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DIREZIONE S.E. MONS JAVIER LOZANO BARRAGÁN, Direttore S.E. MONS JOSÉ L. REDRADO, O.H., Redattore Capo P. FELICE RUFFINI, M.I., Segretario COMITATO DI REDAZIONE BENEDETTINI P. CIRO BOLIS DR.A LILIANA CUADRON SR.AURELIA D’ERCOLE DON GIOVANNI EL-HACHEM DR.A MAYA GRIECO P. GIANFRANCO HONINGS P. BONIFACIO IRIGOYEN MONS.JESÚS JOBLIN P. JOSEPH MAGNO DON VITO NEROZZI-FRAJESE DR.A DINA PLACIDI ING.FRANCO SANDRIN P. LUCIANO T ADDEI MONS.ITALO CORRISPONDENTI BAUTISTA P. MATEO, Argentina CASSIDY MONS. J. JAMES, U.S.A. DELGADO DON RUDE, Spagna FERRERO P. RAMON, Mozambico GOUDOTE P. BENOIT , Costa d’Avorio LEONE PROF . SALVINO, Italia P ALENCIA P. JORGE, Messico PEREIRA DON GEORGE, India VERLINDE SIG.A AN, Belgio WALLEY PROF .ROBERT , Canada TRADUTTORI CHALON DR.A COLETTE FARINA SIG.A ANTONELLA FFORDE PROF .MATTHEW GRASSER P. BERNARD, M.I. QWISTGAARD SIG.GUILLERMO DOLENTIUM HOMINUM N. 42 – anno XIV – N. 3, 1999 RIVISTA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE Direzione, Redazione, Amministrazione: CITTÀ DEL V ATICANO; Tel. 698.83138, 698.84720, 698.84799, Fax: 698.83139 E-MAIL: [email protected] Pubblicazione quadrimestrale. Abbonamento: 60.000 Lire (o importo equivalente in valuta locale), compresa spedizione Stampato a cura della Editrice VELAR S.p.A., Gorle (BG) In copertina: Vetrata di P. Costantino Ruggeri Spedizione in abbonamento postale - art. 2, comma 20/c, legge 662/96 - Roma

DOLENTIUM HOMINUM · direzione s.e. mons javier lozano barragÁn, direttore s.e. mons josÉ l. redrado, o.h., redattore capo p. f elice ruffini, m.i., segretario comitato di redazione

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DIREZIONE

S.E. MONS JAVIER LOZANO BARRAGÁN, Direttore

S.E. MONS JOSÉ L. REDRADO, O.H., Redattore Capo

P. FELICE RUFFINI, M.I., Segretario

COMITATO DI REDAZIONE

BENEDETTINI P. CIRO

BOLIS DR.A LILIANA

CUADRON SR. AURELIA

D’ERCOLE DON GIOVANNI

EL-HACHEM DR.A MAYA

GRIECO P. GIANFRANCO

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JOBLIN P. JOSEPH

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NEROZZI-FRAJESE DR.A DINA

PLACIDI ING. FRANCO

SANDRIN P. LUCIANO

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CORRISPONDENTI

BAUTISTA P. MATEO, ArgentinaCASSIDY MONS. J. JAMES, U.S.A.

DELGADO DON RUDE, SpagnaFERRERO P. RAMON, Mozambico

GOUDOTE P. BENOIT, Costa d’AvorioLEONE PROF. SALVINO, ItaliaPALENCIA P. JORGE, MessicoPEREIRA DON GEORGE, India

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CHALON DR.A COLETTE

FARINA SIG.A ANTONELLA

FFORDE PROF. MATTHEW

GRASSER P. BERNARD, M.I.QWISTGAARD SIG. GUILLERMO

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Sommario4 Messaggio del Santo Padre

per la Giornata Mondiale del Malato11 febbraio 2000

11 Pellegrinaggio ai luoghi di sofferenzanell’anno giubilare 2000

SIMPOSIO MONDIALE AISAC“LE ISTITUZIONI SANITARIE CATTOLICHETESTIMONIANZA DI CHIESA”, 1-3 LUGLIO 1999

GIOVEDÌ 1 LUGLIO

14 Contributi per l’identità di un ospedale cattolicoS.E. Mons. Javier Lozano

16 Il punto di vista del Diritto CanonicoMons. Osvaldo Neves De Almeida

18 Identità giuridica dell’istituzione sanitaria cattolicaProf. Giuseppe Dalla Torre

TAVOLA ROTONDA“LE ASSOCIAZIONI NAZIONALI E LA FEDERAZIONEINTERNAZIONALE: RIFONDARE UN PROGETTO”

19 I: Sintesi del continente EuropaP. Leonhard Gregotsch, M.I.

20 II: La regione asiaticaSr. Ancy SD

23 III: L’AfricaDr. D.P. Ross

25 IV: Il punto di vista della“Catholic Health Australia”Dr. Francis Sullivan

27 V: America LatinaFra José Anadón, O.H.

29 VI: Rapporto sull’Associazione SanitariaCattolica degli Stati UnitiP. Michel Place

32 VII: La Federazione Internazionale dei Farmacisti Cattolici (FIPC)Prof. Alain Lejeune

34 VIII: Il Comitato Internazionale Cattolicodegli Infermieri e degli Assistenti Medico-Sociali (CICIAMS)Sig.ra An Verlinde

38 IX: La Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici, (FIAMC)Prof. Gianluigi Gigli

40 X: La Federazione Internazionale delle Università Cattoliche, (FIUC)Prof. León Cassiers

41 XI: L’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria, (AIPAS)P. Antonio Martello

VENERDÌ 2 LUGLIO

43 Equità e compatibilità dei costi nell’assistenza sanitaria.Quale ruolo dei cattolici?Dr. Salvador Rofes Capo

51 Il principio di sussidiarietà fra istituzioni cattolicheProf. Maria Pia Garavaglia

53 Relazione tra istituzioni sanitariecattoliche e OMSDr. Fernando S. Antezana-Aranibar

56 La telemedicina, Internet e le istituzioni sanitarie cattolicheDr. Helmut Fluher

58 La telemedicina: quali prospettiveper le istituzioni sanitarie?P. Jean-Paul Guillet

TAVOLA ROTONDA“QUALI MODELLI PER UNAGESTIONE-ORGANIZZAZIONE COERENTECON I VALORI CRISTIANI: IDENTITÀ DEL MANAGER CATTOLICO”

61 I: I problemi economici in campo sanitariodevono essere subordinati all’eticaDr. Antonio Cicchetti

62 II: Il punto di vista giuridicoP. Leonard Gregotsch, M.I.

65 III: Le istituzioni sanitarie cattoliche a Taiwane l’identità del leader-manager cattolicoSr. Mary Ann Lou, MD

68 IV: Assistenza sanitaria cattolicaall’interno del sistema sanitario australianoDr. Francis Sullivan

71 V: Principi su cui dovrebbe basarsi l’operatodella Chiesa Cattolica nel campo della salutee dell’assistenza nei paesi in via di sviluppoP. Ramón Ferrero, O.H.

74 VI: Identità dell’amministratore cattolicoe modelli basati sui valori cristiani per un’organizzazione ed una direzione coerenti in campo sanitarioFra José Anadón, O.H.

77 VII: Una proposta di modello organizzativoin accordo con i valori cristiani finalizzato a sostenere l’amministratore dei servizi sanitaricattolici nelle impegnative sfide dei nostri tempiDr. Mary Healey-Sedutto, Ph.D

SABATO 3 LUGLIO

80 Nuova evangelizzazione per il terzo millennioe istituzioni sanitarie cattolicheP. Luciano Sandrin, M.I.

87 Conclusione del Simposio Mondialedell’AISACS.E. Mons. Javier Lozano Barragán

Le illustrazioni di questo numero sono tratte dal libro:

Los Niños Jesús del Museo “Casa de los Pisa”Granada

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“Come una madre consola il figliocosì io vi consolerò”

(Is 66,13)

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Messaggio del Santo Padreper la Giornata Mondiale del Malato

11 febbraio 2000

1. L’VIII Giornata Mondiale del Malato, che avrà luogo a Roma l’11 febbraio del

2000, anno del Grande Giubileo, vedrà la comunità cristiana impegnata a rivisitare la

realtà della malattia e della sofferenza nella prospettiva del mistero dell’incarnazione

del Figlio di Dio, per trarre da tale evento straordinario nuova luce su queste fonda-

mentali esperienze umane.

Al tramonto del secondo millennio dell’era cristiana la Chiesa, mentre guarda con

ammirazione al cammino compiuto dall’umanità nella cura della sofferenza e nella

promozione della salute, si pone in ascolto delle domande che affiorano dal mondo

della sanità, per meglio definire la sua presenza in tale contesto e rispondere in modo

adeguato alle pressanti sfide del momento.

Nel corso della storia, l’uomo ha messo a frutto le risorse dell’intelligenza e del

cuore per superare i limiti inerenti alla propria condizione ed ha realizzato grandi

conquiste nella tutela della salute. Basti pensare alla possibilità di prolungare la vita e

migliorarne la qualità, di alleviare le sofferenze e valorizzare le potenzialità della

persona attraverso l’impiego di farmaci di sicura efficacia e di tecnologie sempre più

sofisticate. A tali conquiste vanno aggiunte quelle di carattere sociale, quali la diffusa

coscienza del diritto alle cure e la sua traduzione in termini giuridici nelle varie “Car-

te dei diritti del malato”. Non va dimenticata, inoltre, l’evoluzione significativa rea-

lizzata nel settore dell’assistenza grazie al sorgere di nuove applicazioni sanitarie, di

un servizio infermieristico sempre più qualificato e del fenomeno del volontariato,

che ha assunto nei tempi recenti significativi livelli di competenza.

2. Al tramonto del secondo millennio, tuttavia, non si può dire che l’umanità abbia

fatto quanto è necessario per alleviare il peso immenso della sofferenza che grava sui

singoli, sulle famiglie e su intere società.

Anzi sembra che, specialmente in questo ultimo secolo, sia stato ampliato il fiume

del dolore umano, già grande per la fragilità della natura umana e la ferita del pecca-

to originale, con l’aggiunta di sofferenze inflitte dalle cattive scelte dei singoli e degli

Stati: penso alle guerre che hanno insanguinato questo secolo, forse più che ogni al-

tro della pur tormentata storia dell’umanità; penso alle forme di malattia largamente

diffuse nella società come la tossicodipendenza, l’AIDS, le malattie dovute al degra-

do delle grandi città e dell’ambiente; penso all’aggravarsi della piccola e grande cri-

minalità, ed alle proposte di eutanasia.

Ho davanti al mio sguardo non soltanto i letti degli ospedali ove giacciono tanti in-

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fermi, ma anche le sofferenze dei profughi, dei bambini orfani, delle tante vittime dei

mali sociali e della povertà.

Nello stesso tempo, con l’eclissi della fede, specialmente nel mondo secolarizzato,

si aggiunge un’ulteriore e grave causa di sofferenza, quella di non saper più cogliere

il senso salvifico del dolore e il conforto della speranza escatologica.

3. Partecipe delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomi-

ni di ogni tempo, la Chiesa ha costantemente accompagnato e sorretto l’umanità nel-

la sua lotta contro il dolore e nel suo impegno per la promozione della salute. Si è

nello stesso tempo impegnata a svelare agli uomini il significato della sofferenza e le

ricchezze della Redenzione operata da Cristo Salvatore. La storia registra grandi fi-

gure di uomini e di donne che, guidate dal desiderio di imitare il Cristo mediante un

profondo amore per i fratelli poveri e sofferenti, hanno dato vita ad innumerevoli ini-

ziative assistenziali, costellando di bene gli ultimi due millenni.

Accanto ai Padri della Chiesa e ai Fondatori e alle Fondatrici degli Istituti religiosi,

come non pensare con ammirato stupore alle innumerevoli persone che, nel silenzio

e nell’umiltà, hanno consumato la propria vita per il prossimo infermo, raggiungendo

in molti casi le vette dell’eroismo? (cfr. Vita Consecrata, 83). L’esperienza quotidia-

na mostra come la Chiesa, ispirata dal Vangelo della carità, continui a contribuire con

molte opere, ospedali, strutture sanitarie e organizzazioni di volontari, alla cura della

salute e dei malati, con particolare attenzione ai più disagiati, in tutte la parti del

mondo qualunque sia o sia stata la causa, volontaria o non della loro sofferenza.

Si tratta di una presenza che va sostenuta e promossa a vantaggio del bene prezio-

so della salute umana e con lo sguardo attento a tutte le disuguaglianze e le contrad-

dizioni che permangono nel mondo della sanità.

4. Nel corso dei secoli infatti, accanto alle luci non sono mancate le ombre, che

hanno oscurato ed oscurano tuttora il quadro per tanti aspetti splendido della promo-

zione della salute. Penso, in particolare, alle gravi disuguaglianze sociali nell’accesso

alle risorse sanitarie, quali ancora oggi si riscontrano in vaste aree del Pianeta, so-

prattutto nei Paesi del Sud del mondo.

Tale ingiusta sperequazione investe, con crescente drammaticità, il settore dei di-

ritti fondamentali della persona: intere popolazioni non hanno la possibilità di usu-

fruire neppure dei medicinali di prima e urgente necessità, mentre altrove ci si abban-

dona all’abuso e allo spreco di farmaci anche costosi. E che dire dello sterminato nu-

mero di fratelli e sorelle che, mancando del necessario per sfamarsi, sono vittime di

ogni sorta di malattie? Per non parlare delle tante guerre, che insanguinano l’umanità

seminando, oltre alle morti, traumi fisici e psicologici di ogni genere.

5. Di fronte a tali scenari, bisogna riconoscere che, purtroppo, in non pochi casi

progresso economico, scientifico e tecnico non è stato accompagnato da un autentico

progresso, centrato sulla persona e sulla inviolabile dignità di ogni essere umano. Le

stesse conquiste nel campo della genetica, fondamentali per la cura della salute e, so-

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prattutto, per la tutela della vita nascente, diventano occasione di selezioni inammis-

sibili, di insensate manipolazioni, di interessi antitetici all’autentico sviluppo, con ri-

sultati spesso sconvolgenti.

Si registrano, da una parte, sforzi ingenti per prolungare la vita ed anche per pro-

crearla in modo artificiale; ma non si permette, dall’altra, di nascere a chi è già con-

cepito e si accelera la morte di chi non è più ritenuto utile. Ed ancora: mentre giusta-

mente si valorizza la salute moltiplicando iniziative per promuoverla, giungendo ta-

lora ad una sorte di culto del corpo e alla ricerca edonistica dell’efficienza fisica, con-

temporaneamente ci si riduce a considerare la vita una semplice merce di consumo,

determinando nuove emarginazioni per disabili, anziani, malati terminali.

Tutte queste contraddizioni e situazioni paradossali sono riconducibili alla manca-

ta armonizzazione tra la logica, da una parte, del benessere e della ricerca del pro-

gresso tecnologico e la logica, dall’altra, dei valori etici fondati sulla dignità di ogni

essere umano.

6. Alla vigilia del nuovo millennio, è auspicabile che anche nel mondo della soffe-

renza e della salute si promuova “una purificazione della memoria” che porti a “rico-

noscere le mancanze compiute da quanti hanno portato e portano il nome di cristiani”

(Incarnationis Mysterium, 11; cfr anche Tertio Millennio Adveniente, 33, 37 e 51). La

comunità ecclesiale è chiamata ad accogliere, anche in questo campo, l’invito alla

conversione legato alla celebrazione dell’Anno Santo.

Il processo di conversione e di rinnovamento sarà facilitato dal volgere continua-

mente lo sguardo a Colui che, “incarnatosi nel grembo di Maria venti secoli fa, nel

sacramento dell ‘Eucaristia continua ad offrirsi all’umanità come sorgente di vita di-

vina” (Tertio Millennio Adveniente, 55).

Il mistero dell’Incarnazione implica che la vita sia intesa come dono di Dio da con-

servare con responsabilità e da spendere per il bene: la salute è quindi un attributo

positivo della vita, da perseguire per il bene della persona e del prossimo. La salute,

tuttavia, è un bene “penultimo” nella gerarchia dei valori, che va coltivato e conside-

rato nell’ottica del bene totale e, quindi, anche spirituale, della persona.

7. È in particolare al Cristo sofferente e risorto che il nostro sguardo si volge in

questa circostanza. Assumendo la condizione umana, il Figlio di Dio ha accettato di

viverla in tutti i suoi aspetti, compresi il dolore e la morte, dando compimento nella

sua persona alle parole pronunciare nell’Ultima Cena: “Nessuno ha un amore più

grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Celebrando l’Eucaristia,

i cristiani annunciano ed attualizzano il sacrificio di Cristo, “per le cui piaghe siamo

stati guariti”(cfr. 1Pt 2, 25) e, unendosi a Lui, “conservano nelle proprie sofferenze

una specialissima particella dell’infinito tesoro della redenzione del mondo, e posso-

no condividere tale tesoro con gli altri” (Salvifici Doloris, 27).

L’imitazione di Gesù, Servo sofferente, ha condotto grandi santi e semplici credenti

a fare della malattia e del dolore una fonte di purificazione e di salvezza per sé e per

gli altri. Quali grandi prospettive di santificazione personale e di cooperazione alla

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salvezza del mondo apre ai fratelli ed alle sorelle ammalate il cammino tracciato dal

Cristo e da tanti suoi discepoli! Si tratta di un percorso difficile, perché l’uomo non

trova da sé il senso della sofferenza e della morte, ma di un percorso pur sempre pos-

sibile con l’aiuto di Gesù, Maestro e Guida interiore (cfr. Salvifici Doloris, 26-27).

Come la resurrezione ha trasformato le piaghe di Cristo in fonte di guarigione e di

salvezza, così per ogni malato la luce del Cristo risorto è conferma che la via della fe-

deltà a Dio nel dono di sé fino alla Croce è vincente, ed è capace di trasformare la

stessa malattia in fonte di gioia e di resurrezione. Non è forse questo l’annuncio che

risuona nel cuore di ogni celebrazione eucaristica quando l’assemblea proclama

“Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa del-

la tua venuta”? I malati, mandati anch’essi come operai nella vigna del Signore (cfr.

Christifideles Laici, 53), con il loro esempio possono offrire un valido contributo al-

l’evangelizzazione di una cultura che tende a rimuovere l’esperienza della sofferenza

impedendosi di coglierne il senso profondo con gli intrinseci stimoli ad una crescita

umana e cristiana.

8. Il Giubileo ci invita, altresì, a contemplare il volto di Gesù, divino Samaritano

delle anime e dei corpi. Seguendo l’esempio del suo divin Fondatore, la Chiesa “ha

riscritto, di secolo in secolo, la parabola evangelica del buon Samaritano, rivelando e

comunicando l’amore di guarigione e di consolazione di Gesù Cristo. Ciò è avvenu-

to mediante la testimonianza della vita religiosa consacrata al servizio degli ammala-

ti e mediante l’infaticabile impegno di tutti gli operatori sanitari” (Christifideles Lai-

ci, 53) Questo impegno non scaturisce da particolari congiunture sociali, né va inteso

come un atto facoltativo o occasionale, ma costituisce una risposta inderogabile al

comando di Cristo: “Chiamati a sé i discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spi-

riti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d’infermità” (Mt 10,7-8).

È dall’Eucaristia che il servizio reso all’uomo sofferente nell’anima e nel corpo as-

sume il suo senso, trovando in essa non solo la sua fonte, ma anche la norma. Non a

caso Gesù ha collegato strettamente l’Eucarestia al servizio (Gv 13,2-16), chiedendo

ai discepoli di perpetuare in sua memoria non solo la “fractio panis”, ma anche il

servizio della “lavanda dei piedi”.

9. L’esempio di Cristo, buon Samaritano, deve ispirare l’atteggiamento del creden-

te inducendolo a farsi “prossimo” ai fratelli e alle sorelle che soffrono mediante il ri-

spetto, la comprensione, l’accettazione, la tenerezza, la compassione, la gratuità. Si

tratta di lottare contro l’indifferenza che porta gli individui e i gruppi a chiudersi

egoisticamente in se stessi. A questo scopo, “la famiglia, la scuola, le altre istituzioni

educative, anche per soli motivi umanitari, devono lavorare con perseveranza per il

risveglio e l’affinamento di una profonda sensibilità verso il prossimo e la sua soffe-

renza” (Salvifici Doloris, 29). In chi crede, tale sensibilità umana è assunta nell’aga-

pe, cioè nell’amore soprannaturale, che porta ad amare il prossimo per amore di Dio.

La Chiesa, infatti, guidata dalla fede, nel circondare di affettuosa cura quanti sono af-

flitti dall’umana sofferenza, riconosce in essi l’immagine del suo Fondatore povero e

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sofferente, e si premura di sollevarne l’indigenza, memore delle sue parole: “Ero in-

fermo e mi avete visitato” (Mt 25,36).

L’esempio di Gesù, buon Samaritano, non spinge soltanto ad assistere il malato,

ma anche a fare il possibile per reinserirlo nella società. Per il Cristo, infatti, guarire è

nello stesso tempo reintegrare: come la malattia esclude dalla comunità, così la gua-

rigione deve portare l’uomo a ritrovare il suo posto nella famiglia, nella Chiesa e nel-

la società.

A quanti sono impegnati, professionalmente o per scelta volontaria, nel mondo

della salute, rivolgo un caldo invito a fissare lo sguardo sul divino Samaritano, per-

ché il loro servizio possa diventare prefigurazione della salvezza definitiva e an-

nuncio dei nuovi cieli e della nuova terra “nei quali avrà stabile dimora la giustizia”

(2Pt 3,13).

10. Gesù non ha solo curato e guarito i malati, ma è anche stato un instancabile

promotore della salute attraverso la sua presenza salvifica, l’insegnamento, l’azione.

Il suo amore per l’uomo si traduceva in rapporti pieni di umanità, che lo conduceva-

no a comprendere, a mostrare compassione, a recare conforto unendo armonicamen-

te tenerezza e forza. Egli si commuoveva di fronte alla bellezza della natura, era sen-

sibile alla sofferenza degli uomini, combatteva il male e l’ingiustizia. Affrontava gli

aspetti negativi dell’esperienza con coraggio e senza ignorarne il peso, comunicava

la certezza di un mondo nuovo. In Lui, la condizione umana mostrava il volto reden-

to e le aspirazioni umane più profonde trovavano realizzazione.

Questa pienezza armoniosa di vita egli vuole comunicare agli uomini di oggi. La

sua azione salvifica mira non solo a colmare l’indigenza dell’uomo, vittima dei pro-

pri limiti ed errori, ma a sostenerne la tensione verso la completa realizzazione di sé.

Egli apre davanti all’uomo la prospettiva della stessa vita divina: “Sono venuto per-

ché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).

Chiamata a continuare la missione di Gesù, la Chiesa deve farsi promotrice di vita

ordinata e piena per tutti.

11. Nell’ambito della promozione della salute e di una qualità della vita rettamente

intesa, due doveri meritano da parte del cristiano una particolare attenzione.

Anzitutto la difesa della vita. Nel mondo contemporaneo molti uomini e donne si

battono per una migliore qualità della vita nel rispetto della vita stessa e riflettono

sull’etica della vita per dissipare la confusione dei valori, presente talora nella cultu-

ra odierna. Come ricordavo nell’Enciclica Evangelium vitae “significativo è il risve-

glio di una riflessione etica intorno alla vita: con la nascita e lo sviluppo sempre più

diffuso della bioetica vengono favoriti la riflessione e il dialogo – tra credenti e non

credenti, come pure tra credenti di diverse religioni – su problemi etici, anche fonda-

mentali, che interessano la vita dell’uomo” (n. 27). Tuttavia, accanto a costoro non

mancano quelli che, purtroppo, cooperano alla formazione di una preoccupante cul-

tura di morte con la diffusione di una mentalità intrisa di egoismo e di materialismo

edonista e con l’appoggio sociale e legale alla soppressione della vita.

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All’origine di questa cultura sta spesso un atteggiamento prometeico dell’uomo,

che si illude di “potersi impadronire della vita e della morte perché decide di esse,

mentre in realtà viene sconfitto e schiacciato da una morte irrimediabilmente chiusa

ad ogni prospettiva di senso e ad ogni speranza” (Evangelium Vitae, 15). Quando la

scienza e l’arte medica rischiano di smarrire la loro nativa dimensione etica, gli stes-

si professionisti del mondo della salute “possono essere talvolta fortemente tentati di

trasformarsi in artefici di manipolazioni della vita o addirittura in operatori di mor-

te” (ibid., 89).

12. In questo contesto, i credenti sono chiamati a sviluppare uno sguardo di fede

sul valore sublime e misterioso della vita, anche quando essa si presenta fragile e

vulnerabile. “Questo sguardo non si arrende sfiduciato di fronte a chi è nella malat-

tia, nella sofferenza, nella marginalità e alle soglie della morte; ma da tutte queste si-

tuazioni si lascia interpellare per andare alla ricerca di un senso, e proprio in queste

circostanze, si apre a ritrovare nel volto di ogni persona un appello al confronto, al

dialogo, alla solidarietà” (ibid., 83).

È un compito, questo, che investe particolarmente gli operatori sanitari: medici,

farmacisti, infermieri, cappellani, religiosi e religiose, amministratori e volontari

che, in virtù della loro professione, a titolo speciale sono chiamati a essere custodi

della vita umana. Ma è compito che chiama in causa anche ogni altro essere umano,

a cominciare dai familiari della persona malata. Essi sanno che “la domanda che

sgorga dal cuore dell’uomo nel confronto supremo con la sofferenza e la morte, spe-

cialmente quando è tentato di ripiegarsi nella disperazione e quasi di annientarsi in

essa, è soprattutto domanda di compagnia, di solidarietà, di sostegno nella prova. È

richiesta di aiuto per continuare a sperare, quando tutte le speranze umane vengono

meno” (ibid., 67).

13. Il secondo dovere, al quale i cristiani non possono sottrarsi, concerne, la pro-

mozione di una salute degna dell’uomo. Nella nostra società vi è il rischio di fare

della salute un idolo a cui viene asservito ogni altro valore. La visione cristiana del-

l’uomo contrasta con una nozione di salute ridotta a pura vitalità esuberante, soddi-

sfatta della propria efficienza fisica ed assolutamente preclusa ad ogni considerazio-

ne positiva della sofferenza. Tale visione, trascurando le dimensioni spirituali e so-

ciali della persona, finisce per pregiudicarne il vero bene. Proprio perché la salute

non si limita alla perfezione biologica, anche la vita vissuta nella sofferenza offre

spazi di crescita e di autorealizzazione ed apre la strada verso la scoperta di nuovi

valori.

Questa visione della salute, fondata in una antropologia rispettosa della persona

nella sua integralità, lungi dall’identificarsi con la semplice assenza di malattie, si

pone come tensione verso una più piena armonia ed un sano equilibrio a livello fisi-

co, psichico, spirituale e sociale. In questa prospettiva, la persona stessa è chiamata

a mobilitare tutte le energie disponibili per realizzare la propria vocazione e il bene

altrui.

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14. Questo modello di salute impegna la Chiesa e la società a creare un’ecologia

degna dell’uomo. L’ambiente, infatti, ha una relazione con la salute dell’uomo e del-

le popolazioni: esso costituisce “la casa” dell’essere umano e l’insieme delle risorse

affidate alla sua custodia e al suo governo, “il giardino da custodire e il campo da

coltivare”. All’ecologia esterna alla persona, però, deve congiungersi un’ecologia in-

teriore e morale, la sola adeguata ad un retto concetto di salute.

Considerata nella sua integralità, la salute dell’uomo diventa, così, attributo della

vita, risorsa per il servizio al prossimo ed apertura all’accoglienza della salvezza.

15. Nell’anno di grazia del Giubileo – “anno di remissione dei peccati e delle pene

per i peccati, anno della riconciliazione tra contendenti, anno di molteplici conversio-

ni e di penitenza sacramentale ed extrasacramentale” (Tertio millennio adveniente,

14) invito pastori, sacerdoti, religiosi e religiose, fedeli e uomini di buona volontà ad

affrontare con coraggio le sfide che si presentano nel mondo della sofferenza e della

salute.

Il Congresso Eucaristico Internazionale, che sarà celebrato a Roma nel 2000, di-

venti il centro ideale dal quale si irradino preghiere ed iniziative atte a rendere viva

ed operante la presenza del divino Samaritano nel mondo della salute.

Auspico di cuore che, grazie al contributo dei fratelli e delle sorelle di tutte le Chie-

se cristiane, la celebrazione del Giubileo del 2000 possa segnare lo sviluppo di una

collaborazione ecumenica nel servizio amorevole ai malati, così da testimoniare in

modo comprensibile a tutti la ricerca dell’unità sulle vie concrete della carità.

Rivolgo un appello specifico agli Organismi Internazionali politici, sociali e sani-

tari, perché in ogni parte del mondo si facciano convinti promotori di progetti con-

creti per la lotta contro quanto attenta alla dignità e alla salute della persona.

Nel cammino di attiva partecipazione alle esperienze dei fratelli e delle sorelle am-

malati, ci accompagni la Vergine Madre che, sotto la croce (cfr. Gv 19,25), ha condi-

viso le sofferenze del Figlio e, divenuta esperta del soffrire, esercita la sua costante

ed amorevole protezione verso quanti vivono nel corpo e nello spirito i limiti e le fe-

rite della condizione umana.

A Lei, Salute degli infermi e Regina della pace, affido i malati e quanti sono loro

vicini, perché con materna intercessione li aiuti ad essere propagatori della civiltà

dell’amore.

Con tali auspici, imparto a tutti una speciale Benedizione Apostolica.

Da Castel Gandolfo, 6 agosto 1999, Trasfigurazione del Signore.

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1. Perché questo depliant?

Il Pontificio Consiglio per la Pastorale del-la Salute offre questo depliant come sussidioper l’acquisto dell’indulgenza giubilare nel-l’ambito della pastorale della salute, nellospirito della Bolla per l’indizione del grandeGiubileo dell’anno 2000 Incarnationis my-sterium:

“In ogni luogo, se si recheranno a renderevisita per un congruo tempo ai fratelli che sitrovino in necessità o difficoltà (infermi, car-cerati, anziani in solitudine, handicappati,ecc.), quasi compiendo un pellegrinaggioverso Cristo presente in loro (cfr. Mt 25, 34-36)...” (Penitenzieria Apostolica, Disposizio-ni dell’indulgenza giubilare, n. 4).

2. Che cos’è il Giubileo?

Il Giubileo è per la Chiesa un “kairos”, untempo favorevole di grazia, in cui i fedeli cri-stiani sono invitati, soprattutto, a testimonia-re la carità di Dio, la sua tenerezza verso tutti,con una particolare sollecitudine verso i sof-ferenti.

3. Il dono dell’indulgenza

Tra gli elementi costitutivi dell’evento giu-

bilare sono da ricordare la conversione e ilperdono. A questi è strettamente collegato ildono dell’indulgenza. Essa è la remissionedinanzi a Dio della pena temporale per i pec-cati, già rimessi quanto alla colpa. Il donodell’indulgenza è così uno dei frutti più im-portanti del Giubileo.

Tutti i fedeli, convenientemente preparati,possono abbondantemente fruire, lungo l’ar-co dell’intero Giubileo, del dono dell’indul-genza, secondo determinate condizioni chesono: la confessione sacramentale, la comu-nione eucaristica, il pellegrinaggio, la pre-ghiera secondo le intenzioni del Santo Padre,la visita a luoghi di cura od altri, le attività eazioni di carità e di penitenza.

4.Pellegrinaggio verso Cristo presente nei fratelli sofferenti

Per ricevere il dono dell’indulgenza è im-portante riscoprire:

– l’importanza della preghiera nelle sue va-rie forme a favore dei malati, delle loro fami-glie e di coloro che li hanno in cura; si trattadi pregare per e con i malati, gli operatori pa-storali e sanitari in famiglia, in ospedale e ne-gli altri luoghi di cura;

– l’ospedale e gli altri luoghi dove si trova-no gli ammalati come una delle mete del pel-

Pellegrinaggio ai luoghi di sofferenza nell’anno giubilare 2000*

* Il testo riprodotto è stato ripreso da un dépliant ideato dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute in occasione del Giubileo.

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legrinaggio nell’arco dell’intero Giubileo; èun pellegrinaggio verso Cristo presente neifratelli sofferenti;

– la stessa persona malata, bisognosa, co-me un luogo di predilezione spirituale per lacomunità cristiana: “ero malato e mi avetevisitato” (Mt 25, 36).

Di conseguenza, occorre promuovere ini-ziative che avvicinino le comunità cristianeai malati, cercando di:

– conoscere meglio la realtà sanitaria (mis-sione, programmi, problemi);

– contribuire in qualche modo a trovare ri-medi e soluzioni ai problemi individuali;

– dedicare particolare attenzione ai malatiaffetti da speciali patologie (ad es. tumore,tossicodipendenza, AIDS, ecc.);

– offrire il proprio tempo libero per accom-pagnare gli ammalati, evitando loro solitudi-ne ed emarginazione.

5. Indicazioni e suggerimenti per la visita ad un ospedale, una casa di cura o una casa con un malato in famiglia...

Con lo spirito di compiere un pellegrinag-gio verso Cristo presente nei sofferenti: ma-lati, handicappati, anziani in solitudine, ecc.(cfr. Mt 25, 34-36) un gruppo di fedeli oppu-re un singolo fedele si possono recare in undeterminato ospedale, casa di cura o in fami-glia per acquistare l’indulgenza giubilare.

È bene che la visita abbia un carattere coin-volgente per una comune e fraterna celebra-zione giubilare della misericordia di Dio coni malati e le persone che li assistono.

In tale occasione, previa necessaria consul-tazione con la direzione o le persone interes-sate, si potrebbero prevedere alcuni momentisignificativi come:

a. Una celebrazione eucaristica oppureuna celebrazione liturgica (le Lodi, i Vespri),o un altro pio esercizio di pietà (la Via Cru-cis, il Rosario mariano, la recita dell’innoAkathistos in onore della Madre di Dio).

È bene che la celebrazione renda protago-nisti i malati e gli operatori sanitari che vipartecipano (lettura della parola di Dio, for-mulazione delle intenzioni della preghieradei fedeli, segni offertoriali, testimonianze,ecc.).

b. Per meglio manifestare i segni di solida-rietà e di vicinanza, potrebbero essere visitatialcuni reparti specifici della struttura sanita-ria da parte di tutti “i pellegrini” o di alcunidel gruppo.

c. Si potrebbe anche organizzare un mo-mento di riflessione e di approfondimento suun tema riguardante la cura della salute o ilsignificato salvifico della stessa sofferenza.

d. Se le circostanze lo consentono si puòrealizzare un momento conviviale e di festa.

6. Lo spirito potenziale e la condivisione

Per ricevere il dono dell’indulgenza, è im-portante anche promuovere lo spirito di peni-tenza attraverso iniziative concrete di genero-sità, di condivisione e di solidarietà fraterna,quali:

a. L’astensione da consumi superflui perdevolvere una somma in denaro ai malati diAids, a ricerche sui tumori e patologie varie,a costruzioni e attrezzature di ospedali, o infavore di enti e associazioni del mondo dellasofferenza e della salute per le diverse neces-sità;

b. Il sostegno alle opere socio-caritative dicarattere religioso, con particolare sollecitu-dine per i bambini affetti da gravi patologie(tumore, tossicodipendenza, disabilità, ecc.);

c. La realizzazione di un gesto concreto dicarità rispondente a una particolare esigenzanel territorio (ad es. predisposizione di acco-glienza per i parenti di malati, organizzazionedi turni di volontariato, aiuto economico persostenere la cura di un malato indigente,ecc.).

7.Significato del simbolo giubilare della Giornata Mondiale del Malato 2000

La Giornata Mondiale del Malato nell’an-no giubilare ha un significato tutto particola-re, sia per il contenuto, che per la dinamica ela partecipazione stessa.

Il Pontificio Consiglio per la Pastorale del-la Salute ha voluto rappresentare la giornatacon un logo particolare che potrà servire an-che durante tutto l’anno giubilare.

Il logo rappresenta simbolicamente GesùCristo risorto che sorregge con tenerezza Ge-sù il Crocifisso.

Egli è il Buon Samaritano che solleva l’uo-mo ferito e se ne prende cura: a noi fare al-trettanto.

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Simposio Mondiale AISAC(Associazione

Internazionale delle Istituzioni Sanitarie

Cattoliche)

“Le Istituzioni SanitarieCattoliche testimonianza

di Chiesa”

1-3 luglio 1999

NovaDomus Sanctae Marthae,

Città del Vaticano

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Caratteristiche di un ospedale cattolico

La Conferenza Episcopaledegli Stati Uniti indica le se-guenti caratteristiche: essereanimati dal Vangelo, averemolto rispetto per i pazienti eper le loro famiglie, prendersicura in particolare degli emar-ginati, promuovere la ricercamedica e la collaborazionecon gli altri centri sanitari cheaccettano i principi cattolici,trattare in modo giusto edequo i suoi impiegati, seguirequanto indicato dal CIC, avereoperatori pastorali particolar-mente preparati, lavorare incollaborazione con le parroc-chie locali, privilegiare l’am-ministrazione dei sacramenti,in particolare dell’Eucaristia,promuovere l’amministrazio-ne del sacramento della Peni-tenza, preparare i ministri del-l’Eucaristia, curare in specialmodo l’Unzione dei malati, efacilitare l’assunzione del Via-tico .

1. Ecclesialità di un ospedale cattolico

1. Elementi basilari

In ogni ospedale troviamotre elementi indispensabili, ecioè:

1) il servizio agli ammalati; 2) le relazioni istituzionaliz-

zate tra coloro che prestanoquesti servizi e gli stessi am-malati, che deve essere qual-cosa di molto speciale;

3) la direzione dell’ospedalestesso.

Quando questi tre elementi– servizi, relazioni istituziona-li, direzione – si basano su unaconcezione cristiana, e cioèsul messaggio evangelico e lacarità cristiana, allora l’ospe-dale può dirsi cristiano; quan-do poi il messaggio evangeli-co e la carità cristiana sonoquelli praticati, vissuti e inse-

gnati dalla Chiesa cattolica, al-lora avremo un ospedale catto-lico.

2. Missione ecclesiale e ospedale cattolico

L’ospedale cattolico fondala sua identità nella missionericevuta da Cristo nella Chiesadi curare i malati (Lc 9, 1-2).

3. Lo Spirito Santo e l’ospedale cattolico

La Chiesa nel passato ed an-cora oggi è motivata nel servi-zio agli ammalati dall’Amorenei confronti di Dio infuso inLei dallo Spirito Santo.

4. Chiamata ecclesiale e ospedale cattolico

Lo Spirito Santo fa capirealla Chiesa che Cristo è pre-sente in particolare nei malatie, tra questi, nei più poveri emeno protetti. Egli chiama lacomunità ecclesiale ad esten-dere il proprio raggio d’azionee ad accrescere i suoi legamicomunitari con queste perso-ne.

5. Vescovo, Eucarestia e ospedale cattolico

L’essenza stessa della Chie-sa si realizza nella chiamatache la costituisce; siccomequesta chiamata oggi è realiz-zata pienamente dal vescovonell’Eucaristia, non è possibilecomprendere un ospedale cat-tolico senza una connessionecon lui e, in concreto, con lacelebrazione eucaristica.

6. Pastorale sacramentale e ospedale cattolico

La prima linea da sottoli-neare nella costituzione di unospedale cattolico è la lineapastorale. In un ospedale cat-tolico, deve occupare un po-sto particolare l’Eucaristia e,pertanto, la pastorale sacra-mentale.

7. Il cappellano dell’ospedale cattolico

È ovvio che, per essere cap-pellano di un ospedale cattoli-co, è necessaria l’approvazio-ne del Vescovo, di cui il cap-pellano è rappresentante.

8. La Sacra Scrittura

La Sacra Scrittura, è la spie-gazione cosciente della chia-mata che Dio fa in Cristo nel-l’ambito ospedaliero e che sicomprende nelle circostanzeparticolari del paziente median-te il dono dello Spirito Santo.

2. Aspetti preminenti dell’ospedale cattolico

1. Umanesimo

Gli operatori sanitari devo-no personalizzare il modo ditrattare il malato. Mai conside-rarlo un numero o uno dei tan-ti casi. L’esempio del BuonSamaritano è il modello da se-guire.

Contributi per l’identità di un ospedale cattolico*

giovedì 1º luglio

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2. Preparazione

Il ministero della salute de-ve essere esercitato utilizzan-do la scienza e le tecnica me-dica, che è assolutamente ne-cessario pertanto dominare.

3. Vita nascente

Principio basilare è che lavita è un dono di Dio. L’uomoriceve la vita da Dio, egli nonè altro che un amministratoreche deve dare la vita così co-me Dio ha stabilito. Ogni tra-smissione o quanto connessocon la trasmissione della vitache avversi questo principio,sarà estraneo all’ospedale cat-tolico.

4.Vita nella fase terminale

Un ospedale cattolico deve

prendersi cura della vita nellasua fase terminale. Deve ren-dere fortemente coscienti i pa-zienti terminali e i loro fami-liari della realtà fondamentalee decisiva della resurrezione.Deve preparare il paziente adefungere dandogli il necessa-rio sostegno spirituale.

5. Economia

Un ospedale cattolico non èun “business” in cui il criterioultimo del suo funzionamentoè il profitto. Questo non vuoldire che un ospedale cattolicodebba essere gratuito; piuttostosi deve configurare un ospeda-le in cui la norma sia la comu-nicazione cristiana dei beni.

6. Cooperazione

Va affermato che qualunque

ospedale o centro sanitariocattolico non deve cooperarein nessuna azione moralmenteinaccettabile. Qualunque coo-perazione formale a questaazione rende l’istituzione cat-tolica colpevole della stessaazione riprovevole a cui coo-pera.

S.E. Mons. JAVIER LOZANOPresidente del Pontificio Consiglio

per la Pastorale della Salute,Santa Sede

* Questo testo è soltanto un’estrattodel testo integrale di S.E. Mons. Lozano,che è stato già pubblicato su DolentiumHominum n° 41/II-1999.

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Natura e senso del diritto

Una chiave di lettura per ca-pire la funzione e l’importanzadel diritto per la nostra mate-ria, al di là dei due unici arti-coli del Codice che parlanodegli ospedali1, potrebbe esse-re, paradossalmente, la stessaparabola del buon samaritano,così cara agli operatori sanita-ri. Il buon samaritano non sa-rebbe soltanto il paradigmadella carità, ma anche dellagiuridicità.

La giustizia, infatti, secondola sua definizione classica,consiste nel “dare a ciascunoquel che è suo” (unicuique iussuum tribuere). Ora ciò cheper primo si deve dare ad ogniuomo, il primo dovere e fon-damento di ogni giuridicità, èil riconoscimento della sua di-gnità umana. Il buon samarita-no, insieme ad un atto essen-ziale di carità, compie anchel’atto più elementare di giusti-zia: riscattare la dignità di unuomo concreto, ferito, dimen-ticato, e morente.

Il Diritto Canonico

Ogni ordine giuridico chefaccia onore al suo nome, nonpuò essere altro che lo svilup-po sociale di questa dignitàprimigenia. Ugualmente, il di-ritto canonico risulta dal di-stendersi normativo della di-gnità battesimale dei Figli diDio, nonché della dignità dellapresenza di Gesù Cristo nellaChiesa2.

La Chiesa è il popolo mes-sianico costituito dall’alleanzache Dio ha stipulato con gliuomini, alleanza che nell’ordi-ne della legge nuova diventacomunione vitale. Tale realtàdella Chiesa, che è l’ammire-vole unione del divino con l’u-mano, si manifesta pure in uncomplesso di diritti e di doverisociali, vale a dire, nel DirittoCanonico. Esso, sarebbe, quin-

di, l’insieme dei rapporti digiustizia determinati dall’ori-gine divina della Chiesa, dallasua struttura, dalla sua finalità,dai suoi beni e mezzi, svilup-pati nella storia e nella vita deipopoli. In altre parole, la natu-ra della Chiesa, Corpo Misticodi Cristo, Sacramento della suapresenza tra gli uomini, e con-tinuità della Sua missione, fan-no sì che il Diritto Canonicosia un diritto di comunione;comunione dei cristiani conGesù, e dei cristiani tra di loro,in Cristo3.

Nel diritto canonico trovia-mo, innanzitutto, un nucleocostituzionale, di diritto divi-no, formato da quegli elemen-ti che rispondono alla volontàfondatrice di Gesù Cristo: sa-cerdozio ministeriale/sacerdo-zio comune, vocazione uni-versale alla santità/sacramenti,magistero e governo, Chiesauniversale/Chiesa particolare.Ci sono, poi, elementi di dirit-to naturale che si desumonodella dignità umana perché la

Chiesa è un popolo di uomini(diritto alla vita, alla buona re-putazione, all’intimità, alla li-bera scelta di stato, ecc.). Cisono, infine, diritti e doveri di“diritto positivo” che appar-tengono all’auto organizzazio-ne della Chiesa nel suo mo-mento storico, nonché ai modiche si ritengono necessari perdifendere i beni fondamentalidel diritto divino e naturale.

Ogni attività che si svolgenella Chiesa, affinché sia dav-vero un’attività ecclesiale, de-ve essere impostata all’internodella cornice canonica. Questovale anche per gli ospedalicattolici.

Gli ospedali cattolici ed il Diritto Canonico

In quanto fenomeno sociale,l’ospedale è un’organizzazio-ne di persone e di cose per laprestazione di determinati ser-vizi di salute. Un tale insiemedinamico, nell’ambito civile-statale, avrà la tipologia giuri-dica più adatta alla sua missio-ne secondo le particolari cir-costanze: fondazione, associa-zione civile, società per azioni,forme di cooperazione trapubblico e privato, ecc. La suaattività sarà governata dallaspecifica normativa sanitaria,nonché, più in generale, dallalegislazioni in vigore per le at-tività sociali ed economiche,dal diritto del lavoro, dal dirit-to civile, dal diritto ammini-strativo, e persino, dal dirittopenale.

Anche in campo canonico,l’ospedale avrà tante configu-razioni possibili, secondo lemolteplici opzioni del Popolodi Dio peregrinante e i diver-si rapporti giuridici che si pos-sono stabilire attorno ad unastruttura sanitaria cattolica.

Possono esserci, pertanto,ospedali appartenenti ad unadiocesi (o ad altri enti di natu-ra gerarchica), o ad un ordine

Il punto di vista del Diritto Canonico

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religioso, o ad un’associazio-ne pubblica di fedeli. Potreb-be esserci una dualità tra il ti-tolare dei beni (una certa per-sona giuridica) ed i responsa-bili dell’attività propriamentesanitaria (un’altra personagiuridica), e persino uno svi-luppo in più di due soggetti (ilproprietario dei beni, gli inca-ricati delle attività ospedalie-re, e coloro che hanno a cari-co la cura spirituale e pastora-le). Ci sono poi delle prescri-zioni che riguardano la litur-gia, la disciplina dei sacra-menti e le cose sacre che so-no pertinenti per gli ospedali.In materia di impiego dellepersone, bisogna armonizzarele esigenze canoniche conquelle lavorative civili, speciequando si tratta di religiosi, odi sacerdoti diocesani concompiti pastorali nelle struttu-re ospedaliere, ecc.

È necessario, pertanto, stu-diare le situazioni concrete edeterminare i relativi obblighi,diritti e responsabilità, tantoall’interno dell’organizzazionesanitaria, quanto nelle sue re-lazioni con la Chiesa universa-le, con le Chiese particolari, eanche con i Superiori degli or-dini religiosi nei casi pertinen-ti. Inoltre, ci sarà sempre biso-gno del riconoscimento della

gerarchia per poter godere del-l’aggettivo di cattolico. Talericonoscimento esprime laconstatazione della presenzadegli elementi essenziali diappartenenza al popolo di Dioe di servizio alla sua missio-ne4.

