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Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE
009- 2018 - 16 Febbraio 2018
REDAZIONE: Raffaele Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO DIRIGENTI SCOLASTICI FLC
SINDACATO – POLITICA SCOLASTICA - PARLAMENTO
01. Tutto nasce nella scuola
02. È uscito il primo numero dell’anno della rivista “Articolo
33”
03. Elezioni RSU 2018: risposte alle domande più frequenti (FAQ)
ALTERNANZA
04. Alternanza scuola-lavoro Presentato da Cgil Flc e
Fondazione Di Vittorio il secondo monitoraggio Alto rischio di dequalificazione
RECLUTAMENTO - IMMISSIONI IN RUOLO – PERIODO DI PROVA – CARRIERE
05. Concorso riservato docenti abilitati 2018
06. Concorso docenti abilitati: pubblicato il bando. Le domande entro il 22 marzo 2018
PRECARI: GRADUATORIE– SUPPLENZE – PAGAMENTI- VERTENZE
07. Mancato pagamento stipendi ai supplenti: nota su SIDI
PENSIONI
08. Istituto dell’APE Sociale per il personale della scuola. Una circolare del MIUR autorizza il pensionamento dal 1
settembre 2018
PERSONALE: PART -TIME
09. Part-time nella scuola: le domande entro il 15 marzo 2017
GESTIONE SCUOLA: ATTIVITA’ NEGOZIALE - APPALTI - PON
10. PON "Per la scuola": pubblicato l’avviso “Sport in
classe” per la scuola primaria
NORME: SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA
11. SEGNALAZIONE CONDOTTE ILLECITE: NUOVE MODALITÀ
12. Le scuole non potranno più utilizzare il dominio gov.it
ALLEGATI
decreto direttoriale 1 febbraio 2018 bando di concorso riservato abilitati
guida flc cgil alla presentazione delle domande per il concorso docenti abilitati
2018
scheda flc cgil come si svolge la prova orale del concorso docenti abilitati 2018
nota 7673 del 8 febbraio 2018 cessazioni dal servzio scuola ape sociale
nota 1047 del 5 febbraio 2018 pon avviso sport in classe scuola primaria
36 - DT DG n. 36 - 12 feb 2018 - Riorganizzazione dominio gov 22.12.2017
(003).pdf
*****
SINDACATO – POLITICA SCOLASTICA - PARLAMENTO
01. Tutto nasce nella scuola
Articolo di Francesco Sinopoli.
Sulla scuola e sull’università, negli ultimi cinquanta anni, si è giocata un’enorme partita
ideologica, che ha a che fare con le egemonie culturali e gli interessi della formazione dei
gruppi dirigenti. Progressivamente, la scuola pubblica è diventata il luogo dove le
diseguaglianze sociali non vengono ricomposte ma moltiplicate. In un paese dove
aumentano le diseguaglianze, la scuola dovrebbe invece essere uno degli strumenti per
limitarle. La sottrazione delle risorse e le politiche adottate che hanno cambiato in peggio la
scuola e l’università hanno determinato, nei fatti, una sorta di alfabeto dell’esclusione dei
molti, a vantaggio dei pochi. Allora come deve essere costruita l’infrastruttura scuola del XXI
secolo?
I giudizi di Bruno Trentin
Non si può dare inizio, dal punto di vista del sindacalista, a una ricognizione storica delle
trasformazioni nate dalle grandi lotte dei movimenti degli anni Sessanta senza ricordare alcuni
dei giudizi che ne diede Bruno Trentin, protagonista indiscusso di quella stagione.
Non a caso Trentin parlò esplicitamente di “secondo biennio rosso”, a cinquanta anni di
distanza dal primo. «Fu in quel periodo che le nuove generazioni che non avevano vissuto la
tragedia e le costrizioni della seconda guerra mondiale cominciarono ad assumere un ruolo da
protagoniste», aveva scritto nel volume sull’Autunno caldo e il biennio rosso pubblicato nel
1999.
Trentin colse innanzitutto un mutamento culturale nella coscienza di classe e parlò della
emersione della «cultura dei diritti del lavoratore in quanto persona».1 Operai e studenti
raggiunsero insieme alcuni risultati concreti. Si erano create commissioni per la riforma della
scuola secondaria, dell’università, delle attività artistiche legate al teatro e al cinema e perfino
il sistema dell’informazione venne sottoposto a dura critica. Gli operai avevano conquistato
forme di autodeterminazione in fabbrica. Ed è proprio in questa carica antiautoritaria che
Trentin individuò il collante dei movimenti che segnarono il 1968-69: la contestazione di una
cultura ossificatasi in una serie di nozioni e di una organizzazione del lavoro che tendeva a
espropriare e centralizzare i saperi, anche attraverso la segmentazione, la parcellizzazione del
lavoro così come la contestazione di una rigida e impermeabile divisione dei ruoli tra dirigenti e
diretti e, nella scuola, tra docenti e discenti.
Certo, non mancava una riflessione profonda sull’eredità del Maggio francese.
Lo spirito antiautoritario dei movimenti francesi si era diffuso ovunque in Europa, da Roma a
Praga, da Berlino a Londra. Furono conquiste che contribuirono in parte a trasformare l’Europa
e il mondo occidentale, la cultura e i modi di vivere, l’atteggiamento verso gli altri e la
conoscenza. E soprattutto, lanciarono quella sfida che evidentemente non è ancora stata vinta:
rendere la scuola e l’università centri di propulsione sociale e dell’apprendimento, dove tutti si
sentono uguali e a casa. In fondo, era questa anche l’utopia di don Lorenzo Milani.
A partire da questa narrazione, quale può essere il giudizio sull’eredità del
Sessantotto?
Ce lo chiediamo spesso e spesso ce lo chiedono proprio gli studenti del XXI secolo, cinquanta
anni dopo. Il fatto è che le interpretazioni di quanto accadde nel Sessantotto non solo hanno
diviso gli storici, ma in questi cinquanta anni, almeno alcune di esse, sono state veicolate
ideologicamente per attribuire tutti i mali dell’ultima fase del Novecento e degli inizi del XXI
secolo proprio a quanto accadde in quell’anno. Soprattutto gli intellettuali della destra, amanti
del ripristino dell’antico ordine culturale, ne hanno fatto l’origine di tutti i mali contemporanei.
Le ansie di liberazione dalle forme più becere di autoritarismo nelle scuole e negli atenei, da
una cultura dominata in Italia dalla ideologia gentiliana e crociana (in realtà già stigmatizzata
da Gramsci in molte parti dei “Quaderni del carcere”), da forme di insegnamento e di
apprendimento che generavano privilegi e diseguaglianze e scavavano solchi sempre più
profondi tra ricchi e poveri, sono la vera eredità che il paradigma e la storia del Sessantotto
consegnano all’attualità del XXI secolo. Non farsene carico vuol dire essere miopi, e accettare
la vulgata di qualche revisionista storico.
Nei primi due anni di contestazione studentesca, infatti, nel secondo biennio rosso, le
conquiste del movimento studentesco sembravano aver contagiato istituzioni politiche e sociali,
che cominciavano ad andare in crisi. E prima tra tutte andò in crisi proprio la scuola. Mai come
in questo periodo la scuola visse un fermento così diffuso ed enorme proprio sul piano della
revisione della pedagogia e dei sistemi di insegnamento e apprendimento, e mai come in
questi due anni il movimento degli studenti universitari era riuscito a vincere un paio di
battaglie strategiche: la liberalizzazione degli accessi all’università per le scuole di ogni ordine,
consentendo a tutti gli studenti di accedere a qualunque facoltà volessero, e la promessa di
una riforma democratica delle scuole superiori, che venne varata solo anni dopo con la legge
del 1974 sui Decreti delegati. Infine, quello stesso movimento all’alba del 1969 decise che era
venuto il momento di trovare un’alleanza sociale forte con il movimento operaio, con le lotte
nelle fabbriche.
Come guardare al Sessantotto, dunque, usando gli occhiali che ci fornisce la storia di
oggi?
Intanto, vorrei sottolineare un punto che mi sembra segnare un legame stretto tra “loro e noi”:
la necessità di restituire al sistema dell’istruzione il suo valore costituzionale, dettato dagli
articoli 3, 33 e 34. L’Italia era diseguale negli anni Sessanta come lo è oggi, sul piano
economico e sociale. Discriminazioni e diseguaglianze forti, insieme con forme disgustose di
privilegio, erano presenti allora come sono presenti oggi. Finiti i “trenta gloriosi” anni
dell’espansione economica ci ritroviamo più vicini agli anni Cinquanta che agli anni Settanta. E
soprattutto, il diritto universale allo studio, sancito dalla Costituzione, era tradito allora come lo
è oggi. Com’è possibile che ciò accada? È possibile perché sulla scuola e sull’università, in
questi cinquanta anni, si è giocata un’enorme partita ideologica, che ha a che fare con le
egemonie culturali e gli interessi della formazione dei gruppi dirigenti. Progressivamente, la
scuola pubblica è diventata il luogo dove le diseguaglianze sociali (e su questo don Milani
aveva colto perfettamente il nocciolo della questione, come Alex Langer disse più tardi) non
vengono ricomposte ma moltiplicate.
