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Opuscolo Condizionalità Agricola: Difesa della Struttura del Suolo
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COLDIRETTIMACERATA
CONDIZIONALITÀ AGRICOLA: DIFESA DELLA STRUTTURA
DEL SUOLONorma 2.1. - Gestione delle stoppie e
dei residui colturali
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Progettazione ed elaborazione testo:
Sauro Petrelli
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La gestione delle stoppie
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PREMESSA
TRATTI SALIENTI DELLA CONDIZIONALITÀ
Il Regolamento CEE n. 1782/2003 ha introdotto il concetto di “condizionalità” quale
presupposto indispensabile per accedere agli aiuti comunitari per le aziende agricole, PENA
la riduzione o l’esclusione dal pagamento degli aiuti diretti.
Gli aiuti comunitari legati alla condizionalità sono quelli relativi ai premi PAC (es.
seminativi, alla qualità del latte e ai bovini maschi…) ed anche i contributi erogati dal Piano
di Sviluppo Rurale (PSR) che riguardano le misure agroambientali, oltre che l’indennità
compensativa. Per ricevere gli aiuti, il rispetto della condizionalità è obbligatorio sull’intera
azienda, indipendentemente dal tipo di aiuto di cui si richiede l’erogazione e in relazione alla
specifica tipologia produttiva, nonché alla sua ubicazione territoriale. Il mancato rispetto
della stessa comporta l’applicazione di sanzioni commisurate alla gravità dell’inosservanza.
Il rispetto della condizionalità riguarda:
a) - i beneficiari di Uno o PIU’ dei seguenti regimi di sostegno (indicati all’Allegato I° del
Reg. 1782/03):
1. pagamento unico (disaccoppiato);
2. altre forme di pagamento diretto per le superficie, per gli animali o per le produzione:
2.1. – aiuto supplementare ad ettaro per il frumento duro;
2.2. – premio per le colture proteiche;
2.3. – aiuto per il riso;
2.4. – aiuto per la frutta a guscio;
2.5. – aiuto specifico per colture energetiche;
2.6. – aiuto alla produzione di patate da fecola;
2.7. – premio per i prodotti lattiero caseari e pagamenti supplementari;
2.8. – aiuto alla produzione di sementi;
2.9. – aiuto supplementare per specifici tipi di colture e di produzioni di qualità;
2.10. - aiuto alla produzione dell’olio di oliva;
2.11. – aiuto alla produzione di tabacco;
2.12. – aiuti per luppolo, uve secche e bachi da seta.
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b) – i beneficiari di UNA o PIU’ delle seguenti misure del PSR (Asse 2 – cfr. art. 51 e 36 del
Reg. n. 1698/95)
1. – indennità compensative (art. 36, lett. A) punti i-ii);
2. – Indennità Natura 2000 e Dir. 2000/60 (art. 36 lett. A), punto iii);
3. – Pagamenti agroambientali (art. 36 lett.a), punto IV);
4. – Pagamenti per il benessere degli animali (art. 36 lett. A) punto V);
5. – Imboschimento di terreni agricoli (art. 36 lett. B) punto i);
6. – indennità forestale Natura 2000 (art. 36 lett. B, punto IV);
7. – Pagamenti silvoambientali (art. 36, lett. B, punto V).
c) - Alcuni impegni si ritrovano come requisiti di accesso per alcune misure di investimento
dell’Ammodernamento delle aziende agricole.
Gli impegni della condizionalità si articolano secondo due grandi categorie:
a. - “Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali (B.C.A.A.)”, successivamente
indicate con “Norme”, stabilite a livello nazionale per garantire il raggiungimento di quattro
obiettivi prioritari fissati dall’Unione Europea ovvero:
1. proteggere il suolo mediante misure idonee;
2. mantenere i livelli di sostanza organica del suolo mediante opportune pratiche;
3. proteggere la struttura del suolo mediante misure adeguate;
4. assicurare un livello minimo di mantenimento dell’ecosistema ed evitare il
deterioramento degli habitat.
b. – “Criteri di Gestione Obbligatoria (C.G.O.)”, ovvero disposizioni di legge,
successivamente indicate con “Atti”, derivanti dall’applicazione nazionale di corrispondenti
disposizioni comunitarie.
