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2° Congresso Unificato delle Società Italiane di Medicina della Riproduzione Riccione 6-8 Maggio 2010 La Salute Riproduttiva CECOS, SIA, SIAMS, SIdR, SIERR, SIFES-MR, SIFR, SIOS Programma e abstract book

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2° Congresso Uni�catodelle Società Italiane di Medicina della Riproduzione

Riccione 6-8 Maggio 2010

La Salute Riproduttiva

CECOS, SIA, SIAMS, SIdR,SIERR, SIFES-MR, SIFR, SIOS

Programma e abstract book

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Carissimi Colleghi,

è un vero piacere dare a tutti voi il benvenuto a Riccione che ospita il 2° Congresso Unificato delle Società Italiane di Medicina della Riproduzione.

Il successo riscontrato nella 1a edizione del 2009, sia a livello scientifico che di partecipazione, ha confermato l’importanza e il valore di un incontro tra le diverse figure professionali presenti nel settore della Riproduzione Umana.

La formula è la stessa: ragionare su un tema generale attraverso lo sviluppo di topics specifici organizzati in sessioni di medicina sperimentale e clinica puntando a rendere protagonisti di tali sessioni le forze emergenti e più nuove del settore ed affidando agli opinion leader un ruolo di interlocuzione.

Il programma si articolerà in simposi, clinical e basic review, comunicazioni orali e poster. Tanti saranno i temi trattati: dalla PMA alla Biologia Molecolare. Ampio spazio verrà dato ai giovani con incontri e dibattiti che stimoleranno l’interattività tra relatori ed audience.

Ci sembra doveroso ricordare il supporto fondamentale e non condizionato delle Aziende Farmaceutiche che hanno partecipato al Congresso, contribuendo in modo sostanziale alla sua realizzazione.

Siamo sicuri, infine, che la città che ospita il Congresso sarà apprezzatanei momenti di libertà da tutti i partecipanti, ai quali rinnoviamo il più affettuoso e caloroso benvenuto insieme agli auguri di una proficua e serena attività congressuale.

I Presidenti delle Società Italianedi Medicina della Riproduzione

Lettera di Benvenuto

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SOCIETA’ SCIENTIFICHE PROMOTRICI

2° Congresso Uni�catodelle Società Italianedi Medicina della Riproduzione

CECOSCentro studi

Conservazione Ovocitie Sperma Umani

SIASocietà Italianadi Andrologia

SIAMSSocietà Italiana

di Andrologia e Medicinadella Sessualità

SIdRSocietà Italiana

della Riproduzione

SIERRSocietà Italiana

di Embriologia Riproduzionee Ricerca

SIFES-MRSocietà Italiana

di Fertilità e Sterilitàe Medicina della Riproduzione

SIFRSocietà Italiana

di Fisiopatologia della Riproduzione

SIOSSocietà Italiana

Ospedaliera Sterilità

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COMITATI

Comitato PromotoreRosanna Ciriminna - Presidente SIERRMauro Costa - Presidente SIOS Carlo Foresta - Presidente SIFRVincenzo Gentile - Presidente SIA Andrea Lenzi - Presidente SIAMSPaolo Emanuele Levi Setti - Presidente SIFES-MRClaudia Livi - Presidente CECOSAnnibale Volpe - Presidente SIdR Comitato ScientificoPaola AnseriniMaria Elisabetta CocciaGiovanni CoticchioLucia De SantisCristofaro De StefanoAlberto FerlinGiorgio FrancoLoredana GandiniAndrea GarollaEmmanuele A. JanniniAlessia NicoliRoberto PalermoRenzo PoliGuido RagniAndrea SaloniaCarla Tatone

Coordinatore del Comitato ScientificoAndrea Borini

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Paola Anserini (Genova)

Paolo Giovanni Artini (Pisa)

Davide Bizzaro (Ancona)

Luisa Bogliolo (Sassari)

Andrea Borini (Bologna)

Carlo Bulletti (Rimini)

Federica Casadei (Viterbo)

Rosanna Ciriminna (Palermo)

Maria Elisabetta Coccia (Firenze)

Giovanni Maria Colpi (Milano)

Mauro Costa (Genova)

Giuseppe De Placido (Napoli)

Lucia De Santis (Milano)

Alberto Ferlin (Padova)

Simone Ferrero (Genova)

Marco Filicori (Bologna)

Carlo Foresta (Padova)

Giorgio Franco (Roma)

Loredana Gandini (Roma)

Andrea Garolla (Padova)

Gianluca Gennarelli (Torino)

Vincenzo Gentile (Roma)

Luca Gianaroli (Bologna)

Ermanno Greco (Roma)

Antonino Guglielmino (Catania)

Vincenzo Iaconianni (Lugano)

Csilla Gabriella Krausz (Firenze)

Antonio La Marca (Modena)

Antonio Lanzone (Roma)

Andrea Lenzi (Roma)

Paolo Emanuele Levi Setti (Milano)

Claudia Livi (Firenze)

Mario Maggi (Firenze)

Valeria Merico (Pavia)

Monica Muratori (Firenze)

Alessia Nicoli (Reggio Emilia)

Paola Vittoria Novara (Rozzano - MI)

Antonio Palagiano (Napoli)

Roberto Palermo (Palermo)

Enrico Papaleo (Milano)

Lodovico Parmegiani (Bologna)

Fiore Pelliccione (L’ Aquila)

Renzo Poli (Padova)

Eleonora Porcu (Bologna)

Guido Ragni (Milano)

Laura Rienzi (Roma)

Daniele Romualdi (Roma)

Andrea Salonia (Milano)

Fabio Sapienza (Roma)

Valeria Savasi (Milano)

Giulia Scaravelli (Roma)

Riccardo Talevi (Napoli)

Massimo Tifi (Roma)

Tullia Todros (Torino)

Filippo Maria Ubaldi (Roma)

Chiara Valentini (Roma)

Walter Vegetti (Milano)

Elena Anna Maria Vegni (Milano)

Annibale Volpe (Modena)

RelATORI e MOdeRATORI

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14.00 Apertura dei lavori

14.15 Saluto dei Presidenti delle Società Scientifiche G. Ragni

lezione Magistrale Introduce A. Lenzi14.40 Mosaico Riproduttivo europeo L. Gianaroli (Presidente ESHRE)

Clinical Review Moderatori: C. Foresta, V. Gentile15.10 danno iatrogeno chirurgico nella fertilità maschile A. Salonia15.30 Comunicazione orale Elementi per predire la probabilità di recupero chirurgico positivo di gameti nei pazienti con azoospermia non ostruttiva - M. Castiglioni

Discussione

Simposio - Frammentazione dNA Moderatori: L. Gandini, C.G. Krausz15.50 Solo un significato biologico o una possibile interpretazione clinica? D. Bizzaro vs M. Muratori Discussione

Simposio Moderatori: P.E. Levi Setti, L. Rienzi16.30 Coltura a blastocisti come strategia clinica: pro e contro P.V. Novara vs L. Parmegiani

Discussione

17.10 Break

Simposio Ferring - la comunicazione medico-paziente Moderatori: A. Borini, C. De Stefano17.30 Il paziente come partecipante informato: il ruolo delle web communities F. Casadei17.50 la comunicazione del medico con la coppia nella medicina della riproduzione: cosa chiedo, cosa ascolto, e come? E.A.M. Vegni

Discussione 18.30 Sessione poster (moderazione itinerante a cura del Comitato Scientifico) Cocktail di benvenuto 19.30 Chiusura dei lavori

Programma

Giovedì 6 maggio - pomeriggio

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Clinical Review Moderatori: C. Bulletti, M.E. Coccia 8.30 danno chirurgico iatrogeno nella donna S. Ferrero 8.50 Comunicazione orale Chirurgia endoscopica dell’endometriosi ovarica: osservazioni istopatologiche sulla perdita di tessuto follicolare in corso di trattamento - V. Tagliaferri

Discussione

Basic Review Moderatori: A. Garolla, R. Talevi 9.10 Aspetti ultrastrutturali e molecolari della cinetica nemaspermica F. Pelliccione 9.30 Comunicazione orale Correlati clinici ed ecografici dell’interleuchina 8 nel liquido seminale - F. Lotti

Discussione

Basic Review Moderatori: R. Ciriminna, L. De Santis 9.50 Alterazioni biochimico-molecolari dell’oocita in condizioni di stress L. Bogliolo10.10 Comunicazione orale L’invecchiamento dell’ovocita: possibile ruolo del metilgliossale, una molecola citotossica prodotta dal metabolismo cellulare - C. Tatone

Discussione

10.30 Break

Simposio - Fertilità in età riproduttiva avanzata Moderatori: M. Costa, A. Volpe10.50 l’andrologo: C. Foresta11.05 Il medico della riproduzione: W. Vegetti11.20 l’ostetrica: T. Todros11.35 la comunicatrice: C. Valentini

Discussione

Simposio Merck Serono - PMA in Italia: oggi e domani Moderatori: A. Guglielmino, G. Ragni12.00 Un anno dopo la sentenza della Corte Costituzionale: quali risultati? F.M. Ubaldi Intervengono: A. Borini, P.E. Levi Setti Discussione12.30 Il futuro della PMA nella terapia individualizzata: dai protocolli di superovulazione alla natural IVF A. La Marca

Discussione

13.00 Lunch

Programma

Venerdì 7 maggio - mattina

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Clinical Review Moderatori: C. Bulletti, M.E. Coccia 8.30 danno chirurgico iatrogeno nella donna S. Ferrero 8.50 Comunicazione orale Chirurgia endoscopica dell’endometriosi ovarica: osservazioni istopatologiche sulla perdita di tessuto follicolare in corso di trattamento - V. Tagliaferri

Discussione

Basic Review Moderatori: A. Garolla, R. Talevi 9.10 Aspetti ultrastrutturali e molecolari della cinetica nemaspermica F. Pelliccione 9.30 Comunicazione orale Correlati clinici ed ecografici dell’interleuchina 8 nel liquido seminale - F. Lotti

Discussione

Basic Review Moderatori: R. Ciriminna, L. De Santis 9.50 Alterazioni biochimico-molecolari dell’oocita in condizioni di stress L. Bogliolo10.10 Comunicazione orale L’invecchiamento dell’ovocita: possibile ruolo del metilgliossale, una molecola citotossica prodotta dal metabolismo cellulare - C. Tatone

Discussione

10.30 Break

Simposio - Fertilità in età riproduttiva avanzata Moderatori: M. Costa, A. Volpe10.50 l’andrologo: C. Foresta11.05 Il medico della riproduzione: W. Vegetti11.20 l’ostetrica: T. Todros11.35 la comunicatrice: C. Valentini

Discussione

Simposio Merck Serono - PMA in Italia: oggi e domani Moderatori: A. Guglielmino, G. Ragni12.00 Un anno dopo la sentenza della Corte Costituzionale: quali risultati? F.M. Ubaldi Intervengono: A. Borini, P.E. Levi Setti Discussione12.30 Il futuro della PMA nella terapia individualizzata: dai protocolli di superovulazione alla natural IVF A. La Marca

Discussione

13.00 Lunch

Basic Review Moderatori: P.G. Artini, F.M. Ubaldi14.30 Follicologenesi in vivo e in vitro V. Merico14.50 Comunicazione orale Induzione della maturazione degli oociti in seguito a somministrazione di Lactobacillus rhamnosus in zebrafish: evidenze in vivo e in vitro - G. Gioacchini

Discussione

Simposio Organon Italia - Schering Plough Stato dell’arte e prospettive dei protocolli di stimolazione ovarica: un approccio centrato sul paziente Moderatori: A. Borini, M. Filicori15.10 Nuovi sviluppi nella stimolazione ovarica controllata G. De Placido15.30 evoluzione e futuro dei protocolli con antagonisti del GnRH F. Sapienza

Discussione

16.10 Break

Comunicazioni orali Moderatori: G. Franco, A. Nicoli

16.30 Conseguenze della crioconservazione degli ovociti in metafase II sul mantenimento cellulare del mRNA - G. Bonaventura16.40 Come gli spermatozoi percepiscono l’ovocita: un nuovo ruolo del signalling SDF1-CXCR4 - D. Zuccarello 16.50 Analisi delle componenti molecolari di oociti di zebrafish tramite la microspettroscopia microimaging FT-IR - E. Giorgini 17.00 Predizione della “live birth” nella IVF basata sull’AMH - G. Sighinolfi 17.10 Effetto del trattamento con elevata pressione idrostatica sulla qualità ed espressione genica di blastocisti di ovino prodotte in vitro - L. Bogliolo17.20 Transfer di blastocisti post vitrificazione - A. Cesana 17.30 Somministrazione di myo-inositolo in pazienti PCOS sottoposte a ciclo di FIVET/ICSI - O.M. Di Berardino

Programma

Venerdì 7 maggio - pomeriggio

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17.40 L’espressione del gene ESX1 e’ un marcatore di spermatogenesi residua in pazienti azoospermici - S. Tabano17.50 Vitrificazione di ovociti: arresto allo stadio pronucleare - E. Gismano 18.00 Legge 40 post sentenza consulta e applicazioni cliniche: case report embryo transfer selettivo - D. Caracciolo18.10 Pattern mestruale e funzione ovarica dopo trattamento laparoscopico dell’endometrioma ovarico - F. Rizzello18.20 La coltura estesa: una tecnica di successo - R. Poverini

18.30 Premio Merck Serono: Miglior comunicazione orale Premio Merck Serono: Miglior poster

18.35 Premio CeCOS: La preservazione della fertilità

Tavola rotonda Moderatori: A. Palagiano, E. Porcu18.40 la PMA in Italia un anno dopo la sentenza della Corte Costituzionale Presentazione di un questionario sull’approccio dei Centri Italiani alla PMA dopo la sentenza della Corte Costituzionale P. Anserini, R. Palermo Interverranno: Presidenti delle Società Scientifiche promotrici del Congresso e Giulia Scaravelli (Istituto Superiore di Sanità)

