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Roberta Cesana, Università degli Studi di Milano Dipartimento di scienze della storia e della documentazione storica 1 Bibliografia, cataloghi e comunicazione editoriale dall’Ottocento a oggi Introduzione p. 2 Premessa storico-bibliografica p. 4 L’Ottocento p. 8 Il Novecento p. 15 Stato della ricerca p. 23 Bibliografia p. 28

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Bibliografia, cataloghi e comunicazione editoriale dall’Ottocento a oggi

Introduzione p. 2

Premessa storico-bibliograficap. 4

L’Ottocento p. 8

Il Novecento p. 15

Stato della ricerca p. 23

Bibliografia p. 28

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Relazione con i risultati conclusivi dell’attività di ricerca (a.a. 2006-2007 e 2007-2008)

aggiornata al 20 maggio 2008

Introduzione

Les catalogues de vente sont une source essentielle de l’histoire du livre. Ils permettent d’étudier le courants de circulation des livres et les pratiques commerciales; ils sont aussi riches d’enseignements pour l’histoire de la lecture et du gout.

(Annie Charon, Les ventes de livres et leurs catalogues, XVIIe-XXe siècle, a cura di A. Charon - É. Parinet, Paris, École des chartes, 2000, p.11)

Come circola l’informazione bibliografica nell’era della moltiplicazione delle informazioni? Come si presentano oggi i cataloghi editoriali (che hanno alle spalle la storia più lunga tra gli strumenti di informazione bibliografica)? Come vengono compilati? Le regole su cui si basano sono solo un aggiornamento di prassi già note e consolidate o prevedono modalità del tutto nuove, che richiedono nuove competenze specifiche, che godono di uno statuto indipendente, propongono modelli conoscitivi nuovi e utili per un nuovo ambito scientifico, diverso da quello dei cataloghi e della circolazione del libro in antico regime tipografico?

Su queste domande si sta sviluppano solo recentemente un dibattito che coinvolge studiosi di biblioteconomia, bibliografia e storia dell’editoria. Se infatti gli studi bibliografici sono stati condotti magistralmente in Italia da Alfredo Serrai (Storia della Bibliografia, 11 voll., Roma, Bulzoni, 1988-2001) per un periodo che arriva fino al Settecento, scarseggiano invece nel periodo che va dall’Ottocento a oggi. Disponiamo fino al Settecento di studi e di ricerche di notevole valore sulla dimensione bibliografica, sia nel campo della comunicazione erudita e letteraria sia in quello del nascente sapere scientifico, sia infine, più in generale, nel mondo della diffusione e della ricezione editoriale. Dalla nascita del libro industriale ad oggi, invece, pur in presenza di uno sviluppo quasi esponenziale della produzione libraria in ogni settore del sapere e ad una conseguente moltiplicazione dei cataloghi e di ogni altra forma di comunicazione degli editori e dei librai al loro pubblico, non disponiamo di studi e ricerche che abbiano indagato con altrettanta sistematicità quanto riguarda la registrazione e la

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comunicazione bibliografica dell’attività editoriale. Ci troviamo infatti di fronte al mare magnum della produzione e della comunicazione editoriale che ha avuto largo sviluppo e che ha ricevuto in tempi recenti l’attenzione di importanti iniziative di conservazione e di valorizzazione del patrimonio librario (si pensi al Centro APICE o alla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori), ma che non è stata ancora adeguatamente studiata nelle sue forme bibliografiche lungo il percorso che accompagna il libro dalla produzione e dalla sua circolazione nel mercato ordinario e del collezionismo antiquario, fino al suo depositarsi in raccolte private o in biblioteche pubbliche. Quelli citati (APICE e Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori) sono solo due esempi e anche se potrebbero rappresentare i primi elementi di un elenco delle diverse iniziative in corso, si ricordano qui esclusivamente per testimoniare come stia crescendo nel concreto l’attenzione verso queste tematiche anche a fianco e oltre le riflessioni teoriche sulle modalità di compilazione delle bibliografie e dei cataloghi editoriali.

Presso l’Università degli studi di Milano, sotto la responsabilità scientifica del Prof. Giorgio Montecchi, è stato avviato il progetto di ricerca “Bibliografia, cataloghi e comunicazione editoriale dall’Ottocento a oggi”. Il progetto di ricerca intende colmare, almeno in parte, questo vuoto, sviluppando indagini sistematiche e di lungo periodo che portino a far emergere le evidenze bibliografiche dei più importanti cataloghi di librai ed editori dell’Ottocento e del Novecento. Un settore questo in cui, si ribadisce, non sono ancora state sviluppate ricerche sistematiche ma solo brevi saggi su singole realtà editoriali, con una riflessione che dal punto di vista metodologico si limita agli interventi di Luigi Crocetti (Il catalogo storico di un editore moderno, «La Fabbrica del Libro», I, 1995, n.2, pp.26-29), Carlo Maria Simonetti (Cataloghi storici, cataloghi bibliografici e bibliografie, «La Fabbrica del Libro», III, 1997, n. 2, pp. 31-35, poi ripreso e ampliato in Cataloghi storici: note e osservazioni bibliografiche,«Il Bibliotecario», 1998, n.2, pp.29-40) e Carla Di Carlo (Cataloghi storici di case editrici, «Accademie e biblioteche d’Italia», 67 (1999), n. 2, pp. 13-22).

Nella vasta gamma dei cataloghi a stampa, cui si vuole prestare maggiore attenzione, si sono individuate, nel tempo, tre grandi categorie principali, che comprendono, rispettivamente, i cataloghi delle biblioteche pubbliche o private, i cataloghi delle aste e del collezionismo librario e i cataloghi editoriali o di librai. Grazie ai cataloghi di biblioteca il lettore viene posto in relazione con l’insieme dei documenti posseduti da una biblioteca. I cataloghi a stampa delle aste e del collezionismo librario, da parte loro, hanno saputo a volte assumere, nel corso dei secoli, l’importante funzione di veri e propri cataloghi di

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riferimento per interi settori del sapere e della produzione editoriale. I cataloghi editoriali o di librai, infine, si possono distinguere in cataloghi storici (elenco complessivo o parziale delle pubblicazioni di un editore nell’arco di un periodo o di tutta la sua attività) e in cataloghi di vendita, dedicati alle corrente disponibilità di libri in commercio.

Senza trascurare i cataloghi di biblioteche private, questo progetto di ricerca si concentra principalmente sui cataloghi editoriali e di librai nelle loro forme a stampa, con l’obiettivo di gettare, se possibile, anche uno sguardo sulle nuove tecnologie informatiche di cui si avvale oggi la comunicazione editoriale e quindi sui cataloghi che da cartacei diventano elettronici.

Questi i principali temi che il progetto affronta:a) la tipologia dei cataloghi editoriali, la loro organizzazione

interna, le modalità della loro presenza sul mercato e quindi della loro relazione con il pubblico dei lettori;

b) le tipologie della circolazione dei cataloghi editoriali, sia quelle legate al commercio librario, sia quelle legate al mercato antiquario e dei bibliofili;

c) le caratteristiche della produzione editoriale e le principali specializzazioni dei singoli editori, attraverso lo studio dell’organizzazione per collane all’interno di ogni singolo catalogo, specchio che ci può restituire fedelmente l’immagine della produzione di ogni casa editrice.

Questi gli obiettivi che si intendono raggiungere:a) individuare ed esaminare le fonti ufficiali e private utili

per ricostruire i processi di commercializzazione e di distribuzione del libro;

b) individuare ed esaminare presso archivi e biblioteche i principali cataloghi di librai e di editori dell’Ottocento e del Novecento;

c) analizzare dal punto di vista bibliografico, bibliologico, editoriale e storico i cataloghi librari ed editoriali che risulteranno più significativi tra quelli rinvenuti;

d) discutere le ricerche svolte nell’ambito di convegni, seminari e alla presenza di studiosi che lavorano nello stesso ambito;

e) pubblicare la ricerca.

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Premessa storico-bibliograficaTu intanto, se mi vuoi bene, imponi questo compito a un certo numero di uomini fidati e colti: perlustrino la Toscana, frughino gli armadi dei monaci e degli altri uomini di cultura; per vedere se non venisse fuori qualcosa di buono per placare, o sarebbe piuttosto il caso di dire per stimolare, la mia sete (…) allego a questa lettera una lista separata con l’indicazione di ciò che principalmente desidero.

(Francesco Petrarca a Giovanni Anchiseo, Fam., III, 18)

Alla metà del XIV secolo Petrarca scrive a Giovanni Anchiseo alla ricerca di quella informazione libraria (notitia librorum) che oggi ci viene agevolmente fornita dai cataloghi editoriali o di biblioteche. Allora, che si trattasse di una biblioteca personale o di una biblioteca destinata a una comunità, i problemi erano identici e gli accorgimenti per individuare e acquisire libri non cambiavano: anche il Petrarca dovette avvalersi di una rete di informatori e di comunicazioni epistolari ed orali private, a causa dell’assenza di un regolare commercio librario. “Manca un regolare mercato librario perché non esiste una sufficiente offerta di prodotti. La produzione del libro è legata a richieste individuali, viene eseguita su ordinazione: mancando la progettazione editoriale, e quindi la distribuzione organizzata, è naturale che non esistano neppure le motivazioni per l’informazione al pubblico” (Luigi Balsamo, La Bibliografia. Storia di una tradizione, Firenze, Sansoni, 1995, pp.12-13).

Fu solo con l’avvento della stampa a caratteri mobili che editori e stampatori si trovarono per la prima volta nella necessità di dover pubblicizzare i loro prodotti, di informare il pubblico dei potenziali lettori circa le loro disponibilità: editori e stampatori dei primi decenni si trovarono quindi di fronte a problemi sconosciuti agli amanuensi che lavoravano artigianalmente e su ordinazione. La produzione in serie poneva per la prima volta il “problema” dello smercio rapido di centinaia di esemplari, quindi la necessità di trovare acquirenti in modo adeguato.

Dopo la prima fase di progettazione del libro e la sua conseguente produzione, un’ulteriore fase del ciclo di vita del libro appare quindi essere proprio quella dell’informazione bibliografica intesa come atto di mediazione tra produttori e lettori, originata inizialmente da interessi commerciali e attuata con l’impiego di avvisi, manifesti e, solo successivamente,

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cataloghi editoriali. Le altre forme di mediazione tra la produzione libraria da una parte e la sua ricezione-fruizione da parte del pubblico dei lettori dall’altra, dettate da intenti di natura culturale e scientifica anziché commerciale e attuate attraverso la redazione di elenchi di libri denominati prima bibliothecae e poi bibliographiae, vedranno la loro nascita solo in seguito, come è noto in particolare a partire dalla pubblicazione a stampa della Bibliotheca Universalis da parte di Conrad Gesner nel 1545. Prendendo in esame la bibliografia degli editori e dei librai - distinta quindi da quella degli eruditi e dei bibliografi “di professione” - si apre così un settore di ricerca specificamente mirato alla valutazione degli effetti dell’attività editoriale, ossia allo studio della disseminazione dei libri, della loro circolazione e dei cataloghi editoriali.

Si tratta di individuare le forme e i modi in cui il libro ha raggiunto i suoi destinatari, quindi le forme organizzative del commercio librario.

La libreria è sempre stata il luogo deputato per mettere in circolazione i libri ma accanto ad essa si pongono le fiere, locali e internazionali, nonché le vendite all’asta. Esse hanno dato origine tra l’altro a forme particolari di informazione bibliografica mirate a offrire una particolare mediazione, per motivi economici, questa volta tra i distributori dei prodotti e il pubblico (cataloghi di libreria, di fiere, di vendite all’asta). Rientrano in questo settore anche le vicende del collezionismo alimentato dall’antiquariato librario, senza dimenticare che le raccolte dei bibliofili hanno giocato un ruolo non da poco nel conservare e trasmettere un prezioso patrimonio che in seguito è confluito in gran parte nelle biblioteche pubbliche.

