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ECONOMIA CONOMIA A AZIENDALE ZIENDALE MANUALE PARTICOLARE DELLA DISCIPLINA (M.P.D.) ESAME DI ECONOMIA AZIENDALE UNIVERSITADEGLI STUDI DI BERGAMO CATTEDRA PROFESSORI: CLAUDIA ROSSI, CRISTIANA CATTANEO, ANTONIO AMADUZZI, STEFANIA SERVALLI 1

DISPENSA ECONOMIA AZIENDALE - Tesionline - Il più grande database delle Tesi di ...  · Web view2004-07-22 · Esame di . Economia Aziendale. Universita’ degli Studi di Bergamo

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

MANUALE PARTICOLARE DELLA DISCIPLINA (M.P.D.)

ESAME DI ECONOMIA AZIENDALE

UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BERGAMO

CATTEDRA PROFESSORI: CLAUDIA ROSSI, CRISTIANA CATTANEO, ANTONIO AMADUZZI, STEFANIA SERVALLI

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

INTRODUZIONE AL CORSO

Il presente manuale ha come obiettivi d’apprendimento di fornire i concetti fondamentali finalizzati alla comprensione del sistema aziendale e delle grandezze che lo caratterizzano. Le Unità didattiche di seguito considerate e gli argomenti che verranno trattati riguardano:

1. L’economia e il problema economico : Il problema economico nella sua generalità; L’essenza e la posizione del problema economico nello spazio e nel tempo (obiettivi, mezzi a disposizione e soluzioni alternative); Gli aspetti oggettivi, soggettivi ed extraeconomici del problema economico.

2. L’azienda ed il suo governo : Il concetto di azienda nelle diverse scienze e negli studi di economia aziendale (differenze con la Microeconomia, la Macroeconomia e la Scienza delle Finanze); Periodi dell’evoluzione aziendale (Giuseppe Cerboni, Fabio Besta, Gino Zappa, Alberto Seccherelli, Aldo Amaduzzi), La ragioneria e l’economia aziendale; L’amministrazione dell’azienda (Organizzazione, gestione, controllo); La classificazione delle aziende (spazio geografico, soggetto d’impresa, legislazione vigente, figure di soggetto, il fine aziendale, condizione giuridica del soggetto).

3. L’azienda di produzione in fase di istituzione : L’attività dell’azienda di produzione; La nozione di capitale nelle aziende di produzione; Il capitale iniziale dell’azienda di produzione; Lo schema dell’attività complessiva del sistema azienda (il circuito dei finanziamenti ed il circuito della produzione); Il capitale d’esercizio nelle aziende di produzione; Il capitale di funzionamento; Il capitale d’apporto; Il capitale di liquidazione; Il reddito d’esercizio nelle aziende di produzione; La nozione di reddito globale; La nozione di reddito d’esercizio; I procedimenti per la determinazione del reddito di esercizio; I tipici componenti del reddito di esercizio; i prudenziali valori limite nella stima dei tipici componenti del reddito di esercizio.

4. L’equilibrio aziendale ed il suo modello : La teoria dell’equilibrio aziendale; Il sistema delle condizioni di equilibrio di lungo (Equazione Economica, Equazione del Fabbisogno Finanziario Totale, Equazione degli Accertamenti e degli Impegni, Equazione di Cassa); Il sistema delle condizioni di equilibrio di breve (Equazione Economica, Equazione del Capitale, Equazione degli Accertamenti e degli Impegni, Equazione di Cassa); Modalità applicative.

5. Il metodo contabile per il controllo del sistema aziendale (cenni) : Il metodo contabile; Il conto; Il metodo di scrittura della partita doppia e le sue leggi.

6. L’azienda di erogazione: L’azienda di erogazione nella sua composita gestione (esclusività dell’attività, natura del soggetto economico, elementi del patrimonio); La formazione del risultato nell’azienda di erogazione.

Al termine delle unità didattiche II – III – IV – VI verranno proposti delle domande e degli esercizi il cui superamento è fondamentale per poter accedere ai concetti dell’unità successiva.

Bergamo, il 11/07/2004

Buon Lavoro

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UNITA’ DIDATTICA I

L’ECONOMIA E IL PROBLEMA ECONOMICO

1.1 IL PROBLEMA ECONOMICO NELLA SUA GENERALITA’

La vita significa evoluzione continua dell’io in tutte le sue manifestazioni materiali e morali, pertanto l’uomo come individuo ed ancor più come collettività di individui ricerca quotidianamente nuovi bisogni.

Alla illimitatezza dell’evoluzione/incremento dei bisogni si contrappongono la limitatezza dei mezzi/beni economici atti a soddisfarli (l’incremento di acquisizione delle risorse, nel corso del tempo, risulta poi inferiore all’incremento maggiore della popolazione). Tale principio riguarda tutti i singoli individui, siano essi poveri o ricchi (i primi vedranno insoddisfatti i bisogni primari, i secondi alcuni bisogni voluttuari).

Il problema economico della vita degli individui (anche considerati in vari aggregati), fermo restando che i bisogni tendono ad evolversi ed i mezzi appaiono sempre limitati, consiste pertanto nel cercare di raggiungere il rapporto più favorevole, nel corso del tempo tra un piano di bisogni prescelti da soddisfare ed un volume di mezzi di cui disporre.

Il bene prodotto può essere un bene direttamente atto al consumo ovvero un bene che sia strumento, per produrre beni di consumo; tale produttore scambia i beni da lui prodotti, e che non vengono da lui utilizzati o consumati, contro altri beni che a lui servono, prodotti da altri. La divisione del lavoro porta allo scambio (precedenza era semplicemente il baratto) che conduce all’introduzione della moneta (considerata come strumento di scambio idoneo ad essere scambiato con qualunque altro bene).

Il processo economico appare diviso in fasi tra loro interdipendenti: produzione, scambio (che incrementa e dà valore alla produzione essendo esso stesso produzione in senso largo) e consumo. Il problema di un atto economico dal quale devono emergere dati derivati da parametri legati in concomitanza e simultaneità, tali dati determinano il problema solamente se questo viene isolato nel tempo. La produzione, lo scambio, il consumo si immergono perciò nell’ambiente e nel tempo. I dati, da cui dipende l’operare economico, sono quelli più palesi che nel momento dell’operazione segnano le incidenze immediate del mercato, che derivano dal passato e che da quel momento tendono al futuro.

Le soluzioni dei problemi economici possono trovare determinazione quando la possano trovare, solo sulla base dell’applicazione, a dati presenti, di coefficienti di probabilità matematica e statistica (empirica). La logica economica è in buona parte affidata alla valutazione probabilistica di dati simultanei e successivi, connessi al problema. Lo scarto tra i dati consuntivi e preventivi è relegato all’incertezza ed all’intervento di fatti nuovi.

Il problema economico che ha il suo fondamento nel rapporto tra mezzi e bisogni si traduce in un rapporto più intimo, che ha il suo manifestarsi nella personalità umana: trattasi del rapporto tra il sacrificio che l’acquisizione dei mezzi procura alla persona che produce, e la soddisfazione che l’impiego prescelto dei mezzi procura.. dal punto di vista del consumatore, il prezzo è dettato dal rapporto tra misure di utilità sentita, mentre dal punto di vista del produttore, il costo è legato al prezzo dei fattori ed alle condizioni di offerta del lavoro. Pertanto ogni problema economico trova la sua impostazione e soluzione in fattori obiettivi e subiettivi: la logica non è pura logica meccanicistica, l’aspirazione umana, l’aspirazione e la tendenza all’evoluzione dei piaceri e dei sacrifici, il vitalismo degli individui e dei popoli si compongono con i loro fattori del problema ed hanno gran peso.

Nel problema economico della collettività, gli aspetti extracontabili sono i sentimenti, i giudizi della collettività e dei governanti, nonché i sentimenti ed i giudizi dei singoli. Un imprenditore dispone ed attua i

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suoi problemi / piani economici in un modo o in un altro, a seconda del sistema politico del paese in cui opera, a seconda dell’ordinamento giuridico che gli consente o meno la proprietà e l’iniziativa, che gli pone divieti e vincoli oltre che in relazione alla propria capacità ed ai propri giudizi.

Dal punto di vista economico è la collettività (sia intesa come insieme degli individui che abitano l’Universo, sia intesa come insieme di individui che vivono nel territorio di una nazione) che costituisce un sistema economico le cui componenti, il modo di configurarsi ed evolversi, i cui fini , i cui risultati sono oggetto di ricerche economiche. Il sistema economico delle collettività può essere conosciuto nel momento in cui si conosce come le unità che compongono la collettività attuano o possono attuare, nella divisione del lavoro, la produzione, lo scambio integratore della produzione.

Le unità particolari dell’economia generale, individui ed aziende, svolgono la loro attività in modo condizionato dall’orientamento politico, giuridico, morale ed infine economico dell’ambiente nel quale operano.

1.2 L’ESSENZA E LA POSIZIONE DEL PROBLEMA ECONOMICO NELLO SPAZIO E NEL TEMPO

Il soggetto che in un determinato momento compie una scelta economica non è isolato e la sua decisione si colloca tra le scelte di altri operatori che contemporaneamente agiscono. In ottica spaziale il problema economico coinvolge simultaneamente una pluralità di scelte, di fatti e conseguentemente di dati.

La scelta compiuta dal soggetto è inoltre legata da un lato a ciò che è avvenuto nel passato e dall’altro a ciò che si aspetta si realizzi in futuro. Questo significa che dal punto di vista temporale il problema va inquadrato con riferimento ad una successione di dati storici e prospettici.

Il divario tra il dato quantificato ex ante ed ex post è riconducibile alle incertezze legate ad una variazione dei dati diversa rispetto alla previsione formulata 8incertezza insita nella stessa previsione) o a fatti nuovi, non prevedibili in precedenza.

L’essere umano ha la necessità di ottimizzare i rapporto tra bisogni e risorse limitate. L’evoluzione dell’attività economica ha portato l’agire economico del singolo individuo verso l’agire quale membro di aggregazioni sovraindividuali rappresentate dalle aziende (l’individuo crea aggregazioni con i suoi simili le quali attraverso la produzione e lo scambio di beni, permettono ai partecipanti di trarre i mezzi necessari al soddisfacimento dei bisogni).

Gli elementi del problema economico aziendale possono essere i seguenti:

1. obiettivi : aumento della ricchezza che l’azienda è in grado di generare, legato ad un incremento della produzione e della vendita di nuovi prodotti da offrire ad una nuova clientela;

2. mezzi a disposizione (limitati) : ricchezza, propria o di terzi, necessaria per acquistare i macchinari che permettano di realizzare la nuova produzione;

3. soluzioni alternative : diverse tipologie di macchinari, con differenti caratteristiche, presenti sul mercato.

I responsabili che affrontano il problema economico prendono delle scelte in termini di massimizzazione del valore degli obiettivi perseguiti o di minimizzazione dell’impiego dei mezzi a disposizione considerando in un dato istante cosa offrono i produttori dei beni necessari al funzionamento dell’azienda ed analizzando l’evoluzione dello stato della tecnologia sui beni stessi.

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1.3 GLI ASPETTI OGGETTIVI, SOGGETTIVI ED EXTRAECONOMICI DEL PROBLEMA ECONOMICO

L’individuo vive ed opera all’interno di una comunità, la sua scelta dovrà essere vista nel quadro composto dall’intera collettività, la quale è regolata dal complesso di norme che formano l’ordinamento giuridico su cui si fonda.

Il problema economico, nei vari livelli in cui si pone, da quello del singolo a quello aziendale, fino a quello della collettività, si presenta perciò in una combinazione di elementi oggettivi e soggettivi che si compongono nei limiti delle condizioni determinate dagli organismi che governano la collettività e a cui l’individuo partecipa direttamente o indirettamente.

Elementi del problema economico aziendale

OBIETTIVI

MEZZI A DISPOSIZIONE limitati

SOLUZIONI ALTERNATIVE tra cui operare la scelta

SCELTA POSTA IN BASE A

Dati di ambiente

DATI DI MERCATO

PROGRESSO TECNOLOGICO

STATO DELLE ISTITUZIONI

Dati storici

In una visione temporale

Previsioni di varia ampiezza

Tmp passato Tmp futuro

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In una visione spazialeLinea del tempo

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UNITA’ DIDATTICA II

L’AZIENDA ED IL SUO GOVERNO

2.1 IL CONCETTO DI AZIENDA NELLE DIVERSE SCIENZE E NEGLI STUDI DI ECONOMIA AZIENDALE

Cercando di poter dare una definizione, tuttavia non univoca né esaustiva, l’Azienda può essere definita come è un sistema1 di forze economiche2 che sviluppa, nell’ambiente di cui è parte complementare, un processo di produzione, o di consumo, o di produzione e di consumo insieme3, a favore del soggetto economico, ed altresì degli individui che vi cooperano4.

Nel concetto di azienda vengono comprese tutte le unità economiche, che sono parti componenti dell’economia generale, che non rappresentano cioè solo l’attività economica dell’individuo.

Vengono annoverate pertanto: l’attività della produzione (comprendente anche lo scambio), l’attività di consumo delle famiglie, degli enti, in quanto siano organizzate e gestite in particolari sistemi di produzione e consumo, o di produzione e di consumo insieme.

Il concetto di azienda non è nato negli studi di economia ma è una conquista della Ragioneria, che avendo come suo principale obiettivo quello di studiare i vari ordini di rilevazione nelle aziende a scopo di conoscenza e di controllo, fa del concetto di azienda il fondamento delle sue costruzioni.

Di converso l’Economia Aziendale nacque dalla necessità di far conoscere la sostanza dei problemi a cui le rilevazioni amministrative (la ragioneria e le connesse discipline della gestione) devono aderire, ed iniziò fin dalla sua nascita a sviluppare tutto un campo nuovo di ricerche prettamente economiche che si amalgamarono anche con l’economia pura e la statistica.

In Economia Aziendale i problemi vanno impostati e risolti rispetto al fine che l’azienda si propone, che è un fine del tutto proprio, particolare, diverso e distinto dal fine generico e globale caratteristico di alcune scienze economiche (quali l’economia politica e la scienza delle finanze come specificato nella tabella sottostante).

1 L’azienda è un sistema ove i fatti hanno carattere economico, nel senso che vengono analizzati seguendo una logica economica per la quale si deve scegliere il rapporto più favorevole fra i mezzi e risultati alternativi (analisi costi e benefici): In particolare l’azienda è un sistema aperto (in quanto interagisce con l’ambiente in cui vive ed opera, con il quale instaura continui interscambi di beni, servizi, informazioni…), dinamico (in quanto le sue condizioni di equilibrio mutano nel tempo), instabile (dopo una sollecitazione a perdere l’equilibrio non tende a ritrovarlo spontaneamente), cibernetico (istituito e condotto dall’uomo per il raggiungimento di un determinato fine).2 L’azienda è un sistema di forze economiche non coincidente con quello dell’individuo ma è la cellula del sistema economico complessivo. Pur nell’unitarietà del sistema aziendale si possono individuare dei subsistemi tra loro coordinati che si pongono rispetto al sistema nella stessa relazione che esiste tra insieme (sistema) e sottoinsieme (subsistema). Nel sistema aziendale si possono individuare tre subsistemi, detti impropriamente a loro volta sistemi: il subsistema organizzativo, il subsistema decisionale ed il subsistema informativo.3 I fattori originari di produzione, per la collettività, sono la terra, lavoro, capitale, ma la produttività specifica di tali fattori, anche per la collettività, non sarebbe ottenuta se tali fattori non venissero tra loro combinati mediante l’organizzazione e la conduzione dell’azienda, cosicché l’azienda come unità è un fattore essa stessa di produzione per la collettività.4 L’azienda è promossa da uno o più individui e condotta con l’eventuale collaborazione di uno o più altri individui.

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ECONOMIA POLITICA SCIENZA DELLE FINANZEMICROECONOMIA MACROECONOMIA

Scienza che studia il processo di produzione e consumo delle singole unità economiche, cioè la domanda e l’offerta individuale (impresa A, consumatore X, lavoratore 1)

Scienza che studia il sistema economico generale (le imprese, gli individui, lo stato), e grandezze aggregate (la produzione, il tasso di disoccupazione, il tasso di inflazione)

E’ la disciplina che studia l’attività finanziaria pubblica, cioè l’attività svolta dallo Stato e dagli Enti Pubblici per procurarsi ed impiegare i mezzi necessari al raggiungimento dei fini di pubblico interesse (bisogni collettivi quali salute, abitazione, cultura, traffico, ambiente, difesa, conservazione della pace)

2.2 PERIODI DELL’EVOLUZIONE AZIENDALE

L’evoluzione del concetto di Economia Aziendale passa attraverso alcune tappe storiche evolutive: dalle prime opere frammentarie (fine 1400-1500 in cui l’impresa non esiste ma la figura principale è il commerciante che detiene una propria contabilità), alle opere sistematiche (1800-1870 in cui iniziava a nascere la necessità di amministrare economicamente l’azienda attraverso lo studio di preventivi) alla sistemazione generale della Ragioneria (fine 1800 in cui l’importanza decantata dai maggiori studiosi del tempo tra i quali Giuseppe Cerboni e Fabio Besta, è legata alla gestione dell’impresa) alla nascita della vera e propria Economia Aziendale (1920 con gli studi di Gino Zappa ed Aldo Amaduzzi).