19.30 Chiusura dei lavori

21.00 Cena sociale

Venerdì 7 maggio - pomeriggio

Programma

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Clinical Review Moderatori: G. Gennarelli, A. Lanzone 9.00 Obesità e stimolazione ovarica D. Romualdi 9.20 Comunicazione orale Relazione tra assetto metabolico e funzione follicolare nella sindrome dell’ovaio policistico: l’ormone antimulleriano dopo trattamento antinsulinemico - S. De Cicco

Discussione

Clinical Review Moderatori: G.M. Colpi, C. Livi 9.40 la PMA nelle coppie sierodiscordanti V. Savasi 10.00 Comunicazione orale HPV e spermatozoi: meccanismi di legame e internalizzazione nell’ovocita - C. Patassini Discussione

10.20 Break

Simposio AB.el Science-Ware/exem Consulting Moderatore: P.G. Artini10.40 Sicurezza e qualità nei centri di PMA: percorsi di certificazione e gestione dei dati V. Iaconianni, M. Tifi

Relazione sponsorizzata da Ibsa Institut Biochimique Moderatore: C. Bulletti11.10 Progesterone, novità in tema di somministrazione: biodisponibilità e profilo cinetico E. Papaleo

Programma

Sabato 8 maggio - mattina

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Basic Review Moderatori: E. Greco, M. Maggi11.40 Stress e spermatogenesi A. Ferlin12.00 Comunicazione orale Un nuovo protocollo di decondensazione del DNA degli spermatozoi in vitro, per una corretta e rapida valutazione del DNA Content in citofluorimetria a flusso - N. Antonucci

Discussione

Clinical Review Moderatori: R. Palermo, R. Poli12.20 Protocolli di stimolazione nelle pazienti a rischio di iperstimolazione ovarica E. Papaleo12.40 Comunicazione orale Rischio di OHSS in cicli FIVET/ICSI nelle pazienti high responders o con PCO - L.H. Abbamonte

Discussione

13.00 Chiusura dei lavori

13.30 Lunch

Sabato 8 maggio - mattina

Programma

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COMUNICAZIONI ORAlI: OC01 - OC21

POSTeR: P01 - P21

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OC01 eleMeNTI PeR PRedIRe lA PROBABIlITA’ dI ReCUPeRO CHIRURGICO POSITIVO dI GAMeTI NeI PAZIeNTI CON AZOOSPeRMIA NON OSTRUTTIVA. M. Castiglioni1, P. Sulpizio, D. Giacchetta1, C. Pasquale1, G. Tesoriere1, G. Gazzano2, E.M. Colpi, G.M. Colpi11UOC Urologia II – Andrologia e Riproduzione Assistita, e 2UO Anatomia Patologica, Azienda Ospedaliera San Paolo - Polo Universitario, MilanoIntroduzione ed obiettivi: La TESE costituisce la procedura più utilizzata per il recupero di gameti nei pazienti azoospermici non ostruttivi (NOA), fornendo spermatozoi utilizzabili per ICSI nel 40-50% dei casi. Tuttavia per il clinico è fondamentale dare ad ogni paziente una corretta informazione circa le sue reali probabi-lità di recupero positivo. Attraverso la revisione della nostra casistica il presente studio si prefigge di fornire criteri probabilistici di recupero positivo. Materiali e metodi: Dal novembre 2003 al settembre 2009 sono stati sottoposti a TESE per recupero di gameti 356 pazienti con diagnosi accertata di NOA, privi di anomalie del cariotipo o del cromosoma Y. L’età media dei pazienti era di 36.8 anni (range:18-63). In tutti i casi è stato dosato il valore di FSH, ed è stato determinato oggettivamente il volume testicolare mediante ecografia ricorrendo alla formula dell’ellissoide. Il valore di FSH è risultato superiore alla norma nel 71.1% dei casi. Il volume testicolare medio è risultato di 7.8 ml (range: 1.9-21.3). Durante ciascuna TESE è stato prelevato una frammento di parenchima subalbugineo per esame istologico, che ha confermato la diagnosi di NOA, individuando 4 pattern: SCOS completa, SCOS incompleta, ipospermatogenesi severa e arresto maturativo.Risultati e conclusioni: Abbiamo individuato 3 classi di FSH e 3 classi di volume testicolare. Abbiamo recuperato spermatozoi in 158 casi su 356 (44.4%). In base al valore di FSH, i recuperi sono stati: quando FSH=Normale (N) il 56% (66/117), quando N<FSH<2N, il 48%( 66/125) quando FSH≥2N, il 28%( 32/114). In base al volume testicolare, i recuperi sono stati il 55% (34/61) se ≥12 ml, il 50% (50/99) se 8ml≤ volume< 12 ml, il 36% (72/196) se < 8 ml. Nella pratica clinica, questi dati ci permettono oggi di formalizzare preoperatoriamente ai nostri pazienti NOA la probabilità di recupero positivo basandoci sull’orchidometria e sul valore recente di FSH.

OC02CHIRURGIA eNdOSCOPICA dell’eNdOMeTRIOSI OVARICA:OSSeRVAZIONI ISTOPATOlOGICHe SUllA PeRdITA dI TeSSUTO FOllICOlARe IN CORSO dI TRATTAMeNTO Tagliaferri V., Romualdi D.1, De Cicco S.1, Campagna G.1, Guido M.1, Lanzone A.1 1: Dipartimento per la salute della donna e della vita nascente - Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma L’ovaio è tra gli organi maggiormente colpiti dall’endometriosi presentando una lesione del tutto peculiare detta endometrioma. La laparoscopia sembra essere la metodica di scelta nel trattamento chirurgico dell’endometrioma e la tecnica escissionale rappresenterebbe l’approccio migliore. Tuttavia, la tecnica escissionale di stripping, in quanto associata a rimozione di tessuto ovarico sano adiacente la parete della cisti, potrebbe danneggiare la riserva follicolare. L’obiettivo primario del nostro studio è quello di identificare retrospettivamente un marker di deplezione follicolare in relazione a parametri intrinseci dell’endometrioma quali: dimensioni della cisti, spessore e composizione qualitativa della capsula dell’endometrioma.Sono state arruolate quarantanove pazienti di età compresa tra 20 e 40 anni con diagnosi ecografica di cisti endometriosica che sono state sottoposte ad intervento laparoscopico di “stripping” della parete della cisti; i parametri istopatologici (numero di follicoli, dimensioni cisti, spessore e composizione qualitativa della capsula) sono stati analizzati dal patologo.La correlazione tra l’età delle pazienti ed il numero di follicoli osservati nella sezione istologica è risultata statisticamente significativa, inoltre abbiamo notato una relazione inversa statisticamente significativa tra dimensioni della cisti e numero di follicoli nella sezione istologica; analizzando lo spessore della capsula ed il numero di follicoli nella sezione, invece, non è stata notata alcuna relazione statisticamente significativa. Infine è stata valutata la composizione qualitativa della capsula e abbiamo notato che le cisti con una capsula di tipo fibroblastico erano associate ad una maggiore deplezione follicolare dopo chirurgia rispetto alle capsule di tipo fibrocitico.Nonostante l’esiguo numero di pazienti, il nostro studio suggerisce che altri parametri, oltre l’età e la riserva ovarica, dovrebbero essere considerati nel management di pazienti con endometrioma. In particolare, le dimensioni e la persistenza della cisti nell’ovaio potrebbero essere utilizzati come indicatori dell’aggressività dell’endometrioma.

Comunicazioni Orali

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OC03CORRelATI ClINICI ed eCOGRAFICI dell’INTeRleUCHINA 8 Nel lIQUIdO SeMINAle Lotti F.1, Corona G.1, Mancini M.2, Filimberti E.1, Degli Inncocenti S.1, Colpi G.M.2, Forti G.1, Maggi M.1 1Unità di Medicina della Sessualità e Andrologia, Università di Firenze, Firenze; 2Unità di Andrologia e Urologia, Ospedale San Paolo, Milano.Introduzione. L’interleuchina 8 nel liquido seminale (sIL-8) è un marker di prostatite. In questo studio abbiamo indagato l’associazione tra sIL-8 e alterazioni ecocolordoppler (ECD) del tratto genitale maschile suggestive per infezioni delle ghiandole accessorie maschili (MAGI). Metodi. Abbiamo studiato una serie consecutiva di 229 pazienti maschi (età media 35.5 ± 6.9 anni), che si sono rivolti per la prima volta ai nostri ambulatori per infertilità. Tutti i pazienti sono stati sottoposti, nel corso della stessa seduta, alla valutazione di parametri seminali (inclusa IL-8) e ormonali e allo studio ECD scrotale e transrettale, condotto prima e dopo eiaculazione. I sintomi di prostatite sono stati indagati valutando il punteggio del “National Institutes of Health Chronic Prostatitis Symptom Index” (NIH-CPSI). Risultati. Dopo correzione per età, abbiamo osservato un’associazione significativa tra sIL-8 e punteggio totale del NIH-CPSI (adj. r=0.127, p<0.05), in particolare nei domini del dolore (adj. r=0.124, p<0.05) e della qualità della vita (adj. r=0.121, p<0.05). La presenza di leucocitospermia è risultata strettamente associata a sIL-8 (accuratezza curva ROC=0.833±0.04, p<0.0001). Abbiamo osservato una correlazione inversa tra volume dell’eiaculato e sIL-8; altri parametri seminali o ormonali non hanno mostrato alcuna correlazione. All’ECD abbiamo osservato un’associazione significativa tra sIL-8 ed epididimi disomogenei, ipo-ecogeni, iper-ecogeni o con calcificazioni. Inoltre, abbiamo osservato un’associazione significativa tra sIL-8 e scarso svuotamento delle vescichette seminali, ectasia o calcificazioni dei dotti eiaculatori. Infine, abbiamo osservato un’associazione significativa tra sIL-8 e alterazioni ECD prostatiche: calcificazioni (presenza e dimensioni), ecostruttura disomogenea o ipoecogena e iperemia. In particolare, livelli più elevati di sIL-8 si associavano a maggiori velocità di flusso delle arterie prostatiche (HR = 2.79 [1.26-8.18]; p < 0.05). Non abbiamo osservato alcuna relazione tra sIL-8 e parametri testicolari. Conclusioni. sIL-8 si associa a sintomi e segni di MAGI e a numerose alterazioni ECD di epididimi, vescichette seminali, dotti eiaculatori e prostata, ma non testicolari. Pertanto, proponiamo la valutazione di sIL-8 per la diagnosi di MAGI.

OC04l’INVeCCHIAMeNTO dell’OVOCITA: POSSIBIle RUOlO del MeTIlGlIOSSAle, UNA MOleCOlA CITOTOSSICA PROdOTTA dAl MeTABOlISMO CellUlARe Tatone C.1, Carbone M.C. 2, Di Emidio G. 1, Amicarelli F.21Dip. di Scienze della Salute, 2Dip. di Biologia di Base ed Applicata, Università dell’Aquila. Introduzione ed obiettivi. L’invecchiamento ovarico è associato ad accumulo intraovarico di AGE (Advanced Glycation End products), danni al proteoma e ad una ridotta efficienza dei sistemi di scavenging di uno dei principali precursori di AGE, il metilgliossale (MG). Il MG è un’aldeide che, pur essendo prodotta fisiologicamente da diversi pathway metabolici, può avere effetti citotossici quali inibizione della proliferazione e della respirazione mitocondriale, attivazione di apoptosi e aumento di ROS. L’obiettivo di questo lavoro è stato quello di verificare se gli ovociti di mammifero esprimono i geni per i componenti del principale sistema di scavenging del MG e se l’invecchiamento influenza l’espressione di questi geni e la sensibilità degli ovociti a tale composto.Materiali e metodi: cDNA di ovociti a GV (DO e CEO) ed ovociti in MII di topi CD1 giovani (4-8 settimane) e riproduttivamente anziani (48-52 settimane) è stato ottenuto mediante il sistema Cell-to-cDNA (Ambion) e sottoposto a PCR semiquatitativa per l’identificazione dei trascritti della gliossalasi1 (Glo1) e della gliossalasi 2 (Glo2). Ovociti DO e CEO ottenuti da topi giovani e anziani sono stati sottoposti a maturazione in vitro in presenza di diverse concentrazione di MG (75-300 μM) ed osservati dopo 19 ore per la presenza del II globulo polare.Risultati: I trascritti GloI e GloII sono stati rilevati in ovociti DO e CEO, ma non negli ovociti in MII. Sia nei DO che nei CEO i livelli di Glo1 risultavano maggiori dei livelli di Glo2. Non si osservavano variazioni età-dipendenti. Sia nei DO che nei CEO il MG inibiva la maturazione in modo dose-dipendente, con un maggiore effetto nei DO. Al contrario dei giovani, negli anziani CEO e DO mostravano lo stesso rate di maturazione. Al contrario dei DO, i CEO anziani erano più sensibili all’MG rispetto ai CEO giovani.Conclusioni. I risultati ottenuti suggeriscono che i sistemi di detossificazione di composti carbonilici reattivi possano svolgere un ruolo fisiologico importante durante la maturazione dell’ovocita influenzando la competenza per lo sviluppo nelle cellule germinali prodotte in avanzata età riproduttiva.

