FACILEreporter all'arrembaggio - un giornale di notizie dalla citta' e dal mondo fatto da ragazzi diversamente abili- un giornale dalla lettura facile contro tutte le barriere, anche linguistiche

diversamente FACILE giornale bollettino del progetto “fotoreporter all’arrembaggio”

un giornale dalla città e dal mondo redatto da ragazzi diversamenteabili

numero 6 / febbraio - aprile 2018stampato in 300 copie

presso la Tipografi ca, Bevagna (PG)ottobre 2016

redazione: Fabrizio, Stefano,

Gianfranco, Arianna, Lorenzo, Federico,Federico, Valerio, Pierluigi, Michela,

Maria Paola Giuli, Michela, Riccardo,Giuliana, Iacopo, Andrea, Mirco, Alvio, Paolo, Claudia

con la collaborazione diAntonella Ambrogi Tonti,

Nella Serafi ni, Graziella Furlotti, Patrizia Liviabella,

Silvia Giuli, Emanuele De Donno,Alice Mazzarella

e gli operatori Marta, Daniela e Nada progetto promosso da S.I.B.HA

in collaborazione con Ellelle, VIAINDUSTRIAE, A.I.P.D

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DIVERSAMENTE

VOLARE, AEREOMOBILE, AEREOPLANO, PILOTA, BUSSOLA, ALTIMETRO, CLOCHE, TRACCIATI, AEREONAUTICA MILITARE…PAROLE APPARENTEMENTE COMPLICATE PER NOI REPORTER, MA DIVENTATE FA-CILI AVENDO PER TRE GIORNI FREQUEN-TATO I PILOTI DI PICCOLI AEREI MILITARI CON I QUALI SI ESERCITANO DUECENTO RAGAZZI CHE FREQUENTANO IL CORSO DI CULTURA AEREONAUTICA PROMOSSO DALL’AEREONAUTICA MILITARE E SOSTE-NUTO DALLA AZIENDA DI FOLIGNO OMA (OFFICINE MECCANICHE AEREONAUTI-CHE) CHE HA COMPIUTO I SUOI PRIMI 70 ANNI.SENZA DUBBIO UNA BELLA ESPERIENZA CHE CI HA FATTO APPRENDERE NUOVE CONOSCENZE MA ANCHE SOCIALIZZARE. ERANO PRESENTI ALL’AEROPORTO RA-GAZZI CHE PROVENGONO DA PAESI MOL-TO LONTANI E STUDENTI MOLTO ATTENTI E CURIOSI DELL’UNIVERSITÀ DELLA TER-ZA ETÀ, INSOMMA È STATO VERAMENTE EMOZIONANTE INCONTRARE, FARCI CO-NOSCERE E CONOSCERE .ALCUNI DI NOI SONO SALITI SULL’AEREO

E LO HANNO PILOTATO, CERTAMENTE SENZA VOLARE DAVVE-RO!L’IMMAGINAZIONE CI HA CONDOTTO SU LUOGHI SCONOSCIUTI E QUESTA OPPORTUNITÀ CI HA FATTO SCONFIGGERE LA PAU-RA. LA PAURA DI SALIRE SU UN VELIVOLO! VI SEMBRA POCO?NON È STATO AFFATTO FACILE, MA CON L’AIUTO DI PILOTI GIO-VANI, ATTENTI AI NOSTRI PROBLEMI, GENTILI E MOLTO PA-ZIENTI SIAMO RIUSCITI A VINCERE.QUESTA ESPERIENZA CI HA FATTO RIFLETTERE E PENSARE CHE IN REALTÀ NON È COSÌ IMPORTANTE FARE COSE STREPITOSE; QUELLO CHE CONTA È ESSERE PRESENTI E COINVOLTI IN SI-TUAZIONI DIVERSE DAL QUOTIDIANO, E QUESTO CI HA FATTO VOLARE… VOLARE SU ALI CHE NON ESISTONO MATERIALMEN-TE MA CHE CI PERMETTONO DI LIBERARCI DI OSTACOLI E FRE-NI. ABBIAMO URLATO, BATTUTO LE MANI, CI SIAMO TENUTI PER MANO, ABBIAMO USATO L’EDUCAZIONE PER SALUTARE E RIN-GRAZIARE E... ABBIAMO VOLATO COME NON MAI, FELICI SU CIELI A NOI CONGENIALI E FAMILIARI. SUI CIELI DELLA DISPONIBILITÀ, DELL’ACCOGLIENZA, DELL’AT-TENZIONE.ABBIAMO FATTO TANTE FOTO, FIERI, ORGOGLIOSI DI AVER CONDIVISO TUTTO QUESTO CON I PILOTI: MARCO DETTO WET, STEFANO LO ZIO, ANTONIO IL COMPARE, MASSIMILIANO MAX, ROBERTO TOP... BELLA LA PASSIONE PER IL VOLO!UNA PASSIONE CHE TRAVOLGE E TI FA SENTIRE LIBERo... OS-SERVATE LE NOSTRE FOTO E CAPIRETE MEGLIO CIÒ CHE È SUC-CESSO!

