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Che cosa vogliamo fare?
DIDATTICA ESPERIENZIALE
DUE DEFINIZIONI DI ESPERIENZA,
UNA DI TIPO FILOSOFICO, UNA DI TIPO DIDATTICO:
1. Il complesso degli eventi e dei fenomeni che sono oggetto di percezione, riflessione, verifica.
2. Conoscenza acquisita attraverso il contatto con un determinato settore della realtà.
Per chi?
FASCE DEBOLI
Chi dobbiamo ritenere “debole” nel contesto scolastico?
CHI PROVA DISAGIO RISPETTO A QUELLO CHE L’ISTITUZIONE CHIEDE:
APPRENDERE, VIVERE E COLLABORARE CON GLI ALTRI, ASSUMERSI RESPONSABILITÀ, ACCETTARE REGOLE E STILI DI COMPORTAMENTO
Le cause possono essere varie: dalle difficoltà di apprendimento ai problemi comportamentali, dalla scarsa conoscenza della lingua e della cultura
italiana a quella che genericamente viene definita “svogliatezza”;
siamo partiti dall’idea che chi “non ha voglia” di fare una cosa,
forse, avrebbe voglia di farne un’altra:
IL NOSTRO È STATO UN TENTATIVO DI CERCARE “QUEST’ALTRA COSA”
E FARNE UN’OCCASIONE EDUCATIVA E DIDATTICA
Come?
ATTRAVERSO UN’ESPERIENZA IN UN PICCOLO GRUPPO ETEROGENEO
Abbiamo selezionato un gruppo di 10 / 12 bambini di diverse età, con punti di “debolezza” diversi;
Abbiamo presentato la partecipazione alle attività aggiuntive come un “progetto”, un lavoro per cui erano stati scelti, senza sottolineare i motivi di tale scelta, ma, d’altra parte, senza tentare di nasconderli.
Sorge una prima difficoltà:
Il percorso ideale richiederebbe l’individuazione dell’esperienza attorno a cui lavorare attraverso un confronto con i bambini e con i loro interessi, ma abbiamo a
disposizione solo 12 ore di lavoro e manca la risorsa “tempo” per compiere questo percorso.
ABBIAMO PERCIÒ DECISO DI PROPORRE NOI L’ESPERIENZA, SCOMMETTENDO SUL POSSIBILE INTERESSE DEI BAMBINI:
LA FABBRICA DEL CIOCCOLATO
IL QUESTIONARIO
AI BAMBINI ABBIAMO INIZIALMENTE CONSEGNATO UN QUESTIONARIO SUL LORO RAPPORTO CON LA SCUOLA, SULLE LORO ASPETTATIVE NEI CONFRONTI DELL’ESPERIENZA PROPOSTA
PROGETTO “LA MIA SCUOLA È… IL MIO TERRITORIO” a.s. 2009/10
QUESTIONARIO “IO E LA SCUOLA” SOTTOPOSTO AI 12 BAMBINI ISCRITTI, AL PRIMO INCONTRO
1.Cosa ti piace della scuola?
2.Cosa non ti piace della scuola?
3.Come dovrebbe essere la scuola per piacerti di più?
4.In che cosa pensi di essere “bravo” a scuola?
5.In che cosa pensi di non essere “bravo” a scuola?
6.Che cosa si dovrebbe fare a scuola per poter essere tutti più “bravi”?
7.Sei contento di venire a fare questo lavoro al pomeriggio? Perché?
8.Cosa ti piacerebbe fare in queste cinque lezioni?
9.Cosa pensi che faremo?
10.Hai qualche suggerimento da dare all’insegnante per fare un buon lavoro in queste lezioni?
11.Hai qualche suggerimento da dare all’insegnante per stare bene insieme in queste lezioni?
12.L’argomento dei nostri lavori sarà il cioccolato. Se dovessimo fare altri lavori di questo tipo, che argomento ti piacerebbe trattare?