Nel procedere dei decenni, la risposta del potere politico alle istanze del Sessantotto e dei primi
anni Settanta di liberazione della scuola e dell’università, la risposta ai sogni di tante
generazioni di studenti, la risposta alle domande di rinnovamento poste da nuovi docenti, fu di
chiusura, fino a raggiungere il livello massimo con l’atteggiamento del governo quando fu
varata la legge 107/2015, a coronamento di un processo ideologico continuo. Ricostruire
istituzioni autoritarie del sapere: era questa la sfida che il potere politico aveva lanciato per
contrastare la fenomenologia del Sessantotto, che richiedeva invece apertura e dialogo. E
accanto alle istituzioni autoritarie, rianimare tutte le forme del privilegio. È così che nasce la
“mitologia retorica” del primato del merito, o meritocrazia (il termine, coniato nel lontano 1958
da Michael Young, aveva assunto nella sua creazione un’accezione negativa), dell’ideologia “del
capitale umano” da formare nelle scuole e da “prestare” all’industria, del “si salvi chi può”, che
è la vera religione dell’ideologia individualistica della nuova borghesia pre e post crisi (Bauman
ne descrisse i contorni sin dal 2002). Ora, però, dobbiamo fare esattamente l’opposto;
restituire alle istituzioni del sapere quel sapore costituzionale che hanno via via perduto in
questi anni di egemonia culturale neoliberista. Occorre perciò porsi l’interrogativo giusto: quale
scuola vogliamo costruire, mutando sistema e paradigma, per le generazioni del XXI secolo,
basandola su quali fondamenti e presupposti teorico-pedagogici e determinando quale senso
attribuirle. Riteniamo che oggi si debba ripartire dalla riaffermazione della missione di
contrasto alle diseguaglianze e di costruzione di un sapere critico per una cittadinanza
consapevole.
Uno dei punti critici certamente è quello delle transizioni.
In Italia le transizioni più problematiche sono nel passaggio tra la scuola primaria e la scuola
secondaria di I grado e tra quest’ultima e la secondaria di II grado. Nel primo caso è evidente
come la generalizzazione degli istituti comprensivi si è risolta fondamentalmente in
un’operazione di risparmio con la formazione di megaistituzioni scolastiche da mille e più
alunni, mentre sullo sfondo sono rimaste le problematiche connesse alla transizione
nell’approccio didattico educativo tra i due segmenti. In sostanza, vanno problematizzati i
passaggi critici in cui la scuola dell’apprendimento diventa scuola delle discipline insieme alla
complessità nell’affrontare le caratteristiche della pre-adolescenza nella società
contemporanea. Nel secondo caso continuiamo a registrare soprattutto nel primo anno della
secondaria di II grado un livello di dispersione scolastica (intesa come abbandoni, bocciature e
ripetenze) inaccettabile. Dov’è che la scuola inizia a fare fatica nell’assolvere alla sua funzione
costituzionale? Dove intervenire affinché nessuno resti indietro? La verità è che non si sono
poste queste do mande, ma al contrario le policy degli ultimi anni hanno privilegiato un
approccio ben diverso, quello per il quale il miglioramento della scuola passa dall’assunzione
del modello di “quasi mercato”.
Il sistema di “quasi mercato” elaborato in particolare in Inghilterra nell’era thatcheriana, poi
raffinato negli anni successivi, per i suoi sostenitori – oltre a produrre una competizione tra
istituzioni che già in quanto tale sarebbe virtuosa – porterebbe un beneficio ulteriore e
immediato per le famiglie (i consumatori nello schema mercatista) che consiste nella possibilità
di scegliere la scuola dove mandare i propri figli individuando quella più in sintonia con le
proprie attitudini, inclinazioni ecc. Si innescherebbe un processo complessivo di miglioramento
a livello di sistema appunto in quanto si potrebbero premiare le scuole “migliori”. Anche nel
nostro paese secondo alcuni la competizione tra scuole dovrebbe contribuire a risolvere le
criticità emerse dalle indagini nazionali e internazionali sui livelli di apprendimento raggiunti
dagli studenti, incentivando il miglioramento delle istituzioni scolastiche in termini di efficacia e
di efficienza. Da qui la centralità delle informazioni che le famiglie possono ricevere per
effettuare la scelta. In particolare quella sui livelli delle conoscenze e competenze ottenuti dagli
studenti che frequentano quelle scuole. Nel modellino tutto funziona. Nella realtà no. Nelle
scuole dei quartieri più difficili e nelle zone più disagiate si concentrano i figli di chi per ragioni
culturali ed economiche non è nelle condizioni di orientare la scelta. In sostanza nel paese
dove il modello della school choice è stato pensato e realizzato nella forma più pura si registra
un collasso della mobilità sociale. In Italia, la legge 107/2015 con il suo modello
manageriale molto elementare è funzionale a realizzare la scuola della competizione
e della concorrenza, l’opposto di quella dell’inclusione e dell’uguaglianza, per questo
deve essere cancellata. Oggi dobbiamo tornare a porci una domanda di fondo, la stessa che
si poneva ormai cinquanta anni fa la pedagogia democratica. Ossia se sia proprio vero che i
figli della povera gente siano più stupidi di quelli dei signori, come i risultati scolastici facevano
pensare. In sostanza da quella domanda nacque l’esperienza di Barbiana e di don Milani.
Perché oggi come ieri se il sapere è solo quello dei libri, chi ha tanti libri a casa sarà sempre
più avanti di chi i libri non li ha mai visti. Anche oggi chi ha tanti libri in casa è quello che potrà
sempre scegliere la scuola migliore sulla base delle informazioni che riceve dalla
“rendicontazione” dei risultati dei test e delle diverse forme di valutazione. Il punto non è
quello di consentire una scelta informata ma come far ripartire anche nel nostro paese quella
mobilità sociale che da tempo è in crisi, come si costruiscono le condizioni per far sì che la
scuola sia uno strumento di contenimento delle diseguaglianze e non un moltiplicatore. Le
presunte ragioni “meritocratiche” che hanno coperto ideologicamente gli interventi sulla scuola
degli ultimi anni dai tagli della Gelmini al primitivismo della chiamata diretta, del bonus docenti
e di tutto il managerialismo straccione della legge 107, compreso l’assurdo sistema di
valutazione dei dirigenti scolastici che funge da strumento di pressione per introdurre una
competizione interna alle scuole e tra le scuole producono l’effetto opposto. Alimentano le
diseguaglianze costruendo una scuola che specchiandole nei fatti le moltiplica.
Serve quindi un altro tipo di riflessione e bisogna sgombrare il campo da una serie di equivoci.
Il primo è che la scuola non può essere più il terreno di confronto e di scontro tra forze
politiche, per cui ogni governo si sente in dovere di “scrivere” la propria riforma. Nell’ultimo
quarto di secolo, quella infrastruttura è stata modificata più volte, e non sempre, anzi, con
risultati positivi. Il secondo è che le policy degli ultimi venti anni hanno letteralmente
sbrindellato l’infrastruttura, che è diventata ormai una sorta di autostrada con mille buche,
mille pericoli, e regole insensate. Il terzo equivoco è che non c’è alternativa al pensare a forme
di investimento, di reclutamento, di intervento sul patrimonio edilizio, stabili, strutturali e
notevoli, in coerenza con le grandi democrazie europee. Il primo dovere per un’infrastruttura di
qualità è che abbia risorse, sia stabile, e che necessiti di poca o scarsa manutenzione. In un
paese dove aumentano le diseguaglianze, la scuola dovrebbe essere uno degli strumenti per
limitarle. Oggi avviene il contrario. Nel corso degli ultimi anni il sistema di istruzione è stato
trasformato in un amplificatore delle diseguaglianze sociali, all’opposto di quanto prevede
l’articolo 3 della Costituzione. La sottrazione delle risorse e le politiche adottate che hanno
cambiato in peggio la scuola e l’università, hanno determinato, nei fatti, una sorta di alfabeto
dell’esclusione dei molti, a vantaggio dei pochi.
Come deve essere costruita l’infrastruttura scuola del XXI secolo?
Abbiamo lanciato una sfida all’opinione pubblica, che qui ribadisco: apriamo un grande
dibattito, il più largo e unitario possibile, tra coloro che la scuola la vivono, i pedagogisti
nazionali e internazionali, i sindacati, gli intellettuali, le forze politiche, e cerchiamo di giungere
a una sorta di Assemblea costituente della scuola. Riscrivere le regole della scuola del XXI
secolo non può che essere compito della nazione intera, perché quella infrastruttura è di tutti e
interessa tutti (come pensava don Milani), perfino i nonni. Allora, occorre fermarsi e riflettere,
evitando scelte estemporanee e decisioni spesso avventate (dagli smartphone al quadriennio,
dai vaccini obbligatori alle esperienze negative, ma obbligatorie, in materia di alternanza
scuola-lavoro – sfruttamento e ricatti, l’emendamento sull’uscita degli studenti delle medie).
