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M i s s i o n a r i o 39 Aprile 2012 Foglio di corrispondenza con i missionari Cari amici di “Diario Missionario”, come molti di Voi già sanno, dal 30 gennaio al 17 febbraio scorsi, il parroco don Giuseppe, Mariella Meneghetti ed io abbiamo visitato il Guatemala, El Salvador e il Nicaragua, tre Paesi del Centroamerica che si trovano in quella striscia di terra, relativamente stretta, che collega gli immensi territori del continente americano che si trovano a Nord con quelli a Sud. Numero speciale Piersilvio Brotto Centroamerica Indirizzo: Diario Missionario- C/O Parrocchia San Lorenzo- piazza Prandina – 35010 San Pietro in Gu – (PD) - TALIA email: [email protected] http://diariomissionario.site40.net/

Diario Missionario n.39

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Diario Missionario n.39

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M i s s i o n a r i o

n°39 Aprile 2012

F o g l i o d i c o r r i s p o n d e n z a c o n i m i s s i o n a r i

Cari amici di “Diario Missionario”, come molti di Voi già sanno, dal 30 gennaio al 17 febbraio scorsi, il parroco don Giuseppe, Mariella Meneghetti ed io abbiamo

visitato il Guatemala, El Salvador e il Nicaragua, tre Paesi del Centroamerica che si trovano in quella striscia di terra, relativamente stretta, che collega gli immensi territori del continente americano che si trovano a Nord con quelli a Sud.

Numero speciale

Piersilvio Brotto Centroamerica

Indirizzo: Diario Missionario- C/O Parrocchia San Lorenzo- piazza Prandina – 35010 San Pietro in Gu – (PD) - TALIA email: [email protected]

http://diariomissionario.site40.net/

Viaggio in Centroamerica

Lungo l’interminabile costa che si affaccia sull’Oceano Pacifico, la crosta terrestre è caratterizzata da una profonda spaccatura, una faglia, dove hanno spesso origine terremoti tremendi, come quello che ha distrutto nel 1773 Antigua Guatemala, una sontuosa città costruita dagli spagnoli, cosparsa di chiese, conventi e dimore stupende. Ora quella città, situata all’ombra di vulcani talvolta fumanti, è risorta e accanto alle rovine dei vecchi e troppo alti edifici, sono sorte le nuove costruzioni, quasi tutte a un solo piano. La città è bella, ricca di storia, di attività commerciali e turistiche ed è stata dichiarata nel 1979 patrimonio mondiale dell’umanità. All’interno del suo regolare reticolato di strade, che la suddividono in tanti quadrati, come un antico accampamento romano, c’è un maestoso santuario dedicato a San Francesco, nel quale da qualche mese padre Attilio Prandina è padre Guardiano. È stato lui ad accoglierci all’aeroporto di Città del Guatemala, la capitale, e a trasportarci al sicuro, in una casa dei Francescani, un’oasi ricca di verde, di spazi e costruzioni a disposizione del novizi francescani, ma anche dei laici che vogliono riflettere, pregare da soli o in gruppo. Padre Attilio ci è venuto a prendere con un pick up, un mezzo di trasporto dove nell’abitacolo trovano posto i passeggeri e dietro, nel bagagliaio scoperto, le merci, nel nostro caso le valigie. A fare da guardia ai nostri bagagli, lungo il percorso di circa un’ora, alle cinque del pomeriggio quando il traffico in città non potrebbe essere più intenso e caotico, c’era un novizio di vent’anni. Sì, perché dovete sapere che le cose , e spesso anche la vita, non sono molto sicure in tutta quella regione. La povertà, le disuguaglianze, le ingiustizie sono tante e anche le tentazioni dei molti esclusi dal benessere di trovare una soluzione alla propria miseria, magari con la violenza.

Le abitazioni e le loro recinzioni sono spesso difese con il filo spinato, e frequenti sono i posti di guardia, con persone armate, davanti a edifici pubblici e privati. Grande è l’insicurezza anche per i turisti e ciò rende il loro soggiorno meno rilassato e piacevole, in un ambiente in cui la natura è particolarmente ricca di meraviglie: vegetazione tropicale con fiori e frutta esotici, oceani, laghi, vulcani … Ma non è della natura che Vi voglio parlare, bensì delle persone che abbiamo incontrato nel nostro viaggio, a cominciare dai frati francescani, bene inseriti nelle comunità locali, sempre pronti

a prodigarsi per la gente, dal punto di vista religioso ma anche sociale e culturale. Ad Antigua, i Francescani sono presenti non solo nel santuario dedicato a san Francesco di Assisi, ma anche con le “Opere Sociali Santo Hermano Pedro”, una istituzione che si