I campi di condizionalità fanno riferimento a quattro settori omogenei, quali:
a. – Ambiente;
b. – Sanità pubblica, salute delle piante e degli animali;
c. – Igiene e benessere degli animali;
d. – Buone condizioni agronomiche ed ambientali.
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La sottoscrizione dell’impegno del rispetto della condizionalità avviene con la firma della
domanda volta all’ottenimento dei benefici economici previsti in sede europea.
I principi della condizionalità consentono di giustificare la spesa PAC agli occhi del cittadino
consumatore e di consolidare un nuovo patto tra gli agricoltori e la società, che condiziona il
sostegno pubblico a comportamenti eco-compatibili nella logica di:
Condizionalità = scambio di favori.
SISTEMA DI CONTROLLO DEL RISPETTO DEGLI IMPEGNI DELLA
CONDIZIONALITA’
Il rispetto degli impegni della condizionalità agricola è soggetto a un sistema di controllo che
viene sommariamente tratteggiato:
Estrazione casuale di un campione di aziende sul totale delle domande presentate da
sottoporre ai controlli amministrativi;
Controlli oggettivi delle aziende selezionate che avviene tramite le seguenti fasi:
o Fase 1)
1.1) – Telerilevamento e interpretazione foto aeree e immagini satellitari;
1.2) – Se l’interpretazione é dubbia o negative ecc. – visita in azienda.
o Fase 2)
2.1) – Controllo aziendale a completamento della “Fase 1” e in contraddittorio con
il produttore. Durante questa fase vengono redatte le “check list” di verifica ed il
verbale di controllo;
2.2) – se l’interpretazione è dubbia o negativa ecc. – visita in azienda
o Fase 3)
3.1) – Acquisizione dei dati da parte di Agea, calcolo dell’esito del controllo e della
definizione delle eventuali riduzioni di aiuto.
o Fase 4)
4.1) – In caso di violazioni riscontrate, gli imprenditori vengono convocati per la
visione diretta dei risultati del controllo e ricevono il verbale di notifica delle
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segnalazioni o livello di riduzione, con l’eventuale indicazione degli interventi correttivi
da intraprendere.
o Fase 5) – controllo della effettiva realizzazione degli interventi correttivi.
I controlli sono eseguiti da AGEA oppure possono essere demandati ad uno o più organismi
specializzati come ad es. ASUR, ARPAM ecc.
RIDUZIONE DEGLI AIUTI
La riduzione degli aiuti, qualora applicabile, sarà graduata in funzione della:
portata dell’infrazione determinata tenendo conto in particolare dell’impatto
dell’infrazione stessa, che può essere limitato all’azienda oppure più ampia, In
sostanza viene misurata l’entità della violazione (es. superficie, UBA ecc);
gravità dell’infrazione che dipende in particolare dalla rilevanza delle conseguenze
dell’infrazione alla luce degli obiettivi del requisito o della norma in questione;
durata di una infrazione dipendente in particolare dal lasso di tempo nel corso del
quale ne perdura l’effetto e dalla possibilità di eliminarne l’effetto con mezzi
ragionevoli.
Controlli di condizionalità
ASUR
REGIONE
ENTI
SPECIALIZZATI
Documentale Oggettivo
Azienda Agricola
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Il livello di violazione è quantificabile in basso, medio e alto, a cui corrisponde un diverso
grado di penalizzazione.
Le penalizzazioni possono subire un ulteriore aumento se all’azienda viene contestata:
UNA REITERAZIONE
L’azienda incorre nella reiterazione nel caso in cui, per una Norma o Atto, sia riscontrata una
violazione due o più volte nei termini temporali stabiliti dalle regole di applicazione della
condizionalità. Nella fattispecie il livello delle sanzioni applicabili viene moltiplicato per il
fattore 3.
L’INTENZIONALITA’
Alle infrazioni rilevate si attribuisce carattere di intenzionalità quando:
a. – siano state rilevate, per una determinata Norma o Atto, successivamente ad una precedente
reiterazione, nei casi in cui l’agricoltore abbia già ricevuto un’ammonizione ai sensi di quanto
disposto dall’art. 66, punt 4, terzo comma del Reg. (CE) 796/04;
b. – gli indici di intenzionalità superino i limiti fissati per alcune Norme ed Atti;
c. – il carattere di intenzionalità sia riscontrato dagli Enti di controllo specializzati, nel corso dei
controlli previsti per l’osservanza dei Criteri di Gestione Obbligatori.