Sapendo che nessuno di noi ha la ricetta già pronta. Anzi. Il livello di problematicità è
altissimo, la sfida è enorme, ma vale la pena tentarla, per evitare che ogni sisma, ogni piccolo
scossone possa turbare il già delicato equilibrio della scuola e delle scuole.
Altri spunti, per titoli:
a) la centralità dell’intelligenza e del futuro degli studenti, abbinata al valore socialmente
indiscutibile dell’insegnante;
b) aumentare e rendere strutturali le risorse per l’infrastruttura scuola: arrivare ad esempio al
7 o all’8% del PIL, rispetto all’attuale 5% scarso (circa 100 miliardi l’anno), raggiungendo le
democrazie occidentali più avanzate;
c) dobbiamo mettere in discussione un sistema di valutazione che nei fatti sta legittimando la
deriva verso il sistema di “quasi mercato” a cui abbiamo fatto riferimento prima;
d) investire nella formazione continua di docenti e lavoratori della scuola;
e) il ripensamento della didattica, rendendo ad esempio coerenti i programmi disciplinari;
f ) trasformare l’alternanza in “istruzione integrata”, nella quale si rende meno complicato il
rapporto tra mondo del lavoro e mondo della scuola, evitando il rischio di sfruttamento, ma
inserendo l’esperienza (Dewey) della disciplina del lavoro nel sistema dell’educazione;
g) realizzare un vero investimento sulla scuola dell’infanzia e sulla primaria.
In che modo pensiamo la scuola come infrastruttura?
Cominciamo a costruirla sapendo che le sue fondamenta sono ben radicate nella Costituzione,
nel diritto al sapere e alla conoscenza, nel diritto delle nuove generazioni a essere
accompagnate nelle loro complesse esperienze esistenziali. Intanto, è ciò che abbiamo tentato
di fare redigendo un Manifesto per “tutti e tutte” e come bene comune in una società
democratica. Nel Manifesto è segnalato in particolare e tra le altre cose che «la scuola è un
bene comune che appartiene al paese e non può essere oggetto di riforme non condivise e
calate dall’alto (…) è funzionale alla rimozione delle diseguaglianze, enormemente accresciute
in questi anni (…) non è un luogo di addestramento al lavoro, ma è una comunità educativa
(…). La scuola dimostra ogni giorno che l’arte, la scienza, la cultura non sono riducibili a
processi burocratici, a parametri economici, a logiche classificatorie e meritocratiche». C’è un
nesso stretto e inscindibile tra il Manifesto per la scuola inclusiva e costituzionale, firmato tra
l’altro dai quattro segretari nazionali dei nostri sindacati, e l’opera pedagogica e sociale di don
Lorenzo Milani. Una scuola moderna o è aperta al mondo oppure non è, e una scuola aperta
significa anche che nessuno resta indietro, dove tutti conoscono i diritti e i doveri che la
Costituzione assegna ai cittadini, e dove nessuno, crescendo, può essere sfruttato. La scuola
non può che essere la palestra della democrazia, ma anche della liberazione attraverso la
conoscenza critica e la consapevolezza del mondo. Solo così riusciremo a trasformarla da
elemento e fattore delle diseguaglianze sociali, a elemento dinamico della giustizia sociale e
della democrazia, nella quale l’alfabeto dell’esclusione farà spazio alla società aperta e
inclusiva. Un’infrastruttura scolastica non può che essere nazionale, e deve legare tutte le parti
del paese, soprattutto le più disagiate.
Oggi purtroppo così non è. Se partiamo dalle università, si scopre non solo che in dieci anni
sono migrati dal Sud verso il Nord (e l’Europa) circa 200.000 laureati, un esercito per il quale il
Mezzogiorno paga un conto salatissimo e amarissimo, sia dal punto di vista esistenziale
(giovani strappati alle famiglie), che da quello del mancato sviluppo per effetto dell’evidente
impoverimento delle energie intellettuali (valutato in circa 30 miliardi l’anno), ma soprattutto
che più della metà dei giovani che ogni anno si maturano nelle scuole secondarie del
Mezzogiorno non possono iscriversi all’università per ragioni economiche e a causa dei costi
diventati ormai proibitivi per famiglie per lo più monoreddito e con un’occupazione povera. Si
tratta di una delle ingiustizie più gravi e drammatiche che un paese sviluppato possa tollerare:
l’accesso allo studio, il diritto al sapere e a una vita migliore sacrificati per effetto di una
condizione di povertà diffusa. Una beffa.
In breve: se infrastruttura dev’essere, la scuola non può limitarsi a educare il capitale umano;
non può sottrarsi alla missione di costruire esperienze di apprendimento per la vita conoscitiva
e per la libera intelligenza degli studenti; non può che ottenere risorse finanziarie pari a quelle
delle grandi democrazie occidentali; deve impegnarsi a superare le diseguaglianze e non a
moltiplicarle; come accade tra Sud e Nord, dove la sperequazione è aumentata nel corso
dell’ultimo decennio. Infrastruttura sì, ma con molto giudizio.
La verità è che i cambiamenti della scuola andrebbero approvati con maggioranze
costituzionali, in grado di garantirne la continuità nel tempo. Cambiamenti che vanno
attentamente valutati e monitorati. Dopo le presunte riforme degli ultimi anni, un intervento
riformatore avrebbe bisogno di una vera e propria Costituente della scuola, tra le forze
politiche e quelle sociali, i rappresentanti degli studenti e delle famiglie, il governo centrale e il
sistema delle autonomie locali, per delineare un progetto condiviso. Per questo, in mancanza
delle condizioni per realizzarla, a fronte di un quadro politico dove prevalgono spinte
conservatrici e regressive, bisognerà promuoverne una dal basso, mettendo a disposizione
tutte le nostre energie a servizio di una grande mobilitazione del mondo della scuola nella
quale un ruolo chiave dovrà avere il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, perché
la riconquista di diritti, salario e dignità si deve necessariamente coniugare a una idea di scuola
radicata nella Costituzione, capace di guardare al presente e al futuro.
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02. È uscito il primo numero dell’anno della rivista “Articolo 33”
Insieme alla rivista il
“Quaderno” n. 3 su “La
valutazione del sistema
universitario e della ricerca”.
Tra i molti articoli interessanti pubblicati in questo numero (vedi l’indice), segnaliamo il saggio
del giuslavorista Mario Ricciardi dal titolo: Quale futuro per il sindacato? che vuole essere
uno stimolo ad aprire un dibattito su questo tema.
Oggi, in un mondo del lavoro e in uno scenario politico e sociale completamente stravolti,
come può e deve porsi il sindacato? Come può svolgere al meglio il proprio ruolo di presidio dei
diritti dei lavoratori? Come soddisfare il grande bisogno di rappresentanza sociale?
Dopo la sua riflessione, che prende in considerazione gli ultimi quarant’anni di storia, l’autore
propone qualche via d’uscita, ma si attendono altri suggerimenti dai nostri lettori.
Il saggio di Ricciardi si può leggere sul sito di Edizioni Conoscenza e il dibattito si può seguire
anche su facebook.
Questo numero della rivista “Articolo 33” è accompagnato dal “Quaderno” n. 3 su La
valutazione del sistema universitario e della ricerca. Una riflessione critica per proporre
un nuovo modello.
La nuova iniziativa editoriale “I Quaderni di Articolo 33”, che proseguirà per il 2018, è una
risorsa in più per gli abbonati alla rivista, ma essi potranno essere anche acquistati come
pubblicazioni autonome.
Informazioni su:
Abbonamento ad Articolo 33 + Quaderni
Quaderni singoli.
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03. Elezioni RSU 2018: risposte alle domande più frequenti (FAQ)
Online un repertorio dei quesiti
più ricorrenti sulle elezioni delle
Rappresentanze Sindacali
Unitarie. Ultimo aggiornamento
12 febbraio 2018.
Le elezioni per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie in tutti i comparti
pubblici e del comparto “Istruzione e Ricerca” si terranno il 17, 18 e 19 aprile 2018. Leggi la
notizia.
Con l’annuncio delle elezioni da parte delle associazioni sindacali ha inizio la procedura
elettorale. Leggi il calendario.
Il seguente elenco di FAQ (Frequently Asked Questions) sarà aggiornato costantemente
con tutti i quesiti di carattere generale che ci saranno sottoposti.
Ultimo aggiornamento 12 febbraio 2018.
Le risposte più recenti sono pubblicate in coda ad ogni singola sezione.