occupa di dare cure mediche a chi non può permettersi quelle pubbliche, sull’esempio di quanto fece nel 1600 il terziario francescano di origine spagnola, al quale sono intitolate. Lì abbiamo visto lunghe file ordinate di umile gente in paziente attesa, fin dal primo mattino, del proprio turno. L’edificio è vecchio, ma curato, pulito, ricco di piante, di fiori e di richiami religiosi che lo rendono caldo e accogliente. Al suo interno c’è un grande tesoro di amore e di speranza: il cuore dell’”Hermano Pedro” sono i reparti dedicati ai bambini cerebrolesi, agli adulti portatori di handicap o affetti dal morbo di Parkinson o da demenza senile, ai giovani invalidi e alle tante situazioni senza possibilità di recupero. Per tutti c’è un sorriso, una parola, delle cure amorevoli da parte dei volontari, dei medici e fisioterapisti ammirevoli. A dirigere il tutto, con grande carità, attualmente c’è padre Giuseppe Contran, che si sta dando da fare in tutti i modi per sopperire ai bisogni anche economici dell’Istituzione e per trovarle spazi più ampi. Un benefattore gli ha donato il terreno ed è già pronto il progetto della nuova costruzione… Lui ha chiesto anche il nostro aiuto e io sono a disposizione: Vi propongo che ne parliamo, magari all’interno del Gruppo Missionario, per intraprendere qualche iniziativa concreta. La gente in Guatemala, e in tutto il Centroamerica che abbiamo visitato, è cordiale, calorosa, “mediterranea”. Anche la religiosità si esprime in forme più vistose, meno contenute delle nostre. La partecipazione alle celebrazioni religiose è numerosa, anche nei giorni feriali, ravvivata da strumenti musicali locali e da canti che coinvolgono tutti i fedeli. Nelle chiese, caratterizzate da navate molto lunghe, sono molto presenti le immagini di Cristo, della Madonna, dei Santi, quasi sempre ricoperti con vestiti di stoffa dai colori molto vivi. L’immagine di Cristo è spesso quella della Via Crucis, cruenta, ricoperta di sangue. Ad Antigua, ma anche in altre città, c’è una via, lungo la quale sono disposte le XIV stazioni della Via Crucis, della stessa lunghezza del percorso in Gerusalemme e che termina con una chiesa detta “Il Calvario”. Ebbene, quella via è teatro, durante la settimana santa, di una processione-rappresentazione della passione di Cristo ma non solo, allo stesso tempo religiosa e folcloristica, ricca di colori, di costumi e partecipata in modo incredibile, alla quale assistono migliaia e migliaia di turisti. Ogni chiesa, della regione da noi visitata, ha una cappellina dove è permanentemente esposto il Santissimo, e c’è sempre qualcuno che prega, che accende qualche cero. Sono rimasto colpito e commosso specialmente dalla fede e dalla devozione dei Maya. Nella zona del Quichè siamo stati ospiti della piccola comunità di Sant’Antonio, un villaggio maya che fa parte della parrocchia di Zacualpa, dove Padre Attilio ha celebrato la messa e la sua predica è stata via via tradotta nella lingua quichè da un interprete locale. I fedeli hanno cominciato ad arrivare in chiesa almeno un’ora prima, dopo aver percorso a piedi le impervie vie del loro territorio: entrate in chiesa, le famiglie rimanevano in ginocchio a lungo sul nudo pavimento prima di prender posto nei banchi. Grazie a padre Attilio Prandina in Guatemala, a padre Giuseppe Grigoli in El Salvador e a padre Giuseppe Prandina in Nicaragua, ci è stato possibile entrare in contatto con i fedeli delle loro chiese e parrocchie, conoscere le problematiche sociali del luogo e vivere qualche ora all’interno delle loro comunità francescane, dove c’è sempre una cappellina ove pregare.

I missionari francescani, infatti, coniugano molto bene lo spirito contemplativo con le attività pratiche e pastorali. Le loro abitazioni hanno sempre un chiostro attiguo e un piccolo orto-giardino, ove francescanamente convivono i fiori e le piante da frutto. I laici che collaborano alla catechesi e che sono impegnati nel sociale sono molti e attivi: in Centroamerica, come anche in Brasile, che in altra occasione ho avuto modo di conoscere, c’è una miriade di sette protestanti che cercano di fare adepti e spesso vi riescono. Per contrastarle non bastano i pochi preti a disposizione; occorrono laici preparati, e convinti della propria fede più che da noi. Mi sarebbe piaciuto parlarvi del vescovo Oscar Romero e dei molti religiosi e fedeli uccisi in El Salvador, Guatemala e Nicaragua per il loro impegno a difesa dei poveri e degli oppressi, ma lo spazio a disposizione non basta. Concludo allora parlando dell’ultima tappa del nostro viaggio, il Nicaragua. Non potremo presto dimenticare le giornate passate con Padre Giuseppe Prandina, a godere delle bellezze naturali , ad apprezzare la musica e il folclore locale e neppure i momenti di serenità o di preghiera con il gruppo di giovani (oltre 20) che a Diriamba stanno riflettendo, chiedendosi se dedicare la loro vita agli altri secondo la “regola” francescana.

A Diriamba Padre Giuseppe dirige una scuola ove bambini e bambine di famiglie povere, irregolari o in difficoltà, frequentano le lezioni, ricevono una refezione, indossano una divisa pulita, che elimina almeno la disparità del vestito. La scuola, l’educazione, l’istruzione, ... sono la base dell’emancipazione, ma hanno anche un costo. Come farvi fronte? I Francescani vivono di offerte: da una parte ricevono e dall’altra distribuiscono. Un piatto caldo per i più poveri c’è sempre, sia che si tratti dei consumatori di droga o degli alcoolizzati di Antigua Guatemala, sia che si tratti della vecchietta che bussa alla porta a Diriamba. Ovunque, dove siamo stati, abbiamo notato

attenzione per il sociale: nella parrocchia di Zacualpa (Guatemala) c’è un Centro Pastorale per l’emancipazione e la crescita delle donne indigene; in quella di Sant’Antonio da Padova a San Salvador funziona una scuola elementare, c’è una mensa per i poveri e vengono offerti essenziali servizi medico-sanitari. Ai Francescani tutti, frati o suore, che ci hanno aperto le porte delle loro comunità e del mondo nel quale operano, un grazie sincero. Piersilvio Brotto Cerca in internet http://www.diariomissionario.go.to