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compito finale corso Politecnico di Milano in pdf
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DIDAT-TIC-EBOOK
Queste sono mie lezioni dell’a.s. 2015/16
prof.ssa Gloria Sica 1
Didattic – E book
• Ebook realizzato dalla prof.ssa Gloria Sica -Liceo Classico «Turriziani» Frosinone -
Progetto Insegnare la Filosofia attraverso i film
prof.ssa Gloria Sica 2
prof.ssa Gloria Sica 3
Il silenzio del Novecento
"Possiamo dire" scrive Valéry "che tutto ciò che sappiamo, e cioè tutto ciò che possiamo, ha finito per opporsi a ciò
che siamo"
prof.ssa Gloria Sica 4
L’Amleto di Valery
Di fronte ad avvenimenti epocali come le due guerre mondiali l'intellettuale europeo, o l'"Amleto intellettuale" affacciato su un'immensa terrazza , si ritrova a contemplare "milioni di spettri" e a interrogarsi sul senso della transizione dalla guerra alla pace e sulla direzione che prenderà il mondo.
prof.ssa Gloria Sica 5
Sergio Corazzini
«Io non sono un poeta Io non sono che un piccolo fanciullo che piange
Vedi: non ho che lacrime da offrire al Silenzio»
prof.ssa Gloria Sica 6
“Alle fronde dei salici”
“E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento.”
prof.ssa Gloria Sica 7
Alle fronde dei salici [da Giorno dopo giorno (1947)]
Nel settembre 1943 l’Italia risultava divisa in due parti. Nella parte meridionale, controllata dagli Alleati, era stata restaurata la monarchia, sotto il re Vittorio Emanuele III. Nella parte centro-settentrionale, occupata dai tedeschi, Mussolini aveva creato la Repubblica sociale italiana. Dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 l’esercito di liberazione condusse una lotta senza esclusione di colpi contro i tedeschi e i fascisti, che rispondevano con rastrellamenti, deportazioni e veri e propri massacri. Particolarmente feroci furono quelli di Boves, in Piemonte, di Marzabotto, in Emilia, dove le SS sterminarono l830 civili, e di Roma, dove i nazisti come rappresaglia a un attentato partigiano, che era costato la vita a 32 soldati tedeschi, uccisero 335 prigionieri italiani. Di fronte agli orrori, ai mali della guerra, i poeti non potevano cantare, scrivere versi, ma solo agire come gli antichi ebrei schiavi a Babilonia, che appesero le loro cetre ai rami dei salici. IL MESSAGGIO La poesia come impegno civile, per "rifare" l’uomo, abbrutito dagli orrori della guerra e reso incapace di parola e di poesia.
prof.ssa Gloria Sica 8
La voce del silenzio
Il silenzio, il non detto, sono pieni di potenziale significato, e non soltanto in musica (come vedremo tra breve): basti pensare alla psicoanalisi (nel momento in cui Webern scopriva il silenzio in musica, Freud lo scopriva in analisi), o alla filosofia, che, secondo Ludwig Wittgenstein, finisce proprio con il silenzio (“Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”, si legge nel suo Tractatus).
prof.ssa Gloria Sica 9
Martin Heidegger
Anche nell’ultima fase della filosofia di Heidegger l’ascolto diventa una pratica ermeneutica
Andare alla cosa vuol dire andare alla parola (soprattutto il linguaggio poetico esprime l’essere) : allora, compito dell’uomo che vuole avvicinarsi all’essere sarà ascoltare
Nel silenzio avviene il disvelamento dell’essere (come per i mistici)
prof.ssa Gloria Sica 10
L’auctoritas del silenzio
“Il dialogo tende al tacere ed è piuttosto l’ascoltatore colui che tace. Chi parla riceve senso da esso, chi tace è sorgente irrefrenabile di senso”. Con queste parole Walter Benjamin descrive in un testo tratto dalla raccolta Metafisica della gioventù la peculiare situazione del dialogo. Queste considerazioni celano una visione radicalmente nuova del processo comunicativo. All’autoritaria concezione secondo la quale chi parla determina senso e chi ascolta lo riceve, Benjamin contrappone un’idea attiva dell’ascolto.
