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ISTITUTO COMPRENSIVO “ALBERT EINSTEIN”
SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
Docenti
Antonella Caffagni, Stella Caporale,
Stefania Guglielmino, Michela Mezzanotte
Classi II A, II B, II C, II G
QUANDO GL I IM M IGRATI
ERAVAMO NOI
Storia delle migrazioni italiane in America a cura della II A
Prof.ssa Stefania Guglielmino
X Edizione concorso Bellacopia ricerca-a.s.2016-2017
Scuola secondaria di I grado «A. Einstein» Reggio Emilia
L A F O T O N E L C A S S E T T O D I U N A N T I C O M O B I L E
Una mattina la prof. ci ha mostrato questa foto; l’ha ritrovata nel cassetto di un vecchio mobile di casa dei suoi
genitori e ci ha detto che dietro c’era scritto:
«Salvatore Vitrano Palermo 1907»
Ci siamo chiesti come fare a ricostruire la storia di questo
signore e della donna accanto a lui, forse la moglie, con la
loro figlioletta in braccio. Chi sono? dove stanno
andando? di che epoca sarà la foto?…di immagini simili ne troviamo nei nostri libri quando si parla di migranti .
C O M E R I N T R AC C I A R E L A S UA S T O R I A ?
La prof. sa che un suo parente partì per l’America nei primi del ‘900; ci dice che l’ingresso agli USA era l’isolotto di Ellis Island. Da poco tempo è online l’archivio dei passeggeri, l’ha letto nell’articolo della Gazzetta di Reggio
http://www.libertyellisfoundation.org/
http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2016/08/29/news/ecco-i-primi-due-reggiani-sbarcati-a-ellis-island-a-fine-ottocento-1.14030876?ref=search
“Ecco i primi due reggiani sbarcati a Ellis Island a fine Ottocento
Dagli archivi spuntano i nomi di Germano Ferrarini e Luigi Davoli Arrivarono nella
baia di New York il 10 giugno 1893 sulla nave Montebello”
di Andrea Montanari
L ’ A R C H I V I O D I E L L I S I S L A N D
Accediamo al sito e iniziamo a cercare proprio notizie di
Salvatore. E’ nella lista passeggeri del piroscafo Florida, partito
da Palermo il 30 maggio del 1907 e arrivato a New York il 16
giugno; con lui, contadino di 37 anni, la moglie Giannina Anna
di anni 27, domestica, e la figlia Antonina di 1 anno.
L ’ A R C H I V I O D I E L L I S I S L A N D
Che spettacolo! qualcuno ha passato in digitale questi enormi libroni
dove si registravano i passeggeri arrivati in America e noi adesso,
comodamente da casa, possiamo consultarli e ricostruire le loro storie; ci
sono persone da tutta Europa, vengono indicati i porti e le navi con cui
sono arrivati e tante altre informazioni: età, sesso, sposato o single, sa
scrivere o leggere, che lavoro fa, quanti soldi possiede, chi ha comprato il
biglietto, colori dei capelli e degli occhi, malattie, dove è diretto.
A P P R O F O N D I A M O
Dopo aver visionato alcuni filmati su Ellis Island, divisi in piccoli gruppi, abbiamo
studiato dei documenti che raccontano delle migrazioni degli italiani in America;
abbiamo così appreso che dal 1815 al 1915 circa 48 milioni di europei lasciarono i loro
paesi di origine per cercare lavoro all’estero e migliorare le loro condizioni di vita; gli
storici hanno chiamato questo fenomeno La grande migrazione; hanno individuato due
diverse ondate definite old migration e new migration. Abbiamo visto come venivano
accolti i migranti, quanto pagavano il viaggio e quanto guadagnavano in America.
Abbiamo ricostruito la storia dei nostri antenati, ma, pur chiedendo ad amici e parenti,
non abbiamo trovato nessun conoscente da rintracciare negli archivi dell’isolotto.
I NOSTRI
RACCONTI
Suggestionati da tanti nomi e dalle poche
informazioni trovate nell’archivio della
Liberty Ellis foundation, abbiamo deciso
di riscrivere noi le loro vite e immaginare,
cercando di esser fedeli alla ricostruzione
degli eventi del passato, le loro storie, le
loro emozioni e sogni e le esperienze
vissute da migranti.
La storia di Giuseppe Tropea
La storia di Concetta Rizzo
La storia di Giuseppe Bianco
La storia di Salvatore Martino
ELLIS ISLAND
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7690b4a2-b42f-47e8-ab02-
a4909c569424.html
Ellis Island è un isolotto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York. Antico arsenale
militare, dal 1892 al 1954, anno della sua chiusura, è stato il principale punto d'ingresso per gli
immigranti che sbarcavano negli Stati Uniti.
I C O N T RO L L I M E D I C I , I T E S T E
L A R E G I S T R A Z I O N E
Anche nella finzione
cinematografica vengono
ricostruiti i test e le visite
mediche a cui i migranti venivano
sottoposti.
Il video è tratto dal film di E.
Crialese Nuovomondo (2006)
https://www.youtube.com/watch
?v=K5O8IXDaxgQ
Visita a Ellis Ilsland
http://www.nauticareport.it/dett
news.php?idx=6&pg=7879
B I B L I O G R A F I A E S I T O G R A F I A
La grande migrazione da M. E. Tozzi, Le grandi correnti migratorie del ‘900, Paravia 1999, rid. e addattam.
Old migration e new migration da M. E. Tozzi, Le grandi correnti migratorie del ‘900, Paravia 1999, rid. e addattam.
Emigranti settentrionali da A. Bertani, Inchiesta parlamentare sull’emigrazione, in Emigrazione nella Storia d’Italia, Vallecchi 1978, rid. e
addattam.
Emigranti meridionali da M Petrelli, L’emigrazione italiana negli USA, Il Mulino 2011, rid. e addattam.
Le conseguenze dell’emigrazione da P. Audenino – M.Tirabassi, Migrazioni Italiane, Bruno Mondadori, 2008 rid. e addattam
http://www.libertyellisfoundation.org/
http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2016/08/29/news/ecco-i-primi-due-reggiani-sbarcati-a-ellis-island-a-fine-ottocento-
1.14030876?ref=search
http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-7690b4a2-b42f-47e8-ab02-a4909c569424.html
https://www.youtube.com/watch?v=K5O8IXDaxgQ
http://www.nauticareport.it/dettnews.php?idx=6&pg=7879
Storia di Concetta Rizzo
Concetta Rizzo è una ragazza di 17 anni di Reggio Calabria; ama un uomo
partito per l'America che deve raggiungere con i genitori Giuseppe
Quattrocchi e Carmela Rizzo. Quando arriverà ad Ellis Island si sposerà col
suo amato, ma....
1946, Reggio Calabria 1 dicembre
Carissimo,
da quando sei partito é tutto diverso: moltissima gente sta
seguendo le tue orme andando in l'America. Il lavoro scarseggia e molti
compaesani vogliono andare in America in cerca di vita migliore;
ovviamente desiderano partire vestiti al meglio, io, facendo la sarta, ci
guadagno. Mi manchi tantissimo e non vedo l'ora di rivederti,
sempre tua,
Concetta
1947, Reggio Calabria 25 Febbraio
Carissimo,
sono felice che tu abbia trovato lavoro, presto ti raggiungerò. Grazie
per i soldi che mi hai mandato, pian piano riuscirò a pagarmi il biglietto e
ad abbracciarti,
la tua Concetta
1947, Reggio Calabria 7 Marzo
Tesoro,
sono riuscita a prendere il biglietto, partirò il 3 Aprile e arriverò il 14
Aprile con la nave "Saturnia", per un po’ non ci potremo scrivere, visto
che la nave parte da Palermo, starò da mia zia,
la tua adorata
Concetta
1947, Palermo 2 Aprile
Tesoro,
sono sulla nave, non posso credere che tra poco ci vedremo. La nave
in cui viaggio si chiama Saturnia, ci sono molte persone e per il momento
va tutto bene.
A presto
Concetta
1947, New York 14 Aprile
Tesoro,
sono arrivata a Ellis Island; ci hanno fatto un sacco di domande, poi delle
prove strane e un sacco di controlli sanitari. Presto ti riabbraccerò.
P.S. sono da una zia di mia madre che vive a New York, mi fermo un po’ da lei prima di arrivare a Manatthan.
La tua
Concetta
La nostra carissima Concetta non riuscirà ad abbracciare il futuro marito;
egli morirà sul posto di lavoro schiacciato da un blocco di cemento.
Emily Tamara Morlini e Noemi Amico II A
Immagini tratte dal sito: http://www.libertyellisfoundation.org
Storia di Giuseppe Bianco
18 Marzo, 1922
Caro Diario,
alla mia veneranda età di 27 anni, ho deciso di andare in America. Siamo troppo
poveri e non possiamo continuare così. In famiglia ci siamo io, mia madre, mio padre
e mio fratello più giovane, e abbiamo solo un abito a testa e un misero campo da
coltivare.
Il cibo che abbiamo non ci basta per vivere bene, così ho preso la decisione di
trasferir i a Ne York, per h so o l’u i o a sapere leggere e s ri ere ed l’u i a città che conosco.
Sul giornale, che il nostro vicino ci regala ogni giorno, leggo sempre di persone
emigrate in quei paesi che hanno fatto fortuna. Tenterò.
Giuseppe
7 Aprile, 1922
Caro Diario,
sto parte do per l’A eri a.
In questo momento mi trovo su una nave Arebic in mezzo al mare e ripenso alla mia
vecchia vita. Questo diario e tutto ciò di mio che possiedo e spero davvero che mi
aiuti a farmi sentire a casa.
Mio padre si è convinto a lasciarmi andare quando gli ho raccontato che avrei
trovato i soldi per vivere meglio e guarirlo dalla sua malattia.
Per comprare il biglietto (200 lire) ho dovuto lavorare giorno e notte nella bottega di
u fa ro. Alla fi e, o i soldi da e pro urati, e l’ho fatta e so o partito da Napoli.
La prima cosa che farò una volta arrivato sarà cercarmi un lavoro e trovare un posto
in cui alloggiare. Ma ora pensiamo al presente, non al futuro.
È davvero complicato scrivere su questa nave, perché siamo stipati come sardine e
mi stanno tutti urlando contro che sono un ciarlatano a essere tanto egoista da
occupare questo spazio.
Ho dovuto pagare una donna perché mi lasciasse il posto.
Direi che è ora di chiuderla qui.
Giuseppe
25 Aprile, 1922
Caro Diario,
due giorni fa (il 23 Aprile) sono arrivato su u ’isola he tutti chiamano Ellis Ailand, o
come si scrive, perché non so molto di inglese, anzi, non so proprio niente! In un
qualche modo dovrò pur impararlo, se voglio vivere qui! Comunque, arrivati su
questa strana isola sono sceso dalla nave dove strane persone mi hanno fatto
controlli medici e prove di vario tipo, poi mi hanno lasciato e siamo ripartiti. Dopo
circa due ore, siamo arrivati a New York.
Le persone del posto mi hanno guardato male, da come ero sporco, dal misero e
minuscolo bagaglio che avevo e da come mi approcciavo .
Fortunatamente ho scoperto che esiste un quartiere che chiamano littel itali che è
un luogo dove vivono alcuni degli italia i e igrati dall’Italia.
Andrò sicuramente a vivere là.
Giuseppe
9 Maggio 1922
Caro Diario,
ho trovato un lavoro in un negozio di verdura a littel itali alla paga di 4 dollari alla
settimana, e anche se so che è poco, mi accontento perché è comunque un lavoro
ed è meglio che niente.
Prati a e te i o lì, per h il apo i ha per esso di dor ire e a giare u po’ della verdura che dovrei vendere a patto di lavorare dalle 5 del mattino a
mezzanotte. I soldi che guadagno li metto tutti da parte per quando tornerò a casa,
se tornerò a casa.