Inoltre nel sistema di controllo è stata prevista l’introduzione di una “forma di
avvertimento” modulata su tre livelli: segnalazione, intervento correttivo e
ammonizione, in modo da favorire il cosiddetto “ravvedimento” conseguente al mancato
rispetto agli impegni che non si configurano come infrazione.
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GESTIONE DELLE STOPPIE E DEI RESIDUI COLTURALI
Il rispetto della presente Norma (2.1) riguarda le aziende con:
► Superfici a SEMINATIVO in produzione;
► Superficie a SEMINATIVO in regime di set-aside o disattivate.
OBIETTIVO DA REGOLAMENTO CE n. 1782/03
Mantenere i livelli di sostanza organica del suolo (i)
SCOPO DELLA NORMA
L’applicazione dalla Norma ha come scopo:
mantenimento del livello di sostanza organica nel terreno (humus), con conseguenti
effetti positivi sulla fertilità del suolo, che viene perseguito tramite la corretta gestione
delle stoppie e dei residui colturali;
salvaguardia della fauna selvatica e protezione dell’habitat (ii).
COSA DEVE FARE L’AGRICOLTORE
Per rispettare gli obblighi di condizionalità l’agricoltore non deve bruciare le stoppie e le
paglie delle colture raccolte (iii).
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DEROGHE
Sono ammesse deroghe al rispetto della presente Norma nei seguenti casi:
a. – per le superficie coltivate a riso dove è ammessa la bruciatura
delle stoppie e della paglia;
b. - nel caso di specifici provvedimenti Regionali(iv) con esclusione dei
territori ubicati all’interno dei siti di importanza comunitaria (SIC) e
delle zone di protezione speciale (ZPS), individuate ai sensi delle
Direttive 92/43/CEE e 79/409/CEE;
c. – in caso di presenza di emergenze di carattere fitosanitario rilevate
e prescritte dalle Autorità Competenti.
Nel caso di ricorso alla deroga prevista al punto “b” , l’azienda dovrà programmare la
realizzazione di interventi alternativi di ripristino della sostanza organica perduta, tramite la
realizzazione di colture da sovescio (v), distribuzione di letame o di concimi organici, da
realizzare entro e non oltre l’anno solare in cui è stata effettuata la bruciatura.
ELEMENTI DI QUALIFICAZIONE DELLA NORMA
L’applicazione della presente Norma prende in considerazione il contenuto di sostanza
organica dei residui di coltivazione, distinguendo le colture in:
depauperanti (vi): cereali a paglia (frumento duro e tenero, triticale, segale, orzo, avena,
miglio, scagliola, farro);
miglioratrici e da rinnovo (vii): altri cereali non autunno-vernini (granoturco, sorgo da
granella, grano saraceno, granoturco dolce), colture proteiche (piselli, fave e favette,
lupini dolci), semi oleosi (soia, colza e ravizzone, girasole, lino), piante da fibra (canapa).
CHE COSA SARA’ OGGETTO DI CONTROLLO ?
Il tecnico incaricato dei controlli accerterà che sul terreno oggetto di applicazione della
Norma non si sia verificato un fenomeno di bruciatura valuterà l’estensione dell’eventuale
area oggetto di bruciatura e il tipo di residuo colturale interessato, distinguendo:
o bruciatura di residui di colture depauperanti;
o bruciatura di residui di colture da rinnovo e/o miglioratrici;
o bruciatura di residui di colture foraggere e/o bruciature rilevate sui terreni ritirati dalla
produzione;
o presenza di elementi giustificativi dell’applicazione delle deroghe.
MODALITÀ DI RILEVAZIONE
Le aziende saranno soggette a controllo da parte di Enti preposti, questi avverranno:
per fotointerpretazione di un set multitemporale di immagini da satellite;
attraverso il controllo in campo, sui terreni aziendali dove è applicabile la Norma.
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DETERMINAZIONE DELL’INFRAZIONE
L’infrazione per il mancato rispetto dell’applicazione della presente Norma si ha nei seguenti
casi:
► siano state bruciate in campo le stoppie o i residui vegetali delle colture elencate in
situazioni non comprese nelle deroghe;
► non siano stati eseguiti, entro i tempi previsti, gli interventi alternativi per il ripristino
del livello di sostanza organica;
► siano state bruciate in campo le stoppie o i residui vegetali delle colture elencate
all’interno di aree SIC o ZPS.