Giuseppe Cerboni (1827-1917) Teoria personalistica per la quale la Ragioneria è la scienza dell’amministrazione aziendale con oggetto lo studio delle leggi che governano l’azienda considerate da sole o congiuntamente. Non concepisce la Ragioneria come “Scienza dell’amministrazione aziendale” perché il suo studio è incentrato sui metodi di tenuta dei conti.L’azienda è un’entità amministrabile e vengono presi in considerazione quei fattori che interagiscono con essa (considera solo i fattori/soggetti interni quali l’imprenditore, i clienti ed i fornitori).Il sistema di rilevazione contabile adottato è il Sistema Personale-Metodo Logismografico (vengono distinti e contrapposti i diritti e gli obblighi di ogni soggetto)

Fabio Besta (1845-1922) Teoria dei conti a valore: non vengono considerati separatamente patrimonio e soggetti/persone perché per questa teoria sono fattori esterni. La Rag. viene considerata la scienza del controllo economico e null’altro, rileva i fatti aziendali amministrativi con registrazioni antecedenti, concomitanti e susseguenti, tuttavia i suoi principi non devono essere dissonanti dai principi delle altre scienze che informano l’amministrazione economica.L’azienda è la somma dei fenomeni (volume delle operazioni degli scambi), o negozi o rapporti da amministrare relativi ad un cumulo di capitali (il patrimonio) che vengono posti in essere tra i vari soggetti e che vengono coordinati dall’imprenditore per fini di lucro. Il sistema di rilevazione contabile adottato è il Sistema del Patrimonio-Metodo della Partita doppia (studia il patrimonio dell’azienda e le sue variazioni nel campo economico).

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Gino Zappa (1879-1960) L’azienda, come F.Besta è considerata, un sistema5 di operazioni tuttavia integra tale concetto con quelli: a) di una coordinazione economica in atto, istituita e retta per il soddisfacimento dei bisogni umani; b) di istituto economico destinato a perdurare; c) sistema perennemente turbato e finalistico; c) di fattori esterni del sistema. Il sistema di rilevazione contabile adottato, per le aziende di produzione, è il Sistema del Reddito. L’Ec. Aziendale è la scienza che studia le condizioni di esistenza (il profitto oppure il pareggio) e le manifestazioni di vita (gestione per raggiungimento dei fini, organizzazione per relazionare gli elementi, e le rilevazioni dei fatti aziendali) delle aziende.

Alberto Ceccherelli (1885-1958) La Rag. deve rilevare, interpretare i fenomeni dell’amministrazione aziendale e formulare diagnosi.L’Ec.Aziendale è una scienza propedeutica agli studi sull’organizzazione, sulla gestione e sulla rilevazione aziendale.

Aldo Amaduzzi (1904-1991) Teoria del Capitale e del Risultato economico: Il sistema di rilevazione contabile adottato, per le aziende di produzione e di erogazione, è il Sistema del Reddito (i conti vengono accesi ad una seri di fatti e non è necessario che si riferiscano ad un oggetto/bene economico). L’Ec.Aziendale è un ramo della scienza economica, è in particolare una scienza che ricerca le leggi delle condizioni di equilibrio dell’azienda, condizioni intese come espressioni preventive di un andamento variabile, e che ricerca altresì le leggi secondo le quali, nella variabilità dell’andamento, vengono mantenute, migliorate, perdute, ripristinate tali condizioni di equilibrio…omissis...non intende sostituirsi a dottrine parziali (Rag., Tecnica amministrativa, Organizzazione aziendale), ma solamente vivificarle nel contenuto, elevarle nella metodologia di ricerca.

RAGIONERIA ECONOMIA AZIENDALE

Una dottrina che studia i procedimenti della rilevazione preventiva, concomitante e susseguente dei fenomeni dell’amministrazione economica dell’azienda, in aderenza dei processi della gestione e della organizzazione, nell’ambito cioè del sistema dell’azienda, ovvero che studia i fenomeni economico-amministrativi delle aziende, attraverso le loro rilevazioni.Il suo compito è quello di trovare metodologie di rilevazione dei dati qualitativi (es: controllo di qualità) e quantitativi dei fatti dell’amministrazione economica (cioè determinare, classificare, rappresentare ed interpretare i fatti stessi).

Il suo compito è quello di cercare le leggi tendenziali ed empiriche che costituiscono la logica condotta dall’impresa per il raggiungimento del suo fine. Suoi rami complementari sono le discipline dell’organizzazione, della gestione e della rilevazione.

5 Un sistema è un insieme di parti, materiali ed immateriali, interagenti e coordinate per il raggiungimento di un fine comune, è un “tutto organizzato” ed ogni parte non ha valore se non per l’esistenza del tutto.

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2.3 L’AMMINISTRAZIONE DELL’AZIENDA

Il concetto di amministrazione economica dell’azienda è dato dalla conduzione, dal governo dell’azienda stessa, inteso al raggiungimento della finalità aziendale:

1. Organizzazione: insieme degli atti che consentono di determinare e far agire nell’interno le risorse umane e capitali. Comprende un sistema di relazioni/rapporti degli elementi che formano il sistema aziendale, definisce la struttura aziendale e detta le regole di funzionamento e di comportamento delle parti (ore di lavoro, livello di scorta di magazzino…);

2. Gestione: è il processo mediante il quale le informazioni vengono convertite in azioni per mezzo delle decisioni, è cioè il processo decisionale dell’impresa, scelta delle operazioni coordinate nel tempo e nello spazio, da fare per raggiungere il fine aziendale;

3. Controllo: è il processo di controllo dell’attività che si fonda sulla raccolta informativa grazie ai sistemi di rilevazione aziendale (quantitativi/qualitativi e preventivi/concomitanti/consuntivi).

2.4 LA CLASSIFICAZIONE DELLE AZIENDE

Le classificazioni possono essere di svariati tipi, in base agli aspetti di cui vogliamo porre in evidenza. Possiamo avere distinzioni rispetto:

1. Spazio geografico Aziende divise: presentano più unità allocate in luoghi diversi (es: banche) ed esiste il problema di gestire il collegamento tra le diverse unità;

Aziende indivise: realizzano i processi di produzione e commercializzazione presso un’unica sede;

Gruppi aziendali: si costituiscono al fine di sfruttare sinergie operative economiche.

2. Soggetto d’impresa Soggetto giuridico: è l’entità che assume diritti ed obblighi dell’impresa;

Soggetto economico: è il soggetto a cui compete il processo decisionale dell’impresa, che domina o controlla l’amministrazione di azienda e ne ritrae, in predominio, i vantaggi finali.

3. Legislazione vigente: in base ad alcuni parametri (quali il volume degli investimenti, della produzione e delle vendite o quota di mercato) possono distinguersi aziende piccole, medie o grandi ed a tali distinzioni sono relegate agevolazioni particolari (per il regime fiscale, per obblighi di bilancio o per la possibilità di ricorrere al credito agevolato).

4. Figure di soggetto Imprenditore: chi promuove e formula i piani dell’impresa, dettandone le linee generali di svolgimento nei vari aspetti amministrativi;

Finanziatore: colui che dà i mezzi finanziari qualunque si a il modo del conferimento;

Capitalista: è quel tipo di finanziatore che dà i mezzi all’impresa diventandone proprietario o comproprietario;

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Amministratore: è colui che attua i piani, ideati dall’imprenditore e finanziati dal finanziatore.

5. Il fine aziendale Aziende di produzione o impresa: hanno come scopo primario attuare la produzione e/o lo scambio di beni e/o servizi (è l’impresa commerciale in genere) per la creazione di ricchezza (fine di lucro);

Aziende di erogazione o di consumo: è un complesso economico, composto da un nucleo aziendale erogativi e da uno o più nuclei aziendali produttivi, come esercizi di arti e professioni o imprese o gestioni patrimoniali, hanno come scopo primario il l’erogazione (consumo) della ricchezza prodotta da altri soggetti economici per il soddisfacimento dei bisogni umani (es: Stato, Comuni e Province). Possono essere di pura erogazione (acquisisce la ricchezza da erogare solo attraverso elargizioni, sussidi, contributi) o composte a fine erogativo (acquisisce la ricchezza da erogare anche attraverso attività economiche, gestioni lucrative …).

6. Condizione giuridica del soggetto Private: hanno il soggetto aziendale private e sono espressione della libera iniziativa dei singoli in campo economico;

Pubbliche: hanno il soggetto aziendale pubblico e sono di diretto od indiretto riferimento allo Stato.

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FASE DI VERIFICA

UNITA’ DIDATTICA II - L’AZIENDA ED IL SUO GOVERNO

1. Esprimere il concetto di Azienda secondo lo Zappa.________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

2. Indicare la definizione di sistema e definire perché il sistema aziendale è instabile.________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

3. Definire le differenze tra soggetto economico e giuridico di un’azienda di erogazione pubblica Comune.________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

4. Qual è la differenza fondamentale tra le aziende di erogazione e quelle di produzione.________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

5. La società di capitale Beta S.p.a. ha un capitale sociale ripartito tra i seguenti soggetti: Neri 40%, Verdi 30%, Bianchi 20%, Rossi 10%. Indicare il soggetto giuridico, il soggetto economico e giustificare le risposte. ________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

6. Cos’è l’Economia Aziendale e quali differenze ci sono con la Ragioneria?____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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UNITA’ DIDATTICA III

L’AZIENDA DI PRODUZIONE IN FASE DI ISTITUZIONE

3.1 L’ATTIVITA’ DELL’AZIENDA DI PRODUZIONE

L’azienda di produzione si propone lo svolgimento di un processo produttivo tecnico-economico. L’aspetto tecnico della produzione è dato dall’ottenimento di prodotti o servizi, o dallo svolgimento di un lavoro commerciale o bancario o finanziario. L’aspetto economico è dato dalle spese richieste dall’attualizzazione del processo produttivo e dai proventi conseguibili dalla vendita dei prodotti o delle merci o dei servizi. E nell’aspetto economico la produzione, per essere tale, dovrebbe tendere al conseguimento del reddito, anche nel senso economico di profitto.

Il tipo di azienda produttrice è dunque l’azienda che attua la produzione tecnica per conseguire il reddito, l’azienda che viene istituita e retta per l’attuazione di un processo tecnico-economico di produzione, a favore sia della sfera del diritto che dell’economia, di una persona fisica o di una persona giuridica privata.

Nella fase d’istituzione dell’impresa si devono considerare tutte quelle operazioni, o momenti operativi, necessarie per conseguire l’inizio del normale esercizio:

1. determinazione del progetto di istituzione aziendale (programma degli affari da svolgere, del capitale da investire, del luogo dove far sorgere l’azienda, del presunto utile da conseguire);

2. ricerca e conferimento dei mezzi economici (denaro o altri beni tra i quali potrebbero essere compreso un complesso di beni derivante da un’azienda già funzionante) e delle persone che dovranno essere impiegati nell’azienda;

3. ordinamento iniziale dell’azienda per scelta, arredamento, assunzione personale, organizzazione uffici…

3.2 LA NOZIONE DI CAPITALE NELLE AZIENDE DI PRODUZIONE

I mezzi economici, di cui l’azienda si avvale per attuare il processo tecnico-economico della produzione, sono beni economici, la cui caratteristiche di economicità sono strettamente relative al processo al quale i beni sono destinati e dal quale sorgono. I beni dell’impresa attingono la loro qualificazione dall’essere strumenti del processo tecnico-economico. Tra il bene e la produzione, sia in senso tecnico (produttività fisica), che in senso economico (produttività di reddito), vi deve essere un rapporto di utilità strumentale.

Alla caratteristica della strumentalità produttiva del bene d’impresa è poi da congiungersi quella della sua complementarità verso tutti gli altri beni, che si giudichino tali rispetto al processo produttivo. Finché l’azienda è volta verso la produzione, l’utilità dei beni è funzione della loro complementare strumentalità produttiva; quando invece l’azienda si scompone, sono utili solamente quei beni che hanno singolare attitudine allo scambio.

I beni d’impresa devono poi essere disponibili per l’azienda: il soggetto d’impresa deve avere la disponibilità di diritto e di fatto dei beni (es: un credito rappresenta un bene solo in quanto al titolo giuridico si accompagni la possibilità dalla sua riscossione).

L’insieme dei beni economici a disposizione di diritto e di fatto dell’impresa rappresenta la dotazione economica complessiva della quale l’impresa si avvale per il suo funzionamento produttivo, solamente la parte di questo capitale lordo che non è gravato da debiti, rappresenta il capitale netto dell’azienda (che è di proprietà del soggetto giuridico).

CAPITALE NETTO = Totale valori attribuiti ai - Totale valori attribuiti ai debiti

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beni (ATTIVITA’) (PASSIVITA’)

Totale valori attribuiti ai beni (ATTIVITA’) > Totale valori attribuiti ai

debiti (PASSIVITA’) Passivo scoperto o deficit di capitale

Totale valori attribuiti ai beni (ATTIVITA’) = Totale valori attribuiti ai

debiti (PASSIVITA’) Pareggio

Posto che la valutazione monetaria è quella logicamente impiegata nella misurazione delle varie classi di beni e debiti omogenei (particolari accorgimenti devono essere assunti in caso di inflazione), il capitale appare costituito da valori monetari attribuiti ai beni, da valori attribuiti ai debiti, mentre la somma algebrica dei totali di tali valori determina il capitale netto o il deficit di capitale o il pareggio di capitale.

Il capitale lordo indica la massa totale dei mezzi economici di cui l’azienda può disporre per il suo funzionamento. Il Capitale netto indica invece la dotazione di proprietà del soggetto di diritto dell’azienda; se non vi sono finanziatori diversi dal soggetto di diritto e se costui non finanzia l’azienda anche mediante prestiti, la sua entità indica la dotazione effettiva dell’azienda.

3.3 IL CAPITALE INIZIALE DELL’AZIENDA DI PRODUZIONE

Il capitale lordo iniziale normalmente deriva dalla fonte di proprietà del soggetto giuridico dell’azienda, ma può accadere che esso abbia la fonte prevalente in debiti di finanziamento.

Il capitale netto rappresenta i mezzi di proprietà del soggetto giuridico, individuale o societario. Se trattasi di soggetto societario, il capitale netto iniziale sarà costituito dal cosiddetto capitale sociale, da intendersi più propriamente come capitale nominale delle azioni e delle quote.

Il valore contabile che viene attribuito al denaro è definibile come valore numerario, per il fatto che la sua determinazione è conseguenza della numerazione delle monete stesse (in particolare valore numerario certo). Così, anche di natura numeraria è il valore che attribuiamo ai crediti assimilabili al denaro, a quei crediti cioè che, sorti nella stessa moneta di conto, sostituiscono temporaneamente entrate di denaro (valore numerario presunto).

Considerando le passività si possono individuare due categorie di debiti:

1. debiti che sostituiscono temporaneamente i pagamenti : l’importo nominale di tali debiti sostituisce temporaneamente il pagamento di un certo numero di monete (valore numerario assimilato);

2. debiti che possono rappresentare finanziamenti iniziali attinti mediante prestiti a lunga scadenza: il valore è segnato da un certo numero di monete o di beni assimilabili, ricevuti all’atto della loro contrazione, deriva cioè da valori numerari (è un valore di ricavo, che si suppone essere pari al valore nominale del debito stesso, all’importo di capitale da restituire).

Gli aumento di capitale netto dovuti ad utili non distribuiti vengono denominati autofinanziamenti, in contrapposto ai finanziamenti esterni, costituiti da aumenti con conferimenti provenienti da proprietà del soggetto aziendale, se non addirittura da prestiti. Occorre poi tener conto che nelle aziende di società, il capitale netto da denominare patrimonio netto sociale, si divide in parti. Le azioni e le quote costituiscono, nel loro valore nominate totale, il capitale sociale nominale. Gli utili non erogati, portati in aumento del capitale netto, costituiscono le riserve di utili

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CAPITALE D’ESERCIZIO DELL’AZIENDA DI PRODUZIONE

ATTIVITA’ PASSIVITA’

BENI ECONOMICI Valori monetari attribuiti ai beni componenti DEBITI Valori monetari attribuiti ai

debiti- Denaro- Depositi in

banca- Crediti verso

soci- Crediti di

partita assunti

Beni di natura monetaria (compresi crediti assimilabili

al denaro per la loro possibilità di pronto realizzo)

ATTIVO CIRCOLANTE

- Scoperto di banca- Debiti commerciali- Altri debiti

Debiti di partita assunti derivanti dagli acquisti

PASSIVITA’ CORRENTI

- Fattori produttivi di primo impianto (spese pluriennali)

- Mobilio ed arredamenti

- Beni vari ricevuti in apporto

Beni di specifica natura produttivaATTIVO

IMMOBILIZZATO

- Mutui bancari- Prestiti infruttiferi

Debiti derivanti da finanziamenti attinti

PASSIVITA’ CONSOLIDATE

Totale delle Attività A Totale delle Passività P

DEFICIT DI CAPITALE NETTO CAPITALE NETTO

Perdita d’esercizio Deficit di capitaleD=P-A >0

- Capitale sociale- Riserva Legale- Riserva Straordinaria- Riserva Statutaria- Utile d’esercizio non

distribuito

Capitale proprio o capitale netto con le sue varie componenti

PATRIMONIO NETTO

Totale Deficit di capitale (D) Totale del Capitale Netto N

Totale valore a Pareggio A + (D) Totale valore a Pareggio P + N

Nel caso in cui un soggetto decida di apportare apporti di beni economicamente congiunti, come avviene quando un’azienda societaria sorge sulla base della fusione di due o più società.Quando si procede all’acquisto di un’azienda:

1. questa appare come un sistema produttivo e la sua utilità è unitariamente funzione della produttività totale;

2. il capitale, che esprime il valore dell’azienda nella sua unità, più che essere costituito dalla somma di componenti complementari, è costituito da un complesso di parti, da un valore globale;

3. il prezzo che si paga per acquistare od assorbire un’azienda comprende, se esiste, anche il cosiddetto avviamento dell’azienda, la condizione per la quale l’azienda è atta a produrre redditi che significhino economicamente profitti, cioè che siano superiori a quelli richiesti dal minimo della convenienza economica, superiori a quella misura che remuneri puramente capitali, energie personali, tenuto conto del grado di rischio economico. L’avviamento, come bene e come valore, non può essere considerato disgiuntamente dal tutto, perché non esiste se non in quanto esiste il complesso.