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OC05INdUZIONe dellA MATURAZIONe deGlI OOCITI IN SeGUITO A SOMMINISTRAZIONe dI lactobacillus rhamnosus IN ZeBRAFISH: eVIdeNZe IN VIVO e IN VITRO Gioacchini G1, Bizzaro D2, Giorgini E3, Ferraris P3, Sabbatini S3 and Carnevali O1.1 Dipartimento di Scienze del Mare, 2Dipartimento Biochimica, Biologia e Genetica, 3 Dipartimento ISAC, Università Politecnica delle Marche, Ancona, ItaliaSebbene gli effetti positivi dell’uso dei probiotici fin’ora dimostrati siano molteplici non è mai stato messo in evidenza un loro possibile effetto sulla riproduzione.A tale scopo in questo studio sono stati valutati gli effetti della somministrazione del probiotico L. rhamnosus, usato come additivo alimentare, sulle performance riproduttive e in particolare sul processo di maturazione degli oociti di zebrafish (Danio rerio).10 giorni di trattamento con probiotico (106/ml CFU) hanno indotto nell’ovario variazioni molecolari significative, in particolare si è osservato un aumento di espressione del gene dell’ enzima 20β-idrossi-steroido-deidrogenase (20βHSD), coinvolto nella sintesi del 17,20β-diidrossi-4-pregnene-3-one (MIH), responsabile della prima divisione meiotica degli oociti, un aumento dell’isoforma β del recettore di membrana dell’MIH (mPRβ) e un aumento dei livelli del mRNA della Ciclina B, coinvolta nella formazione del fattore promuovente la maturazione (MPF).Allo stesso modo è stato messo in evidenza una diminuzione dell’espressione di molecole che bloccano la ripresa della II divisione meiotica come il fattore di trasformazione β1 (TGFβ1), il fattore di crescita e differenziamento9 (GDF9) e il fattore morfogenetico delle ossa (BMP15).Analisi condotte tramite microspettroscopia FT-IR hanno messo in evidenza alcuni cambiamenti molecolari indotti dal probiotico durante la fase di maturazione come l’aumento dell’uptake di acqua e dei processi di fosforilazione in concomitanza a modificazioni alla struttura secondaria delle proteine e alla formazione di derivati insaturi negli oociti maturi.Infine test di maturazione in vitro degli oociti hanno messo in evidenza che oociti prelevati da femmine alimentate con probiotico hanno raggiunto una più alta percentuale di maturazione.I risultati di questo studio ci fanno concludere che nello zebrafish, l’uso del probiotico L. rhamnosus nella dieta promuove il processo di maturazione degli oociti. Visto che lo zebrafish è considerato un ottimo modello per studi di genetica e sviluppo embrionale e più recentemente per ricerche biomediche, la somministrazione dei probiotici potrebbe avere una potenziale applicazione anche in tecniche di riproduzione assistita di altri animali compreso l’uomo.

OC06CONSeGUeNZe dellA CRIOCONSeRVAZIONe deGlI OVOCITI IN MeTAFASe II SUl MANTeNIMeNTO CellUlARe del mRNAS. Chamayou1, G. Bonaventura2, A. Guglielmino1, L. Alecci1, D. Tibullo3, F. Diraimondo3, M.L. Barcellona21UMR Fondazione Hera,2Dip.Chim.Biol.Chim.Med.Biol.Mol.Università di Catania, 3Dip.Sc.Biom.Osp.Ferrarotto CataniaIntroduzione: In letteratura, poche informazioni sono state riportate in merito ad un possibile danneggiamento sia a carico dell’mRNA che delle proteine coinvolte in diversi pathways molecolari in seguito alla crioconservazione ovocitaria dopo lo Slow freezing/rapid thawing (SF/RT) o la vitrificazione/sconlegalemto (V/S). L’obbiettivo del nostro studio è di quantificare l’mRNA di tre gruppi di proteine coinvolte 1) nell’organizzazione strutturale del DNA (NAP1L1, TOP1, H1F0H1), 2) i pathways energetici mitocondriali (ATP5GJ, SDHC), 3) la regolazione del ciclo cellulare (CLTA, MAPK6, CKS2) in ovociti dopo SF/RT e ovociti dopo V/S. i risultati sono confrontati con ovociti freschi. Tutti gli ovociti analizzati sono in metafase II. Materiali e Metodi : Gli ovociti utilizzati sono stati donati dalle pazienti per la ricerca e divisi in tre gruppi di 15 ciascuno (freschi, dopo SF/RT e dopo V/S). L’mRNA totale di ciascun gruppo è stato estratto utilizzando il PicoPure RNA isolation kit. Un μg di RNA totale (in un volume di reazione di 20 ul) è stato retrotrascritto utilizzando l’enzima Reverse transcriptasi e un aliquota di Oligo dt in una reazione standard. E’ stata effettuata una valutazione semi quantitativa con un analisi densitometrica.Risultati: E’ stato riscontrato un complessivo decremento dell’mRNA degli ovociti crioconservati rispetto ai freschi. L’espressione dei geni coinvolti nel mantenimento dell’integrità strutturale del DNA sono stati rispettivamente di 22,2 % dopo SF/RT e di 74,2% dopo V/S rispetto agli ovociti freschi. I risultati per i geni coinvolti nei pathways energitici mostrano una riduzione del 30,6% dopo SF/RT e del 61,5% dopo V/S rispetto agli ovociti freschi, mentre nel caso delle proteine coinvolte nella regolazione del ciclo cellulare il decremento è del 25,9% dopo SF/RT e del 51,9 % rispetto agli ovociti freschi. Il decremento dell’mRNA dopo V/S è stato minore rispetto al protocollo SF/RT. Conclusione: Entrambi i protocolli compromettono i processi di traslazione ovocitaria benchè la vitrificazione appaia essere più conservativa.

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OC07COMe GlI SPeRMATOZOI PeRCePISCONO l’OVOCITA: UN NUOVO RUOlO del SIGNAllING SdF1-CXCR4Daniela Zuccarello1, Alberto Ferlin1, Andrea Garolla1, Massimo Menegazzo1, Lisa Perilli1, Guido Ambrosini2, Carlo Foresta1.1 Dipartimento di Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche, Sezione di Patologia Clinica e Centro di Crioconservazione dei Gameti Maschili, Università di Padova. 2 Istituto di Ginecologia e Ostetricia, Università di Padova.Introduzione e Obiettivi: Per consentire la fecondazione, gli spermatozoi eiaculati devono raggiungere l’ovocita che, dopo l’ovulazione, si sposta dall’ovaio lungo la tuba di Falloppio. Due sono i meccanismi noti di indirizzamento spermatico: la termotassi e la chemiotassi, che agiscono, rispettivamente, a lungo e a breve raggio. L’identità delle sostanze chemiotattiche nell’uomo è per lo più sconosciuta. Qui riportiamo l’identificazione di una nuova sostanza chemiotattica per gli spermatozoi chiamata SDF1 (chemokine stromal cell-derived factor-1), la sua localizzazione e il suo ruolo nella chemiotassi spermatica.Materiali e Metodi: Mediante tecniche di immunoistochimica, immunofluorescenza, Real-time PCR, E.L.I.S.A., Western Immunoblotting e saggio di chemiotassi ascendente abbiamo analizzato: 1) l’espressione di SDF1 nell’ovocita, nell’utero e nel fluido follicolare; 2) la presenza del suo specifico recettore CXCR4 (chemokine CXC motif receptor 4) negli spermatozoi; 3) la capacità degli spermatozoi di migrare verso la fonte di SDF1; 4) il pathway di secondi messaggeri presenti nello spermatozoo che si attiva a seguito di chemiotassi.Risultati e Conclusioni: I risultati dimostrato che SDF1 è espresso negli ovociti, nell’endometrio e nel fluido follicolare, così come CXCR4 è espresso nella testa degli spermatozoi. Inoltre, abbiamo trovato che SDF1 è capace di attirare gli spermatozoi aumentando la concentrazione intracellulare di calcio senza indurre reazione acrosomiale. Questi risultati suggeriscono che SDF1 potrebbe essere il principale responsabile della chemiotassi spermatica a lungo raggio e che potrebbe essere utilizzato per manipolare la fecondazione umana.

OC08ANAlISI delle COMPONeNTI MOleCOlARI dI OOCITI dI ZeBRAFISH TRAMITe lA MICROSPeTTROSCOPIA MICROIMAGING FT-IR Carnevali O.1, Conti C.2, Ferraris P.2, Gioacchini G.1, Giorgini E.2, Sabbatini S.2, Tosi G.21 Dipartimento di Scienze del Mare,2 Dipartimento ISAC, Università Politecnica delle Marche, AnconaNell’ultimo decennio, zebrafish (Danio rerio) è stato considerato un eccellente modello per studi di genetica e sviluppo embrionale e più recentemente per studi su malattie umane e per lo screening di nuovi farmaci.. Le femmine adulte di zebrafish hanno un ovario asincrono in cui sono presenti contemporaneamente oociti appartenenti a tutte le cinque classi descritte in questa specie. La fase di crescita degli oociti è caratterizzata da rilevanti modificazioni della componente proteica dovute al taglio proteolitico della vitellogenina una glicolipofosfoproteina sesso specifica prodotta nel fegato, che porta alla formazione delle tre componenti principali del tuorlo (la fosvitina e la lipovitellina 1 e 2).La spettroscopia Fourier Transform Infrared (FT-IR) è considerata una tecnica utile per analizzare la composozione chimica e la chimica macromolecolare di cellule e tessuti. Per questo abbiamo ritenuto opportuna questa tecnica per compiere un analisi vibrazionale su sezioni di ovario e oociti isolati di zebrafish, con l’intento di studiare i cambiamenti molecolari che avvengono durante la follicologenesi. Tutti i campioni sono stati depositati su supporti di silicone , i dati spettrali sono stati acquisiti a temperatura ambiente con un Perkin Elmer Spotlight 400, equipaggiato con un microscopio Perkin–Elmer Autoimage, con una risoluzione spaziale di 6.5x6.5 μm2. Gli spettri rappresentativi di oociti di classe I-II, IIIA, IIIB and IV sono stati analizzati tramite Hierarchical Clustering Analysis and Principal Component Analysis e sono stati evidenziati patterns vibrazionali corrispondenti ai diversi stadi di maturazione. Rilevanti differenze sono state evidenziate tra le varie classi: in particolare: l’aumento della banda convoluta a 2925 cm¯¹ (CH2 and CH3 stretching modes), come l’intensità del rapporto delle bande 2926/2954 cm¯¹ (νasym CH₂/CH₃), 2854/2873 cm¯¹ (νsym CH₂/CH₃) e 1452/1392 cm¯¹ (δCH2/3/νsymCOO¯), suggerendo la presenza di catene lipidiche più lunghe nelle classi più mature.; l’ampiezza delle bande Amide I e II e l’assorbimento a 1737 (νC=O, phospholipids) e a 1157 cm-1 (νC-O and νC-OH carbohydrates) trovati negli spettri di lipovitellina e vitellogenina, sono presenti in oociti di classe III e IV. Utilizzando procedure multivariate è stato possibile generare e comparare le correlation maps nel range 1800-1480 cm-1, e ne è emerso che in oociti di classe IV la vitellogenina è localizzata in maniera principale nella parte più esterna mentre la lipovitellina e la fosvitina sono localizzate più centralmente. Conclusions. I risultati ottenuti in questo lavoro dimostrano che la microscopia FT-IT è una ottima tecnica per sottolineare monitorare i cambiamenti morfologici e molecolari che avvengo durante la maturazione degli oociti in zebrafish.

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OC09PRedIZIONe dellA “lIVe BIRTH” NellA IVF BASATA SUll’AMHSighinolfi G., La Marca A., Giulini S., Tirelli A., Tagliasacchi D., Marsella T., Xella S., Volpe A.Dipartimento Materno-Infantile, Ginecologia ed Ostetricia, Università di Modena e Reggio EmiliaLa predizione degli outcome della fecondazione in vitro è da sempre un argomento di grande interesse e molti mo-delli sono stati proposti per la predizione di gravidanza o “live birth”.Lo scopo dello studio è stato quello di valutare se l’AMH poteva essere inserito in un modello matematico al fine di predire con migliore accuratezza, rispetto alla sola età della donna, la probabilità di “live birth” in seguito a un primo ciclo di fecondazione in vitro.Sono stati analizzati i cicli effettuati nel nostro centro fra il 2005 e il 2008 con le seguenti caratteristiche: 1. primo ciclo; 2. assenza di patologia uterina e di pregressa chirurgia ovarica 3. assenza di fattore di infertilità maschile severo; 4. età materna < 42 anni; 5. protocollo lungo con agonisti del GnRH. La misurazione dell’AMH è stata effettuata in fase follicolare precoce, prima della soppressione ovarica con analoghi del GnRH.Delle 381 pazienti oggetto di studio, 101 (26,6%) hanno avuto una gravidanza esitata nella nascita di almeno un bimbo vivo. Non sono state trovate correlazioni significative fra la “live birth rate” e il BMI, la durata, il tipo o la causa di infertilità. L’analisi statistica ha portato a concludere che la probabilità di “live birth” è significativamente condizionata dell’età materna e dai livelli di AMH. E’ stata elaborata una formula matematica per predire la “live birth rate” unicamente in base all’età anagrafica della paziente e al valore di AMH.Per facilitare l’utilizzo del modello nella pratica clinica, è stata creata una tabella, dove, incrociando l’età della paziente e il valore di AMH, si può calcolare la live birth in seguito a IVF.Lo studio dimostra che l’AMH è significativamente associato alla “live birth” e che questa associazione è indipendente dall’età. Dimostra, inoltre, che un modello basato sull’età e l’AMH è in grado di predire la “live birth” in seguito a un primo ciclo di fecondazione in vitro con maggiore precisione rispetto alla sola età della donna.