LA O.M.A. (OFFICINE MECCANICHE AERONAUTICHE) COM-PIE QUESTO ANNO 70 ANNI, INFATTI IL 14 GENNAIO DEL 1948 È STATA ISCRITTA NEL REGISTRO DELLE IMPRESE, ALLA CAMERA DI COMMERCIO DI PERUGIA.QUESTO COMPLEANNO CI PERMETTE DI ANDARE INDIETRO NEL TEMPO FINO AI PRIMI DEL ‘900 PER SCOPRIRE CHI E PERCHÉ UN UOMO, UMBERTO TONTI, ALTO, BELLO, CON GRANDE CARISMA, AMICO DI TUTTI, CHE SE NE ANDAVA IN GIRO CON LA SUA GIACCA RIGOROSAMENTE APPOGGIA-TA SULLE SPALLE, UN UOMO CHE NON SAPEVA NULLA DI AE-REI, CON LE SUE RADICI BEN POSTE IN UN PICCOLO BORGO DI MONTAGNA DALLE ACQUE CRISTALLINE, RASIGLIA, AVESSE UN SOGNO: FONDARE E REALIZZARE UN’AZIENDA AERONAU-TICA.LA FAMIGLIA TONTI VIENE CITATA IN DOCUMENTI CHE PAR-LANO DI TINTURA DELLA LANA FIN DAL 1400 A RASIGLIA, QUINDI NON CI APPARE STRANO IL FATTO CHE UMBERTO TONTI POSSEDESSE UN LANIFICIO NEI PRIMI ANNI DEL ‘900 NEI PRESSI DELLA SORGENTE CAPOVENA, A RASIGLIA, IN CIMA AL PAESE. IN SEGUITO LO TRASFERÌ ALL’ENTRATA DEL PAESE E LO FECE PIÙ GRANDE, PIÙ LUMINOSO E LÌ, CON GRANDE INTUIZIO-NE, CREÒ PURE UNA CENTRALE ELETTRICA DI 350 CAVALLI, SFRUTTANDO LA GRANDE FORZA DELL’ ACQUA PER POTER ALIMENTARE I SUOI TELAI.IL LANIFICIO PRODUCEVA TESSUTI DI LANA DI VARI COLORI ANCHE PER L’ESERCITO.DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE I BOMBARDA-

FILI DI LANA DI MOLTI COLORI... ...ED IL CIELO

FILI DI LANA DI MOLTI COLORI... ...ED IL CIELO

MENTI TEDESCHI NON LO RISPARMIARONO MA LUI NON FER-MÒ MAI LA SUA PRODUZIONE.NON SI ARRESE, ANZI FECE NASCERE UNA PICCOLA OFFICI-NA, “LA PICCOLA FAVILLA”, SU QUELLO CHE ERA RIMASTO DEL LANIFICIO A CAPOVENA PER POTER AGGIUSTARE I SUOI TELAI.DI NOTTE CON LA BICICLETTA ED UN CARRO TRAINATO DA BUOI ANDAVA A FOLIGNO SUI RESTI DI UNA AZIENDA AERO-NAUTICA, CHE PER LUI ERA UN NEGOZIO A CIELO APERTO E COSÌ CARICAVA CIÒ CHE NECESSITAVA PER RIFORNIRE LA SUA PICCOLA OFFICINA.AL TERMINE DELLA GUERRA, CON LA RICOSTRUZIONE, RI-TENNE NECESSARIO TRASFERIRE IL LANIFICIO IN CITTÀ DOVE I SERVIZI ERANO A PORTATA DI MANO E LE VIE DI COMUNICA-ZIONE CERTAMENTE PIÙ FACILI.CON GRANDE DOLORE SI ALLONTANÒ DALLA SUA BELLA RASIGLIA SENZA DIMENTICARE I SUOI FEDELI OPERAI E OPE-RAIE, TANTO DA RICREARE IN LOCALITÀ SAN MAGNO, VICINO AL TOPINO, UN PICCOLO BORGO DOVE FECE ALLOGGI PER LA SUA NUMEROSA FAMIGLIA MA ANCHE PER ALCUNI DEI SUOI OPERAI.IL FIUME, IL NUOVO BORGO, I SUOI FAMILIARI, GLI OPERAI, IL LANIFICIO, UNA GRANDE FAMIGLIA CON I SUOI CONFLITTI, I MOMENTI DI SPENSIERATEZZA, I BAMBINI, LA CONFUSIONE, IL RUMORE FORTE DEI TELAI E UN GRANDE CORAGGIO, QUEL-LO CHE GLI PERMISE DI GUARDARE SEMPRE AVANTI.CON IL LANIFICIO VIENE TRASFERITA ANCHE LA PICCOLA OFFICINA CHE NEL FRATTEMPO OLTRE AD ACCOMODARE TELAI SI OCCUPAVA DI CERCARE LAVORO E QUESTO, INFAT-TI, ARRIVÒ.LA PICCOLA OFFICINA ERA DIVENTATA “GRANDE” INFATTI SI AGGIUDICÒ DI ULTIMARE LE LAVORAZIONI DI UN’AZIENDA

AERONAUTICA ORAMAI TRASFERITA A VARESE, LA AUSA MAC-CHI.SIAMO ARRIVATI AL 1948 QUANDO GRAZIE A LAVORI AERO-NAUTICI ASSEGNATEGLI QUEL BEL SIGNORE, VENUTO DALLA MONTAGNA CON FARE GENTILE E AFFASCINANTE, GUAR-DÒ AL CIELO E REALIZZÒ UN SOGNO: QUELLO DI FONDARE UN’AZIENDA AERONAUTICA.GRAZIE A QUEL FILO DI LANA CHE HA LEGATO NEL TEMPO TANTE PERSONE, DIVERSE TRA LORO MA UNITE NEL LAVORO, NELL’IMPEGNO, NEL SACRIFICIO, UMBERTO TONTI HA POTUTO SOGNARE E REALIZZARE UN’AZIENDA CHE VIVE DA TRE GENE-RAZIONI, IMPIEGA PIÙ DI SEICENTO PERSONE, CHE NON HA DIMENTICATO LE SUE RADICI CHE SONO BENE ANCORATE AL TERRENO E ALL’ACQUA DI SORGENTE CHE CON ORGOGLIO GUARDA AVANTI, AL FUTURO, INVESTENDO NELLA RICERCA E NELLO SVILUPPO, SENZA MAI DIMENTICARE “QUEL FILO MUL-TICOLORE” DEL RISPETTO E DEI RAPPORTI UMANI.