Il diritto come garanzia di identità e punto di partenza per lo svolgimento della propria missione

“Cattolico” non è un sem-plice titolo, e nemmeno un’a-desione sentimentale a certiprincipi più o meno definiti.Essere cattolico significa ap-partenere al Popolo di Dio, ecosì vivere in comunione conGesù Cristo. Il diritto ci segna-la le condizioni perché ci siatale comunione, e offre la ga-ranzia dell’identità del cristia-no e delle opere ecclesiali.

Conoscere ed attuare le nor-me del diritto canonico, nelleconcrete circostanze, è condi-zione necessaria per accettaretutte le conseguenze del viverenella Chiesa. Gli ospedali cat-tolici sono chiamati ad esseretestimoni fedeli e promotoridella dignità dei Figli di Dio,ed a realizzare il Regno attra-verso l’assistenza sanitaria.

L’adeguato inserimento cano-nico non è altro che l’inseri-mento nella Chiesa, per il pie-no esercizio della missione dibuoni samaritani: portare almalato non soltanto l’aiuto e ilsollievo fisico, ma lo stessoGesù Cristo, che guarisce ilcorpo allorché svela all’uomola pienezza del suo essere.

Mons. OSVALDO NEVESDE ALMEIDA

Officiale della Segreteria di StatoSanta Sede

Note

1 Can. 860 § 2, sul battesimo negliospedali; e Can. 566 § 2, sulla facoltàdei cappellani di assolvere certe censure.

2 Inoltre, la dignità di figli di Dio è ilfondamento ultimo della dignità umana.Cfr. Cost. Gaudium et Spes, N. 22; Cate-chismo della Chiesa Cattolica, N. 359.

3 Cfr. Cost. Lumen Gentium, NN. 2-3,5-11; Giovanni Paolo II, Cost. Ap. Sa-crae discipline leges, parag. 6, 13, ecc.

4 Canoni 216, 300, 305, 312, § 2, ecc.,ed anche, nel caso pertinente, i canoni609-612 per le case religiose.

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1. Premessa

Complessità del tema:– perché tocca il diritto ca-

nonico ed il diritto statale;– perché il problema dell’i-

dentità è soprattutto il proble-ma della difesa di tale identità.

2. Una tipologia canonistica

Utile il richiamo alla distin-zione, che si fa in dottrina, fraistituzioni ecclesiali, istituzio-ni ecclesiastiche ed istituzionimeramente cristiane.

a) Le istituzioni ecclesialisono quelle in cui la Chiesa sistruttura, che hanno origine di-vina (come ad es. L’episcopa-to) o storica (es. Le Conferen-ze episcopali), il cui fine è di-rettamente soprannaturale esono pertanto del tutto estra-nee all’ordinamento giuridicodello Stato.

b) Le istituzioni ecclesiasti-che: svolgono una attività (ehanno finalità) ambivalente,nel senso che hanno una fina-lità temporale immediata eben determinata (es. scuole,ospedali, istituzioni di assi-stenza e beneficenza ecc.) maqualificata da uno scopo apo-stolico.

In particolare tali istituzionirisultano strumentalmente pie-gate al perfezionamento spiri-tuale di quanti in esse operano,o di coloro cui le relative atti-vità sono destinate. Su questeistituzioni la Chiesa rivendicaun dovere-diritto inalienabile,sulla base di un duplice titolo:naturale e soprannaturale (cfr. ITim. 3,15; AA 8, GS 42, GE 3e 8).

c) Le istituzioni cristiane:realtà che nascono ed operanodirettamente ed esclusivamen-te nell’ordinamento statale, siapure nell’intento di comunica-re alla società valori cristiani(es.: partito o sindacato di ispi-razione cattolica).

Le istituzioni sanitarie cat-

toliche sono generalmente ri-conducibili alla seconda cate-goria (piena coincidenza tra fi-ni e attività); qualche volta an-che alla prima categoria (nelfine generale entra anche laspecifica attività sanitaria).

3. Le istituzioni sanitarie cattoliche come “res mixtae”

– In che senso rientrano nel-le “res mixtae” (quanto all’at-tività svolta);

– involgono la Libertas Ec-clesia e la libertà religiosa;

– sono destinate ad avere unregime giuridico complesso(canonico-civile), perché na-scono nella Chiesa ma sonoproiettate fuori della Chiesa;

– il problema della “ compa-tibilità” tra disciplina canoni-stica e disciplina civilistica;

– il problema della distin-zione tra carattere ecclesiasti-co e fine di religione o di cul-to. (Can. 114,2; Can. 2 98, art.16., legge 222/1985).

4. “Identità” delle istituzioni sanitarie cattoliche

È data dalla concorrenza didiversi elementi:

a) per la loro origine carattere ecclesiastico ⇒ enti di libertà⇒ enti di struttura

b) per l’ambito materialedelle loro attività (la sanità)

c) per le peculiari finalitàche inglobano (ma non siesauriscono sul) il “bene salu-te” [istituzioni di tendenza...].

5. La salvaguardia della “identità”

Il problema della compatibi-lità fra “identità” e diritto co-mune. Spesso il pieno rispettodella identità di tali istituzionirichiede che siano disciplinate

negli ordinamenti civili nonattraverso l’automatica sotto-posizione al diritto comune,bensì attraverso un regimegiuridico peculiare, che tengaconto della loro origine e delleloro peculiari finalità.

Ciò significa che dette isti-tuzioni non possono, ad es.,essere sottratte ai controlli pre-visti dal diritto canonico a sal-vaguardia della loro natura,ma non possono neppure esse-re assoggettate ad obblighiche, pur previsti dalla leggeper la generalità delle istitu-zioni sanitarie pubbliche e pri-vate, non siano compatibilicon tale loro natura. Per esem-pio: leggi nazionali che obbli-ghino le istituzioni ospedalieread assicurare trattamenti sani-tari contrari alla morale catto-lica.

Viceversa è del tutto legitti-ma la loro sottoposizione aldiritto comune per ciò che at-tiene, ad es.: alle autorizzazio-ni amministrative, alla vigilan-za (amministrativa e tecnica)della pubblica autorità sull’at-tività sanitaria svolta, alla ve-rifica della sussistenza di de-terminati requisiti come con-dizione per l’esercito di atti-vità sanitaria; ai controlli di bi-lancio e contabili, qualora leattività istituzionali siano svol-te con denaro pubblico, al re-gime tributario ecc.

Diverse vie per salvaguar-dare la tendenza:

a) la via unilaterale stataleb) la via concordataria (cfr.

Art. 7,3 Concordato italiano)c) la via statuaria (soprattut-

to nei paesi di common law).

Prof. GIUSEPPE DALLA TORRERettore della Libera Università

Maria Santissima AssuntaRoma

* Questa è una traccia dell’interventodel Professor Dalla Torre che non è statarivista dall’autore prima della pubblica-zione.

Identità giuridica dell’istituzione sanitaria cattolica*

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19Gli ospedali cattolici sono

promotori della salute e delladignità dell’uomo. Hanno perscopo il servizio completo delmalato nella globalità del suoessere. Alla sua persona pre-stiamo tutte le cure secondo lesue necessità e secondo le pos-sibilità e nostre competenze.Gli istituti cattolici pongonol’uomo al centro dell’attenzio-ne nel mondo della salute.Ogni servizio nel mondo dellasalute vuol portare il vangeloper l’edificazione del regno diDio e la promozione dell’uo-mo. In occasione del congres-so mondiale degli ospedalicattolici nel 1985 il Santo Pa-dre Giovanni Paolo II affer-mava: “L’ospedale cattolicoimpegnato a farsi testimonian-za di chiesa, deve rivedere afondo la sua organizzazioneallo scopo di riflettere sempremeglio i valori evangeliciespressi nelle direttive socialie morali del Magistero; nondeve lasciarsi assorbire da si-stemi che occupano soltantoobbiettivi economico-finanzia-ri e degli aspetti clinico-pato-logici; deve saper stare sem-pre più vicino all’uomo ed as-sisterlo nell’angoscia che loagita nei momenti più criticidella malattia; deve sapercreare una cultura orientataall’umanizzazione della medi-cina e dell’ospedale”. Questorichiamo del Santo Padre deveportare i responsabili delleistituzioni sanitarie cattolichea cercare soluzioni compatibilitra economia di mercato e pro-tezione della dignità umana.

Gli ospedali cattolici, le loroassociazioni nazionali e la AI-SAC dovrebbero diventareuno strumento valido per crea-re uno stile condiviso di ge-stione, di assistenza e di orga-nizzazione che testimonianol’appartenenza alla Chiesa ealla sua Missione.

1. Le associazioni nazionali degli ospedali cattolici

In quasi tutti i paesi europeiesiste una associazione nazio-nale degli ospedali cattolici,che comprende in più dei casianche gli istituti di assistenzaper gli anziani e per gli handi-cappati fisici, psichici e men-tali.

Dai 15 paesi dell’Unione Eu-ropea sono otto nell’organizza-zione del Comité de liaison eu-ropèen du secteur sanitaire etsocial privé à but non lucratif.Quattro di questi fanno ancheparte del Standing Committeeof hospitals of the EuropeanUnion (HOPE).

Rappresentanti delle associa-zioni nazionali fanno parte del-la Commissione etica nell’am-bito dell’organizzazione euro-pea degli istituti a scopo nonlucrativo nel campo sanitario:Germania, Italia, Olanda, Au-stria. Proprio a livello dell’U-nione Europea si pone il pro-blema etico nell’ambito dellaricerca, dei diritti dell’uomo,della legislazione sanitaria, del-l’economia sanitaria, nell’am-ministrazione delle risorseumane, tecniche e materiali.

Gli ospedali e gli istituti diassistenza sanitaria di ordinireligiosi, delle diocesi e dellaCaritas diocesana o nazionalee di simili enti cattolici sonogià organizzati o devono orga-nizzarsi a livello nazionale se-condo le possibilità legali diogni paese. La ConferenzaEpiscopale, la Conferenza na-zionale dei superiori maggiorie ogni Vescovo diocesano de-vono favorire la fondazione ele attività delle associazioninazionali degli istituti sanitaricattolici.

Motivi:– Promuovere nel mondo

della salute il vangelo della vi-ta.

– Garantire la presenza dellachiesa nel campo medico e so-cio-sanitario.

– Collaborazione attiva nel-le trattative con le istanze delgoverno nazionale e regionale.

– Condivisione di informa-zioni a tutti i livelli.

– Migliore distribuzione dirisorse a livello regionale, na-zionale e possibilmente ancheper il terzo mondo.

– Diffusione di un forte sen-so di appartenenza nella pre-sentazione della missione del-l’ospedale cattolico nella so-cietà secolarizzata.

– Unanime attuazione con-creta dei valori evangelici edel magistero ecclesiale inbioetica ed etica pubblica.

– Condivisione di piani pa-storali e strategie di umanizza-zione.

– Apertura ad una collabora-

TAVOLA ROTONDA

“Le Associazioni Nazionali e la Federazione Internazionale:

rifondare un progetto”

I: Sintesi del continente Europa

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zione diretta e reale in campoeconomico ed organizzativo.

– Garantire il futuro degliistituti sanitari cattolici connuove forme di proprietà ec-clesiastica e civile in collabo-razione responsabile con laicicattolici.

2. L’Associazione Internazionale Istituzioni Sanitarie Cattoliche (AISAC)

L’AISAC è una associazioneinternazionale delle associazio-ni nazionali delle istituzioni sa-nitarie cattoliche di ogni paese.Dovrebbe diventare uno stru-mento da utilizzare per creareuno stile di gestione, di assi-stenza e di organizzazione chetestimoni l’appartenenza allaChiesa cattolica. L’AISAC de-ve essere espressione di comu-nione nei principi e nei valorievangelici per tutte le associa-zioni nazionali e per tutte leistituzioni sanitarie cattolichedel mondo. Lo scopo primariodell’AISAC dovrebbe essere diesplicitare linee-guida che con-sentano alle associazioni na-zionali di raggiungere con effi-cacia le finalità evangelichenelle quali esse e i loro associa-ti istituti si identificano.

Di conseguenza deve lo sta-tuto dell’AISAC includere edesprimere tra altri i seguentipunti:

a) Definire la natura del-l’AISAC

– quali sono le associazionicattoliche che formano l’AI-SAC;

– l’autorità (il dicastero ro-mano) ecclesiastica che istitui-sce e errige l’AISAC e appro-va lo statuto con la definizionedella qualità giuridica dell’as-sociazione.

b) L’obiettivo/lo scopo del-l’AISAC

– Animazione, promozionee coordinazione delle associa-zioni nazionali per promuove-re nel mondo della salute ilvangelo della vita.

– Organizzare congressi alivello continentale e mondia-le per favorire lo scambio diesperienze in campo sanitariosecondo gli obiettivi dell’AI-SAC.

– Organizzazione di con-gressi, corsi e work shops per iresponsabili delle istituzioninazionali associate.

– Incontri dei rappresentantidelle varie categorie di asso-ciazioni nell’ambito dellostesso dicastero p.e. dei medi-ci, degli infermieri ecc.

– Creare e diffondere un or-

gano di comunicazione cheinforma, orienta e promuovegli associati nella realizzazio-ne della loro missione.

c) Gli associati dell’AISAC– Definizione delle qualità

giuridiche ed organizzativedelle associazioni nazionali edei loro obiettivi che le rendo-no capaci di essere soci del-l’AISAC:

– soci attivi ed effettivi– soci promotori– soci “aggregati” (simpa-

tizzanti)– Definizione della struttura

dell’AISAC:Autorità ecclesiastica com-

petenteConsiglio direttivo (?)Presidente (?)Segretario (?)Assemblea generale– Definizione della qualità

giuridica delle associazioninazionali (definizione deglielementi essenziali dello statu-to a livello nazionale)

– Definizione dello statogiuridico e delle qualità etico-morali di istituzioni sanitarielocali che fanno parte delle as-sociazioni cattoliche regionalie nazionali.

P. LEONHARD GREGOTSCH M.I.

Associazione ospedali cattolicid’Austria

II: La regione asiatica

General vs Catholic Population in the Asian Country

Total Population in ASIA = 3,456,280,000 CATHOLICS = 101,210,00

3%

97%

Others Catholics

Introduzione

L’Asia è un continente in cuiè presente una moltitudine digruppi etnici, di culture, lin-gue, regioni, backgrounds so-cio-economici e sistemi politi-ci. Tutto ciò e i valori etici pre-senti nell’insegnamento dellegrandi filosofie asiatiche, han-no forgiato la vita degli abitantidi questo continente.

Le culture asiatiche oggisentono l’impatto della mo-dernizzazione e della globa-lizzazione. Il consumatoremono-culturale portato dallaglobalizzazione sta spazzandovia i loro valori tradizionali; laconseguenza è la disgregazio-ne delle famiglie. Tutto ciò haun impatto negativo serio sul-

la salute delle persone.La popolazione totale in

Asia ammonta a 3.456.280.000

abitanti; secondo le statistichedel 1996, i cattolici sono101.210.000 (2,9%).

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1. Strutture sanitarie nel continente asiatico

Lo scenario sanitario inAsia è caratterizzato da malat-tie infettive, malnutrizione, in-validità derivanti dalla man-canza di vitamine, minerali eassunzione di acqua potabile,e da un’alta percentuale dimortalità infantile. La com-mercializzazione dei farmacida parte delle ditte farmaceu-tiche che producono medici-nali troppo cari per i poveri e isistemi sanitari pubblici chenon hanno fondi sufficienti eche non raggiungono mai i bi-sognosi, peggiorano la situa-zione (v. Allegato A, B per lestatistiche della sanità inAsia).

In molti paesi del continen-te, esiste se non un’assoluta

mancanza, almeno uno squili-brio tra il numero di medici,infermieri e personale para-medico disponibile e quellinecessari in particolare nelleunità sanitarie della periferiarurale. Mentre sono in attoriforme sanitarie, molti gover-ni e Organizzazioni non Go-vernative trovano sempre piùdifficile far fronte ai bisognisanitari essenziali della popo-lazione. Una critica analisidell’attendibilità, dell’accessoe della qualità delle cure sani-tarie costituisce una preoccu-pazione importante.

Una completa privatizza-zione che permette alle impre-se commerciali di coprire lenecessità delle persone, si è ri-velata avere gravi effetti nega-tivi, in particolare per i poveri(Tabella 1).

2. Principali problemi della sanità cattolica nel continente

Nel continente asiatico ingenerale la popolazione catto-lica è una minoranza, fatta ec-cezione per le Filippine. I pro-blemi che la sanità cattolicadeve affrontare sono esterni edinterni. I problemi esterni sonodovuti all’incomprensione trala gestione e il governo suquestioni d’etica e di manage-ment, quali ad esempio l’intro-duzione in India dell’impostasul reddito e sui fabbricati cheequipa le istituzioni caritativealle altre istituzioni sanitariecorporative e private. Inoltre,ogni sostegno da parte del go-verno indiano dipende daquanto si vuole ignorare la po-litica abortiva del governo e ilcontrollo delle nascite. Maquesto è in diretta opposizioneall’insegnamento della Chiesa.

All’interno, la Chiesa man-ca di risorse umane (medici,infermieri e personale parame-dico) in quanto nel continentenon ci sono sufficienti istitu-zioni sanitarie cattoliche performare futuri medici, infer-mieri e paramedici. Impiegarepersonale che non provienedalla chiesa non è economica-mente redditizio a causa deglialti stipendi da pagare. Poichéle istituzioni sanitarie cattoli-che non sono più finanziatecome nel passato, la qualitàdelle cure prestate risulta com-promessa e le istituzioni ten-dono a lasciarsi guidare dalprofitto per mantenersi.

3. Associazioni nazionali

In Asia quattro paesi hannoassociazioni sanitarie naziona-li.

1. Indonesia: Association ofVoluntary Health Services ofIndonesia (PERDHAKI)

2. Pakistan: ChristianHealth Association of Pakistan(CHAP)

3. India: Catholic HealthAssociation of India (CHAI)

4. Corea del Sud: CatholicHospital Association of Korea

Benché negli anni ’70 inPakistan esistesse un’organiz-zazione esclusivamente per icattolici, essa ora si è fusa con

Tabella 1 - Popolazione cattolica e istituzioni sanitarie nei paesi asiatici

S. Country Population Catholics Hospitals Dispensaries Others*

No.1 Afghanistan 22.000.000 NA NA NA NA2 Bangladesh 124.000.000 161.000 7 48 513 Bhutan 2.000.000 3.000 1 3 14 China 1.243.000.000 -5 Cambodia 10.500.000 - -6 Republic of

Korea (south) 45.700.000 2.168.000 49 30 1527 India 982.000.000 14.908.000 704 1.792 6688 Indonesia 203.500.000 318**9 Japan 125.600.000 598.000 37 23 30910 Malaysia 21.010.000 590.000 9 23 3511 Maldives 273.00012 Myanmar 46.700.000 703.000 3 34 19013 Nepal 22.500.00014 Pakistan 143.800.000 653.000 20 48 14015 Republic of

Korea 22.830.000 - - - -16 Singapore 3.400.000 103.000 3 34 19017 Sri Lanka 18.300.000 1.957.000 3 9 24018 Thailand 59.100.000 147.000 12 20 10019 Vietnam 76.500.000 - -20 Philippines 84.440.000 79.500.000 180 325 700

* Comprende lebbrosi, anziani, disabili, istituti per la riabilitazione, centri.** Ospedali e Centri sanitari

Tabella 2 - Associazione nazionale e loro membriS. No. Paese Nome dell’Associazione Ospedali Dispensari Altri1 India Catholic Health Association 704 1.197 -

of India (CHAI)

2 Pakistan Christian Health Associationof Pakistan (CHAP) 20 48 140

3 Indonesia Association of Voluntary 318Health Services of (Ospedali e Centri sanitari)Indonesia (PERDHAKI)

4 Corea del Catholic Hospital non disponibileSud Association of Korea

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altre denominazioni cristiane.L’India ha il numero più ele-vato del mondo di istituzionisanitarie nel settore volontariocon 2.900 istituzioni membri(Tabella 2).

4. Il nostro contributo alla Federazione Internazionale

In molti Paesi asiatici, inparticolare in India, esistonosistemi tradizionali indigeni ela partecipazione comunitariadelle persone. Sebbene la co-lonizzazione e l’avvento delle“medicine delle meraviglie”(sistemi allopatici) abbianomesso da parte questi sistemi,l’Asia sta ora vivendo una lororinascita.

Con una tale esperienza nel-la promozione della salute deipoveri in un contesto multicul-turale e multireligioso, tali as-sociazioni possono offrire al-l’associazione internazionaleun approccio più completo edolistico alla salute. Le areespecifiche possono essere:

– promozione del concettodi salute comunitaria e dellapartecipazione della gente.

– promozione delle medici-

ne tradizionali e delle terapiesenza farmaci.

– pacilitazione dei program-mi di scambio per lo studio deimodelli sanitari sviluppati inaltre regioni.

5. Aspettative/utilitàdi un’associazione internazionale

Quando ci si riunisce conuna buona intenzione, si otten-gono sempre dei benefici. IlSignore stesso ci ha assicuratidella Sua presenza quando ciriuniamo in Suo nome. Un’or-ganizzazione internazionalepuò svolgere un ruolo crucialenel facilitare il sostegno reci-proco tra le organizzazioni na-zionali.

Un’Associazione Internazio-nale nel campo della salute cat-tolica sotto la Chiesa cattolica,ha lo scopo essenzialmente dicoordinare la messa in atto delmagistero ecclesiale nel mini-stero sanitario e di comunicarein modo del tutto speciale gliultimi sviluppi nel campo del-l’etica medica che danno unaprospettiva cristiana alla sanità.Essa può altresì assistere le Or-ganizzazioni Nazionali nella

redazione di una politica co-mune e di un piano d’azionebasati sulla visione della Chie-sa e sulle necessità dei poveri.

Un altro ruolo importanteche l’Associazione può svol-gere è nell’area della difesa edel controllo: difesa nel pro-muovere i valori nel camposanitario e controllo del modocon cui i poveri vengono trat-tati dai sistemi sanitari dei varipaesi. Questa supervisioneaiuta l’organizzazione ad indi-viduare i valori che devono es-sere sottolineati e difesi.

Conclusioni

I cambiamenti politici edeconomici avvenuti in tutto ilmondo nell’ultimo decennio,hanno influenzato negativa-mente le cure sanitarie dellepopolazioni povere. Inoltre, lacomparsa di nuove malattie, ilriemergere di quelle che eranostate sradicate, e la resistenzaal trattamento di quelle esi-stenti, pongono un ulteriorepeso sui sistemi sanitari. Men-tre cresce il bisogno di serviziche siano accessibili e di buo-na qualità, i mezzi disponibilinon sono sufficienti per far

Allegato A - Statistiche sulla salute in Asia

S. States Life Infant Population GNP Maternal Hospital Physician Health MidWifes NursesNo. Expectancy Mortality (000) per Mortality Bed (per 1.000) Expenditure population population

At birth (per 1.000) in millions capita (per 1.000.000) (per 1.000) (% of GPD) (per 10.000) (per 10.000)1995

M F Priv. Publ.1 Afghanistan 45 46 152 22,1 - 1.700 - - 27 1,1 0,2 0.82 Banglades 58 58 79 124 240 850 0,3 0,2 48 1,2 - 0.43 Bhutan 60 62 63 2,0 420 1.600 - - - 2,3 0,4 1.54 China 68 72 41 1243,7 620 95 2,0 1,6 54 2,1 - -5 Cambodia 51 55 103 10,5 270 900 - - 10 0,7 - -6 Republic of

Korea 69 75 22 22,83 - 70 4,1 1,2 22 1,2 1,63 3.07 India 62 63 72 982 340 570 0,7 0,4 37 0,6 0,37 3.58 Indonesia 63 67 48 203,5 980 650 0,7 0,2 78 5,6 - -9 Japan 77 83 4 125,6 39.640 18 16,2 1,8 60 1,5 - -10 Malaysia 52 55 11 21,01 3.890 80 2,0 0,4 - 4,9 - -11 Maldives 63 67 50 0,273 990 - - - - 0,4 - -12 Myanmar 66 63 79 46,7 - 580 0,6 0,1 24 1,2 1,2 0.313 Nepal 59 62 83 22,5 200 1.500 0,2 0,1 22 0,8 - 2.814 Pakistan 63 65 74 143,8 460 340 0,7 0,5 56 1,3 - -15 Philippines 67 70 36 70,7 1.050 280 11 0,1 - - - -16 Republic of

Korea 69 76 10 45,7 9.700 130 - - 37 1,6 - -17 Singapore 75 79 5 3,4 26,73 10 3,6 1,4 76 1,4 - -18 Sri Lanka 71 75 18 18,3 700 140 2,7 0,1 26 1,4 2,9 5.619 Thailand 66 72 29 59,1 2740 200 1,7 0,2 - - 1,9 9.420 Vietnam 65 70 38 76,5 240 160 3.8 0,4 - - 2,1 8.6

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Allegato B - Casi riportati delle seguenti malattie in Asia

S. Asian Countries Leprosy AIDS/HIV Tuberculosis Malaria Measles1997 1997 1997 1997 1997

1 Afghanistan 27 0 0 0 -2 Bangladesh 11.222 0.6 63.471 152.729 4.9293 Bhutan 37 0 1.271 223.195 94 China 1.845 38 463.358 0 68.4045 Cambodia 2.404 300 14.857 0 2.8146 India 415.302 5.611 1.400.016 2.800.000 47.0727 Indonesia 15.071 32 24.647 1.460.569 15.3398 Japan - - - - -9 Malaysia 293 300 12.902 59.208 -10 Maldives - 2 212 17 -11 Myanmar 6.935 690 22.201 642.751 1.68412 Nepal 6.602 37 22.970 9.718 8.51313 Pakistan 1.405 19 4.307 111.836 1.09014 Philippines 4.051 51 276.295 366.844 -15 Republic 39 22 31.134 131 7116 Singapore - 92 737 316 -17 Sri Lanka 1.528 11 5.439 142.294 15818 Thailand 1.197 17.942 39.871 82.743 5.677

fronte alla domanda.Il ruolo della Chiesa è com-

plementare a quello del gover-no. Le istituzioni sanitarie cat-toliche sono più abituate a la-vorare su scala ridotta. Essenon sono adeguatamente pre-parate o equipaggiate per af-

frontare gli importanti cam-biamenti che hanno luogo sul-lo scenario nella sanità. Lepossibilità e i mezzi finanziarisono ampiamente insufficientiper far fronte alle nuove sfide.L’Associazione Internazionalesarà in grado di fornire la giu-

sta direzione nella ricerca dicreatività, impegno e investi-mento a lungo termine nellastruttura sanitaria necessariaper il terzo millennio.

Sr. ANCY SDCo-Direttore, Associazione

Sanitaria Cattolica

III: L’Africa

La CATHCA (CatholicHealth Care) è l’AssociazioneNazionale che tratta gli inte-ressi dell’assistenza sanitariadella Chiesa Cattolica in Su-dafrica. Dal gennaio 1998, es-sa è stata riconosciuta comeun membro associato dellaConferenza Episcopale delSudafrica (SACBC) che ne haapprovato la Costituzione.

Il Vescovo incaricato dellaPastorale della Salute è S.E.Mons. Orsmond, membro delConsiglio di Direzione.

Responsabile della gestionedella CATHCHA è un Consi-glio di Direzione di cui sonoattualmente Presidente. Ungruppo di lavoro ha la respon-sabilità quotidiana della ge-stione. È stato nominato unDirettore a tempo pieno nellapersona della Sig.ra BeautyMalete.

Organigramma della CATHCA

Alcuni finanziamenti sonostati ricevuti da Misereor.

I nostri compiti riguardanola redazione di politiche, l’in-terazione con associazioni dialtre chiese che si occupano disalute, l’unione di cliniche,ospedali e operatori sanitaricattolici per ispirarli con lamissione della Chiesa e infon-dere gli appropriati insegna-menti ecclesiali.

L’iniziativa più urgente incui siamo impegnati è un pro-gramma diretto a far prendereconsapevolezza dell’HIV edell’AIDS. Il problemaHIV/AIDS rappresenta la sfi-da più importante per laCATHCA che ha ricevuto ilmandato dalla ConferenzaEpiscopale di trattare le que-stioni relative a questo proble-ma. Il nostro Direttore, laSig.ra Beauty Malete, concen-trerà quindi i suoi sforzi inquesta direzione.

SABC (Conferenza Episcopale

del Sudafrica)

Vescovo incaricato della Pastorale della Salute

Consiglio di Direzione

Gruppo di Lavoro Direttore

Ospedali, Cliniche, Operatori Sanitari,

Associazione di Infermieri

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Gli altri dipartimenti – politi-ca, collegamento, etica, raccol-ta fondi, ecc. – sono di respon-sabilità di membri designati dalGruppo di Lavoro.

I primi 18 mesi di esistenzadel CATHCA sono stati movi-mentati. In questo breve perio-do di tempo abbiamo ottenutoquanto segue:

– approvazione della nostraCostituzione da parte dellaConferenza Episcopale del Su-dafrica;

– impegno in un processoconsultativo per sviluppare unabozza di documento che sotto-linei la “Politica Sanitaria dellaChiesa Cattolica nella Provin-cia del Sudafrica”. Questo do-cumento è attualmente allo stu-dio da parte dei nostri Vescovie dovrebbe essere ratificato nelprossimo mese di gennaio;

– Summit nazionale suHIV/AIDS nel dicembre 1998;

– assistenza del più grandeOspedale cattolico del Sudafri-ca, il St. Mary’s Hospital atMariannhill, nelle negoziazioniriuscite per limitare l’estensio-ne di un proposto taglio allesovvenzioni statali;

– il lavoro di un membro delnostro Gruppo di Lavoro è sta-to decisivo nel creare un “Um-brella Funding Project” per ungruppo di cliniche gestite da or-ganizzazioni religiose (cattoli-che e non). Questo progetto ri-ceverà 22 milioni di rand dal-l’Unione Europea nei prossimi3 anni;

– partecipazione in un pro-cesso di creazione di un ForumNazionale di istituzioni sanita-rie finanziate dallo Stato checomprende tutti gli attori – reli-giosi e laici.

Le sfide principali cui ilCATHCA si trova di fronte so-no:

a) HIV/AIDSCome abbiamo già detto, il

CATHCA è attualmente incari-cato dalla Conferenza Episco-pale di trattare le questioni rela-tive all’HIV/AIDS.

Poiché l’HIV/AIDS non èsoltanto una questione sanita-ria, stiamo coordinando la no-stra risposta con quella di altricolleghi dell’Istituto Cattolicoper l’Educazione nonché del-l’Agenzia per lo Sviluppo e ilBenessere della ConferenzaEpiscopale.

Si sta attuando una consulta-zione tra fornitori di cure sani-tarie ed esperti di teologia mo-rale cattolica su queste questio-ni.

Sono stati avvicinati finan-ziatori religiosi e laici al fine ditrovare fondi per i nostri pro-grammi HIV/AIDS.

b) Garantire la continuità delle Istituzioni sanitarie cattoliche (ospedali e cliniche)Lo scorso anno è stato chiuso

un certo numero di istituzionisanitarie cattoliche, mentre al-tre sono prossime alla chiusura.La CATHCA sta considerandol’opportunità di fornire un so-stegno direttivo alle istituzionipiù piccole che mancano di ca-pacità gestionale.

Inoltre, stiamo sviluppandoun modello che dovrebbe per-mettere alle istituzioni sanitariecattoliche di mantenere il pro-prio carattere ed il proprioethos malgrado il minor nume-ro di religiosi che vi lavorano.

L’aumentato ruolo svolto dailaici nelle posizioni dirigenzialinelle nostre istituzioni sanitarieporta con sé ulteriori sfide. Inquesto caso il ruolo dellaCATHCA è quello di sostenerequesti manager ed assicurareche ricevano la formazione ap-propriata nell’insegnamentodella Chiesa, in particolare ri-guardo alle questioni sanitarie.

c) Rapporti con lo StatoI rapporti della nostra Asso-

ciazione con lo Stato sono ge-neralmente cordiali, benchédifferiamo notevolmente perquanto riguarda questioni quali

l’aborto e l’eutanasia.Dall’entrata in vigore del

Choice of Termination of Pre-gnangy Act (sulla libertà discelta nell’interruzione dellagravidanza) n. 92 del 1 feb-braio 1997, sono stati effettuaticirca 19.000 aborti.

Inoltre si sta discutendo suuna proposta di “Diritti dei ma-lati terminali (o decisioni di findi vita).

La Chiesa Cattolica in Suda-frica (e la CATHCA) riaffermail suo impegno alla santità dellavita.

Il governo sudafricano pro-segue la sua politica macro-economica denominata “Cre-scita, Impiego e Ridistribuzio-ne” (GEAR), diretta ad assicu-rare una riduzione drastica delsuo deficit nei prossimi anni.

Tale politica prevede grossitagli a tutti i dipartimenti stata-li, compreso quello della sanità.Tagli tagli sono stati imposti sututte le istituzioni sanitarie pub-bliche, ma in particolare suquelle della CATHCA.

La sfida in questo caso èquella di fare in modo che lostato continui a sostenere le no-stre istituzioni. Inoltre stiamoesaminando altre possibilità difinanziamento.

Questioni continentaliQuestioni africane

Dall’incontro dell’Associa-zione Internazionale degliOspedali Cattolici in Vaticanonel settembre 1998, il CATH-CA ha avuto pochi contatti coni colleghi degli altri paesi afri-cani. Mi è stato chiesto di pre-sentare una quadro dei proble-mi relativi all’Africa.

In breve, i problemi generaliche gli ospedali cattolici devo-no affrontare nel nostro conti-nente sono i seguenti:

– conseguenze della guerra;– HIV/AIDS;– finanziamento e quindi

continuità;– rapporti con lo Stato.Se l’Africa deve diventare un

membro attivo di una Federa-zione Internazionale di Ospe-dali cattolici, la nostra Federa-zione di Ospedali cattolici do-vrebbe svilupparsi a livellocontinentale.

Dott. D.P. ROSSPresidente, Consiglio del CATHCA

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L’Associazione AustralianaCattolica per la Sanità ha in-trapreso una significativariforma per rispondere alle fu-ture sfide del ministero. Quan-to abbiamo appreso dalla no-stra esperienza può essere uti-le nella creazione di una futurafederazione internazionale.

È stato ampiamente ricono-sciuto che il cambiamento diparadigma da una cura sanita-ria istituzionale rivolta per an-ziani verso sistemi di dispen-satori di cure ha portato nuovesfide per la gestione, maggioripressioni sul funzionamento eha spinto a riaffermare l’iden-tità cattolica nel sistema sani-tario.

In generale, i cambiamentistrutturali sono stati guidati dauna visione comune del con-tributo che i dispensatori dicure cattolici intendono dareper il futuro, con la determina-zione di assicurare che il mini-stero sanitario torni ad esseredefinito un lavoro essenzialedella missione ecclesiale. Il ri-sultato è stato la creazione del“Catholic Health Australia”.

L’organizzazione è passatadall’essere un gruppo nonstrutturato di interessi ad unsettore consolidato di questio-ni di gestione. La riforma èstata essenzialmente una stra-tegia di gestione, che vuolepromuovere e rafforzare l’e-spressione organizzata del mi-nistero sanitario.

La “Catholic Health Austra-lia” ha un programma comple-to per promuovere e rafforzareil ministero. Gli obiettivi percui l’Associazione è stata co-stituita sono i seguenti:

– promuovere il ministerosanitario cattolico per gli an-ziani e/o nella comunità comeelemento essenziale della mis-sione della Chiesa cattolica;

– diffondere, mediante pub-blicazioni ed altri strumenti,l’insegnamento della Chiesacattolica riguardo al ministerosanitario cattolico per gli an-ziani e/o nella comunità;

– fare pubbliche dichiara-zioni, da una prospettiva catto-lica, su questioni relative allecure sanitarie per anziani e/onella comunità;

– assicurare, ove possibile,la presenza e la missione effet-tiva dei servizi sanitari cattoli-ci per anziani e/o nella comu-nità;

– servire da centro per la so-lidarietà e la testimonianza deicattolici impegnati nel mini-stero sanitario per anziani e/onella comunità;

– controllare ed analizzaresignificativi sviluppi a livellonazionale nel ministero sanita-rio per anziani e/o nella co-munità;

– controllare, analizzare,iniziare la ricerca e risponderealle politiche dei governi fede-rali e statali, per quanto riguar-da il ministero sanitario catto-lico per anziani e/o nella co-munità;

– mantenere, da parte del-l’Associazione, contatti rego-lari con il governo federale e,quando opportuno, con quellistatali;

– identificare e rivedere co-stantemente le questioni eticherelative al ministero sanitariocattolico per anziani e/o nellacomunità;

IV: Il punto di vista della “Catholic Health Australia”

Servizi sanitari per gli anziani e per la comunità

CONSIGLIO↑ ↑ ↑ ↑ ↑Rappresentanti

→ sistemi di dispensatori dicure dei maggiori istitutireligiosi

→ dispensatori di curesanitarie e per anziani apartecipazione unica

→ organizzazioni stataliconsorziate

→ Conferenza EpiscopaleAustraliana

→ Conferenza Australianadei Superiori degli IstitutiReligiosi.

Comitato di direzione

CommissioneNazionale

Enti regionaliLeader e

proprietari diservizi regionali

strutture, servizie dispensatori

Comitati (Come richiesto)

Policy UnitLeader e

proprietari diservizi sanitaricattolici per gli

anziani

Persone che ricevono servizi

comunitari

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– difendere e promuovereuna più vasta adozione dei va-lori cattolici, dei principi etici edella giustizia sociale nelle cu-re sanitarie per anziani e/o nellacomunità;

– assistere nella promozionedegli standard più elevati diservizio nelle cure sanitarie peranziani e/o nella comunità;

– fornire ai membri dell’As-sociazione consigli altamentespecializzati nelle questioni at-tinenti al ministero sanitariocattolico per anziani e/o nellacomunità;

– iniziare, promuovere e fa-cilitare, attraverso programmieducativi e di altro genere, losviluppo personale e professio-nale dello staff e di altre perso-ne associate alle cure sanitarieper anziani e/o nella comunità;

– fornire ai membri dell’As-sociazione un foro di comuni-cazione per questioni di comu-ne interesse e preoccupazione;

– facilitare, ove opportuno,l’integrazione del ministero sa-nitario cattolico per anziani e/onella comunità in Australia;

– essere portavoce dei mem-bri dell’Associazione per que-stioni relative al ministero sani-tario per anziani e/o nella co-munità in modo da fornire unavoce unica su queste questioni;

– essere una risorsa e un pun-to di riferimento per la Confe-renza Australiana dei Superioridegli Istituti Religiosi perquanto attiene alle questioni re-lative al ministero sanitario cat-tolico per anziani e/o nella co-munità;

– fare un collegamento conaltre persone ed organismi chein un certo qualmodo si ritienepossano portare alla realizza-zione degli obiettivi dell’Asso-ciazione.

Cosa intende fornire la nuova struttura

1. Creare una struttura autorevoleCon oltre 116 dispensatori di

cure sanitarie per anziani e/onella comunità, era d’importan-za cruciale creare una strutturaautorevole. Prima la strutturadell’associazione aveva solo unConsiglio che rappresentava gliinteressi dei servizi che vi face-vano parte. Il nuovo Comitatodi Direzione viene eletto dai

proprietari (quelli con autoritàcanonica per il ministero). Sitratta di un ente con molta piùautorità, che pone le basi peraccordi di gestione futuri travari proprietari. Permette inol-tre un’identità a più lungo ter-mine delle proprietà pubblica-mente identificate come “catto-liche”, benché rimangano spe-cificatamente congregazionalia medio termine.

Ha anche creato un foro rico-nosciuto e autorevole che puòtrattare questioni di reciprocointeresse, in particolare per iproprietari. Questo vuol direche, se le istituzioni cattolicherischiano la chiusura, o qualco-sa del genere, esiste un foro do-ve possono essere studiate ri-sposte strategiche e di collabo-razione.

2. Sviluppare un approccio politico a livello nazionale nell’ambito della ChiesaLe pressioni sul settore che

mettono a rischio il contributofuturo della Chiesa sono:

a) diminuzione della presen-za del personale religioso;

b) ambienti di servizio alta-mente competitivi;

c) beni di valore sotto il con-trollo di istituti religiosi alla ri-cerca di opzioni per trasferirli ovenderli;

d) mantenimento dell’iden-tità cattolica nel contesto dellaleadership e della spiritualitàlaica.

Di conseguenza, la CHA èstata creata per promuovere lacollaborazione più che l’indi-pendenza, incoraggiare l’inter-dipendenza più che l’autono-mia.

Queste pressioni richiedonouna “strategia ad ombrello” chetenda a rafforzare i servizi, as-sicurare la capacità della futuraleadership e affrontare realisti-camente la futura assenza dipersonale religioso.

Poiché una buona parte delsettore è ancora abbastanza for-te da sostenere il medio termi-ne, deve essere facilitata unaseria analisi per quanto riguar-da future collaborazioni, fusio-ni, alleanze o trasferimenti diproprietà.

3. Creare un ambiente strutturale per facilitare un’azione sistematicaSi tratta di una tendenza ge-

nerale verso lo sviluppo di si-stemi sanitari nel settore. Sem-bra che ulteriori consolida-menti siano nell’interesse del-l’attuabilità dei servizi.

Sviluppare sistemi “generi-ci” nel quadro della CHArafforzerà il settore in genera-le.

Risultati della nostra riforma

1. Attenzione al principio di sussidiarietàPresupporre un rapporto

strutturale necessita di una vi-sione comune per il futuro. Ciòa sua volta richiede un consen-so sugli aspetti più importantidei servizi sanitari cattolici peranziani in comune con tutti ifornitori.

È essenziale un discerni-mento su quale livello di go-verno possa essere più efficacenell’ottenere i risultati auspica-ti, a livello nazionale, regiona-le o locale, entro un numero dirisorse preciso.

Di conseguenza, la nostrariforma ha posizionato a livel-lo nazionale le funzioni cheerano esclusivamente di im-portanza “generica” per il mi-nistero. Ogni funzione chepossa essere meglio trattata re-gionalmente o localmente, èstata attribuita di conseguenza.

2. Idee diversificate sul concetto di proprietàBenché tutti i proprietari

cerchino di mantenere i loroattuali servizi nella Chiesa cat-tolica, non si può presupporreche tutti adotteranno la stessaopzione per il futuro.

Deve essere sviluppata unadiversità di opzioni riconosciu-te per armonizzare le varie si-tuazioni economiche degli isti-tuti religiosi.

3. UrgenzaBenché alcuni dispensatori

di cure abbiano avvertito unaforte urgenza per le riformestrutturali, ciò si è raramenteripercosso in tutto il settore.Ne è risultato che l’assunzionedelle decisioni è stata più lentadi quanto si prevedesse.

Inoltre, con 116 proprietaridistinti, i cambiamenti nellestrutture della leadership du-rante il periodo hanno portato

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ad un certo rallentamento deiprocessi di consultazione.

4. Alcuni precedenti a titolo indicativoLe sfide cui il ministero sani-

tario cattolico si trova di frontealle soglie del nuovo millenniohanno pochi, se non nessunprecedente.

La lotta intellettuale per deli-neare nuove strade per il mini-stero può essere eccitante, mapuò anche spaventare.

Il contenuto per sviluppareopzioni per il futuro non èprontamente accessibile. La pa-zienza diventa una virtù.

Le informazioni di altri paesipossono aiutare. Tuttavia, biso-gna stare attenti a capire se sipossono fare subito paragonidiretti.

Ciò rappresenta una sfida perle risorse umane a disposizionedei fornitori, in particolare nel-l’ambito del diritto canonico edella gestione.

Questioni relative alle strutture internazionali

1. L’Australia si sta muoven-do verso sistemi sanitari e si staallontanando da ospedali a par-tecipazione unica. Le struttureinternazionali si basano megliosu associazioni nazionali o si-mili.

2. Le riforme di gestione so-no le sfide più urgenti per il set-tore. Per affrontarle sarebbe ef-ficace un pool di servizi di con-sulenza e sostegno di alta qua-lità.

3. Le questioni relative all’i-dentità cattolica sono inevita-bilmente collegate alle sfidepiù ampie poste alla Chiesa dauna società sempre più secola-re. Per essere credibili, le solu-zioni devono essere “locali”.

4. L’integrazione dei servizicattolici nei sistemi sanitari au-straliani ha pochi paralleli in-ternazionali.

5. Il “numero critico” di per-

sonale religioso ancora in atti-vità nel ministero è molto mi-nore rispetto agli altri paesi. Diconseguenza, l’esperienza au-straliana potrebbe assistere altripaesi qualora si trovassero insituazioni simili.

6. Quali funzioni o servizispecifici può fornire una strut-tura internazionale che non rap-presentino un duplicato di quel-li attualmente disponibili inAustralia? Ciò richiede un’at-tenta esplorazione affinché lerisorse non vadano perdute.C’è un indubbio beneficio nelcondividere la saggezza dell’e-sperienza australiana. Poten-zialmente c’è molto da guada-gnare da un network di rifles-sioni sullo sviluppo del mini-stero sanitario cattolico nelmondo.

Dr. FRANCIS SULLIVANDirettore Esecutivo

Catholic Health Australia

V: America Latina

Una storia di ospitalità

Il rapporto malattia-religio-ne-salute risale agli inizi dellastoria dell’uomo, quando egliricorre a tutti i mezzi a sua di-sposizione per recuperare la sa-lute o il benessere organico.

Nelle culture più antiche, lascienza ha scoperto che questostesso rapporto viene espressoin modo più esplicito. Il sacer-dote o lo sciamano trattano po-teri curativi che vanno al di làdella conoscenza degli effettidei minerali, delle piante e dialcuni esseri viventi. Ce lo te-stimoniano documenti trovatiin India, Egitto, Grecia e Ro-ma, il Codice di Hammurabi,la Bibbia, in cui appare unagrande attività sanitario-curati-va, i templi-case della vita edei morti degli egiziani, i san-tuari di Epidauro, di Cos e diPergamo in Grecia, a Roma iltempio di Esculapio nell’IsolaTiberina con accoglienza deimalati, sacrifici e rituali curati-vi, ecc. I Fatebenefratelli oggirappresentano in questa stessaIsola la lunghissima tradizione

ospedaliera religiosa e curativadella Città Eterna.

L’unione dell’attività curati-vo-religiosa tra l’antichità e lastoria attuale trova fondamentonella parabola del buon sama-ritano, espressa da nostro Si-gnore Gesù Cristo: “Va’ e fa’ lostesso” (Lc 10, 29-37), nellapratica del vangelo (Mt 4, 23-24), nell’amore verso il prossi-mo come verso se stesso (Mc12, 31).

Fin dagli inizi la Chiesa hacreato tutto uno stile di ospita-lità e di ospedali che troviamoin molte società di oggi. L’ac-coglienza dei malati, le cure, lacreazione di ospedali, sono unacostante dell’opera di evange-lizzazione della Chiesa. Citia-mo ad esempio il diacono Lo-renzo, certamente aragonese, lamatrona romana Fabiola, gliOrdini Ospedalieri dei secolidal XII al XX a Gerusalemmee in tutta Europa, e tantissimealtre istituzioni ospedaliere.

A Granada, in Spagna, doveesistevano otto o nove ospedalidi diverse confraternite o grup-pi, San Giovanni di Dio, senza

altro mezzo che la propria con-vinzione e il proprio impegno atrattare i malati meglio di comevenivano trattati nell’OspedaleReale, creò uno stile di ospita-lità e di ospedali che il suo Or-dine continua nel mondo, conuna rete ospedaliera di 293 isti-tuzioni sotto la stessa bandierae mistica cristiana e juandedia-na; 45 di questi sono in Ameri-ca Latina.

America Latina

La storia della “sanità” èstrettamente legata all’azionedella Chiesa. Il primo ospedaledelle nuove terre fu quello diSan Nicola (a Santo Domingo,1503). Nella stessa epoca sor-sero altre due istituzioni: il leb-brosario di San Lazzaro e l’o-spedale di Sant’Andrea.