Giuseppe
30 Maggio 1922
Caro Diario,
stamattina mi è arrivata una lettera che ho potuto leggere solo ora.
È stata scritta da un impiegato delle poste da parte di mio fratello.
Mio padre è morto. Non ci posso credere. Dopo tutto quello che ho fatto per
salvarlo, è stato tutto inutile. Il campo che possedevamo è stato venduto per pagare
i debitori, perciò non è più nostro.
Mia madre è disperata e vuole venire anche lei insieme a mio fratello in America. Le
ho pagato il biglietto e partirà tra una settimana.
Non so se riuscirò a mantenere tutta la famiglia.
So o olto preo upato…
Giuseppe
Alice Fantini e Martina Mazzali II A
Immagini tratte da sito: http://www.libertyellisfoundation.org
Storia di Martino Salvatore
15 Aprile 1932
Caro diario,
ci hanno fatto appena imbarcare in una nave che si chiama Saturnia, per
ora sono partito solo io. Se in America troverò un buon lavoro e una casa,
mi farò raggiungere dalla mia famiglia. La nave è strapiena di gente che
parte per cercare una vita migliore, un lavoro e a h’io ho i loro stessi sogni.
26 Aprile 1932
Caro diario,
il lu go iaggio erso l’A eri a fi ito; i ha o fatto s ar are a Ellis Isla d do e i hanno sottoposti a dei test che servono per capire se possiamo andare a New York o
dobbiamo tornare indietro: se siamo alfabeti o analfabeti e se conosciamo la lingua
del posto, se abbiamo delle malattie o no, e, infine, ci hanno sottoposto a dei test di
intelligenza; io ho superato le prove con successo perciò sono arrivato a New York,
ma tanti altri sono stati rimandati in Italia perché non conoscevano la lingua.
3 Maggio 1932
Caro diario,
oggi per me è un giorno molto importante; sono arrivato a New York da una
settimana e ho già trovato un lavoro in una acciaieria e mi sono sistemato in un
appartamento in un quartiere popolato da molte persone italiane; ma, cosa di cui ne
vado più fiero, è che mi hanno trattato bene ovunque sono andato e spero che tutti
i cittadini che verranno in America abbiano la fortuna che ho avuto io.
9 Agosto 1932
Caro diario,
oggi sono molto felice perché finalmente rivedo i miei figli, mia moglie e insieme
potremmo vi ere u a ita sere a, o edo l’ora he io figlio ada a s uola e si faccia degli amici, invece spero che mia moglie trovi un lavoro.
21 Ottobre 1932
Caro diario,
oggi come 3 giorni fa mio figlio Mario è stato offeso e si è picchiato con alcuni
ragazzi della sua classe perché non ha origini americane. Oggi gli stessi ragazzi sono
venuti sotto casa nostra e hanno lanciato delle pietre e rotto due finestre; per
fortuna nessuno è stato ferito. Li ho inseguiti fino alle loro case, ho parlato con i loro
genitori, spero che i ragazzi abbiano capito. Mi dispiace molto del comportamento
tenuto da queste famiglie e spero che la mia famiglia non riceva più questi atti di
razzismo.
Alberto Acquaroni e Luca Sabadini IIA
Immagini tratte dal sito http://www.libertyellisfoundation.org
Storia di Giuseppe Tropea
Nel1912 un ragazzo di nome Giuseppe Tropea1 salpò per l’A eri a partendo dalla periferia di Caltanissetta in Sicilia. Ma andiamo per
ordi e…
Giuseppe era un tredicenne come tanti altri: aveva i capelli neri,
ri i, orti e arruffati, u a statura edia, forse a he u po’ più assa della media e aveva gli occhi azzurri proprio come quelli di suo padre.
Adorava correre per i campi e fare scherzi ai contadini. Suo padre
lavorava nella miniera di zolfo di Trabonella, una delle tante solfatare
della Sicilia, e i suoi erano poveri e faticavano ad arrivare a fine mese.
Un giorno suo padre, mentre stava lavorando sotto terra, morì in
seguito ad una esplosione di grisou che provocò un incendio nel quale
morirono in tutto 40 operai e 16 rimasero feriti. Fu una grande tragedia
per tutta la città e il giorno dopo la madre di Felice, affranta dal dolore,
morì. Così Giuseppe venne affidato ai suoi nonni, che erano in una
situazione economica migliore della sua.
1 Giuseppe Tropea era un lontano parente della mamma di Gaia, ma non siamo riusciti a trovare i suoi dati in archivio;
così abbiamo preso spunto da un suo omonimo calabrese che partì qualche anno prima.
Un giorno mentre il ragazzo si trovava al parco, perso nei suoi
pensieri, vide passare una carrozza con a bordo due sposi e dietro di loro
molta gente. Un invitato di nome Salvatore si avvicinò e iniziò a vantarsi
dei suoi viaggi in America. Parlò di come la vita fosse diversa lì e di come
prima lui fosse povero e ora i soldi gli uscivano dalle tasche. In pratica
o i se Giuseppe a o prarsi u iglietto. Quest’ulti o, i uriosito, chiese dove avrebbe potuto acquistarne uno e Salvatore rispose che
poteva farlo, ma doveva andare a Palermo e lui lo avrebbe accompagnato
volentieri.
La mattina seguente vi andarono per acquistarlo, ma gli dissero che
con quelle cinquanta lire che aveva in tasca non avrebbe comprato nulla e
che se avesse voluto acquistar e u o per l’A eri a a re e do uto averne centosessanta. Così, poiché era analfabeta e non poteva
pretendere un lavoro migliore, iniziò a lavorare per un forno con uno
stipendio di due lire al giorno e così per due mesi, fino a quando
raccimolò i soldi necessari per partire. Nell’aprile del 1913 Giuseppe partì
per l’A eri a i sie e a Sal atore sul tra satla ti o Pri ipessa Ire e, e quando vide la Statua della Libertà per la felicità si mise a piangere.
Gaia Murolo, Davide Acierno II A
L’i magine della miniera di Trabonella è stata presa dal sito:
http://www.amicidellaminiera.it/miniere/luoghi/miniere/miniera-trabonella
Immagini ratte dal sito: http://www.libertyellisfoundation.org
Migranti in … fuga
Viaggio verso la speranza
In attesa
Lavoro minorile
I viaggi della speranza
X Edizione concorso Bellacopia ricerca
a.s.2016-2017
Scuola secondaria di I grado «A. Einstein» Reggio Emilia
Migranti in … fuga
Viaggio verso la speranza
Classe II A
Prof.ssa Michela Mezzanotte
Migranti in … fuga
Viaggio verso la speranza
La nostra società sta diventando sempre più frenetica e problematica. Siamo presi dai
nostri mille impegni ed è sempre più difficile soffermarci a riflettere sui bisogni e i
problemi degli altri.
Stiamo diventando sempre più intolleranti verso le persone che non conosciamo,
soprattutto se parliamo di extracomunitari.
E’ più facile voltare le spalle, chiudere gli occhi e incolpare gli altri di tutti i problemi che la nostra società è costretta ad affrontare. Ormai l’uomo si comporta sempre più come una macchina, come un automa, e i sentimenti li nascondiamo sempre più per
paura di aprirci agli altri; abbiamo paura del “diverso”, di ciò che è per noi è “sconosciuto”. La maggior parte di noi pensando agli extracomunitari, pensa a persone che arrivano
in Italia per compiere atti illegali; non ci soffermiamo mai a riflettere sui motivi che
spinge queste persone a lasciare la loro terra, i loro affetti per cercare di arrivare in un
altro paese. Non ci fermiamo mai a pensare alle loro paure, alle loro ansie, alle loro
speranze, ai loro sentimenti nell’affrontare questo viaggio. Per questo motivo abbiamo intervistato un nostro compagno di classe e una famiglia
egiziana. Noi li ringraziamo perché nonostante i loro impegni, ci hanno dedicato il
loro tempo per aiutarci nel nostro progetto sull’immigrazione. Grazie a loro adesso ci è più chiaro cosa significa per queste persone affrontare un
viaggio difficile e pericoloso per andare in cerca di un futuro migliore.
Di seguito riportiamo le due interviste.
Intervista al nostro compagno di classe:
1. Quanti anni hai? Da quale paese provieni? Per
quale motivo sei emigrato dal tuo paese?
Mi chiamo Reda, ho 12 anni, vengo dalla città di
Rashidia, in Marocco.
Sono arrivato in Italia con l'aereo. I motivi che hanno spinto me e la mia famiglia ad
emigrare sono principalmente lavorativi. Infatti mio padre non aveva un lavoro
stabile, mia madre pur lavorando come sarta, non riusciva a sostenere le spese per
mantenere la nostra famiglia.
2. Da quanto tempo abiti in Italia?
Hai trovato nel nostro paese ciò che ti aspettavi di trovare quando sei partito?
Vivo in Italia da 6 anni. La prima classe della scuola primaria l'ho frequentata nella
scuola “A. Negri”, invece dalla 2° alla 5° elementare alla scuola primaria “E. Morante”. Attualmente frequento il secondo anno della scuola secondaria di I grado “A. Einstein” di Reggio Emilia. All'inizio è stato difficile ambientarmi, ma poi le cose sono migliorate e cambiate grazie anche all'aiuto di amici. Abbiamo scelto il vostro
paese perché mio padre c'era già stato.
3. Hai rimpianti e nostalgia del tuo paese?
Non ho rimpianti, ma ho molta nostalgia del mio paese perché lì ho lasciato parte del
mio “cuore”, cioè mia nonna, i miei cugini, i miei parenti, il mio paese...
4. Ti sei spostato dal tuo paese da solo o in compagnia di qualche familiare?
Non sono arrivato da solo ma in compagnia dei miei genitori. Abbiamo lasciato mio
fratello più piccolo in Marocco e poi, successivamente, lo abbiamo portato in Italia.
5. Dove alloggi?
Vivo in una casa insieme ai miei genitori. Sin dal nostro arrivo in Italia siamo stati
assistiti dal comune di Reggio Emilia che ci ha messo a disposizione un alloggio
piccolo, ma accogliente.
6. Quali sono stati o sono i problemi maggiori che hai dovuto o devi affrontare?
Gli inizi sono stati abbastanza difficili perché mio padre non avendo trovato subito
lavoro, non riusciva a comprare il necessario per vivere. Ma grazie all'aiuto di una
signora italiana che viveva vicino a noi, piano piano le prime difficoltà sono state
superate.
In un secondo momento un amico macellaio di mio padre gli ha offerto ulavoro
stabile e quindi, siamo riusciti a trovare un alloggio più grande.
7. Che tipo di rapporto hai stabilito con la gente del posto?
Devo ringraziare mio padre che parlava discretamente l'italiano, perché questo mi ha
permesso di stabilire rapporti con la gente del quartiere nel quale abito e mi ha
permesso di conoscere altri ragazzi.
8. Sei stato vittima di qualche episodio di intolleranza? quali, secondo te le cause,
quali le tue reazioni?
Fortunatamente la mia famiglia e io non siamo stati vittime di episodi di intolleranza.
Però ho assistito ad un episodio di razzismo accaduto nel parco vicino casa mia, in
occasione di una partita a calcetto nei confronti di un ragazzo tunisino accusato di
compromettere la partita. Grazie al mio intervento e a quello di un mio compagno,
l'episodio non ha avuto conseguenze.
9. Secondo te, quali potrebbero essere gli interventi dello stato italiano per
migliorare le condizioni di vita degli extracomunitari?
A mio avviso lo stato italiano dovrebbe garantire un' accoglienza più efficiente alle
persone che arrivano.
Per accoglienza intendo garantire centri di assistenza, di informazione per gli
stranieri. Anche le pratiche per compilare i vari documenti dovrebbero essere
snellite.
