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Digiarte 2010

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International Contemporary Art Festival since 2004

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Digiarte 2010 Settima EdizioneUn progetto di Lorenzo “logu” Guasti

9 - 31 Ottobre 2010Centro Espositivo Antonio Berti – Via Bernini, 57 – Sesto Fiorentino

Direttore: Lorenzo “logu” Guasti

A cura di Costaza Baldini

Digiarte è realizzato all’interno di DIARTE 2010, progetto a cui partecipano, oltre al Comune di Sesto Fiorentino, anche i Comuni di Calenzano e Signa, con iniziative sviluppate nei propri territori.Digiarte è sostenuto dalla Regione Toscana attraverso il Piano Integrato della Cultura, all’interno di “Una rete regionale delle culture per la contemporaneità”.

Laura Pagliai: design e impaginazione catalogo

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Questa particolare edizione, tutta centrata sulla fotografia, ha avuto il consueto percorso avventuroso, tipico di Digiarte e un lieto fine degno dei migliori colossal hollywoodiani.Ma forse è questa la nostra caratteristica: la fluidità e la capacità di adattamento.Quando si insegnava internet nei primi corsi di formazione, alla fine degli anni ‘90, si usava dire che la rete non è mai collassata, malgrado la velocissima espansione, per questa sua caratteristica di essere caotica, ridondante e distribuita.Digiarte ha lo stesso codice genetico perchè le persone che ci lavorano, a partire da me, sono impregnati di questi concetti: condividere, comunicare, interconnettere, farsi trasportare dall’evoluzione della società, dando ogni tanto qualche colpetto al timone, solo lo stretto necessario.E allora anche quest’anno è accaduto che alcuni artisti si sono persi per la strada, alcune collaborazioni non sono mai state avviate ma allo stesso tempo si sono acquisite nuove risorse, nuovi fotografi si sono annessi al gruppo, alcune idee sono scaturite nell’ultimo mese, come l’evento inaugurale, altre addirittura nell’ultima settimana come il bellissimo slide-show di Benoit Paillé.

Dal mio punto di vista il tema scelto è importante ed è la ragione per cui le opere proposte sono così drammaticamente interessanti. La qualità di questa edizione è la prova di quanto gli artisti siano stati coinvolti nella ricerca di un significato fisico, teorico, concettuale alla parola “confine”.

E tutto questo ha portato, lo vedete con i vostri occhi, a un progetto compiuto, fortemente caratterizzato dal tema e composto da opere che hanno tutte una loro coerenza.

Lorenzo Guasti

Wandering the border - Immaginando il confine

Il confine è una linea immaginaria che gli uomini tracciano istintivamente. L’esigenza umana di delimitare lo spazio è sempre esistita, nella realtà infatti non esiste uno spazio definito. La mente umana non è adatta a concepire uno spazio senza limiti e nel delimitarlo attribuisce ad esso un significato particolare. Il confine separa due spazi, due persone, due ideologie. Il confine ci divide dalla natura selvaggia, da un mondo esterno, sconosciuto, diverso e spesso ritenuto ostile. Ma il confine può simboleggiare anche un limite irraggiungibile come le Colonne d’Ercole, il confine ultimo della terra, invalicabile ed inviolabile, oltre il quale avventurarsi significava andare al di là della superstizione contro il volere degli dei, oltre il giusto, oltre il consentito, verso l’inconoscibile. Per la settima edizione di Digiarte quattordici fotografi si sono interrogati su questo tema, immaginandosi la loro personale idea di confine con risultati molto diversi, a dimostrazione che il confine è fuori ma soprattutto dentro di noi.“Era una casa molto carina senza soffitto, senza cucina, non si poteva entrarci dentro perchè non c’era il pavimento” cantava così Sergio Endrigo negli anni’60. Un’ironia simile dallo stile onirico anima gli scatti di Melisa King. La sua serie di foto si intitola: “What would happen if we would live in outside?” (Che cosa accadrebbe se vivessimo fuori?). L’ispirazione nasce dal suo interesse per il movimento artistico del Realismo Magico e dalla volontà di creare situazioni oltre i limiti della razionalità. Melisa ha analizzato i confini della vita di ogni giorno: le case. Senza una particolare premeditazione le protagoniste degli scatti sono tutte donne. La fotografa si è accorta solo dopo che nel suo subconscio al concetto di casa è associato quello di donna. Più degli uomini sono proprio le donne infatti ad essere incatenate alle loro case. Hanno più limiti. Così, le sue protagoniste sono donne che vanno oltre i limiti. Da questa suggestione è nato un mondo utopico immerso nella vita urbana. Immaginate una città senza muri, in cui le persone non si isolano, non hanno bisogno di case, non hanno bisogno di confini. Preferiscono vivere senza dimora. Queste donne non interpretano una storia banale, sono esse stesse scrittrici della propria storia. Questo è ciò che le rende libere.Lorenzo “Logu” Guasti per il suo progetto si è ispirato al capolavoro del regista danese Lars Von Trier “Antichrist” del 2009. Nel film natura e cultura si scontravano attraverso i corpi di un uomo e di una donna isolati in una campagna ostile e inospitale, schermo su cui si riversavano le ossessioni dei protagonisti. Nella serie di foto “Ritorno alle radici”, dall’impatto fortemente cinematografico, Logu si è interrogato sui rapporti tra le persone, sulla necessità di ricordarsi cosa conta davvero, sull’importanza di ridurre tutto ai minimi termini per tornare a percepire i confini fisici che regolano l’esistenza. Un modo per farlo è fare un “reset” tornando ai rapporti primordiali nella natura, avvolti dal buio e dagli alberi e poi via, via “scendere a valle”, tornare in contatto con la “civiltà” ma con nuove regole, nuovi confini uomo-natura e uomo-uomo maturati da questa esperienza. Citando la canzone “Mesopotamia” di Battiato “… e dormo spesso dentro un sacco a pelo perché non voglio perdere i contatti con la terra”.

