesso caratte-rizzate da profondi cambiamentisociali e culturali che si traducono

in tendenze e gusti estetici la cui interpreta-zione passa attraverso la scelta di linee e tessutiadeguati ai nuovi stili di vita. Il fenomenostretch, ad esempio, esploso in maniera pro-

rompente a cavallo degli anni Set-tanta/Ottanta, ha rivoluzionato l’ab-bigliamento formale e informaleuomo-donna e il mercato stesso scri-vendo un nuovo capitolo del fashionche solo alcune aziende hanno sa-puto intuire con anticipo, sfruttan-done tutte le potenzialità e le possi-bili applicazioni. Ed è nel solco diquesta svolta epocale che l’aziendaReggiani ha saputo costruire ungruppo dinamico e innovativo desti-nato a diventare protagonista nella

produzione di tessuti elasticizzati di alta qualità.L’intuizione del fondatore Attilio Reggiani di le-gare l’elastomero alle fibre tradizionali, ha fa-vorito il rapido sviluppo di tessuti elasticizzati anavetta contenente l’elemento innovativo ly-cra. Una lungimiranza ancora più palese neglianni Ottanta quando Reggiani intravede unadonna dinamica abituata a soventi spostamenti,desiderosa di indossare tessuti versatili e fun-zionali senza rinunciare all’eleganza. Un per-corso di crescita graduale e continuo che haportato l’azienda Reggiani ad espandersi e am-pliare la gamma di prodotti e servizi offerti:«L’obiettivo – conferma Attilio Reggiani, presi-dente di Reggiani Lanificio - è quello di offrireal cliente un servizio e un prodotto all’avan-guardia e sempre più deluxe».

Come si traduce tale impegno nell’attivitàdel gruppo? «Nella capacità di essere sempre più “speciali especialisti”, nel soddisfare le esigenze della clien-

Interpretare, innovare, sorprendere: sono questi i diktat della moda, oggi più che mai impegnata

nel tradurre con creatività stilistica e innovazione tecnologica i segnali di cambiamento

che scuotono la società moderna. L’esempio del Gruppo Reggiani nelle parole di Attilio Reggiani

Erika Facciolla

Lo stretch-deluxemade in Italy

220 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Attilio Reggiani

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 221

tela più sofisticata e dei mercati, valorizzando siala capacità produttiva che l’aspetto qualitativo».

Il marchio Reggiani è legato al ‘PianetaStretch’, una garanzia di qualità di un pro-dotto totalmente made in Italy. Cosa si in-tende esattamente con questa espressione? «Pianeta Stretch è una totalità di elementi checi consente di realizzare il prodotto in completaautonomia, partendo da filati esclusivi fino alprodotto finito interamente realizzato in Italia,con l’aiuto di personale specializzato presentenelle tre strutture italiane. Quindi un know-how mirato alla realizzazione del tessuto elasti-cizzato Reggiani, conosciuto da tutti come lostretch de-luxe».

Un lavoro, quello del Gruppo Reggiani,che punta alla continua innovazione tecno-logica e stilistica, fattore fondamentale per

intercettare le tendenze di un mercato incontinua evoluzione. «Reggiani lavora tutto l’anno sulla ricerca, por-tando avanti novità estese a tutte quelle che pos-sono essere le richieste che i clienti ci prospettano.Le collezioni prevedono circa quattrocento arti-coli che stagionalmente vengono rinnovati lavo-rando su fantasie, finissaggi, filati, per realizzaredisegni raffinati e particolarissimi».

Nel 2013 l’azienda festeggerà quarant’annidi attività nel settore. Qual è il bilancio chesente di poter tracciare alla luce di questalunga esperienza? «Sono stati quarant’anni intensi, vissuti conimpegno e passione: una vita dedicata ad unamissione professionale molto laboriosa e spessodifficile. Con l’insediamento della seconda ge-nerazione ai vertici del gruppo, la nuova missionè quella di portare una ventata di novità nel set-tore attraverso la creazione di una linea di ab-bigliamento donna “total look” destinata alla fa-scia di alta boutique».

Pensa che la qualità sia ancora un fattorepremiante in un mercato dominato da logi-che di prezzo spesso penalizzanti per il madein Italy? «La creatività, la passione e l’impegno di tutticoloro che lavorano per il vero made in Italypuò essere solo premiante. Il prodotto italianosarà sempre riconoscibile e apprezzato da tuttoil mondo».

In apertura, il reparto

tessitura della società

Reggiani Lanificio presso lo

stabilimento di Varallo (VC)

e Attilio Reggiani,

presidente del Gruppo

Reggiani. In questa pagina,

reparto di torcitura

e un capo realizzato

con tessuto Reggiani

www.reggianistretch.com

IL SETTORE TESSILE

Si chiama mercerizzo delle fibre cellulo-siche naturali, come lino, cotone e ca-napa. È un trattamento particolare incampo tessile, in grado di conferire ai

tessuti un aumento della brillantezza, una mag-giore stabilità dimensionale e una migliore resadel colore, un risultato impossibile da raggiun-gere con il semplice lavaggio. L’azienda Finis-saggio & Tintoria R. Mancini Srl, specializzatanella lavorazione conto terzi di vari tipi di tes-suti, è l’unica realtà del territorio biellese a di-sporre di un macchinario per il mercerizzo incontinuo, un importante valore aggiunto chespiega molto bene il grande spirito innovativoche da sempre contraddistingue l’impresa, come

conferma il suo titolare, Roberto Mancini:«Avere a disposizione una macchina per il mer-cerizzo ci permette di mantenere un elevato li-vello qualitativo in ogni lavorazione che an-diamo a effettuare, per un servizio difficilmenteriscontrabile altrove».

Quanto conta nel vostro settore l’innova-zione tecnologica?«La ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni sonoindispensabili per raggiungere gli obbiettivi diqualità e di efficienza che ci siamo prefissati findalla nostra nascita, investendo, in questo senso,notevoli risorse materiali e umane. L’innovazioneche perseguiamo va oltre i muri della nostraazienda. Siamo infatti impegnati su vari fronti al-l’interno dei Poli di Innovazione promossi dallaRegione Piemonte, alla costante ricerca di tec-nologie e tipologie di tessuti che possano mi-gliorare non solo l’abbigliamento delle persone,ma anche gli strumenti necessari per la vita ditutti i giorni. Nello specifico, nell’ambito delPolo Tessile Piemontese, abbiamo partecipato alprogetto Fisti, in collaborazione con laboratorispecializzati e altre aziende del settore. Tale pro-

Lavorazioni innovative e un servizio studiato

sulle specifiche esigenze dei singoli committenti,

per imporsi nel campo della tintura e del finissaggio

dei tessuti. L’esperienza di Roberto Mancini

Matteo Rossi

In basso, Roberto Mancini,

titolare della

Finissaggio & Tintoria

R. Mancini Srl,

con la figlia Maria Elisa

[email protected]

224 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Nuovi trattamenti per la lavorazione dei tessuti

Roberto Mancini

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 225

getto riguarda uno speciale processo capace direndere oleo e idro repellenti diversi tipi di tes-suti, destinati al mondo dell’abbigliamento maanche al settore dell’arredamento, con perfor-mance mai ottenute finora. Altro progetto digrande importanza a livello internazionale nelquale siamo coinvolti è quello presentato al Poloeuropeo Manunet, in collaborazione con im-prese di primo piano della Vallonia. DenominatoTphdf, questo progetto ha l’obiettivo di realizzareun tessuto speciale formabile, rivolto specifica-tamente al settore automotive, ma applicabile an-che in altri ambiti».

Oltre che sulla qualità dei lavori, l’aziendapunta molto sul servizio al cliente, riuscendoanche a effettuare consegne in tempi decisa-mente stretti. Come riuscite a coniugare velo-cità e qualità?«La completezza del servizio rappresenta senzadubbio il nostro punto di forza, e per cercare diottenere le migliori soluzioni possibili collabo-riamo costantemente con i nostri partner, inperfetta sinergia. Grazie alla specializzazione deinostri dipendenti e alla mia quarantennale espe-

rienza nel settore, siamo inoltre in grado di ri-solvere in tempo reale qualsiasi problematica chesi dovesse presentare, attraverso un costante la-voro di verifica al quale fornisce un contributodecisivo anche mia figlia Maria Elisa».

Quali sono i vostri principali mercati di ri-ferimento, sia da un punto di vista delle lavo-razioni che a livello geografico?«La maggior parte del nostro lavoro si svolge alfianco di primarie aziende biellesi di fascia me-dio-alta, per le quali nobilitiamo finissimi tessuti

in lana, seta, cashmere, lino, cotone, canapa eiuta. Il nostro “portafoglio” comprende però an-che aziende del bustocco e del comasco, con lequali collaboriamo per la lavorazione di partico-lari creazioni in seta, lino, viscosa, poliammide».

Possiamo fare un bilancio dell’ultimo annoe delineare le prospettive per il prossimo fu-turo dell’azienda?«Il biennio compreso tra il 2008 e il 2010 ha rap-presentato un periodo di grande depressione peril comparto tessile, e anche noi abbiamo risentitodella congiuntura negativa. A partire dagli ultimimesi dell’anno scorso, però, abbiamo registratouna decisa inversione di tendenza, con un au-mento del 30 per cento del fatturato. Con que-ste premesse, dunque, il futuro ci appare un po’meno preoccupante, anche se siamo consapevoliche per proseguire su questa strada potremo con-tare solo sulle nostre forze, visto lo scarso soste-gno ricevuto finora dal mondo politico e istitu-zionale. Vogliamo continuare a offrire un servizioefficiente e puntuale, sempre caratterizzato dallaqualità delle nostre lavorazioni, certi che il mer-cato premierà la nostra perseveranza».

❝~

Per cercare di ottenere le migliorisoluzioni possibili collaboriamocostantemente con i nostri partner,in perfetta sinergia

La provincia di Biella costituisce unodei maggiori centri mondiali dell’in-dustria tessile e laniera, all’interno delquale operano, in stretta sinergia,

aziende di piccole e medie dimensioni e gruppiindustriali di grande prestigio. Tra questi unruolo di primo piano è ricoperto da Flainox, sto-rica realtà produttiva del comprensorio biellesefondata nel 1968 a Quaregna, e divenuta unpunto di riferimento a livello mondiale nelcampo della costruzione di impianti di tintoriae fissaggio, con una particolare specializzazionenella realizzazione di macchine rotative adattealla tintura di qualsiasi tipo di capo. «La produ-zione di macchine tessili richiede cospicui inve-stimenti in ricerca, un profondo know-how euna lunga esperienza», spiega, Francesca Bozzo,procuratore dell’azienda e figlia dell’ammini-stratore unico Giovanni Bozzo.

Come si sono evolute le tecniche di tinturae fissaggio, nel corso degli anni?«Il nostro settore è stato interessato da radicalitrasformazioni, che abbiamo sempre cercato diinterpretare nel miglior modo possibile, attra-verso un processo di ricerca e innovazione con-

Macchinari più greenper l’industria tessile

226 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Tecnologie all’avanguardia, sia in ambito progettuale

che produttivo, per operare in maniera efficace,

nel pieno rispetto dell’ambiente. Francesca Bozzo

illustra le ultime novità nella produzione di macchinari

destinati all’industria tessile

Guido Puopolo

Francesca Bozzo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 227

tinua. Da alcuni anni, ad esempio, abbiamo in-trapreso un percorso rivolto alla sostenibilitàdelle nostre produzioni, con la realizzazione dimacchinari a ridotto impatto ambientale. Letecnologie utilizzate ci hanno permesso di ri-durre i consumi di acqua, coloranti ed energia,così da ottenere risparmi significativi sui costi diproduzione, limitando contemporaneamente leemissioni di CO2 in atmosfera. A questo pro-posito siamo stati anche premiati dall’Associa-zione dei Costruttori Italiani di Macchinari perl'Industria Tessile – Acmit, che ci ha insignitodella “Targa Verde”, un certificato che testimo-nia proprio il nostro impegno nella ricerca e dif-fusione di tecnologie ecosostenibili. Sempre ri-manendo nell’ambito del green, abbiamostudiato un sistema per la tintura dei capi con co-loranti naturali, dando così la possibilità ai no-stri clienti non solo di seguire le tendenze, ma an-che di impattare meno sull’ambiente».

Quali sono le prerogative che vi hanno per-messo di affermarvi a livello mondiale in unsettore così competitivo come quello tessile?«Siamo stati protagonisti di una crescita costante,

grazie soprattutto alla passione e alla dedizioneche mio padre, il fondatore, ha saputo tra-smettere a tutti i suoi collaboratori. Pur essendouna realtà molto complessa, siamo dotati di unastruttura dinamica e flessibile, che ci permette disupportare i nostri committenti in ogni fase di la-voro. Il nostro servizio di post vendita, infatti,rappresenta uno dei nostri punti di forza, con lapossibilità di intervenire dovunque ci sia bisogno,anche oltreoceano, risolvendo problematiche diqualsiasi tipo praticamente in tempo reale, sem-plicemente grazie a un computer e a un collega-mento di rete».

Quali, infine, i progetti per il futuro?«Dal 22 al 29 settembre saremo presenti all’Itmadi Barcellona, la più importante fiera mondialedel settore durante la quale, oltre a presentare leultime novità prodotte, saremo protagonisti diuna serie di interventi didattici. Per il futuro ri-cerchiamo un miglioramento continuo, recupe-rando efficienza ove possibile, consapevoli chesolo attraverso un costante processo di dedizioneed innovazione potremo continuare affermarcisul mercato».

Francesca Bozzo,

procuratore della

Flainox, si occupa del

controllo di gestione.

Nella pagina accanto,

Giovanni Bozzo,

amministratore unico

dell’azienda. Nelle altre

immagini, fasi di lavoro

all’interno della sede

di Quaregna (BI)

www.flainox.comwww.flainox.com/blog

IL SETTORE TESSILE

228 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

È uno dei settori nevralgici dell’economia, dove tradizione e innovazione tecnologica, oggi più che

mai, si fondono alla ricerca di strategie produttive atte a preservare l’eccellenza del prodotto italiano

sui mercati internazionali. Le nuove sfide del tessile analizzate da Lino Cigolini

Erika Facciolla

L’innovazione sul ‘filo’ della tradizione

Il settore tessile, fiore all’occhiello del madein Italy nel mondo, si appresta a vivere unadelle fasi più intense degli ultimi decenni;un ciclo di rinnovamento radicale pilotato

dalle nuove tecnologie che sta investendo centi-naia di aziende di piccole e medie dimensioni lacui attività ha contribuito, direttamente e indi-rettamente, all’ascesa delle griffe italiane nel pa-norama internazionale dell’alta moda. Molte diqueste aziende sono concentrate in uno dei di-stretti ‘storici’ del manifatturiero, il biellese, la cuinaturale vocazione all’attività tessile ha originiantichissime, riconducibili addirittura all’epoca

pre-romana. Oltre arappresentare una veraeccellenza nel com-parto, l’esempio bielleseè significativo soprat-tutto per la posizione diforte leadership che hasaputo conquistare a li-vello mondiale e per lestrategie di adegua-mento e reazione messein campo di fronte allemutate caratteristichedei mercati e dello sce-nario economico glo-bale. Ed è proprio nelcuore di Biella che nascela C.F.T. Cashmere,azienda specializzata daanni nella produzione

in fibre pregiate di alcuni dei più esclusivi tessuti,accessori di abbigliamento e accessori per la casa.Attraverso la combinazione di sapienti lavora-zioni artigianali e la ricerca continua della mas-sima qualità e dell’innovazione tecnologica, laC.F.T. ha saputo guadagnarsi un posto di primolivello tra i principali competitor internazionali,affrontando con strategie di investimento co-raggiose la crisi economica e la rivoluzione tec-nologica in corso. Abbiamo parlato di tutto que-sto con Lino Cigolini, amministratore delegatodel’azienda.

Quali sono i presupposti con cui C.F.T. èriuscita a conquistare il mercato e cavalcarel’onda di una costante crescita aziendale? «La C.F.T. è un’azienda verticalizzata, che dadiversi anni produce in fibre pregiate alcuni deipiù esclusivi tessuti e accessori per conto dei piùimportanti brand della moda italiana e inter-nazionale, e con una distribuzione a retail e de-partment stores attraverso le più importanti fiereinternazionali».

Quali sono i vostri principali target di rife-rimento? «Produciamo e commercializziamo solo pro-dotti di altissima gamma, che richiedono un la-voro costante di controllo della qualità. Ven-diamo in tutto il mondo ai principali competitorinternazionali».

Dove acquistate le materie prime e secondoquali parametri di qualità? «Le pregiate e selezionate materia prime, in par-ticolare il cashmere, vengono acquistate diretta-

Lino Cigolini della

Commercio Fibre

Tessili Srl di Vigliano

Biellese (BI). In queste

pagine, alcuni prodotti

della CFT

www.cftcashmere.it

Lino Cigolini

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 229

mente dai paesi di origine, in particolare Cina eMongolia e, attraverso sapienti e artigianali la-vorazioni nei processi produttivi, unite alla con-tinua ricerca della massima qualità, vengono tra-sformate in prodotti di altissimo pregio».

Quali nuove strategie produttive avete som-mato all’antichissima tradizione tessile biel-lese per offrire prodotti qualitativamente in-novativi? «La cultura del prodotto, interamente concepitoe realizzato in Italia, caratterizza l’azienda nellasua unicità e la posiziona tra i produttori più affi-dabili, specializzati nella manifattura di accessoritessili. C.F.T. segue in ogni sua fase la realizza-zione delle collezioni, coordinandosi con le Mai-son dei marchi più noti e sviluppando con lastessa attenzione le collezioni dei marchi di pro-prietà. Ogni prodotto è, quindi, un accessoriounico, che sia stato interamente realizzato amano con sapienza sartoriale o che si tratti diprodotto industriale o semi industriale».

Da un punto di vista logistico, cosa rendeC.F.T. un’azienda solida e competitiva? «La struttura organizzativa consente una grandeflessibilità nella scelta dei partner-fornitori equindi un’elevata capacità di rispondere effica-cemente anche ad esigenze di produzioni piccolee altamente personalizzate, giungendo cosìa realizzare un prodotto taylor made».

Artigianalità e innovazionetecnologica: un bino-mio vincente ma arduoda realizzare con itempi stringenti dettatidal mercato.

«Coniugare l’artigianalità con i tempi impo-sti oggi dal mercato è la cosa più difficile an-che perché la perfetta riuscita del prodotto di-pende da molti fattori, primo fra tutti la sceltadelle materie prime, l’attenzione nei confrontidei terzisti, gli imprevisti imponderabili inqualche fase del ciclo produttivo e così via: sicorre sperando che il risultato finale sia quellorichiesto».

A suo parere, quali sono le prerogative in-dispensabili da perseguire nelle strategieaziendali di un settore competitivo comequesto? «La costante attenzione al prodotto da mettere

in collezione, dopo le dovute ricerche einnovazioni, e la ricerca di nuove

fonti per l’acquisto di materieprime prestando molta atten-

zione al rapporto qualità-prezzo. Nessuna aziendadel settore può prescindere

da questi presupposti».

~

Le pregiate e selezionate materieprime, in particolare il cashmere,vengono acquistate direttamentedai paesi di origine, in particolareCina e Mongolia

Coraggio, tenacia e capacità impren-ditoriale. Sono queste le parole chespesso ricorrono quando si descriveun’impresa. Non si tratta di una

mera ripetizione o di carenza di argomenti,bensì del ricordare quali sono le caratteristicheche permettono a un imprenditore di concre-

tizzare un’idea e di farla crescerenel tempo fino a consegnarla aipropri figli e, magari, anche aipropri nipoti. Nell’Italia delprimo dopoguerra, Vittorio Ri-naldi, insieme al socio Gio-vanni Vietti dà avvio a una so-lida industria che unisce lasapienza artigianale e le com-petenze professionali del pro-prio territorio. Nasce così laTessitura di Crevacuore, nel-l’Italia dell’immediato dopo-guerra. Sono passati sessan-t’anni e l’azienda è ancora nellemani della stessa famiglia, se-

gno non solo del possesso di un antico “saperfare”, ma anche della capacità di trasmetterlo.Oggi il signor Marco Rinaldi, i figli Giorgio eAndrea, il nipote Alberto e Michele Pizzi con-tinuano con successo gli insegnamenti dei loropadri e zii. L’azienda è giunta alla terza genera-zione e i suoi prodotti sulle passerelle delle sfi-late del prêt-à-porter femminile di tutto ilmondo.

La vostra è un’azienda storica. Quali evo-luzioni ha vissuto il vostro settore soprat-tutto negli ultimi anni?«La Tessitura di Crevacuore ha saputo evolversicontinuamente dal punto di vista tecnologico,senza però perdere i profondi legami con le ra-dici della tradizione tessile. L’evoluzione, negliultimi anni, ha riguardato soprattutto il mododi mantenere i contatti e confrontarci con ilcliente finale. Le relazioni e le richieste si sonofatte più frequenti e hanno rappresentato pernoi anche uno sforzo organizzativo, in modotale da adeguare il servizio alle attese di rapidità,qualità ed efficacia che il mercato attualmente ci

Lavorazioni che esaltano la perizia manuale e l’artigianalità di un antico “saper fare”. Come spiega

Marco Rinaldi, ci sono tecnologie che non si possono acquistare. Si apprendono dal contatto

diretto. Dal Piemonte i tessuti che sfilano sulle passerelle di tutto il mondo

Luca Cavera

Marco Rinaldi, presidente di Tessitura di

Crevacuore, Borgosesia (VC)

www.tessituradicrevacuore.it

La lana per il prêt-à-porter

230 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Marco Rinaldi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 231

richiede».Quanto ha influito la crisi economica sul

vostro settore in generale e sulla vostra realtàin particolare?«Il settore tessile è stato certamente uno deiprimi ad andare incontro alla crisi. Già a partiredal biennio 2005-06, nell’ambiente si respi-rava un’aria pesante, fino a toccare il fondo nel2008. Molte imprese sono state costrette a chiu-dere i battenti o si sono dovute convertite daaziende verticali in converter. La nostra realtà èriuscita a resistere in quelli che crediamo sianostati gli anni peggiori della bufera e ora siamofiduciosi nel futuro. Nell’ultimo biennio la no-stra azienda ha avuto una netta ripresa perquanto riguarda gli ordinativi e questo ci fasperare anche per il 2011-12».

Quali sono i vostri principali mercati di ri-ferimento e quali tipologie di tessuti, prin-cipalmente, lavorate?«Acquistiamo le lane in tutto il mondo, ma so-prattutto le importiamo dall’Australia e dal-l’America del Sud. Per avere uno standard qua-litativo ottimale costruiamo il tessutointeramente in azienda, dal filo fino all’imbal-laggio. I nostri mercati di vendita principalisono l’Italia, la Francia, l’Inghilterra, l’Americae l’Asia. I nostri tessuti sono per la maggiorparte in lana e misti lana destinati al prêt-à-porter femminile. Siamo specializzati nei finis-

saggi lanieri e misti lana. Lavoriamo però anchealtre fibre: cotoni, sete, lini, poliesteri. Ese-guiamo internamente sia i processi di tintoriache di finissaggio, che sono la nostra forza perquel che riguarda qualità e consegna».

Quanto conta nel vostro lavoro l’innova-zione tecnologica?«Come in tutti i campi produttivi, anche il no-stro non fa eccezione. L’innovazione tecnologicaci ha certamente aiutato a migliorare la qualitàe la velocità di produzione. Tuttavia siamo ri-masti legati a dei cicli produttivi di finissaggiodi fattura tradizionale, che mantengono inalte-rata la “mano” di antichi tessuti. Questo dàcertamente un valore aggiunto al nostro pro-dotto. I nostri nonni e zii ci hanno insegnatol’arte di produrre un tessuto di qualità – e noiintendiamo continuare su questa strada. Cihanno insegnato a capire dove modificare un ci-clo di finissaggio o un’armatura a telaio, per ren-derla diversa e migliore rispetto a un’altra. Que-st’arte, che ci viene da radici lontane, è la nostratecnologia più importante. Una tecnologia chenessuno potrà mai copiarci».

~

Siamo rimasti legati a cicliproduttivi di finissaggiodi fattura tradizionale,che mantengono inalteratala “mano” di antichi tessuti

IL SETTORE TESSILE

Il settore della tintura dei filati ha su-bito notevoli cambiamenti negli ul-timi decenni. Alcuni frutto della ri-cerca di nuove soluzioni produttive

che migliorassero la qualità della vita nel-l’ambiente di lavoro, altri a supporto tec-nico di chi lavora sui macchinari e altri a fa-vore di chi la qualità la deve forniregarantendo soluzioni all’altezza delle aspet-tative, sempre maggiori, dei propri clienti.L’invasione del mercato turco, nonchéquella dei mercati indiano e cinese ha com-portato la pretesa, da parte di clienti scor-retti, di avere dalle nostre imprese le stessequotazioni fatte dalle aziende dei paesi dicui sopra. Le organizzazioni coinvolte nonhanno dato alle aziende alcuna tutela inquesto senso, hanno anzi spinto alla delo-calizzazione all’estero. A questo aspetto si èaggiunto anche, nei mercati emergenti, losfruttamento della manodopera infantile,che ha determinato una crisi di settore cheha risparmiato ben poche realtà. In questoscenario, solo le imprese con una storicaprofessionalità e capacità riescono, nonsenza difficoltà, a sopravvivere. La Tintoriadi Pollone Srl è una di queste. Abbiamoparlato con il titolare, Giovanni Basso,dello scenario attuale del settore.

Su quale tessuti e procedimenti di tin-tura vi siete specializzati?«La nostra azienda tinge filati di varia com-posizione. Sia fibre tessili naturali come ilcotone, il lino, la lana, la seta e le loro mi-schie, sia le fibre tessili artificiali come la vi-scosa, modal, acetato. Inoltre fibre sintetichein poliestere: trevira, dralon, cashmilon eelastofibre: dorlastan, lycra. Per i tratta-menti, siamo specializzati nello “stone wash”e nelle tinture con effetto “delavé”, “bicolor”e “mélanges”».

Siete sul mercato da circa un trenten-nio. Quali evoluzioni ha vissuto il vostro

La professionalità permette ancora di resistere

nel difficile settore della tintura dei filati. Ne parla

Giovanni Basso, imprenditore dalla lunga esperienza.

La sua visione di un mercato divenuto globale,

le cui regole sono ormai inadeguate

Valerio Germanico

Dare colore ai filati: imprenditoricontro un mercatosenza regole

232 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Giovanni Basso, titolare della Tintoria di Pollone Srl, Biella

[email protected]

Giovanni Basso

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 233

settore, soprattutto negli ultimi anni?«Ci sono stati cambiamenti travolgenti. Ini-zialmente il filo tinto in rocca veniva impie-gato solo nelle fantasie, poi sempre più ne-gli uniti. Questo ha comportato restrizioniin termini di controllo qualità e soprattuttodifferenziate fra i vari Paesi. Dietro la giu-stificazione della tutela della salute e del-l’ambiente, sono state intraprese iniziative le-gislative e normative riguardanti la soliditàdel colorante che somigliano troppo a ten-tativi protezionistici. In aggiunta ora, in Eu-ropa sono state introdotte delle leggi che re-golamentano le composizioni chimiche deicoloranti e il loro impiego (Reach)».

Qual è la situazione del settore dalpunto di vista delle innovazioni che per-mettono un minore impatto ambientale?«In linea con i più recenti aggiornamentinormativi sono stati brevettati dei nuovi co-loranti che riducono drasticamente il con-sumo di acqua. Noi prestiamo la massima at-tenzione quando scegliamo i prodotti,prediligendo quelli biodegradabili e i colo-ranti che abbiano la massima affinità con lefibre da lavorare. Ci sono dei prodotti ausi-liari che permettono di velocizzare alcunitipi di tintura. Un processo più rapido na-turalmente implica un minore consumo dienergia, carburante, acqua e tempo. Ciò haquindi un impatto positivo sia per quel cheriguarda la riduzione dell’inquinamento cheper la nostro produttività».

Quanto ha influito la crisi economicasul vostro settore in generale e sulla vostrarealtà in particolare?«Il 60-70% dei nostri concorrenti è statocostretto a chiudere. Noi abbiamo resistito,grazie alla nostro lunga professionalità, mala crisi non ci ha risparmiato. A causa dellespeculazioni di mercato che hanno fattocrescere i costi di combustibili, energia ematerie prime, i costi di produzione per 1

kg di filo sono diventati troppo alti, in pro-porzione, rispetto a quanto viene pagato ilprodotto sul mercato. A fronte di ciò, ilprezzo del nostro prodotto resta poco com-petitivo se confrontato a quello che si puòtrovare all’estero. C’è stata una fuga diclienti verso la Cina, l’India e recentementeanche la Turchia».

Quali sarebbero gli interventi che po-trebbero favorire un’inversione di rotta?«Una strategia che certamente andrebbe a ri-valorizzare il nostro mercato interno do-vrebbe partire dalle istituzioni e andare acolpire quelle sacche di concorrenza slealeche sono presenti anche in Italia. L’ingressonel mercato di grosse aziende dalle dimen-sioni europee rischiano di portare alla chiu-sura tutte le realtà che tradizionalmente sonocresciute nel territorio».

~

Noi prestiamo la massimaattenzione nella scelta di prodottibiodegradabili e colorantiche abbiano la massima affinitàcon le fibre

IL SETTORE TESSILE

234 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il settore tessile è un ambito di eccel-lenza del made in Italy; la produzionenostrana ha raggiunto livelli di qualitàineguagliati e guadagnato credibilità e

apprezzamento in tutto il mondo. La produ-zione autonoma di macchinari per l'industriatessile costituisce altresì un punto di merito, inquanto, oltre che permettere un migliore con-trollo della qualità e dei tempi di consegna, ga-rantisce la disponibilità continua di pezzi di ri-cambio e la costante possibilità dimanutenzione dei macchinari, con conseguentivantaggi per l'efficienza complessiva del cicloproduttivo. L'autonomia produttiva, con laprogettazione, la realizzazione e l'utilizzo nellastessa sede di macchine e componenti per lacardatura, non è tuttavia una prerogativa dimolti; Chiara Bonino, titolare della ditta Bo-nino Carding Machines di Biella, è orgogliosalatrice di tale consuetudine societaria. «La no-stra ditta, fondata nel 1913, vanta una storia or-mai centenaria. Questo retaggio aziendale co-stituisce senza dubbio uno dei motivi didistinzione della Bonino». Un prestigio legatoalla propria storia che viene tuttavia vissutocome un vantaggio operativo, più che come unsemplice simbolo intriso di nostalgismo. «Lanostra storia deriva prima di tutto dall’espe-rienza; un'esperienza che ci ha aiutato ad esseresempre dinamici e propositivi, in un mercatoche vive di sollecitazioni tecnologiche ed è

tanto magnanimo con chi sa assecondarlequanto crudele con chi non investe su innova-zione e sviluppo». Una sorta di sintesi, dunque, fra l'antica voca-zione artigianale dell'azienda e la sua nuovadimensione industriale, fatta di sperimenta-zione di nuove tecnologie produttive e investi-menti sulla formazione.«La progettazione e la realizzazione dei mac-

chinari per la produzione avviene in totale au-tonomia presso la nostra sede; ci avvaliamodella collaborazione di tecnici competenti epreparati e coinvolgiamo nella fase progettualee sperimentale anche la clientela, che svolge cosìuna funzione attiva – addirittura propositiva –nella nostra azienda». Già descritti – sono in re-altà facilmente intuibili – i vantaggi di assolvereinternamente alle fasi di collaudo e assemblag-gio dei macchinari: la disponibilità e la padro-nanza totale del parco macchine consentono in-fatti alla Bonino un controllo assoluto sullaqualità e i tempi di produzione, aumentando ilpregio dei prodotti e l'affidabilità dei produt-tori. Una vivace attitudine all'innovazione che

Sintetizzare la tradizione artigianale italiana

con la ricettività degli stimoli all'innovazione imposti

dal mercato. La ricetta di Chiara Bonino per essere

competitivi nel settore tessile

Lodovico Bevilacqua

Bonino Carding

Machines ha sede

a Sandigliano (BI)

www.bonino1913.it

L’artigianatoipertecnologico

Chiara Bonino

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 235

si traduce anche in una attività di marketing epromozione del marchio, in particolar modoattraverso la partecipazione a fiere specialisti-che. «Quella dell'anno corrente è la tredicesimapartecipazione della Bonino alla fiera Itma diBarcellona, una delle più importanti e presti-giose del settore. La novità proposta in questaoccasione consiste nella nuova versione dellaormai collaudata turbo carda, macchina indi-cata per la produzione di nontessuti per uso in-dustriale». Le novità di carattere tecnico non saranno tut-tavia le uniche presentate dalla ditta di Biellaalla kermesse catalana. «Alla Itma la Boninosarà affiancata per la prima volta dal marchiobelga HDB, società rilevata nel 2008 e affer-mata produttrice di carde per nontessuto e as-sortimenti per tappeti. Lo stand fieristico saràinfatti corredato di foto raffiguranti i macchi-nari che la Bonino ha prodotto su disegnodella controllata nord europea». La dinami-cità e l'intraprendenza della Bonino si sono ri-velate di fondamentale importanza per con-trobattere a questo momento di flessione del

mercato tessile, come conferma Chiara Bo-nino. «In questo periodo il mercato è stato ca-ratterizzato da una forte contrazione della do-manda e la soluzione verso cui ci siamoorientati per uscire indenni da questo mo-mento di crisi è quella di un ampliamento eperfezionamento della nostra gamma di pro-dotti – già di per sé molto vasta –, della ricercadi settori di nicchia ai quali offrire macchinarisempre più personalizzati, dell'inclinazione aun forte impulso alla internazionalizzazione ealla flessibilità aziendale». Emerge dunque il quadro di una società forte,dalla grande personalità, in grado di compen-diare la lunga e prestigiosa tradizione aziendalecon una strategia innovativa e intraprendente,necessaria per mantenersi competitivi nel mer-cato internazionale e assolvere al meglio la re-sponsabilità di rappresentare un paese che hafatto la storia dell'industria tessile.

~

Alla Itma la Bonino sarà affiancataper la prima volta dal marchio belgaHDB, società rilevata nel 2008 eaffermata produttrice di carde pernontessuto e assortimenti per tappeti

IL SETTORE CALZATURIERO

Un sistema moderno e competitivocostruito passo dopo passo nelcorso di cinque generazioni, at-traverso un processo integrato che

oggi si avvale delle tecniche più avanzate diproduzione e distribuzione. Il fascino, l’appeale lo stile che hanno reso celebri le calzature ita-liane a livello internazionale sono tutti ele-menti riscontrabili nei prodotti realizzati dallaQuattroci, azienda commerciale fondata nel1984 ad Arona, in provincia di Novara, con

l’obiettivo di distribuire, gra-zie anche alla formula delfranchising, le proprie calza-ture attraverso il marchio Ba-gatt. «Il mondo è cambiatoradicalmente in questi ultimidecenni», sottolinea l’ammi-nistratore delegato delgruppo, Alessandra Capra.«Grazie all’esperienza matu-rata, abbiamo però imparatoche non si finisce mai di co-struire, e che il traguardo sisposta sempre più in là: tuttele volte che ci sono ideenuove e persone che voglionometterle in pratica».La vostra è un’attività ca-

ratterizzata da un alto va-lore artigianale. Come si co-

niugano, a questo proposito, tradizione ar-tigiana e nuove tecnologie nella produ-zione?«Il settore calzaturiero, a differenza di molti al-tri ambiti, per le sue caratteristiche pretta-mente manifatturiere rimane ancora forte-mente legato alla manualità degli operatori.Tuttavia, in questi ultimi anni, alla compo-nente artigianale si sono affiancati i progressidella tecnologia e dei nuovi sistemi informa-tici, che hanno determinato un continuo ar-ricchimento del prodotto. Lo sviluppo delleprocedure tecnologiche ha portato inoltreun’ottimizzazione dei nostri processi produt-tivi e organizzativi, visto che oggi riusciamo aessere più rapidi non solo di fronte alle esi-genze dei fruitori del nostro prodotto, ma an-che verso il punto vendita stesso, garantendoun riassortimento in tempo reale sui prodottibest seller e riducendo al minimo eventualirotture di stock».

Bagatt è presente, con la sua rete di fran-

Lavorare le pelli, conciarle e trattarle, per creare

calzature capaci di esaltare il valore della tradizione

italiana anche a livello internazionale. È questo

l’obiettivo perseguito da Alessandra Capra

Matteo Rossi

Alessandra Capra,

amministratore

delegato di Quattroci Srl

www.bagatt.it

236 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Lo stile italiano come antidoto alla crisi

Alessandra Capra

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 237

chising, in quasitutta Europa. Qualisono le caratteristi-che principali che

accomunano i diversi negozi?«Il negozio rappresenta per noi un contenitoreall’interno del quale proporre articoli attuali,sempre in linea con le aspettative del nostrotarget di riferimento. Oggi siamo presentinelle principali città italiane ed europee, conspazi espositivi caratterizzati da un’architet-tura semplice e luminosa, che lascia spazio alprodotto ed in grado di adattarsi ovunque econ originalità: nei centri storici delle città,negli shopping center e nei mega-store, incui trovano posto i nostri corner personaliz-zati. La formula scelta è quella di ambientarele collezioni in un orizzonte di atmosfere fa-shion, in cui le nostre creazioni sianoal centro della scena, per esaltarele caratteristiche del marchio ela sua costante evoluzione,sempre secondo lo spiritodella moda».

Avete in pro-gramma l’apertura di

nuovi punti vendita nel pros-simo futuro?«Nonostante le difficoltà eco-nomiche che caratterizzano an-che il nostro settore, lo svi-luppo del brand Bagatt e della

sua rete di distribuzione non siarresta, tanto che nel solo 2011

abbiamo inaugurato ben sette nuovinegozi. Siamo ormai prossimi all’apertura diun punto vendita di proprietà aziendale nelpieno centro di Roma, una vetrina interna-zionale proprio nel cuore dello shopping ca-pitolino. A conferma della nostra crescita con-tiamo di aprire, nei prossimi mesi, nuovinegozi monomarca in alcune delle principalecittà europee, per rafforzare ulteriormente lanostra presenza anche sul mercato estero».

Quali sono, infine, le ultime tendenzeper la prossima stagione?«Le nostre collezioni autunno/inverno pun-tano a una riscoperta degli anni Ottanta, concalzature pensate per una donna sportiva egrintosa, ma attenta alla propria femminilità.

Nuovi volumi, tacchi, pellami dai co-lori caldi e naturali e suole flexi,

unitamente a calzature e borse le-gate all’everyday life e al tempolibero, arricchiscono la colle-zione di un comfort aggraziatoe trendy. Tutto questo rappre-senta un valore aggiunto della

moda Bagatt, destinata a un pub-blico esigente e sempre attento alle

ultime tendenze».

❝~

I nostri spazi espositivisono caratterizzati daun’architettura semplicee ricca di charme

La locomotiva a vapore per oltre unsecolo e mezzo ha spostato uomini emerci per centinaia di kilometri. Or-mai pressoché scomparsa dalle strade

ferrate, se non per occasioni particolari o raretratte turistiche, è entrata nell’immaginariocollettivo attraverso il cinema e la letteratura.Alcuni esemplari, da tempo, sono stati con-servati e destinati a musei, pubblici e privati.Lo stato di salute di queste macchine deposi-tate nei templi dell’archeologia industriale èquasi sempre precario. Esistono però delle im-prese – pochissime – che si sono specializzatenella riparazione e nel recupero di questi esem-plari della storia della tecnologia. In Italia èpresente una delle sole cinque imprese europeeche ha le competenze per eseguire questo tipo

di lavoro sulle locomotive a vapore. Si trattadella Lucato Termica di Castelletto Monfer-rato, una realtà imprenditoriale che viene dalsolco della tradizione dei maestri calderai.Un’azienda orgogliosa del proprio spirito arti-giano, che oltre che nella costruzione e manu-tenzione di impianti industriali, si cimentaanche nella riparazione delle locomotive nellacostruzione degli alambicchi in rame per le di-stillerie della grappa. La parola all’ammini-stratore delegato Giordano Lucato.

Cessata la produzione di caldaie a vapore,verso quali settori vi siete orientati?«Ci siamo specializzati sempre più nel settoreindustriale, nella manutenzione e realizzazionedi impianti a vapore, olio diatermico, acquasurriscaldata; costruzione di apparecchi speciali

Dalla costruzione delle caldaie al recupero degli ultimi esemplari dell’archeologia industriale

ferroviaria. Un’eccellenza italiana fra competenza e passione: il restauro delle antiche locomotive

a vapore. La parola a Giordano Lucato

Salvatore Cavera

A fianco, Giordano

amministratore delegato,

Antonio presidente

e Tiziano Lucato

amministratore delgato

di Lucato Termica Srl,

Castelletto Monferrato (AL)

www.lucatotermica.it

Il vapore: tecnologia da museo

238 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Giordano Lucato

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 239

a pressione; scambiatori di calore a fascio tu-biero in rame e riparazione di generatori di va-pore. A queste attività, dal 1993, si è aggiuntal’offerta di una serie di servizi di controlli nondistruttivi, come le indagini spessimetriche edifettologiche con ultrasuoni, indagini visivecon videoendoscopio industriale, controlli conliquidi penetranti e magnetoscopio ».

È stato complesso passare da una mo-noproduzione a un’ampia gamma di com-petenze?«Avendo un’attitudine artigiana, avevamo giànel nostro Dna le caratteristiche di eccletticitàe versatilità che sono state necessarie per met-tere in atto questa trasformazione aziendale.Per questo motivo, senza troppe difficoltà, cisiamo trovati a operare con la stessa dimesti-chezza sia nel settore civile che in quello in-dustriale, passando dal tessile all’alimentare,dall’ospedaliero al nucleare e al petrolchimicoe dedicandoci a una nostra passione, il settoreferroviario».

Com’è iniziata la vostra attività di recu-pero e riparazione di locomotive a vapore?«La nostra azienda è nata per costruire caldaiea vapore e costruivamo anche quelle per itreni. Questa tecnologia dunque la cono-sciamo bene. Le locomotive a vapore ormainon esistono praticamente più nelle normalilinee ferroviarie, sostituite dai locomotori elet-

trici o diesel. Però esistonomusei e collezioni private cheraccolgono le ultime super-stiti, a dimostrazione che que-ste immense macchine a va-pore conservano ancora uncerto fascino. Quasi sempre necessitano diuna riparazione e non sono in molti che sannoancora intervenire. Noi siamo tra i pochi inEuropa in grado di farlo».

Per voi è più che un semplice lavorodunque.«È un’attività non comune, che ci ha per-messo di trovare un costante stimolo per mi-gliorarci. Per noi è come eseguire il restauro diun’opera d’arte, è un lavoro che dà una grandesoddisfazione e che richiede una grande spe-cializzazione. In Italia siamo una realtà im-portante in questo settore – abbiamo lavoratoper le Ferrovie Nord Milano, il Museo Ferro-viario Piemontese, l’azienda consortile Tra-sporti di Reggio Emilia le Ferrovie della Cala-bria – e siamo anche richiesti dall’estero. Nel2009 abbiamo terminato la grande ripara-zione della locomotiva Mallet E211 delGroupe d’Étude des Chemins de Fer de Pro-vence», mentre nel 2010 e 2011 abbiamo ri-parato le due locomotive delle Ferrovie NordMilano, la 200-05 (costruita nel 1883) e la240-05 (costruita nel 1908)».

RICERCA PER L’IMPRESA

La ricerca sui nuovi materiali è effet-tuata da centri di ricerca, universitàe anche aziende. In alcuni casi icentri di ricerca e sviluppo di en-

trambi si uniscono, dando vita a sinergie ecollaborazioni. La trasformazione e la realiz-zazione delle materie plastiche hi-tech stannosviluppando e individuando nuovi com-pound, capaci di risolvere applicazioni strut-turali complesse (metal remplacement), comequelle termiche, tribologiche e chimiche. Ibenefici in termini di costo e peso sono in-discutibili. Come spiega Franco Lico: «Inuovi materiali, sono in grado di lavorare acontatto con tutti i tipi di liquidi e alimenti,in conformità alle certificazioni internazio-nali e per alcune applicazioni specifiche pos-sono essere a base organica con elevato gradodi biodegradabilità». Franco Lico è il diret-tore generale di Cobraplast, una società im-

Impresa e universitàunite per creare innovazione La ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali plastici

rendono disponibili soluzioni più funzionali

e leggere, oltre che più economiche e rispettose

per l’ambiente. Franco Lico espone il presente

e il futuro dei tecnopolimeri plastici

Luca Cavera

Franco Lico, direttore generale di Cobraplast di Villanova Canavese (Torino)

www.cobraplast.com

242 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Franco Lico

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 243

pegnata nella ricerca di nuovi materiali chesempre più frequentemente studia nuove so-luzioni in collaborazione con i laboratori diricerca delle università. «Per oltre un decen-nio, il marchio e brevetto internazionaleKrailon è stato predominante nei progettiCobraplast. Adesso la nuova strategia azien-dale è quella di investire risorse tecniche edeconomiche per sviluppare nuovi i materiali,trasformandoli in prodotti finiti all’internodel nostro stabilimento».

Qual è il bilancio sulla vostra attività peril 2010 e quale trend state registrando dal-l’inizio del 2011?«L’attività svolta nel corso del 2010 è statacondizionata negativamente dalla crisi inter-nazionale. Pur avendo aumentato il volumedi affari, abbiamo assistito a una diminu-zione dei margini. Le ragioni sono state prin-cipalmente due: da una parte, l’incremento dicompetitività del settore ha favorito una ten-denza all’abbassamento dei prezzi di vendita,dall’altra si è registrato un aumento com-plessivo dei costi di produzione. Per il 2011prevediamo un incremento delle vendite,consolidando ulteriormente la nostra pre-senza verso Paesi in forte crescita e alto con-tenuto tecnologico quali Stati Uniti, Mes-sico, India, Cina e Brasile».