I centri di accoglienza dovrebbero essere più sicuri e permettere a chi è arrivato con
lo scopo di lavorare, di inserirsi nel mondo del lavoro avviando corsi di formazione,
di alfabetizzazione. Anche gli altri stati dovrebbero aiutare l'Italia.
Per quanto riguarda gli italiani, dovrebbero essere più aperti, più tolleranti, avere
meno paura e soprattutto dialogare, parlare, confrontarsi con gli altri e con altre
culture; insomma essere più solidari e altruisti.
In classe abbiamo letto e commentato con la prof.ssa di italiano la poesia “Soltanto con te, straniero” di L. Romano che parla appunto della necessitò di comunicare con gli altri, con gli stranieri indipendentemente dalla lingua usata, solo il dialogo può
accorciare le distanze e le differenze culturali.
Soltanto con te, straniero
Soltanto con te, straniero,
posso parlare nella mia lingua
poiché anche tu vieni di lontano
e il nome della terra l'abbiamo scordato.
Non è necessario,come credono i più
dire parole meravigliose:
anche le più semplici e usuali
sono parole d'amore
nel dialetto nativo.
10. Sono da considerarsi razziste le persone che dicono: “ Chi lavora, bene, chi non lavora torna a casa”?
Secondo me gli italiani stanno diventando sempre più razzisti.
Spesso e volentieri lo straniero lo si vede come una minaccia e non come una cultura
con la quale confrontarsi e una risorsa. Questo non fa altro che aumentare le
distanze.
A mio avviso le persone che affermano queste cose non hanno tutti i torti: quelli che
arrivano in Italia con il solo scopo di avere “facili guadagni” facendo lavori illegali, dovrebbero essere rimandati nel loro paese di origine.
Invece gli immigrati che arrivano con lo scopo di crearsi un futuro migliore
dovrebbero essere aiutate ad integrarsi nella società italiana.
Intervista a un padre di famiglia egiziano
1. Quanti anni ha? Da quale paese proviene?
Ho 45 anni e vengo dall'Egitto.
2. Come è arrivato in Italia? Da quanto tempo si trova nel nostro paese?
Io e un'altra famiglia siamo arrivati in Italia, in fuga dalla miseria, con una barca
prestataci da un nostro amico, nessuno di noi ha pagato niente a nessuno. In questo
siamo stati fortunati. Il viaggio non è stato facile, abbiamo rischiato di morire. Sono
in Italia da 3 anni insieme ai miei 5 figli.
3. Con chi vive? In quale città è vissuto?
Vivo con i miei figli in una piccola e non troppo accogliente casa a Reggio Emilia.
Prima ho vissuto a Sassuolo.
4. Ha trovato in Italia ciò che si aspettava quando è partito dal suo paese?
No. Non ho visto molta solidarietà. Credevo che qualcuno mi aiutasse a trovare una
sistemazione dignitosa e, soprattutto un lavoro onesto. Invece non è stato così. Alla
fine sono stato abbandonato e mi sono ritrovato solo a gestire la mia famiglia.
5. Ha rimpianti? Ha nostalgia del suo paese?
Non ho assolutamente rimpianti, perché in Egitto vivevo per strada con i miei
cinque figli e senza mia moglie che ci aveva già abbondonato quando ancora
eravamo in Egitto perché stanca di affrontare le tante difficoltà. Ho nostalgia,
si, ma solo di mia madre che non vedo da quando sono arrivato in Italia.
6. Perché ha scelto l'Italia?
L'ho scelto, perché era il paese più vicino e, perché potesse offrire e garantire una vita
e un futuro migliore per me e per i miei figli.
7. E' stato assistito e aiutato a trovare un alloggio, una sistemazione?
Sono stato aiutato da un amico egiziano che vive in Italia. Aveva due case: una dove
abita lui e una baracca da demolire e che ha regalato a me. Non è molto confortevole,
c'è solo un letto matrimoniale e un divano, ma almeno ho un tetto sopra la testa. A
dire il vero, prima vivevamo in una casa messa a disposizione del comune, ma non
avendo i soldi per pagare l'affitto ( non avevo un lavoro), siamo stati costretti a
lasciarla.
8. Quale attività svolge?
Purtroppo non ho un lavoro. E' mia figlia, la più grande, che fa la stagista, che
provvede alla famiglia. Non ci fa mancare nulla. Accontenta come può e, soddisfa i
desideri dei suoi fratelli che, purtroppo non frequentano la scuola.
9. Che tipo di rapporto ha stabilito con la gente del posto?
Non ho stabilito nessun rapporto perché il luogo dove abitiamo è isolato e fuori città.
10. Qual è il suo più grande desiderio?
Come ho già detto, il mio desiderio è quello di trovare un lavoro, un alloggio
dignitoso, un futuro per i miei figli e, soprattutto sentirmi cittadino italiano.
Conclusioni
I viaggi della speranza sono viaggi intrapresi da emigranti extracomunitari che
cercano migliori condizioni di vita, da rifugiati che scappano dalle guerre, dalla
miseria, da persecuzioni religiose… Sono diversi i motivi di chi compie questi viaggi, ma uno solo è l’obiettivo: trovare un posto dove si possa vivere liberamente, aspirando a una vita migliore, e dove si possa pensare ad un domani senza paura di
non arrivarci. Molti sono i viaggi finiti in tragedia. Se ne sente parlare quasi ogni
giorno, ma ormai nessuno si stupisce della notizia; ormai è diventata come
un’abitudine, cosa che non sarebbe mai dovuta accadere, perché dietro ad ogni
singolo migrante si nasconde una storia di sacrifici, tragedie e di speranza, che
dovrebbero sempre essere ascoltate, ma che vengono spesso dimenticate. Ci sono
molte testimonianze di sopravvissuti che raccontano le loro storie difficili da
ascoltare e da reggere. Devono rischiare la vita e partire di nascosto, di notte,
attraversando l’intero Mediterraneo, senza acqua e senza cibo per giorni e giorni in barconi malandati o addirittura in gommoni, decine e decine di persone, che credono
di poter trovare la salvezza in questi viaggi, ma che trovano in realtà, solo morte,
fame e terrore.
Nella maggioranza dei casi è la criminalità a gestire l’ingresso clandestino e questo rende il problema sempre più drammatico. Basti pensare infatti ad alcuni di loro che,
dopo essere stati introdotti nei paesi di destinazione, vengono inseriti nel mondo
criminale e sfruttati, ad esempio nel campo della prostituzione, dello spaccio di
droga, per furti, lavoro in nero, ecc... Stessa sorte tocca ai minori non accompagnati.
Secondo l'UNICEF i migranti sbarcati in Italia nel 2016 sono stati più di 180.000, e
25.000 sono minori non accompagnati. Ma cosa li aspetta una volta arrivati in Italia?
Per l'UNICEF sono spaventosi i rischi cui vanno incontro nella loro fuga da guerre e
povertà. Moltissime anche le difficoltà che vivono all'interno dei centri di
accoglienza. In Italia la situazione è molto diversificata. Ci sono centri di accoglienza
di eccellenza e altri discutibili. Ma il vero problema è il traffico di esseri umani.
Nell'arco di 72 ore dal loro arrivo, molti di questi minori fuggono dai centri di
accoglienza per finire nelle mani della criminalità organizzata, vittime di abusi e di
violenze. Bambini a cui viene negato, “strappato” ogni diritto all'infanzia, all'adolescenza, all'uguaglianza, allo sviluppo, all'amore, all'istruzione, a una cultura
di pace e, invece sono soggetti a violenze e abusi, impegnati nel lavoro minorile,
trattati come schiavi. Bambini a cui vengono strappati tutti i sogni, le speranze e la
fiducia verso l'adulto. La colpa e la responsabilità non è solo degli sfruttatori, ma
anche “nostra”, perché sosteniamo di non avere spazio, posti ma soprattutto strutture adeguate per accoglierli. Siamo indifferenti ai loro immensi sacrifici e sforzi, perché
l’unica cosa che cercano è la libertà e la garanzia di vita. Siamo nel ventunesimo
secolo e migliaia di persone muoiono per motivi del genere. Dobbiamo riflettere
seriamente perché, se siamo in grado di creare nuove tecnologie, di sicuro
riusciremmo ad aumentare i controlli per mare e a salvare delle vite. Siamo ancora
molto diffidenti rispetto ai “diversi” e non ricordiamo che anche nella nostra storia è stato scritto un triste capitolo sull’immigrazione. Migliaia di sventurati con le valigie di cartone pronti all’avventura, gente che accettava miseri lavori pur di sopravvivere. Ora la storia si ripete con l’unica variante che i poveri nel mondo non siamo noi. E aumentano sempre di più. Sinceramente non sappiamo quale posizione prendere, ci
sembrerebbe opportuno promuovere un’accoglienza per uomini e donne in fuga dalla povertà e dalla miseria, alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli; ma
questo non vuol dire spalancare le porte all’immigrazione, ma governare il fenomeno unendo le ragioni della legalità con quelle dell’ospitalità. Le ragioni della sicurezza con quelle della solidarietà. Una soluzione efficace sarebbe quella di mandare aiuti
concreti nei paesi originari: soldi, personale specializzato, costruendo opere
pubbliche adeguate, insegnando tecniche all’avanguardia, in modo da risolvere localmente il problema degli immigrati e a porre fine ai tristi “Viaggi della Speranza”. Il mare è quindi un cimitero di un gran numero di migranti morti durante
queste traversate. Riflettendo la prima domanda che ci siamo posti è: ma i parenti che
sono rimasti in patria verranno mai a sapere la fine che hanno fatto i loro congiunti?
Ci rattrista pensare che probabilmente non lo sapranno mai e che non avranno mai
neanche la misera consolazione di una tomba su cui poter portare un fiore.
Diritti in cammino Percorso di ricerca sul tema
“Migrazione, cittadinanza, diritti: una sfida antica e di oggi”
Scuola Secondaria di I grado “A. Einstein”- Reggio Emilia
Classe II B
Prof.ssa Stella Caporale
INDICE
1. I diritti del mondo
Introduzione 1.1 Dal vecchio continente all’Unione Europea
1.2 Il cammino dell’Europa
1.3 Carta dei diritti fondamentali dell’Ue
1.4 L’impronta che voglio lasciare
- riflessioni sulla dignità - riflessioni sulla solidarietà - poesie sulla libertà : un diritto che ha il dovere di migrare
2. Che cos’è l’immigrazione
2.1Immigrazione oggi
2.2 Immigrazione: problema o risorsa?
3. La II B incontra Amnesty International
3.1 A scuola con Amnesty International
3.2 Le parole dell’immigrazione
4. Percorsi di ricerca
4.1Sul barcone si stava stretti, il filmato- documentario realizzato dal CCR
4.2 Lampedusa porta d’Europa
4.3 Differenza tra solidarietà e beneficenza: il modello reggiano di cooperazione decentrata e il patto di solidarietà Reggio Africa
4.4 Conclusioni
I DIRITTI DEL MONDO
Introduzione
“A dividere i popoli sono sempre, storicamente, la politica e l’economia. La cultura
è l’unico strumento che può unirli.” 1
Paul Matthiae
Commento L’economia e la politica sono una scelta di pochi (governo), che viene imposta a molti (popolo): questo crea divisioni e conflitti, che spesso diventano guerre. La cultura invece, nasce dal gruppo degli abitanti, che condividendo valori, tradizioni, usi e costumi, si osservano, si conoscono e quindi si uniscono. Veronica Torelli, II B Commento
Le idee politiche diverse e la discriminazione
di coloro che la pensano diversamente,
le persone prive di lavoro e di dignità e
la rabbia nei confronti dell’economia che
li ha resi inermi e instabili nella società:
questi elementi hanno contribuito a
divedere i popoli, a distruggere i legami, a
odiare il prossimo. Ma la cultura ha
contribuito a unire ciò fa parte paese, di
uno stesso pianeta, di una stessa città:
molte opere, molti capolavori storici sono stati
distrutti a causa di spiacevoli
episodi in cui spesso sono state coinvolte
anche vite umane; questi orribili
avvenimenti non ci hanno distrutto ma ci
hanno unito per difendere le nostre
origini.