Alcuni cenni sparsi alle problematiche del commercio librario e dei cataloghi editoriali nei primi decenni che seguirono la nascita della stampa a caratteri mobili si trovano in Balsamo, La Bibliografia. Storia di una tradizione, già citato. Va detto inoltre che Alfredo Serrai, nel vol. IV della sua Storia della Bibliografia, dedica una trattazione specifica proprio ai Cataloghi a stampa (Tipografici. Editoriali. Di librai. Bibliotecari). Un altro importante genere di cataloghi affini a quelli editoriali è rappresentato dai cataloghi pubblicati in occasione delle fiere del libro (Nundinae) soprattutto in Germania e dalle loro cumulazioni. Questo genere di bibliografie riguardanti le edizioni a stampa messe in commercio, o annunciate per essere poste in commercio, e che costituiscono di per sé un importante ramo della storia della bibliografia, sono trattate a parte da Serrai (Bibliografie Nundinarie, in vol. III).

Varrà la pena ora soffermarsi su alcuni punti messi in luce da Serrai, che presenta i cataloghi a stampa dal 1500 al 1670 ripartendoli in due gruppi: i cataloghi tipografici, editoriali o di librai, che è preferibile riunire insieme perché spesso due o tre

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di queste figure o funzioni si trovavano cumulate in una stessa persona o ditta (va da sé che in età contemporanea i cataloghi tipografici non esistono più; quelli di librai sopravvivono nella forma di cataloghi di librai antiquari; quelli editoriali prendono piede e si suddividono al loro interno in diverse altre tipologie: storico, generale, per collana, per anno, bollettino editoriale, ecc) e i cataloghi di biblioteche, da suddividere ulteriormente in cataloghi di biblioteche private e cataloghi di biblioteche pubbliche o istituzionali.

Serrai trascura volutamente di dare evidenza ai cataloghi officinali, editoriali o commerciali del secolo XV (secolo per il quale mancano cataloghi bibliotecari impressi) che sono tutti stampati su un foglio singolo, o volante. Il numero dei loro esemplari rimasti non supera il centinaio e si trovano comunque riportati da Albert Ehrman nel I capitolo della fondamentale rassegna curata da Graham Pollard e Albert Ehrman dal titolo The distribution of books by catalogue from the invention of printing to A.D. 1800 based on material in the Broxbourne Library (Cambridge, The Roxburghe Club, 1965).

Il primo ragguaglio sui cataloghi editoriali e officinali ci viene dalle Pandectae gesneriane, e giustamente Serrai lo ricorda: Gesner era consapevole a tal punto dell’importanza di quei cataloghi ai fini della acquisizione dei dati relativi alla produzione e del commercio librario, e quindi anche ai fini dell’accertamento concreto delle singole presenze bibliografiche, che una delle sue ansie costanti era stata quella di procacciarsene il maggior numero possibile, in edizioni via via aggiornate. Le testimonianze riguardanti l’attenzione di Gesner ai cataloghi editoriali si incontrano non solo nel I tomo della Bibliotheca Universalis (nella Prefazione, come è noto, Gesner cita esplicitamente i cataloghi tipografici tra le fonti su cui ha lavorato) ma in particolare nelle Pandectae, dove quelle testimonianze assumono la configurazione di una presenza documentativa stabile in ognuna delle dediche di ciascuno dei libri delle Pandectae (dove possibile Gesner offre anche la ristampa integrale dei cataloghi editoriali, alcuni dei quali, si noti, non sono mai più stati reperiti). Questo non solo costituisce un fondamentale riconoscimento dell’importanza indiscutibile che l’editoria aveva per il progresso degli studi ma attesta anche che l’editoria si fondava su un rapporto inestricabile tra le tre realtà: erudita, economico-commerciale, libraria. E’ tra l’altro sempre Serrai (Storia della Bibliografia, cit., vol. II, p.242) a rilevare come esista un altro lavoro di Gesner che, pubblicato prima della Bibliotheca Universalis, è sfuggito ai bibliografi: nella prefazione del 1543 al volume delle Sentenze di Stobeo, Gesner, nel lodare l’onestà e l’accuratezza professionale di Christoph Froschauer, informa di aver recentemente curato il catalogo delle sue edizioni. Siamo in tal modo autorizzati ad

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includere tale catalogo tra le opere di Gesner. Il libretto, di grande rarità, è posseduto dalla Biblioteca Universitaria di Basilea e riporta tutti i volumi stampati da Froschauer, ripartiti in classi, descritti con la data di edizione e l’indicazione del formato.

Va poi detto che risale sempre a Gesner, con la sua distinzione in Tabulae e Libelli, la prima precisazione distintiva in merito alla tipologia fisica dei cataloghi editoriali e officinali. Dall’inizio della stampa i tipografi pubblicavano normalmente gli annunci relativi alla loro produzione su fogli volanti, stampati su un solo verso, in modo da poter essere appesi o incollati nelle vetrine dei negozi o sui muri. I primi elenchi bibliografici, con funzioni di mero annuncio e di concisa segnalazione editoriale, si rivolgevano ai librai e agli studiosi adoperando metodi descrittivi abitualmente assai sommari e comprendenti spesso solo il nome dell’autore, un titolo breve e il formato. Mancavano generalmente l’anno di stampa, non di rado il luogo di stampa – che nei cataloghi officinali ed editoriali ovviamente era implicito – e il prezzo, in quanto tale notizia poteva costituire un intralcio per il commercio dal momento che questo si svolgeva in condizioni di estrema variabilità. Solo dagli anni 30 e 40 del secolo XVI cominciarono ad apparire i cataloghi sotto forma di opuscoli che, a poco a poco, finirono per soppiantare i cataloghi-manifesto (Pollard e Ehrmann, nel II capitolo del già citato The distribution of books by catalogue, offrono un’evidenza quasi completa sia dei cataloghi a manifesto sia di quelli a quaderno o opuscolo, segnalando le copie riscontrate e gli esemplari citati nella letteratura).

Volendo fissare alcuni punti prima di proseguire:1. I cataloghi officinali (tipografici, editoriali, di librai) non

vengono di solito inclusi tra i repertori bibliografici veri e propri, ma la loro importanza non può assolutamente essere trascurata.

2. Sono i primi strumenti di informazione bibliografica diffusi in gran numero di copie, nati prima dei repertori di natura erudita e scientifica (anzi, per compilare questi ultimi ci si avvarrà proprio dei cataloghi di editori e di tipografi, oltre che di quelli delle biblioteche: ce lo dicono esplicitamente Gesner e altri dopo di lui).

3. Va poi notata la loro funzione di mettere il pubblico tempestivamente al corrente della produzione libraria, una funzione questa che è rimasta immutata anche ai giorni nostri (tuttora ci raggiunge prima l’informazione del bollettino editoriale, tanto più con la sua disponibilità in internet, di quella della recensione in riviste specializzate) e che nella storia della bibliografia erudita si affermerà solo a partire dalla

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metà del XVII secolo in Francia (con Louis Jacob prima, e poi con la nascita dei periodici bibliografici).

4. Va messo però in rilievo anche il limite che tali cataloghi presentano sul piano della ricerca storica, proprio in quanto portatori di informazione esclusivamente bibliografica: fonti preziose per la ricostruzione dell’attività tipografico-editoriale, non posso tuttavia essere utilizzati come uniche testimonianze della diffusione dei libri (per stabilire la dimensione reale della circolazione libraria occorre l’ausilio di altre rilevazioni, di dati riguardanti il commercio, di verifiche e confronti critici magari tra successive edizioni dei cataloghi di uno stesso editore).

Nel giro di un secolo, dalla fine del 500 alla fine del 600, non solo aumenta enormemente il numero dei cataloghi editoriali e di quelli dei librai, ma la stessa evidenza bibliografica che presentano si fa sempre più cospicua, con un forte aumento dei volumi pubblicati e messi in vendita, per effetto di una rapida dilatazione e di una progressiva espansione del commercio librario.

Per dare un’idea dello sviluppo dell’industria editoriale e del conseguente incremento dei volumi disponibili – tenendo comunque conto delle differenze intrinseche delle due situazioni che citiamo – ricordiamo che mentre il catalogo (anonimo) del 1580 dei libri stampati a Roma e acquistabili nelle librerie di Roma comprendeva circa 250 edizioni, quello degli Elsevier del 1674 ne riporta oltre 15.000 (i cataloghi elzeviriani a noi noti sono 10 per l’officina di Leida e 10 per l’officina di Amsterdam. Si tenga ovviamente presente che stiamo parlando di una dinastia di tipografi e di librai tra le più rimarchevoli, che ha operato dal 1580 al 1712).

Rudolf Blum (Bibliographia. Indagine diacronica sul termine e sul concetto, Milano, Sylvestre Bonnard, 2007) rileva come in Francia, alla fine del XVII secolo (dove, lo ripetiamo, Serrai si ferma) apparve un nuovo uso del termine Bibliographia: “la crescente passione di collezionare libri, in parte dovuta all’Illuminismo, in parte a pura bibliofilia, portò alla creazione di numerose biblioteche private che spesso venivano vendute dagli eredi alla morte del collezionista: ciò favorì, in grandi città come Parigi, il fiorire del commercio antiquario di libri. Intorno al 1700 alcuni giovani parigini colti si dedicarono a questa nuova attività, fino ad allora nelle mani di persone con scarsa preparazione, e iniziarono a vendere biblioteche par catalogue” (Blum, cit., pp.92-93. Per le recenti acquisizioni in questo settore di studi si rimanda a: Les ventes de livres et leur catalogues, XVIIe-XXe siècle, actes des journées d'études, a cura di A. Charon, É. Parinet, Paris, École des chartes, 2000).

Siamo a un punto di svolta – a nostro parere l’unico di rilievo fino all’Unità d’Italia e all’affermarsi della figura dell’editore moderno – : i cataloghi di questi librai parigini, compilati con

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cura, ben ordinati, forniti di tavole sinottiche e indici di autori, furono subito apprezzati ovunque (si pensi ai cataloghi dei due librai a cui maggiormente si deve la fama dell’antiquariato parigino: Prosper Marchand e Gabriel Martin) e il loro schema di classificazione delle opere in cinque classi (Système des libraires de Paris, così definito da Jacques Charles Brunet) divenne poi famoso e utilizzato dai librai di tutta Europa. Fu del resto proprio un libraio eccellente, Guillaume Debure, nel “discorso preliminare” alla sua Bibliographie instructive (Parigi, 1763-1768) a dare in quegli anni la prima precisione definizione di “bibliografia”, eliminando l’ambiguità lessicale in cui il termine si dibatteva ormai da tempo.

Evidenziando il diverso punto di vista che guidava da una parte gli studiosi dall’altra i librai, Debure delimitò le rispettive competenze distinguendo tra la science des gens de lettres (che concerneva il contenuto dei libri, quindi il giudizio sul valore dei testi ) e la science d’un libraire, che aveva per oggetto le caratteristiche tipografiche e materiali dei libri nonché la loro valutazione commerciale. La scienza del libraio, concludeva Debure, esige una conoscenza dei libri tale da consentirne la valutazione in base “alle diverse edizioni, alla loro particolarità e alla scelta che se ne deve fare; alla loro rarità, più o meno notevole, alla loro singolarità, e all’arte di distinguere le edizioni originali da quelle contraffatte”.

Il catalogo, perciò, è riguardato nell’Ottocento innanzitutto quale misura dell’esercizio della bibliografia da parte di un libraio.

L’Ottocento

Imploro dai bibliografi il loro compatimento per quegli errori di

data che potessero trovare, sapendo essi quanto sia difficile e noiosa la

compilazione di simili lavori, le quali cose scoraggiano la maggior parte dei

librai a pubblicare i loro cataloghi.