In Messico, FerdinandoCortés fondò il primo ospedalein terra ferma: l’ospedale diGesù Nazareno, originaria-mente chiamato dell’ImmacolaConcezione e che funziona an-cor’oggi con il proprio patri-

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monio di fondazione nella ca-pitale della nazione messicana.

A Lima, l’Arcivescovo Jeró-nimo de Loaiza iniziò la storiadell’ospitalità creando l’Ospe-dale di Sant’Anna dei Nativi.

I Confratelli di San Giovan-ni di Dio (Fatebenefratelli)rappresentarono una delle po-che e grandi avanzate evange-lizzatrici nel mondo della sof-ferenza, della salute e della vi-ta, mediante la creazione di ol-tre cento ospedali nei primidue secoli del processo di co-lonizzazione.

Un altro sforzo importantenell’assistenza ai malati duran-te la prima evangelizzazioned’America è stato quello com-piuto dai Frati Francescani. Inseguito, troviamo i Betlemiti ela Congregazione della Caritào di Sant’Ippolito.

È molto lunga la lista di fi-gure illustri, non soltanto di re-ligiosi, ma anche di laici e divescovi, che si dedicarono al-l’assistenza ai malati. Tra que-sti ricordiamo Vasco de Quiro-ga, fondatore e promotore divari ospedali in Messico e cherappresenta un brillante esem-pio di opera evangelizzatricecon una sensibilità particolareper l’ospitalità.

Tale processo di espansioneospedaliera della Chiesa conti-nuò nei secoli XVII e XVIII,per poi decadere nel XIX seco-lo, durante le guerre d’indipen-denza con la persecuzione dellaChiesa e l’espulsione di religio-si nei vari paesi americani. Ilsecolo XX, giunto ormai al ter-mine, ci lascia un’ammirevolestoria di ripresa e di rinnova-mento dell’opera ospedalieradella Chiesa nel continenteamericano, che conta oggi oltre2.200 centri, tra ospedali, centrisanitari, ospizi, lebbrosari, ecc.

Giustificazione del progetto

Anche nelle nostre nazioni sistanno costituendo società in-ternazionali che vanno trasfor-mando così la protezione e lacura della salute in un affarelucrativo.

La globalizzazione nel cam-po culturale, economico e poli-tico, è una realtà che non pos-siamo disconoscere.

I progressi scientifico-tecno-logici nel mondo ospedaliero si

vanno rapidamente globaliz-zando.

Sono globali anche i pericolidella manipolazione della vitae i problemi etici associati al-l’esercizio della medicina e al-la struttura ospedaliera.

La Chiesa vuole assicurareun linguaggio comune perquanto riguarda le sue operesanitarie e la riforma dei siste-mi. Ha bisogno pertanto distrumenti che permettano loscambio di informazioni e l’at-tualizzazione in materia dibioetica, che giungano a tuttigli ospedali cattolici.

Le associazioni e le federa-zioni internazionali cattolichesono un mezzo importantissi-mo per affermare e promuove-re la “Cultura della Vita”, co-me alternativa alla predomi-nante “Cultura della morte” edel denaro.

La riforma dei sistemi sani-tari è stata già assicurata un po’ovunque; poiché in molti paesiquesti sistemi si vanno sgreto-lando, i governi, obbligati dalneoliberalismo economico,danno segni di volersi liberaredi quest’onere sociale. La nuo-va sfida sta nella qualità umanadel servizio, nell’attenzione in-tegrale, olistica. Ciò richiedechiarezza di principi etici, lea-dership spirituale, testimonian-za evangelica. E tutto ciò an-che a livello mondiale.

Funzioni delle federazioni

Assicurare il diritto ad agiresecondo le proprie convinzioni(libertà di coscienza e di asso-ciazione) per i professionisti ele istituzioni cattoliche nei di-versi paesi. In particolare perciò che riguarda l’eserciziodell’amore cristiano, della gra-tuità, del rispetto per ogni vita,in un mondo orientato dall’af-fanno per il denaro e la consi-derazione utilitaristica dellapersona.

Le associazioni cattoliche“hanno una funzione di media-zione attraverso la quale la dot-trina cristiana può penetrare ef-ficacemente nella vita contem-poranea” (Giovanni Paolo II).

Un ruolo fondamentale èquello della formazione. Impe-gno diretto ad assicurare che iprogrammi accademici delleFacoltà di Medicina, di Infer-

mieristica e altre professionisanitarie, dispongano di solidecattedre di etica e bioetica.Creare servizi di consulta perlo studio dei problemi etici as-sociati all’esercizio della medi-cina e la sua soluzione teorica epratica. Finanziare pubblica-zioni che servano da appoggioalla formazione permanente eall’intercomunicazione traospedali e professionisti sanita-ri cattolici.

Vegliare a che la dimensioneetica e religiosa nel mondo del-la salute sia rispettata, animatae considerata in una duplice di-mensione: come diritto dellapersona e come elemento tera-peutico.

Essere un canale efficace dievangelizzazione nel mondodella salute e della vita. QuesteFederazioni sono “una presen-za organica nella Chiesa a li-vello internazionale”. “Senzale Organizzazioni internazio-nali cattoliche mancherebbequalcosa alla vitalità dellaChiesa e alla sua missione pro-fetica ed apostolica nella so-cietà internazionale di oggi”(Giovanni Paolo II).

Costituirsi in un ambito dispiritualità cristiana e specificache assicuri ai suoi membri lecondizioni per consolidare l’e-sperienza della fede. Le Asso-ciazioni e le Federazioni catto-liche possono contribuire gran-demente a facilitare una vita disantità e di spiritualità specifi-ca per i professionisti cattolici,di cui essi stessi manifestano lanecessità.

La sfida: un organismo vivo ed operante

Gli Istituti sociali assisten-ziali che abbiamo visto, consoddisfazione, raggiungere nelloro processo di sviluppo quasitutti i cittadini dei nostri paesi,sembrano avere i giorni conta-ti.

La diaconia attiva nella suaespressione più ampia, è unadelle eccellenze della Chiesa.Verso il prossimo millennio delcristianesimo, le istituzioni dimisericordia potranno esserel’elemento, anche ecumenico,fondamentale.

Bisogna pensare alla nuovaevangelizzazione a partire dal-la misericordia, dall’assistenza

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sociale e dall’ospitalità. Iniettare nuova vitalità alle

quasi 28.000 istituzioni dellaChiesa cattolica in tutto il mon-do a partire dalla spiritualitànelle sue Chiese continentali,regionali, nazionali, diocesane,parrocchiali, associative, ecc.

Esaminandone il processostorico, vediamo che la Confe-derazione Internazionale degliOspedali Cattolici prosegue lasua attività da quasi mezzo se-colo. Oggi più che mai la suapresenza e la sua proiezionesono decisive dato il momentodi crisi e i fattori di cambia-mento accelerato che sta speri-mentando l’istituzione ospeda-liera.

Per una vera presenza, è ne-cessario impostare un’organiz-zazione a livello nazionale econtinentale, per darle rappre-

sentatività e forza a livellomondiale. È necessaria unacampagna di divulgazione,motivazione e follow-up neipaesi in cui già esistono federa-zioni di ospedali cattolici, e unpiano efficace di consulta percrearle laddove non esistono onon sono operanti.

È necessario creare strumen-ti e spazi di espressione e discambio di idee, esperienze einiziative. Ad esempio: rivistainternazionale, riviste naziona-li o regionali, utilizzo della reteweb (Internet) per un’informa-zione permanente sulla CIHC,realizzazione di incontri nazio-nali e regionali, pubblicazionedi documenti e libri su temi eproblematiche proprie degliospedali cattolici, ecc.

Se la Chiesa è sempre statapioniera nella creazione di ope-

re sociali ed ospedaliere, oggiqueste hanno l’urgente neces-sità di un sostegno spirituale difronte alle nuove sfide che cilancia la medicina moderna; laChiesa deve affrontare i pro-blemi etici e morali che l’atten-dano al varco.

Fra JOSÉ ANADÓN, OHDelegato del CELAM

Santafé de Bogotà, Colombia

Legenda

OIC = Organizzazioni InternazionaliCattoliche

FIAMC = Federazione Internazionaledelle Associazioni Mediche Cattoliche

FIPC = Federazione Internazionaledei Farmacisti Cattolici

CICIAMS = Comitato InternazionaleCattolico delle Infermiere ed Assistentimedico-sociali

CICH = Confederazione Internaziona-le degli Ospedali Cattolici

VI: Rapporto sull’Associazione Sanitaria Cattolicadegli Stati Uniti

Vorrei esprimere il mio ap-prezzamento e quello dell’As-sociazione Sanitaria Cattolicadegli Stati Uniti per avermiofferto l’opportunità di parlarebrevemente sul ministero sa-nitario cattolico negli USA esul futuro della FederazioneInternazionale delle IstituzioniSanitarie Cattoliche (AISAC).Prima di iniziare, vorrei inparticolare esprimere la nostragratitudine a S.E. Mons. Lo-zano per l’invito rivoltoci apartecipare a questo importan-te simposio.

Vorrei altresì congratularmipubblicamente con Mons. Lo-zano per la sua elevazione al-l’episcopato.

Negli Stati Uniti il ministe-ro sanitario cattolico è statoformalmente costituito nel1727 a New Orleans. In molticasi l’istituzione di questo mi-nistero è stato opera di comu-nità di religiose e di religiosigiunti negli USA per servire ibisogni di una numerosa po-polazione e, in seguito, invita-ti dai vescovi locali a servirela missione della Chiesa inquanto la nazione si stavaespandendo verso occidente.

All’origine, tale ministeroveniva effettuato nelle casedei poveri e poi negli ospeda-li. Col tempo, quelle che era-no delle semplici espressionicorporali della misericordia,divennero un’espressione isti-tuzionale ben organizzata edefficace dello stesso spiritoevangelico. Attualmente negliStati Uniti ci sono 601 ospe-dali cattolici e 1.359 struttureper le cure a lungo termine.Gli ospedali rappresentano il15,4% delle cure intensivefornite nel paese, e il loro va-lore netto è stimato intorno ai65 miliardi di dollari. Il mini-stero sanitario cattolico, comequello dell’educazione e delservizio sociale, rappresentauna realtà forte e stabile sianella Chiesa che nella società.

Negli ultimi anni, il mododi attuazione del ministero èstato influenzato da due fatto-ri. Anzitutto, la diminuzionedel numero di religiosi e allostesso tempo una crescenteconsapevolezza della respon-sabilità dei fedeli cristiani nelrealizzare le opere apostolichee i ministeri ecclesiali. Secon-do, i drammatici cambiamenti

occorsi nei sistemi di rimbor-so e nell’ammontare dei rim-borsi ai fornitori di cure sani-tarie da parte del governo(Medicare per gli anziani eMedicaid per i poveri) e dellesocietà assicurative.

Ne è risultato un movimen-to volto a sviluppare dei siste-mi che inizialmente hannoriunito ospedali di proprietà diun determinato istituto reli-gioso per ottenere la forza ne-cessaria per le operazionicommerciali e la conduzione.Sempre più questi sistemi esingole istituzioni sono direttida laici. Essi hanno inoltreesteso la loro visione per ri-spondere ai bisogni di ciò cheviene chiamato il continuumdelle cure. A livello locale eregionale, l’ospedale o il mi-nistero sanitario intensivo ri-chiedono rapporti con istitu-zioni a lungo termine, con isti-tuti per la riabilitazione e conle compagnie assicurative, percitarne alcuni.

La prima ondata di sviluppoè stata seguita da una seconda,a livello regionale e nazionale,per cui quei sistemi che primavenivano identificati con par-

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ticolari istituti religiosi si sonoriuniti in sistemi “co-sponso-rizzati” da diversi istituti reli-giosi. Questo movimento pre-senta un altro aspetto impor-tante nel fatto che, in alcunicasi, gli istituti religiosi hannoalienato la loro proprietà tra-sferendola ad una persona giu-ridica pubblica che si assumela responsabilità del ministeroper il futuro. La leadership diquesta nuova realtà ecclesialeè ampiamente dei laici.

Mentre nascono realtà posi-tive come quelle sopra de-scritte, le questioni relative ainuovi sistemi di rimborso e al-la diminuzione dei rimborsi,rappresentano una sfida allacapacità di continuare questoministero. Le stesse realtà ri-chiedono, a livello locale e re-gionale, che vengano instaura-ti rapporti di cooperazionecon i fornitori di cure sanitarietanto di altre denominazionireligiose, quanto secolari. Leuniche questioni relative aquesti rapporti sono quelleche riguardano il manteni-mento dell’identità e dell’inte-grità.

Un altro movimento signifi-cativo è stato di natura mag-giormente filosofica. L’obiet-tivo del ministero non è piùsoltanto la cura delle malattie,ma si è esteso fino ad include-re l’attenzione a tutto ciò chepuò rendere possibile il man-tenimento della salute tanto alivello individuale che collet-tivo. L’obiettivo è una personasana in una società sana. Ciòinvita a ricercare nuovi modiper integrare e coordinare ilnostro servizio, per non men-zionare come concepiamo ciòche intendiamo fare.

Le sfide cui questo ministe-ro si trova di fronte sono, inparte:

– il bisogno di rafforzare l’i-dentità del ministero;

– il bisogno di stimolarne laleadership;

– il bisogno di svilupparestrutture appropriate;

– il bisogno di approfondirela comprensione e l’impegnoalla salute come un bene so-ciale o pubblico.

Le sfide possono spaventa-re, ma ognuna di esse ci offreun’opportunità incredibile perrafforzare e costruire su ciòche già esiste.

Rafforzare l’identità del ministero

Negli anni passati, il mini-stero sanitario cattolico si èlargamente adoperato per so-stenere e far valere la propriaidentità. La nostra esperienzanon è diversa da quella dei no-stri colleghi che lavorano neiservizi cattolici educativi e so-ciali. Anche noi sentiamosempre più il bisogno di esse-re attenti alle questioni relati-ve all’identità quando diven-tiamo più efficaci nello svi-luppo di ampi e complessi si-stemi di consegna che devonorispondere alle richieste delgoverno, delle grandi aziendee del mercato. Nelle nostre di-scussioni su come meglio ri-spondere, siamo assistiti natu-ralmente dalle Direttive Eti-che e Religiose. Sappiamo, adogni modo, che l’identità vie-ne modellata da vari fattori enon soltanto da Direttive.

In questo modo cerchiamodi rafforzare la nostra identitàal fine di assicurare che inogni cosa che facciamo vengaespressa inequivocabilmentela ragion d’essere del nostroministero. La coerenza tra lenostre rivendicazioni e leazioni che compiamo alla lucedi queste è ciò che ci distinguenell’ambito della sanità comepure in tutti gli altri.

Stimolare la leadership nel ministero

La seconda sfida è di susci-tare e di formare la leadershipdel futuro. Questo ministero èstato ed è benedetto da moltileader saggi e dotati – donne e

uomini, religiosi e laici. Moltileader di adesso sono cresciutiin una cultura fortemente cat-tolica che ha dato loro un cer-to tipo di formazione... unaformazione che li ha radicatifermamente nella tradizionecattolica e che li ha aiutati amodellare il modo con cuipensano e agiscono. Tuttavia,questa forte cultura non esistepiù come una volta. Rimanequindi la questione di comesviluppare futuri leader chesiano ugualmente radicati nel-la tradizione, che abbiano as-sorbito e che siano motivatidai valori del vangelo. Comenel passato, buona parte diquesto lavoro sarà opera delloSpirito. Noi però ne siamo co-responsabili. Dobbiamo assi-curare che l’anima di questoministero venga trasmessa inun modo tale che i leader didomani, cattolici e non cattoli-ci, siano in grado di affrontarele sfide del prossimo millen-nio. Tutti sappiamo che nonbasta dare alla gente il Codicedi Diritto Canonico o un insie-me di Direttive perché sianocapaci di amministrare il mi-nistero saggiamente. Così co-me non è sufficiente basarciesclusivamente su approcciprogrammatici per identifica-re e sviluppare i leader del fu-turo. Dobbiamo cercare modiper trasmettere ai futuri leaderl’immaginazione cattolica contutta la sua ricchezza, profon-dità e complessità. Che sianocoloro che sponsorizzano ocoloro che governano, coloroche dirigono o coloro che pra-ticano le arti curative, o checollaborano come aiutanti,tecnici, ecc., tutti condividonouna visione comune che per-metterà loro di realizzare ilministero che è stato loro affi-dato.

Sviluppare appropriate strutture per il ministero

Una terza sfida è quella rap-presentata dal rafforzare lestrutture che supportano que-sto ministero. Una grandecreatività ha già dato come ri-sultato nuove forme di spon-sorizzazione, in nuove struttu-re corporative ed in alleanzeall’interno del ministero. Mol-ti di questi sforzi, tuttavia, so-

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no stati diretti esclusivamenteverso un’integrazione oriz-zontale all’interno di ciò chetradizionalmente intendiamoper cure sanitarie cattoliche.

Oltre a continuare questisforzi, dobbiamo perseguireanche un’integrazione più for-temente verticale, pensandoalle cure sanitarie in manierapiù estesa e più appropriatache nel passato. Incitati dalprocesso del “New Cove-nant”, si stanno sviluppandopartnership con le Carità cat-toliche, con gruppi qualiMercy Housing, con scuolecattoliche e con parrocchie.Naturalmente sorge subito ilseguente spinoso interrogati-vo: “chi se ne occuperà?”. Bi-sogna arrivare alla rispostamolto attentamente e semprecon un occhio verso l’obietti-vo che vogliamo conseguire.Se dobbiamo creare dei siste-mi sanitari che veramente ser-vano il bene integrale e il be-nessere delle persone e dellecomunità, dobbiamo essereaudaci e pronti ad assumercidei rischi.

Andando avanti, dobbiamoconsiderare nuovi modi dipartnership e di sostegno deimedici. I cambiamenti chestanno avvenendo nel sistemasanitario americano pongonosignificativi impedimenti allacapacità dei medici di restarefedeli all’impegno di base del-la medicina: cioè il bene delpaziente. Come ha sottolinea-to con vigore il Cardinale Ber-nardin, in molti modi la medi-cina ha perso la sua portatamorale. Le organizzazioni sa-nitarie cattoliche devono esse-re luoghi in cui i medici e tuttii dispensatori di cure trovanouna casa, luoghi dove nullaimpedisca loro di agire alla lu-ce dei propri obblighi primari.

Approfondire la comprensione e l’impegno alla salute come un bene sociale

La quarta sfida, forse la piùdifficile, riguarda il modo concui intendiamo le cure sanita-rie. Secondo la tradizione cat-tolica, l’accesso alle cure sani-tarie di base è un diritto uma-no fondamentale poiché la sa-lute è una condizione necessa-

ria per il benessere o lo svi-luppo dell’uomo. Insistiamoquindi sul fatto che la salutenon deve mai essere conside-rata semplicemente come unprodotto, ma sempre guardatacome un bene sociale o pub-blico reso sulla base di un bi-sogno piuttosto che sulla pos-sibilità di pagare. Inoltre, ilmotivo primario per offrire lecure non deve mai esserequello di un tornaconto per gliinvestitori.

Difesa

Si tratta di una funzione es-senziale per le istituzioni nonprofit che servono gli anzianie i malati cronici. Dobbiamoidentificare le barriere legisla-tive e dei regolamenti che im-pediscono di fornire un conti-nuum di cure senza interruzio-ni che ponga la priorità sul be-nessere degli anziani, dei vul-nerabili e degli emarginati.Politiche federali e statalispesso operano contro l’inte-grazione delle cure.

L’eredità del ministero sani-tario cattolico negli USA è ve-ramente ricca. Le sfide sonomolte. Quanti sono chiamati aportare avanti questo ministe-ro, tuttavia, sperano che conl’aiuto dello Spirito Santo ilministero sarà in grado di ri-spondere in modo efficace econtinuare ad essere un segnodella compassione e delle curedi Gesù.

Il futuro dell’AISAC

A questo riguardo, vorreiparlare di uno dei motivi più

importanti di questo incontro:la possibile rivitalizzazionedell’AISAC. Come abbiamosentito nell’incontro prelimi-nare dello scorso settembre, eda quanto è emerso dagli in-terventi ascoltati nel corso diquesto incontro, i modi diespressione e il contesto eco-nomico e sociale del ministe-ro variano da paese a paese eda regione a regione. Di con-seguenza, il fatto che esistanoprospettive differenti sul ruo-lo e sullo scopo di rivitalizza-re l’AISAC non dovrebbesorprendere.

Due delle ragioni più im-portanti per dare nuova vita edirezione all’AISAC nasconoproprio da questa diversità:fornire un luogo per speri-mentare ed accrescere un sen-so di solidarietà nel ministeroche trascende i confini nazio-nali e regionali, nonché unsenso di comunione con il mi-nistero apostolico universaledel Papa e con il PontificioConsiglio della Pastorale perla Salute.

Secondo il punto di vistadella mia associazione, que-sta solidarietà e comunionesarebbero meglio servite sel’AISAC rappresentasse tuttele varie dimensioni del mini-stero curante, comprese quel-le esistenti al di là dei muridell’ospedale di cure intensi-ve.

Vorremmo inoltre suggeri-re che membri dell’AISACnon siano solo istituzioni sin-gole di una nazione ma qua-lunque opera esistente (o chepotrebbe essere incoraggiataad esistere) a livello naziona-le o regionale per servire esostenere il ministero. Vor-remmo anche suggerire che lastruttura sia il più semplicepossibile e che i progetti ini-ziali siano di modesta portata.È importante che i membriabbiamo un senso di come illavoro dell’AISAC contribui-sca a rafforzare la vita quoti-diana del ministero.

In conclusione, sono gratoper aver avuto l’opportunitàdi condividere questi pensierie mi auguro che il tempo tra-scorso insieme risulti fruttuo-so.

Rev. P. MICHAEL PLACEUSA

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Sono lieto di partecipare, anome della FIPC, a questoSimposio il cui scopo princi-pale è quello di ricostituire unprogetto legato, tra l’altro, alleistanze degli Ospedali cattoli-ci.

Desidero ringraziare gli or-ganizzatori per avere invitato iFarmacisti Cattolici a presen-tare la loro esperienza e a di-mostrare la loro volontà dioperare in un “polo sanitario”in seno al Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute,non solamente con la FIAC,con il CICIAMS, i Medici e leInfermiere cattolici, ma anchecon l’insieme degli Ospedalicattolici. Numerosi farmacistimembri delle nostre Associa-zioni praticano peraltro in al-cuni Ospedali.

La sanità è da sempre unapreoccupazione degli uomini.Lo studio della sanità, e dun-que delle malattie e della ma-niera di affrontarle, nelle SacreScritture è sorprendente.

Nella Bibbia troviamo rac-conti di notevole rilievo supersone colpite dalle malattie,e anche su coloro che le cura-vano, medici e farmacisti. BenSirach il Saggio parla del ruoloe degli atteggiamenti di questicuranti.

I miracoli di guarigione so-no riportati tanto nell’Anticoquanto nel Nuovo Testamento.La storia di Tobia che ritrovala vista, nell’Antico Testamen-to e nel Nuovo, la Parabola delBuon Samaritano, lezione disolidarietà, esempio da segui-re, sono tra i testi più cono-sciuti.

I trattamendi medici descrit-ti hanno sempre un duplice va-lore terapeutico e simbolico.

Il Nuovo Testamento ripor-ta, nei vangeli, non meno di 21miracoli di guarigione operatida Gesù! Ciechi, paralitici,sordomuti, lebbrosi, folli,emorragici, Lazzaro, con lasua morte e resurrezione, il fi-glio della vedova di Naim,

hanno beneficiato, come ilCenturione, della guarigionemisericordiosa di Gesù.

Si è sempre trattato di unrapporto con la fede. Il ruolosalvifico della fede viene pro-clamato ogni volta: “va’ la tuafede ti ha salvato”.

Come dimostrazione Gesùci esprime la prova della guari-gione delle anime e dei corpi:“è più facile dire: alzati e cam-mina, o dire i tuoi peccati ti so-no rimessi?”.

Gesù non conserva il mono-polio della guarigione. Egli in-via gli apostoli, in suo nome,non soltanto a perdonare e a ri-mettere i peccati, ma anche aguarire.

Come discepoli di Cristo,noi abbiamo oggi la responsa-bilità di questo ministero diguarigione al quale partecipia-mo, e che si esalta attraverso laResurrezione finale.

Come prima conclusione,possiamo dire che i farmacisti,già citati nel loro ruolo di pre-paratori di medicinali nell’An-tico Testamento, partecipano,attraverso la loro funzione, aduna missione d’amore verso ilprossimo, nella promozionedella salute e nell’esaltazionedella vita, legate alla fede inGesù. Operatori sanitari, i far-macisti sono attori sanitari le-gati al messaggio evangelico.

Come contrassegnare questa testimonianza delle Scritture quando si è farmacisti?

Per rispondere a questa do-manda, dobbiamo interrogarcisu due suoi aspetti:

– che cos’è esattamente unfarmacista?

– che cos’è un farmacista cri-stiano?, o qual è l’apporto cri-stiano alla pratica della farma-cia?

1. Che cos’è esattamente un farmacista?Il farmacista è un attore sani-

tario, un operatore del settoresanitario, al pari degli altri pro-fessionisti della salute, ma lasua funzione ha una particola-rità:

il farmacista è operatore sa-nitario di prima e di ultima li-nea.

In Europa, il farmacista rice-ve nella farmacia in media 80persone al giorno. Egli è dun-que nella situazione d’un uomodi pubbliche relazioni, nel set-tore della sanità.

I consigli, che dispensa gra-tuitamente, spesso sono richie-sti prima di un contatto con ilmedico. Così il ruolo di “smi-stamento” prima di ogni ap-proccio medico è spesso delfarmacista. Il farmacista è quin-di un operatore sanitario di pri-ma linea.

Inoltre, quando riceve unaprescrizione, il farmacista ègarante non soltanto dellaqualità della medicina checonsegna, ma anche della sicu-rezza del paziente, poiché èl’ultimo punto, l’ultima garan-zia prima dell’assunzione delmedicinale da parte del pazien-te. Il ruolo del farmacista, perquanto riguarda il rispetto delledosi, delle posologie, del buonuso della medicina, è primor-diale. Il farmacista è quindi unoperatore sanitario di ultima li-nea.

In tutti i settori d’attività, far-macia aperta al pubblico, ospe-

VII: La Federazione Internazionale dei Farmacisti Cattolici (FIPC)

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dale, industria, biologia clinica,ricerca e sviluppo, il farmacistaè lo specialista dei criteri d’effi-cacia, di sicurezza e di qualitàdel medicinale.

2. Che cos’è un farmacista cattolico? Cosa può apportare la visione cristiana e cattolica all’attività di farmacista?Troveremo la risposta nella

vita delle associazioni di far-macisti cattolici che, da oltre 70anni, infondono nei loro mem-bri il concetto di qualità profes-sionale legato a quello d’unaspiritualità che pone l’uomo – eil malato in particolare – al cen-tro della loro pratica quotidia-na.

Queste associazioni si sonoraggruppate dal 1950 – nel2000 saranno quindi 50 anni –nella Federazione Internaziona-le dei Farmacisti Cattolici, ab-breviato FIPC.

Otre ai suoi scopi statutari disviluppare associazioni di far-macisti cattolici, di crearne dinuove, di aprire e di rappresen-tare le associazioni membri sulpiano internazionale, tanto al li-vello delle associazioni profes-sionali farmaceutiche quantopresso associazioni internazio-nali cattoliche, la FIPC ha an-che la missione di studiare e dipromuovere, dal punto di vistacattolico, tutte le questioni chehanno incidenza sull’eserciziodella professione farmaceutica,proponendo loro una soluzionecristiana.

La FIPC fa dunque parte del-la Chiesa, dell’Ecclesia dei cri-stiani, in una professione nellaquale i membri si ritrovano per:

– il bene dei malati (il prossi-mo, secondo la parabola delbuon Samaritano);

– il loro arricchimento spiri-tuale (l’approfondimento dellafede);

– la loro formazione conti-nua, in particolare nel campodelle questioni etiche e bioeti-che;

– l’adattamento della loroprofessione nel senso del servi-zio ai malati (pharmaceuticalcare).

I farmacisti cattolici esercita-no con una duplice preoccupa-zione:

– quella della dignità del-l’uomo, in particolare del mala-to;

– è quella della dimensionedella carità.

In questo modo i farmacisticattolici sono più servitori checommercianti, impegnati anchenella solidarietà con le altreprofessioni sanitarie, ragion percui essi si sono preoccupati dicreare un “polo sanitario” cheraggruppa medici e infermierecattoliche, auspicando ancheun apporto alle istituzioni ospe-daliere cattoliche.

Per questo, in occasione delloro Congresso e delle GiornateFederali, i farmacisti membridella FIPC, hanno sempre tenu-to a proclamare il loro atteggia-mento attraverso mozioni:

– sull’AIDS e le persone col-pite;

– sulla problematica delladroga e dell’accoglienza deitossicodipendenti;

– sull’urgenza dell’aiuto so-ciale ai più svantaggiati, ai sen-za-tetto, etc...;

– sulla rimessa dei debiti peri paesi del Terzo Mondo;

– sull’aborto, i contraccetti-vi, la RU486...;

– sul sostegno all’Evange-lium Vitae;

– sulla promozione dellaCarta del Personale Sanitario.

Tali mozioni sono preparateda un Comitato di Bioetica del-la FIPC.

In questa fine di millennio,quali sono le nostre principaliproccupazioni?

1. Essere presenti nel mag-gior numero possibile di paesi(contatti esistono già con quasi60 paesi, ma bisogna incentiva-re la creazione di nuove asso-ciazioni...).

2. Aiutare i pellegrini delgran Giubileo dell’Anno Santo

2000, fornendo un libretto sani-tario, con consigli, liste di pre-parati farmaceutici equivalenti,indirizzi utili, punti di contatto,d’informazione, etc... in 5 lin-gue.

3. Favorire l’accesso – a tuttie ovunque – ai medicinali eparticolarmente a quelli essen-ziali per la vita.

Poiché l’OMS e l’UnioneEuropea non ci hanno seguiti inquesto progetto, abbiamo ela-borato una via originale, per lacreazione di 25 dossier di baseper medicinali assolutamentenecessari per i quali stiamo ten-tando una certificazione mon-diale che garantisca qualità, si-curezza ed efficacia nel quadrodi una libera circolazione senzatassazione, a beneficio dei ma-lati.

Con il sostegno di un Comi-tato di Esperti internazionali infarmacologia, in analisi del me-dicinale, in clinica, abbiamoelaborato una lista di antibioti-ci, antiparassitari, antimalarici,antisettici, antidolorifici, AINS,prodotti contro le malattie pol-monari e contro il diabete.

Ciò che non sembra interes-sare i grandi organismi interna-zionali sarà realizzato con unapproccio nuovo, più vicino al-la Chiesa, che è, non dimenti-chiamolo, il più grande opera-tore sanitario del mondo.

Questo progetto, presentatodavanti agli Ambasciatori deipaesi africani, ha ricevuto gran-de attenzione e ha suscitato an-che molta impazienza, tanto lasua pertinenza sembra essereadattata ai bisogni, particolar-mente delle zone rurali. Ebbe-ne, autorità occidentali sembra-no forse intravvedervi un ap-proccio per trattare i più poveridell’Europa stessa.

In conclusione, il farmacistacattolico, membro delle sue As-sociazioni e della FIPC, è unuomo d’azione, motivato dalservizio della sanità, operatoresanitario di prima e di ultima li-nea, preoccupato di avere unaformazione aggiornata, profes-sionale, tecnica ed etica, chevuole essere vicino ai suoi pa-zienti, e che nutre nella sua fe-de, un approccio di solidarietà,di carità nel significato più am-pio della dignità umana.

Prof. ALAIN LEJEUNEPresidente della FIPC

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1. Introduzione

Il CICIAMS è una organiz-zazione internazionale catto-lica comprendente 74 asso-ciazioni membri, 50 dellequali sono aderenti;

Il CICIAMS è presente in 5continenti:

AMERICA DEL NORD E CANADA

Membri aderenti:Stati Uniti: National Associa-tion of Catholic Nurses USA

AMERICA DEL SUD E PAESI LATINO-AMERICANI

Membri aderenti:Argentina: Movimiento deEnfermeras Católicas Brasile: Conselho Federal deEnfermagenCile: Asociación de Enferme-ras Católicas de ChileEcuador: ACEPASEl Salvador: Asociación Na-cional de Enfermeras de ElSalvadorMessico: MEACPanamá: Asociación Nacio-nal de Enfermeras de PanamáPortorico: Movimiento deEnfermeras Católicas

AFRICAANGLOFONA

Membri aderenti:Botswana: Catholic NursesGuild of BotswanaGhana: Catholic NursesGuild for GhanaKenya: Caritas Nurses Asso-ciation of KenyaLesotho: Lesotho CatholicNurses GuildLiberia: Catholic Guild of Li-beriaNigeria: Catholic NursesGuild of NigeriaSudafrica: Catholic NursesGuild of Southern Africa

Swaziland: SACNGTanzania: Tanzania CatholicNursesUganda: Caritas Nurses Asso-ciation UgandaZimbabwe: Dominican Mis-sionary SistersMembri corrispondenti:Malawi: Catholic Nurses As-sociation

AFRICA FRANCOFONA

Membri aderenti:Congo Brazzaville: GroupeEvangile et SantéCongo: Association Nationaledes InfirmièresCosta d’Avorio: AssociationAu Service de la VieMembri corrispondenti:Burkina Faso: Associationprofessionelle d’InfirmièresBurundi: Service promotion dela SantéCamerun: Catholic NursesGuild of Bamenda EcolePrivée Catholique d’InfirmiersCongo Brazzaville: Pastoralede la SantéMadagascar: Secrétariat del’USMFMIsole Maurizio: Evêché dePort-LouisTogo: Direction Nationale desOeuvres

ASIA

Membri aderenti:Bangladesh: BangladeshCatholic Nurses GuildCorea: Korea Catholic NursesAssociationHong-Kong: Hong KongCatholic Nurses GuildIndia: Catholic Nurses Guildof IndiaIndonesia: Ikatan Tyenaga Ke-perawatan Katolik IndonesiaGiappone: Japan CatholicNurses AssociationMalaysia: Catholic NursesGuild of MalaysiaFilippine: Catholic NursesGuild of Philippines

Singapore: Catholic NursesGuild of SingaporeTaiwan: Catholic Nurses Asso-ciation of the Republic of Chi-naThailandia: Catholic NursesGuild of ThailandMembri corrispondenti:Birmania: Catholic NursesGuild of BurmaBrunei: Apostolic Prefectureof BruneiPakistan: Catholic NursesGuild of PakistanSri Lanka: Catholic NursesGuild of Sri LankaVietnam: Catholic Nurses ofVietnam

EUROPA

Membri aderenti:Austria: Vereinigung derFrauenorden KongregationenOsterreichsBelgio: La NVKVV NationaleVerbond van Katholieke Ver-pleegkundingen en Vroed-vrouwenCroazia: Croatian Catholic So-ciety of NursesFrancia: REPSAGermania: Caritas Gemein-schaft fur Pflege und Socialbe-ruf Katolischer KrankenpflegeInghilterra e Galles: CatholicNurses Guild of England &WalesIrlanda: Catholic Nurses Guildof IrelandItalia: ACOSPaesi Bassi: CFO NieuweUnie 91Polonia: Société Catholiquedes InfirmièresPortogallo: Assioçao Catolicados Profissionais de Enferma-gen e SaudeRomania: Roumanian NursesAssociation Scozia: Catholic Nurses,Midwives and Health Visitorsof ScotlandSpagna: Salus Infirmorum-FERS: Federación Españolade Enfermeras Religiosas Sa-nitarias

VIII: Il Comitato Internazionale Cattolico degli Infermieri e degli Assistenti Medico-Sociali(CICIAMS)

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Membri corrispondenti:Belgio: Fédération des EcolesCatholiquesInghilterra: Association ofNursing ReligiousItalia: Federazione ItalianaReligioseLibano: Hôpital des Soeurs duRosaireLussemburgo: Ecole des Con-grégations HospitalièresCatholiquesMalta: Nurses Association ofMaltaRussia: Caritas Moscow Me-dical Fraternity of Nurses

MEDIO-ORIENTE

Membri aderenti:Libano: Association Catholi-que des Infirmiéres Libanai-sesMembri corrispondenti:Giordania: Catholic Nurses ofJordanLibano: Hôpital des Soeurs duRosaire

Il CICIAMS è presente dapoco tempo in Medio-Oriente.Nel febbraio 1999, ha costitui-to una associazione cattolicanazionale in Libano in occa-sione della celebrazione dellaGiornata Mondiale del Mala-to, dove faceva parte della de-legazione vaticana. Il CI-CIAMS ha in atto delle inizia-tive per costituire una associa-zione cattolica nazionale inGiordania con l’aiuto delle as-sociazioni cattoliche delle in-fermiere e degli Operatori Sa-nitari in Libano. In Giordaniail CICIAMS ha una associa-zione corrispondente.

OCEANIA

(di competenza della RegioneAsiatica del CICIAMS)Membri aderenti:Australia: Catholic NursesGuild of AustraliaMembri corrispondenti:Nuova Zelanda: Convent ofOur Lady of CompassionPapua Nuova Guinea: Catho-lic Health Workers Associa-tion of Papua New Guinea

Il CICIAMS è legato a:Pontificio Consiglio per la Pa-storale della Salute;Pontificio Consiglio per la Fa-miglia;

Pontificio Consiglio per i Lai-ci;Pontificio Consiglio per laGiustizia e la Pace.

Inoltre è membro dellaConferenza Internazionaledelle Organizzazioni Cattoli-che e ha partecipato più volteal Comitato di Continuità.

Il CICIAMS intrattiene nu-merosi rapporti con il CentroCattolico dell’Unesco, a Pari-gi e con il Centro Cattolico diGinevra; inoltre è membro delCentro Cattolico di New-York.

Ha rapporti con numeroseagenzie delle Nazioni-Unite:OMSUnicef/ONUEcosocOIT/BIT

Il CICIAMS ha frequentirelazioni con diverse organiz-zazioni cattoliche per la sanitàe altre nei seguenti campi:– habitat;– ambito sociale;– alimentazione;

La nostra organizzazione harelazioni istituzionali e fre-quenti con altre organizzazio-ni non-professionali e non-cattoliche nel campo della sa-nità, per esempio l’ICN.

2. Interrogativi

a. Valori evangelici espressi nelle direttive sociali e morali del MagisteroCome vivere i valori evan-

gelici attraverso il lavoro quo-tidiano dell’operatore sanita-rio? I membri del CICIAMStestimoniano i valori evange-lici ogni volta che si trovanoin compagnia di malati, handi-cappati e sofferenti nelle isti-tuzioni, negli ospedali, nellecase di riposo, nelle maternità,ecc.

Il CICIAMS lavora attra-verso strutture regionali e in-ternazionali dove gli Operato-ri Sanitari cattolici testimonia-no i valori evangelici in modoevidente.

America del Nord e Messico

Per quanto riguarda i valorietici, i rapporti che ci perven-gono dal Canada e da diverseregioni dell’America del Nordindicano la fusione tra ospe-dali ed istituzioni cattolici e

non cattolici. Come conse-guenza, gli ospedali e le istitu-zioni cattolici possono perde-re la loro identità e inoltre leinfermiere cattoliche non han-no la possibilità di far ricono-scere il loro credo, per esem-pio:– tempo di preghiera;– visita alle cappelle;– azioni per promuovere la re-cita del rosario.

Il Prof. R. Walley del Cana-da, Consigliere del PontificioConsiglio per gli OperatoriSanitari, ha già sottolineatoqueste difficoltà create dallefusioni tra ospedali cattolici enon-cattolici. In questi ospe-dali misti, le ostetriche cana-desi membri del CICIAMSdevono far fronte a problemiriguardanti l’aborto e i mezzicontraccettivi.

In quasi tutte le regioni del-l’America del Nord e nelMessico si sta svolgendo unenorme sforzo d’educazioneetica degli infermieri/e e delleostetriche. Esistono formazio-ni specifiche per infermiere inospizi e cure palliative al finedi accompagnare i malati spi-ritualmente e religiosamentefino al termine della loro vita.La collaborazione tra l’opera-tore pastorale e le infermiere èmolto sviluppata ed è ancheun modello per le formazionietiche degli Operatori Sanitariin Europa.

Africa anglofonaA partire dal 1998, le asso-

ciazioni del CICIAMS orga-nizzeranno ogni due anni unseminario su temi che trattanodei valori evangelici:– 1998: Kenya – CatholicNurses weave a path to theLord;– 2000: Sudafrica – HealingAfrica.

L’Uganda, il Kenya, il Mo-zambico, la Namibia, la Zam-bia, lo Zimbabwe, il Botswa-na e il Sudafrica hanno sotto-scritto l’intenzione di inviareuna delegazione importante aiseminari internazionali spon-sorizzati dal CICIAMS.

Gli obiettivi sono:– mobilitare i membri cattolicinelle parrocchie e nelle comu-nità a essere più attivi;– formarsi continuamente edessere più indipendenti;– mobilitare gli Operatori Sa-

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nitari cattolici ad identificarsicome tali negli ospedali/istitu-zioni cattolici e non-cattolici;– aiutare gli Operatori Sanita-ri in queste comunità a rico-stituire i valori familiari e aprendersi cura degli orfani edelle azioni per adozione;– creare delle azioni di soste-gno per infermieri/e per pren-dersi cura di loro stessi. Peresempio: pensioni per le in-fermiere affinché possano vi-vere decentamente.

Africa francofonaAl Servizio della Vita (Co-

sta d’Avorio), GES (Congo-Brazzaville), Scuola Cattolicadelle Infermiere di Yaoundélegata all’Università Cattolicadi Yaoundé (Camerun) hannoelaborato un programmamensile per regione e perospedale/istituzione dove gliinfermieri/e si riuniscono lamattina e la sera. Sotto la gui-da di un assistente pastorale,vi vengono trattate le diffi-coltà e i bisogni specifici dellaregione, dell’ospedale o delleistituzioni in relazione ai va-lori cattolici.

Per esempio:– luogo e tempo per accompa-gnare i malati all’Eucarestia;– orario di apertura della cap-pella per i malati e gli Opera-tori Sanitari;– mezzi finanziari necessariper un assistente pastorale.Ogni mese viene trattato untema specifico riguardante ivalori evangelici.Per esempio: – benedizione dei malati;– giornata mondiale cattolicadei malati.

Rapporti mensili vengonoinviati al segretariato generaledelle organizzazioni elencatesopra e alle diverse regionidei paesi interessati.

AsiaIl CICIAMS ha numerose

organizzazioni nazionali inAsia che rappresenta il suocontinente d’espansione. Ognidue anni si svolge un semina-rio professionale sui valorievangelici. L’ottava conferen-za regionale del CICIAMSavrà luogo a Seoul, in Corea,nel 2001.

Tema: “Protezione della vi-ta umana in un mondo checambia”.

La conferenza tratterà deiproblemi della vita, quali:– il rispetto della vita ;– l’aborto;– l’inquinamento; – l’alcolismo e la droga;– le tecniche moderne e l’as-sistenza delle infermiere.

C’è da sottolineare che laconferenza sarà un forum pergli Operatori Sanitari cattoliciper dialogare e scambiare leloro esperienze.

Ogni 4 anni, il CICIAMSorganizza un Congresso Mon-diale. Il XVI si è svolto nel1998 a Taipeh - Taiwan sul te-ma: “La qualità della vita inuna situazione globale. Re-sponsabilità di quanti lavora-no nelle cure sanitarie”.

Gli Ecc.mi Mons. Lozano eMons. Redrado erano stati in-vitati come rappresentanti delVaticano. Il rapporto di questocongresso si trova nel CI-CIAMS-Notizie n° 3-4, 1998.Gli interventi relativi ai valorievangelici sono stati i più gra-diti dai partecipanti, in parti-colare quelli che presentava-no consigli concreti sul lavoroquotidiano degli infermieri/ecattolici.

Il CICIAMS cerca di inter-venire nei problemi degliOperatori Sanitari nei paesimembri non-cattolici.

Per esempio in Malesia siperde l’impiego se si rifiuta dipartecipare all’aborto negliospedali generali, malgradol’esistenza di una carta che per-mette ai cattolici di rifiutarsi.

In India il CICIAMS, con

l’aiuto dell’OMS, del governoindiano e della “Catholic Nur-ses Guild of India” ha costrui-to un ospedale per i malati diAIDS (bambini-adulti-anzia-ni) che non beneficiano diprevidenza in quanto la mag-gior parte di loro sono immi-grati del Nepal o clandestinidel Bangladesh. L’ospedaleaccetta ogni paziente (più omeno 200) e li accompagna fi-no al termine della loro vita.Ogni paziente ha la possibilitàdi essere assistito da un opera-tore pastorale cattolico o dellapropria religione. L’ospedaleè stato inaugurato lo scorsodicembre benché non sia an-cora completato. In quel mo-mento c’erano 20 bambini aldi sotto dei 12 mesi, malati diAIDS. Un piano sarà riservatoagli Operatori Sanitari in pen-sione che non dispongono dimezzi di sussistenza. Questosottolinea la solidarietà esi-stente tra gli Operatori Sanita-ri e in particolare le infermie-re, le quali riceveranno unaformazione etica per poter as-sistere spiritualmente i malatiterminali di AIDS.

Medio-OrienteIl CICIAMS ha una orga-

nizzazione membro in Liba-no. Gli obiettivi del CI-CIAMS per i membri del Me-dio-Oriente (come ad es. Li-bano e Giordania) sono:– riunire gli Operatori Sanita-ri cattolici;– promuovere l’unione delleassociazioni del Medio-Oriente e l’internazionalitàdel CICIAMS;– promuovere la preghiera,come per esempio in Libano:a) Ospedale delle Suore delRosariob) Giornata Mondiale del Ma-lato. Le Suore del Rosariopregano e donano un regalo aogni malato;– nei mesi di maggio e ottobreriservare un tempo (verso lasera) per pregare il rosario in-sieme agli Operatori Sanitarie ai malati;– sottolineare i valori della fa-miglia in senso cattolico, an-tropologico e sociologico deltermine;– sottolineare e mettere inpratica le preghiere con azionimolto concrete (preghiere informa cantata).

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EuropaLa questione dei valori eti-

ci rappresenta dagli anni ’80un argomento scottante. Il CI-CIAMS ha dedicato il suoXV Congresso Mondiale del1994 ai valori familiari. I di-battiti e i gruppi di studio chehanno avuto luogo hannotrattato i seguenti temi: fami-glia, salute, valori etici, mortedegna e mezzi terapeutici. Ilrapporto sarà terminato per lafine del mese d’ottobre 1999e sarà pubblicato sul CI-CIAMS-Notizie. In seguitosarà trasmesso al Consigliod’Europa, Sezione Salute.

Numerose associazioni na-zionali hanno formazionimolto elevate riguardanti ivalori etici, la bioetica ecc., inparticolare in Belgio, Olanda,Francia, Italia, Germania,Spagna e Gran Bretagna.Ogni manifestazione pubbli-ca, come per esempio la Setti-mana delle Infermiere Fiam-minghe a Ostenda, fa semprereferimento ai valori etici esottolinea l’identità cattolicadei nostri membri.

Nei paesi del Nord Europala formazione etica per infer-miere fa parte dell’orario ob-bligatorio. La formazione eti-ca e la relativa pratica sonouna necessità per gli infer-mieri/e in ospizi e cure pallia-tive.

b.Soluzioni innovatrici nell’organizzazione dei servizi sanitari di qualità

– Fusioni tra ospedali cattoli-ci e non-cattolici.