Indice
1. Presentazione liste commissione elettorale e questioni connesse
2. Seggio elettorale e operazioni di voto
3. Scrutinio e calcolo dei seggi e degli eletti
1. Presentazione liste commissione elettorale e questioni connesse
1.1 È possibile per il personale a tempo determinato candidarsi ed essere eletto?
Con il CCNQ del 9 febbraio 2015 per le modifiche all’ ACNQ del 7 agosto 1998 per la
costituzione delle RSU nei comparti pubblici, è stata prevista l’eleggibilità del personale a
tempo determinato con i seguenti vincoli:
Nelle sezioni scuola e AFAM del comparto “Istruzione e Ricerca” i dipendenti in servizio
alla data di inizio delle procedure elettorali (13 febbraio 2018), con contratto di lavoro a
tempo determinato annuale (fino al termine dell’anno scolastico/accademico) o fino al
termine delle attività didattiche
Nelle sezioni Università e Ricerca i dipendenti in servizio alla data di inizio delle
procedure elettorali (13 febbraio 2018), con contratto di lavoro a tempo determinato
con scadenza almeno 12 mesi dopo la data di costituzione della RSU (14 febbraio 2018)
1.2 Quanti sono i componenti la RSU da eleggere nei luoghi di lavoro?
Per definire il numero dei componenti da eleggere occorre fare riferimento al numero degli
aventi diritto al voto alla data di indizione delle elezioni (13 febbraio 2018). Nelle
amministrazioni che occupano fino a 200 dipendenti la RSU sarà costituita da 3 componenti.
Nelle amministrazioni che occupano un numero di dipendenti superiore a 200 e fino a 3.000,
sarà composta di ulteriori 3 componenti, ogni 300 o frazione di 300 dipendenti, calcolati sul
numero di dipendenti eccedente i 200. Nelle amministrazioni di dimensioni superiori ai 3.000
dipendenti, la RSU è formata - in aggiunta - di ulteriori tre componenti, ogni 500 o frazione di
500 dipendenti, calcolati sul numero di dipendenti eccedente i 3.000. (14 gennaio 2015).
Nella scuola il numero di dipendenti al 13 febbraio 2018 deve essere calcolato considerando i
supplenti con contratto a tempo determinato fino al termine dell’anno scolastico (31 agosto) o
fino al termine delle attività didattiche (30 giugno), non i supplenti temporanei.
1.3 Quanti candidati si possono presentare per ogni lista elettorale?
Il numero dei candidati per ciascuna lista non può superare di oltre un terzo il numero dei
componenti la RSU da eleggere. Pertanto, laddove la RSU sarà composta di 3 componenti i
candidati potranno essere al massimo 4, laddove la RSU sarà di 6 componenti i candidati
potranno essere al massimo 8, e così via.
1.4 Chi può sottoscrivere la lista elettorale?
Tutti coloro che sono presenti nell’elenco degli elettori della sede in cui si vota, quindi anche i
candidati (vedi FAQ 1.6)
1.5 Cosa succede se un lavoratore firma su più liste?
La firma su più liste è nulla. “Ogni lavoratore, può firmare una sola lista a pena di nullità della
firma apposta”. (Comma 2, ultimo periodo, dell’articolo 4 della “Parte seconda. Regolamento
elettorale” del ACNQ del 7 agosto 1998).
1.6 Possono candidarsi i sottoscrittori della lista elettorale?
Sì, perché tale posizione non è prevista nell’elenco delle esclusioni indicate nell’ ACNQ del 7
agosto 1998, salvo il presentatore della lista (vedi FAQ 1.8).
1.7 Chi presenta la lista?
Il presentatore della lista può essere un dirigente sindacale dell’organizzazione sindacale
interessata o un elettore in servizio nella sede, delegato dalla stessa organizzazione (la delega
deve essere allegata alla lista).
1.8 Il presentatore della lista per le elezioni delle RSU può essere anche candidato?
No, non sono titolari dell’elettorato passivo i presentatori di lista e i membri della Commissione
elettorale (lo stabilisce il comma 4 dell’articolo 4 della “Parte seconda. Regolamento elettorale”
dell’ACNQ del 7 agosto 1998: “Non possono essere candidati chi ha presentato la lista né i
membri della Commissione elettorale”).
1.9 Le firme di sottoscrizione della lista vanno autenticate?
No, va autenticata solo la firma del presentatore della lista che garantisce sull’autenticità delle
firme dei sottoscrittori della lista.
1.10 Come si autentica la firma del presentatore della lista?
La firma del presentatore di lista deve essere autenticata secondo le modalità previste dalla
legge. Può essere autenticata dal dirigente o da un suo delegato.
1.11 Per candidarsi bisogna essere iscritto ad un sindacato?
No, non c’è alcun obbligo per il candidato di essere iscritto o iscriversi all’organizzazione
sindacale nelle cui liste si presenta.
1.12 C’è incompatibilità tra la candidatura e l’elezione a RSU ed essere componente
del Consiglio di Istituto o responsabile di un servizio?
Nelle scuole non c’è sovrapposizione tra competenze del Consiglio di Istituto e le materie
oggetto di contrattazione integrativa a livello di singola Istituzione scolastica pertanto non
sussiste incompatibilità tra le due cariche. Negli atenei e negli enti di ricerca, ai sensi della
normativa vigente, non esiste alcuna incompatibilità sul piano formale fra l’incarico di
responsabile di un servizio e quello di RSU.
1.13 L’incarico di collaboratore del dirigente scolastico o di collaboratore del
direttore delle istituzioni AFAM è compatibile con la candidatura e la carica di RSU?
Non esiste alcuna incompatibilità sul piano formale fra questi incarichi e il ruolo di RSU.
1.14 Il direttore dei servizi generali e amministrativi (DSGA) della scuola è
candidabile nelle liste RSU?
Sì, il DSGA può essere candidato, non esiste alcuna incompatibilità sul piano formale fra questi
incarichi e il ruolo di RSU, può sussistere solo una valutazione di opportunità.
1.15 Se è stata presentata una lista con un numero di candidati superiore a quello
massimo cosa si fa?
Il regolamento non affronta questo caso specifico. L’intervento della sigla sindacale per
decidere chi togliere dalla lista sarebbe configurabile come una sorta di regolarizzazione, ma la
fattispecie non è prevista nell’elenco delle regolarizzazioni. Dunque, dovendo intervenire
esclusivamente la commissione elettorale, gli unici criteri sarebbero sorteggio o esclusione dal
fondo. Considerando che chi ha sottoscritto la lista ha proposto le candidature in un
determinato ordine, il criterio più corretto dovrebbe essere quello di cancellare i candidati dal
fondo fino a raggiungimento del numero massimo consentito.
1.16 Se un componente della commissione elettorale è assente per malattia può
continuare a essere componente di commissione?
Il regolamento non affronta questo caso specifico, ma è abbastanza anomalo che possa
continuare ad esercitare quel ruolo essendo assente dal posto di lavoro. In caso di assenza
prolungata è opportuno nominare un altro componente in sua sostituzione.
1.17 Il presentatore di lista può essere anche componente della commissione
elettorale?
Solo in alcuni casi eccezionali, come è scritto nella circolare ARAN n. 1 del 26 gennaio
2018: “Nelle amministrazioni con un numero di dipendenti uguale o inferiore a 15 è sufficiente
una sola designazione. Se il presentatore di lista è un dipendente dell’amministrazione in cui si
vota, lo stesso può essere designato per la commissione elettorale. Tale regola si estende alle
amministrazioni con più di 15 dipendenti nei soli casi in cui sia stata presentata una unica lista,
oppure, in presenza di più liste, solo una delle organizzazioni sindacali presentatrici, benché
sollecitate ad integrare la Commissione, abbia nominato il componente.”
1.18 È possibile che sia candidato personale che non è “fisicamente” in servizio alla
data di inizio della procedura elettorale [13 febbraio 2018] (aspettative, malattia,
maternità, ecc.)?
Sì, è possibile perché tale personale deve comunque essere presente nell’elenco degli aventi
diritto predisposto dall’Amministrazione e inviato alle organizzazioni sindacali entro il 14
febbraio 2018. L’espressione “in servizio” non va interpretata nel senso letterale di norma
utilizzato nella scuola, ma come essere in carico (“in forza”) a quella amministrazione.
2. Seggio elettorale e operazioni di voto
2.1 Il personale assunto nel periodo compreso tra l’inizio delle procedure elettorali
(13 febbraio 2018) e la data di votazione ha diritto al voto?
Sì, purché in possesso dei relativi requisiti e senza alcuna conseguenza su tutte le altre
procedure attivate, compreso il calcolo dei componenti la RSU, il cui numero rimane invariato.
2.2 Hanno diritto al voto i dirigenti scolastici incaricati?
I dirigenti scolastici, anche incaricati, non votano e non partecipano alle operazioni elettorali.