(Catalogo generale dei libri italiani vendibili da Giovanni Silvestri, Milano,

Silvestri, 1837)

Per conoscere i cataloghi degli editori dell’Ottocento l’unico punto di partenza di cui disponiamo è il volume di Marino Berengo, Intellettuali e librai nella Milano della Restaurazione (Torino, Einaudi, 1980). Per il resto, gli studi sulla bibliografia, i cataloghi e la comunicazione editoriale nell’Ottocento sono

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estremamente circoscritti e si limitano a: Silvana Acanfora, Il catalogo dei libri in commercio e i suoi precedenti storici, «Accademie e Biblioteche d’Italia», 1983, n.2, pp. 136-146; Luigi Balsamo, Bibliografia e cataloghi dei librai fra 800 e 900: il contributo di Leo S. Olschki, «La Bibliofilia», 1987, n.1, pp. 67-80; Flavia Cristiano, Librai e cataloghi antiquari italiani di fine Ottocento (1880-1890): appunti per una bibliografia, «Nuovi annali della scuola speciale per archivisti e bibliotecari», 1987, pp. 49-82; Tommaso Urso, I cataloghi editoriali. Considerazioni sulla loro conservazione e utilizzazione in biblioteca, in Studi di biblioteconomia e storia del libro in onore di Francesco Barbieri, Roma, Associazione Italiana Biblioteche, 1976, pp.569-573; Mauro Zerbini, Una ricerca sui cataloghi degli editori lombardi del secondo Ottocento, «Storia in Lombardia», 1985, 1, 203-214.

Berengo dedica una breve ma incisiva trattazione all’argomento Pubblicità e cataloghi (Intellettuali e librai, cit., pp.112-116): in queste pagine l’autore ricorda come un libraio o un editore abbia a disposizione “alcuni canali fissi per segnalare le opere di cui, a vario titolo (come depositario, come socio, come pieno proprietario, ecc.) dispone: i cartelli murali, le inserzioni a pagamento nella ‘Gazzetta’, e i cataloghi. Per le associazioni esiste poi uno strumento specifico e diverso, il manifesto. Questo viene volentieri allegato alle corrispondenze librarie: si tratta di un materiale distribuito gratis a ogni possibile avventore e le poche tirature che conosciamo sono alte”. In particolare qui Berengo si riferisce al manifesto della “Biblioteca di tutti i tempi e di tutte le nazioni” di Bettoni, che come è noto non vide mai la luce, ma di cui l’editore aveva pubblicato 2500 copie nel novembre del 1821. La fonte di Berengo è l’Elenco delle opere stampate e pubblicate in Milano e nelle provincie lombarde, unica fonte disponibile sulle tirature (che esce per i tipi della R. Stamperia di Milano con cadenza mensile dal 1821 al 1848) e che però cessa quasi subito dopo il suo inizio, nel 1821, di registrare i manifesti.

Per i manifesti, che chiaramente sono fogli volanti, vale strettamente e forse è ancora più pregnante l’osservazione che abbiamo già fatto per i cataloghi editoriali: si tratta di un genere falcidiato, di cui le copie che si conservano rappresentano solo una minima parte rispetto a quello che presumibilmente era stato prodotto. Sul mercato antiquario (e occasionalmente anche nelle Biblioteche) è tuttora possibile tuttavia rinvenire degli esemplari di programmi di associazione o di manifesti, a puro titolo di esempio se ne possono citare due personalmente rintracciati: una scheda d’associazione dell’editore Vallardi datata 20 giugno 1975 e un manifesto editoriale della Libreria Editrice di Andrea Mosconi (Milano) del 20 luglio 1876, a testimonianza che ancora dopo l’Unità d’Italia associazioni e

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manifesti rimangono veicoli di informazione e di pubblicità sempre utilizzati dagli editori.

Berengo si sofferma poi sui cartelli affissi per le strade di Milano, “talora così giganteschi da togliere la luce a’ pacifici abitatori de’ mezzanini” (Antonio Piazza, Rivista del mese di dicembre, in «Gazzetta privilegiata di Milano», 2 gennaio 1840) di cui abbiamo notizie per lo più indirette “e ce li immaginiamo riferiti soprattutto a opere di costo elevato (strenne, libri figurati) che riescono a compensare una spesa così notevole e volta a sortire un effetto immediato” (Berengo, cit., p.113).

Si ricorderà come nelle Illusioni perdute di Honoré de Balzac, Lucien Chardon, che vuole diventare scrittore, lavori dapprima nella stamperia di David Séchard ad Angoulême e poi come, una volta arrivato a Parigi, divenga giornalista di successo grazie a incontri fortunosi e scopra così le contraddizioni esistenti tra il mondo dell’editoria e il mercato dei giornali. Tra il 1816 e il 1827 – parafrasando Balzac – l’editoria non aveva altri mezzi di comunicazione che le appendici inserite nei giornali: trafiletti in cui bisognava far entrare molte idee in poche parole. La pubblicità editoriale nasce quindi nella forma che oggi nel linguaggio giornalistico si definisce “pubbliredazionale”, una sorta di pubblicità ibrida che ancora si nasconde sotto forma di informazione. Nei giornali dell’Ottocento, in altre parole, non è inizialmente chiaro se quelle dei libri siano pubblicità o siano invece inserti redazionali, questo almeno finché, più oltre nel corso del XIX secolo, si affermerà definitivamente la pubblicità tabellare. Testimonianza di questa pratica anche in Berengo, che ci ricorda come gli operatori librari milanesi occupassero ogni giorno talvolta la metà, e anche di più, del Foglio di annunzi della «Gazzetta», che aveva un prezzo politico delle inserzioni: 10 centesimi austriaci la riga di 34 battute, riducibili a metà dopo la prima volta. “E i librai, assai più di altri operatori economici, han trovato proficua questa sede, dove con poche lire possono dichiarare pubblicamente le loro disponibilità di bottega e i loro propositi editoriali” (Berengo, cit., p.113).

Veniamo ora ai cataloghi, una pubblicazione, va da sé, di maggior impegno, sia culturale che finanziario, rispetto alle forme di promozione libraria e di comunicazione editoriale che abbiamo fin qui passato in rassegna. Berengo calcola che tra il 1821 e il 1847 i librai milanesi diedero alla luce 57 cataloghi, con una media di due-tre all’anno (la sua fonte è l’Elenco delle opere stampate e pubblicate in Milano e nelle provincie lombarde già citato). Solo il catalogo pubblicato dalla “Società dei classici” nel 1823 tocca le 1500 copie di tiratura. Il livello di 1000 copie è abbastanza raro e viene raggiunto solo nove volte (due cataloghi pubblicati da Giuseppe Vallardi; uno ciascuno della “Società dei classici”, da Pirotta, Resnati, Branca e Visai; altri due che riguardano raccolte private poste in vendita l’una

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da Giegler nel 1825, l’altra da Silvestri nel 1826). Altrimenti, in media, basta diffondere 500 esemplari: “in effetti occorre che il libraio disponga di una solida rete di corrispondenti perché la pubblicazione del catalogo gli riesca remunerativa (…) per rientrare nelle spese, occorre perciò ravvisare nel destinatario del catalogo l’abituale o il probabile acquirente di un buon gruppo di titoli”. Il prezzo di copertina di queste pubblicazioni sembra essere entrato raramente nelle tasche del libraio-editore: “nei primi anni valeva l’abitudine di cederle gratis, poi dal 1825-1830 in avanti il consueto centesimo per pagina in 16° viene quasi sempre richiesto, ma deve essersi trattato di una pretesa teorica, e la vendita dei libri offerti, non del catalogo, ha costituito l’evidente scopo dell’iniziativa” (Berengo, cit., p.114).

“Imploro dai bibliografi il loro compatimento per quegli errori di data che potessero trovare, sapendo essi quanto sia difficile e noiosa la compilazione di simili lavori, le quali cose scoraggiano la maggior parte dei librai a pubblicare i loro cataloghi” scrive Giovanni Silvestri nel 1837 presentando al pubblico il più voluminoso catalogo che abbia visto la luce in quegli anni a Milano (Catalogo generale dei libri italiani vendibili da Giovanni Silvestri in Milano, corsia del Duomo n. 994, Milano, dalla tipografia Silvestri, 1837, 526 p.). Secondo Berengo sia Silvestri che i suoi colleghi dedicavano, di regola, pochissima cura a queste pubblicazioni tanto che solo Carlo Branca, uno tra i più colti librai milanesi, descrive allora con sicura competenza le edizioni in vendita in un trattatello, Cenni elementari di bibliografia ad uso dei librai, premesso al suo catalogo del 1833 e poi ristampato nei cataloghi del 1834 e del 1844.

Si tenga presenta la notazione importantissima, ribadita anche da Berengo, per cui la distinzione tra libro nuovo, usato e antico si è fatta precisa in Italia solo qualche decennio dopo l’Unità: “I cataloghi dei nostri librai sono alfabetici e, in qualche non frequente caso, suddivisi per materia; e analoga impostazione hanno gli inventari delle loro botteghe e dei loro depositi che, redatti da qualche esperto del mestiere, ci sono pervenuti allegati a un atto notarile. Le uniche opere che di abitudine si descrivono separatamente sono gli incunaboli, che hanno già loro specifici cultori e, quindi, un proprio mercato. Ma per tutto il resto della copiosissima merce, accolta in quelle botteghe e stipata negli scaffali, la commistione era completa.” (Berengo, cit., p.117).

Il nostro studio si concentra sulla seconda metà dell’Ottocento, in particolare dall’Unità d’Italia ad oggi, quando la figura dell’editore si è ormai definitivamente emancipata da quella del libraio e quando i cataloghi di conseguenza non sono più cataloghi di assortimento ma possono storicamente e appropriatamente per la prima volta definirsi “cataloghi editoriali”.

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Si fornisce di seguito l’elenco dei cataloghi dell’Ottocento da noi finora reperiti, in ordine alfabetico di editore:

1. Annali bibliografici e catalogo ragionato delle edizioni Barbèra, Bianchi e Comp. e di G. Barbèra, con elenco di libri, opuscoli e periodici stampati per commissione: 1854-1880, Firenze, G. Barbèra, 1904-1918, 2 voll. (v. 1°: 1854-1880. v. 2°: Addenda & corrigenda).

2. Gaspero Barbèra, Memorie di un editore, pubblicate dai figli, Firenze, G. Barbèra, 1883, 628 p. (da p. 595 alla fine: Catalogo delle edizioni Barbèra e Bianchi (1854-1859), G. Barbèra (1860-1880), Ditta G. Barbèra (1880-1883).

3. Catalogo di libri vendibili presso Branca e Dupuy, librai in Milano, contrada di S. Paolo, preceduto da alcuni cenni elementari di bibliografia, [S. n.], 1833, 144 p.

4. Catalogo dei libri vendibili presso Branca e Dupuy librai in Milano, preceduto da alcuni cenni elementari di bibliografia, Milano, Branca e Dupuy, 1834, 212 p.

5. Catalogo de’ libri italiani-latini-francesi vendibili presso Carlo Branca, Milano, co’ tipi di Luigi Nervetti, 1844, 100 p.

6. Andreani Adriano, I libri che hanno fatto l’Italia. Bibliografia delle opere della Biblioteca Nazionale di Felice Le Monnier (1843-1865). Appendice. Successori Le Monnier (1866-1870), introduzione di Cosimo Ceccuti, Firenze, Le Monnier, 1994, XIII, 221 p.

7. Camillo Raineri Biscia. Opere della Biblioteca nazionale pubblicate dal Cav. Felice Le Monnier e successori. Livorno, F. Vigo, 1880, IX, 411 p.

8. Catalogo generale delle edizioni proprie o di esclusivo deposito della Libreria Editrice del prof. Maglione succ. Loescher, Roma, Libreria Editrice Maglione, 1934.

9. Catalogo delle edizioni proprie o possedute in numero o di esclusivo deposito di Ermanno Loescher & C.: 1870-1910, Roma, Loescher, 1910.

10. Catalogo della casa editrice Ermanno Loescher, Torino, s.n., 1899.

11. Catalogo delle edizioni di Ermanno Loescher, Torino, Loescher, 1887.

12. Catalogo di libri italiani vendibili presso Giuseppe Molini libraio ed editore. Firenze, [G. Molini], 1839, 184 p.

13. Catalogo dei libri italiani e d’altre lingue che trovansi presso Giuseppe Pomba tipografo-libraio, editore della collezione dei classici latini, Torino, G. Pomba, 1828, XII, 348 p.