Definire una specie di carta(come per esempio la cartadegli Operatori Sanitari) pergli ospedali/istituzioni al finedi conservarne l’identità cat-tolica e avere la possibilità divivere la fede, come ad esem-pio:

a) cappella aperta;b) tempo di preghiera;c) azioni specifiche in pros-

simità delle feste cattoliche(Natale, Pasqua, giornatemondiali cattoliche dei mala-ti).– Formazione di tutti gli Ope-ratori Sanitari al livello di ge-stione affinché possano averela possibilità di dirigere unospedale/istituzione; questoallos copo di una maggioreaffinità in materia di cure

(programmi di cure, cure pal-liative).– Formazione economica pertutti gli Operatori Sanitari alproprio livello. I costi dellecure a quale prezzo? Ognigruppo di Operatori Sanitarideve riflettere, analizzare emettere in atto piani d’attivitàche garantiscano un massimodi cure a un prezzo competiti-vo.– Collaborazione con i re-sponsabili (governo, Chiesa)affinché tutti gli esseri umaniabbiano accesso alle cure pri-marie e necessarie, per esem-pio in Europa, i clandestini egli anziani che hanno mezzimolto limitati.– Per quanto riguarda l’Euro-pa, collaborazione tra ospeda-li cattolici per ridurre i costi econtrollare che ogni ospedalepossa fornire cure specializ-zate in certi campi, come, peresempio, la chirurgia cardia-ca.– Introduzione delle modernetecniche di telecomunicazio-ne affinchè tutte le infermierepossano profittare della for-mazione e delle esperienzedegli altri (videoconferenzecon l’America, corsi di infor-matica, come a Taipeh, ecc.).– Al Pontificio Consiglio perla Pastorale della Salute, ave-re la possibilità d’accesso aduna comprensione degli ospe-dali cattolici come l’“Index”per regione e categoria diOperatori Sanitari.– Il Pontificio Consiglio perla Pastorale della Salue do-

vrebbe essere un organismodi collegamento per tutto ilmondo e i cattolici dovrebbe-ro essere uniti.– Formazione di delegati(membri specializzati degliospedali) per organismi uffi-ciali quali l’OMS, l’Ecosoc,il BIT, l’Unicef. I delegati de-vono avere dei rapporti moltostretti con il Pontificio Consi-glio per la Pastorale della Sa-lute e una piena esperienzadel lavoro sanitario quotidia-no.– In caso di difficoltà causateda guerre, catastrofi, ecc. co-me per esempio in Bosnia-Er-zegovina e nel Kosovo, mag-giore collaborazione tra gliospedali cattolici ed interven-ti diretti e precisi. Gli Opera-tori Sanitari cattolici devonoimparare a manifestarsi mag-giormente in tutto il mondo.Ad esempio nel Kosovo gliOperatori Sanitari cattolicinon erano quasi presenti. IlCICIAMS, l’ACOS (Italia) el’Albania hanno avuto rap-porti di una certa importanzacon l’ospedale cattolico di Ti-rana.

c. Apportare un contributo alla soluzione dei dilemmi etici tipici posti dalle attività medico-scientifiche moderneÈ necessario sottolineare i

seguenti punti:– Definire il ruolo degli infer-mieri/e nell’esecuzione e neltrattamento in seno ad avve-nimenti medico-terapeutici;– Redigere le procedure chedefiniscono il ruolo delle in-fermiere, ad esempio stabilireprocedure per fermare lemacchine respiratorie;– Formazione bioetica per leinfermiere;– Apportare contributi, espe-rienze quotidiane ai formatoridei programmi di cure, peresempio: bisogna nutrire imalati in coma e quelli termi-nali?– È necessario somministraremedicinali agli anziani?– Collaborazione più stretta econtinua tra Operatori Sanita-ri, medici, farmacisti, infer-miere.

Sig.ra AN VERLINDESegretaria Generale

CICIAMS

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1. La situazione attuale

Per il comune osservatore,molti ospedali cattolici nonpresentano alcuna caratteristi-ca visibile, in grado di diffe-renziarli dagli ospedali pubbli-ci o da quelli gestiti da Enticon altre finalità ideali.

In particolare, in alcuniospedali cattolici, vengonopurtroppo ignorate perfino leindicazioni del Magistero del-la Chiesa, mentre in molti, so-prattutto nei paesi occidentali,vi è una eccessiva preoccupa-zione di tipo economico, cheporta a privilegiare soltantocoloro che sono forniti deimezzi per pagarsi le cure. Inaltri casi, poca attenzione vie-ne posta nella scelta dei medi-ci, giudicando di secondariaimportanza la loro adesione almodello ideale proposto dal-l’ospedale. Tale limite risultaancor più grave negli ospedalidi insegnamento, in quanto siriflette negativamente sullaformazione dei futuri mediciinfermieri.

2. Le necessità

Un recupero di significatoper gli ospedali cattolici (la cuiimportanza non è più avvertitain molti paesi anche di tradi-zione cattolica) passa neces-sariamente attraverso il supe-ramento dei limiti sopra evi-denziati, laddove essi sianopresenti. Più in generale, perridare significato e spessoreculturale all’ospedale cattoli-co, occorre superare il concet-to di una qualificazione in ne-gativo (no all’aborto, no al-l’eutanasia ecc.) per arrivareuna sua qualificazione in posi-tivo. L’ospedale cattolico do-vrebbe caratterizzarsi per la te-stimonianza del personale chevi lavora, per l’attenzione al-l’umanizzazione delle struttu-re, e per i modelli proposti nei

contenuti dell’insegnamento enei tirocini pratici.

3. Quale senso per l’AISAC?

Nell’opera di rifondazionedella identità degli ospedalicattolici (un’impresa di granderilievo culturale sociale ed ec-clesiale), un ruolo particolar-mente significativo potrebbeessere svolto da una associa-zione internazionale degliospedali cattolici. Essa, inol-tre, potrebbe favorire la produ-zione di linee guida e di proto-colli operativi su temi emer-genti o comunque difficili econtroversi dal punto di vistaetico. L’associazione interna-zionale potrebbe costituire unluogo privilegiato per coordi-nare esperienze necessaria-mente diverse e per armoniz-zare le differenti realtà nazio-nali. Ad essa, infine, potrebbespettare un importante ruolo dirappresentanza prezzo la San-ta Sede e le OrganizzazioniSanitarie Internazionali.

4. L’esperienza della FIAMC

Un’attività simile a quella

proposta per l’AISAC è svol-ta dalla FIAMC nel campodell’associazionismo medicocattolico. La FIAMC è unaFederazione che raccoglie leAssociazioni dei Medici Cat-tolici di 53 paesi, nelle qualiconfluiscono circa 25.000 so-ci individuali. Essa nasce nel1966, molti anni dopo le pri-me esperienze di associazio-nismo cattolico in campo me-dico, risalenti già al pontifica-to di Leone XIII, stimolateproprio dalle encicliche diquel grande Pontefice. Que-sto riferimento storico serveper comprendere la situazionegiuridica della FIAMC. Essanasce dal basso. Non è la Fe-derazione Internazionale cherende legittime le Associazio-ni Nazionali; sono esse inveceche si sono date la FIAMCcome strumento di coordina-mento, attribuendo ad essaanche importanti compiti dirappresentanza e di indirizzo,senza riconoscerle, tuttavia,altra autorità se non quellamorale. Per tali motivi, laFederazione Internazionalepuò decidere se accogliere nelsuo seno una AssociazioneNazionale e potrebbe anche,per gravi motivi, arrivare adespellerla. La FIAMC, tutta-via, non può in alcun modosopprimere una AssociazioneNazionale ad essa federata, osostituirne i dirigenti, essendociascuna Associazione Nazio-nale del tutto indipendente dalpunto di vista giuridico. Que-ste premesse sono necessarieper capire con quali difficoltàsono stati superati nel passatoproblemi di divergenze diopinioni, talora purtroppo an-che in ambito morale, e percomprendere le attuali diffi-coltà finanziarie della Federa-zione, capaci di limitarne for-temente le possibilità di azio-ne e in grado di condizionarel’efficienza del segretariatocentrale. Il contributo finan-

IX: La Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici (FIAMC)

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ziario che le Associazioni Na-zionali versano alla Federa-zione è infatti molto modestoe non è da tutte pagato o pa-gato per intero. Elevare laquota associativa o espellerechi non paga non servirebbe arisolvere il problema, ma in-debolirebbe soltanto la Fede-razione, facendole perdere deimembri.

La FIAMC cerca di rispon-dere a queste difficoltà:

– pubblicando una rivista,con particolare attenzione allabioetica e alla pastorale sani-taria;

– lavorando a stretto contat-to con gli organismi centralidella Chiesa e con le Organiz-zazioni Sanitarie Internazio-nali;

– promuovendo una attivitàdi cooperazione sanitaria coni paesi in via di sviluppo;

– promuovendo una “Pro-messa” del medico cattolicoche, benché non obbligatoria,costituisce una sorta di goldstandard interno;

– gestendo un Centro Inter-nazionale di Bioetica a Bom-bay in India;

– ricercando fondi all’ester-no e imponendo ai dirigentidella Federazione di pagareper proprio conto tutte le spe-se sostenute per la Federazio-ne.

Nel futuro, altre azioni vol-te a rafforzare il ruolo dellaFIAMC potrebbero essere leseguenti:

– rendere obbligatoria la“Promessa del Medico Catto-lico”;

– pervenire una forma diiscrizione diretta dei membriindividuali nella FederazioneInternazionale, con la speran-za di avere in tal modo mag-giore autorità e più fondi;

– offrire un servizio di do-cumentazione;

– elaborare linee guida perla condotta professionale;

– disporre di un potere diintervento e di una struttura diSegretariato più solida;

– Arrivare al riconoscimen-to della personalità giuridicacivile della Federazione, vali-da in ambito internazionale.

Mi sono dilungato su questiproblemi della FederazioneInternazionale delle Associa-zioni dei Medici Cattolici,

perché ritengo che la lorocomprensione possa evitareanaloghi errori all’AISAC.

Ribaltando il titolo di que-sta tavola rotonda, io suggeri-rei, per rifondare il progettoAISAC, di procedere dallaFederazione Internazionalealle Associazioni Nazionali,piuttosto che viceversa. O,almeno, di dotare l’AISAC diuna forte autorità rispetto alleAssociazioni Nazionali.

5. Alcuni auspici per l’AISAC

– I medici cattolici sonospesso poco presenti, a livelloassociativo, proprio negliospedali cattolici. Ciò è inparte dovuto alle difficoltà diidentificare la scelta di fedecon le scelte della proprietà econ le sue eventuali contrad-dizioni. È certo però che sa-rebbe auspicabile un maggioraiuto delle Istituzioni Sanita-rie Cattoliche nel promuoverel’associazionismo dei medicicattolici, soprattutto in queipaesi dove una Associazionedi Medici Cattolici ancoranon esiste.

– Sarebbe auspicabile chel’AISAC collabori stretta-mente con le FIAMC, la Fe-derazione delle Infermiere equella dei Farmacisti, inseren-dosi nella rete di buoni rap-porti già esistenti tra le tre Fe-derazioni più antiche e arri-vando, se possibile, alla rea-lizzazione di un segretariato

comune a Roma, previsto perl’anno 2002.

– Il calo delle vocazioni re-ligiose ha portato alla scom-parsa di alcune CongregazioniReligiose e al ridimensiona-mento dei programmi di moltealtre. Ciò è stato precedente-mente trattato con estremachiarezza da Mr. Sullivan.Occorre evitare che ciò si tra-duca, come è purtroppo giàavvenuto, in operazioni di fu-sione non rispettose dellaidentità dell’ospedale cattolicoo in vere e proprie svendite abuon mercato. Ciò costitui-rebbe un autentico tradimentodelle intenzioni dei fondatori edel contributo di molti grandie piccoli donatori che, con leloro offerte, hanno permessoin passato la vita degli ospeda-li cattolici. È auspicabile chele Istituzioni Sanitarie Cattoli-che incomincino a studiare lepossibilità e le modalità perdare maggiore spazio alle As-sociazioni del laicato sanitariocattolico, in particolare ai me-dici cattolici, nella ammini-strazione e nella gestione degliospedali. Si tratta di avere og-gi una mentalità sufficiente-mente lungimirante, per evita-re di perdere nel futuro anchela proprietà, e per salvaguar-dare carisma ed etica delleIstituzioni. È al problema dileadership cui faceva riferi-mento Fr. Place. I medici cat-tolici, per la loro formazione,possono essere questa leader-ship, sensibile all’ethos dell’I-stituzione e all’etica promossadal Magistero della Chiesa.

– Infine, è auspicabile chegli ospedali cattolici si faccia-no carico di allargare al mas-simo i programmi e i postinelle scuole di specializzazio-ne in Ostetricia e Ginecolo-gia. Ciò è necessario per evi-tare di trovarci tra pochi annisenza più ginecologi cattolici.In molti paesi è in atto, infatti,una forzatura volta a costrin-gere i resident in Ginecologiaad eseguire aborti durante ilperiodo di training, impeden-do di fatto che tale professio-ne possa essere praticata an-che da cattolici coerenti conla propria fede.

Prof. GIANLUIGI GIGLIPresidente della FIAMC

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La FIUC (Federazione In-ternazionale delle UniversitàCattoliche) comprende un set-tore medico, che riunisce leFacoltà di Medicina delleUniversità membre della Fe-derazione, cioè una quarantinadi Facoltà e Scuole di Medici-na. Ho il piacere di rappresen-tare il presidente di questo set-tore, Prof. Anthony Barbatodella Loyola University, USA,impossibilitato a partecipareai lavori del simposio. Sonostato Decano della Facoltà diMedicina dell’Università Cat-tolica di Louvain, e presiedoattualmente la FederazioneBelga degli Ospedali Cattoli-ci. Spero che, partecipando aivostri lavori, la mia conoscen-za dell’ambito universitario eospedaliero potrà supplire allamia mancanza d’esperienzadegli organismi internaziona-li.

Orientamenti umani, psicologici e religiosi delle Facoltà di Medicina Cattoliche

Dovendo, come prima mis-sione, assicurare l’insegna-mento della medicina, le Fa-coltà di Medicina sono neces-sariamente associate ad ospe-dali, alla cui gestione parteci-pano quasi sempre. Esse svol-gono dunque, in generale, unruolo importante nella qualitàdella medicina che vi vieneesercitata.

Da sempre le Facoltà diMedicina si preoccupano del-le dimensioni umane e rela-zionali del loro insegnamento.In quanto Cattoliche, si preoc-cupano anche delle dimensio-ni religiose degli ammalati. Sisforzano di formare i loro stu-denti nei rapporti psicologici edi insegnare loro a rispettarela religione dei pazienti. Ciòavviene il più delle volte inuno spirito pluralistico, poichéi pazienti appartengono gene-

ralmente a diverse confessio-ni. La principale difficoltà chesi riscontra in questa forma-zione psicologica e religiosadei futuri medici sta nel fattoche i corsi di medicina sonosovraccarichi e che il loroorientamento è necessaria-mente tecnico-scientifico. Re-sta pertanto troppo poco tem-po per la formazione razionalee filosofica. Consapevoli diquesta difficoltà, le Facoltà diMedicina Cattoliche tentanodi porvi rimedio nell’insegna-mento, ma sanno che moltoresta ancora da fare.

Formazione etica

Da moltissimi anni, i pro-gressi della medicina solleva-no problemi d’etica semprepiù complessi. Da venti anni,le Facoltà Cattoliche di Medi-cina si occupano sempre dipiù di queste questioni. Nonsoltanto organizzano corsi dietica medica, ma molte di lorohanno creato delle unità di ri-cerca e riflessione in etica me-dica cattolica. All’inizio deglianni 80 si è costituito, con ilsostegno della FIUC, un grup-po di professori particolar-mente sensibili a questi pro-blemi. Con l’aiuto di un me-

cenate, essi hanno organizzatodal 1982 al 1992 una ventinadi riunioni internazionali di ri-flessione etica, a cui hannopartecipato ogni volta da 40 a50 partecipanti. Nel 1988,hanno pubblicato un’opera intre lingue, francese, inglese espagnolo. Purtroppo nel 1992la fine del sostegno alle ricer-che da parte del mecenate, hainterrotto questa attività parti-colarmente feconda. Attual-mente, la FIUC ha organizza-to un altro comitato d’eticache il Dr. Barbato, suo presi-dente, cerca di rendere attivocon ogni mezzo.

Dimensioni sociali della medicina

Tutte le analisi esistenti sul-l’insegnamento della medici-na sottolineano la necessità diformare i futuri medici a unaattenzione globale alla salutedelle popolazioni. Ciò richie-de una formazione nella medi-cina preventiva e nell’educa-zione alla salute, ma anche iltener conto dei fattori cultura-li, sociali ed economici che in-fluiscono sulla salute. La di-mensione economica acquisi-sce un’importanza sempre piùcrescente, in ragione dei pro-gressi della medicina, che larendono sempre più efficace,ma anche più cara.

Le Facoltà Cattoliche diMedicina partecipano a questaevoluzione dell’insegnamentosu diversi piani. Esse includo-no nei loro programmi di for-mazione dei corsi di medicinapreventiva e d’educazione allasalute. Alcune hanno creato alloro interno una Scuola di Sa-nità Pubblica. Il menzionatogruppo di studi sui problemietici si è preoccupato, in alcu-ne delle sue riunioni interna-zionali, delle questioni econo-miche riguardanti l’accessoalle cure per tutti. Cionono-stante, progressi importanti

X: La Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC)

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sono ancora da realizzare nel-la formazione dei futuri medi-ci alle dimensioni sociali edeconomiche della medicina. Aparte qualche rara eccezione,le Facoltà partecipano troppopoco, in maniera ufficiale estrutturata, allo studio e all’e-laborazione di politiche sani-tarie a livello nazionale e in-ternazionale.

Aiuto ai paesi in via di sviluppo

Le Facoltà Cattoliche diMedicina sono molto sensibiliall’aiuto ai paesi in via di svi-luppo. Numerose iniziativeapportano aiuti diversi agliospedali del terzo mondo e al-le Facoltà di Medicina deipaesi in difficoltà economi-che. È questa una tradizione

costante nella maggior partedelle Facoltà Cattoliche deipaesi industrializzati.

La FIUC incoraggia forte-mente azioni in favore deipaesi in via di sviluppo. Purtuttavia essa, come organismointernazionale, interviene nel-l’organizzazione e nel coordi-namento degli aiuti. Non è di-mostrato infatti, che un inter-vento del genere aumentereb-be l’efficacia degli aiuti.

Questa breve presentazionedel settore medico della FIUCmostra come le Facoltà Catto-liche di Medicina si preoccu-pino enormemente di insegna-re e sviluppare l’etica cattolicanel campo delle cure sanitarie.Da molti anni esse hanno svi-luppato questo insegnamentonei loro programmi, condu-cendo nel contempo delle ri-cerche in questo campo. I li-

miti che incontrano in questolavoro sono gli stessi che in-contrano tutte le Facoltà diMedicina: il sovraccarico deicorsi e il loro carattere esclusi-vamente tecnico-scientificohanno come effetto la diffi-coltà di fare sufficientementeposto, nell’insegnamento me-dico, agli aspetti psicologici,sociologici, ma anche filosofi-ci e religiosi. Inoltre, i suoi li-mitati mezzi finanziari non lepermettono più di organizza-re, come nel passato, delle riu-nioni internazionali nel campodell’etica cattolica. Le FacoltàCattoliche di Medicina sonoperfettamente coscienti deiprogressi ancora da compieree si adoperano per realizzarli.

Prof. LEON CASSIERS, Delegato del Presidente

della FIUC

XI: L’Associazione Italiana di Pastorale Sanitaria(AIPAS)

Chi è l’AIPAS. È una aggre-gazione che raccoglie tutti co-loro che svolgono stabilmentespecifiche attività nell’ambitodella Pastorale della Salute: sa-cerdoti diocesani e religiosi,diaconi permanenti, membri diistituti religiosi maschili efemminili e laici.

Quali sono i suoi fini:– promuovere la presenza e

l’azione pastorale della chiesanel mondo della salute;

– creare la formazione uma-na e cristiana degli operatorisanitari;

– formulare delle propostein campo ecclesiale, politico esociale per la tutela e difesadella persona umana in tutte lesue fasi di gestione della salu-te;

– curare la formazione per-manente degli operatori pasto-rali sanitari;

– tutelare la posizione giuri-dica e professionale dell’ope-ratore pastorale Sanitario;

Venendo all’argomento diquesto simposio, “Le istituzio-ni Cattoliche Sanitarie testimo-nianza di Chiesa”, intendo sot-tolineare, alla luce dell’azione

pastorale, concetti qui di se-guito esposti.

1. Primato della soggettivitàdel malato come persona

Egli è il primo soggetto dipastorale, non è solo una per-sona che riceve cure, attenzio-ne e compassione, ma è anchecolui che dona attraverso unasua sofferenza; egli è membro

attivo per la costruzione delRegno.

È necessario passare quindida una visione della malattia auna visione della persona. Eglinon è un numero né un investi-mento economico.

2. L’accoglienza

L’ospedale è il luogo dellaospitalità pertanto non è sol-tanto la struttura curativa, ma èla casa dell’uomo sofferente.

È necessario favorire nellestrutture sanitarie cattolichequel senso familiare che man-ca nella struttura pubblica, do-ve l’infermo è un illustre sco-nosciuto. Non basta dare buoniservizi, ci vuole anche il servi-zio della fraternità, della stima,del rispetto verso il malato.

3. La competenza

Problemi economici, con-tratti di lavoro, situazioni poli-tiche, ambizione, carrierismo,stanchezza. Questi ed altri mo-tivi spesso portano l’operatore

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sanitario ad esercitare la pro-pria professionalità in modosbagliato, disattento, quasisopportando il proprio lavoro.Certe volte non vede l’ora chefinisca il proprio turno. Pernon parlare di tanti operatorisanitari che arrivano ad occu-pare posti di responsabilitàsenza specifiche attitudini inquel settore.

Questo comporta gravi con-seguenze nel servizio verso ilmalato che si vede privato diun suo diritto fondamentale,quello di essere garantito nellaserietà del servizio sanitario.

Nelle strutture cattolichequeste situazioni negative do-vrebbero essere superate favo-rendo la presenza di operatorioltre che professionalmenteformati, anche motivati nelproprio servizio. La medicinanon è solo professione, è anchevocazione.

“Dal giuramento di Ippocra-te al Buon Samaritano”: que-sto il titolo di un Convegno In-ternazionale del PontificioConsiglio che ha sottolineatoqueste problematiche.

4. Le risorse

Un tempo era la comunitàcristiana che si prendeva cura,anche economicamente, degliinfermi, soprattutto i poveri e ipiù indigenti. Fino al secoloscorso, l’assistenza sanitariaera gestita dalla chiesa. Ora èun servizio pubblico.

In passato il povero trovavasempre un posto nei ricoveriospedalieri; frati, monaci, con-fraternite, non hanno mai la-

sciato fuori nessuno. Non c’erabisogno né di raccomandazio-ne né di prenotazione.

Attualmente il povero stasempre più scomparendo dallestrutture pubbliche inquantoaccaparrato dalle strutture pri-vate sovvenzionate dallo Stato.

Non bisogna dimenticare laspiritualità di tanti nostri Santifondatori di Ordini Ospedalie-ri, i quali non hanno fondatocliniche di lusso, per gente be-nestante, ma hanno evangeli-camente espresso l’opzioneper i poveri e i bisognosi.

Credo che questa dovrebbeessere la caratteristica fonda-mentale di un ospedale cattoli-co.

5. L’azione pastorale

In questo settore, almenoqui in Italia, c’è molto cammi-no da fare. C’è ancora una lar-ga parte degli Assistenti Reli-giosi Ospedalieri che ha unostile di fare Pastorale ancoraarretrato. Ci vuole un rinnova-mento. È necessario passareda:

– una Pastorale sacramenta-ria a una Pastorale di evange-lizzazione e catechesi. Moltiancora si fermano alla solaamministrazione dei Sacra-menti e di questi in modo par-ticolare della Eucaristia. La ca-techesi personale sulle grandirealtà della sofferenza umana ecristiana vengono ignorate.

– una Pastorale di tipo mo-ralistico a una Pastorale rela-zionale. Non è facendo sermo-ni o dando solo consigli che sifa Pastorale, ma anche e so-

prattutto favorendo la auto-esplorazione del vissuto delmalato per fargli conoscere lesue potenzialità e le sue capa-cità di maturazione e di cresci-ta.

– dal Cappellano alla Cap-pellania. Si può oggi pensarecon l’ecclesiologia del terzomillennio la Pastorale Sanita-ria in mano al solo ministro or-dinato? Non è al contrario pen-sabile che sia l’intera comunitàcristiana che attraverso i suoimembri è presente nel serviziopastorale degli infermi? Alloranon sarà più il singolo, maun’equipe composta di diaco-ni, religiose, laici, sarà la co-munità terapeutica che svol-gerà l’azione pastorale in unastruttura sanitaria.

6. La formazione

È necessario che chiunquesvolga un servizio pastoraleabbia la formazione sufficienteper farlo. Non basta la buonavolontà, ci vuole anche lascuola. Nell’AIPAS chiediamoa tutti coloro che entrano inospedale come Assistenti Reli-giosi di aver frequentato uncorso base di Pastorale Sanita-ria e ci impegniamo a realizza-re sia a livello regionale chenazionale le scuole di forma-zione pastorale

L’augurio e la speranza sonoche le strutture sanitarie e cat-toliche siano sempre più nellasocietà l’Icona dell’Amore delPadre Misericordioso.

Don ANTONIO MARTELLOAIPAS

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Se nel 1963, quando iniziai imiei studi di medicina, qual-cuno mi avesse detto che allesoglie del nuovo millennioavrei parlato dell’equità e delcontrollo dei costi, in praticadell’etica di gestione, e che loavrei fatto a Roma, di fronte aun’assemblea come quella quiriunita, gli avrei detto, comeminimo, che stava sognando.Ma si scopre la propria voca-zione mano a mano che siavanza nell’esperienza quoti-diana, dove gli avvenimentimeno attesi conducono a uncammino che non si era nem-meno immaginato, per poiscoprire che è un camminoche piace e cercare quindi dicrescere nella misura in cui siva avanti.

Ho fatto questa breve pre-messa per dirvi che anzituttosono un medico, e che hosvolto per quindici anni questaprofessione. Benché ora midedichi all’amministrazione,non ho rinunciato alla miacondizione di medico anchese, naturalmente, non esercito.Non credo che l’essere medicoe amministratore mi abbiacausato qualche trauma o in-compatibilità; al contrario, l’a-ver esercitato mi ha aiutatomolto a capire i problemi dellagestione.

Il titolo della conferenza as-segnatomi era complesso eampio, almeno tradotto dall’i-taliano, e mi sono permesso diabbreviarlo. Cercherò quindidi illustrare quali sono i para-metri che i cattolici responsa-bili della gestione dei centrisanitari cattolici devono segui-re, affinché il loro operato siail più coerente possibile e nelcontempo onesto nei confrontidei principi etici che i cattolicidicono di difendere. Faccioquesta differenza tra coerenzae onestà ricordando la frase diun mio amico sacerdote cheun giorno, parlando del tema,mi ha detto: il popolo può ca-pire il fatto che a volte non sia-

mo del tutto coerenti con ciòche predichiamo, ma mai ciperdonerà di non essere onesti.Questa frase mi ha colpitomolto e vi invito a rifletterci.

Onestà: principio indiscutibile

A partire da questi parametrivoglio cercare di fare una ri-flessione sulle decisioni chenoi, amministratori, medici oinfermieri dei centri, dobbia-mo prendere sull’etica quoti-diana, sulle microdecisionimentre lascio agli esperti lamacroeconomia e la grandepianificazione sanitaria.

Nella gestione sanitaria esi-stono innumerevoli frasi tra-sformatesi in luoghi comuni intutti i congressi, le conferenze,i simposi ecc. Ne ho selezio-nate alcune:

– conseguire uno stato dibenessere è irrinunciabile;

– dobbiamo passare da unostato di benessere alla societàdel benessere;

– il valore di una vita umananon può essere misurato;

– la salute non ha prezzo maha un costo;

– la salute è un diritto uni-versale della persona;

– i mezzi sanitari sono limi-tati;

– bisogna trattare la personanella sua dimensione integra-le;

– quando i mezzi sono limi-tati, bisogna stabilire dellepriorità;

– bisogna lavorare con effi-cacia ma con efficienza;

– la gestione delle risorsedeve essere efficace e questenon possono essere ammini-strate disonestamente.

Nell’ultimo rapporto mon-diale dell’OMS leggiamo: “Sei servizi devono essere fornitia tutti, non tutti i servizi pos-sono essere forniti”.

Penso che potremmo riem-pire intere pagine di frasi co-

me quelle citate. Se le analiz-zassimo, riscopriremmo chesono tutte buone e valide, ma,propendendo per alcune se nepotrebbero contraddire altre.Alcune hanno un linguaggiodel tutto assistenziale, altre so-no piuttosto espressioni di tipoeconomico. Quando uno è me-dico e amministratore o ammi-nistratore e medico, vuole es-sere fedele a una filosofia e adeterminati principi, ma allostesso tempo deve prenderedelle decisioni perché è perquesto che lo hanno assunto.Allora la cosa si complica.

Necessità di discernere e di decidere

Non vi parlerò di tecniche digestione, di quantum, di comegestire i bilanci, né della filo-sofia dell’etica di gestione,perché non sono un esperto.Vorrei invece presentarvi alcu-ni casi basati sulla mia espe-rienza personale. La vita, nel-l’aspetto professionale, è statamolto generosa con me. Mi hapermesso di ricoprire differen-ti incarichi e mi ha reso l’im-menso favore di potermi sede-re a tutti i lati del tavolo. Hoesercitato come specialista intraumatologia e ortopedia perquattordici anni, ha occupatoalti incarichi nei servizi cen-trali dell’amministrazione ca-talana dove sono stato respon-sabile di negoziare le conven-zioni con gli ospedali; per ol-tre cinque anni ho gestito unospedale di un ordine religio-so, elencato tra quelli ad altatecnologia e convenzionatocon il SCS; sono stato ammi-nistratore di una regione sani-taria della Catalogna e attual-mente sono coordinatore deicentri della provincia di Ara-gona, una delle tre esistenti inSpagna, dell’Ordine Ospeda-liero di San Giovanni di Dio.

Permettetemi di spiegarvibrevemente la realtà ospeda-

Equità e compatibilità dei costinell’assistenza sanitaria.Quale ruolo dei cattolici?

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venerdì 2 luglio

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liera catalana. In questa regio-ne il 30% dei posti letto appar-tengono alla Previdenza So-ciale mentre gli altri sonoospedali della rete pubblica oconvenzionati e sono di pro-prietà di comuni, società assi-curative, chiesa ecc. Ogni an-no la Previdenza Sociale che èstata trasferita al governo au-tonomo negozia con loroun’attività e un bilancio chia-mato “convenzione”. Quandofacevo parte dell’amministra-zione, la mia missione eraquella di assegnare questeconvenzioni.

Come ho detto, in questitrenta anni di esercizio profes-sionale diverso, mi è capitatodi sedermi ai diversi lati del ta-volo e posso assicurarvi che lacapacità di raziocinio, di auto-giustificazione e di trasmuta-zione è infinita secondo il ruo-lo che si svolge. Sono stato ge-neratore di costi, fornitore, fi-nanziatore e controllore e,benché in ogni momento misembrasse di operare corretta-mente, è indubbio che i mieiargomenti e i miei ragiona-menti variassero a secondadell’incarico.

La realtà non è asettica. Essa condiziona la nostra visione e il nostro giudizio

Consideriamo, in primo luo-go, quali sono i fattori checontribuiscono all’assunzionedelle decisioni nella gestionedi un centro; quando dico cen-tro, mi riferisco ad ospedalipubblici o convenzionati conil sistema pubblico, come sup-pongo sia il caso della mag-gior parte di coloro che sonoin sala.

Occupa un posto importantel’amministrazione che, conl’assegnazione del bilancio,può e in realtà condiziona, unaserie di decisioni assistenzialied economiche. Dopo abbia-mo la direzione del centro, iquadri intermedi, i professio-nisti sanitari (principalmentemedici e infermieri) e la mis-sione, la finalità, la filosofia ela cultura istituzionale del cen-tro che possono essere deter-minanti al momento di assu-mere decisioni.

A questo riguardo vi farò unesempio dell’epoca in cui ero

amministratore. Poiché un ad-detto alla cucina era andato inpensione, fu messo in concor-so un posto fisso. Al bandoparteciparono varie persone;una di loro aveva 62 anni e daoltre dieci lavorava come so-stituto in cucina con pienasoddisfazione.

C’era gente molto più gio-vane che ugualmente avevadei meriti. Il posto poteva es-sere concesso a libera discre-zione dell’équipe governativa.Al momento di riunirsi, la di-rezione decise che, data la fi-losofia dell’ospedale e consi-derando che la persona più an-ziana era quella che aveva piùmeriti, doveva avere il postobenché il suo rendimento neipochi anni che le restavanoper il pensionamento non sa-rebbe stato certamente quellodi un giovane, tra l’altro per-ché soffriva di un’artrosi seriaanche se non invalidante.

È possibile che se questoposto fosse stato messo inconcorso da un’amministra-zione pubblica e l’assegnazio-ne si fosse svolta secondo leregole di un compendio rigido,questa persona avrebbe otte-nuto ugualmente il posto, per-ché altrimenti si sarebbe potu-to fare ricorso. È ugualmentepossibile che in una stessa si-tuazione, in una clinica a sco-po di lucro si sarebbe scelto ungiovane che avrebbe assicura-

to un maggiore rendimento,senza che questa decisione po-tesse essere criticabile.

Ho scelto questo piccoloesempio per renderci conto didue cose: che non tutti i pro-blemi di gestione che si pre-sentano quotidianamente han-no a che vedere con l’econo-mia (lo stipendio di una perso-na giovane o di una personapiù anziana è lo stesso) e cheuna decisione può essere cor-retta, benché differente, infunzione dello spirito e dellacultura dell’istituzione in que-stione.

Abbiamo bisogno di affrontare le decisioni in tutta la loro ampiezza e considerando tutti i fattori che hanno incidenza: amministrativi, economici, assistenziali e culturali

Quando abbiamo analizzatoi diversi fattori che incidonosull’etica della gestione, vi hodetto che una parte viene con-dizionata da quelli che l’am-ministrazione pubblica pattui-sce con i centri. In questa salasono rappresentati molti paesii cui sistemi di finanziamentoe di salute sono molto diversi.In Catalogna, che ha un siste-ma piuttosto differente dal re-sto della Spagna, il 70% deiposti letto sono convenzionaticon il sistema pubblico.

Quando ho assunto la re-sponsabilità di negoziare leconvenzioni degli ospedalidella rete pubblica che forni-scono posti letto alla Previ-denza Sociale, ogni ammini-stratore che entrava nel mioufficio mi spiegava il bene chefaceva il suo ospedale, la gran-de qualità delle sue prestazionisanitarie e quanto male eratrattato in rapporto all’ospeda-le vicino per il quale l’ammi-nistrazione aveva un occhio diriguardo. Quando ho ammini-strato un ospedale, è toccato ame passare per i diversi ufficia spiegare in cosa eccellesse ilmio ospedale e a cercare difarmi assegnare il massimopossibile per poter far quadra-re i conti al fine di dare la mi-gliore qualità assistenziale.

Ciò è logico e normale.Ognuno cerca di tirare l’acquaal proprio mulino, ma io sape-

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vo che alcuni di coloro che en-travano in ufficio non eranolimpidi e che la loro gestionenon era un modello di virtù.

Come devono essere i nostrirapporti come ospedali cattoli-ci con le differenti ammini-strazioni pubbliche? Nei rap-porti istituzionali esistono duerischi estremi: quello di la-sciarci afferrare dalla loro di-namica, vedendo così scemarel’identità propria del centro, equello di voler essere tanto pu-ri che, allontanandoci da quel-la dinamica, perdiamo la no-zione della realtà.

È indubbio che il voler stareal passo con la società in cuisvolgiamo il nostro lavoro puòcomportare problemi e conflit-ti interni nella nostra gestionequotidiana, particolarmente inrelazione all’assistenza e allerelazioni etiche che dalla stes-sa derivano, alcune delle qualiimprevedibili e che dovremmorisolvere con la migliore buo-na volontà e predisposizionepossibile, benché alcune volteci possiamo sbagliare o restarenel dubbio di aver preso la de-cisione giusta.

Per quanto riguarda la loroattività, i nostri centri hannoun orientamento pubblico e inmolti casi si è riusciti a farlirestare integrati nella rete deiservizi sanitari pubblici o inquella dei servizi sociali. Ciòcomporta una stretta relazionecon l’amministrazione, l’esse-re ben informati del presente,prevedere le richieste futurenon solo per quanto riguardaciò che vorremmo fare, ma an-che ciò di cui necessitano i cit-tadini e, nel contempo, sonda-re quel che l’amministrazionechiede ai nostri centri. Non hasenso mantenere un centrosemplicemente per mantener-lo, se non è utile alla societàche serviamo.

Essere presenti nel mondo sanitario a partire dai principi cattolici ci obbliga a essere inseriti nella realtà sociale, nelle necessità e nella cultura che viviamo

I nostri rapporti con l’am-ministrazione devono esserecertamenti onesti, ma allostesso tempo anche chiari etrasparenti. Quando dico chia-

ri e trasparenti mi riferisco alcentro come a un insieme, in-cludendo dati finanziari chenon lascino ombra di dubbiosu come si spende il denaroricevuto.

Vediamo quale deve essereil ruolo dei dirigenti nelle de-cisioni che riguardano l’a-spetto economico o gli stili digestione. In primo luogo de-vono predicare con l’esem-pio. Tutti sappiamo che, unavolta pattuito un salario, chenaturalmente sarà determina-to in base al mercato, al valo-re della persona e alla volontàdell’istituzione e del contrat-tato di giungere a un accordo,esiste un certo numero di li-miti che possono essere più omeno allargabili. Un esempioè dato dalle spese di rappre-sentanza. Nell’amministrazio-ne ho visto incaricati pubbliciche fatturano tutti o quasi tuttii loro pranzi come “pranzi dilavoro” mentre altri li limita-no al bisogno, o fatture delcellulare dell’azienda congrosse differenze. Bisogna es-sere rigidi con se stessi quan-do si fa pressione tutti i giorniper ridurre i costi.

L’amministratore o i diri-genti non possono avere unmobilio favoloso se le sediedella sala d’attesa non si pos-sono cambiare perché non c’èdenaro, né si può disporre delcomputer più sofisticato sul

mercato se ci sono impiegatiche, per lavorare, devonoaspettare che il collega termi-ni poiché non ci sono schermisufficienti per tutti.

Questi piccoli dettagli, chesembrano di poca importanza,sono quelli che fanno guada-gnare credibilità.

Un direttivo senza credibilità è morto per la direzione.I nostri principi di credenti ci pongono sempre di più al centro dell’attenzione.Dobbiamo curare le parole, i gesti, gli atteggiamenti

Una delle qualità che, a miomodo di vedere, è imprescin-dibile in qualunque personache occupi un posto di respon-sabilità, è il senso comune. Es-sa deve sapere che, per funzio-nare, le regole e le norme sonoimprescindibili ma, allo stessotempo, deve avere il dono diintuire in quale momento unadeterminata situazione meritaun trattamento particolare enon può essere misurata con lostesso metro delle altre. Ciòpuò essere paragonato all’ar-bitraggio nel calcio. Per mel’arbitro migliore è quello chesa applicare la regola del van-taggio. Anche se è stato com-messo un fallo, egli lascia pro-seguire il gioco poiché l’even-tuale beneficio è maggioredella sanzione del fallo inquanto tale. Per questo non mipiacciono gli sport, come adesempio la pallacanestro, incui non si può applicare la re-gola del vantaggio. Senso co-mune è anche saper risolvereuna situazione imprevista, chesfugge all’ordinario o che nonrientra nei manuali, con dosidi prudenza, giustizia edequità che non infrangano lacoerenza con la cultura istitu-zionale.

Il fatto di pensare e di discernere ci permette di valorizzare diverse decisioni senza cadere in impostazioni uniformatrici puramente meccaniche

Dal mio punto di vista, i di-rigenti devono saper usciredai loro uffici, girare per gli

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ospedali, conoscere il perso-nale sul luogo di lavoro. Mi faorrore vedere che i dirigentisono situati all’ultimo piano,rifugiati in uffici appositi, chesi fanno servire il caffè e nonfrequentano il bar degli im-piegati neanche per caso. Co-me pretendono di conoscerela realtà quotidiana? Ai lavo-ratori piace che il dirigente oun funzionario della direzionesia seduto accanto a lui nellamensa perché, la seconda vol-ta, troverà il coraggio o la fi-ducia per spiegargli un picco-lo problema facile da risolve-re di cui il funzionario nean-che immaginava l’esistenza.Come minimo questo avvici-namento permetterà ai diri-genti di conoscere lo statod’animo dei loro impiegati, leloro inquietudini, i loro picco-li problemi quotidiani. Questostesso avvicinamento per co-noscere la realtà può essereapplicato ai pazienti. Una ri-vista americana ha riportatoche la maggior parte delle in-discrezioni cliniche degliospedali vengono riferite ne-gli ascensori. I medici o gliinfermieri commentano negliascensori cose dei pazientisenza accorgersi della presen-za di un familiare o di un co-noscente del malato di cuistanno svelando intimità oche è curato dal medico chestanno criticando. Ma gliascensori, così come il bar ola mensa dei pazienti e dei fa-miliari, rappresentano un ma-gnifico campo di studio perconoscere realmente ciò chepensano coloro che fruisconodei servizi del nostro ospeda-le. Bisogna mescolarsi tra lagente, diventare anonimi eascoltare ciò che si dice delleprestazioni offerte, meditandosulle eventuali critiche affin-ché, una volta tornati in uffi-cio, si possano correggere idifetti.

Bisogna mantenere una po-litica di “uffici aperti” all’in-terno di alcune norme. È chia-ro che esiste una linea gerar-chica da rispettare, ma a volteun impiegato ha un problemapersonale che ritiene vitale esente la necessità di spiegarloe di chiedere aiuto o consiglioal proprio direttore di divisio-ne o all’amministratore del-l’ospedale. La mia opinione

personale è che non solo sia-mo obbligati a riceverlo, mache dobbiamo farlo senza in-dugi. Quando qualcuno insi-ste nel parlare con il gerente èperché è angustiato e se noipossiamo calmare questo sta-to d’animo, non abbiamo ildiritto di tardare nel riceverlo.Bisogna essere molto traspa-renti con i rappresentanti deilavoratori. Mai fare promesseche non si possono o che nonsi hanno le massime garanziedi mantenere. È molto facileper un dirigente dire che de-terminate rivendicazioni ver-ranno concesse l’anno se-guente così che per un anno siottiene la pace sociale. Masiamo sicuri che nell’eserci-zio succesivo avremo i mezziper farlo? Se non se ne ha lasicurezza, bisogna spiegarlochiaramente perché altrimentila pace di oggi sarà la guerradi domani. Le persone nonperdonano, e a ragione, le fal-se promesse o gli accordi rag-giunti e poi non assolti.

Bisogna implicare i quadriintermedi e, attraverso di loro,i lavoratori nell’elaborazionedei bilanci e nell’assunzionedelle decisioni chiave del cen-tro. Una volta elaborato il bi-lancio e prese le decisioni, bi-sogna spiegare perché è statadata priorità ad alcune areepiuttosto che ad altre e gliobiettivi finali del centro. Po-

co tempo fa l’amministratoredi un ospedale che aveva ri-chiesto a tutti i quadri inter-medi la documentazione conle loro proposte annuali di bi-lancio, mi commentava che,una volta presa la decisionefinale da parte dell’équipe di-rettiva, aveva chiamato ognu-no di loro al suo ufficio e ave-va spiegato ad uno ad uno ilperché delle cose accettate edi quelle rifiutate. La sua opi-nione su queste riunioni erastraordinariamente positiva.

Bisogna stare a fianco deimedici e degli infermieriquando sono oggetto di cita-zioni giudiziarie, sempre equando non ci sia stata negli-genza manifesta. Sono sem-pre più frequenti i rinvii a giu-dizio e il comparire in tribu-nale dei nostri professionisti,a volte per procedimenti di ti-po penale; alcuni di questinon hanno motivo d’esserementre altri possono essereragionevoli, ma dovuti ad er-rori compiuti in buona fede. Ilprofessionista è infinitamentegrato che in questi casi la di-rezione lo sostenga, lo aiutinella difesa e non si disinte-ressi di un problema che, perlui, può comportare un’ango-scia molto profonda.

Vicinanza e disposizione nei confroni dell’altro come modello che può differenziare e identificare il nostro lavoro

I casi commentati finorafanno parte dell’etica quoti-diana e, nella maggior partedei casi, non riguardano il bi-lancio del centro. Ma cosa ac-cade quando dobbiamo af-frontare il “signor denaro”? Èevidente che per molti cattoli-ci, onesti e trasparenti, i nostricentri funzionano con un bi-lancio e se la gestione non ècorretta mettiamo in pericolola loro continuità e quella delposto di chi vi lavora. Èugualmente inconfutabileche, per esercitare una corret-ta gestione a partire dai prin-cipi etici su cui ci basiamo,non esiste nessun manuale,master o programma informa-tico che ci dia la giusta solu-zione al problema. Immagina-te quanto sarebbe meraviglio-

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so disporre di un programmainformatico in cui, una voltainserite le entrate, ci dicessecome ripartirle per non com-mettere nessuna ingiustizia.Ma siccome ciò non esiste –se esistesse non ci sarebberole convenzioni – questa re-sponsabilità ricade sugli ami-nistratori e sulla direzione;dobbiamo dunque chiederci:perché dare priorità a questoservizio e non a quell’altro?Dobbiamo aumentare i salaria detrimento degli investi-menti? Dobbiamo privilegiareil settore della manutenzionee della sicurezza o dobbiamorealizzare nuove azioni?

Parliamo anzitutto dei sala-ri che, se nelle unità di cureintensive possono rappresen-tare il 60-65% del bilancio,rappresentano una percentua-le molto più alta nelle unitàpsichiatriche o sociosanitarie.La dottrina sociale della Chie-sa considera il salario la piùimportante, anche se non l’u-nica, verifica concreta dellagiustizia sociale nei rapportisociali. Non possiamo corri-spondere salari bassi al perso-nale e materializzare beneficiper destinarli ad altre realtà.Dobbiamo tendere a dare unsalario che sia giusto ma che,nel contempo, sia il più ade-guato possibile all’internodella realtà di ogni singolocentro e che non per questometta a rischio la vitalità del-l’istituzione.

Ma il salario non è l’unicacosa. I centri sono moralmen-te obbligati a destinare le ri-sorse di cui dispongono pergarantire, nella misura delpossibile, le condizioni di si-curezza nel lavoro dei loroimpiegati secondo la legisla-zione vigente nei vari paesi emigliorarle, quando questa le-gislazione sia minima. Biso-gna, per quanto possibile, cer-care una stabilità nell’impie-go in quanto si devono evitarele situazioni di demotivazioneche creano un cattivo ambien-te di lavoro e si ripercuotonosull’attenzione ai malati. Na-turalmente, poiché un centrosanitario funziona ventiquat-tro ore su ventiquattro per tut-ti i giorni dell’anno, dobbia-mo disporre di un “pool” dipersone che non potranno maiessere fisse. Ritengo comun-

que che anche nei loro con-fronti si debba instaurare unrapporto il più continuativopossibile.

Gli ospedali sono obbligatiinoltre a destinare una partedel bilancio alla formazione.Non mi riferisco unicamentealla formazione scientifica,bensì a quella umanistica:corsi di bioetica, rapporti diaiuto reciproco, come eserci-tare il mandato ecc. Per rias-sumere, diremo che comeospedali cattolici dobbiamofar sì che la formazione non silimiti semplicemente all’a-spetto scientifico, ma che ab-bracci anche i valori umaniche permettono ai nostri pro-fessionisti di realizzarsi ulte-riormente come persone, se-condo il concetto integrale.