3.4 LO SCHEMA DELL’ATTIVITA’ COMPLESSIVA DEL SISTEMA AZIENDA (IL CIRCUITO DEI FINANZIAMENTI ED IL CIRCUITO DELLA PRODUZIONE)

Lo schema è stato costruito per rappresentare in via semplificata il funzionamento di un particolare sistema aziendale di produzione, definendone la struttura, gli aspetti significativi e le grandezza economiche di

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sintesi che dovranno essere seguite e misurate in sede di controllo preventivo e consultivo dell’attività del sistema stesso.

La parte interna dello schema è divisa in due parti, una superiore ed una inferiore:

1. il ramo/aspetto finanziario: nello schema entrano in gioco le grandezze di natura finanziaria (denaro, crediti, debiti di varia natura, ovvero crediti e debiti di funzionamento e di finanziamento). I crediti ed i debiti di funzionamento sono quelli che sorgono nel funzionamento dell’attività aziendale (crediti verso i clienti e debiti verso i fornitori), mentre quelli di finanziamento sorgono in relazione a finanziamenti concessi (crediti) o ottenuti (debiti), ad esempio finanziamenti in forma di mutuo.

2. il ramo/aspetto economico: nello schema entrano in gioco le grandezze di natura economica (ossia il reddito ed il capitale). In particolare per quanto riguarda il reddito sono messi in evidenza i costi di acquisizione dei fattori della produzione ed i ricavi di vendita dei beni o servizi, per quanto riguarda il capitale esso rappresenta la ricchezza immessa nell’azienda dall’imprenditore (o dai soci) a titolo di rischio.

L’azienda nel suo aspetto di sistema aperto instaura interazioni con l’ambiente esterno, ed in particolare ha relazioni continue con il mercato dei capitali e del credito (che fornisce all’azienda i mezzi necessari per dare origine ed alimentare il processo produttivo), il mercato dei fattori (o mercato di incetta che fornisce all’azienda i fattori necessari per la realizzazione del processo produttivo) ed il mercato dei prodotti ( o mercato di sbocco che è quello in cui l’azienda cede i beni che realizza attraverso la trasformazione dei fattori produttivi).

Nello schema rappresentato si instaurano due circuiti che investono sia il ramo finanziario sia il ramo economico:

1. il circuito dei finanziamenti (F), che ruota in senso antiorario, generando entrate finanziarie (E) verso le uscite finanziarie sia finanziamenti con capitale proprio sia con accessione di debiti di finanziamento.;

2. il circuito della produzione (P), che ruota in senso orario, parte invece dalle uscite (U) e và verso le entrate (E).

In una visione statica i circuiti dei finanziamenti e della produzione appaiono solo due, in realtà, in una visione dinamica, sono una serie di tanti circuiti, hanno ognuno una parte tratteggiata, che riguarda l’effetto monetario dell’operazione, ed una parte a curva continua, che riguarda il ramo economico.

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R = VE+

q x p 6.000+ CN 10.000

F

Circuito dei FinanziamentiF

Circuito della Produzione

P

Ramo Finanziario

RamoEconomico

E = VF+

+ denaro 10.000+ crediti 6.000- debiti 2.000

U = VF-

- denaro 2.000- crediti + debiti 4.000

P

C = VE-

f x p 4.000- CN

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Il processo economico dipende da quello finanziario, non è possibile realizzare attività produttiva senza finanziarsi, è quest’ultimo che alimenta l’impresa ma anche quest’ultimo da solo non và. Il circuito della produzione innesca aspetto economico della gestione d’impresa congiuntamente perché il flusso economico negativo per l’acquisto dei fattori di produzione corrisponde un flusso finanziario negativo necessario a remunerare i fattori d’impresa.

Nello schema di analisi sono state considerate le seguenti operazioni aziendali:

1. il sig. X e il sig. Y costituiscono un’azienda dotandola di un capitale di Euro 10.000, versando in contanti ed in parti uguali dai due soci nelle casse aziendali: ciò dà origine dal punto di vista finanziario ad un’entrata (E) di denaro nelle casse aziendali e dal punto di vista economico ad un incremento del capitale netto (CN+) che è possibile esprimere:

a. attraverso la seguente relazioneFct0 10.000 = Cnt0 10.000

b. attraverso il prospetto di Stato Patrimoniale in t0

2. si acquistano materie prime per Euro 4.000 con pagamento differito: ciò dà origine dal punto di vista finanziario al sorgere di un debito di funzionamento e dal punto di vista economico ad un costo che è possibile esprimere:

3. i fattori produttivi acquistati sono utilizzati per la realizzazione di prodotto che l’azienda cede sul mercato a Euro 6.000 con incasso differito: ciò dà origine dal punto di vista finanziario al sorgere di un credito (di funzionamento) e dal punto di vista economico ad un ricavo;

4. si paga metà del debito relativo all’acquisto dei fattori della produzione: ciò dà origine dal punto di vista finanziario ad un’uscita di denaro dalle casse sociali e contemporaneamente all’estinzione di metà del debito di funzionamento.

Nel periodo considerato l’azienda ha sostenuto costi per Euro 4.000 ed ha generato ricavi per Euro 6.000, l’attività aziendale ha perciò accresciuto la propria ricchezza producendo reddito per Euro 2.000, come specificato meglio seguente Relazione economica:

RELAZIONE ECONOMICA

tn n∑ ∑

t=t0 i=1ft

i x pi + R =tn L∑ ∑

t=t0 k=1qt

k x pk

4.000 + 2.000 = 6.000

Nello stesso frangente anche la composizione degli impieghi e fonti ha subito delle variazioni come specificato meglio nella seguente Relazione impieghi e fonti:

STt0

IMPIEGHI FONTI

Cassa 10.000 Capitale Netto 10.000

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RELAZIONE IMPIEGHI E FONTI

Fct1 + Cbt1 = Dbt1 + Cnt1

8000 + 6000 = 2000 + 10000 + 2000

Le relazioni esposte possono essere rappresentate anche attraverso l’uso di prospetti denominati: Stato Patrimoniale (S.P. che permette di evidenziare la composizione quantitativa e qualitativa della ricchezza dell’azienda in un certo istante) ed il Conto Economico (C.E. che permette di esporre la formazione del risultato economico del periodo):

STt1 CE t0 - t1

Cassa 8.000 Debiti 2.000 Costi 6.000 Ricavi 8.000

Crediti 2.000 Capitale Netto t0 10.000 Reddito 2.000

Reddito 2.000

Concludendo possiamo affermare che l’attività aziendale può essere considerata in un primo modo come lo sviluppo di due rami operativi, o meglio di due aspetti di gestione: l’uno riguardante l’andamento numerario, l’altro l’andamento degli investimenti nel processo produttivo e finanziario, e dei relativi disinvestimenti.

Se invece si aggiunge il movimento dei crediti e dei debiti di finanziamento al movimento numerario, allora si ottiene una seconda ripartizione della gestione in due diversi aspetti:

1. la gestione finanziaria, costituita dall’andamento del denaro e dei crediti e debiti di qualunque specie, siano di funzionamento o di finanziamento;

2. la gestione economica, costituita dallo svolgimento del processo tecnico-economico della produzione da cui scaturisce il reddito.

Il movimento del capitale di dotazione potrebbe anche essere compreso nella gestione finanziaria se il termine finanziario fosse impiegato in un significato ampio, ma meglio può essere connesso al ramo economico, rappresentandone la dotazione patrimoniale. Al capitale netto si aggiunge l’utile prodotto dal processo economico e non distribuito, o dal capitale netto si toglie la perdita derivata dal processo economico e non reintegrata.

L’aspetto economico è quello sostanziale, quello che apparendo come parte può essere invece raffigurato sostanzialmente come il tutto, è quello ove si vede la vita del capitale e della produzione che il capitale alimenta. Il ramo finanziario della gestione è il mediatore del ramo economico, è infatti il mezzo di manifestazione della vicenda economica. Nella economia di scambio, attuata per tramite della moneta, il sistema di impresa, che è un sistema economico, si svolge per tramite di manifestazioni monetarie e finanziarie.

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3.5 IL CAPITALE D’ESERCIZIO NELLE AZIENDE DI PRODUZIONE

L’economicità dei beni che costituiscono il capitale è data dal denaro, da crediti, cioè da fattori generici della produzione, quelli che servono per comprare quelli specifici. Esistono inoltre fattori specifici della produzione, i prodotti semi-lavorati e lavorati, i quali ultimi sono, nel circuito della combinazione produttiva, il punto di transizione tra i fattori specifici, che risultano da investimenti di fattori generici (finanziari), ed i nuovi mezzi finanziari che dalla produzione debbono risorgere. I valori attribuiti alle rimanenze dell’andamento della produzione, che determinano il capitale ed il reddito, sono valori stimati, calcolati. Tra tali valori ed i prezzi sta l’arbitrio del calcolatore, il quale si trova di fronte al problema di ripartire tra tempi diversi i risultati di una produzione continua e di prevedere quindi i rendimenti dei fattori della produzione ed i prezzi che si faranno nei mercati.

CAPITALE D’ESERCIZIO

ATTIVO PASSIVO

Setto

re F

inan

ziar

io Denaro

Crediti di funzionamento

Crediti di finanziamento

Valore numerario certo o presunto

Valore numerario assimilati o presunti

Valori nominali

Debiti di funzionamento

Debiti di finanziamento

Valori numerari assimilati o presunti

Valori nominali

Setto

re E

cono

mic

o

Fattori e prodotti

- Immobilizzazioni

- Materie prime

- Prodotti in corso di lavorazione

- Prodotti compiuti

Valori di stima

Ricavi relativi ad esercizi futuri Valori di stima

CAPITALE NETTO

Capitale netto iniziale

Utile d’esercizio

Valore netto capitale dell’inventario iniziale

Saldo del prospetto del reddito

Le sezioni del capitale (attivo, passivo, netto) e le classi delle varie sezioni (finanziarie ed economiche, parti del capitale netto) debbono significare, alla fine del dato periodo, entità patrimoniali tra le quali debbono esistere tali relazioni quantitative che possano, nel quadro delle condizioni generali d’equilibrio, rappresentare base almeno sufficiente per la funzionalità operativa futura dell’impresa.

Alla fine del primo esercizio e antecedentemente alla ripartizione degli utili, nell’ipotesi di reddito positivo, il capitale netto sarà costituito da due parti:

1. il capitale sociale nominale, rappresentato dal totale delle quote sottoscritte dai soci o dal numero delle azioni sottoscritte moltiplicato per il valore nominale di ciascuna azione;

2. gli utili relativi all’esercizio. I soci che devono decidere la ripartizione degli utili possono destinare a sé stessi una parte, mentre la restante potrà essere accantonata in “fondi riserva” e l’avanzo del riparto potrà anche restare nel residuo di utili che sarà poi aggiunto agli utili del futuro esercizio.

Il reddito di un determinato esercizio risulta contabilmente misurato (oltre che dal saldo finale netto del conto generale Conto Economico) anche dalla differenza tra capitale netto rilevato all'inizio dell'esercizio e quello rilevato alla fine. L’utile d’esercizio comporta un aumento di capitale netto, mentre la perdita

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d’esercizio comporta una diminuzione di capitale netto (qualora i profitti non venissero prelevati e le perdite reintegrate).

Nelle società commerciali, la misura del capitale sociale (o capitale nominale) deve tenersi distinta dagli eventuali accrescimenti o dalle eventuali diminuzioni che nei diversi esercizi possono rilevarsi nel capitale netto (differenza tra attività e passività).In generale il capitale netto differisce dal valore di capitale sociale o nominale che nel bilancio si fa comparire, se:

CAPITALE SOCIALE (CS) > CAPITALE NETTO (CN) o PATRIMONIO NETTO (PN)

La differenza CS-CN costituisce una perdita di capitale che viene iscritta nella sez. "Attività" al solo scopo di pareggiare lo Stato Patrimoniale e in attesa che gli organi sociali deliberino in merito a tale variazione di capitale. Nel caso in cui, invece:

CAPITALE SOCIALE (CS) < CAPITALE NETTO (CN) o PATRIMONIO NETTO (PN)

La differenza CN-CS costituisce, contabilmente, un accrescimento di capitale che si rileva nella sez. "Passività e capitale netto" dello Stato Patrimoniale, sotto la voce riserva, così come nella stessa sezione appare iscritto il capitale nominale.

Il fondo di riserva è una parte ideale del capitale netto di esercizio costituito mediante accantonamento di quote di utili di esercizio. Tale nozione si riferisce solamente alle riserve di utili6, mentre esistono anche riserve che derivano da accantonamenti di valori sottoscritti in conto di capitale: sono queste le riserve di capitale7. Vi sono poi le cosiddette riserve improprie (fondi rischi, perdite presunte, aspettative passive)

Si chiama dunque riserva, in senso proprio, l'eccedenza del capitale netto dell'impresa (attività - passività), in un determinato istante, sul capitale nominale (o capitale sociale) della società. Ovvero:

CAPITALE NETTO (CN) - CAPITALE SOCIALE (CS) = RISERVA

Le riserve possono classificarsi secondo diversi criteri:

1. rispetto all’origine :a. Riserve di utile : utili rilevati e non divisi;b. Riserve di capitale: nuove azioni; rivalutazioni etc.

2. rispetto allo scopo : si può parlare di una molteplicità di specifici motivi che suggeriscono la costituzione di riserve in bilancio. Ma quelle più importanti sono: a. la difesa del capitale sociale contro ogni eventualità di perdite, in relazione al rischio generico

d'esercizio e alla stessa liquidazione finale dell'azienda;b. l’aumento del fondo investito nell'azienda (per poter raggiungere le dimensioni dell'azienda

più convenienti);c. la stabilizzazione dei dividendi (assegnazione di congrui dividendi anche negli esercizi

sfavorevoli, con attenzione alle normative in vigore).

3. rispetto il modo nel quale sono inserite in bilancio si parla di:a. Riserve palesi: sono quelle espressamente dichiarate nello stato patrimoniale;

6 Riserve legali (prescritte tassativamente dalla legge), Riserve statutarie (prescritte dagli statuti delle società a rafforzamento delle riserve legali), Riserve facoltative o straordinarie (costituite volontariamente o straordinariamente dagli amministratori)7 Ad esempio: Riserve sovrapprezzo azioni (nelle società azionarie emissioni di azioni ad un prezzo superiore al valore nominale), Riserve da rivalutazioni,

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b. Riserve occulte, tacite o segrete: sono quelle che non appaiono in bilancio, sotto la denominazione specifica di riserve, in aumento del capitale nominale, sono tuttavia evidenti nella loro esistenza se non nella loro grandezza, come quando si fanno apparire, fra le attività di bilancio, gli stabili, il mobilio e l'arredamento per il valore puramente nominale di una lira.

4. Sotto l'aspetto del loro fondamento giuridico, si hanno:a. Riserve legali: costituite in forza di disposizioni di legge (l'art. 2428 C.C. stabilisce che

almeno 1/20 (ovvero il 5%) degli utili netti annuali sia destinato a costituire una riserva, finché questo non sia uguale a 1/5 (ovvero il 20%) del capitale sociale e tale riserva, se viene diminuita per qualsiasi ragione, deve essere reintegrato in simile modo).

b. Riserve statutarie speciali, o complementari: stabilite dallo statuto societario (obbligatorie fino a quando lo statuto non viene modificato).

c. Riserve facoltative (libere che società ben amministrate formano negli esercizi relativamente favorevoli per stabilizzare i dividendi e a scopo di autofinanziamento).

Sotto il nome improprio di riserve (sono, appunto, riserve improprie), vengono rilevati nello Stato Patrimoniale molti valori che in realtà costituiscono componenti passivi del patrimonio come talune poste correttive di valori dell'attivo (fondi di ammortamento) o i "fondi di spese e perdite presunte future" (fondo manutenzione e riparazione, fondo imposte da liquidare, fondo svalutazione crediti, fondo svalutazione titoli, fondo oscillazione prezzi).Sotto il nome di riserve si trovano pure i "fondi indennità di liquidazione del personale" o i "fondi di previdenza". Fondi che, quando vengono costituiti per obbligo di legge o per disposizione dello statuto sociale o per deliberazione dell'assemblea dei soci, rappresentano in realtà, debiti che la società ha assunto verso i dipendenti a vantaggio dei quali i fondi stessi vengono costituiti.Queste poste passive, possono comunque occultare riserve proprie quando i loro valori siano notevolmente superiori a quelli richiesti da una corretta valutazione delle passività (valutazioni di bilancio).

3.5.1 IL CAPITALE DI FUNZIONAMENTO

Il capitale di funzionamento o capitale di esercizio o capitale di bilancio rappresenta la configurazione di capitale che viene determinata al termine del periodo amministrativo, simultaneamente al reddito di esercizio; esso è lo strumento che consente di rappresentare l’insieme di tutte quelle condizioni che avranno ripercussioni negative o positive nella determinazione dei redditi degli esercizi futuri.