OC10eFFeTTO del TRATTAMeNTO CON eleVATA PReSSIONe IdROSTATICA SUllA QUAlITA’ ed eSPReSSIONe GeNICA dI BlASTOCISTI dI OVINO PROdOTTe IN VITRO Bogliolo L. Bebbere D., Ariu F. Ledda S.Dipartimento di Patologia e Clinica Ostetrica-Università di Sassari.Il trattamento con elevata pressione idrostatica (HHP) è una tecnica che è stata introdotta recentemente nel campo della embriologia come approccio per conferire a gameti ed embrioni maggiore resistenza a condizioni non ottimali (crioconservazione, micromanipolazione, coltura in vitro…). Scopo del presente lavoro è stato quello di valutare l’effetto dell’esposizione a HHP sull’espressione genica, sopravvivenza e qualità di blastocisti di ovino prodotte in vitro Blastocisti di ovino prodotte in vitro sono state caricate in paillettes da 0.5ml e deposte nella camera di pressurizzazione(Cryo-Innovation Inc. Budapest Ungary) a 400bar, 38°C per 70 min. Blastocisti non trattate sono state utilizzato come controllo. Al termine del trattamento un gruppo di blastocisti è stato processato per quantificare l’espressione di 8 geni mediante trascrizione inversa e RealTime PCR. Le altre blastocisti sono state coltivate in vitro per 24 ore. Successivamente è stata valutata la loro sopravvivenza, schiusa dalla zona pellucida e, dopo fissazione e colorazione, è stata effettuata la conta dei nuclei e l’analisi dell’indice picnotico. I risultati hanno evidenziato una significativa (P<0.05, Anova) riduzione dei trascritti per BAX e OCT4 nel gruppo di blastocisti trattate rispetto al controllo mentre per gli altri geni (Aquaporina 3, E-Caderina, HSP90b, NaKATPase, Nanog and TP53) non è stata rilevata nessuna differenza. Nelle blastocisti esposte a HHP è stata registrata una percentuale di schiusa sovrapponibile al controllo ( 87.5% vs 85.3%), un numero significativamente superiore di cellule (161.3± 8.7 vs 123.9±9.4, P< 0.01) e una minore percentuale della picnosi cellulare ( IP: 1.28±0.4% vs 3.84±0.6%, P<0.05).In conclusione i risultati del presente lavoro indicano che il trattamento con HHP delle blastocisti di ovino prodotte in vitro determina cambiamenti della loro espressione genica, migliora la loro qualità incrementando il numero cellulare e riducendo la picnosi nucleare.

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OC11TRANSFeR dI BlASTOCISTI POST VITRIFICAZIONeCesana A, Smeraldi A, Albani E, Parini V, Novara PV, Levi Setti PE.Dipartimento di Ginecologia e Medicina della RiproduzioneIRCCS Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Mi).INTRODUZIONE ED OBIETTIVI: La sentenza 151 della Corte Costituzionale ha modificato alcuni aspetti della Legge 40 ed in particolare l’articolo 14, creando la possibilità di utilizzare un numero maggiore di ovociti. Questa modifica non solo riduce il rischio di non fecondazione, ma permette di scegliere gli embrioni più idonei per il trasferimento. Il nostro Istituto utilizza un numero di ovociti ritenuto ottimale, in base alla storia clinica della singola coppia e previa firma del consenso informato. In seconda (G2) o terza giornata (G3) viene trasferito, dopo selezione su base morfologica, il numero di embrioni ritenuto idoneo per una buona prognosi della coppia in base all’età ed ai precedenti tentativi. Gli embrioni non trasferiti rimangono in coltura fino alla settima giornata (G7) e solo quelli che raggiungono lo stadio di blastocisti sono crioconservati. In questo studio abbiamo analizzato retrospettivamente i risultati dei cicli di scongelamento di blastocisti post vitrificazione.MATERIALI E METODI: Le blastocisti sono state crioconservate in G5 o G6 mediante vitrificazione secondo il protocollo di Kuwayama. Nessun embrione ha raggiunto lo stadio di blastocisti dopo G6. Il transfer è stato eseguito previa preparazione endometriale mediante supporto estro-progestinico sincronizzando la giornata del trasferimento a quella della crioconservazione.RISULTATI: Da settembre 2009 a marzo 2010 sono stati eseguiti 81 cicli di scongelamento in pazienti con età media allo scongelamento di 36.1 ± 3.7 anni. Sono state scongelate 116 blastocisti e 107 sono sopravvissute (92.2%). In 6 cicli (7.4%) non è stato possibile eseguire il transfer per non sopravvivenza delle blastocisti. 107 blastocisti sono state trasferite in 75 pazienti (media 1.4 ± 0.7) ottenendo 24 gravidanze cliniche e 29 impianti. La probabilità di gravidanza è stata pari al 29.6% per scongelamento e pari al 32.0% per transfer. La percentuale di impianto è stata del 27.1% con un 20.8% di gravidanze gemellari.CONCLUSIONI: I nostri risultati preliminari su un campione limitato di pazienti, mostrano un’elevata probabilità di gravidanza ed impianto, paragonabile o superiore a quella ottenuta con il trasferimento a fresco in G2-G3 nella nostra popolazione generale (27.4% gravidanza/transfer, 15.0% di impianto su 1026 cicli maggio/dicembre 2009). Tali risultati, ottenuti con embrioni non destinati al trasferimento a fresco in G2-G3, dimostrano come questo approccio terapeutico porti un miglioramento alla prognosi delle coppie e suggerisca di proporre il transfer a blastocisti in gruppi selezionati di pazienti anche su ciclo a fresco.

OC12SOMMINISTRAZIONe dI MYO-INOSITOlO IN PAZIeNTI PCOS SOTTOPOSTe A CIClO dI FIVeT/ICSIO.M. Di Berardino, P. Monteleone, V. Valentino,M. Ruggiero, F. Papini, V.Cela, P.G.Artini, A.R. GenazzaniDipartimento di Medicina della Riproduzione e dell’Età Evolutiva Divisione di Ginecologia e Ostetricia – Università di PisaIntroduzione e obiettivi: La PCOS è caratterizzata da anovularietà cronica e da iperandrogenismo. Recentemente è stato rilevato che un numero sempre maggiore di donne PCOS manifestano una forma di resistenza insulinica. Recenti studi suggeriscono che l’anomalo funzionamento dell’insulina potrebbe essere dipendente dai mediatori inositolphosphoglycanici dellì’azione dell’insulina, suggerendo che la mancanza in un D-chiro-inositolo specifico (DCI) contenente inositolphosphoglycano può essere alla base della resistenza insulinica. La somministrazione di DCI si è dimostrata efficace nel ridurre la resistenza insulina migliorando la funzione ovarica e riducendo l’iperandrogenismo. Un notevole interesse è stato rivolto al myo-Inositolo in quanto sembra correlato anch’esso alla funzionalità ovarica e alla qualità ovocitaria in pazienti che si sottopongono a cicli di fecondazione assistita. Tali dati sostengono inoltre un ruolo specifico del MYO sulla funzione ovarica gonadotropina-indotta. Lo scopo del nostro studio è di valutare gli effetti della somministrazione di myo-inositolo sui parametri ormonali e clinici in un gruppo di pazienti PCOS che si sottopongono a FIVET/ICSI. Materiali e metodi: Per lo studio sono state reclutate 28 donne: 15 sono state sottoposte ad un trattamento con 2 g di myo-inositolo più 200 mg di acido folico giornaliero per 12 settimane; 13 sono state trattate con solo 200 mg di acido folico giornaliero per 12 settimane (gruppo controllo). In tutte le pazienti sono stati valutati, all’inizio e dopo 12 settimane di trattamento (giorno prima del Pick-Up), LH, FSH, PRL, estradiolo, androstenedione, 17 idrossi-progesterone, progesterone, testoterone e OGTT, per la determinazione del glucosio e dell’insulina. Dopo il Pick-up abbiamo valutato la dimensione dei follicoli, il valore dell’estradiolo, il numero e la qualità ovocitaria, i cicli interrotti, la qualità embrionaria e i tassi di gravidanza. Risultati: La media degli ovociti recuperati nelle pazienti trattate è 6.5 vs 10.8 nei controlli con ovociti top quality che sono il 65% contro il 36% nelle pazienti trattate con solo acido folico. E’ statisticamente significativo il numero di follicoli di diametro> di 16 mm nelle pazienti trattate con myo-inositolo rispetto ai controlli in cui sono presenti un maggior numero di follicoli di diametro< a 12 mm. Il tasso di gravidanza è statisticamente significativo (60% vs 15%).Conclusioni: Il nostro studio evidenzia l’effetto positivo del myo-inositolo sulle pazienti PCOS sia a livello metabolico ed ormonale ma anche per quanto riguarda la funzione ovulatoria e riproduttiva.

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OC13l’eSPReSSIONe del GeNe eSX1 e’ UN MARCATORe dI SPeRMATOGeNeSI ReSIdUA IN PAZIeNTI AZOOSPeRMICI.S. Tabano1, M. Castiglioni2, G. Gazzano3, P. Colapietro1, E. Bonaparte1, M. Miozzo1, G. Contalbi2, F. Nerva2, P. Sulpizio2, G.M. Colpi21 Dipartimento di Medicina, Chirurgia e Odontoiatria Università degli Studi di MilanoCattedra di Genetica Medica, Polo Universitario S. Paolo.2 UOC Urologia II - Andrologia e Riproduzione Assistita, Azienda Ospedaliera San Paolo - Polo Universitario, Milano3 UO Anatomia Patologica, Azienda Ospedaliera San Paolo - Polo Universitario, MilanoIntroduzione: L’individuazione di marcatori molecolari di spermatogenesi residua in individui azoospermici può essere vantaggioso per prevedere il recupero di spermatozoi in pazienti con Azoospermia Non-Ostruttiva (NOA) sottoposti a TESE o MicroTESE. Lo scopo della ricerca è verificare se il gene ESX1 rappresenti un marcatore di spermatogenesi. ESX1 è localizzato sul cromosoma X, espresso nel testicolo solo nelle cellule germinali. Dati nel topo indicano espressione nelle cellule in pre-leptotene e negli spermatociti.Popolazione e Metodi: Sono state studiate biopsie testicolari di 48 pazienti NOA e 33 con Azoospermia Ostrutti-va (OA) da noi sottoposti a TESE o MicroTESE (a seguito del consenso informato). Dalle biopsie testicolari è stata eseguita l’analisi molecolare del gene ESX1 al fine di: 1) valutare i livelli di espressione dell’RNA messaggero ESX1 (estrazione di mRNA e RT-PCR); 2) escludere la presenza di mutazioni del gene (sequenziamento automatico); 3) valutare lo stato epigenetico (metilazione) del promotore di ESX1(Pyrosequencing). I risultati delle indagini molecolari sono stati confrontati con quelli dell’analisi istologica di un frammento adiacente e con il recupero di spermatozoi in sede operatoria. Risultati: l’mRNA di ESX1 era presente in: 33/33 OA, 18/18 NOA con istologia di ipospermatogenesi, 2/2 di NOA con arresto maturativo incompleto, 4/6 NOA con arresto maturativo completo, 5/6 NOA con Sindrome a sole cellule di Sertoli (SCOS) incompleta e 3/16 NOA con SCOS completa.. In nessun caso sono state riscontrate mutazioni del gene; i livelli di metilazione del promotore di ESX correlano con la presenza dell’espressione del gene. L’espressione del gene e il recupero degli spermatozoi mostravano dati concordanti nel 74% dei soggetti sottoposti a TESE (e solo nel 27% di quelli sottoposti a microTESE: la MicroTESE infatti recupera microcampioni di polpa da aree diverse, rispetto al frammento usato per il marcatore ESX1).Conclusioni: ESX1 rappresenta un marcatore attendibile di spermatogenesi residua in pazienti azoospermici. Studi ulteriori sono in corso per la sua determinazione preventiva con metodica mini-invasiva al fine di pre-selezionare i soggetti NOA con maggior probabilità di recupero positivo da sottoporre a TESE.

OC14VITRIFICAZIONe dI OVOCITI: ARReSTO AllO STAdIO PRONUCleAReGismano E., Cino I., Calzi F., Rabellotti E., De Santis L.Scienze Natalità, Fisiopatologia della Riproduzione, H S. Raffaele, MilanoIntroduzione ed obiettivi: esistono due differenti approcci metodologici per crioconservare ovociti: congelamento lento (SF) e vitrificazione (VT). Il primo è un sistema consolidato da esperienza decennale che, pur con il limite della sovravvivenza ovocitaria post scongelamento, ha dimostrato di poter fornire risultati soddisfacenti; il secondo, di più recente introduzione in ambito riproduttivo umano, consente di ottenere tassi estremamente elevati di recupero ed è probabilmente la tecnica più promettente anche in considerazione del fatto che non richiede strumentazioni specifiche. Tuttavia la vitrificazione, per le sue caratteristiche intrinseche è una tecnica molto sensibile i cui risultati clinici possono subire grandi variazioni in base all’esperienza e alla corretta esecuzione di ogni singolo passaggio. Nella nostra esperienza iniziale l’aspetto più eclatante osservato è stato l’arresto allo stadio pronucleare di ovociti correttamente fecondati. Materiali e metodi: la procedura di vitrificazione e warming utilizzata è quella già descrit-ta da Rienzi et al., 2010. Sono stati considerati i cicli di scongelamento di 19 pazienti con età media di 35.6± 2.9 gruppo A1). I risultati ottenuti sono stati confrontati con il gruppo costituito dalle stesse pazienti su ciclo fresco (A2) e con un gruppo di 18 pazienti (età 35.1± 1.8) sottoposte nello stesso periodo allo scongelamento di ovociti crioconservati mediante metodica SF (B). Risultati e conclusioni: nel gruppo A1 sono stati scongelati 96 ovociti l’80% dei quali è sopravvissuto risultando idoneo per la ICSI. La percentuale di fertilizzazione è stata del 68% con una successiva percentuale di clivaggio del 62%; inaspettatamente il 30% degli ovociti correttamente fecondati si è arrestato allo stadio di 2PN. Nel gruppo A2 sono stati utilizzati 83 ovociti (ICSI) e le percentuali di fecondazione, clivaggio ed arresto sono risultate del 73%, del 93% e del 2% rispettivamente. Nel gruppo B sono stati scongelati 95 ovociti con una percentuale di sopravvivenza del 62%. Tutti gli ovociti sono stati iniettati e le percentuali di fertilizzazione e clivaggio ed arresto sono risultate rispettivamente del 66%, del 90% e del

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3%. Per quanto riguarda gli embrioni ottenuti, si è riscontrata una differenze nella qualità (I+II: B=77% vs A1=61%, III: B=23% vs A1=39%) fra gruppi A1 e B mentre il numero di cellule al momento del transfer è risultato comparabile fra le due tecniche benché minore rispetto al gruppo A2. Nel gruppo A1 non sono state ottenute gravidanze. Considerando l’arresto allo stadio pronucleare e la minor qualità embrionaria complessiva nel clivaggio, la vitrificazione sembra, almeno nella nostra iniziale esperienza, risentire sia di un aspetto “curva di apprendimento” che di un fattore intrinseco alla tecnica.