La passività del silenzio si trasforma in un’attività incontenibile di fondazione di senso.
prof.ssa Gloria Sica 11
Concetto spaziale di Lucio Fontana (1959)
«Le idee non si rifiutano, germinano nella società, poi pensatori e artisti le esprimono.»
I buchi con l’arte intorno
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Luigi Nono - Il silenzio dell’ascolto
L'utopia del nuovo ascolto Il compositore veneziano Luigi Nono è forse tra i compositori del
20° secolo colui che ha posto al centro del suo discorso artistico in maniera più radicale sia la questione del silenzio che quella dell’ascolto. I lavori dell’ultimo decennio della sua vita articolano quasi ossessivamente la pratica e l’utopia di un nuovo ascolto e di una presenza del silenzio nella struttura musicale. Anche i testi e le interviste di quel periodo sono attraversati da questa ricerca, una questione che assume più volte il carattere di un discorso politico. L’ascolto sovverte per Nono l’ordine della comunicazione, nella misura in cui esso non è la semplice percezione passiva di un suono ma, in senso benjaminiano, lo schiudersi di un silenzio che restituisce senso ai suoni.
prof.ssa Gloria Sica 13
“Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz” (1966)
Quale musica potrebbe esprimerlo?
Il silenzio fragilissimo della ricerca di Nono, la frammentazione del discorso musicale così come la sovversione dell’ascolto sono in realtà proprio gli aspetti di un impegno politico nuovo
Nono dichiarava che “anche la fragilità ed il privato hanno un lato collettivo e politico”.
prof.ssa Gloria Sica 14
L'ascolto come atto sovversivo
Negli ultimissimi anni, infatti, Nono concepì un lavoro (mai realizzato) intitolato Stammheim – Non un mistero – Infinito, su testi di Ulrike Meinhof e Giacomo Leopardi e realizzò poco prima un’opera straordinaria – Caminantes… Ayacucho – dedicata alla guerriglia di Sendero Luminoso in Perù . Il movimento denominato “Sendero Luminoso” era un gruppo armato che da alcuni anni aveva dato inizio ad una sorta di guerra civile che andava insanguinando il paese Andino nella stessa misura in cui i militari del governo di Alan García (e poi di Alberto Fujimori) massacravano la popolazione contadina.
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La musica : un viaggio attraverso il silenzio
Per Nono ascoltare significa aprire gli orecchi ed aprire gli orecchi significa “aprire il cervello”
« Questo silenzio della natura fa ascoltare i suoni »
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John Cage
“Questo è ciò che chiamo silenzio”, afferma Cage, “cioè uno stato libero dalle intenzioni, visto che – ad esempio – abbiamo sempre dei suoni; e, di conseguenza, non disponiamo di alcun silenzio nel mondo. Viviamo in un mondo di suoni. Li chiamiamo silenzio quando non c’è una connessione diretta con le intenzioni che producono i suoni. Diciamo che è un mondo silenzioso (immobile) quando, in virtù della nostra assenza di intenzioni, ci sembra che ci siano molti suoni. E quando ci sembra che ce ne siano molti, diciamo che c’è rumore. Ma tra un silenzio silenzioso e un silenzio pieno di rumore, non c’è una differenza veramente essenziale. Ciò che va dal silenzio al rumore, è lo stato di non-intenzione, ed è questo stato che m’interessa “
prof.ssa Gloria Sica 17
Cage, il musicista che esplorò il silenzio
“Mi è sempre parso che la musica dovrebbe essere soltanto silenzio”, ha scritto Marguerite Yourcenar.
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“4,33” di J. Cage (1952)
“Cerco di pensare a tutta la mia musica posteriore 4.33 come a qualcosa che fondamentalmente non interrompa quel pezzo”. Chiunque di noi, compresi tutti coloro che non hanno mai preso uno strumento in mano, lo può eseguire magistralmente. Perché? La domanda è più che legittima. Basta indossare un abito da concerto (giusto per entrare meglio nella parte dell'esecutore) e accomodarsi al pianoforte per quattro minuti e trentatré secondi, senza suonare alcunché. L'esecutore non deve fare assolutamente niente e il pubblico non deve fare altro che ascoltare, ascoltare la “musica” che viene creata dai rumori interni alla sala da concerto, bisbigli, colpi di tosse, scricchiolii vari, ed anche da quelli che provengono dall'esterno. Cage ha dimostrato così che il silenzio assoluto non esiste (nemmeno in una stanza anecoica, e cioè totalmente insonorizzata, perché anche lì uno sente almeno il proprio battito cardiaco). Il silenzio sarebbe da intendersi dunque semplicemente come un rumore di sottofondo. Durante il primo movimento della leggendaria prima esecuzione assoluta di 4.33 si sentiva il vento che spirava, nel secondo la pioggia, e nel terzo il pubblico che parlottava o si alzava indignato per andarsene.”