14. Catalogo di tutte le opere pubblicate dal tipografo-litografo-calcografo e negoziante di libri e stampe Cav. Giovanni Silvestri dal 1799 a tutto agosto 1855 vendibili dalla stessa ditta di proprietà dei figli Napoleone, Massimiliano e Lodovico,

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colla biografia e ritratto del suddetto, Milano, Ditta G. Silvestri, 1856, XXVIII, (4), 120 p.

15. Catalogo generale dei libri italiani vendibili da Giovanni Silvestri in Milano, corsia del Duomo n. 994, Milano, dalla tipografia Silvestri, 1837, 526 p.

16. Catalogo generale delle opere pubblicate dal tipografo Giovanni Silvestri di propria ed altrui edizione ora possedute dall'Agenzia Savallo, Milano, Silvestri, 1864, 168 p.

17. Catalogo dei libri italiani che trovansi presso Giovanni Silvestri stampatore-libraio agli scalini del Duomo, num. 994, Milano, Silvestri, 1824.

18. Catalogo generale de’ libri che trovansi vendibili nel negozio di Francesco Sonzogno di Gio. Battista stampatore-librajo sulla Corsia de’ Servi num. 596, Milano, 1809.

19. Catalogo dei libri italiani attualmente vendibili nel negozio Sonzogno e compagni, Milano, Sonzogno & C., 1815, 272 p.

20. Catalogo di librai italiani e stranieri che trovansi vendibili da Lorenzo Sonzogno Librajo in Milano corsia de’ servi n.602, Milano, Pirotti e C., 1835, 242 p.

21. Catalogo generale delle pubblicazioni dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno in Milano, Milano, Sonzogno, 1877.

22. Catalogo generale dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1880.

23. Programma d’associazione per l’anno 1883 ai giornali e alle pubblicazioni illustrate dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1882.

24. Programma d’associazione per il 2° semestre del 1883 ai giornali e alle pubblicazioni illustrate dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1883.

25. Supplemento al catalogo generale del mese di Dicembre 1880 dello stabilimento di Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1883.

26. Programma d’associazione per il 2° semestre del 1884 ai giornali e alle pubblicazioni illustrate dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1884.

27. Catalogo generale dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1886.

28. Catalogo trimestrale dei giornali e delle pubblicazioni illustrate dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1891.

29. Catalogo trimestrale dei giornali e delle pubblicazioni illustrate dello stabilimento dell’editore Edoardo Sonzogno, Milano, Sonzogno, 1895.

30. Bollettino bibliografico illustrato dello Stabilimento Sonzogno di Milano, periodico trimestrale, dal 1885 semestrale, Milano, Sonzogno, 1883-1891.

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31. Antonio Fortunato Stella e Figli, Catalogo dei libri italiani che trovansi vendibili presso la ditta Ant. Fort. Stella e Figli, contrada di Santa Margherita al n. 1066, Milano, A.F. Stella, 1833, 134 p.

32. Catalogo dei libri italiani che trovansi vendibili presso la ditta Ant. Fort. Stella e figlj contrada di Santa Margherita al n. 1066, Milano, Stella, 1833, 32 p.

33. Catalogo di alcune opere di assortimento presso il libraio Antonio Fortunato Stella in Milano. Si aggiunge in fine un elenco di alcune storie dell'Italia, Milano, Stella, 1817, 220 p.

34. Catalogo di alcune opere si moderne che antiche, le quali si trovano presso il librajo Antonio Fortunato Stella in Milano, contrada di santa Margherita n. 1120, oltre quelle già descritte nei cataloghi d'ottobre 1811 ed agosto 1812. S'aggiungono in fine le opere in corso di associazione, Milano, dalla tipografia di Gio. Bernardoni, 1813, 60 p.

35. Catalogo dei Fratelli Treves tipografi, editori, Milano, Treves, 1878.

36. Associazioni aperte per l’anno 1878. Strenne per Natale e Capodanno, Milano, Treves, 1878.

37. Catalogo generale dello stabilimento tipografico-letterario dei Fratelli Treves editori, Milano, Treves, 1881.

38. Catalogo generale dello stabilimento tipografico – letterario dei fratelli Treves editori, Milano, Treves, 1884, 52 p.

39. Supplemento al Catalogo generale dello stabilimento tipografico-letterario dei Fratelli Treves editori, Milano, Treves, 1884.

40. Catalogo generale dello stabilimento tipografico – letterario dei Fratelli Treves editori, Milano, Treves, 1891.

41. Catalogo generale per ordine alfabetico delle edizioni Treves pubblicate coi propri tipi e nelle proprie officine delle varie arti grafiche, dalla fondazione della Casa Treves (1861) all’aprile 1914, e ancora in vendita. Con i ritratti dei principali scrittori per l’Esposizione internazionale del libro e dell’arte grafica in Lipsia 1914, Milano, Treves, 1914, 167 p.

42. Catalogo generale dello stabilimento letterario – tipografico Fratelli Treves editori, Milano, Treves, 1917, 100 p.

43. Catalogo generale per ordine alfabetico delle edizioni Treves pubblicate coi propri tipi e nelle proprie officine delle varie arti grafiche in mezzo secolo, dal 1861 a tutto il 1910, e ancora in vendita, con i ritratti dei principali scrittori. Per il cinquantenario della casa fondata da Emilio Treves il 1 gennaio 1861, Milano, Fratelli Treves, 1911, 150 p.

44. Catalogo dei libri che trovansi in maggiore numero e di proprio fondo presso la ditta Pietro e Giuseppe Vallardi di Milano, nella Contrada di Sante Margherita n. 1101, Milano, Vallardi, 1819, 23 p.

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45. Catalogo dei libri di assortimento esclusi quelli del secolo 15 e i manoscritti che trovansi vendibili presso l’antica ditta Pietro e Giuseppe Vallardi appartenente a Giuseppe Vallardi negoziante di stampe e libri ecc. in Milano nella contrada di S. Margherita n.1101, Milano, Giovanni Pirotta, 1823, 236 p.

46. Catalogo dei libri d’ogni genere e in varie lingue in assortimento specialmente di quelli pubblicati dalla antica ditta Pietro e Giuseppe Vallardi, appartenenti a Giuseppe Vallardi, Milano, Vallardi, 1833, 360 p.

47. Catalogo di libri italiani e stranieri sopratutto risguardanti le belle arti in parte anche rari e preziosi di proprieta dell'antica ditta P. e G. Vallardi, Milano, Vallardi, 1860, 187 p.

E’ necessario chiaramente distinguere a questo punto tra almeno due ordini di problemi e di studi in merito ai cataloghi editoriali.

Da una parte si pone la necessità di una raccolta e inventariazione dei cataloghi storici esistenti, con l’obiettivo primario di conservare la memoria del patrimonio librario contemporaneo. Per quanto riguarda più specificamente il lavoro degli storici e dei bibliografi (e quindi l’obiettivo della nostra ricerca in quanto programma di ricostruzione bibliografica) si tratta in particolare di utilizzare i cataloghi come fonti per lo studio e la valutazione dei loro metodi compilativi e delle procedure bibliografiche che li contraddistinguono, per arrivare a delineare le mappe letterarie ed editoriali che competono ad un certo periodo o ad un particolare ambiente culturale. In generale, per una rassegna delle problematiche poste dalle pratiche di conservazione del materiale editoriale contemporaneo, ci si può avvalere delle diverse annate di Conservare il Novecento, gli Atti del convegno che annualmente si svolge a Ferrara. Sulla conservazione degli archivi editoriali e delle biblioteche storiche degli editori ci permettiamo di rinviare anche a Roberta Cesana, La memoria bibliografica: storia dell’editoria e archivi editoriali, «Bibliologia. An International Journal of Bibliography, Library Science, History of Tipography and the Book», 2006, anno I, numero I, pp.173-196 e alla relativa bibliografia.

Altro ordine di problemi si apre nel momento in cui lo studioso si accinge a ricostruire il catalogo storico di un editore. In questo secondo caso entrano in gioco i cataloghi commerciali o i bollettini editoriali che diventano uno degli strumenti utilizzati per la ricostruzione del catalogo, la quale ricostruzione si deve però basare principalmente su uno spoglio di prima mano dei volumi pubblicati per consentire di ricostruire la cronologia delle pubblicazioni e sulla consultazione dei documenti d’archivio quando questi esistono. In generale, per una rassegna dei lavori in corso in materia di ricostruzione di cataloghi storici

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ci si può avvalere dei contributi pubblicati sulle diverse annate della «Fabbrica del libro».

Un altro campo di indagine si apre poi approcciando il discorso dell’annalistica, come intuibile strettamente collegato al campo della repertoriazione bibliografica ed editoriale. Dalla fine del Settecento ad oggi, numerosi studiosi si sono cimentati nella ricostruzione di annali tipografici, spesse volte avvalendosi di metodologie diverse, sia di descrizione sia di struttura bibliografica, mancando norme universalmente riconosciute nel settore almeno fino alla formulazione dei principi di Bowers.

Ad iniziare la serie dell’annalistica tipografica fu Angelo Maria Bandini che nel 1791 tracciò la storia dei Giunta, tipografi fiorentini; seguono nel 1803 i famosi annali aldini di Renouard e nel 1819 gli annali di Lorenzo Torrentino di Domenico Moreni: “nella prima fase della ricostruzione storica della stampa del Cinquecento il movente delle indagini appare dominato dalla curiosità bibliografica e dalla passione antiquaria, riscontrabile nel ripetersi del modello descrittivo che fu adottato dai librai francesi del Settecento” (Carlo Maria Simonetti, Analisi di alcune opere di annalistica, in Un ostico oggetto di desiderio. Introduzione alle discipline del libro, Manziana, Vecchiarelli, 1997, p.92). Nel 1861 Scipione Casali pubblicò gli annali di Francesco Marcolini, un lavoro condotto con acribia ma disorganico rispetto ai dati riportati e incoerente nella scelta dei dati riferiti, e purtroppo anche con “notevoli fraintendimenti in merito alle attribuzioni”, come rileverà Amedeo Quondam (Nel giardino del Marcolini: un editore veneziano tra Aretino e Doni, «Giornale storico della letteratura italiana», 98, 1980, p.78). Tre anni dopo seguono gli Annali tipografici torinesi di Giacomo Manzoni, un lavoro interessante in quanto descrive il libro in tutte le sue parti (Manzoni scrisse tra l’altro Studii di bibliografia analitica, Bologna, Romagnoli, 1882, nel quale anticipò in Italia il metodo descrittivo di Henry Bradshaw, in particolare per la formula della collazione, che applicò ai suoi annali) utilizzando un metodo che poi riapplica nei suoi successivi Annali tipografici dei Soncino (Bologna, Romagnoli, 1883-1886). Per rilevare un metodo descrittivo più innovativo dovremo comunque attendere il primo decennio del Novecento con gli annali di Josse Bade di Philippe Renouard (Parigi, E. Paul et fils, 1908). Ed è comunque, come noto, Salvatore Bongi il primo bibliografico che ha dato un contributo tra i più innovativi e notevoli nella storia dell’annalistica moderna: i suoi Annali di Gabriele Giolito de’ Ferrari (Roma, Ministero Pubblica Istruzione, 1890-1897. Per cui ora si veda: Angela Nuovo, I Giolito e la stampa nell'Italia del sedicesimo secolo, Geneve, Librairie Droz, 2005) sono importanti sia sul versante documentario - storico - letterario sia per la tecnica descrittiva che anticipa di cinque anni il modello impiegato da Henri

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Baudrier nel 1895. Nel corso del Novecento poi, in particolare dagli anni Cinquanta, abbiamo i primi esiti, con risultati scientifici, prodotti dagli studi storico-bibliografici applicati agli annali tipografici (Francesco Barberi, Gli annali della tipografia romanda di Baldassarre jr. e Girolama Cartolari, 1951, ora in Id., Tipografi romani del Cinquecento, Firenze, Olschki, 1983; Luigi Balsamo, Giovann’Angelo Scinzenzeler tipografo in Milano, Firenze, Sansoni, 1959; Anna Maria Giorgetti Vichi, Annali della Stamperia del Popolo Romano, Roma, Istituto di studi romani, 1959; Paolo Camerini, Annali dei Giunti, Firenze, Sansoni, 1962; Fernanda Ascarelli, Annali tipografici di Giacomo Mazzocchi, Firenze, Sansoni, 1961; Alberto Tinto, Annali tipografici dei Tramezzino, Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale, 1968).