In particolare, escludendo la zona numeraria, gli elementi attivi del capitale di funzionamento esprimono tutte quelle condizioni che eserciteranno una influenza negativa nella determinazione dei redditi degli esercizi a venire, mentre gli elementi passivi esprimono tutte quelle condizioni che eserciteranno un’influenza positiva nella determinazione dei redditi futuri. In effetti, basti pensare che gli elementi attivi non numerari del capitale di funzionamento sono costituiti tutti da costi sospesi e da ricavi presunti che diverranno componenti negativi di reddito del successivo o dei successivi esercizi, in qualità di costi sospesi iniziali, di ricavi presunti iniziali e di quote di ammortamento.Analogamente, gli elementi passivi non numerari del capitale di funzionamento sono costituiti tutti da costi presunti o da ricavi sospesi che diverranno componenti positivi di reddito del successivo o dei successivi esercizi, in qualità di costi presunti iniziali e di ricavo sospesi iniziali.

Il capitale di funzionamento può essere determinato, nella sua misura netta, adottando due diversi procedimenti:

1. Il primo procedimento analitico parte da una ricognizione di tutti i singoli elementi attivi e passivi del capitale, giungendo all’individuazione di un complesso omogeneo di condizioni attive, esprimente il capitale lordo, e di un complesso omogeneo di condizioni passive, rappresentato in genere da debiti e poste rettificative, dalla cui contrapposizione si ottiene il capitale netto. Il procedimento analitico in esame consente di passare da una visione qualitativa dei vari elementi del

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capitale ad una visione prettamente quantitativa attraverso l’attribuzione di un valore a ciascuno di essi.

2. Il secondo procedimento sintetico si espleta effettuando la somma delle quote ideali di tale quantità. In particolare, nel primo esercizio di vita dell’impresa il capitale netto di funzionamento ricercato coincide con la somma algebrica del capitale d’apporto e del reddito, positivo o negativo, rilevato al termine del medesimo periodo amministrativo:

+ CAPITALE D’APPORTO+/- REDDITO DEL PRIMO ESERCIZIO= CAPITALE NETTO DI FUNZIONAMENTO ALLA FINE DEL PRIMO ESERCIZIO

Negli esercizi successivi il suddetto capitale scaturisce dalla somma algebrica tra il capitale netto iniziale, gli eventuali ulteriori conferimenti – o gli eventuali rimborsi – avvenuti nel periodo considerato, le rimunerazioni assegnate nel periodo ai conferenti il capitale proprio mediante la distribuzione degli utili rilevati nel precedente periodo e, infine, il reddito, positivo o negativo dell’esercizio considerato:

+ CAPITALE NETTO DI FUNZIONAMENTO INIZIALE+ NUOVI CONFERIMENTI DI CAPITALE PROPRIO- RIMBORSI DI CAPITALE PROPRIO- RIMUNERAZIONI AI CONFERENTI IL CAPITALE PROPRIO+/- REDDITO DELL’ESERCIZIO= CAPITALE NETTO DI FUNZIONAMENTO FINALE

In sintesi, i tipici elementi attivi del capitale di funzionamento sono:+ VALORI NUMERARI

Certi Assimilati Presunti

+ CREDITI NON NUMERARI+ RIMANENZE:

Merci Materie prime e sussidiarie Semilavorati e prodotti in lavorazione Prodotti finiti

+ RIMANENZE DI UNITA’ ECONOMICHE PARTICOLARI+ RISCONTI+ RATEI+ PROVENTI PRESUNTI+ COSTRUZIONI INTERNE O IN ECONOMIA+ COSTI PLURIENNALI:

Costi residui da ammortizzare Costi storici

= CAPITALE LORDO (A)

Qui di seguito sono elencati i tipici elementi passivi del capitale di funzionamento:+ VALORI NUMERARI:

------------- assimilati presunti

+ DEBITI NON NUMERARI+ RIMANENZE+ RISCONTI+ RATEI

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+ SPESE PRESUNTE+ FONDI SPESE FUTURE+ FONDI RISCHI+ FONDI AMMORTAMENTO DEI COSTI STORICI PLURIENNALI+ FONDI RINNOVAMENTO DEI COSTI PLURIENNALI= DEBITI E POSTE RETTIFICATIVE (B)

Come precedentemente detto la differenza tra il capitale lordo ed i debiti e le poste rettificative rappresenta il capitale netto esistente al termine del periodo preso in esame:

+ CAPITALE LORDO (A)- DEBITI E POSTE RETTIFICATIVE (B)= CAPITALE NETTO FINALE (C)

Il capitale di funzionamento è costituito in larga misura da elementi rettificativi o integrativi dei valori che direttamente concorrono alla formazione dei redditi determinati al termine del periodo amministrativo: per tale ragione al capitale di funzionamento viene comunemente attribuita la significativa funzione di interpretare il calore assegnato al reddito di esercizio.

Il capitale di funzionamento esprime, sia pure imperfettamente e limitatamente alle operazioni in corso alla chiusura dell’esercizio, l’entità del fabbisogno di capitale e della relativa copertura finanziaria riferiti al medesimo momento.

Il massimo valore da attribuire agli elementi in esame, come precisato precedentemente, non deve risultare superiore al valore di presunto realizzo diretto, tenendo conto, per fissare concretamente il valore, del costo attuale di riacquisto o di riproduzione, nonché del costo passato.

La determinazione del valore da attribuire ai beni a fecondità ripetuta richiede la formulazione di piani previsionali prospettici, dai quali possa essere desunto l’ammontare della produzione complessivamente ottenibile mediante l’economico sfruttamento del fattore a lento ciclo di utilizzo.

Il capitale di funzionamento, oltre a configurarsi propriamente come una quantità astratta, è essenzialmente un’entità ipotetica in quanto alla sua formazione concorrono non pochi valori fondati su stime, ipotesi e previsioni. Le difficoltà che si incontrano nell’effettuare le necessarie previsioni sui futuri svolgimenti gestionali rendono determinabile anzitutto un limite inferiore che presenta un notevole grado di affidabilità o di stabilità anche di fronte ad avversi andamenti futuri di gestione. Il limite inferiore del capitale netto di funzionamento viene ottenuto valutando gli elementi attivi del capitale al minimo tra i valori che ponderate previsioni consentirebbero di determinare e assegnando agli elementi passivi il massimo tra i valori che le stesse previsioni consiglierebbero di adottare. In altri termini, il limite inferiore accennato è ottenuto mediante la compressione al minimo del fabbisogno di capitale e la dilatazione al massimo della copertura finanziaria. Il limite superiore è, invece, subordinato al verificarsi di condizioni di gestione eccezionalmente favorevoli; esso è quindi ottenuto valutando gli elementi attivi al massimo tra i valori che accorte previsioni lasciano fondatamente sperare e assegnando agli elementi passivi il minimo tra i valori che le stesse previsioni consentono di supporre.

In conclusione di questa breve disamina sul capitale di funzionamento, è facile cogliere come reddito di esercizio e capitale di funzionamento costituiscano due concetti tra loro strettamente correlati ed interdipendenti, cioè a dire due modi di apparire di uno stesso fenomeno. In effetti, il reddito scaturisce dal flusso dei valori attribuiti ad un dato intervallo di tempo, dando una visione dinamica dell’unitario svolgimento gestionale; il capitale di funzionamento esprime la gestione aziendale, colta in un dato momento, ma apprezzata quale effetto della dinamica passata e premessa per la dinamica futura.

Il capitale di funzionamento si può dire economicamente integro solo se il valore ad esso attribuito consente, per mezzo delle operazioni in corso proiettate in futuro, di garantire la rimunerazione adeguata.3.5.2 IL CAPITALE D’APPORTO

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La fase istituzionale dell’impresa è contrassegnata da alcuni momenti caratteristici che si concretano nella stesura e nell’esecuzione del progetto istitutivo dell’impresa. Sotto l’aspetto economico, il progetto istitutivo si concreta preliminarmente nella stesura di numerosi piani economici, ciascuno dei quali contempla una data combinazione produttiva a cui si connette necessariamente il sostenimento di determinati costi per l’acquisizione dei diversi fattori produttivi. Lo studio del fabbisogno finanziario connesso ai singoli piani economici si estrinseca nella determinazione della quantità e della qualità dei capitali che giova porre a disposizione dell’impresa.

Il capitale d’apporto, quindi, non è altro che quel complesso di elementi attivi e passivi che consentiranno all’impresa di sopravvivere senza pregiudicare le rimunerazioni spettanti ai conferenti il capitale proprio. Il capitale d’apporto tende, quindi, ad esprimere la politica di piano prevista per la fase istituzionale della vita dell’impresa affinché il nuovo istituto economico sia in grado di perdurare nel tempo alle condizioni stabilite dal progetto istitutivo. In altri termini, il capitale d’apporto rappresenta l’insieme delle condizioni che avranno effetti negativi o positivi sui redditi degli esercizi futuri o, più precisamente, sulle condizioni prospettiche di equilibrio economico.

Il capitale d’apporto viene determinato al fine di perseguire due fondamentali scopi: anzitutto, per pervenire alla determinazione del reddito del primo esercizio di vita dell’impresa considerata e, in secondo luogo, per consentire la ripartizione dei redditi rilevati nei diversi esercizi tra i finanziatori con vincolo di capitale proprio.

La determinazione del capitale netto d’apporto può essere condotta adottando tanto un procedimento analitico – che si attua contrapponendo il valore assegnato agli elementi attivi e passivi di tale capitale iniziale sulla base di un opportuno processo di ricognizione fisica degli elementi stessi – quanto attraverso un procedimento sintetico che si estrinseca nella somma algebrica di tutte le parti ideali positive e negative del capitale in oggetto.

Da ricordare c’è che tra le attività del capitale d’apporto trova collocamento l’avviamento, che non avrebbe ragione di esistere nel capitale di funzionamento dell’impresa conferita. L’avviamento, infatti, è originato dalla differenza tra il valore globale attribuito al conferimento mediante una valutazione economica di sintesi e l’importo netto dei valori attribuiti alle altre attività e passività in sede di determinazione del reddito dell’ultimo esercizio, cioè del connesso ultimo capitale di funzionamento.

La valutazione del capitale d’apporto deve essere sempre opportunamente confrontata con la configurazione del capitale economico in oggetto, al fine di evitare la sopravvalutazione degli apporti e per conseguenza l’annacquamento del capitale medesimo che, con riferimento alla tutela dei terzi creditori, produce effetti analoghi alla sopravvalutazione economica della quale si è detto prima.

In definitiva, la valutazione dei conferimenti in esame tende alla quantificazione dei valori monetari netti realizzabili dai beni o dalle condizioni produttive apportate, ossia tende ad esprimere i correlativi valori di liquidazione sulla base del valore presunto di realizzo diretto.

3.5.3 IL CAPITALE DI LIQUIDAZIONE

Il capitale di liquidazione è una particolare configurazione di capitale d’impresa che viene riferita alla fase terminale della sua vita, allorché si accerti che il normale funzionamento operativo non possa più proseguire. Con la liquidazione l’impresa viene disgregata e il suo capitale è convertito in denaro, mediante la vendita disgiunta degli elementi attivi e l’estinzione di quelli passivi.L’avvio della procedura di liquidazione dell’impresa può derivare dia dall’autonoma volontà del soggetto economico (liquidazione volontaria), sia per imposizione di legge (fallimento o liquidazione coatta amministrativa).Nel caso di liquidazione volontaria il soggetto giuridico pone, di norma, in liquidazione l’impresa quando non risulti possibile o conveniente la sua cessione in blocco, ossia quale complesso economico funzionante.

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

In sintesi, la determinazione del capitale di liquidazione si rende necessaria quando vengono meno le condizioni che consentono all’istituto impresa di perdurare nel tempo in condizioni di equilibrio economico e finanziario.

La determinazione del capitale iniziale di liquidazione si estrinseca nell’identificazione e valutazione di tutti quei mezzi e quelle condizioni che hanno un diretto e sicuro valore di scambio, o più precisamente, di tutti quei mezzi e quelle condizioni che si trasformeranno in entrate o uscite monetarie in un tempo più o meno breve.La determinazione de capitale d’impresa alla data della liquidazione presuppone come primo atto la stesura di un inventario, attraverso tale inventario si dimostra la nuova composizione con cui si rappresenta il sistema dei valori di azienda alla vigilia del suo dissolvimento.Si passa poi alla determinazione del capitale di liquidazione, esso si configura come l’insieme dei valori monetari attivi esistenti nel momento al quale tale grandezza è riferita e delle previsioni delle entrate o delle uscite monetarie che saranno cagionate dalla gestione di liquidazione, ossia dalla cessione dei beni realizzabili, dalla riscossione dei crediti, dalla estinzione dei debiti e dall’adempimento degli impegni di ogni altra specie.

Il conto economico dei bilanci di liquidazione rileva le differenze tra quanto riscosso dal realizzo delle attività ed i corrispondenti valori di presunto realizzo, nonché le differenze tra quanto pagato per l’estinzione delle passività ed i corrispondenti valori di presunta estinzione.

In conclusione, il capitale di liquidazione appare come una particolare configurazione quantitativa del capitale d’impresa; esso deriva dall’aggregato di valori che trova la sua connaturale espressione nella presumibile relazione quantitativa tra i valori distintamente attribuiti, in rapporto alla cessazione dell’azienda stessa, agli investimenti realizzabili, da un lato, ed agli impegni finanziari da estinguere, dall’altro.I procedimenti che consentono di determinare il capitale netto di liquidazione coincidono sostanzialmente con quelli precedentemente illustrati in merito al capitale di funzionamento. Il primo procedimento analitico si basa sulla ricognizione concreta delle attività e delle passività e permette di passare da un coacervo eterogeneo ad un complesso omogeneo di elementi patrimoniali, dalla cui somma algebrica scaturisce il capitale netto. Il secondo procedimento sintetico perviene al calcolo del capitale di liquidazione mediante la sommatoria delle parti ideali positive e negative.

Nella fase di liquidazione, l’impresa, a differenza di quanto avviene durante la fase di funzionamento operativo, si presenta come un sistema “disintegrato”, dove il valore di ciascun elemento del capitale non è più determinato in funzione dell’attitudine strumentale alla futura produzione del reddito, ma è connesso all’idoneità più o meno immediata allo scambio, ossia ad essere prontamente alienato. Pertanto, il criterio fondamentale da seguire correttamente nelle attribuzioni dei valori del capitale di liquidazione è quello del valore presunto di realizzo diretto per le attività e del valore di presunta estinzione per le passività.Inoltre è opportuno sottolineare che nella fase di liquidazione non è necessario salvaguardare la rimunerazione adeguata del capitale proprio, vista l’impossibilità di una gestione futura.Per quanto riguarda la valutazione dei crediti è necessario sottolineare che risulta spesso necessario stralciare tutti quelli per i quali non vi è nessuna possibilità di riscossone; per gli altri crediti si deve procedere a parziali svalutazioni qualora sia fondato assumere che la loro riscossione richiederà la concessione di abbuoni, ribassi o sconti.

Il principio che informa la valutazione degli elementi attivi del capitale di liquidazione si fonda, dunque, sul concetto che, scomponendo il sistema aziendale, le attività hanno valore in quanto idonee ad essere vendute separatamente.

Per la valutazione dei debiti il dato base è costituito dal valore nominale di ciascun debito, eventualmente accresciuto in relazione ad eventuali interessi moratori, nonché in ordine alle spese giudiziali afferenti alle pratiche iniziate da più impazienti creditori.3.6 IL REDDITO D’ESERCIZIO NELLE AZIENDE DI PRODUZIONE

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

Il reddito d’esercizio può dirsi il risultato economico positivo (utile) o negativo (perdita) determinato in base al confronto tra valori attribuiti direttamente o indirettamente a fattori produttivi utilizzati nell’esercizio e valori attribuiti direttamente od indirettamente a proventi di esercizio, conseguiti in relazione alle avvenute utilizzazioni di quei fattori.

REDDITO DI ESERCIZIO

COMPONENTI NEGATIVI COMPONENTI POSITIVIRimanenze iniziali- Materie prime- Prodotti in corso

di lavorazione- Prodotti

compiuti

Valori di stima

Rimanenze iniziai

Ricavi provenienti da esercizi passati

Valori di stima

Operazioni dell’esercizio- Fattori produttivi

a rapido rigiro- Uso di fattori a

fecondità ripetuta

Costi (prezzi di scambio)

Costi (prezzi di uso)

Operazioni dell’esercizio

Ricavi dei prodottiRicavi

Rimanenze finali

Ricavi relativi ad esercizi futuri

Valori di stima

Rimanenze finali- Materie prime- Prodotti in corso di

lavorazione- Prodotti compiuti

Valori di stima

3.6.1 LA NOZIONE DI REDDITO GLOBALE

Il reddito è una particolare configurazione di risultato economico che viene determinata esclusivamente nelle imprese, in quanto rappresenta la remunerazione del capitale proprio, di proprietà o di rischio. Tale definizione risulta, tuttavia, indeterminata se non viene esplicitato anzitutto il periodo temporale di riferimento: quando si ha riguardo all’intera vita dell’impresa si ha il reddito globale o totale; quando si fa riferimento ad un periodo amministrativo si ha il reddito di esercizio.

Il reddito globale, essendo determinato alla fine della vita dell’azienda quando tutte le operazioni sono ultimate, si dimostra essere un risultato consuntivo che non richiede la stima dei futuri svolgimenti della gestione.

Il reddito globale può essere determinato seguendo tre diversi procedimenti.

1. Il primo procedimento consiste nel confrontare il capitale di costituzione con il capitale di liquidazione, questo procedimento è valido solo se durante l’intera vita dell’impresa non vi sono state rimunerazioni di capitale con vincolo di proprietà e se quest’ultimo non ha subito alcuna variazione.