OC15leGGe 40 POST SeNTeNZA CONSUlTA e APPlICAZIONI ClINICHe:CASe RePORT eMBRYO TRANSFeR SeleTTIVOD. Caracciolo, C. Parri, S. Barone, S. Pastine, E. Rapalini,. E. Palla, GP Cima, ME Coccia* Centro di Procreazione Medicalmente Assistita, Usl 12 Ospedale Versilia Lido di Camaiore (LU); DAI-MI AOUCareggi Università di FirenzeIntroduzione:la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’art.14, comma 2, della legge40, dove prevede che ci sia un “unico e contemporaneo impianto di embrioni,comunque non superiore a tre”;CC ha, anche dichiarato inammissibile, l’art.6 che vieta la crioconservazione degli embrioni. Ciò ha aperto un nuovo orizzonte nell’ambito della fecondazione assistita e delle sue applicazioni cliniche.Obiettivo: ciclo di IVF con select embryo transfer e crio degli embrioni fertilizzati in paziente sottoposta a laparomiomectomiaMateriali e Metodi: Case ReportPaziente di 37aa, parità 0030. Sottoposta nel 2004 a laparoscopia con salpingectomia, nel 2008 a laparomiomectomia.Nel giugno 2009 è stata programmata l’IVF con un protocollo lungo, con GnRHa e FSH-r .L’E2 il gg del prelievo ovocitario è stato di 2065 pg/ml, con 7 Follicoli totali di cui 7 (> a 16 mm). Risultati: Sono stati prelevati 3 ovociti MII, ed è stata eseguita una Fivet.Si sono sviluppati 3 embrioni, E’ stato deciso di eseguire un transfer selettivo dell’embrione a 4 cellule e crioconservare i restanti due. Il transfer, ha dato esito positivo, con beta-hCG di 77 mUI/ml e la gravidanza ha avuto un decorso regolare fino alla 24a w. A 37 settimana dato il peggioramento della sopraggiunta colestasi gravidica si è eseguito TC,. Il peso alla nascita è stato di 3130 gr e sesso M. Conclusioni: In relazione all’intervento di miomectomia abbiamo ritenuto opportuno eseguire un transfer selettivo reso possibile dalla recente sentenza della CC. Le gravidanze multiple ed i parti pretermine rappresentano uno dei maggiori fatti avversi delle tecniche di PMA. La possibilità di poter trasferire, come in questo caso, un singolo embrione ha portato con successo alla nascita di un neonato sano, ma soprattutto non ha esposto la madre a rischio di gravidanza multipla e rottura d’utero in corso della gravidanza

OC16PATTeRN MeSTRUAle e FUNZIONe OVARICA dOPO TRATTAMeNTO lAPAROSCOPICO dell’eNdOMeTRIOMA OVARICO.Maria Elisabetta Coccia, Francesca Rizzello, Giulia Mariani, Chiara Riviello, Marina Spitaleri, Gianfranco ScarselliDipartimento di Ginecologia, Perinatologia e Riproduzione Umana, Università degli Studi, FirenzeIntroduzione ed obiettivi: Recentemente è stato dimostrato un possibile danno sulla funzione ovarica residua dopo trattamento laparoscopico degli endometriomi ovarici. Scopo del nostro studio è quello di valutare gli effetti della chirurgia ovarica per gli endometriomi sul ciclo mestruale. Materiali e metodi: Abbiamo condotto uno studio retrospettivo su 593 donne sottoposte a laparoscopia per endometriosi. Nel corso del follow-up sono state studiate le caratteristiche del ciclo mestruale e paragonate a quelle della fase pre-chirurgica. I risultati sono stati stratificati sulla base della chirurgia ovarica eseguita (nessun intervento chirurgico alle ovaie, un ovaio operato, entrambe le ovaie operate). Risultati: Abbiamo selezionato 182 pazienti. L’età media all’intervento era 34 ± 6 anni, 114 (62.6%). Le 107 pazienti sottoposte a chirurgia ovarica per endometriomi mostrarono una significativa riduzione della lunghezza del ciclo (27.8 ± 3.8 giorni prima dell’intervento, vs 26.8± 4.3 giorni dopo l’intervento, P=0.05) e la durata della mestruazione (4.4 ± 1.4 giorni prima dell’intervento vs 4.1 ± 1.4 giorni dopo l’intervento, P=0.002). In 40 donne, non sottoposte ad intervento sulle ovaie, le caratteristiche del ciclo mestruale prima e dopo l’intervento non presentavano differenze significative. Considerando le pazienti in menopausa al momento del follow-up (35), l’età media alla menopausa risultava significativamente ridotta rispetto all’età media della menopausa nelle donne italiane (48.4 ± 3.4 anni vs 51.2 ± 3.8anni, P = 0.05). In 3 pazienti abbiamo osservato una menopausa prematura dopo l’intervento, tutte erano state sottoposte a chirurgia per endometriomi bilaterali (3/37, 8.1%).Conclusioni: La cistectomia ovarica per endometriomi ovarici può alterare significativamente la riserva ovarica in particolare nelle donne operate per endometriomi bilaterali. Gli endometriomi ovarici dovrebbero essere trattati chirurgicamente solo in casi selezionati.

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OC17lA COlTURA eSTeSA: UNA TeCNICA dI SUCCeSSOR.Poverini, R.Lisi, R.Rago, F. Lisi, M.MontaninoCe.R.Me.R- Villa Mafalda- Roma Introduzione ed obbiettivi-Dopo la vittoria del ricorso del ricorso alla Corte Costituzionale sul provvedimento ch regola l’attività biologica nella PMA (legge 40) siamo tornati ad avere ampia scelta nel campo delle tecniche di fecondazione assistita. Le tecniche di crioconservazione degli embrioni soprannumerari ci ha permesso di aggiustare all’occorrenza il numero di embrioni da trasferire in utero. La questione del congelamento embrionario nel nostro Paese è una questione dibattuta ed il loro destino ancora in fase di regolamentazione. Quindi la scelta non avviene senza interrogativi che non trovano risposte. Negli ultimi tempi, tuttavia, abbiamo riconsiderato con maggior entusiasmo la possibilità delle colture estese con trasferimento allo stadio di blastocisti.Materiali e metodi- In un intervallo di tempo che va dal 9 maggio al 31 dicembre 2009 abbiamo reclutato 60 pa-zienti di età ≤ 39 anni per le quali abbiamo intrapreso la coltura estesa come procedura d’eccellenza. Per entrare nel protocollo le pazienti dovevano avere una buona risposta follicolare che ci permettesse di predire il ritrovamento di 8-10 ovociti in MII da poter inseminare con tecnica ICSI. Se gli embrioni ottenuti in terza giornata sono un minimo di 6 si protrae la coltura i terreno per blastocisti.Risultati- Solo 40 delle 60 pazienti reclutate hanno ottenuto un numero adeguato di ovociti; e 32 pazienti solamente hanno ottenuto una coorte di embrioni che ci ha spinto a scegliere la coltura fino a blastocisti. Tutti i casi hanno ottenuto un trasferimento embrionario. Il tasso di gravidanza è del 46,8% mentre il tasso d’impianto ottenuto è del 22%.Conclusioni- Secondo quanto ottenuto dal nostro studio abbiamo osservato che, utilizzando una variazione biologica nelle colture cellulari, abbiamo ottenuto gravidanze in pazienti che precedentemente avevano fallito con il trasferimento in terza giornata.I risultati ottenuti in termini di gravidanze e di ottimizzazione del numero di embrioni al trasferimento, senza dover ricorrere al congelamento, sono due ottimi motivi per spingerci a continuare ad adottare questa tecnica biologica di coltura embrionaria e prediligerla rispetto alle altre.

OC 18RelAZIONe TRA ASSeTTO MeTABOlICO e FUNZIONe FOllICOlARe NellA SINdROMe dell’OVAIO POlICISTICO: l’ORMONe ANTIMUlleRIANO dOPO TRATTAMeNTO ANTINSUlINeMICO.De Cicco S.1, Romualdi D.1, Tagliaferri V.1, Campagna G.1, Guido M.1, Lanzone A.1 1: Dipartimento per la salute della donna e della vita nascente - Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma Nell’ovaio, l’ormone antimulleriano (AMH) è prodotto dalle cellule della granulosa di follicoli antrali e preantrali e sembra esercitare un ruolo inibitorio nel reclutamento dei follicoli primordiali. Lo sviluppo follicolare e la funzione ovulatoria sono alterati nella sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), la più comune endocrinopatia femminile, caratterizzata dalla combinazione eterogenea di irregolarità mestruali, iperandrogenismo e disturbi metabolici. AMH è stato recentemente proposto di svolgere un ruolo paracrino nella disfunzione ovulatoria di PCOS: i livelli di questo ormone, infatti, sono aumentati di 2-3 volte nelle donne con PCOS. La precisa relazione tra AMH, androgeni e insulinoresistenza in PCOS è attualmente ancora oggetto di studio. Il presente studio è stato condotto per valutare gli effetti di una terapia di sei mesi con metformina sui livelli sierici di AMH in donne obese con sindrome dell’ovaio policistico e per studiare la correlazione di AMH con le caratteristiche cliniche ed endocrino-metaboliche di questa sindrome. Quattordici donne obese con sindrome dell’ovaio policistico sono state arruolate per questo studio. Le indagini sono state eseguite durante la prima fase follicolare del ciclo mestruale: dosaggi ormonali basali, ecografia pelvica, test da carico glucidico (OGTT), clamp euglicemico iperinsulinemico e profilo lipidico. Alle pazienti è stata prescritta una terapia con metformina ad una dose di 850 mg per due volte al giorno; le donne sono state rivalutate dopo 6 mesi di terapia con un nuovo ricovero, durante il quale sono stati ripetuti tutti gli esami precedentemente eseguiti.La terapia con metformina ha indotto un significativo miglioramento del grado di irsutismo, del profilo lipidico, una riduzione del BMI, del WHR e dell’iperandrogenismo nell’intero gruppo di pazienti studiate. Tuttavia, dopo 6 mesi di metformina, una riduzione dei livelli di AMH e del volume ovarico è stata osservata solo nel sottogruppo di donne iperinsulinemiche; allo stesso modo, la riduzione delle concentrazioni plasmatiche di insulina durante l’OGTT è stato notato solo in questo gruppo di pazienti. L’insieme di tali evidenze supporta l’ipotesi che lo stato cronico di iperinsulinismo, sia il fattore preponderante nel determinare la disfunzione ovulatoria tipica della PCOS, e, di conseguenza, l’accumulo intraovarico di follicoli preantrali da cui deriva l’eccessiva produzione di AMH.

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OC19HPV e SPeRMATOZOI: MeCCANISMI dI leGAMe e INTeRNAlIZZAZIONe Nell’OVOCITA Patassini C., Garolla A., Ferlin A., Menegazzo M., Bertoldo A., Zuccarello D., Foresta C. Centro di Crioconservazione dei gameti Maschili, Università di Padova.Introduzione ed obiettivi Recenti studi hanno dimostrato la presenza dell’HPV nel liquido seminale. In particolare, il virus può essere localizzato sulla testa degli spermatozoi, inducendo una ridotta motilità spermatica. In questo studio abbiamo indagato la presenza di una nota molecola di adesione per il virus sulla membrana spermatica e abbiamo valutato la capacità di spermatozoi infetti di trasportare il DNA virale all’interno dell’ovocita. Materiali e metodi Spermatozoi incubati con capsidi virali contenenti la proteina L1 dell’HPV-16 sono stati analizzati con un anticorpo monoclonale per la proteina. La presenza della molecola di adesione Syndecan-1, è stata valutata in fluorescenza utilizzando l’anticorpo per anti-human CD138. Pool di spermatozoi sono stati trasfettati con liposomi contenenti il plasmide pIRES2-AcGFP1 e i geni E6, E7 di HPV-16. Gli spermatozoi trasfettati sono stati incubati con ovociti di hamster e una nested PCR su DNA di singolo ovocita ne ha confermato la penetrazione. Mediante analisi con fluorescenza, abbiamo valutato l’espressione oocitaria della proteina GFP per i geni E6-E7. Infine, gli ovociti positivi sono stati analizzati mediante nested RT-PCR per l’espressione dei geni E6, E7. Risultati Il legame della proteina L1 negli spermatozoi è stato riscontrato a livello equatoriale ed acrosomiale, la stessa localizzazione è stata osservata anche per il Syndecan-1. Gli spermatozoi trasfettati erano in grado di penetrare e fertilizzare gli ovociti di Hamster che oltre a presentare il DNA dell’HPV erano in grado di trascrivere e tradurre le proteine virali. Conclusioni I nostri dati mostrano un meccanismo specifico di legame tra virus e spermatozoi e suggeriscono un ruolo di questi ultimi come vettori dell’infezione. La capacità di penetrare e fertilizzare l’oocita deve essere considerata nel counselling dei soggetti con HPV e delle coppie con fattori di rischio per l’infezione. La dimostrazione che l’oocita infettato può sintetizzare proteine virali in grado di interferire con lo sviluppo embrionale, suggerisce cautela nell’utilizzo di spermatozoi infetti per tecniche di fecondazione in-vitro.