Quali, tra i vostri materiali, hanno otte-nuto le migliori performance sui mercati?«I tecnopolimeri di nuova generazione stannoottenendo buoni risultati sul mercato. Infattiquesti sono riusciti a sostituire i metalli inmolte applicazioni, grazie alle loro caratteri-stiche meccaniche. Inoltre, abbiamo appenalanciato sul mercato tre nuove linee di tec-nopolimeri, ciascuna con caratteristiche spe-cifiche diverse, pensate per supportare lo svi-luppo di soluzioni destinate a settori diversi».

Quali sono le altre novità sulle quali statelavorando e che porterete sul mercato neiprossimi mesi?

«Ci stiamo sempre più concentrando sull’in-novazione di prodotto. Collaboriamo con di-versi centri di ricerca con i quali abbiamoavviato lo sviluppo e l’utilizzo di nuovi ma-teriali con tecnologia nano (nano compositi)e materiali ecologici e biocompatibili».

Che peso ha, rispetto al vostro fatturato,l’investimento nella ricerca e nell’innova-zione?«Per l’anno 2010, gli investimenti hanno in-ciso sul fatturato per l’8%. Abbiamo investitoprincipalmente nella ricerca e nello sviluppodi tutti i materiali ad alte prestazioni, da uti-lizzare in alternativa a quelli tradizionali.Inoltre sono state introdotte delle attrezza-ture altamente tecnologiche sia all’internodel processo produttivo che nell’area con-trollo qualità».

La Cobraplast è una società italiana con una grande passioneper l’innovazione tecnologica. Specializzata nel campo deipolimeri termoplastici ad alte prestazioni, da anni lancia sulmercato nazionale e internazionale i proprio prodotti, sviluppatigrazie a un know how acquisito in oltre trent’anni di esperienza.“Dal progetto all’oggetto la soluzione è Cobraplast”, questo è loslogan promosso dall’azienda. Con tecnologie di altissimo livelloe la competenza delle proprie risorse umane, la società si ponecome un vero problem solving partner: propone soluzioni eprodotti finiti, gestisce in modo personalizzato ogni progetto esegue l’iter produttivo in tutte le sue fasi. Le sue applicazionisono presenti in quasi tutti i settori industriali: dall’automotiveall’aereonautico, dal medicale al fitness, dall’arredamentoall’elettrodomestico. Questa realtà fa inoltre parte del progetto“From Concept to Car”, che sostiene all’estero le eccellenzedell’industria dell’auto piemontese.

Un problem solving partner

STRUMENTI INNOVATIVI

La passione racchiusa nella creazionedi un gioiello non viene dagli stru-menti usati per costruirlo, ma dallapersona che li usa. Come tanti altri

settori, però, anche la realizzazione dei gioielli,negli ultimi anni, è stata fortemente influen-zata dalla diffusione di strumenti innovativi,tanto che ormai la maggior parte delle nuovecreazioni, sia economiche che lussuose, sono ilrisultato di lavorazioni eseguite con le più mo-derne tecnologie 3D. Queste non possonocerto sostituirsi all’abilità del gioielliere, ma of-frono un supporto decisivo nella produzione digioielli unici, realizzati sulla base delle specifi-che richieste di ogni committente: «Creare un

gioiello su misura valorizza la capacità creativae artigianale del gioielliere», spiega ClaudioBistolfi, amministratore unico della Informa-tica Service Valenza, azienda di Valenza spe-cializzata nella fornitura di soluzioni informa-tiche per il settore orafo. Tenendo conto dellesfide commerciali del mondo di oggi, i van-taggi offerti dall’utilizzo della tecnologia Cad- Computer Aided Design, e Cam - Compu-ter Aided Manufacturing, sono infatti così evi-denti da non poter più essere ignorati, comeconferma Bistolfi: «Si tratta di una tecnologiausata per decenni in altri settori, che sta mo-dificando le abitudini commerciali dei gioiel-lieri più attenti alle nuove tendenze. IlCad/Cam permette di disegnare e costruire unoggetto di gioielleria usando il computer, perpoi inviare le informazioni a una macchinacontrollata dal computer stesso, che sulla basedelle informazioni ricevute è in grado di creareil pezzo». L’azienda, all’avanguardia in questosettore, recentemente ha immesso sul mer-cato, dopo oltre due anni di studi, un softwaredi ultima generazione, denominato Matrix3d, divenuto in breve tempo uno strumento disupporto fondamentale per il lavoro di mol-tissimi gioiellieri. «Il software Matrix è un pac-chetto appositamente studiato per facilitare la

Anche il settore orafo è protagonista di una rivoluzione

tecnologica, grazie all’uso di strumenti di ultima

generazione, a supporto del lavoro di artigiani

e gioiellieri. Il punto di Claudio Bistolfi

Guido Puopolo

Una fase

di progettazione

di un gioiello al computer

www.matrix3d.it

Soluzioni informatiche per il settore orafo

244 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Claudio Bistolfi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 245

modellazione dei gioielli, tramite il noto ap-plicativo Rinoceros 3d.Un normale softwareCad 3d costruisce modelli matematici. Ungioiello è però un oggetto artistico – sottolineaBistolfi - dotato di precise particolarità. QuiMatrix 3D fa la differenza, in quanto è statoprogettato per utilizzare algoritmi capaci di ri-spettare l’approccio manuale nella modella-zione degli oggetti, lasciando ampio spazioalla creatività del gioielliere e incrementan-done notevolmente la produttività». La ricercae l’innovazione costituiscono quindi un re-quisito fondamentale per Informatica Service,come evidenzia Bistolfi: «Sosteniamo continuiinvestimenti, sia in termini economici che dirisorse tecniche. Questo, tenendo conto anchedelle particolari esigenze rilevate sul campo, ciha portato a instaurare proficue sinergie con inostri partner, mirate a un costante migliora-mento del prodotto». Nonostante la difficile situazione economicagenerale, queste prerogative hanno permessoall’azienda di consolidare la propria posizione

sul mercato, anche se, sempresecondo Bistolfi, persistono al-cuni elementi di criticità a cuibisognerebbe porre rimedio:«Per mantenere la qualità delgioiello italiano ai massimi li-velli è necessario porre in attoun serio programma di rinno-vamento tecnologico, senza ilquale diventerà impossibileriuscire a ridurre i costi e itempi di produzione». Propriola diffusone delle nuove tec-nologie rappresenta, dunque, la mission azien-dale, rivolta anche ad ambiti diversi: «Vo-gliamo aumentare la nostra presenza in settoristrategici come la sicurezza dei dati e lo svi-luppo delle reti informatiche. Promuoviamo,all’interno delle aziende, lo sviluppo delle piùrecenti tecnologie, uno strumento necessarioper permettere ai nostri partner di affrontarequesto particolare momento con rinnovatospirito imprenditoriale».

Per realizzare Matrix 3d sono stati necessari più di due anni di lavorazione e unagrande quantità di informazioni, raccolte dai migliori modellatori Cad del settore.Grazie a Matrix 3d è possibile creare un dettagliato modello tridimensionale delgioiello che si vuole creare, con la possibilità di controllare ogni caratteristica didimensione della pietra, profondità di incassatura, spessore delle punte, peso delmetallo e molto altro. Il giusto mix tra capacità artigianale e tecnologiad'avanguardia, una combinazione vincente che distingue il vero gioielliere daipunti vendita di massa.

Creatività supportata dal computer

TECNOLOGIA INTEGRATA

248 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Creare valore attraverso un approcciointegrato, capace di coniugare l’ec-cellenza della tecnologia, l’espe-rienza della consulenza e la forza

della comunicazione. È questo l’obiettivo che,fin dalla sua nascita, si è posta Irides, azienda diVigliano Biellese, in provincia di Biella, spe-cializzata nella progettazione, installazione emanutenzione di sistemi collegati al mondo Ipquali telefonia, VoIP, videosorveglianza,stampa/copy, multifunzione e soluzioni infor-matiche. «L'informatica è un fattore strategiconello sviluppo economico e sociale delle popo-lazioni, e per questo rappresenta uno dei pila-stri su cui poggiano le soluzioni tecnologicheproposte da Irides», spiega il responsabile Com-merciale della Società, Fabrizio Re.

Quali sono i principali ambiti di riferi-

mento dei vostri prodotti?«I nostri servizi sono rivolti alle aziende, allepubbliche amministrazioni, ma anche ai pri-vati. I professionisti che lavorano in Irides pos-siedono infatti competenze eterogenee, tecni-che, organizzative, finanziarie e legali che, unitea una spiccata vocazione al problem solving, cipermettono di rispondere in maniera precisaalle diverse esigenze dei nostri clienti, in qual-siasi ambito essi operino».

Che ruolo ricoprono le attività di ricerca esviluppo nel vostro settore?«Il nostro motto è “oggi le tecnologie di do-mani”. Questa frase per noi ha un valore benpreciso, in quanto siamo sempre alla ricercadi ciò che di più all'avanguardia offre il mer-cato, per progettare e costruire soluzioni sem-pre più innovative. Nella sede di ViglianoBiellese disponiamo, ad esempio, di una salademo in cui è possibile vedere in funzioneogni servizio e prodotto della nostra propo-sta. Un valore aggiunto è rappresentato inol-tre dai nostri collaboratori, che costituisconoun team in continua evoluzione grazie anchea un programma continuo di aggiornamento,sul campo e mediante società di formazione,con la comunità scientifica e il mondo uni-versitario».

La vostra azienda lavora al fianco di di-versi enti pubblici. In quali ambiti soprat-tutto trovano applicazione i vostri servizi?«Ogni qual volta affrontiamo un nuovo lavoro

Mettere in comunicazione le persone e le organizzazioni, per rendere facilmente

disponibili le informazioni, aggiungendo valore al lavoro. Fabrizio Re spiega come

la tecnologia possa aiutare a gestire anche le situazioni più complesse

Diego Bandini

In basso, a sinistra,

Fabrizio Re,

responsabile

commerciale,

e Paolo Montarolo,

responsabile tecnico

di Irides Srl

www.irides.it

Servizi ad alto contenuto tecnologico

Fabrizio Re

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 249

a stretto contatto con la pubblica ammini-strazione, oltre a provare orgoglio nel fornireservizi e impianti alla collettività di cui fac-ciamo parte, tendiamo a cercare di elevare illivello tecnologico e di servizio. Nello speci-fico collaboriamo con molti Enti per la for-nitura di diversi servizi ad alto contenuto tec-nologico. Tra questi, ad esempio, possiamoricordare la Videosorveglianza per il controllodel territorio, i sistemi sanzionatori per il ri-levamento di accessi non autorizzati in Zonea Traffico Limitato, le soluzioni VoIP per la ri-duzione dei costi telefonici, gli Internet PointPubblici che permettono al cittadino la navi-gazione web ad esempio in un parco».

Al giorno d’oggi la sicurezza ricopre unruolo centrale nelle politiche di sindaci eamministratori. Che tipo di supporto for-nisce Irides a questo proposito?«Siamo specializzati nella realizzazione di im-pianti per la videosorveglianza con risoluzionesuperiori all’Alta definizione di SKY. La vi-deosorveglianza è divenuta, infatti, una com-ponente fondamentale dei sistemi di sicurezza,

tanto che in Irides abbiamo coniato il neolo-gismo “videosicurezza”. Tramite i nostri sistemidi videosorveglianza si ha la possibilità di vi-sualizzare immagini in tempo reale oppure re-gistrate che permettono agli organi prepostil’identificazione di mezzi o persone».

Quale, invece, il supporto fornito alleimprese?«Ogni azienda crea quotidianamente infor-mazioni sotto forma di immagini, filmati,materiale di vendita, documenti tecnici, legalie amministrativi. Imprese e organizzazioni sitrovano a dovere affrontare ogni giorno unavariabile con cui, spesso, non sono abituati aconfrontarsi: la complessità. Per questo aiu-tiamo i nostri clienti a utilizzare al meglio leinformazioni di cui dispongono, o creiamo ipresupposti affinché possano acquisirle, ana-lizzarle e fruirne, mediante soluzioni che in-tegrano elevati standard qualitativi, in am-bito informatico e telefonico. Siamo inoltrespecializzati in soluzioni professionali per ilcollegamento ad Internet anche su aree inDigital Divide».

❝~

Siamo sempre alla ricerca di ciòche di più all'avanguardia offre ilmercato, per progettare e costruiresoluzioni sempre più innovative

INFORMATION & COMMUNICATION TECHNOLOGY

250 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Negli ultimi decenni gli effetti dellatecnologia informatica e della suaapplicazione sono divenuti tal-mente importanti e pervasivi da fare

addirittura parlare di terza rivoluzione indu-striale. Ogni ambito di ogni settore industriale èormai fortemente caratterizzato da un processo,avvenuto o in completamento, di informatizza-zione dei servizi. E le società che si dedicano aquesta attività specifica sono cresciute in pro-porzione notevole, rendendo tale mercato sem-pre più competitivo. Il settore denominato Information & Commu-nication Technology si è evoluto in maniera espo-nenziale e delineato in base a caratteristiche benprecise, quali la grandissima importanza rico-perta della formazione del personale e il ruolofondamentale degli investimenti in ricerca e svi-luppo, in quanto si tratta di un segmento che –più che considerarla un vantaggio – identifica lapropria natura con la tecnologia. Caratteristicheche ben conosce Sandro Rapisarda, amministra-tore delegato della Csp di Torino, società specia-lizzata nell'erogazione di servizi di consulenzanel settore dell'Information Technology. «Inno-

vazione e flessibilità sono gli obiettivi fonda-mentali da perseguire per rimanere competitivisul settore», spiega Rapisarda. Il portafoglio d'of-ferta Csp è oggi estremamente ampio. Non ul-tima, sull’onda della diffusione dei dispositivimobile di ultima generazione, come l’Ipad, ilgruppo piemontese ha sviluppato iWASS, un’ap-plicazione destinata alle reti di vendita per lapromozione di prodotti assicurativi. «È una so-luzione innovativa molto apprezzata dalle com-pagnie perché è strettamente connessa ai processidi business – spiega Rapisarda -. L’applicazione èstata progettata per supportare le attività dellaforza vendita sul territorio, adottando la logica dellavoro in mobilità». Attraverso iWASS è possibileincrementare l’efficacia dell’attività commerciale,grazie a un tutorial di facile utilizzo che sempli-fica la presentazione e la scelta da parte dei clientitra i vari prodotti assicurativi disponibili. «Con-tiamo di offrire la soluzione personalizzata ai no-stri clienti in tempi molto rapidi, grazie alla sem-plicità di integrazione con i sistemi già esistenti».Ad aver permesso lo sviluppo di iWASS è stataanche la recente operazione di acquisizione ef-fettuata dalla Csp e descritta dal presidente dellacompagnia, Carlo Sau. «All'inizio di maggio lanostra società ha proceduto all'acquisto del100% delle quote della Italsoft, rilevate dalgruppo Technomind che, come la Csp, è impe-gnata nell'ambito dei servizi informatici». Que-sta operazione costituisce un vero e proprio saltodi qualità, non solo in termini di efficienza delservizio offerto, comunque già alta in prece-denza, quanto in relazione al concomitante rile-vamento del mercato di competenza della Ital-soft, con conseguente espansione in aree

L'erogazione di servizi Ict, in un'era in cui l'informatizzazione ha contaminato positivamente

gli ambiti di ogni settore industriale e commerciale, richiede un ventaglio di offerte completo

e flessibile. Il punto di Sandro Rapisarda, Maurizio De Luca e Carlo Sau

Lodovico Bevilacqua

Da sinistra, Sandro

Rapisarda, Carlo Sau

e Maurizio De Luca della

CSP Spa di Torino

www.cspnet.it

L’espansione dell’Ict

Sandro Rapisarda, Maurizio De Luca e Carlo Sau

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 251

commerciali prima insondate. Continua Sau:«Il potenziale operativo – grazie a questa acqui-sizione – cresce in maniera esponenziale; il nuovogruppo potrà ora contare su cinque sedi opera-tive – Torino, Milano, Padova, Trieste e Lugano– un’asse che permette il presidio di un mercatolocalizzato nell'intera Italia settentrionale. Cosaancora più importante, le nuove dimensioni rag-giunte ci permettono di entrare nel novero deicento maggiori operatori italiani di servizi Ict.L'organico di collaboratori di cui ci avvaliamo sa-lirà oltre le 420 unità, aumentando notevol-mente le potenzialità operative dell'azienda».Non ultimo in ordine di importanza, è previsto

anche un aumento di fatturato, che si dovrebbestabilizzare attorno a una cifra superiore ai ventimilioni di euro. «La CSP è stata fondata nel1977 e questa esperienza pluriennale ci ha per-messo di aumentare in maniera graduale l'offerta,fino a garantire la capacità di assecondare le esi-genze più differenti nell'ambito di consulenza,progettazione e sviluppo informatico» intervienenuovamente Rapisarda. Una varietà di serviziche costituiscono dunque un valore aggiunto,come sottolinea il direttore generale Maurizio DeLuca, già amministratore delegato di Italsoft.«L'assortimento di servizi che offriamo incontrale esigenze di qualunque cliente; la nostra pro-posta va dalle soluzioni di business integration aservizi di consulenza Ict, passando per outsour-cing, system integration e sviluppo di progetti “acorpo”». Conclude Maurizio De Luca: «l'incor-porazione di Italsoft in CSP, già deliberata, ci per-metterà di rafforzare ulteriormente la nostracompetitività, realizzando una maggiore effi-cienza nei processi produttivi e amministrativi,contenendo i costi di struttura ed attuando unarigorosa politica di recruiting e formazione con-tinua. In questo modo potremo continuare ad af-fiancare nel tempo i nostri clienti, costruendo re-lazioni di reciproca fiducia e supportandolinell'evoluzione del loro business».

~

La nostra proposta vadalle soluzioni dibusiness integration aservizi di consulenza Ict,passando peroutsourcing, systemintegration e sviluppodi progetti “a corpo”

Questa laproiezione per il

prossimo fatturatodel gruppo CSP,che conta su unorganico di oltre

420 collaboratoridislocati presso le

sedi di Torino,Milano, Padova,Trieste e Lugano

EURO

+ 20mln

CONSULENZA

254 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Qualità e completezza del servizio grazie

a larghi investimenti in tecnologia

e risorse umane. La strategia vincente

per avere successo nel campo

delle consulenze peritali spiegata

da Attilio Mercalli

Lodovico Bevilacqua

Tempestività e competenza nella gestione dei sinistri

La gestione dei sinistri, dei danni edelle avarie è una funzione estre-mamente delicata; in virtù degli in-teressi che vengono coinvolti e delle

responsabilità attribuite – richiede una ca-pacità sempre maggiore di integrare il servi-zio, nonché migliorarne l'efficienza. Inoltrela condizione verosimilmente conflittualeche si viene a creare fra i soggetti investiti dafatti o responsabilità, attiva o passiva che sia,nonché depositari di interessi diversi – nor-malmente opposti – impone la garanzia diuna grande professionalità , frutto di anni diesperienza in questo settore. L'erogazione di un servizio completo divienea questo punto fondamentale: la capacità diintervenire anche dal punto di vista opera-tivo, mettendo a disposizione del cliente unpotenziale logistico idoneo all'intervento ri-chiesto, è una prerogativa a cui le società im-pegnate in questo settore non possono ri-nunciare. Ben consapevole di tutte lesuccitate condizioni è Attilio Mercalli, fon-datore e titolare della società torinese Engi-

neering Data. «La nostra azienda è impe-gnata nell'ambito delle consulenze peritalida ormai quarantadue anni e questalunga esperienza costituisce un vero eproprio valore aggiunto, che oltre a ga-

rantire il prestigio e l'affidabi-lità della Engineering Data,ha conseguito anche note-voli vantaggi operativi».Una decisione che maturanel corso di una vita profes-

sionale spesa nell'ambito del-l'industria. «Ho acquisito

grande esperienza nel campo industriale, inparticolare nell'ambito legato all'elettrotec-nica, prima come semplice dipendente epoi come dirigente; ed è proprio in questaultima fase che, in seguito a un danno digrande rilevanza subito dalla mia azienda,ho deciso di fondare una struttura per laconsulenza peritale». L'ambito di intervento della Engineering

Attilio Mercalli,

fondatore e titolare

della società torinese

Engineering Data

www.engineeringdata.it

Attilio Mercalli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 255

pralluogo; la celerità dell'intervento è unagaranzia importante, poiché da essa dipendein buona parte la qualità della perizia, non-ché la eventuale e residua possibilità di limi-tare i danni subiti dal bene in questione». Lacapillarità della presenza sul territorio di-venta quindi un'altra condizione necessariaper essere competitivi e la rete di contatti sucui contare è proporzionata alle potenzialitàche è in grado di esprimere l'azienda. «La En-gineering Data ha intessuto una fitta rete dicontatti con corrispondenti fiduciari, sele-zionati accuratamente negli anni in virtùdella loro competenza; la presenza di colla-boratori afferenti ai più diversi ambiti, con-sente alla società di avere esperienza e pro-fessionalità per la compilazione di perizie diogni tipologia». Il raggiungimento di stan-dard elevati nell'erogazione del servizio diconsulenza peritale passa senz'altro da in-genti investimenti in due particolari ambiti,quello tecnologico e quello umano, come so-stiene Attilio Mercalli. «La gestione di unagrandissima quantità di dati richiede natu-ralmente un imponente sistema in grado diaffrontare questo compito; è scontato chesolo una completa informatizzazione sia ingrado di garantire la possibilità di ordinare erendere accessibili tutti i dati raccolti neltempo. L'investimento in tecnologia, infor-matica e non, è quindi un capitolo di grandeimportanza alla Engineering Data».

Engineering Data investe con forza nel suo capitale umano. Forteanche di uno staff coeso e intraprendente (nelle immagini, dasinistra, Adriana Lommi, Silvio Maiaris, Gaetano Puorro e sotto,Carlo Pozzo, Ivo Panero e Sabrina Giordano). «Al di làdell'indubbia utilità della tecnologia, ho sempre creduto chel'investimento migliore sia nella formazione del personale –spiega Attilio Mercalli -. La competenza e la professionalità dellostaff che ho allestito costituiscono infatti il vero valore aggiuntodi questa società. Un patrimonio che non si declina solamentesotto l'aspetto lavorativo, ma anche umano: la coesione e irapporti interpersonali fra i componenti del team sono infattiestremamente importanti per creare un gruppo affiatato e unito,in grado di lavorare in armonia e serenità». Una struttura chepunta tanto sulla professionalità che sull'affiatamento dei propricollaboratori e che ha dimostrato come questa sia una sceltavincente. Negli anni, infatti, è stata in grado di guadagnare unaleadership territoriale, che suggella la strategia aziendale con unmercato in costante ampliamento. «I nostri utenti – compagnieassicuratrici in prevalenza, ma anche banche, industrie e privati –sono in buona parte piemontesi, ma abbiamo anche un riscontromolto importante in ambito nazionale e internazionale, conservizi erogati in tutto il mondo e collaboratori di fiducia dislocatiin diversi paesi».

L’investimento miglioreè sulle risorse umane ❝

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La celeritàdell'intervento è unagaranzia importante,poiché da essa dipendein buona parte la qualitàdella perizia, nonchél’eventuale possibilitàdi limitare i danni subitidal bene in questione

Data è molto ampio e va dai sinistri di variotipo, ai grandi danni provocati da fenomeniatmosferici, sia nel settore civile che in quelloindustriale. «Le nostre prerogative di gestionedel contenzioso sono estremamente estese eprevedono diverse fasi, la prima, e certamentela più urgente, è la presa di coscienza deldanno stesso, cioè la cosiddetta fase del so-

FINANZA

trattati in Borsa e sono contratti tra due partiper comprare o vendere un’attività a una certadata futura, per un certo prezzo. Le optionvengono negoziate sia in Borsa sia over thecounter (Otc, fuori dai mercati regolamentati)e si tratta di contratti in base ai quali unaparte s’impegna a concedere all’altra, dietropagamento di un prezzo (premio), il diritto (enon già l’obbligo) di acquistare (call) o di ven-dere (put), a una scadenza prefissata, un’atti-vità a un certo prezzo (strike price). Gli swapsono invece accordi Otc tra due parti perscambiarsi futuri pagamenti, il cui ammontareè determinato sulla base di parametri di rife-rimento diversi. Ad esempio, il cliente paga untasso fisso e la banca uno variabile su un me-desimo capitale nozionale che non viene scam-biato tra le parti. Quest’ultima forma è la piùsemplice e viene denominata plain vanilla(“tutto vaniglia”), come il gusto più sempliceper i gelati».

I guadagni e le perdite che possono con-seguire da un contratto derivato sono po-tenzialmente molto elevati. Esiste una tuteladal punto di vista legale?«In Italia, nell’ultimo decennio, c’è stata un’of-ferta dissennata di tali prodotti e le perdite perle imprese e per gli enti locali sono state ele-vatissime. Per fortuna esiste un’effettiva tu-tela dal punto di vista legale e su questoaspetto siamo all’avanguardia in Europa. Leimprese e gli enti locali, sempre di più, rie-scono a ottenere in sede giudiziale la dichia-razione di nullità di tali contratti o la con-

258 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Conoscere i rischi per gestire le scelte in maniera consapevoleNegli ultimi dieci anni nel nostro Paese c’è stata un’offerta sconsiderata di contratti derivati.

L’Italia però è anche all’avanguardia in Europa per quanto riguarda la tutela legale

sotto questo aspetto. Marco Rossi spiega in che modo difendersiNicolò Mulas Marcello

Il finanziere americano Warren Buffettha detto che “la varietà dei contratti de-rivati trova un limite solo nell’immagi-nazione dell’uomo (o talvolta, a quanto

pare, del folle)”. Basti pensare che esistono de-rivati sulle variazioni climatiche (weather de-rivatives), sulle tariffe di trasporto (freight de-rivatives) e sulle quote di emissioni di gas aeffetto serra (EU emission allowance transac-tions). Tra future, option e swap, la categoriadei derivati è molto numerosa. Ma quali sonole principali differenze tra questi tipi di con-tratti? «Quest’estrema eterogeneità – spiega

l’avvocato MarcoRossi – mi spinge adichiarare l’impos-sibilità di indivi-duare caratteristi-che comuni atutti i derivati. Letre categorie sopracitate sono peròquelle di base. I

future sono

Marco Rossi, avvocato

esperto di strumenti

finanziari

Marco Rossi

danna della banca al risarci-mento dei danni. In terminieconomici ciò significa la pos-sibilità non solo di annullarei debiti nei confronti del si-stema bancario, ma anche direcuperare le perdite finan-ziarie prodotte da tali con-tratti oltre a poter richiedereil risarcimento dei danni pa-titi. A tal riguardo, è fonda-mentale destrutturare talicontratti complessi conun’apposita perizia matema-tico-finanziaria, che evidenzigli aspetti critici dei derivati eche consenta all’avvocatod’agire in giudizio contro gliistituti di credito. In questomodo si garantisce alle imprese e agli enti lo-cali la possibilità di disporre degli stessi stru-menti di finanza matematica di cui dispon-gono le banche, così eliminando l’asimmetriainformativa».

Spesso sono proprio le imprese indebitatea fare ricorso a questo tipo di contratti adalto rischio. C’è una regolamentazione chepone dei limiti in questo ambito? «No, per le imprese private non c’è un limiteprevisto per legge alla possibilità di stipularecontratti di natura finanziaria, limite che, in-vece, sussiste per gli enti pubblici, che possonostipulare solamente derivati con finalità dicopertura. Tuttavia pochi sanno che quasitutti gli statuti delle società vietano (seppurimplicitamente) la stipulazione dei contrattiderivati speculativi. Pertanto, una volta che laperizia ha dimostrato che i contratti stipulatidall’impresa non erano di copertura bensìspeculativi, l’avvocato avrà la possibilità dicontestarne l’efficacia in quanto contrattiestranei all’oggetto sociale e fatti stipulare da-gli intermediari finanziari esclusivamente perlucrare ingenti commissioni occulte (ovvero-sia non dichiarate al cliente). In un caso de-ciso dal Tribunale di Bergamo nel 2006, icontratti swap (rivelatisi speculativi) sono stati

dichiarati inefficaci proprio perché l’oggettosociale della società non consentiva la sotto-scrizione di tali prodotti».

Le banche sono obbligate a fornire tutte leinformazioni necessarie riguardo al rischio? «Sicuramente sì. Le banche hanno un generaleobbligo di agire nell’interesse del cliente e dispiegare tutte le caratteristiche dei prodottifinanziari proposti (si tratta della regola di de-rivazione anglosassone del “know your mer-chandise rule”). Per i derivati l’elemento del ri-schio è, di sicuro, quello più importante e sulquale la banca deve porre in essere un’opera-zione di completa disclosure. In mancanza diuna comunicazione chiara e trasparente in or-dine al rischio sotteso al derivato verrebbe amancare, a mio avviso, un accordo sull’og-getto stesso del contratto, con sua conseguentenullità e obbligo per la banca di restituire alcliente tutte le somme perse. Per usare unesempio banale è come se la banca invitassel’impresa a scommettere a “testa o croce” manon le dicessi in anticipo che la moneta ètruccata (ovverosia che da come risultato “te-sta” 9 volte su 10). Ovviamente le banchescelgono sempre “testa” visto che sono loro chestrutturano i derivati complessi che poi riven-dono a imprese ed enti locali».

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 259

��

Le banche hanno un generale obbligo di agirenell’interesse del cliente e di spiegare tutte le caratteristiche dei prodotti finanziari proposti

FINANZA

Conoscere l’andamento del mercato delle azioni,

indici, valute e tassi è il primo passo per gestire

senza pericoli i derivati. L’avvocato Emilio Girino

aiuta a fare chiarezza nell’intricata selva

di questi strumenti finanziariNicolò Mulas Marcello

Strumenti utili per domare i mercati

Emilio Girino, partner

dello Studio Ghidini,

Girino e Associati e

docente del Centro

universitario di

organizzazione

aziendale

Gli strumenti derivati costituisconouna famiglia molto numerosa dicontratti spesso considerati ad altorischio. Occorre, però, conoscerne

la natura per definirne la pericolosità: «A di-spetto di quanto superficialmente sin qui af-fermato – spiega l’avvocato Emilio Girino –non sono di per sé strumenti malefici e, se in-telligentemente utilizzati, possono rivelarsi utiliper domare l’irrequieto movimento dei mercati.Sono, però, arnesi complessi da maneggiare».

Cosa bisogna sapere prima di sottoscri-verne uno? «La prima cosa da sapere è in cosa consistono.In estrema sintesi si tratta di strumenti finan-ziari miranti a realizzare un differenziale di va-lore su una data grandezza economica calcolato,appunto, come differenza fra il prezzo pattuitoin contratto e il prezzo che quella stessa gran-dezza assumerà sul mercato alla data di scadenzao di esecuzione. Ciò significa che un derivato,di norma, recepisce interamente il fluttuanteandamento della grandezza economica sotto-stante, esponendo le parti a probabilità di pro-fitti teoricamente illimitati. Ovviamente, egualee contraria conclusione vale per le perdite».

Oramai sono innumerevoli i casi di una re-cente fattispecie di raggiro finanziario: “lacopertura” dal rialzo dei tassi di interessemediante la sottoscrizione di contratti sustrumenti derivati, i cosiddetti Interest rateswap. Come difendersi? «Mi lasci, innanzitutto, sfatare la leggenda me-tropolitan-finanziaria per cui gli Irs sarebbero diper sé una truffa. Si tratta di una convinzione“popolare” tecnicamente errata. L’Irs è unoswap che assicura la conversione di un tassofisso in variabile o viceversa e sin qui nulla distrano. Le anomalie sopraggiungono quando ilcontratto accumuli una perdita teorica (misu-rata dal mark-to-market, ossia dal valore pro-spettico del contratto) e il cliente intendachiuderlo».

E in questo caso che succede?

«In questo caso la banca, in alternativa alla chiu-sura, può proporre di rinegoziare il contrattoerogando al cliente un importo (up-front) suffi-ciente alla copertura della perdita. Contempo-raneamente la banca modifica le condizioni ori-ginarie dell’operazione onde assicurarsi in futuroil recupero dell’up-front. Il nodo sta proprio qui.Sino a che la modifica, nella stessa prospettivatemporale e di tasso in cui è stato stimato ilmark-to-market, assicura tale recupero, l’opera-zione può dirsi regolare. Nei fatti è accaduto che,in occasione della modifica, alcune banche ab-biano imposto condizioni nettamente penaliz-zanti tali far ripartire il contratto in una condi-zione di perdita eccedente quel fine: con che neltempo il rosso si è ele-vato a potenza.L’unica seria di-fesa consistenel non acce-dere alla propo-sta e nel chiu-

260 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Emilio Girino

dere la posizione. In alternativa occorre valu-tarne la portata con l’ausilio di un consulente everificarne l’effettiva convenienza».

Esistono casi in cui l’azienda alla richiestadi un mutuo si è vista porre la condizionedalla banca di sottoscrivere swap senza al-cuna informazione a riguardo. È lecita que-sta condotta? «Condizionare la concessione di credito allastipula di un’operazione parallela, sconvenienteper il cliente, è una condotta che, in casiestremi, potrebbe condurre anche all’annulla-mento del contratto. La carenza di informa-zione invece è, sempre e comunque, espres-sione di una condotta illecita. La più recentegiurisprudenza (emblematica una pronunciadel Tribunale di Milano del 19 aprile scorso) vaassumendo, al riguardo, una linea di sempremaggior severità e – questa è la novità rispettoal passato – a prescindere dalla circostanza cheil cliente possa o meno ritenersi un operatorequalificato secondo la normativa pre-Mifid.Omettere una chiara informazione su caratte-ristiche e rischi del derivato può rileggersi, insede giudiziaria, come inadempimento agli ob-blighi contrattuali primari».

Dal punto di vista normativo come sono

regolamentati questi contratti? Esiste unatutela adeguata?«I derivati sono strumenti finanziari sottopostialla disciplina del testo unico della finanza e atutti i connessi obblighi di trasparenza, corret-tezza, informazione ivi previsti. Nei fatti tutta-via, complice la pregressa infausta disciplinasull’operatore qualificato cui accennavo, la ven-dita di questi prodotti è spesso avvenuta inmodo affrettato, superficiale e, in qualche caso,fraudolento. Il limite della normativa attualederiva dalla stessa natura del derivato che è siastrumento finanziario sia titolo contrattuale.Ma un’attenta applicazione dei principi civili-stici in materia negoziale potrebbe utilmenteporre rimedio».

Può fare qualche esempio?«Potrei farne parecchi. Pensi solo al calcolo delmark-to-market, essenziale, come le dicevo, perla stima del costo di chiusura anticipata. Leclausole contrattuali rimettono questo calcoloalla banca senza specificare i criteri di stima, ilche equivale a conferire a una sola parte il po-tere di determinare in modo arbitrario il “prezzodel recesso”. Senza invocare norme speciali,una simile clausola sarebbe nulla secondo lenorme del codice civile del 1942».

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 261

��La carenza di informazione

è, sempre e comunque,espressione di unacondotta illecita

FISCO E TRIBUTI

262 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’Irap è l'imposta regionale sulle atti-vità produttive e, in quanto tale,viene versata su base regionale datutti coloro che svolgono un’attività

imprenditoriale, dalle grandi industrie ai com-mercianti e artigiani. Una tassa controversa, icui introiti servono però per finanziare alcuniservizi fondamentali per la nostra società. Gio-vanni Ansaldi, titolare dell’omonimo studiocommerciale di Alba, ci aiuta a fare un po’ dichiarezza in materia, anche alla luce delle ul-time sentenze della Corte di Cassazione.

In questo ultimo anno, quanto ha inciso ilFisco sulle aziende italiane?«Il carico fiscale gravante sulle imprese è au-mentato progressivamente, soprattutto perquelle aziende che, in quest’ultimo anno,hanno visto ridurre i loro utili. Sembra un pa-radosso, ma la pressione fiscale cresce proprioquando gli utili delle imprese diminuiscono o,ancora peggio, non ci sono affatto. È uno de-gli effetti distorti prodotti dall’Irap, nel cui im-ponibile rientrano anche il costo del personale,gli interessi passivi e le perdite su crediti; tuttevoci non deducibili, neppure quando la crisiavanza e azzera gli utili delle imprese».

Ci sono soluzioni attuabili per far frontea questa situazione?«Basterebbe eliminare gradualmente la com-ponente del costo del lavoro dalla base di cal-colo dell’Irap, e la situazione sarebbe già moltodiversa. Inoltre in periodi di difficoltà nel re-perire credito dal sistema bancario, rendere in-deducibili gli interessi passivi pagati non favo-risce certo la competitività delle imprese chedecidono di investire sul nostro territorio. Alcontrario, con un sistema di questo tipo, atrarre i maggiori benefici sono proprio quelleaziende che scelgono di delocalizzare la pro-duzione».

L’idea di abolire l’Irap non è più contem-plata nell’agenda politica?«Di abolizione dell’Irap se ne parla da tempo,

ma finora non se ne è fatto nulla, per evidentimotivi di gettito: l’imposta vale ben 33,5 mi-liardi e serve per finanziare in gran parte la sa-nità. Ora l’intenzione di intervenire sull’Irap èstata reinserita nella legge delega della riformafiscale, rinviandone però l’abolizione al 2014,con l’attuazione del federalismo fiscale».

Anche la Corte Costituzione e la Cassa-zione sono stati investiti della questione.

Introdotta nel 1998 con l’obiettivo di semplificare

il sistema fiscale, l’Irap è una tassa che continua

a far discutere. Le ultime novità, apportate da

alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione,

illustrate da Giovanni Ansaldi

Guido Puopolo

Irap, novitàper le imprese

Giovanni Ansaldi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 263

«Si, la Corte Costituzionale ha sospeso un giu-dizio che avrebbe potuto irreparabilmente cen-surare il meccanismo e la struttura normativadell’Irap, mentre la Cassazione a più riprese,anche con una sentenza del 26 luglio scorso, siè pronunciata sulla questione, individuandouna schiera di soggetti esonerati dal pagamentodell’Irap».

Quali sono, dunque, le categorie che pos-sono non pagare l’Irap?«In primo luogo possono ritenersi esoneratidal pagamento dell’Irap i professionisti e i ti-tolari di lavoro autonomo, nei casi in cuinon si avvalgano di lavoratori dipendenti nédi collaboratori e che utilizzino limitati benistrumentali. Più recentemente, la giurispru-denza di merito si è anche pronunciata a fa-vore dell’esonero dall’Irap di tre ampie cate-

gorie di piccoli imprenditori: gli agricoltori,i tassisti e gli artigiani, a patto che non sus-sista il requisito di una rilevante autonomaorganizzazione».

Lo studio Ansaldi come ha affrontato laquestione Irap, soprattutto in relazione aisoggetti di minori dimensioni?«Siamo stati fin da subiti i precursori diquello che sarebbe stato il cambiamentogiurisprudenziale, sostenendo le ragioni ditanti piccoli imprenditori che chiedevano ilrimborso di quanto versato. I nostri ricorsialle commissioni tributarie provincialihanno avuto esito negativo, ma dal secondogrado di giudizio sono state riconosciute lenostre argomentazioni, fino alla vittoria inCassazione».

Una soddisfazione per uno studio incontinua crescita. «Si, aver indirizzato i nostri clienti versoscelte non facili, che si sono però rivelatevantaggiose, è per noi motivo di orgoglio.Passione ed esperienza professionale hannoportato lo studio a uno sviluppo e a una cre-scita costanti nel tempo. Oggi possiamo con-tare su un sistema organizzativo consolidatoe su metodologie di lavoro innovative, tantoche l’organico si è progressivamente poten-ziato, accogliendo nuovi professionisti nelcampo dell’assistenza contabile e societaria».

Quali sono, a questo proposito, gli stru-menti a disposizione di uno studio pro-fessionale per formare e informarel’utenza?«La formazione è alla base del rapporto colcliente, in quanto solo un aggiornamentoadeguato e costante può garantire un altogrado di soddisfazione da parte di chi si ri-volge a noi. Lo studio utilizza come canaleinformativo principale il proprio sito inter-net, tramite il quale diffondiamo in modotempestivo le novità legislative e fiscali».

A sinistra,

Giovanni Ansaldi,

Federica Bergamino

e Anna Maria

Alessandria, soci dello

studio Ansaldi

di Alba (CN)

www.studioansaldi.it

~

Siamo stati i precursori di quelloche sarebbe stato il cambiamentogiurisprudenziale, sostenendole ragioni di tanti piccoliimprenditori che chiedevanoil rimborso di quanto versato

Nonostante la diffusione di internete dei social network, fiere ed espo-sizioni internazionali rappresen-tano ancora, per moltissime

aziende, uno strumento fondamentale, un’oc-casione unica per far conoscere i propri prodottia un pubblico variegato, e conquistare nuovimercati. Per raggiungere questi obiettivi diventaindispensabile disporre di stand e spazi espositivi

all’altezza, dotati di forte impattocomunicativo e capaci di colpirel’immaginario collettivo. Mostre e Fiere srl, azienda di Ni-chelino specializzata nell’organiz-zazione logistica di fiere, mostre erassegne di rilevanza mondiale,rappresenta oggi un punto di ri-ferimento per tutto il settore, conalle spalle prestigiose collabora-zioni con realtà di livello interna-zionale. «Mostre e Fiere è nata nel1966, come partner privilegiato diimprese che agli eventi, alla co-municazione e all’interazione con

il pubblico davano grande importanza: è il caso,ad esempio, di Fiat, con la quale il nostro gruppocontinua ancora oggi a girare il mondo di salonein salone», sottolinea il direttore commerciale,Fabrizio Bellone.

Come è cambiata, nel corso degli anni,l’idea di progettazione e costruzione deglispazi espositivi alla base del vostro lavoro?«Rispetto a quando abbiamo intrapreso que-st’attività, sono cambiati i materiali, gli scenaridel mercato, le tecniche costruttive, le tecnolo-gie e le macchine a nostra disposizione. Sonoinoltre cambiate le location: non solo fiere, maanche i temporary store, i punti vendita, i mu-sei, i saloni culturali, gli eventi one-shot. Quelloche è rimasto immutato nel tempo è la profes-sionalità di Mostre e Fiere, che ci permette an-cora oggi di porci come partner a tutto camponel settore dell’exhibition».

Quali sono, quindi, le ultime tendenze nellarealizzazione degli spazi espositivi?«Le esigenze strutturali degli stand, e più recen-temente le istanze di carattere ecologico, hannoportato a un grande sviluppo del reparto della la-

Valorizzaregli spazi espositivi Dal progetto all’opera competa, con allestimenti personalizzati destinati a mostre, fiere ed eventi

internazionali. Le evoluzioni del mondo espositivo secondo Fabrizio Bellone

Guido Puopolo

Fabrizio Bellone,

direttore commerciale

di Mostre e Fiere Srl

www.mostrefiere.com

266 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 267

vorazione del legno, settore nel quale l’aziendaopera fin dalla sua fondazione. Il nostro perso-nale, altamente specializzato, è in grado di pro-durre materiali espositivi su misura, di qualsiasidimensione e forma, grazie anche alla flessibilitàdi tutto il reparto operativo e all’impiego di mo-derne macchine a controllo numerico».

Il vostro gruppo pone grande attenzionealle esigenze di chi si rivolge a voi. In chemodo riuscite a offrire, ai vostri committenti,un servizio “chiavi in mano”?«Professionalità ed esperienza, tecnologie al-l’avanguardia, organizzazione e grande flessibi-lità: sono queste le caratteristiche che ci con-traddistinguono sul mercato. Ogni progettoespositivo ha un iter articolato e ben scandito,che parte naturalmente dall’ideazione. Da que-sto fondamentale momento sino al giorno del-l’evento, sia esso l’inaugurazione di uno stand infiera o il vernissage di una mostra, il nostrogruppo opera al fianco del committente, quasi insimbiosi, con un bagaglio di esperienza con po-chi eguali in Europa. L’analisi preliminare toccatutti gli aspetti tecnici e architettonici del pro-

getto e porta a formulare la soluzione più idonearispetto al budget affidato. Nel corso del temposono stati e sono tuttora numerosi i contributi dipensiero che arrivano anche dai più grandi ar-chitetti del mondo, pronti a confrontarsi con-cretamente con noi in tutte le fasi progettuali,produttive e di allestimento. Promuoviamo, inol-tre, un continuo sviluppo nella ricerca e speri-mentazione di nuovi processi produttivi e nuovimateriali, pronti ad essere subito applicati aiprogetti in corso».

Quale futuro ha oggi l’industria dell’alle-stimento?«Negli anni la crescita della domanda e i nuovisistemi produttivi hanno profondamente tra-sformato il mondo dell’allestimento. Attual-mente, anche a causa della crisi economica, il set-tore non gode certo di buona salute, visto che leimprese hanno drasticamente ridotto gli inve- › ›

Fabrizio Bellone

~

Ogni progetto espositivoha un iter articolatoe ben scandito,che parte naturalmentedall’ideazione

268 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

stabilire delle partnership mirate con alcunistudi di progettazione italiani e stranieri coni quali presentare un’offerta veramente alter-nativa, in un mercato sempre più soggetto auna politica fatta di ribassi esponenziali. Noi,come detto, abbiamo scelto di continuare alavorare puntando sulla qualità, e ora rite-niamo di essere nella migliore condizione pergarantire ai nostri committenti una serie diservizi che possano ottimizzare il prodotto. Ilnostro è un programma ambizioso. Siamointenzionati a realizzare un progetto con ilPolitecnico di Torino e con la facoltà di Ar-chitettura, per mettere a disposizione di al-cuni dipartimenti e studenti parte del nostrolaboratorio. Recentemente, infine, abbiamostipulato una serie di accordi con diverse so-cietà di design di livello mondiale, che ci per-metteranno di fornire un servizio ancora piùcompleto, come mai eravamo stati in grado dioffrire prima».