Martina Seguenza II B
1 Cit. da “I templi di Palmira distrutti dall’Isis rinascono a Roma con stampanti 3 D” , Corriere della Sera, 16/09/2016 di Paolo Conti. La frase del grande archeologo è tratta da questo articolo, scritto in occasione dell’inaugurazione della mostra “Rinascere dalle distruzioni: Ebla, Nimrud e Palmira” che si è tenuta a Roma dal 7/10/16 all’11/12/16.
Commento
L’economia e la politica tendono sempre a dividere perché ogni nazione vuole essere la migliore, la più ricca e la più potente.
Così invece che imparare gli uni dagli altri, si dà origine conflitti. La cultura e la conoscenza degli usi e dei costumi di altri popoli,
ci permette di comprenderli meglio e di rispettarli. Per conoscere le persone bisogna conoscere la loro storia e la loro cultura.
Samuele Grasselli, II B
Illustrazione del “circolo vizioso” di cui Stefano Zamagni parla nel suo articolo “Globalizzazione e
migrazioni alla ricerca di una politica dell’immigrazione”2. Lo stesso concetto viene ripreso da
Zygmunt Baumann3 quando afferma che l’insicurezza dell’Europa dipende dal nostro modo di
vivere ed è segnata dall’indebolimento dei legami interpersonali, dallo sgretolamento delle
comunità, dalla sostituzione della solidarietà umana con la competizione senza limiti, dalla
tendenza ad affidare nelle mani di singoli, la risoluzione di problemi di rilevanza più ampia, sociale.
2 Fondazione Migrantes- Servizio Migranti 5/02, articolo in Bibliografia fornita per la ricerca. 3 Intervista “Le risposte ai demoni che ci perseguitano”del 25/07/2016, Corriere della sera, articolo in Bibliografia.
1.1 DAL VECCHIO CONTINENTE ALL’UNIONE EUROPEA
L’Europa è oggi una delle aree più ricche, sviluppate e popolate della Terra. Gli equilibri tra i più di
40 stati che la compongono e il sistema economico che la governa è frutto di una lunghissima
storia. L’Europa è una realtà geografica (continente) più per motivi politici e culturali che
morfologici. In Europa esistono molti Stati, ma cosa s’intende con questo termine?
STATO
Realtà politica ben definita e
. costituita da:
Territorio Popolazione Sovranità
-leggi
-governo -amministrazione
NAZIONE
Lingua comune Cultura condivisa Storia comune
Riflessione personale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la formazione di un’Europa unita, costituiva per le persone
una speranza di pace che avrebbe regnato su tutto il Continente, ma, secondo noi, il concetto di
Europa è sbiadito col tempo, un tempo talmente infinito che ha reso per ogni persona
appartenente all’UE, pane quotidiano in armonia che tiene legati i paesi che formano l’Unione
Europea. Ormai tutto ciò che lega gli Stati che caratterizzano questa grandissima potenza è
l’economia e la voglia di mantenere una certa stabilità sociale, un sottile filo che si fa tagliare
facilmente.
1.2 IL CAMMINO DELL’EUROPA
- Dicembre 2000, Nizza: il parlamento europeo approva la Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE.
La Carta riunisce in un unico testo i diritti civili, politici, economici e sociali del cittadino europeo.
Tali diritti trovano fondamento nelle singole tradizioni costituzionali dei Paesi dell’Unione. La Carta
è composta da un preambolo e da 54 articoli suddivisi in sei capi
Dignità, Libertà, Uguaglianza, Solidarietà, Cittadinanza e Giustizia
Nel preambolo si afferma che i popoli europei:
- hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni;
- la Carta ha l’intento di rendere più visibili questi diritti;
- il godimento di questi diritti fa sorgere responsabilità e doveri nei confronti degli altri come
pure della comunità umana e delle comunità future.
- Ottobre 2004, Roma: i rappresentanti dell’UE firmano una Costituzione europea da approvare in
seguito, tramite i governi dei singoli paesi, ma purtroppo Francia e Olanda ne bocciarono
l’approvazione e il cammino della Costituzione si arrestò.
- Dicembre 2007, Lisbona: si festeggiano i primi 50 anni di Unione Europea. La Costituzione viene
sostituita dal Trattato di Lisbona.
Questo Trattato, meno vincolante della Costituzione, mantiene i diritti esistenti e garantisce i
Principi della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, rendendoli giuridicamente vincolanti.
- Ottobre 2012, Oslo: L’UE riceve il premio Nobel per la pace
“Per i progressi nella riconciliazione e per aver garantito democrazia e rispetto dei diritti umani ne l
vecchio continente”.
1.3 CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL’UE
La carta dei diritti dell’UE riafferma diritti e valori che accomunano gli Europei in un sentimento di
fratellanza: DIGNITA’ , LIBERTA’ , UGUAGLIANZA, GIUSTIZIA, SOLIDARIETA’, CITTADINANZA
Ma cosa significa in fondo, avere diritti? Potremmo rispondere citando una frase che Roberto
Benigni pronunciò in occasione della lettura e spiegazione dei primi dodici articoli della
Costituzione italiana:
“ Significa avere piena appartenenza all’umanità, significa contare e rispettare la persona, perché
la persona è tutto”.
E per noi ragazzi? Che significato ha questa parola? “Avere dei diritti significa avere delle libertà,
delle responsabilità, con cui noi riusciamo a diventare grandi, mantenendole e portandole a
termine. Significa anche vivere, secondo delle capacità che possiamo cogliere”.
“…i diritti sono delle libertà, delle capacità, delle caratteristiche, che si possono sfruttare ed
utilizzare; i bisogni sono delle necessità indispensabili che si chiedono”.
►Quale può essere il nostro contributo all’affermazione di questi diritti?
Ognuno di noi, con la sua personale impronta, può contribuire all’affermazione e alla
realizzazione di questi diritti fondamentali perché “DIRITTI SI NASCE". Abbiamo cercato di
approfondire in classe questo argomento con l’aiuto di una guida edita dal Centro Europe Direct
dell’Assemblea legislativa della regione Emilia Romagna che ci ha aiutato a leggere e commentare
la carta dei Diritti Ue.
Man mano che ci siamo inoltrati nella lettura di questo testo, sono emerse diverse domande e
dubbi; nell’analizzare attentamente i singoli articoli ci è venuto naturale rovesciare
paradossalmente il titolo della nostra guida: “Cosa accade a chi nasce senza diritti?”
Da questa domanda fondamentale sono scaturite diverse riflessioni che hanno avuto come focus
il tema dell’immigrazione, sviluppato nella seconda parte della nostra ricerca.
Di seguito abbiamo raccolto le nostre riflessioni sui diritti di cui siamo diretti beneficiari in quanto
cittadini dell’Unione europea, soffermandoci in particolare sulla dignità, la solidarietà e la libertà,
tenendo sempre presente, come orizzonte dei nostri pensieri, che molti ragazzi di fatto nascono
senza diritti.
1.4 L’ IMPRONTA CHE VOGLIO LASCIARE
I diritti che vengono negati ad un ragazzo sono persi per sempre, nessuno potrà raccoglierli e farli
propri.
Essere destinatari di comprensione e rispetto permette di sentire l’universalità di questo desiderio
di giustizia e di favorirne la propagazione. Per questo abbiamo letto con attenzione la Carta e ci
siamo sforzati di comprenderla e commentarla.
DIGNITA’… riflessioni:
Riflessioni sulla dignità
Dignità è nutrire rispetto. Essere trattati con rispetto non significa solo non essere criticati, ma
significa soprattutto sentire la fiducia delle persone che ci circondano.
La dignità dipende anche dai sogni: se non ci fossero i sogni non riusciremmo a capire che cosa
vogliamo realmente nella vita; attraverso i sogni ricaviamo, allo stesso tempo, degli obiettivi che,
proprio perché “dignitosi” non dobbiamo permettere che vengano calpestati.
La Dignità è qualcosa che custodiamo nell’anima, che ognuno di noi possiede, anche se a volte
l’occhio umano è così superficiale che non riesce a distinguerla negli altri; è qualcosa che ci fa
camminare a testa alta in questo mondo di pregiudizi e menzogne, è qualcosa che non tutti
riescono a dimostrare di possedere. Invece il rispetto è ciò che ne deriva, qualcosa che ci dà
l’approvazione di essere riusciti ad arrivare al cuore degli altri con i nostri sogni, le nostre idee, i
nostri diritti. Farsi rispettare non è sempre facile: oggi come oggi soldi e nazionalità sono ciò che
determinano la dignità di una persona, mentre i suoi valori non vengono più presi in
considerazione.
I sogni sono un diritto perché sono uno sguardo verso il futuro, verso ciò che vorremmo essere o
vorremo fare e che ci portano a lottare per realizzarli.
Non mi è mai capitato che qualcuno non accettasse ciò che sogno; la strada verso il futuro che
voglio intraprendere è sempre stata libera da ogni impedimento e negazione.
Per me la dignità è un valore che ogni essere umano ha per sua natura, perciò è degno di rispetto.
Il rispetto per me è un sentimento di stima e atteggiamento di deferenza verso persone o cose cui
si riconosce un valore e un’ importanza particolare. Farsi rispettare non è sempre facile, anzi,
penso che sia una delle cose più difficili al mondo; il rispetto viene guadagnato comportandosi in
modo corretto con se stessi e con gli altri.
Il rispetto si deve a quelle persone che si comportano con integrità e che trattano gli altri con
altrettanto riguardo. Per me il rispetto non si guadagna con i soldi, ma soltanto essendo noi stessi
e dimostrandosi un esempio per coloro che ci circondano.
La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli.
SOLIDARIETA’… riflessioni:
Sembra strano, ma anche noi Italiani, in passato, siamo stati obbligati ad emigrare per le gravi
condizioni presenti nel nostro paese; molte persone ancora oggi sono obbligate ad emigrare a
causa del lavoro perduto, della paura che schiaccia le loro speranze, della dignità spesso calpestata
o a causa delle condizioni politiche, sociali ed economiche presenti nei loro paesi, causa di guerre,
mancanza di lavoro e quindi impossibilità di mantenere se stessi e la propria famiglia.
Al fine di evitare questo grosso e problematico fenomeno dell’emigrazione, occorrerebbe
applicare negli Stati da cui le persone scappano un articolo simile all’articolo 34 del capo IV-
SOLIDARIETA’- sicurezza sociale e assistenza sociale (punto 3):
“al fine di lottare contro l’esclusione sociale e la povertà, l’Unione riconosce e rispetta il diritto
all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti
coloro che non dispongono di risorse sufficienti secondo le modalità stabilite dal diritto comunitario
e le legislazioni e prassi nazionali”.
Per quelli che fuggono da paesi extraeuropei, una volta arrivati effettivamente in Europa, iniziano
nuovi e gravi problemi, dal momento che, non godendo del diritto di cittadinanza, non possono
essere tutelati dagli Articoli del Capo IV – Solidarietà.
Dunque, trovare un tetto o una minima assistenza nei centri d’accoglienza è difficile perché i
comuni sono sempre meno attrezzati e presentare una domanda di asilo comporta tempi di
attesa sempre più lunghi o addirittura impossibili: questo compromette la possibilità di una
normale iscrizione ad un servizio di collocamento ( Articolo 29 – Diritto di accesso ai servizi di
collocamento: Ogni individuo ha il diritto di accedere a un servizio di collocamento gratuito.)