SI DICE CHE IL CANE SIA IL MIGLIOR AMICO DELL’UOMO ED È VERO, TANTO CHE ANCHE STU-DI SCIENTIFICI HANNO RICERCATO LE RAGIONI DI QUESTA AFFERMAZIONE. AD ESEMPIO, LA PRIN-CETON UNIVERSITY HA SVILUPPATO UNA RICER-CA, PUBBLICATA SU SCIENCE ADVANCES, PER CUI SONO LE CARATTERISTICHE GENETICHE A RENDERE IL CANE PARTICOLARMENTE SOCIEVOLE E QUESTO POTREBBE AVER AIUTATO IL SUO ADDOMESTICAMENTO E LO SVILUPPO DEL PARTICO-LARE RAPPORTO CON L’ESSE-RE UMANO.SPIEGA ANCORA LA SCIEN-ZA CHE L’INDOLE DELL’ANI-MALE È DI SOTTOMETTERSI ALLA VOLONTÀ DEL PADRONE E QUESTO CONDUCE A QUEL SENTIMENTO INCONDIZIONA-TO CHE CI FA RICONOSCERE IN LUI IL NOSTRO MIGLIORE AMICO.MA NON VICEVERSA. CIOÈ L’ESSERE UMANO NON È A SUA VOLTA IL MIGLIO-RE AMICO DEL CANE. LO SI VEDE AD OGNI ESTATE, QUANDO NELLE STRADE VENGONO ABBANDONATI CANI CHE, PRESI DA CUC-CIOLI PER IL DIVERTIMENTO DI BAMBINI E ADUL-TI, IMPROVVISAMENTE CRESCIUTI DIVENTANO UN PESO DA SCARICARE. È EVIDENTE DALLE NOTIZIE DI MALTRATTAMENTI E DI VIOLENZA VERSO QUE-STI ANIMALI CHE FINO ALL’ULTIMO DIMOSTRANO

NON VICEVERSA; PARTIAMO DALL’ABC...

NON VICEVERSA; PARTIAMO DALL’ABC...

FIDUCIA VERSO IL GENERE UMANO. LO SI COMPRENDE DALLA SCARSA CULTURA DEL NOSTRO PAESE NELLA GE-STIONE DEI CANI, SIA QUELLI ACCOLTI IN FAMIGLIA SIA QUELLI TENUTI IN CANILE.SEMBRA CHE PER L’ESSERE UMANO SIA IMPOSSIBI-LE COMPRENDERE ALTRI BISOGNI DIVERSI DAI PROPRI E CHE PER GLI ITALIANI IN PARTICOLARE SIA MOLTO DIFFICILE ADEGUARE IL PROPRIO COMPORTAMENTO AL RISPETTO DEGLI ALTRI, UMANI O ANIMALI CHE SIANO.COSA INTENDIAMO DIRE CON QUESTO? CHE PERSINO CHI POSSIEDE DEI CANI ED È CONVINTO DI AMARLI A VOLTE NON LI RISPETTA. SÌ, PERCHÉ AVERE UN CANE NON È SOLO RICEVERE LE FESTE CHE TI FA QUANDO TORNI A CASA ED ALLUNGARGLI LA CIOTOLA DI CIBO E MAGARI UNA CAREZZA DISTRATTA.VIVERE CON UN CANE SIGNIFICA IMPARARE A CONO-SCERLO E RISPETTARE LA SUA IDENTITÀ E LE SUE NE-CESSITÀ; VUOL DIRE ANCHE IMPEGNARSI PERCHÉ POS-SA ESSERE ACCETTATO E MAGARI AMATO ANCHE DAGLI ALTRI.QUANDO SI PASSEGGIA CON IL PROPRIO CANE, AD ESEMPIO, RAC-COGLIERE I SUOI ESCREMENTI È UN ATTO DI CIVILTÀ BASILARE, DI RISPETTO VERSO GLI ALTRI E L’AMBIENTE, MA ANCHE DEL PRO-PRIO CANE. ATTRAVERSO QUESTO GESTO, INFATTI, RENDIAMO PACI-FICA LA CONVIVENZA TRA L’ANI-MALE E LE PERSONE ED EVITIA-MO CHE ALTRI SVILUPPINO FORME DI INTOLLERANZA VERSO I CANI SOLO PERCHÉ HANNO INAVVERTI-