INDICI DI VERIFICA
Portata dell’infrazione: il livello dell’infrazione è calcolato in relazione alla superficie, quindi
considerando gli appezzamenti agricoli o particelle catastali in percentuale sulla superficie
oggetto della norma ed in valore assoluto, tenendo anche in considerazione l’influenza che
l’infrazione potrebbe aver causato fuori dal territorio dell’azienda.
Classi di violazione
livello basso: qualora la superficie sulla quale viene rilevata l’infrazione sia superiore a 0
e inferiore o uguale al 20% della superficie soggetta a vincolo, purché non superiore a 2
ettari;
livello medio: qualora la superficie sulla quale viene rilevata l’infrazione sia superiore al
20% e inferiore o uguale al 30% della superficie soggetta a vincolo, purché non superiore a
3 ettari;
livello alto: qualora la superficie sulla quale viene rilevata l’infrazione sia superiore al
30% della superficie soggetta a vincolo, o superiore a 3 ettari, oppure siano riscontrati
effetti extra-aziendali, oppure l’infrazione sia commessa all’interno di un’area SIC o ZPS.
Il livello di violazione sarà sempre applicato a livello alto nei seguenti casi:
richiesta di applicazione delle deroghe e mancata esecuzione degli interventi alternativi;
infrazione commessa all’interno delle zone SIC e ZPS.
Gravità dell’infrazione:
La gravità dell’infrazione viene calcolata in funzione del contenuto di sostanza organica
sottratta al suolo tramite la bruciatura dei residui di coltivazione.
Classi di violazione
livello basso: bruciatura in campo di residui di colture depauperanti (cereali a paglia);
livello alto: bruciatura in campo di residui delle colture da rinnovo o miglioratrici.
Il livello di violazione sarà sempre applicato a livello alto nel caso di infrazione all’interno
delle aree SIC e ZPS.
Durata dell’infrazione
L’indicatore di durata dell’infrazione viene normalmente stabilito a livello medio.
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Nei casi di infrazione all’interno delle aree SIC e ZPS l’indicatore di durata
sarà fissato al livello alto.
INADEMPIENZE DI IMPORTANZA MINORE
Nell’applicazione della presente Norma sono considerate inadempienze di importanza minore
le infrazioni con livelli bassi di portata.
AZIONI CORRETTIVE E IMPEGNI DI RIPRISTINO
Le azioni correttive per il mancato rispetto degli obblighi previsti dalla presente Norma sono:
− realizzazione di sovesci;
- realizzazione di letamazioni;
− realizzazione di altri interventi di concimazione organica.
L’azienda potrà attivare azioni correttive solo qualora sia possibile eseguirle prima o
contemporaneamente, alla messa a dimora di una coltura per l’anno successivo.
L’attivazione di azioni correttive è un obbligo imprescindibile da parte dell’azienda, e qualora
non venga rispettato nei tempi previsti, l’infrazione rilevata dagli organi di controllo,
ripetuta, ed esporrà l’impresa a subire le riduzioni del contributo previste per i casi di
reiterazione.
INTENZIONALITÀ
Si ha infrazione intenzionale nel caso in cui l’estensione delle infrazioni sia pari o superiore
all’80% della superficie su cui è applicabile la norma o a 8 ettari.
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NOTE
(i ) L’obiettivo principale è quello di mantenere il livello della sostanza organica del suolo
tramite la corretta gestione delle stoppie e dei residui colturali. La sostanza organica rappresenta la
riserva di fertilità con effetti positivi sulla struttura del terreno, sulla disponibilità di principi
nutritivi per le colture e sulla salvaguardia del suolo. In Italia si sta assistendo ad un calo della
percentuale di sostanza organica dei suoli cui occorre attivate azioni di contrasto adottando
pratiche agronomiche utili (es. letamazioni, sovesci, interramento delle stoppie e dei residui
colturali).
La quantità di humus presente nel terreno non è stabile nel tempo ma va incontro a processi di
distruzione, pertanto occorre attivare tutte le azioni che permettono un sua reintegrazione nel
terreno. Le perdite annue di humus non sono uguali per tutti i terreni ma assumono i seguenti
valori medi:
o 1,8% nei terreni pesanti;
o 2% nei terreni di medio – impasto;
o 2,2% nei terreni sabbiosi o sciolti.