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La cultura del silenzio
E se 4.33 non contiene alcun suono, Robert Rauschemberg ha realizzato dei dipinti, semplicissime tele bianche, che non contengono alcuna immagine (“questi dipinti diventano aeroporti per le particelle di polvere e le ombre che sono presenti nell'ambiente), mentre il compositore coreano Nam June Paik ha girato un film della durata di un'ora, che non contiene immagini, e Dieter Schnebel ha concepito la Muzik zum Lesen (musica da leggere), partiture che non sono destinate all'ascolto o all'esecuzione, ma alla lettura.
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S. Beckett: l’Atto senza parole, 1956 L'unico personaggio, solo nel deserto, viene comandato a
bacchetta da un fischietto fuori scena che esorta, impedisce e definisce i suoi movimenti. L'azione scenica vede il protagonista muto nel tentativo di raggiungere una caraffa d'acqua che cala dall'alto legata ad una fune. Vano qualunque espediente escogitato per raggiungerla. A nulla servono i cubi che pure vengono calati dall'alto insieme alla brocca. Vano anche il tentativo di uccidersi (una tentata impiccagione fallisce, come in Aspettando Godot). Alla fine della rappresentazione l'uomo è sdraiato per terra, sconfitto. La caraffa d'acqua è ormai così vicina che basterebbe allungare una mano per prenderla, ma ormai l'uomo non la vuole più.
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F. De Gregori, Niente da capire
Le stelle sono tante, milioni di milioni, la luce dei lampioni si confonde con la strada lucida. Seduto o non seduto, faccio sempre la mia parte, con l'anima in riserva e il cuore che non parte. Però Giovanna io me la ricordo ma è un ricordo che vale dieci lire. E non c'è niente da capire. Mia moglie ha molti uomini, ognuno è una scommessa perduta ogni mattina nello specchio del caffè. Io amo le sue rughe ma lei non lo capisce, ha un cuore da fornaio e forse mi tradisce, però Giovanna è stata la migliore, faceva dei giochetti da impazzire. E non c'è niente da capire. Se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve, che freddo amore mio, pensaci bene a far l'amore.
È giusto quel che dici ma i tuoi calci fanno male, io non ti invidio niente, non ho niente di speciale. Ma se i tuoi occhi fossero ciliege io non ci troverei niente da dire. E non c'è niente da capire. È troppo tempo amore che noi giochiamo a scacchi, mi dicono che stai vincendo e ridono da matti, ma io non lo sapevo che era una partita, posso dartela vinta e tenermi la mia vita. Però se un giorno tornerai da queste parti, riportami i miei occhi e il tuo fucile. E non c'è niente da capire
Progetto «Laudato si’»
Analisi filosofica della Enciclica di Papa Francesco
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Premessa
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prof.ssa Gloria Sica 24
La lettura della Enciclica “Laudato Si’” di papa
Francesco, definita dal vescovo Semeraro come
una “Rerum Novarum 2”, può ispirare una
programmazione disciplinare incentrata sui
temi del Nuovo Umanesimo e della Ecologia
integrata, quasi in una sorta di fusione del
pensiero di Maritain, Teilhard de Chardin e
Jonas.
Infatti il messaggio contenuto nella Enciclica
lancia la sfida di uno sforzo di tutta l’umanità
per operare un cambiamento nel paradigma
economico-sociale dominante e, come afferma
lo stesso Pontefice, “ogni cambiamento ha
bisogno di motivazioni e di un cammino
educativo” (pag. 38).
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L’edizione richiamata è quella della casa
editrice san Paolo, con guida alla lettura di
Carlo Petrini, 2015, Città del Vaticano .