2.3 Il dipendente che è titolare in una sede ma utilizzato in un’altra, dove vota?
Nella scuola, il dipendente in utilizzazione o in assegnazione provvisoria ha diritto a votare
nella scuola presso cui presta servizio alla data delle elezioni. Allo stesso modo, nelle istituzioni
AFAM, il dipendente (docente o tecnico amministrativo) in servizio per comando, assegnazione
provvisoria, utilizzazione in un’istituzione accademica, esercita il diritto di voto, dove presta
servizio.
2.4 Dove vota il personale che ha l’orario articolato su più sedi?
Nella scuola, il diritto di voto si esercita in una unica sede, pertanto il personale che ha l’orario
articolato su più sedi vota solamente nell’istituzione scolastica che lo amministra (quella di
titolarità, ovvero con più ore di servizio se è utilizzato o in assegnazione provvisoria). È
compito della Commissione elettorale controllare che non si verifichino casi di doppia
partecipazione al voto presso le diverse scuole in cui il suddetto personale opera.
Nelle istituzioni AFAM, il personale che ha l’orario articolato su più sedi vota nella sede in cui ha
la titolarità formale e da cui è amministrato.
2.5 Quando si vota per il rinnovo delle RSU?
Si vota nei giorni 17-18-19 aprile 2018.
2.6 Quali sono gli orari in cui si vota?
Gli orari di apertura del seggio vengono stabiliti dalla Commissione elettorale.
La Commissione, al fine di favorire la più ampia partecipazione al voto, decide gli orari di
apertura tenendo presente la durata del servizio e la distribuzione dei lavoratori nei vari turni e
relativi orari di servizio. Qualora l’ubicazione delle sedi di lavoro e il numero dei votanti lo
richiedano, possono essere stabiliti più luoghi di votazione. Gli orari dei seggi e la loro
dislocazione sono portati a conoscenza degli elettori tramite avviso all’albo elettorale almeno 8
giorni prima della data prevista per il voto.
2.7 È possibile votare anche nelle sedi staccate?
La dislocazione dei seggi è decisa dalla Commissione elettorale; nel caso di sedi staccate la
Commissione può decidere di istituire un apposito seggio nella sede staccata (in questo caso
occorre preparare elenchi degli elettori suddivisi per seggio).
2.8 Da chi è composto il seggio elettorale?
La Commissione forma il seggio elettorale che è composto di un presidente e almeno due
scrutatori.
Il presidente è designato dalla Commissione elettorale tra il personale in servizio anche con
contratto a tempo determinato, in comando o fuori ruolo, mentre gli scrutatori sono designati
dai presentatori di lista entro il 14 aprile 2018 “Almeno 48 ore prima dell’inizio delle elezioni”
(Comma 2 dell’articolo 7 della “Parte seconda. Regolamento elettorale” dell’ACNQ del 7 agosto
1998).
2.9 Uno scrutatore può essere anche candidato alle elezioni?
No, possono essere designati scrutatori solamente gli elettori non candidati.
2.10 Il presidente e gli scrutatori possono operare durante il proprio orario di lavoro?
Presidente e scrutatori durante lo svolgimento delle operazioni elettorali sono considerati in
servizio e, quindi, sono esonerati dallo svolgimento delle proprie funzioni. “Per i presidenti di
seggio e per gli scrutatori, la durata delle operazioni elettorali, comprendente il giorno
antecedente alla votazione e quello successivo alla chiusura dei seggi, è equiparata a tutti gli
effetti al servizio prestato” (Comma 3 dell’articolo 7 della “Parte Seconda. Regolamento
elettorale” dell’ACNQ del 7 agosto 1998).
2.11 Come si vota?
Il voto è segreto e personale. Si esprime sulle schede predisposte dalla Commissione elettorale
e firmate dai componenti del seggio. Le schede contengono le denominazioni delle
organizzazioni sindacali secondo l’ordine con cui le relative liste sono state presentate. Il voto
si esprime tracciando un segno (croce o simile) sul nome dell’organizzazione sindacale
prescelta.
2.12 È possibile esprimere una o più preferenze per i candidati?
Si può esprimere la preferenza per un solo candidato della lista prescelta nelle sedi di elezione
fino a 200 dipendenti. Oltre 200 dipendenti è consentito esprimere la preferenza a favore di
due candidati della medesima lista.
2.13 È possibile istituire seggi “volanti”?
Sì, se la commissione elettorale lo ritiene utile per garantire la massima partecipazione al voto.
2.14 Un componente della commissione elettorale può essere nominato anche come
scrutatore?
Sì, non è esplicitamente escluso.
2.15 Chi ha diritto a votare (elettorato attivo)?
Hanno diritto al voto:
tutti i dipendenti a tempo indeterminato in forza all’amministrazione alla data delle
elezioni, titolari di posto nella stessa amministrazione
tutti i dipendenti in forza alla data delle elezioni presso l’amministrazione anche se non
titolari di posto nella amministrazione stessa (ad esempio: personale utilizzato,
personale temporaneamente assegnato, personale in comando presso l’amministrazione,
personale fuori ruolo da altre amministrazione pubbliche anche di diverso comparto)
tutti i dipendenti a tempo determinato (anche temporanei) in forza all’amministrazione
alla data delle elezioni.
3. Scrutinio e calcolo dei seggi e degli eletti
3.1 Quando si effettua lo scrutinio?
Lo scrutinio deve svolgersi, per tutte le sedi di voto il 20 aprile 2018.
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***** ALTERNANZA
04. Alternanza scuola-lavoro Presentato da Cgil Flc e Fondazione Di Vittorio il secondo monitoraggio Alto rischio di dequalificazione
La progettazione dei percorsi è spesso
occasionale e nella maggior parte dei
casi in piccole imprese. Camusso:
“Impedire che diventi semplice
addestramento professionale”.
Alternanza scuola-lavoro: c’è un alto rischio di esperienze poco qualificate per gli
studenti e di “utilizzo distorto dello strumento” e con “reiterati e diversificati tipi di
abusi”. Mentre invece, gli studenti avrebbero bisogno di percorsi sempre più
innovativi e che guardino al futuro.
È questo il risultato più importante a cui giunge il secondo monitoraggio compiuto dalla Cgil,
insieme a Flc e Fondazione di Vittorio (e che è stato presentato a Roma), che ha coinvolto
l’anno scorso 205 scuole in 87 province e prosegue quest’anno in altre 187 scuole di 91
province relative con oltre 43.500 studenti interessati, delle classi terze e quarte.
Un ragazzo su 5, si legge nel rapporto, ha partecipato solo ad attività propedeutiche senza
avere esperienze di apprendimento in contesti di lavoro (11%) o ha fatto esperienza di lavoro
senza adeguata formazione (8,7%) “rischiando così di essere fuori da percorsi privi di
qualità”. La progettazione dei percorsi, sottolinea il rapporto, è generalmente stata fatta
attraverso accordi con soggetti privati nati in modo occasionale. Diminuisce, infatti, il numero
di scuole che siglano accordi con soggetti pubblici che passano dal 76 al 70%. È stabile il
coinvolgimento di enti privati che rappresentano il 56% del totale, mentre diminuisce il
coinvolgimento del Terzo settore che passa dal 58 al 44%.
Altro aspetto preoccupante per la qualità della formazione risiede nel fatto che le imprese che
ospitano i percorsi sono piccole: quasi un’azienda su due è una microimpresa che ha fino a 9
dipendenti, il 36% ha da 10 a 49 dipendenti. Cresce tuttavia, anche se a un livello ancora
insoddisfacente, il coinvolgimento delle grandi imprese che passa dal 1 al 3,5% rispetto al
monitoraggio precedente.
La netta maggioranza delle esperienze di apprendimento consistono in stage o tirocini nel 80%
dei casi e in media la durata è di 4 settimane per studente.
Il 16% delle esperienze rientrano nella tipologia dell’esperienza occasionale, come la visita in
azienda. Per la Cgil i dati evidenziano l’importanza di “supportare le scuole in questa delicata
fase di transizione, fornendo loro esempi di buone pratiche ed evitando frammentarietà,
dispersione e occasionalitò delle esperienze. Un rischio che le informazioni attualmente
disponibili mettono fortemente in luce”.
Nel suo intervento, il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, ha posto una
domanda retorica: “Siamo davvero sicuri che tutte le aziende possano fare formazione nei
progetti di Alternanza? No, andrebbero selezionate sulla base della reale capacità formativa”.
Per Giammarco Manfreda, portavoce della Rete degli studenti medi, “gli studenti chiedono
un’alternanza che sia gratuita, coerente con il percorso curricolare e soprattutto che sia un
percorso di qualità garantito a tutti indipendentemente dalla scuola o dal territorio”.
I lavori sono stati conclusi da Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che ha
rilanciato la sfida: “Dobbiamo impedire – ha detto – che l’alternanza scuola lavoro si riduca in
un percorso di addestramento. Serve formare menti capaci di coscienza critica, di adeguarsi ai
cambiamenti”. Cosa che invece spesso non accade, perché, ha attaccato, “le imprese hanno
un’idea di iperspecializzazione dello studio finalizzato a produrre ‘personale pronto’. Ma tutto,
oggi, evolve troppo velocemente. Chi uscisse da quei percorso rischierebbe di essere già
obsoleto”.