TAMENTE PESTATO QUEL BEL RICORDINO LASCIA-TO SUL MARCIAPIE-DE DA TE, POSSESSORE DELLA BESTIOLA.ANCHE QUANDO SI LA-SCIA IL CANE IN GIAR-DINO, ALTRO ESEMPIO, È ESSENZIALE DEDICAR-GLI TEMPO E ATTENZIO-NE. UN CANE CHE GIOCA CON IL SUO PADRONE NON È UN CANE ANNO-IATO E DIFFICILMENTE ABBAIA TUTTO IL TEMPO DANDO FASTIDIO AI VICI-NI. ALLORA, ECCO PERCHÉ PARTIAMO DALL’ABC. VO-GLIAMO CHE I CANI SIANO AMATI E NON PIÙ MAL-TRATTATI E PERCHÉ QUESTO SIA POSSIBILE DEVO-NO ESSERE COMPRESI. QUANTI DI NOI CAPISCONO DAVVERO I CANI? QUALCUNO DIRÀ “CHE CI VUOLE A CAPIRLI?” SÌ, MAGARI È FACILE CAPIRE IL BARBON-CINO. IN REALTÀ NON È COSÌ SCONTATO, È CHE SEM-PLICEMENTE CI SONO TIPI DI CANI CHE SE ANCHE NON LI CAPISCI TI CREANO POCHI PROBLEMI, MEN-TRE ALTRI TIPI DI CANI A NON CAPIRLI PUÒ DIVEN-TARE UNA FACCENDA SERIA, COME A VOLTE AVVIENE NEI CASI DI AGGRESSIONE CHE CONQUISTANO LE PAGINE DEI GIORNALI.PER COMPRENDERLI, E RISPETTARLI, È NECESSARIO CONOSCERE IL LORO LINGUAGGIO E SI APRE, COSÌ, UN MONDO FANTASTICO E ANCHE DIVERTENTE. IL CANE COMUNICA CON LE ESPRESSIONI E CON IL CORPO, PROPRIO COME NOI D’ALTRONDE. A VOLTE VIENE DA PENSARE CHE DOVREMMO TUTTI IMPARARE IL SIGNIFICATO DEI GESTI, DELLA MIMICA FACCIALE E DELLA POSTURA CHE USIAMO ANCHE NOI ESSERI

UMANI E POTREMMO RISPARMIARCI UN PO’ DI DELU-SIONI E DI ARRABBIATURE A POSTERIORI.TORNANDO AL NOSTRO AMICO CANE, ANCHE LUI SI AF-FIDA AI NOSTRI GESTI ED ALLE NOSTRE ESPRESSIONI PER CAPIRCI. È ASSODATO CHE CON LA CONVIVENZA IMPARANO ANCHE ALCUNI TERMINI, MA SE DICIAMO UNA PAROLA E FACCIAMO UN GESTO OPPOSTO IL NO-STRO AMICO A QUATTRO ZAMPE RIMARRÀ QUANTO MENO UN PO’ PERPLESSO E NON RISPONDERÀ AL LIN-GUAGGIO VERBALE. IL CANE HA I SUOI “SEGNALI DI PACE”. BELLA ESPRES-SIONE VERO? SONO VERI E PROPRI SEGNALI DI PACE CON CUI IL CANE COMUNICA AFFETTO E SOTTOMIS-SIONE. L’ASPETTO DELLA SOTTOMISSIONE È DA TENERE SEMPRE PRESENTE PERCHÉ IL CANE STABILISCE LE SUE RELAZIONI IN SCALA GERARCHICA E L’AFFETTO PER IL PADRONE È LEGATO ANCHE AL RICONOSCIMENTO DEL-LA SUA POSIZIONE DI SUPREMAZIA NELLA GERARCHIA DEL BRANCO (ED IL BRANCO, RENDIAMOCENE CONTO, SIAMO NOI, OSSIA LA FAMIGLIA IN CUI VIVE). CHE NON È COME PER NOI RICONOSCERE QUELL’ANTIPATI-CO DEL CAPO UFFICIO O DEL MEGA DIRIGENTE, TANTO PER INTENDERCI, CHE SEMBRANO AVERE COME UNICO SCOPO DELLA VITA QUELLO DI SENTIRSI QUALCUNO. USCIAMO DAGLI UMORI UMANI E CAPIAMO CHE PER GLI ANIMALI LA SCALA GERARCHICA È FONDAMEN-TALE PERCHÉ DEFINISCE I RUOLI E LA POSIZIONE DI CIASCUNO NEL BRANCO, CON QUESTO STABILENDO, POTREMMO DIRE, UNA CONVIVEN-ZA DECISAMENTE PIÙ DEMOCRATI-CA E CIVILE DELLA NOSTRA ATTUA-LE.HA ANCHE I SUOI CHIARI SEGNALI DI MINACCIA E DI ATTACCO. NON ALLUNGHIAMO SUBITO LA MANO