Dopo l’articolo di Ennio Sandal che nel 1990 ha brillantemente riassunto tipologie, temi e problemi legati al genere “annali tipografici” (mi riferisco a: Tecniche di storiografia della produzione libraria: gli annali tipografici, «Miscellanea Marciana», 5, 1990, pp.207-222) ora è interessante citare a proposito un articolo di Lorenzo Baldacchini (Chi ha paura di Niccolò Zoppino? Ovvero: la bibliologia è una “coraggiosa disciplina”?, «Bibliotheca», n.1/2002, pp.187-199), nel quale l’autore pone alcune questioni interessanti. Parte dalla constatazione che i lavori più significativi comparsi negli anni Novanta e nel decennio in corso (Arnaldo Ganda, Niccolò Gorgonzola, 1988; Angela Nuovo, Alessandro Paganino, 1990; Lorenzo Carpanè e Marco Menato, Annali della tipografia veronese del Cinquecento, 1992; Graziano Ruffini, Giuseppe Pavoni, 1994; Massimo Ceresa, Guglielmo Facciotti, 2000; Giampiero Guarducci, Annali dei Marescotti, 2001; a cui ora si aggiunga almeno: Arnaldo Ganda, Filippo Cavagni da Lavagna, 2006), pur con una certa omogeneità di fondo, rivelino “una discreta varietà di impostazione e anche una non assoluta coincidenza degli obiettivi e quindi dei mezzi utilizzati per raggiungerli” (Baldacchini, cit., p.188). Propone quindi di riconsiderare l’impostazione tradizionale degli annali e di porsi obiettivi nuovi e più ambiziosi, fiducioso del fatto che oggi l’accresciuta disponibilità dei dati consenta risultati qualitativamente migliori. Come vedremo più oltre, queste sollevate da Baldacchini sono questioni di metodo che si ripropongono per l’analisi bibliografica dei cataloghi degli editori, non solo dell’Ottocento, ma anche del Novecento.

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Il Novecento

Anywhere out of the book.

(Gérarde Genette, Soglie. I dintorni del testo,

Torino, Einaudi, 1989, p.337)

Nel Novecento il catalogo editoriale è a nostro parere una delle tante forme di “epitesto pubblico”: qualsiasi elemento paratestuale che non si trovi annesso al testo nello stesso volume, ma che circoli in qualche modo in libertà, in uno spazio fisico e sociale virtualmente illimitato, secondo la definizione di Gérarde Genette (Soglie, Torino, Einaudi, 1989, p. 337). “Il luogo dell’epitesto è dunque anywhere out of the book, ovunque al di fuori del libro – senza che ciò pregiudichi, naturalmente, un suo ulteriore inserimento nel peritesto” (Ibidem. Si pensi agli elenchi editoriali e ai cataloghi di collana stampati nelle pagine finali dei volumi).

Genette distingue quattro diverse tipologie di epitesti: epitesto editoriale, allografo ufficioso, autoriale pubblico e autoriale privato. A noi qui interessa l’epitesto editoriale nel quale crediamo possano rientrare a buon diritto anche i cataloghi editoriali. Anche se va rilevato come, tra le varie forme

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di comunicazione pubblicitaria e promozionale che l’editore ha a disposizione, Genette sembri dimenticare proprio i cataloghi. Nel testo di Genette si fa riferimento in particolare ai manifesti e alle inserzioni pubblicitarie, comunicati e altri opuscoli, bollettini periodici destinai ai librai, “dossier promozionali” ad uso dei rappresentanti. L’era dei mass media, va da sé, ha poi portato recentemente allo sfruttamento di altri mezzi e già si sono potute ascoltare e vedere pubblicità radiofoniche, video e video on-line degli editori.

Nel nostro Paese del resto fin dagli inizi del Novecento il Futurismo, come è noto, ha portato a una rivoluzione anche nel campo della pubblicità, “sdoganandola” su almeno due versanti: da una parte gli autori stessi non disdegnarono di far entrare la pubblicità direttamente nelle loro opere (si pensi a La passeggiata di Palazzeschi, 1910), dall’altra si iniziò a dar credito alla pubblicità come vera e propria opera d’arte (il rimando è chiaramente al Manifesto di Depero del 1931: “l’arte dell’avvenire sarà potentemente pubblicitaria”). Il volume di Paola Sorge, Pubblicità d’autore (Roma, RAI, 2000) e quello di Ambrogio Borsani, La fabbrica di scintille. Cultura e storia della creatività (Milano, Lupetti, 2000) rimangono e vengono da noi assunti come punti di riferimento sul tema della pubblicità editoriale nel XXI secolo.

Va da sé che il marketing propriamente detto entra poi in editoria sono negli anni Ottanta del secolo scorso, in quel momento particolare di “euforia collettiva” in cui anche le grandi case editrici italiane iniziarono, per la prima volta, ad applicare i criteri del marketing alla comunicazione editoriale, operando analisi qualitative e quantitative fino ad allora mai sperimentate in questo settore, e lanciando le prime forme di promozione, istantanee o a sorteggio, che ancora oggi fanno spesso storcere il naso ai lettori più smaliziati. Si ricorderà come, sempre negli anni Ottanta, alcune note case editrici italiane iniziarono a inserire pagine pubblicitarie nei volumi pubblicati, vantando del resto un antecedente “nobile”: nel 1919 La Voce di Prezzolini pubblicava in quarta di copertina del Libro dei morti di Alfredo Panzini la pubblicità dei pneumatici Pirelli. Agli anni Settanta e Ottanta del Novecento risalgono anche le prime campagne pubblicitarie dei grandi editori italiani: si pensi innanzitutto a Einaudi, il primo ad acquistare un’intera pagina pubblicitaria sul «Corriere della Sera» per il lancio della Storia di Elsa Morante. Le campagne pubblicitarie per i seimila titoli della Einaudi giunta a quasi 60 anni di lavoro (la casa editrice usciva allora dal difficile periodo del commissariamento) e quella per la collana dei tascabili Bompiani diretta da Oreste Del Buono (che venne proiettata anche come spot pubblicitario nelle sale cinematografiche) sono solo alcuni degli altri esempi che potremmo citare. Di queste, come di altre pubblicità editoriali

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del Novecento, siamo in grado di ricostruire la genesi, lo sviluppo e i risultati grazie al materiale d’archivio custodito personalmente da colui che allora fu il loro ideatore, Ambrogio Borsani. Crediamo fermamente che per il Novecento non ci si possa limitare a prendere in considerazione solamente i cataloghi, tante sono ormai le forme di comunicazione editoriale contemporanea, che in questo progetto di ricerca ci proponiamo di individuare, elencare e analizzare.

Tornando in questa sede però all’analisi dei cataloghi editoriali, si ricorda come sul Novecento siano disponibili solamente: Luigi Crocetti, Il catalogo storico di un editore moderno, «La Fabbrica del Libro», I, 1995/2, 26-29; Carla Di Carlo, Cataloghi storici di case editrici, «Accademie e biblioteche d’Italia», 1999, n. 2, 3-22; Carlo Maria Simonetti, Cataloghi storici, cataloghi bibliografici e bibliografie, «La Fabbrica del Libro», III, 1997/2, pp. 31-35, poi ripreso e ampliato in Cataloghi storici: note e osservazioni bibliografiche, «Il Bibliotecario», 1998, n.2, 29-40; Zangheri - Conti, L’editoria in vetrina: la produzione editoriale fiorentina nei cataloghi di vendita dei primi cinquant’anni del Novecento, «Copyright. Miscellanea di studi marucelliani», Firenze, Aida, 1997-2001. I contributi di Crocetti e di Simonetti ci servono come punto di partenza per i problemi posti dall’analisi bibliografica delle citazioni catalografiche. L’articolo della Di Carlo invece ci è utile per fissare alcuni semplici spunti di riflessioni a un livello base.

Studioso acuto e lungimirante, Lugi Crocetti fu il primo nel 1995 ad aprire la riflessione sulla difformità nei criteri redazionali dei cataloghi storici degli editori contemporanei: “Dei cataloghi che conosciamo, non ce n’è uno fatto come un altro. Se vogliamo fare opera di catalogazione storica non è possibile inventarsi ogni volta un modo diverso d’indicare gli autori, i titoli, le serie e così via” (Luigi Crocetti, Il catalogo storico di un editore moderno, cit., p. 26). Partendo da questo triste dato di fatto, Crocetti insisteva giustamente sulla necessità di stabilire un denominatore comune: un catalogo editoriale storico appartiene al regno della bibliografia e il suo terreno dovrebbe essere semplicemente la bibliografia che “non ammette reinvenzioni dell’ombrello”, scrive lo studioso, che aggiunge: “Il compilatore di un catalogo deve semplicemente: descrivere e identificare correttamente le pubblicazioni, disporre il materiale nel modo più utile per chi studia” (Ibidem). Mentre, sempre secondo Crocetti, le applicazioni della bibliografia analitica alla descrizione bibliografica nella redazione dei cataloghi storici, e quindi al materiale moderno, “fanno sorridere”, poiché le norme della descrizione bibliografica consistono nello stabilire quali sono i dati da fornire, in che forma, e in quale successione, e non in una trascrizione meccanica del frontespizio: i dati di ogni

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registrazione devono essere omogenei e confrontabili con quelli di ogni altra registrazione. Ci si dovrà invece regolare caso per caso per tutti gli altri tipi di dati che non attengono alle descrizione e all’identificazione della pubblicazione ma alla cronaca della casa editrice e dell’attività editoriale (per esempio, notizie sulle tirature), dipendendo tutto dalla disponibilità dei dati stessi: esistono situazioni grandemente differenti da casa a casa e ciò che è possibile fare per un editore non è possibile fare per l’altro. Non è consigliabile, secondo Crocetti, inframezzare nel catalogo interventi storici propriamente detti: il catalogo è uno strumento per gli storici che vorranno lavorarci sopra. Passando alla questione di come organizzare il materiale raccolto, Crocetti afferma che il quadro storico più efficace si ottiene disponendolo cronologicamente in serie unica. Per gli editori moderni sarà difficile, se non sostenuti da documenti d’archivio, arrivare a stabilire una cronologia esatta e all’interno di ogni anno si sarà quasi sempre costretti a un’elencazione in ordine alfabetico (per esempio, d’autore). Quindi il minimo indispensabile è: catalogo cronologico - indice dei nomi (persone ed enti) - indice dei titoli. Oltre a notizie provenienti dall’archivio editoriale (per esempio, notizie sulle tirature) ci si potrà attendere anche un’indicizzazione dei soggetti, talvolta persino delle classi, ma si dovrà essere consapevoli che il suo carattere è ben diverso dall’indicizzazione formale: non potrà avere mai carattere di esaustività e il risultato di una ricerca diverrà così un po’ casuale. Per la produzione più recente (dal 1977) può inoltre essere utile anche un indice degli ISBN e degli ISSN.