Purtroppo, non avendo alternative, l’immigrato è costretto ad accettare condizioni di lavoro
orrende e pericolose al contrario di quanto previsto dall’ Articolo 31 – Condizioni di lavoro giuste
ed eque – punto 1:
Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose.
Per tutti questi problemi e per tanti altri, per i migranti le parole e i sentimenti familiari non sono
quelle che ho associato al termine SOLIDARIETA’, ma il loro esatto opposto:
ALTRUISMO / EGOISMO FEDELTA’ / INFEDELTA’
OTTIMISMO / PESSIMISMO POSITIVITA’ / NEGATIVITA’
ESSERE RASSICURANTI / PREOCCUPARSI PORTARE CORAGGIO / SCORAGGIARSI
METTERE A PROPRIO AGIO / ESSERE IN DIFFICOLTA’ RETE DI AMICIZIA / SOLITUDINE
POESIE SULLA LIBERTA’: un diritto che ha il dovere di migrare
Ho svolto questo riflessione immedesimandomi in una bambina, una ragazza, una persona
qualsiasi che vive in un paese dove la guerra, la paura e la sofferenza sono all’ordine del giorno;
ma, a differenza di molte altre, questa persona ha degli ideali, ideali di libertà, ideali e tanta voglia
di vivere…
Il rumore di catene che si spezzano,
la paura soffocata dal coraggio,
un coraggio troppo forte per essere soppresso.
Parole colme di rabbia accarezzano dolcemente la superficie del mare dell’egoismo.
Sono parole che se ne andranno via con il domani
e che resteranno incise per sempre nella mia anima.
La mia voglia di libertà accende la luce del coraggio di essere ciò per cui siamo nati, diversi.
In paesi dove non vi è libertà politica però è come se fosse sempre buio:
è impossibile distinguersi, abbiamo tutti le stesse idee, tutti le stesse opinioni, che opprimono il
nostro essere. Oggi però ho lasciato uscire ciò che penso e tutta la mia ira nei confronti di coloro
che mi hanno chiuso nella loro monotona realtà. La parola “libertà” è adesso un termine offuscato
dalla nebbia della sottomissione, ma so che un giorno si potrà vivere in un mondo di pace, basta il
coraggio e la voglia di opprimere il termine “schiavitù” che attualmente ci accomuna.
Martina Seguenza
La libertà è come un palloncino intrappolato in un albero,
se non si collabora per farlo volare di nuovo
lo si perde per sempre.
Martina Montanari
L’uomo libero non ha confini
Il suo limite è infinito
Le sue vite sono sempre aperte
Come le porte di un tempio invisibile
La libertà è il potere di fare ciò che è
bene
Non ciò che piace.
Lavoro di:
MOSCA BARBARA, SEGUENZA MARTINA , TORELLI VERONICA,
Schemi di GIULIA BENEDETTI, ALESSIA INZERILLO, ELISA LODI
Disegni della classe II B
Fonti:
-Appunti presi durante le lezioni
- Carta dei diritti Ue consultabile sul sito Ue https://europa.eu/european-union/index_it
-Libro di testo di geografia, Kilimangiaro , v. 2 , G. Porino , Lattes
-Libro di testo Vivi la Terra, v.2, Monaci, Ragazzi, Pearson
- Diritti si nasce, pubblicazione a cura dell’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, Centro
Europe Direct, 2008
-Corriere della sera
2. CHE COSA E’ L’IMMIGRAZIONE ?
2.1L’IMMIGRAZIONE OGGI
L’immigrazione e’ il trasferimento di persone in un paese diverso da quello di origine…o per meglio
dire, la fuga di vite da affetti e ricordi coperti dalla cenere della paura.
Mentre gli arrivi via mare in Europa sono fortemente ridotti rispetto al 2015 – passando da poco
più di un milione a circa 361 mila – sulle coste italiane continuano gli sbarchi in modo consistente.
I paesi dai quali sbarca in Italia il maggior numero di migranti risultano Nigeria, Eritrea,
Afghanistan e Iraq.
I dati non sono sempre facili da analizzare e bisogna fare attenzione a non leggerli in modo
superficiale. C’è chi parla di emergenza, di invasione.
Carotta Sami, portavoce dell’agenzia dell’UNCHR ha dichiarato: “Non siamo in una situazione di
emergenza. Siamo in una situazione difficile ma strutturale”. Il grafico che mostra gli arrivi via
mare in Italia conferma questa affermazione.
…Migranti, in Sicilia 800 profughi tratti in salvo e 16 cadaveri…
…A Trapani la salma del neonato morto nel naufragio sotto gli occhi della mamma…
Titoli di giornali come questi sono all’ordine del giorno: sono notizie che indignano, ma con il trascorrere del tempo, purtroppo, l’indignazione lascia il posto all’abitudine. Nel 2016 sono morti nel Mediterraneo 4733 migranti, non era mai stato così alto il numero di morti nel Mediterraneo da quando l’UNHCR ha cominciato a contarli nel 2008. La progressione è inquietante.4
4 Da www.openmigration.org ( Fonti OIM e UNHCR)
Anno Numero di morti o dispersi nel Mediterraneo
2010 20
2011 1500
2013 600
2014 3500
2015 3771
2016 4733
Abbiamo provato a porci alcune domande per capire meglio come si può affrontare il problema.
1.Quanti e quali sono i centri d’accoglienza oggi in Italia?
“I cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l'immigrazione dove
ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell'espulsione oppure, nel caso di richiedenti
protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti.
Queste strutture si dividono in: centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda),
centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e centri di identificazione ed espulsione (Cie)”5.
Risultano in particolare:
- 4 centri di primo soccorso e accoglienza
- 14 centri d’accoglienza
- 1861 strutture temporanee6
- 26.012 posti finanziati all’interno degli SPRAR (Sistema di protezione richiedenti asilo e
rifugiati), così ripartiti: 23.399 ordinari , 2.039 per minori non accompagnati, 574 per
persone con disagio mentale o disabilità7
La sproporzione tra centri d’accoglienza e strutture temporanee ci ha sorpreso. Come si può
affrontare un problema strutturale in strutture temporanee?
La reazione delle persone alle carenze organizzative è spesso la paura. Sfogliando i giornali per
approfondire il tema della nostra ricerca, siamo rimasti stupiti nel leggere questo articolo : “Quei
123 Comuni della via Emilia che non accolgono i profughi in fuga” Il 37% dei comuni emiliano
romagnoli non ospita migranti. Le ragioni addotte dai sindaci sono le piu’ varie: nessuno lo ha
chiesto, non hanno strutture adatte sul loro territorio oppure cooperative in grado di occuparsene.
5 http://www.interno.gov.it/it/temi/immigrazione-e-asilo/sistema-accoglienza-sul-territorio/centri-limmigrazione
6 Questi dati sono tratti dal dossier Immigrazione pubblicato su Repubblica.it il 1/09/2015. I dati fanno
riferimento al sito del Ministero dell’interno che riporta come data di ultimo aggiornamento martedì 28 Luglio
2015, ore 13:44 7 Fonte: Banca dati Servizio Centrale SPRAR ( novembre 2016)
Il primo cittadino bolognese dice: “Ma cosa dobbiamo fare? Non abbiamo strutture, non ci sono
coop che fanno quel tipo di attivita’. L’ho detto anche al prefetto: io le condizioni per poter ospitare
non le ho.”8
Sembra assurdo, ma se consideriamo che mediamente in Italia viene accolto il 42%9 delle domande
d'asilo esaminate, i posti all’interno delle strutture sono insufficienti.
- Quanto tempo ci vuole ad analizzare una domanda d’asilo?
Le commissioni territoriali devono svolgere l’audizione per il riconoscimento d’asilo entro 30
giorni dalla presentazione della domanda, anche se il periodi di attesa mediamente e’ di 12
mesi. Nei primi 6 mesi del 2016, le richieste d’asilo sono aumentate del 60% rispetto all’anno
precedente. L’incremento e’ dovuto alla parziale chiusura delle frontiere dello spazio Shengen,
che ha rapidamente trasformato l’Italia da paese di transito a paese di destinazione dei
migranti. Parallelamente è aumentata però anche la percentuale delle richieste respinte
- Se il tribunale nega lo status di rifugiato, cosa succede al migrante?
Una volta divenuta esecutiva la decisione, scatta l’espulsione dello straniero.
Un ultimo dato risulta stridente: negli SPRAR i posti finanziati per minori non accompagnati
sono 2.039, ma nel 2016 i minori non accompagnati arrivati in Italia sono stati ben 25.846.
8 http://bologna.repubblica.it/cronaca/2016/12/09/news 9 Percentuale ricavata dai dati di riepilogo dell’anno 201-2015 del Ministero dell’interno
2.2 IMMIGRAZIONE: PROBLEMA O RISORSA?
I flussi migratori sono da sempre legati ad uno
DEMOGRAFICO
ECONOMICO POLITICO
Proviamo ad operare un confronto tra le migrazioni europee del XIX secolo e quelle attuali mediante la
visione e l’analisi dei contenuti di un breve video intitolato “Quando gli immigrati eravamo noi” 10
1. In che periodo avvenne la “prima grande migrazione” di Italiani all’estero?
2. Da quali regioni italiane partirono e quali paesi stranieri cercarono di raggiungere?
3. Per quali motive gli Italiani lasciarono la loro terra?
4. Che cosa si indica con il termine “Little Italy”? Dove si trova?
5. L’ultima ondata migratoria italiana in che periodo avvenne?
6. Dove si diresse?
1. La prima grande migrazione di Italiani all’estero avvenne tra la fine dell’800 e l’inizio
del ‘900. Si calcola che tra il 1892 e il 1954, 12 milioni di persone passarono da Ellys
Island- un isolotto nella baia di New York- tra queste, moltissime erano italiane.
2. Gli Italiani partirono prima dal Veneto e Friuli , poi da Calabria e Sicilia. Si diressero
principalmente verso gli Stati Uniti e in America del Sud.
3. Lasciarono la propria terra in cerca di lavoro per motivi identici a quelli che oggi
spingono i migranti a raggiungere le coste europee: ricerca di lavoro, fuga dalla
povertà , desiderio di riscatto sociale.
4. Il termine “Little Italy” significa “Piccola Italia”, è un quartiere di New York dove i
primi migranti italiani erano particolarmente numerosi.
5. L’ultima ondata migratoria italiana avvenne durante la seconda metà del ‘900.
6. I migranti si diressero in questo caso verso paesi europei: Francia, Belgio, Germania
e Svizzera.
10 Risorse multimediali allegate al libro di testo “Vivi la Terra”, G. Monaci, B. Ragazzi, Limbook Person
MIGRAZIONI NEL XIX SEC. MIGRAZIONI ATTUALI Direttrici di spostamento
Dall’Europa verso Usa, Argentina, Brasile, Australia
Sud del mondo aree di crisi: Africa subsahariana, Siria, Pakistan… verso Nord sviluppato: Unione europea, nord America, Giappone…
Cause prevalenti
- demografiche
- economiche
- economiche
- demografiche
- politiche (persecuzioni e guerre)
- calamità naturali (desertificazione)
- terrorismo
Modo in cui vengono affrontate
►politiche di controllo e accoglienza
?grandi problematiche legate alla paura che vengano infranti gli equilibri raggiunti dall’occidente
Al termine di questo excursus abbiamo svolto un brain storming per cercare di raccogliere le
nostre opinioni in merito a come debba essere considerata l’immigrazione:
La conclusione a cui siamo giunti è che l’immigrazione può rappresentare una risorsa, ma
difficilmente sentiamo parlarne in questi termini: è quasi impossibile leggere un articolo di
giornale o ascoltare una notizia al telegiornale che porti il titolo “Immigrati: risorsa per il paese”.
Tutti definiscono la migrazione “un problema da risolvere”, eppure noi Italiani siamo stati
certamente una risorsa per i paesi che ci hanno accolto.