2. Il secondo procedimento consiste nel confrontare tutti i flussi monetari in entrata con quelli in uscita, originatisi nel corso dell’intera vita dell’impresa.

3. Il terzo procedimento consiste nella somma algebrica di tutti i ricavi e di tutti i costi (i flussi in entrata ed in uscita opportunamente riclassificati danno origine a ricavi e costi).

Il reddito globale costituisce solitamente un dato incontrovertibile, derivando da una contrapposizione di valori definitivi, derivanti da operazioni che sono giunte tutte a compimento. Nonostante questo è necessario interpretare opportunamente il reddito globale in relazione alle variazioni del potere di acquisto della moneta.

3.6.2 LA NOZIONE DI REDDITO D’ESERCIZIO

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

Diversamente dal reddito globale, il reddito di esercizio è una quantità astratta, in quanto prescinde dalla considerazione che la gestione è unitaria nello spazio e nel tempo. Più precisamente l’astrattezza del reddito d’esercizio viene comunemente intesa sotto questo aspetto: esso non si concretizza in taluni specifici beni.Il reddito di esercizio rappresenta il massimo valore che può essere prelevato senza pregiudicare le condizioni prospettiche di equilibrio economico oppure il minimo valore che deve essere apportato per ripristinare le medesime condizioni.

Le condizioni prospettiche di equilibrio economico si verificano quando le operazioni in corso di svolgimento in un dato momento, considerate sotto l’aspetto economico, assicurano, per tutta la loro durata, un’eccedenza dei ricavi sui costi correlativi almeno sufficiente per consentire un’adeguata rimunerazione del capitale proprio investito. Il perseguimento dell’equilibrio economico presuppone, quindi, l’autosufficienza economica della gestione che esprime la stabilizzata attitudine del complesso aziendale a reperire e ad utilizzare in modo economico i fattori produttivi dei quali variamente necessita.

L’adeguatezza della rimunerazione del capitale proprio è condizionata da vari elementi, tra i quali:1. il grado di rischio al quale la gestione sarà assoggettata in futuri;2. le rimunerazioni ottenute dai capitali di rischio in imprese similari appartenenti allo stesso settore;3. le condizioni dei mercati monetari e finanziari;4. i vantaggi diretti ed indiretti di cui beneficerà il soggetto economico;5. la politica del gruppo al quale eventualmente l’impresa fosse legata.

Se la remunerazione viene ritenuta adeguata, il capitale proprio rimarrà vincolato all’impresa, e più precisamente non si sposterà verso investimenti alternativi più appetibili.

Le finalità (giustificazioni logiche che stanno alla base del calcolo del reddito di esercizio) del calcolo del reddito di esercizio sono molteplici e mutano in relazione ai diversi soggetti che, direttamente o indirettamente, sono interessati alla determinazione del reddito di esercizio; in generale, però, è possibile individuare tre categorie di soggetti e, conseguentemente, tre principali configurazioni di reddito di esercizio.

1. Soggetto economico: reddito di esercizio determinato per avere una base per attuare la politica di rimunerazione del capitale proprio o di ripristino delle condizioni idonee alla sopravvivenza dell’impresa;

2. Legislatore civilistico: tende alla tutela dei terzi e, quindi, al mantenimento della solidità patrimoniale dell’impresa, si configura come reddito legale ed è aderente agli art. 2423 e 2435 c.c.;

3. Legislatore fiscale: richiede una riclassificazione che conduce alla redazione di un bilancio “fiscale”, esso tende a rendere possibile il massimo prelievo tributario compatibilmente con l’osservanza della normativa fiscale.

A questo punto dobbiamo ricordare che se dall’entità del reddito di esercizio vengono portati in aumento o in diminuzione i componenti reddituali di origine stimata, rispettivamente, negativi e positivi, è possibile ricavare il cosiddetto cash flow o flusso di cassa collegato al reddito di esercizio. Alla luce di questa considerazione è possibile pervenire alla conclusione che la contrapposizione dei componenti di reddito di origine numeraria con quelli di natura stimata, da un lato, e la determinazione del cash-flow, dall’altro, forniscono indispensabili informazioni necessarie al fine di apprezzare il grado di affidabilità del reddito di esercizio in modo da affrontare e risolvere razionalmente il problema della sua destinazione.

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3.6.3 I PROCEDIMENTI PER LA DETERMINAZIONE DEL REDDITO DI ESERCIZIO

La determinazione del reddito di esercizio può essere condotta mediante diversi procedimenti, ciascuno dei quali si caratterizza per una differente attitudine ad evidenziare il gradi di affidabilità del reddito stesso.

Il reddito di esercizio prelevabile o apportabile, come quantità astratta, necessita di essere interpretato per porre in rilievo le condizioni di impresa ed ambiente nel quale è stato calcolato; risulta necessario, infatti, tenere distinti i componenti reddituali frutto di stime, ipotesi e congetture da tutti gli altri che sono direttamente conseguiti agli scambi dell’impresa con terze economie misurati da variazioni monetarie e assimilate.

Per quanto riguarda i procedimenti, si è soliti distinguere:

1. Il procedimento sintetico: consiste nel calcolare il capitale netto esistente alla fine del periodo amministrativo e quello esistente all’inizio del periodo stesso, ed è quello che rispecchia, meglio degli altri, la definizione di reddito di esercizio concepito come l’incremento o il decremento, espresso in forma monetaria, subito dal capitale netto iniziale per effetto della gestione durante un periodo amministrativo. Tale procedimento consente di pervenire correttamente alla misurazione del reddito di esercizio qualora non siano intervenute variazioni dirette nel capitale proprio o di rischio, nonché nei correlativi rimborsi o rimunerazioni. Il procedimento sintetico è stato e viene sempre applicato come procedimento sussidiario di controllo nello stato patrimoniale, presentando il pregio di una grande semplicità di applicazione;

2. I procedimenti analitici tra i quali:

a. Il primo procedimento analitico è strettamente legato al procedimento sintetico, in quanto ne costituisce il suo sviluppo naturale teso all’individuazione delle cause elementari sottostanti alla variazione subita dal capitale netto iniziale. Tale procedimento giunge alla determinazione del reddito di esercizio attraverso la somma algebrica delle variazioni, subite nel periodo, dai singoli elementi di capitale. Non è un caso che questo procedimento conduca logicamente alla rappresentazione del reddito di esercizio in un prospetto denominato profitti e perdite o conto economico. È comunque doveroso osservare che non esiste un solo valore dei singoli elementi patrimoniali, bensì esistono tanti valori quante sono le finalità conoscitive che ispirano il processo di attribuzione dei valori.

b. Un altro procedimento analitico (applicato nei paesi anglo-americani), che deriva dalla stessa base teorica, analizza il contributo dell’attività tipica o caratteristica dell’impresa. Questo procedimento viene comunemente denominato a costi e ricavi correlati oppure a costo del venduto e ricavi. Anche in questo caso è utile osservare che non esiste il costo di prodotto, ma tante configurazioni di costo con riferimento alle varie finalità che ne presiedono la determinazione; ne consegue che adottando criteri diversi di valutazioni si giunge a diverse configurazioni di costo e di ricavo della produzione venduta e, quindi, ad altrettanto vari e diversi risultati lordi, pur nell’invarianza del risultato netto complessivo. E poi c’è anche da considerare che la contemporanea determinazione del reddito di esercizio e del costo della produzione venduta risultano finalità difficilmente conciliabili tra loro. Il processo di formazione del costo del venduto brevemente spiegato evidenzia un’inevitabile confusione tra componenti di natura stimata e componenti di derivazione numeraria, la quale preclude la possibilità di conoscere il grado di affidabilità del reddito di esercizio.

c. Il terzo procedimento, denominato a valore della produzione e costi della produzione (dottrina tedesca), consiste nel contrapporre il valore della produzione ottenuta nel periodo al costo della stessa. Il valore globale della produzione ottenuta scaturisce dalla somma dei beni e servizi

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

“allestiti” nel periodo considerato, indipendentemente che essi siano destinati alla vendita o al deposito temporaneo in giacenza. Risulta semplice comprendere come anche questo procedimento non offra un valido contributo al fine di apprezzare il grado di affidabilità del reddito di esercizio.

3. Consideriamo ora un procedimento, che riassume le diverse impostazioni teoriche illustrate, attraverso il quale si cerca di evidenziare, in prima approssimazione, i singolo componenti reddituali dai quali scaturisce il reddito di esercizio; questo procedimento è noto come a costi, ricavi e rimanenze. Questo procedimento trova il suo fondamento su un sistema contabile che, durante il periodo amministrativo, precede alla rilevazione soltanto delle operazioni che danno origine a scambi tra l’impresa e terze economie e che si estrinsecano in movimenti di mezzi monetari ed assimilati. Durante il periodo amministrativo, quindi, non vanno rilevati i componenti di reddito di origine stimata, i quali vengono considerati distintamente alla fine del periodo amministrativo, in sede di determinazione del reddito di esercizio. Con tale procedimento costi, ricavi e rimanenze compaiono distintamente nel conto economico consentendo di percepire il processi di formazione di tale quantità di azienda. Il giudizio in merito al grado di affidabilità del reddito di esercizio può, tuttavia, essere completo solo se tutti i componenti reddituali di derivazione numeraria sono tenuti nettamente distinti da quelli di matrice stimata, senza operare alcuna commistione di valori.

3.6.4 I TIPICI COMPONENTI DEL REDDITO DI ESERCIZIO

Il reddito di esercizio risulterebbe formato, in prima approssimazione, dalla contrapposizione dei ricavi di prodotto e risultati differenziali positivi con i costi dei fattori di produzione a veloce ciclo di utilizzo e risultati differenziali negativi che hanno avuto la loro manifestazione numeraria durante il periodo amministrativo. Tali tipici componenti sono costituiti dai costi dei fattori di produzione a veloce ciclo di utilizzo e dai risultati differenziali negativi rilevati in diretta correlazione con variazioni numerarie passive e dai ricavi di prodotto e risultati differenziali positivi rilevati in diretta correlazione con variazioni numerarie attive. Tuttavia, si deve osservare che la differenza tra i suddetti componenti reddituali, positivi e negativi, non fornisce la misura del reddito che deve essere imputato al periodo amministrativo considerato. Al fine di determinare correttamente il reddito di esercizio, infatti, è necessario porre a confronto i componenti reddituali positivi e negativi, non già rilevati numerariamente nel periodo amministrativo considerato, bensì di competenza del medesimo esercizio. A fine esercizio si rende necessario espletare un complesso processo di assestamento dei componenti reddituali rilevato nel periodo in modo da discriminare i ricavi ed costi da imputare all’esercizio in oggetto da quelli da rinviare al futuro.

Introduciamo quindi a questo scopo due nuove categorie di tipici componenti reddituali:

1. i costi sospesi finali : sono quei costi che, pur essendosi manifestati numerariamente nel periodo amministrativo in esame, non hanno trovato nello stesso il rispettivo ricavo e devono essere rinviati al futuro. I costi sospesi possono essere distinti in due gruppi:

a. i risconti attivi finali: sono relativi a costi rilevati numerariamente nel periodo considerato, ma imputabili alla gestione futura in modo distinto ed in base al fattore tempo.

b. le rimanenze attive finali: rappresentano componenti negativi di reddito che vengono stornati dall’esercizio in chiusura e rinviati alla gestione futura in modo indistinto. Un tipico componente reddituale, proprio delle imprese industriali, analogo alle rimanenze attive finali è rappresentato dalle cosiddette costruzioni interne o in economia, si tratta di costi rilevati numerariamente durante il periodo che vengono aggregati con riferimento ad un fattore a lento ciclo di utilizzo (possono considerarsi rimanenze attive pluriennali).

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2. i ricavi sospesi finali : sono dei componenti negativi di reddito che rettificano i ricavi rilevati numerariamente durante il periodo. Anche questi vengono suddivisi in due categorie:

a. i risconti passivi finali: si riferiscono a ricavi rilevati numerariamente durante l’esercizio ma imputabili alla gestione futura in modo distinto ed in base al fattore tempo.

b. le rimanenze passive finali: misurano dei ricavi rilevati numerariamente nell’esercizio considerato, ma che devono essere in parte rinviati agli esercizi futuri, nei quali troveranno la manifestazione i costi. Per quanto attiene ai costi relativi a fattori a fecondità ripetuta, la determinazione del reddito richiede una procedura differente: il processo di ammortamento. Questo consiste nell’imputare una quota-parte del costo pluriennale a ciascun esercizio nel quale i fattori produttivi a lento ciclo di utilizzo presentano la loro utilità economica.

Un’altra categoria di tipici componenti reddituali sono:

1. I costi presunti finali : essi rappresentano componenti negativi di reddito che avranno manifestazione numeraria in futuro, ma che sono imputabili all’esercizio in chiusura. Tra di essi possono ricomprendersi:

a. I ratei passivi finali: rappresentano quote di costi di futura manifestazione numeraria, accertabili per interno nell’esercizio successivo a quello a cui si riferisce l’imputazione e ripartibili tra i due periodi amministrativi in base al tempo.

b. Le spese presunte finali: misurano costi presunti finali connessi a specifici fattori produttivi e determinabili con sufficiente approssimazione, anche se non ripartibili in base al tempo.

c. Le quote stanziate ai fondi alle spese future rappresentano costi presunti di ammontare incerto, ma di sicura manifestazione numeraria futura.

d. Le quote stanziate ai fondi rischi si riferiscono a costi presunti connessi ai rischi che accomunano i vari esercizi, sono quote incerte sia nell’ammontare che nella manifestazione futura.

2. I ricavi presunti finali: ossia quei ricavi che avranno la manifestazione numeraria nel periodo successivo, ma che sono imputabili al presente esercizio, perché in esso hanno avuto il relativo costo. Tra di essi possono ricomprendersi:

a. I ratei attivi finali rappresentano ricavi presunti ripartibili fra due esercizi proporzionalmente al tempo e rilevabili in modo distino.

b. I proventi presunti finali si distinguono dai ratei perché esprimono ricavi non ripartibili in base al tempo.

Ora giova prendere in considerazione che al termine del periodo amministrativo sorge l’esigenza di determinare anche l’utile o la perdita su unità economiche particolari. Tali unità economiche particolari rappresentano investimenti in fattori non strumentali allo svolgimento dell’attività tipica o caratteristica dell’impresa; solitamente tali investimenti sono giustificati dall’intento di dotare l’impresa di convenienti riserve attuali di liquidità idonee a fronteggiare eventuali rischi finanziari connessi allo svolgimento dell’attività tipica dell’impresa. Le operazioni riguardanti le unità economiche particolari vengono considerate a sé stanti, così da condurre alla determinazione di un risultato economico parziale teso a dimostrare il contributo che queste portano al reddito di esercizio. Conseguenza dell’esistenza di queste unità economiche particolari sarà la determinazione di un altro tipico componente del reddito di esercizio prelevabile o apportabile che sarà un

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utile o una perdita da realizzo su unità economiche particolari in ordine al segno, positivo o negativo, della differenza tra il loro costo di acquisto ed il ricavo di vendita.

I tipici componenti del reddito attribuito al primo esercizio di vita di un’impresa possono essere sinteticamente ricondotti alle seguenti categorie:

+ RICAVI RILEVATI NUMERARIAMENTE (Ricavi di prodotto e Risultati differenziali positivi)- RICAVI SOSPESI FINALI

Risconti passivi finali Rimanenze passive finali

+ RICAVI PRESUNTI FINALI Ratei attivi finali Proventi presunti finali

+ UTILI DA REALIZZO SU UNITA’ ECONOMICHE PARTICOLARI

= RICAVI DI COMPETENZA del primo periodo di vita dell’impresa (A)

+ COSTI RILEVATI NUMERARIAMENTE (Costi dei fattori a veloce ciclo di utilizzo e Risultati differenziali positivi)

- COSTI SOSPESI FINALI Risconti attivi finali Rimanenze attive finali

- COSTRUZIONI IN ECONOMIA+ COSTI PRESUNTI FINALI

Ratei passivi finali Spese presunte finali Quote ai fondi spese future Quote ai fondi rischi

+ QUOTE DI AMMORTAMENTO+ PERDITE DA REALIZZO E DA SVAL. SU UNITA’ ECONOMICHE PARTICOLARI

= COSTI DI COMPETENZA del primo periodo di vita dell’impresa (B)

+ RICAVI DI COMPETENZA- COSTI DI COMPETENZA

= REDDITO DEL PRIMO ESERCIZIO

3.6.5 I PRUDENZIALI VALORI-LIMITE NELLA STIMA DEI TIPICI COMPONENTI DEL REDDITO DI ESERCIZIO

Dopo aver individuato i tipici componenti che concorrono a configurare il reddito di esercizio, si pone il problema di circoscriverne i corretti valori-limite al fine di pervenire ad un risultato che consenta il mantenimento delle condizioni prospettiche di equilibrio economico.

La principale preoccupazione di non pregiudicare la capacità dell’impresa di remunerare in modo adeguato il capitale proprio investito negli esercizi futuri impone di individuare prudenziali valori-limite, superiori per i tipici componenti positivi ed inferiori per i tipici componenti negativi.

Per quanto riguarda i fattori a veloce ciclo di utilizzo, i valori-limite superiori presiedono alla quantificazione dei costi sospesi e dei ricavi presunti, mentre i valori-limite inferiori si riferiscono all’attribuzione di valore ai costi presunti ed ai ricavi sospesi.

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Per quanto attiene i fattori a lento ciclo di utilizzo, i valori-limite superiori si riferiscono alla quantificazione del valore assegnabile alle costruzioni interne, mentre quelli inferiori riguardano la determinazione delle quote di ammortamento e delle minusvalenze da valutazione.