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L’Associazione Culturale Deaphoto presenta una fase del progetto “Notturni Urbani”. L’idea è nata nel 2004 nell’ambito dei corsi di fotografia notturna del territorio urbano, obiettivo: un’analisi complessiva di zone dell’area metropolitana fiorentina. In sintonia con le più recenti tendenze della fotografia contemporanea del territorio, attenta ad analizzare le condizioni di strutturazione e fruizione del paesaggio quotidiano, le visualizzazioni notturne hanno interessato alcune zone periferiche del comune di Sesto Fiorentino, aree residenziali e commerciali, di comunicazione e transito, in cui più evidentemente si manifestano le dinamiche economiche e sociali delle trasformazioni in atto. Una geografia urbana che ha privilegiato, con la visione notturna, le architetture di luce e le gerarchie sociali degli spazi, dai transiti dei nodi nevralgici agli aspetti più malinconici o desolanti della città diffusa. “Non luoghi” che visti di notte, svuotati dal traffico e dai passanti, acquistano una dimensione diversa, misteriosa, imprevedibile. Anche i volti giganteschi dei cartelloni pubblicitari sembrano osservare ammutoliti un paesaggio silenzioso che si fa fatica a riconoscere come affollatissimo di giorno.Il confine che Leonardo Perugini indaga riguarda il giudizio, inteso come linea che divide giudice e imputato. Il punto di partenza è l’idea che nella nostra contemporaneità si esprime spesso un parere affrettato su questioni fondamentali per la vita degli individui. Nei suoi scatti sono rappresentate tre problematiche che nel corso degli ultimi anni sono state sulle prime pagine di tutti i giornali: l’aborto, l’eutanasia e la pedofilia. La Chiesa viene tirata in ballo (simboleggiata da una croce al contrario che si staglia nero su bianco su tre volti) perché è facilmente identificabile e gli argomenti sui quali si esprime sono largamente conosciuti da tutti. La croce simboleggia il giudizio stampato in faccia, il diritto negato di controbattere. “È girata solo perché è ingiusta. Non giudico la Chiesa, ma la sentenza”. Le foto non esprimono un giudizio, ma affrontano il problema stesso del giudicare. “Non ho niente contro la Chiesa. Anzi, a dire il vero adoro lo show business”. Se nei primi due scatti è il giudizio della Chiesa a schiacciare gli esseri umani, le donne che scelgono l’aborto condannate alla stregua delle eretiche di un tempo, i malati terminali bloccati in una situazione da cui non possono fuggire, nell’ultimo il rapporto è ribaltato, la Chiesa si trasforma in imputata. Il peso del giudizio grava adesso su chi fino ad ora è stato il giudice. Lo scatto fa riferimento ai preti che abusano dei fedeli manipolandoli come burattini, facendo leva sulla fede che essi stessi rappresentano. Il giudizio questa volta è quello di chi generalizzando condanna non solo i colpevoli ma tutta la Chiesa. Il progetto “Eden” di Mirko Turatti nasce durante un recente viaggio in Irlanda, campagna dove è particolarmente forte l’incontro tra tre elementi naturali: acqua, aria e terra. Negli scatti di Turatti l’orizzonte diventa il simbolo allo stesso tempo di confine e di connessione. Un’eterna, impassibile e incolmabile sottile linea che divide e racchiude gli elementi. Ogni foto racconta un momento di grande magnetismo in cui la natura esprime con forza i suoi legami e i suoi confini. Nelle foto si percepisce una sensazione di esplosione naturale. In ogni scatto c’è un punto di colore blu molto forte, simbolo dell’aria e dell’acqua. L’orizzonte è visto da Mirko come confine, non soltanto in senso fisico, ma in un’accezione più alta come simbolo di unione e connessione tra le forze che dominano il mondo.