OC20UN NUOVO PROTOCOllO dI deCONdeNSAZIONe del dNA deGlI SPeRMATOZOI IN VITRO, PeR UNA CORReTTA e RAPIdA VAlUTAZIONe del dNA CONTeNT IN CITOFlUORIMeTRIA A FlUSSO.Antonucci, N.1,3; Stronati, A.1; Manes, S.1; Corradetti, B.1; Manicardi, G.C.2; Borini, A.3 e Bizzaro, D.1 1Dipartimento di Biochimica, Biologia e Genetica, Università Politecnica delle Marche, Ancona, 2Dipartimento di Scienze Agrarie e Alimentari, Università di Modena e Reggio Emilia, Reggio Emilia, 3 Tecnobios Procreazione, BolognaIntroduzione ed obbiettivi: La Citofluorimetria a flusso (FCM) è una metodica altamente affidabile con enormi applicazioni nello studio dei campioni biologici. Le grandi opportunità offerte da questa tecnica sono state fatte proprie anche dai laboratori di andrologia per lo studio del campione seminale. Nuove metodiche vengono continuamente sviluppate, soprattutto per la valutazione dell’integrità del DNA/cromatina delle cellule nemaspermiche. La peculiare forma appiattita della testa e l’alto grado di condensazione del materiale genetico degli spermatozoi sono i principali problemi dello studio citofluorimetrico del liquido seminale. In questo studio è stato messo a punto un nuovo protocollo di decondensazione del DNA degli spermatozoi in vitro che elimina il problema dovuto alla compattazione del DNA, assicurando una colorazione stechiometrica del DNA stesso. Materiali e metodi: I campioni seminale sono stati lavati e fissati in una soluzione di stabilizzazione contenente un fissativo aldeidico. Dopo rimozione del fissativo, sono stati incubati a 25°C per 30’ in una soluzione di decondensazione contenente 1,4-Ditiotreitolo (DTT), eparina, e TritonX100. Gli spermatozoi decondensati sono stati post-fissati in etanolo 70% e risospesi in PBS-BSA per la colorazione del DNA, eseguita per 30’ a R.T. in una soluzione contenente ioduro di propidio (P.I.) e RNasi (40 μg P.I. and 0.1 mg RNase/DNase-free). Eritrociti di pollo (CRBC) sono stati usati come standard interno per la valutazione del C-value. L’analisi FCM è stata eseguita con un Epics XL Flow Cytometer . Gli istogrammi di distribuzione del valore di DNA-Content sono stati usati per quantificare il grado di accessibilità del DNA degli spermatozoi al P.I. prima, durante e dopo la decondensazione. Le analisi off-line sono state eseguite su files FCS usando i software Weasel o WinMDI. L’intensità di fluorescenza (FI) dei campioni analizzati è espressa come canale di fluorescenza medio (MFC) e il genome size (picogrammi di DNA/nucleo) è stato calcolato considerando i C-value dei CRBC e di cellule diploidi umane. Risultati e conclusioni: Gli spermatozoi non decondensati colorati con PI mostrano una significativa sottocolorazione in termini di FI, corrispondente a un C-value di 1,4 pg. Dopo la procedura di stabilizzazione e decondensazione, le distribuzioni di FI mostrano un aumento dell’MFC del campione corrispondente a un C-value di 3,56 pg, tipico delle cellule umane aploidi. Un’efficiente procedura di decondensazione, senza perdita di DNA o aumento del grado di frammentazione indotta, richiede specifiche concentrazioni di DTT ed eparina.La fisiologica compattazione della cromatina degli spermatozoi maturi limita l’accessibilità al DNA rendendo impossibile una colorazione stechiometrica da parte di coloranti DNA-specifici durante la maggior parte degli stadi finali della spermiogenesi. Il nostro protocollo di decondensazione in vitro permette una colorazione uniforme e stechiometrica del DNA,

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candidandosi come metodo di elezione per una serie di applicazioni nello studio del campione seminale in FCM. Ad esempio la colorazione stechiometrica del DNA permette una stima delle frequenza di aneuploidie e la diretta quantificazione della percentuale di spermatozoi diploidi.

OC 21RISCHIO dI OHSS IN CIClI FIVeT/ICSI Nelle PAZIeNTI HIGH ReSPONdeRS O CON PCOAbbamonte L.H., Ferrero S.,Nicoletti A.J, Primavera M.R., Anserini P.Centro di Fisiopatologia della Riproduzione assistita. Azienda Ospedaliera Università S.Martino- GenovaIntroduzione e obiettivi: L’obiettivo di questo studio è confrontare l’uso dell’antagonista e dell’analogo del GnRH nei cicli di riproduzione assistita in pazienti “high responders”Materiali e metodi: Criteri di selezione: Coppie candidate a cicli FIVET/ICSI con le seguenti caratteristiche: PCO nota, precedenti cicli sospesi per rischio OHSS, precedenti OHSS o elevata risposta alle gonadotropine (> 20 follicoli reclutati oppure >12 ovociti recuperati oppure > 4000 di 17 beta estradiolo max). Nel 2008-2009 144 donne sono state randomizzate in due protocolli con antagonista del GnRh (somministrazione flessibile) oppure analogo del GnRh. La stimolazione ovarica è stata ottenuta in tutte le pazienti con FSH ricombi-nante. Risultati: I due gruppi di pazienti non erano differenti per età, AFC e BMI. La percentuale di ICSI e FIVET è stata simile nei due gruppi di studio (p = 0,785). La dose totale di FSH ricombinante utilizzata è stata simile nelle pazienti trattate con antagonista del GnRh (1897 ± 541 UI) rispetto a quelle trattate con analogo del GnRh (1970 ± 523 UI; p = 0,512). I livelli massimi di 17 beta estradiolo sono risultati significativamente inferiori nelle pazienti trattate con antagonista del GnRh (1732 ± 922 pg/ml) rispetto a quelle trattate con analogo del GnRh (3129 ± 1194 pg/ml; p < 0,001). Due cicli sono stati sospesi nel gruppo trattato con analogo del GnRH a causa del rischio di OHSS. Dopo il pick-up ovocitario, una paziente trattata con antagonista GnrH(1,4%; 95% CI, 0,0%-7,5%) e 7 pazienti trattate con analogo del GnRH(10,0%; 95% CI, 4,1%-19,5%; p = 0.026) non sono arrivate al l’embryo trasfer per rischio OHSS. Il tasso di gravidanze cliniche per ciclo iniziato è stato simile nelle donne trattate con antagonista del GnRH (n = 18, 25,0%) e in quelle trattate con analogo del GnRH (n = 22, 30,6%). Ci sono stati tre aborti fra le pazienti trattate con analogo del GnRH e un aborto fra le pazienti trattate con antagonista del GnRH; la percentuale di nati vivi per ciclo iniziato è risultata simile nei due gruppi (rispettivamente 23,6% con antagonista e 26,4% con analogo ; p = 0.700).Conclusioni: Nelle pazienti “high responders” l’uso di un protocollo con antagonista del GnRH consente di ridurre il rischio di OHSS senza diminuire i tassi di gravidanza.

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P01QUAlITA’ eMBRIONARIA e SVIlUPPO dellA BlASTOCISTIAlbani E, Smeraldi A, Cesana A, Menduni F, Morreale G, Levi Setti PE.Dipartimento di Ginecologia e Medicina della RiproduzioneIRCCS Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Mi).INTRODUZIONE ED OBIETTIVI: La sentenza 151 della Corte Costituzionale ha dato priorità alla salute della donna, permettendo di fecondare più ovociti, di ottimizzare le colture embrionarie, consentendo così un’osservazione più prolungata dello sviluppo degli embrioni e della loro vitalità. Al fine di ridurre il numero di embrioni crioconservati abbiamo deciso di mantenere in coltura gli embrioni non trasferiti e, se evolutivi, procedere alla loro crioconservazione raggiunto lo stadio di blastocisti. In questo studio preliminare abbiamo valutato la relazione tra lo score attribuito su base morfologica in seconda giornata (G2) e la probabilità di sviluppo a blastocisti in quinta giornata (G5) o in sesta giornata (G6) e la percentuale di sopravvivenza ed impianto dopo scongelamento.MATERIALI E METODI: La morfologia degli embrioni è stata valutata in G2 attribuendo uno score, secondo la classificazione di Veeck LL (1999). Gli embrioni non trasferiti in G2-G3 sono stati tenuti in coltura e osservati nelle 72/86 ore successive per valutarne l’evoluzione dello sviluppo fino al raggiungimento dello stadio di blastocisti.RISULTATI: Da luglio 2009 a dicembre 2009 in 168 cicli sono state ottenute 246 blastocisti da 422 embrioni soprannumerari (58.3%), di cui 142 nel gruppo G5 (63.4%, 142/224) e 104 (52.5%, 104/198) nel gruppo G6. L’età media delle pazienti con sviluppo a G5 era di 35.1 ± 3.8 anni e 36.1 ± 3.7 nelle pazienti con sviluppo a G6. Le blastocisti sviluppatesi in G5 originano dagli embrioni con un embrio score medio di 2.8 ± 0.5 (12 di tipo 1, 29 di tipo 2, 155 di tipo 3 e 28 di tipo 4). Le blastocisti che si sono sviluppate in G6 originano da embrioni sovrannumerari con un embrio score medio di 2.9 ± 0.5 (12 di tipo 1, 24 di tipo 2, 142 di tipo 3 e 20 di tipo 4). Del gruppo G5 sono state scongelate 65 blastocisti di cui 60 sono sopravvissute (92.3%) con un tasso di impianto del 28.3% (17/60). Del gruppo G6 sono state scongelate 47 blastocisti di cui 44 sono sopravvissute (93.6%) con un tasso di impianto del 27.3% (12/44).CONCLUSIONI: L’analisi dello score medio degli embrioni sovrannumerari non mostra differenze tra gli embrioni con sviluppo a blastocisti in G5 rispetto a G6 e la differenza nel giorno di sviluppo a blastocisti non appare influenzare in modo significativo la percentuale di sopravvivenza ed impianto post scongelamento. Il trasferimento a fresco degli embrioni con morfologia migliore non sembra incidere negativamente sulle probabilità di sviluppo allo stadio di blastocisti e di gravidanza post scongelamento.

P02TRASFeRIMeNTO dI BlASTOCISTI IN PAZIeNTI CON RIPeTUTI FAllIMeNTI FIV.S. Barone, E. Rapalini, S. Pastine, C. Parri, D. Caracciolo, E. Palla, G.P. Cima, M.E. Coccia* Centro Procreazione Assistita C/o Ospedale “Versilia” – USL 12 Lido di Camaiore (LU); * DAI-MI AUOC Careggi Università di FirenzeIntroduzione ed ObiettiviMolti studi dimostrano una diminuzione nella probabilità di impianto di embrioni nelle pazienti che hanno avuto ripetuti fallimenti FIV. I modi per aumentare le possibilità di ottenere una gravidanza in queste coppie sono: trasferire un numero maggiore di embrioni oppure trasferire allo stadio di blastocisti elevando quindi l’implatation rate di ogni singolo embrione. La legge 40 impone un tetto massimo di 3 ovociti da inseminare così la prima opzione non può essere presa in considerazione. L’obiettivo di questo studio è quello di verificare se la coltura lunga degli embrioni fino allo stadio di blastocisti possa essere un’ alternativa per arrivare ad ottenere una gravidanza. Materiali e metodiCasi selezionati dal 06/2008 al 05/2009. I criteri di selezione sono: almeno due precedenti fallimenti da FIV e 3 embrioni in day 3 con un numero di cellule > 6 e con una frammentazione <10%. Gli ovociti sono stati inseminati indipendentemente con IVF convenzionale od ICSI entro 40 ore dalla somministrazione dell’hCG. Risultati e ConclusioniLe coppie selezionate sono state 28. In 16 casi abbiamo eseguito il transfer in giorno +5, in 4 casi il transfer è stato eseguito in giorno +6 e nei rimanenti 8 casi, il transfer è stato eseguito in giorno +3. Questi i dati relativi alle pazienti: età media partner femminile (36.1 anni), periodo ricerca gravidanza (40.8 mesi), FSH medio(7.6 mUI/ml),BMI medio(21.4).I seguenti dati sono riferiti ai 20 transfer di blastocisti eseguiti:media embrioni trasferiti(2.1),Fertilization rate(91.6%),Blastocyst Formation rate(70%), Implantation rate(33.3%), PR/T(45%).I nostri dati sono solo preliminari, ma indicativi di come la coltura lunga sia un’alternativa al trasferimento in giorno +2 o +3, garantendo un elevato tasso d’impianto e di gravidanza anche in pazienti con alle spalle ripetuti fallimenti IVF.