Per quanto riguarda la rea-lizzazione di determinati in-vestimenti o l’assegnazioneprioritaria dei fondi a deter-minati servizi, l’équipe diret-tiva deve essere sufficiente-mente informata affinché,d’accordo con l’amministra-zione sanitaria, possa desti-narli ai servizi maggiormentenecessari per la società. Sa-rebbe assurdo impegnarsi inun nuovo servizio di angio-grafia solo perché l’ospedaleaumenti il proprio prestigionella rete sanitaria, senzaaverne i mezzi. Sarebbe etica-mente riprovevole lanciarsi in

nuovi investimenti costosi,quando gli apparati ad alto ri-schio dell’ospedale (incuba-trici, respiratori, apparati perl’anestesia ecc.) sono obsoletie il loro mantenimento nonpuò garantire che non avverràmai un incidente con risultatinefasti per il malato. Comeregola generale, indicherei unobiettivo sotto forma di slo-gan: ciò che abbiamo lo dob-biamo mantenere in condizio-ni perfette e, finché questenon lo sono, non bisogna ri-correre a nuove tecnologie dicui non ci si può far carico.Conosciamo centri che acqui-stano sistematicamente gli ul-timi apparati per farsi pubbli-cità e quindi ottenere un certoprestigio, mentre gli strumentibasilari per la chirurgia meri-tano soltanto critiche da partedi coloro che le utilizzanoquotidianamente.

Ci sono però determinatimomenti in cui la gestionecomporta l’assunzione di al-cuni rischi di fronte al consi-glio d’amministrazione o aiproprietari del centro. Chi ge-stisce dovrà allora farsene ca-rico anche se ciò potrà provo-care una certa deviazione delbilancio. Bisogna accettare diacquistare un medicinale mol-to caro ma che, in un determi-nato caso, rappresenta l’unicapossibilità per salvare la vitadi un paziente, o di sostituireun determinato apparato lacui durata si sperava più lun-ga, ma che il servizio di ma-nutenzione reputa rischioso. Inostri ospedali devono esserepionieri nel controllo rigido ditutto ciò che presuppone sicu-rezza per i pazienti. Non sonoammissibili errori prevedibiliin materia di sicurezza né il fi-nanziamento di un medicinaleo di una determinata tecnicaadducendo una mancanza dimezzi del bilancio se ciò met-te a rischio la vita del pazien-te. Anche le istituzioni re-sponsabili devono sforzarsi dicomprendere queste decisioniaiutando con mezzi propriquando queste sono giustifi-cate.

Non dobbiamo poi dimenti-care la responsabilità della so-lidarietà, nella comunione deicredenti, verso quei centri deipaesi meno sviluppati che so-no in situazioni molto preca-

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rie; gli ospedali con buoni ri-sultati economici hanno l’ob-bligo morale di aiutarli eco-nomicamente, che apparten-gano o meno alla propria con-gregazione.

Passiamo ai professionisti,a coloro cioè che detengonouna parte molto importantedella gestione dei fondi. Avetepensato qualche volta a ciòche può spendere un medicoquando usa la penna? Egliprescrive, pone crocette sulleanalisi di laboratorio, prescri-ve prove complementari, ecc.E al materiale fungibile chepuò sprecare un’infermierastrumentista che prepara la ta-vola degli strumenti per unpiccolo intervento chirurgicocome se fosse per una protesitotale all’anca? Come questici sono moltissimi altri esem-pi.

Quando abbiamo studiatomedicina, siamo stati prepara-ti a curare ma non ci hannoparlato di costi. Lo stesso av-veniva nelle scuole per infer-mieri. Oggi assistiamo a undiscreto miglioramento inquesto campo, ma resta anco-ra molta strada da percorrere.Una parte del personale, spe-cialmente quello medico,continua a ritenere il proble-ma dei costi un problema del-l’amministrazione statale edella direzione del centro, inquanto essi hanno la missionedi curare o di fare ricerche cli-niche e non di preoccuparsidelle spese. Si tratta di un gra-ve errore che può essere sana-to solo con la formazione econ una forte cultura istituzio-nale, formazione che deveavere la propria base nell’uni-versità, ma che deve esserepotenziata nei centri, i cui di-rigenti hanno una missioneimportante. Bisogna essereparticolarmente incisivi inquesta formazione con i gio-vani medici residenti che ini-ziano a lavorare in ospedalesubito dopo l’università per laspecializzazione. Essi comin-ciano a spendere, ma molti diloro dovranno essere gli am-ministratori di domani.

Un giorno, quando ero ge-rente di un ospedale, ho invia-to una lettera molto schietta aicapi servizio in cui spiegavoquanto costasse per il centroogni risonanza magnetica pra-

ticata, considerato che la do-manda stava crescendo in mo-do allarmante. Non aggiunge-vo altro. Intendevo semplice-mente informarli. Nei tre mesiseguenti, ci fu una diminuzio-ne considerevole del numerodi risonanze richieste. Ho fat-to un esempio banale, ma senon informiamo in modocompleto su quanto costi ciòche si sta facendo, la facilitàdei professionisti di spendereè infinita. Ricordo l’espres-sione sorpresa di un primariodi ortopedia quando gli spie-gavo il prezzo degli impiantifatti dalla sua équipe in un an-no.

La maggior parte delle vol-te, la spesa incontrollata nonviene fatta in malafede. A vol-te è per mettere in atto criteridi medicina preventiva, a vol-te per richiedere prove nonnecessarie, a volte è perché“giacché chiediamo un ema-tocrito, facciamo un’analisicompleta”, senza pensare chemagari un’analisi completaera stata fatta una settimanaprima ed era risultata norma-le.

Non bisogna mai forzare adeconomizzare le spese per unmalato, in quanto la responsa-bilità ultima nei confronti diquesto sta nel medico, invecebisogna essere pazienti e per-dere tempo (il che in fondoequivale a guadagnarlo) a

spiegare ai professionisti chedevono essere attenti ai costiogni volta che eseguono unatto medico o infermieristicoche, il più delle volte, com-porta un piccolo morso al bi-lancio dell’ospedale e, di con-seguenza, a quello dell’interopaese. Ciò che sperperi oggiper il tuo malato è denaro chedomani mancherà ad un altro.Il bilancio della sanità, dicevaun ex-ministro della sanitàdella Catalogna, è come unagrande torta di cui ognunoprende una fetta, ma quandotermina non ce n’è più. L’im-pasto è sempre quello e il pa-sticcere non può farne un al-tro, e se non la distribuiamobene ci sarà qualcuno che nemangerà in abbondanza men-tre altri resteranno con la fa-me. Ciò ha molto a che vede-re con i principi cattolici.

Ci dobbiamo chiedere spesso in base a quali interessi prendiamo le nostre decisioni o assegnamo i nostri bilanci

Pochi mesi fa ho letto undocumento di un comitatod’etica di un ospedale che miha riempito di soddisfazione.Un bambino era stato operatod’un tumore maligno addomi-nale ripresentatosi dopo dueanni; la famiglia aveva rifiu-tato un nuovo trattamento inospedale ed era ricorsa a uncuratore che lo aveva curatocon le erbe, contro l’opinionedei medici. Un anno dopoquesto trattamento alternati-vo, la famiglia tornò al centroe chiese che fosse fatta al ma-lato una risonanza magneticae alcune analisi per vederel’evoluzione della malattia, ri-fiutando però ancora una vol-ta l’assistenza sanitaria con-venzionale. Il medico cheaveva curato il piccolo in pre-cedenza, consultò il comitatoper vedere se era lecito spen-dere fondi pubblici per provecomplementari dal momentoche il paziente rifiutava l’assi-stenza proposta. Indipenden-temente da altre riflessioni,ciò che mi sembra molto posi-tivo è che in una situazione incui la cosa più facile sarebbestata quella di fare le prove ed

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evitare problemi, il medico sichiedeva se fosse etico impie-gare fondi pubblici in un casocome quello citato.

Ci vorranno anni per far as-sorbire questa cultura ai nostriprofessionisti, incidendo inparticolare sui quadri inter-medi affinché, a loro volta, latrasmettano al personale dibase. Stiamo comunque rac-cogliendo i primi frutti. Inpassato, discutere di temi re-lativi al bilancio con un caposervizio o una caposala, eramolto difficile. Ora sta diven-tando pratica abituale anchese per qualcuno è ancora diffi-cile capirlo. Poco a poco sicrea cultura.

Dobbiamo considerare chegli input che ricevono i nostrimedici, in particolare da partedell’industria farmaceutica,sono molto forti e diretti ver-so un’unica direzione: “con-sumare – comprare”, il chevuol dire spendere. Il profes-sionista sanitario non ha inmano elementi sufficienti (ese ce li ha, non ha il tempo ola voglia) per verificare sequel nuovo prodotto farma-ceutico, quella nuova tecnica,sono stati sufficientemente te-stati. Ha una fiducia implicitain colui che spiega le meravi-glie del prodotto e la sua ten-denza naturale è quella di pro-varlo. Immaginiamo che l’an-nuncio di ogni nuovo prodot-to (macchina, video, profumoecc.) fatto in TV possa essereprovato senza costi per noi.Accetteremmo la proposta?Tutti ci dicono di essere i mi-gliori, i più affidabili, quelliche danno l’immagine mi-gliore [...] e molti sono più ca-ri di quello che stiamo utiliz-zando e di cui siamo moltosoddisfatti.

Di qui l’importanza di mo-strare la trascendenza di unabuona guida farmacologicaper il centro, dove ci siano so-lo i medicinali che offrono unmiglior rapporto qualità/prez-zo e non si permetta l’introdu-zione di tecniche nuove chenon abbiamo superato un’a-nalisi severa secondo i criteridella cosiddetta medicina ba-sata sull’evidenza. Dobbiamopotenziare le commissioni e igruppi di lavoro formati dapersone molto preparate, e al-lo stesso tempo molto oneste,

che siano capaci di discernereciò che è veramente necessa-rio innovare o ciò che va ri-fiutato. La serietà di fronteagli altri professionisti deveessere il prestigio del gruppo.

Per progredire in una cultura di gestione a partire dall’etica, una buona disposizione personale non è sufficiente. Bisogna creare e sviluppare metodi e strumenti che la rendano effettiva

Infine, tra i fattori condizio-nanti nell’assunzione delledecisioni, annoveriamo la cul-tura istituzionale e la stessaistituzione. Nella carta d’i-dentità dell’Ordine Ospeda-liero di San Giovanni di Dioche, come probabilmente al-cuni di voi sapranno, è unadelle poche congregazioni ec-clesiali i cui centri si rivolgo-no ai malati o agli emarginati,si legge: “Un motto dei nostriCentri potrebbe essere questo:essere capaci di operare unacorretta allocazione delle ri-sorse disponibili, sapendo pri-vilegiare gli aspetti più speci-fici dell’Istituzione. Al livellodel centro questo servirà a ga-rantirne il futuro, al livello deiservizi e reparti sarà finalizza-to a dare un’assistenza inte-grale al malato e al bisogno-

so”. Mi sembra una buona di-chiarazione di principi istitu-zionali che potrebbe essereapplicata all’insieme degliospedali cattolici. Quali po-tremmo enumerare come fat-tori chiave di una cultura isti-tuzionale negli ospedali chevogliono avere un’ideologiacattolica e che, a loro volta,influiscono direttamente suicriteri di gestione? Cercheròdi elencarne alcuni.

– Innanzitutto dobbiamoscegliere i nostri professioni-sti, dall’amministratore all’ul-timo salariato, in base alla lo-ro competenza tecnica ma va-lorizzandone all’unisono lacapacità umana. Bisognaspiegare loro molto bene, pri-ma di assumerli, la filosofia ela cultura dell’impresa di cuientrano a far parte e il rispettoche, come minimo, si esige daloro per determinati principi.La cultura istituzionale diun’impresa potrebbe esseredefinita come alcune normedi condotta formatesi giornodopo giorno, nel corso deglianni, che hanno avvolto l’or-ganizzazione con un alone in-visibile, ma palpabile. Quan-do in un ospedale o in un cen-tro sanitario esiste questa cul-tura, è più facile assumere ledecisioni da un punto di vistaetico. Per questo motivo, pri-ma di essere assunti da un’i-stituzione, è importante cheriflettiamo sui nostri valori, inquanto essi dovranno esseresimili a quelli della culturaetica che impera nell’istitu-zione. In caso contrario, po-tremmo entrare rapidamentein contraddizione e in situa-zioni di conflitto. A sua volta,quando uno entra in un’istitu-zione di questo tipo piena-mente convinto, vi lascia, co-sciente e felice, un poco di sé.Questa microparte di sé si in-corpora, invisibilmente ma ta-citamente, al patrimonio dellacultura istituzionale.

A cosa ci serve un grandeamministratore se non condi-vide il progetto istituzionale?E un’ausiliaria del reparto in-fermieristico, eccellente sottol’aspetto professionale, ma in-capace di comprendere le ne-cessità dei pazienti? Ciò nonesclude, tuttavia, che i proces-si di selezione debbano esseretrasparenti e privi di ambi-

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guità o amicizie, in quanto èin gioco la credibilità dell’isti-tuzione in un argomento ditanta sensibilità.

– Non ci devono spaventarei cambiamenti organizzativiche consideriamo necessariperché i centri siano ammini-strati con criteri imprendito-riali di efficienza, sempre equando mantengano la filoso-fia e lo stile proprio di ogniistituzione.

– Dobbiamo essere chiari etrasparenti riguardo all’ammi-nistrazione e ai lavoratori.Permettetemi di insistere nuo-vamente su questo punto poi-ché lo ritengo un punto chiavese veramente vogliamo che lenostre opere non siano solodirette onestamente, ma an-che che questa onestà vengariconosciuta.

– A partire dalla direzione,si devono potenziare tutti iprogrammi di qualità. Quan-do si parla di qualità, si pensadi solito alla qualità assisten-ziale. Dobbiamo arrivaremolto più lontano: alla qualitàdei servizi generali, dei cir-cuiti amministrativi, dell’at-tenzione ai clienti interni chesono i nostri lavoratori. Per-ché non cercare formule checi permettano di “misurare” ovalorizzare la qualità dei ser-vizi pastorali propri del cen-tro? Ciò può sorprendere al-

cuni di voi, però vale la penadi chiedersi se i servizi pasto-rali di un centro sanitario so-no i più adatti a quella realtà,se sono ciò che i pazienti siaspettano o desiderano rice-vere, oppure se ci siamo limi-tati a un modello standard,uguale per tutti, senza valutar-lo.

– Si deve avere una sensibi-lità particolare nella cura del-l’ambiente. L’ospedale è ungrande produttore di rifiuti diogni tipo e un grande consu-matore di prodotti riciclabili.Non basta attenersi alle nor-me di raccolta delle sostanzecontaminanti ma bisogna an-dare molto più in là nel reci-claggio di tutto ciò che è pos-sibile. Questo è un nuovo ob-bligo e una nuova cultura dasviluppare.

Potremmo dire tante altrecose che occuperebbero tuttala mattina, ma il tempo a miadisposizione è limitato, cosìcome la vostra pazienza. Miauguro che il mio interventopossa essere servito a farci ri-flettere sulla corretta distribu-zione dei fondi e sulle formeper gestire eticamente gliospedali ai quali appartenia-mo. Credo che al boom dellabioetica seguirà quello dell’e-tica imprenditoriale, dell’eticaistituzionale nella gestione eper questo dobbiamo essere

preparati, formandoci giornodopo giorno.

Se rileggiamo i vangeli,benché siano stati scritti due-mila anni fa vediamo che Ge-sù, per orientare la sua dottri-na, utilizzò in alcune delle sueparabole esempi economici eperfino di gestione. Vorrei ci-tare la parabola degli operaiche vanno a lavorare in unavigna ad orari differenti, rice-vendo ognuno lo stesso sala-rio che era stato pattuito, equella del padrone che dopouna lunga assenza torna echiede conto ai suoi operai dicome hanno impiegato i ta-lenti che aveva affidato loro;vorrei ricordare poi le rifles-sioni di Gesù di fronte allamoneta con l’effige di Cesare.Non ho dubbi che se Cristofosse venuto sulla terra aigiorni nostri, nel messaggioevangelico avrebbe incorpo-rato parabole che avrebberoadottato i temi di cui abbiamoparlato. Siccome questa ipote-si non avverrà, spetta a noi, inbase alla nostra esperienza, alnostro studio e alla nostra for-mazione, cercare la luce checi serva da guida nell’assun-zione delle decisioni.

Dott. SALVADOR ROFES CAPOCoordinatore dell’area

ospedalità Fatebenefratelliprovincia di Aragona, Spagna

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Ai cattolici non è concessodisimpegno nel vasto settoredel servizio all’uomo malato,bisognoso di cure e di assi-stenza, tanto sociale quantosanitaria.

L’impegnativo comandoevangelico deve essere coniu-gato nel tempo e nello spazioed oggi a noi è chiesto di es-sere testimoni affidabili e cre-dibili in ogni cultura e tradi-zione, civile e politica. Il no-stro colloquio vede infatti aconfronto le più diverse espe-rienze, tuttavia il cosiddetto“principio di sussidiarietà” èapplicabile sotto ogni cielo.

Esso implica:a) autonomia organizzati-

va;b) responsabilità program-

matoria;c) finalità specifica in un

contesto pluralistico.Fatte salve le situazioni pe-

culiari nei diversi Paesi in viadi sviluppo, dove la Chiesa (oil non profit di diversa estra-zione) rappresenta l’unicapresenza nel campo socio-as-sistenziale, in tutti gli altri si-stemi le istituzioni cattolichesi inseriscono in un contestolegislativo ed economico do-ve, a maglie più o meno stret-te (o larghe) che le regola-menta, partecipano alla pro-grammazione dell’offerta diservizi alle persone.

I criteri che devono guidareil rapporto fra istituzioni cat-toliche e le comunità, in cuisorgono e operano, non pos-sono trascurare i fondamentistessi del “sacramento” dellaChiesa che è evangelizzatri-ce, sanatrice e una. Soprattut-to, oserei dire, l’unità deveessere il carattere più eviden-te verso coloro che guardanoalle nostre opere.

Perciò, l’autonomia dellaChiesa – e in specie delleChiese locali – si fonda sullaprogettazione al proprio in-terno:

a) nel promuovere la difesa

delle proprie risorse e delleproprie “politiche” di solida-rietà;

b) nel testimoniare, anzitut-to partendo dall’interno.

Un altro aspetto che riguar-da l’autonomia – da otteneree da difendere – è la specifi-cità della proposta cristiana.

È questa caratteristica checi impone una presenza, an-che quando è faticosa e dolo-rosa, per mantenere vivi nelcontesto sociale valori etici,che corrispondono alle aspet-tative esistenziali delle perso-ne e che spesso sono disattesedallo Stato.

Il diritto alla tutela della sa-lute – come è noto – è un di-ritto “recente” nella coniuga-zione dei diritti umani e cometale non è esigibile o esercita-to con la medesima consape-volezza nei diversi sistemipolitici.

In Europa, ad esempio, èfacile incontrare sistemi uni-versalistici e finanziati attra-verso il sistema contributivo

da parte dei cittadini, per cuil’accesso alle prestazioni ègratuito e generalizzato.

Ci sono poi sistemi liberi-stici che si affidano alla co-pertura assicurativa da partedei cittadini che hanno reddi-to, ma che non garantiscono isenza reddito. Ci sono, infine,Paesi nei quali il sistema sa-nitario è pressoché inesistentee i cittadini ottengono ciò chele loro risorse finanziarieconsentono, in ambienti, pe-raltro, non strutturati con lemedesime eccezioni dei Paesidi maggiore benessere e svi-luppo scientifico e industria-le.

La Chiesa con le sue istitu-zioni è “immersa” in tuttequeste diverse situazioni; co-me si esprime quindi la sussi-diarietà “tra” istituzioni catto-liche?

Va da sé, che con le debitedifferenze e proporzioni, al-cune linee di orientamento sipossono applicare anche allasussidiarietà, genericamenteintesa, fra le istituzioni ai varilivelli, in ogni società.

La “sussidiarietà” è una de-finizione e una scelta che ladottrina sociale della Chiesa,per prima, ha elaborato e pro-posto a tutti gli uomini chevolessero costruire Stati edeconomie liberi dagli eccessidi certo dirigismo, come dicerto liberismo.

La sussidiarietà si esplicain modo:

a) verticale;b) orizzontale;Ogni livello superiore non

deve “invadere” competenze,attività e responsabilità di li-vello inferiore, ma anche, eforse soprattutto, non puòevitare di integrare ed aiutare,se il livello inferiore ha biso-gno, con appropriati interven-ti.

Così pure ogni livello devesentirsi “ingaggiato” ed offri-re sostegno, contributi in ri-sorse tecniche e umane, alle

Il principio di sussidiarietà fra istituzioni cattoliche

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strutture di pari capacità, mache sono limitate nel loro agi-re efficacemente dall’am-biente povero o politicamentecondizionato, in cui si trova-no nell’espletare il propriomandato. Per i cristiani lasussidiarietà è anche dunque“organizzare la carità”. In talmodo la sussidiarietà diventastrumento eccezionale peresaltare la collaborazione“fraterna” fra le istituzioni,qualora si rispettino distinzio-ni e finalità.

Infatti, sul piano umano (ecristiano) la sussidiarietà èuna modalità organizzata diespressione delle solidarietàinteristituzionali, che si legaperò alla rete sociale primariadelle persone, come si mani-festa nella vita quotidiana,quasi una possibilità di sal-

vezza dalla formalità astratta,anonima, burocratica.

Ovviamente, se la sussidia-rietà ha un fondamento giuri-dico ordinamentale, non è au-tomaticamente attuabile nel-l’organizzazione e nella pro-grammazione gestionale e fi-nanziaria tanto dello Statoquanto delle diverse istituzio-ni tra di loro, ai vari livelli.

Ecco che può imporsi lanecessità di formalizzare mo-delli o di studiare modalitàper definire le procedure, an-che nel nostro ambito diChiesa, per il conseguimentodi una effettiva sussidiarietàanche al nostro interno.

Mi sembrerebbe, in questosenso, opportuno che il Ponti-ficio Consiglio possa predi-sporre un ausilio a disposizio-ne di tutte le istituzioni sani-

tarie cattoliche, perché realiz-zi quella rete che potrebbe es-sere definita di “autoaiuto”,per realizzare quella “unità”di intenti, di finalità, di valoriche rendono visibile la nostra“diaconia della salute”.

Il Pontificio Consiglio puòintegrare forze e risorse per-ché chi più ha, più si impegni;chi meno ha, trovi gli aiuti in-dispensabili per realizzarequegli obiettivi che fosserorichiesti per rendere visibilela testimonianza nel luogo enel tempo in cui le istituzionisanitarie cattoliche rendonopresente la Chiesa, come sa-cramento di salvezza.

Prof. MARIA PIA GARAVAGLIA

Presidente della Croce Rossa Italiana

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Background

Nell’introduzione della Co-stituzione dell’Organizzazio-ne Mondiale della Sanità siafferma che “la salute è unostato di completo benesserefisico, mentale e sociale e nonsoltanto l’assenza di malattieo infermità”; si asserisce poiche il godimento del massimostandard di salute raggiungi-bile è uno dei diritti fonda-mentali di ogni essere umanosenza distinzione di razza, re-ligione, convinzione politica,condizione economica o so-ciale”.

Se paragoniamo il mondodi oggi con quello del 1948,anno in cui l’OMS fu fonda-ta, emerge uno stridente con-trasto. Il rischio di un conflit-to su scala mondiale è dimi-nuito notevolmente, ma alsuo posto esiste una moltitu-dine di conflitti regionali e ci-vili. I rapporti tra i paesi, chenegli anni ’40 riflettevano imodelli paternalistici del co-lonialismo e la guerra fredda,ora sono per la maggior partemodellati dalla diffusione deivalori del mercato neo-libera-le e da una conseguente e au-mentata interconnessione trale nazioni.

Nel suo discorso alla XIIConferenza Internazionaleorganizzata dal PontificioConsiglio per la Pastoraledella Salute nel novembre1997 sul tema: “Chiesa e sa-lute nel mondo. Attese e spe-ranze alle soglie dell’anno2000”, il Santo Padre, rife-rendosi ai più importantiprincipi della “Carta degliOperatori Sanitari”, ha detto:“Salvaguardare, ricuperare emigliorare lo stato di salutesignifica servire la vita nellasua totalità”. Inoltre, ricono-scendo i segni di speranzapresenti in questo ultimoscorcio di secolo, rappresen-tati dal progresso scientifico,

tecnologico e della medicina,ha sottolineato l’importanzadi un più vivo senso di re-sponsabilità nei confronti del-l’ambiente, gli sforzi per ri-stabilire la pace e la giustiziaovunque siano stati violati, lavolontà di riconciliazione e disolidarietà tra popoli differen-ti.

La Carta degli OperatoriSanitari ricorda che l’attivitàmedico-sanitaria è, allo stessotempo, “ministero terapeuti-co” e “servizio alla vita” econclude affermando che essidevono sentirsi collaboratoridi Dio che, in Gesù, si è ma-nifestato come “medico delleanime e dei corpi”, così da di-venire concreti annunciatoridel Vangelo della Vita.

Il Santo Padre esprime vivoapprezzamento per la dichia-razione e i principi dell’OMSe per il documento “Saluteper tutti nel ventunesimo se-colo”; esorta inoltre i respon-sabili degli organismi interna-zionali ad impegnarsi nel pre-

disporre garanzie giuridicheadeguate, perché sia promos-sa nella sua interezza anche lasalute di quanti non hannovoce e perché il mondo sani-tario non si lasci costringeredalle dinamiche del profitto,ma sia invece permeato dallalogica della solidarietà e dellacarità.

Tutto questo mostra chiara-mente le basi e i principi con-cettuali su cui si fonda il pen-siero della Chiesa cattolica inmateria di salute e di assisten-za sanitaria.

Quando la fine della guerrafredda ha alleviato la tensionetra Est e Ovest, erano alte lesperanze di ridurre le spesebelliche e aumentare le speseper la sanità. Finora, questocosiddetto dividendo non si èmaterializzato o sembra chesia stato assorbito dagli sforziper mantenere la pace che la-sciano magre risorse per ac-celerare lo sviluppo umano.

Il tasso di globalizzazionedel commercio, i viaggi e lamigrazione, la tecnologia e ilmarketing si sono acceleratiin maniera drammatica negliultimi venti anni, provocandoguadagni per alcuni ed emar-ginazione per altri. La comu-nicazione e la rivoluzionetecnologica, che caratterizza-no il mondo di oggi, hannofacilitato alcune di questetendenze. I paesi del mondohanno acquisito consapevo-lezza della loro interdipen-denza per la fragilità del no-stro ambiente, per un sistemaeconomico globale e la nostracomune unità. Mai come oraforze e politiche globali in-fluenzano le decisioni nazio-nali e locali. Quando ci sonoun’estrema povertà e malattieevitabili su vasta scala, nonpuò esserci prosperità a lungotermine o salute per tutti inuna nazione, né sicurezza a li-vello mondiale se alcune na-zioni continuano ad investire

Relazione tra istituzioni sanitarie cattoliche e OMS

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pesantemente negli arma-menti.

Ci si preoccupa del fattoche la rapida globalizzazionenon riesca a riconoscere laricchezza della diversità cul-turale ed etnica. La discrimi-nazione verso certi gruppi,particolarmente quando pre-vale la povertà, ha portato adun aumento dei conflitti civilie dei rifugiati nel mondo.

Il numero delle persone chevivono in assoluta povertà edisperazione continua a cre-scere, malgrado il fatto chegli ultimi venti anni abbianovisto un benessere senza pre-cedenti. Circa 1.300.000 per-sone vivono attualmente incondizioni di estrema po-vertà. Tra le comunità e i pae-si ci sono crescenti disparità edisuguaglianze. Una relativapovertà e un divario semprepiù ampio tra ricchi e poveriminacciano in molti paesi lacoesione sociale.

La violenza è una delle ca-ratteristiche più evidenti delladisintegrazione sociale. Essasi manifesta in diversi modinelle varie società. La disinte-grazione sociale si rivela an-che nella crisi corrente deivalori, come nell’indeboli-mento dei rapporti umani ba-sati sulla condivisione e sul-l’assistenza, nei vincoli chesostengono e controllano irapporti intergenerazionali, enelle istituzioni che nel pas-sato hanno governato e pre-servato le cellule sociali pri-marie quali la famiglia. Ilconseguimento del benesseremateriale a tutti i costi sta, inmolti casi, erodendo i valori ei credo che mettevano al pri-mo posto il benessere spiri-tuale. I valori etici e moralinon possono essere ignoratiladdove perseguiamo il benecomune.

Discussione

È di vitale importanza unarapida transizione verso unmondo in cui sia stata creatauna “cultura della salute” edove la salute occupi un po-sto centrale nello sviluppoumano sostenibile. A questoriguardo, dovranno essere ur-gentemente specificate le po-litiche e le strategie basilari

che guidano questa transizio-ne e a cui tutti dovranno dareil proprio accordo allo scopodi mantenere una coesione euna coerenza di sforzi neiprossimi decenni. Sono ne-cessarie tre azioni fondamen-tali:

1) assicurare che il sistemadi valori dell’HFA sia adotta-to ovunque;

2) porre la salute al centrodello sviluppo umano ed eco-nomico;

3) sviluppare un sistemasanitario sostenibile che sibasi sull’equità, la solidarietà,e su preoccupazioni morali edetiche.

Il progresso scientifico etecnologico sta mettendo allaprova i confini delle normeetiche, sfidando la nozionestessa di ciò che ci rendeumani. I progressi nella bio-tecnologia e nella genomica,e l’invadenza dell’informa-zione e dei sistemi di comuni-cazione, presentano allo stes-so tempo sfide e opportunitàper la salute. Se tutti dobbia-mo condividere il progresso, iprincipi morali ed etici do-vranno anticipare e guidare losviluppo della scienza e dellatecnologia.

Come possiamo vedere daquanto abbiamo detto, la vi-sione e i principi fondamentalirelativi alla salute e all’assi-stenza sanitaria dell’OMS e

della Chiesa Cattolica coinci-dono, in particolare quandoconsideriamo che la dimensio-ne spirituale dell’essere uma-no e la sua salute sono statiuniversalmente riconosciuti.

Se, inoltre, eguagliamo iconcetti e gli scopi inclusi nel-la Carta degli Operatori Pasto-rali, redatta dal PontificioConsiglio per la Pastorale del-la Salute, vediamo che la coin-cidenza dei suddetti punti fon-damentali diventa ancora piùevidente.

Emergono due domande perla discussione:

1) se ci sono così tanti puntidi coincidenza, perché alloralavorare con l’OMS non hadato maggiori frutti?

2) come si può migliorarel’attuale stato di cooperazionetra queste due organizzazioniuniversali affinché i beneficia-ri fondamentali di questi sforzisiano i popoli del mondo e ivalori cristiani?

Per meglio analizzare questiinterrogativi, può essere im-portante comprendere appienocome lavora l’OMS, comeviene condotta la sua politica ecome vengono prese le deci-sioni.

La premessa fondamentaleda tenere presente prima diogni altra considerazione èche l’OMS non è soltanto ilSegretariato di Ginevra (HQ)o gli Uffici Regionali. Oggil’OMS è formata da 191 Statimembri; ha un’AssembleaMondiale della Sanità (WHA)che è l’organismo governativopiù alto e un Comitato Esecu-tivo (EB) che funge da organi-smo esecutivo eletto dall’As-semblea. A livello regionale, ilComitato Regionale assolvefunzioni simili a quelle delComitato Esecutivo. Entrambisono assistiti da un Segretaria-to che realizza i mandati degliorganismi governativi.

L’OMS è un’organizzazioneintergovernativa. Ne fannoparte anche centri di collabo-razione, centri di eccellenza,comitati di esperti, ONG, os-servatori membri ed altre isti-tuzioni associate.

Per spiegare ulteriormentela politica e il processo deci-sionale dell’OMS, può essereutile considerarlo come uncerchio concentrico, medianteil quale il Segretariato prepara

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proposte che riflettono lepreoccupazioni e le prioritàdegli Stati membri, elabora ilbackground tecnico, le impli-cazioni che possono sorgere,comprese le questioni scienti-fiche, sociali ed economiche,nonché gli strumenti necessariper la messa in atto (ad esem-pio la Dichiarazione di AlmaAta sulle cure sanitarie di ba-se).

Le proposte vengono gene-ralmente sottoposte all’opinio-ne di vari esperti (Comitati diEsperti, Gruppi Scientifici,Consultazioni ecc.). Dopo unulteriore miglioramento daparte del Segretariato, le pro-poste vengono presentate alComitato Esecutivo per l’ap-provazione e/o per le modifi-che. Soltanto allora, viene sot-toposto al WHA per lo studiofinale e l’approvazione (adesempio: approvazione delbudget dell’OMS).

Come possono la Chiesa ele Istituzioni cattoliche coope-rare e lavorare in modo più ef-ficace con l’OMS?

Secondo la mia opinione, ilprimo passo da compiere èquello che il Pontificio Consi-glio per la Pastorale della Sa-lute metta in atto a questo sco-po una strategia attuabile. Atale riguardo, sarebbe impor-tante completare un inventariodelle istituzioni e delle attivitàsanitarie realizzate dalla Chie-sa cattolica in tutto il mondo.L’inventario non dovrebbe es-sere soltanto di natura quanti-tativa, ma dovrebbe fornire in-dicazioni di valore qualitativo.Tali informazioni, una voltaaggiornate, dovrebbero essereampiamente diffuse poiché so-no di grande importanza e nonvanno ignorate. Probabilmen-te, è giusto affermare che laChiesa cattolica è il più grandefornitore di cure sanitarie delmondo come singolo Stato oistituzione.

Questo è un messaggio mol-to forte. Può essere utile ri-spondere a domande quali, “la-voriamo attivamente nella sa-nità e nelle cure sanitarie inogni paese del mondo” per di-mostrare in maniera tangibilela grandezza dell’azione eccle-siale nel campo della salute.

Un altro concetto generaleche vorrei fosse fatto oggettodi ulteriore considerazione è il

ruolo svolto dall’educazionenella edificazione di popola-zioni sane. Anche qui, la Chie-sa cattolica può e dovrebberecogliere l’opportunità di di-mostrare la sua vasta parteci-pazione all’educazione dellacomunità mondiale, partico-larmente dei bambini. Un’ul-teriore elaborazione in questocampo potrebbe essere digrande valore.

La strategia per incrementa-re la cooperazione con l’OMSdovrebbe includere tre livellid’azione e tre o quattro temitrasversali, che sono universalie quindi creerebbero facilmen-te consenso.

Livelli d’azione

Globale: WHA, EB, Segre-tariato (HQ), organizzazioni-istituzioni globali;

Regionale: Comitato Regio-nale, uffici dei segretariati re-gionali, organizzazioni-istitu-zioni regionali;

Nazionale: Autorità gover-native, organizzazioni-istitu-zioni nazionali, uffici naziona-li OMS.

Temi per analisi e partecipazione nei seguenti campi:

– Scientifico;

– socio-politico;– tecnologico;– economico.Sebbene tutti i livelli di in-

tervento siano importanti perquanto riguarda i temi su in-dicati, l’attuazione a livellonazionale è molto più impor-tante in quanto ogni iniziativain materia di salute e di curesanitarie dovrebbe iniziare eterminare nei paesi e nelle lo-ro comunità.

Spesso, nei forum interna-zionali, le istituzioni cattoli-che esitano a trattare di sanitàe gli organismi centrali dellaChiesa da soli non possonofare la differenza. Le istitu-zioni cattoliche, le organizza-zioni e la comunità in genera-le dovrebbero ugualmente as-sumersi le proprie responsa-bilità non soltanto come uncompito umanitario, ma an-che come un problema cri-stiano e morale.

Conclusione

Per concludere, vorrei af-fermare quanto segue:

– l’OMS, la Chiesa e le isti-tuzioni cattoliche hanno mol-to in comune per quanto ri-guarda principi, fini e missio-ne;

– le differenze esistenti dasole non possono essere cau-sa di antagonismo tra Chiesacattolica e OMS;

– la salute e la vita sono ivalori umani più preziosi;

– entrambe le istituzionisono universali e possonocollaborare molto di più;

– una pianificazione strate-gica globale da parte del Pon-tificio Consiglio per la Pasto-rale della Salute è molto im-portante per suggerire mecca-nismi, fornire guida, coordi-namento e sostegno agli sfor-zi locali e nazionali;

– il Pontificio Consigliodovrebbe identificare aree epriorità d’azione;

– il Pontificio Consigliopotrebbe considerare di am-pliare la sua portata ed esten-dere la Pastorale della Salutea tutti, con particolare enfasiper gli operatori sanitari.

Dr. FERNANDO S. ANTEZANA - ARANIBAR

O.M.S. Ginevra

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Come pioniere nel mondo diInternet e in particolare nellequestioni mediche online, èmolto importante per me esa-minare insieme a voi i seguentiargomenti:

quale è lo status della tele-medicina oggi?

Quali sono i benefici poten-ziali che la telemedicina e ilmondo di Internet possonoportare alle vostre organizza-zioni?

Quale è la particolare offertache “The Internet Company”intende presentarvi per ottene-re questi benefici?

La telemedicina, o più preci-samente l’ “informazione me-dico sanitaria e il sostegnoumanitario” via Internet, è unrivoluzionario sviluppo tecnicoed organizzativo che offre nuo-ve possibilità.

Esso offre innumerevoli so-luzioni innovative nell’orga-nizzazione di servizi sanitari diqualità. Rende possibile unamaggiore armonizzazione ecoerenza nel lavoro delle Isti-tuzioni cattoliche e una più altaefficienza nel lavoro congiun-to. Diventa così più facile crea-re un futuro migliore per la co-munità cristiana.

Internet è nel contempo unmezzo di comunicazione e uncanale di distribuzione. Essooffre la possibilità di avere inun’unica soluzione: informa-zione, comunicazione e transa-zione.

Informazione

Accesso a una informazioneillimitata.

Il sacerdote, il medico o l’in-fermiera di una missione sper-duta possono avere lo stessoaccesso alle informazioni sani-tarie di un medico di una clini-ca universitaria americana oeuropea.

Non c’è modo migliore omeno costoso dei servizi multi-mediali via Internet per un’e-

ducazione medica costante.Tutte le necessarie informazio-ni esistenti nelle bibliotecheelettroniche e nelle banche datidelle associazioni medichepossono essere fornite a chiun-que disponga di un accesso au-torizzato.

È possibile scambiarsi facil-mente informazioni con tutti imembri attraverso la postaelettronica a un costo più bassodi quello di una telefonata.

Vi faccio un esempio impor-tante. Nell’aprile 1996 siamostati in grado di mostrare la pri-ma operazione “in diretta” intempo reale su Internet. Si trat-tava di un nuovo modo moltopiù facile di operare i legamen-ti crociati del ginocchio. Neiprimi minuti, oltre 60.000 per-sone hanno seguito simulta-neamente l’operazione via In-ternet. È stata praticamente lapiù ampia lezione di medicina,a cui hanno partecipato perso-ne di tutto il mondo al costo diuna telefonata.

Nulla rivoluzionerà l’ap-prendimento, e in particolarel’aggiornamento costante, piùdi Internet. Ciò che è comin-ciato tre anni fa con una sem-plice trasmissione video e unampio materiale di spiegazioneva migliorando costantemente.

Per organizzazioni quali laChiesa cattolica che dirige cen-tri sanitari in tutto il mondo,ciò rappresenta un’occasioneenorme per ottenere migliora-menti al costo più basso con unnumero massimo di impiegati.

Comunicazione

La consultazione tra espertie medici generici in diverseparti del mondo, forse non rap-presenta più un problema. Sipossono dare consigli in temporeale. In nessun altro campoInternet si è rivelato altrettantoefficace come in quello medi-co, dove il tempo è un fattoreveramente critico e dove la

giusta informazione al momen-to giusto è decisiva per la vitadel paziente.

La comunicazione vuol dire:– e-mail: da una persona a

un’altra, o da una a molte altre;– conferenze online: coordi-

namento di progetti e di logisti-che, aiuto in caso di catastrofi;

– video-conferenze: adesempio aggiornamento medi-co continuo;

– consultazione: uso delleconoscenze mediche ove ne-cessario. Comunicazione tragruppi di esperti in differentiluoghi del mondo.

Nella maggior parte delle si-tuazioni interpersonali è im-portante vedere la faccia del-l’altro, in particolare nei rap-porti tra medico e paziente.Quando non c’è un numerosufficiente di esperti, i contattie l’aiuto per mezzo del telefo-no e del fax si sono sempre ri-velati utili per un medico loca-le. Eppure, quanto sarebbe piùfacile scambiarsi conoscenze econsigli via Internet. Oltre aitesti e alle immagini (ad esem-pio raggi x), è molto sempliceinviare anche contributi videoe audio.

Naturalmente è ancora unarealtà tecnica che non raggiun-ge molti paesi, di particolareimportanza per la Chiesa catto-lica, in quanto la lunghezzadelle bande non è sufficienteper ricevere tali trasmissioni.Eppure il progresso nell’infor-mazione tecnologica è tanto ta-pido che è soltanto questione dipoco, prima che l’accesso illi-mitato ad Internet sia possibilenon solo ai paesi industrializ-zati.

Transazioni

Come network, Internet of-fre l’opportunità di essere usa-to come una vasta piattaformaper effettuare transazioni: perordinare e scambiare attrezza-ture mediche quali farmaci o

La telemedicina, Internet e le istituzioni sanitarie cattoliche

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strumenti e macchinari tecnici.È anche un mercato o una bor-sa ideale per l’organizzazionedelle risorse umane. Con Inter-net si possono richiedere e ge-stire aiuti per le questioni ordi-narie o in caso di calamità.

Un altro esempio è quello deilibri che si possono ordinarevia Internet. Compagnie qualiamazon.com sono le libreriepiù grandi del mondo. Per oraesse non possono spedire a tuttii paesi, ma esistono soluzioniper risolvere questo problema.

Tutto ciò che è possibile at-traverso Internet dimostra lapossibilità che avete di usarloper la telemedicina in generalee per risolvere altri compiti im-portanti.

Oggi Internet viene usato da150 milioni di persone che frapochi anni diventeranno 500milioni. Tutto il mondo medicosi sta collegando via Internet.Io stesso ho iniziato nel 1995con l’“Health Online Service”,il primo servizio del genere perle professioni mediche su scalaglobale. Dalla nostra sede inGermania, ci diffondiamo inaltri paesi e ciò ci fornisce unnetwork e un’esperienza di pri-ma qualità.

Credo fermamente che nonesista nessun altro gruppo diorganizzazioni che possa bene-ficiare maggiormente da unapiattaforma comune e globalecome Internet delle organizza-zioni, associazioni e ordini sa-nitari della Chiesa cattolica.

Come dovrebbe essere strut-turata tale piattaforma? Comepotrebbe essere lanciata? Qua-le sarebbe l’impatto medicoparticolare?

1. Il website Internet esisten-te dell’organizzazione indivi-duale della Chiesa sarebbe lostesso. L’impatto è dato dal fat-to che possono vederlo in moltie voi potete ottenere una mag-giore partecipazione e rispostaai bisogni dell’organizzazione.

2. Una parte del servizio sa-rebbe riservata ai soli membriautorizzati come un Intranet.Ce ne potrebbe essere unoesclusivamente per medici edimpiegati di istituzioni medi-che quali ospedali o un altroper sacerdoti e infermieri inmissioni e altri luoghi.

Esistono possibilità illimita-te di mettere in atto più Intranetdiversi per gruppi od organiz-zazioni di utenti specifici, adesempio congregazioni, pro-fessioni, aree, gerarchie eccle-siastiche ecc. Ciò permettereb-be un lavoro veramente effica-ce mediante una comunicazio-ne e un’informazione internaeccellenti.

3. La pagina per tutti gliutenti di Internet potrebbe ave-re un contenuto diverso rispet-to al servizio interno ed offrireal pubblico informazioni gene-rali sulle cure sanitarie e le re-lative istituzioni della Chiesacattolica.

L’allocazione immediatadelle informazioni necessariepermetterebbe alle organizza-zioni assistenziali di tutti i pae-si e di tutte le istituzioni di es-sere più efficaci di oggi. Tuttele crisi internazionali dimostra-no la necessità di migliorare lalogistica per quanto riguardal’informazione e la consegnadegli aiuti. Ed è possibile farloda ogni punto del globo.

Nel servizio Internet sarebbeinclusa la possibilità di bene-fattori online, legata alla pre-sentazione e allo stato econo-mico della vostra organizzazio-ne. Abbiamo riscontrato ungrande successo delle donazio-ni online durante la catastrofecausata dall’uragano “Mitch” ela crisi del Kosovo.

Potete trarre profitto dalnuovo sistema e ottenere nuovidonatori da tutti quei paesi delmondo che non potete raggiun-gere oggi.

4. È molto importante men-zionare che un servizio comequesto deve essere delineato ecostruito in modo tale che tuttilo possano usare facilmente.Deve essere multiculturale emultilinguistico, rispettando lamaniera nazionale dei tratta-menti medici. Il contenuto me-dico sarà autorizzato dalle as-sociazioni attinenti.

Di cosa ha bisogno l’utente?Di un computer o di uno de-

gli strumenti meno cari con ac-cesso web per usare Internet e,naturalmente di una linea te-lefonica.

Tutto ciò che non era possi-bile alcuni anni fa, lo è oggi.Soltanto ora disponiamo dellatecnologia per realizzare unservizio sanitario online mon-diale dal punto di vista orga-nizzativo, tecnico ed economi-co.

La Chiesa è una comunitàsanante ed ora abbiamo la pos-sibilità di creare un network vi-vente per la comunità sanitaria.

Dott. HELMUT FLUHERPresidente di “The Internet Company”

Germania

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Senza entrare nei dettaglidella tecnologia, vorrei fin dal-l’inizio ricordare certi principidella nostra fede e applicarli altema che ci interessa in questoincontro di riflessione.

Dio Creatore: crescete, mol-tiplicatevi e dominate la terra!

Dio ha depositato mille teso-ri nella sua opera e, nel corsodei secoli, il genio dell’uomoha saputo scoprirne i segreti emettere a profitto le risorse giàpresenti nella creazione.

Si potrebbero elencare tuttele invenzioni moderne, il tre-no a vapore, la stampa, l’ener-gia solare, il volo aereo, i rag-gi X, la radio e la televisione:tutte si basano sulle proprietàdegli elementi della creazione.Nel corso degli anni, l’uomo èarrivato a comprenderli, ascoprirne i segreti e a trarneprofitto, spesso in un modomeraviglioso e utile per tuttigli uomini e le donne dei no-stri tempi.

Per introdurre il tema delmio intervento, dobbiamo ri-cordare un’altra realtà, pur-troppo triste: se i servizi dellatelemedicina vengono già uti-lizzati nei paesi sviluppati, essial contrario potrebbero miglio-rare sensibilmente la situazio-ne sanitaria dei paesi in via disviluppo. Secondo il RapportoMondiale sulla Sanità del1996:

– dei 52 milioni di personedecedute nel 1995, quasi 40milioni abitavano nei paesi invia di sviluppo;

– la probabilità che un bam-bino muoia prima di aver com-piuto i 5 anni d’età è 10 voltesuperiore nei paesi in via disviluppo che in quelli indu-strializzati;

– la speranza di vita alla na-scita nei paesi in via di svilup-po è di 11 anni inferiore (64 in-vece di 75) a quella degli altri.

Queste differenze sono attri-buibili alle differenze relativealla qualità dei servizi medicinelle due categorie di paesi, e

alla qualità dell’alimentazionenei primi 5 anni di vita, gli an-ni più critici.

Tutto ciò esige un’azione in-trepida e coraggiosa che deveagire al livello delle cause, alloscopo di cambiare questa si-tuazione che costituisce unaprofonda ingiustizia.

Fortunatamente ci sono del-le soluzioni a questo problema.

La telemedicina

La medicina tradizionalepresenta numerosi limiti dovu-ti a fattori economici, geogra-fici (la distanza da percorrereper i malati), professionali(una clinica potrà contare sumezzi troppo limitati per ri-spondere a tutte le situazioniche le si presentano).