› › stimenti destinati a questo ambito. Le aspet-tative di crescita sono essenzialmente rivolte al2012, nella speranza che non sopraggiunganonuovi avvenimenti in grado di arrestare que-sta flebile ripresa».

Quali sono le criticità maggiori riscon-trabili da chi opera nel vostro settore? «In questo particolare periodo è chiaro che leincertezze del mercato creano insicurezza circai tempi di recupero degli investimenti, condi-zionando non poco il nostro lavoro. Ma, al dilà della crisi, le difficoltà sono riconducibilianche ad altri fattori, con i quali siamo co-stretti a confrontarci quotidianamente. Que-sti sono identificabili nella mancanza di regolee di etica concretizzata in progetti di dubbiaqualità a prezzi stracciati che penalizzanoquanti agiscono con la massima trasparenza eattenzione alla redditività degli investimenti.Nonostante il momento critico, però, non in-tendiamo venire meno alla nostra filosofiaaziendale, e per questo siamo motivati a ope-rare per continuare a offrire un prodotto dialta qualità, elemento che rappresenta da sem-pre il nostro marchio di fabbrica».

Quali sono, a questo proposito, le strate-gie future del gruppo?«Ci stiamo muovendo sia nel campo della ri-cerca di materiali e tecnologie innovative, siada un punto di vista progettuale, cercando di

EVENTI

~

Esigenze strutturali deglistand e nuove istanzeecologiche hannoportato allo sviluppodel reparto dellalavorazione del legno

PRODOTTI ALIMENTARI

270 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Anche se la crisi economica ha col-pito in misura minore il settore del-l’alimentare primario rispetto ad al-tri comparti, alcuni mercati, come

quello del riso, negli ultimi anni stanno scon-tando un’instabilità dei prezzi dovuta a diversifattori. Uno dei motivi principali di que-st’oscillamento dei costi è dato dall’entrata edall’uscita dai mercati di paesi grandi produt-tori di riso quali India, Tailandia ed Egittoche, in base ai regolamenti dei loro governi,hanno aperto e chiuso le esportazioni. Va da sécome questa volatilità del prezzo crei molta in-certezza sul mercato. «Le riserie – afferma Ma-ria Grazia Tagliabue , Amministratore dele-gato della società S.P. Spa di Stroppiana - sitrovano a dover lavorare con le industrie ali-mentari e la grande distribuzione che richie-dono contratti a lungo termine e un mercatola cui instabilità crea la necessità di coperturesull’ordinato. Tali aspetti determinano costi distoccaggio e finanziari non indifferenti». Inquesto contesto, la S.P., grazie a una politica dicoperture sull’acquisto del risone, che evita lespeculazioni, e a una corretta politica di con-tenimento dei costi, è riuscita a mantenerebuoni risultati economici che hanno permessodi realizzare un nuovo stabilimento per il con-fezionamento del riso lavorato, verticalizzandocosì, ulteriormente, la produzione.La società ------S.P. Spa si occupa infatti dellaproduzione e commercializzazione di riso epasta, sia tradizionale sia di farine speciali. «Lanostra è una conduzione familiare in quanto ilcapitale è detenuto dalla famiglia Scalafiotti edalla famiglia Pastore, unite da vincoli di pa-rentela» spiega Tagliabue Maria grazia. «In particolare, S. P. si occupa della produzionedi riso confezionato, mentre la lavorazione delrisone è svolta dalla Riseria di Asigliano di Pa-store Davide & Fausto, e la pasta viene inveceprodotta dalla La Mia Pasta Srl di proprietàdella famiglia Scalafiotti». La S. P., in sintesi,

Nonostante l’oscillamento dei prezzi e le incertezze

sul mercato alimentare, la strategia imprenditoriale

di alcune realtà di settore ha ottenuto ottimi risultati.

Il caso della S.P. nelle parole

di Maria Grazia Tagliabue e Mario Pastore

Lucrezia Gennari

Pasta e risosui mercatiinternazionali

provvede ad acquistare la materia prima – risoneo farine –, il risone viene lavorato presso la Ri-seria di Asigliano. I risi ottenuti, semilavorati ebianchi, vengono poi destinati all’industria ditrasformazione o al consumo finale. Le farine,invece, che possono essere di grano oppure diriso o integrale o di kamut, vengono trasfor-mate in pasta presso lo stabilimento La Mia Pa-sta ubicato presso la stessa sede della S.P. Gran parte della produzione S.P. viene esportataall’estero: «La percentuale di export supera il90% del nostro fatturato. I nostri mercati prin-cipali, oltre all’Europa, sono Australia, Brasile,Russia, Canada, Stati Uniti. Il riso viene distri-buito nelle principali industrie alimentari, men-tre la pasta, che produciamo in modo artigia-nale, viene distribuita principalmente nellegastronomie e nei negozi specializzati». Da tre anni, inoltre, la società lavora in esclu-siva per la Jfc – Giappone, detentrice del mar-chio Kikkoman, uno speciale tipo di riso di ori-gine giapponese utilizzato per la preparazionedello sushi. «Questo prodotto – continua Ma-ria Grazia Tagliabue - viene posto sul mercatoeuropeo e asiatico direttamente dalla Jfc Inter-nationalcon il marchio “Yume”, che in giappo-nese vuol dire “Sogno”, e rappresenta un’eccel-lenza nel nostro settore».La qualità del prodotto costituisce da sempreil cardine della produzione S.P. «Disponiamo

per entrambi i prodotti, riso e pasta, sia di unalinea convenzionale che di una biologica. L’at-tenzione alla salute del consumatore ci haportato a realizzare un impianto speciale chetratta il riso con CO2, al fine di sanificare to-talmente il prodotto. Abbiamo inoltre conse-guito le certificazioni I.F.S e B.R.C., Iso9001:2008 e Kosher».Il rispetto di standard qualitativi definiti edimostrabili, resi necessari dalla forte compe-titività a livello europeo, ha comportato anchel’adozione in azienda di criteri organizzativicaratterizzati da un’efficiente elasticità opera-tiva e gestionale. «Ogni attività – concludeMaria Grazia Tagliabue - è volta al consegui-mento della soddisfazione del “cliente”, in-tendendo in questa sede sia il cliente interno- nella successione delle attività di ricevi-mento, processo di riseria, confezionamento,stoccaggio e spedizione -, che quello esternoall’azienda».

Maria Grazia Tagliabue

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 271

Momenti di produzione

all’interno dello

stabilimento S.P. di

Stroppiana (VC)

www.spspa.it

~

La percentuale di export supera il90% del nostro fatturato. I nostrimercati principali, oltre all’Europa,sono Australia, Brasile, Russia,Canada, Stati Uniti

PRODOTTI ALIMENTARI

Rinforzare il legame con il territorio.Rilanciando prodotti tipici spessodimenticati perché sostituiti daquelli di importazione. È questa la

filosofia alla base dell’attività di Life, azienda diSommariva Perno, che negli anni si è specializ-zata nella lavorazione della frutta e nella sua es-siccazione, forte degli insegnamenti di un terri-torio, quello piemontese del Roero, custodemillenario di saggezza e carattere contadino.«La frutta secca, spesso uniformata nella co-scienza comune, in realtà mostra caratteristicheben diverse a seconda del tipo di prodotto e deitrattamenti cui viene sottoposto – afferma Um-berto Sacchi, amministratore delegato del-l’azienda -. Esistono infatti prodotti in guscio,sgusciati, essiccati, disidratati». Life tratta tuttele differenti tipologie di frutta secca, che esportanei principali mercati nazionali e internazio-

nali, promuovendo at-tivamente la riscopertadei prodotti tipici delterritorio piemontese.

Proprio di recenteavete siglato un ac-cordo con la facoltàdi Agraria dell’Uni-versità di Torino perborse di studio e unprogetto di riqualifi-cazione di terreni eproduzioni del terri-

torio. Può spiegarci più nel dettaglio i ter-mini di questo accordo?«Negli anni, il rapporto tra mercato e territorioè stato compromesso dai più economici pro-dotti di importazione. Con la globalizzazione,invece, Life è andata prendendo sempre piùcoscienza dell’importanza di rivalutare il rap-porto con la realtà circostante, mettendo a di-sposizione il proprio know how e la distribu-zione nei suoi già presenti circuiti di vendita.Passaggio obbligato è stato quello di collaborarecon la facoltà di Agraria per avere un rapportotecnico/scientifico di consulenza circa le zonepiù vocate e le varietà che meglio si riproducononei nostri terreni. L’Università ha accolto la no-stra proposta con entusiasmo. Tale collabora-zione passa attraverso un sostegno economico edi fattiva realizzazione di alcuni progetti, qualequello di diventare un punto di riferimento pertutti quei produttori che desiderano tornare adavere soddisfazione dalla lavorazione dei propriterreni, in un momento in cui le campagne sistanno spopolando sempre di più».

Una delle peculiarità di Life è quella di es-sere un’azienda innovativa nelle proposte aiconsumatori, pur rimanendo radicata allatradizione e ai prodotti tipici del territorio.Possiamo fare qualche esempio?«Abbiamo deciso di partecipare a una filierapresente sul territorio Langhe/Roero di pro-duttori di nocciole Igp, ai quali la nostra aziendagarantisce il ritiro della loro produzione e una

Umberto Sacchi,

amministratore

delegato della Life.

Nelle altri immagini, fasi

di lavoro all’interno dello

stabilimento di

Sommariva Perno (CN)

www.lifeitalia.com

Riscopriamoi frutti del Roero

272 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

In un mercato sempre più globalizzato, Life ha scelto di andare controtendenza. E

di riscoprire il legame con il territorio, proponendo particolari varietà di frutta secca,

tipiche della zona del Roero. L’esperienza di Umberto Sacchi

Luca Righi

Umberto Sacchi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 273

giusta e costante remunerazione. Lo stesso con-cetto vale per la castagna secca e bianca Igp dellevallate cuneesi. Inoltre, abbiamo intrapreso unprogetto di rilancio della varietà di pera Ma-dernassa, una volta diffusissima nelle nostrezone, e ora quasi irreperibile poiché di difficilecollocazione sui mercati, a favore di altre varietàdi importazione. Abbiamo ideato una ricetta incui la pera Madernassa viene cotta, aromatiz-zata, senza conservanti e senza aggiunta di zuc-cheri, in confezioni a lunga conservazione. Daquest’anno la linea si arricchirà di un altro pro-dotto come la prugna del Roero».

Quali sono le peculiarità, dal punto divista nutrizionale e salutistico, dei vostriprodotti?«La frutta secca, nelle varie sue sfaccettature, staentrando sempre di più a far parte di diete sa-

lutistiche particolarmente ricche di energia edé portatrice di sani equilibri nell’alimentazione.Basti pensare all’alto contenuto di oli polinsa-turi nelle noci, mandorle, nocciole o all’altis-simo apporto di fibre nelle prugne. Attraversol’organizzazione Nucis, di cui facciamo parte, èpartita da anni una campagna presso seimilamedici di base volta a comunicare gli aspetti sa-lutistici dei singoli frutti. È prevista inoltre, perla campagna invernale, la presenza di corneresplicativi sulla frutta secca nei principali su-permercati e punti vendita».

Anche l’impatto estetico sul consumatoreè importante. Quanto investite in packaginge nuove forme di comunicazione visiva?«Recentemente la nostra azienda muovendosinel comparto della Gd e Do è stata particolar-mente attenta all’aspetto estetico del prodottocon packaging accattivanti e comodi utilizziapri e chiudi. Inoltre da anni è in atto una ope-razione di restyling in via continuativa dellevarie linee e pubblicità mirata alla divulgazionedel consumo frutta secca».

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Con la globalizzazione,Life ha presosempre più coscienzadell’importanza di rivalutareil rapporto con il territorio

TRADIZIONI ITALIANE

Parte nel 1846 la lunga storia dellabirra Menabrea di Biella, celebre mar-chio conosciuto e apprezzato dagli in-tenditori e non, di tutto il mondo.

Oggi, dopo più di centosessant’anni, Mena-brea non è più solamente un produttore di birrafra i più rinomati, ma è un’azienda solida e im-pegnata su più fronti, che si muove fra una cu-rata strategia di immagine e di valorizzazionedella cultura della birra e la lodevole opera dipromozione culturale di giovani artisti. «Ancoraoggi – racconta l’amministratore delegatoFranco Thedy – facciamo birra per passione, at-tenti però alle esigenze di un mercato che nelcorso degli anni si è evoluto».

Quali i valori della sua azienda? «Birra Menabrea rappresenta oggi un’aziendamolto dinamica, capace di proporre novità inte-ressanti e sperimentazioni innovative, oltre a pro-

dotti tradizionalmente eccel-lenti. Tra queste, cito le TopRestaurant 3,5° e 7,5°, due refe-renze dedicate all’alta ristora-zione e realizzate per essere ab-binate ai piatti della migliorgastronomia nazionale. BirraMenabrea è una realtà italiana diqualità. Siamo orgogliosi di pro-durre una birra come si facevaun tempo, con la stessa pas-sione, cura e attenzione. Pur di-sponendo di strutture tecnolo-giche avanzate, infatti,

riteniamo che siano la componente umana equella strategica a fare davvero la differenza».

Qual è la situazione del mercato dell’indu-stria birraria italiana e come vi collocate al-l’interno di esso? «In Italia, nonostante il delicato momento eco-nomico, il mercato della birra sta registrandobuone performance, grazie soprattutto all’ex-port, che da due anni a questa parte sta trasci-nando la ripresa del settore. Anche noi confer-miamo questo trend, con una continua ascesadell’esportazione, che oggi rappresenta l’8% delnostro fatturato».

La Birra Menabrea fa coesistere una con-duzione familiare e delle ricette tradizionalicon un nome di livello internazionale e l’ap-partenenza a un grande gruppo del settorebeverage. Come riuscite a conciliare questedue anime?«Condividiamo con la Forst, il gruppo al qualeapparteniamo dal 1991, gli stessi valori e la me-desima filosofia. Crediamo che la qualità, la tra-dizione e l’eccellenza del prodotto possano sol-tanto nascere da materie prime accuratamenteselezionate, da un’attenzione scrupolosa a tutti iprocessi produttivi e da una passione vera e ge-nuina per questa bevanda».

Nella gamma Menabrea, troviamo anchela prestigiosa la Birra di Natale. Può illu-strarne le particolarità, spiegando da cosa èderivata la scelta di proporre questa parti-colare confezione?«Volevamo che la Birra di Natale fosse caratte-

Un marchio storico della tradizione italiana apprezzato a livello mondiale.

E insieme alla produzione di birre anche marketing dedicato agli appassionati

e mecenatismo culturale. Franco Thedy racconta il mondo Menabrea

Francesco Bevilacqua

Franco Thedy,

amministratore delegato

di Birra Menabrea

di Biella

Da più di 160 anni,non solo birra

274 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Franco Thedy

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 275

rizzata da una personalità inedita rispetto allebirre delle altre linee. Desideravamo che diven-tasse omaggio elegante o prodotto esclusivo.Oggi posso affermare che l’operazione è piena-mente riuscita. La Birra di Natale è una delle re-ferenze più attese dell’anno ed è ormai diventataun “cult” per gli appassionati e gli esperti del set-tore. Sia nell’elegante astuccio regalo, contenentecinque bottiglie e un bicchiere brandizzato, sianel bottiglione di ceramica da due litri prodottosu ordinazione in “Limited Edition”, con l’eti-chetta cotta in forno e raffigurante immaginistoriche di Birra Menabrea. Un vero oggetto dacollezione, non solo in Italia. Negli ultimi dueanni, infatti, il bottiglione di Natale ha riscossouno straordinario successo anche tra i popolinordici e asiatici».

In virtù anche del vostro considerevole pal-mares, quanto è importante per voi la parte-cipazioni a manifestazioni, premi e kermessededicate al mondo della birra?«I riconoscimenti internazionali, che hanno co-stellato la storia della nostra azienda fin dallafine del 1800, testimoniano la qualità dei nostriprodotti e rappresentano motivo d’orgoglio eindiscutibile valore aggiunto per il nostrobrand. Le numerose medaglie d’oro, d’argentoe di bronzo confermano una credibilità che si è

consolidata nel tempo e dimostrano comel’azienda abbia saputo sempre tener fede ai pro-pri originari valori».

Siete impegnati anche nel campo della pro-mozione culturale, può descrivere questa partedella vostra attività, in particolare il MenabreaArt Prize, di prossima assegnazione?«Il “Menabrea Art Prize 2011”, nato insieme al-l’associazione no-profit Untitled Association, at-tiva nella promozione e nello sviluppo di progettid’arte, é un Premio annuale finalizzato alla valo-rizzazione di artisti emergenti italiani. Con il“Menabrea Art Prize 2011”, oltre a riconoscereun premio in denaro, abbiamo voluto offrire vi-sibilità all’artista primo classificato attraverso lariproduzione dell’opera vincitrice sull’etichetta diuna Birra Menabrea Top Restaurant “Special e li-mited Edition”. La nostra azienda ha semprecreduto nell’affinità tra il mondo dell’arte equello della birra e ha supportato negli annimolte iniziative di questo tipo, non solo a Roma,ma anche a Milano e Torino. Abbiamo sempresostenuto l’arte e i giovani e siamo diventati unpartner di qualità in occasione di eventi, mostree inaugurazioni».

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Pur disponendo di strutturetecnologiche avanzate riteniamoche siano la componente umanae quella strategica a fare davverola differenza

Ai più affezionati al mondo dell’eno-logia e delle produzioni vitivinicolepiemontesi, visitare le Cantine Ca-petta a Santo Stefano Belbo, sul con-

fine tra Langhe e Monferrato, rivela una realtàinattesa. Già la sala riunioni – con decine di at-testati, targhe e medaglie che, letteralmente, tap-pezzano le pareti e non solo – anticipa l’ecce-zionalità dei vini prodotti a partire dal 1953. Un palmares ricchissimo, in cui Riccardo Ca-petta, presidente delle omonime Cantine, evi-denzia una cornice dove spicca un “Premio Dujad’Or 2011” e dove nell’intestazione del pro-dotto/azienda vincitrice si legge: “Moscato 2010- Duchessa Lia”: uno dei marchi più affermati,per non dire chiaramente leader, nel segmentodei vini “made in Piemonte”. Pochi sanno, però,che il marchio “Duchessa Lia” appartiene alla fa-miglia Capetta, ma come dice il presidente «Ciòche conta è che i clienti di questa linea sap-piano di poter trovare una Barbera, un Barbare-sco o un altro dei nostri classici piemontesi fir-mati “Duchessa Lia”, sempre e ovunque in Italiae, soprattutto, che lo riconoscano come un pro-dotto di assoluta qualità con un prezzo semprepossibile. E, a proposito di qualità, – prosegueCapetta – alla nostra Barbera d’Asti Docg dellalinea “Corte dei Balbi Soprani” è andato l’Oscardella Duja d’Or” nel 2010, il premio nel pre-

Il vero “made in Piemonte”Una terra generosa che ospita vigneti fiorenti

e gusti diversi. Questa la caratteristica

fondamentale che ha permesso ai vini piemontesi

di essere tra i più famosi e apprezzati d’Italia.

Ne parliamo con Riccardo Capetta

Mimmo Beltramone

276 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

mio» e così dicendo mi mostra una bottiglia conun’etichetta elegante, che riproduce il classico tes-suto gessato che scoprirò essere il segno distintivodi tutta la gamma. Ma la linea “Corte dei Balbi Soprani” nel 2010,si è aggiudicata anche una Duja d’Or per il Bra-chetto d’Acqui Spumante Docg 2008, un’altraper il Dolcetto d’Alba 2009 e infine una perl’Asti Docg 2009. Anche in questo caso, non tutti sanno che ilmarchio “Corte Dei Balbi Soprani”è riconduci-bile alla famiglia Capetta: «Lasciamo che parlinoi prodotti e consideriamo i premi ricevuti dai no-stri vari marchi, una gratificazione per l’impe-gno nel nostro lavoro. Perché qualunque dei no-stri vini, che si chiami “Duchessa Lia” o “Cortedei Balbi Soprani,” per noi porta comunque ilnome della nostra famiglia, esattamente come lalinea “Capetta” (dove è chiaro il nome di chi pro-duce), o la linea “Francesco Capetta” dedicata anostro padre che ci ha insegnato ad affrontarequesto mestiere sempre con modestia e onestà, areinvestire sempre nell’azienda: per fare meglio,per dare di più, diceva – racconta Capetta conconvinzione e legittima emozione –. Così ab-biamo fatto e faremo io e le mie sorelle, Maria Te-resa, Carla e Gabriella». Ma come è possibile pro-durre per ogni marchio una Barbera, unDolcetto, un Barbaresco eccetera….dando vita avini – realmente – diversi in grado di giustificarelinee diverse e anche prezzi diversi, partendo

dalle stesse uve? «Occorre parlare infatti di unostesso vitigno, non delle stesse uve. Immagini disalire su quella collina lì – dice Capetta indicandooltre la finestra il territorio che l’Unesco si ap-presta a dichiarare Patrimonio dell’Umanità –, discegliere qualche bel grappolo di Moscato ma-turo. Poi ci spostiamo di un paio di kilometri inuno stesso vitigno, ma con un altro terreno eun’altra esposizione. Se anche qui prendiamodei grappoli e infine nel nostro laboratorio ana-lizziamo i valori dell’una e dell’altra uva, si ve-dranno chiaramente quali e quante possono es-sere le differenze». Non a caso il vino è fatto di sfumature. «Zuc-cheri, tonalità di colore, profumi e aromi, sonodiversità che ci permettono di realizzare per ogninostro marchio una gamma di “Piemontesi” conpersonalità anche molto diverse l’una dall’altra,confermando appieno quella che è la nostra ca-ratteristica saliente di produttori specializzati neivini Doc e Docg del Piemonte». L’intero processo produttivo e di commercializ-zazione della società è certificato Uni En Iso9001 dal 2000; inoltre la Capetta è stata la primaazienda vinicola in Piemonte, e tra le primissimein Italia, ad aver ottenuto la Certificazione Am-bientale Iso 14001 nel 2003. «Un riconosci-mento che attesta anche in questo ambito, l’at-tenzione che poniamo al raggiungimento di unaqualità realmente totale, di prodotti e di im-presa», conclude Capetta.

Riccardo Capetta

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 277

In apertura,

Gabriella, Riccardo,

Maria Teresa e Carla

Capetta delle Cantine

Capetta con sede

a Santo Stefano Belbo

(CN). In alto,

panoramica

di un vigneto e alcuni

vini della linea

Duchessa Lia

www.capetta.itwww.duchessalia.itwww.balbisoprani.it

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“Duchessa Lia” delleCantine Capetta, è unodei marchi più affermatinel segmento dei vini“Piemontesi”

MOBILITÀ SOSTENIBILE

280 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Una mobilità dolceper il futuro del Paese

Difficile parlare diinvestimenti, inparticolare inmateria di am-

biente, in un momento in cuitutta la macchina pubblica èsoggetta a tagli di bilancio. Mail ministro Stefania Prestigia-como, nonostante a più ripreseabbia avuto confronti anche ac-cesi con il titolare dell’Econo-mia Tremonti sul budget asse-gnato al suo dicastero, oggi faun passo indietro in nome del«rigore». «Il governo – spiega –sta dando un segnale forte alPaese, all’Europa e ai mercati.L’articolazione dei tagli dell’am-ministrazione centrale delloStato non è stata ancora defi-nita, ma sono consapevole cheanche il ministero dell’Am-biente dovrà fare la sua parte. Èimportante, però, che non ven-gano intaccati fondi comequelli per il programma di pre-venzione del dissesto idrogeolo-gico, che sono importantissimiper l’assetto del territorio».

Intanto il referendum cheha bocciato l’ipotesi nucleareha indirizzato la barra dellepolitiche energetiche verso ilmondo delle rinnovabili.Quali provvedimenti in lorofavore sono attualmente allostudio del Ministero?«Abbiamo recentemente ridefi-

nito il quadro degli incentivialle rinnovabili per sostenereun settore strategicamente deci-sivo per il futuro dell’energia,rafforzando le prospettive dicrescita di un comparto inespansione. Assicurando cer-tezze per gli investimenti nelbreve e nel lungo periodo, sialimenterà la spinta virtuosaverso nuove tecnologie energe-tiche amiche dell’ambiente e siaiuterà in maniera decisiva l’Ita-lia a raggiungere i target di ri-duzione di Co2 fissati a livellointernazionale. L’Italia deve co-struirsi un modello energeticobasato sull’efficienza e sul ri-sparmio, sull’ambientalizza-zione delle centrali a combusti-bili fossili e, soprattutto, sullerinnovabili».

Cosa è possibile fare ancorain questa direzione?«Si spera che entro alcuni annile fonti pulite possano raggiun-gere la “grid parity”, avere cioècosti competitivi con le fontitradizionali. Ma dobbiamo an-che tener conto, e ne devonotener conto soprattutto le co-

Il ministro Stefania Prestigiacomo elenca le politiche ambientali del Paese,

dalle energie rinnovabili alla rivoluzione ecosostenibile delle città:

«Occorrono incentivi in tema di trasporto ed efficientamento energetico

degli immobili, ma anche cambiamenti degli stili di vita individuali»

Riccardo Casini

munità locali, che per produrregrandi quantità di energia conle rinnovabili bisognerà occu-pare con pannelli solari e paleeoliche porzioni di territorio. Esu questo tema spesso le istitu-zioni locali si mettono di tra-verso. In altre parole, anche leenergie pulite hanno costi am-bientali, e per questo vannoadottate scelte equilibrate».

La Settimana europea dellamobilità sostenibile costitui-sce un’occasione per affron-tare un tema sul quale legrandi città italiane sembranoancora un passo indietro ri-spetto all’Europa. Quali in-terventi sono necessari su que-sto fronte?«L’appuntamento è un’impor-tante occasione per iniziare acambiare alcuni stili di vita ne-mici dell’ambiente ma non èl’unica iniziativa che il mini-stero promuove. Stiamo por-tando avanti, infatti, una piùvasta politica sulla mobilità“dolce”: dall’istituzione dellaGiornata nazionale della bici-cletta, che ha visto l’adesione di

Stefania Prestigiacomo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 281

Il ministro dell’Ambiente

Stefania Prestigiacomo

pianti a energia rinnovabile asupporto del servizio di bikesharing. È giunto finalmente aconclusione il complesso iterdel decreto interministerialeche porterà a breve alla crea-zione di piste ciclabili in 12vecchie tratte dismesse dalle fer-rovie: sono tratte di grande in-teresse ambientale che consen-tiranno di scoprire in biciclettaluoghi bellissimi prima accessi-bili solo in treno».

Esperimenti di pedonaliz-zazione del centro storico,come quello recentemente av-viato a Firenze, hanno gene-rato molte polemiche. Comesuperare le resistenze e conci-liare tutti gli interessi incampo? Cosa possiamo im-parare dalle best practices a li-vello europeo?«Per noi difendere l’ambientesignifica avere città più vivibili,

oltre mille Comuni nell’edi-zione 2011, agli incentivi perl’acquisto di biciclette fino alBando bike sharing e fonti rin-novabili, attraverso il quale sonostati finanziati con 14 milioni dieuro 57 interventi per l’acquisto

di biciclette a pedalata assistita.E non dimentichiamo la realiz-zazione o il completamento dipiste ciclabili, la realizzazionedi parcheggi attrezzati riservatialle biciclette, l’installazione dicolonnine di ricarica e gli im-

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MOBILITÀ SOSTENIBILE

282 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

ecosostenibili, con una mobi-lità non inquinante, con usi ci-vili meno energivori e menofonte di polveri sottili, conun’edilizia tendenzialmente au-tosufficiente sotto il profiloenergetico. Per far ciò occor-rono politiche mirate e incentiviin tema di trasporto ed efficien-tamento energetico degli im-mobili, ma anche cambiamentidegli stili di vita individuali cheriguardano la mobilità, l’usodelle risorse come l’acqua el’educazione ambientale, in pri-mis attraverso una corretta rac-colta differenziata dei rifiuti. Daanni i sondaggi confermano chegli italiani sono disposti anche apagare se serve ad aiutare l’am-biente, come hanno dimo-strato i milanesi che hannodetto sì all’Ecopass. Nel nostroPaese esiste una coscienza eco-logica diffusa ormai moltoforte: si pensi a cosa è accadutocon l’eliminazione delle buste

veicoli elettrici. Ma l’uso effet-tivo di un’auto elettrica aprezzi competitivi non saràimmediato e quindi è necessa-rio investire su più fronti sullamobilità sostenibile. Propriodi recente, in occasione dellaSettimana europea della mo-bilità sostenibile, ho propostoal ministro della Funzionepubblica Renato Brunetta diincentivare una maggiore ela-sticità degli orari di ingresso edi uscita dal lavoro e di rilan-ciare il telelavoro nel pubblicoimpiego per contribuire a ri-durre notevolmente il pendo-larismo quotidiano di tanti la-voratori. Sono, infatti, circa19 milioni gli italiani che se-condo l’Istat ogni giorno simuovono per lavoro, di cui16 milioni in automobile».

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Da anni i sondaggi confermano che gli italiani sono disposti anche a pagare se serve ad aiutare l’ambiente,come hanno dimostrato i milanesi

di plastica. Una sensibilità euna disponibilità soprattuttodei più giovani che deve farciben sperare per il futuro».

Tempo fa ha dichiarato che“le auto elettriche costitui-scono il futuro”, anche se “suquesto settore l’Italia non hainvestito”. Come procedonole cose oggi? Vi sono progettiin questo senso? «Le auto elettriche sono unasoluzione per i centri urbani eper le grandi città: bisognamettere in campo dei progettisperimentali per diffondernel’uso. La mobilità sostenibile èal centro di numerosi accordiinternazionali per svilupparetecnologie a zero emissioni:con la Cina, ad esempio, ab-biamo firmato un’intesa per lacooperazione in materia di

MOBILITÀ SOSTENIBILE

284 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Politiche di continuità per l’elettricoIl mercato ha bisogno di certezze e la discontinuità degli incentivi non giova alla mobilità sostenibile.

Lo sostiene Lorenzo Bertuccio di Euromobility, che invita anche i cittadini all’adozione di buone abitudini

come la bicicletta elettrica e il car sharing, «una valida alternativa al possesso dell’automobile»

Elisa Fiocchi

l’aria. L’auspicio, però, è chenon sia l’ennesina occasioneper mantenere, o addiritturaincrementare, il possesso el’uso dell’automobile».

Quali politiche darebberolinfa al settore?«Il mercato ha bisogno dicertezze e continuità, e unapolitica discontinua degli in-centivi non giova alla mobi-lità sostenibile. Ne sa qual-cosa il mercato del gas, chefino al primo semestre delloscorso anno ha incrementatola propria quota e ha contri-buito e contribuisce nonpoco all’abbassamento dei li-velli di inquinamento. Unmercato che, dopo aver rag-giunto la quota per nientetrascurabile del 6%, tra vei-coli a Gpl e a metano, scontaoggi una battuta di arrestoper il mancato rinnovo degliincentivi. Un vero peccatoper un Paese che è leadermondiale nel settore del gasper autotrazione».

L’auto elettrica è una re-altà quasi inesistente in Ita-lia. Perché?«Le case automobilistichestanno offrendo modelli atrazione totalmente elettricama è il consumatore che an-cora non si avvicina nè in

Nelle principalicinquanta cittàitaliane si con-tano già oltre

60 automobili ogni 100 abi-tanti contro una media euro-pea di 46. A mettere in evi-denza questo dato è LorenzoBertuccio, direttore scienti-fico di Euromobility: «Lamobilità urbana può diven-tare più sostenibile solo conle scelte dei singoli cittadini edegli amministratori chepuntino a una riduzionecomplessiva del traffico». Ildibattito è aperto anche inoccasione della settimana eu-

ropea della mobilità, che va-luta progetti orientati nonsolo alla riduzione dell’inqui-namento causato dal trafficoma anche al miglioramentodella qualità della vita.

Il periodo di crisi econo-mica quali riflessioni fa emer-gere in tema di mobilità?«La crisi può essere l’occa-sione giusta per voltare pa-gina verso un nuovo modellodi mobilità, del quale l’elet-trico rappresenta un piccolotassello per il contributo chepuò dare alla riduzione delleemissioni inquinanti e al mi-glioramento della qualità del-

Lorenzo Bertuccio

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 285

Italia nè negli altri Paesi eu-ropei, a causa dei costi an-cora troppo elevati. Nel no-stro Paese, acquistarla,significa spendere almeno ildoppio di una analoga auto-vettura a benzina o a gasolioe dover fare poi i conti conuna rete poco diffusa dipunti di ricarica».

Uno spiraglio di luce pro-viene dalla vendita di bici-clette elettriche, la cui ven-dita si aggira intorno alle40-50mila unità l’anno. Èun trend destinato a cre-scere ancora?«Penso proprio di sì. Comeper le automobili, anche peracquistare una bicicletta apedalata assistita occorrespendere molto più di unabicicletta tradizionale, mal’investimento è decisamentepiù contenuto. Con menodi mille euro se ne può ac-quistare una ed è l’unicomezzo a garantire il vero“porta a porta” e unaestrema flessibilità d’uso».

Tra i servizi di mobilitàpubblica, il car sharing èpresente in una decina dicittà. A Torino che tipo divantaggi ha garantito? «Il car sharing può davverorappresentare una valida al-

ternativa al possesso dell’au-tomobile e determinare, seintegrato alle cosiddette mi-sure di mobility manage-ment, l’auspicata inversionedi tendenza negli atteggia-menti e nel comportamentodel cittadino. Car City Club,l’operatore di Torino, rappre-senta proprio l’esperienza ita-liana di maggior successo.Nelle altre città, invece,siamo ancora molto lontanidai migliori esempi europei,ma il trend degli ultimi annifa comunque ben sperare».

A Milano, il bike sharingsta offrendo i primi risul-tati. Ma mentre a Londraci sono 6mila biciclette e aParigi addirittura 20mila,a Roma se ne contano ap-pena 154. Perchè l’Italia èancora ferma a una fase di

sperimentazione?«Da una parte perchè i no-stri amministratori dimo-strano meno coraggio e mi-nore convinzione rispetto ailoro colleghi europei, dal-l’altra perché i tagli impostie i vincoli introdotti, comead esempio il patto di stabi-lità, impediscono agli stessiamministratori quegli inve-stimenti di cui avrebbe biso-gno il settore della mobilitàurbana. Un settore al qualenegli ultimi anni anche ilgoverno centrale non ha mo-strato di dedicare particolareattenzione, nonostante iproblemi del traffico e del-l’inquinamento siano tra i piùsentiti dai nostri cittadini etra i primi parametri sui qualisi misura la qualità della vitadelle nostre città».

Lorenzo Bertuccio,

direttore scientifico

di Euromobility��

Il bike sharing è la vera novità, un volano di promozione della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, non più giocattolo della domenica

MOBILITÀ SOSTENIBILE

286 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il contributo che MauroForghieri ha apportatoall’ingegneria automo-bilistica italiana è rac-

chiuso nei dodici campionatimondiali vinti con la Ferrari,dove lavorava in qualità di di-rettore tecnico, e nelle succes-sive esperienze alla Lambor-ghini e alla Bugatti. «Anchenel campo della Formula 1 levetture sono una risposta ai re-golamenti tecnico-sportivi chele condizionano» afferma For-ghieri in tema di ingegneriaecosostenibile. «Sono certo cheregolamenti oculati e legati alrispetto dell’ambiente trove-rebbero un’ingegneria capacedi dare soluzioni più che va-lide». Oggi, il famoso proget-tista di auto è direttore tec-nico dell’azienda modeneseOral Engineering, fondata nel1994 assieme a Franco Anto-niazzi e Sergio Lugli.

In anni di attività, comeha visto evolversi il settoredell’automotive e motocicli-stico in rapporto alla cre-scente necessità di una mo-bilità sostenibile?«La mobilità diventa sosteni-bile se si ha una corretta conce-zione di essa. Non si può pre-tendere di ottenere sostenibilitàgrazie all’industria del veicoloche, normalmente, viene rag-giunta se sottoposta a certe im-posizioni, ad esempio il crashtest e i vincoli sulle emissioni.Le strade sono fatte per la mo-bilità non per il parcheggio e,

“La competizione è l’anima di ogni scoperta”Lo dice Mauro Forghieri, esperto nel campo dell’ingegneria automobilistica.

«Non si può pretendere di ottenere una mobilità sostenibile solo grazie

all’industria del veicolo: serve l’intervento di chi gestisce l’interesse pubblico»

Elisa Fiocchi

Mauro Forghieri

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 287

per perseguire questo concetto,deve imporsi chi detiene la ge-stione del pubblico interesseperché potrebbe dare ancheuna buona risposta a un uso ef-ficiente del trasporto pubblico.Non credo sia stato fatto moltoin questo senso».

Quali progetti e prototipi,ideati da Oral Engineering,vanno in questa direzione?«Anni fa abbiamo progettato,grazie a investitori coscienti esocialmente responsabili, unacity car a due posti, con unpeso, a pieno carico, di circa600 kg ed equipaggiata conmotori di trazione integratinelle ruote (motori bru-shless), alimentati con batte-rie avanzate. Il prototipo èstato progettato per rispettareanche le specifiche previste

per la sicurezza pas-siva dei pedoni. Que-sto veicolo, avrebbedovuto essere inserito in unagestione pubblica del trafficocittadino, mediante utilizzoorario e pagamento con cartadi credito (qualche cosa disimile al car sharnig). Gli at-tesi investimenti, sia pub-blici che privati, non ci sonomai arrivati».

L’auto elettrica è una re-altà praticamente inesistentenelle abitudini degli italiani:crede si possa arrivare a unasvolta nello sviluppo delcomparto elettrico?«Non possiamo pretendere cheil privato sappia fare la sceltagiusta: un Suv, al di là dei co-sti, sarà sempre preferibile auna auto piccola elettrica. Chi

ha il potere decisionale do-vrebbe farlo valere. Questopurtroppo avverrà - credo -quando il problema non saràpiù rimediabile al di là di ogniconsiderazione di voto».

Quali sono le sue propo-ste in fatto di mobilità alter-nativa?«La intendo come isola di mo-bilità (parziali strade mobili),che non può essere presa inconsiderazione per città anti-che e d’arte come lo sono lenostre. A mio avviso, sarebbesufficiente pensare a città congrandi parcheggi, ben posizio-nati all’esterno, e con una ge-stione centralizzata del trafficoall’interno della città».

In apertura,

Mauro Forghieri,

direttore tecnico

di Oral Engineering

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Sarebbe sufficiente pensare a città con grandi parcheggi, ben posizionati all’esterno

288 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il mercato del fotovol-taico sta attraversandoin Italia un periodo digrande crescita, che ne-

anche la crisi economica sem-bra aver arrestato. Secondo idati recentemente diffusi dalGestore del Servizio Elettrico– GSE, nel 2010 l’Italia hainfatti raggiunto il secondoposto a livello mondiale comepotenza complessiva degli im-pianti installati, precedutasolo dalla Germania. Il foto-voltaico, dunque, rappresentauna risorsa strategica fonda-

mentale, che potrebbe per-mettere al nostro Paese di rag-giungere, entro il 2020, gliobiettivi relativi all’utilizzo dienergie rinnovabili fissati dal-l’Unione Europea, con im-portanti ricadute anche da unpunto di vista economico eoccupazionale. Sono tante leaziende che negli ultimi annihanno deciso di puntare conforza sullo sviluppo di questosettore, come la Sesting, so-cietà di Torino nata nel 2008dalla proficua collaborazionetra gli ingeneri Gianluca Toso

e Yanez Dalle, attuali ammi-nistratori del gruppo, che uni-scono al loro know-how uni-versitario conoscenze edesperienze lavorative maturatesul campo. «La nostra aziendaè specializzata nella consu-lenza, progettazione e realiz-zazione di impianti fotovol-taici, solari termici etecnologici, sia in ambito ci-vile che industriale», sottoli-nea Toso.

Quali sono le prospettivedel mercato delle energierinnovabili in Italia, anche

L’energia sostenibile,un nuovo impulso per l’edilizia

Tecnologie avanzate per la tutela dell’ambiente,

ad alto rendimento e zero emissioni. Lo sviluppo

del fotovoltaico e di un’edilizia orientata al risparmio

energetico rappresentano il fulcro del lavoro

di Gianluca Toso e Yanez Dalle

Guido Puopolo

Da sinistra,

Gianluca Toso

e Yanez Dalle,

fondatori

e amministratori

di Sesting Srl

www.sesting.com

IMPRENDITORI DELL’ANNO

alla luce delle recenti modi-fiche introdotte dal QuartoConto Energia? YANEZ DALLE «Storicamentel’Italia, pur avendo grandi po-tenzialità, è sempre stata piut-tosto lenta nella diffusione enello sviluppo di nuove tec-nologie, soprattutto se para-gonata agli altri paesi indu-strializzati. Per quel cheriguarda le fonti rinnovabiliperò, negli ultimi anni, grazieanche a una politica di incen-tivi molto efficace, abbiamoassistito a una crescita espo-nenziale nella realizzazione diimpianti finalizzati alla pro-duzione di energia “pulita”,

tanto che attualmente l’Italiarisulta praticamente in lineacon i parametri fissati a livelloeuropeo. Le prospettive sonoquindi assolutamente inco-raggianti, e grazie allo svi-luppo del mercato la cosid-detta “grid parity” sembraessere sempre più vicina».

Come deve strutturarsiun’azienda che opera in unsettore come il vostro?GIANLUCA TOSO «Per poter es-sere competitiva in un settorealtamente tecnologico comequello delle energie rinnova-bili un’azienda deve posse-dere, prima di tutto, una fortesolidità economica. Questa

però non può essere suffi-ciente se non è affiancata dallacapacità di mantenere costan-temente una coscienza tec-nico-qualitativa elevatissima,necessaria per offrire sempreun servizio in linea con leaspettative dei nostri com-mittenti».

Le imprese sono chiamatea confrontarsi con moltiostacoli e farraginosità.Quali i gap maggiormentecritici?Y.D. «Senza dubbio la buro-crazia rappresenta un ostacolonon indifferente per chiun-que svolga un’attività im-prenditoriale sul nostro terri-torio, ancor di più nel campodelle fonti rinnovabili. Tutta-via notiamo con piacere chein questi anni è cresciuta lasensibilità dell’opinione pub-blica nei confronti di questotema, cosa che ha portato an-che gli enti preposti al rila-scio delle varie autorizzazionia un miglioramento del servi-

Gianluca Toso e Yanez Dalle

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 289

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Questo il fatturatodella Sesting

per il 2010

EURO

20mln

290 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

zio, con un’attività più snellaed efficace».

Qual è il trend relativo al-l’installazione di impiantifotovoltaici in Piemonte,specie per quanto concernele abitazioni private? G.T. «Il territorio piemonteseappare molto aperto allo svi-luppo di queste applicazioni,considerando che ultima-mente stiamo registrando larealizzazione di un numerosempre maggiore di impiantiinstallati su edifici privati. An-che a livello industriale, però,la realizzazione di progetti re-lativi al fotovoltaico è ormaiun’attività consolidata, a testi-monianza della crescente at-tenzione alla tutela ambien-tale da parte dei cittadini. Laconsapevolezza di realizzare uninvestimento economico di si-curo valore, infine, rappre-

senta un’ulteriore spinta versoil fotovoltaico».

Ricerca e innovazionesono attività fondamentaliper Sesting. Quali sono le li-nee guida seguite dal gruppoa questo proposito?Y.D. «Riteniamo indispensabilemantenere un proficuo con-tatto con il mondo esterno,sia a livello tecnologico/com-merciale che prettamente tec-nico. A tal proposito tutti imembri di Sesting sono sotto-posti a un continuo aggiorna-mento circa lo sviluppo e gliscenari del mercato in cui ope-riamo, naturalmente senzamai tralasciare la formazionetecnica e normativa di settore.Lavoriamo a stretto contattocon il Politecnico di Torino,con il quale collaboriamo an-che alla realizzazione di pro-getti di ricerca finanziati dal

Ministero per lo SviluppoEconomico, sempre legati al-l’ambito energetico. Questapartnership rappresenta pernoi un’opportunità unica, percrescere costantemente anchein ambito scientifico, con lapossibilità di conoscere sem-pre in anteprima ogni even-tuale novità».

La vostra è una realtà at-tiva anche nel campo del-l’edilizia e dell’ingegneria ci-vile. Su cosa state lavorandoattualmente?Y.D. «In parallelo alle fonti rin-novabili l’attività di Sesting siconcentra anche nell’impian-tistica più tradizionale, sem-pre però caratterizzata da unuso razionale dell’energia e dauna particolare attenzione alrisparmio energetico. Il settoredell’edilizia ingloba infatti di-verse competenze, che riu-sciamo a unificare racco-gliendo le variespecializzazioni dei nostri col-laboratori. Attualmente i prin-cipali progetti su cui siamoimpegnati riguardano alcunicomplessi residenziali e di edi-lizia assistenziale di ampia vi-sibilità, tutti orientati al rag-giungimento della ben notaClasse Energetica “A”, me-diante l’utilizzo di tecnologiedi ultima generazione».

Sesting è una realtà gio-vane, nata nel 2008, proprioin concomitanza con loscoppio della crisi interna-zionale. Quali strategie aveteadottato per far fronte alla

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

negativa congiuntura delmercato? G.T. «Il rispetto dei nostricommittenti, l’elevata profes-sionalità e la serietà dimostrataanche nei momenti di mag-giore difficoltà sono le armi checi hanno permesso di essereprotagonisti, in questi anni, diuna crescita costante, seppur inun momento di grande crisicome quello attuale. Ci po-niamo come un unico interlo-cutore nei confronti dei nostripartner, capace di recepire esoddisfare ogni specifica esi-genza, dall’ideazione alla rea-lizzazione del progetto. Anchenell’ambito puramente com-merciale l’attività di Sesting si èsempre caratterizzata per lagrande attenzione rivolta al-l’aspetto tecnico e funzionale,finalizzata all’ottimizzazionedella prestazione fornita, a pre-scindere da considerazioni det-tate esclusivamente dalla logicadel profitto».