Come prima osservazione da valutare vi è quella che i componenti positivi o negativi al termine di un esercizio diventeranno, rispettivamente, componenti negativi o positivi all’inizio dell’esercizio successivo, ossia si ripercuoteranno con segno opposto nell’esercizio seguente.

Ora dobbiamo distinguere le operazioni in corso di svolgimento, per facilità di comprensione, in quattro gruppi:

1. costi sospesi e ricavi presunti : si tratta di operazioni che hanno dato luogo, nel periodo amministrativo considerato, a uno o più costi correlabili distintamente ad uno o più ricavi che avranno manifestazione nel periodo o nei periodi successivi. Si tratta quindi di stabilire se è più opportuno optare tecnicamente per la sospensione del costo o dei costi sostenuti in questo esercizio o per l’anticipazione del ricavo o dei ricavi futuri. Per quanto riguarda la valorizzazione si dovrà scegliere tra:

a. il valore presunto di realizzo diretto (che è una particolare configurazione di ricavo futuro opportunamente rettificato dai costi ancora da sostenere, da una quota di costi indiretti e da una quota-parte di oneri figurativi),

b. il costo storico ed il costo attuale di riacquisto o di riproduzione (sono prudenziali limiti superiori). Il valore che andrà attribuito deve essere il minore tra il ricavo presunto di realizzo, il costo storico ed il costo attuale di riacquisto o di riproduzione.

2. costi presunti e ricavi sospesi : per quanto riguarda le operazioni del secondo gruppo, ossia quelle che vengono riflesse nei costi presunti e nei ricavi sospesi, le considerazioni effettuate in precedenza possono essere lette in modo speculare. Al fine di individuare il prudenziale limite inferiore, il primo parametro da ricercare è il futuro valore di presunta estinzione (che è il costo futuro integrato dai costi diretti, una quota-parte dei costi indiretti ed una quota-parte di oneri figurativi), poi andrà ricercato il ricavo attuale. Il valore che andrà attribuito dovrà essere non inferiore al maggiore tra il futuro valore di presunta estinzione ed il ricavo attuale.

3. ammortamento : le operazioni del terzo gruppo riguardano i fattori a lento ciclo di utilizzo. Il costo di acquisto o di produzione di questi beni deve essere ripartito nei periodi in cui presumibilmente essi manifesteranno la loro utilità. Usando una approssimazione i costi di questi fattori possono essere determinati ricorrendo ad un dato tecnico che consenta di stabilire il grado di utilizzo in funzione dell’impiego avvenuto. L’opportuna considerazione del parametro tecnico in funzione del costo da ammortizzare consente di arrivare alla quota di ammortamento minima, che è il valore minimo che deve essere imputato all’esercizio in relazione all’utilizzo dei fattori. Da ricordare c’è il fatto che qualora il costo attuale di riacquisto o di riproduzione del fattore a fecondità ripetuta risultasse inferiore al valore di presunto realizzo indiretto, la determinazione della quota di ammortamento dovrà avvenire sul primo di questi parametri.

4. costruzioni interne o in economia .

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FASE DI VERIFICA

UNITA’ DIDATTICA IIIL’AZIENDA DI PRODUZIONE IN FASE DI ISTITUZIONE

1. Indicare se le seguenti affermazioni sono vere o false: Il reddito è il decremento o l’incremento del capitale in un determinato periodo per effetto

dell’organizzazione; Il reddito è l’incremento del capitale in un determinato periodo per effetto della gestione; Il reddito è l’incremento o il decremento del capitale in un determinato periodo per effetto della

gestione; Il reddito è l’incremento o il decremento delle attività in un determinato periodo per effetto della

gestione; Il capitale è un fondo determinato di valori riferito ad un dato istante della vita aziendale; I ratei sono quote di entrate o uscite future relative ai ricavi o a costi già maturati, ma ancora da

liquidare e determinabili in base al tempo; I risconti (o rimanenze contabili) sono quote di spese e di rendite, di costi e di ricavi a

manifestazione finanziaria anticipata, già rilevati ma non ancora maturati

2. Dare la definizione di capitale iniziale, capitale di funzionamento e capitale di liquidazione____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

3. Dare la definizione di reddito d’esercizio.____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

4. Spiegare brevemente i concetti del circuito dei finanziamenti e del circuito della produzione.____________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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UNITA’ DIDATTICA IV

L’EQUILIBRIO AZIENDALE ED IL SUO MODELLO

4.1 LA TEORIA DELL’EQUILIBRIO AZIENDALE

Mentre l’economia politica già nell’Ottocento delineò la teoria dell’equilibrio del sistema economico generale, la teoria dell’equilibrio applicata all’azienda risale alla fine degli anni Quaranta e si deve all’opera di Aldo Amaduzzi che nel 1948 pubblica Il sistema produttivo dell’impresa nelle condizioni del suo equilibrio e del suo andamento.Egli avverte la necessità di indagare sulle condizioni di razionalità della vita aziendale che rappresentano la constatazione di quanto deve accadere affinché il sistema possa mantenersi in equilibrio. Da qui la sua definizione dell’Economia Aziendale intesa come scienza che ricerca le leggi delle condizioni di equilibrio dell’azienda, intese come espressioni preventive di un andamento variabile, e che ricerca altresì le leggi secondo le quali, nella variabilità dell’andamento, vengono mantenute, migliorate, perdute e ripristinate tali condizioni di equilibrio.

Tra le condizioni di equilibrio dell’azienda si hanno:

1. condizioni minime di equilibrio : generalmente valide, atte a definire uno stato di equilibrio oggettivo e si verificano quando l’attività aziendale consente la sola remunerazione di tutti i fattori della produzione, compreso l’interesse sul capitale immesso dall’imprenditore (interesse di computo) ed il compenso per l’attività direzionale svolta dallo stesso (stipendio direzionale) in breve

TOTALE COSTI = TOTALE RICAVI

2. condizioni di equilibrio soggettivo : dipendono dal giudizio dell’imprenditore sullo stato del sistema in relazione agli obiettivi definiti.

La definizione delle condizioni di equilibrio implica la verifica di una pluralità di condizioni fondamentali e particolari individuate:

nell’equilibrio economico condizione fondamentale nell’equilibrio tra il fabbisogno finanziario totale e le fonti di finanziamento totali

condizione fondamentale nell’equilibrio tra impieghi e fonti a breve condizione particolare nell’equilibrio monetario condizione particolare

tali condizioni fondamentali e particolari costituiscono il sistema delle condizioni di equilibrio dell’azienda, riferibili a periodi di ampiezza diversa (breve o lungo periodo):

LUNGO PERIODO BREVE PERIODO

Equazione economica Equazione economica

Equazione del fabbisogno finanziario totale

Equazione del capitale (o impieghi / fonti)

Equazione degli accertamenti e degli impieghi

Equazione degli accertamenti e degli impieghi

Equazione di cassa Equazione di cassa

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4.2 IL SISTEMA DELLE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO DI LUNGO

Il sistema delle condizioni di equilibrio di lungo periodo è composto dalle quattro equazioni, qui di seguito schematizzate nel dettaglio.

N. 1 - Equazione Economica: indica la convenienza ad intraprendere l’attività economica che deve consentire all’imprenditore di realizzare un profitto puro ( ∂ ) che remuneri il rischio d’impresa, dopo aver remunerato attraverso i ricavi (q x p), tutti i costi (f x p), inclusi i costi figurativi (interesse di computo, stipendio direzionale.

tn n∑ ∑

t=t0 i=1ft

i x pi + ∂ =tn L∑ ∑

t=t0 k=1qt

k x pk

t=t0 → tn Tempo di vita k=1→ L Indici riferiti ai fattori produttivi venduti

i=1 → n Indici riferiti ai fattori produttivi acquistati qtk Quantità prodotta per essere venduta

fti

Quantità dei fattori produttivi durevoli e non durevoli

∂Profitto puro, è il reddito al netto dei costi figurativi che non comportano un esborso monetario pi

Prezzi di acquisizione dei fattori della produzione, prezzi di vendita dei prodotti o servizi (prezzi di scambio)

f x p Costo dei fattori della produzione q x p Ricavo di vendita di beni e servizi

Nell’equazione economica di lungo periodo:

1. tutti i fattori produttivi acquistati sono stati consumati e tutti i prodotti realizzati sono stati venduti;

2. i costi d’esercizio comprendono i costi dei fattori produttivi durevoli e gli oneri figurativi;

3. i fattori durevoli hanno valore residuo nullo (al termine del ciclo di vita aziendale tutti i cicli di produzione e di vendita saranno infatti conclusi);

4. non esistono rimanenze attive o passive (cioè dei costi o ricavi da rinviare al futuro o provenienti dal passato);

5. l’equazione permette di determinare il profitto puro che rappresenta il reddito che residua dalla gestione dopo aver remunerato tutti i fattori della produzione durevoli e non, incluso il capitale apportato dai soci e gli oneri figurativi (che non danno luogo ad un effettivo esborso monetario).

PROFITTO PURO ∂ = REDDITO NETTO - ONERI FIGURATIVI

ONERI FIGURATIVI = STIPENDIO DIREZIONALE

+ INTERESSE DI COMPUTO

Perché l’imprenditore svolge nell’impresa l’attività

lavorativa (stipendio / spese extragestione)

Perché l’imprenditore ha investito del capitale che rende un tasso minimo

garantito (tasso a rischio minimo investimenti

alternativi)

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

N. 2 - Equazione del Fabbisogno Finanziario Totale: consente di determinare il fabbisogno finanziario legato ai programmi di produzione e di vendita dell’impresa, ossia il capitale minimo necessario per intraprendere l’attività tenendo conto della velocità di circolazione vi dei fattori produttivi.

tn n∑ ∑

t=t0 i=1ft

i x pi+ Fc

MIN =tn L∑ ∑

t=t0 k=1Ci

vi

f x pCosto dei fattori della produzione (f x p) = Costo dei fattori durevoli (F x p) e non durevoli (f x p). Esclusi oneri figurativi che non comportano U

Fc MIN Fondo di cassa minimo

vi

Velocità di circolazione dei fattori della produzione. Rappresenta il numero di volte in cui l’investimento nei fattori ritorna attraverso i ricavi in un determinato periodo di tempo, oppure il numero di volte che si rende necessario l’investimento in relazione ai programmi di produzione e vendita vi = 1 si rinnova 1 volta vi > 1 si rinnova nell’anno vi < 1 si rinnova oltre l’anno

CiCapitale investito, ossia la ricchezza complessiva allocata o da allocare nell’impresa in relazione ai programmi di produzione (fxp) e di vendita (qxp).

N. 3 - Equazione degli Accertamenti e degli Impegni (o situazione del capitale liquidato): esprime la relazione esistente tra il fabbisogno corrente e le fonti di finanziamento a breve termine. Consente di verificare se si realizza un andamento regolare tra accertamenti ed impegni.

Clt0 + tn

∑ At

t=t0

= tn

∑ Mt

t=t0

+ Clt1

Cl Capitale liquido netto (Cl) = Flusso di cassa (Fc) + Crediti a breve termine (Cb) – Debiti a breve termine (Db)Capitale liquido lordo (Cll) = Flusso di cassa (Fc) + Crediti a breve termine (Cb)

AAccertamenti: sono i flussi finanziari positivi relativi ad un intervallo di tempo, che incrementano il Cl.Accertamenti (A) = Entrate di denaro (E) + Aumento di Crediti a breve (Cb+) + Decremento dei debiti a breve (Db-)

MImpegni : sono i flussi finanziari negativi, relativi ad un dato intervallo di tempo, che decrementano il ClImpegni (M) = Uscite di denaro (U) + Aumento dei Debiti a breve (Db+) + Decremento dei Crediti a breve (Cb-)

35

EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

N. 4 - Equazione di Cassa: rappresenta la dinamica delle entrate e delle uscite di denaro e indica quindi come si modifica la consistenza di cassa. Verifica se il denaro esistente in cassa ed i successivi incassi consentono di adempiere totalmente e puntualmente e puntualmente ai pagamenti del periodo.

Fct0 + tn

∑ Et

t=t0

= tn

∑ Ut

t=t0

+ Fct0

E Entrate: sono i flussi finanziari positivi di denaro, relativi ad un dato intervallo di tempo, che incrementano il livello di cassa.

U Uscite: sono i flussi finanziari negativi di denaro, relativi ad un dato intervallo di tempo, che decrementano il livello di cassa.

4.3 IL SISTEMA DELLE CONDIZIONI DI EQUILIBRIO DI BREVE

Il sistema delle condizioni di equilibrio di breve periodo è composto dalle quattro equazioni, qui di seguito schematizzate nel dettaglio.

N. 1 - Equazione Economica: consente di verificare se tutti i flussi economici positivi qxp, rettificati ed integrati da flussi correttivi (Rimanenze Passive), remunerano tutti i flussi economici negativi fxp, integrati e rettificati da flussi correttivi (Rimanenze Attive).

Ratx +tn n∑ ∑

t=t0 i=1ft

i x pi + Rpasstx+1 + R =

= Rpasstx +tn L∑ ∑

t=t0 k=1qt

k x pk + Ratx+1

f x p Costo dei fattori della produzione (fxp)= costo fattori a rapido ciclo di utilizzo (fxp) e prezzo d’uso dei fattori a lento ciclo di utilizzo o quota di ammortamento (fxp’)

RaRimanenze attive (cioè rettifiche di costi): possono essere Rimanenze attive finali8 (indicano costi rinviati al futuro, che diventeranno nel periodo successivo costi provenienti dal passato) e/o Rimanenze attive iniziali (se riferite all’inizio del periodo considerato indicano costi provenienti dal passato).

RpassRimanenze passive (cioè rettifiche di ricavi): possono essere Rimanenze passive finali9 (indicano ricavi rinviati al futuro, che diventeranno nel periodo successivo ricavi provenienti dal passato.) e/o Rimanenze passive iniziali (se riferite all’inizio del periodo considerato indicano costi provenienti dal passato).

R Reddito netto di esercizio: variazione della ricchezza generata dalla gestione.

Nell’equazione economica di breve periodo:

1. esistono cicli di produzione e di vendita in corso all’inizio ed al termine del periodo stesso;

2. la sommatoria dei costi d’esercizio riguarda i costi dei fattori non durevoli valutati al prezzo di scambio e il prezzo d’uso dei fattori durevoli (cioè la quota di ammortamento che quantifica il consumo di un fattore produttivo durevole nel periodo in considerazione);

8 Le rimanenze attive finali sono presenti anche tra gli impieghi o investimenti di capitale nell’equazione del capitale (o impieghi/fonti) riferita alla fine del periodo considerato.9 Le rimanenze passive finali sono presenti anche nell’equazione del capitale (o impieghi/fonti) riferita alla fine del periodo considerato, come ricavo anticipato e sospeso in attesa di partecipare alla formazione del reddito.

36

EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

3. non sono considerati gli oneri figurativi (interessi di computo e stipendio direzionale) che sono invece presenti nell’equazione economica di lungo periodo;

4. l’equazione permette di giungere alla quantificazione del reddito del periodo.

N. 2 - Equazione del Capitale (o relazione Impieghi / Fonti): esprime la relazione tra investimenti totali (impieghi esposti al primo membro) e fonti di finanziamento totali (fonti esposte al secondo membro).

Fctx+1 + Cbtx+1 + Ratx+1 + Fttx+1 = Dbtx+1 + Dltx+1 + Cntx+1

C. circolante lordo C. fisso C. di terzi C. propr.

Capitale investito Capitale acquisito

Nell’equazione del Capitale di breve periodo:

1. il fabbisogno finanziario è dato dal capitale allocato nell’azienda (Ci) che rappresenta la ricchezza necessaria a permettere lo svolgimento delle operazioni aziendali;

2. l’individuazione del Capitale investito (Ci) consente di definire la ricchezza che l’azienda deve acquisire (Ca) attraverso capitale propri (Cpr) o di terzi (Ct)

N. 3 - Equazione degli Accertamenti e degli Impegni (o equazione del capitale liquido): esprime la relazione esistente tra il fabbisogno corrente e le fonti di finanziamento a breve termine. Consente di verificare se si realizza un andamento regolare tra accertamenti ed impegni.

Cltx + tx+1

∑ At

t=tx

= tx+1

∑ Mt

t=tx

+ Cltx+1

Cl Capitale liquido netto (Cl) = Flusso di cassa (Fc) + Crediti a breve termine (Cb) – Debiti a breve termine (Db)Capitale liquido lordo (Cll) = Flusso di cassa (Fc) + Crediti a breve termine (Cb)

AAccertamenti: sono i flussi finanziari positivi relativi ad un intervallo di tempo, che incrementano il Cl.Accertamenti (A) = Entrate di denaro (E) + Aumento di Crediti a breve (Cb+) + Decremento dei debiti a breve (Db-)

MImpegni : sono i flussi finanziari negativi, relativi ad un dato intervallo di tempo, che decrementano il ClImpegni (M) = Uscite di denaro (U) + Aumento dei Debiti a breve (Db+) + Decremento dei Crediti a breve (Cb-)

Nell’equazione del Accertamenti e degli Impegni di breve periodo, l’unica differenza rispetto all’equazione di lungo è nell’intervallo temporale di riferimento dato da tx - tx+1, che è compreso in t0 - tn.

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

N. 4 - Equazione di Cassa: rappresenta la dinamica delle entrate e delle uscite di denaro e indica quindi come si modifica la consistenza di cassa. Verifica se il denaro esistente in cassa ed i successivi incassi consentono di adempiere totalmente e puntualmente e puntualmente ai pagamenti del periodo.