Il titolo del progetto “Eden” è un voluto accenno al paradiso terrestre ma è anche il nome del paesino dove le foto sono state scattate.Tossicodipendenti, freaks, nomadi, portatori di handicap… fin da quando ha iniziato fare fotografie questi sono stati i protagonisti degli scatti di Valentina Massimino. Grande amante del lavoro di artiste come Diane Arbus e Nan Goldin Valentina ha spesso scelto di ritrarre in un deciso bianco e nero a contrasto storie di emarginati sociali. Fotografa “al confine” per natura Valentina realizza foto che sono spesso l’atto finale di una profonda ricerca psicologica in se stessa e nelle persone che intende immortalare. Per Digiarte 2010 la fotografa ha scelto tre scatti che rappresentano tre età diverse nella vita di persone che vivono situazioni al confine. “Lady” è la foto di sua nonna pochi giorni prima di morire. Il dolore profondo di una persona al confine con la morte viene smussato dalla dolcezza dello sguardo pieno di amore di una nipote che le sta dando l’ultimo saluto. “Cleofe” è una ragazza bellissima, ferita, nuda, con uno sguardo indecifrabile che esprime allo stesso tempo sicurezza e fragilità. Non sapremo mai cosa le è accaduto, quello che sappiamo è che lei non si è ancora arresa. Infine “Coppia” è il risultato di un lungo periodo passato da Valentina ad accudire portatori di handicap in una comunità. La serenità che esprimono i due protagonisti uniti in un abbraccio fa riflettere sulla potenza di un sentimento come l’amore capace di superare i pregiudizi della società.

Costanza BaLdini

L’immagine in copertina è stata realizzata dall’artista grafica Elena Mariotti che ha interpretato il tema del confine come fosse scritto sulla pelle. I confini sono visti come segni che scandiscono con il loro tracciato la nostra storia, diventando simboli della nostra identità.

Durante l’inaugurazione suonerà il gruppo “The Cleopatras”.The Cleopatras sono un gruppo garage-punk-surf toscano tutto al femminile. Attiva dal 1998, la band ha suonato in tutta Italia, oltrepassando i confini nazionali svariate volte. Da poco è uscito il loro ultimo lavoro “Thing gets better” con 9 pezzi propri ed una cover, che ha ricevuto buone recensioni da parte di diverse riviste musicali.

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associazione deaphoto

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Deaphoto è un’ Associazione Culturale operante a Firenze e nel territorio provinciale e regionale che si occupa di fotografia con attività didattiche, espositive, editoriali, di progettazione e documentazione, iniziative di ricerca e studio, promozione, divulgazione, recensione e critica. L’intenzione è quella di promuovere la fotografia nel quadro di una forte socialità, sentita quale unico veicolo per un autentico coinvolgimento emotivo e intellettuale nell’analisi delle problematiche contemporanee. Le attività sono rivolte a tutti coloro che intendono il medium come strumento di apertura e di indagine e in particolar modo ai giovani che vogliono farne uno strumento critico di conoscenza. I progetti sono indirizzati principalmente all’analisi delle questioni sociali e ambientali del territorio con campagne di indagine, documentazione e sensibilizzazione che accompagnano da sempre le attività formative. L’obiettivo è quello di realizzare un Centro di Didattica, di Progettazione e di Documentazione con iniziative che cerchino la collaborazione di tutti coloro che operano nei settori del sociale e dell’ambiente, della formazione e delle politiche giovanili, della cultura del territorio e dei linguaggi dell’immagine.

Per Digiarte 2010 Deaphoto presenta “Notturni urbani <Sesto 2010”. Il progetto ha coinvolto nove fotografi del Deaphoto Staff: Davide Nesti, Giovanni De Leo, Michelangelo Chiaramida, Sabrina Ingrassia, Sandro Bini, Sara Severini, Silvia Berretta, Silvia Giannini, Simone Cecchi.http://www.deaphoto.it/prgnotturniurb.htm

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Lorenzo LOGU Guasti Fotografo da quando era minorenne e Graphic Designer da circa 15 anni. Ha uno dei più longevi photoblog italiani e segue da sempre tutti i fenomeni legati alla fotografia spaziando dagli ambiti classici a quelli connessi con la rete, i social network e le nuove tecnologie. Da sempre guidato dall’istinto, progressivamente supportato dallo studio, si espirme con diversi linguaggi cogliendo attimi in movimento, microscopici antri della mente, intimità nascoste, emozionanti scorci di realtà metropolitana o naturale. La sua occupazione attuale è quella di Responsabile della Grafica dell’Agenzia Nazionale per l’Autonomia Scolastica, ex Indire, Ministero Pubblica Istruzione. Inoltre è Docente di Fotografia Digitale presso la Scuola Lorenzo de Medici.http://www.logu.it/