I problemi non si risolvono mettendo delle barriere ai confini di un paese o attorno al proprio
cuore. Si fa fatica ad accettare ciò che è diverso da noi.
2.1 Approfondimento di:
VERONICA TORELLI, MARTINA SEGUENZA, BARBARA MOSCA, GIULIA BENEDETTI, ZHANG XINTIN
Fonti:
www.interno.gov.it;
Repubblica.it
www.openmigration.org;
UNHCR
2.2 Lavoro svolto dalla classe II B.
Grafici a cura di ALESSIA INZERILLO E ELISA LODI
La II B incontra Amnesty International
3.1 A scuola con Amnesty International
Il giorno 2 febbraio, presso la nostra scuola, abbiamo svolto un incontro con alcune ragazze che operano
come volontarie presso la sezione di Reggio Emilia di Amnesty International.
Per prima cosa l’avvocato Chiara Casotti, ci ha spiegato di cosa si occupa l’associazione e come è nata.
Amnesty International è una Organizzazione Non Governativa indipendente, che si riconosce nei principi
della solidarietà internazionale.
E’ quindi una organizzazione di persone che cercano di difendere e far rispettare i diritti sanciti dalla Carta
internazionale dei diritti umani del 1948. Ci hanno fatto riflettere sul fatto che tutti i diritti sono collegati,
questi diritti non sono una cosa astratta, dietro ogni persona c’è un nome. Ci hanno anche spiegato che
quest'associazione è nata nel 1961 , a Londra , grazie ad un avvocato , Peter Benenson. In quel periodo in
Portogallo c’era la dittatura e alcuni studenti portoghesi furono arrestati perchè avevano manifestato la
loro solidarietà festeggiando la liberazione di alcune colonie portoghesi. Benenson scrive un articolo sul
giornale per cui lavorava “The Obsever” intitolato “I prigionieri dimenticati”. In seguito a questo articolo i
lettori, indignati, mandarono migliaia di lettere di protesta perché i prigionieri politici venissero liberati. Le
lettere furono così tante che alla fine le vittime vennero rilasciate. Così nacque l’organizzazione, che oggi è
riconosciuta a livello internazionale.
Chiara ci ha spiegato che “Le nostre idee sono azione”. Se i ricercatori di Amnesty scoprono che ci
sono violazioni, intervengono e denunciano.
In seguito abbiamo svolto un’attività di gruppo per introdurre il tema della migrazione.
3.2 Le parole della migrazione
Abbiamo cercato di definire con precisione alcune parole, costruendo un piccolo “dizionario sulla
migrazione”
- Migrante: persona che va alla ricerca di condizioni migliori di vita e lascia quindi
volontariamente il proprio paese per cercare un lavoro o fuggire dalla povertà
- Clandestino: persona che sbarca illegalmente in un paese. Questo termine non ha un
valore giuridico, viene spesso utilizzato dai mass media per definire i migranti
irregolarmente presenti su un territorio
- Sfollato: persona che deve lasciare la sua casa;
- Profugo: persona che scappa per salvarsi la vita; il termine indica in modo generico chi lascia
il proprio paese a causa di guerre, invasioni, rivolte o catastrofi naturali.
- Rifugiato: persona perseguitata per motivi di razza, religione, idee politiche. La definizione
esatta la possiamo trovare all’interno dell’ Articolo 1A della Convenzione di Ginevra del
1951 integrato dal Prot. New York 196711
11 Colui che, "temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche, si trova fuori dal proprio paese e non può o non voglia, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo paese; oppure colui che, non avendo una
- Richiedente asilo: persona che chiede l’accoglienza in un paese diverso dal proprio ed è in
attesa che le venga riconosciuto lo status di rifugiato da parte dello stato ospitante
- Apolide: persona non considerata cittadino da nessuno Stato
Infine abbiamo insieme analizzato alcune testimonianze video e in particolare un’infografica
#IWelcome Infografica animata12 in cui veniva chiaramente spiegato che la rotta marittima più
pericolosa è quella del Mar Mediterraneo, come abbiamo già avuto modo di verificare studiando i
dati “L’immigrazione oggi”. Ben l’86% dei rifugiati vivono in condizioni estremamente precarie e
lungo le zone di guerra.
Una delle testimonianze che abbiamo visto parla di una famiglia, che scappa dalla Siria a causa
della guerra, ma dopo aver impiegato 2 anni per raggiungere la Grecia, rimane bloccata in un
campo profughi a causa della chiusura delle frontiere. Il sogno più grande di Alan, protagonista di
questa terribile storia , è quello di andare in Germania e ricongiungersi con suo padre e sua sorella
che vivono lì.
Ecco le richieste di Amnesty ai governi. Tutti possono sostenerle firmando un appello.
Amnesty International
È ora che l’Italia e gli altri paesi europei agiscano e facciano la propria parte, garantendo ai
rifugiati più vulnerabili percorsi legali e sicuri, come il reinsediamento. Ciò significa permettere l’accesso
ai paesi europei a persone già identificate come bisognose di protezione internazionale, favorendo la
riunificazione familiare e la protezione dei minori.
Chiediamo al governo Italiano, come parte dell’Unione Europea, di:
• incrementare i posti disponibili e accelerare il processo di reinsediamento di rifugiati in Italia
ed Europa da paesi di prima accoglienza come Libano e Kenya usando vie legali e sicure,
favorendo i ricongiungimenti familiari e privilegiando la protezione delle persone più
vulnerabili;
• Garantire condizioni di accoglienza dignitose e umane alle persone che arrivano in Italia;;
• impegnarsi a livello europeo e globale a promuovere misure e iniziative di cooperazione tra i paesi
più ricchi che garantiscano il diritto d’asilo e la creazione di vie legali e sicure affinché nessuno più
debba rischiare la vita in cerca di protezione.
FIRMA L’APPELLO SU http://appelli.amnesty.it/canali-sicuri-per-i-rifugiati/
Chiediamo percorsi legali e sicuri!
cittadinanza e trovandosi fuori del paese in cui aveva residenza abituale, non possa o non voglia tornarvi per il timore di cui sopra." 12 https://www.amnesty.it/appelli/iwelcome-canali-sicuri-per-i-rifugiati/
Commenti sull’attività:
Per me è stata una bellissima esperienza, abbiamo potuto ampliare la nostra conoscenza sulle
problematiche dell’immigrazione. (Giulia)
Credo che Amnesty International sia un'associazione straordinaria perché puoi far sentire alle altre
persone che hanno bisogno, che tu ci sei ,che sei lì per aiutarle. Se avessi un paio d'anni in più, mi
iscriverei subito! ( Elisa)
Questa esperienza mi è piaciuta molto, soprattutto perché ho capito che la mia singola firma,
insieme a quella di altre singole persone può salvare la vita di milioni di altre che vengono
perseguitate in tutto il mondo, invito chiunque a rispondere all’appello. Ricordate sempre:
“l’unione fa la forza”! ( Livio)
Lavoro svolto da Elisa Lodi, Livio Crotti, Zhang Xin Tin, Giulia Benedetti, II B
4. PERCORSI DI RICERCA
4.1 Nel barcone si stava stretti, il filmato- documentario realizzato
dal CCR
4.2 Lampedusa porta d’Europa
4.3 Differenza tra solidarietà e beneficenza: il patto di solidarietà
Reggio- Africa e il modello reggiano di cooperazione decentrata
4.4 Conclusioni
4.1 Nel barcone si stava stretti, il filmato di documentazione realizzato dal CCR
La sigla CCR significa Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze. Questa organizzazione tratta
di problemi presenti in varie zone del mondo e il suo scopo è quello di trovarvi un rimedio con
l’aiuto delle opinioni e delle idee dei ragazzi membri. Abbiamo collaborato con il CCR per
approfondire ulteriormente il tema IMMIGRAZIONE. In classe abbiamo proiettato il filmato “Nel
barcone si stava stretti” e in seguito abbiamo intervistato alcuni alunni consiglieri che hanno
collaborato all’ideazione e alla realizzazione del documentario. Ma di che cosa parla?
“Nel barcone si stava stretti” è una breve proiezione che tratta della vita di un giovane ragazzo di
nome Zaman costretto a lasciare il proprio passato per intraprendere una nuova vita. Ciò che si è
lasciato alle spalle non è facile da dimenticare, dato che è dovuto scappare dal proprio Paese a
causa di guerre e discriminazioni e che era un ragazzo, proprio come noi.
STORIA DI ZAMAN. Originario del Pakistan, scappa in Libia a causa della guerrama presto è costretto a fuggire anche da questo paese. Nonostante ciò si fa coraggio, non si tira indietro alla prima difficoltà e prosegue il suo viaggio verso l’Italia, fino a Reggio Emilia. Fortunatamente qui Cristian e Federica della Cooperativa Papa Giovanni XXIII lo accolgono come “in famiglia”. Al termine del racconto Zaman parla delle difficoltà incontrate nell’affrontare la sua nuova vita, per esempio imparare l’italiano o essere consapevole che non potrà più svolgere il lavoro per cui aveva studiato: l’orafo. Eppure questo non lo scoraggia, infatti la sua nuova avventura è appena cominciata.
Riportiamo i commenti di alcuni nostri compagni che hanno, in passato, svolto l’attività di
Consiglieri CCR:
- Per me il CCR è stata un’esperienza, un incontro. Un incontro con la responsabilità e la
voglia di lasciare un’impronta nell’anima delle persone attraverso le mie idee e le mie
opinioni. La visione del filmato mi ha colpito molto perché sono riuscita a immedesimarmi
nel protagonista, sono riuscita a vestirmi delle sue paure e a capire cosa si prova nel vedere
vite distrutte sotto i propri occhi. (Martina Seguenza)
- Il CCR è il consiglio dei ragazzi e delle ragazze. È molto bello parteciparvi perché è come
fare parte del Comune e poter migliorare ciò che nella propria città non funziona. Questa
organizzazione potrebbe sembrare poco importante, invece ci sono un sacco di persone
che si impegnano per far partecipare attivamente e includere i ragazzi nel progettare il
futuro della loro città. Vedere le cose “cambiare in meglio” e grazie ai propri sforzi è una
bella soddisfazione! (Giulio Cattabiani)
- All’inizio del mio mandato al CCR non ero contentissima, ma non appena ho cominciato a
frequentarlo, Emanuele e Giulia mi hanno accolto assieme ai miei compagni di avventura e
il CCR è diventata un’esperienza fantastica. Oltre ad essere in compagnia, ci siamo divertiti
imparando. Il CCR mi ha aiutato ad aprirmi, essere ottimista e a non scoraggiarmi. Inoltre
è stato davvero bello, alla fine del lavoro, guardare i risultati dei miei sforzi. (Giulia
Benedetti)
Proprniamo di seguito, l’intervista a Mayra Lenzotti e Emily Morlini, consigliere del CCR che hanno
lavorato alla realizzazione della la storia di Zaman e che ringraziamo per aver accettato di
rispondere.
► Mayra Lenzotti 5° elementare
-Che cosa è per te l’immigrazione?
-Per me le persone che emigrano hanno molto coraggio perché partono dai loro paesi sostenendo
la loro voglia di esserci, di sopravvivere per condurre una vita migliore di quella precedente. Hanno
molto coraggio nel prendere una nave e scappare il più presto possibile dal proprio Paese. Per me
la cosa bella in tutto ciò è l’arrivo a destinazione, perché sentirsi accolti e sostenuti da altre
persone è una sensazione molto piacevole.
-Trovi giusto che ogni giorno tanti bambini o ragazzi (come Zaman) debbano affrontare perdite e
lacrime per sfuggire da una guerra da loro neanche provocata?