Fctx + tx+1

∑ Et

t=tx

= tx+1

∑ Ut

t=tx

+ Fc

E Entrate: sono i flussi finanziari positivi di denaro, relativi ad un dato intervallo di tempo, che incrementano il livello di cassa.

U Uscite: sono i flussi finanziari negativi di denaro, relativi ad un dato intervallo di tempo, che decrementano il livello di cassa.

Nell’equazione di cassa di breve periodo, l’unica differenza rispetto all’equazione di lungo è nell’intervallo temporale di riferimento dato da tx - tx+1, che è compreso in t0 - tn.

4.4 MODALITA’ APPLICATIVE

La costruzione delle equazioni richieste può essere facilitata dall’utilizzo di una tabella a doppia entrata riassuntiva dei flussi finanziari ed economici generati dalle operazioni svolte dall’impresa da t0 - tn.

Esempio n. 1 : L’impresa ABC si è costituita t0 mediante versamento di un capitale di 2.000 ciascuno nelle casse della società da parte dei due soci. Nel primo periodo di attività si compiono le seguenti operazioni: Acquisto in contanti di un macchinario

per 1.000. Acquisto di materie prime in contanti per 500. Acquisto di altri fattori produttivi per 200. Vendita dei prodotti finiti, ottenuti dal processo produttivo per 1.500. L’incasso avviene in contanti.

Nel secondo periodo di attività si compiono le seguenti operazioni: Acquisto di materie prime in contanti per 550. Acquisto di altri fattori produttivi per 250. Vendita dei prodotti finiti, ottenuti dal processo produttivo per 1.600. L’incasso avviene in contanti.

Nel terzo ed ultimo periodo di attività si compiono le seguenti operazioni: Acquisto di materie prime in contanti per 600. Acquisto di altri fattori produttivi per 250. Vendita dei prodotti finiti, ottenuti dal processo produttivo per 1.700. L’incasso avviene in contanti.

0 1 2 3 4 5 6

Variazioni Finanziarie

Fc4.000

U1.000

U500

Db+

200E

1.500U

550Db+250

Segno + - - - + - -

Variazioni Economiche

C.S.4.000

f1 x p11.000

f2 x p2500

f3 x p3200

q1 x p11.500

f4 x p4550

f5 x p5250

Segno + - - - + - -

7 8 9 10

Variazioni Finanziarie

E1.600

U600

U250

E1.700

Segno + - - +

Variazioni Economiche

q2 x p21.600

f6 x p6600

f7 x p7250

q3 x p31.700

Segno + - - +

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

FASE DI VERIFICA

UNITA’ DIDATTICA IV - L’AZIENDA E IL SUO GOVERNO

1 Esporre le condizioni di equilibrio di breve periodo ed esprimere il significato:

- Equazione economica;_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

- Equazione degli accertamenti e degli impieghi o Equazione del capitale liquido;_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

- Equazione di cassa;_______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

- Equazione del capitale o relazione fonti-impieghi._______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

2 Completare le seguenti relazioni ed esporle in simboli:

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO = CAPITALE CIRCOLANTE LORDO

-

CAPITALE LIQUIDO LORDO = + DEBITI A BREVE

CAPITALE CIRCOLANTE LORDO - RIMANENZE ATTIVE =

FONTI = CAPITALE CAPITALE INVESTITO = +

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

CAPITALE DI TERZI = - CAPITALE PROPRIO

= CAPITALE CIRCOLANTE LORDO + CAPITALE FISSO

3 Considerando l’equazione del capitale nel breve periodo indicare le formule delle seguenti grandezze:

CAPITALE ACQUISITO =

CAPITALE DI TERZI =

CAPITALE CIRCOLANTE LORDO (O ATTIVITÀ CORRENTI) =

CAPITALE CIRCOLANTE NETTO =

CAPITALE LIQUIDO LORDO =

CAPITALE FISSO (O INVESTIMENTI FISSI) =

CAPITALE NETTO =

CAPITALE INVESTITO =

FONTI =

IMPIEGHI =

CAPITALE LIQUIDO NETTO =

4 Indicare se le seguenti affermazioni sono vere o false:

L’equazione economica consente di calcolare il reddito che remunera l’imprenditore del rischio che egli assume.

Gli aumenti di crediti a breve vanno ad incrementare gli accertamenti, mentre le diminuzioni di crediti a breve, incrementano gli impegni.

Se nell’equazione di cassa emerge un fondo di cassa in tn negativo significa che l’impresa non è in grado di far fronte ai pagamenti.

Nell’equazione del fabbisogno finanziario totale si devono considerare anche gli oneri figurativi. Le condizioni di equilibrio dell’impresa si articolano in due sistemi: il sistema delle condizioni di

equilibrio di lungo periodo e quello delle condizioni di equilibrio di breve periodo. L’equilibrio globale dell’impresa si raggiunge attraverso la realizzazione di un profitto. Nell’equazione economica di breve periodo i simboli Ra e Rpass indicano esclusivamente le

rimanenza iniziali e finali di magazzino. Il reddito P rappresenta il risultato economico del periodo compreso tra l’istante tx e l’istante tx+1 L’esistenza di rimanenze attive e passive deriva dall’esistenza di processi produttivi in corso di

svolgimento sia all’inizio che alla fine del periodo di riferimento e non ancora conclusisi. Il profitto puro ( ∂ ) ed il reddito netto si calcolano con lo stesso procedimento, in quanto

differiscono solo per il periodo di riferimento. Il profitto puro ( ∂ ) è calcolato al netto degli oneri figurativi, mentre il reddito netto P non tiene

conto dell’interesse sul capitale investito dai soci e della remunerazione dell’imprenditore.

40

EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

Considerando lo stesso riferimento temporale il profitto puro ( ∂ ) ed il reddito ( P ) sono legati dalla relazione: P = ∂ - (interessi sul capitale netto + remunerazione dell’imprenditore).

5 L’impresa ABC si è costituita all’inizio del 1991, mediante sottoscrizione da parte dei soci di un capitale pari a 3.000 e versamento di un terzo del Capitale stesso. Durante il 1991, si sono verificate le seguenti operazioni:

- acquisto di un impianto del valore di 1000, con pagamento differito;- acquisto di 50 Kg. Di materie prime al costo unitario di 10, con pagamento in contanti;- pagamento di salari e stipendi pari a 300, in contanti;- acquisto di fattori produttivi (energia elettrica, combustibili …) per 200, con pagamento differito;- acquisto di 20 pezzi per imballaggio al costo di 5 ciascuno, con pagamento in contanti;- utilizzo di 40 Kg di materie prime e di tutti i pezzi di imballaggio per realizzare 20unità di prodotti

finiti, che vengono venduti al prezzo unitario di 60. L’incasso è per metà in contanti e per metà differito;

- si pagano i debiti verso fornitori relativi alle operazioni 1 e 4;- si incassano i crediti verso clienti inerenti l’operazione 6.

Alla fine dell’esercizio:- si accantona al fondo ammortamento impianti il 20% del valore dello stesso;- si stima il valore delle rimanenze nella misura di 10 per ogni Kg in giacenza;- si incassa il credito nei confronti dei soci.

0 1 2 3 4 5 6

Variazioni Finanziarie

SegnoVariazioni

EconomicheSegno

7 8 9 10 11

Variazioni Finanziarie

SegnoVariazioni

EconomicheSegno

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

Dopo aver individuato i flussi finanziari ed economici ed avere completato la tabella, si espongano:

- l’equazione economica di breve periodo;________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

- il fondo di cassa esistente alla fine del 1991 e la relativa equazione;________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

- il capitale liquido lordo alla fine del 1991;________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

- la relazione fonti-impieghi (o equazione del capitale) alla fine del 1991.________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

UNITA’ DIDATTICA V

IL METODO CONTABILE PER IL CONTROLLO DEL SISTEMA AZIENDALE

(cenni)

5.1 IL METODO CONTABILE

Momenti logici per la determinazione e la rilevazione del Risultato d’esercizio sono:

1. Scelta dei fenomeni : i fenomeni amministrativi e di gestione possono distinguersi in due gruppi:

a. Fenomeni amministrativi esterni, cioè tutti quelli di scambio di beni tra l'azienda e terzi (sono i classici scambi che l'azienda effettua con terzi, come le operazioni di finanziamento in termini di capitale proprio e capitale di credito: acquisti/vendite di merci, spese varie ).

b. Fenomeni amministrativi interni, cioè gli impieghi di fattori produttivi acquisiti e quindi tutti i movimenti di materie prime, dal magazzino all'azienda, oppure consumi di tali materie prime.

Generalmente, visto lo scopo della rilevazione (riuscire a rilevare correttamente i flussi di reddito), studieremo solo dei fenomeni esterni perchè ci daranno dei flussi di reddito atti alla rilevazione totale del reddito. Però, in genere, nella scelta dei fenomeni bisogna stare molto attenti perchè non sempre solo i fenomeni esterni vanno rilevati. I fenomeni interni concorrono a formare il complessivo reddito di esercizio nei modi della maggiore o minore efficienza organizzativa del lavoro, dei collegamenti tra i reparti produttivi o altro. Le azioni sul Risultato di Esercizio si hanno oltre che con queste anche grazie ai già citati fenomeni esterni, che sono sufficienti a detta rilevazione.

I fenomeni interni, quindi, pur se concorrono alla determinazione del reddito non sono necessari per la sua rilevazione quantitativa finale, ma sono necessari nel qual caso fossimo interessati alla stesura di rilevazioni parziali del reddito di esercizio.

2. Espressione quantitativa : una volta scelti i determinati fenomeni da rilevare, ci dovremmo porre il problema di come e in quantità (misura) rilevarli. Le quantità possono essere

a. Quantità fisiche: hanno la caratteristica, una volta scelta l'unità di misura, di essere tra di loro omogenee per dimensione e unità. Tipiche quantità fisiche sono i chili.

b. Quantità valori: Sono tutte le quantità espresse in valori monetari. Possono essere fortemente eterogenee fra di loro, basti pensare al fatto di una cassa contenente diversi tipi di valuta. Le varie rilevazioni del valore della moneta, inoltre, sono empiriche, e quindi astratte. Visto e considerato che sono fortemente variabili nel tempo e nello spazio, sono eterogenee, ma potrebbero, mediante rettifiche di costo e variazioni empiriche, considerarsi omogenee (come l'impiego dei tassi di cambio).

c. Quantità misure: Sono quantità che per la loro natura sono determinate oggettivamente in base ad una certa unità di misura che una volta scelta sarà unica. Possono essere a loro volta CERTE o STIMATE. Sono certe quelle che possono essere ricondotte a quantità fisiche o valori (es.: le esistenze di cassa in un dato momento; E/U di cassa nelle rispettive monete, etc.). Sono quantità misure STIMATE quelle riguardanti fenomeni d'azienda o di mercato in cui ci sarà un importo presunto relativo a determinati crediti o debiti (un esempio è

43

EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

l'ammontare delle imposte imponibili - da pagare - sui redditi), ma non ancora definite su esercizi presenti.

d. Quantità astratte: Sono tutte quelle che esprimono grandezze che per se stesse non esistono come realtà oggettiva e non hanno una propria definita e unica configurazione, essendo determinate mediante astrazioni. Sono quantità astratte le quote di ammortamento dei costi, il reddito, i costi complessivi. Relativamente a fenomeni di mercato, sono quantità astratte variabili come il prezzo e i consumi.

3. Rilevazione: le determinazioni e le rilevazioni quantitative di azienda, si attuano secondo metodi vari e mutevoli. Tali metodi che altro non sono che uno strumento di conoscenza, possono ricondursi a due tipi:

a. Metodi contabili: si servono del conto che può intendersi come una o più quantità riguardanti un dato oggetto. Sono soliti essere usati per risultati economici o di patrimonio. Comunemente metodi contabili vengono applicati alla rilevazione sistematica di fatti amministrativi di gestione10. Sono metodi di osservazione e di studio dei fenomeni economico-aziendali. I metodi contabili, in particolare quello della Partita Doppia, si adattano ad oggetti complessi di scritture e riesce di particolare efficacia nella rilevazione quantitativa dei fenomeni di gestione. Con tali rilevazioni, solo quando vi sono determinati oggetti (come risultato d’esercizio, costi di produzione, etc.) è possibile giudicare con fondamento il conveniente impiego dei metodi contabili.

b. Metodi extra-contabili: sono rivolti a ricercare caratteri di variabilità dei fenomeni di ogni specie. Sono studiati in astratto dalla matematica e dalla statistica. Le rilevazioni statistiche si distinguono in interne ed esterne. Sono interne quelle riguardanti direttamente la gestione e l'organizzazione dell'azienda considerata. Sono esterne quelle concernenti il mercato, la situazione e l'attività delle altre aziende. Tra i più comuni oggetti di statistiche interne, vi sono i costi di prodotto nelle loro varie e astratte configurazioni (come rendimenti dei fattori produttivi, produttività, etc.). Possono rilevare relativamente alle vendite l'andamento delle vendite concluse e gli ordini arrivati e altro ancora (statistiche interne). Le statistiche esterne sono da considerarsi fenomeni di mercato come gli andamenti delle vendite e dei prezzi. Tali metodi vengono studiati in astratto dalla metodologia statistica.

Pur essendo comunemente differenti sono simili per vari motivi: Molte volte elaborano gli stessi dati. I metodi extra-contabili possono essere applicati a varie rilevazioni le quali come risultanza

possono essere ricondotti a metodi contabili. Per esempio, la tabella a doppia entrata a un metodo contabile (mette in evidenza due variabili, come reddito totale e fenomeni di gestione dell'esercizio).

Usano entrambi il conto nelle rilevazioni.

4. Le rilevazioni quantitative d'azienda sono in concreto sollecitate da scopi operativi svariati, che fanno sentire il bisogno di certe conoscenze intorno ai fenomeni di gestione e di organizzazione.

10 Generalmente si tende a cercare una differenza tra metodo e sistema. Il metodo riguarda la forma, l'ordine e il collegamento delle scritture, ci dà le norme sul funzionamento del conto. Il metodo è uno strumento di ricerca e di rappresentazione di date conoscenze, che per essere efficace debbono essere studiate in relazione ad un oggetto di ricerca, rilevazione e rappresentazione. Il sistema, invece, riguarda l'oggetto (proprio in merito all'oggetto del sistema, si impiegare un sistema che sia adattato allo scopo e al fine per il quale ci si propone di impiegare queste rilevazioni quantitative) di questo e l'estensione della forma, dell'ordine e del collegamento. L'oggetto deve essere costituito da parti interdipendenti. Il sistema è un insieme di problemi di rappresentazione e di informazioni bene o male risolti. La forma è fondata su convenzioni non aventi di per sè carattere di necessità logica, tanto che potrebbe essere facilmente mutata. L'ordine riguarda i criteri di classificazione e di coordinamento delle varie relative operazioni contabili. Il collegamento riguarda il nesso e i richiami tra scritture e diversi conti.

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

L'intera rilevazione può riguardare l'intera gestione d'azienda, particolari reparti di produzione o operazioni di gestione. Riguardano anche fenomeni di ambiente esterno e specialmente il mercato (sbocco). Nel momento dell'interpretazione e rilevazione quantitativa dovremo quindi analizzare i vari risultati e riuscire a darne una giusta descrizione. Quindi, nel rilevare tali fenomeni occorrerà tener presente che essi hanno una funzione di "mezzo a fine", intendendo per fine le conoscenze cui si desidera pervenire.Nell'apprendimento di tali fenomeni, si dovrà anche vedere "come" si presentano articolati e "perchè" si presentano in tal modo, cercando di esaminare i logici fini conoscitivi.

5.2 IL CONTO

Il conto è il tipico strumento della rilevazione contabile. Può essere costituito da una o più quantità riguardanti un dato oggetto, quantità che si rilevano allo scopo di far conoscere la sua variabile commensurabile grandezza. Le unità di misura del conto devono essere omogenee.E' una serie temporale di valori costituita in coordinazione di altre serie entro un dato sistema di scritture. Classificando secondo adatti criteri il complesso di valori forniti, i valori di conto devono essere omogenei sia in moneta, sia nei caratteri che lo distinguono. Può essere eterogeneo nel caso in cui si guarda il valore economico della moneta (potere d'acquisto variabile nel tempo).Studiando i conti ci potremmo trovare di fronte a varie forme di conti: conti semplici e conti complessi. I primi si hanno nel caso in ci troviamo di fronte a serie di valori che di fatto non vengono decomposti in altre serie (conti sintetici), i secondi quando nel sistema considerato vengono decomposte serie di valori in altre serie di valori (conti analitici). L'insieme dei conti forma il libro-mastro.

5.3 IL METODO DI SCRITTURA DELLA PARTITA DOPPIA E LE SUE LEGGI

Legge fondamentale della Partita Doppia può così essere enunciato: il rispetto delle regole del metodo, per l'annotazione di qualsivoglia numero di quantità, in un sistema composto di qualsivoglia numero di conti, comporta che il totale dei totali DARE di tutti i conti sia uguale al totale dei totali AVERE di tutti i conti. Si usa ogni qualvolta fatti di gestione usati due metodi /aspetti diversi ma collegati: l’aspetto originario e l’aspetto derivato e funzionano in maniera antitetica.