Malati di Honduras: viaggiodi numerosi chilometri in ama-ca per arrivare all’ospedale.

Abbiamo quindi bisogno diun sistema:

a. che sia centrato sul pa-ziente piuttosto che sulla tec-nologia, anche se ha semprebisogno di mezzi tecnici;

b. che faccia arrivare i servi-

zi fino al paziente, sempre nel-la misura del possibile, prefe-rendo ogni sistema che esigalo spostamento del pazienteverso un centro di servizi me-dici;

c. che assicuri la maggioreprivacy possibile al paziente eal personale medico, anchesulla loro pratica;

d. che assicuri, prima di ognialtra cosa, non la disponibilitàdi un determinato strumento ditelemedicina (la pubblicità chesi vede sulle riviste specializ-zate, e forse un giorno sulle ri-viste popolari può essere a vol-te invitante), ma piuttosto i bi-sogni reali di una determinataregione;

e. che offra i mezzi in gradodi aiutare il maggior numeropossibile di persone in diffi-coltà, soprattutto i più svantag-giati;

f. che assicuri quelli che ne-cessiteranno delle spese mini-me d’investimento e d’opera-zione;

g. di una struttura di serviziche protegga la proprietà intel-lettuale delle persone o delleistituzioni che avranno contri-buito a rendere possibili i ser-vizi concreti di telemedicina.

Tutto ciò nella linea e nellospirito del Giubileo che deveessere sì una celebrazione, maanche una condivisione dellerisorse in uno spirito di solida-rietà, cosa a cui tendeva la ri-messa dei debiti. In questosenso saranno opportuni ge-mellaggi di ospedali dei paesieuropei o nord-americani concentri ospedalieri del sud, so-prattutto dell’Africa.

Costruire la solidarietàCome in molti altri campi,

l’azione individuale sarà moltospesso estremamente difficile,se non impossibile: i costi dicerti investimenti nelle istalla-zioni di telemedicina potreb-bero rivelarsi proibitivi. Alcontrario, se differenti settorisi uniscono, se applicazioni di

La telemedicina: quali prospettive per le istituzioni sanitarie?

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natura differente possono uti-lizzare le stesse infrastrutture,la loro giustificazione sarebbeenormemente facilitata e dun-que anche il loro finanziamen-to. L’istallazione del VSAT peresempio (Very Small ApertureTerminal) potrebbe essere uti-lizzata per la trasmissione deidati, per video conferenze, perprogrammi di tele-educazionee per la posta elettronica.

Antecedenti

Nella Bibbia possiamo tro-vare alcuni esempi di guarigio-ne a distanza, quindi di teleme-dicina.

1. Il serpente di bronzo cheMosè aveva posto su un’asta:colui che lo avesse guardatodopo essere stato morso da unserpente, sarebbe guarito;

2. il profeta Eliseo ha guari-to Naaman il Siriano semplice-mente dicendogli di bagnarsinel Giordano;

3. il centurione venne a do-mandare a Gesù di guarire ilservo che giaceva in casa sof-ferente: sia fatto secondo la tuafede! E all’istante il ragazzoguarì!

Un trattamento è stato appli-cato a distanza [...].

Si tratta dunque, secondo lamedicina così come praticataoggi, di diagnostica e di tratta-mento da applicare, per questosi stabilisce un bisogno certodi raccolta e di trasmissione didati, con la classificazione e lamemorizzazione relative.

Le moderne tecnologie ditrasmissione che si basano sul-le onde hertziane e sui fili con-duttori permettono di fare a di-stanza ciò che una volta si po-teva fare solo personalmente,alla presenza diretta del comu-nicatore e del suo interlocuto-re. Oggi le tele-comunicazionisi sono talmente trasformateche le distanze non esistonopiù, il mondo è diventato un“villaggio globale”.

Una volta, la medicina pote-va agire su un paziente solo insua presenza. Si sa che adessopuò farlo a distanza, e in piùmaniere:

– per telefono, per video-vi-sione o per video-conferenza:essa conversa e vede il suo in-terlocutore;

– consultando uno speciali-

sta, facendogli vedere una ra-diografia, una ecografia, persottoporgli un caso difficile;

– oggi potrebbe pure fare unintervento chirurgico a distan-za: il bisturi agirà in tutta fe-deltà sotto la sua guida, comese fosse presente nella salaoperatoria!

Tecnologie

Oggi ci vengono offertimezzi sofisticati di telecomu-nicazione e anche metodi con-creti di praticare la telemedici-na.

Per la raccolta d’informazioniSe il paziente è dotato di un

piccolo apparecchio – peresempio il Cardio Vox, ampia-mente utilizzato in Italia, inSpagna e in Portogallo – chegli permette di registrare unelettrocardiogramma del suoritmo cardiaco, e dispone diuna linea telefonica, potrà at-taccare il suo apparecchio almicrofono del telefono e l’elet-trocardiogramma apparirà suuno schermo del centro servi-zi. Egli non ha più bisogno diandare all’ospedale, rispar-miando così tempo e denaro:può continuare a svolgere lesue occupazioni.

Per la consultazioneSe ad esempio un infermiere

che dispone soltanto di unaformazione di base e che lavo-ra in un piccolo dispensario di

Savana, si trova davanti ad uncaso complesso che va al di làdelle sue conoscenze e dellesue capacità, o del materiale asua disposizione, sarebbe cer-tamente dispiaciuto di non po-ter fare una diagnosi che po-trebbe aiutarlo a trovare il ri-medio per il suo paziente.Questi sintomi non li ha mairiscontrati in nessun’altro pa-ziente. Dovrà dirgli semplice-mente: desolato, amico, nonsono in grado di aiutarti! Senon puoi recarti all’ospedaledel Dipartimento – a 150 km!– ritorna a casa e sopporta iltuo male? Se fosse attrezzatoper chiedere aiuto ad uno spe-cialista, potrebbe proporgli untrattamento adeguato.

Interpretazione dei datiUna cosa è la raccolta dei

dati, ad esempio fare una ra-diografia, un’altra è la loro in-terpretazione scientifica.

Un infermiere può certa-mente fare una radiografia, mada qui ad interpretarla ce nepassa. Se egli è collegato tra-mite video-conferenza ad unospedale ben attrezzato in per-sonale, potrà ricevere una dia-gnosi sulla stessa radiografia,dunque una seconda opinione,il che diventa possibile se en-trambi le parti utilizzano lastessa piattaforma.

Per l’elaborazione di un data-base facile da gestire

Un ospedale dovrà contaresugli strumenti che facilitanola costruzione del dossier me-dico di ogni paziente e la con-sultazione di dossier diversi,come i casi trattati anterior-mente, le differenti medicinedisponibili, con i loro vantaggie inconvenienti. Nel corso diquesta riunione, vi verrà pro-posto un sistema concreto epratico e vi verrà fatta ancheuna dimostrazione.

Per tutti

La moderna tecnologia cipermette dunque di fare dellecose inaudite, cose che, appe-na qualche anno fa, sarebberopotute apparire completamenteimpossibili!

Questi progressi non sono inalcun modo limitati ad una zo-na determinata del mondo o al

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profitto di pochi privilegiati oper qualche attività ben defini-ta, escludendo gli altri.

Dio ha voluto che tutta lacreazione servisse all’interaumanità, agli uomini e alledonne di tutti i tempi. Noi cheviviamo nell’emisfero nordsiamo privilegiati, lo sviluppodelle moderne tecnologie fa dinoi degli esseri soddisfatti,poiché esse ci permettono diusufruire, molto più che nel-l’emisfero sud, dei mille arti-fici di cui non hanno potutogodere i nostri antenati: il te-lefono, la radio, la televisione,gli apparecchi a raggi X,l’informatica, e potrei conti-nuare la lista in maniera pres-soché infinita.

Ciò ci dà una duplice re-sponsabilità: innanzitutto diutilizzare le tecnologie moder-ne con riconoscenza nei con-fronti del Creatore che ce neha fatto dono, e di farne profit-tare tutti gli uomini, soprattut-to quelli che sono più svantag-giati, più poveri non solamentedal punto di vista economico,ma anche per l’impossibilità diutilizzare ciò che, per noi peresempio, sembra un diritto ac-quisito, cioè gli apparecchi cheproducono da noi un benesseree che a volte ci possono perfi-no salvare la vita, come nel ca-so di un importante interventochirurgico d’urgenza.

Bisognerà investire in pro-grammi di formazione che ri-spondano alle nuove esigenzee che permettano tra l’altro

agli operatori pastorali di gua-dagnare il terreno perduto.

Dunque bisogna essere at-tenti per conoscere le differentipossibilità che ci offrono itempi moderni, essere aperti, eallo stesso tempo critici, versole tecnologie che possono au-mentare il benessere nei nostrifratelli bisognosi, migliorare laqualità delle cure prestate inregioni non dotate di tutte lepossibilità di un ospedale mo-derno, venendo in aiuto a colo-ro che hanno mezzi limitati, aipazienti che non hanno acces-so alle cure a cui hanno diritto.

E questo a tutti i livelli:– dal paziente isolato di un

dispensario o di un centro sa-nitario fino a un centro medicolontano;

– dal piccolo ospedale del-l’interno fino un ospedale re-gionale e nazionale;

– dall’ospedale regionale al-l’ospedale universitario bendotato di professori competen-ti e sperimentati;

– dall’ospedale universitariodi un piccolo paese africanoverso un ospedale specializza-to in tale genere di trattamentoecc.

Lo Spirito Santo ci doni l’in-telligenza per capire il poten-ziale dei mezzi moderni a no-stra disposizione e delle possi-bilità che si aprono soprattuttoper i paesi in via di sviluppo,per comprenderne il funziona-mento, e ci doni la generositàper venire in aiuto ai nostri fra-telli poveri.

Ero malato e mi hai visitato!Grazie alla tua ingegnosità ealla tua apertura di spirito, mihai prestato le cure di cui ave-vo bisogno e che i miei mezzio la mia situazione non mi per-mettevano di ricevere.

Ero malato e hai messo amia disposizione le tecnologieche ti avevo dato da sviluppa-re, e tu hai alleviato le mie sof-ferenze.

Ero malato, e riconoscendo ituoi limiti, non hai esitato aconsultare degli specialisti cheti hanno aiutato a ben diagno-sticare il mio caso, permetten-doti di trovare il rimedio chemi ha guarito! Vieni a riceverela tua risposta! Possiamo tuttiavere la gioia di ascoltare taliparole da parte del Signore.

Vorrei, per terminare, mani-festare al Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute lapiù viva riconoscenza per l’in-vito a partecipare a questosimposio e per la fiducia ripo-sta in noi.

Vogliamo mettere al serviziodel Consiglio la nostra volontàdi assistere nella pianificazio-ne dei servizi di telemedicina,e di dinamizzare i contatti cheabbiamo già stabilito, soprat-tutto coi membri del MidijanGroup di cui facciamo parte,che contano una vasta espe-rienza nel settore.

Rev. P. JEAN-PAUL GUILLETDirettore dell’ Associazione

Internazionale del Cinema (OCIC) –Servizio Missionario

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Mi è stato affidato il compitodi introdurre questa sessionedel simposio, sessione dedicataalla discussione intorno al si-stema dei valori che devonoorientare e guidare l’azione delmanager cattolico, in merito al-la gestione e alla organizzazio-ne dei sistemi sanitari.

È un compito non facile, cheaffronto con la dovuta sempli-cità, ma con la personale con-vinzione che sia importante ri-flettere sulla missione deglioperatori cristiani, a prescinde-re dall’ambito di impegno so-ciale e dal luogo in cui svolgo-no la propria opera.

A testimonianza di ciò, dopodi me interverranno eminentirelatori, in rappresentanza dellevarie aree geografiche mondia-li, ognuno dei quali svolge lapropria attività in situazionimolto differenti fra loro, dalpunto di vista culturale, econo-mico, sociale e politico.

I valori sono comuni a tutti,in tutte le latitudini e in tutti iPaesi, ma i problemi e i metridi misura sono molto differenti.

Vorrei cercare di sviluppareun ragionamento, legando alcu-ni spunti di riflessione che ri-tengo attuali:

– in tutte le aree del mondo,ma in particolare in quelle piùsviluppate, si sta registrandouna progressiva crescita delladomanda di prestazioni e diservizi sanitari. A questo feno-meno, legato in parte ai pro-

gressi della scienza medica, sicontrappone una disponibilitàdi risorse che sono limitate perdefinizione.

– Il volume di risorse a di-sposizione per l’assistenza sa-nitaria rappresenta un indice in-diretto del livello di ricchezzadi un Paese, del suo grado disviluppo economico. Parados-salmente i paesi più poveri, do-ve ci sarebbe più bisogno di as-sistenza, sono quelli che speri-mentano livelli di tutela dellasalute più bassi.

– La necessità di dover limi-tare la spesa sanitaria è unaquestione che riguarda tutte leeconomie dei singoli Paesi, siasviluppati che in via di svilup-po.

– Questa contrapposizionetra limitatezza delle risorse di-sponibili e potenziale illimita-tezza dei bisogni da soddisfare,impone delle scelte di alloca-zione delle risorse, non solo adun livello “macro”, di governodi un Paese o di un’area geo-grafica definita, ma anche adun livello “micro”, di gestionedelle singole strutture sanitarie.L’allocazione a favore di un in-dividuo, o di un gruppo di indi-vidui, si traduce in una riduzio-ne di quanto potrebbe esseredestinato ad altri.

– Si pone il problema di qua-li criteri e quali meccanismiadottare nella distribuzionedelle risorse disponibili: si de-vono perseguire concreti obiet-

tivi di giustizia e di equità di-stributiva. Equità sia all’internodei sistemi sanitari dei singoliPaesi, ma equità anche in unavisione “globale” tra popoli enazioni.

– Nei paesi più ricchi si staassistendo a fenomeni di cosid-detto “consumismo sanitario”:la domanda di servizi sanitarinon sempre è espressione diesigenze e di bisogni di assi-stenza “vera”. Ecco perché inquesti ultimi anni si sta facendostrada il concetto di “appro-priatezza” oltre che clinica an-che economica degli atti medi-ci.

– Quando si parla di dirittoalla salute, il tema delle risorsee dei costi non può essere af-frontato in una logica puramen-te economica, ma investe so-prattutto aspetti etici dell’agireumano. L’economia deve esse-re lo strumento e non il “fine”.L’economia è subordinata al-l’etica.

Ogni scelta, se non si hannochiari e forti gli obiettivi che sivogliono perseguire, rischia difar prendere una direzione sba-gliata, con il rischio di creare opotenziare situazioni di gravesquilibrio e di iniquità.

Basta pensare ad alcune scel-te che si stanno facendo, anchein Paesi molto avanzati, di li-mitare le cure o le prestazioni aseconda dell’età; oppure di per-mettere l’accesso a determinateprestazioni esclusivamente alle

TAVOLA ROTONDA

“Quali modelli per una gestione-organizzazione coerente

con i valori cristiani: identità del manager cattolico”

I: I problemi economici in campo sanitario devono essere subordinati all’etica

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fasce più ricche di popolazione.Ritengo che questo tema dei

criteri di scelta in campo sani-tario sia un tema che ogni ope-ratore cristiano, a qualsiasi li-vello di impegno e di responsa-bilità, può e deve svolgere co-me un compito fondamentale.Si deve ribadire con forza e atutti i livelli, che il fine autenti-co di ogni sistema sanitario èquello della tutela della personae della vita umana.

Su questi temi vorrei portarela mia esperienza diretta.

Al Policlinico “A. Gemelli”,anche in seguito alle modifichelegislative introdotte in Italia inquesti ultimi anni che hannocambiato profondamente le re-gole di funzionamento del si-stema sanitario, stiamo affron-tando un grande sforzo per rior-ganizzare l’ospedale.

In questo lavoro siamo ani-mati dalla convinzione, non so-lo teorica, ma verificata sulcampo in molte occasioni, chemettere “al centro” delle atti-vità il malato e i suoi bisogni,risponde non solo ad un impe-rativo di carattere etico o mora-le, ma permette anche di realiz-zare la migliore organizzazione

possibile dal punto di vista del-l’impiego ottimale delle risorseumane e materiali.

Quando si affrontano proble-mi di gestione e di organizza-zione delle risorse, occorre ave-re sempre presente il fine ulti-mo della propria azione, che ri-mane la migliore cura e assi-stenza delle persone, da realiz-zare in un contesto di efficienzaorganizzativa.

Sono convinto che una buo-na organizzazione non dipendasolo dalle cose che si fanno,ma anche dal come si fanno. Il“come” investe una dimensio-ne strettamente individuale,che attiene all’autonomia delsingolo, ai suoi valori, alla suavisione della vita. Ma il “co-me” riguarda anche l’identitàcomplessiva di un’organizza-zione, che deve saper esplicita-re gli obiettivi che persegue e ivalori organizzativi che pro-muove.

Come dicevo, al PoliclinicoGemelli abbiamo avviato inquesti ultimi anni un lavoro diriorganizzazione delle attività edelle strutture organizzative.

Nell’ambito di questo lavo-ro, che investe tutto l’ospedale,

è stato avviato uno specificoprogramma di miglioramentodella qualità delle prestazionierogate. Durante la fase di av-vio del progetto è stato elabora-to un documento che sintetizzala scala delle priorità e gli ele-menti guida per raggiungere gliobiettivi di qualità posti.

Vorrei concludere questobreve intervento citando l’o-biettivo che è stato messo alprimo punto, come impegnoprimario di tutte le componentiumane e professionali: pren-dersi cura della persona mala-ta, nel rispetto integrale dellasua dignità, dei suoi bisogni,della sua sofferenza e della suasperanza.

Sono convinto che sia com-pito di ogni operatore in sanità,tradurre questo obiettivo inazioni concrete, nelle piccole onelle grandi scelte che si devo-no affrontare ogni giorno.

Ringrazio per l’attenzione elascio la parola agli altri relato-ri, in rappresentanza dei varicontinenti.

Dott. ANTONIO CICCHETTIDirettore Generale del

Policlinico A. Gemelli – Roma

II: Il punto di vista giuridico

Introduzione

La Chiesa proclama il suodiritto a gestire istituzioni nelcampo della salute e consideral’impegno nel mondo della sa-lute parte integrante della pro-pria missione.

La discussione postconcilia-re del “pro e contro gli ospeda-li cattolici” si è calmata un po’;gli ospedali cattolici trovanotuttavia grandi difficoltà a cau-sa della riduzione del personalereligioso e di conseguenza sitrovano ad affrontare problemieconomici e amministrativi.

Rimane scontato che l’ospe-dale cattolico deve svolgere unruolo esemplare:

– nella medicina moderna,che rispetta la dignità dell’uo-mo;

– nell’assistenza infermieri-stica, qualificata ed umana;

– nell’amministrazione

esemplare ed economica.

Obiettivi dell’ospedale cattolico

– L’istituzione cattolica sani-taria è una comunità ecclesiale

che partecipa alla missione del-la Chiesa cattolica per il mini-stero della guarigione;

– gli amministratori si impe-gnano in questa missione del-l’istituzione considerata comecomunità cristiana di servizio;

– l’istituzione sanitaria cat-tolica si impegna a offrire curedi qualità alla persona nella suatotalità, per guarire come Cri-sto ha guarito;

– l’istituzione cattolica offreun servizio pastorale ai pazien-ti, alle loro famiglie e a tutte lepersone legate all’istituzione;

– l’istituzione sanitaria cat-tolica attua politiche e proce-dure in rapporto con le normecattoliche dell’etica medica eoffre un’educazione continuain morale medica ai medici eagli altri membri della unità sa-nitaria;

– l’istituzione sanitaria cat-tolica sviluppa relazioni appro-

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priate con le organizzazioni ci-vili e religiose.

Principi fondamentali dell’amministrazione degli enti ecclesiastici

1. La capacità della Chiesa di possedere beni materiali

Il Vaticano II, nella “LumenGentium” (n. 8), sottolinea conforza la capacità della Chiesadi possedere beni materiali, dalmomento che la Chiesa è statafondata da Cristo come comu-nità visibile e come tale biso-gna di beni materiali, per eser-citare la sua missione nel mon-do: “essa utilizzerà tutti e soloquei beni che sono conformi alVangelo [...]” (GS n. 76).

Il codice di diritto canonicodel 1983, di fronte alle messein questione interne ed esterne,afferma in modo chiaro nelcan. 1254 § 1: “La Chiesa cat-tolica per diritto innato, indi-pendentemente dal potere civi-le, può acquistare, possedere,amministrare ed alienare benitemporali per conseguire i suoifini”. L’indipendenza giuridicadella Chiesa da ogni potere è labase per una relativa indipen-denza nell’amministrazionedei beni temporali.

Sebbene nel can. 1254 § 1 lacapacità della Chiesa di posse-dere beni temporali sia presen-tata come diritto innato e indi-pendente, tuttavia è bene chequesta capacità venga ricono-sciuta dal rispettivo Stato. Inalcuni Stati non lo è o lo è soloin parte, e ciò paralizza l’effet-tività della dichiarazione dellaChiesa.

2. Lo scopo dei beni materiali della Chiesa

I beni materiali della Chiesacomprendono anche la pro-prietà delle varie persone giuri-diche (diocesi, parrocchie, or-dini, congregazioni) come tito-lari ecclesiastici i quali, soprat-tutto attraverso la determina-zione degli obiettivi, si forma-no per l’unificazione dei beni.Già nella Chiesa primitiva i be-ni materiali erano finalizzati auno scopo: la diffusione del-l’annuncio cristiano.

Il Vaticano II conferma che ibeni della Chiesa “devono es-sere impiegati per quegli scopi,per il cui raggiungimento laChiesa può possedere benitemporali” (Vaticano II, PO n.17). Nel codice del 1983, can.1254 § 2, il testo del concilioviene esplicitato, indicando indettaglio gli scopi vincolantiper le persone giuridiche re-sponsabili dei beni terreni. “Inrealtà questi fini sono princi-palmente: ordinare il culto di-vino, provvedere ad un onestosostentamento del clero e deglialtri ministri, esercitare le ope-re del sacro apostolato e dellacarità soprattutto verso i pove-ri” (can. 1254 § 2).

Sugli scopi dei beni materia-li della Chiesa nei casi partico-lari vanno segnalate anche leaffermazioni di altri canoni dellibro V del diritto canonico.Nel can. 1254 § 2, l’elenco de-gli obiettivi non è gerarchico equindi non contiene una valu-tazione degli stessi. Questa de-ve emergere piuttosto dalle cir-costanze di luogo e di tempo edallo scopo di una comunità odi un ordine. Da ciò si deducequale obiettivo sia da preferir-si.

La determinazione degliobiettivi dei beni ecclesiasticimette dei limiti al loro uso. IlVaticano II fa significative af-fermazioni in PO n. 17 e GS n.76. Quando si tratta dei benidella Chiesa e quindi anche de-gli istituti di vita consacrata,l’impiego di essi, stabilito dalcodice è vincolante. È compitodell’autorità ecclesiastica com-petente stabilire concretamentei confini, insistere che vengano

osservati e assolvere a quei do-veri di sorveglianza, che sonolegati alla sua autorità.

3. L’amministrazione dei beni temporali ecclesiastici

– Beni ecclesiastici sonoquelli che appartengono allepersone giuridiche pubblichedella Chiesa (can. 1257 § 1).Le persone giuridiche pubbli-che sono quelle che “vengonocostituite dalla competente au-torità ecclesiastica perché entroi fini ad essi prestabiliti a nomedella Chiesa compiano, a nor-ma delle disposizioni del dirit-to, il proprio compito loro affi-dato in vista del bene pubbli-co”. Il loro diritto ai beni tem-porali è pertanto regolato dal-l’ordinamento della Chiesa(can. 1255 e 1257).

In alcuni casi l’ordinamentocanonico rinvia al diritto civile(can. 22, 197, 1290), acco-gliendo per i propri beni tem-porali la legislazione civile del-le nazioni rispettive. Tale dirit-to viene esplicitato in diritto adacquistare, ritenere, ammini-strare ed alienare (can. 1054,1255).

– L’amministrazione appar-tiene al governo, alla potestàdel governo. Il libro V del co-dice che tratta dei beni tempo-rali è ricollegabile solamente almunus regendi della Chiesa.Quando tratta dell’amministra-zione dei beni presso gli istitutireligiosi, colloca questo argo-mento sotto il capitolo del go-verno (cap. 634-640). Personegiuridiche pubbliche ammini-strano i beni attraverso i loroamministratori.

Il codice precisa i compitidegli amministratori in modogenerale nei canoni 1273-1289. Compiti specifici sonoelencati nei canoni 1279-1289.

Gli amministratori agisconoentro l’ambito del loro manda-to a nome della persona giuri-dica pubblica. “Agire a nomedella Chiesa” può significareanche “secondo lo spirito dellaChiesa, secondo la sua natura ela sua missione”.

– Gli atti amministrativi so-no posti in essere dai superiorie dagli economi. Il canone1280 impone ad ogni personagiuridica l’obbligo di avere un

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consiglio di amministrazione oanche dei consiglieri che coa-diuvano con il loro consiglio.Va ricordato che tali organisminon sono propriamente di go-verno, ma di consiglio e di par-tecipazione. Il superiore deveagire nel rigoroso rispetto dellenorme dettate dal can. 127, cheincludono parecchie clausoleinvalidanti.

– Controllo dell’autorità su-periore: in non pochi casi l’attoamministrativo deve sottostareal controllo dell’autorità supe-riore, preventivo o susseguen-te. Il controllo susseguente sirealizza mediante il rendicon-to, quello preventivo si espri-me con l’esigenza del permes-so o della licenza previamenteall’atto amministrativo.

4. La legislazione civile o statale nell’ambito ecclesiastico

La maggioranza degli Statieuropei non riconosce il dirittocanonico come fonte autonomadi diritto. In quasi tutti i Paesieuropei la legislazione dellaChiesa cattolica è solo ricono-sciuta in parte. Nella maggiorparte dei casi esistono regola-menti che disciplinano il patri-monio ecclesiastico e la relati-va amministrazione attraversoil concordato con la Santa Sedeo tra la Chiesa locale-nazionalee lo Stato.

Punti essenziali sono:– Riconoscimento degli enti

ecclesiastici come persone giu-ridiche. Questo è materia di unconcordato con la Santa Sede.

– Definizione delle attivitàdi religione o di culto di diver-sa natura, riguardo alle operedi beneficenza e d’istruzione.

– Il rappresentante legale ècolui che rappresenta la perso-na giuridica davanti alla legge,sia canonica sia civile; egli nonforma l’atto della persona giu-ridica, si limita ad esprimerlo.

– I controlli canonici e delloStato richiedono regolamentistatali ed ecclesiastici.

– Il diritto canonico esige ilrispetto della legislazione civi-le per garantire la certezza deldiritto (canoni 1274 § 5; 1284§ 2.2; 1292 § 2).

5. Identità del manager cattolico

Viviamo in una società ete-rogenea e liberale che si mani-festa spesso in libertinismo e inun forte individualismo degliuomini del nostro tempo.

Il vero e genuino liberalismoinclude tolleranza per vari si-stemi di valori e di principifondamentali nella società chesi manifestano nelle comunitàumane come la famiglia, le co-munità religiose, i gruppi o leunità che vivono un ideale spe-cifico, i raggruppamenti ideo-logici o politici che cercano ditrasformare la società secondoil loro sistema di valori e diobiettivi.

Constatiamo però nel nostro

tempo una tendenza forte acrearsi una religione personaleprendendo dai vari sistemiquello che piace di più e crean-do un sistema sincretistico-per-sonale.

Il disorientamento sembra ilproblema più grande della no-stra società che si esprime indisubbidienza e negazione del-la autorità formale. Vale solol’autorità naturale e carismati-ca, legata alle qualità personalidell’uomo.

Per il manager cattolico ri-mane il sistema dei valorievangelici la base e il fonda-mento della vita e delle attivitàamministrative. Cristo stesso cida l’esempio e la Chiesa, an-nunciando il vangelo, dà orien-tamento per l’amministrazionee il management.

“Colui che vorrà diventaregrande tra voi, si farà vostroservo, e colui che vorrà essereil primo tra voi, si farà vostroschiavo” (Mt 20, 26).

Queste parole danno orienta-mento al manager cattolico diogni epoca. Questo orienta-mento vale anche per la gestio-ne e l’organizzazione delle no-stre opere e per le istituzionisanitarie di ogni tipo.

Organizzazione e struttura-zione delle nostre opere hannobisogno di testimonianza senti-ta e vissuta del manager catto-lico e della comunità cristianadi servizio.

P. LEONHARD GREGOTSCH M.I.

Associazione Ospedali Cattolicid’Austria

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Introduzione generale

Sulla cartina dell’Asia,Taiwan è l’isola a forma di fo-glia situata tra la Cina, ilGiappone e le Filippine. Lapopolazione totale ammonta a21,9 milioni. I cattolici rap-presentano soltanto l’1,7%,ma la loro presenza è visibilepoiché appartengono a una re-ligione formale e solidamentefondata, con molte buoneopere per la società, in parti-colare istituti sanitari ed edu-cativi.

L’Associazione SanitariaCattolica comprende ottoospedali per cure intensive di-stribuiti in tutta l’isola, ognu-no dei quali ha da 65 a 600posti letto, per un totale di2600. Nell’amministrazionedi questi ospedali, ci sono seicase di cura e 11 istituti indi-pendenti per cure a lungo ter-mine diretti da varie congre-gazioni religiose. Cinque de-gli otto ospedali per cure in-tensive sono sponsorizzatidalla diocesi, mentre gli altrisono di proprietà di congrega-zioni religiose. Tutto il perso-nale direttivo è formato da sa-cerdoti o suore.

Il sistema sanitario Cardinal Tien

Il mio ospedale è nato 30anni fa, ed ha avuto il nomedal Cardinal Tien, il primoCardinale della Cina di origi-ne cinese. L’opedale appartie-ne all’Arcidiocesi di Taipei, el’Arcivescovo è presidentedel Consiglio di Amministra-zione. L’ospedale principaleha 658 posti letto per cure in-tensive, con un servizio per ipazienti esterni di 2300 pa-zienti al giorno in media, 134medici, 377 infermieri e untotale di oltre 1000 impiegati.La solidarietà e la sussidia-rietà di cui ha parlato la con-ferenza in Vaticano, da noi

vengono attuate da anni. IlCardinal Tien Hospital (CTH)è ora un network di tre ospe-dali, ognuno dei quali con ipropri centri sanitari (tavola1). Le finanze sono comuni,ma la contabilità è indipen-dente.

Vorrei farvi una descrizionepiù dettagliata dei tre partnerdel sistema.

A. Il CTH principale saràl’ospedale universitario per ilcollegio medico cattolico Fu-Jen di recente costituzione.Verrà presto costruita unanuova ala, che arriverà a con-tenere circa 1000 posti letto,per fornire insegnamento eborse di studio ai futuri stu-denti. Oltre ad un’eccellenteistituto con quattro unità dicure intensive di classe A, ab-biamo diverse unità speciali:

1) un Ospizio di 19 letti de-dicato a San Giuseppe, patro-no della buona morte, per imalati terminali di cancro.L’Ospizio è il secondo creatonel Paese, ma al quinto annodi vita la qualità dei suoi ser-vizi è stata ritenuta la miglioredel Paese. Lo spirito cristianoè talmente evidente in esso,che il numero di battesimi dei

pazienti e dei loro familiariprobabilmente supera quellodi molte parrocchie locali. Es-so fornisce una valida alterna-tiva all’eutanasia; nell’ospizioai malati di cancro possonoessere alleviate pene e soffe-renze, e garantita la dipartitada questo mondo con amore epace nel cuore. Vorrei cheogni ospedale cattolico inve-stisse tanto in una tale unità diamore e misericordia. Il Mini-stero della Sanità sostienemolto il concetto di “hospicecare”, e presto l’Assicurazio-ne Sanitaria Nazionale gliconcederà un maggiore stan-ziamento di fondi.

2) In risposta ai bisogni del-la società in una popolazioneche si invecchia rapidamente,abbiamo creato la prima unitàNursing Home del Paese co-me modello di insegnamento.Ha soltanto 51 posti letto, male cure sono eccellenti; adesempio nei suoi 7 anni di esi-stenza nessun paziente ha maiavuto una piaga da decubito.

3) Insieme alla Nursing Ho-me, c’è un Centro di Day Ho-spital per i malati anziani, chepuò ospitare 35 ricoverati.

4) Anche le cure psichiatri-che sono un bisogno recente-mente riconosciuto. Dispo-niamo di una divisione di psi-chiatria con 20 letti per rico-verati per cure intensive, uncentro di day hospital per lariabilitazione che può acco-modare 50 letti e una clinicaper i pazienti esterni con 15sessioni alla settimana.

5) La Holy Family è unaclinica per pazienti esternicon diverse specializzazioni,per preparare quest’area diservizio a diventare eventual-mente un ramo ospedaliero.

6) Sei anni fa abbiamo ac-cettato la direzione di una Ca-sa per Anziani di proprietà delgoverno provinciale, per 320anziani, creandovi un’atmo-sfera di amore e di cure. APentecoste, tre degli anziani

III: Le istituzioni sanitarie cattoliche a Taiwane l’identità del leader-manager cattolico

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hanno ricevuto il battesimo. Ilvecchio sacerdote ha escla-mato “è la prima volta chebattezzo nei 17 anni del mioministero!” Non è facile avereconvertiti a Taiwan.

7) Lungo la costa dell’isola,c’è il piccolo Ospedale di SanCamillo, che per 40 anni èstato l’ospedale missionariodell’Ordine di San Camillo.Negli ultimi anni, non è riu-scito a sopravvivere alla com-petizione nelle cure intensive;per questo abbiamo accettatola sfida di aiutarlo a trasfor-marsi in un istituto per le curea lungo termine, con una cli-nica per pazienti esterni e uncentro di riabilitazione, finoracon perdite finanziarie, ma ri-spondente ai bisogni correntidella popolazione.

B. Il nostro ospedale YungHo Branch ha 15 anni e 243posti letto con clinica per pa-zienti esterni di 1200. Essogestisce una casa di cura diproprietà del governo dellacontea, ed un’altro centro pergli handicappati gravi dalpunto di vista mentale e fisi-co. In programma c’è la co-struzione di un centro day ho-spital per i malati di Alzhei-mer e di demenza senile, edun centro per 68 pazienti conAlzheimer; esso fa parte diuno degli oltre 100 progetticaritativi offerti al Santo Pa-dre per il nuovo millennio.

C. Dirigiamo anche l’ospe-dale della Misericordia nelladiocesi vicina, in una zonaprima sprovvista di assistenzamedica. L’aspedale ha due an-ni e mezzo, 250 posti letto percure intensive. Non è ancorafinanziariamente autonomo,ma rappresenta una testimo-nianza della Misericordia diDio fornendo un ampio servi-zio psichiatrico di 100 postiletto; gestisce una casa gover-nativa per 150 malati di de-mentia senile non abbienti eper 50 pazienti in stato vege-tativo, che vengono accuditicon amore e cure di qualità.

La nostra Dichiarazione di Missione

Questo network dell’Ospe-dale Cardinal Tien illustra la

nostra Dichiarazione di Mis-sione formulata nel 1993: permanifestare lo spirito di GesùCristo che ama altruistica-mente e incondizionatamente,promettiamo con tutto il no-stro cuore di svolgere la mis-sione dell’ospedale cattolico:

1) Promettiamo: di metterein pratica lo spirito evangeli-co di “amare Dio e gli uomi-ni”, di valorizzare e di obbe-dire all’etica medica cattolica,di fornire cure olistiche per lacura fisica, emotiva e psicolo-gia dei pazienti.

2) Promettiamo: di aver cu-ra dei bisogni sanitari dellanostra società, di assolvere icompiti di un ospedale uni-versitario, in cooperazionecon le politiche governativein materia di sanità, di miglio-rare la qualità delle cure me-diche per tutti, di fornire unservizio medico con diligenzaed eccellenza.

3) Promettiamo: di amare inostri colleghi, di usare benele nostre risorse, di custodiregelosamente le nostre benedi-zioni, e di sviluppare i talentidonatici da Dio.

Caratteristiche delle cure cattoliche in pratica

Noi promuoviamo le cure“in quattro principi olistici”, ecioè:

1. Cura per l’intera persona,per i suoi bisogni fisici, emo-tivi e spirituali.

2. Cura per l’intero viaggioterreno, dalla cura prenatale

alla cura terminale, e per l’in-tero cammino della malattia.

3. Cura per l’intera fami-glia, in quanto anche i fami-liari sono inevitabilmentecoinvolti nella vita e nellamalattia del proprio congiun-to.

4. Cura con l’intera équipedei nostri professionisti nelleistituzioni sanitarie.

Noi peroriamo questi quat-tro principi di cure olisticheprima per i nostri pazienti,quindi per i nostri colleghi, einfine, ma non ultimo, per noistessi.

Per realizzare tutto ciò, ol-tre ad un continuo sostegnoda parte della direzione, ilGruppo Pastorale dell’Ospe-dale ricopre un ruolo chiave.Negli anni, i nostri sforzi perpromuovere un forte gruppopastorale si sono rivelati effi-caci in questi tre campi:

1) pre-evangelizzazione;abbiamo mostrato l’amoremisericordioso di Dio me-diante le visite quotidiane aipazienti, la cura personale peri nostri colleghi nei momentidi particolare significato perloro quali il matrimonio, lanascita dei figli, le malattie, ilutti ecc. Inoltre abbiamo rea-lizzato numerose attività digruppo e programmi di au-toarricchimento per i nostricolleghi.

2) Evangelizzazione; istru-zioni per i malati e per i mo-renti, lezioni di approfondi-mento per colleghi, lezioni dicatechismo per impiegati e lo-ro famiglie.

3) Cura pastorale; è rivoltaai già battezzati, ma che han-no bisogno di una cura e diuna preparazione continua perricevere i sacramenti.

A differenza dei miei colle-ghi americani, io insisto sulfatto che la pastorale ospeda-liera non è diretta solo al so-stegno emotivo dei pazienti.

Identità di un leader/manager cattolico

Siamo orgogliosi dei 2000anni di leadership della Chie-sa al servizio dei malati e deisofferenti, su mandato di no-stro Signore Gesù Cristo. Ilcarisma di un leader cattolicovaria a seconda dei doni rice-

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vuti dallo Spirito Santo e del-le situazioni.

Le otto qualità che conside-riamo di estrema importanzaper essere ritenuti un leadercattolico sono le seguenti: 1)armonia personale con gliideali della Chiesa; 2) chiaravisione della missione e forteimpegno personale; 3) sensi-bilità e compassione per i bi-sogni sanitari contemporanei;4) abilità di trasmettere visio-ne ed entusiasmo agli altri enell’azione; 5) competenzanella gestione del denaro, delpersonale e dei beni materiali;particolarmente nel mondodella grande competizione de-gli affari, dobbiamo essereabili come lupi, ma puri comecolombe; 6) ingegnosità nelladirezione, in quanto non sia-mo proprietari della compa-gnia, ma operai del Signorenelle sue opere di misericor-dia; 7) collaborazione, inno-vazione e capacità di formareéquipe sono doti indispensa-bili per un leader cattolico nel

mondo competitivo di oggi;8) infine, dobbiamo esserepermeati dalla spiritualità diGesù Cristo, attraverso la pre-ghiera e una comunioneprofonda con lui.

Quale è la Sua spiritualità?Eccone alcuni esempi:

Integrità: le azioni devonocorrispondere alle parole e aipensieri, per proclamare il suoamore e la sua misercordia inverità e in azioni.

Compassione: per tutti co-loro che soffrono e sono ma-lati fisicamente, mentalmenteo spiritualmente; facciamodel nostro meglio per aiutarli,senza biasimarli e senza con-dizioni ristrettive.

Spontaneità: nell’offrireaiuto, nel realizzare servizi in-novativi e creativi, nell’esserepionieri per il futuro.

Abilità di destare vita ecreatività negli altri, come fe-ce Gesù.

Abilità di trasformare falli-menti apparenti in esperienzedi crescita, così come supera-

re l’ostacolo della paura, macoltivare un autoesame abi-tuale e un apprendimento in-tuitivo. 6) Forte preoccupa-zione per la giustizia nei no-stri ambienti e nella società ingenere.

Per concludere, un buonleader cattolico deve essereun missionario con una visio-ne e un visionario con unamissione. Non dobbiamo es-sere dei superuomini ma, su-perbamente uniti al Signore,diligentemente ed ambiziosa-mente strumenti efficaci dellasua opera di amore e miseri-cordia. Il Signore è il nostropastore e modello, dobbiamoseguirlo e camminare con luiin fiducia, perché Egli ci hapromesso di essere con noitutti i giorni, fino alla fine deitempi.

Sr. MARY ANN LOU M.D.Society Devoted to the Sacred Heart

Membro del Collegio Americano Chirurghi

Direttore del Cardinal Tien Hospi-tal, Taipei, Taiwan

Tavola 1

Fu-Jen University Med. School

TienYung-Ho Branch Cardinal Tien Mercy Hospital

HospitalHospital

Ai-Wei St.Joseph Hospice Malati di AlzheimerCasa per (19) Non abbienti (150)

handicappati adulti(190)

Nursing Home (52) Pazienti in statovegetativo (50)

Ai-DerCure a lungo Day Care Centertermine (150) (35)

Day Care per Holy Family Clinicmalati di Alzheimer

Centro per laSt.Joseph Home Riabilitazione

per malati di Psichiatrica (50)dementia senile

(68)Casa di Ritiro (320)

( ) = numero di letti... = in programma

per il prossimo anno

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Contesto

Il sistema sanitario australia-no si basa su un’organizzazio-ne mista di fornitori di servizipubblici (di proprietà del go-verno) e privati (senza fine dilucro e di proprietà degli inve-stitori). Esso si estende dai ser-vizi di cura sanitaria di base, aquelli di cura intensiva, fino aquelli di cura a lungo termine,e comprende servizi in comu-nità e a domicilio.

Il sistema sanitario è finan-ziato principalmente attraversola tassazione, le assicurazioniprivate contro le malattie e icompensi diretti dell’utente.

Il programma universale au-straliano di assicurazione con-tro le malattie, finanziato attra-verso la tassazione, è conosciu-to come Medicare. Copre tutti icittadini e finanzia l’accessogratuito agli ospedali pubblici,ai servizi di medicina generale,ai sussidi farmaceutici e ai ser-vizi di cura intensiva ai ricove-rati. Le persone sottoscrivonoassicurazioni private contro lemalattie per accedere agliospedali privati, hanno la pos-sibilità di scegliere il medicospecialista e di ottenere la co-pertura delle tariffe per i servi-zi affini, quali quelli dentali el’optometria.

Inoltre, servizi di assistenzaai ricoverati anziani e un estesosistema di assistenza a domici-lio e in comunità sono finan-ziati attraverso il sistema dellatassazione, con qualche contri-buto dagli utenti.

Nonostante questo significa-tivo stanziamento del bilancioper il sistema sanitario, l’Au-stralia può ancora contenere lacrescita dei costi sanitari entrol’8,6% del PIL.

Il contributo della Chiesa cattolica

La Chiesa è il più grandesingolo fornitore di servizi sa-

nitari non governativi in Au-stralia. I suoi servizi combina-no il settore privato e pubblico,i servizi di assistenza medica dibase, intensiva ed estesa-co-munitaria. Oltre ai servizi di-retti, dirige istituti di ricerca diimportanza mondiale e centridi bioetica.

Catholic Health Australia,già nota come AustralianCatholif Health Care Associa-tion, rappresenta i seguenti ser-vizi:

– 116 proprietari di servizi diassistenza sanitaria Cattolica,di assistenza agli anziani e dicura sanitaria in comunità;

– 500 servizi di assistenzaper gli anziani;

– 400 servizi di ricovero ap-provati;

– 16.000 posti letto per l’as-sistenza agli anziani ricoverati;

– 3.700 alloggi per l’età delpensionamento e indipendenti;

– 8500 posti letto in 60 ospe-dali;

– 22 ospedali pubblici;– 38 ospedali privati;– 7 ospedali universitari;– servizi di assistenza a do-

micilio e in comunità in espan-sione.

Sanità

– Complessivamente, circa8.500 posti letto in 60 ospedali,di cui:

a) 22 ospedali pubblici, tra iquali sette ospedali universitari(dei circa 650 ospedali pubbliciin Australia);

b) 38 ospedali privati (cherappresentano approssimativa-mente il 12% dei 319 ospedaliprivati intensivi e psichiatriciin Australia).

– Un certo numero di questicostituiscono risorse pubblichee private.

– Approssimativamente3.100 posti letto pubblici, paria circa il 5% soltanto del totaledei posti letto ospedalieri pub-blici australiani. Molti di questi

sono nei più grandi ospedaliuniversitari e comprendono co-sì circa il 9% dei posti letto de-gli ospedali universitari pubbli-ci.

– Approssimativamente5.400 posti letto ospedalieriprivati che rappresentano il23% circa di tutti posti lettoospedalieri privati australiani.Anche qui la concentrazione ènegli ospedali di maggioreestensione, che coprono all’in-circa il 42% degli ospedali pri-vati con più di 200 posti letto, eil 35% degli ospedali privaticon 100-200 posti letto.

Nel settore privato gli ospe-dali religiosi, caritativi e comu-nitari contano il 50,6% deigiorni di ricovero nel 1996-97.Il settore cattolico comprendela metà del settore senza fine dilucro (38 di 75 ospedali). Il set-tore con fine di lucro fornisce il49,4 % dei giorni di ricovero.Le percentuali di ricovero rag-giungono la media del 73,8 %nel settore religioso e caritativoprivato rispetto al 67,4% nelsettore a fine di lucro.

– Il settore sta sviluppando aritmo crescente servizi di pato-logia e radiologia. È anchecoinvolto nella fornitura di ser-vizi di assistenza sanitaria neiriformatori e nelle prigioni. Ipiù importanti ospedali d’inse-gnamento hanno strette rela-zioni con gli istituti di ricercamedica, così come con i centridi etica.

Assistenza agli anziani

– Ci sono all’incirca 500 ser-vizi cattolici di assistenza aglianziani, che comprendono cir-ca 400 servizi in ricovero ap-provati e forniscono un totaledi 16.000 posti letto. Questi in-cludono 5.665 posti letto in ca-se di cura e 10.275 posti lettoin ospizi. Essi rappresentanoapprossimativamente il 15%del numero totale nazionale diposti letto per l’assistenza agli

IV: Assistenza sanitaria cattolica all’interno del sistema sanitario australiano

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anziani. Ci sono anche 3.645alloggi disponibili nel settorecosì da arrivare a un totale di19.585 posti letto. I servizicomprendono case di cura,ospizi, servizi di assistenza adomicilio e in comunità, pac-chetti di assistenza in comunitàe agli anziani, alloggi indipen-denti e per il pensionamento.

Servizi sanitari nella comunità

Il settore dei servizi sanitarinella comunità sta vivendo unasignificativa crescita in rispo-sta all’aumento delle dimissio-ni rapide e al conseguente in-cremento delle prestazioni dicure a domicilio. Molti serviziassistenziali sanitari per gli an-ziani coordinano la cura con ilsettore comunitario. Alcuni diquesti servizi includono:

– servizi per gli invalidi rico-verati o in comunità;

– servizi per la famiglia eper i giovani genitori;

– la gamma dei servizi assi-stenziali a domicilio e in comu-nità;

– servizi di assistenza pallia-tiva;

– servizi estesi di salutementale (ricovero, aiuto nellaricerca della sistemazione, am-bulatori, assistenza all’impie-go). Per esempio i St John ofGod Brother sono i maggiorifornitori di cure della salutementale nel New South Wales.

Impiego

Il settore cattolico di assi-stenza sanitaria e di assistenzaagli anziani dà impiego a circa20.000 persone.

Valori della sanità cattolica

I valori che puntellano l’i-dentità del ministero sanitariocattolico e che ispirano il soste-gno del sistema sanitario catto-lico sono:

– rispetto per la dignità ditutte le persone;

– comunità;– arricchimento della vita;– diversità;– equità;– coraggio;– servizio per i poveri.