A questo articolo in un certo senso risponde, confutandone la tesi, quello di Simonetti, il quale come noto propone invece da sempre di applicare il metodo della trascrizione facsimilare (iconica) ai cataloghi storici degli editori moderni, partendo dal concetto di “edizione” e di “copia ideale” formulato da Bowers nel 1949. E’ ora disponibile di Alessandra Biagianti, Casa Editrice Italiana di Attilio Quattrini 1909-1931 (a cura di Carlo Maria Simonetti, FirenzeLibri / Libreria Chiari, Reggello FI, 2007): qui l’autrice adotta, per la descrizione dei libri, la trascrizione diplomatica del frontespizio (o in sua assenza della copertina) mettendo così in pratica il metodo d’indagine bibliografica che per consuetudine viene applicato ai prodotti della stampa manuale ma che secondo Simonetti sarebbe opportuno applicare anche ai cataloghi storici degli editori moderni (mi sia consentito rimandare a proposito alla mia recensione del volume citato, in «Almanacco Bibliografico» n.6/2008). Simonetti sostiene che: “un catalogo storico appartiene sicuramente alla storia del libro in quanto manufatto e pertanto, oltre a permettere l’identificazione di un’opera e della sua edizione (come avviene nelle bibliografie enumerative)

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dovrebbe fornire una descrizione più dettagliata, idonea, appunto a mettere in rilievo le caratteristiche editoriali di quell’opera e della sua edizione che un modello standardizzato non è in grado di fare” (Simonetti, Cataloghi storici, cit., p.29). Nel suo articolo del 1997 (poi ripreso e ampliato nel 1998) l’autore porta un esempio tratto dal catalogo storico della casa Editrice Bibliografica (curato proprio da Luigi Crocetti): posto a confronto con la trascrizione facsimilare permette all’autore di rilevare come quelle che vengono indicate come tre diverse e successive edizioni del Corso di bibliografia di Rino Pensato (1987, 1989, 1995) siano in realtà tre diverse impressioni della stessa edizione “derivate dalla pellicola originale conservata dalla casa editrice le quali presentano correzioni e aggiunte concordate tra l’editore e l’autore che possono essere definite varianti di stato o in questo caso varianti della prima impressione” (Ivi, p.35). “Se un catalogo storico vuol appartenere al regno della bibliografia si dovrebbero testimoniare anche questi eventi usando l’area 7 delle note previste dallo standard ISBD”, conclude Simonetti, che però aggiunge: “E’ tuttavia inopportuno attribuire allo standard ISBD una funzione ‘bibliografica’ quando lo si vuole impiegare per la redazione di cataloghi bibliografici: il limite oggettivo di qualsiasi modello di descrizione catalografica è quello di rendere i libri omogenei (per uniformare le citazioni per le schede di un catalogo di biblioteca) con il risultato di non distinguere le loro caratteristiche tipografiche ed editoriali, ed è questo l’errore in cui si incorre nella compilazione di cataloghi storici perché si sottovaluta le peculiarità dell’oggetto fabbricato dall’editore” (Ivi, p.36). La confezione del libro moderno dovrebbe essere considerata come una componente importante della sua descrizione. In particolare, secondo Simonetti, devono far parte delle descrizioni di un catalogo che voglia dirsi storico tutte le informazioni relative al paratesto (copertina, sovracoperta, legatura editoriale, frontespizio, colophon) e al peritesto (dediche, epigrafi, prefazioni, postfazioni, presentazioni, indici, appendici, elenchi di libri già pubblicati o di prossima pubblicazione). Per essere anche bibliografico oltre che storico un catalogo dovrebbe poi tener conto anche della storia interna ed esterna delle edizioni pubblicate dall’editore: va verificato il modo con il quale un libro viene riprodotto (ristampa, nuova edizione, successiva impressione dell’edizione precedente) e sarebbe utile segnalare nel catalogo dove e da chi un’opera fu pubblicata per la prima volta (questa attenzione alla storia dell’edizione serve anche a correggere gli editori quando usano impropriamente l’espressione “prima edizione” in senso commerciale e non bibliografico).

Il metodo ritenuto più idoneo dall’autore è allora la descrizione fascimilare corredata dalla seguenti aree: autore,

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titolo, anno - frontespizio in facsimile - ultima pagina in facsimile dove oltre al nome, al luogo, all’indirizzo della tipografia è spesso menzionata la tiratura, il numero dell’esemplare pubblicato e il tipo della carta - formato espresso in mm e indicazione delle pagine comprese quelle non numerate - indice di tutte le parti dell’opera con relative pagine, descrizione delle tavole con relative misure in mm e con l’eventuale titolo - descrizione della coperta - descrizione della sovracoperta. La posizione di Simonetti è in estrema sintesi riassumibile nel rilevamento della seguente bipartizione: “la Bibliografia si occupa della storia del libro come manufatto cercando di capire (e far capire) come esso è stato fatto, e in alcune circostanze le sue competenze si estendono anche all’analisi del testo; la Catalografia invece si occupa del libro così come è fatto e lo descrive in modo da permettere l’identificazione della pubblicazione ma non dell’edizione: e ciò è il contrario di quanto la bibliografia si propone di fare” (Ivi, p.40).

La riflessione di Carla Di Carlo (Cataloghi storici di case editrici, cit.) è utile per fissare alcune definizioni terminologiche. Secondo l’autrice, il catalogo storico è una bibliografia che raccoglie tutta la produzione di una casa editrice in un arco temporale stabilito, mentre il catalogo generale è la somma dei cataloghi editoriali di una casa editrice. In un catalogo storico però nulla ci assicura che le notizie rimandino ad esemplari reperibili: per la mancanza di depositi che siano i reali archivi dell’intera produzione delle case editrici i cataloghi storici vengono formandosi non tanto da fonti primarie bensì con un fondamentale ricorso a fonti secondarie. Costruire un catalogo storico significa allora spezzare la continuità della propria storia per darne un resoconto che sarà il nuovo punto di partenza per l’avvenire: è frutto di un momento riflessivo, introspettivo, spesso autocelebrativo in occasione di una ricorrenza. L’analisi delle collane o collezioni occupa un posto di primo piano nella maggior parte dei cataloghi storici, e la nascita e l’incremento delle collane offrono numerose occasioni per dipanare la storia della casa editrice. Gli indici, più o meno ricchi ed elaborati, sono elementi eloquenti delle finalità che il catalogo si è prefisso e del pubblico cui il catalogo stesso si rivolge. Nei testi preliminari dei cataloghi storici (nelle Presentazioni, Prefazioni, Avvertenze) la voce dell’editore spiega e definisce le motivazioni che lo hanno condotto a ritagliarsi la nicchia bibliografica in cui si è assestato. Interessante e indicativa è la verifica di quanti, dei volumi pubblicati fin dalle origini, restino a tutt’oggi disponibili, quali libri abbiano beneficiato di ristampe, quante nuove edizioni abbiano modificato o aggiornato altri titoli, quanta parte della produzione sia frutto di traduzioni. Mettendo a confronto i cataloghi storici realizzati negli ultimi decenni si rivelano differenze notevoli quanto alla documentazione che

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rappresentano, agli impianti descrittivi, alla volontà di essere storici nel pieno senso della parola o semplicemente retrospettivi: alcuni forniscono la pura citazione (segnalazione) senza pretesa di esaustività; altri esibiscono informazioni estremamente raffinate; altri con poca accortezza si servono di griglie descrittive mutuate dall’ambito biblioteconomico. La giustificazione della redazione di un catalogo storico da parte della casa editrice stessa viaggia quindi su un duplice binario: da una parte la memoria storica che coglie la circostanza di un compleanno importante per emergere, dall’altra lo scopo commerciale che riemerge sotteso e che era già stato perseguito di anno in anno con la pubblicazione del catalogo corrente.

Si fornisce di seguito l’elenco dei cataloghi del Novecento finora reperiti da chi scrive, in ordine alfabetico di editore:

1. Catalogo 2000 Adelphi, Milano, Adelphi, 2000.2. Catalogo 1998 Adelphi, Milano, Adelphi,1998. 3. Catalogo 1963-1993 Adelphi, Milano, Adelphi, 1993.4. Catalogo Avagliano Editore 1999, Avagliano, Cava dei

Tirreni (Salerno), 1999.5. Catalogo storico Baldini & Castoldi 1897-1970, Milano,

Baldini & Castoldi, 1997.6. Catalogo storico delle edizioni Bollati Boringhieri,

1957-1987-2007, a cura di I. Amodei, V. Parlato, Torino, Bollati Boringhieri, 2007.

7. Catalogo Bollati Boringhieri Editore. Giugno 2002, Torino, Bollati Boringhieri, 2002.

8. Catalogo generale Bollati Boringhieri 1957-1992, a cura di Enrico Lanfranchi, Torino, Bollati Boringhieri, 1992.

9. Catalogo generale Bompiani 1929-1999, Milano, RCS Libri, 1999.

10. Catalogo generale Bompiani 1929-1979, Milano, Bompiani, 1979

11. Catalogo generale dell’editore Valentino Bompiani dal 1929, Milano, Bompiani, 1965.

12. Le edizioni Carabba di Lanciano. Notizie e Annali (1878-1950), a cura di Carmela Pelleriti, Manziana, Vecchiarelli editore, 1997.

13. Libri e ricerche. 1963-1985 [Comunità e Officina]. Roma, Fondazione Adriano Olivetti, 1986.

14. Catalogo generale delle edizioni di Comunità 1946-1982, Milano, Edizioni di Comunità, 1982.

15. I libri di Corrente. Milano 1940-1943: una vicenda editoriale, a cura di Gioia Sebastiani, Bologna, Edizioni Pendragon, 1998.

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16. I cento anni della Casa Curci 1860-1960, Milano, Curci, 1960.

17. G. D'Anna. Sessant’anni di editoria da Messina a Firenze, a cura di Sergio Colombo, Marina di Patti, Pungitopo, 1991.

18. Catalogo Donzelli editore 2002, Roma, Donzelli, 2002.19. Catalogo generale degli Editori Riuniti. 1953-1983, a

cura di Laura Formica e Ovidio Martini, Roma, Editori Riuniti, 1983.

20. Catalogo dei tascabili, Milano, Editrice Bibliografica, 1999.

21. Editrice Bibliografica. Catalogo storico 1974-1994, a cura di Luigi Crocetti, Milano, Editrice Bibliografica, 1995.

22. Catalogo storico 1945-1995, presentazione di Luigi Perlingieri, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1995.

23. Catalogo 1945-1985. Edizioni scientifiche italiane, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1985.

24. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-1998. Indice bibliografico degli autori e collaboratori, indice cronistorico delle collane, indici per argomenti e per titoli, Torino, Einaudi, 1999.

25. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-1999, Torino, Einaudi, 1999.

26. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-1993. Indice bibliografico degli autori e collaboratori, indice cronistorico delle collane, indici per argomenti e per titoli, Torino, Einaudi, 1993.

27. Cinquant’anni di un editore. Le edizioni Einaudi negli anni 1933-1983, Torino, Einaudi, 1983.

28. Catalogo generale delle edizioni Einaudi dalla fondazione della Casa editrice al 1° gennaio 1956, presentazione di Giulio Einaudi, Torino, Einaudi, 1956.

29. Res librario. Trent’anni di Edizioni dell’Elefante. Catalogo, Roma, Edizioni dell’Elefante, 1991.

30. Catalogo delle edizioni dell’Elefante. 1964-1984, Roma, Edizioni dell’Elefante, 1984.

31. Catalogo Fazi editore 2002, Roma, Fazi, 2002. 32. G. Feltrinelli Editore. Catalogo storico 1955-2005,

Milano, Feltrinelli, 2005.33. G. Feltrinelli Editore. Catalogo storico 1955-1995,

Milano, Feltrinelli, 1995.34. G. Feltrinelli Editore. Catalogo storico 1955-1985,

Milano, Feltrinelli, 1985.35. G. Feltrinelli Editore. Catalogo generale 1955-1975,

Milano, Feltrinelli, 1975.36. G. Feltrinelli Editore. Catalogo generale 1955-1965,

Milano, Feltrinelli, 1965.

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37. Annali delle edizioni Formiggini (1908-1938), a cura di Emilio Mattioli, Alessandro Serra, Modena, Stem-Mucchi, 1980.

38. Catalogo storico Edizioni Frassinelli. 1931-1991, a cura di Roberta Oliva, Torino, Frassinelli, 1991.

39. Catalogo generale Garzanti 1975, Milano, Garzanti, 1975.

40. I Grandi libri. Saggio nel formato delle opere con una scelta di schede introduttive e con nuove illustrazioni in facsimile, Milano, Garzanti, 1974.