Quali sono state, fino adora, le vostre realizzazioni piùsignificative?G.T. «Dal 2008 ad oggi ab-biamo avuto la possibilità direalizzare un gran numero diprogetti significativi, congrande soddisfazione nostra edei nostri committenti. Perquel che riguarda gli impiantifotovoltaici Sesting vanta oltre10 MWp installati negli ultimidue anni. In particolare pos-siamo citare gli impianti co-struiti presso diverse aziendedella nostra regione tra cui, adesempio, la Balocco spa, la Bot-tero spa e la Matrix spa. A li-vello impiantistico, invece, me-ritano una citazione gliimpianti realizzati presso ilGruppo Dolcissimo a Ossona,

la De.Ga. spa di Torino e il Co-mune di Sommariva Perno».

Quali sono le prospettive egli obiettivi principali per ilprossimo biennio della Se-sting?Y.D. «Sulla scia delle attuali at-tività implementate dalgruppo, riteniamo necessariorafforzare le risorse dell’aziendae le relative competenze, perpoter proseguire il nostro la-voro con umiltà, serietà, e im-pegno. Nei prossimi anni in-tendiamo continuare a operarenel settori dell’edilizia e del-l’impiantistica per favorire unuso razionale dell’energia, asupporto del mondo pubblicoe privato, tanto delle grandiaziende quanto delle piccole emedie imprese».

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Siamo impegnati nella realizzazione di alcunicomplessi residenziali e di ediliziaassistenziale di ampia visibilità, orientati alraggiungimento della Classe Energetica “A”

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 291

Gianluca Toso e Yanez Dalle

Ipassaggi essenziali percostruire un’attività in-dispensabile sono due:individuare le realtà in-

dustriali già presenti in unospecifico territorio e analiz-zare cosa manca e di cosa ne-cessita quella determinatazona. Il Gruppo Caraglio,nato più di quarant’anni fa,ha iniziato a occuparsi di im-piantistica elettrica seguendolo sviluppo di aziende del-l’area di Alba in rapida cre-scita quali Ferrero, Miroglio,e Abet. «Iniziare a lavorare dasubito per aziende importanti– spiega Riccardo Caraglio,titolare della Caraglio Srl, unadelle società del Gruppo – ciha permesso di acquisire inpoco tempo visibilità e credi-bilità, tanto da far espanderel’attività anche all’estero, inparticolar modo nell’Europa

dell’Est e in Canada». Il successo raggiunto ha por-tato l’azienda ad ampliare no-tevolmente la gamma di ser-vizi e di impianti realizzabili.«Oggi ci occupiamo della co-struzione di impianti elettrici,apparecchiature elettriche, si-stemi elettrostrumentali e si-stemi di automazione indu-striale e di processo.Cerchiamo di fornire agliutenti un servizio chiavi inmano seguendo ogni fasedella realizzazione, dal pre-ventivo alla progettazione,alla produzione e all’installa-zione, e completando il tuttocon il software di controllo econ il sistema di monitorag-gio e supervisione». Questa attenzione particolarenei confronti delle esigenze diogni singolo cliente, unita allesoluzioni all’avanguardia in

“Lavorare l’energia”È il compito delle aziende impegnate

nel settore dell’impiantistica elettrica.

L’ingegner Riccardo Caraglio presenta

una panoramica dei mercati

maggiormente interessati all’utilizzo

di impianti e centrali elettriche

Emanuela Caruso

292 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

grado di soddisfare qualsiasirichiesta, ha portato nel corsodegli anni a sviluppare com-petenze diversificate: dall’im-piantistica elettrica, all’im-piantistica meccanica (societàNordimpianti) alla produ-zione di quadri elettrici (so-cietà Cieb). Attraverso la col-laborazione con i principaliclienti il gruppo ha svilup-pato particolari specializza-zioni nei settori tessile, ali-mentare, meccanico, chimicoe generazione di energia.Ma la società Caraglio, dasempre attenta allo sviluppo eall’utilizzo delle energie rin-novabili e alla sostenibilitàambientale, si è fatta cono-scere anche dal settore ecolo-gico. «In questo specificomercato abbiamo iniziato arealizzare impianti fotovol-taici chiavi in mano, a partiredall’individuazione del sito,all’espletamento delle prati-che autorizzative sino allaprogettazione, realizzazione egestione dell’impianto». Come se non bastasse, oggila Caraglio è anche impe-

gnata nello sviluppo, proget-tazione, costruzione e conse-gna di centrali idroelettrichedi diversa portata. «Per primacosa valutiamo la fattibilitàdella centrale idroelettrica at-traverso uno studio geomor-fologico e idrologico, consi-derando la presenza di corsid’acqua sia naturali che arti-ficiali, poi aiutiamo il clientenella scelta della dimensionepiù appropriata, e infine for-niamo un’accurata relazionetecnico-economica, in modoche l’utente possa avere benchiaro ogni aspetto del pro-getto. È importante che tuttisi rendano conto di quantosia vantaggiosa l’autoprodu-zione di energia alternativa,che porta evidenti beneficieconomici, ma soprattutto

aiuta a mantenere intatto ildelicato equilibrio ambien-tale». Questa filosofia allabase dell’attività, la grandeesperienza e il personale qua-lificato e affidabile rendonola società Caraglio l’interlo-cutore ideale non solo perl’edificazione ex novo di unacentrale idroelettrica, ma an-che per il revamping. «Nelsettore idroelettrico crediamoin modo particolare, sia inItalia che all’estero. Abbiamoiniziato in questi giorni la rea-lizzazione di una centraleidroeletrica nel biellese estiamo completando la pro-gettazione esecutiva di una se-rie di impianti in Albania peri quali abbiamo ottenuto con-cessioni da parte del go-verno».

Riccardo Caraglio

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 293

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Siamo in grado di sviluppare progetti di centraliidroelettriche a partire dall’acquisizione dellaconcessione alla realizzazione dell’impiantochiavi in mano

Nelle foto,

un impianto fotovoltaico

e alcune fasi

di realizzazione

di centrali idroelettriche

www.caraglio.it

RISPARMIO ENERGETICO

Negli ultimi 40anni il progressonei settori ener-getico, del riscal-

damento e del condiziona-mento è stato veramenterivoluzionario. Dal riscalda-mento con le stufe a legna ecarbone si è passati, negli anni’60, ai primi bruciatori dome-stici a nafta, un decennio doposono arrivati i primi impianti agasolio e metano e le centra-line termostatiche, mentre gliimpianti solari termici sonoentrati sul mercato negli anni

’80. Negli anni ’90, invece,sono apparsi i primi impiantiautonomi. Gli anni 2000hanno infine visto la diffu-sione di impianti sia a pavi-mento che a parete e di circuitiintegrati per gestire più fontienergetiche su uno stesso im-pianto. La ditta Poggi Ugo Srl,di Alessandria, è stata testi-mone e protagonista di tuttiquesti cambiamenti. Da quasimezzo secolo nel settore, l’im-presa offre servizi di assistenzatecnica e consulenza sui pro-dotti Riello con personale qua-

lificato e costantemente ag-giornato ed è impegnata neisettori del teleriscaldamento edel condizionamento gestendoimpianti tecnologicamentesempre più complessi. «Oggi ècrescente l’interesse verso lefonti rinnovabili – afferma Ga-briele Poggi, alla guida del-l’azienda -, e credo che nel fu-turo ci saranno impiantisempre più legati alle fonti rin-novabili, come il sole e la bio-massa, e sarà possibile creareimpianti sempre più mirati allespecifiche esigenze di ognuno,grazie anche alla telegestione». In tema di rinnovabili, sonogli impianti fotovoltaici a ri-scuotere, oggi, sempre mag-giore interesse grazie all’incen-tivazione e alla semplicità delsistema. «Anche il sistema so-lare termico si sta diffondendo– afferma Poggi -, ma necessitadi personale abituato a inte-grare il sistema solare conquello del riscaldamento.L’utilizzo delle biomasse risultainvece più articolato in quantodeterminato dalle caratteristi-che del terreno e dall’ubica-

Cresce l’interesseper le rinnovabiliFonti rinnovabili e tecnologie sempre più sofisticate sembrano rendere possibile

l’obiettivo europeo del 20/20/20. Ma sono molti gli aspetti di cui bisogna tenere conto.

Il quadro di Gabriele Poggi

Carlo Gherardini

Momenti di lavoro

della Poggi Ugo Srl.

L’azienda ha sede

ad Alessandria

[email protected]

296 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Gabriele Poggi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 297

zione degli impianti». Anche i privati si stanno avvi-cinando sempre di più al foto-voltaico, attratti dal fatto che,questo tipo di impianto, si è ri-velato un investimento che ag-giunge valore all’abitazione.«Già alcuni impianti che ab-biamo realizzato – affermaPoggi - ci hanno fornito datimolto interessanti rispetto alnotevole risparmio energeticoche permettono di ottenere.Secondo la mia esperienza,sono soprattutto i privati asperimentare questo tipo ditecnologia, le aziende sono piùtitubanti all’installazione di unimpianto fotovoltaico, inquanto rappresenta un inve-stimento a lungo termine pro-gettato sulle esigenze imme-diate delle imprese, le quali,invece, possono subire varia-zioni di processo in pochianni». Dal momento che oggi le tec-nologie sono tutte disponibili,e le fonti di energia anche,sulla carta sembrerebbe facil-mente raggiungibile, l’obiet-tivo europeo del 20/20/20: ri-durre del 20% le emissioni digas a effetto serra, portare al20% il risparmio energetico eaumentare al 20% il consumodi fonti rinnovabili. «Bisognaperò lavorare come una squa-dra – sostiene Poggi -. Anzitutto serve un progetto inizialeche fornisca linee guida gene-rate anche in base all’ubica-zione geografica. L’Italia ha unterritorio disomogeneo e non

tutte le aree sono adatte perl’installazione delle stesse strut-ture mantenendo gli stessi co-sti. Inoltre, non è sufficienteinstallare un impianto nuovo,bisogna unirlo ad altre tecni-che di risparmio come serra-menti isolanti e la scherma-tura termica degli edifici.Credo poi che in Italia manchila volontà di investire a 360°.Servono agevolazioni certe econtinuative perché c’è ancoratanto da fare. Nel 2020 inol-tre, la popolazione aumenteràla richiesta di energia, bisognatener presente anche questonel progetto». Secondo Poggi, anche a livelloistituzionale sarebbero neces-sari alcuni interventi per so-

stenere le fonti alternative dienergia: «Sarebbe necessariosnellire la burocrazia e dare alleaziende la possibilità di usu-fruire di agevolazioni miratein base ai settori di apparte-nenza. Per avere un migliorecontrollo delle risorse investite,bisognerebbe poi affidarsi apersonale competente che ve-rifichi la reale efficacia e soste-nibilità dell’impianto. Biso-gnerebbe infine, aumentare laformazione del personale e de-gli stessi titolari all’internodelle imprese. È evidente cometutti questi aspetti necessitinodi un intervento da parte diistituzioni che credano ferma-mente in un progetto di que-sto tipo».

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Alcuni impianti fotovoltaici che abbiamorealizzato ci hanno fornito dati moltointeressanti rispetto al notevole risparmioenergetico che permettono di ottenere

298 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Realizzare reti di acquedotto e sviluppare il servizio idrico: una lunga storia che comincia

nel 1857. Paolo Romano, vicepresidente e amministratore delegato di Società Acque Potabili,

affronta il tema del basso costo dell’acqua in Italia. E della difficoltà a migliorare

i servizi e rilanciarli con nuovi investimenti

Valerio Germanico

Il recente referendumabrogativo del 12 giu-gno ha interessato, frale altre questioni, la ge-

stione e l’affidamento deiservizi pubblici locali di rile-vanza economica e la deter-minazione della tariffa delservizio idrico integrato.

L’approvazione dei primidue quesiti ha riproposto ilproblema della qualità delservizio erogato, anche acausa dell’impossibilità di ot-tenere capitali reinvestibilidalle tariffe. Paolo Romanodi Società Acque Potabilispiega in che modo una delle

più antiche società di serviziidrici italiani – costituita inepoca preunitaria – prevededi gestire le proprie risorsein futuro. La prima conside-razione da fare, tuttavia, èche a fronte della popolaritàdel tema dell’“acqua pub-blica”, il servizio in Italia

Il servizio idrico dopo il referendum

SERVIZIO IDRICO INTEGRATO

Paolo Romano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 299

molte volte non è confronta-bile con quello degli altripaesi europei. «Rispetto alcontesto europeo, abbiamoin Italia delle realtà abba-stanza differenziate, in ter-mini di servizi idrici. In altreparole non si riscontraun’omogeneità nella qualitàdel servizio fra le varie re-gioni. Però dobbiamo anchepartire dal presupposto cheda noi il costo del servizioidrico è il più basso in asso-luto di tutta Europa e che inquello che si paga, come ser-vizio idrico, sono inclusi ol-tre all’acquedotto, anche iservizi di fognature e depu-razione e a oggi la remunera-zione del capitale investito».

Quali sono state le con-seguenze del referendumsui costi del servizio?

«Il costo tendenzialmente siaggira intorno fra 1,2 e 1,3euro al metro cubo. E biso-gna considerare che in questimille litri sono inclusi anchei costi per la depurazione e laraccolta fognaria. Il prezzocosì basso spiega perché inalcune regioni ci siano delledifficoltà, perché non si puònon rapportare il costo delservizio con la sua qualità. Sele spese sono alte e non tro-vano un riscontro nelle en-trate è chiaro che si crea unoscompenso».

Può fare un esempio con-creto?«Attualmente, per la partedepurazione, noi dobbiamomigliorare gli standard diqualità del servizio, come civiene chiesto dalle nuove di-rettive europee. Questo na-

turalmente vuol dire notevoliinterventi e quindi investi-menti, perché la depurazioneè un servizio che necessità diforti capitali. Tali capitaliperò non possiamo ottenerlidal costo del servizio, perchénon possono incidere sullatariffa pagata dall’utente e ciòin conseguenza di quantostabilito dall’ultimo referen-dum».

Come si concilia la bassatariffa con la necessità diinvestimenti?«Tutto dipende da che tipo diqualità del servizio ci aspet-tiamo. Proviamo a confron-tare quello che succede a Ce-sana Torinese in Italia conMontgenèvre in Francia a 30km di distanza a parità di ser-vizio. Uno stesso metro cubodi acqua che in Italia fac-

Le società che hannol’esperienza adeguatapotranno sviluppareservizi complementari,da offrire alle nuoveaziende titolari delservizio idrico integrato

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Paolo Romano, a destra,

vicepresidente e

amministratore delegato

di Società Acque Potabili

Spa, Torino,

con Augusto Cassinelli

direttore tecnico

www.acquepotabilispa.it

300 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

ciamo pagare 1,3 euro, ifrancesi lo vendono a 4,2euro. Questo vuol dire chec’è un problema di prospet-tiva e di abitudine. I francesihanno la consapevolezza chela qualità del servizio nonpuò che essere direttamenteproporzionale al costo di cuiuna parte significativa si tra-sforma in investimento e inricerca».

Esistono attività di servi-zio complementari che lesocietà potrebbero intro-durre per aumentare fattu-rato, utili e per generare ca-pitali di investimento?«Penso che questo sia uno deisettori nei quali la nostra so-cietà deve dimostrare la sua ca-pacità di sapersi adeguare.

Prima del referendum c’era lapossibilità di acquisire nuoviservizi attraverso le gare.Adesso le gare non si farannopiù. Quindi bisognerà con-frontarsi con le Aziende che ri-sultano affidatarie diretto delservizio. Questo significa che lesocietà che hanno l’esperienzaadeguata come SAP potrannosviluppare servizi complemen-tari, da offrire alle nuoveaziende che hanno il compitodi gestire il servizio idrico. Al-cune di queste attività potreb-bero essere, per esempio, il pre-sidio delle reti, la ricercaperdite e la gestione di im-pianti articolati e complessi.Questi saranno i nuovi filonicon i quali la Società AcquePotabili dovrà confrontarsi».

Qual è la situazione dellaricerca su nuove tecnologieche potrebbero limitaresprechi e disservizi?«Per rinnovare i nostri servizi,dovremmo certamente averedegli adeguati centri di ri-cerca che siano in grado distudiare nuove soluzioni.Noi, con i nostri tecnici, ab-biamo visitato recentementeun centro di ricerca francese,dove abbiamo trovato ben500 ricercatori che si occu-pano solo del settore idrico.La situazione d’oltralpe non èevidentemente paragonabilea quella italiana. Bisogne-rebbe avere una visione dimaggior sviluppo di tutto ilsistema e investire molto an-che nella ricerca».

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SERVIZIO IDRICO INTEGRATO

RACCOLTA RIFIUTI

302 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Pur non essendotra le prime na-zioni europee,in tema di rac-

colta differenziata, l’Italia si stamuovendo egregiamente, connumeri e percentuali davverointeressanti». È questa l’opi-

nione di Massimo Armando,amministratore della Nord En-gineering, società con sede aCaraglio, in provincia di Cu-neo, specializzata da 25 anninella progettazione e produ-zione di attrezzature e sistemidi raccolta automatica dei ri-fiuti. Secondo Armando, il cuimodello di raccolta rifiuti hagià trovato grandi consensi an-che all’estero, da Barcellona alSud America, «l’Italia, rispettoal resto del mondo, vanta nelsettore dei rifiuti un evolutoaspetto progettuale: gli italianiinfatti dimostrano un interessesempre più crescente verso laricerca di soluzioni innovativein questo ambito». Non solo. Icomuni e le amministrazionidel nostro paese stanno dimo-strando un concreto segno diinteresse verso lo sviluppo disistemi di raccolta innovativi,tali da ridurre il più possibilel’impatto ambientale e daavere, nel contempo, un servi-zio di raccolta rifiuti di qualità.«Una tendenza – sottolinea Ar-

mando – che viene dimostrataanche dall’andamento del no-stro fatturato, che negli ultimidue anni, e soprattutto sulmercato nazionale, è cresciutodel 150%».

Nord Engineering è cele-bre per la realizzazione delsistema di raccolta Easy,composto da un’attrezzaturamono-operatore bilaterale eda una serie di contenitoridalle linee innovative. Di checosa si tratta nello specifico?«Il sistema automatico Easy ècomposto da un’attrezzaturaautomatica mono-operatorebilaterale in grado di racco-gliere vari tipi di contenitoristradali adibiti alla raccolta dif-ferenziata. Tali contenitori

Un sistema di raccolta differenziata dei rifiuti urbani efficiente,

economico nell’esercizio, a basso impatto ambientale.

Massimo Armando, amministratore della Nord Engineering,

presenta il nuovo modello New Easy City

Eugenia Campo di Costa

In apertura, Massimo Armando, amministratore della Nord Engineering

di Caraglio (CN). Nelle altre immagini, il sistema di raccolta dei rifiuti

New Easy City www.nordengineering.com

Come semplificare la raccoltadei rifiuti urbani

Massimo Armando

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 303

sono realizzati ad hoc per que-sta attrezzatura, possono esseredi superficie o interrati, hannoun basso impatto ambientale esono collocabili in qualsiasicontesto urbano sia storico chedi nuova urbanizzazione. Perfar fronte nello specifico al-l’esigenza della raccolta diffe-renziata, nonostante la lineadei contenitori Easy City abbiariscosso un notevole successo

non solo in Italia, ma anche al-l’estero, abbiamo pensato diintrodurre di recente una li-nea di nuova esecuzione, ilmodello New Easy City, note-volmente innovativo sottol’aspetto della raccolta diffe-renziata stradale».

In che cosa consiste l’inno-vazione?«I modelli New Easy City sonomolto innovativi in termini di

flessibilità ed estetica. Grazie alconcetto modulare, è infattipossibile concentrare in pochimetri quadrati un grande vo-lume di rifiuti, ma soprattuttoil sistema è rivoluzionario perla sua efficienza e i costi dimanutenzione notevolmenteridotti. Dal punto di vistaestetico, abbiamo voluto pro-porre un contenitore capace dicollocarsi gradevolmente inqualsiasi contesto urbano, la-vorando molto sul design. Ab-biamo inoltre ridotto notevol-mente l’impatto ambientale afavore delle capacità volume-triche al quanto generose,mantenendo uno standardqualitativo tra i più alti sulmercato. Si va dai 2.250 lt delpiù piccolo, per passare al3.000 lt e infine al 3.750 lt delpiù grande, il tutto con la mas-sima personalizzazione dellebocche di conferimento a se-conda delle singole esigenze edelle frazioni da conferire. Icontenitori sono inoltre dotatidi adesivi di ultima genera-

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La novità del contenitore New EasyCity è che permette un dialogo intempo reale tra il veicolo adibito alla raccolta e il contenitore

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304 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

zione ad alto potere riflettentee di grandi dimensioni, capacidi instaurare con l’utente fi-nale una “comunicazione” piùchiara e diretta».

Questo prodotto è fruttodei vostri continui investi-menti in ricerca e sviluppo. «La ricerca è un fattore chiaveper la nostra azienda, che ci haconsentito, negli ultimi dueanni, di conseguire dei risultatinotevoli, come il raddoppio

del fatturato in Italia e una cre-scita del giro d’affari pari al150%, nonostante le difficoltàdel mercato. È nella nostra fi-losofia cercare di anticiparetutte le esigenze che si incon-trano nelle acquisizioni dinuovi mercati, soprattutto lad-dove la raccolta differenziata èmolto sentita».

New Easy City è pensatoper la raccolta differenziatastradale. Quali sono le pecu-

liarità della raccolta differen-ziata stradale e quali quelledella raccolta porta a porta e,in particolare, quali percen-tuali di rifiuti, con il sistemaEasy, si possono recuperare?«Noi pensiamo che coniu-gando quello che è il nostrosistema di raccolta Easy, con ilsistema di raccolta porta aporta, soprattutto nei centristorici con una viabilità piut-tosto critica, si possono otte-nere delle percentuali, in ter-mini di differenziata, anchesuperiori al 70% rispetto aitradizionali sistemi di raccoltastradale, che garantiscono unlivello difficilmente superioreal 30 – 35%. Pertanto è quasiimplicito parlare più di pro-getti completi di raccolta estesia 360° che di singoli prodotti.In riferimento alle due tipolo-gie di raccolta, possiamo sicu-ramente affermare che il si-stema porta a porta risultaprivo di qualsiasi forma di tec-nologia, a differenza del no-stro sistema che ha comeobiettivo l’utilizzo della tecno-logia in grado di controllare emonitorare il conferimento daparte dell’utenza, con il rela-tivo rilevamento dati, in mododa portare l’utente finale a unlivello di collaborazione tale daraggiungere altissimi obiettivi».

Come siete arrivati a questirisultati?«Questo sistema è la conse-guenza di sperimentazioni ef-

RACCOLTA RIFIUTI

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PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 305

fettuate dapprima su conteni-tori interrati di grandi volu-metrie e con investimenti im-portanti, successivamenteapplicato su contesti stradalidi minor costo e volumetria,con l’uso di dispositivi di ca-lotte volumetriche dotate di si-stemi di controllo e invio datidall’importante costo econo-mico, quasi sempre applicatisu contenitori stradali standarddove scaturisce un rapportonon equilibrato tra calotta econtenitore, sia dal punto divista economico che volume-trico. Sulla base di tale realtà,abbiamo sviluppato il progettodel contenitore New Easy Citycon bocca di conferimentopersonalizzata e portella scor-revole a scomparsa, dotato disistema elettronico per l’iden-tificazione dell’utente e il rela-tivo invio dati a remoto. Lanovità è che esiste un dialogoin tempo reale tra il veicoloadibito alla raccolta e il conte-nitore, attraverso il quale, ogniqualvolta quest’ultimo vienesvuotato, avviene lo scaricodati dal contenitore al veicoloche, a sua volta dotato di si-stema Gprs a bordo, è in gradodi inviare i dati alla propriasede. Tale sistema ha comeobiettivo un aumento dellaredditività e qualità della rac-colta differenziata e l’otteni-mento di un prodotto prove-niente dalla raccoltadifferenziata che sia realmente

recuperabile, mantenendo icosti del servizio decisamenteinferiori a qualsiasi altra formadi raccolta».

Quali prospettive intra-vede per il futuro della rac-colta differenziata e del si-stema Easy?«Penso che le varie aziende diservizio debbano essere piùesigenti sia nei confronti deidiversi fornitori, chiedendomacchine e veicoli più inno-vativi e performanti, sia versose stesse, per offrire un serviziodi maggiore qualità ai propriclienti finali, gli utenti. Un’ot-tica di questo tipo potrebbefar sì che il fornitore partecipiattivamente al servizio, of-frendo la sua massima capacitàprogettuale e di sviluppo, po-nendosi non come semplicefornitore, bensì diventando

partner a tutti gli effetti nelprogetto di raccolta. Credoche questa sia la massima sod-disfazione per chi sviluppaprogetti e innovazione: vederemettere in pratica il proprioritrovato dopo anni di inve-stimento in ricerca e sviluppo.Per anni nel nostro settore si èpercorsa la strada della ricercaal minor costo, impoverendodi conseguenza il prodotto.Attraverso la creazione del no-stro sistema di raccolta Easysiamo stati in grado di dareun’inversione a questa ten-denza, peraltro ancora in attosul mercato, riuscendo a ga-rantire non solo un prodottodi qualità, ma anche vantaggie benefici che nel tempo pos-sono essere apportati sia al-l’azienda di servizio, sia all’in-tera collettività».

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Coniugando il nostro sistema di raccoltaEasy, con il sistema di raccolta porta a porta,si possono ottenere delle percentualidi differenziata, anche superiori al 70%

Massimo Armando

INFRASTRUTTURE

Parabordi in gomma eattrezzature marineper l’accosto di na-tanti, ma anche strut-

ture metalliche da banchinaper porti industriali e turistici:Orion Tech, azienda di Torino,dal 2001 rappresenta un puntodi riferimento nel settore delleopere marittime e delle infra-strutture, sia in Italia che al-l’estero: «Disponiamo di unparco mezzi di primissimo li-vello e di attrezzature tecnolo-gicamente avanzate», sottoli-nea l’amministratore unico,ingegner Marco Rovera. «Allabase del nostro lavoro c’è unapproccio organizzativo di tipo

globale, in cui ideazione, pro-grammazione, progettazione,realizzazione, gestione e ven-dita dei prodotti, rappresen-tano il fulcro di una politica fi-nalizzata a una crescitacostante».

Quale impatto ha avuto lacrisi sul vostro settore e comesiete riusciti a tenere con suc-cesso il mercato, anche neglianni più difficili?«Ovviamente la crisi econo-mica ha avuto ripercussionianche nel nostro settore, anchese in maniera decisamente in-feriore rispetto a quanto acca-duto in altri ambiti. Noi, in-fatti, ci occupiamo

prevalentementedi opere pubbli-che o private, chefanno comunqueparte di un mer-cato legato ai fab-bisogni primari. Itrasporti marit-timi, infatti, di-pendono anchedalle infrastrut-ture portuali le-gate ai nostri pro-

dotti, che quindi devono es-sere necessariamente mante-nute in perfetto stato. In ge-nerale, sotto questo punto divista, si può dire che la manu-tenzione dei vecchi sistemi diattracco o l’installazione dinuovi non abbia risentito par-ticolarmente della crisi, conti-nuando a seguire il suo nor-male corso. Piuttosto hannosubito un rallentamento note-vole le gare d’appalto e gli in-vestimenti per la realizzazionedi nuove strutture, così comegli investimenti per il miglio-ramento generale dei porti ita-liani. Questo ha finito per in-fluire in maniera significativasul mercato, con una contra-zione del volume di affari edelle commesse anche per ilnostro gruppo».

Possiamo fare un bilancio,anche in termini di fatturato,dell’ultimo biennio, e deli-neare le prospettive per il fu-turo?«Per le ragioni precedente-mente elencate, gli ultimi annihanno fatto registrare un trendnegativo come volume d’affari,

I porti, siano essi industriali o turistici, devono essere dotati di attrezzature e

strumentazioni adeguate, che richiedono un costante aggiornamento sulla base delle più

moderne tecnologie. Criticità e prospettive del settore secondo l’ingegner Marco Rovera

Diego Bandini

Lo staff

della Orion Tech.

Al centro

l’amministratore

Marco Rovera

www.oriontech.it

308 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

In ripresa il compartodelle opere marittime

Marco Rovera

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 309

soprattutto se paragonato aidati del biennio 2007/2008.Da alcuni mesi a questa parte,però, abbiamo iniziato a per-cepire piccoli ma significativisegnali di ripresa, che ci fannoben sperare per il prossimo fu-turo».

Il mercato nazionale as-sorbe circa il 70% della vo-stra produzione, anche invirtù della stipula di impor-tanti accordi commercialicon altre aziende leader delsettore. Può descrivere bre-vemente il valore di questepartnership?«In questi anni ci siamo gua-dagnati sul campo la fiducia dimolte imprese specializzate nelsettore dei lavori marittimi. Ilcontinuo investimento daparte della Società nell’aggior-namento professionale, nellosviluppo e nell’innovazionedel proprio know-how tecno-

logico, ha portato il gruppo ainstaurare e consolidare neltempo proficue collaborazionicon diversi partner, e ad assi-curarsi contratti di fornituraper le più prestigiose autoritàportuali italiane. Tutti i pro-dotti che realizziamo sono do-tati di certificazione Iso 9001e sottoposti ad accurati con-trolli all’interno dei nostri la-boratori. Proprio l’elevato li-vello qualitativo delle nostreproduzioni ci ha consentito didiventare fornitori autorizzatidi diverse Autorità Portuali,con l’iscrizione ad appositielenchi».

In quali zone d’Italia lavo-rate soprattutto, e versoquali altri territori avete in-tenzione di espandervi in fu-turo?«A livello nazionale siamo pre-senti in modo capillare sututto il territorio, grazie an-

che a uffici e sedi distaccate aGenova e Catania, con la pos-sibilità di garantire in ognimomento il nostro supportoalle imprese, alle autorità por-tuali e alle pubbliche ammini-strazioni»

Per quel che riguarda imercati esteri, invece, qualipaesi sembrano offrire oggile maggiori opportunità?«All’estero le nostre attenzionisono rivolte soprattutto al ba-cino del Mediterraneo, conparticolare attenzione alle areedi facile gestione logistica,quali Francia, Spagna e Gre-cia. Al di fuori di questo con-testo, invece, gli elevati costidi trasporto per commesse dimedio valore e la presenza ra-dicata di imprese locali at-tive nel nostro settore, non ciconsentono ancora di espan-dere ulteriormente la nostrapresenza, anche se, per il fu-turo, se le condizioni delmercato lo permetteranno,non è da escludere un in-gresso di Orion Tech sunuovi mercati».

Sviluppo e innovazionetecnologica hannoportato il gruppo ad assicurarsi contrattidi fornitura per le piùprestigiose autoritàportuali italiane

Grandi metropoli,ma anche piccolecittà, tanto in Ita-lia quanto in Eu-

ropa, sono ormai costrette daanni a fare i conti con un pro-blema forse alcune volte sotto-valutato, ma capace di incideresulla qualità della vita delle

persone, con conse-guenze negative an-che da un punto divista ambientale,sociale ed econo-mico. È il traffico,vera spina nelfianco per tanti am-ministratori locali,impegnati a trovaresoluzioni che pos-sano mitigare i di-sagi causati da unaviabilità sempre piùcomplessa. Unaiuto in questosenso arriva da Mi-zar AutomazioneSpa, azienda di To-rino facente partedel Gruppo multi-nazionale SwarcoAG, leader interna-

zionale nel campo della forni-tura di materiali e soluzioniper la gestione del traffico ur-bano ed extraurbano. Specia-lizzata nella progettazione, svi-luppo e realizzazione diSistemi Telematici Integrati edi servizi per la supervisione, ilmonitoraggio e il controllo deltraffico e dei trasporti,l’azienda è considerata unpunto di riferimento nel set-tore ITS - Intelligent TransportSystem – come conferma ilPresidente , Alfredo Bolelli.

La gestione del traffico èuna materia delicata, chedeve tenere conto delle pre-rogative, costantemente mu-tevoli, delle aree urbane,delle industrie, dei trasporti,dell’ambiente e delle econo-mie su piccola e larga scala.Quali sono i principali obiet-tivi che le grandi città euro-pee dovranno prefiggersi infuturo in questo ambito? «Le città moderne, per essereconsiderate tali, nel prossimofuturo dovranno necessaria-mente moltiplicare i lorosforzi per favorire un aumento

della sicurezza e della sempli-cità negli spostamenti, affian-cando queste azioni a un’at-tenta politica di riduzione deiconsumi di energia e dell’im-patto ambientale inevitabil-mente causato dal traffico. Daanni siamo impegnati a offriresoluzioni che possano miglio-rare la gestione del traffico edel trasporto pubblico, ma an-che i servizi di informazionerivolti a chi si trova in viaggio,attraverso sistemi innovativi etecnologicamente all’avan-guardia».

A questo proposito, inquali progetti di ricerca e svi-luppo siete attualmente im-pegnati?«Crediamo fortemente nel va-lore dell’innovazione e della ri-cerca quale mezzo per garan-tire l’eccellenza dei nostriprodotti, e in questi anni ab-biamo deciso di concentraregli investimenti su alcuni am-biti specifici in materia di ITS.Tra questi, ad esempio, pro-getti per favorire la coopera-zione tra le infrastrutture stra-dali e i veicoli, per promuovere

Nuovi strumenti per una mobilità sostenibileRisolvere i problemi legati alla gestione del traffico e della viabilità, per favorire un sistema

di trasporto sostenibile, capace di integrare velocità e sicurezza degli spostamenti.

Le ultime novità nel campo dell’ITS illustrate da Alfredo Bolelli

Guido Puopolo

Alfredo Bolelli, Presidente di Mizar

Automazione Spa, azienda

con sede centrale a Torino facente parte

del Gruppo Swarco

www.swarco.com/mizar

310 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

GESTIONE DEL TRAFFICO

una mobilità ecosostenibile at-traverso la gestione ottimizzatadelle infrastrutture, per ridurrele emissioni nocive e per mi-gliorare l’integrazione tra i si-stemi di gestione della viabilitàe quelli della sicurezza. Colla-boriamo costantemente con ilmondo universitario e conaziende italiane e internazio-nali, con cui condividiamoobiettivi e ambizioni, ancheattraverso la partecipazione agruppi di lavoro e comitati incui vengono dettate le lineeguida e i piani strategici delsettore. Questa attività è pernoi fondamentale, perché cipermette il confronto conti-nuo con altre realtà attive nelnostro settore, ma anche l’ag-giornamento delle conoscenzegrazie alla collaborazione conaziende dotate di competenzecomplementari alle nostre».

Sulla base della vostraesperienza quali paesi, nel

prossimo biennio, potreb-bero decidere di investire suivostri sistemi?«Sicuramente la diffusione deisistemi ITS sarà massiccia neipaesi emergenti come Brasile,Cina e India, accompagnan-done lo sviluppo delle infra-strutture in modo consistente.Siamo però convinti che an-che in Europa i sistemi ITSpossano continuare a svilup-parsi significativamente, eanzi essere uno dei motoritrainanti della ripresa econo-mica, anche in virtù di unrapporto vantaggioso tra costie benefici, che rende questesoluzioni molto più conve-

nienti rispetto a interventi ditipo infrastrutturali».

Per quel che riguarda la re-altà di casa nostra, esiste ungap tra l’Italia e gli altri paesieuropei a livello di gestionedella viabilità, soprattuttonei centri abitati?«Non credo che esista un diva-rio significativo tra l’Italia e glialtri paesi europei. Piuttostosono riscontrabili notevoli dif-ferenze tra le strutture urbani-stiche e le infrastrutture dellaviabilità nei vari paesi, che pos-sono determinare situazioni dimaggiore o minore comples-sità gestionale. Il nostro terri-torio, ad esempio, è sicura- � �

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Le città nel futuro dovranno aumentare i lorosforzi, per favorire l’aumento della sicurezzae la semplicità negli spostamenti

Alfredo Bolelli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 311

312 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

precedente - grazie a una cre-scita costante sia sul mercatointerno che su quello interna-zionale, soprattutto in Scan-dinavia e Nord Africa. Inoltrenel maggio 2010 siamo di-ventati 100% Gruppo Swarco,confermando un ruolo diprimo piano nelle strategie disviluppo per i progetti di ge-stione del traffico. Questo ciha garantito e ci garantiràsempre più, un accesso piùagevole ai mercati interna-zionali dal punto di vistacommerciale, oltre a nuovepossibilità di integrazione einnovazione tecnologica dellenostre soluzioni».

Quali sono, infine, le pro-spettive per il futuro delgruppo?

«Il gruppo Swarco rappresental’industria del traffico a mag-giore tasso di crescita in campomondiale, e Mizar, grazie al-l’esperienza maturata e al suoknow-how tecnico e tecnolo-gico, ne è una componentestrategica essenziale. Le aziendeche crescono molto rapida-mente, soprattutto in contestidi economia mondiale insta-bile o recessiva, hanno moltesfide da affrontare ma anchemolte opportunità da cogliere,come ad esempio quelle offertedalla realizzazione dei nuovigrandi corridoi europei. Il no-stro è un gruppo solido e strut-turato, attrezzato per porsicome uno dei principali forni-tori di soluzioni nel settore a li-vello mondiale».

� � mente penalizzato dalla suaconformazione geografica, chedi certo non facilita il com-pito di chi opera nel nostrosettore. Anche da noi comun-que è notevolmente aumen-tata la sensibilità verso questitemi, tanto che attualmentestiamo portando avanti signi-ficativi progetti in molte cittàitaliane tra cui Roma, To-rino,Verona, Firenze, Napoli,per citarne alcune».

Qual è il bilancio relativoall’attività di Mizar per il2010? «Il 2010 è stato un annomolto positivo. A livello difatturato abbiamo registratoun aumento considerevole delvolume d’affari, con utili inaumento rispetto all’anno

La vivibilità dei centri urbani è una delle finalità principali per laquale Mizar ha sviluppato soluzioni dedicate al monitoraggio deltraffico, attraverso diversi strumenti. L’offerta di Mizar in ambitourbano, spazia dalla produzione di sistemi per il controllosemaforico adattativo, in grado di determinare e mettere in attostrategie ottime di gestione degli impianti semaforici per laregolazione del traffico urbano (prodotto UTOPIA), allarealizzazione di “supervisori del traffico” per l’integrazione e lagestione del traffico cittadino (prodotto MISTIC),alla realizzazionedi sistemi telematici integrati ad elevato contenuto tecnologicodedicati al trasporto pubblico in grado di localizzare e monitorarein tempo reale i veicoli, gestire e certificare il servizio erogato,fornire servizi multimediali di informazione all’utenza e supportarele attività di assistenza e manutenzione del sistema (prodottoFLASH). Mizar prevede inoltre la progettazione e l’attuazione dipiattaforme per supportare l’integrazione di un’ampia gamma diapplicazioni ITS offrendo un “look-and-feel“ omogeneo a tutte lefunzionalità delle diverse applicazioni (prodotto OMNIA).

Soluzioni specifichea problemi complessi

Per le imprese di tra-sporto, così come pergli autotrasportatoriche quotidianamente

macinano chilometri sullestrade italiane ed europee, di-venta fondamentale poter con-tare su un supporto logisticoqualificato, in grado di otti-mizzare i tempi e i costi dei tra-sporti stessi, all’interno di unmercato sempre più competi-tivo. Euromed, azienda di San-t’Albano Stura, opera nel set-tore da più di vent’anni,portando avanti una proficuaattività di intermediazione, avantaggio sia dei trasportatoriche delle committenze: «Orga-nizziamo prevalentemente tra-sporti internazionali di merciindustriali refrigerate e a tem-peratura controllata, offrendoanche un servizio di magazzinoe stoccaggio. Provvediamoinoltre alla distribuzione diprodotti ortofrutticoli destinatiai mercati generali presenti sulterritorio italiano», spiega SilvioValanca, titolare del gruppo.

Qual è la situazione attuale

nel mondo dei trasporti?«Il trasporto delle merci è unindice significativo per com-prendere lo stato di salute del-l’economia italiana e interna-zionale. Una crescita deiconsumi, infatti, si traduce im-mediatamente in un aumentodel traffico merci, mentre alcontrario, nei momenti di dif-ficoltà, il settore dei trasporti èuno dei primi a subirne le con-seguenze negative. Attualmentestiamo attraversando una fasedi stagnazione economica, cheha prodotto una significativariduzione degli affari».

La vostra azienda, però,non sembra aver risentitoparticolarmente di questa si-tuazione. Come siete riuscitia mantenere la posizione sulmercato?«Bisogna ammettere che, in uncerto senso, siamo stati anchefortunati. Siamo infatti specia-lizzati nell’organizzazione ditrasporti di merci come frutta,verdura e, più in generale, ditutti quei prodotti a tempera-tura controllata, che rappre-

sentano circa il 60 per centodel nostro business. Questi, es-sendo beni primari, hanno su-bito la crisi in maniera minore,visto che la gente continua adacquistarli. Al di là di questoperò, grazie all’esperienza ma-turata in questi anni, siamo or-mai diventati un punto di rife-rimento per tante realtà attivenel settore, grazie soprattutto aun’organizzazione capillare e al-l’offerta di un servizio che per-mette di ottenere benefici tan-gibili. Il nostro obiettivo èinfatti quello di ridurre al mi-nimo i viaggi svolti senza ca-rico, favorendo l’incontro tracommittenti e trasportatori,con significativi vantaggi perentrambe le parti».

LOGISTICA E TRASPORTI

L’intermediazione nel campo dei trasporti consente

di soddisfare tanto le necessità delle aziende quanto

quelle dei trasportatori, evitando inutili sprechi di tempo e denaro.

Il punto di Silvio Valanca

Matteo Rossi

Il magazzino

di Euromed srl a

Sant’Albano Stura (CN)

[email protected]

314 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Obiettivi condivisi per trasporti più efficienti

Su quali mercati siete mag-giormente presenti?«Organizziamo quotidiana-mente trasporti da e verso Fran-cia e Spagna, garantendo par-tenze regolari a prezzialtamente competitivi».

Quali precauzioni sono ri-chieste per poter operare nelvostro settore? «Per quel che ci riguarda siamodotati delle più moderne tec-nologie, per assicurare sempre ilmassimo dell’affidabilità e dellasicurezza, anche e soprattuttoda un punto di vista igienico esanitario. Operiamo nel pienorispetto della normativa Haccp,un sistema di auto-controllo suiprodotti alimentari introdottoin Italia dal D.Lgs. 155/97. Lo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 315

scopo di tale sistema è garantirel'assoluta igienicità degli ali-menti in tutte le varie fasi,dalla lavorazione sino allavendita agli utenti finali. Inparticolare eseguiamo accu-rati controlli sui mezzi su cuivengono caricate le merci, perassicurarci che le stesse nonsiano sottoposte al rischio dicontaminazione da parte diagenti patogeni. Attraversoun sistema informatico al-l’avanguardia, abbiamo inol-tre la possibilità di monito-rare costantemente i mezzi,garantendo sempre grandepuntualità nelle consegne».

Quali sono le aspettativeper il futuro dell’azienda?«In questi anni abbiamo do-

vuto fare i conti con una seriedi criticità, come ad esempio lacrescente difficoltà nel rispet-tare i tempi di pagamento daparte di numerosi commit-tenti. Nonostante tutto però,siamo riusciti a consolidare lanostra posizione anche da unpunto di vista economico,senza particolari contraccolpida un punto di vista del fattu-rato. A questo proposito mipreme sottolineare il fatto chevari Istituti di Vigilanza, nellaloro periodica attività di moni-toraggio dello stato di salutedelle aziende locali, hanno con-fermato la nostra solidità fi-nanziaria assegnandoci un ra-ting vicino al livello massimo.Una grande soddisfazione pernoi, che da sempre abbiamofatto della serietà e dell’affi-dabilità il nostro cavallo dibattaglia».

Silvio Valanca

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Abbiamo inoltre diversificato inostri investimenti puntando sulleenergie alternative per la tutelaambientale

TRASPORTI

La sicurezza nel trasportodi merci pericoloseCome ridurre al minimo i rischi derivanti dalla movimentazione su strada di prodotti chimici

pericolosi, cercando, nello stesso tempo, di incentivare lo sviluppo di modalità di trasporto

alternative. L’opinione di Ferruccio Berutti amministratore dell'Autochim trasporti di Tortona

Guido Puopolo

Ferruccio Berutti,

fondatore e

amministratore

delegato della Autochim

Srl di Tortona

www.autochim.it

Il trasporto di prodottipericolosi, chimici, tos-sici e infiammabili èun’attività che com-

porta grandi responsabilità,sia nei confronti dei cittadiniche dell’ambiente e che, perla sua natura, deve esseresvolta con la massima atten-zione. Professionalità e sicu-rezza rappresentano le paroled’ordine per chiunque operiin quest’ambito, come Auto-chim Srl, azienda di Tortona,

in provincia di Alessandria,presente sul mercato da oltrequarant’anni. «Autochimopera in modo altamente spe-cializzato e professionale neltrasporto di prodotti chimiciliquidi e gas, sia sul territorionazionale che su quello inter-nazionale», sottolinea Ferruc-cio Berutti , fondatore e am-ministratore delegato delgruppo.

Più nel dettaglio, quale ti-pologia di prodotti traspor-tate e in che modo?«Disponiamo di una flotta ditrattori stradali di ultima ge-nerazione, attraverso i qualisiamo in grado di trasportareprodotti chimici pericolosi enon, tramite cisterne ebani-tate, cisterne in acciaio e tankcontainer, disponiamo inol-tre di cisterne per il trasportodi gpl. Il nostro è un serviziocompleto, che ci permette dicoprire a 360 gradi le neces-sità di movimentazione diqueste merci da parte dei no-stri committenti».