Importante, per il segretario generale della Cgil, il tema della partecipazione: “Se l’alternanza
scuola lavoro è una parte del percorso formativo, si deve prevedere un diritto degli studenti a
partecipare alla selezione e all’individuazione di progetti effettivamente utili a fini formativi.
Magari attraverso le loro rappresentanze” Infine un appello: “No all’autosufficienza delle scuola
nel l’individuazione del percorsi, l’alternanza va collegata al percorso formativo”
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RECLUTAMENTO - IMMISSIONI IN RUOLO – PERIODO DI PROVA – CARRIERE
05. Concorso riservato docenti abilitati 2018
La normativa, la
documentazione e le schede di
approfondimento sul concorso
riservato agli abilitati per la
costituzione della graduatoria
regionale di merito (GRM) dei
docenti abilitati (ad
esaurimento)
Con l'entrata in vigore del Decreto legislativo 59/17, il 31 maggio 2017 è stato introdotto un
nuovo sistema di formazione iniziale e di reclutamento dei docenti della scuola secondaria di
primo e secondo grado. Il decreto legislativo prevede un percorso ordinario per la formazione
iniziale ed il reclutamento denominato FIT: vai allo speciale reclutamento nella scuola
secondaria.
Nel decreto è anche prevista una fase transitoria con un concorso riservati ai docenti già
abilitati per la costiituzione di una garduatoria di merito regionale ad esaurimento.I docenti
inclusi in queste graduatorie saranno individuati sul 100% dei posti rimasti liberi dopo le
assunzioni dal concorso 2016 e dalle graduatorie da esaurimento sia nel 2018/2109 che nel
2019/2020. Negli anni successivi la percentuale si riduce a favore del concorso riservato a chi
ha tre anni di servizio e del concorso ordinario. Vedi la scheda sulle assunzioni nei prossimi
anni. I docenti individuati saranno avviati al terzo anno del FIT (anno di prova): avranno
una supplenza annuale in una scuola della regione nella qule hanno presentato domanda,
svolgeranno le attività previste dal decreto sul terzo anno FIT e saranno soggetti alla
valutazione finale dell’anno di prova. Superato l’anno di prova saranno assunti, l’anno
scolastico successivo, a tempo indeterminato.
La normativa
Il regolamento del concorso (DM 995/17)
Il bando di concorso (DDG 1 febbraio 2018): le domande entro il 22 marzo 2018
I requisiti di partecipazione
Chi può presentare la domanda per il concorso docenti abilitati
Controlla le corrispondenze tra vecchie e nuove classi di concorso
Come si presenta la domanda di partecipazione: scadenza 22 marzo 2018
La prova orale
Come si svolgerà la prova orale
Decreto ministeriale 95/16 (Programmi del concorso docenti 2016, validi anche per
questo concorso)
La valutazione dei titoli
Cosa si valuta e come si valutano titoli e servizi (in preparazione)
L’assunzione dalle graduatorie regionali di merito degli abilitati
Come si costituisce la graduatoria regionale di merito degli abilitati e come si utilizza
Cosa accade se si viene individuati dalla graduatoria regionale di merito degli abilitati
(in preparazione)
Il Decreto sul III anno del FIT (DM 984/17) (in attesa di pubblicazione sulla GU)
Come avverranno le assunzioni nella scuola secondaria nei prossimi anni
Informazioni generali e consulenza
Presso tutte le sedi della FLC CGIL è stato predisposto un servizio di informazioni generali
rivolto a tutti gli aspiranti ed un servizio specifico di consulenza dedicato agli iscritti.
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06. Concorso docenti abilitati: pubblicato il bando. Le domande entro il 22 marzo 2018
Le prove si svolgeranno a
partire da aprile 2018. Le
graduatorie dovrebbero essere
approvate entro il 31 agosto
2018.
È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (4a Serie Speciale - Concorsi ed Esami n. 11 del 6
febbraio 2018) il bando di concorso riservato ai docenti abilitati (DDG 1 febbraio 2018).
Infografica interattiva.
Sulla Gazzetta Ufficiale n. 33 del 9 febbraio 2018 è stato pubblicato anche il regolamento del
concorso (DM 995/17).
La presentazione delle domande
Le domande si presentano dalle ore 9 del 20 febbraio alle ore 23,59 del 22 marzo 2018,
attraverso le istanze online.
È disponibile sul nostro sito una scheda che illustra le procedure da seguire per
la registrazione.
Guida alla presentazione delle domande.
Le prove del concorso
La prova orale, non selettiva, si svolgerà a partire dal mese di aprile. Nella nostra scheda tutte
le indicazioni utili per sostenere la prova orale. Le graduatorie regionali di merito
dovrebbero essere approvate entro il 31 agosto 2018.
Ulteriori approfondimenti e una puntuale analisi dei provvedimenti, saranno pubblicate nei
prossimi giorni sul sito e nel nostro speciale concorso abilitati 2018.
ALLEGATI
decreto direttoriale 1 febbraio 2018 bando di concorso riservato abilitati
guida flc cgil alla presentazione delle domande per il concorso docenti abilitati
2018
scheda flc cgil come si svolge la prova orale del concorso docenti abilitati 2018
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PRECARI: GRADUATORIE– SUPPLENZE – PAGAMENTI- VERTENZE
07. Mancato pagamento stipendi ai supplenti: nota su SIDI
Predisposte dal MIUR e validate
dall’Ufficio Centrale del Bilancio
tre assegnazioni pari a 181 milioni
per l’e.f. 2018.
L’8 febbraio 2018 il Ministero ha pubblicato una nota a SIDI con dei chiarimenti in merito al
pagamento delle spettanze stipendiali di supplenze brevi e saltuarie.
Il pagamento degli stipendi prevede un’interazione tra MIUR e MEF. Il Ministero gestisce
l’acquisizione dei contratti e l’assegnazione delle risorse a copertura di quelli stipulati, il MEF
gestisce il calcolo e l’elaborazione degli stipendi.
L’assegnazione delle risorse sui POS delle scuole deve essere seguito dalla validazione delle
somme da parte del MEF, tramite l’UCB (Ufficio Centrale di Bilancio) per arrivare all’emissione
dei cedolini da parte di NoiPA.
Alla data dell’8 febbraio 2018 risultano validate da UCB tre assegnazioni pari a 181 milioni per
l’e.f. 2018.
Nella nota si invitano i dipendenti a monitorare su NoiPA lo stato di pagamento delle spettanze.
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PENSIONI
08. Istituto dell’APE Sociale per il personale della scuola. Una circolare del MIUR autorizza il pensionamento dal 1 settembre 2018
È possibile presentare la
domanda cartacea con la
certificazione dell’INPS.
Con estremo ritardo il MIUR, giovedì 8 febbraio 2018, ha pubblicato la nota 7673 che
autorizza il personale della scuola a fruire del diritto all’istituto dell’Ape sociale, certificato
dall’INPS, con cessazione dal servizio dal 1° settembre 2018.
La circolare autorizza gli interessati a produrre domanda cartacea all’istituto in cui si
presta servizio, (all’USR per i dirigenti scolastici). Nella domanda si indicherà il possesso
dei requisiti previsti per l’APE sociale, certificato dall’INPS con apposita
comunicazione.
È un provvedimento annunciato nella nota 50436 del 23 novembre 2017 relativa alle
dimissioni dal servizio, ma che avrebbe potuto essere licenziato in tempi più brevi, visto che
l’autorizzazione ad andare in pensione è sempre dal 1° settembre 2018, come per tutti gli altri
pensionamenti.
Per alcuni il provvedimento arriva a più di un anno dall’avvenuto riconoscimento del
diritto da parte dell’INPS, per cui è necessario che il Ministero aggiorni l’applicazione
per le dimissioni su istanze online introducendo, oltre ai normali requisiti di legge, i
requisiti che discendono da normative che ormai stanno entrando nella normale prassi. Ci
riferiamo all’APE di cui presto uscirà un nuovo decreto, ma anche al cumulo pensionistico e alla
totalizzazione dei contributi, sempre più utilizzati dal personale della scuola per accedere al
pensionamento.
ALLEGATI
nota 7673 del 8 febbraio 2018 cessazioni dal servzio scuola ape sociale
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PERSONALE: PART -TIME
09. Part-time nella scuola: le domande entro il 15 marzo 2017
Il personale docente, educativo
ed ATA a tempo indeterminato
può presentare la domanda per
la trasformazione del rapporto di
lavoro da tempo pieno a tempo
parziale.
Entro il 15 marzo 2017 va presentata la domanda di trasformazione del rapporto di lavoro da
tempo pieno a tempo parziale a decorre dall’anno scolastico 2017/2018. Le domande vanno
indirizzate alla Direzione Scolastica Regionale e presentate al Dirigente scolastico della scuola
di servizio.