41. Catalogo generale delle edizioni Gastaldi. 1918-1960, Milano, Gastaldi, 1960.

42. Catalogo Generale di Ugo Guanda Editore in Parma, Parma, Guanda, 1955.

43. Catalogo storico [Guida], Napoli, Guida, 1990.44. Catalogo completo delle edizioni Hoepli 1871-1905,

Milano, Hoepli, 1905.45. Catalogo generale delle edizioni Hoepli aprile 1994,

Milano, Ulrico Hoepli, 1994.46. Un secolo di manuali Hoepli. 1875-1971, a cura di

Alessandro Assirelli, Milano, 1992.47. Catalogo Iperborea 2002, Milano, Iperborea, 2002.48. Autobiografia di un lavoro editoriale. Jaca Book.

Catalogo gennaio '75, Milano, Jaca Book, 1975.49. Gli anni de «La Locusta» (1954-1986), a cura di Alino

Morello, Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, 1986.50. Le edizioni Laterza: catalogo storico 1901-2000.

Introduzione di Alessandro e Giuseppe Laterza, a cura di Roberto Mauro, Massimo Menna, Michele Sampaolo, Roma-Bari, Laterza, 2001.

51. Catalogo generale delle edizioni Laterza 1993, Roma-Bari, Laterza, 1993.

52. Laterza. Un secolo di libri 1885-1985. Roma-Bari, Laterza, 1989.

53. Catalogo generale delle edizioni Laterza 1987. Roma-Bari, Laterza, 1987.

54. 1837-1987. Centocinquanta anni di editoria. Le Monnier. Catalogo generale. Firenze, Le Monnier, 1987.

55. Catalogo generale Manni Editori 2002, Lecce, Manni, 2002.

56. Catalogo storico Marsilio 1961-2000, a cura di Paola Baratter, Venezia, Marsilio, 2001.

57. Catalogo generale Marsilio editori 1961-1990, premessa generale di Cesare de Michelis, Venezia, Marsilio, 1991.

58. Catalogo editoriale 1993 della casa editrice il melangolo, Genova, il melangolo, 1993.

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59. Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore 1912-1983, 1-2 Le collane 3 Gli autori 4 I titoli 5 La cronologia, a cura di Patrizia Moggi Rebulla e Mauro Zerbini, prefazione di Giovanni Spadolini, Milano, Mondadori, 1985, 5 voll.

60. Catalogo storico Arnoldo Mondadori Editore 1984-1994, con una nota di Carlo Fruttero, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 1996.

61. I Meridiani. Catalogo generale, Milano, Mondadori, 1990.62. Morcelliana. Catalogo storico 1925-2005, Morcelliana,

2007.63. Le edizioni della Nerbini (1897-1921), catalogo a cura di

Gianfranco Tortorelli, Firenze, La Nuova Italia-Giunta regionale Toscana, 1983.

64. Neri Pozza Editore. 1946-1986, a cura di Angelo Colla e Renato Zironda, Vicenza, Biblioteca Civica Bertoliana, 1986.

65. Catalogo storico Nocera Editore–Edizioni Enne 1960-1995, a cura di Giorgio Palmieri, presentazione di Sebastiano Martelli, Campobasso, Enne, 1995.

66. Una casa editrice tra società, cultura e scuola. La Nuova Italia 1926-1986, a cura di Alessandro Piccioni, Firenze, La Nuova Italia, 1986.

67. 50 anni di attività editoriale [La Nuova Italia]. Venezia 1926-Firenze 1976, Firenze, La Nuova Italia, 1976.

68. Casa editrice Leo S. Olschki, Catalogo generale 1997-1998, introduzione di Umberto Eco, Firenze, Olschki, 1997.

69. Casa editrice Leo S. Olschki, Catalogo generale 1995-1996, Firenze, Olschki, 1995.

70. Le edizioni Olschki (1886-1986), catalogo a cura di Silvia Alessandri, Rosanna Reale, Gianfranco Tortorelli, periodici a cura di Claudio Di Benedetto, presentazione di Luigi Firpo, Firenze, Giunta Regionale Toscana-La Nuova Italia, 1986.

71. Edizioni Pulcinoelefante. Catalogo generale 1982-1996, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1997.

72. I primi quarantacinque anni della casa editrice Ricciardi, Milano-Napoli, Ricciardi, 1952.

73. 1949-1999: catalogo storico, a cura di Laura Tarantini, Milano, Rizzoli, 1999.

74. I 1000 titoli della nuova BUR, Milano, Rizzoli, 1984.75. Catalogo Rusconi 1989, Milano, Rusconi, 1989.76. Catalogo storico delle edizioni Pomba e Utet 1791-1990,

a cura di Enzo Bottasso, prefazione di Giovanni Spadolini, Torino, Utet, 1991.

77. Scrittura e libertà: il Saggiatore 1958-1998. Catalogo generale, a cura di Alberto Cadioli, Giulio Giorello, Alessandro Nova, saggi di Roger Chartier, Stefan Germer,

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Klaus Herding, Gian Carlo Rota, Carlo Sini, Milano, il Saggiatore, 1998.

78. Catalogo generale 1958-1987 [Il Saggiatore]. Preceduto da saggi su «La ragione pratica », a cura di Marco Mondadori e Salvatore Veca, Milano, il Saggiatore, 1987.

79. Catalogo generale 1958-1978 [Il Saggiatore]. Preceduto da un' inchiesta su Editoria e società, a cura di Vittorio Spinazzola, Milano, il Saggiatore, 1979.

80. Catalogo generale 1958-1965 [Il Saggiatore]. Preceduto da un'inchiesta su Strutturalismo e critica, a cura di Cesare Segre, Milano, il Saggiatore, 1965.

81. Catalogo delle edizioni Salani (1862-1917), a cura di Gianfranco Tortorelli, collaborazione di Elisa Miranda, Bologna, Tipografia Baiesi, 1993.

82. Salerno Editrice. Un’officina di cultura. 25 anni 1972-1997, Roma, Salerno Editrice, 1997.

83. Catalogo delle pubblicazioni del periodo comprendente l’attività di Remo Sandron (dal 1873 al 1925) e fino al 1943, Firenze, Edizioni Remo Sandron, 1997.

84. Testimonianze per un centenario. Annali della Casa Editrice Sansoni 1873-1973, Firenze, Sansoni, 1974.

85. All’insegna del pesce d’oro. Edizioni Scheiwiller dagli anni Quaranta agli anni Settanta, con uno scritto di Mary de Rachewiltz, Catalogo n.5, Martincigh Libreria Antiquaria, Udine, 2000.

86. Arcana Scheiwiller. Gli archivi di un editore, a cura di Linda Ferri, Gianfranco Tortorelli, scritti di Sergio Romano, Vladimir Karpov, Vanni Scheiwiller, Giuseppe Guglielmi, Milano, Libri Scheiwiller, 1987.

87. Arcana Scheiwiller. Gli archivi di un editore, a cura di Linda Ferri, Gianfranco Tortorelli, scritti di Giuseppe Guglielmi, Sergio Romano, con l’aggiunta di Da Pound ai Novissimi. Profilo per un’antologia di poeti del Pesce d’Oro e di Dyptich Rome–London (Homage to Sextus Propertius e Hugh Selwyn Mauberley di Ezra Pound), Milano, Libri Scheiwiller, 1986.

88. Edizioni di Vanni Scheiwiller 1952-1983, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1983.

89. Edizioni di Vanni Scheiwiller 1952-1982, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1982.

90. Edizioni di Giovanni e Vanni Scheiwiller 1925-1978, a cura di G. D’Orsi, R. Barzetti, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1978.

91. Edizioni di Giovanni e Vanni Scheiwiller 1925-1965, con uno scritto di E. Pound, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1965.

92. Catalogo Sellerio editore, Palermo, Sellerio, 2001.

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93. Catalogo storico Sperling & Kupfer editori 1899-1989, a cura di Roberta Oliva, Milano, Sperling & Kupfer, 1989.

94. 25 anni di un editore. La storia della casa editrice SugarCo. 1957-1983, Milano, SugarCo, 1984.

95. Vent’anni di libri per la Tartaruga: catalogo 1975-1995, Milano, La Tartaruga, 1995.

96. Catalogo Theoria 1993, Roma, Theoria, 1993.97. Catalogo 1994 Transeuropa – Il lavoro editoriale,

Ancona, Il lavoro editoriale, 1994.98. Vallecchi editore. Catalogo generale, Firenze, Vallecchi,

1986.99. Catalogo storico della Editrice Vita e Pensiero 1914-

1994, a cura di Mirella Ferrari, Milano, Vita e Pensiero, 1994.

100.Le edizioni della “Voce”, catalogo a cura di Carlo Maria Simonetti, Firenze, Giunta regionale toscana-La Nuova Italia, 1982.

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Stato della ricerca

Per giungere ad un’utilizzazione fruttuosa dei cataloghi a stampa è necessario ritrovarne il maggior numero, descriverli, e studiare le procedure e le tecniche che permettano di confrontarli secondo termini che garantiscano l’omogeneità e la strutturabilità delle informazioni bibliografiche in essi contenute.

In quest’ottica, nel corso del primo biennio di ricerca, si è proceduto a:

a) individuare ed esaminare le fonti e la bibliografia utili per ricostruire i processi di commercializzazione e di distribuzione del libro (per cui si rimanda più oltre, pp. 28-38)

b) individuare ed esaminare, presso archivi e biblioteche, i principali cataloghi di librai e di editori dell’Ottocento (se ne sono finora rinvenuti 47, elenco alle pp.10-12) e del Novecento (se ne sono rinvenuti 102, elenco alle pp.19-22)

c) discutere le ricerche svolte nell’ambito di convegni, seminari e alla presenza di studiosi che lavorano nello stesso ambito (segue elenco a p. 24)

d) pubblicare saggi su alcuni temi affrontati nel corso dell’attività di ricerca (segue elenco alle pp. 24-25).

Come noto attualmente non si dispone purtroppo di strumenti che forniscano notizie precise sulla presenza e sullo stato di conservazione dei cataloghi nelle nostre biblioteche. Ma è del resto anche sotto la spinta di tale motivazione che si è voluto iniziare un censimento dei cataloghi editoriali tra Otto e Novecento, partendo dal posseduto delle biblioteche milanesi, ma non escludendo le altre. Dalle ricerche effettuate sinora i cataloghi storici risultano essere quelli meglio conservati e presenti, anche se in modo non del tutto esaustivo, all’interno delle biblioteche, nel migliore dei casi in settori creati appositamente (si pensi alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma o all’Istituto Gramsci di Bologna, ma anche al già citato Centro APICE e alla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori a Milano). Più rari, e del tutto occasionali, sono invece risultati i ritrovamenti di cataloghi correnti o parziali: la perdita di informazioni in questo caso è enorme. La difficoltà insita nel reperimento del materiale è per lo meno duplice: da una parte i cataloghi hanno avuto solo raramente una collocazione all’interno delle biblioteche in quanto documenti storici di cui

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conversare memoria, essendo considerati testi di utilità bibliografica dall’esistenza effimera; dall’altra, non godendo all’interno dei cataloghi per soggetto quasi mai di voci specifiche si è costretti a lunghe ricerche nei cataloghi cartacei ordinati alfabeticamente. E’ inoltre sin qui emersa l’arbitrarietà con cui i cataloghi sono stati collocati, essendo solo occasionalmente rilegati insieme ad altri, mentre il più delle volte sono raccolti in miscellanee di documenti vari.

La nostra attività di analisi si è poi sin qui particolarmente concentrata sul Novecento e in particolare sui cataloghi di Guanda, Ricciardi e Feltrinelli.