“ Dimentichiamo che noi stessi siamo
terra (cfr.Gen 2,7). Il nostro stesso
corpo è costituito dagli elementi del
pianeta, la sua aria è quella che ci
dà il respiro e la sua acqua ci vivifica
e ristora “.
All’inizio della sua Enciclica – pag. 27 del testo
citato – papa Francesco esprime concetti che ci
riportano alla filosofia presocratica.
L’uomo viene visto come essere naturale fatto
di aria (Anassimene) , di acqua (Talete), di tutti
gli elementi del pianeta (Empedocle).
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Per sentirsi in comunione con la natura, l’uomo
deve provare stupore, meraviglia, - cfr. pp. 34 e
35- quella stessa meraviglia che Aristotele
pone all’origine del filosofare.
Oggi il problema che tutti dobbiamo porci è
quello del futuro del pianeta e per questo
abbiamo bisogno di una nuova solidarietà
universale – pag. 37 - , di una nuova etica : è il
percorso che la filosofia intraprende da Kant e
Schopenhauer fino a Jonas.
Uno dei mali della nostra società viene subito
individuato da papa Bergoglio : si tratta della
“rapidizzazione”- pag. 41 - , in quanto “benché
il cambiamento faccia parte della dinamica dei
sistemi complessi, la velocità che le azioni
umane gli impongono oggi contrasta con la
naturale lentezza dell’evoluzione biologica”.
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Si pensa immediatamente alle analisi di De
Kerckhove, il quale ci definisce “uomini
velocità”, cambiati nel loro autentico modo di
essere dall’utilizzo di quei “terminali cognitivi”
– cfr. Lévy – costituiti dalle nuove tecnologie.
L’evoluzione biologica, invece , è lenta, come ci
insegna Darwin.
I problemi considerati dal papa sono quelli
legati all’inquinamento, ai cambiamenti
climatici, allo smaltimento dei rifiuti, alla
cultura dello scarto.
La causa di questi problemi viene individuata
nella economia, nella tecnologia legata alla
finanza – cfr. pag. 43.
Dunque tutto si è originato con il sistema
industriale – pag. 44.
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I cambiamenti climatici colpiscono soprattutto
i Paesi più poveri, quelli in via di sviluppo –
pag. 46. Oggi corriamo il serio pericolo
dell’esaurimento delle risorse naturali –
pensiamo alla povertà di acqua in Africa, pag.
49 - , e ciò ci conduce alle analisi di Malthus e
della economia classica inglese, studiata anche
da Marx nella sua critica del capitalismo .
Nei Paesi più sviluppati assistiamo ad un
deterioramento della qualità della vita umana
e alla degradazione sociale – pag. 58.
“Quale progresso c’è stato – si chiede papa
Francesco a pag. 59 – se è così peggiorata la
qualità della vita?”, e le sue parole mettono in
discussione il falso mito del progresso di
matrice illuminista, perché uno sviluppo
autentico “deve possedere un carattere morale
“ (pag.30) e non basarsi solo sull’utilitarismo,
favorendo i pochi a scapito dei molti.
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Oggi si parla spesso anche dei pericoli
provocati dai “nuovi media” e riguardanti
l’eccessiva mole di dati a disposizione – cfr.
pag. 59 - : è il “diluvio informazionale” di cui
parla Lévy e nei confronti del quale la filosofia,
provocando il consolidamento del senso
critico, può fornire un utile antidoto.
“ I grandi sapienti del passato, in questo
contesto, - scrive Bergoglio a pag. 59 –
correrebbero il rischio di vedere soffocata la
loro sapienza in mezzo al rumore dispersivo
dell’informazione”.
Gran parte della cultura contemporanea ,
infatti e da tempo , esalta il silenzio come un
valore : dalle considerazioni filosofiche di
Wittgenstein e del secondo Heidegger al valore
terapeutico del silenzio nella psicanalisi di
Freud, dagli atti senza parole nel teatro di
Beckett alla musica senza suono di Luigi Nono
e John Cage.
prof.ssa Gloria Sica 31
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Così Giovanni Paolo II ha scritto : “ Per il
credente contemplare il creato è anche
ascoltare un messaggio, udire una voce
paradossale e silenziosa “ – pag. 91 - .
E’ certo poi per papa Francesco che “un vero
approccio ecologico diventa sempre più un
approccio sociale “ – pag. 62.