Poster

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P03lA STIMOlAZIONe OVARICA NeI CIClI FIVeT ICSI NON INdUCe UNA MOdIFICAZIONe RIleVANTe dellA dIMeNSIONe deI MIOMI UTeRINI.Benaglia L., Somigliana E., De Benedictis S., Paffoni A., Scarduelli C., Ragni G. Fondazione IRCCS Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano Introduzione: Non esistono studi in letteratura che abbiano studiato l’influenza della stimolazione ovarica su un eventuale aumento dei miomi uterini durante cicli di Fecondazione in Vitro (FIVET-ICSI). Infatti, studi clinici e biologici hanno confermato che gli ormoni steroidei ovarici, in particolar modo estrogeni eprogesterone, giocano un ruolo importante per lo sviluppo dei miomi uterini. Dal momento che durante un ciclo FIVET i livelli di estradiolo serico aumentano notevolmente a causa della superstimolazione ovarica è presumibile ipotizzare che i miomi uterini ne vengano influenzati. Lo scopo di questo studio è quello di valutare l’influenza della stimolazione ovarica sull’incremento di miomi preesistenti al momento del ciclo FIVET e l’eventuale sviluppo di nuovi fibromi uterini. Materiali e Metodi: Sono state reclutate per lo studio, in modo prospettico, tutte le pazienti portatrici di miomi uterini precedentemente al primo ciclo FIVET. Tutte le donne che non hanno ottenuto una gravidanza (>12 settimane) sono state rivalutate ecograficamente a distanza di 3-9 mesi. In particolare sono state incluse le pazienti con miomi uterini con diametro compreso tra 10-50 mm; con un numero di miomi ≤ 5; con una buona visibilità ecografica. Sono state escluse pazienti con miomi sottomucosi, le quali sono state inviate a chirurgia isteroscopica per asportare tali fibromi. Risultati: Sono state reclutate per lo studio 103 pazienti. I miomi totali utilizzati per lo studio sono stati 182 per 91 pazienti. Il diametro medio dei fibromi, prima e dopo la stimolazione ovarica, sono risultati 18.3 ± 8.0 and 18.7 ± 8.8 mm, (p=0.07), rispettivamente.Inoltre, abbiamo analizzato gli stessi dati considerando il tipo di stimolazione ovarica, la localizzazione dei fibromi e le loro dimensioni. I risultati non hanno evidenziato differenze clinicamente rilevanti neanche in considerazione di questi parametri. E’ stato, infine, osservato lo sviluppo di un nuovo mioma dopo la stimolazione ovarica in 9 casi 9.9%, (95%IC: 4.6-17.9). Conclusioni: Lo sviluppo dei miomi uterini non viene influenzata in modo importante dalla stimolazione ovarica ma probabilmente vi è una fisiologica modesta crescita dei miomi nel tempo.

P04VARIAZIONe dellA FlORA MICROBICA CeRVICO VAGINAle dURANTe I CIClI dI PMAF.Cagnazzo, S. Licciardello, F. Branà, P. Costa, M.BiniStruttura complessa di ostetricia e ginecologiaStruttura semplice di sterilità Ospedale Niguarda Ca’ Granda, MilanoLa necessità di trasferimento embrionale in ambiente tendenzialmente sterile o comunque non contaminata da agenti non residenti abituali dell’apparato genitale femminile è considerata elemento condizionante la prognosi riproduttiva. La valutazione preventiva della flora microbica cervico vaginale in corso di FIVET ICSI quindi pratica largamente diffusa. I prelievi microbiologici vengono però effettuata generalmente non tenendo in considerazione le variazioni ormonali indotte dalle stimolazioni e le frequenti contaminazioni dell’ambiente vaginale durante il monitoraggio ecografico transvaginale e le procedure di pick up ovocitario.E’stato quindi effettuato uno studio teso a valutare le variazioni microbiche spontanee nelle varie fasi dei protocolli di procreazione medicalmente assistita ad alta tecnologia al fine di confermare l’utilità della determinazione preventiva e sono state effettuate, in tempi diversi, valutazioni della flora microbica cervicale in 50 pazienti sottoposte a stimolazione con FSH ricombinante in cicli soppressi con analogo del GnRh.I dati suggeriscono la totale impossibilità di determinare in fase pre-procedura una situazione microbiologica endovaginale di qualche ausilio prognostico; anche la forzatura terapeutica di ripristino della normale flora prima dell’inizio delle procedure, consuetudine che spesso determina forti ritardi all’accesso alle metodiche, non sembra completamente giustificata.Nonostante la notoria difficoltà di eradicazione della contaminazione con ureaplasma sembra dun-que essere l’unica che richieda per l’ottimizzazione dei risultati almeno un tentativo di terapia preventiva

P05BRAIN-deRIVed NeUROTROPHIC FACTOR (BdNF) Nel SANGUe MeSTRUAleCasarosa E, Artini GP, Carletti E, Giannini A, Bucci F, Cela V, Luisi M, Genazzani A.R. Dipartimento di Medicina della Procreazione e dell’Età Evolutiva, divisione di Ginecologia e Ostetricia, Università di Pisa, PisaIl BDNF è un membro della famiglia delle neurotrofine ed è implicato nello sviluppo del sistema nervoso centrale e periferico. Numerosi studi dimostrano una correlazione tra il ruolo del BDNF ed il sistema riproduttivo. Donne con regolari cicli ovulatori presentano infatti livelli plasmatici di BDNF più elevati di donne amenorroiche o in postmenopausa; inoltre, in donne sane, le concentrazioni della neurotrofina nel plasma variano durante le diverse fasi del ciclo mestruale, raggiungendo durante la fase

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luteale valori significativamente più alti rispetto alla fase follicolare. Questo potrebbe essere spiegato ipotizzando l’esistenza di una produzione periferica di BDNF, ad esempio da parte dell’endometrio, come dimostrato nel modello murino. Poiché il BDNF è presente nel tessuto endometriale di ratto, la neurotrofina potrebbe essere rilevata anche nel sangue mestruale umano. Scopo del nostro studio è stato quello di valutare la presenza della neurotrofina nel plasma e, se presente, nel sangue mestruale umano di donne normalmente mestruate e donne oligomennoroiche al fine di evidenziare una possibile relazione tra i valori di BDNF nel sangue mestruale e alcuni disordini ormonali. Sono state valutate 21 donne volontarie di cui 11 con normali cicli mestruali e 10 oligomenorroiche , ciascuna è stata sottoposta ad un prelievo di sangue venoso nel secondo giorno del ciclo mestruale e ad un prelievo di sangue mestruale esternamente alla cervice. La concentrazione di BDNF nel sangue mestruale di donne normalmente mestruate è risultata circa due volte più elevate rispetto a quella rilevata nel sangue periferico (679,3 ± 92,2 vs 310,9 ± 46,7 pg/ml; p<0,001). I livelli di BDNF nel sangue mestruale e periferico sono significativamente più bassi in donne con oligomenorrea (386,2 ± 85,2 e 166,8 ± 24,1 pg/ml rispettivamente) se confrontati con donne sane (p<0,001). L’ endometrio, stimolato dagli estrogeni o dal progesterone, sembra rappresentare una sede di produzione di BDNF, come dimostrato in alcune donne, sottoposte a biopsia endometriale e successiva analisi immunoistochimica; pertanto il BDNF potrebbe verosimilmente giocare un ruolo di co-modulatore nei processi di impianto dell’ embrione.

P06eSeGUIRe Il TRASFeRIMeNTO eMBRIONAle IN QUINTA GIORNATA dIMINUISCe Il NUMeRO dI eMBRIONI dA CONGelARe S. Chamayou, G. Storaci, C. Ragolia, C. Alecci, A. Guglielmino UMR- Centro HERA – Sant`Agata Lì Battiati (CT)Introduzione: In Italia, dal 13 maggio 2009, è possibile inseminare un numero di ovociti superiore al numero di embrioni da trasferire in utero nelle tecniche di fecondazione in vitro. Quindi, sorge la possibilità di ottenere embrioni in sovrannumero da dover crioconservare per un ulteriore trasferimento in utero. Prolungare la coltura in vitro fino allo stadio di blastocisti in quinta giornata (GV) potrebbe ridurre il numero di embrioni da congelare. I nostri obiettivi sono studiare gli effetti del prolungamento della coltura in GV sui risultati FIV-ICSI e il numero di embrioni da crioconservare. Confrontiamo gli esiti del gruppo A composto da pazienti che ottengono un trasferimento in utero di blastocisti fresche in GV ed eventuale crioconservazione delle blastocisti in sovrannumero, con il gruppo B composto da pazienti che ottengono un trasferimento in utero di embrioni in seconda o terza giornata (GII-III) e gli embrioni in sovrannumero sono mantenuti in coltura in vitro fino a GV per essere congelati allo stadio di blastocisti. Materiale e Metodi : I gruppi A e B sono composti rispettivamente da 56 e 36 pazienti con un età media di 33,5 e 32,1 anni. La coltura embrionaria è stata eseguita in Quinn’s cleavage e Quinn’s blastocyst media (SAGE) in 5% di CO2. Ottantadue degli 84 embrioni trasferiti in GII-III nel gruppo B avevano uno sviluppo cellulare regolare. Le blastoci-sti in esubero sono state vitrificate in GV. Risultati : Il numero medio di embrioni trasferiti è 2,2 nel gruppo A e 2,3 nel gruppo B. Il 61,9% degli embrioni ottenuti in GII nel gruppo A e il 63,2% degli embrioni sovra numerari non trasferiti in GII-III nel gruppo B hanno raggiunto lo stadio di blastocisti (p>0,05). Le percentuali di gravidanza clinica per trasferimento e d’impianto embrionale sono rispettivamente di 41,1% e 24,0% per il gruppo A, e 47,2% e 22,6% per il gruppo B (entrambi p>0,05). Il numero di blastocisti congelate per paziente è rispettivamente di 0,48 e 0,64 nei gruppi A e B (p<0,05). Conclusione : Il prolungamento della coltura embrionale fino a GV non modifica gli esiti in termini di tasso di gravidanza clinica e d’impianto embrionale. Nel caso di embrioni in esubero con un ottima qualità morfologica in GII, si consiglia il prolungamento della coltura in vitro fino a GV con una diminuzione significativa del numero di embrioni da crioconservare.

P07TASSO CUMUlATIVO dI GRAVIdANZA eVOlUTIVA OTTeNUTO CON CIClI FReSCHI e dI VITRIFICAZIONe OVOCITARIA IN UNA POPOlAZIONe STANdARd dI PAZIeNTI INFeRTIlI Colamaria S, Sapienza F, Baroni E, Giuliani M, Buccheri M, Ubaldi F. Centro G.EN.E.R.A RomaINTRODUZIONE: I recenti progressi raggiunti con i metodi di vitrificazione ovocitaria hanno determinato un notevole miglioramento dell’efficienza della procedura. Lo scopo di questo lavoro è consistito nel valutare il risultato clinico cumulativo, in termini di tasso di gravidanza evolutiva, di una coorte di coppie infertili trattate con ICSI e per le quali è stata possibile la vitrificazione ovocitaria. Tutto lo studio è stato condotto in un contesto di condizioni legali restrittive, dove poteva essere inseminato solo un numero ridotto di ovociti ed erano vietate la selezione e la crioconservazione embrionali. METODI: In questo studio prospettico longitudina-le, sono stati calcolati come outcome primario i tassi di gravidanza cumulativa evolutiva ottenuti per insemi-nazione di ovociti freschi e vitrificati provenienti dalla stessa coorte. Inoltre, sono stati valutati gli effetti delle caratteristiche basali delle pazienti e del ciclo di stimolazione sul risultato clinico. RISULTATI:

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Tra settembre 2008 e maggio 2009, sono stati effettuati 182 cicli ICSI in cui è stato anche possibile crioconservare gli ovociti. Sono stati eseguiti un totale di 104 primi cicli di scongelamento ovocitario e 11 secondi cicli in pazienti che non sono rimaste in gravidanza in seguito al trattamento ICSI a fresco, utilizzando ovociti della stessa coorte. I tassi totali di gravidanza evolutiva ottenuti per il ciclo a fresco, primo scongelamento e secondo scongelamento sono stati rispettivamente 37.4%, 25.0% and 27.3%. Il tasso cumulativo totale di gravidanza evolutiva osservato per ciclo è stato del 53.3%. L’età della donna è risultata essere l’unica caratteristica in grado di influenzare il risultato riproduttivo, con una correlazione inversa tra un’età superiore ai 40 anni e il tasso di gravidanza cumulativo (P = 0.04, mediante analisi di regressione Cox).CONCLUSIONI: Un elevato tasso cumulativo di gravidanza evolutiva può essere ottenuto con trasferimento di embrioni derivati da ovociti freschi e crioconservati in una popolazione infertile standard. L’età della donna influisce in modo significativo sul risultato clinico in questo sistema.

P08SUCCeSSO deI CIClI dI IVF/ICSI Nelle COPPIe CHe CRIOCONSeRVANO eMBRIONI SOVRANUMeRARI.De Cesare R, Baggiani AM, Zannoni E, Drovanti A, Sacchi L, , Specchia C, Bergamasco P, Levi Setti PE.Dipartimento di Ginecologia. e Medicina della Riproduzione.IRCCS, Istituto Clinico Humanitas, Rozzano(Mi).INTRODUZIONE ED OBIETTIVI: La sentenza 151 della Corte Costituzionale ha modificato alcuni aspetti della Legge 40 e consente la crioconservazione di embrioni soprannumerari. Abbiamo valutato la probabilità di gravidanza clinica nel ciclo a fresco nelle coppie che hanno crioconservato embrioni soprannumerari.MATERIALI E METODI: Il nostro Istituto ha utilizzato il numero di ovociti ritenuto ottimale, in base alla storia clinica della singola coppia e previa firma del consenso informato. Gli ovociti maturi non utilizzati vengono crioconservati dopo il prelievo degli ovociti. In seconda (G2) o terza giornata (G3) viene trasferito, dopo selezione su base morfologica, il numero di embrioni ritenuto idoneo alla prognosi della coppia in base all’età ed ai precedenti tentativi. Gli embrioni che raggiungono lo stadio di blastocisti vengono conservati in G5-G6 e l’osservazione degli embrioni evolutivi proseguita sino a G7. Nessun embrione ha raggiunto lo stadio di blastocisti in G7.RISULTATI: 1026 cicli induzioni sono state effettuate nel periodo maggio-dicembre 2009. In 161 (15.6%) delle coppie si è giunti a crioconservare almeno 1 embrione allo stadio di blastocisti. In 80 coppie (7.8%) sono stati crioconservati sia ovociti che embrioni. Sono stati crioconservati 387 embrioni (media 1.6 ± 0.9) e 1605 ovociti (media 7.6 ± 3.6). Sono stati effettuati 230 transfer e 11/241 (5%) sono stati sospesi per rischio di iperstimolo o complicanze. Si sono ottenute 89 gravidanze cliniche (38.6%).CONCLUSIONI: I nostri risultati preliminari mostrano un’elevata probabilità di gravidanza dopo trasferimento a fresco in G2-G3 degli embrioni ‘migliori’ per quanto valutabile attraverso uno score morfologico nelle coppie con embrioni crioconservati a blastocisti. La scelta della crioconservazione a blastocisti ci ha consentito di ridurre il numero degli embrioni non evolutivi che vengono crioconservati e ci spinge a considerare la possibilità di offrire in gruppi selezionati di pazienti la scelta di trasferire a blastocisti anche nei trasferimento a fresco. Questa popolazione rappresenta senza dubbio un campione a prognosi favorevole per il numero di ovociti prelevati di cui sarà importante valutare il tasso cumulativo di successo dopo scongelamento. Il numero di coppie tuttavia che raggiunge le condizioni che consentano la crioconservazione embrionaria nella nostra casistica è limitato ad un numero ridotto di coppie.