Tale scadenza riguarda, ovviamente, il personale docente, educativo ed ATA con rapporto
di lavoro a tempo indeterminato.
Il Ccnl firmato il 29 novembre 2007, agli artt. 25 c. 6 e 44 c. 8, ha definitivamente chiarito che
anche il personale neo immesso in ruolo o il personale che instaura un rapporto di lavoro
a tempo determinato ha diritto a chiedere il tempo parziale. La scadenza del 15 marzo,
pertanto, non può riguardare i lavoratori che instaurano un nuovo rapporto di lavoro, sia esso
a tempo indeterminato che determinato, per i quali è possibile l'attivazione del part-time anche
al momento della sottoscrizione del contratto individuale di lavoro.
Inoltre, è possibile avvalersi di quanto previsto dalla Legge 24 dicembre 2007 n. 247: il diritto
al part-time con precedenza sia per il lavoratore affetto da grave patologia oncologica
comportante ridotta capacità lavorativa, che per un lavoratore che assiste il coniuge, il figlio o
i genitori affetti sempre da patologie oncologiche.
Nella domanda, vanno indicate la modalità che si richiedono e cioè:
part-time orizzontale (con articolazione della prestazione di servizio ridotta in tutti i
giorni lavorativi)
part-time verticale (con articolazione della prestazione su alcuni giorni della settimana,
del mese o di determinati periodi dell'anno; per il solo personale ATA, inoltre, in misura
tale da rispettare la media della durata del lavoro settimanale prevista per il tempo
parziale nell'arco temporale preso in considerazione e cioè settimana, mese o anno)
part-time misto (con articolazione della prestazione risultante dalla combinazione delle
due precedenti modalità).
Va anche indicata la durata della prestazione lavorativa che non può essere inferiore al
50% di quella a tempo pieno.
Una volta ottenuto il part-time, per la durata di almeno due anni, il personale non può
richiederne la trasformazione in rapporto a tempo pieno. Infatti, prima della scadenza del
biennio, eventuali domande in tal senso possono essere accolte solo in presenza di motivate
esigenze ed anche in relazione alla situazione complessiva degli organici.
La normativa di riferimento ad oggi è il Ccnl 29 novembre 2007 (artt. 39 e 58) ed il testo unico
sul part-time, Decreto legislativo 61 del 25 febbraio 2000.
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GESTIONE SCUOLA: ATTIVITA’ NEGOZIALE - APPALTI - PON
10. PON "Per la scuola": pubblicato l’avviso “Sport in classe” per la scuola primaria
Le scuole statali di otto regioni
possono presentare istanza di
partecipazione dal 20 febbraio
al 27 marzo 2018. Finanziati
moduli della durata massima di
60 ore. Stanziati 15 milioni di
euro.
L'autorità di Gestione (AdG) del Programma Operativo Nazionale “Per la scuola – Competenze
e ambienti per l’apprendimento” 2014-2020, con la nota 1047 del 5 febbraio 2018, ha
emanato il finalizzato al potenziamento del progetto nazionale “Sport di Classe” per la scuola
primaria.
Inquadramento dell’avviso nell’ambito del PON Istruzione
L'Avviso rientra negli interventi dell'ASSE I "Istruzione" del PON Per la scuola”2014-2020,
finanziati dal FSE (Fondo Sociale Europeo).
Di seguito lo schema sintetico della tipologia di attività finanziate
PRIORITÀ DI
INVESTIMENTO
OBIETTIVO
SPECIFICO AZIONE
Sotto-azioni
poste a
bando
(PROGETTO)
Tipo di modulo
10.1 Riduzione e
prevenzione
dell’abbandono
scolastico
precoce,
promozione
dell'uguaglianza di
accesso
all'istruzione
prescolare,
primaria e
secondaria di
buona qualità,
inclusi i percorsi
di apprendimento
formale, non
formale e
informale, che
consentano di
riprendere
l'istruzione e la
formazione
10.2
Miglioramento
delle
competenze
chiave degli
allievi
10.2.2 Azioni di
integrazione e
potenziamento delle
aree
disciplinari di base
(lingua italiana,
lingue straniere,
matematica,
scienze, ecc.)
10.2.2A
Competenze
di base
Potenziamento
dell’educazione fisica e
sportiva (Progetto
“Sport di Classe”)
Obiettivi dell’Avviso
Gli obiettivi dell’avviso sono quelli di:
valorizzare le competenze legate all’attività motoria e sportiva nella scuola primaria
promuovere stili di vita salutari, al fine di favorire lo star bene con se stessi e con
gli altri nell’ottica dell’inclusione sociale,
scoprire e orientare le attitudini personali, per il pieno sviluppo del potenziale di
ciascun individuo in armonia con quanto previsto dalle Indicazioni nazionali per il
curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’Istruzione.
Il consolidamento della cultura motoria e sportiva:
determina la comprensione del valore del linguaggio corporeo,
facilita:
o l’assimilazione dei principi della sana alimentazione,
o il rispetto delle regole e degli altri,
o l’acquisizione di un corretto stile di vita.
Tali obiettivi sono coerenti con le finalità del PON volte a:
perseguire la qualità e l’equità del sistema di istruzione
consentire un ampliamento e un potenziamento dell’offerta curricolare.
Tipologia di interventi finanziati
Il progetto consiste in un modulo/attività della durata di 60 ore per il Potenziamento
dell’educazione fisica e sportiva (Progetto “Sport di Classe”).
Risorse finanziarie
Le risorse stanziate sono pari a 15 milioni di euro che consentono un finanziamento di
duemila progetti.
Durata degli interventi
Le attività oggetto delle proposte progettuali possono riguardare già l’anno scolastico
2017-2018.
Beneficiari
Sono ammesse a partecipare le studentesse e gli studenti frequentanti le classi 1ª, 2ª e 3ª
delle scuole primarie statali appartenenti alle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria,
Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia.
Modalità e termini di presentazione dei progetti
Le Istituzioni scolastiche che intendono partecipare all'Avviso devono:
1. predisporre un progetto, che deve essere approvato dagli organi collegiali,
redatto secondo le fasi procedurali previste all’interno del sistema informativo –
piattaforma “Gestione degli Interventi” (GPU);
2. accedere all’area GPU collegandosi al seguente indirizzo: http://www.istruzione.it/pon/
e caricando la documentazione richiesta. L’area del sistema informativo resterà aperta
dalle ore 10.00 del giorno 20 febbraio 2018 alle ore 15.00 del giorno 27 marzo
2018;
3. trasmettere la candidatura firmata digitalmente dal Dirigente scolastico o, su sua
delega, dal DSGA, completo di tutte le dichiarazioni, sulla piattaforma finanziaria
“Sistema Informativo Fondi (SIF) 2020”. L’area del SIF resterà aperta dalle ore 10.00
del giorno 29 marzo 2018 alle ore 15.00 del giorno 6 aprile 2018. Entro tale arco
temporale è necessario:
scaricare una copia della proposta progettuale inoltrata su GPU
firmare digitalmente la proposta progettuale senza apportare a quest’ultima alcuna
modifica. Il file deve essere esclusivamente in formato .pdf o .pdf.p7m;
allegare la proposta progettuale firmata digitalmente sul “sistema finanziario”
secondo la seguente procedura:
o selezionare il link “Gestione Finanziaria” presente alla pagina
http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/pon/2014_2020, utilizzando
le credenziali SIDI e accedendo al menù “servizi” del SIDI;
o accedere all’area “Gestione Finanziario-Contabile” e all’applicazione
“Sistema Informativo Fondi (SIF) 2020;
o dal menù funzioni è disponibile, sotto la voce “Candidature” la funzione
“Trasmissione candidature firmate”;
o in fase di trasmissione, superati i controlli di validità del file, il progetto sarà
protocollato;
o dalla stessa funzionalità la scuola può visualizzare il codice di protocollo
assegnato e la relativa data.
Per ogni Istituzione scolastica sono abilitati, in automatico dal SIDI, sia il Dirigente
scolastico che il Direttore dei servizi generali e amministrativi, che selezionando il link
“Gestione degli interventi” e utilizzando le credenziali con cui accedono a tutti i servizi
informatici del MIUR, ai fini del login al Sistema GPU, sono riconosciuti dal Sistema e possono
procedere alla compilazione della scheda anagrafica individuale, propedeutica a qualsiasi altra
successiva attività.
Caratteristiche dei progetti
Il progetto consiste in un modulo/attività della durata di 60 ore.
Il modulo:
o rappresenta l’unità minima di progettazione;
o è contraddistinto da una specifica configurazione in termini di ambito
disciplinare/tematico, durata e figure professionali coinvolte.
Il tutor scolastico è affiancato da un “tutor sportivo esterno” che fornisce supporto
organizzativo/metodologico/didattico, secondo le linee programmatiche dettate dall’Organismo
Nazionale “Sport a Scuola”.