VERSO UN CANE SENZA PRIMA AVER OSSERVATO LA SUA POSTURA E LE SUE ESPRESSIONI, ESSERCI FATTI ANNUSARE E RICONOSCERE CHE NON SIAMO UN PERI-COLO PER LUI.UN BELLO SBADIGLIO È UN SEGNO DI PACE E DI RI-CONCILIAZIONE.UNA LECCATA DI NASO (IL PROPRIO, NON IL NOSTRO…) È UN SEGNO DI PACE E DI RILASSATEZZA.ANCHE RIVOLGERE LO SGUARDO ALTROVE STA A SIGNI-FICARE CHE NON VUOLE FARE CANIZZA CON VOI, PER-CHÉ VICEVERSA PUNTARE LO SGUARDO DRITTO ADDOS-SO A QUALCUNO, ANIMALE O UMANO CHE SIA, PER IL CANE È UN SEGNO DI SFIDA E DI MINACCIA.PERCIÒ ACCADE CHE, SE IL CANE SA DI AVER FAT-TO QUALCOSA A VOI NON GRADITO, GIÀ AL VOSTRO SGUARDO E PRIMA DI OGNI RIMPROVERO VI DELIZIE-RÀ CON LA SERIE DI SEGNALI IN SEQUENZA E STA A VOI A QUEL PUNTO RIUSCIRE A MANTENERE L’INFLES-SIBILITÀ DEL CAPO E NON SCOPPIARE A RIDERE.OSSERVATE LE ORECCHIE. SONO COME LE BANDIERINE DELLE NAVI. ORECCHIE DRITTE: ATTENZIONE E ASCOLTOORECCHIE INDIETRO APPIATTITE: SOTTOMISSIONE E PIACERE ORECCHIE UNA DI QUA E UNA DI LÀ, UN PO’ SU E UN PO’ GIÙ E ANCHE DI LATO, TUTTE LE VARIABILI SONO SFUMATURE CHE CON TEMPO E CON AMORE IMPARERE-TE A INTERPRETARE.GUARDATE GLI OCCHI. RICORDATEVI CAPPUCCETTO ROSSO.OCCHI SOCCHIUSI: PIACERE E SOTTOMISSIONE. ABBI-NATI ALLE ORECCHIE INDIETRO È IL TOP.OCCHI APERTI E SGUARDO FISSO NEGLI OCCHI: OC-CHIO, VI STA SFIDANDO E POTREBBE ESSERE UNA MI-NACCIA. CONTROLLATE LA POSTURA E LA CODA. UN CANE IM-PAURITO SI RICONOSCE FACILMENTE: SE LA CODA È

BASSA TRA LE ZAMPE, IL CORPO È TESO E LA PAR-TE POSTERIORE ABBASSATA, QUELLE ORECCHIE BASSE NON SONO PIÙ UN SEGNALE DI PACE, TUTTA LA PO-STURA STA AD INDICARE CHIARAMENTE CHE IL CANE HA PAURA, È MOLTO SPAVENTATO E PUÒ ESSERE PER-CIÒ MOLTO AGGRESSIVO PER DIFENDERSI.LA POSTURA DEL CANE È LEGATA AL SUO STATO EMO-TIVO ED ANCHE ALLA POSIZIONE GERARCHICA NEL BRANCO. COME PER QUALSIASI ANIMALE CHE DIVENTA PIÙ GRANDE PER SEMBRARE PIÙ MINACCIOSO, ANCHE IL CANE HA POSTURE AMICHEVOLI CHE RIDUCONO LA PERCEZIONE DELLE SUE DIMENSIONI E POSTURE MI-NACCIOSE CHE HANNO LO SCOPO DI FARLO SEMBRARE DI DIMENSIONI MAGGIORI.QUANDO IL CANE SI RUZZOLA IN TERRA, SCOPRE PAN-CIA E GOLA STA COMPIENDO NEI VOSTRI CONFRON-TI IL MASSIMO GESTO DI SOTTOMISSIONE DATO CHE SCOPRE LE PARTI PIÙ VULNERABILI CHE VENGONO AT-TACCATE IN CASO DI SCONTRO.PER QUESTA RAGIONE, ANCHE IL CLASSICO PAT PAT SULLA TESTA NON È PER IL CANE UN GESTO DI COSÌ PIACEVOLE AFFETTO, È PIUTTOSTO UN GESTO DI SU-PREMAZIA DA PARTE VOSTRA. GRADIREBBE DI PIÙ UNA GRATTATINA SULLA SCHIENA, UNA CAREZZA SUL LATO DEL CORPO.E COMUNQUE SE VI ALLUNGA LA ZAMPA, IL SEGNALE È QUELLO CHE È, VI STA CHIAMANDO E STA SOLLECI-TANDO LA VOSTRA ATTENZIONE. UNO SGUARDO, UNA CAREZZA, UN SORRISO E UN LANCIO DI PALLA, UN PO’ DI VOI E DEL VOSTRO TEMPO È TUTTO CIÒ CHE VUOLE.

IL BEL GIARDINO DELLA ZIA TITTI

IN UN PICCOLO PAESE VICINO A FOLIGNO ABITA UNA BELLA SIGNORA, CON UN FARE ELEGANTE E MOLTO GENTILE. VIVE DA TANTI ANNI SULLE MURA DELLA SUO PAE-SE, LA SUA CASA QUINDI È DISPOSTA SU DUE PIANI ED HA UN GIARDINO SOSPESO, CIRCONDATO DA PIE-TRE E MURA. NON È ALL’INGLESE, NON ALL’ITALIA-NA, MA È UN GIARDINO DOVE REGNA LA LIBERTÀ, E DOVE OGNI FIORE, OGNI PIANTA PARLA, RACCONTA LA STORIA SUA E DELLA SUA FAMIGLIA.CI SONO ANCORA DELLE VECCHIE VITI CHE PRODUCO-NO UVA DOLCISSIMA E ALLA FINE DELL’ESTATE RI-COPRONO I PERGOLATI DI FRUTTI E DI FOGLIE DI OGNI COLORE. IL GIARDINO HA ANCORA DEI PICCOLI VIALI RICO-PERTI DI CIOTTOLI MA, ATTENZIONE !!!! BISOGNA FARE ATTENZIONE QUANDO VI CI SI CAMMINA SOPRA, PERCHÉ IN QUESTO PERIODO DELL’ANNO ESCONO DAL-LA TERRA SONNACCHIOSE LE TARTARUGHE CHE POPO-LANO IL GIARDINO IN OGNI DOVE.SE NE POSSONO INCONTRARE PICCOLE, COSÌ PICCOLE COME IL POLLICE DI UNA MANO E GRANDI COME UNA PICCOLA COLLINA IN MOVIMENTO.OGNUNA HA LA SUA STORIA E LA ZIA TITTI TE LA PUÒ RACCONTARE; CE NE È UNA COSÌ VECCHIA CHE È SOPRAVVISSUTA A TRE GENERAZIONI.