Il vostro può considerarsiun settore di nicchia, e

quindi al riparo dalla con-correnza selvaggia che af-folla il mercato del tra-sporto?«Per operare all’interno di unsettore come il nostro sononecessari considerevoli inve-stimenti in attrezzature e inmezzi, che nel passato hannorappresentato una barriera ingrado di selezionare esclusi-vamente i migliori operatori.A questi bisogna aggiungeregli investimenti sempre cre-scenti nell’ambito della sicu-rezza, del rispetto dell’am-biente, della formazione eaddestramento del personale,elementi indispensabili perpoter operare sempre con lamassima trasparenza e serietà.Oggi, purtroppo, queste bar-riere vengono quotidiana-mente aggirate da nuovi at-tori, spesso stranieri, che simuovono all’interno del mer-cato, in sfregio alle più ele-mentari norme di sicurezza.Una situazione che deve es-sere fermata, perché questotipo di concorrenza sleale, ol-tre a danneggiare chi agisce

316 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

correttamente, può portareanche a conseguenze moltopericolose».

Come cercate, a questoproposito, di ridurre al mi-nimo i rischi derivanti dallavostra attività, anche da unpunto di vista ambientale?«Il processo mondiale di sen-sibilizzazione nella gestione enella movimentazione dellemerci a forte impatto am-bientale, ha trovato la nostrapiena adesione. Ci prodi-ghiamo per porre in essereuna serie di attività e cono-scenze finalizzate alla tuteladel patrimonio ecologico,grazie anche a sistemi di ge-stione sottoposti a periodicicontrolli da parte dei princi-pali istituti di certificazionidella qualità».

Quali prospettive per ilfuturo in Italia e in Europa?«Mai come in questo mo-mento risulta difficile fareprevisioni per il futuro. Quelche è certo è che la chimica dibase in Italia è in declino,come del resto buona partedell’industria pesante. Perquesto siamo convinti che, inuno scenario di questo tipo,l’unico modo per continuarea operare sul mercato sia rap-presentato dall’internaziona-lizzazione. La nostra aziendanegli ultimi anni si è affac-ciata con decisione sullo sce-nario europeo, un ambito

molto complesso, ma con in-teressanti possibilità di svi-luppo. Nei prossimi mesi, in-fatti, abbiamo in programmail consolidamento di alcunepartnership strategiche conoperatori del nord Europa,soprattutto in Francia e Ger-mania, e una intensificazionedel trasporto multimodale».

Su cosa occorre fare leva,a suo parere, per favorire losviluppo del trasporto edella logistica intermodale?«Considerando la situazioneattuale, in cui tutte le princi-pali voci di costo dei trasportisono in vertiginoso aumento,ci sarebbe bisogno di unmaggior utilizzo di vie inter-modali. Purtroppo però, in

Italia le infrastrutture, comead esempio la rete ferrovia-ria, sono carenti e inadeguate,rendendo molto difficilel'utilizzo di questa forma ditrasporto».

Quali sono, infine, gliobiettivi aziendali per ilprossimo biennio?«Vogliamo cercare di imple-mentare le attività di logisticamultimodali, con la movi-mentazione di tank containerverso l’Europa occidentale, ela Germania in particolare.Puntiamo inoltre a incre-mentare la flotta di cisterne anostra disposizione, per poterulteriormente consolidare lanostra presenza sul mercatoeuropeo».

Ferruccio Berutti

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 317

Il trasporto di merci pericolose deveessere effettuato da operatori altamentespecializzati, in possesso quindi delle attrezzature, delle capacità e delle conoscenze necessarie

OPPORTUNITÀSUI GRANDI

APPALTI• Meno burocrazia per rispettare i tempi

dei lavori. Intervista a Sergio Santoro

• Edilizia e piccoli cantieri. Intervista a Giuseppe Provvisiero

• Il deficit infrastrutturale del Piemonte. Intervista

a Barbara Bonino

• Torino: scetticismo sulla ripresa. Intervista

a Alessandro Cherio

APPALTI

«Il Piemonte soffre di un deficit infrastrutturale, occorre recuperare»,

largo quindi alla Torino-Lione e alla galleria geognostica di Chiomonte che,

per l’assessore regionale Barbara Bonino, sono opere prioritarie per il territorio

Paola Maruzzi

«Siamo consape-voli che gli inve-stimenti pub-blici sono

strategici per ridare respiro allanostra economia». Per BarbaraBonino, assessore ai Trasporti einfrastrutture del Piemonte, èquesta la premessa necessaria peraffrontare la crisi che ha inve-stito il settore edilizio. A favoredella ripresa sarà prezioso il ruolodelle grandi infrastrutture, mo-tivo per cui non bisogna tenerlein sospeso per anni. Serve, primadi tutto, un snellimento deitempi. «La Giunta Cota sin dalsuo insediamento – continual'assessore – ha lavorato per

sbloccare tutte le opereimpantanate da anni nellepastoie burocratiche e pertrovare le risorse necessa-rie a finanziarle».

Quali sono i criterifondamentali con cuivengono aggiudicatigli appalti?«La Scr, la società di com-mittenza regionale, pre-dilige criteri di selezioneimprontati all’offerta eco-nomicamente più van-

Rimettere in moto la “macchina” delle infrastrutture

taggiosa in luogo del massimoribasso, al fine di dare maggiorpeso alla qualità dell’intervento.I criteri di valutazione sono im-prontati all’ottimizzazione de-gli aspetti tecnici, ambientali edi sicurezza, anziché essere fo-calizzati solo sui ribassi econo-mici e temporali: l’obiettivo ègarantire un efficace controllodelle procedure, degli obblighicontrattuali, nonché di tuttol’iter dell’intervento».

Quali lavori pubblici enuove costruzioni sono statiavviati nel 2011?«Nel 2011 Scr ha affidato, nel-l’ambito del piano di investi-menti regionale, un’importanteopera in provincia di Alessan-dria, la variante di Tortona, perun importo di circa 44 milioni dieuro. Ne ha portate a conclu-sione altre tre nelle province diCuneo e Alessandria, per un to-tale di 75 milioni di euro».

Dal 2010 al 2009 la crisidel mercato edilizio si è fattasentire maggiormente. Qualiprevisioni andranno a chiu-dere il 2011?«Per quel che riguarda il settoredi mia competenza, con una ri-

gorosa gestione dei fondi dispo-nibili, siamo riusciti a eliminaresacche di sprechi consolidate datempo, recuperando risorse indi-spensabili per realizzare le operesul nostro territorio, che soffre diun deficit infrastrutturale note-vole rispetto alle regioni confi-nanti, italiane o estere. E grazieanche alla grande collaborazionedel Governo, siamo riusciti a in-serire nell’allegato infrastrutture,fra le priorità del prossimo trien-nio, opere per oltre 3 miliardi dieuro. Non solo. In virtù delnuovo contratto di servizio conTrenitalia, verranno investiti,da qui al 2014, 280 milioni dieuro in nuovi treni per il tra-sporto regionale, mentre altri100 milioni in due anni sa-ranno destinati alla sostitu-zione di tutti i bus Euro 0 eEuro 1 ancora circolanti sullenostre strade».

Come far sì che le grandiopere, a cominciare dalla laTav, siano motore di svi-luppo anche per piccole emedie imprese? «Ci siamo posti sin dall’inizio ilproblema di come legare la can-tierizzazione delle grandi opere a

Barbara Bonino,

assessore ai Trasporti e

alle infrastrutture della

Regione Piemonte

324 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Barbara Bonino

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 325

una possibilità di sviluppo per iterritori interessati, sia sottoforma di nuovi posti di lavoro siadi commesse per le aziende lo-cali, nonché di effetti positiviper l’indotto derivante. Ed è inquesta ottica che abbiamo la-vorato all’impianto della leggeregionale cantieri-sviluppo-ter-ritorio, approvata dal consiglioregionale con larghissima mag-gioranza. Una legge pensataper tutte le grandi opere, mache sarà applicata concreta-mente per la prima volta conl’avvio dei lavori per la nuovalinea Torino-Lione. Nel frat-tempo un buon test potrà es-sere rappresentato dalla galleria

geognostica di Chiomonte,per la quale si stanno comple-tando le opere propedeuticheall’inizio degli scavi».

In cosa si concretizza ilvantaggio?«Crediamo di aver posto le con-dizioni per massimizzare le rica-dute positive per il territorio cheospita una grande opera come laTav. Innanzitutto, come è giàsuccesso nel caso di Chiomonte,scorporando alcune opere acces-sorie che possono essere appal-tate in maniera accessibile alleaziende locali, come effettiva-mente è successo; in secondoluogo, scegliendo di non allestireun campo base per accogliere le

��Abbiamo posto le condizioni per massimizzarele ricadute positive per il territorio che ospita una grande opera come la Tav

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maestranze, ma utilizzando lestrutture presenti sul territorioper l’alloggio e la ristorazione.Una scelta che è già stata fatta inSavoia in occasione della costru-zione delle tre discenderie, conottimi risultati: basti pensare chei cantieri hanno coinvolto 64aziende della Maurienne (pari al48% del totale) e hanno impie-gato personale locale nella mi-sura del 30%. Non solo, mal’87% degli operai che hanno la-vorato alle discenderie hannoutilizzato le strutture locali perl’alloggio e la ristorazione.Numeri che potremo ripeteree migliorare anche in Valsusa,su un arco temporale piùlungo, vista la portata del can-tiere del tunnel di base».

La Torino-Lione va avantinonostante le difficoltà. Cosala preoccupa maggiormente? «Non sono preoccupata per ilprogredire dei lavori, il Governoha assicurato il finanziamentodell’opera, dispiegando un con-tingente adeguato per difendere

APPALTI

326 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

l’area di cantiere. Merita una ri-flessione la situazione che stiamovivendo da tre mesi a questaparte: assistiamo a un susseguirsidi attacchi quotidiani ai nostriagenti da parte di un gruppo dipoche decine di veri e propri ter-roristi. Professionisti della vio-lenza, provenienti da tutta Ita-lia e da mezza Europa, che nonhanno nulla a che vedere con laValsusa e che come unico obiet-tivo hanno quello di scontrarsicon le forze dell’ordine. Daquando è stato aperto il can-tiere sono oltre 300 i poliziottie carabinieri feriti negli scontri:una situazione inaccettabile. Edè incredibile che, anche all’in-terno del consiglio regionale, cisiano esponenti e gruppi poli-tici che continuano a fare dasponda alle azioni di questi fa-cinorosi. Dal canto suo il movi-mento No tav è uscito con leossa rotte da quello che i suoiattivisti amano definire l’asse-

di servizio con Trenitalia, checontinuerà ad essere il gestoredel servizio ferroviario regionalesino al 2017, quando subentreràil vincitore della gara d’appaltoche sarà indetta tra la fine di que-st’anno e l’inizio del prossimo.Un contratto che prevede entroil 2014 lo stanziamento di 280milioni di euro per il rinnova-mento del materiale rotabile, lareintroduzione della carta TuttoTreno, che consente ai pendo-lari dotati di abbonamento diutilizzare anche gli Intercity, e ilripristino del bonus (il risarci-mento agli abbonati sulle tratteregionali per i ritardi patiti).Non solo, ma abbiamo decisoanche di congelare ogni au-mento tariffario per tutto il2011, legando l’incremento delprezzo dei biglietti alla crescitadella qualità del servizio».

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Abbiamo ereditato una situazione difficile, ma vi abbiamo posto freno: entro il 2014 saranno stanziati 280 milioniper il rinnovamento del materiale rotabile

dio: ha perso irrimediabilmentel’adesione e l’appoggio di ungran numero di valsusini e si èsqualificato definitivamente agliocchi dell’opinione pubblicaitaliana e internazionale, asso-ciando la propria immagine aquella dei terroristi».

Un altro argomento spinosoè il trasporto ferroviario regio-nale nel suo complesso.«Abbiamo ereditato una situa-zione difficile, con rapporti tesisia nei confronti del gestore, cheoperava dal 2007 senza un con-tratto, sia nei confronti degliutenti, sul piede di guerra per ifrequenti disagi che erano co-stretti a subire. In questo primoanno di lavoro, comunque, ab-biamo lavorato duro per cam-biare le cose. E i risultati si sonovisti, principalmente sotto formadella stipula del nuovo contratto

Giuseppe Provvisiero

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 327

Appalti immediati di opere propedeutiche alle grandi infrastrutture, con la Tav in testa,

maggiori opportunità per le piccole imprese e meno ritardi nei pagamenti, che in Piemonte

sono aumentati del 60%. È quanto si augura Giuseppe Provvisiero, presidente dell’Ance regionale

Paola Maruzzi

«Dal 2003 al2010 iln u m e r odei bandi

di gara pubblicati è sceso del76,7%, mentre l’importocomplessivo si è ridotto del70,7%. Per il 2011 le previ-sioni non sono positive se siconsidera anche la riduzionedi risorse per gli enti localistabilita dalla manovra». Datialla mano, Giuseppe Provvi-siero, presidente dell’AncePiemonte, arriva dritto alla“questione” costruzioni: lecommesse continuano a di-minuire in modo consistenzee a far fatica sono soprattuttole piccole imprese. Sul piano nazionale il “co-pione” è simile: nei primimesi dell’anno gli appalti perlavori i pubblici sono scesi da6,2 a 4,8 miliardi (-22,6%).Secondo l’Istat gli imprendi-tori temono che il calo possaprotrarsi anche nel 2012. Pergiunta ad agosto l’edilizia havisto quasi raddoppiate le oredi cassa integrazione richie-

La ripresa dell’edilizia parte dai piccoli cantieri

Giuseppe Provvisiero,

presidente di Ance

Piemonte

ste, passate da 2,5 a 4,7 mi-lioni. Alla luce di una criticitànazionale, va sulla buonastrada il dialogo aperto traAnce Piemonte e Regione af-finché non vengano sottova-lutati le problematiche chestringono l’edilizia e si ripensiin ottica locale alle opportu-nità legate ai grandi appalti,la Tav prima di tutto, facendoin modo che anche le piccoleimprese del territorio possanoentrare in gioco.

Tempo fa ha messo l’ac-cento sulla “tendenza al gi-gantismo negli appalti”, chetaglia spesso fuori le im-prese locali. Come farfronte a questa situazione? «Da tempo sosteniamo l’im-portanza dell’attivazione diun piano di piccoli interventiimmediatamente cantierabilinecessari per la ripresa eco-nomica della nostra regione eper dare respiro alle piccoleimprese del settore. Abbiamopresentato alla Regione lanostra proposta ma al mo-mento la carenza di risorse � �

ne ha impedito l’avvio».Attorno ai lavori di realiz-

zazione della Tav stannospuntando interventi minoriche possono essere eseguitidalle imprese edili locali.L’assessore regionale BarbaraBonino si è mostrata moltofavorevole a quest’ipotesi. Al-l’Ance che ruolo spetta pertradurla in realtà?

APPALTI

328 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Abbiamo messo a disposi-zione le nostre competenzeaffinché le grandi opere ven-gano avviate attraverso l’ap-palto immediato di opereminori propedeutiche all’in-tervento finale. Anche grazieal nostro sollecito è stata ap-provata la legge regionalecantieri-sviluppo-territorio,che prende spunto dallalegge francese DemarcheGrand Chantier che prevedela programmazione di rica-dute sui territori interessatidalla realizzazione di grandiinfrastrutture, in modo dagovernare le opportunitàeconomiche a esse collegate».

In che misura liquidità,

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�credito e ritardo nei paga-mento penalizzano le im-prese piemontesi?«Nonostante le variazioni po-sitive registrate nel 2010, ne-gli ultimi anni si è assistito auna vera e propria stretta cre-ditizia: i mutui per investi-menti in edilizia residenzialesono tornati ai livelli del2005 mentre quelli per inve-stimenti in edilizia non resi-denziale, rispetto al 2006,sono praticamente dimezzati.A ciò si aggiunge il peggiora-mento delle condizioni di pa-gamento da parte della pub-blica amministrazione deilavori regolarmente eseguiti.Basti pensare che nel primo

semestre del 2011 il livellodei ritardi di pagamentodella Pa è stato quello piùalto negli ultimi dieci anni ein tre anni tali ritardi sonoaumentati del 60%. Le im-prese vengono pagate dopopiù di cinque mesi dalla con-clusione dei lavori, con one-rose ripercussioni sulla lorocontabilità».

Ci sono novità riguar-danti il prezzario 2011?«Siamo da sempre molto at-tenti al costante aggiorna-mento del prezzario, in par-ticolare in questo periododifficile, al fine di permet-tere alle nostre imprese unacorretta concorrenza».

�La legge regionale Cantieri-sviluppo-territorio prevede la programmazione di ricadute sui territori interessati dalla realizzazione di grandi infrastrutture

APPALTI

330 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’edilizia inespressa del “cantiere” torineseSecondo il bilancio del

2010 a Torino gli in-vestimenti in operepubbliche sono dimi-

nuiti del 30% in due anni e idati relativi a fine agosto se-gnalano un ulteriore calo. Cosìquella che nel secondo trime-stre 2011 si era annunciatacome una leggera ripresa, do-vuta probabilmente all’appros-simarsi dell’entrata in vigoredel regolamento attuativo delcodice dei contratti contenutonel decreto sviluppo, «è statapalesemente contraddetta», af-ferma Alessandro Cherio, pre-sidente dei costruttori torinesi.«Negli ultimi due mesi si è re-gistrata la pubblicazione di soli24 bandi per un importo di 32milioni di euro». Valide alter-native, ancora poco conside-rate nel Torinese, sono quindiil partenariato pubblico-pri-vato e il project financing.

Cosa si aspetta in futuro?«I dati sulla proiezione an-nuale indicano una previ-sione complessiva di circa360 milioni, inferiore di 60milioni rispetto ai circa 420del 2010 (ulteriore calo del15% circa). Siamo scetticisui possibili segnali di ripresaper l’anno prossimo».

A fronte della mancanza dirisorse per le opere pubbli-che, il partenariato pub-blico-privato e il project fi-nancing possono esserevalide alternative. In questosenso la pubblica ammini-

strazione di Torino può dirsiinnovativa?«Il partenariato pubblico-pri-vato appare una strada pro-mettente, sia per il reperi-mento delle risorse sia inrelazione alla qualità del-l’opera e ai tempi di realizza-zione, in particolare nel casodel project financing; infatti,il ritorno dell’operazione im-mobiliare è in gran parte le-gato alla fase di gestione del-l’opera, che deve dunqueessere completata in tempi ra-pidi e con un livello qualita-

tivo tale da non generare ele-vati costi di manutenzione.Questi strumenti, tuttavia,stentano a decollare sul no-stro territorio. Il motivo? In-dubbiamente è un problemaculturale, correlato anche allafarraginosità in alcuni casi(project financing), all’in-completezza in altri (leasingin costruendo), della norma-tiva vigente».

Eppure a Torino ci sonostati esempi virtuosi a talproposito.«Sì ma sono pochi interventi,

Nel capoluogo piemontese le piccole imprese edili non possono

più contare solo sulle esigue risorse degli appalti pubblici.

Per Alessandro Cherio, presidente di Ance Torino,

occorrono alternative: il project financing è una di queste

Paola Maruzzi

Alessandro Cherio

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 331

stabilità. In tal senso, occorredare atto alla Regione Pie-monte che ha recentementeistituito, sul modello di quellanazionale, l’unità tecnica per ilpartenariato pubblico-privato.Speriamo diventi un punto diriferimento essenziale per tuttele iniziative di tal genere».

Perché la procedura nego-ziata per appalti inferiori ai500mila euro fa fatica a es-sere preso in considerazione?«A mio parere non ne è statapienamente colta l’opportu-nità di utilizzo così come èstata promossa dal Governonel 2009 e, di recente, con ildecreto sviluppo. La proce-dura negoziata rappresentaun’utile occasione per garan-tire lavoro sul territorio, inun quadro di trasparenza,concorrenza, rotazione e dirispetto delle norme in mate-ria di sicurezza e di contri-buzione sociale. Occorre pe-raltro sottolineare cometalune amministrazioni,come quella di Torino, cheavevano apprezzato e corret-tamente utilizzato l’istituto,hanno poi dovuto subire unasorta di “invasione di campo”da parte dell’Autorità per la

Vigilanza, che di fatto ha li-mitato la possibilità di ricorsoa questa procedura».

A parte le grandi infra-strutture, per quali opere me-dio-piccole potrebbero esserelanciate gare d’appalto?«Non vi è dubbio che, paral-lelamente all’avvio dellegrandi opere quali la Torino-Lione, occorre che venganoavviati programmi di operemeno rilevanti dal punto divista degli importi ma altret-tanto strategiche, che coin-volgano il settore produttivodelle imprese medio-piccolein comparti significativiquali l’edilizia scolastica eospedaliera, rilanciando an-che interventi di manuten-zione straordinaria su edificie strade. In tal senso occorreapprezzare la recente inizia-tiva della nostra Regioneche, oltre ad aver “regiona-lizzato” il patto di stabilità,determinando lo sblocco didiversi pagamenti da partedelle Pubbliche amministra-zioni, ha finanziato una se-rie di primi interventi peropere medio-piccole percirca 50 milioni sul territo-rio piemontese».

si spera possano fare scuola. Sitratta della nuova sede dellaRegione, della Scuola di Bio-tecnologie, della scuola ma-terna di Vinovo, della nuovasede della Provincia di Torino.Come si è visto i vantaggi sonostati notevoli: per i cittadiniche hanno beneficiato di opereinnovative; per le imprese chehanno eseguito i lavori; per aglienti pubblici normalmente sof-focati dai vincoli del patto di

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Occorre avviare opere meno rilevanti dal punto di vista degliimporti ma strategiche, come l’edilizia scolastica e ospedaliera

In alto, a destra,

Alessandro Cherio,

presidente

dell’Ance di Torino

332 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La Risso Immobiliare di Cuneo,

ha raggiunto traguardi importanti

collaborando con il Gruppo Fincos

di Mondovì, rappresentata ora

dall’ingegnere Bongiovanni Stefano,

con cui, dopo un ventennio di

partnership, da qualche anno ha

costituito la Granda Immobiliare, che,

come si intende dal nome, ha come

obiettivo lo sviluppo soprattutto nella

provincia di Cuneo.

Ne parla Vittorio Risso

Emanuela Caruso

Nelle città italianele principalifonti di inquina-mento dell’aria,

da sempre combattute conmezzi più o meno vincentidalle varie amministrazionicomunali, sono il traffico, gliimpianti industriali e il riscal-damento domestico. Unadelle città che più è riuscita adarsi da fare e a migliorare laqualità dell’aria è Cuneo,dove non solo sono state ri-dotte le emissioni di polverisottili, realizzando zone a traf-fico limitato, nuove piste ci-clabili, parcheggi di inter-scambio, ma con l’aiuto delleaziende e imprese locali sono

state ridotte le emissioni dariscaldamento domestico e in-dustriale. La Risso Immobiliare, societàprofondamente legata al ter-ritorio cuneese, si è impegnatanella progettazione, costru-zione e soprattutto nella curadei particolari delle finituredegli immobili ,caratteristichenecessarie al fine di ottenereun prodotto di qualità che inparticolare negli ultimi annisono state concentrate nellacostruzione di edifici residen-ziali in Classe Energetica A. «Iriscaldamenti domestici –spiega Vittorio Risso, titolaredella società – sono tra lemaggiori cause di inquina-

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Grandi collaborazioni a sostegno del territorio

IMMOBILIARE

Vittorio Risso

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 333

mento atmosferico, ma que-sto succede perché il più dellevolte gli impianti non sonocostruiti a norma, rovinandol’aria. Realizzando immobiliin Classe Energetica A, otte-niamo un manufatto ottimaleche anche in futuro necessi-terà di poche spese di manu-tenzione, ma in particolarmodo riusciamo a ridurre inmaniera rilevante le emissionidi inquinanti, mantenendocosì alta la qualità dell’ariadella nostra città». Al fine di poter proporre almercato una più ampia sceltadi immobili con diverse ca-ratteristiche in location diffe-renti, la Risso Immobiliare,ha iniziato a collaborareprima con la Conicos, oraGruppo Fincos di Mondovì,rappresentato dall’Ing.Bon-giovanni Stefano, con cui daqualche anno ha costituito laGranda Immobiliare, che hacome obiettivo principale losviluppo di interventi nellaprovincia di Cuneo. «Ab-biamo creato una più grandesocietà in grado di rappresen-tare un punto di riferimentostabile per i cittadini e ingrado di soddisfare qualsiasirichiesta dei clienti, che ven-gono seguiti in ogni fase dellaricerca della propria abita-

zione, dalla progettazione allascelta dei materiali, dall’ac-quisto alla consegna». E l’unione tra Risso e Fincossi è rivelata una mossa vin-cente e molto produttiva, in-fatti i progetti di sviluppo giàrealizzati e ancora da iniziaresono tanti. «Il primo impor-tante lavoro lo abbiamo por-tato a termine con la costru-zione del complesso“Agorà-Porta di Francia” pro-prio di fronte al palazzo degliUffici Finanziari di Cuneo.Con questo progetto siamoriusciti ad armonizzare unacubatura consistente con ilverde e i parcheggi, realiz-zando un misto tra attivitàcommerciali e direzionali eimmobili residenziali, moltoapprezzato dai cittadini. Inol-tre in questo periodo siamoin fase di ultimazione di uncomplesso di 24 alloggi e oltre100 autorimesse sempre nellazona centrale della città, men-tre sono in fase iniziale alcuniprogetti che vedranno la co-struzione di altri fabbricati, dicui gli utenti hanno già decisodi comprare appartamentinon solo come alloggi in cuivivere, ma anche come inve-stimento sul mattone, che aoggi è ancora un bene-rifugiocapace di garantire tranquil- � �

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Costruire in Classe Energetica A riduce l’inquinamento dei riscaldamenti domestici e mantiene sana l’aria

In apertura, Palazzo delle Poste, Verona. A sinistra, Via Massimo d’Azeglio,

Cuneo. In basso, Via Tetto Cavallo, Cuneo

334 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

lità a chi investe il proprio de-naro». Con l’aiuto di una serie dicollaboratori che sentono“propria” l’impresa e che de-dicano attenzione e impegnoallo svolgimento dei varicompiti, la Granda Immobi-liare ha allargato il suo raggiod’azione, arrivando a occu-parsi anche di alcune zonedella Liguria. «Ci siamo con-centrati sulle aree di Alassio,Imperia e Ventimiglia, oltreche Genova, cioè su città fa-cili e comode da raggiungereanche per noi titolari che vo-gliamo gestire sia l’aziendache i lavori in modo diretto,assicurando la nostra presenzadurante tutte le fasi di co-struzione, dalla progettazione,fino ad arrivare alla commer-cializzazione dei cespiti». Nel 2008 è stato fatto un al-tro passo importante che haportato la Granda Immobi-liare ad associarsi con la Fan-tino Costruzioni e a far na-

scere la F.R.C. Costruzioni.«L’unione delle forze ha per-messo a tutto il gruppo di af-frontare e superare la fase piùacuta della crisi economicamondiale scoppiata proprioin quel periodo. Grazie allaprofessionalità, alla prepara-zione, all’impegno e alla di-sponibilità di ogni parte coin-volta nella società, possiamoguardare al futuro con otti-mismo e nel segno della con-tinuità del nostro operato. Almomento, a testimonianzadella nostra vincente collabo-razione stiamo sviluppandoalcuni progetti che miranoalla realizzazione di aree par-ticolari nelle città d’originedelle tre imprese che formanoil nostro grande gruppo. La

prima idea è quella che vedràprotagonista l’Area della Ve-treria di Vernante, il paesedove è iniziata la storia dellafamiglia Risso, oltre a conti-nuare a sviluppare poi le no-stre energie sul tessuto ur-bano di Cuneo, dove è statafondata la Fantino Costru-zioni agli inizi dell’attività; einfine è nostra intenzionecondivisa cercare di ideare emettere in atto un’operazioneimmobiliare dinamica e in-novativa anche a Mondovì,città di origine del GruppoFincos. In questo modo po-tremo dire di aver tutti in-sieme contribuito a dareun’impronta “nostra” al no-stro amato territorio all’iniziodel 3° millennio».

Il primo importante lavoro lo abbiamoportato a termine con la costruzione del complesso “Agorà-Porta di Francia”proprio di fronte al palazzo degli UfficiFinanziari di Cuneo

IMMOBILIARE

Da sinistra,

Via San Giovanni

Bosco, Cuneo, e Area

Ex Vetreria Vernante

(CN)

EDILIZIA

336 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Il settore immobiliaredovrà affrontare unlungo percorso, in sa-lita, per lasciarsi alle

spalle le sue ultime stagionieconomiche. Considerato lafonte della crisi economicainternazionale, il compartodeve ora porsi due quesitifondamentali: quali errorinon si possono più commet-tere? Come fare per risalirela china? Un esercizio, que-st’ultimo, che alcune im-prese storiche stanno già ese-guendo da tempo, non senzaottenere importanti risultati.A riflettere sul quadro è Sal-vatore Parisi, ormai conside-rato a tutti gli effetti un im-prenditore simbolo delcomparto immobiliare ededile piemontese. Al verticedell’omonima società di co-struzioni, con sede a Torino,Parisi può essere annoveratotra coloro i quali che, la

china cui accennavo po-c’anzi, l’hanno certamenterisalita. «In un momento dicontrazione così forte devodire che il bilancio della no-stra società è assolutamentepositivo – spiega Parisi -.Naturalmente, non pos-siamo riposarci sugli allori.Ricordiamoci che questo èun settore caratterizzato dauna ciclicità, da alti e bassi,oltre che tempi di realizza-zione dei progettimedio/lunghi». Attualmente impegnatonella realizzazione di più ini-ziative immobiliari, subuona parte del territoriotorinese, l’imprenditore pro-pone una riflessione diffe-rente rispetto a chi, dal2008, non ha fatto altro cheritenere il settore immobi-liare l’origine della reces-sione occidentale.

La crisi ha colpito ovvia-

mente anche il real estate.Lei però ha sempre soste-nuto che crisi, ancoraprima che “danno”, può si-gnificare cambiamento.«La crisi ci ha offerto l’op-portunità di accelerare sulcambiamento della nostrastrategia aziendale. Il cam-biamento, ancora in atto, siè reso possibile grazie al-l’ampia opportunità di ri-

Salvatore Parisi si rivolge al sistema

pubblico e bancario affinché si sblocchi

un meccanismo che sta atrofizzando

il comparto edile. E spiega perché,

in assenza di sostegni, le imprese del

settore stanno tornando a fare sistema

Andrea Moscariello

Salvatore Parisi,

presidente della Parisi

Costruzioni Spa.

Nelle altre immagini,

alcuni render di

complessi residenziali

in fase di realizzazione

da parte della società

di Torino

www.parisicostruzioni.it

Il comparto edile chiede maggiore fiducia

sposte e soluzioni abitativerispetto alle esigenze di mer-cato attuali. Con unagamma di soluzioni immo-biliari adatte a ogni esigenzaabitativa, sparse su tutto ilterritorio, la ripresa è stataaffrontata con fermezza e ot-timismo. E i dati aziendali cidanno ragione. Ovviamenteabbiamo dovuto affrontare

un mercato la cui evoluzioneè stata veloce almeno quantola crisi stessa».

Tutto questo, nel pratico,sotto quali aspetti ha in-ciso?«La realizzazione di intericomplessi residenziali, contutte le nuove norme co-struttive, ha portato a un au-mento consistente del costodi costruzione. La valuta-zione dei reali effetti posi-tivi di nuovi materiali edilizici ha spinto a creare un teamdi esperti chiamati a esami-nare nel dettaglio ogni ele-mento. Tutto questo si è tra-dotto in una ricerca delmiglior punto di incontrotra una maggior qualità e unprezzo conveniente. Ciòviene fatto per conferire allenostre realizzazioni quel plusdi investimento che deve ap-partenere a ogni acquisto

immobiliare. In parole sem-plici, il mattone non devetradire mai. E questo è an-che il valore aggiunto diun’impresa, di una societàper azioni a carattere fami-gliare, come la nostra».

Non tutti sono d’accordonell’affermare che il settoreedile è la causa principaledella crisi internazionale.«Il mondo edile ne è stato ilcapro espiatorio. È il mondofinanziario, il mondo “nonvisibile”, dei grandi specula-tori, di quelli che, spesso,sono costruttori del nulla, ilvero artefice della crisi. E losi vede ancora oggi con gliindici dell’andamento bor-sistico. La crisi immobiliare

Salvatore Parisi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 337

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La crisi ci ha offertol’opportunità di acceleraresul cambiamento dellanostra strategia aziendale

338 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

era nata con un rallenta-mento, ancor prima del2008. Quando poi a esserecoinvolto è il sistema banca-rio è normale che la crisi di-venti anche di tipo indu-striale. Oggi paghiamo leconseguenze della miopia edell’arroganza di un sistemabancario che per anni non hasvolto il ruolo di banca. Cihanno snocciolato numeri dicrescita che poi abbiamo pa-gato a carissimo prezzo. Bi-sogna cambiare rotta, gli isti-tuti di credito devonosostenere le imprese italianein modo fattivo, perché pos-sano tornare a realizzare in-vestimenti. Garantendo cosìun livello di occupazionestabile, che metta di nuovoin moto l’economia del con-sumo».

Quale lezione ha trattolei dagli ultimi anni?«La crisi ha dato il via al si-

stema di aggregazione. La le-zione è chiara: nel momentodi crisi siamo rimasti soli einascoltati. Nel nostro set-tore siamo tornati a fare si-stema con gli altri attori delcomparto edile, fornitori eartigiani. In sostanza cidiamo una mano a vicenda.Per essere forti dobbiamo es-sere uniti».

Torniamo a parlare diabitazioni. Quali peculia-rità, secondo lei, le rendonoun buon investimento?«Sono diversi gli aspetti daconsiderare. Dai temi archi-tettonici, che coniugano conefficacia eleganza e praticità,la solidità, la distribuzionerazionale degli spazi, la di-mensione delle aree destinateallo svago o a specifiche atti-vità, il rapporto tra la volu-metria e la fruibilità dellearee comuni. Poi vi è il ri-spetto dell’ambiente circo-

stante e l’attenzione al conti-nuo risparmio energetico.Tutto questo al fine di pro-durre la giusta soddisfazionedi chi concepisce lo spazio ela casa come specchio delleproprie ambizioni e risultatodel proprio impegno».

Oggi come oggi, però, in-vestire in una casa non èscontato per la famiglia me-dia italiana.«Il fatto è che lo Stato devemettere le famiglie nelle con-dizioni di non essere conti-nuamente tassate sulla primaabitazione. Mi spiego me-glio. Si potrebbero eliminarealcune imposte, almeno iprimi anni, per poi portarle aregime negli anni a seguire.Si creerebbe così un mercatodi ricambio essenziale perl’economia e la vivacità disviluppo. Formule semplicima efficaci. Potrei elencareesempi, entrando più neldettaglio, su cui poter ragio-nare e trovare insieme solu-zioni soddisfacenti per tutti.E questo è anche il compitodelle associazioni di catego-ria. In tal senso devo rico-noscere al nostro presidentedi Ance Piemonte, GiuseppeProvvisiero, e al Presidentedel Collegio Costruttori diTorino, Alessandro Cherio,una motivata sensibilità allapromozione del compartoedile piemontese nella ri-cerca di soluzioni proposi-

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EDILIZIA

tive per il rilancio del set-tore».

Quale impatto avrà, asuo parere, la manovra sulcomparto edile?«Non credo sarà del tuttopositivo. Il primo effettosarà quello di una ulterioreriduzione delle compraven-dite senza, tuttavia, la ridu-zione dei prezzi. Il tutto di-penderà da quanto velocedovrà essere il “rientro” chie-sto dalle banche. Le bancheesigono i rientri dai costrut-tori, ma al tempo stesso nonconcedono più mutui ai pri-vati. Il sistema così è bloc-cato».

Quale soluzione propor-rebbe?«La soluzione, a parer mio,deve partire dalle banche,devono iniziare a valutarequanto costi all’economianon concedere mutui alle fa-miglie e togliere ossigeno ai

costruttori. Come dicevoprima, devono avere più fi-ducia nei cittadini e nelleimprese. Gli italiani stannoritirando i capitali dallaBorsa e sono sempre piùcauti nell’acquistare lingottiper i valori raggiunti. Cosìritornano a pensare all’inve-stimento rifugio per eccel-lenza: il mattone. Fattaun’attenta analisi, questo èil suggerimento ma soprat-tutto il sentimento degli ita-liani. Risparmiatori e amantidella proprietà immobi-liare».

Dunque la prima casa se-condo lei è ancora un buoninvestimento?«Non solo. Oggi l’investitoreha un ventaglio di offertepiù ampio, quindi la sceltapuò essere migliore e ragio-nata. Anche per questo itempi di vendita sono un po’più lunghi rispetto al pas-

sato. I primi segnali di unaripresa stanno già arrivando,se si tiene conto che il 2011si chiuderà con circa600mila compravendite econ un leggero aumento delfatturato rispetto al 2010».

Obiettivi per il futurodella Parisi Costruzioni?«Un’ulteriore crescita in ter-mini qualitativi, miglio-rando struttura e servizi of-ferti. Il nostro augurio èquello di rappresentare, in-sieme alle altre Imprese diAnce Piemonte, l’eccellenzadella nostra regione. In al-tre parole, che il SistemaPiemonte diventi la punta didiamante dell’Italia Impren-ditoriale».

La crisi ha dato il viaal sistemadi aggregazione. Siamotornati a fare sistemacon gli altri attoridel comparto edile,fornitori e artigiani

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 339

Salvatore Parisi

EDILIZIA

Innovazione e diversificazioneper il comparto edileMario, Luca e Paolo Giuggia spiegano il percorso e l’evoluzione di un’impresa

che ha compiuto 130 anni, la Giuggia Costruzioni. Dagli esordi in cava

alla collaborazione con l’Anas

Belinda Pagano

340 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

«Q uando siha alles p a l l euna sto-

ria imprenditoriale consolidatanegli anni non è sempre facileinvestire e aprirsi a diversi mer-cati, anche perché avvicinarsi anuove aree è sempre un’opera-zione che comporta rischi».Così esordisce l’ingegnere Ma-rio Giuggia della Giuggia Co-struzioni. Ma grazie al deside-rio di espansione e allaconsolidata esperienza

(l’azienda è nata 130 anni fa)la Giuggia Costruzioni ha am-pliato in diversi settori la suaattività diversificando i pro-dotti e i servizi offerti. «La so-cietà è nata nel 1881 e si oc-cupava esclusivamente di una

cava e del commercio del ma-teriale da lì estratto. Successi-vamente si è espansa verso laproduzione di conglomeratobituminoso e la realizzazionedi lavori stradali. Infine nel1974 iniziò l’attività di ediliziaabitativa. Ovviamente si è po-tenziato l’organico- continual’ingegnere Luca Giuggia - si èaumentata gradualmente lapresenza sul mercato e si è par-tecipato in modo costante emassiccio a opere pubblichesia edili che stradali, senza tra-scurare il settore dei commit-tenti privati». Una semplice“formula” che ha dato i suoifrutti e che ha portatoun’azienda familiare a rag-giungere dimensioni inspe-rate. «Il nostro stabilimento»continua l’ingegnere PaoloGiuggia «è in grado di estrarre

Gli amministratori e direttori tecnici della Giuggia Costruzioni. Da sinistra l’ingegnere Luca Giuggia,

l’ingegnere Mario Giuggia e l’ingegnere Paolo Giuggia www.giuggia.it

circa 250 mila metri cubil’anno di materiale che vienein parte destinato alla venditae in parte impiegato per il con-fezionamento di conglomeraticementizi e bituminosi chepossono essere a loro volta ocommercializzati o impiegatiper uso interno». Ma come essere competitivi inun mercato particolare comequesto? «Il nostro giacimentopur essendo costituito da ma-teriale piuttosto resistente»continua l’ingegnere MarioGiuggia «data l’esiguità deglistrati può essere coltivato inmaniera abbastanza econo-mica. Questa caratteristica, in-sieme a una serie di investi-menti, permette di attuare unapolitica dei prezzi particolar-mente aggressiva e di esserequindi presente su larga scalanel commercio degli inerti, siagrezzi, sia lavorati». Ma qualisono gli impieghi possibili perquesto tipo di materiale? «Ciòche viene prodotto» spiegal’ingegnere Paolo Giuggia«rientra perfettamente nellespecifiche dei capitolati Anas,Società Autostrade, Ammini-strazioni Provinciali ed è adat-tabile in base a specifiche ri-

chieste. Presso i nostri impiantiinfatti possono essere prodotticalcestruzzi a resistenza e a do-saggio e sono in grado di svi-luppare miscele ad hoc grazie aun laboratorio analisi interno eall’appoggio con laboratoricertificati». Oltre a operare nelcampo delle infrastrutture stra-dali, puntando in modo parti-colare sulle pavimentazioniflessibili, la Giuggia Costru-zioni non si è fermata gettan-dosi a capofitto nella realizza-zione di edili. «Sono scelte cheincidono molto sulla trasfor-mazione aziendale» tiene a sot-tolineare l’ingegnere LucaGiuggia «ma se ponderate concura e programmate nei mi-nimi dettagli un cambio dire-zionale di questo tipo può por-tare a eccellenti risultati. Gliinvestimenti nell’edilizia pri-vata, ad esempio, hanno por-tato alla nostra azienda cosìtanti introiti da permetterci disvilupparci anche nel ramo delpubblico». Ovviamente tuttociò non può prescindere dal

mantenimento di un elevatostandard di qualità. «Ogni ti-pologia di materiale ottiene lamarcatura Ce con sistema 2+in riferimento alla normativeEn 12620, En 13043, En13242, En 13139» precisa l’in-gegnere Mario Giuggia. «Nel-l’ottica di sviluppare un pro-cesso produttivo condotto inmodo controllato è impor-tante infatti dotarsi di una po-litica per la qualità e di un si-stema di gestione per il suoconseguimento». Una mac-china aziendale perfetta incen-trata sulla diversificazione,sulla qualità e sulla soddisfa-zione della clientela.

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 341

Sono scelte che incidono molto sulla trasformazione aziendale, ma seponderate con cura e programmate neiminimi dettagli, un cambio direzionalepuò portare a eccellenti risultati

Mario, Luca e Paolo Giuggia

Nelle immagini,

realizzazioni

e cava della Giuggia

Costruzioni di Villanova

di Mondovì

in provincia di Cuneo

Negli ultimi anni iparametri che re-golano l’ediliziasono molto cam-

biati. Se prima si costruivanopalazzi a sei, otto, dieci piani,ora si prediligono edifici piùbassi e meglio integrati conl’ambiente circostante; se primasi realizzavano dieci, quindicivillette a schiera attaccate l’unaall’altra, adesso a questi condo-mini distesi che utilizzano inmodo sbagliato l’area verde sipreferiscono villette singole cir-condate e abbellite da bei giar-dini. Le aziende costruttricihanno dovuto saper coglierequest’evoluzione e adattarsi adessa. Proprio come ha fatto laEdil Fosmagna, società con-centrata sin dall’inizio sull’edi-lizia civile, che in più di qua-rant’anni di attività ha realizzatoabitazioni plurifamiliari, appar-tamenti e case a schiera po-nendo sempre grande atten-zione alle richieste del mercatoe dei clienti. «Il criterio che ciguida nel momento in cui va-lutiamo un’operazione immo-biliare – spiega Natale Mae-sano, amministratore unicodell’azienda – è quello di consi-derare se una famiglia potrebbevivere bene in quel luogo e sec’è la possibilità di creare oltreall’edificio anche degli spaziverdi». Ma questi non sono gliunici particolari di cui tieneconto l’azienda quando si ap-presta a costruire un nuovo edi-ficio. «Un fattore davvero im-

portante in un periodo di crisicome quello che stiamo vi-vendo è tenere i prezzi degli im-mobili non troppo alti. A talescopo la Edil Fosmagna è dasempre orientata verso la ricercadella qualità del prodotto cheimmette sul mercato. Da qui glistudi continui e le conseguentiscelte progettuali di materiali etecnologie che diano un risul-tato positivo per l’acquirentecercando di coniugare il rispettodell’ambiente con il prezzo fi-nale. Tenere i costi troppo ele-vati riduce drasticamente il nu-mero di possibili acquirenti epoi non si può dimenticare cheoggi molte famiglie ottengonoaiuti bancari per l’acquisto dellaprima casa e quindi è di asso-luta importanza offrire un’abi-tazione con un alto livello diconfort riducendo al minimoquelli che poi sono i costi digestione futuri. Questo signi-fica dare un aiuto concreto nellarealizzazione di un sogno man-tenendo inoltre attivo un set-tore che troppo sta accusando icolpi dell’attuale contesto eco-nomico. Della crisi che sta col-pendo ormai da anni l’Italia,come anche i paesi esteri,l’azienda ha molto risentito. «Ildifficile momento economicosi sta protraendo anche a causadelle banche, che sono piùostili a concedere i prestiti siaper coloro che vogliono acqui-stare casa sia per noi impreseche abbiamo bisogno di finan-ziamenti per poter lavorare.».

EDILIZIA

Il mattone, investimento sicuroIl mattone rimane un investimento

sicuro, «soprattutto adesso che gli

edifici vengono progettati e realizzati

in base a precise regole inerenti al

risparmio energetico». Ma il settore

presenta comunque alcune criticità.