Per l’individuazione del tutor sportivo esterno le istituzioni scolastiche hanno la possibilità
di individuare tale personale utilizzando gli elenchi definitivi regionali degli aspiranti tutor
del progetto nazionale “Sport di Classe” per la scuola primaria – anno scolastico 2017-
2018, pubblicati sui siti istituzionali degli Uffici scolastici regionali.
Ciascun modulo deve coinvolgere 15/20 allievi. Qualora, in fase di attuazione, il numero
di partecipanti si riduca a meno di 9 unità per due incontri successivi, il corso dovrà essere
sospeso.
Ammissibilità dei progetti
Sono ammesse alla selezione le candidature che:
provengano da Istituzioni scolastiche statali le cui tipologie rientrino tra quelle dei
beneficiari delle azioni;
siano presentate entro il termine previsto per la scadenza dell’Avviso (fa fede
l’inoltro on line);
indichino gli estremi della delibera del Collegio dei docenti e del Consiglio di
Istituto che devono prevedere:
o l’adesione generale alle Azioni del Programma operativo nazionale
o oppure l’adesione specifica delibera di adesione al presente Progetto;
presentino il formulario on line, sul sistema GPU, compilato in ciascuna sezione e,
entro i termini indicati dall’avviso, trasmesso con firma digitale;
presentino azioni coerenti con la tipologia dell’Istituzione scolastica proponente;
non superino gli importi massimi stabiliti per ciascun progetto;
dichiarino di essere in possesso dell’approvazione del conto consuntivo da parte dei
revisori contabili relativo all’ultimo anno di esercizio.
Criteri di valutazione e graduatorie
La selezione delle proposte avverrà a sportello.
Il punteggio sarà attribuito automaticamente dal sistema informativo sulla base dei seguenti
criteri
Criterio Punteggio max
A – CARATTERISTICHE DI CONTESTO
A.1) livello di disagio negli apprendimenti sulla base dei dati delle rilevazioni
integrative condotte dall’INVALSI 20
A.2) status socio-economico delle famiglie di origine, rilevato dall’INVALSI 25
A.3) tasso di abbandono registrato nella scuola proponente nel corso dell’anno
scolastico, sulla base dei dati disponibili nell’Anagrafe degli studenti 35
A.4) tasso di deprivazione territoriale, rilevato dall’ISTAT 20
TOTALE 10
Sono ammesse a finanziamento le proposte progettuali che ottengano un punteggio
complessivo di minimo 20 punti.
Qualora vi siano proposte che abbiano ottenuto lo stesso punteggio, è data priorità
all’ordine temporale di presentazione.
Le graduatorie hanno validità di due anni dalla data di approvazione.
Massimali del progetto
Ciascuna scuola primaria può proporre un solo modulo dell’importo massimo di euro
7.764,00.
Articolazione dei costi
Le spese per la realizzazione dei progetti autorizzati saranno gestiti a costi standard secondo
quanto indicato dalla seguente tabella
Voci di costo del progetto Calcolo dell’importo e massimale
1. Attività formativa – comprende i costi
relativi alle figure professionali
coinvolte nell’attività di formazione
(tutor). In questa tipologia di attività si
prendono in considerazione n. 2 tutor.
2. Attività di gestione – comprende
tutte le spese legate alla gestione delle
attività formative previste dal progetto
(materiali didattici, di consumo,
noleggio di attrezzature, spese relative
al viaggio e ai pasti dei partecipanti,
compensi per DS, DSGA, personale
della scuola, referente per la
valutazione, altro personale, pubblicità
ecc.)
Il costo della formazione si ottiene
moltiplicando le ore di durata del modulo per il
costo indicato per ciascuna delle figure
professionali previste per lo svolgimento
dell’attività formativa. Nello specifico il
massimale del costo orario
omnicomprensivo è di € 30.
Il costo di gestione si ottiene moltiplicando le
ore di durata del modulo per il numero
massimo di 20 partecipanti per l’importo
fisso di € 3,47. La minor partecipazione degli
allievi in termini di numero e di ore di
frequenza produce una consequenziale
riduzione dell’importo dell’attività di gestione.
Divieti
Nessuna spesa è ammissibile precedentemente all’autorizzazione dei progetti. E' sempre
vietato l’affidamento dell’intero progetto e non sono previste spese di progettazione.
In concomitanza con l’apertura del sistema informativo per la presentazione della proposta
progettuale sarà pubblicato il Manuale Operativo Avviso (MOA).
ALLEGATI
nota 1047 del 5 febbraio 2018 pon avviso sport in classe scuola primaria
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NORME: SPAZIO FAQ E GIURISPRUDENZA
11. SEGNALAZIONE CONDOTTE ILLECITE: NUOVE MODALITÀ
Online un repertorio dei quesiti
più ricorrenti sulle elezioni delle
Rappresentanze Sindacali
Unitarie. Ultimo aggiornamento
12 febbraio 2018.
Nuove modalità di segnalazione condotte illecite
Al via un nuovo portale ANAC dedicato al c.d. whistleblowing, ovvero alla segnalazione in
forma anonima di illeciti di interesse generale da parte dei dipendenti pubblici.
Il sistema dell’Anac per la segnalazione di condotte illecite è indirizzato al whistleblower, inteso
come dipendente pubblico che intende segnalare illeciti di interesse generale e non di
interesse individuale, di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, in
base a quanto previsto dall’art. 54 bis del d.lgs. n. 165/2001 così come modificato dalla legge
30 novembre 2017, n. 179.
La disciplina del whistleblowing si applica anche ai lavoratori e ai collaboratori delle imprese
fornitrici di beni o servizi e che realizzano opere in favore dell’amministrazione pubblica.
L’attività di vigilanza anticorruzione dell’Autorità si svolge ai sensi e nei limiti di quanto previsto
dalla legge n. 190/2012, in un’ottica di prevenzione e non di repressione di singoli illeciti.
L’Autorità, qualora ritenga la segnalazione fondata nei termini chiariti dalla determinazione n. 6
del 28 aprile 2015 «Linee guida in materia di tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti
(c.d. whistleblower)», in un’ottica di prevenzione della corruzione, può avviare
un’interlocuzione con il Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza
(RPCT) dell’Amministrazione oggetto di segnalazione o disporre l’invio della segnalazione alle
istituzioni competenti, quali ad esempio l’Ispettorato per la Funzione Pubblica, la Corte dei
conti, l’Autorità giudiziaria, la Guardia di Finanza.
L’Autorità in base alla normativa attualmente vigente:
NON tutela diritti e interessi individuali;
NON svolge attività di accertamento/soluzione di vicende soggettive e personali del
segnalante, né può incidere, se non in via indiretta e mediata, sulle medesime;
NON può sostituirsi alle istituzioni competenti per materia;
NON fornisce rappresentanza legale o consulenza al segnalante;
NON si occupa delle segnalazioni provenienti da enti privati.
È possibile accedere all’applicazione tramite il portale dei servizi ANAC al seguente
url https://servizi.anticorruzione.it/segnalazioni/#/
Registrando la segnalazione su questo portale, si ottiene un codice identificativo
univoco, “key code”, per “dialogare” con Anac in modo spersonalizzato e per essere
costantemente informato sullo stato di lavorazione della segnalazione inviata.
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12. Le scuole non potranno più utilizzare il dominio gov.it
Fare e disfare
DETERMINAZIONE N. 36/2018 Agenzia digitale
L’assegnazione dei domini di terzo livello nel dominio “.gov.it” è riservato alle sole
amministrazioni centrali dello Stato indicate all’elenco delle amministrazioni
pubbliche individuate ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre
2009, n. 196 e successive modificazioni e pubblicate annualmente in G.U.
I sottodomini di terzo livello sotto il dominio “.gov.it” utilizzati dalle pubbliche
amministrazioni che non rientrano fra quelle definite all’art.1 potranno essere
utilizzati fino al 30/06/2018. Dal 1/7/2018 al 31/12/2018 verrà mantenuta la
configurazione dei DNS al fine di preservare l’accesso ai servizi con gli URL obsoleti.
Le pubbliche amministrazioni territoriali e scolastiche che utilizzano attualmente il
nome a dominio “.gov.it” si adeguano a quanto indicato nel precedente comma entro
un anno solare dalla data di emissione della presente Determinazione.
Tradotto in italiano:
la decisione della Agenzia per l’Italia digitale non consente più alle scuole di utilizzare il
dominio .gov.it per i loro siti internet, hanno diritto ad utilizzare il dominio .gov.it solamente le
amministrazione centrali ma non le scuole.
Le istituzioni scolastiche potranno mantenere l’indirizzo .gov.it per 1 anno e poi il dominio sarà
definitivamente disabilitato.
ALLEGATI
36 - DT DG n. 36 - 12 feb 2018 - Riorganizzazione dominio gov 22.12.2017
(003).pdf
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