La vera colpa di tutti i mali del mondo di oggi
deve essere attribuita al consumismo estremo
– pag. 63 - : la scala dei bisogni di Maslow è
stata modificata da una cultura in cui , in modo
conforme alle analisi di Fromm e Marcuse,
l’avere conta più dell’essere.
E occorre aggiungere che l’inequità nella
distribuzione delle risorse non colpisce solo i
singoli individui bensì Paesi interi : occorre
dunque un’etica delle relazioni internazionali –
pag. 63 - , come quella agognata da Kant nello
scritto “Per la pace perpetua”.
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Purtroppo finora “la sottomissione della
politica alla tecnologia” – auspicata da Saint-
Simon e Comte- “e alla finanza” – Marx diceva
alla struttura economica dominante – “ si
dimostra nel fallimento dei vertici mondiali
sull’ambiente ” – pag.67. Oggi esiste infatti una
alleanza tra economia e tecnologia : chi vi si
oppone viene considerato un “sognatore
romantico” - scrive il papa a pag. 67.
Ma se le risorse si esauriscono nascono nuove
guerre e la guerra, oltre a tutto il resto, causa
sempre gravi danni all’ambiente – pag. 69 - :
pensiamo alla energia nucleare, alle armi
biologiche, alla guerra chimica e batteriologica
, temi molto importanti da affrontare anche
nelle lezioni di storia riguardanti la guerra di
Etiopia , i casi di Hiroshima e Nagasaki, la
guerra del Vietnam.
Certamente non esiste una unica via di
soluzione per tutti questi enormi problemi –
pag. 71.
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Allora “ nessuna forma di saggezza può essere
trascurata “ scrive Bergoglio a pag. 74 , nello spirito
del “ tutto può andare bene “ espresso da Feyerabend
in “Contro il metodo”, ma avendo anche riguardo al
prospettivismo nietzscheano.
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Occorre un dialogo tra scienza e religione –
pag. 73 – da ricostituire su basi nuove dopo il
“caso Galilei”; occorre una sintesi tra fede e
ragione – pag. 74 – così come indicato da
sant’Agostino.
Contro tutta la tradizione dello Esistenzialismo
ateo – pensiamo a Sartre e Camus, ad
Heidegger e Jaspers – la Enciclica, citando
anche Benedetto XVI, evidenzia poi che ogni
uomo “è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è
necessario” –pag. 76.
Per comprenderlo, occorre leggere la Bibbia
“con una giusta ermeneutica” - pag. 77 – e
questo concetto può essere proficuamente
analizzato alla luce del pensiero di Gadamer.
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Interessante è leggere che “la Bibbia non dà
adito ad un antropocentrismo dispotico che
non si interessi alle altre creature” – pag. 78 - ,
che invece era proclamato nell’epoca laica
dell’Umanesimo e del Rinascimento, quando
magia, alchimia, “stregoneria” cercavano di
assaltare la natura per costringerla a rivelare i
suoi segreti , già criticate, in questo, da Telesio.
Nella modernità si è verificato quello che il
papa definisce un “ eccesso antropocentrico” –
pag. 115- , erede del sogno di Prometeo di
dominio sul mondo, quale autentico atto di
ubris.
Oggi dobbiamo abbandonare quella
“sfrenatezza megalomane” che ha collocato la
ragione tecnica al di sopra della realtà - pag.
114 - .
prof.ssa Gloria Sica 37
Anche i vescovi tedeschi hanno reagito contro
la teoria della mera “utilizzabilità” delle cose,
indicata da Heidegger, sostenendo che anche
per le altre creature, non solo per gli uomini,
“si potrebbe parlare della priorità dell’ Essere
rispetto all’Essere utili” – cfr. pag. 79. Ma,
proprio come in Heidegger, verso il prossimo
tutti abbiamo il dovere della cura – pag. 80 – e
della custodia , dal momento che “ tutto è in
relazione “ – pag. 80 – come sostenuto da ogni
filosofia olistica. Certamente parlare di
creazione, così come avviene nella filosofia
cristiana, è più che parlare di natura , perché si
fa riferimento al progetto di amore di Dio –
pag. 84 - : in questo consiste la profonda
differenza tra il dio aristotelico, primo motore
immobile che per l’eternità pensa a se stesso e
agisce come causa finale del movimento
dell’universo, e il Dio di amore cristiano di cui
parlano sant’Agostino e san Tommaso.
prof.ssa Gloria Sica 38
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La natura è comunque una creatura, e ciò
esclude qualsiasi forma di panteismo – pag. 85
- .