Importanti sfide per la sanità cattolica

Su una base di solidi valori,i fornitori di assistenza sanita-ria cattolica devono superareuna serie di importanti sfide,sia interne che esterne, che de-termineranno il profilo futurodel ministero sanitario.

Diminuzione della presenza di personale religioso

I maggiori istituti religiosi dicura hanno gestito servizi sani-tari per conto della Chiesa. Es-si hanno messo in atto sistemisanitari molto apprezzati e conforti capitali investiti.

Generalmente parlando gliistituti religiosi sono nell’ulti-ma decade di partecipazioneattiva del personale al livello didirezione del sistema sanitario.

Ciò pone una serie di do-mande strategiche:

a) Quali strutture direttivedovranno essere attuate per as-sicurare la preservazione delministero della Chiesa nell’as-sistenza sanitaria?

b) Come sarà formata l’i-dentità e la leadership cattolicanei dirigenti laici emergenti?

c) Quali ruoli abbraccerannoi Vescovi nella futura direzionedel sistema?

d) Come potranno esseremantenute la fiducia e leaspettative in un sistema privodella presenza di religiosi con-sacrati?

Oggi queste sfide sono af-frontate con la creazione dipersone giuridiche pubbliche,il consolidamento dei sistemisanitari, la creazione di corsi diformazione di dirigenti laici,l’incoraggiamento dei dirigentie dei consigli di direzione laicie la partecipazione pubblicadei Vescovi australiani allestrutture e ai contributi in evo-luzione della sanità cattolica.

Aumento di fornitori competitivi e aggressivi, di proprietà degli investitori

Le compagnie private oraduplicano i servizi di base con-dotti dagli ospedali cattolicinel settore privato e pubblico.Ciò sfida l’identità propria dei

servizi sanitari cattolici.Nel settore pubblico le com-

pagnie di proprietà degli inve-stitori, condurranno sterilizza-zioni e aborti. Nel settore pri-vato le compagnie di assicura-zione sanitaria evitano semprepiù di finanziare servizi pluri-sovvenzionati.

Il sostegno dell’assistenzasanitaria non profit affrontaostacoli significativi e inoltre,poiché solo il 24% degli au-straliani si identifica come cat-tolico, e di loro solo un quartoè praticante, anche l’identità ela rilevanza quotidiana dellaChiesa nella vita degli austra-liani sono in pericolo.

Privatizzazione dei servizi governativi

Molti governi provincialiaustraliani stanno cercando diliberarsi della proprietà degliospedali. In sostituzione tenta-no di ottenere finanziamentiper gli ospedali al fine di forni-re servizi pubblici. Nonostanteal presente vi siano 22 ospeda-li cattolici che forniscono ser-vizi pubblici, l’attuale insisten-za dei governi nei confrontidegli ospedali affinché assicu-rino “una gamma completa diservizi” (implicitamente i ser-vizi di sterilizzazione e aborto)sta emarginando i gruppi difornitori cattolici.

Conseguentemente, le que-stioni etiche che ruotano attor-no ai principi di cooperazionestanno sempre più guidando ifornitori cattolici verso la crea-zione di effettive relazioni dilavoro con altri fornitori e fi-nanziatori.

Integrazione della professione medica

Il sistema sanitario cattolicosi è sviluppato attraverso unaforte partnership con la profes-sione medica. Continuano adesserci rapporti molto solidi dilealtà tra gli ospedali locali e imedici specialisti.

In questi tempi, comunque,ci sono organizzazioni menoimportanti di medici professio-nisti cattolici, rispetto agli anniprecedenti. L’identificazionedella professione medica cat-tolica è molto più frammentata

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e in molti casi non funziona inalcun senso pubblico.

I necessari cambiamentistrutturali che le organizzazio-ni sanitarie cattoliche hannoabbracciato hanno richiesto se-ri tentativi di integrare la pro-fessione medica al fine di assi-curare l’efficacia delle riforme.

Riforma dell’assistenza sociale

Come avviene nelle altreeconomie democratiche occi-dentali, il governo della Fede-razione Australiana sta cercan-do di ridurre la crescita delleuscite per la sanità, l’assisten-za e la previdenza sociale.Questo processo è stato eti-chettato come riforma dell’as-sistenza sociale.

Con una demografia in in-vecchiamento e un forte affi-damento sui piani finanziaticon la tassazione, il sistema diassistenza sanitaria (compren-sivo della cura degli anziani inricovero e a domicilio) è unimportante bersaglio delle stra-tegie di riforma.

In particolare, il chiaroorientamento politico è quellodi incoraggiare la responsabi-lità individuale per la cura sa-nitaria. Si stanno abbracciandopiani di autosostegno, di cari-chi all’utente, di assicurazio-ne-risparmio con quote di

maggior rischio.L’impegno del sistema sani-

tario cattolico per il bene co-mune e la sua decisione di pro-muovere la giustizia distributi-va lo vede regolarmente coin-volto nel dibattito pubblico enella difesa di tali questioni dipolitica.

Status della tassazione dei servizi sanitari cattolici

Con la crescente presenza diorganizzazioni della sanità edell’assistenza agli anziani diproprietà degli investitori, lostatus di esenzione dalle tassedel non profit, proprio delle or-ganizzazioni di assistenza sa-nitaria cattolica, è a rischio.

La recente riforma fiscale inAustralia significherà che certiservizi ora ritenuti “commer-ciali”, anche se condotti dallaChiesa o da gruppi caritativi,saranno tassati attraverso l’ap-plicazione di un’imposta diconsumo.

Questo introduce un prece-dente per ulteriori intrusioninello status della tassazionedelle organizzazioni sanitariecattoliche.

Evoluzione dei servizi sanitari cattolici

L’amministrazione degli

strumenti sanitari cattolici hasviluppato modelli con le se-guenti caratteristiche:

– alto livello di competenzaprofessionale;

– sistemi integrati per acqui-sire potere economico critico ecapacità di acquisto sul merca-to;

– economie di scala per rea-lizzare l’effettività dei costi;

– amministrazione media ri-strutturata per ridurre duplicatie acquisire livelli di lavorocompetitivi;

– corsi di formazione dei di-rigenti;

– coordinamento nazionalee regionale dei servizi per eli-minare l’isolamento del servi-zio e appoggiare le facilitazio-ni;

– movimento per l’accredi-tamento delle risorse cattolicheda parte del CHA;

– valutazione di impegnocomune con organizzazioneecumeniche e di simile ispira-zione;

– esame delle future struttu-re amministrate dalla Chiesaper assicurare la continuità delministero;

– adozione di amministratorilaici nell’esercizio delle poten-zialità di riserva degli istitutireligiosi.

Dr. FRANCIS SULLIVANDirettore Esecutivo

Catholic Health Australia

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Introduzione

È difficile definire ciò che sidovrebbe fare in determinatimomenti nei paesi africani,per poter essere veramente ef-ficaci nel campo della salutecomunitaria. Tante sono le ne-cessità e tanto diverse le circo-stanze che si incontrano neivari paesi, che non è possibileesaminare in dettaglio tutti gliambiti che influiscono sullasalute (densità di popolazione,accesso all’acqua potabile eservizi di risanamento, tasso dimortalità di bambini e adulti,tasso di natalità, malnutrizio-ne, indice di fecondità, morta-lità materna, possibilità di ac-cesso ai centri sanitari, politicadi distribuzione dei medicina-li, mortalità materna ecc.).

Perciò, l’obiettivo di questointervento sarà quello di riflet-tere sui compiti che riteniamodi maggiore utilità pratica permettere in atto un aiuto con-creto da parte delle istituzionidirette o finanziate dalla Chie-sa cattolica.

I parteRiferimento agli orientamenti dei Ministri della Sanità in Europa

Benché le condizioni deipaesi africani differiscano no-tevolmente da quelle dei paesieuropei, il riferimento serveper mostrare come in tutto ilmondo si stia dibattendo sullanecessità di razionalizzare e direndere maggiormente effetti-va un’assistenza sanitaria che,a motivo della globalizzazio-ne, è diventata di massa ed haperso, malgrado l’alta tecnolo-gia di cui dispone, gran partedella sua efficacia.

I Ministri europei della Sa-nità si sono riuniti alcuni annifa a Lubiana, capitale dellaSlovenia, per determinare iprincipi comuni al fine di ren-dere maggiormente efficaci le

riforme introdotte nella politi-ca assistenziale dei loro paesi,poiché in quasi tutti questil’assistenza sanitaria è diven-tata un servizio pubblico pre-stato quasi totalmente.

Senza scendere in dettaglioe senza menzionare le motiva-zioni che hanno portato allaredazione di questi principi, nesegnalerò alcuni sui quali talipaesi hanno ritenuto che sidebba basare una tale politica.Poiché l’obiettivo prefissatosidalla nostra riunione sembraessere lo stesso, credo che laloro enumerazione possa gio-vare ad un’ulteriore definizio-ne dei principi utili mutatismutandis per l’Africa.

I principi fondamentali

Nell’ambito europeo i siste-mi sanitari si devono basaresui seguenti principi:

1. Un elemento motore: ivalori fondamentali. Essi so-no:

– la dignità umana;– l’equità;– la solidarietà;– l’etica professionale.2. Un obiettivo: la salute.

La protezione e la promozionedella salute devono essere gliobiettivi di ogni riforma sani-taria.

3. Un protagonista essenzia-le: l’individuo. Se si vuole es-sere efficaci, ogni riforma de-ve rispettare le necessità del-l’individuo e la sua opinione.

4. Un polo di convergenza: la qualità e il suo costante

miglioramento devono esserealla base di ogni riforma, ecomprendere la relazione co-sto/beneficio.

5. Un modo di finanziamen-to: che sia duraturo. I governidevono assicurare in modopermanente l’accesso di tuttala popolazione ai servizi sani-tari.

6. Un elemento fondamen-tale: l’assistenza primaria. Igestori della riforma devono

garantire la protezione e il mi-glioramento della salute, dellaqualità di vita, la prevenzione,la cura e la riabilitazione dellemalattie e l’assistenza ai ma-lati terminali.

Per raggiungere questiobiettivi, si ritiene che la ge-stione della politica sanitariadebba seguire anche alcuniprincipi di gestione dellariforma sanitaria, e cioè:

1. Sviluppare la politica sa-nitaria. Essa deve essere in-globata nella politica generaledel paese e il suo sviluppo de-ve ottenere un grande consen-so, unendo il maggior numeropossibile di componenti socia-li interessate. Deve essere unapolitica trasparente per il pub-blico che la deve utilizzare.

2. Prestare attenzione all’o-pinione e alla selezione deicittadini responsabili. La vocedei cittadini deve essere ascol-tata all’atto di programmare edi concepire i diversi servizi,nella gestione delle liste di at-tesa, nell’organizzazione e ne-gli orari dei dispensari ecc. Aquesto riguardo va offertainformazione ed educazionesanitaria.

3. Ristrutturare i servizi sa-nitari. I servizi vanno ristrut-turati a partire dall’assunzioneda parte della famiglia dellaresponsabilità della salute, di-minuendo le ospedalizzazionied aumentando i servizi a do-micilio ed ambulatoriali.

4. Ridistribuire le risorseumane per la salute. Preparareil personale e le strutture aquesta nuova filosofia di pre-venzione delle malattie e dipromozione della salute. Aquesto riguardo vanno posti inatto incentivi adeguati con lapartecipazione di tutti.

5. Migliorare la gestione.Gli organismi sanitari devonogodere della più ampia auto-nomia per una gestione re-sponsabile e creativa. Per que-sto si dovranno formare ade-guatamente le persone a capo

V: Principi su cui dovrebbe basarsi l’operato della Chiesa cattolica nel campo della salute e dell’assistenza nei paesi in via di sviluppo

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di ogni dipartimento affinchépossano provare la loro com-petenza. Indubbiamente deveesistere un controllo per cor-reggere e migliorare ove ne-cessario.

6. Trarre insegnamento dal-l’esperienza. Facilitando loscambio di dati a livello nazio-nale ed internazionale, si ottie-ne il risultato di mettere a ser-vizio di tutti l’esperienza deisingoli. A tale scopo ogniriforma realizzata in un paesedell’Unione Europea deve es-sere resa nota agli altri e postain comune attraverso riunioniperiodiche.

II parteOrientamenti per le istituzioni ecclesiali in Africa

Seguendo gli orientamentidei Ministri della Sanità deipaesi europei, riteniamo utile anostra volta orientare quantilavorano in questo campo nel-le istituzioni della Chiesa cat-tolica o in quelle pubbliche,più con una rappresentazionedel personale della Chiesa cat-tolica impegnato nel fare delproprio lavoro un mezzo diaiuto per lo sviluppo del paesee per l’umanizzazione dell’as-sistenza.

È difficile parlare degliospedali della Chiesa in Africain modo generico e dare diret-tive per creare un modello cheserva per tutti, in quanto le si-tuazioni socio-politiche e disviluppo sono molto differen-ti.

È un dato di fatto che questipaesi, ad eccezione di quellidel Magreb, si trovino negliindici più bassi di sviluppo ditutte le statistiche e dei graficidelle Nazioni Unite e delPNUD (Programma dell’ONUper lo sviluppo umano); inol-tre le differenze esistenti sonomolteplici e in ogni paese puòessere data priorità a diversiparametri.

Ugualmente differenti sonoi motivi per cui esistono opereassistenziali nei paesi del ter-zo mondo. Alcune volte è sta-ta la Chiesa che, con spiritomissionario e dato che l’atten-zione al malato è stata sempreun suo campo apostolico prio-ritario, ha creato opere assi-stenziali in questi paesi in mo-

do da completare ciò che gliStati, poveri o ridotti alla po-vertà dall’evoluzione dell’e-conomia mondiale, non pote-vano finanziare.

Per questo, nella statisticadell’assistenza sanitaria esisto-no tassi molti diversi relativi alsettore pubblico e a quello pri-vato. All’inizio, prima dell’ac-cesso all’indipendenza da par-te di questi paesi, l’iniziativaprivata, soprattutto di tipo reli-gioso, era molto significativa.Dopo l’indipendenza, ognipaese ha assunto i propri im-pegni sociali e ha sviluppatoistituzioni pubbliche di tiposanitario, diminuendo di paripasso quelle di tipo privato,religioso e civile.

Nei paesi a regime totalita-rio, anche le istituzioni pro-mosse dalla Chiesa o dalle as-sociazioni civili di professio-nisti sono state nazionalizzatee sono passate a dipendere dairispettivi governi. Nei paesi incui è stato stabilito un regimedemocratico, tali istituzionihanno potuto sussistere e con-tinuano a completare la retepubblica in uno spirito di part-nership e di collaborazione.

Oggi che la salute pubblicaè un bene a cui devono poteraccedere tutti i cittadini, nonsarebbe ben visto, e in molticasi nemmeno permesso, chela Chiesa fondi istituzioni sa-nitarie ed assistenziali al sem-plice scopo di realizzare unapostolato, anche se per i piùpoveri, senza disporre non sol-tanto dell’autorizzazione, ben-

sì del parere o del consigliodel Ministero della Sanità. In-fatti, realizzare opere senzauna pianificazione e un coor-dinamento risulterebbe infrut-tuoso ed antieconomico, e diconseguenza poco esemplarese si tratta di paesi che devonoprofittare al massimo delle ri-sorse finanziarie.

Per questo, trattandosi digruppi con una grande espe-rienza in questo campo (Con-gregazioni ospedaliere, asso-ciazioni mediche, ONG), laChiesa deve studiare lo svilup-po della medicina e dell’assi-stenza in quel paese e collabo-rare con il relativo Ministeroper realizzare opere o parteci-pare in quei campi più sfavori-ti o di maggiore beneficio perla popolazione che dispone dipochi mezzi. Una volta indivi-duati i campi di maggiore uti-lità, questa istituzione si do-vrebbe adattare a tali neces-sità, anche interrompendo al-cune forme di assistenza tradi-zionali che oggi, e in tale cir-costanza, mal si adattano allereali necessità del paese.

Per questo il primo principiodi ogni istituzione cattolica chesi reca a lavorare nel campodella salute in Africa è quellodi collaborare col governo delpaese per completare l’assi-stenza primaria (dispensari,centri sanitari, assistenza ma-terno-infantile, ecc.).

Bisogna tener conto chequesta assistenza è quella cheha una maggiore efficacia eche questa è in rapporto contutta la medicina preventiva(campagne di vaccinazioneecc.) che deve giungere a tuttala popolazione di modo chesia possibilmente gratuita. Siricordi lo slogan di Alma-Ata:“Salute per tutti nell’anno2000”. Sarà sempre un grandecontributo aiutare i paesi po-veri a raggiungere questoobiettivo.

Dato che in molti paesi afri-cani, sia per la situazione dipovertà, sia per i bassi salari eper una generale mancanza dicontrollo, esiste una disonestànell’uso delle risorse nel cam-po dell’assistenza medica, sa-rebbe opportuno mostrare unmodo efficace ed efficiente delloro utilizzo; a tal fine le istitu-zioni ecclesiali in questo cam-po dovrebbero essere esem-

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plari e mostrare come, pur conpochi mezzi a disposizione, èpossibile, se ben utilizzati, ge-stire un centro sanitario o undispensario, e perfino un ospe-dale. Per questo il secondoprincipio potrebbe essere:creare sistemi di gestione e dicontrollo di gestione dei cen-tri, nell’aspetto economico efinanziario, di modo che ser-vano da esempio nel paese incui si trovano.

Questo, che già si realizzain molti luoghi, serve al gover-no da stimolo e ai centri da luidipendenti da modello per lagestione dei centri ufficiali; inquesto modo si contribuisce aun buon utilizzo dei mezziche, nel campo della salute,sono scarsi. L’offrire aiutiesterni, senza un controllo ri-goroso del loro utilizzo, fa sìche i piani previsti non si rea-lizzino e che, a poco a poco,gli aiuti vengano ritirati.

Ritengo che l’aiuto che leorganizzazioni cattoliche pos-sono offrire in questo campo,sia più efficace degli aspettiscientifici o tecnici dei variistituti che, se non sono ac-compagnati da una gestioneefficiente e da un controllo ri-goroso dei costi, possono esse-re più uno scandalo che un ve-ro aiuto efficace.

In terzo luogo, credo che leistituzioni ecclesiali nel cam-po sanitario, sia quelle cheprestano assistenza che quelleche fanno prevenzione, debba-no porre l’accento sulla for-mazione del loro personale. Inquesto modo, ciò che in prin-cipio erano norme autoritarieed importate dal di fuori, dallepersone che dirigevano l’isti-tuzione, si trasformano in nor-me assimilate con l’esempio eaccettate dal personale nativo.Si tratta di un buon metodoche moltiplicherà gli effettidell’istituzione creata con spi-rito cristiano. Per questo il ter-zo principio sarà: le istituzionisanitarie della Chiesa dovran-no porre un interesse partico-lare nella formazione del per-sonale indigeno nelle tecnichedi gestione, di controllo di ge-stione e nella partecipazionealla gestione.

In questo modo il personalepartecipa alla gestione e l’ope-ra diventa maggiormente vita-le ed è sostenuta da tutti colo-

ro che vi lavorano, cosa che disolito non avviene nelle istitu-zioni pubbliche, di cui nessu-no si interessa e di cui non ci sisente parte.

In quarto luogo, le istituzio-ni ecclesiali dovrebbero pro-muovere l’interesse per la sa-lute in tutta la comunità. Oggisi dice che la comunità devecontribuire a gestire la propriasalute, e non sentirsi in tuttodipendente dai tecnici. La sa-lute ha molti aspetti che hannorelazione con il modo di vita,con l’alimentazione, l’habitatecc., e che possono essere ge-stiti dalla comunità. In questocampo la Chiesa dovrebbe ser-vire da stimolo, affinché, nellamisura del possibile, parroc-chie, diocesi ecc., partecipinoalle campagne a favore dellasalute e stimolino i loro fedelia prendersi cura della propriasalute.

Tale impegno potrebbe es-sere formulato nel seguentemodo: le istituzioni ecclesialidovrebbero promuovere lapresa di coscienza da partedella comunità per quanto ri-guarda la gestione e la conser-vazione della propria salute,mediante l’informazione e l’e-ducazione sanitaria, dandopriorità all’uso delle risorsenaturali dell’habitat, all’igienepersonale, all’alimentazioneequilibrata e all’uso adeguatodell’acqua ecc.

In molti paesi esistonoCommissioni diocesane per laPastorale della Salute il cuiobiettivo è quello di preoccu-

parsi e diffondere questi prin-cipi, inoltre di occuparsi deimalati e di umanizzare la loroassistenza.

Se questa riflessione venisseapprofondita, potremmo en-trare nei problemi concreti cuil’Africa si trova attualmente difronte nel campo della medici-na: malattie endemiche chedecimano le popolazioni: ma-laria, colera, meningite e so-prattutto l’AIDS, ma andrem-mo fuori dei confini tracciatida questa tavola rotonda. Aquesto riguardo il PontificioConsiglio per la Pastorale del-la Salute ha già compiuto studimonografici le cui conclusionisono valide ancora oggi. Que-sto mio breve intervento havoluto richiamare l’attenzionee riflettere sulle necessità ge-nerali dei paesi in via di svi-luppo prima di decidere peruna forma di aiuto la più effi-cace possibile.

Lo scambio di riflessioniche potremo fare nel corso diquesto incontro, contribuiran-no a migliorare la prospettivae potranno aiutare tutti noi chelavoriamo in quei paesi a pre-stare una collaborazione piùefficace in tutti i campi.

Rev. P. RAMÓN FERRERÓ,O.H.

Mozambico

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“L’ospedale è parte inte-grante dell’organizzazionemedica e sociale, la cui mis-sione consiste nel fornire allapopolazione un’assistenza me-dico-sanitaria completa, cura-tiva e preventiva, e i cui servi-zi si estendono fino all’ambitofamiliare. L’ospedale è ancheun centro di formazione delpersonale sanitario e di ricer-ca” (OMS).

L’ospedale cattolico espri-me la propria identità, comefamiglia di fede, fornendo allacomunità assistenza medico-sanitaria, rendendo presente lamisericordia di Dio, su esem-pio e con la mediazione di Cri-sto, mantenendo in ogni mo-mento la sua spiritualità e lasua etica come decisione di fe-de istituzionale.

Cristo è il modello fonda-mentale, preso e vissuto in di-versi modi nella storia dellasua Chiesa, unico nel modo divedere e di vivere la vita. Eglirende possibile una identità,preferendo in particolare i po-veri.

L’aggettivo “cattolico” de-termina che “in esso è presen-te Cristo”, “perché è inviato inmissione da Cristo alla totalitàdel genere umano” che riceve“in forma piena e totale i mez-zi di salvezza” (cfr. CIC n. 830e 831) e tutto un modo di esse-re e di procedere.

Poiché l’amministrazionesanitaria non è una scienzaesatta, esistono metodologieper apprenderla ed esercitarla.In molte delle nostre nazioniviene richiesta la certificazio-ne professionale per esercitarel’amministrazione nel mondodella salute. In Brasile la man-canza di registrazione fa di-ventare illegale e punibile l’e-sercizio di questa professione.

L’amministratore ospedalie-ro cattolico è colui che, fedeleai criteri fondamentali dell’ec-cellenza nell’amministrazioneospedaliera, lo è anche a Cri-sto, la norma viva.

Nell’éthos di Cristo ci sonodiverse tradizioni, che lo inter-pretano a partire dalla supre-mazia dell’amore; ma ciò checonta è l’insieme della perso-na di Cristo e il suo destino.

Modelli di relazione assisitenziale

– Parentale o paternale. Se-condo questo modello il buonospedale o il buon operatoresanitario è quello che si com-porta come un padre sollecito,che desidera il meglio per ilproprio figlio ma sempre se-condo il suo parere. E il buonmalato è colui che si comportacome un figlio pio, che si sot-tomette ai comandi del padre.

– Orizzontale o relazione diuguali. Esige almeno tre re-quisiti: che i partecipanti ab-biano all’incirca lo stesso po-tere, che ognuno necessiti del-l’altro (interdipendenza) e chesiano impegnati in un’attivitàsoddisfacente per gli interessidi entrambi. Qui tanto l’équipeterapeutica quanto il malatopartecipano in una relazione dicameratismo.

– Tecnico. Quando si accen-tua l’aspetto tecnico-scientifi-co e si mette da parte la com-ponente di amicizia o il came-ratismo, il corpo viene conce-pito come una macchina e l’é-quipe terapeutica come gli in-gegneri e i tecnici di un labo-ratorio. In questo caso, la rela-zione è distante e fredda, traestranei, e vi si entra con timo-re e mancanza di fiducia. Inquesto modello, ciò che è im-portante sono le regole, i pro-cedimenti e i formalismi, iquali hanno la propria utilitàquando si tratta di proteggere idiritti del paziente nei grandiospedali o nei programmi diricerca.

– Modello di “contratto”.Esso ha influenza a partire dal-la prospettiva di scambio dibeni e di servizi dell’ospedale

verso il paziente, mentre que-sto ha il dovere di pagare (per-sonalmente o attraverso la suaPrevidenza Sociale) e di rispet-tare le norme ospedaliere. An-dando oltre il modello contrat-tuale, il rapporto assistenzialeviene considerato una negozia-zione, in cui il paziente espri-me le proprie necessità e op-zioni; a loro volta l’ospedale, ilmedico e in generale l’opera-tore sanitario esprimono le lo-ro fino a che si giunge a un ac-cordo. Tale concezione ci ri-corda che l’assistenza ospeda-liera non si esaurisce in un attoistantaneo, ma che bensì è unprocesso che richiede tempo,sincerità, fiducia, ecc.

Modelli di amministrazione ospedaliera

a) Religioso. Nella storiapiù remota della medicina edell’ospedale, il ricorso ai me-todi più adeguati del momen-to, persone, strutture, scienza,economia, senza dimenticareil magico e il religioso, era l’o-biettivo per conseguire la salu-te delle persone, perché “me-dere infirmos opus divinumest”.

Nella tradizione religiosadell’umanità ci sono diversimodi di attenzione nell’assi-stenza ospedaliera al malato:basti ricordare la tradizioneospedaliera dell’antichità in-diana, egiziana, greca, roma-na, araba ecc.

Il fondamento della nostraospitalità è giudeo-cristiana.La preoccupazione, l’acco-glienza e il servizio di Abramoal forestiero hanno influitosull’ospitalità del nostro cri-stianesimo. Nel libro dei Nu-meri si parla delle città cheservivano da rifugio agli israe-liti, agli emigranti e agli ospitiche soggiornavano in mezzo aloro (Num 35, 15).

Tutti noi conosciamo qualifossero gli atteggiamenti e igesti di nostro Signore Gesù

VI: Identità dell’amministratore cattolico e modellibasati sui valori cristiani per un’organizzazione e una direzione coerenti in campo sanitario

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Cristo nei confronti dei malati(Mt 9, 35; Lc 4, 40). Nellamissione che Gesù affidò aisuoi apostoli, la cura dei mala-ti è un imperativo (Mt 10, 1; 7-8). I quattro evangelisti narra-no molte guarigioni compiutedagli apostoli (Lc 4, 40).

“Ogni volta che avete fattoqueste cose a uno solo di que-sti miei fratelli più piccoli, l’a-vete fatto a me” (Mt 25, 31-45), “Ecclesiae Instituta Vale-tudini Fovendae Toto OrbeTerrarum Index”.

È lunga la storia dello svi-luppo, della crescita, della va-rietà e della scomparsa di isti-tuzioni assistenziali nella Chie-sa cattolica. Vi sono stati impli-cati in mille modi pontefici,imperatori, re, principi, vesco-vi, sacerdoti, religiosi, primanei loro conventi e poi con lacreazione di istituzioni ad hoc,case religiose, confraternite dicristiani ecc. o gruppi.

In molte città della nostranazione esistono ospedali, de-nominati “Beneficenza spa-gnola”, in cui si vanno perden-do gli elementi religiosi.

Oggi alcune istituzioni assi-stenziali dipendono dalle no-stre parrocchie: ospedali, caseper anziani, farmacie, centrinaturistici, pronto soccorsi, al-berghi, mense ecc.

Sul piano sociale, il dirittoalla protezione, al recupero ealla riabilitazione per vivere insalute lo ha acquisito anzituttoil mondo dei lavoratori e poitutti gli altri cittadini, facendo-lo accettare poco a poco agliStati.

Lo slogan “Salute per tuttiper l’anno 2000” ha presuppo-sto una visione universale ed ècoinciso con una sfida, trasfor-mata in obiettivo dell’OMS,per tutte le nazioni.

In Colombia la Legge n.100del 1993, “Sistema di Sicurez-za Sociale Integrale”, ha resopossibile dei progressi affin-ché tutti i cittadini abbiano ac-cesso alla protezione della sa-lute.

b) La salute pubblica o uffi-ciale. Sono diversi i modelliassistenziali elaborati o accet-tati dagli Stati, creando il cor-rispondente Ministero o Di-partimento per la Sanità, conlegislazioni e norme concrete.Gli Stati si sentono obbligati a

occuparsi del diritto alla salutedei cittadini; diritti in crescitacostante che superano le pre-visioni più ottimistiche e chepongono in crisi strutture e bi-lanci sanitari ufficiali.

c) La salute rurale. È pre-sente in varie nazioni a motivodelle caratteristiche agricoledelle loro popolazioni. È unanno che devono prestare persorteggio coloro che voglionoaccedere alla professione sani-taria una volta realizzati i rela-tivi studi.

d) La salute militare. Di ter-ra, mare ed aria, che di solitosupera in qualità l’attenzionesanitaria del resto dei cittadinidi una nazione.

e) La salute come affare.Stanno sorgendo imprese diamministrazione o di produ-zione di servizi sanitari ed isti-tuzioni che forniscono servizi,alcune delle quali internazio-nali, il cui obiettivo è il lucro.Le ragioni addotte sono: lafrequente scarsa qualità delleprevidenze sociali, la liberaliz-zazione da parte dei governi didetti servizi, il pluralismo eti-co, il diritto associativo ecc.

Le religioni monoteisticherealizzano l’ospitalità a partireda una spiritualità e da un’eti-ca che hanno molti punti incomune tra loro. Pretendere difar risaltare le differenze nelministero dell’ospitalità è ste-rile. La varietà delle loro isti-tuzioni ospedaliere arricchiscee personalizza ogni gruppo,facendone risaltare gli ele-menti che ne potenziano l’i-dentità.

I modelli cristiani di ospita-lità sono quelli che hanno va-lori cristiani essenziali. Si co-stituiscono come tali quandole chiese approvano l’istitu-zione, le loro spiritualità e leloro norme.

I nostri modelli

Senza dimenticare il cari-sma, sono il frutto dell’assun-zione da parte dei nostri fon-datori di un aspetto specificodella misericordia di Cristo edella loro risposta ad una ne-cessità sociale, contemplatacon speciale sensibilità e vo-

lontà di darle soluzione.Gli ospedali cattolici lati-

no-americani hanno originedal modello degli ospedali deipopoli scopritori, conquistato-ri e colonizzatori. Hanno co-me riferimento quelli dei loroeserciti di terra e di mare e deiloro paesi d’origine, con glistessi schemi di funzionamen-to a cui si aggiunge la partico-larità di essere luoghi di evan-gelizzazione di un gruppo o diuna etnia concreta. Nell’am-pia geografia latino-america-no sono esistiti il “conventoospedale”, l’“ospedale missio-ne”, l’“ospedale dottrina”, icui membri accentuavano unaspetto concreto, esprimendol’evangelizzazione creandostrutture assistenziali della mi-sericordia cristiana, per pren-dersi cura dei poveri dato chei ricchi si facevano curare nel-le proprie case.

Poiché la violenza e la cul-tura di morte si sono diffusenelle nostre popolazioni comeuna malattia contagiosa, l’e-vangelizzazione deve farsi ca-rico dell’assistenza sanitariadei nostri popoli deboli e sof-ferenti.

Diritti del malato

Oltre alla fede religiosa, l’o-spedale deve garantire un’“eti-ca dei minimi”, assunta e ri-spettata da tutti coloro che fan-no parte dell’équipe terapeuti-ca. Questa etica viene espressanella formulazione dei dirittidel malato.

Il malato conserva semprela sua dignità e non smette diessere portatore dei valoriumani fondamentali, che dan-no senso alla sua esistenza.Continua ad essere soggetto didiritti inalienabili, molti deiquali diventano prioritari in ra-gione del suo stato.

Nella valutazione periodicadell’organizzazione ospedalie-ra, è necessario inserire, neipunti di riferimento, l’assolvi-mento dei diritti dei malati inquanto questi sono i protago-nisti e il cuore dell’ospedale.

L’amministratore ospedalie-ro può focalizzare i diritti delmalato in tre attività:

– promulgare, diffondere eeducare il personale ospeda-liero e i pazienti sull’esistenza

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dei diritti del malato;– creare politiche e procedi-

menti che rispondano a questidiritti, nei campi dell’ammis-sione, del trattamento e delledimissioni del paziente;

– canalizzare le lamenteledei pazienti che sentono viola-ti i loro diritti e applicare lemisure correttive adeguate.

I comitati d’etica svolgonoun ruolo fondamentale nell’o-peratività dei diritti del malatoe nella formazione etica delpersonale che lavora nelle isti-tuzioni.

Il mondo dell’ospedale ri-chiede l’orientamento chiarodell’etica, di fronte alla com-plessità di questioni che vi sipresentano. Oggi nella dire-zione dell’ospedale non pos-siamo eludere le considerazio-ni etiche. Il potere della tecno-logia, i progressi – a volte noncontrollati – della scienza, lapossibilità di manipolazionead ogni livello (sociale, psico-logico, biologico, geneticoecc.) richiedono un aggiorna-mento dell’amministratorecattolico.

La gestione della salutecomprende l’organizzazione,

il finanziamento e le politichesanitarie. In ognuno di questiaspetti, l’etica svolge un ruoloorientativo insostituibile.

La cura della salute si è tra-sformata in un servizio alta-mente tecnicizzato che per-mette non solo di curare, maanche di perfezionare un cor-po sano (chirurgia estetica) opersino di manipolare la pro-creazione. Tutto ciò ci rimettealla percezione dei valori inogni persona e cultura.

Relazione assistenziale

Dal latino adsistere (stareaccanto); è accompagnare l’al-tro aiutandolo ad essere sestesso, nella ricerca della suarealizzazione personale.

La relazione assistenziale hauna duplice espressione: unelemento inter-personale e unaltro sociale. Quello interper-sonale ci apre alla dimensionedell’amore, all’accompagna-mento umano. Quello socialeci porta al rispetto dei diritti edesige l’efficacia nella diagnosie nel trattamento.

Il considerare il malato co-

me persona ci spinge a prati-care con lui una serie di valori:

–l’ospitalità, cioè accoglien-za franca e cordiale, creazionedi un ambiente amabile di fi-ducia;

– la bontà, che cerca il bene-ficio della persona integraledel malato. “Fare tutto il benepossibile, evitare di arrecaredanno”;

– il rispetto, che presupponel’attenzione e la valorizzazio-ne delle circostanze del malatoe della sua scala di valori. Esi-ge contatto visivo e vicinanzafisica;

– la solidarietà, cioè il sof-fermarci di fronte alla soffe-renza dell’altro, fare nostri isuoi problemi, accompagnareil suo processo, camminare in-sieme.

Su tutto ciò bisogna riflette-re nell’organizzazione dell’o-spedale. È responsabilità del-l’amministrazione assicurareun ambiente favorevole a tuttociò, e sensibilizzare-educare ilpersonale per esercitarlo co-stantemente.

Fra JOSÉ ANADÓN, OHRappresentante del CELAM

Bogotà, Colombia

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Introduzione

A partire dagli anni 1965-1966, con il passaggio della le-gislazione di Medicare e Medi-caid 1, l’assistenza sanitaria ne-gli Stati Uniti ha iniziato la suatransizione da quello che eraun benevolo servizio caritativoa ciò che è il suo stato attuale,quello di un “grande affare”.Oggi, la cura della salute negliStati Uniti è diventata un’atti-vità molto attraente per le com-pagnie a fine di lucro e per leassociazioni di imprenditori.Per molti anni i capitali federa-li e statali sono liberamentefluiti attraverso questi due pro-grammi governativi, e opportu-nità di ingenti profitti finanzia-ri hanno subito attirato i forni-tori di servizi sanitari e le com-pagnie private in competizionecon le tradizionali associazionisenza fine di lucro e filantropi-che. La ricerca del guadagnosostituiva l’ispirazione dellamissione.

L’assistenza sanitaria ogginegli Stati Uniti è un businessaltamente competitivo e moltiospedali cattolici sono sottopo-sti a serio rischio. Le sfide af-frontate dagli amministratoridei servizi sanitari cattolici so-no davvero molto difficili e in-cludono, non solo la competi-zione finanziaria ad opera dellesocietà private, ma anche quel-la delle agenzie governative,che stanno applicando maggio-ri restrizioni sugli ospedali, edella società in generale, cherispetta sempre meno i principidella giustizia sociale, la preoc-cupazione caritatevole per i po-veri e gli indifesi e la sacralitàdella vita. L’incapacità di vin-cere queste sfide può effettiva-mente portare alla chiusura dimolti dei nostri ospedali e allaperdita d’identità del nostroministero di assistenza sanita-ria cattolica, così come la no-stra Chiesa l’ha conosciuto perquasi 2000 anni.

La Rete dell’Assistenza Sanitaria Cattolica dell’Arcidiocesi di New York

Riconoscendo queste sfidecruciali e mantenendo un fer-mo impegno a proteggere epreservare la Cattolicità dellenostre istituzioni e agenzie diassistenza sanitaria, il Card.John O’Connor, subito dopoessersi insediato nell’Arcidio-cesi di New York, ha intrapre-so passi energici. Ha guidato idirigenti e gli amministratoridell’assistenza sanitaria Catto-lica all’interno della sua Arci-diocesi alla formazione diquella che è chiamata la Retedell’Assistenza Sanitaria Cat-tolica o CHCN.

La CHCN è una rete di assi-stenza sanitaria sponsorizzatadall’Arcidiocesi, che è stataistituita per assicurare a tuttele istituzioni e agenzie sanita-rie Cattoliche all’interno del-l’Arcidiocesi di New York(così come in altre diocesi) so-stegno e coordinamento nelleseguenti aree:

– attività pertinenti alla mis-sione, incluso sviluppo dellamissione, educazione alla di-rezione, questioni etiche e mo-

rali e cura pastorale;– pianificazione strategica e

marketing, inclusi servizi me-dici, cura gestita, servizi con-divisi, affiliazioni ed educa-zione medica;

– comunicazione sia interna(inclusa inter-facility) cheesterna della CHCN;

– finanze, inclusi il monito-raggio delle condizioni finan-ziarie, l’incremento del bud-get, gli investimenti in benicapitali e le pianificazioni fi-nanziarie;

– sistemi d’informazionemanageriale, combinazione disistemi e servizi, scambi diinformazioni esterne;

– risorse umane, inclusi ilcoordinamento dell’ammini-strazione dei contributi per gliimpiegati, le relazioni tra gliimpiegati, le procedure e lepolitiche del personale;

– miglioramento continuodella qualità, incluse le attivitàdi gestione del rischio e ilmantenimento e il coordina-mento delle attività di miglio-ramento della qualità nelleistituzioni;

– servizi legali propri delleattività coordinate o collabora-tive2.

VII: Una proposta di modello organizzativo in accordo con i valori cristiani finalizzato a sostenere l’amministratore dei servizi sanitari cattolici nelle impegnative sfide dei nostri tempi

MODELLO DELLA MISSIONE DELLA CHCN

MISSIONE

COSA? COME?

CHI?PERCHÉ?

Valori umani-religiosi

Valori professionali

Valori economici

Impegno della DirezioneCampi-Interessi:

Anzianità-Fine vita, Poveri-Immigrati, Integrità organizzativa, Giubileo-Spiritualità,

Assistenza sanitaria della Parrocchia-Comunità, Cura di qualità, Sponsorship-Governo

Integrazione OrganizzativaSoci:

Sponsor, Consigli, facilitazioni associative, Enti associati, Caritas Cattoliche,

Infermiere parrocchiali, Istituto di Previdenza, altre

Valutazione continuaMisure esecutive-Risultati: • Attività fornite-portatea compimento• dei partecipanti;servizi desiderati in aumento;cambiamenti:-comportamento-conoscenza-specializzazioniMiglioramento nelle relazioni comunitarie

Articolazione-EducazioneMetodi:

Integrazione, seminari,

ritiri, eventi, tecnologia

comunicazioni, riflessione e

preghiera

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CHCN: una rete modello missione

La CHCN è una rete “model-lo missione”; un modello adat-tato da una parte del lavoro dibase svolto dall’AssociazioneCattolica per la Salute degliStati Uniti; ogni anno la CHCNstabilisce, come suo scopo or-ganizzativo di principio, l’in-cremento dello sviluppo delladirezione e dell’efficacia dellamissione in ognuno dei suoimembri istituzionali.

Il modello missione dellaCHCN riconosce il ruolo im-portante e in evoluzione che idirigenti e gli amministratoridell’assistenza sanitaria Catto-lica nell’Arcidiocesi di NewYork svolgono nel rafforzare lasua identità e la sua missione, enel condurre questo ministeronel XXI secolo. Il modello mis-sione della CHCN riconosceche i suoi dirigenti dell’assi-stenza sanitaria hanno bisognodi articolare e testimoniare inostri valori, la moralità e iprincipi nella nostra missionesanitaria di Chiesa.

I nostri dirigenti hanno biso-gno di sostegno e di guidastrutturati se vogliono diventa-re testimoni di queste verità difronte alle molte sfide interneed esterne che premono gior-nalmente su di loro. La direzio-ne della CHCN ha la responsa-bilità di identificare e valutarecome le strutture organizzative(quali programmi, politiche eprocedure) incrementino o di-minuiscano la missione e il mi-nistero dell’assistenza sanitariaCattolica.

Il modello missione dellaCHCN dimostra che le perso-ne (e le organizzazioni) agisco-no e prendono decisioni fondatesui valori (umani-religiosi, pro-fessionali, economici). Vivere eincorporare la missione e l’i-dentità Cattolica, portare il mi-nistero dell’assistenza sanitariaCattolica nel futuro richiedeche ogni persona e ogni orga-nizzazione innanzitutto identifi-chi i valori che traduce e in baseai quali prende decisioni, in se-condo luogo che valuti in qualemodo le sue decisioni e le sueazioni sostengano o contrastinoi principi e gli insegnamentidella Chiesa Cattolica.

Questo modello sottolineal’importanza dei dirigenti e de-

gli amministratori nell’assi-stenza sanitaria Cattolica; essi,come modelli del ruolo, consi-glieri e responsabili hannoun’enorme influenza sui loroimpiegati così come sulla lorocultura dell’organizzazione, leloro politiche e le loro abitudi-ni. Infine, le decisioni prese daidirigenti e dalle amministratorisuperano le organizzazioni e siesprimono nel modo in cui ciprendiamo cura di coloro chesiamo stati chiamati a servire.

Fin dall’inizio la Rete del-l’Assistenza Sanitaria Cattolicaha dimostrato il suo impegnonella formazione alla dirigenza,istituendo l’Office of MissionLeadership e organizzandosiper avere, a livello di CollegioSindacale, un Comitato di Mis-sione, così come una Task For-ce della Dirigenza della Mis-sione per sostenere tutti i nostriprogrammi e il nostro sforzoeducativo. Uno dei primi impe-gni di questa Task Force è statolo sviluppo di un CHCN Mis-sion Leadership Plan. Dopo unsignificativo studio ed esame,tale Piano è stato completato eadottato dal Collegio dellaCHCN e si sta ora attuando,fornendo così un alto livello disostegno e d’ininterrotta affer-mazione ai nostri dirigenti eamministratori.

Come parte dello sforzo disviluppare questo Piano, la Ta-sk Force ha dovuto innanzituttosviluppare una serie di principie/o di documenti direttivi, chetutti, istituzioni associate eagenzie appartenenti alla Retehanno abbracciato. Inoltre, so-no stati utilizzati documenti diispirazione già esistenti, pro-dotti da altri gruppi. I principi-documenti più importanti uti-lizzati per la formazione delMission Leadership Plan com-prendevano:

– la Dichiarazione inerentela Missione della CHCN, adot-tata da tutte le istituzioni e leagenzie della CHCN e condivi-sa con tutti gli impiegati nel-l’intera Rete;

– le Direttive etiche e religio-se dei Vescovi Cattolici degliStati Uniti;

– il Protocollo di dovuta dili-genza della Missione dellaCHCN, usato per assicurarel’aderenza ai nostri principi al-l’interno di ogni nostra istitu-zione e agenzia;

– i Principi direttivi dellaCHCN per la funzione di Mis-sione all’interno di un’istitu-zione della CHCN;

– i Principi della CHCN percontratti di cura responsabilegestita;

– indicazioni etiche dellaCHCN per le negoziazioni dicontratti;

– metodologia per una solu-zione di conflitti fondata sui va-lori;

– dichiarazioni della politicadella CHCN:

1. opzione preferenziale per ipoveri e gli indifesi;

2. qualità dell’assistenza allafine della vita;

3. atto di riforma dell’assi-stenza sociale e i suoi effetti su-gli immigrati legali e Case dicura all’interno dell’Arcidioce-si di New York;

4. copertura medica per ibambini non assicurati o sotto-assicurati.

Il Piano della Dirigenza dellaMissione della CHCN, un pia-no formalmente adottato dalCollegio Sindacale dellaCHCN e da ciascuna delle isti-tuzioni e delle agenzie associa-te comprende sei aree strategi-che di missione. Attraverso unaserie di incontri e di interviste,queste aree sono state identifi-cate dalla dirigenza dellaCHCN nelle istituzioni e nelleagenzie associate. Esse sono:

– etica organizzativa e cli-nica;

– sponsorizzazione e gover-no;

– qualità dell’assistenza;– cultura/valori organizza-

tivi;– assistenza spirituale;– sostegno delle politiche;– preoccupazione per i po-

veri e gli indifesi.È la strategia a lungo termine

della CHCN per sviluppare allafine iniziative a livello di Retein ciascuna delle suddette areestrategiche. Al presente, le trearee in via di sviluppo sono:etica organizzativa e clinica,qualità dell’assistenza e cultu-ra-valori organizzativi. Stu-diando ulteriormente l’etica or-ganizzativa e clinica, apparveevidente la reale necessità disviluppare una strategia di reteattorno all’etica organizzativain contrapposizione all’eticaclinica. Allo stesso modo, men-tre ascoltavamo le esigenze

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delle nostre istituzioni e agen-zie associate nell’area dellaqualità dell’assistenza, emerseche la necessità particolare eradiventata la qualità dell’assi-stenza alla fine della vita. Il bi-sogno di sostegno in quest’am-bito era radicato nei bisognidelle persone coinvolte nell’as-sistenza spirituale, nel sostegnodella politica e in tutte le altrecomponenti organizzative ditutto il personale dell’assisten-za sanitaria.

Per articolare meglio e svi-luppare alla fine iniziative a li-vello di Rete in queste tre aree,la CHCN ha assunto e organiz-zato la direzione da ciascunadelle sue istituzioni e agenzieattraverso il lavoro di sotto-commissioni della Task Forcedella Dirigenza della Missione.Queste sottocommissioni han-no la responsabilità di identifi-care strategie, modelli e criteridi valutazione nelle loro rispet-tive aree. Con il tempo, si iden-tificheranno e esploreranno ini-ziative nelle altre aree strategi-che.

Il modello-missione della CHCN: un Piano in atto

Come nell’illustrazione, nel-l’area dell’etica organizzativa eclinica la Task Force ha orga-nizzato due giorni di workshopcon i dirigenti nazionali in que-st’area. Il workshop è statomolto bene accolto e vi hannopreso parte i direttori e gli am-ministratori delle istituzioni edelle agenzie della nostra Rete(oltre 150 partecipanti). Unodei risultati di questo program-ma è stato lo sviluppo di un in-sieme di principi di etica orga-nizzativa della CHCN. Questiprincipi si stanno ora formal-mente adottando nelle varie po-litiche, procedure e pratiche intutta la nostra Rete.