Tale percentuale viene calcolata sul totale della quantità di sostanza organica accertata attraverso
analisi del terreno. Se ad es. un terreno contiene il 2% di humus, poiché per uno strato di 35 cm
un ettaro pesa circa 40.000 q.li, quest’ettaro contiene circa 800 q.li di humus; se la perdita è del
2% su 800 q.li, la perdita per mineralizzazione corrisponde a circa 16 q.li, che si devono
rimpiazzare attraverso l’immissione nel terreno di sostanza organica.
Con l’interramento dei residui colturali non sempre si riesce a bilanciare la perdita naturale
annuale di humus, come oramai assodato da moltissime ricerche, infatti a solo titolo di esempio, e
in maniera molto esemplificativa, (i processi di formazione dell’humus sono estremamente
complessi e non ancora del tutto chiariti) in un ettaro di superficie con l’interramento dei residui
colturali, mediamente si stima che vengono apportati i seguenti Kg di humus:
Specie Km di humus per ettaro
Frumento: radici e stoppie 600
Frumento: paglie 1050
Mais: cespi 800
Mais: stocchi e foglie 1000
Medicaio di 2 anni: cespi 1000
Sovescio di leguminose 1500
(ii ) Le stoppie rappresentano un importante fonte di semi e si riparo per gli animali selvatici.
Inoltre la vegetazione che nasce tra le stoppie ospita una ricca fauna di insetti che sono una fonte
di biodiversità e una fonte alimentare non indifferente per molta avifauna. E’ per questo che le
stoppie dovrebbero essere interrate il più tardi possibile.
(iii) La bruciatura delle stoppie e della paglia, con abbrustolimento dei primi strati superficiali
del terreno, nel corso della storia dell’agricoltura è stata una pratica spesso utilizzata, ritenendo che
era possibile ottenere alcuni vantaggi agronomici sinteticamente riassunti:
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1) riduzione della flora infestante attraverso la devitalizzazione di semi e rizomi di erbe
infestanti;
2) riduzione dell’incidenza delle malattie fungine;
3) liberazione del terreno da insetti nocivi;
4) eliminazione dei residui colturali con facilitazione delle successive lavorazioni;
5) riduzione dell’acidità dei suoli, sia tramite la parziale distruzione delle sostanze organiche
dotate di funzione acida, sia correggendo l’acidità residua con le ceneri ottenute dalla
frazione combusta;
6) arricchimento chimico del terreno con sostanze solubili, quali il potassio, ottenute come sali
residui dalla bruciatura;
7) Ottenimento di lievi modifiche della struttura superficiale del terreno.
Fino a 50 o più anni fa la bruciatura delle stoppie poteva essere una pratica “giustificata”
considerato che;
non c’erano diserbi;
non si disponeva di una notevole quantità di sostanze fungicide e insetticide;
non si disponeva di forza motrice e di macchine e attrezzi capaci di lavorare con facilità il
terreno con presenza di residui colturali anche abbondanti.
Ad oggi essa è totalmente sconsigliata perché gli svantaggi agronomici sono molto maggiori dei
presunti vantaggi e possono essere riassunti:
riduzione dell’attività batterica (e relativa minore capacità di rendere disponibili gli
elementi legati ai colloidi organici);
riduzione della sostanza organica nella parte di terreno interessato dalla bruciatura;
scomparsa di un’elevata frazione di azoto organico, disperso nell’atmosfera sotto forma
elementare
facilità di dilavamento degli elementi nutritivi del terreno;
maggiore capacità di erosione del terreno da parte delle piogge;
rischio che l’incendio sfugga al controllo con relativi rischi.
(iv) La Regione Marche può avvalersi della deroga al divieto di bruciatura delle stoppie e dei
residui vegetali secondo le modalità definite dalla DGR n. 1163 del 5/8/2003 che reca disposizioni
in merito alla lotta contro gli incendi boschivi e che stabilisce che nel periodo 1 luglio – 15 settembre
di ogni anno non si deve:
accendere fuochi a distanza minore di 200 metri dai boschi nel periodo a rischio di
incendio e a distanza minore di 100 metri nel periodo non a rischio di incendio boschivo;
bruciare stoppie e residui erbacei, arbustivi ed arborei non raccolti in cumuli ed a distanze
inferiori a quelle sopra indicate. Nelle accensioni dei fuochi tesi all’eliminazione di detto
materiale devono essere adottate le necessarie cautele affinché le scintille e le braci non
siano disperse, non vi sia continuità con altro materiale infiammabile, inoltre l’operatore
deve assistere il fuoco fino a completo spegnimento.