-No, lo trovo ingiusto perché per il bambino deve essere una cosa terribile, ma ancora peggio è
pensare a ciò che gli accade internamente: data la situazione, potrebbe ripercuotersi sul suo
sviluppo oppure potrebbe causargli altri gravi problemi e questo non è uno scherzo! Trovo ingiusto
anche che i bambini debbano affrontare la perdita dei genitori, perché penso che i genitori siano
tutto nella vita di un figlio. Senza i genitori si rimane molto disorientati.
-Che cosa faresti a riguardo?
-Se avessi modo di aiutarli, spedirei in quei paesi molti barconi carichi di soldi, di modo che
possano migrare nel nostro paese o in altri, senza pericoli. In alternativa spedirei medicinali e
soldi per aiutarli a sopravvivere nei loro paesi.
►Emily Morlini, 2° media
-Che cosa è per te l’immigrazione?
-Per me una persona che emigra è una persona alla ricerca di un luogo migliore per se stesso e i
suoi cari.
-Trovi giusto che ogni giorno tanti bambini o ragazzi (come Zaman) debbano affrontare perdite e
lacrime per sfuggire da una guerra da loro neanche provocata?
-No, trovo ingiusto che per migliorare la propria vita si debba soffrire così tanto.
-Cosa faresti a riguardo?
-Se potessi affrontare il problema proverei a migliorare le loro condizioni di vita nel momento in
cui giungono in Europa, proverei anche a dare loro servizi medici gratuiti una volta sbarcati.
Lavoro di Montanari Martina e Lipovanu Florina
4.2 Lampedusa porta d’Europa
Il nome di Lampedusa una volta era noto solo a coloro che la conoscevano per la bellezza delle sue
coste e del suo mare, ma da troppi anni si parla di lei solo in funzione del suo grande centro di
accoglienza dove arrivano ormai quotidianamente i profughi africani.
Questi, appena salvati in mare dalle nostre forze dell'ordine insieme ad altre forze impegnate
secondo il piano "Triton", vengono inviati per il riconoscimento e i primi accertamenti medici al
CPT (centro di permanenza temporanea). Il loro riconoscimento spesso e' difficile perché queste
persone sono prive di documenti d'identità e i paesi di origine (Somalia, Darfur, Sudan, Eritrea,
Nigeria) sono poco collaborativi nell'invio di informazioni, così la permanenza di queste persone
diventa lunga e priva di senso, visto che la maggior parte di loro, una volta che riesce ad ottenere
un visto, viene rimpatriata perché non avente diritto di richiesta di asilo. Per richiedere asilo in un
stato membro della comunità europea bisogna infatti poter dimostrare di provenire da un paese
dove si è perseguitati per ragioni politiche, di razza o di religione e dove la propria vita può essere
in pericolo. Ma coloro che riescono ad arrivare a Lampedusa spesso sono solo dei "disperati" che
fuggono da fame e miseria e che sono alla ricerca di condizioni di vita migliori. Un grosso problema
è rappresentato dai tanti bambini e ragazzi minori che arrivano soli sia perché imbarcati senza
genitori, o persi annegati durante l'attraversata. Non si scende quasi mai sotto le 5600 e più
presenze di migranti sull'isola all'interno del centro di accoglienza dove e' facilmente intuibile che
le condizioni di vita sono veramente brutte e difficili.
Il 3 ottobre 2013 vicino al porto di Lampedusa muoiono 368 persone stipate in un barcone
malconcio, i superstiti salvati sono 155, di cui 41 minori (uno solo accompagnato dalla famiglia).
L’imbarcazione era un peschereccio lungo 20 metri, salpato dal porto libico di Misurata, con a
bordo migranti di origine africana provenienti dall’Eritrea. La barca era giunta circa un mezzo
miglio dalle coste lampedusane, poco distante dall’Isola dei Conigli, quando ha cominciato a
svilupparsi un incendio in seguito al quale la barca è colata a picco. In memoria loro e di tutte le
vittime che quotidianamente perdono la vita in mare cercando di arrivare in Europa e' stato creato
un Museo dei migranti che raccoglie oggetti, foto, video e testimonianze di coloro che c'è l'hanno
fatta e di coloro che non ci sono più, per non dimenticarli.
Lampedusa: isola
appartenente all’arcipelago
delle Pelagie (Sicilia)
Superficie : 20,2 kilometri q.
Popolazione: 6,304 abitanti.
(da WIKIPEDIA)
L’attenzione degli abitanti di questa piccola isola al problema dei migranti è sempre stata viva, a
testimoniarlo vi è anche un’opera del maestro Mimmo Paladino inaugurata il 28 giugno 2008 e
intitolata "La porta d'Europa" . Si tratta di un monumento di quasi cinque metri di altezza e tre di larghezza,
realizzato in ceramica refrattaria e ferro zincato.
Sull'isola e' arrivato Papa Francesco, Presidenti del Consiglio italiani ed esteri, Il Presidente Mattarella e
tanti politici, ma non si vede ancora una soluzione al problema dell'accoglienza dei migranti. E' come se il
resto d'Europa stesse venendo meno ai suoi stessi principi fondanti di cooperazione fra i paesi membri. Il
Nord Europa non vuole saperne di condividere la propria ricchezza con altre persone meno fortunate.
Come al solito l'egoismo ha la meglio sui più deboli e si continua a vedere l'Africa come un enorme bacino
di ricchezze naturali da sfruttare e depredare, senza pensare ad esempio ad un piano di scambio nel quale
noi paesi europei, e non solo, possiamo insegnare ed esportare le nostre conoscenze avendo in cambio
materie prime evitando sfruttamenti del suolo e delle persone.
CHE COSA SIGNIFICA RIFUGIATO
Lo status di rifugiato è compreso nel più ampio concetto di protezione internazionale come
delineato dalla Direttiva n. 2004/83/CE del 29 aprile 2004 (c.d. Direttiva qualifiche), attuata
nell’ordinamento italiano con il D.Lgs. n. 251/07 (c.d. Decreto qualifiche), che definisce le norme
sull’attribuzione ai cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di rifugiato o di persona
altrimenti bisognosa di protezione sussidiaria.
Ai sensi dell’art. 1, lett. a), della Convenzione di Ginevra del 1951 è rifugiato “chi temendo a
ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un
determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino
e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure
che, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a
seguito di siffatti avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”.
Da chi viene riconosciuto?
Lo status di rifugiato viene riconosciuto dalla Commissione territoriale competente in seguito alla
presentazione di domanda di protezione internazionale.
Lo straniero, che dimostri un fondato timore di subire nel proprio paese una persecuzione
personale ai sensi della Convenzione di Ginevra, può ottenere questo tipo di protezione.
Permesso di soggiorno per asilo politico
Al titolare dello "status di rifugiato" la Questura rilascia un permesso con motivo ’asilo politico’.
Il primo rilascio deve essere chiesto presso la Questura, il rinnovo avviene tramite procedura
postale.
Il permesso per asilo politico:
ha una durata di 5 anni;
è rinnovabile;
consente l’accesso allo studio;
consente lo svolgimento di un’attività lavorativa (subordinata o autonoma);
consente l’accesso al pubblico impiego;
consente l’iscrizione al servizio sanitario;
dà diritto alle prestazioni assistenziali dell’Inps (‘assegno sociale’ e ‘pensione agli invalidi civili’) e
all’assegno di maternità concesso dai Comuni.
N.B. I titolari di permesso per asilo politico possono presentare richiesta del permesso UE per
soggiornanti di lungo periodo.
Il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo rilasciato allo straniero titolare di
protezione internazionale reca, nella rubrica «annotazioni», la dicitura «protezione internazionale
riconosciuta dall’Italia il» e riporta, di seguito, la data in cui la protezione è stata riconosciuta.
Il calcolo del periodo di soggiorno (5 anni) per il rilascio del permesso di soggiorno UE per
soggiornanti di lungo periodo è effettuato a partire dalla data di presentazione della domanda di
protezione internazionale in base alla quale la protezione internazionale è stata riconosciuta.
Prospettive future13
12/01/2017:
Incontro a Tripoli (Libia) fra Ministro degli Interni Minniti, Ministro degli Esteri Alfano e presidente libico Sarraj.
Doppio obiettivo: stringere nuovi accordi sui flussi migratori, rafforzando la guardia sulle coste libiche e impegnando forze militari italiane che addestreranno i militari libici. Si prevede l’erogazione di fondi in denaro per l'acquisto di strumentazione tecnologica.
19/01/2017:
Conferenza Stato -Regioni sull'immigrazione.
Trovare un accordo su una più equa e funzionale distribuzione dei migranti su tutto il territorio italiano, cercando di creare piccoli Centri di accoglienza che consentano un reale inserimento e rendano effettive le espulsioni di coloro che non possiedono requisiti per la permanenza.
13 Notizie dal Sole 24 ore
05/01/2017: CIE (centro di identificazione ed espulsione)
Nuovo piano del Governo per la gestione dei CIE
Sarà presentato un decreto legge per snellire le procedure e rendere effettive le espulsioni dei migranti che non possiedono requisiti per la permanenza, saranno allargati 3 nuovi centri a Torino, Roma e Bari e si cercherà un incontro con tutte le Regioni d'Italia per un'accoglienza più distribuita e meno concentrata.
Un modello positive di integrazione tedesca a Berlino
Centro di Wilmersdorf, 1100 ospiti richiedenti asilo di 17 nazionalità diverse.
Ogni gruppo famigliare ha spazi in base ai suoi componenti.
Tutti devono collaborare alla pulizia e manutenzione del centro.
Tutti gli adulti frequentano obbligatoriamente corsi di lingua tedesca e i minori vengono iscritti nelle scuole o asili pubbliche. Il primo anno scolastico viene passato nella Welcome classe per imparare la lingua e allinearsi ai coetanei tedeschi.
I migranti adulti che permangono all'interno del centro per un tempo massimo di 2 mesi (tempo dato per l'accoglienza della domanda d'asilo), possono svolgere lavori utili alla comunità del centro o della città ricevendo in cambio un compenso mensile massimo di 80 €.
A coloro i quali viene respinta la domanda d'asilo viene comunque garantita assistenza legale.
Fonti:
- portale "Melting pot EU"
- Wikipedia
Lavoro di GIULIO CATTABIANI, contributi di GIULIA BENEDETTI E SALMA LOUHAB
4.3 Differenza tra solidarietà e beneficenza: il patto di solidarietà Reggio-Africa e il
modello reggiano di cooperazione decentrata.
I termini solidarietà e beneficenza non sono sinonimi. Solidarietà significa dare conforto e aiuto
morale alle persone che ne hanno più bisogno, mentre con il temine beneficenza si intende un
aiuto esclusivamente economico e monetario dato a persone o a comunità bisognose.
La beneficenza è quindi un gesto di aiuto prevalentemente materiale, mentre la solidarietà è un
aiuto morale, un conforto che una persona può dare a chi ne è bisognoso.
Un atto di solidarietà si può svolgere nel più svariato dei modi, in questo caso vorremmo
descrivere una nostra esperienza: il gemellaggio tra la scuola elementare di Gavasseto con la
scuola di Pemba.
Gemellaggio tra Gavasseto e Pemba
Si tratta di una lunga amicizia che dura ormai dal 2003. Noi abbiamo avuto l’opportunità di
parteciparvi mentre frequentavamo la scuola primaria IV Novembre di Gavasseto. Dalla classe
prima alla classe quinta abbiamo cominciato a conoscere, attraverso lo scambio di lettere, disegni
e oggetti, la realtà di Pemba, città del Mozambico e capitale della provincia di Cabo Delgado. In
questo modo abbiamo cominciato a interessarci alle differenze e ai punti di contatto tra le nostre
culture, a confrontare la nostra e la loro quotidiana realtà.