Prime considerazioni:
Quanto emerge dalle risposte scritte non è particolarmente significativo, poco delle loro reali opinioni o emozioni passa attraverso la risposta scritta. È più interessante quanto viene fuori oralmente;
è particolarmente significativo il bisogno, più volte sottolineato di tranquillità, di silenzio.
È un dato che fa riflettere, dato che, spesso, nel gruppo classe sono proprio questi bambini a causare la rottura delle condizioni di tranquillità e silenzio.
QUALE DISAGIO C’È DIETRO IL”DISTURBARE”?
IL LAVORO IN CLASSE, DAL QUALE PER VARI MOTIVI SI SENTONO ESCLUSI, È VISSUTO COME UN “RUMORE” DI FONDO AL QUALE REAGIRE CON ALTRO RUMORE?
BRAINSTORMING
IL LAVORO È PROSEGUITO CON UN’ATTIVITÀ DI BRAINSTORMING
SEGUENDO IL FILO DI ALCUNE DOMANDE
Che cos’è il cioccolato? Come è fatto? Fa bene o no alla salute?
In questa attività si è cercato di focalizzare l’attenzione più sul metodo che sui contenuti: il gruppo piccolo ha permesso una conversazione più libera, dando l’opportunità ai
bambini di autoregolarsi; l’insegnante aveva il ruolo di verbalizzatore ma solo per il prodotto “in brutta”. La scrittura al computer e l’impaginazione saranno lasciati al
sottogruppo che sceglierà di occuparsi della stesura finale dei lavori.
IL LAVORO, DUNQUE, NON ERA SOSTANZIALMENTE DIVERSO DA ALTRI SVOLTI QUOTIDIANAMENTE, MA LA DIFFERENTE SITUAZIONE HA PERMESSO DI DARE VOCE
A BAMBINI CHE NEL GRUPPO CLASSE NON ESPRIMONO OPINIONI E NON CONDIVIDONO LE LORO CONOSCENZE, NON RITENENDOLE ADEGUATE.
ESSENDO I BAMBINI DI DIVERSE ETÀ, SIN DA QUESTO MOMENTO I PIÙ GRANDI SI SONO VISTI RICONOSCERE SPONTANEAMENTE IL RUOLO DI “PIÙ ESPERTI”,
MA NON PER UN GIUDIZIO PROVENIENTE DALL’INSEGNANTE
VISITA ALLA DITTA ARTIGIANALE “TUTTOCIOCCOLATO”
I BAMBINI HANNO PARTECIPATO ALLA VISITA FACENDO DOMANDE,
PRENDENDO APPUNTI E SCATTANDO FOTOGRAFIE
SVILUPPO DEL LAVORO
A QUESTO PUNTO OGNUNO DEI PLESSI HA SVILUPPATO IL TEMA
RELATIVAMENTE AD UNA DIVERSA AREA DISCIPLINARE
BENE VAGIENNA
AREA LINGUISTICA
SANT’ALBANO STURA
AREA STORICO - GEOGRAFICA E SCIENTIFICA
IL MONDO DEL CIOCCOLATO
TRINITÀ
AREA MATEMATICA
IL CIOCCOLATO IN NUMERI
SALMOUR
AREA ESPRESSIVA
PER OGNI LAVORO I BAMBINI HANNO REALIZZATO DEI FASCICOLI O DEI DVD
DA PRESENTARE A I COMPAGNI DI CLASSE
ESPERIENZA FINALE
IN TUTTI I PLESSI ABBIAMO DEDICATO UN MOMENTO FINALE A PREPARARE DEI DOLCETTI SEGUENDO LA RICETTA DEI
CIOCCOLATINI AL COCCO
Si è trattato di un momento ricreativo per i bambini e, per gli insegnanti, di un’occasione per osservare le dinamiche createsi all’interno del gruppo
UN BILANCIO A CONCLUSIONE
NON ABBIAMO RISOLTO I PROBLEMI DI DISAGIO DEI BAMBINI
Troppo esigui i tempi e troppo profonde le cause per pensare di incidervi profondamente
NON ABBIAMO MIGLIORATO I LORO “RISULTATI” SCOLASTICI