(v) La tecnica del sovescio consiste nell’interramento di colture erbacee in pieno sviluppo allo
scopo di migliorare il suolo relativamente alle proprietà biologiche, fisiche e anche di arricchimento
La gestione delle stoppie
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di elementi minerali. Le specie ritenute maggiormente adatte hanno di solito un rapido
accrescimento e sono soprattutto leguminose (favino, lupino, trifoglio incarnato, veccia ecc.), ma
anche graminacee (loiessa, avena, segale, ecc.) e crocifere (colza, senape, ecc.).
La scelta della coltura è determinante sia in funzione della produzione di bioamassa, obiettivo
primario del sovescio, sia in funzione di protezione e di arricchimento del terreno in ordine alla
fertilità chimica. In generale vanno individuate specie che riescono a colonizzare velocemente il
terreno e produrre il massimo di biomasssa nel periodo che intercorre tra la semina del sovescio e
l’impianto della coltura successiva. Generalmente l’erbaio misto è la soluzione tecnica più corretta
e maggiormante aderente alle innumerevoli funzioni del sovescio. Con l’erbaio misto c’è
suddivisione del rischio ed equilibrio nei tempi di rilascio dei nutrienti, (più rapido nelle
Leguminose e più lento, in ordine progressivo, per le Crocifere e le Graminacee).
Il periodo ottimale per l’interramento della biomassa è in relazione all’obiettivo che ci si prefigge;
se l’obiettivo è avere un significativo vantaggio per il bilancio umico, le piante devono essere
interrate quando hanno raggiunto la “maturità”. In questa fase ci si può attendere un apporto
fino a circa due chili di humus stabile per quintale di massa verde interrata tal quale, sempre che
la biomassa sia giustamente sminuzzata e l’interramento ben realizzato.
(vi) Sono definite colture depauperanti quelle che mostrano un bilancio nutritivo e di sostanza
organica in passivo e pertanto lasciano il terreno in condizioni peggiori di quelle iniziali. Tra le
colture depauperanti si annoverano i cereali da granella che solitamente lasciano il terreno con una
minore presenza di elementi nutritivi e, se oltre all’asportazione della granella si asporta anche la
paglia, si ha un deficit negativo nel contenuto di sostanza organica.
(vii) Sono definite colture miglioratrici quelle capaci di migliorare la fertilità del suolo:
“miglioratrici da rinnovo o preparatrici” sono colture che per essere molto esigenti in fatto
di lavorazioni e concimazioni e capaci di migliorare la fertilità del terreno (mais,
barbabietola da zucchero, patata, girasole ecc.). Esse aprono il ciclo di rotazione.
“pratensi” foraggere, leguminose e graminacee, capaci di arricchire il terreno di azoto in
quantità stimabile da 60 – 500 Kg/ha, rispettivamente per le colture annuali e poliennali.
Precedono una coltura depauperante o da rinnovo che beneficia dell’azoto che si libera per
mineralizzazione. Le più efficaci sono le leguminose foraggere poliennali che durano in
rotazione da 2 a 5 anni. Le più importanti colture miglioratrici appartengono alla
famiglia delle leguminose che traggono vantaggio dalla simbiosi con batteri azotofissatori
che sono in grado di assorbire azoto atmosferico e fissarlo sugli apparati raciali.
Disgregano il terreno per l’azione drenante delle radici e spesso sono in grado di ostacolare
lo sviluppo delle erbe infestanti.
BIBLIOGRAFIA:
- Circolare Agea – Prot ACIU.2009.957 del 23/06/2009
- La concimazione organica nella teoria e nella pratica – SCAM Sezione Agronomica
- Regione Marche: DGR n. 1163 SI/ARF del 05/08/2003
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OPUSCOLO REALIZZATO NELL’AMBITO DEL PROGETTO PRESENTATO IN ATTUAZIONE DEL BANDO: REG. CE N. 320/06
DA N. 101/08 - DGR 1096/08 – PIANO DI AZIONE BIETICOLOSACCARIFERO – BANDO MISURA 1.1.1. – SOTTOMISURA B)
LETTERA C) – ANNO 2009 – DOMANDA N. 1730
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