La settimana del pane è un ottimo esempio di solidarietà in cui sono coinvolti direttamente i
bambini della scuola di Gavasseto: le merende vengono sostituite da panini offerti da alcuni forni
locali e ogni alunno dona almeno cinque euro. Questi soldi vengono utilizzati per comprare
materiale scolastico da inviare, attraverso alcune delegazioni, alle scuole di Pemba. Questa
esperienza ci ha aiutato a capire quanto valore possa avere un pezzo di pane, cosa che noi spesso
non consideriamo.
Un altro progetto a cui abbiamo aderito è “Acque e scuole” durante il quale abbiamo provato a
gestire come i bambini di Pemba la poca acqua che hanno a disposizione al giorno e che spesso
devono procurarsi facendo vari chilometri con il peso del contenitore portato in testa; quindi con
soli due litri di acqua, ci siamo lavati mani e piedi, faccia e denti… la poca acqua rimanente doveva
essere sufficiente per cuocere la pasta e soprattutto per dissetarsi.
Con questa esperienza ci siamo resi conto di quanto possa essere difficile sopravvivere in
condizioni così precarie e abbiamo capito quanto siamo fortunati ad avere tante comodità.
Abbiamo inoltre capito che spesso non diamo importanza ad una risorsa preziosa, l’acqua,
sprecandone ogni giorno grosse quantità.
Il 7 Maggio 2012 il sindaco di Reggio e il sindaco di Pemba hanno ufficializzato l’amicizia che unisce
le due comunità da oltre quarant’anni. La cooperazione tra i due paesi arricchisce entrambi, non è
solo uno scambio di prodotti o aiuti in denaro, ma è un atto di amicizia e di solidarietà.
Vorremmo raccontare un momento per noi significativo vissuto quando, alla primaria di
Gavasseto, ci ha fatto visita Olga Fornaciari14. E’ venuta a parlarci del viaggio in Africa che ha
avuto occasione di fare per festeggiare un evento importante: l’indipendenza del Mozambico. Olga
è stata invitata direttamente a far parte della delegazione che partì dall’Italia, dalla persona che
sarebbe poi diventato il Presidente: Samora Machel. Questo perchè, per lunghi anni, mentre in
Mozambico si lottava per l’indipendenza, ha avuto il coraggio di proteggere e accogliere qui a
Reggio Emilia il figlio di Samora Machel.
Tante sono state le emozioni che Olga ci ha raccontato: i colori della terra rossa e quelli dei vestiti
colorati delle persone che cantavano al suono dei tamburi al suo arrivo in aeroporto, l’incontro
caloroso con Samora Machel stesso, il giorno dell’indipendenza dove, alla stadio Machava, sotto la
pioggia, scese dal pennone principale la bandiera portoghese e salì quella del Frelimo (Fronte di
liberazione del Mozambico) per la proclamazione ufficiale dell’indipendenza del popolo
mozambicano. Ci ha parlato inoltre della sua visita all’ospedale locale e il suo forte rammarico nel
vedere le condizioni in cui lavoravano i medici e gli infermieri, fino al fatidico giorno della firma
del patto di amicizia e solidarietà tra la città di Reggio Emilia e Pemba, patto che fu firmato
dall’allora sindaco Renzo Bonazzi e dal sindaco di Pemba, Napica.
Al suo ritorno a casa Olga portò un grande bagaglio, non solo di cose materiali, ma di ricordi, gioie
e sofferenze.
L’indipendenza era stato il primo gradino costruito di una ripida salita che solo con generazioni di
persone oneste e capaci avrebbe portato il popolo africano in cima alla meta.
La scelta personale di stare dalla parte del popolo africano che tutt’ora cerca di liberarsi da
colonialismo e regimi autoritari era e sarà per sempre per Olga la cosa giusta.
14 Si veda la scheda biografica allegata a fine capitolo
Intervista alla Maestra Anna Maria Pergetti, della Scuola primaria IV Novembre di Gavasseto
Da cosa è nato questo desiderio di aiutare un paese così lontano?
Su quali valori si fonda questo gemellaggio?
1) Il desiderio di aiutare un paese così lontano è nato dalla voglia dei bambini nel 2001, di
ringraziare gli amici di Pemba per il loro contributo, per averci fatto riflettere sull’ uso
dell’ acqua, infatti questo progetto è iniziato nel 2000 (anno internazionale dell’ acqua).
La scuola di Gavasseto è stata coinvolta perché da tempo si occupava di questo tema a
livello territoriale. Aveva studiato le zone umide e in particolare il fenomeno dei
fontanili. Grazie ad uno scambio epistolare, il nostro sguardo si è ampliato arrivando a
conoscere la realtà mozambicana, in particolare i bambini della nostra scuola hanno
scoperto la fatica e i pericoli che affrontano ogni giorno gli amici di Pemba per andare a
prendere l’ acqua ai pozzi. Da queste prime informazioni la curiosità è aumentata tanto
da decidere di riproporre, ogni anno per tutti gli alunni, questo progetto, affrontando
ogni volta una tematica nuova. Da un semplice scambio di lettere e di disegni, in tutti
questi anni, il progetto è cresciuto, legando sempre di più le scuole e i loro utenti,
anche se così lontani.
2) Questo gemellaggio si fonda sulla condivisione di alcuni temi, sulla conoscenza di due
realtà diverse, sulla cooperazione, sullo scambio di materiali, ma soprattutto su un
legame di profonda amicizia, che dura da tanto tempo e che i bambini di Gavasseto
intendono continuare.
Reggio in missione nelle repubbliche del sud Africa e del Mozambico
Come scriveva T.B.Jelloun citando Montaigne “ il viaggio è il mezzo migliore per levigare e lucidare
il nostro cervello contro quello degli altri”15 . La nostra città ha di recente rinnovato l’amicizia con
l’Africa australe proprio grazie ad un viaggio che sulla base dei progetti di Solidarietà del passato,
ha voluto avviare una fattiva cooperazione economica e culturale per il futuro.
La missione si è svolta dal 17 al 24 ottobre 2016 nelle Repubbliche del Sud Africa e del
Mozambico, è stata promossa dal Comune e guidata dal Sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi. Ha
avuto lo scopo di rinforzare l’apertura e l’internazionalizzazione della città nello sviluppo di
relazioni non solo economiche ma anche culturali, nel campo dell'educazione e della promozione
del territorio.
Vi hanno partecipato, insieme ai rappresentanti delle istituzioni (Comune, Università degli studi di
Modena e Reggio Emilia, Istituzione scuole e nidi d'infanzia, Istoreco), anche organismi economici
15 T. B. Jelloun. Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani, Milano 2010, p. 52
(Unindustria e Legacoop) e di progettazione internazionale (Fondazione E35), imprese e
cooperative leader nei rispettivi settori.16
Le città visitate nel corso del viaggio sono state cinque: Johannesburg, Ekurhuleni e Pretoria in
Sudafrica, Maputo e Pemba in Mozambico.
Il sindaco ha commentato: "Credo sia la missione internazionale più ampia, articolata e rilevante
organizzata negli ultimi vent'anni dalla nostra città. Non nasce dall'oggi al domani. E' risultato di un
lavoro avviato nel 2014 attraverso l'assessorato alla Città internazionale, e con radici profonde nel
passato dei rapporti di amicizia fra Reggio Emilia e l'Africa australe"17
Per capire meglio il significato di questa missione, in classe abbiamo “visto” una parte del viaggio
della delegazione cittadina attraverso il documentario “AfricaRE” realizzato da Telereggio.
Ci auguriamo che la nostra città riesca a portare avanti questo sogno: conseguire attraverso
economia e cultura obiettivi di crescita e cooperazione tra I popoli del sud e del nord del mondo.
E se riuscirà nell’impresa, una parte non piccola , come ha detto il Sindaco, sarà stata possibile
“grazie alle relazioni internazionali che la nostra città ha saputo costruire negli anni nell'Africa
australe” che siamo orgogliosi di aver toccato con mano, a scuola.
Scheda di approfondimento
1. Olga Riccò Fornaciari18 appartiene - insieme al marito – a una delle famiglie simbolo della solidarietà e dell'amicizia tra Reggio Emilia, il Mozambico e più complessivamente l'Africa Australe. La casa di Olga e Remo è sempre stata aperta ad accogliere decine di combattenti ed esuli dei movimenti di liberazione dei popoli dell'Africa Australe, tanto da essere definita anche "casa di latitanza" perché, al suo interno, hanno trovato rifugio leader dei movimenti africani che viaggiavano sotto falso nome per sfuggire ai servizi segreti dei paesi coloniali o del regime dell'apartheid. Olga, oltre ad accogliere, ha organizzato nella sua sala le cene di molti delegati di Anc, Frelimo e altri movimenti di liberazione, tanto che nella sua casa sono passati futuri Ministri e futuri Presidenti dei paesi africani. Inoltre dal 1973 ha ospitato per diversi anni Samito Machel, figlio del presidente mozambicano Samora. Samito è stato il primo bambino di colore a frequentare una scuola dell'infanzia a Reggio Emilia. Questa accoglienza generosa, l'ha portata ad accompagnare Samito in diversi viaggi verso altri paesi africani e a conoscere tutta la famiglia Machel,
16 Informazioni tratte dall’articolo on line dell’11/10/2016: Emilia.com e dalla registrazione del documentario #Africa
Re gentilmentefornitaci da Telereggio
17 24 Cit. 24Emilia.com 11/10/2016
18 Biografia a cura di Gianluca Grassi, Sviluppo economico e Internazionalizzazione del
Comune di Reggio nell'Emilia
diventando di fatto un membro allargato della famiglia e dei figli del leader Mozambicano. Un'amicizia che è proseguita negli anni e che le ha permesso di incontrare e conoscere grandi personalità artistiche sudafricane, da Miriam Makeba fino al Presidente Nelson Mandela. Olga è stata una delle poche rappresentanti italiane invitate a celebrare la cerimonia di indipendenza del Mozambico il 25 giugno 1975 ed è stata inoltre più volte personalmente invitata dal Presidente Samora Machel alle più importanti ricorrenze del paese.
Lavoro di
AUTUNNI RICCARDO, MATTIA RIZZIELLO, LIVIO CROTTI, SAMUELE GRASSELLI.
Fonti:
- Kitabu, collana editorial del tavolo Reggio Africa, consultabile anche on line
www.municipio.re.it/retecivica/urp/
- Reggio in Missione nelle Repubbliche del Sudafrica e del Mozambico,
http://www.24emilia.com/mobile/
- Documentario #Africa Re , registrazione fornita da Telereggio
CONCLUSIONI
Abbiamo iniziato la nostra ricerca citando la frase dell’archeologo Paul Matthieau,
abbiamo concluso parlando di un viaggio (una missione) di direzione, non solo
geografica, opposta a quella dei flussi migratori di cui abbiamo cercato di capire le
dinamiche.
I ragazzi hanno compreso che dai tempi più remoti l’uomo si sposta e migra quando
si trova di fronte ad uno squilibrio, pertanto l’unica possibile soluzione per
affrontare oggi un problema strutturale e non solo emergenziale, è sicuramente
cercare di arginare lo squilibrio.
La premessa per farlo deve certamente essere la conquista reale di diritti, pace e
stabilità politica in Paesi che l’Europa, o più in generale l’Occidente nel suo frenetico
benessere, non ha tempo di considerare; quei “diritti del mondo” su cui abbiamo
riflettuto nella prima parte della ricerca, sono un fondamento ineludibile.
Ma non basta, per proseguire è necessario investire su:
- un nuovo modello economico che tenga conto delle ricchezze culturali dei popoli e
del patrimonio che racchiudono. Economia e cultura, non economia contro cultura.
- una cooperazione internazionale lungimirante, non necessariamente gestita, a
rischio di rimanere pura astrazione, dai grandi trattati internazionali, ma che parta
dalle singole comunità, dagli individui e dalle risorse di cui dispongono e di cui
necessitano.
Classe II B, Prof.ssa Stella Caporale