UN GIORNO, UNA PICCOLA TARTARUGA BIRICHINA HA OLTREPASSATO, NON SI SA COME, IL MURO DI RE-CENSIONE. È STATA OSPITATA DA UNA VICINA CHE DOPO ALCUNI GIORNI È STATA COSTRETTA A CHIAMA-RE IN SOCCORSO LA ZIA TITTI PERCHÉ NON MANGIA-VA E NON TIRAVA FUORI LA TESTA DAL GUSCIO.È BASTATA LA VOCE DELLA ZIA TITTI, UNA CAREZ-ZA, UNA FOGLIA FRESCA DI LATTUGA E LA PICCOLA TARTARUGA HA TIRATO FUORI CURIOSA LA TESTOLI-NA, LA SIGNORA CHE LA OSPITAVA SI È ARRESA E L’HA RESTITUITA ALLA PROPRIETARIA E LEI COSÌ È TORNATA IN QUEL GIARDINO DOVE LE COSE RACCON-TANO.LE TARTARUGHE NON SONO LE UNICHE OSPITI DEL-LA ZIA TITTI, CI SONO ANCHE I GATTI SORNIONI, TUTTI RANDAGI. LA BELLA SIGNORA LI ACCUDISCE E LI COCCOLA MA CE NE È UNO IN PARTICOLARE CHE NON LA LASCIA MAI.È LUI CHE LE HA INDICATO IL MALE, QUEL TERRI-BILE MALE E LEI NE È OGNI GIORNO GRATA, RICOM-PENSANDOLO CON BUONI BOCCONCINI E TANTE CAREZ-ZE. I GATTI IN QUESTO GIARDINO SONO COME LE TARTA-RUGHE, TANTI, EDUCATI, SILENZIOSI, COCCOLOSI, BELLI E REGALI E TUTTO STA INTORNO A LORO CON UN CERTO RISPETTO.PROTAGONISTI INDISCUSSI DELLA CASA E DEL GIAR-DINO MA SEMPRE CON MOLTO GARBO.LA ZIA TITTI NON PUÒ VIVERE SENZA I SUOI ANI-MALI E NON LI LASCIA MAI E SE QUALCUNO GLIELI MALI E NON LI LASCIA MAI E SE QUALCUNO GLIELI

CHIEDE IN REGALO, NON LI LASCIA ANDARE PER-CHÉ NON È SICURA CHE VENGANO ACCUDITI NEL MODO GIUSTO.UNA BELLA SIGNORA I SUOI GATTI E LE TARTARU-GHE, TANTE TARTARUGHE, UNA VITA DEDICATA A LORO CON DELICATEZZA, GARBO E TANTO AMORE.TANTE VOLTE NOI REPORTER CI PROPONIAMO DI AN-DARLA A TROVARE CHISSÀ CHE……..QUESTA STORIA CI HA FATTO RICORDARE CHE ANCHE FRA NOI REPORTER ……..MATTEO HA UN CANE DI NOME STELLA CHE ACCUDISCE CON AMORE, DANDOGLI DA MANGIARE E ACCAREZZANDOLO, LA SUA MAMMA LO CHIAMA CON UN FISCHIETTO.FRANCESCO HA UN GATTO CHE SI CHIAMA MILÙ È DOLCISSIMO, NON GRAFFIA ,GLI FA COMPAGNIA E HA IL PELO DI COLORE MARRONE.GIANFRANCO AMA I CAVALLI E CON LORO FACEVA IP-POTERAPIA, È STATO CAMPIONE REGIONALE E PER LA SUA PASSIONE ACQUISTA E LEGGE LIBRI SU DI LORO.LA COOPERATIVA ELLELLE HA UN BEL CANE DI NOME LEA ALLA QUALE TUTTI SONO AFFEZIONATISSIMI MA LEI RISPONDE IMMEDIATAMENTE SOLO A STEFANO E GIANFRANCO.CINZIA HA UN CANE DI NOME MINÙ, TROVATELLA DEL CANILE DI ASSISI.

STEFANO CONOSCE I CANI PERCHÉ LA SUA FAMIGLIA ALLEVA CANI DA TARTUFO.GLI ANIMALI SONO PER NOI COMPAGNI DI VITA, SONO FAMIGLIA, CI FANNO COMPAGNIA, CI DONA-NO AFFETTO, CI PROTEGGONO, CI VOGLIONO TANTO BENE, SENZA CHIEDERE NULLA IN CAMBIO, SOLO UN PO’ DI CIBO E NOI GLI DOBBIAMO RISPETTO.CI SONO TANTI ANIMALI CHE SONO STATI ABBANDO-NATI, I LORO OCCHI SARANNO SEGNATI PER SEM-PRE DA QUEL DOLORE, GLI ANIMALI NON SONO COSE, SONO PICCOLI CUORI IN CERCA DI AMORE E QUANDO LO TROVANO NON LO LASCIANO PIÙ!