Ne parla Natale Maesano

Emanuela Caruso

344 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Grazie, però, a una buona posi-zione sul mercato e ad alcuneintuizioni vincenti, la Edil Fo-smagna ha messo in atto una se-rie di strategie che le hanno per-messo di opporsi in manieraattiva alla crisi, convinti più chemai che l’unico investimentosicuro rimane il mattone «Ab-biamo deciso di concentrare glisforzi e le energie aziendali nellacostruzione di edifici a normacon le nuove regole sul rispar-mio energetico, utilizzando, alivello di impiantistica, pannellisolari per scaldare l’acqua e ab-battere quindi i costi derivantidall’uso di acqua calda, una cen-trale unica con contatore perogni stabile, e la domotica, cioètutta una serie di tecnologie diautomazione domestica checonsentono a chi vi abita di in-teragire con la casa. Ma sicura-mente, la mossa migliore cheabbiamo attuato è stata quelladi interessarci alle aree dismessee alla loro riqualificazione ur-bana. Proprio in questo periodostiamo lavorando nel recuperodi un’area importante nel centrodel Comune di Ornavasso. Ab-biamo demolito una fabbricain disuso da circa 15 anni e al

suo posto è in progetto la co-struzione di tre condomini,dove in totale potranno abitare50 famiglie. Il terreno che ab-biamo a disposizione ha unavolumetriadi 21mila metri cubi,ma per lasciare spazio al verde eper dare aria al complesso edili-zio, il nostro progetto prevedel’utilizzo di soli 13mila metricubi. E’ una scelta che va’ con-tro a una logica speculativa mache non è metodo della nostraazienda». C’è una cosa, però,che nonostante sia molto invoga negli ultimi anni non rie-sce a convincere del tutto la EdilFosmagna e il riferimento ri-cade a tutti quegli pseudo-ac-corgimenti appartenenti alletecniche cosiddette bioedili. «Labioedilizia non ha ancora rag-giunto la forza necessaria perimporsi in maniera definitivasul mercato e questa situazionesi spiega facilmente osservandocon quale velocità variano i me-todi proposti per realizzarla. Pernoi bioedilizia non è intesaesclusivamente come la ricerca,talvolta esasperante, di materialiestremamente specifici (vedi lacalce particolare o il mattonefatto a mano o l’isolante in lana

animale, ecc ) ma è un ambitomolto più vasto che ha comeobbiettivo principale la tuteladell’ambiente, La società, inconsiderazione di ciò, ha orien-tato le sue scelte verso il recu-pero delle aree dismesse per cer-care di riqualificarle sia dalpunto di vista ambientale ( ri-muovere residuati post –indu-striali, bonificare le aree sia nelsoprasuolo che nel sottosuolo)chesotto l’aspetto sociale elimi-nando il degrado esistente ereintegrando l’area nel tessutocircostante. Noi consideriamoanche questo bioedilizia e siamocomunque i primi a anteporrenelle scelte di capitolato l’im-piego di materiali naturali edeco-sostenibili».

Natale Maesano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 345

La riqualificazione urbanae il recupero di zonedismesse sonoimportantissimi perrealizzare nuove areeabitative moderne e confortevoli

L’esperienza e gli studiconseguiti negli ul-timi anni nel campodell’ingegneria e

dell’architettura hanno per-messo di rendere disponibilinuovi strumenti e soluzioni perdiagnosticare con grande rapi-dità i problemi energetici diuna casa. Inoltre è stato possi-bile ottenere un miglior rap-porto fra vantaggi e spese di in-tervento. Individuando erisolvendo i punti di maggioredissipazione energetica, i van-taggi immediati sono riscontra-bili nei costi di riscaldamento ein un conseguente migliora-mento del comfort e del benes-sere degli abitanti della casa.L’ingegnere Riccardo Rai-mondo spiega quali sono le tec-niche e le tecnologie che per-mettono di ottenerel’isolamento termico di un’abi-tazione. «Utilizzando la cellu-losa in fiocchi, che oltretutto è

un prodotto naturale, è possi-bile coibentare velocementetutte le parti strutturali di unacasa, principalmente interve-nendo su pareti, sottotetti, etetti. In una casa non isolatatermicamente, una volta spentoil riscaldamento, si ha un ra-pido calo delle temperature dioltre 5 °C in poche ore . In unacasa isolata con la cellulosa infiocchi tramite insufflaggio, in-vece, nello stesso intervallo ditempo, il calo è limitato a unsolo grado. Ciò semplicementeperché la cellulosa in fiocchi,grazie alle sue proprietà di con-duttività e densità, riesce amantenere la temperatura uni-forme e a trattenere il calore al-l’interno dei locali domestici».Questa caratteristica è riscon-trabile sia d’inverno che du-rante la stagione estiva. Quandola temperatura esterna è più altarispetto a quella interna, l’isola-mento con fiocchi di cellulosa

348 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Lo studio dell’ingegnere Riccardo Raimondo ha sede a Basaluzzo (AL)

www.isolarelacasa.it

L’isolamento termico aumenta il risparmio energeticoMinori spese di riscaldamento in una

casa isolata con la cellulosa in fiocchi.

Questo materiale aumenta il comfort

e il benessere casalingo senza rischi

per la salute né interventi invasivi.

Le procedure applicative spiegate

dall’ingegnere Riccardo Raimondo,

titolare di “Isolarelacasa s.a.s.”

Salvatore Cavera

ritarda il passaggio del caloredall’esterno all’interno, che im-piega circa dieci ore ad attra-versare lo strato isolante. In talmodo il calore non riesce adentrare perché dopo 10 ore è ar-rivata la sera e il calore accu-mulato viene smaltito all’esterno. Tale proprietà non èpresente in altri isolanti special-mente quelli di origine sinte-tica. «Uno degli interventi puòriguardare l’isolamento delle in-tercapedini. La procedura sisvolge in più fasi: si esegue unaserie di fori da quattro centi-metri sulle pareti con un caro-tatore. In questi viene poi inse-rito il materiale sfuso, ovvero lacellulosa in fiocchi, con unadensità di 55 kg/mc. Questariempie tutti gli interstizi pre-senti nei vani garantendo lacontinuità dell’ isolamento. In-fine si esegue la chiusura deifori». È un sistema che costaanche cinque volte meno ri-spetto ad un cappotto in mate-riali sintetici e non sono neces-sarie opere accessorie in quantonon viene apportato ulteriorespessore alla muratura esistente.L’ intervento può essere realiz-zato sia in esterno che in in-terno anche se la casa è abitatae arredata. Il modo in cui si in-terviene nei sottotetti è invecedifferente, grazie al fatto che

questo è un ambiente solita-mente non utilizzato. «Il mate-riale viene insufflato sciolto esteso a tappeto su tutta la su-perficie da ricoprire, per unospessore variabile da 12 a 25cm, in funzione dell’isolamentoche si vuole ottenere. La pres-sione della macchina per l’in-sufflaggio e la leggerezza delprodotto consentono di satu-rare tutti gli spazi presenti, com-presi quelli inaccessibili alla per-sona. A differenza di unisolamento realizzato con pan-nelli rigidi – che garantiscono ilcorretto livello di aderenza soloquando la superficie d’appoggioè liscia e sgombra da ogni im-pedimento – i fiocchi di cellu-losa vanno a saturare ogni spa-zio utile e garantiscono unaperfetta aderenza alla superficiedel sottotetto, anche qualoraquesta non sia liscia oppureospiti tubature elettriche o idri-che. Il materiale se calpestatonon si danneggia. Pertanto èsempre garantita l’accessibilitàdel sottotetto per manuten-zione. Nel caso di un interventodirettamente al tetto, il lavoroviene eseguito dal colmo deltetto, procedendo dall’alto versoil basso, mediante l’inserimentodi apposite tubazioni». L’ingegnere Riccardo Rai-mondo dirige uno studio com-

posto da un gruppo di profes-sionisti – ingegneri, architetti egeometri, periti e artigiani –con più di dieci anni di espe-rienza nel settore dell’edilizia.«Anni di lavori e sperimenta-zioni ci hanno permesso di rag-giungere le competenze per in-tervenire con la soluzione piùidonea a ogni singolo caso.Inoltre, la cellulosa in fiocchiche utilizziamo, oltre ad avereproprietà che permettono di ot-tenere un efficiente isolamentotermico, è sicura per la salute.Infatti, il prodotto non crea fa-stidi alle vie respiratorie e altatto non crea prurito, come fainvece la lana di vetro. È ul-traleggero e quindi non gravasulla struttura». Il costo mediodell’ intervento per la coiben-tazione di una casa con la cel-lulosa in fiocchi è di modestaentità, per cui i soldi spesi ven-gono compensati con il ri-sparmio sul riscaldamentomediamente in meno di 3anni. E la soluzione di coi-bentazione termica della casache ha un tempo di ritorno inassoluto più breve rispetto aogni altra alternativa.

Riccardo Raimondo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 349

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In una casa isolata con fiocchi dicellulosa tramite insufflaggio, dopo lospegnimento dei riscaldamenti, siperde anche dopo qualche ora unsolo grado di calore

L’edilizia punta alla diversificazioneInfrastrutture, edilizia civile, commerciale e direzionale, prefabbricazione. Sono i settori in cui

è impegnata l’impresa di costruzioni Codelfa, cui sono affidate alcune importanti opere

del Nord Italia. L’esperienza di Norberto Moser

Eugenia Campo di Costa

EDILIZIA

352 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Un valore dellaproduzione cre-sciuto dai 3 mi-lioni di euro del

1985 ai 150 attuali. Distri-buiti tra infrastrutture, edili-zia civile, direzionale e com-merciale, tra appalti pubblicie privati e di cui un buon20% è costituito da attivitàindustriale nel settore dellaprefabbricazione. Sono i nu-meri di Codelfa Spa, societàdi Tortona, inquadrata nelGruppo Gavio, uno dei mag-giori gruppi finanziario-im-prenditoriali piemontesi. Oggi Codelfa è una delle

prime imprese di costruzionein Italia e vanta un ampio nu-mero di lavori prestigiosi. Incorso d’opera, in ambito diedilizia civile, spiccano, tra glialtri, la costruzione del nuovo

Acquario di Genova e la ri-strutturazione del Conventodei SS Giacomo e Filippo aGenova. «La costruzione dellaNuova Vasca dei Delfini perl’Acquario di Genova, su pro-

In apertura, due immagini del recupero dell’area Cotorossi a Vicenza. Nella pagina accanto, in alto a sinistra e in basso, i lavori per

il parcheggio di Piazza Meda a Milano, in alto a destra, il progetto per la realizzazione del grande parcheggio Rho – Pero

getto dell’architetto RenzoPiano, va ad ampliare la strut-tura esistente realizzata in oc-casione dell’Expò 1992»spiega l’amministratore dele-gato, l’ingegner NorbertoMoser alla guida della societàsin dai suoi inizi. Il progettoprevede la realizzazione diquattro nuove vasche perospitare i delfini, la ristruttu-razione del sistema di accesso,l’insediamento di nuovi spazidi servizio al pubblico e il po-tenziamento dei locali di ri-storo e commerciali connessi.

«Per quanto riguarda le va-sche, l’obiettivo è coniugarela necessità di innovazionecon l’esigenza di garantire aglianimali ospitati in cattività lemigliori condizioni di vitapossibili sotto l’aspetto bio-logico, ecoetologico e veteri-nario» . Complessivamente la Via delMare per accogliere la NuovaVasca dei Delfini sarà allun-gata di 56 metri. La passe-rella vetrata a quota +7.28,che attualmente collega l’Ac-quario con la Nave Italia, e le

scale di sicurezza esterne sa-ranno demolite, la Nave Italiasarà allontanata, ricoverata inbacino e rinnovata. Sarà poiricollocata al momento op-portuno nella nuova posi-zione prevista dal progetto.«Lo “scafo” in cemento ar-mato a pianta rettangolareche costituisce in gran partela “Nuova Vasca dei Delfini”-continua Moser - sarà realiz-zato presso un bacino di ca-renaggio e sarà largo 28 me-tri, lungo 94 e alto 12. Dopoaver completato le opere ne-cessarie il bacino sarà allagatoe la costruzione sarà traspor-tata, in galleggiamento,presso un sito dove sarà or-meggiata e completata. Unavolta ultimato, il manufattosarà trasportato, a mezzo di

Norberto Moser

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 353

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L’appalto per il lavoroin Piazza Meda haavuto per oggetto larealizzazione di unparcheggio interratonel centro di Milano,in una zona che harichiesto particolareattenzione

rimorchiatori, presso la desti-nazione finale dove sarà af-fondato utilizzando, comecasse di zavorra, le casse d’ac-qua e le vasche di esercizio». Il progetto di ristrutturazionedel complesso edilizio dell’ExConvento di SS. Giacomo eFilippo in Genova prevede in-vece la realizzazione di un’au-torimessa interrata per circa125 box, di cui alcuni doppi,articolata su livelli, autori-messe pertinenziali delle unitàresidenziale e direzionale conascensori esclusivi per le resi-denze, nonché box a liberacommercializzazione. «Il con-

tenimento dei fronti di scavoè stato realizzato mediante pa-ratie e opere di sottomura-zione. Le strutture del par-cheggio sono costituite da unsistema puntuale di travi e pi-lastri. I pilastri spiccano dauna platea di fondazione ar-mata con doppia maglia ditondo di acciaio». Il progettoprevede anche la realizzazionedi un piazzale carrabile pavi-mentato in lastre di arenaria efinito con verde pensile sullacopertura dell’autorimessa, laristrutturazione parziale e ri-costruzione dell’ala ovest, ilrestauro del piano terra, con-notato da decorazioni parie-tali in affresco, il risanamentoconservativo e la ristruttura-zione parziale dell’ala est, laricostruzione dell’ala nord evarie sistemazioni esterne. In un’ottica di diversificazioneoperativa, Codelfa ha svilup-pato la propria presenza an-che nel settore della finanzadi progetto, in particolare deigrandi parcheggi pubblici. Lasocietà è concessionaria, delparcheggio per 10.000 postiauto del Nuovo Polo Fieristicodi Milano, il più grande d’Eu-ropa, nonché in società per

quelli in Piazza Meda, ViaManuzio a Milano, PiazzaVittorio Veneto a Torino ePiazza Trento e Trieste aMonza. In particolare, l’inter-vento di Codelfa per il lavoropresso il polo espositivo Rho –Pero ha compreso progetta-zione definitiva del parcheg-gio, progettazione esecutiva,realizzazione e gestione futuratrentennale. L’appalto per il lavoro inPiazza Meda, invece, ha avutoper oggetto la realizzazione diun parcheggio interrato nelcentro di Milano, in una zonache ha richiesto particolare at-tenzione, «per i vincoli e lanecessità di una sistemazionein superficie». Data la limi-tata distanza degli edifici li-mitrofi, la necessità di garan-tire l’accesso ai passi carraiconfinanti e di limitare al mi-nimo i disagi al traffico veico-lare della zona, l’ampiezzadello scavo è stata ridotta alminimo. A tale scopo sonostati adottati diaframmi lungoil perimetro dell’edificio e suc-cessivamente si è procedutocon gli scavi all’interno dellepareti perimetrali. «Lo scavo èavvenuto per fasi successive in

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In alto, particolare

della ristrutturazione

del complesso edilizio

dell’Ex Convento di

SS. Giacomo e Filippo

in Genova. In basso,

una fase di lavoro

presso l’Acquario di

Genova. Nella pagina

accanto i lavori per la

galleria sull’autostrada

Asti-Cuneo

www.codelfa.com

354 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

EDILIZIA

modo coordinato con l’ese-cuzione e la preventiva ma-turazione dei diaframmi e deitiranti. Le fondazioni, di tipodiretto, data la presumibilerisalita dell’acqua di faldasono a placenta continua e latenuta dell’acqua è stata coa-diuvata da un efficace sistemadi impermeabilizzazione e daun sistema drenante di sicu-rezza». Tra i lavori in corsod’opera che impegnano Co-delfa sotto il profilo delle in-frastrutture, è recente l’avviodei lavori sull’autostrada Asti-Cuneo. «Questo lavoro pre-vede la realizzazione della gal-leria artificiale mediante posain opera degli arconi prefab-bricati realizzati presso il no-stro stabilimento di Tortona.Si tratta di arconi prefabbri-

cati pieni, di sviluppo longi-tudinale di circa 13 metri espessore 50 cm».Tra le iniziative di Codelfa,non mancano infine quelle inambito immobiliare, che rap-presentano il più recenteobiettivo di sviluppo, e chevedono la società impegnata,sia in autonomia che in par-tnership con altri investitori,su progetti prestigiosi quali ilrecupero dell’area Cotorossia Vicenza, di cui Codelfa èpromotrice insieme alGruppo Maltauro. «L’area incui sorgevano gli edifici del-l’ex cotonificio Rossi – con-clude Moser – lascia il postoal progetto Borgo Berga, conla costruzione di uffici e resi-denze. La presenza del palla-diano Arco delle scalette a

nord e la villa “La Rotonda” asud suggellano un insedia-mento progettato con granderigore formale e sensibilità ar-chitettonica dall’architettoGonçalo Sousa Byrne, coau-divato dal paesaggista JoaoNunes. Il disegno comples-sivo della nuova viabilità diaccesso e di attraversamentodell’area comprenderà la co-struzione di tre nuovi ponti euna nuova urbanistica realiz-zata appositamente per ser-vire ottimamente il nuovotribunale e le strutture com-merciali, direzionali e resi-denziali previste, ma con ilpreciso intento di non inter-ferire con la nuova piazza ci-clo-pedonale posta ad un li-vello superiore rispetto laviabilità».

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I lavori sull’autostrada Asti-Cuneo prevedono larealizzazione della galleria artificiale medianteposa in opera degli arconi prefabbricatirealizzati presso lo stabilimento di Tortona

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 355

Norberto Moser

Di padre in figlio,è questo quelloche molto spessosuccede in modo

più o meno spontaneo nelleaziende di carattere familiare.Si crea un passaggio genera-zionale dell’attività che, se inalcuni casi sfortunati puòportare alla fine dell’avven-tura, il più delle volte sfociain un consolidamento del-l’impresa attraverso innova-zioni e nuovo sprint impren-ditoriale. La AiraudoCostruzioni è nata propriocosì. Fondata più di trenta-cinque anni fa da FerdinandoAiraudo, la società si è spe-cializzata nella realizzazionedi opere edili destinate ai set-tori residenziale, commercialee industriale, trovando subitoun ottimo riscontro sul mer-

cato, anche grazie alla corret-tezza professionale e alla pun-tualità nelle consegne. Ma ilvero salto dimensionale èstato fatto con l’ingresso inazienda, nel ruolo di ammi-nistratore unico, di ClaudioAiraudo, figlio del fondatore,che fresco di studi da geome-tra e di lunghi tirocini in can-tiere inizia subito ad appor-tare alcuni cambiamenti esvariate migliorie. «Senzastravolgere il lavoro fatto damio padre, tutt’ oggi prota-gonista delle più importantidecisioni direzionali, ho cer-cato di organizzare l’aziendain modo più industriale –spiega Claudio Airaudio –,così da poter ricevere com-messe tanto da clienti privatiquanto pubblici». E questa strategia si è rivelata

La costruzione di complessi residenziali

ad alte prestazioni energetiche

e l’organizzazione industriale

dell’impresa. È questa la doppia svolta

che Claudio Airaudo ha portato

nell’azienda fondata dal padre

Emanuela Caruso

In queste pagine, progetti di edilizia privata realizzati dalla Airaudo Costruzioni Srl

con sede a Bagnolo Piemonte (CN)

www.airaudocostruzioni.it

356 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

In cantiere, al passo con i tempi

vincente perché il fatturato èsubito aumentato e il raggiod’azione della società si è am-pliato notevolmente. «A oggici occupiamo della costru-zione e ristrutturazione dicomplessi residenziali e indu-striali, di edifici per uso pub-blico, di complessi turistico-alberghieri e di infrastrutture.In questi ultimi anni il passouna volta spedito e dinamicodel mercato immobiliare haperso vigore e di conseguenzaabbiamo dovuto pensare e ca-pire quale strategia ci avrebbeconsentito di mantenere fortee non diminuire l’attività del-l’azienda: abbiamo quindisviluppato un settore internoimpegnato nello sviluppo erealizzazione di parchi com-merciali per la grande distri-

buzione. Siamo riusciti a ga-rantirci un numero costanteed elevato di commesse e aoggi il nostro portafoglio dilavori relativi alla realizza-zione di parchi commerciali,appalti pubblici e complessiresidenziali da realizzare e incorso d’opera supera i 200milioni di euro». Gran parte del successo dellaAiraudo Costruzioni è da at-tribuire però anche all’ottimolavoro svolto dal personaleinterno altamente qualifi-cato. «Il nostro staff azien-dale è formato da giovaniprofessionisti, operai specia-lizzati, artigiani motivati eseri che seguono l’evoluzionenormativa e tecnologica delmercato edile e immobiliareattraverso la partecipazione a

corsi di aggiornamento. La-vorando poi in profonda col-laborazione gli uni con gli al-tri riusciamo a controllareogni singola fase del processodi costruzione, dal progettoal cantiere, e ad assistere ilcommittente durante tuttoil periodo di realizzazione».Questa organizzazione otti-male ha permesso all’aziendadi ricevere commissioni nonsolo a livello nazionale ma an-che internazionale, come di-mostra il progetto affidato allasocietà dal Governo algerino.«Grazie al conseguimento diconsistenti appalti in Algeria,abbiamo fondato la AiraudoAlgerie Sarl, che entro la finedell’anno darà inizio alla rea-lizzazione di opere e appaltidi edilizia popolare di note-voli dimensioni».

Claudio Airaudo

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 357

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La realizzazione di parchicommerciali per la grandedistribuzione è stata per laAiraudo Costruzioni la mossavincente contro la crisi

358 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio

architettonico, la progettazione deve privilegiare

istanze di minimo intervento e di compatibilità.

Perché come spiegano Carlo e Gianfranco Vinardi,

le opere esistenti vanno conservate non solo nella

forma, ma anche nella materia

Giulio Conti

Conserviamo il patrimonio architettonico

Lontani dagli stereo-tipi spesso trascrittinelle fattezze deglioggetti architetto-

nici. Diretti a individuarel’unicità che la storia e l’am-biente trasmettono alle archi-tetture giunte fino a noi, e arivalutarla ponendo le basi peruna corretta lettura delle re-cuperate preesistenze. Con-centrati a innovare l’incipitprogettuale, senza mai perderedi vista i parametri dell’eco-sostenibilità. È con questi pre-supposti che i fratelli Carlo eGianfranco Vinardi, titolari

dell’omonimo studio di ar-chitettura attivo a Torino dal-l’inizio degli anni Settanta,operano nell’ambito dellaprogettazione architettonica,del restauro, del consolida-mento strutturale, dell’allesti-mento, dell’arredamento degliinterni e del design. Un ven-taglio di attività ben delineatosulle basi di un concetto quasi“globalizzante” dell’architet-tura, dove il dettaglio proget-tuale viene posto in dialogoimplicito con il contesto ge-nerale, e ogni specificità “lo-cale” con le presenze architet-

toniche internazionali. «La matrice di riferimento delnostro orientamento proget-tuale è la scuola compositivatorinese caratterizzata dallepersonalità di Carlo Mollino,Ottorino Aloisio e RobertoGabetti, esplicita ed espressanell’attenzione per una cul-tura architettonica indirizzataalla rivalutazione della storia,dei luoghi, della tradizione –spiega Carlo Vinardi –, incontrasto quindi con l’omo-logazione, ma a favore dellaspecificità e delle differenze,nell’idea, già espressa da Vit-

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 359

torio Gregotti, che i principidell’architettura internazio-nale e quelli della cultura lo-cale siano interdipendenti». Le premesse concettuali concui gli architetti Vinardi met-tono in atto la loro creativitàprogettuale, si esprimonochiaramente nei progetti diedilizia residenziale in cuil’attenzione al rapporto con ilcontesto e le preesistenze simanifestano alle varie scale diintervento. Tra queste, adesempio, «quando si tratta diintervenire nella definizioneo riqualificazione di piani ur-

banistici, consideriamo de-terminanti la conoscenza delterritorio, i rapporti dimen-sionali, gli orientamenti, levisuali e le confrontanze – af-ferma Gianfranco Vinardi –;nella costruzione di singoliedifici le scelte dei materiali,delle tecniche tradizionali ag-giornate rispetto alle recentiacquisizioni in termini dieco-sostenibilità, e la cura peril particolare costruttivo ga-rantiscono funzionalità e fa-cile manutenzione anche adistanza di anni». Nei più recenti cantieri di

conservazione e restauro inedifici vincolati «le sceltesono state rivolte alla salva-guardia e alla valorizzazionedel patrimonio architetto-nico, letto nella sua comples-sità e stratificazione edilizia eambientale, in cui la proget-tazione e la direzione lavorihanno privilegiato le istanzedi minimo intervento e dicompatibilità».

In apertura, ex Ospizio di Carità, ora facoltà di Economia e Commercio, e i professionisti dello studio Vinardi:

Carlo, Gianfranco e Barbara Vinardi, Flaviana Di Carlo e Monica Fantone, con i consulenti per le metodologie

del restauro, i professori Maria Grazia Vinardi e Luciano Re.Qui, in alto a sinistra, Castello di Sant’Ambrogio

restaurato; a destra, Sacra di San Michele. A fianco, casa unifamiliare, Torino

[email protected]

Carlo e Gianfranco Vinardi

360 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Pensare alla ‘pietra’ si-gnifica ripercorrere lastoria di un elementonaturale che ha carat-

terizzato il percorso evolutivodell’uomo e della società mo-derna. Il legame tra pietra euomo, infatti, è talmente forteda riemergere periodicamentenella storia dell’arte, dell’ar-chitettura e della religione.Molte sono i ‘simboli’ che te-stimoniano questo rapporto:pensiamo ai megaliti, alle Pi-ramidi egizie, al Colosso diRodi, alla Grande Muraglia ci-nese, fino ad arrivare alle crea-zioni degli artisti carraresi o diquelli romani che con il

marmo hanno dato vita ad al-cune delle opere monumen-tali più apprezzate al mondo. Oggi, l’estrazione, la lavora-zione e il commercio della pie-tra rappresentano un’attivitàeconomica molto intensa cheha conosciuto un vero e pro-prio boom tra gli anni Sessantae Novanta. In Italia, i centridi produzione intorno ai qualisi è organizzata l’intera filieravivono una fase molto delicata,caratterizzata dall’irruzione dinuove tecnologie di lavora-zione e dalla concorrenza stra-niera agguerrita. Tuttavia, latradizione e la consolidataesperienza nel settore lapideo è

“Movimenti” scolpiti nella pietraUna tradizione millenaria, le cui trame

si intrecciano al cammino dell’uomo

in secoli di evoluzione. Quello che lega

l’uomo alla pietra è un rapporto

speciale, la cui memoria rivive anche

nell’attività di molte aziende dedite

all’estrazione di questo materiale.

Ne parla Rosalda Sbaffi

Erika Facciolla

Sopra, arrampicata artistica presso le cave della Domo Graniti.

Nella pagina a fianco, dettagli della cava e fase di lavorazione

www.domograniti.it

un elemento strategico sulquale le aziende italiane po-tranno sempre contare. È pro-prio il caso della Domo Gra-niti, azienda piemontese natanel 1976 e specializza nel-l’estrazione dei blocchi nellecave di proprietà e nella pro-duzione di lastre. «I cicli di la-vorazione della Domo – pre-cisa la titolare Rosalda Sbaffi –possono essere sintetizzati indue aree principali: taglio amonte di bancate rocciose esuccessiva suddivisione inblocchi, attraverso differentitecnologie; produzione e lavo-razione delle lastre di dimen-sioni e spessori diversi con l’au-silio di apparecchiaturemoderne e precise nel taglio enella rifinitura». Ma che fine fanno le lastre cheescono dai magazzini della

Domo Graniti? «Le lastre -spiega la titolare - vengonocommercializzate grezze op-pure lavorate sulla superficie.Una volta avviate ai laboratoridi finitura diventano strutturedi edifici, utilizzate nei centriurbani per opere di nuovo in-sediamento o di recupero ar-chitettonico». Le pietre, infatti,possono essere impiegate perville o alberghi prestigiosi o persemplici interventi edili. Tragli altri materiali utilizzati dallaDomo Graniti c’è anche la pie-tra Oira impiegata per la Sta-zione Porta Nuova di Torino.«Con lo stesso materiale – ag-giunge la Sbaffi - è stata dataun’impronta esclusiva allo sho-wroom della concessionariaautomobilistica “Lexus” a To-kyo. Infine, con la beola grigia,già utilizzata storicamente a

Pavia e in tutta la Lombardia,sono in corso opere di riquali-ficazione nel quartiere cinesedi Milano». Le pietre ornamentali lavoratedalla Domo sono molto ap-prezzate per le caratteristiche dirobustezza e resistenza al-l’usura, agli sbalzi termici e perl’innata capacità di inserirsi inmaniera armonica in qualsiasicontesto ambientale. «Ognipietra è affascinante, ha le suelavorazioni ottimali e la suacollocazione più adatta. Daparte del personale dellaDomo – precisa la Sbaffi -

Rosalda Sbaffi

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 361

La pietra più richiestaattualmente è il serizzo“Passo”, ma anche labeola grigia, non uniformee ben nota per la suaversatilità, sta trovandosempre più estimatori

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362 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

MATERIALI PER L’EDILIZIA

viene posta molta attenzionenella selezione del materiale,che viene poi commercializzatocon un ottimo rapporto qualità– prezzo». Interessanti le dichiarazionidella manager sui materiali piùrichiesti dal mercato: «Quellopiù richiesto attualmente è ilserizzo “Passo”, ma anche labeola grigia, non uniforme eben nota per la sua versatilità,sta trovando sempre più esti-matori». Rosalda Sbaffi cispiega che «la beola bianca, diestrazione limitata, prove-niente dalla cava Pianasca diVilladossola è elegante e adattaper interni; la sua bellezza vieneesaltata dalle lavorazioni di lu-cidatura e di spazzolatura e si-curamente va annoverata tra lepietre di maggior prestigio». Èimportante sottolineare cometutte le pietre della Domo Gra-niti siano certificate dal Poli-tecnico di Torino e dal CentroServizi Lapideo del VerbanoCusio Ossola di Crevolados-

sola. Tra le strategie di marke-ting perseguite negli ultimianni dall’azienda, particolareattenzione è riservata aglieventi fieristici più prestigiosidel settore, seguiti in ogni parted’Italia e del mondo: dalla ras-segna “Marmomacc” di Ve-rona, alle fiere di Shanghai e diPechino. La Domo Granitoaderisce anche al prestigioso

evento “Tones on the Stones”,ospitando nelle proprie cavemanifestazioni cariche di va-lore artistico ed effetti spetta-colari: «lo facciamo per daremaggiore visibilità al nostrolavoro – rimarca la Sbaffi - eper un riconoscimento al terri-torio in cui Domo Granitisvolge l’attività». In un settoredinamico come quello lapideo,è fondamentale mantenerevivo il rapporto con la comu-nità mediante iniziative di pro-mozione e salvaguardia delletradizioni. «È per questo mo-tivo – conclude – che acco-gliamo con entusiasmo gli stu-denti del Politecnico di Torinoe di altre università che visi-tano le nostre cave e i nostriimpianti. L’obiettivo è semprelo stesso: mantenere e accre-scere l’importante ruolo cheabbiamo saputo ritagliarci inquesto settore».

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Sopra, una lastra

in stoccaggio;

sotto, momento

di trasporto

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La beola bianca, di estrazionelimitata, proveniente dalla cavaPianasca di Villadossola è elegantee adatta per interni

L’utilizzo del Pvc perla pavimentazionedi grandi spazicome palestre,

ospedali, scuole o uffici èmolto comune per le caratte-ristiche intrinseche del pro-dotto. Buona malleabilità perla lavorazione, un’ottima resi-stenza, una manutenzione fa-cile da eseguire e un’igienesemplice da mantenere. Èproprio il Pvc, con la com-plessa tecnologia ad esso con-nessa, il settore di specializza-zione della Sogega, aziendafondata nel 1962 a Milanocon il nome di Specialflex eche nel 1969 si è trasferita aGattico cambiando la ragionesociale in Sogega. Dall'iniziale

produzione di profili e tappa-relle, l’azienda del novarese èpassata ad una più complessatecnologia per la produzionedi pavimenti e copripavimentiin Pvc. La parola a MonicaFarioli, titolare della Sogega.

Come vengono realizzati ivostri prodotti?«I pavimenti e i copripavi-menti vengono realizzati at-traverso una tecnica moltoparticolare di coestrusione,dove la couche del pavimentoe la parte nobile di calpestiohanno due miscele diverse,sempre a base di Pvc, e si in-contrano all'interno della fi-liera. In questo modo risul-tano non accoppiati macoestrusi. In considerazione

Utilità ed estetica dei pavimenti in PvcPer la resistenza all’usura il Pvc è uno

dei prodotti maggiormente utilizzati

per la produzione di pavimenti

e copri pavimenti.

Ne abbiamo parlato con Monica Farioli,

titolare della Sogega

Nicoletta Bucciarelli

364 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

MATERIALI PER L’EDILIZIA

dell'unicità e della comples-sità di questo sistema produt-tivo, la ricerca di nuove mi-scele e di nuovi accorgimentitecnico/meccanici ha signifi-cato e sempre più ricopre unruolo fondamentale perl'azienda per la competitivitàaziendale».

Quali sono le peculiaritàdel Pvc che lo rendono cosìunico nel suo genere?«Il Pvc ha caratteristiche in-trinseche molto interessanti:un'ottima resistenza all'usura,agli acidi, agli alcali, all'ag-gressione dei batteri e nonteme acqua e umidità. Il va-lore aggiunto che la nostra re-altà riesce a dare ai prodotti inPvc è quello di esaltare questecaratteristiche di base e di rag-giungere anche degli eccellentirisultati estetici dai quali nonpossono prescindere la crea-zione e l'allestimento di localimoderni, salubri e accoglientiquali ospedali, uffici, scuole,centri commerciali, palestre,stand fieristici».

Che cosa rappresenta perSogega l’“environmentalcare”?

«Environmental care, è unconcetto che ci è stato primaintrodotto e poi imposto circauna ventina di anni fa dai no-stri clienti del nord Europa.Ora è un termine sempre piùutilizzato anche in Italia, tuttilo rincorrono, mentre noi loapplichiamo da anni. Ab-biamo un processo produttivoin grado di riciclare interna-mente tutti gli sfridi di pro-duzione, addirittura riacqui-stiamo gli scarti di produzionedi alcuni nostri clienti per ilriciclo; ci siamo dotati di unsistema chiuso di raffredda-mento che riduce al minimo ilprelievo di acqua da falda e, diconseguenza, il rilascio di ac-que in superficie; possiamocontare su un impianto foto-voltaico in grado di produrrecirca 120'000 kwh/anno perridurre la dipendenza da ener-gie derivanti da combustibilifossili».

Un mercato di riferimentoche oltre all’Italia guarda ol-tre i confini nazionali.«Nel nostro paese abbiamocirca 700 clienti attivi, gestitida funzionari addetti alle ven-

dite con la collaborazione di 9agenti. All'estero invece espor-tiamo direttamente negli Usa,a Singapore, in Qatar, in In-ghilterra, in Svizzera e in Au-stria poggiandoci su una retedi importanti rivenditori dizona».

Quali sono state le strate-gie che hanno permesso aSogega di crescere?«Lo stesso processo produttivodi coestrusione impone la la-vorazione di bassi volumi conelevate caratteristiche qualita-tive. Questo, coniugato a unaprecisa scelta strategica volta apuntare alla cura e alla soddi-sfazione del cliente creandospesso articoli personalizzatiper colore, spessore, finiturasuperficiale e caratteristiche tec-niche, implica la necessità diuna struttura flessibile capace diaffrontare e proporre soluzioniinnovative. Si tratta evidente-mente di un mercato di nic-chia, lontano dall'acerrimacompetizione di prezzo che ca-ratterizza i prodotti standardiz-zati, che si è dimostrato fino adoggi una carta vincente per lanostra società».

Monica Farioli

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 365

Il nostro processoproduttivo è in grado di riciclare internamentetutti gli sfridi diproduzione, addiritturariacquistiamo gli scartidi produzione di alcuniclienti per il riciclo

Nella pagina accanto,

Monica Farioli,

titolare con il fratello

Alessio della Sogega

di Gattico (NO).

Nelle altre immagini,

fasi della produzione

www.sogega.com

366 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Novità per il riposo«In quanto unico strumento capace di garantire il recupero totale

delle energie psico-fisiche, il materasso andrebbe selezionato

a seconda delle caratteristiche della persona e dei materiali e tessuti

con cui è realizzato». Sante Carlini illustra i vantaggi del lattice

Emanuela Caruso

Sante Carlini

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 367

«Prima di acqui-stare un mate-rasso bisognaprovarlo per al-

meno cinque minuti». È que-sto il consiglio di Sante Carlinia tutti quei clienti che si ap-prestano a comprare un mate-rasso. Molti di loro infatti, ol-tre a non sapere che questoprodotto rientra nel settoredell’arredamento e quindi an-drebbe scelto con la stessa curacon cui si acquista un mobile,non considerano la grande im-portanza e l’impatto reale cheun materasso ha sulla vita dellepersone. In quanto unico stru-mento capace di garantire ilrecupero totale delle energiepsico-fisiche, andrebbe sele-zionato a seconda delle carat-teristiche della persona e deimateriali e tessuti con cui èrealizzato. In tutto il mondo si contanotanti rivenditori di materassi,ma pochi sono davvero spe-cializzati e ancora meno quelliche vengono forniti da aziendeconosciute per la qualità deipropri prodotti. L’Italia può

vantare la presenza sul mer-cato della Sapsa Bedding,azienda leader mondiale nellaproduzione di materassi in lat-tice. «Abbiamo fatto del lat-tice – spiega Sante Carlini,amministratore della società –il perno della nostra attività. Èin grado di soddisfare le esi-genze di comfort che un ma-terasso richiede e ha una resi-stenza nel tempo ottimale». Ela Sapsa Bedding, azienda natanel 1929 già con questo nome,attraverso questo materiale, èriuscita a creare un prodottoperfettamente ergonomico eigienico. «Essendo un mate-riale naturale ricavato dall’al-bero della gomma, ma di cui èstata ricreata fedelmente la

molecola in laboratorio, è di-ventata una materia igienica alcento per cento, che non per-mette la nascita e la prolifera-zione di parassiti, acari egermi. Questa tesi è stata con-fermata da test svolti insiemeall’Istituto Pasteur di Parigi eall’Istituto Superiore della Sa-nità italiano, che hanno rile-vato la qualità battericida, fun-gicida e germicida dei nostriprodotti. Il lattice inoltre è ela-stico, caratteristica che lorende ideale per un materassoperché in grado di seguire inmodo naturale la curva delcorpo e di sostenere bene lacolonna vertebrale». Questo eccellente risultatoproduttivo è stato raggiuntodalla Sapsa Bedding attraversoinvestimenti nella ricerca enello sviluppo tecnologico egrazie alle collaborazioni concentri e istituti specializzati,università, ospedali e alberghidi tutto il mondo. «Per i nostribrevetti e per il nostro lavoroin generale abbiamo ottenutocertificazioni e omologazioni

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Il lattice è l’unico materiale in gradodi assicurare ottima ergonomiae igiene perfetta e creare quindiuna qualità di prodotto eccellente

In apertura,

immagine della lavorazione

del lattice.

Sopra uno dei blocchi

di lattice prodotti

da Sapsa Bedding di

Silvano D’Orba (AL)

www.sapsabedding.com

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368 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

MATERIALI

da parte di tutti gli enti pub-blici che si rivolgono a noi peravere materassi di qualità. Lacertificazione che riteniamopiù importante è l’Iso 14001sul rispetto per l’ambiente, inquanto siamo stati i primi nelsettore bedding a riceverla». Il mercato a cui si rivolge laSapsa Bedding è molto ampioe i suoi settori di competenzasono la casa e la collettività, in-tesa come ospedali, cliniche ealberghi. È un mercato mon-

diale con un’attenzione speci-fica all’Europa. «L’azienda hadue sedi produttive, una in Ita-lia a Silvano d’Orba e una inFrancia ad Amiens, cinque or-ganizzazioni commerciali, inItalia, Francia, Belgio, Spagna eOlanda, e cinque distributoriche coprono tutte le altre zoneeuropee». Grazie agli accordicon il gruppo americano SealyCorporation, di cui Sapsa fa-ceva parte e ora ne distribuiscei prodotti in Europa, il mer-

cato ha ampliato ulteriormentele sue dimensioni. «Per il mar-chio Sealy distribuiamo mate-rassi a molle, attività che ci haconsentito di fornire catene al-berghiere a quattro o cinquestelle. Per loro abbiamo creatoun prodotto ad hoc: materassicon un interno a molle ma ri-coperte da strati di lattice e unesterno in tessuti antifiamma».Questo prodotto ha riscossomolto successo, infatti la so-cietà fornisce materassi ad al-berghi importanti e di classequali Four Seasons, Orient Ex-press, Bulgari Hotels, HolidayInn e Armani Hotel, di pros-sima apertura. L’avanzata dellaSapsa Bedding non dà segni diarresto e l’azienda ha già benchiari gli obiettivi futuri, tracui quello fondamentale è l’al-largamento di prodotto. «Lanostra idea è di ragionare nonpiù come produttori di mate-rassi, ma come produttori diletti. Vogliamo, cioè, realizzarematerassi che abbiano le sem-bianze di veri e propri letti eche di conseguenza uniscanoagli aspetti ergonomici, igie-nici e salutistici anche ric-chezza di materiali e grandeimpatto estetico. Questo pro-getto nasce grazie all’esperienzamaturata negli anni nei varimercati e consolidata con Sealyche ha in Stearns & Foster, ilmarchio di riferimento dellusso. Stiamo così realizzandomaterassi imponenti, sono alticirca 35 cm, e che siano deiveri elementi d’arredo».

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Certo, per essere sicuri di lasciarsi andare a un sonno ristoratore non basta solo unottimo materasso. C’è bisogno di altri elementi che influiscano positivamente sulriposo di una persona. Stiamo parlando di un buon supporto, la cosiddetta rete, di unbuon guanciale e della sfoderabilità. Ormai è provato che le reti a listelli di legnoflessibili siano l’ideale per i materassi, li sostengono infatti in modo ottimale. Ilguanciale deve essere studiato per accogliere e sostenere la cervice, ma anche peressere igienico e in questo caso il lattice, ancora una volta, è il miglior materiale inquanto lavabile. Infine è importantissima la possibilità di sfoderare con facilità ilmaterasso e mantenere così un regime di igiene totale e impeccabile.

Gli elementi del buon riposo

Attenzione al cliente,organizzazione e af-fidabilità sono le ca-ratteristiche atte-

state dalla certificazione Iso9001/Vision 2000, riconosci-mento dato alle aziende ingrado di garantire una qualitàdi servizio comprensiva ditutti e tre gli aspetti. Vengonoquindi sottoposti a esame iltipo di servizio offerto aiclienti, la gestione delle strate-gie di marketing e l’affidabilitàintesa come presenza costantedell’azienda sul mercato an-che in periodo di crisi e con-seguente capacità di soddisfaresempre le esigenze dell’utente.Nel settore dell’impiantisticatermoidraulica la prima im-presa italiana a conseguirequesta certificazione è stata laIdroterm, società specializzatanella fornitura di idrotermo-sanitaria civile e industriale.«Abbiamo costruito una realtàorientata al cliente e al mer-cato– commenta Ezio Maja,amministratore delegato dellaIdroterm –, puntando costan-temente un occhio vigile sulleinnovazioni del settore». L’azienda, fornendo arredi sa-nitari, deve interpretare e sod-disfare le esigenze specifichedi due diversi clienti: l’instal-

latore e il privato. Per riuscirvila Idroterm ha creato e orga-nizzato servizi e strutture di-versificati a seconda del clientedi riferimento. «Il trattamentoche riserviamo agli installatoriprevede una consulenza tec-nica pre-vendita, un affianca-mento nella posa delle tecno-logie impiantistiche e deiprodotti del comparto este-tico, come cabine idromassag-gio, consegne in cantiere gior-naliere e un’assistenzapost-vendita che comprendeanche la manutenzione pro-grammata. Al cliente privato,invece, proponiamo ampie ecurate esposizioni di vendita

IMPIANTISTICA TERMOIDRAULICA

I vantaggidella diversificazione dell’offertaIn un settore sempre in movimento

come quello dell’impiantistica

termoidraulica, è essenziale cogliere

al volo le tendenze innovative e

tecnologiche del mercato e i nuovi gusti

degli utenti. Il commento di Ezio Maja

Emanuela Caruso

In queste pagine, prodotti e impianti della Idroterm Spa, azienda di Cuneo

www.idroterm.com

370 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

dislocate in cinque filiali, ad-detti di vendita che in realtàsono veri e propri consulentid’arredamento, e un profes-sionista interno che, aiutato daarchitetti e arredatori, studiasoluzioni innovative e ottimaliper soddisfare qualsiasi richie-sta. A entrambi i clienti assi-curiamo infine un’ampia di-sponibilità di merce in prontaconsegna e un’attenzione par-ticolare al binomio qualità-prezzo». La grande forza della Idrotermnon si è fermata al livello“clientela”, ma è andata a in-calzare e a rendere vincenti levarie strategie di marketing at-tuate per seguire l’andamentooscillante del mercato, causatosia dal periodo di crisi econo-mica, sia dal naturale sviluppodel settore. «La strategia piùimportante che abbiamomesso a punto è stata quella dimonitorare attentamente letendenze di mercato, analiz-zando il gusto dei clienti delnostro territorio e l’evoluzionetecnologica ed estetica deinuovi arredi e impianti. Anchedurante il periodo di crisi ab-biamo scelto di non restare sta-tici, ma anzi di investire e ot-timizzare i processi. In questomodo siamo riusciti a ottenere

una visione di insieme dellanostra attività, a incrementarlae a pubblicizzarla nel modogiusto. A tale scopo il nostropersonale, già altamente quali-ficato, ha frequentato corsi diformazione e aggiornamentotecnici e legislativi e l’azienda siè impegnata nell’organizzareeventi dimostrativi, divulgativie iniziative di direct-marke-ting». Questa costante atten-zione al mercato ha portato laIdroterm a intercettare inbreve tempo il nuovo interesseglobale per le energie rinno-vabili e alternative. «I sistemiecocompatibili di cui ci occu-piamo e che forniamo a im-piantisti e privati sono pan-nelli solari termici efotovoltaici, caldaie a bio-massa, pompe di calore, si-stemi a basso consumo ener-

getico e contabilizzatori. Que-sti ultimi misurano il consumodi energia termica con calcoliprecisissimi e consentono diripartire i costi di gestione infunzione del vero consumoenergetico. È uno strumentoche può essere molto utile pergestire il calore delle unità abi-tative di un condominio. Mase vogliamo indicare il pro-dotto che davvero ha rivolu-zionato il modo di produrreenergia termica e di realizzareimpiantistica termoidraulica,allora dobbiamo parlare di so-lare, inteso sia come solare ter-mico che fotovoltaico, che stamoltiplicando la presenza dipompe di calore e impianti diriscaldamento a bassa tempe-ratura e porterà in poco tempoal vero successo delle energiealternative».