Tali principi sono i seguenti:– Rispetto per la sacralità

della vita (dignità umana e assi-stenza olistica), unificandoCorpo, Mente e Spirito;

– speciale attenzione ai po-veri e agli indifesi;

– promozione del Bene Co-mune;

– organizzazione responsabi-le per assicurare un’eccellentequalità dell’assistenza;

– impegno per relazioni giu-ste e corrette;

– assicurare l’assistenza sa-nitaria come diritto fondamen-tale e come obbligo di una so-cietà morale.

La risposta della dirigenza edell’amministrazione dellaCHCN ai nostri sforzi nell’areadell’etica organizzativa è statafortemente positiva, si è forma-to un gruppo di lavoro per leRisorse dell’etica organizzati-va, e questo gruppo funzionada stanza di compensazione perle informazioni sull’etica orga-nizzativa. Il gruppo inoltre assi-ste l’Office of Mission Leader-ship della CHCN nella prepara-

zione delle sessioni educativeper le istituzioni e le agenzieassociate della CHCN e, infine,aiuta a identificare ed esplorarequestioni di etica organizzativacomuni a più membri dellaCHCN. Nella primavera del1999 è stata completata un’in-dagine di base sull’etica orga-nizzativa per tutte le istituzionie le agenzie, che ci ha fornitouna panoramica su come l’eticaorganizzativa sia concepita eapplicata all’interno dellaCHCN e su come la nostra Re-te possa continuare a far avan-zare l’educazione e la forma-zione in quest’area.

Probabilmente il più signifi-cativo risultato recente in que-st’area è stato lo sviluppo di unProgramma di formazione del-

la direzione della durata di duegiorni. I migliori dirigenti eamministratori di ciascuna del-le nostre istituzioni e agenzieassociate si sono impegnati apartecipare a questo program-ma educativo che coprirà i se-guenti argomenti:

– insegnamenti e principiCattolici;

– principi di Etica organizza-tiva;

– insegnamenti di giustiziasociale della Chiesa;

– opportunità di direzione eproblemi che affronterà il diri-gente Cattolico del XXI secolo.

Il Leadership FormationProgram è solo uno dei moltiesempi concreti di come il Mis-sion Leadership Plan dellaCHCN è stato animato e realiz-zato. Attraverso la loro parteci-pazione, i nostri dirigenti e am-ministratori riceveranno l’aiutodi cui hanno seriamente biso-gno, e avranno l’opportunità dicondividere comunitariamentela loro adesione spirituale alministero di cura medica dellanostra Chiesa. Non c’è che unmodo in cui la rete di assistenzaspirituale Cattolica possa muo-versi verso l’adempimento diciò a cui il nostro Santo Padreci ha chiamato: un Vangelo diVita e un Vangelo di Amore.

Dr. MARY HEALEY-SEDUTTOPH.D.

Presidente di “The Catholic HealthCare Network”

New York - USA

Note1 Medicare, un programma di assi-

stenza sanitaria creato nel 1965, è unprogramma federale che fornisce un’e-stesa assistenza sanitaria a tutte le perso-ne di oltre 65 anni o agli invalidi perma-nenti. Il programma è finanziato e am-ministrato dal Governo federale e harappresentato il primo intervento di rilie-vo del Governo federale nell’assistenzasanitaria. Dal suo inizio, il Governo fe-derale ha significativamente esteso ilsuo coinvolgimento e controllo sull’assi-stenza sanitaria negli Stati Uniti. Medi-caid, è un programma finanziato dal go-verno federale e dai Governi statali ed ècresciuto fino a diventare una delle prin-cipali spese dei Governi nazionali e lo-cali.

2 Estratto da “The Certificate of Incor-poration of the Catholic Health CareNetwork” come autorizzato dallo Statodi New York, USA, 6 aprile 1996.

Qualità

Valori/org cultura

Etica(Organizzativa

& Clinica)

Sponsorship& GovernoCura Spirituale

Difesa/PoliticaCura dei poveri &

degli indifesi

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Premessa: una domanda non retorica

“Mi vien da chiedere: quel-li che escono dai nostri ospe-dali, dalle case di cura, fortu-nati perché guariti dalla com-petenza e dalla generosità deimedici, degli infermieri ecc.,con quali sentimenti escono?Glorificando Dio?”. Questadomanda piuttosto provoca-toria, ma non retorica, è delcardinal Tettamanzi, in unasua conferenza su “Chiesa esalute”, in cui proponeva l’e-pisodio della guarigione del-l’uomo paralizzato (Lc 5, 17-26) come modello di collabo-razione terapeutica. Com-mentando la conclusione “es-senzialmente liturgica” del-l’episodio sia per colui cheviene salvato e guarito (si av-viò verso casa glorificandoDio), sia per gli uomini chepartecipano all’evento (tuttirimasero stupiti e levaronolode a Dio), egli formulava ladomanda che ho citato e ag-giungeva che “portare a glori-ficare il Signore” non è solo ilvertice della pastorale sanita-ria ma, esprimendosi in ter-mini laici, anche il verticedella stessa medicina1. La suadomanda certamente vale, ein maniera particolare, ancheper coloro che gestiscono isti-tuzioni sanitarie che nella pa-rola di Cristo, e sul suo esem-pio, fondano il loro impegno.

Potrebbe essere, a questopunto, fin troppo facile e ri-schierebbe di essere un po’retorico, domandarsi se è “lagloria di Dio” ciò che oggi cipreoccupa, come responsabilidelle istituzioni sanitarie cat-toliche, e se è questo il crite-rio cui ci riferiamo nelle scel-te che pensiamo di fare.

1. Il linguaggio della cura e della relazione

Nel libro su “L’irrilevanza

e la rilevanza del messaggiocristiano per l’umanità d’og-gi”, che riporta le sue lezionisull’argomento, Paul Tillichsi domanda se il messaggiocristiano è oggi “rilevante” ecioè se risponde agli interro-gativi esistenziali dell’uma-nità di oggi, alla sua ricercaappassionata di una vita pienadi senso, al suo anelito versoun “messaggio capace di gua-rigione”. “Non dobbiamo sot-tovalutare questo fatto, – scri-ve il teologo – poiché il pote-re di guarire fa parte della sal-vezza. Salvato significa, lette-ralmente, guarito”2.

È interessante che il teolo-go veda nella capacità di gua-rigione una “prova” che ilmessaggio cristiano è ancora“rilevante” anche per l’in-quieta umanità di oggi. Laguarigione non è la salvezza ela salvezza non può esserededotta da un unico concettoo da un’unica immagine.Quando la Scrittura parla disalvezza, usa tutta una seriedi immagini, per descrivere

dai più svariati punti di vistaquesta realtà. Resta però in-contestabile che in Gesù l’a-zione guaritrice è una costan-te delle sue giornate e gli in-contri sananti ritmano il suoinsegnare e il suo camminare.Lui, la Parola salvifica delPadre, si narra e si fa com-prendere attraverso mille ge-sti di guarigione.

La concezione biblica dellasalvezza prende le mosse daun’esperienza di liberazioneed è proprio in tale liberazio-ne che si fa “esperienza delsentimento che tale guarigio-ne viene da Dio”3 e si ricono-sce, nella fede, che essa è do-no, grazia e chiamata, lin-guaggio umano della sua ini-ziativa salvifica che a noigiunge per mezzo di GesùCristo, l’unica Parola che harivelato, in pienezza, la suasalvezza.

Il concetto-immagine diguarigione può essere quindi,e in modo particolare oggi,“rilevante” per parlare dellasalvezza e l’esperienza diguarigione (e di una salutevissuta nella ricchezza e neldiverso “armonizzarsi” dellesue varie dimensioni, lungotutto il percorso vitale e nellevarie esperienze personaliche lo segnano) diventare un“luogo” per cogliere la BellaNotizia dell’amore di Dio, ilgià e non ancora della suasalvezza. L’agire terapeuticoe pastorale, come parola dettae significata nei gesti di servi-zio e di cura, diventa “rile-vante” per l’umanità d’oggi, equindi vangelo eterno masempre nuovo, se si dimostracapace di “discernere” nelladomanda di salute la nostal-gia di salvezza implicita e diquesto oltre di salvezza sa es-sere segno e linguaggio nellerisposte di guarigione.

Il guarire – nelle sue varieaccezioni di curare, prendersicura, assistere, accompagna-re, ricomporre relazioni e ri-

Nuova evangelizzazione per il terzo millennio e istituzioni sanitarie cattoliche

sabato 3 luglio

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conciliare – diventa annuncioe “presenza” di una salvezzache continuamente “si dice”nell’umano, ma resta pursempre “umanamente indici-bile” e trascendente, di unRegno (spazio di vita e diamore con Dio) che mentreallarga i suoi orizzonti vedeallontanarsene, nella Patria, iconfini.

Jean-Marie Tillard nel suolibro Mondo sanitario terradel vangelo scriveva, tra l’al-tro, che “lungi dal costituireun semplice segmento del mi-stero dell’uomo, l’universodella salute giunge a com-prendere la natura umana nel-la sua angolatura più fonda-mentale, quella della vita” eimpegnarsi nel mondo sanita-rio significa quindi impegnar-si in uno dei “luoghi” centralidell’umanità, punto d’incro-cio dei drammi umani e delledomande fondamentali cheda essi sorgono”4.

Per la comunità cristiana,una rilettura del suo messag-gio in chiave di “guarigione”(e la riscoperta della dimen-sione sanante del suo annun-cio e del suo agire nel relazio-narsi con i vari malati e feritiche incontra sul suo cammi-no), può essere non solo do-verosa obbedienza all’esem-pio e al comando del suo Si-gnore, che passò (e ancoraoggi passa) beneficando e sa-nando, ma una modalità “rile-vante” che una nuova evan-gelizzazione deve privilegia-re per sintonizzarsi con leaspirazioni più profonde del-l’umanità di oggi, un modo“nuovo” di dire parabole chepossono essere più facilmentecomprese. È interessante cheanche per la spiritualità ilcompito più urgente sia oggiquello di portare o almeno se-minare “guarigione”, diven-tando nel mondo ferito di og-gi “proposta terapeutica”, viadi redenzione e di salvezza5.

“Nel linguaggio umano –scrive Giovanni Paolo II nellaFides et Ratio – prende corpoil linguaggio di Dio” (n. 94).Colui che in Gesù ha detto lasua sanante Parola ha accet-tato di abitare nelle nostretende e di essere narrato dal-le nostre relazioni terapeuti-che, dai nostri gesti di cura edalle nostre sananti parole:

luoghi ermeneutici del suoAmore. Il contributo di “no-vità” che le Istituzioni sanita-rie cattoliche possono dare al-l’evangelizzazione non puònon fondarsi in un recuperoforte delle dimensioni sanantidel loro agire (nell’annuncia-re, nel curare, nel celebrare enel loro esprimersi comunio-nale)6.

Nonostante il suo grandeuso, la parola evangelizzazio-ne non è però facile da defini-re. Già l’esortazione apostoli-ca Evangelii nuntiandi diPaolo VI riconosceva che“nessuna definizione parzialee frammentaria può dare ra-gione della realtà ricca, com-plessa e dinamica, quale èquella dell’evangelizzazione,senza correre il rischio di im-poverirla e perfino di mutilar-la” (n. 17). Essa è un proces-so complesso e dagli elementivari, che possono apparirecontrastanti e perfino esclusi-vi, ma che invece sono com-plementari e si arricchisconovicendevolmente: “rinnova-mento dell’umanità, testimo-nianza, annuncio esplicito,adesione del cuore, ingressonella comunità, accoglimentodei segni, iniziative di aposto-lato” (n. 24). L’evangelizza-zione non può quindi esserecompresa senza collegarla adaltri termini che a volte sonousati come sinonimi quando

si vuole descrivere la totalitàdella prassi ecclesiale: mis-sione, testimonianza, aposto-lato, pastorale e carità7.

È Gesù il primo evangeliz-zatore, colui che annuncia “labella notizia del regno diDio” (Lc 4, 43), ed è Lui que-sta Bella Notizia. Ed ai suoidiscepoli che per primi l’a-scoltano dà l’incarico di an-nunciarla, a loro volta, almondo intero, in azioni e pa-role. Se oggi, dopo duemilaanni di storia della Chiesa, sisente il bisogno di parlare dinuova evangelizzazione, èchiaro che non è il contenutodella notizia che dev’essererinnovato, essendo esso datodefinitivamente in Cristo, Pa-rola eterna e sempre nuovadel Padre, ma il come essaviene detta nella sua integra-lità, in tutte le dimensioni del-la prassi ecclesiale, attraversoun linguaggio che sappia ri-spondere all’inquietudine delcuore e attraverso una testi-monianza che sappia interes-sare le persone nell’interezzadella loro esperienza indivi-duale e socio-culturale. L’a-spetto di novità nell’evange-lizzazione in ambito sanita-rio, e particolarmente nellestrutture che dicendosi “cat-toliche” si accreditano comeespressione forte dell’agireecclesiale, sta oggi, a mio pa-rere, nel cogliere come essadebba incarnarsi in un mes-saggio di guarigione affidatonon tanto alle parole, ma de-codificabile nelle relazioni enei gesti di cura, e visibilenelle strutture.

La domanda di cura espri-me un’attesa più ampia dellasemplice prestazione tecnica:“è ricerca cioè, da parte delsofferente, della propria veraidentità”8, del riconoscimentodi sé come persona. Essa hapertanto confini, la cui am-piezza corrisponde a ciò cheil sofferente avverte esserglivenuto meno, non ultimo lasua dignità. È possibile parla-re di salute e malattia perchéci sono soggetti in relazione el’ambito nel quale il discorsosul diritto alla salute ha unsenso e appare praticabile è,come si esprime D’Agostino,“l’ambito della nostra identitàrelazionale: quella che cia-scuno acquista in riferimento

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all’altro, tramite l’altro e conl’altro, e nella quale acquistatutta la sua valenza antropo-logica la nostra storia fisico-biologica personale”9.

La salute e la malattia del-l’altro sono quindi un appelloall’alleanza ed esigono la“condivisione”. La prassi te-rapeutica è un’alleanza. Lamalattia come la salute inte-ressano la persona nella suainterezza e perciò rimandanoa una grande alleanza di fat-tori. Anche la terapia è fruttodi un riuscito mosaico dicompetenze professionali, diun patto fondato sulla relazio-ne, di una grande alleanza trapersone e soprattutto tra unmalato e chi lo prende incura10.

Le istituzioni cattoliche di-ventano evangelizzanti se di-ventano spazi in cui, nelle re-lazioni terapeutiche, questealleanze sono possibili e par-lano “nel segno” dell’allean-za con un Dio la cui presenza,qualsiasi cosa accada, nonviene meno: si trasformanoquindi in luoghi di relazionisignificative e personalizzantinel deserto della malattia.

2. Le pietre e il camminare

Ma a parlare di Dio e dellarelazione con lui non sonotanto le pietre di sasso quantopiuttosto le persone, pietre vi-ve dell’unica chiesa di Cristo,testimoni del suo agire e, inLui, “trasparenze” dell’amoresanante del Padre. Ma “sol-tanto l’insieme dei doni rendeepifanico l’intero corpo delSignore. Nell’edificio, ognipietra ha bisogno dell’altra (1Pt 2, 5); nel corpo ogni mem-bro ha bisogno dell’altro perfar crescere l’intero organi-smo e giovare all’utilità co-mune (1 Cor 12, 7)”11.

Pietro, nella sua prima let-tera, parla di pietre vive attor-no alla pietra scelta che è Cri-sto (1 Pt 2, 1-10). “La qualitàdi vivente – scrive Elena Bo-setti – utilizzata sia per Cristoche per i fedeli è in netto stri-dore con l’idea stessa di pie-tra, a cui sono invece abitual-mente associate le caratteri-stiche di materialità e pesan-tezza. Designare la pietra co-

me vivente è allora un corret-tivo intenzionale che richia-ma la risurrezione e segnala ilpassaggio dal piano realisticodella costruzione materiale aquello ecclesiologico”12. La-sciandoci trasportare dallaParola di Dio, siamo immersiin una immagine in movi-mento. C’è un avvicinamentodelle varie pietre verso la pie-tra viva che è il Signore nonper costruire una casa statica,fatta una volta per sempre,ma per dare vita a una comu-nità dinamica, in camminonella storia, a strutture chenon sono il luogo definitivodel nostro abitare tra noi econ Dio, linguaggi esaurientila ricchezza della sua Parola,ma “tende”, luoghi ospitalinel nostro e altrui pellegrina-re verso la casa del Padreche “coinvolge l’intimo diogni persona allargandosi poialla comunità credente perraggiungere l’intera umanità”(Tertio Millennio Advenienten. 49).

Il Concilio Vaticano II, nel-la Gaudium et Spes, ci ricordache oggi “il genere umanopassa da una concezione piut-tosto statica dell’ordine, a unaconcezione più dinamica edevolutiva; ciò favorisce il sor-gere di un formidabile com-plesso di nuovi problemi, chestimola ad analisi e sintesinuove” (n. 5). E un teologo

commenta come il Concilio,“senza venir meno all’impre-scindibile riferimento cristo-logico eguale ieri, oggi esempre, accoglie questo en-trare dell’uomo in un nuovoorizzonte di interpretazione edi progettazione di sé e dellasua storia, in cui prevale, ri-spetto al rigido riferimento aimmutabili punti di riferi-mento o a rigide strutture so-ciali codificate una volta pertutte, la dinamica di una ricer-ca libera e responsabile diprogetti e strutture più rispon-denti alla vocazione, semprein crescita, dell’uomostesso”13.

“Gesù Cristo è lo stesso ierie oggi e nei secoli” (Eb 13,8), è Lui la Parola già data,ma che oggi vuole aver biso-gno delle nostre “nuove” tra-duzioni, della particolarità deinostri sguardi, delle nostreparole, del mutare delle no-stre relazioni terapeutiche edelle strutture in cui questerelazioni trovano spazi diespressione. Proprio la ric-chezza delle possibili espres-sioni del sanare deve riespri-mere, in maniera sempre nuo-va, nello Spirito che conti-nuamente ci rinnova, la ric-chezza della Parola del Padre.

Siamo pietre vive, in movi-mento, sempre pronte ad agi-re, capaci di “cambiamento”se la nostra mente rimane“sveglia”, capace di coglierenei diversi mondi della salutee della sanità i segni dei tem-pi che continuamente cam-biano e porre segni profeticiche leggano in Dio il farsipossibile della nostra storia.A questo riguardo la stessalettera di Pietro (1, 13), cipropone un particolare atteg-giamento mentale: cingere ifianchi della mente. “La vestelunga è d’impaccio quando sideve camminare, o lavorare,o combattere. Perciò si cingeai fianchi. Nel nostro caso ifianchi sono quelli della men-te: ci si deve disporre per an-dare incontro al Signore cheviene, restando vigilanti”14,pronti a cogliere il rumore delsuo passo, i segni della suaParola ancora prima che bussie ci chieda di aprire, capaci disintonizzarci sulla novità del-la sua voce che ci invita con-tinuamente a convertirci e a

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cambiare. Una dimensioneesodale deve attraversare lanostra vita, il nostro modo dirapportarci, le nostre stesseistituzioni sanitarie: la pron-tezza a camminare, a focaliz-zare in modo sempre nuovo ediverso il nostro impegno ac-canto al malato, a costruirecomunità, case ed ospedali ecioè pezzi di chiesa dove Cri-sto, la pietra d’angolo, ancoraoggi vuole posarsi per “ri-di-re” la profondità redentivadel suo sanare. Aperti a co-gliere nel suo eterno oggi lenovità del nostro domani.

Accanto al malato, cinti ifianchi per meglio servirlo,esprimeremo il nostro esseresacerdoti, religiosi e laici in-sieme, nell’offerta della no-stra vita, il culto che Dio gra-disce. Il malato e le nostre re-lazioni con lui, la struttura sa-nitaria o il servizio in cui que-sto avviene, diventano il“luogo teologico” dove nel-l’incontro reciproco viviamola nostra fede e ne annuncia-mo, l’un l’altro, i contenutisananti promovendo una sa-lute veramente umana e quin-di integrale, segno aperto enostalgico della “salvezzache è l’esistenza riuscita nellasua integrità e nella sua pie-nezza”, dono che riceviamodal Cristo e insieme vocazio-ne che ci invita ad essere “mi-nistri gli uni degli altri dellagrazia salutare” che si espri-me nelle varie forme di guari-gione e di salute sempre però“superandole e rifiutando cheesse si pongano come l’ordi-ne ultimo e globale del desti-no degli uomini”15. Il cristia-no è inquieto perché nascedall’alto e alla Patria devetornare. Le strutture in cui siimpegna devono mantenerel’inquietudine dell’esodo edel camminare.

Alla domanda di salute,nella varietà delle sue espres-sioni e nella diversità dei pro-blemi che solleva, la comu-nità ecclesiale è chiamata arispondere come comunitàsanante, segno efficace (sa-cramento) di una salvezza in-tegrale che il Signore Gesùcompie, attraverso la potenzadel suo Spirito di guarigione.

Una delle sfide più impor-tanti che la comunità cristianadeve accettare e alla quale è

chiamata a rispondere, perchéil Vangelo che annuncia pos-sa continuamente esprimerela sua “novità”, è certamentequella dell’inculturazione ecioè di una reale “incarnazio-ne” culturale del suo annun-cio, per cui il qui e ora delsuo parlare e del suo agire siail luogo in cui il teo-logare, ecioè lo sperimentare la pre-senza di Dio e il parlare diLui, abbia forme espressiveproprie, arricchenti la teolo-gia nel suo insieme perché ri-velative della ricchezza dellaParola. L’agire ecclesiale, an-che nel suo specifico sanante,non può che essere espressoquindi “nella” e “tramite” lacarne di una determinata cul-tura. Non si può fare “nuovaevangelizzazione” nelle no-stre Istituzioni o tramite esse,se non si comprende, inprofondità, la cultura sanita-ria in cui ci si vuole inserire edi cui si è, almeno in parte,espressione. La salute, e lacultura che in vari modi oggine esprime il senso, non è so-lo un “luogo” dove Dio ci fapressanti inviti a leggere lasua presenza, è anche il “luo-go” dove i cristiani devonocreare nuovi “segni” profeticiattraverso una prassi che sa-nando parli di Dio, proponen-do modelli leggibili anche dachi è “religiosamente” di-stratto o non crede16.

Evangelizzare in ambitosanitario, ri-dicendo la “no-vità” sanante della Parola, si-gnifica “raggiungere e quasisconvolgere mediante la for-za del Vangelo i criteri di giu-dizio, i valori determinanti, ipunti di interesse, le linee dipensiero, le fonti ispiratrici e imodelli di vita dell’umanità,che sono in constrasto con laParola di Dio e col disegnodella salvezza” (EN n.19),contestare, attraverso modiprofetici e alternativi, il nonrispetto della completezzadella domanda di salute dellepersone che ci si impegna acurare. Un’evangelizzazioneinculturata, grazie ad un agi-re ecclesiale che nelle nostreIstituzioni deve esprimere lacompletezza del linguaggiodella guarigione, “traducenello stesso tempo il carattereassolutamente nuovo dellaRivelazione in Gesù Cristo el’esigenza di conversione chescaturice dall’incontro conl’unico Salvatore: “Ecco, iofaccio nuove tutte le cose”(Ap 21, 5)”17. È questo uncompito affidato da Cristo atutta la sua Chiesa. I vari pro-fessionisti che lavorano nelmondo della salute, come sin-goli ma soprattutto come co-munità ecclesiale, devono te-stimoniare le ricche potenzia-lità e modalità espressive ecomunicative (e quindi evan-gelizzanti) del dono, da Cri-sto a loro affidato, di guarire.

3. Immagini narranti

“Segno di speranza”. Èquesta un’espressione usatadal cardinal Bernardin nellasua lettera pastorale a propo-sito delle Istituzioni sanitariecattoliche. La malattia è,com’egli si esprime, una spe-cie di esilio umano, un nonsentirsi a casa, un essere ta-gliati fuori dal precedente ti-po di vita, un sentirsi immersinel caos. La vocazione distin-tiva delle Istituzioni sanitariecattoliche non sta nel guariremeglio o con più efficienza dialtri ma nel dare a coloro chesono malati, attraverso le re-lazioni di cura, “una ragionedi speranza”. L’impegno nel-l’ambito sanitario è “un mini-stero dell’intera comunità di

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fede, la Chiesa”, e quindi es-senziale per la Chiesa stessa enon delegabile; un luogo incui le congregazioni religiosepossono trovare nuove moda-lità di collaborazione, unaprospettiva più “cattolica” ecioè capace di andare oltre ipropri interessi locali, lavo-rando per il bene comune, e ivescovi possono meglio espe-rimentare la loro “collegia-lità” oltre i confini delle lorodiocesi18. Le istituzioni sani-tarie cattoliche esprimono “ilministero di guarigione diCristo in un modo specificodentro la Chiesa locale”19.

Il “sanare” non può esseretale se non è inserito all’inter-no di rapporti in cui la dignità“umana” della persona mala-ta sia pienamente riconosciu-ta in tutti i momenti e i conte-sti del percorso di cura e l’u-manizzazione della medicinae del rapporto di cura può di-ventare momento “evangeliz-zante” nel campo della salute,una nuova modalità, più fa-cilmente compresa, di evan-gelizzazione20. L’esperienzadella malattia (e del doloreche ne è una chiave di letturaparticolarmente significativa)è esperienza di “frammenta-zione”21 e di rottura ai vari li-velli comunicativi (in rappor-to al proprio corpo, nella rela-zione con se stessi, con gli al-tri e con Dio). L’umanizza-zione di cui è portatrice nellasua azione pastorale la Chie-sa, e che trova fondamentonella cristologia e nell’antro-pologia che ne deriva, deveesprimersi – annota IgnazioSanna – come “umanizzazio-ne unificante”22. Una visioneunitaria della persona che nerispetti le dimensioni biologi-che, psicologiche e relaziona-li, e riconosca alla sua apertu-ra al trascendente un ruolocostitutivo, diventa fonda-mentale per una difesa delladignità della persona umanafin dagli inizi nel suo grembomaterno, una risposta tera-peutica autentica e il “pren-dersi cura” che ne deriva di-venta “Vangelo” che sana.Ma il processo di umanizza-zione non raggiunge i suoiscopi se non viene data mag-gior attenzione all’operatoresanitario e al riconoscimentodell’interezza del suo essere

persona23.Il Vangelo che la Chiesa

annuncia in questo campo sitrasforma in promozione ecompito sociale: “Non bastaricordare i principi – è dettonella Octogesima adveniens –affermare intenzioni, sottoli-neare le stridenti ingiustizie eproferire denunce profetiche:queste parole non avrannopeso reale se non sono ac-compagnate da una presa dicoscienza più viva della pro-pria responsabilità e da un’a-zione effettiva” (n. 49). È perla Chiesa un dovere del suoministero pastorale, e dellasua connotazione cattolica equindi universale, vigilare“perché le risorse umane eco-nomiche e tecnologiche” sia-no a servizio della personaumana e di tutte le personedistribuite nelle varie parti delmondo, “perché sia promossanella sua interezza anche lasalute di quanti non hannovoce e perché il mondo sani-tario, non lasciandosi costrin-gere dalle dinamiche del pro-fitto, sia invece permeato dal-la logica della solidarietà edella carità”24. La Chiesa èchiamata dunque a una vigi-lanza critica. “Si tratta di as-sumere le speranze umane edi verificarle al vaglio dellarisurrezione del Signore, cheda una parte sostiene ogni im-pegno autentico di liberazio-

ne e di promozione umana,dall’altra contesta ogni asso-lutizzazione di mete terre-ne”25. Ma questa vigilanza laChiesa deve tenerla viva an-che al suo interno. “Alcunescelte socio-assistenziali e leistituzioni che ne sono scatu-rite, comprensibili in un pas-sato dal diverso contesto so-ciale e culturale, sono ormaisuperate e in contrasto conuna nuova sensibilitàumana”26. La conversionenon è solo un dovere “costan-te” della persona, ma ancheun dovere comunitario e unimpegno “strutturale”.

L’Incarnazione non è solouna verità di fede che interes-sa la mente e chiede un assen-so nelle parole, ma una mo-dalità relazionale, uno stileche Dio ci propone, e che de-ve permeare il nostro agire ein esso esprimersi. Siamochiamati a dire insieme la no-stra professione di fede (il no-stro Credo) attraverso le no-stre diverse professioni. An-che in ambito sanitario “tuttala vita relazionale umana èintegrata nel ministero salvi-fico della grazia affidato allaChiesa e per essa alla missio-ne evangelizzatrice dei cri-stiani: non solo le relazioniintersoggettive, ma anche leinterazioni sociali e politi-che”27.

Ma la Chiesa è chiamataanche a darne per prima l’e-sempio. “Il compito pratico eteorico che sta di fronte ai cri-stiani è allora quello di co-struire immagini e segni incui si manifesta l’irromperemisericordioso del regno diDio, in cui si anticipa quellaunità escatologica che è il de-siderio più profondo dellastoria stessa [...]”28. Le Istitu-zioni sanitarie cattoliche e iservizi che esse possonoesprimere, possono diventarenuovo annuncio, se di questo“irrompere misericordiosodel regno di Dio” diventanoimmagini narranti, in unmondo che sempre menoascolta le parole.

L’interesse e la sollecitudi-ne della Chiesa cattolica per imalati, i disabili e i morentiha una lunga storia di “incar-nazione” in ospedali e in varitipi di istituzioni di assistenzasanitaria: le strutture sanitarie

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“cattoliche”. Sono esse tra isegni e le immagini che essapropone alla società interacome “contributo” alla cura ecome “modello” di essa. Maesse stanno subendo tutta unaserie di trasformazioni, dovu-te a fattori interni alle comu-nità religiose che le ammini-strano e a fattori socio-econo-mici locali, che rischiano dimetterne in crisi il fine o sna-turarne quell’identità cattoli-ca che si fonda soprattuttosull’impegno del suo perso-nale “a concepire l’assistenzasanitaria come ministero”29. Èun’identità che si esprime neltipo di relazioni sananti chevigono al suo interno e attra-verso queste relazioni conti-nuamente si costruisce e sirinnova. Il tipo di Vangeloche in esse si respira (e so-prattutto il Vangelo della vita,specie di quella fragile, e del-la sua dignità) definisce lasua identità cattolica, e si tra-sforma in messaggio univer-sale30.

Conclusione: annunciare la Trinità che ci abita

In quanto comunità salvatae sanata, la Chiesa può espri-mersi sia a livello universaleche particolare, come comu-nità salvifico-sanante. È nelsuo essere comunità che laChiesa esprime in modo pre-gnante il suo essere “iconadella Trinità”, rivelando e co-municando la salvezza dellaTrinità attraverso nuove rela-zioni, e uno stile comuniona-le, che ne siano segni semprepiù espressivi. Il modello diservizio, e cioè di diaconia,che la Chiesa è chiamata adesprimere oggi nel mondodella salute, come segno delRegno, specie nelle sue Istitu-zioni, è il modello della “co-munione ecclesiale”. È il mo-dello trinitario della comu-nione e della reciprocità, nelquale ognuno è partner di unarelazione in cui è sanante esanato, Cristo-samaritano eCristo-malato, spazio di au-tentica evangelizzazione per-ché coinvolge l’interezza co-municativa di chi dà e di chiriceve. Se Cristo ha redento lapersona umana “per ciò stes-so ha anche redento la rela-

zione tra le persone”. È quin-di evidente che è “la qualitàdelle relazioni di koinonia edi diakonia ecclesiali a esibi-re l’autentica figura cristolo-gica delle fede” e il luogo delsuo manifestarsi è la nostrastoria personale e sociale31.

“La domanda di salute –come la Chiesa italiana hasottolineato nella Giornatadel malato di quest’anno –esprime la nostalgia di infini-to e di salvezza che il Padreha messo nel mondo interioredi ciascuno di noi e che soloil ritorno a Lui può piena-mente soddisfare”32. La rispo-sta a questa domanda devetrovare quelle incarnazioniche siano segni della sua Pa-rola.

Nelle relazioni terapeutichein cui domanda e risposta siincontrano c’è sempre la pre-senza dello Spirito e del suoamore, dovunque questo ac-cada. La domanda di salute(che nel malato si esprime intutta la sua profondità) e lacomunità, che di questa do-manda si fa carico e del mala-to se ne prende cura, possonodiventare tende in cui il Dio-Trinità vuole abitare, spaziespressivi di relazioni tera-peutiche la cui comprensione,pur parlando linguaggi diver-si, per opera dell’unico Spiri-to d’amore, sarà universale.

Se vogliamo dar contenuto

vero alla “nuova evangelizza-zione”, ci ricorda Pagola, unodei nostri primi impegnidev’essere “riscoprire la di-mensione terapeutica dell’e-vangelizzazione”33. Ma dob-biamo soprattutto, a mio pa-rere, recuperare la forza evan-gelizzante insita nel nostrocurare perché come comunitàecclesiale (e le istituzioni sa-nitarie cattoliche ne devonoessere un’espressione specifi-ca e “accreditata”) siamo statimandati, a “evangelizzare sa-nando” sull’esempio di Coluiche di questo ne è stato nonsolo messaggero, ma anche ilgrande messaggio.

Rev. P. LUCIANO SANDRIN,M.I.

Preside dell’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria,

“Camillianum”, Roma

Note1 TETTAMANZI D., Chiesa e salute, in

AA. VV., MONTICELLO I. (a cura di),Progettualità ecclesiale nel mondo del-la salute, Atti del 3° Convegno dellaConsulta Nazionale della Pastorale del-la Sanità della CEI 23-25 aprile 1995,Salcom, Brezzo di Bedero (Va) 1995,p. 93.

2 TILLICH P., L’irrilevanza e la rile-vanza del messaggio cristiano per l’u-manità oggi, Queriniana, Brescia,1998, pp. 41e 61 (or. ingl. 1996).

3 TRACY D., Salvare dal male. Lasalvezza e il male oggi, in “Concilium”1(1998), p. 156.

4 TILLARD J.M.R., Mondo sanitarioterra del Vangelo. Salute e malattia alvaglio della coscienza cristiana, EDB,Bologna (s.d.).

5 SECONDINI B., Come e perché colti-vare la spiritualità nel cuore della mo-dernità in crisi, in “Consacrazione eServizio”, 5 (1999), p. 37.

6 Cfr. SANDRIN L., La Chiesa, comu-nità sanante, in PONTIFICIO CONSI-GLIO DELLA PASTORALE PERGLI OPERATORI SANITARI, Con-vegno su “Chiesa e salute nel mondo.Attese e speranze alle soglie dell’anno2000”, Roma 6-8 novembre 1997, Attiin “Dolentium Hominum” 37 (1998),pp. 69-74. Cfr. anche SANDRIN L., Losagentes de pastoral de la salud. Unareflexión teológico-pastoral, in “Ca-millianum”, 9 (1998).

7 ANTHONY F.V., Evangelization:Growing Understanding of a ComplexProcess, in “Salesianum” 61(1999), p.18; Cfr. anche MIDALI M., Modelli di

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pastorale e nuova evangelizzazione, inVANZAN P. (a cura di), La teologia pa-storale, AVE, Roma, 1993, pp. 21-116e PINTOR S., Il primato dell’evangeliz-zazione nella teologia pastorale oggi,in “Camillianum”, 9 (1998), pp. 9-26.

8 CATTORINI P., Alleanzaterapeutica, in CINÀ G., LOCCI E., ROC-CHETTA C., SANDRIN L. (a cura di), Di-zionario di teologia pastoralesanitaria, Camilliane, Torino, 1997,pp. 30-37.

9 D’AGOSTINO F., La persona e il di-ritto alla salute, in PONTIFICIOCONSIGLIO DELLA PASTORALEPER GLI OPERATORI SANITARI,Convegno su “Chiesa e salute nelmondo. Attese e speranze alle sogliedell’anno 2000”, Roma 6-8 novembre1997, Atti in “Dolentium Hominum”,37 (1998), pp. 28-29.

10 CONSULTA NAZIONALE CEIPER LA PASTORALE DELLA SA-NITÀ, Il mosaico terapeutico, Camil-liane, Torino, 1996.

11 PONTIFICIA OPERA PER LEVOCAZIONI ECCLESIASTICHE,Nuove Vocazioni per una nuova Euro-pa, Libreria Editrice Vaticana, Città delVaticano, 1997, p. 47.

12 BOSETTI E., Per un cammino dispiritualità ecumenica. La prima lette-ra di Pietro, Centro Pro Unione, Roma,1994, p. 84.

13 CODA P., L’antropologia trinita-ria. Una chiave di lettura della “Gau-dium et Spes”, in “Nuova Umanità”, 56(1988), p. 25.

14 BOSETTI E., op. cit., p. 58.15 CONGAR Y., Un popolo messiani-

co. La chiesa, sacramento di salvezza.Salvezza e liberazione, Queriniana,Brescia 1982, pp. 128, 72, 127. Appli-co alla salute e alle sue forme quantol’autore afferma della liberta e delle li-berazioni.

16 FISICHELLA R., Quando la fedepensa, Piemme, Casale Monferrato(Alessandria), 1997, p. 190.

17 PONTIFICIO CONSIGLIO DEL-LA CULTURA, Per una pastorale del-la cultura, Città del Vaticano, 1999.

18 BERNARDIN JOSEPH, A Sign of Ho-pe. A Pastoral Letter on Healthcare,CHA of US, St.Louis (MO), 1995.

19 NATIONAL CONFERENCE OFCATHOLIC BISHOPS, Ethical andReligious Directives for CatholicHealth Care Services, WashingtonD.C., 1995, p. 4.

20 Cfr. BRUSCO A., Umanità per gliospedali. Prospettive pastorali, Sal-com, Brezzo di Bedero (Va), 1983;AA.VV., Per un ospedale più umano,Paoline, Cinisello Balsamo (Mi), 1985;PANGRAZZI A., I volti dell’umanizzazio-ne e della disumanizzazione negli ospe-dali, in “Camillianum”, 6 (1995), pp.269-284; MARCHESI P., Umanizzazionesanitaria, in CINÀ G., LOCCI E., ROC-CHETTA C., SANDRIN L. (a cura di), Di-zionario di Teologia pastorale sanita-ria, Camilliane, Torino, 1997, pp.1327-1340.

21 THIELE ROLANDO R., Psiconcolo-gia. Nuove tendenze nell’assistenza almalato di cancro, Il Mulino, Bologna,1988.

22 SANNA I., Dalla sua pienezza noitutti abbiamo ricevuto. La cristologia ela promozione umana. Fondamento ogaranzia?, in CODA P. (a cura di), L’u-nico e i molti. La salvezza in Gesù Cri-sto e la sfida del pluralismo, PontificiaUniversità Lateranense – Mursia, Ro-ma, 1997, pp. 184-185.

23 ANNUNZIATA M.A., L’umanizza-zione della medicina, in MORASSO G. (acura di), Cancro: curare i bisogni delmalato. L’assistenza in fase avanzatadi malattia, Il Pensiero Scientifico, Ro-ma, 1998, p. 225.

24 GIOVANNI PAOLO II, Discorso alConvegno su “Chiesa e salute nelmondo. Attese e speranze alle sogliedell’anno 2000”, del PONTIFICIOCONSIGLIO DELLA PASTORALEPER GLI OPERATORI SANITARI,Roma 6-8 novembre 1997, Atti in “Do-lentium Hominum” 37 (1998), n. 2.

25 FORTE B., La Chiesa della Trinità.Saggio sul mistero della Chiesa , co-munione e missione, San Paolo, Cini-sello Balsamo (Mi), 1995, p. 355. Cfr.il capitolo IV della Gaudium et Spessulla missione della Chiesa nel mondocontemporaneo. Cfr. pure I. ELLA-CURÍA, Conversione della Chiesa al Re-gno di Dio, Queriniana, Brescia, 1992.

26 PONTIFICIO CONSIGLIO PER I

LAICI, La dignità dell’anziano e la suamissione nella Chiesa e nel mondo,Città del Vaticano, 1998, p. 26.

27 COZZOLI M., Chiesa, vangelo e so-cietà. Natura e metodo della dottrinasociale della Chiesa, San Paolo, Cini-sello Balsamo (Mi) 1995, p. 62 e 71-80. Cfr. anche CARRIER H., Dottrinasociale. Nuovo approccio all’insegna-mento sociale della Chiesa, San Paolo,Cinisello Balsamo (Mi), 1993.

28 RUGGIERI G., Chiesa e mondo, inKERN W., POTTMEYER H.J., SECKLERM. (edd.), Trattato sulla Chiesa, vol. 3,Queriniana, Brescia 1990, pp. 313-314.

29 BEAL J., Ospedali cattolici. In chemisura saranno cattolici?, in “Con-clium”, 5 (1994), pp. 127-129.

30 Cfr. anche COLLINS M. F., Il ruolodegli ospedali cattolici nel nuovo mil-lennio, in PONTIFICIO CONSIGLIODELLA PASTORALE PER GLI OPE-RATORI SANITARI, Convegno su“Chiesa e salute nel mondo. Attese esperanze alle soglie dell’anno 2000”,Roma 6-8 novembre 1997, Atti in “Do-lentium Hominum”, 37 (1998), pp. 85-89.

31 CODA P., Sul concetto e il luogo diun’antropologia trinitaria, in CODA P.,L’UBOMIR ZÁK (edd.) Abitando laTrinità. Per un rinnovamento dell’on-tologia, Città Nuova, Roma, 1998, pp.128-131.

32 UFFICIO NAZIONALE CEI PERLA PASTORALE DELLA SANITÀ,Domanda di salute, nostalgia di salvez-za, Camilliane, Torino, 1998, p. 11.

33 PAGOLA J.A., Acción pastoral pa-ra una nueva evangelization, Sal Ter-rae, Santander 1991, pp. 137-162. Cfr.PAGOLA J.A., Es bueno creer. Para unateología de la esperanza, San Pablo,Madrid 1996; PAGOLA J.A., Evangeliz-zazione e mondo della salute, in CINÀG., LOCCI E., ROCCHETTA C., SANDRINL. (a cura di), Dizionario di teologiapastorale sanitaria, Camilliane, Tori-no, 1997, pp. 427-432; HÄRING B.,Proclamare la salvezza e guarire i ma-lati. Verso una visione più chiara diuna sintesi fra evangelizzazione ediakonia sanante, Ospedale Miulli,Quaderni 1, Acquaviva delle Fonti(Ba), 1984 (or. ted. 1984).

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GRUPPI (SINTESI)

1. Gruppo inglese

Dobbiamo iniziare con pru-denza e riserva, consapevolisempre di ciò che facciamo.È necessario disporre di tuttal’informazione necessaria, inparticolare di come già fun-zionano i gruppi costituiti damedici, infermieri ed infer-miere, farmacisti. Bisogneràvedere come organizzarsi te-nendo conto delle realtà dissi-mili dei diversi continenti,come ad esempio l’Africa. Ilgruppo direttivo sarà formatoall’incirca di 9-10 persone.Le strutture che verrannoideate dovranno essere flessi-bili e il processo sempre aper-to al dialogo secondo le di-verse competenze della co-munità ospedaliera cattolica.Dobbiamo sapere quale tipodi organizzazione vogliamo,fare una prima bozza di pro-getto, formulare dei principi,precisare il compito.

2. Gruppo francese

Chiarire la necessità del-l’AISAC:

1. Per partecipare effettiva-mente in Organismi interna-zionali.

2. Elaborare di criteri. 3. Avere un coordinamento

della rete sanitaria. 4. Entrare in dialogo sulla

sua dimensione etica e la suafilosofia generale: a) favoreper i più poveri; b) umanizza-zione. Un modello per ilcoordinamento potrebbe es-sere rappresentato dagli statu-ti anteriori all’AISAC, non-ché dalle strutture privateospedaliere. È necessario stu-diare i diversi livelli, naziona-li, regionali e internazionali.Bisogna costituire rapida-mente un gruppo iniziale dilavoro.

3. Gruppo italiano

È possibile tornare a fonda-re l’AISAC, secondo una co-stituzione confederata di isti-tuzioni nazionali ospedalierecattoliche. I suoi compiti sa-rebbero spirituali e formativi.Tale costituzione confederatasarebbe a partire dalle Confe-renze Episcopali, in consulta-zione con le Conferenze diReligiosi. Bisogna conoscerei responsabili e identificare icomitati rappresentativi na-zionali.

4. Gruppo spagnolo

Si ritiene necessaria la co-stituzione di una federazioneinternazionale di centri sani-tari cattolici per armonizzareprincipi e valori comuni. Inquesto modo la Chiesa si im-pegnerebbe maggiormente

nella pastorale della salute.Inoltre, ci sarebbe maggiorepossibilità di scambio di ri-sorse, maggiore informazio-ne, possibilità di partecipareai fori internazionali. Bisognaessere consci del fatto che inmolti paesi non esistono né èfacile costituire associazioninazionali di istituzioni sanita-rie cattoliche, e per questo ènecessario che il PontificioConsiglio per la Pastoraledella Salute inciti le Confe-renze Episcopali fornendocriteri, finalità e valori al ri-guardo. I problemi non si ri-solvono chiudendosi, bensì inuna prospettiva solidale e co-munitaria, in particolare co-me frutto del prossimo annogiubilare.

CONCLUSIONI DEL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO

Tra i diversi obiettivi se-gnalati da questo Simposio, cisoffermiamo sull’Associazio-ne Internazionale di Istituzio-ni Sanitarie Cattoliche. Quat-tro sono stati i punti fonda-mentali trattati nel corso delSimposio, e cioè: 1. L’identitàdi un’istituzione sanitaria cat-tolica. 2. I relativi problemiriguardo l’economia, i suoirapporti con altri organismi(OMS) e la sua effettività nelfuturo (telemedicina). 3. Mo-delli di organizzazione diun’istituzione del genere. 4.Linee verso una nuova evan-gelizzazione delle istituzionisanitarie cattoliche. Tutti que-sti temi sono stati trattati am-piamente e hanno suscitatoun dialogo prezioso.

Si fa notare la qualità delSimposio e il suo rilievomondiale per la presenza dirappresentanti molto qualifi-cati dei cinque continenti. Siauspica che la creazione del-

Conclusione del Simposio Mondiale dell’AISAC

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l’AISAC diventi una realtàeffettiva di una presenza pa-storale più efficace dellaChiesa nel mondo della salu-te. Si ricorda che, comeespresso nei vari interventi,tale Organizzazione dipendedall’Organizzazione già esi-stente a livello nazionale;pertanto si esortano tutti i pre-senti a metterla in atto neipaesi in cui non esiste ancora,affinché possa realmente por-tare alla ricostituzione del-l’AISAC.

Il Presidente ha presentatotre proposte approvate all’u-nanimità:

1. Creare un’Organizzazio-ne pastorale internazionaleche raggruppi tutte le istitu-zioni sanitarie cattoliche.

2. Per il momento il Ponti-ficio Consiglio per la Pastora-le della Salute dovrà dare im-pulso alla creazione di questaorganizzazione internaziona-le.

3. Formare, all’interno delPontificio Consiglio, un grup-po presieduto da P. Marchesi,che avrà il compito di crearetale organizzazione. Il grupposarà costituito da rappresen-tanti di tutti i continenti, sullabase di un equilibrio tra paesi

industrializzati e paesi in viadi sviluppo.

È stato posta a votazione lafrequenza delle riunioni deipartecipanti al Simposio e,sempre all’unanimità, è statoproposto che simposi comequello attuale si svolgano an-nualmente in Vaticano.

Il Simposio si è chiuso conuna preghiera e un ringrazia-mento a Dio per il successoottenuto.

S.E. Mons. JAVIER LOZANOBARRAGAN

Presidente del Pontificio Consiglioper la Pastorale della Salute,

Santa Sede