Tra i molti corollari che derivano dal teorema fondamentale della Partita Doppia, i seguenti sono tra i più utili:

1. uguaglianza del totale dei saldi : è possibile verificare che il totale di tutti i saldi dei conti a saldo DARE è uguale al totale di tutti i saldi dei conti a saldo AVERE:

TOTALE DARE = TOTALE AVERE

2. partizione dei conti: è possibile dimostrare che il saldo dei saldi di un gruppo qualunque di conti (partizione) coincide, ma con segno opposto, al saldo dei saldi dei rimanenti conti:

SALDI DARE = SALDI AVERE

3. chiusura generale: il girosaldo di tutti i conti in un unico conto comporta l'auto chiusura di questo:

∑ SALDI SERIE DI CONTI = ∑ SALDI RESTANTI DI CONTI MA CON SEGNO OPPOSTO

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

UNITA’ DIDATTICA VI

L’AZIENDA DI EROGAZIONE

5.1 L’AZIENDA DI EROGAZIONE NELLA SUA COMPOSITA GESTIONE

Le aziende di produzione provvedono solo indirettamente al soddisfacimento di bisogni umani mediante la produzione economica, ossia l’azione che determina un incremento di utilità di un bene o di un servizio mediante la trasformazione fisica (produzione diretta) o mediante il suo trasferimento nel tempo e nello spazio (produzione indiretta).Nelle aziende di produzione manca tuttavia il soddisfacimento diretto dei bisogni umani, rappresentato dal consumo della ricchezza prodotta, che viene attuato al di fuori di esse.

Esistono aziende in cui l’attività svolta serve invece a soddisfare in modo diretto, immediato, i bisogni umani. Queste aziende vengono definite aziende di erogazione. Nella pratica le aziende di pura erogazione sono poco frequenti, un esempio è quella di una confraternita di religiosi che vivono di elemosine (ricchezza prodotta da altri) e raccolgano i beni necessari al soddisfacimento dei loro bisogni in misura uguale a quella dei dispendi necessari.

In tutte le aziende risulta presente l’esigenza di soddisfare un bisogno umano, tuttavia mentre nelle aziende di produzione il soddisfacimento del bisogno rappresenta un mezzo per raggiungere un fine diverso (che può essere quello dell’utile nelle imprese), nelle aziende di erogazione il soddisfacimento del bisogno rappresenta il fine immediato dell’attività aziendale.

Pertanto l’attività delle aziende di erogazione consiste essenzialmente nel gestire, in modo economico, una certa quantità di risorse finanziarie, proveniente da fonti diverse, utilizzata per acquistare o per produrre beni e/o servizi da destinare al soddisfacimento di bisogni di una collettività, più o meno ampia.

Le classificazioni delle aziende di erogazione possono essere di svariati tipi, in base agli aspetti di cui vogliamo porre in evidenza. Possiamo avere distinzioni rispetto:

1. Esclusività dell’attività: Aziende di erogazione in senso stretto: svolgono esclusivamente un’attività di erogazione (l’azienda domestica sia individuale che familiare, una confraternita di religiosi che vivono di elemosine).

Aziende di erogazione composte o miste: svolgono contemporaneamente attività di produzione e di erogazione come lo Stato, gli Enti locali territoriali (Regioni, Province, Comuni) che producono beni e servizi che sono però consumati dagli stessi membri della collettività.

2. Natura del soggetto economico: Aziende Pubbliche: hanno come soggetto giuridico una persona di diritto pubblico (regolata da norme di diritto pubblico) come:

a. Lo Stato;

b. Gli Enti locali territoriali (Regioni, Province, Comuni, Comunità montane ecc.);

c. Gli Enti pubblici istituzionali (CCIAA, INPS, INAIL , ASL ecc.);

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EECONOMIACONOMIA A AZIENDALEZIENDALE

d. Le Fondazioni pubbliche.

Aziende Private: hanno un soggetto giuridico privato, una o più persone fisiche oppure una persona giuridica di diritto privato, come:

a. Le Famiglie;

b. Le Associazioni private (AVIS, AIDO, Sindacati, Partiti politici ecc.);

c. Le Fondazioni private (fondazione per una borsa di studio).

Nell’attività di pura erogazione il patrimonio è costituito da beni che per loro destinazione permarranno brevemente, e cioè denaro o crediti verso oblatori o verso chi debba fornire i mezzi economici all’azienda per i suoi fini erogativi, ovvero beni atti a soddisfare i bisogni degli individui amministrati, beni detti di consumo.

Quando invece l’azienda di erogazione ha investimenti redditizi che rappresentano ricchezza originaria od accumulata con il risparmio, nella composizione del patrimonio troviamo beni di carattere produttivo, i beni da reddito. Tali beni hanno la caratteristica generali dei capitali delle aziende di produzione, ma costituiscono una categoria speciale di beni per il loro carattere meno spiccato di strumentalità, complementarità e trasformabilità produttiva.

Come per il capitale delle aziende di produzione, così per il patrimonio delle aziende di consumo abbiamo la nozione di attivo, costituito dall’insieme di beni a disposizione di diritto e di fatto del soggetto aziendale, cioè del patrimonio lordo; la nozione del passivo, costituita dall’insieme di debiti che gravano su quell’insieme di beni; la nozione di patrimonio netto, deficit patrimoniale, rappresentata, nel solo aspetto quantitativo-monetario in cui è determinabile, dal confronto algebrico tra il totale dell’attivo e il totale del passivo.

La distinzione degli elementi che compongono il patrimonio degli Enti locali ricalca sostanzialmente la distinzione esistente per lo Stato e per le Regioni.

Gli elementi attivi del patrimonio possono essere distinti in:

1. beni demaniali : appartengono al demanio pubblico comunale, se di proprietà dello stesso, le strade, le ferrovie, gli aerodromi, gli acquedotti, i cimiteri, i mercati, gli immobili riconosciuti per legge di interesse storico archeologico ed artistico e tutti gli altri beni assoggettati per legge al regine del demanio pubblico (tali beni sono inalienabili, imprescrittibili e in espropriabili);

2. beni patrimoniali indisponibili : sono tali i beni destinati ad un pubblico servizio, destinati quindi al soddisfacimento diretto del pubblico interesse, non possono essere sottratti al pubblico servizio se non nei modi previsti dalle leggi che li riguardano;

3. beni patrimoniali disponibili : sono tali i beni non compresi nelle altre categorie (sono alienabili, prescrittibili ed espropriabili);

4. attività finanziarie : sono date dal fondo cassa, dai residui attivi, dagli altri crediti e dai titoli

Per l’analisi del patrimonio nell’aspetto qualitativo la distinzione che viene presa in considerazione quella che suddivide le attività, in base alla loro destinazione ed utilizzo, in quattro gruppi:

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1. beni da reddito : trattasi di quei beni che rappresentano il patrimonio di dotazione, specie nelle fondazioni, inalienabile; questi beni, in quanto fruttiferi, assicurano all’azienda un certo flusso di risorse finanziarie da destinare alle finalità che l’ente persegue: ci sono delle aziende di erogazione che hanno un patrimonio immenso, per la cui gestione si è dato vita ad una vera attività aziendale;

2. beni d’uso : sono beni che l’azienda usa per un periodo di tempo relativamente lungo (uso durevole). Ne fanno parte:

a. i beni immobili , che comprendono non solo quelli naturalmente e artificialmente incorporati al suolo, ma anche quelli che, pur mobili per natura, sono considerati, per destinazione, immobili (ad esempio, per lo Stato: il materiale artistico, bibliografico ed archeologico);

b. i beni mobili , che, nel caso di una scuola pubblica, sono rappresentati da: mobili e arredi, macchine per scrivere, fotocopiatrici, computer ecc.

3. beni di consumo : trattasi di beni di uso immediato, come, per una scuola, le penne, i lapis, la carta per le fotocopiatrici, i nastri per le macchine da scrivere, il combustibile ecc., oppure i medicinali, i generi alimentari, il materiale da cancelleria ecc., per un ospedale;

4. attività finanziarie : comprendono il denaro in cassa, i crediti di bilancio (residui attivi alla fine dell’esercizio), i ratei di rendite o proventi maturati e simili.

Gli elementi del passivo possono invece essere distinti tra:

1. passività finanziarie : date dai debiti di funzionamento, dai residui passivi, e dai buoni ordinari comunali (BOC ossia titoli a reddito predeterminato emessi dalle Province o dai Comuni per acquisire finanziamenti a medio-lungo termine);

2. passività consolidate, perpetue e redimibili (mutui passivi).

L’obiettivo primario delle aziende di erogazione risulta essere l’equilibrio finanziario, da perseguire in un certo periodo amministrativo. Un principio fondamentale di gestione delle aziende pubbliche prevede che al totale delle entrate (risorse finanziarie disponibili) debba corrispondere il totale delle spese (uscite), non essendo ammissibile una differenza negativa o positiva.

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PATRIMONIO D’ESERCIZIO DELL’AZIENDA DI EROGAZIONE

ATTIVO PASSIVO

Setto

re F

inan

ziar

io ATTIVITÀ NUMERARIE

- Denaro

- Crediti di funzionamento (crediti di bilancio, di tesoreria, residui attivi, ratei attivi)

Valore numerario certo

Valore numerario assimilato

PASSIVITÀ NUMERARIE

Debiti di funzionamento (debiti di bilancio, di tesoreria, residui passivi, ratei passivi)

Valore numerario assimilato

Setto

re E

cono

mic

o

ATTIVITÀ DI CONSUMO E PRODUTTIVE

- Beni di consumo (mobilio, arredamenti, provviste …)

- Beni patrimoniali redditizi (crediti di finanziamento, per lasciti, donazioni)

Costo

Costo ovvero valore di stima sulla base della capitalizzazione dei redditi o del presunto prezzo di mercato

PASSIVITÀ ONEROSE

- Debiti onerosi per finanziamenti

- Rendite in conto ad Esercizi futuri (risconti passivi)

- Deficit eventuali di imprese

Ricavo o valore nominale

Rate stimate di ricavi

PATRIMONIO NETTO

- Esistente all’inizio

- Avanzo economico dell’esercizio (ovvero: disavanzo economico d’esercizio)

Valore del netto iniziale

Valore di saldo del conto economico

- Beni attinenti all’inizio di aziende produttrici congiunte

- Spese anticipate (risconti attivi)

Costo

Rate stimate di costi

- Capitali investiti in imprese

Quote versate ed accantonate

La gestione delle aziende in esame è pertanto tutta imperniata: sulla definizione ed approvazione del bilancio da parte dei competenti organi volitivi (Consiglio comunale, provinciale ecc., oppure Consiglio di amministrazione, oppure Consiglio di Istituto per le Scuole e così via); e sulla gestione del bilancio, cioè sulla gestione delle entrate e delle uscite da parte degli organi amministrativi.

Se consideriamo un Ente locale il D.Lgs n. 77/95 ha introdotto un sistema coordinato di documenti, che consente l’attività di programmazione degli Enti Locali composto da : il bilancio di previsione, la relazione revisionale e programmatica ed il bilancio pluriennale.

Il bilancio di previsione, unitamente ai suoi allegati, rappresenta il principale documento di programmazione dell’attività amministrativa degli Enti Locali, esso è di sola competenza finanziaria mista (e non di cassa), autorizzatorio(delle entrate e delle spese contenute) ed annuale.

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ESEMPIO: BILANCIO DI PREVISIONE FINANZIARIO DI UN COMUNE

ENTRATE SPESE

Titolo I Entrate tributarie(imposte, tasse, tributi speciali) Titolo I

Spese correnti(personale, beni di consumo, prestazioni di servizi, utilizzo beni di terzi, imposte e tasse, ammortamenti)

Titolo II

Entrate derivanti da contributi(contributi e trasferimenti correnti dallo stato, dalla regione, da organismi internazionali, da altri enti pubblici)

Titolo II

Spese in conto capitali(acquisizione di beni immobili, espropri, incarichi professionali esterni, partecipazioni)

Titolo IIIEntrate extratributarie(Proventi dei servizi pubblici, proventi dei beni dell’ente)

Titolo III Spese rimborso prestiti

Titolo IV

Entrate da alienazione, trasferimenti di capitale e riscossione crediti(alienazione di beni patrimoniali, trasferimenti di capitale dallo stato, dalla regione, da organismi internazionali, da altri enti pubblici)

Titolo IV Spese per servizi per conto di terzi

Titolo VEntrate da accessione prestiti(finanziamenti a breve termine, assunzioni di mutui)

Titolo VI Entrate da servizi per conto di terzi

Il processo di riscossione delle entrate e di pagamento delle spese passa attraverso più fasi, previste dalla legge stessa al fine di realizzare un controllo sistematico sulla gestione delle aziende pubbliche. Le principali fasi, alle quali peraltro se ne possono aggiungere altre, a seconda del tipo di azienda di erogazione presa in considerazione risultano:

1. prima fase: previsione, rappresenta un primo controllo sull’attendibilità dei finanziamenti, quindi sulle possibili spese che vengono inserite nel bilancio di previsione;

2. seconda fase: accertamento per le entrate e impegno per le spese; in questa fase sorge per l’azienda il diritto alla riscossione o l’obbligo al pagamento e si procede alla verifica della cifra relativa all’entrata o alla spesa, giunta in scadenza, e all’individuazione del debitore o del creditore;

3. terza fase: si procede alla riscossione (per l’entrata) o al pagamento (per la spesa).

Il bilancio di previsione stabilisce le linee generali della gestione e fissa i limiti entro i quali deve operare l’attività amministrativa e finanziaria dell’azienda di erogazione; non è possibile effettuare spese non previste nel bilancio o, se previste, per un ammontare superiore a quello stanziato in bilancio.

5.2 LA FORMAZIONE DEL RISULTATO NELL’AZIENDA DI EROGAZIONE

Nelle aziende di erogazione l’indagine sull’aspetto economico si limita per lo più a considerare:

1. le fonti delle entrate, che assumono così la natura di proventi e rendite, quali:

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a. rendite, proventi, interessi ed altri frutti di investimenti patrimoniali;b. contribuzioni di varia provenienza (dallo Stato, da enti, da privati cittadini ecc.);c. utili conseguiti con attività d’impresa;d. redditi di lavoro;e. altri proventi e rendite di varia natura

2. i motivi e le cause che originano le spese e gli oneri:

a. spese correnti di gestione (stipendi, fitti, spese postali, telefoniche, per energia, cancelleria e simili, imposte e tasse, ammortamento dei beni d’uso, perdite ecc.);

b. spese per la conservazione del patrimonio (manutenzione, riparazioni, assicurazioni, imposte e tasse sul patrimonio);

c. spese specifiche per le finalità dell’ente (per acquisto generi alimentari, di vestiario, di medicinali ed altri beni per fini sociali e pubblici, spese per beneficenza ecc.).

RISULTATO ECONOMICO DI ESERCIZIO

COMPONENTI NEGATIVI COMPONENTI POSITIVIRIMANENZE INIZIALI

- Rimanenze di beni di consumo

- Spese provenienti da esercizi passati

Valori di stima

RIMANENZE INIZIAI

- Ricavi provenienti da esercizi passati

- Spese provenienti da esercizi passati

Valori di stima

OPERAZIONI DELL’ESERCIZIO OPERAZIONI DELL’ESERCIZIO

- Spese per beni e servizi di consumo (extrapatrimoniali)

- Costi di conduzione ed amministrazione di beni da reddito

Spese e costi monetari o movimenti misurati da stime di movimento di beni

- Rendite di tributi elargizioni

- Rendite di beni da reddito (patrimoniali)

Spese e costi monetari o movimenti misurati da stime di movimento di beni

- Perdite in gestione d’imprese

Saldo di un prospetto di risultato economico

- Redditi di gestione d’imprese

Saldo di un prospetto di risultato economico

RIMANENZE FINALI

Rendite relative a esercizi futuri

Valori di stima

RIMANENZE FINALI

- Rimanenze di beni di consumo

- Spese relative a esercizi futuri

Valori di stima

Avanzo economico Disavanzo economico

I servizi erogati devono essere prodotti, per ogni tipo di azienda ed in ogni circostanza, col massimo grado di efficienza dell’organismo cui è demandato il compito di produrli, ed efficacia nei confronti dei cittadini ed in genere degli utenti.

In caso contrario si ha inefficienza (cioè dispersione o comunque sottoutilizzazione delle risorse disponibili, aggravio dei costi e conseguenti diseconomie; agli altri costi se ne aggiunge così uno non rilevabile e comunque difficilmente misurabile. Il costo dell’inefficienza), ed inefficacia (cioè incapacità di soddisfare le aspettative ed i bisogni degli utenti).

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FASE DI VERIFICA

UNITA’ DIDATTICA VI - L’AZIENDA DI EROGAZIONE

1 Indicare se le seguenti affermazioni sono vere o false:

Vendere i servizi prodotti; Ottenere un flusso di ricchezza; Soddisfare i bisogni dell’uomo; Produrre beni e servizi da destinare allo scambio.

2 Indica quale tra le seguenti è la successione logica delle fasi attraverso le quali passa il processo produttivo delle aziende di erogazione:

Erogazione dei servizi-ottenimento dei mezzi finanziari-impiego dei mezzi per produrre i servizi/beni;

Impiego dei mezzi finanziari-ottenimento dei mezzi finanziari-erogazione dei servizi/beni; Ottenimento dei mezzi finanziari-erogazione dei servizi/beni-impiego dei mezzi finanziari; Ottenimento dei mezzi finanziari-impiego dei mezzi finanziari-erogazione dei servizi/beni.

3 Nelle aziende di erogazione assume maggiore importanza:

L’aspetto patrimoniale; L’aspetto economico; L’aspetto giuridico; L’aspetto finanziario.

4 I beni destinati ad essere immediatamente utilizzati nel processo produttivo si definiscono:

Beni da reddito; Beni d’uso (durevoli); Beni di consumo; Beni finanziari.

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