Ezio Maja

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 371

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I pannelli solari termici, i pannelli fotovoltaicie i contabilizzatori di calore sono statila più grande innovazione del settore

Anche il settore deglielettrodomestici percucine ha subito unforte calo a partire

dal primo semestre del 2009.Di fronte a un calo delle ven-dite, un’azienda può intrapren-dere due strade opposte: inve-stire, credendo nelle propriepotenzialità, oppure attenderecon prudenza che l’onda passi.La seconda scelta è forse la piùsicura nel presente, ma c’è il ri-schio di essere colti imprepa-rati al momento della ripresa.La prima strada è invece un’im-postazione strategica, che creale condizioni per la ripresa emantiene alta la guardia per re-stare competitivi. Di questastrategia parliamo con MicheleBenzo, titolare di Incasso, unasocietà che distribuisce elettro-domestici da incasso e acces-

sori per cucine componibili e inmuratura.

Quali sono gli aspetti dellavostra strategia sui quali pun-tate maggiormente?«Essendo distributori, e nonproduttori, è basilare per noipuntare sul servizio. Per questoaccogliamo i clienti con perso-nale preparato e un magazzinomolto fornito. Poniamo parti-colare attenzione nella forma-zione tecnica, commerciale econtabile. Per migliorare la co-noscenza dei prodotti, il nostropersonale è aggiornato perio-dicamente con corsi di forma-zione, condotti anche in colla-borazione con i productmanager delle aziende forni-trici. Per quanto riguarda la co-municazione e la vendita pergli agenti commerciali abbiamoil supporto di docenti specia-

lizzati in formazione».Nella gestione del magaz-

zino vi avvalete di supportiinformatici?«Con grande impegno da partedi tutte le risorse, è stato adot-tato un innovativo software ge-stionale. Questo ha contribuitoall’ammodernamento dell’or-ganizzazione del magazzino.Grazie a dei controlli sui codicia barre, si è sensibilmente ri-dotta la possibilità di errorenella preparazione delle listemerci. Inoltre un’analisi stati-stica consente di avere giacenzecorrette delle merci in base allostorico del venduto; fornisceinoltre agli agenti dati capillaridegli acquisti dei clienti. Inquesto modo è stato possibileoffrire migliori opportunità etrasversalità di prodotti».

La crisi economica ha in-ciso sulla vostra crescita o su-gli investimenti?«Crediamo che gli investimentivadano affrontati proprio neimomenti di crisi, in manieratale da essere preparati per ilmomento della ripresa del mer-cato. Per questo motivo, negliultimi due anni, nonostante lacrisi economica, l’azienda ha

INNOVAZIONI

Elettrodomestici, più efficienza e meno consumiIl settore degli elettrodomestici ha subito un forte calo in seguito alla crisi economica.

Ma investendo in nuove tecnologie a risparmio energetico è ancora possibile affrontare

il mercato. L’esperienza di Michele Benzo

Luca Cavera

Francesco Magnetti

e Michele Benzo,

titolari di Incasso Srl,

San Maurizio

Canavese (TO)

www.incasso.it

continuato a investire, soprat-tutto nel servizio al cliente. Unodei risultati tangibili sarà realiz-zato entro la fine del 2011,quando i nostri clienti po-tranno accedere a un’area riser-vata del nostro sito, che per-metterà loro di verificare gliordini e la situazione contabiledirettamente tramite il softwaregestionale».

La ripresa è stata sostenutacon le vostre risorse o siete ri-corsi al credito?«Abbiamo avuto la possibilitàdi muoverci contando sulle no-stre forze. Questo perché la no-stra gestione finanziaria è sem-pre stata guidata conlungimiranza. Non ci siamomai rivolti a istituti bancari.Crediamo che anche questo ap-proccio e questa filosofia azien-dale facciano parte del servizioofferto al cliente, che può cosìavere la garanzia di instaurarerapporti con persone che cre-dono e investono nel futurosenza aspettare che il futuro liraggiunga».

Quali sono i prodotti piùinnovativi che proponete dalpunto di vista del risparmioenergetico?«Ci sono i forni, che con coi-bentazioni migliori, resistenzeelettriche più efficaci e controllielettronici delle temperature,consentono elevate prestazioni,con risparmi fino al 20% ri-

spetto ai forni in classe energe-tica A. Poi le lavastoviglie, chehanno sistemi di filtraggioavanzati per un utilizzo otti-mizzato dell’acqua e pro-grammi che gestiscono il lavag-gio con sensori che rilevano losporco. Queste possono con-sumare sino al 25% in meno dicorrente elettrica e 7 litri di ac-qua. Altri vantaggi verrebberodalla diffusione dei piani cot-tura a induzione».

Quali sono i vantaggi diquesta tecnologia?«La cottura a induzione è unatecnologia molto più perfor-mante rispetto al gas. Peresempio, offre una cottura piùveloce, perché il calore si dif-fonde rapidamente e si lasciaregolare in modo più preciso esenza dispersione. Purtroppol’Italia è ancora troppo legataal gas – siamo in controten-denza rispetto alle altre na-zioni europee».

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 373

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Crediamo che gli investimenti vadanoaffrontati proprio nei momenti di crisi, peressere preparati nel momento della ripresa

Michele Benzo

374 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Progettazione per terra, mare e cielo

Torino è una delleculle del design edella progetta-zione, eccellenza

tutta italiana che vanta esti-matori e committenti in tuttoil mondo. Ma il design non silimita al comparto automo-tive che pure, soprattutto daqueste parti, la fa da padrone.Tutto il settore trasporti ha lanecessità di appoggiarsi adabili e affidabili progettisti.Livia Nita Bonansea è presi-dente dell’omonima azienda,che da trent’anni si occupa diprogettazione e ricerca inno-vativa per mezzi di trasportodi terra, di cielo e di mare.«Per tutte queste tipologie ditrasporto – spiega Bonansea –abbiamo sviluppato, soprat-tutto negli ultimi quindicianni, competenze ed espe-rienza di primo livello, che cihanno consentito di lavorarea numerosi progetti, sia inItalia che all’estero».

Come vengono instauratii rapporti con le aziende perle quali svolgete opera diprogettazione?«Siamo certificati per impor-tanti multinazionali per cuicollaboriamo da oltre 30 annisviluppando progetti. Comedetto, siamo in grado di lavo-rare su qualsiasi tipologia dimezzo: treni, aerei, automo-

bili, veicoli da lavoro. Svilup-piamo il concept partendo daldisegno fino ad arrivare allarealizzazione finale chiavi inmano. Lavoriamo in co-de-sign con team congiunti fa-cendo cooperare gli staff tec-nici del committente e quello

Disegno e progettazione made in Italy, applicati in tutti

i settori dell’industria dei trasporti, dall’aeronautico

al nautico, passando ovviamente per l’automobilistico.

Livia Nita Bonansea racconta la sua esperienza

Amedeo Longhi

DESIGN E PROGETTAZIONE

Livia Nita Bonansea, presidente di Bonansea Engineering di Torino.

Nella altre immagini, le attrezzature dell’azienda e alcuni esempi di progetti realizzati

www.bonansea.it

Livia Nita Bonansea

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 375

nostro interno».La fase di prototipazione

è importante per voi? «Eseguiamo il progetto se-guendo il nostro cliente finoall’industrializzazione, pas-sando per le fasi di prototipa-zione, pre-serie e produzionea supporto. Possiamo realiz-zare modelli di stile e proto-tipi statici e dinamici per ilsettore automotive e aero-nautico. Eseguiamo, oltre allosviluppo ingegneristico, an-che i prototipi e la produ-zione di piccole serie per auto,per interni di treni e per aerei.Per vetture del segmentosportivo e di lusso possiamofornire kit in materiale com-posito innovativo con elevateprestazioni in ottica balistica eanche in termini di riduzionedi peso. Per vetture di lusso emacchine di piccola serie pos-siamo fornire i kit quali pa-raurti, spoiler, componenti discocca e interiors. L’attività distudio, prototipazione e rea-lizzazione dei prodotti com-prende calcoli strutturalicomputerizzati incentratisulle prestazioni in terminimeccanici, di fatica, fluidodi-namici, termici, di interfe-renza elettromagnetica e cosìvia, in modo da fornire unapanoramica completa».

Quali sono le principalicollaborazioni che avetesvolto, i progetti più impor-tanti a cui avete partecipatoe i marchi del settore tra-

sporti con cui avete lavo-rato?«I progetti a cui abbiamo par-tecipato sono davvero nume-rosi. I più rilevanti sono stati,partendo dal settore del tra-sporto su ferro, quello realiz-zato in collaborazione conTrenitalia, quello per le me-tropolitane e la linea di altavelocità della Alstom Spagnae per alta velocità-Sncf Tgvbar della Alstom Francia. Nelsettore aeronautico abbiamoportato avanti lo studio del-l’interno del nuovo A380 emock-up in collaborazionecon Airbus, oltre ad aver assi-stito la cinese Catic nella pro-duzione dell’elicottero H425e dei velivoli Y12 E e Y12 F.Parecchie sono state anche lecollaborazioni nel settore au-tomobilistico: loop statico perconto di Ferrari Maserati, svi-luppi ingegneristici per i mo-delli Palio, Punto Rally, laversione della Stilo destinataai Carabinieri, Mito e in ge-nerale per i marchi Fiat Auto,Lancia, Alfa Romeo e Mase-rati. Abbiamo lavorato allaproduzione di motori perIveco e per GM e, all’estero,abbiamo partecipato a colla-borazioni con il Gruppo Audi

e Volkswagen».Può descrivere breve-

mente le fasi del vostro la-voro, dall’assegnazione dellacommessa alla consegna delprodotto?«La prima fase è di naturacommerciale e prevede l’in-staurazione del contatto e lastipula dell’accordo di colla-borazione. Dopodiché ha ini-zio la parte tecnica, che sicompone di un lavoro preli-minare, seguito da un lavorodi fattibilità congiunto, chevede operare sinergicamentegli staff tecnici di Bonansea edel committente. A seconda

Lavoriamo su qualsiasi tipologia di mezzo: treni, aerei, automobili,veicoli da lavoro. Sviluppiamo ilconcept partendo dal disegno finoad arrivare alla realizzazione finale

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376 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

metallici a quelli termopla-stici, fino a quelli compositiin sandwich e in fibra di car-bonio. I criteri di selezionedei materiali stessi vengonodettati da ricerche tecnologi-che che si fondano su pro-dotti altamente innovativi, inparte derivati dal mondo ae-rospaziale».

Com’è strutturata la so-cietà?«Il gruppo Bonansea è sud-diviso in diverse società,ognuna dedicata a un settore

del tipo di progetto si procedepoi a effettuare tutti i dovuticalcoli e a sviluppare i proto-tipi, per concludere con lavera e propria produzione fi-nale».

Quali sono i materiali concui lavorate e come avvienela loro selezione?«La scelta dei materiali vieneovviamente effettuata in fun-zione della specificità del pro-getto: ci serviamo di una vastagamma che va dai materiali

I criteri di selezione deimateriali vengono dettati da ricerche tecnologiche che si fondano su prodottialtamente innovativi, in partederivati dal mondoaerospaziale

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specifico: quello aeronauticoe ferroviario, quello dell’au-tomotive e quello dedicato aricerca e sviluppo. Per quantoriguarda le sedi produttive,possiamo contare su due sta-bilimenti a Torino, dotati diuno staff progettuale compo-sto da progettisti e speciali-sti, più altri due a Cisterna, inprovincia di Latina, le cui at-tività principali sono la ri-cerca applicata, la progetta-zione e la produzione dimateriali in composito atti asoddisfare le diverse esigenzenel campo dei mezzi di tra-sporto. Inoltre abbiamo unasede distaccata in Romaniaper la produzione di compo-nenti in materiale compositoa fronte di commesse asse-gnate dalla sede centralepresso Cisterna, una jointventure in Cina e uno stabili-mento a Betim, in Brasile, perla realizzazione di progetti ne-gli ambiti di specializzazione.L’insieme di queste società ècaratterizzato da un numerodi persone non superiore atrecento unità, ma ognuna diesse è in possesso di un ele-vato skill di ricerca, innova-zione, applicazione».

DESIGN E PROGETTAZIONE

Oggetti dal designricercato realiz-zati con mate-riali di primis-

sima qualità, per un ambienteconfortevole ed elegante, conun’attenzione particolare ri-volta a quella zona definitacome Beauty Area. È in que-sto ambito che si concentral’attività di Webert Spa,azienda di Maggiora(Novara)nata nel 1975 e attualmenteuna tra le realtà più apprez-zate nel campo della rubinet-teria e dell’arredo bagno, gra-zie soprattutto a unincessante lavoro di innova-

zione stilistica e ricerca dinuove soluzioni, come rac-conta il suo titolare, Ema-nuele Zanetta: «Diverseaziende operanti nel settoredell’arredo bagno hanno cer-cato di diversificare la loroofferta, aggiungendo alle pro-duzioni classiche articoli vari,tra cui, ad esempio, sanitari,mobili e rubinetti. Noi ab-biamo invece deciso di foca-lizzare la nostra attenzione suuna zona particolare, la co-siddetta Beauty Area, dovesolitamente trovano posto lospecchio, il rubinetto e il la-vabo, proponendo un’offerta

d’arredo specifica in questosenso».

La vostra spinta innova-tiva vi ha portato, recente-mente, a realizzare un la-vabo rivoluzionario. Dove equando è nata l’idea di que-sto nuovo progetto?«La voglia di misurarsi sem-pre con nuove sfide e progettiè una caratteristica basilareper l’azienda. Questo dina-mismo si è concentrato, peroltre trentacinque anni, nellacreazione di rubinetti per ilbagno, dando vita a serie digrande successo disegnatedall’architetto MassimilianoSettimelli tra cui, ad esem-pio, le linee “Aria”, “Lotho” e“Flauto”. L’esperienza matu-rata e l’apprezzamento ri-scosso dalle nostre produ-zioni ci hanno portato asviluppare il design delle serieprincipali anche per gli altrioggetti del bagno, sempreperò in riferimento alla Be-auty Area. Abbiamo cosi cer-cato di studiare le esigenze diun mercato in continua evo-luzione, ricco di offerta madebole di domanda. La no-stra politica è quella di con-centrarci sulla realizzazionedi pochi oggetti, che siano tra

DESIGN

Innovazioni nell’arredo bagnoUna nuova concezione del bagno, inteso come luogo in cui è possibile

coniugare funzionalità, raffinatezza ed eleganza. Le novità in fatto di stile e design

per l’arredamento della Beauty Area secondo Emanuele Zanetta

Guido Puopolo

Nella foto, la Serie

Angelica per la Beauty

Area studiata dalla

Webert

www.webert.it

378 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Emanuele Zanetta

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 379

loro complementari, privile-giando la qualità e la com-pletezza del servizio».

Che peculiarità ha, nellospecifico, il vostro lavabo? «È un prodotto unico nel suogenere, con specifiche carat-teristiche sia da un punto divista estetico che funzionale,e che per queste sue qualitàha immediatamente suscitatogrande interesse tra gli ad-detti ai lavori. Nel dettaglio ilprodotto è costituito da unabase e da un lavabo, che siappoggia a essa grazie a unsistema di ancoraggio da noibrevettato. Questo offre lapossibilità di staccare il la-vabo dalla base stessa, sia pereffettuare una pulizia comodaed efficace di tutta la superfi-cie, sia per poter disporre diun ampio piano da utilizzarecome appoggio per tutti que-gli oggetti che ognuno di noiusa quotidianamente per lacura del proprio corpo. Ilpiano d’appoggio, così con-cepito e reinterpretato, vienetrasformato in un vero e pro-prio oggetto d’arredo, coor-dinato naturalmente al la-vabo, ma anche al rubinetto e

allo specchio, per una com-binazione unica in termini didesign e funzionalità».

A che tipo di pubblico sirivolge questo prodotto?«È un articolo adatto a tuttiquei consumatori che amanooggetti pregiati e ambientieleganti e raffinati, capaci diandare oltre i rapidi cicli delletendenze e delle mode pas-seggere, ma anche attenti algiusto rapporto tra qualità eprezzo».

In generale, come riuscitea garantire sempre l’eccel-lente livello qualitativo checaratterizza le vostre produ-zioni?«I nostri impianti produttivicontrollano ogni fase di la-voro con il meglio che la tec-nologia offre, in particolareper quanto riguarda le lavo-razioni meccaniche e i tratta-menti galvanici. La progetta-zione avviene con unsoftware tridimensionale diultima generazione, che per-mette ai nostri progettisti distudiare nel dettaglio gli og-getti, e consente di eseguiresimulazioni per porre rime-dio alle eventuali criticità in

tempi brevissimi. La severaselezione dei nostri fornitorici ha portato inoltre a colla-borare con le primarie realtàproduttive Italiane ed estere,ed è anche grazie a loro che laqualità dei prodotti Webertpuò essere garantita per unlungo periodo a prezzi com-petitivi».

Avete in cantiere altre no-vità per il prossimo futuro?«Attualmente stiamo lavo-rando a diversi progetti, conl’obiettivo di proseguire in unprocesso di crescita aziendaleben delineato. Siamo ormaiuna realtà matura e conun’esperienza consolidata nelsettore, che ci permette diguardare al futuro con sere-nità, con la sicurezza di potersvolgere ancora un ruolo daprotagonisti sul mercato».

�La nostra politica è quella diconcentrarci sulla realizzazione di pochi oggetti, che siano tra lorocomplementari, privilegiando laqualità e la completezza del servizio

TURISMO

382 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

La Coverciano della neve

L’effetto a lungotermine delleOlimpiadi inver-nali si fa ancora

sentire a Torino come intutto il Piemonte. La mani-festazione del 2006 ha la-sciato, infatti, un’ottima im-magine della città all’estero -lanciandola anche comemeta turistica italiana - e di-verse strutture sportive al-l’avanguardia che qui nes-suno pensa di chiudere neldimenticatoio. «C’è in pro-getto di trasformare le mon-tagne olimpiche, con i loroimpianti di ultima genera-zione, in un centro di forma-zione internazionale per glisport delle neve», precisal’assessore regionale al Turi-smo Alberto Cirio. L’idea,ambiziosa, è quella di ripro-porre sull’intero territorioregionale quello che Cover-ciano rappresenta per il no-stro calcio. Ma il bilanciopositivo del turismo – nel2010 sono stati 12 milioni ituristi che hanno visitato ilPiemonte – è anche meritodei prodotti enogastrono-mici della regione.

Quali i principali obiet-tivi per la promozione diquesto segmento?«L’enogastronomia è il seg-mento che nel 2010 ha trai-nato l’intero turismo italianoe le colline piemontesihanno la forza di prodottiunici “born in Piemonte”

come il tartufo biancod’Alba o il Barolo, che rap-presentano vere icone per ilturista del gusto. Ma l’eno-gastronomia è una eccellenzasu tutto il territorio, bastipensare ai nostri vini Docg,alle tante Dop, alla tradi-zione torinese legata, adesempio, al cioccolato conprodotti simbolo come ilgianduiotto, alla “tonda gen-tile” la nostra nocciola con-siderata la migliore almondo, ai sapori umili e in-tensi della cucina di monta-gna e alla concentrazione dichef stellati su tutta la re-gione a cominciare daglisplendidi Lago Maggiore eLago d’Orta. L’obiettivo è si-curamente quello di conti-

nuare a potenziare questocomparto attraverso eventicome la Biteg, la Borsa inter-nazionale del turismo eno-gastronomico, che ognianno ospitiamo in un’areadiversa del territorio e chequest’anno si è svolta nel-l’Alessandrino per poi faretappa sulle colline di Lan-ghe-Roero e Monferratocandidate ufficialmente,proprio nel 2011, a diven-tare patrimonio mondialedell’umanità Unesco».

Per il Piemonte si parladi grandi eventi e ordina-rietà. Il suo punto di vista?«Sono esattamente i due ele-menti che hanno permessoal Piemonte di aumentare dioltre il 50% negli ultimi

Sport e cibo. Si gioca su questi due elementi il futuro turistico del

Piemonte. E l’assessore regionale Alberto Cirio spiega quali sono

i progetti in corso e i prossimi appuntamenti che attendono la regione

Tiziana Achino

Alberto Cirio

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 383

che un patrimonio eccellentecome il nostro, fatto di cul-tura, enogastronomia, sport,natura, benessere e strutturecongressuali all’avanguardia,ha comunque bisogno di es-sere sostenuto con politicheche incentivino i turisti ascegliere la nostra destina-zione. Per questo abbiamopotenziato e continueremoa incrementare i collega-menti aerei e ferroviari, an-che sul fronte low cost. Inol-tre, stiamo puntando moltosul web e per il prossimoanno contiamo di esserepronti per il booking on linesul sito piemonteitalia.eu».

E dal punto di vista turi-smo sportivo?«Lo sport è una grande ri-sorsa turistica ed economica,basti pensare all’effetto chele Olimpiadi invernali del2006 hanno avuto sul turi-smo piemontese, con un in-cremento dei flussi di oltre il40%, tra prima e dopo, euna crescita che continuaancora oggi a cinque annidalla fine deella manifesta-zione. Da allora i grandi

eventi sportivi hanno as-sunto un ruolo importantis-simo nella valorizzazione diquesto territorio: siamo alsecondo posto della classi-fica nazionale del turismosportivo, un settore chemuove ogni anno circa 2,8milioni di italiani con ungiro d’affari, tra praticanti espettatori, di oltre 6 miliardidi euro. Anche in questo2011 dedicato ai 150 annidell’unità nazionale lo sportha avuto un ruolo di primopiano, entrando pienamentea far parte del calendario diEsperienza Italia con eventistraordinari come la par-tenza da Torino del Girod’Italia, ma anche lo sconfi-namento a Pinerolo del Tourde France, gli Europei diTuffi, l’Open di golf e iMondiali di tiro con l’arco».

Quale sarà il ruolo dellestrutture olimpiche?«Le Olimpiadi hanno con-tribuito a dare alla nostra re-gione la stima e la fiduciainternazionale, ma ci hannoanche lasciato una straordi-naria eredità materiale fatta

A sinistra,

Alberto Cirio,

assessore regionale

all'Istruzione, sport,

turismo e opere

post-olimpiche

dieci anni i propri flussi turi-stici. Grandi eventi come leOlimpiadi, che hanno por-tato l’attenzione mondiale suquesta regione, ma anche unpatrimonio straordinario dieccellenze territoriali che ituristi hanno imparato a co-noscere e apprezzare; eccel-lenze che sono diventate,proprio grazie al passaparola,il nostro miglior strumentodi promozione. Nel 2010 ab-biamo consolidato oltre 12milioni di presenze e que-st’anno, grazie anche alle ce-lebrazioni di Italia 150, con-tiamo di superare i 13milioni. È, però, evidente

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TURISMO

384 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

di impianti di altissimo li-vello, che ci permettono oggidi candidare il Piemonte adiventare “la Covercianodella neve”. L’obiettivo èquello di trasformare le mon-tagne olimpiche, con i loroimpianti di ultima genera-zione, in un centro di forma-zione internazionale per glisport delle neve, al pari diquanto Coverciano è in Italiaper il calcio. Per lanciare que-sto progetto ci serviremo deifondi residui dell’Agenzia To-rino 2006, che costruì le in-frastrutture olimpiche: 40milioni di euro risparmiaticon una buona gestione euna sobrietà tipicamente sa-bauda, che il governo ha ac-cettato di lasciare in Pie-

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�monte proprio per aiutare ilrilancio del post olimpico».

Può citare alcuni eventituristici rilevanti previstiper i prossimi mesi?«Innanzitutto, riapre al pub-blico dopo anni di restaurola Palazzina di Caccia di Stu-pinigi, residenza estiva diCasa Savoia con il grandeparco custode delle rottereali di caccia, i lunghi vialiimmersi nel bosco e percorsinel Settecento dalla corte ac-compagnata dalle mute dicani. Alla Reggia di Venaria,invece, perla del circuitodelle 15 residenze reali di-chiarate dall’Unesco “Patri-monio mondiale dell’uma-nità”, si inaugurano per lachiusura dei festeggiamenti

di Italia 150 la mostra sullamoda e l’esposizione dedi-cata al genio di Leonardo,che mostrerà tra l’altro alpubblico il celebre autori-tratto. Sul fronte deglieventi sportivi, invece, sullevette dei Giochi invernali diTorino 2006, a marzo tor-nerà la Coppa del mondo disnowboard e, sempre amarzo, Torino ospiterà an-cora una volta la Coppa delmondo di fioretto femmi-nile, mentre in primaverainoltrata al Royal Park &Country Club riandrà inscena l’Open d’Italia di golf.Nel 2013, poi, ci prepa-riamo ad accogliere i Worldmaster games: le Olimpiadidegli over 35».

�L’enogastronomia è il segmento che nel 2010 ha trainato l’interoturismo italiano e le colline piemontesi hanno la forza di prodotti unici “born in Piemonte” come il tartufo bianco d’Alba o il Barolo

preoccupazione per gli addettiai lavori, temiamo non cisiano flussi turistici sufficientiperchè scoperti di eventi e dimanifestazioni importanti.Fino a tre mesi fa sono stativalutati progetti e mostretemporanee per arricchire ilcalendario ma l'amministra-zione comunale di Torinovuole dirottare queste risorsenel welfare a discapito deglieventi culturali». Tutto ciòrappresenta una notevole per-dita per la città se si consi-dera, afferma Garetto, «cheuna mostra d’arte con unflusso medio di 500mila visi-tatori, ne porta almeno lametà negli alberghi, con uncapitale di 50-60 milioni dieuro per l’intera città».

Le celebrazioni per i 150anni dell’Unità che impattostanno avendo sull’econo-mia turistica della città?«Le previsioni indicano giàun incremento delle pre-senze di visitatori del 10%rispetto all’anno precedente.A novembre e a dicembre at-

Bernardino Garetto,

presidente

di Federalberghi

Piemonte

tendiamo un ulteriore boomdi presenze in occasionedella mostra temporanea“Leonardo. Dal genio almito”. L’esposizione raccon-terà, attraverso sculture e pit-ture di artisti famosi, la sto-ria di Leonardo da Vinci esarà un’occasione unica perammirare il celebre autori-tratto, esposto per la primavolta e per un periodo limi-tato in una mostra e al difuori del caveau della Biblio-teca Reale di Torino».

Decine di migliaia di visi-tatori sono stati, almeno ne-gli ultimi dodici mesi, ri-chiamati dai concertiorganizzati al PalaIsozaki e

Solo un anno fa, sono stati registrati 12,3 milioni di presenze totali

in Piemonte, di cui il 28,6% solo a Torino. Difficile, però, mantenere

il record degli ultimi anni a causa dell’esubero di strutture alberghiere

e dell’assenza di eventi internazionali sul territorio

Elisa Fiocchi

L’incognita 2012, Torino a caccia di grandi eventi

TURISMO

Con l’incrementodi affluenze turi-stiche registratonei soli primi tre

mesi delle celebrazioni del150° anniversario dell’Unitàd’Italia, Torino si prepara astringere alleanze strategicheper consolidare e mantenerela credibilità costruita dopole Olimpiadi del 2006. «Oc-casione in cui – rammentaBernardino Garetto di Fede-ralberghi Piemonte – sonostate concesse facilitazioni achi costruiva strutture alber-ghiere». Tra il 2000 e il 2006,infatti, il numero di camere

è cresciuto del 42% e fracinque anni, cioèquando scadrà il vin-colo decennale previstodalla Regione per lo

stanziamento dei contri-buti, alcune strutture sa-

ranno costrette acambiare destina-

zione d’uso. «Ilp r o s s i m o

anno lasciaq u a l c h e

386 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 387

era ricco di eventi e aveva inagenda anche le partite delTorino. Ora si rende neces-saria l’introduzione di nuoviattori, per questo stiamo sol-lecitando il Comune affin-

Bernardino Garetto

allo stadio olimpico. Diquali novità e collaborazioninecessita la città per tenerealta l’offerta turistica?«Fino a quando ci giocava laJuventus, lo stadio olimpico

ché coinvolga il Live Na-tion-Setup che lavora al Pa-laIsosaki, la cui capienza èdi sole 11mila persone. Allostesso modo, chiediamo lacostruzione di un nuovo pa-lazzo dei congressi cheprenda il posto dell’attualeAuditorium, che ha una ca-pienza massima di sole1.700 persone e non è piùfunzionale per organizzarecongressi. Per il nuovo pro-getto si sono già mobilitatiun gruppo d’investitori di-sposti a mettere insieme unbudget di 15 milioni dieuro. Infine, guardiamo confiducia alla crescita dell’ae-roporto di Caselle».

L’Expo 2015 in pro-gramma a Milano sarà unagrande occasione da cogliereper la città di Torino. «Si tratta di sei mesi di mani-festazioni con milioni di visi-tatori attesi. Noi saremo unaspecie di ponte per collabora-zioni ed eventi collaterali traTorino e Milano. Il sindacoFassino è al lavoro con Giu-liano Pisapia da circa duemesi per unire le forze e ren-dere ancora più prestigiosaquesta manifestazione».

In alto, le strutture

alberghiere di Sestriere.

Nella foto in basso,

un’immagine del

PalaIsozaki di Torino

388 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

L’industria turisticapiemontese ècontinuata a cre-scere anche nel

2010, registrando picchi incontrotendenza con quelliche vedono il settore in crisia livello nazionale. Grazie allesue bellezze naturali, alla ric-chezza del suo patrimoniostorico, artistico e architetto-nico e alla sua grande tradi-zione enogastronomica, ilterritorio rappresenta unadelle mete più ambite dai tu-risti connazionali e stranieri.I flussi turistici confermanola prevalenza del mercato na-zionale con 8,1 milioni dipresenze e con una crescitadel mercato estero di 4,2 mi-lioni. Non è da meno la cittàdi Alessandria che, da tappadi passaggio, è divenuta metaambita di molti turisti chescelgono di pernottare inagriturismi e bed&breakfast e

utilizzano servizi innovativiper spostarsi da una zona al-l’altra. I risultati ottenuti nel2010 consegnano alla città40.960 turisti in più rispettoal 2009 con un aumento di132.621 presenze. «Ma an-che il 2011 registra una cre-scita del numero di turistinelle nostre strutture». Loconferma Gian Paolo Coscia,presidente di ConfagricolturaAlessandria.

Nel 2010 Alessandria haraccolto visitatori con per-centuali oltre la media pro-vinciale. A cosa si deve loslancio turistico registrato?«La città offre bellezze pae-saggistiche e prodotti enoga-stronomici di altissima qua-lità oltre a numerosi servizicome Autozug e Autoslaap,forniti grazie ai contributi diProvincia e Camera di Com-mercio. Si tratta di treni conauto al seguito che giungono

Cresce il numero di pernottamenti e dalla Germania

e dall’Olanda partono treni speciali che fanno tappa

nelle località tipiche della città, per unire le bellezze

paesaggistiche alle eccellenze del territorio con

le produzioni di vini, cioccolato, biscotti e formaggi.

Il punto di Gian Paolo Coscia

Elisa Fiocchi

TURISMO

Alessandria, è boom di presenze nel 2011

dalla Germania e dall’Olandae consentono al turista di ese-guire percorsi con staziona-menti nelle località tipiche evitivinicole di pregio come lacollina del Monferrato, la col-lina di Acqui Terme, i colliTortonesi, la zona del Novesee di Gavi Ligure. Queste loca-lità offrono bellezze sia a li-vello paesaggistico sia perquanto concerne l’offerta diprodotti Docg e Dop».

A livello settoriale le im-prese dell’agricoltura co-prono nel Piemonte il13,4%. La produzione di

I flussi turistici della Regione

Piemonteconfermano nel 2010

la prevalenza delmercato nazionale

PRESENZEmln

Il numero di presenzeturistiche in più sulterritorio di Savona

rispetto al 2009

PRESENZE32.621

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 389

prodotti tipici sul territoriocome influisce sull’econo-mia turistica?«Cerchiamo a livello provin-ciale, e attraverso un coordi-namento regionale, di pro-muovere il turismocollegandolo alle eccellenzeenogastronomiche del terri-torio. Per quanto riguarda lagastronomia vantiamo un’ot-tima produzione di formaggicome il Montebore Dop, cherappresenta un richiamo nonindifferente sul territorio.Ma Alessandria è famosa an-che per il Salone regionaledel biscotto e per le manife-stazioni legate alla produ-zione di cioccolato con lapresenza dei migliori ciocco-latieri alessandrini».

Si parla già di una pros-sima vendemmia ottima:una minore produzione divino ma di altissima qua-lità. Il 2012 che anno si pre-annuncia per tutta l’enoga-stronomia?«Ritengo un dato positivo laminore quantità (un calo del20-30%) nella prossima pro-duzione. Le condizioni atmo-sferiche e le strette di caldo re-

gistrate prima della vendem-mia, hanno fatto maturarel’uva e hanno levato l’acquanecessaria perchè pesasse dipiù. Essendoci meno prodottoci auguriamo dunque che levendite siano superiori. Laprovincia di Alessandria de-tiene il primato di 41 denomi-nazioni di orgine. Molte diqueste tipologie sono andatebene, altre registrano problemicontingenti legati alla globa-lizzazione. Come nel caso delBarbera e del Dolcetto che ri-sentono della diminuzione deiprezzi dovuta al calo dei con-sumi. Esistono poi tre tipolo-gie per le quali si attua la pari-tetica, uno strumento chestabilisce i prezzi: il Moscato, ilBrachetto e il Gavi. In questicasi, le prospettive di chiusuradella paritetica sono state mi-gliorative rispetto al 2010 e ciòsignifica che sono aumentati iprezzi. Per le altre tipologie - ilBarbera, il Dolcetto e il Pigno-lino - le prospettive sono dimiglioramento del prezzo con-siderando la minore produ-zione, pur mantenendo di baseun andamento stabile essendovini legati ai mercati».

Gian Paolo Coscia

Fonte: ATL ALEXALA anno 2010

PRESENZE TOTALI 2010: 697.663DIFFERENZA PRESENZE RISPETTO AL 2009: 132.621 (23,47%)

Estero 199.88929%

Italia497.77471%

Gian Paolo Coscia,

presidente

di Confagricoltura

Alessandria

392 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Nell’ultima manovra finanziariaè stata introdotta una rimodu-lazione dei criteri per ricono-scere le società di comodo.

Una volta scoperte, occorre verificare se visiano le condizioni per disapplicarle e, suc-cessivamente, stabilire se sono considerateoperative o non operative in base al testpredisposto. Quelle non operative devonoprocedere alla determinazione del redditopresunto se non vogliono incorrere nell’ac-certamento da parte dell’Agenzia delle En-trate. «È auspicabile che si preveda allo scio-glimento – spiega il professor VictorUckmar – con l’applicazione della sola im-posta di registro sul trasferimento nella pro-prietà dei beni a seguito di liquidazione».

Ma cosa sono e quanto costa aprire unadi queste società?«L’espressione “società di comodo” ha unapluralità di significati. Il legislatore conl’articolo 30, legge 1994, n. 734 le ha indi-cate come quelle che hanno limitate immo-bilizzazioni e un reddito inferiore a deter-minati parametri, mentre l’Agenzia delleEntrate usa la denominazione “società nonoperative”. Con la normativa in corso èstata aggiunta l’ipotesi di società con per-dite per tre anni consecutivi o con redditoinferiore a quello descritto in base a deter-minati coefficienti; lo stesso provvedimentoha disposto l’aumento del 10,5% della ali-quota di imposta. Ma la costellazione dellesocietà di comodo è ben più ampia: ci sonoquelle intestatarie di beni di lusso - ville,yacht, aerei, auto di alto costo - costituiteper evitare che detti beni entrino nell’indicedi ricchezza o comunque denotino una no-tevole disponibilità dell’effettivo beneficia-rio, ovvero le potenzialità economiche indi-viduali in tema di reddito. Altre ancorasono le società che costituiscono “para-vento” per evitare che alti proventi, talvoltailleciti - intermediazioni, sopravvenienze,

Società di comodo: le nuove norme Scoprire le società di comodo non sempre

è un compito facile. A chiarire meglio la questione

sono intervenute alcune norme contenute

nella recente manovra finanziaria.

Victor Uckmar spiega di cosa si tratta

Nicolò Mulas Marcello

EVASIONE FISCALE

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 393

Come sono cambiate nel tempo le nor-mative che riguardano queste società? «Nella costellazione delle società di comodoci sono anche quelle intestatarie di beni fa-miliari (soprattutto immobili, caratterizzatedalla stabilità nella proprietà dei beni, senzaoperazioni speculative) nel tempo costituitesoprattutto a fronte del prelievo confiscato-rio per l’imposta di successione. È auspica-bile si preveda lo scioglimento (come erastato consentito dalla richiamata legge del1994), con l’applicazione della sola impostadi registro sul trasferimento nella proprietàdei beni a seguito di liquidazione: sarebbeanche un buon metodo per raccogliere pron-tamente quattrini».

Dalla manovra finanziaria arriva un’ad-dizionale del 10,5% e una serie di normerestrittive. Di cosa si tratta e cosa compor-terà in concreto?«Il recente provvedimento che prevede l’ad-dizionale del 10,5% non credo sia profitte-vole di risultati per la lotta all’evasione non-ché della elusione e tanto meno per il buonordine del rilevante settore economico e ciòanche ai fini della perequazione tributaria».

partecipazioni agli affari - affluiscano incapo al beneficiario con effetto per la impo-sizione personale. Scorrendo le liste dei con-tribuenti dichiaranti non ne vedo traccia (ei calciatori?) anche se i nomi girano sulle pa-gine dei giornali».

Quali sono le armi del fisco per sco-prirle? E a cosa servono le società di co-modo, quando non vengono costituite peraggirare il fisco?«Le società dell’ultimo tipo sono centinaiae, quindi, l’indagine è assai impegnativa ecomunque con risultati a lunga distanza.Da tempo ho suggerito che per le società ditipo personale che non svolgono effettiva at-tività industriale o commerciale e, in so-stanza, non coprono le funzioni propriedella società di capitali di adottare, per evi-tare la elusione nella dichiarazione dei red-diti, il metodo della tassazione per “traspa-renza”, cioè direttamente in capo ai soci,come avviene per le società di persone (ten-denza recentemente perseguita negli StatiUniti): ossia qualcosa del genere del regimeprevisto per le Controlled Foreign Compa-nies per attività all’stero».

Vicktor Uckmar,

professore emerito

dell’Università

di Genova

Victor Uckmar

��Per le società di tipo personale

dovrebbe adottarsi il metodo della tassazione per “trasparenza”, cioè direttamente in capo ai soci

EVASIONE FISCALE

Il lavoro quotidiano di lotta all’evasione da parte dell’Agenzia delle Entrate

è coadiuvato da accordi di collaborazione tra istituzioni e dai primi protocolli

di intesa stipulati con i Comuni. Rossella Orlandi illustra i risultati finora raggiunti

Nicolò Mulas Marcello

«Il fenomeno dell’evasione fiscale –spiega Rossella Orlandi, direttoredell’Agenzia delle Entrate Pie-monte – è distribuito in modo re-

lativamente omogeneo su tutto il territorionazionale. Costituisce sicuramente un feno-meno da combattere - ed è quello per cui i no-stri funzionari si impegnano quotidianamente- perché danneggia principalmente gli opera-tori economici onesti che vengono colpiti in-giustamente dalla sleale concorrenza di chinon paga le tasse. L’Agenzia, tra l’altro, si è do-tata di uno strumento denominato “DbGeo”,una banca dati che definisce un profilo socio-economico della realtà territoriale di ciascunaprovincia, offrendo così un orientamento con-creto sulla conoscenza dell’evasione territo-riale. “DbGeo” permette, inoltre, di tarare in

ambito regionale i servizi of-ferti dall’agenzia». Nel corso del 2010 avete ri-

scosso 778 milioni di eurorealizzando 57mila controllie scoprendo 278 evasori trai grandi contribuenti. Perquanto riguarda il 2011come stanno andando lecose?«I risultati per il 2011 sonoin linea con le previsioni, maè ancora presto per fare unconsuntivo. Ci aspettiamo

Sinergie funzionali al contrasto dell’evasione

Rossella Orlandi,

direttore dell’Agenzia

Entrate Piemonte

soprattutto un lavoro particolarmente effi-cace dal punto di vista qualitativo, colpendol’evasione “sostanziale” e non inseguendo chiha commesso soltanto qualche piccolo erroreformale. In poche parole, cerchiamo di orien-tare le nostre risorse verso un miglior rap-porto tra numero di controlli e gettito fiscalerecuperato».

Spesso si parla di sinergie tra istituzioniper migliorare l’articolazione degli accerta-menti. Quali risultati importanti hanno pro-dotto nella lotta all’evasione?«Negli ultimi anni abbiamo stipulato accordi dicollaborazione specifici con l’Inps, la Siae, estiamo dando impulso ai protocolli di intesa coni Comuni che verranno chiamati sempre più acollaborare per combattere il fenomeno dell’eva-sione. Stiamo vedendo i primi risultati di questiaccordi e stiamo investendo importanti risorseper migliorarne ancora di più la loro efficacia».

La manovra finanziaria è stata da pocoapprovata. In essa sono presenti norme re-lative alla lotta all’evasione. Quale scenariosi prospetta?«Gli ultimi interventi legislativi hanno intro-dotto parecchie novità in campo fiscale. In col-laborazione con le categorie professionali cistiamo attivando per spiegarle al meglio e met-tere i contribuenti in condizione di adempierecorrettamente ai loro doveri. E cercheremo dicentrare gli obiettivi ancora più sfidanti nelcontrasto all’evasione».

394 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

396 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Nella manovra finanziaria sono state introdotte norme

che cercano di costituire un deterrente all’evasione fiscale.

Come ricorda l’avvocato Carlo Federico Grosso,

il primo passo è costituito dagli accertamenti che devono

rappresentare l’arma principale per scoprire gli evasori

Nicolò Mulas Marcello

Accertamentipiù efficaci

Il ministero delle Finanze ha stimatoche nel nostro Paese l’evasione fiscaledi massa ammonta a circa 110 mi-liardi di euro. Ma qual è il confine tra

la questione culturale e la mancanza, ri-spetto agli altri paesi, di sanzioni adeguateper chi evade il fisco? Da questo punto di vi-sta le norme nel nostro ordinamento certa-mente non mancano, ma gli accertamenti,secondo il professor Carlo Federico Grosso,evidenziano una carenza strutturale nellaloro realizzazione. «Si tratta sia di una que-

stione culturale, in quanto il cittadino me-dio italiano ritiene che rubare al fisco noncostituisca un illecito ma sia dimostrazionedi furbizia, sia una questione di organizza-zione giuridica. Sotto questo secondo pro-filo, più che di carenza di sanzioni adeguatecontro gli evasori parlerei, soprattutto, dicarenze perduranti nel sistema degli accer-tamenti, in larga misura dovute alla man-canza di una reale volontà politica di preve-nire e reprimere tale fenomeno».

Nella manovra finanziaria per i reatipenali tributari vengono ridotte le soglieper le quali scatta la sanzione penale inmateria di reati tributari, con la possibi-lità di carcerazione immediata per i maxievasori. L’inasprimento delle pene potràservire ad arginare in qualche modo que-sto malcostume?«Nella misura in cui la sanzione penale èutile a disincentivare dalla commissione de-gli illeciti (e questa utilità esiste sicura-mente, anche se, in concreto, risulta appan-

Carlo Federico Grosso,professore ordinario di diritto penalenell’Università di Torino

EVASIONE FISCALE

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 397

dei reati fiscali, ma tutti i settori di reità. Mail governo e l’attuale maggioranza parlamen-tare negli ultimi anni hanno, su questo ter-reno, accorciato i tempi di prescrizione».

Inoltre si amplia la funzione dei Comuninella lotta all’evasione che si coordina al-l’Agenzia delle Entrate e alla Guardia diFinanza allo scopo di individuare i redditioccultati. I controlli sono il primo passoper scoprire le evasioni. Secondo lei questaè un’altra carenza del nostro sistema?«Si tratta, in realtà, di una misura particolar-mente utile, in quanto costituisce strumentodi affinamento dei meccanismi di ricerca e ac-certamento dell’evasione fiscale, che, comeho detto, a mio avviso costituiscono il mezzopiù importante di lotta al fenomeno dell’eva-sione fiscale. Ben vengano, pertanto, ulte-riori interventi su questo terreno. Ma nonho l’impressione che la lotta all’evasione fi-scale sia, tuttavia, davvero al centro dell’atten-zione e della volontà politica di governo e Par-lamento (o lo sia comunque stato)».

nata dalla inefficienza complessiva della giu-stizia italiana), ampliare l’ambito di applica-zione delle sanzioni e prevedere la possibi-lità di incarcerazione immediata nei casi dimaggior gravità può avere una sua efficacia.Come ho già detto, mi sembra che il terrenodi intervento più utile sia, comunque,quello dell’affinamento dei meccanismi diricerca e accertamento delle evasioni fiscalida parte degli uffici finanziari e della Guar-dia di Finanza».