Dio ha voluto limitare se stesso creando un
mondo in cammino, bisognoso di sviluppo –
pag. 87 - :
partendo da questi concetti si possono
sviluppare le tematiche filosofiche
dell’esistenza del male, da sant’Agostino a
Leibniz, da Kant a Jonas, oltre che affrontare
criticamente il concetto di volontà di potenza,
da Nietzsche ad Heidegger.
Contro Darwin e ogni forma di riduzionismo
contemporaneo, l’Enciclica sostiene poi che
“l’essere umano, benché supponga anche
processi evolutivi, comporta una novità non
pienamente spiegabile dalla evoluzione “ –
pag. 88 - .
prof.ssa Gloria Sica 40
Noi uomini, pur non essendo “lo scopo finale
delle altre creature” – pag. 89 – abbiamo una
meta comune che è Dio – pag. 89 - : il punto
omega di Theilhard de Chardin.
Citando Ricoeur, il papa scive : “Io mi esprimo
esprimendo il mondo; io esploro la mia
sacralità decifrando quella del mondo” – pag.
91 - , riportandoci all’importante tema della
“cifra”, così presente nel pensiero di Jaspers.
Tutti noi oggi dobbiamo sviluppare delle virtù
ecologiche – pag. 93 - , che andrebbero così a
potenziare l’elenco aristotelico delle virtù
etiche e dianoetiche, alla luce dei nuovi
imperativi categorici indicati da Hans Jonas.
Proprio come pensava Schopenhauer, occorre
compassione per gli altri esseri umani – pag.
95 - .
prof.ssa Gloria Sica 41
Inoltre “ogni approccio ecologico deve
integrare una prospettiva sociale che tenga
conto dei diritti fondamentali dei più
svantaggiati” , secondo il principio della
subordinazione della proprietà privata alla
destinazione universale dei beni – pag. 97 - .
Questi concetti ci riconducono al dibattito
filosofico concernente la proprietà privata, da
Rousseau a Proudhon , da Marx a Lenin e a
tutte le argomentazioni dei grandi utopisti , da
Platone a T. Moro e Campanella.
Ricordiamo, pensando alla nostra Costituzione,
che “ su ogni proprietà privata grava sempre
una ipoteca sociale “ – pag. 98 - .
E’ stato il paradigma , come direbbe Kuhn,
tecnocratico dominante a provocare l’attuale
crisi ecologica – cfr. pag. 103 - .
prof.ssa Gloria Sica 42
La critica al primato della tecnica , già
contenuto nei testi di Husserl, Heidegger e
Marcuse, ci spinge a considerare in modo
altrettanto critico il Positivismo, lo scientismo,
la rivoluzione digitale e robotica – pag. 103 - .
L’etica deve prendere la guida della
tecnoscienza – pag. 104 -.
La globalizzazione ha reso il paradigma
tecnocratico omogeneo e unidimensionale ,
esteso poi alla economia e alla politica – pag.
109 - : occorre dunque ripensare questo
paradigma.
Occorre una “coraggiosa rivoluzione culturale”
– pag. 114 – che deve partire dalla scuola e
dalla educazione – “occorre un programma
educativo” scrive il papa a pag. 112 - .
prof.ssa Gloria Sica 43
prof.ssa Gloria Sica 44
L’eccessiva specializzazione prodotta dalla
tecnologia ha infatti causato la
frammentazione del sapere – cfr. pp. 110 e 111
- : è la fine delle grandi narrazioni che , per
Lyotard , ha caratterizzato il post-modernismo.
In questo modo si è perso il senso, il significato
di un orizzonte più ampio – pag.111 - , di un
Umgreifende, un universo conglobante,
direbbe Jaspers.
Questo impedisce di trovare soluzioni per i
problemi del mondo contemporaneo, troppo
fiducioso nella validità del metodo razionalista
cartesiano, basato sulla semplice
scomposizione e ricomposizione di problemi
complessi, perché il tutto è superiore alla
somma delle parti.