I miei animali piu amati sono una dolce gattina bianca e nera di nome Pallina, vuole sempre venire sulle mie ginocchia quando faccio i compiti, non miagola ma fa tante fusa. Poi c e Lester, un bellissimo labrador nero; con me e sempre dolcissimo e quando sono nella mia camera a giocare con il computer si mette sotto la mia seggiola tutto sdraiato. Quando esco non vedo l‘ora di tornare a casa per gioca-re con loro, anche perche Lester si offende ogni volta che non lo portiamo con noi ma scodinzola felice quan-do ci vede tornare.

Chiara

loro per me sono i miei cuccioli e gli voglio bene! per me sono i miei tesori.

pamela

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‘‘ ‘

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ecco i nostri animali!

chiara e pallina

chiara e lester

AMIAMO I NOSTRI AMICI!

chiara e pallina

chiara e lesterpierluigi e il suo gattino

pamela e i suoi cuccioli

lorenzo e bernie

“IO HO FATTO QUESTO, IO HO FATTO QUEST’ALTRO”QUANTE VOLTE CI CAPITA DI INIZIARE LA FRASE CON IO. IN EFFETTI, NELLA NOSTRA LINGUA NON È NECESSARIO MET-TERE IL PRONOME PERSONALE ALL’INIZIO DI OGNI FRASE E LO SI FA PER DARE RILIEVO AL SOGGETTO, OSSIA ALLA PER-SONA CHE COMMETTE L’AZIONE, AD ESEMPIO SE È IN CON-TRAPPOSIZIONE: “TU AMI IL MARE E IO AMO LA MONTAGNA”.RICORDO BENE, PERÒ, CHE AI TEMPI DELLA SCUOLA ELE-MENTARE CERTE REGOLE DELLO SCRIVERE E DEL PARLARE, CHE POI IN GENERALE RIGUARDANO LA COMUNICAZIONE, VENIVANO SUBITO MESSE IN CHIARO E MAI DIMENTICATE. TRA QUESTE: NON PARLARE IN PRIMA PERSONA QUANDO CI SI RIFERISCE A UN QUALCOSA CHE RIGUARDA TUTTI. FAC-CIAMO UN ESEMPIO CONCRETO, PER CAPIRCI MEGLIO, DI VITA QUOTIDIANA. SIAMO IN UFFICIO O IN CLASSE E STIAMO ESEGUENDO UN LAVORO O UN COMPITO CON I COLLEGHI O I COMPAGNI ED UNO DI NOI RIFERISCE AD ALTRI QUELLO CHE ABBIAMO FATTO. BENE, QUELLA PERSONA DOVRÀ PARLARE IN PRIMA PERSONA PLURALE “NOI” E MAI IN PRIMA PERSO-NALE SINGOLARE “IO” ED È EVIDENTE IL PERCHÉ, DATO CHE STA ILLUSTRANDO UN LAVORO DI GRUPPO E PERCIÒ PARLA A NOME DI TUTTI. CHI, IN QUESTO CASO COME IN ALTRE SITUAZIONI SIMILI, CONTINUA A PARLARE COME SE FOSSE L’UNICA PERSO-NA AL MONDO SEMBRA QUASI MANIFESTARE ALTRO. EH SÌ, PARE PROPRIO STIA DICENDO CHE CONSIDERA SE STESSO PREVALENTE RISPETTO AGLI ALTRI OPPURE CHE NON PEN-SA AFFATTO DI ESSERLO MA VORREBBE SENTIRSI COSÌ E HA BISOGNO DI QUESTI MEZZI PER AFFERMARE LA PROPRIA PERSONA. MI VIENE ANCHE DA PENSARE CHE “IO” FA RIMA CON “DIO”, STESSE DUE LETTERE SU TRE IN EFFETTI, E LA COSA, COME DIRE, SUONA UN PO’ INQUIETANTE. D’ACCORDO, È PSICOLO-GIA SPICCIOLA, MA FUNZIONA, PERCHÉ IL MODO CON CUI COMUNICHIAMO È IL SEGNALE DI COME CI RAPPORTIAMO

IO =

CON GLI ALTRI E IN PARTICOLARE LA COMUNICAZIONE IN-DIRETTA, OSSIA QUEI GESTI E QUELLE PAROLE COMPIUTI E DETTI COSÌ PER ISTINTO, QUASI PER CASO, DICE PROPRIO CIÒ CHE SIAMO.COME PER L’ALTRA REGOLETTA DEI TEMPI ANDATI: SE NEL-LA FRASE CI SONO IO E ALTRI SOGGETTI, IL PRIMO PRONO-ME PERSONALE VA DOPO. “IL MIO AMICO ED IO ANDIAMO AL CINEMA”, NON “IO ED IL MIO AMICO ANDIAMO AL CINEMA”, CHIARO NO?SÌ, È CHIARO CHE SEMBRI PIUTTOSTO UNA REGOLA DI VITA E CHE NON SIA SOLO UNA QUESTIONE FORMALE. PERCHÉ SE LA LINGUA ITALIANA È BELLISSIMA E LE PAROLE HAN-NO SEMPRE UN SENSO E OGNUNA HA UNA SUA SOSTANZA, ANCHE COME METTERLE NELLA FRASE HA UN SIGNIFICA-TO. QUELL’IO IN SECONDO PIANO CI PARLA DI UN MONDO IN CUI SI DÀ IMPORTANZA ALL’ALTRO PRIMA CHE A SE STESSI E QUESTO SIGNIFICA CHE SI È IN GRADO DI ASCOLTARE L’AL-TRO E NON SOLO LA PROPRIA VOCE. CANTA DANTE IN UN SONETTO:

“GUIDO, I’ VORREI CHE TU E LAPO ED IO FOSSIMO PRESI PER INCANTAMENTO, E MESSI IN UN VASEL, CH’AD OGNI VENTO PER MARE ANDASSE AL VOLER VOSTRO E MIO, SI` CHE FORTUNA OD ALTRO TEMPO RIO NON CI POTESSE DARE IMPEDIMENTO ANZI, VIVENDO SEMPRE IN UN TALENTO, DI STARE INSIEME CRESCESSE ‘L DISIO.”