Modifiche anche per quanto riguarda laprescrizione dei reati tributari, che passadai 6 anni agli 8 anni e, inoltre, viene pre-visto che il patteggiamento possa essere ri-chiesto solo nel caso in cui venga estintoil debito fiscale. Qual è l’efficacia di que-ste misure?«Rendere più difficile l’estinzione dei reati acausa del sopraggiungere della prescrizionepossiede un indubbio effetto rafforzativa del-l’efficacia preventiva della sanzione. Il pro-blema non riguarda tuttavia soltanto il settore

��I meccanismi di accertamento

a mio avviso costituiscono il mezzo più importante di lotta all’evasione

Carlo Federico Grosso

DIRITTO CIVILE

Con “patto quota lite” si intende l’ac-cordo tra l’avvocato e il cliente per cuil’avvocato percepisce una parte, laquota appunto, del risultato econo-

mico della controversia solo se questa ha esito po-sitivo. Ma quali sono i pro e i contro di que-st’accordo? Ne parliamo con l’avvocato MonicaRomano, titolare dello Studio Legale Romano diTorino specializzato nell’ambito del diritto civiled’impresa. Lo studio si occupa prevalentementedi contrattualistica aziendale e recupero del cre-dito, nonché di soluzioni stragiudiziali delle con-troversie anche attraverso l’utilizzo della media-zione, introdotta di recente, in particolare intema di responsabilità civile e diritto di famiglia,curando la gestione dei patrimoni familiari e im-mobiliari.

Da quando è applicabile il “patto quota lite”e come funziona?«La possibilità di adottare il “patto quota lite” perla determinazione del compenso professionale,pratica ampiamente conosciuta nei paesi anglo-sassoni (e soprattutto negli Stati Uniti) è stata in-trodotta in Italia nel 2006 dal decreto Bersani. Èora lecito per l’avvocato pattuire con il cliente uncompenso correlato al risultato in misura per-centuale al valore degli interessi oggetto del con-tenzioso. È però necessario che il patto con ilcliente venga stipulato in forma scritta, che ilcompenso previsto risulti proporzionato all’atti-vità svolta e in ogni caso, che questo patto non siconfiguri come una cessione dei diritti sui qualiè sorta la contestazione. Questi limiti sono pre-visti allo scopo di evitare che l’avvocato, essendotroppo coinvolto dall’esito della controversia,perda il suo doveroso distacco».

Volendo individuare una caratteristicaprevalente del “patto quota lite” quale in-dicherebbe?«Sicuramente la forte aleatorietà poiché il paga-mento della prestazione, soprattutto se il patto èprevisto nella sua forma ‘pura’, è correlato unica-mente all’esito positivo della controversia. Laforma più utilizzata, tuttavia, è quella ‘mista’,

«Solo un rapporto paritario e sinergico tra avvocato

e azienda può garantire il corretto funzionamento

del “patto quota lite”». Con l’avvocato Monica Romano

abbiamo discusso dell’accordo introdotto

in Italia nel 2006

Nicoletta Bucciarelli

400 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

“Patto quota lite”Quando e comeapplicarlo?

Monica Romano

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 401

nella quale è determinato a priori solo il com-penso base, cui si aggiunge una seconda voce dionorario, commisurata in percentuale sul risul-tato ottenuto, e quindi aleatoria».

In quali ambiti e materie viene applicatomaggiormente il patto e quando sarebbe con-sigliabile non applicarlo?«Il “patto” dovrebbe presupporre quantomeno ilragionevole fondamento della pretesa azionata.In pratica non si può prescindere dalla valuta-zione delle possibilità concrete di successo dellalite o della negoziazione. Tuttavia, questa formadi compenso professionale trova più facilmenteapplicazione nelle materie del diritto del lavoro,della responsabilità civile e ove ci siano crediti darecuperare. È invece difficile immaginarne un’ap-plicabilità nel settore del diritto di famiglia se nonaddirittura la sua legittima applicazione, nelcampo della difesa penale».

L’applicazione del “patto quota lite” vienedunque più facilmente richiesta da grandiaziende, istituti bancari, compagnie di assi-curazioni, in sostanza soggetti che hanno a che

fare con la gestione di crediti. «Nell’esperienza del mio studio, in effetti, sitratta principalmente di aziende che si trovanoa dover gestire fisiologici importi di insolutocorrelati agli alti fatturati. L’esigenza crescentedi queste imprese è quella di trovare soluzioniidonee per una corretta gestione dei creditiche, da un lato, assicurino recuperi rapidi e si-gnificativi e, dall’altro permettano di control-lare i costi di gestione dell’azione legale e di te-nerli quanto più possibile contenuti,soprattutto se il credito non viene saldato daldebitore. Le aziende infatti, non possono ri-nunciare al tentativo di recupero del credito,perché è necessario alla corretta messa a bilan-cio (come perdita) dell’importo non recuperatoe al conseguente sgravio fiscale delle somme».

Quali sono le difficoltà che fanno emergerela complessità del “patto quota lite”? Che cosaandrebbe fatto per una gestione dei compensiche tenga conto delle attuali esigenze delleaziende?«Dovrebbe prevedere garanzie e limiti per en-trambe le parti che, però, sarebbero difficilmenteutilizzabili, almeno nel nostro sistema normativo.Credo quindi che il nostro ordinamento, carat-terizzato da alti costi e da tempi assolutamenteincerti, renda di fatto impossibile un proficuoutilizzo di questo strumento».

Preso atto della sua esperienza professio-nale, come vede il rapporto tra azienda eavvocato?«Lavoro da molti anni con le aziende pie-montesi e conosco bene sia le loro esigenze siale complessità dei loro processi decisionali. Ilrapporto tra le parti si rivela proficuo e sod-disfa le aspettative dell’azienda nella misura incui è basato sulla reciproca collaborazione,sulla massima fiducia e sul rispetto per il la-voro svolto da ciascuno. Solo un rapportoparitario e sinergico, che porti avvocato e im-presa ad avere gli stessi obiettivi consente diottenere quella continuità di relazione che èrequisito primario per ottimizzare e ridurre i‘costi giuridici’, concentrandosi sulla preven-zione, e coordinando gli sforzi organizzativi estrutturali».

L’avvocato Monica Romano

esercita la professione

forense a Torino

www.avvocatoromano.net

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Il patto di quota lite dovrebbeprevedere garanzie e limiti perentrambe le parti. Ma nel nostroordinamento, non sempre è possibile

DIRITTI QUESITI PENSIONISTICI

Sono state recentemente depositatenumerose sentenze della Corte diCassazione che hanno dato ragioneai professionisti pensionati e torto

alle rispettive Casse di previdenza privatizzatesulla annosa “querelle” dei “diritti quesiti”pensionistici. Si tratta del principio (che le re-centi manovre finanziarie non hanno intac-cato) per cui i lavoratori, e quindi anche iprofessionisti, nel caso si succedano sistemidiversi di calcolo della loro pensione (e inuovi sistemi sono sempre più svantaggiosi)hanno diritto, nel rispetto del principio del“pro rata temporis”, ad altrettante quote dipensione, da calcolare in relazione a ciascunperiodo di anzianità maturata secondo il si-stema, rispettivamente, in vigore. Ne ab-biamo parlato con l’avvocato Pier CostanzoReineri di Torino che, nell’aprile scorso,avanti la Cassazione, ha discusso con suc-cesso molte cause sul tema.

Avvocato, perché è stato necessario ri-volgersi ai Giu-dici per ottenereil rispetto delprincipio del“pro rata” conte-nuto nella leggeDini, la legge n.335 del 1995 diriforma del si-stema pensioni-stico?

«Perché alcune Casse di previdenza dei pro-fessionisti hanno disatteso tale principio nelliquidare le pensioni dei professionisti iscritti,affermando di poter godere di ampia auto-nomia rispetto alla legge. Ma le Casse previ-denziali, pur se privatizzate, non possonoviolare la legge. La loro autonomia gestionaleincontra sempre i limiti contenuti nelle leggie nella Costituzione».

È vero che il governo Prodi tentò con lalegge finanziaria del 2007, di attutire ilprincipio del “pro rata” e di fare salvi gliatti già adottati dalle Casse anche se viola-vano tale principio?«È verissimo. Fu però un tentativo maldestro,pilotato dall’allora Ministro del Lavoro ono-revole Damiano. Esso si tradusse, anzitutto,nel sostituire, nella legge Dini del 1995, l’ob-bligo del “rispetto del principio del “pro rata”con quello, ritenuto più attenuato, di tenernesemplicemente conto. Ma come è stato au-torevolmente detto da un alto magistratodella Cassazione, un principio “o si osserva onon si osserva. Non ci sono mezze misure”.Per quanto poi riguarda la salvaguardia degliatti già adottati dalle Casse, anche se in vio-lazione del principio del “pro rata”, la Cassa-zione ha ora ribadito che non si tratta di unasanatoria, per cui essi non sono sottratti alsindacato sulla loro legittimità da parte delGiudice. Questo orientamento interpreta-tivo è stato anche implicitamente recepitodalla Corte Costituzionale con l’ordinanza

Salvi i diritti “acquisiti” dei professionisti pensionatiCon l’avvocato Pier Costanzo Reineri abbiamo parlato di un argomento

ora più che mai d’attualità

Marco Tedeschi

L’avvocato

Pier Costanzo Reineri

esercita

la professione forense

a Torino

[email protected]

402 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Pier Costanzo Reineri

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 403

n. 124 del 2008».Lei ritiene che con la suddetta autorevole

giurisprudenza anche i professionisti che sipensioneranno in futuro, potranno consi-derarsi in una botte di ferro?«Tutt’altro. Allo stato non risultano nuovecorrezioni al principio del “pro rata”. Ma esi-ste una “lobby” che opera in Parlamento per-ché ciò avvenga. È promossa dalla Associa-zione delle Casse privatizzate di previdenza(Adepp) e punta all’approvazione di un dise-gno di legge Damiano che introdurrebbe unanorma di interpretazione autentica dell’au-tonomia degli enti pensionistici privatizzati,ampliandola a scapito della legge».

Ma si tratterebbe di una norma costitu-zionalmente legittima?«Ritengo di no, anche alla luce dell’ordinanzadella Corte Costituzionale n. 124 del 2008che ho prima citato».

Il Suo studio è specializzato esclusiva-mente nella materia previdenziale?«No. Lo studio legale che dirigo è uno studioamministrativo e civile. Per quanto riguardail settore amministrativo è specializzato inmateria ambientale, urbanistica ed edilizia.Per il civile ha un ampio raggio di attività, ma

la materia previdenziale si è andata impo-nendo, in questi ultimi anni, fra le più pra-ticate. Ne fanno parte gli avvocati Nicola Pe-retti, una mente giuridica finissima e PaoloAlberto Reineri, mio figlio».

Vista la sua esperienza professionale, puòtestimoniare l’importanza di una questionecome quella riguardante i “diritti acqui-siti” dei pensionati?«Certamente, si tratta di un argomento chetiene in ansia molti anziani lavoratori. È unabattaglia che conduciamo anche per ragioniideali di giustizia ed equità sociale».

Le Casse previdenziali, pur seprivatizzate, non possono violarela legge. La loro autonomiagestionale incontra sempre i limiticontenuti nelle leggi e nella Costituzione

Accanto, l’avvocato Paolo Alberto Reineri mentre riceve in premio,

dall’Ordine degli Avvocati di Torino, la toga, per il brillante esito dell’esame

di Stato, sessione 2008-2009 e, sotto, l’avvocato Nicola Peretti dello Studio

Legale Reineri di Torino

POLITICHE SANITARIE

Il piano di rientro della sanità piemontese è l’impegno cui è proteso l’assessore

regionale Paolo Monferino. Scopo principale è coniugare il miglioramento dell’efficienza

complessiva del sistema con il mantenimento di un elevato livello delle prestazioni

Francesca Druidi

Èrecente la nomina di Paolo Monfe-rino ad assessore alla Sanità dellaRegione Piemonte. La priorità, peril neo assessore, è «ridurre il disa-

vanzo, attraverso il piano di rientro: non èuna nostra scelta, ma un obbligo di legge,pena il commissariamento che avrebbe con-seguenze ben peggiori». Nel medio e lungoperiodo, l’obiettivo di Monferino è impron-tare una riforma in grado di rendere sosteni-bile un sistema sanitario di buona qualità,«come è da tutti riconosciuto essere quellopiemontese». Del resto, nell’ultimo decennio«i costi della sanità sono aumentati del 5-6%all’anno, mentre la crescita del Paese si è at-testata sull’1% all’anno».

La riforma del sistema sanitario piemon-tese tende al modello “hub & spoke”. Qualivantaggi apporterà?«Anche facendo riferimento a modelli chehanno dimostrato di aver avuto successo, la

nostra riforma inserisce la gerar-chizzazione delle strutture ospeda-liere, rivedendo la loro dislocazionesul territorio. Puntiamo a raziona-lizzazioni ed economie di scala,con un minor numero di struttureospedaliere. In questo modo, libe-reremo altre strutture, che sarannoconvertite per dare risposte ai pro-blemi del territorio, in particolarequelli legati all’invecchiamentodella popolazione: lungodegenze,riabilitazione, pazienti affetti dalmorbo di Alzheimer».

Atenei e facoltà di Medicinahanno bocciato l’accorpamento

Obiettivo sostenibilità

Paolo Monferino,

assessore alla Sanità

della Regione Piemonte

dell’Oftalmico, del Valdese, e degli ospe-dali di Moncalieri, Chieri e Carmagnolacon il polo Molinette-Cto-Sant’Anna-Re-gina Margherita, proponendo un progettoalternativo. Cosa ne pensa?«È in corso un dialogo con l’Università che, inprima battuta, non ha condiviso la costitu-zione di aziende sanitarie di maggiori dimen-sioni, in una parte delle quali dovrebbero ope-rare le strutture universitarie. Non potendo laRegione rinunciare alle razionalizzazioni e agliaccorpamenti previsti che porteranno le effi-cienze necessarie, è allo studio - per dare rispo-ste ad alcune giuste osservazioni del mondoaccademico - un modello organizzativo che,all’interno di una più grande azienda sanitaria,consenta le giuste focalizzazioni necessarie alleattività universitarie. Il dialogo è tuttora incorso e sono certo che porterà a una correttasoluzione del problema».

In quale fase si trova il progetto dellaCittà della salute? «Siamo nella fase del processo autorizzativodei finanziamenti. Stiamo studiando la for-malizzazione del soggetto o dei soggetti giu-ridici che dovranno essere individuati te-nendo conto delle esigenze della città diTorino, dell’università, dell’Azienda sanita-ria Molinette, oltre che della Regione. Sostan-zialmente la Città della Salute riguarderà leattività sanitarie, la ricerca e la didattica uni-versitaria e dovrà fungere da incubatore di im-prese per il richiamo di attività imprendito-riali. Si tratta di una partita importante,anche per l’utilizzo di tutto il patrimonio im-mobiliare dell’area (fronte Po e collina), chesarà riconvertita e dismessa».

406 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Luca Pedrale

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 407

Il nuovo volto della sanità piemonteseLa Regione sta lavorando al piano di rientro sanitario, il cui varo è accompagnato

da polemiche che ne frenano l’approvazione. Il consigliere regionale Luca Pedrale difende

la bontà del provvedimento e avverte: «L’unica alternativa sarebbe il commissariamento»

Tiziana Achino

vamo di fronte soltanto duestrade: chiudere molti piccoliospedali, come hanno fatto altreregioni quali Puglia, Liguria eToscana; oppure organizzare gliospedali in rete, strada che con-sente di salvaguardare anche ipiccoli presidi. È stato ritenutoimportante percorrere questa se-conda strada per non privare diun servizio fondamentale, qualequello sanitario, la popolazioneche vive in territori montani eche difficilmente riuscirebbe araggiungere in tempi brevistrutture collocate nei centri cit-tadini. La riforma prevede in-nanzitutto il passaggio dalla“spesa storica” al “fabbisognostandard”, ovvero dal finanzia-mento in base a quanto è statospeso negli anni precedenti per quel capitolo dispesa, all’erogazione di risorse in base ad unamedia del costo effettivo ed attuale di quel servi-zio, che favorisce la responsabilità. Sempre nell’ot-tica di offrire un servizio migliore a costi inferiori,nel nuovo piano sanitario regionale è stata previ-sta la messa in rete del sistema sanità con una di-versa classificazione degli ospedali, con la suddi-visione del territorio in Aziende sanitarie locali eAziende ospedaliere».

Cosa comporterà in concreto per i citta-

Luca Pedrale ha fatto dell’impegnopolitico la sua passione. Presidentedel gruppo consiliare regionale delPdl e membro della commissione

Sanità è da sempre animato dai valori dellabuona amministrazione, della libertà, dellademocrazia, del cattolicesimo liberale. Pur ri-volgendo il suo interesse a pressoché tutti isettori della pubblica amministrazione, i suicavalli di battaglia possono sintetizzarsi es-senzialmente in tre: la sanità, l'ambiente, ilbenessere economico di famiglie e imprese.

Riorganizzazione del sistema sanitario: ivostri obiettivi?«La riforma del piano sanitario regionale, che staincontrando la resistenza di tante amministra-zioni locali e soprattutto dei partiti dell’opposi-zione, è necessaria per due motivi. Il primo è af-frontare l’enorme buco di bilancio che si èverificato nella sanità regionale: una voraginedella quale si può incolpare prevalentemente laGiunta Bresso, durante la cui legislatura l’inde-bitamento della Regione è cresciuto notevol-mente; il secondo è migliorare ulteriormente illivello e la qualità dei servizi, pur in un momentodifficile dal punto di vista finanziario. È da que-sti due obiettivi che nasce il “piano di rientro”realizzato sotto la supervisione del ministerodella Sanità. Se questo piano non venisse attuato,l’unica alternativa sarebbe il commissariamento».

Non c’erano altre soluzioni praticabili?«Per evitare questo grave provvedimento ave-

Luca Pedrale,

presidente del gruppo

consiliare regionale

del Pdl e membro

della commissione Sanità

� �

POLITICHE SANITARIE

408 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

dini questa suddivisione?«Gli ospedali dovranno essere suddivisi in tre ca-tegorie: gli ospedali “d’eccellenza” o “di riferi-mento”, detti anche hub; gli ospedali “cardine”,di “medio livello”; infine, i piccoli ospedali “dicontiguità” che avranno caratteri specifici diffe-renti. Negli ospedali “di riferimento” dovrannoessere eseguiti gli interventi di alta elezione emolto complessi e curate le patologie molto diffi-cili. Questi presidi saranno un po’ le “corazzate”della sanità piemontese, e il loro compito priori-tario sarà quello di contrastare e ridurre la mobi-lità passiva dei pazienti verso le altre regioni. Ne-gli ospedali “cardine” dovranno essere eseguiteattività e interventi di livello medio-basso percomplessità e necessità di attrezzature tecnologi-che. Gli ospedali di questa categoria sono i piùnumerosi, e nel caso siano geograficamente moltovicini dovranno differenziare le proprie presta-zioni, evitando di diventare inutili doppioni. Ne-gli ospedali “di contiguità” si svolgeranno invecel’assistenza sanitaria post-acuzie, le fasi finali dellaconvalescenza, la riabilitazione e le visite specia-listiche con medici che arriveranno dagli ospedali

� �cardine, ospedali di comunità etc. Una grandenovità è inoltre rappresentata dallo scenario fi-nanziario, in quanto la cassaforte del sistema sa-nitario sarà in mano alle Asl territoriali. Saràquindi l’Asl a pagare le prestazioni negli ospedalie a decidere dove mandare i propri ammalati, inbase alla tipologia della patologia da curare».

L’assistenza sanitaria è considerata oggi ba-silare. Quali i punti fondamentali?«Il settore socio-assistenziale vive da sempre milleproblemi, e purtroppo continuerà a viverli: qua-lunque miglioria si possa studiare, si tratta pursempre di problematiche delicate e difficilmenterisolvibili. Problematiche che sul Piemonte hannoripercussioni ancora più forti rispetto alle altre re-gioni, in quanto il Piemonte è una delle regionicon il maggior numero di anziani. Proprio perquesto è necessario dedicare a questo settore lamassima attenzione possibile. Attenzione che lagiunta regionale di centrodestra che oggi governail Piemonte dimostra di avere: ha infatti mante-nuto, nel bilancio 2011, gli stessi stanziamenti dirisorse dell’anno precedente, nonostante in dra-stici tagli che hanno caratterizzato tutti gli altri ca-

Luca Pedrale

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 409

pitoli del bilancio regionale. Proprio perché il Pie-monte è una delle regioni con il maggior numerodi anziani, ritengo sia fondamentale andare in-contro il più possibile alle esigenze del mondodella terza età. L’assegno di cura regionale per glianziani non autosufficienti, istituito su mia pro-posta nei primi anni Novanta, ha riscontrato unnotevole successo. L’iniziativa è infatti stata por-tata avanti negli anni prima dalla Giunta Bressoe oggi dalla Giunta Cota. Purtroppo le risorse di-sponibili sono insufficienti per dare a tutti i ri-chiedenti una risposta efficace. Altri provvedi-menti importanti, sempre per quanto riguardal’assistenza sanitaria, sono inseriti nel nuovo pianosanitario e riguardano sia la post-acuzie, sia la ria-bilitazione. Inoltre sono allo studio iniziativeverso il mondo dei disabili».

Le sue considerazioni sulla Città della salute?«Era stato proprio il centrodestra, alla fine deglianni Novanta, a lanciare l’idea di creare un “di-stretto integrato evoluto della sanità”, grandepolo in grado di coniugare il diritto alla cura conla ricerca medica e farmacologica e l’industriadel settore. A questo polo, il cui obiettivo prima-rio era quello di trasformare la sanità pubblicada pesantissimo costo che affligge tutte le am-

ministrazioni a opportunità e risorsa anche eco-nomica, venne dato il nome di “Città della sa-lute”. Oggi Torino e il Piemonte hanno più chemai il bisogno di realizzare questo ambiziosoprogetto. Innanzitutto perché il Piemonte, no-nostante l’eccellenza sanitaria raggiunta, sta vi-vendo una situazione di mobilità negativa, fattadi tanti piemontesi che vanno a farsi curarefuori dai confini regionali. Nella prospettiva diuna Città della salute all’avanguardia questostato di cose si ribalterebbe, conferendo alla sa-nità piemontese una forte funzione attrattiva.Inoltre, ritengo che la realizzazione della Cittàdella salute potrebbe risollevare Torino dal de-stino incerto in cui si trova oggi: in un mo-mento di crisi così forte Torino ha bisogno diquesto progetto, ovvero di un sistema di soggettipubblici e privati di alto profilo in grado di in-nescare un livello di interazione e collabora-zione istituzionalizzata che miri allo sviluppo ealla ricerca di eccellenza grazie alla rete ospeda-liera, all’università, ai centri di ricerca e alle im-prese del settore. Un ruolo fondamentale lo do-vrà avere l’Università, con cui è assolutamentenecessario confrontarsi e raccogliere gli stimolie le proposte che saranno evidenziate».

POLITICHE SANITARIE

410 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Verso il piano di riordinodella sanità piemonteseOffrire una risposta adeguata alle esigenze sanitarie dei piemontesi, garantendo

al contempo l’auspicata sostenibilità economica. Il commissario delle Asl 1 e 2 di Torino,

Giacomo Manuguerra, illustra lo stato di avanzamento del progetto di riordino della sanità

Francesca Druidi

commissariamento - sino alla definizione delnuovo assetto e comunque non oltre il 31 dicem-bre 2011 - delle direzioni generali aziendali in sca-denza. Tra i commissari straordinari nominati,anche Giacomo Manuguerra, chiamato a rivestireil ruolo di commissario delle Asl torinesi 1 e 2. Ilriordino prevede, in sostanza, lo scorporo degliospedali dalla gestione diretta delle Aziende sani-

I l 29 dicembre 2010 è stata varata la deli-bera con la quale è iniziato l’iter per lariorganizzazione del sistema sanitario pie-montese. Un progetto di riordino basato

sull’individuazione di una nuova configurazionedegli attuali ambiti organizzativi e territorialidelle Aziende sanitarie regionali. La deliberadella giunta regionale ha stabilito, inoltre, il

Giacomo Manuguerra

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 411

��Con la futura organizzazione si dovrebbero risolvere le problematiche di carattere economico e funzionale

Giacomo Manuguerra,

commissario

straordinario Asl To1

e Asl To2.

In apertura, ospedale

Oftalmico dell’Asl 1

di Torino

inaugurato. La logica è però quella dei cluster enessun nosocomio può operare da solo. Poi ag-giungerei il problema politico del rapporto tramaggioranza e opposizione, che non condividequeste divisioni fra Asl e ospedali. Occorre, inol-tre, chiarire il punto rappresentato dalla “Cittàdella salute”, dove un confronto tra Regione eUniversità si rende assolutamente necessario essen-doci idee diverse. L’Ateneo non vorrebbe un’ecces-siva aggregazione di presidi, mentre nella delibera51 gli ospedali di Moncalieri, Chieri e Carma-gnola sono riuniti. È uno snodo che va risolto pernon compromettere il progetto. Inoltre, è fonda-mentale che le riforme vengano condivise».

Progetti che riguardano nello specifico lesue Asl di competenza, come ad esempio i la-vori di ristrutturazione dell’ospedale Martini?«Importante sottolineare come l’ospedale Mar-tini, un presidio importante che conta più di80mila passaggi al pronto soccorso - come quellide Le Molinette - sia al momento destinato al clu-ster San Luigi. Si stanno investendo risorse peraumentarne il numero di posti letto disponibiliin modo che i pazienti possano trovare idoneacollocazione nei reparti evitando sovraffollamenti.Per quanto riguarda l’Asl To1 e To2, una volta ce-duti gli ospedali ai cluster, si organizzerà come Aslterritoriale, e sarà la più importante del Piemonteda dove transiterà la principale funzione di tuteladella popolazione torinese. Ritengo che il sistemadi riordino della sanità piemontese abbia unasua logica, una sua validità, che si prevede possaesprimersi anche sul fronte della quadratura deiconti. Con la futura organizzazione si dovreb-bero, infatti, risolvere le problematiche di carat-tere economico oltre che funzionale».

tarie e l’aggregazione dei nosocomi, sulla basedelle aree su cui gravitano, nell’ambito di seiaziende ospedaliere.

Come sta procedendo la riorganizzazionedelle aziende sanitarie locali?«Abbiamo già attivato tre tavoli operativi, rag-gruppando i commissari interessati dal futuroassetto organizzativo. Un tavolo riguarda il cluster1 dell’Aou San Giovanni Battista di Torino chevede coinvolti il sottoscritto e il commissario del-l’Asl5, un altro tavolo concerne l’Aou San Luigimentre un terzo tavolo interessa le Asl 2 e 4: do-vrebbe essere creata una nuova azienda ospeda-liera comprendente gli attuali presidi dell’Asl2,Maria Vittoria, Amedeo di Savoia e San Giovanniin Bosco oltre ai sei ospedali del Canavese. C’èpoi il tavolo interno che ho attivato, in quanto re-sponsabile dell’Asl To1 e To2, per lavorare sul fu-turo assetto ossia un’unica Asl territoriale. Sitratta, quindi, di un impegnativo sforzo prepara-torio che già è in corso. Resta il lavoro politico.Affinché parta il nuovo sistema è, infatti, neces-sario che la delibera n. 51 venga sottoposta all’ap-provazione del Consiglio regionale, così come ilnuovo Piano socio-sanitario regionale. I giorniche mancano alla fine dell’anno non sono tanti,sono appena sufficienti ad avviare il progetto, mabisogna rimboccarsi le maniche».

Quali sono i punti critici che a oggi indivi-dua?«Sono tre. La maggioranza deve innanzitutto scio-gliere con l’Università il nodo della definizione deipresidi ospedalieri da attribuire al cluster 1. Ulte-riore criticità è la collocazione nel sistema del-l’ospedale Mauriziano, dotato di eccellenze, dioltre 400 posti letto e un pronto soccorso appena

418 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

Mentre solo dieci anni fa ci si recava dal dentista, di solito, spinti dal dolore,

oggi nei pazienti emerge sempre più la consapevolezza dell’importanza di un sorriso sano.

L’esperienza di Simonetta Vedovatto, medico chirurgo specializzato in odontostomatologia

Salvatore Cavera

La parola chiave è prevenzione

Non ci si reca più dal dentista sol-tanto nel momento in cui non sene può più fare a meno per il do-lore. Nell’ultimo decennio si è

sviluppata una coscienza e una maggiore at-tenzione, da parte dei pazienti, sia per gliaspetti funzionali che per quelli estetici.L’odontoiatria si è evoluta di pari passo eriesce a rispondere a tutte queste nuove esi-genze sentite dai pazienti e anche a risolveree permettere la riabilitazione di casi com-plessi che riguardino intere arcate dentali.Lo fa riducendo al minimo gli stress per il pa-ziente e anche i tempi e il numero di sedute.

La dottoressa Simonetta Vedovatto, medicochirurgo specializzato in odontostomatolo-gia, dal suo studio di Torino spiega come siapossibile affrontare l’aspetto “globale” delvolto e del sorriso, coniugando il piano este-tico con quello funzionale della masticazione.

Rispetto al passato, quanto è aumentatal’attenzione nella cura dell’aspetto este-tico del sorriso?«Le cure dentistiche sono ormai alla portatadi tutte le fasce della popolazione. Mentresolo dieci anni fa ci si recava dal dentista percure di mantenimento della dentatura, e disolito spinti dalla motivazione del dolore,

oggi la parola chiave è pre-venzione. Ciò riguardanon solo le nuove genera-zioni, ma anche chi in pas-sato ha avuto la necessitàdi sottoporsi a interventiimportanti sulla propriadentatura».Quali sono le richiesteche con più frequenza ri-ceve dai suoi pazienti?«Non ci viene chiesto piùsolo di poter masticarenon avendo dolore, maanche di riconquistare omigliorare il sorriso.L’estetica è diventata im-portante quanto la funzio-

ODONTOIATRIA

Simonetta Vedovatto

PIEMONTE 2011 • DOSSIER • 419

cettata ed esteticamente gradevole».Potrebbe farci l’esempio di un

caso che ricorda con particolaresoddisfazione?«Ricordo il caso di un signore dimezza età, che aveva trascurato la den-tatura, non tanto per motivi economici, piut-tosto per noncuranza. Arrivato alla pensione,decise che era giunto il momento di affron-tare la situazione e con coraggio ha iniziatoun ciclo di sedute che gli hanno permesso diriabilitare completamente entrambe le ar-cate. Oggi ha recuperato sia il sorriso che lafunzione masticatoria».

Su quali metodologie e innovazioni siorienterà in futuro la sua disciplina?«Penso che il compito fondamentale del-l’odontoiatria sarà sempre più, non solo man-tenere la funzione della dentatura, ma ancherestituire a ciascun paziente un sorriso grade-vole dal punto di vista estetico. In questol’odontoiatria può dare anche un grande be-neficio dal punto di vista psicologico».

nalità e l’avere denti sani. Anche chi non hapotuto in passato curare la propria denta-tura, e magari, purtroppo, ha pregiudicato ipropri elementi dentari, oggi può recuperareuna buona masticazione e un sorriso armo-nioso».

Il suo studio affronta l’aspetto estetico“globale” del volto. Quali tecniche utiliz-zate?«Nel nostro studio è valutato l’aspetto fun-zionale della masticazione, anche con l’aiutodi un esperto in grado di riportare la denta-tura alla migliore dimensione e posizione,fattori che nel tempo si possono essere persi,riducendo se non eliminando i disturbi arti-colari che sono sopraggiunti. Si lavora con untecnico esperto nei migliori materiali dentaliin commercio per dare il sorriso più naturalee idoneo al volto del paziente, tenendo contoanche delle sue aspettative».

Cosa fare se i tessuti non riescono più asostenere il sorriso che si va a “progettare”?«È possibile utilizzare materiali che aiutano leguance, le labbra, gli zigomi, il tutto tramitedi sostanze altamente biocompatibili e mo-dulabili nel tempo secondo le esigenze delsoggetto in cura. Bisogna poi tener contodella sensibilità dei pazienti. Oggi è anchepossibile eliminare tutti i denti di un’arcata inuna sola seduta. Per i più sensibili è possibilel’affiancamento di un anestesista, e nella stessagiornata congedare il paziente con una den-tatura fissa provvisoria assolutamente ben ac-

��

L’estetica è diventata importantequanto la funzionalità e l’avere dentisani. Un sorriso armonioso eaccattivante rinfranca l’autostima

Sotto, Simonetta Vedovatto,

medico chirurgo specializzato in

odontostomatologia

all’interno del suo studio di Torino

[email protected]

Da ormai alcuni anni uno dei pro-blemi che flagella maggiormentelo Stato italiano è la disoccupa-zione, da intendersi sia come man-

canza effettiva di posti di lavoro, sia come diffi-coltà di molte persone di riuscire a entrare inquegli ambiti lavorativi dove le assunzioni sonoregolate da concorsi e bandi, a cui tanti si iscri-

vono ma in pochissimivengono scelti. Que-st’ultimo è il caso speci-fico degli enti pubbliciquali comuni, ospedalie Asl. Ed è propriodall’Asl che Vanda Sac-chini si distacca nel1994 con in mente ilchiaro obiettivo di tro-vare una soluzione alladisoccupazione, soprat-tutto quella riguardantegli infermieri neo-lau-reati, della provincia diVerbania. «Ho fondatola Società CooperativaSociale Xenia – spiegaVanda Sacchini – perpoter offrire opportunità

lavorative, in particolar modo alle donne, per lequali è ancora più difficile trovare un’occupa-zione, attraverso la gestione di un servizio socio-assistenziale. Quindi per offrire lavoro e aiutarele persone malate».

Com’è organizzata al suo interno la Coo-perativa Xenia?«La particolarità di Xenia è il fatto di essere unacooperativa quasi del tutto femminile. Su 74 socilavoratori, infatti, solo 5 sono uomini. Questascelta è stata presa volutamente, affinché ancheil ruolo lavorativo delle donne, insieme alle lorograndi capacità, fosse finalmente messo sotto lagiusta luce. È al femminile anche il nostro Cda,dove ogni componente rappresenta una delle ca-tegorie di operatori inseriti nel nostro organico.Le figure professionali coinvolte all’interno dellacooperativa sono quelle degli psicologi, infer-mieri, fisioterapisti, educatori professionali, ope-ratori socio-sanitari, impiegati e operatori gene-rici, e ognuno di loro segue periodicamentecorsi di aggiornamento».

Le capacità progettuali del vostro teamtutto al femminile hanno portato alla realiz-zazione di Casa Xenia. Di che cosa si tratta?«Casa Xenia è una vera e propria casa di acco-glienza dove ospitiamo vari soggetti inviati dalservizio psichiatrico in due gruppi apparta-

Opportunitànel socialeLa Società Cooperativa Sociale Xenia è nata

per offrire opportunità lavorative, in particolar modo

alle donne, attraverso la gestione di un servizio

socio-assistenziale. Il punto di Vanda Sacchini

Emanuela Caruso

In apertura, Vanda Sacchini, fondatrice della Società

Cooperativa Sociale Xenia. Nelle altre immagini,

momenti relax e attività ricreative

[email protected]

ASSISTENZA

422 • DOSSIER • PIEMONTE 2011

mento. L’obiettivo è di far sperimentare ai pa-zienti che hanno raggiunto l’equilibrio terapeu-tico la graduale ripresa della gestione della pro-pria vita, spingendoli a prendersi cura di sé edell’ambiente che li circonda. Per ognuna dellepersone ospitate viene elaborato un progettoriabilitativo specifico che ha lo scopo di riportarlia vivere autonomamente. Abbiamo cercato di ri-creare un clima familiare e i pazienti hanno a di-sposizione camere singole, un giardino dove ri-lassarsi e spazi comuni dove condivideremomenti di relazione con gli altri».

Altro settore in cui opera la CooperativaXenia è l’assistenza a domicilio. Chi si ri-volge a voi per ottenere questo servizio e qualiattività vi richiede?«L’assistenza a domicilio viene svolta per contodei Consorzi, che ci indirizzano verso personebisognose, o per conto del singolo cittadino cheautonomamente si rivolge alla nostra coopera-tiva per concordare gli interventi di cui necessita.I servizi maggiormente richiesti sono tutte le pic-cole attività quotidiane, come il risveglio mat-tutino, con anche cure igieniche e rifacimentodel letto, la spesa, riordinare la casa, la sommi-nistrazione della terapia e l’accompagnamentodal medico, il disbrigo di pratiche burocratiche.Durante l’assistenza a domicilio la funzione delle

operatrici varia in relazione al grado di autono-mia di ogni soggetto e può andare da un sem-plice controllo delle attività a una vera e propriasostituzione nelle azioni che il paziente non è piùin grado di svolgere».

Quali sono i vostri obiettivi futuri?«I traguardi che vorremmo raggiungere nel pros-simo futuro sono molti, ma tra i più importantici sono sicuramente quelli di mantenere i serviziche già offriamo, aggiungerne di nuovi, ancherendendoci indipendenti dalle gare d’appalto, eassumere nuove figure professionali proponendola frequenza di corsi di formazione mirata consuccessiva assunzione. Poi rimarremo concen-trati sul migliorare la visibilità della cooperativaattraverso rapporti con i media ed eventi di sen-sibilizzazione, e sull’ulteriore sviluppo del sensodi appartenenza dei soci, essenziale per incenti-vare la collaborazione ottimale e la realizzazionedi nuovi progetti».

La Cooperativa Sociale Xeniaha voluto essere uno strumentocapace di inserire stabilmentele donne all’internodel mondo del lavoro

Vanda Sacchini

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TRA PARENTESI

C’è un risultato dellamia esperienza al-l’Antitrust che mirende particolar-

mente fiero: avere contribuito al-l’abolizione dello jus variandi, quelparticolare diritto delle banche dicambiare le condizioni contrattualisenza garantire al cliente alcuna pos-sibilità di reazione. Eppure, quandoogni settimana esamino insieme alCollegio le denunce dei consumatoricontro il settore del credito, capiscoche ho vinto la battaglia, ma non laguerra. Ce ne vorranno altre di bat-taglie perché al cittadino sia garantital’informazione necessaria per sce-gliere liberamente. La relazione sul-l’attività dell’Antitrust nel 2010 con-ferma questa mia convinzione. Sulmercato troviamo ancora ostacoliallo spostamento del conto corrente,attraverso sotterfugi che non fannoonore alle banche: tempi di estin-zione lunghissimi e imprevedibili;addebito di spese relative alla ge-stione del conto dopo che il clientene ha chiesto la chiusura; mancatacomunicazione di condizioni cheostacolano la chiusura stessa. Senzavoler fare di tutta l’erba un fascio, ledenunce dei consumatori ci indi-cano che spostare un conto correnterichiede un’energia e una determi-nazione titaniche.Anche sulla portabilità dei mutui,nonostante la vigilanza dell’Anti-trust, qualche banca continua a met-tere ostacoli alla decisione del clientedi spostarsi su un’altra azienda cheoffre condizioni più vantaggiose. Lofa dando ai consumatori rispostescorrette o incomplete, che rischianodi confondere i consumatori stessi,oppure allungando al di là del sop-portabile i tempi della surroga (valea dire la “cessione” del mutuo a un

altro istituto). Quanto alle offerteper accaparrarsi nuova clientela, nonsempre sono corrette: i tassi allet-tanti vengono riconosciuti per unperiodo più breve di quello pubbli-cizzato, si promettono prelievi ban-comat all’estero gratuiti, mentre perestero si intende solo l’area euro.Non va meglio con le assicurazioni:i consumatori, penalizzati dalla crisieconomica, hanno reagito agli au-menti praticati, in particolare nellaRc auto, denunciandoci incrementiinsopportabili, tali da scoraggiare ilrinnovo delle polizze da parte dellaclientela. È un fenomeno partico-larmente diffuso in alcune zone delPaese, particolarmente grave perchériguarda un contratto assicurativoche la legge vuole obbligatorio. An-che la vigilanza delle imprese sullarete di agenzie a volte lascia a desi-derare: l’Autorità ha sanzionato lecompagnie i cui agenti inviavanosolleciti di pagamento per polizzegià oggetto di disdetta. In pratica, unescamotage per indurre il cliente anon cambiare compagnia, nel dub-bio di dovere pagare un doppioconto. Eppure, anche di fronte aqueste pratiche scorrette, puntual-mente sanzionate dall’Antitrust, nonriesco a essere pessimista. Al contra-rio, la consapevolezza che altre bat-taglie vadano vinte, mi rafforza nellaconvinzione di essere sulla stradagiusta. Al legislatore abbiamo indi-cato le misure necessarie per renderepiù concorrenziali banche e assicu-razioni. Fino a oggi non sono statoascoltato, ma so di avere al miofianco tutti quei consumatori chenon si sentono tutelati, insieme allaparte migliore del settore bancario eassicurativo che nella cura del clienteindividua il vero senso della propriaazione.

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di Antonio Catricalà - Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato

}LA CORRETTAINFORMAZIONEÈ UN DIRITTO DEICONSUMATORI

IL COMMENTO

Dall’inizio dell’anno aoggi in Italia si sonocontati 471 morti perinfortuni sui luoghi di

lavoro. Nello stesso arco di temponel 2010 erano 403, decretando unaumento del 14,5%. L’escalation in-fortunistica sembra non fermarsinonostante il tema sia ampiamentedibattuto in televisione, sui giornalie attraverso campagne di sensibiliz-zazione. Da cosa dipendono quindiquesti tragici numeri? «Il problema– spiega Raffaele Guariniello, pro-curatore di Torino – è di una effet-tiva applicazione di queste norme esanzioni».

Le norme in materia di sicurezza

del lavoro ci sono, ciò che manca èla cultura della sicurezza. Secondolei questo può dipendere dall’en-tità delle pene che finora sono stateapplicate?«Non parlerei tanto di cultura dellasicurezza, che è poi una conse-guenza; ciò che occorre è una mag-giore organizzazione da una partedella vigilanza e dall’altra della ma-gistratura perchè non mi sembranoadeguate alle esigenze che ormaisono pressanti».

Qual è il suo giudizio sul decreto106/2009? Ha in qualche modosalvato la struttura base del Testounico 81?«Sotto vari aspetti il decreto 106 hamigliorato o chiarito alcuni puntiche erano un po’ oscuri del testooriginario. Complessivamente nonmi pare che abbia ridotto l’effica-cia del testo unico. I due decreti,quello originario e quello succes-sivo, complessivamente formanoun robusto testo unico potenzial-mente idoneo a darci grandi stru-menti di prevenzione».

Non tutte le procure sono spe-cializzate in materie di sicurezzasul lavoro. Il problema della man-cata applicazione delle sanzionispesso quindi non è dettata da la-cune legislative quanto dalla scarsa

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Dopo la storica sentenzadel processo Thyssenkruppcosa cambierà in Italia sul pianogiudiziario della sicurezzasul lavoro? Ne parliamocon Raffaele Guariniello

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competenza dei giudici? «Il punto non sono le norme enemmeno le sanzioni. Le pene cisono e sono previste anche san-zioni penali pesanti laddove cisiano fattispecie che lo richiedano.Mi pare che alcuni dei processi cheabbiamo fatto ne siano la palesedimostrazione. Ciò che manca èl’effettiva applicazione di questenorme e sanzioni. Ed è da qui chenascono le difficoltà dell’Italia siasotto l’aspetto della adeguatezzadegli organi di vigilanza sia sottoquello dell’intervento dell’autoritàgiudiziaria. Certamente la specia-lizzazione è uno strumento fonda-mentale per l’incisività dell’inter-vento della magistratura.Purtroppo abbiamo un numero ec-cezionale di piccole procure chenon sono in grado di specializzarsiin questa o quella materia. Quindicredo che l’indicazione che è statadata nell’ultima manovra econo-mica, ovvero quella di ridurre ilnumero degli uffici giudiziari siaun’indicazione molto importantein questa direzione. Avere procurepiù ampie significa anche avere lapossibilità di garantire una specia-lizzazione nelle varie materie, inparticolare nella sicurezza sul la-voro. Se poi si riuscisse ad arrivare

a creare in materia di lavoro unaprocura nazionale, questo sarebbeaddirittura un fiore all’occhielloper il nostro paese».

Ci sono decisioni storiche dellaCassazione che hanno dato un im-pulso positivo alla giurisprudenzain tema di sicurezza sul lavoro?«Proprio nell’ultimo anno abbiamoavuto sentenze della Corte di Cas-sazione che rappresentano unasvolta profonda in materia di sicu-rezza sul lavoro. Sotto la spinta deltesto unico è maturata una novitàsul piano giurisprudenziale moltoimportante. La Corte di Cassa-zione ha preso in particolare con-sapevolezza del fatto che infortuni,malattie professionali e disastri sulluogo di lavoro costituisconomolto spesso non il frutto di ca-renze occasionali ma di carenzestrutturali, quindi addebitabili ascelte aziendali di fondo. Questoha condotto la giurisprudenza a ri-tenere che il livello delle responsa-bilità si colloca al vertice delle im-prese pubbliche e private. Per lesocietà per azioni si riconduce la fi-gura del datore di lavoro penal-mente responsabile, indistinta-mente a tutti i membri delconsiglio di amministrazione.Questa è un’indicazione che ci

deve portare a entrare nelle stanzedei consigli di amministrazione percapire come mai è stata adottatauna certa politica aziendale.Quindi occorre considerare l’in-fortunio non come un episodiosporadico ma come un fatto strut-turale su cui pesano le decisionidel vertice dell’impresa».

Il processo Thyssenkrupp haraggiunto una decisione storica daquesto punto di vista. Questo se-condo lei può cambiare le cose? Inparticolare può creare un prece-dente per l’imminente sentenza delprocesso Eternit?«I due processi sono in qualchemodo distinti perché uno riguardainfortuni sul lavoro e l’altro malat-tie professionali, però hanno sicu-ramente un’ispirazione comune,nel segno di quella giurisprudenzadella Corte di Cassazione che ponela necessità di individuare le re-sponsabilità penali al livello in cuivengono effettivamente adottatecerte decisioni. Questa dovrebbecostituire un’indicazione di me-todo anche per la magistratura,perché quando essa cerca di indi-viduare le responsabilità non devefermarsi necessariamente ai livellibassi o intermedi ma deve volgerelo sguardo verso l’alto». - NMM