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reset - ritorno alle radiciModella: Rubina Longu

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una nuova socialità - avvicinamenti alla cittàpresa di coscienza

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melisa king

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Nata nel 1987 a Istanbul, Turchia. Laureata presso l’Università Sabanci al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche nel 2008. Ha iniziato a dipingere dopo la scuola e ha realizzato una serie di dipinti intitolata “The Fragments”. Ha partecipato ad alcuni festival e mostre in Turchia con queste opere. Nel 2009 si è diplomata alla Scuola Lorenzo de Medici di Firenze.Ora sta lavorando in modo indipendente e si sta concentrando su nuovi progetti espositivi.http://melisaking.deviantart.com/

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Valentina Massimino ha iniziato a scattare fotografie nel 2006 con l’ingresso nella Libera Accademia di Belle Arti (LABA) di Firenze. Le sue opere sono totalmente inedite. Sara esordisce quest’anno esponendo a Digiarte e alla manifestazione Private Flat due serie di lavori. Le sue fotografe e artiste preferite: sono Diane Arbus, Nan Goldin, Francesca Woodman, Antoine D’agata, Sara Lucas, Jenny Seville. Ma la fotografia non le basta più, negli ultimi tempi sta sperimentando il montaggio video ed è molto attratta dalle arti performative.http://valentinamassimino.wordpress.com/

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Nato e cresciuto a Firenze e dintorni, ha studiato poco e letto anche meno. Non ha mai frequentato corsi di fotografia, ma ha puntato tutto sul bluff e sull’ auto-apprendimento. Tramite una serie di fortunosi eventi, recentemente è stato ingaggiato per andare in giro per il mondo a fotografare diversi musei (Louvre, Hermitage, Uffizi, Victoria & Albert, Branly, etc.) per poi realizzare le ricostruzioni panoramiche delle sale. Ancora nessuno di quelli che lo pagano si è accorto che anche questo è tutto un bluff. Costretto a leggere un libro dalla maestra delle medie, sceglie quello più breve. È una copia illustrata de “II gabbiano Jonathan Livingston”, da cui impara la più grande nozione di vita: se vuoi puoi, anche a rischio della vita. E lui rischia.http://www.flickr.com/photos/9907561@N06/

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Mirko Turatti Laureato in Giurisprudenza, vive e lavora a Firenze. Attualmente insegna fotografia ed elaborazione digitale presso la Art Music Academy, dove la collaborazione assidua con gli studenti lo spinge a crescere e migliorare sotto tutti i punti di vista. Ha una grande passione per la musica, fa parte dei ForJoy Gospel Choir e di un trio acustico violino chitarra e voce al secolo Trio Noir. La sua fotografia è opera del tempo, disegni, forme e linee che ama connettere e disconnettere come in uno spazio virtuale. Raccoglie esperienze di comunicazione semplicemente scorrendo con gli occhi ciò che lo circonda. http://www.superbura.com/

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benoit paillé ospite speciale a digiarte 2010

Benoit Paillé Il fotografo originario di Montreal, “star” di Flickr, ha proposto in uno slide show la serie “Rainbow Gathering” che descrive la vita quotidiana di una delle più famose comunità alternative americane che vive in totale armonia con la natura. Paillé ha dichiarato di scegliere i modelli per la bellezza non fisica ma emozionale.Dirigendo i protagonisti delle sue foto cerca di catturare uno sguardo che non esisterebbe senza il suo intervento.Benoit usa le tecniche digitali per trasformare il colore e la luce.Preferisce lavorare con luce naturale e poi spingerla verso il soprannaturale. Le sue fotografie mostrano un lato estetico, senza compromettere l’essenza del soggetto e il suo valore emozionale. Dal momento che il mondo contemporaneo è invaso dalla pubblicità, l’apparenza è importante per catturare l’occhio dello spettatore.Paillé usa gli stessi strumenti del marketing: immagini forti, eccessive, provocazioni, immagini perfette. Tutto questo per superare il settore pubblicitario contrapponendogli un capitale umano sincero.La grande attenzione per il rendering finale dell’immagine è un modo per esercitare il suo controllo, per entrare in profonda intimità con il soggetto e il suo ambiente, al fine di rivelare storie ed emozioni che sarebbero invisibili senza l’intervento dell’artista.http://www.benoitp.com/

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