E, AL DI LÀ DELLE RIME, NON DITE CHE “IO, LAPO E TU” SA-REBBE STATO UGUALMENTE MUSICALE E SIGNIFICATIVO.UN MONDO SUPERATO, FORSE VIENE DA DIRE. SIA NEL MODO DI PARLARE E SCRIVERE CHE IN QUELLO DI RAPPOR-TARSI CON GLI ALTRI.TUTTAVIA, SE PARLARE E SCRIVERE SECONDO CERTE RE-

= DIO

GOLE PUÒ SEMBRARE UNA FORMALITÀ ECCESSIVA IN QUE-STO NOSTRO TEMPO COSÌ MORDI E FUGGI, DI CERTO LA SO-STANZA CHE STA DIETRO LA COSTRUZIONE FORMALE DELLA FRASE NON DOVREBBE PASSARE DI MODA. SEMBRA QUASI SCONTATO INVECE GIUNGERE ALLA CONCLUSIONE CHE MAI PRIMA D’OGGI QUESTO MODO DI COMUNICARE COSÌ COME DI RAPPORTARSI CON GLI ALTRI È VENUTO MENO.L’AFFERMAZIONE DELL’IO, DELLA PROPRIA IDENTITÀ IN CON-TRAPPOSIZIONE A QUELLA ALTRUI, DELLE PROPRIE ESIGEN-ZE DIVENTATE BISOGNI PREDOMINANTI SU QUELLI DEGLI ALTRI SEMBRA LA NUOVA REGOLA CHE TRASPARE DALLE ABITUDINI DI VITA QUOTIDIANA E DÀ IL SEGNO DI UNA DIFFU-SIONE RADICALIZZATA NELLA NOSTRA STESSA CULTURA.TALMENTE PERMEATA CHE MAGARI NEANCHE CE NE AC-CORGIAMO, ANCHE SE QUELL’IO È INGOMBRANTE QUANTO UNA MONGOLFIERA, PERCHÉ SI NASCONDE DIETRO PICCO-LE AZIONI CUI SI TENDE A NON DARE PIÙ PESO PER ABITU-DINE O CHE SI PREDILIGONO PERCHÉ FANNO SEMBRARE PIÙ SCALTRI.C’È UN IO URLATO DENTRO L’AUTOMOBILE CHE NON SI FER-MA ALLE STRISCE PEDONALI, IGNORA I SEGNALI STRADALI, PARCHEGGIA IMPEDENDO IL PASSAGGIO DEI PEDONI, OCCU-PA IL POSTO RISERVATO AI DISABILI. CE N’È UN ALTRO NELLA LATTINA BUTTATA A TERRA CON NONCURANZA, NELLA CARTA DELLA PIZZA LASCIATA DOVE CAPITA, NELLA CHEWING GUM APPICCICATA IN GIRO PER DI-VERTIMENTO.UN IO PIENO DI SÉ E INDIFFERENTE CHE NON CEDE IL POSTO IN AUTOBUS A UNA PERSONA ANZIANA.TALMENTE TANTI QUESTI IO SMISURATI CHE QUANDO QUAL-CUNO SI FERMA PER TEMPO SULLE STRISCE, SI METTE DI LATO E TI LASCIA IL PASSO IN UN PUNTO STRETTO, SORRIDE E RINGRAZIA, INSOMMA SI COMPORTA DA IO CHE È PARTE DI UN NOI, QUASI QUASI MI COMMUOVO E LO VORREI ABBRAC-CIARE E DIRGLI “TU ED IO SIAMO DELLO STESSO MONDO”.

Un bellissimo film italiano degli anni ‘60 affronta questo tema in modo ironico e profondo, con protagonisti i più grandi attori del cinema italiano: Nino Manfredi, Gina Lollobrigida, Vittorio De Sica, Marcello Mastroianni, Walter Chiari e Vittorio Caprioli.

IO, IO, IO... E GLI ALTRI è un film commedia del 1966, diretto da Alessandro Bla-setti.Un’inchiesta sull’egoismo umano si trasforma in una confessione. L’autore inve-ce che indagare su altre persone finisce per sostituirsi a loro e a rivedere i suoi atteggiamenti verso gli altri.Comprenderà, alla fine del suo lavoro, che la vita va vissuta anche e soprattutto in funzione degli altri.

“ È proprio vero che l’uomo nasce con la vocazione del padreterno. Basta che metta piede su una pedana. E certo però che pedana, palco, balcone... io su e tutti gli altri giù.”

Sandro (Walter Chiari)

LA REDAZIONE DI DIVERSAMENTE FACILE AUGURA A TUTTI UNA BUONA ESTATE CON QUESTA SPLENDIDA POESIA DI ARTHUR RIMBAUD!