Gli incontri non avevano le caratteristiche di un corso di recupero
ABBIAMO PROVATO A TRASFORMARE DEI PROBLEMI IN OPPORTUNITÀ
Avere ”debolezze” diverse significa avere differenti punti di forza: siamo partiti dai punti di forza di ogni bambino per far sì che si ritagliasse un ruolo nel gruppo
ABBIAMO CREATO UN GRUPPO, SODDISFATTO DEL PROPRIO LAVORO, ANCHE DI FRONTE AGLI ALTRI BAMBINI
Le diverse età dei bambini coinvolti hanno responsabilizzato i “grandi” e spinto ad una positiva emulazione i “piccoli”
ABBIAMO OFFERTO AI BAMBINI “QUALCOSA DI DIVERSO”
La percezione di “diversità” di questa esperienza è stata superiore alla reale diversità delle attività effettivamente svolte: il contesto si è rivelato più significativo dei contenuti
IL NOSTRO RUOLO DI INSEGNANTI
DI FRONTE AL PRODOTTO PRESENTATO DA UN GRUPPO DI BAMBINI È LECITO CHIEDERSI QUANTO SIA FRUTTO DEL LORO LAVORO E QUANTO SIA SUGGERITO O RIVISTO DALL’INSEGNANTE:
ABBIAMO PROVATO A SUPERARE QUESTA LOGICA LASCIANDOCI COINVOLGERE IL PIÙ POSSIBILE IN QUANTO MEMBRI DEL GRUPPO.
SENZA RINUNCIARE AL NOSTRO RUOLO DI ORGANIZZATORI, FACILITATORI, MEDIATORI, MA ANCHE DI “ESPERTI”, ABBIAMO CERCATO DI GUADAGNARCI LA LORO FIDUCIA ED IL LORO
RICONOSCIMENTO ATTRAVERSO IL “FARE INSIEME”
I BAMBINI
IL RISCONTRO CHE ABBIAMO AVUTO DAI BAMBINI È STATO MOLTO POSITIVO: SONO ORGOGLIOSI DI PRESENTARE AI COMPAGNI I LORO LAVORI E SI INFORMANO PER SAPERE SE SI RIPETERÀ
QUESTA ESPERIENZA; ALUNNI CHE NON VI HANNO PARTECIPATO CHIEDONO ALLE LORO INSEGNANTI SE POTRANNO ESSERE SCELTI NEL SUCCESSIVO ANNO SCOLASTICO
IN CONCLUSIONE, POSSIAMO DIRE DI AVERE FATTO “DIDATTICA ESPERIENZIALE”?
Sì , ma con alcuni limiti.
Tornando alla definizione iniziale, abbiamo portato i bambini ad
acquisire alcune conoscenze attraverso il contatto con un settore della realtà.
Il contesto, però, era protetto: pochi alunni, scelti in base a loro “debolezze”, fatto che loro non ignoravano; il tempo era
limitato: 12 ore di lavoro rimangono un episodio all’interno di un anno scolastico nel quale, per loro, purtroppo prevarranno i
momenti di frustrazione.
CON QUALI RISULTATI?
Con risultati forse modesti dal punto di vista degli apprendimenti, ma significativi da quello
dell’esperienza e dei rapporti umani:
il legame creatosi nel gruppo attorno ad un progetto legato al “fare insieme”, ha dato loro un’opportunità di vivere un
momento sereno a scuola. Vogliamo considerarlo come un “seme” che, insieme ad altri interventi, possa aver contribuito a renderli maggiormente
consapevoli delle loro “debolezze”, ma soprattutto dei loro punti di forza.
LA SCUOLA VIVE LE DIFFICOLTÀ CHE TUTTI CONOSCIAMO E LE “FASCE DEBOLI” LE PAGANO
MOLTO PIÙ DEGLI ALTRI RAGAZZI.
NON VOGLIAMO RINUNCIARE A CREDERE CHE ANCHE IN UNA SITUAZIONE MOLTO DIFFICILE,
UN ALTRO MODO DI STARE A SCUOLA SIA
POSSIBILE