Assumono per questo un valore fondamentale
la filosofia e l’etica sociale – pag. 111 -.
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Il progresso della scienza e della tecnica
purtroppo non ha prodotto un uguale
progresso della umanità e della storia – pag.
113 -.
Ci si può però liberare dal paradigma
tecnocratico imperante, come avviene nel caso
delle comunità di piccoli produttori – pag. 112
- , che riportano alla memoria l’organizzazione
della fase del comunismo autentico di Marx.
Dunque è possibile resistere e non rassegnarsi
allo status quo :
“…non rinunciamo a farci domande sui fini e
sul senso di ogni cosa “ – che poi è la
definizione stessa di filosofia - . Diversamente,
legittimeremo soltanto lo stato di fatto e
avremo bisogno di più surrogati per sopportare
il vuoto “, scrive papa Francesco a pag. 113,
facendoci ricordare le tesi di Freud e di
Recalcati.
prof.ssa Gloria Sica 46
Fondamentale è poi la considerazione del
valore delle relazioni interpersonali quale
autentica apertura ad un “tu” – pag. 117 - : già
Feuerbach sosteneva che la vera filosofia non è
un monologo del pensatore solitario con se
stesso, ma la relazione dialettica tra un “io” e
un “tu”, principio cui si ispira anche la teologia
di Buber.
Nessuno può e deve pensare solo ai propri
interessi immediati – pag. 119 - :
degrado ambientale e degrado sociale sono
provocati dagli stessi egoistici atteggiamenti.
La cultura del relativismo ci fa trattare gli altri
come meri oggetti – pag. 119 - , mentre già lo
imperativo categorico kantiano, nella sua
seconda formulazione, ci obbligava a trattare
noi stessi e gli altri sempre come fini e mai
come semplici mezzi.
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Il mondo contemporaneo ha anche la priorità
di difendere il lavoro :
lavoro e sviluppo personale devono andare di
pari passo, favorendo creatività, proiezione nel
futuro, sviluppo delle capacità, esercizio dei
valori, comunicazione con gli altri,
realizzazione personale, come avviene al
vertice della scala dei bisogni di Maslow – pp.
122-123 - .
Per una autentica ecologia culturale, occorre
poi il rispetto delle culture locali :
“Neppure la nozione di qualità della vita si può
imporre, ma deve essere compresa all’interno
del mondo di simboli e consuetudini – la
cultura simbolica di cui parla Cassirer - propri
di ciascun gruppo umano “ – pag. 137 - .
prof.ssa Gloria Sica 48
prof.ssa Gloria Sica 49
“La scomparsa di una cultura” – e come non pensare al genocidio degli Amerindi – “può essere grave come o più della scomparsa di una specie animale o vegetale. L’imposizione di uno stile egemonico di vita legato a un modo di produzione” – proprio nel modo analizzato da Marx – “può essere tanto nocivo quanto le alterazioni degli ecosistemi”, scrive papa Bergoglio a pag. 137. L’etica sociale deve allora veramente perseguire il bene comune, applicando quel principio di sussidiarietà con il quale l’Europa ha riempito le pagine del Trattato di Maastricht .
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Si deve inoltre costruire una autentica solidarietà fra le generazioni – pag. 146 – perché oggi , come diceva Hans Jonas, il principio di responsabilità ci impone di riformulare l’imperativo categorico kantiano nel senso di un obbligo verso la stessa sopravvivenza delle generazioni future, valutando le conseguenze di azioni che siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra. Occorre dunque adottare un nuovo stile di vita, contrario alla cultura dello spreco, in grado di educare alla alleanza tra uomo e ambiente – pag. 183 - .
prof.ssa Gloria Sica 51
Anche la scuola deve contribuire, così come la
famiglia, i mezzi di comunicazione e la
catechesi, a creare una vera “cittadinanza
ecologica” – pag. 184 -.
Bisogna operare una vera “conversione
ecologica” sul modello di san Francesco di
Assisi – pag. 189 - , riscattando gli abbandonati
e i dimenticati di questa terra, proteggendo il
mondo e seminando bellezza e non
inquinamento e distruzione – pag. 209 - ,
avendo cura della nostra casa comune che è la
terra.
prof.ssa Gloria Sica 52