Nel caso di Guanda, si è proceduto a ricostruire il catalogo storico della casa editrice, dagli esordi (1932) al 1955, anno della pubblicazione dell’unico Catalogo generale disponibile. L’Archivio della casa editrice è andato distrutto nel corso di un bombardamento su Parma nell’aprile del 1944 e quindi è stato possibile ricostruire i primordi dell’iniziativa e il catalogo delle pubblicazioni solo attraverso la lettura critica del catalogo del 1955 (che è sì retrospettivo, ma che non può definirsi storico), i ricordi dell’Editore (che fu anche Autore) e il confronto di prima mano sui volumi che sono stati pubblicati.

Nei casi di Feltrinelli e di Ricciardi invece, due case editrici per le quali ci si è potuti avvalere anche dei rispettivi Archivi Storici (il primo custodito presso la Giangiacomo Feltrinelli Editore, il secondo presso APICE), si è proceduto dapprima al reperimento e alla schedatura di tutti i cataloghi disponibili - sia storici e generali (5 nel caso di Feltrinelli, 1 nel caso di Ricciardi) sia editoriali e commerciali (numerosi per entrambe le case editrici)- e in seguito all’analisi dei cataloghi dal punto di vista storico, bibliografico, editoriale: si sono rilevate le caratteristiche della produzione editoriale e le principali specializzazioni dei due editori, attraverso lo studio dell’organizzazione per collane all’interno di ogni singolo catalogo.

Tali ricerche hanno dato luogo ai seguenti interventi a convegni:

1. Università degli Studi di Milano – Giornate di studio APICE “Testi, forme e usi del libro”, Edizione 2007, I cento anni della casa editrice Riccardo Ricciardi. Riflessioni su alcuni aspetti dell’editoria meridionale e della storia di una casa editrice napoletana divenuta milanese, Milano, 26 e 27 novembre 2007. Relazione dal titolo: Progetto editoriale e lavoro redazionale alla Ricciardi milanese.

2. “Guanda, Delfini e la cultura modenese”, Convegno di studi, Modena, Teatro della Fondazione San Carlo, 19 e 20

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aprile 2007. Relazione dal titolo: La formazione del catalogo Guanda.

3. Università degli Studi di Milano – Giornate di studio APICE “Testi, forme e usi del libro”, Edizione 2006, Teorie e pratiche di cultura editoriale, Milano, 13 e 14 novembre 2006. Relazione dal titolo: Le “Comete” Feltrinelli, una collana come rivista di letteratura internazionale (1959-1967).

4. Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna – Soprintendenza per i beni librari e documentari, Bologna, 9 ottobre 2006. Intervento in forma seminariale sui seguenti temi: L’editoria italiana dal 1945 ad oggi. Come funziona una casa editrice e come nasce un libro. Il panorama attuale e gli scenari futuri. Temi di ricerca in ambito accademico.

Sono state realizzate le seguenti pubblicazioni, alle quali si rimanda per una trattazione più estesa dei temi qui accennati:1. Roberta Cesana, “Le Comete” Feltrinelli: una collana come

rivista di letteratura internazionale, in Testi, forme e usi del libro. Teorie e pratiche di cultura editoriale, Giornate di studio 2006 Università degli Studi di Milano – Apice, 13 – 14 novembre 2006, a cura di Lodovica Braida e Alberto Cadioli, Milano, Edizioni Silvestre Bonnard, 2007.

2. Roberta Cesana, Le edizioni letterarie Feltrinelli negli anni 1955-1965, «La Fabbrica del libro», anno XIII, numero II/2007, pp.23-30.

3. Roberta Cesana, La memoria bibliografica: storia dell’editoria e archivi editoriali, «Bibliologia. An International Journal of Bibliography, Library Science, History of Tipography and the Book», 2006, anno I, numero I, pp.173-196.

4. Recensione a: Piccola storia dell’editoria. Vita, evoluzione e forme del principale veicolo della scrittura: il libro, Milano, Modern Publishing House, 2007, «Almanacco Bibliografico», n.6/2008.

5. Recensione a: Il libro illustrato a Bologna nel Settecento, a cura di Biancastella Antonino, Giuseppe Olmi, Maria Gioia Tavoni, Biblioteca Universitaria, 22 settembre – 1 dicembre 2007, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Dipartimento di Italianistica, Bologna, 2007, «Almanacco Bibliografico», n.6/2008.

6. Recensione a: Alessandra Biagianti, Casa Editrice Italiana di Attilio Quattrini (1909-1931), a cura di Carlo Maria Simonetti, FirenzeLibri / Libreria Chiari, Reggello (FI), 2007, «Almanacco Bibliografico», n.6/2008.

7. Recensione a: Alberto Cadioli, Giovanni Peresson, Le forme del libro. Schede di cultura editoriale, Napoli, Liguori

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Editore, 2007, «Wuz. Storie di editori, autori e libri rari», anno VI, n.6, novembre-dicembre 2007, p.33.

8. Recensione a: Il Manuale TEI Lite. Introduzione alla codifica elettronica dei testi, a cura di Fabio Ciotti, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 2005, «Biblioteche Oggi», vol. XXIV, n.10, dicembre 2006, pp.70-72.

9. Recensione a: I dintorni del testo. Approcci alle periferie del libro. Atti del convegno internazionale, Roma, 15-17 novembre 2004, Bologna, 18-19 novembre 2004, a cura di Marco Santoro e Maria Gioia Tavoni, Roma, Edizioni Dell’Ateneo, 2005, II voll., «Wuz. Storie di editori, autori e libri rari», anno V, n. 5, settembre - ottobre 2006, pp. 63-64.

10. Recensione a: Loretta de Franceschi, Nicola Zanichelli libraio tipografo editore (1843–1884). Prefazione di Giorgio Montecchi, Milano, Angeli, 2004, «Bibliotheca», 2006/1.

Sono attualmente in corso di pubblicazione:1. Roberta Cesana, Progetto editoriale e lavoro redazionale

nella Ricciardi milanese, atti del convegno, a cura di Marco Bologna, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2008.

2. Traduzione e curatela di: Stanley Morison, First Principles of Typography - I principi fondamentali della tipografia, Prima edizione italiana - con testo a fronte, Pisa - Roma, Istituti Poligrafici Editoriali - Fabrizio Serra Editore, 2008.

3. Recensione a: Arnaldo Ganda, Filippo Cavagni da Lavagna, editore, tipografo, commerciante a Milano nel Quattrocento. Presentazione di Dennis E. Rhodes, Firenze, Olschki, 2006, «Il Bibliotecario. Nuova serie», direttore Alfredo Serrai, n.1/2008.

In stretta connessione con l’attività didattica, la nostra attività di ricerca si è inoltre rivolta alla ricostruzione del catalogo storico di Giuseppe Monanni: un editore anarchico del Novecento (tesi di laurea di Valentina Beretta, relatore Prof. Giorgio Montecchi, correlatore Prof.ssa Maria Luisa Betri), resa possibile grazie al ritrovamento dell’archivio dell’editore e di parte della biblioteca storica della casa editrice. Mentre altre indagini sono state rivolte alla ricostruzione di due collane in particolare, rispettivamente “Scrittori d’oggi” dell’editore Feltrinelli (Gli esordi dell’ “Universale Economica Feltrinelli” 1956-1963, tesi di laurea di Valeria Lerna, relatore Prof.ssa Lodovica Braida, correlatore Prof.ssa Irene Piazzoni) e “Documenti sulle arti del libro” della casa editrice Il Polifilo (Gli esordi della casa editrice Il Polifilo di Alberto Vigevani, tesi di laurea di Romina Galvagno, relatore Prof. Giorgio Montecchi, correlatore Prof. Fabio Venuda). Per l’Ottocento, la nostra

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attività di ricerca si è finora particolarmente concentrata sui cataloghi di Treves e Sonzogno, dall’analisi dei quali sono scaturite due tesi di laurea specialistica: Le forme di promozione nei cataloghi editoriali di Emilio Treves (Francesca Mercori, relatore Prof.ssa Lodovica Braida, correlatore Prof.ssa Maria Luisa Betri) e Cataloghi e altre forme di promozione editoriale di Edoardo Sonzogno (Annalisa Corradi, relatore Prof.ssa Lodovica Braida, correlatore Prof.ssa Emanuela Scarpellini). Sempre per l’Ottocento ci si è occupati di ricostruire gli Annali dei Wilmant, tipografi a Lodi e a Milano nell’Ottocento (tesi di laurea di Cinzia Lattuada, relatore Prof. Giorgio Montecchi, correlatore dott. Fabio Venuda).

Nel proseguimento del nostro lavoro di ricerca continueremo a prendere in considerazione cataloghi di qualsiasi tipologia: storici, aziendali, correnti, tematici, antiquari, d’asta, che siano stati pubblicati nel periodo compreso tra l’Unità d’Italia e oggi.

In particolare, nel corso dei prossimi due anni, ci si prefigge di raggiungere i seguenti obiettivi:

a) analizzare, dal punto di vista bibliografico, bibliologico, editoriale e storico, i cataloghi librari ed editoriali più significativi tra quelli rinvenuti, allo scopo di mettere in luce:

- la tipologia dei cataloghi editoriali, la loro organizzazione interna, le modalità della loro presenza sul mercato e quindi della loro relazione con il pubblico dei lettori;

- le caratteristiche della produzione editoriale e le principali specializzazioni dei singoli editori, attraverso lo studio dell’organizzazione per collane all’interno di ogni singolo catalogo;

- le tipologie della circolazione dei cataloghi editoriali, sia quelle legate al commercio librario, sia quelle legate al mercato antiquario e dei bibliofili.

b) discutere le ricerche svolte nell’ambito di convegni, seminari e alla presenza di studiosi che lavorano nello stesso ambito;

c) pubblicare della ricerca.

Per la registrazione dei cataloghi reperiti è stato preparato un modello di scheda di riferimento che viene compilata nelle seguenti aree:

- tipologia (storico, corrente, editoriale, librario, tipografico)- fonte (biblioteca e collocazione)- nome editore/ libraio/tipografo- titolo- luogo- anno

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- tipografia- n. pagine- illustrazioni- tavole- numero titoli- corredo paratestuale (introduzione, prefazione, avvertenza, articoli,

interviste, altro)- collane- titoli significativi- campi di interesse- modalità di diffusione (vendita, corrispondenza, gratis)- prezzo- note

L’osservazione formulata da Serrai per il primo periodo dei cataloghi a stampa continua a essere valida anche nel XXI secolo: “Nessun altro genere bibliografico presenta una rarità paragonabile a quella dei cataloghi tipografici ed editoriali, perché nessun altro genere è stato falcidiato al punto che il rapporto fra il numero degli originali prodotti e il numero di quelli sopravvissuti potrebbe aggirarsi in una entità dell’ordine di alcune migliaia” (Serrai, Storia della bibliografia, cit., vol. IV, p.10).

Secondo Serrai la rappresentatività documentaria vuoi dei cataloghi di biblioteca che di quelli librari non viene utilizzata, come sarebbe possibile, nei programmi di ricostruzione bibliografica e di delineazione delle mappe letterarie ed editoriali che competono ad un certo periodo o ad un particolare ambiente culturale: “Lo sfruttamento dei cataloghi librari e bibliotecari, al fine di riedificare le strutture bibliografiche e gli scenari intellettuali di una data epoca, deve ancora venire attuato in forma capillare e sistematica. Siamo certi però che esso potrà offrire, una volta intrapreso, prospettive storiografiche e sviluppi scientifici ancora in buona parte inattesi. In particolare attraverso quei cataloghi oltre ad avere la capacità di ricomporre sulla base di elementi sicuri il tessuto documentario originario, sarà consentito di definire le correnti librarie, le influenze culturali, e le penetrazioni linguistiche ed ideologiche così come si sono verificate nelle stratificazioni cronologiche del panorama intellettuale europeo” (Ivi, p.11).

Finora è mancata non solo una storia dei cataloghi a stampa ma anche – sempre secondo Serrai – la consapevolezza che quei cataloghi possono essere delle fonti primarie, dotate di una probatorietà eccezionalmente salda, a vantaggio della storia culturale, letteraria, editoriale e del commercio librario.

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