P09VAlUTAZIONe del RUOlO dellA FRAMMeNTAZIONe del dNA SPeRMATICO Nelle COPPIe CON INFeRTIlITA’ INSPIeGATA C. De Leo, S. Catto, C. Rizzo, E Bocignone, S. Levi, P. AnseriniCentro Fisiopatologia della Riproduzione Umana - Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di GenovaIntroduzione: La presenza di un elevato indice di frammentazione è stata correlata a una riduzione dei tassi di fertilizzazione e ad un decremento nella qualità embrionaria. In questo studio è stato valutato l’indice di frammentazione del DNA spermatico in coppie in trattamento con IUI per infertilità inspiegata con l’obiettivo di individuare le coppie da avviare più rapidamente al 2° livello di PMA. Materiali e metodi: Sono state selezionate 50 coppie consecutive, con le seguenti caratteristiche: età della donna 35 anni; liquido seminale normale; assenza di fattori definiti di infertilità; almeno un tentativo fallito di inseminazione intrauterina. Per la valutazione è stato scelto il test Duo Halomax test, effettuato in concomitanza con l’inseminazione: 5 coppie sono state valutate in doppio sullo stesso liquido seminale, e 5 in doppio in diverse inseminazioni. Per ogni campione sono stati valutati circa 500 spermatozoi: il campione veniva considerato altamente frammentato quando la percentuale di spermatozoi alterati era > 30%.Risultati: Quattro su cinquanta liquidi seminali hanno mostrato un indice di frammentazione superiore al cut-off.

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Non si sono evidenziate differenze significative tra i risultati ottenuti nei campioni valutati in doppio né fra quelli appartenenti allo stesso paziente ma analizzati in tempi diversi. Sono state ottenute 6 gravidanze con IUI in questo gruppo di coppie, nessuna delle quali con un seme ad alto indice di frammentazione. Conclusioni: La numerosità del nostro campione non consenta di trarre conclusioni definitive, tuttavia la valutazione della frammentazione del DNA potrebbe essere un utile strumento per individuare le coppie con infertilità idiopatica da avviare a tecniche di PMA di secondo livello, evitando di sottoporle a numerosi cicli di inseminazione intrauterina con ridotte probabilità di successo.

P10IMPORTANZA delle ClASSI dI MOTIlITA’ Nell’eSAMe STANdARd del lIQUIdO SeMINAleElia J., Imbrogno N., Delfino M., Mazzilli R., Rossi T., Mazzilli F.Unità di Andrologia, A.O. Sant’Andrea, 2a Facoltà Medicina, Università “Sapienza” RomaINTRODUZIONE E OBIETTIVI: le linee guida della nuova edizione del WHO 2010 prevedono la classificazione della motilità nemaspermica in “Progressive” (PR) e “Non Progressive” (NP) in sostituzione dei gradi “a”, “b”, “c”, “d” della precedente edizione. Come “reference values” vengono proposte 2 opzioni: a) “Total motility” (PR+NP) (normal 40%), che include indistintamente la motilità rettilinea rapida e lenta, la motilità discinetica e la motilità non progressiva; b) “Progressive motility” (PR) (normal 32%), che ingloba in un’unica classe la motilità rettilinea veloce e lenta e quella discinetica. La motivazione di questa scelta è stata giustificata nel “Comment 1” (pag. 22 WHO): “E’ difficoltoso per il seminologo definire in modo accurato la motilità progressiva senza andare incontro ad errori”. Tuttavia, le difficoltà non si superano eludendo il problema, bensi’ cercando di risolverlo. In letteratura sono presenti numerose segnalazioni sulla reale importanza della motilità progressiva rettilinea per la definizione della potenzialità fecondante. Il problema potrebbe essere risolto con i CASA System, che però non sono disponibili in tutti i laboratori. MATERIALE E METODI: nel nostro laboratorio, per ovviare a questo inconveniente, abbiamo perfezionato un software, basato sulla sovraimpressione di immagini (21 frames/sec), con effetto movimento nell’immagine finale. RISULTATI: il sistema permette una valutazione oggettiva delle tracce descritte dagli spermatozoi in movimento e la suddivisione in classi di motilità (rettilinea veloce, rettilinea lenta, discinetica e non progressiva) in base ai valori di VSL, VCL e LIN. CONCLUSIONI: la distinzione tra motilità rettilinea (rapida e lenta), discinetica e motilità non progressiva è di grande rilevanza per la valutazione della potenzialità fecondante; omettere questa informazione impoverisce l’utilità clinica dell’esame seminale.

P11FRAMMeNTAZIONe del dNA ed APOPTOSI NeGlI SPeRMATOZOI IN SeGUITO A CRIOCONSeRVAZIONe. Ferrari S, Capitanio E, Paffoni A, Restelli L, Scarduelli C, Ragni G.Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Centro Sterilità, Milano.Introduzione ed Obiettivi: La crioconservazione del liquido seminale (LS) è un’importante pratica integrata nella PMA che comporta alterazioni a diverse strutture della cellula spermatica, tra cui il DNA. L’indice di frammentazione del DNA (DFI) è un parametro collegato all’apoptosi cellulare ed ha acquisito negli ultimi anni una valenza qualitativa nell’analisi del LS. Tuttavia, è stato riportato che il DFI può essere elevato anche in spermatozoi vitali, suggerendo che apoptosi e frammentazione del DNA possono essere eventi indipendenti. Il significato clinico del DFI degli spermatozoi è da chiarire. Scopo del presente lavoro è valutare l’effetto della crioconservazione sul DFI e verificare se il DFI nelle cellule crioconservate possa essere associato all’apoptosi. Materiali e Metodi: Per ogni LS è stata valutato il DFI tramite TUNEL e il tasso di apoptosi con ApopNexinTMFITC. Di ogni campione un’aliquota è stata congelata utilizzando il protocollo standard con Test Yolk Buffer a tre step di raffreddamento. Dopo almeno 7 giorni il campione è stato scongelato e sottoposto alle medesime analisi effettuate a fresco. I dati sono riportati come mediana ed Inter Quartile Range (95% CI). Risultati e Conclusioni: Sono stati trattati 51 campioni di liquido seminale In seguito a crioconservazione si osserva un incremento di DFI da un valore mediano di 20,2% [11,1-26,9%] del campione “a fresco” ad un valore mediano di 47,9% [38,7-64,0%] (p<0.001).Allo scongelamento, 44 pazienti su 51 (86,3%) presentano valori di DFI superiori al 30%: solo in 6 casi su 44 (13.6%) questa condizione era già evidenziabile “a fresco”. La mediana di spermatozoi apoptotici “a fresco” è pari a 1.1% [0.4-2.6%] e aumenta fino a 2.7% [1.3-7.3%] in seguito a crioconservazione (p<0.001). Non è stata osservata alcuna correlazione significativa tra DFI e tasso di apoptosi, sia prima che dopo crioconservazione. Questi risultati dimostrano che la crioconservazione determina un significativo aumento della frammentazione del DNA fino a valori che in molti casi possono essere ritenuti patologici. Al contrario, il processo apoptotico riguarda solo una minima percentuale di spermatozoi crioconservati che non può spiegare l’aumento di DFI. Ulteriori studi dovranno chiarire il meccanismo causale dell’aumento di frammentazione del DNA post-crioconservazione.

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P12eFFeTTO delle dIVeRSe PROCedURe dI TRATTAMeNTO deI CAMPIONI SeMINAlI SUll’INTeGRITA’ del dNA NeMASPeRMICO Fusco S, Sanges F, Iussig B, Romano S, Maggiulli R, Albricci L, Capalbo A, Rienzi L. centro G.EN.E.R.A RomaINTRODUZIONE: Lo scopo di questo lavoro è consistito nello studiare l’impatto della preparazione seminale mediante swim-up, della coltura prolungata a 37°C e della crioconservazione sull’integrità del DNA degli spermatozoi.MATERIALI E METODI: 66 campioni seminali sono stati suddivisi in 2 differenti gruppi: Gruppo A (n = 24), comprendente campioni con una normale morfologia nemaspermica; Gruppo B (n= 42) comprendente campioni teratozoospermici, ovvero con una percentuale di spermatozoi morfologicamente normali inferiore al 14% secondo i parametri Kruger. Tutti i campioni di liquido seminale sono stati suddivisi in 5 diverse aliquote: la prima aliquota non ha subito alcun trattamento; la seconda è stata crioconservata e successivamente scongelata; la terza è stata trattata mediante swim-up di 40 minuti a 37°C; la quarta è stata mantenuta 3 ore in coltura a 37°C in seguito a swim-up; la quinta è stata crioconservata, scongelata e infine trattata mediante swim-up. Per ciascuna di queste aliquote è stato quindi misurato il livello di frammentazione del DNA tramite TUNEL assay (Terminal desoxynucleotidyl transferase-mediated dUTP nick-end labelling).RISULTATI: Il trattamento dei campioni seminali mediante swim-up riduce significativamente la frammentazione del DNA nemaspermico in entrambi i gruppi, sia nel caso delle aliquote analizzate a fresco che in quelle scongelate. La crioconservazione di per sé non aumenta il livello di frammentazione del DNA. Al contrario, l’integrità del DNA spermatico risulta compromessa in seguito a coltura prolungata in vitro dopo swim-up. CONCLUSIONI: Le procedure laboratoristiche per il trattamento dei campioni seminali influiscono sul tasso di frammentazione del DNA nemaspermico. Secondo i nostri risultati, la preparazione dei campioni mediante swim-up permette di selezionare spermatozoi con un minor tasso di frammentazione del DNA, sia in campioni con normale morfologia spermatica che in campioni teratozoospermici. La crioconservazione non danneggia l’integrità del DNA, che risulta invece compromessa in seguito a coltura prolungata a 37°C dopo swim-up.

P13FATTORI CHe INFlUeNZANO Il RISUlTATO ClINICO deI CIClI ICSI CON OVOCITI VITRIFICATI. Iussig B, Romano S, Maggiulli R, Albricci L, Capalbo A, Rienzi L. Centro G.EN.E.R.A RomaINTRODUZIONE: Recentemente la vitrificazione è stata indicata come una procedura efficace per la crioconservazione di ovociti umani MII. Lo scopo di questo studio è consistito nel valutare l’effetto delle caratteristiche di ogni paziente e del ciclo di trattamento sui risultati clinici dei cicli con ovociti vitrificati. MATERIALI E METODI: Da settembre 2008 a novembre 2009 sono stati effettuati 122 cicli consecutivi con ovociti vitrificati (98 pazienti). L’età media delle pazienti incluse nello studio è stata 36.2+4.59. Il numero medio di ovociti scongelati, sopravvissuti, inseminati tramite ICSI e fertilizzati sono stati rispettivamente 4.23+1.23, 3.80+0.89, 2.97+0.16, 2.54+0.65. In media sono stati trasferiti 1.47+0.91 embrioni di ottima qualità per ciclo. I tassi di gravidanza clinica evolutiva ottenuti per il primo ed il secondo ciclo di scongelamento sono stati rispettivamente 25.0% (26/104) e 27.7% (5/18). L’età della donna, il fattore di infertilità, il livello di FSH basale, il protocollo di stimolazione, i tempi di vitrificazione e scongelamento e il numero di tentativi sono stati statisticamente analizzati per regressione logistica come possibi-li fattori predittivi nell’ottenimento della gravidanza evolutiva. La relazione tra i parametri significativi e il tasso di gravidanza evolutiva è stata valutata mediante analisi ROC. RISULTATI: Solo l’età della donna e il numero di ovociti vitrificati hanno contribuito in modo significativo all’ottenimento dei risultati clinici in termini di gravidanza evolutiva, come fattori indipendenti con un OR di 0.86 (CI 0.81-0.92) e 1.3 (CI 1.2-1.4) rispettivamente. Inoltre, l’analisi ROC ha individuato che il livello soglia al di sotto del quale la prognosi è significativamente peggiore corrisponde ad un numero inferiore di 6 ovociti vitrificati (sensibilità 64,5 e specificità 67,6; AUC 0,71) e ad un’età superiore a 34 anni (sensibilità 58,1, specificità 76,5; AUC 0,67). CONCLUSIONI: Questo studio ha dimostrato che solo l’età della donna e il numero di ovociti disponibili per la crioconservazione sono fattori determinanti il tasso di successo del programma di vitrificazione ovocitaria. Tali osservazioni possono fornire indicazioni chiave per determinare l’efficacia di questo approccio in specifiche categorie di pazienti.

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P14lA CO-COlTURA IN VITRO CON CellUle del SeRTOlI SUINe MANTIeNe lA QUAlITÀ deGlI SPeRMATOZOI UMANI FINO A 7 GIORNIMassimo Menegazzo1, Andrea Garolla1, Alberto Ferlin1, Daniela Zuccarello1, Giovanni Luca2, Riccardo Calafiore2, Carlo Foresta11 Dipartimento di Istologia, Microbiologia e Biotecnologie Mediche, Sezione di Patologia Clinica e Centro di Crioconservazione dei Gameti Maschili, Università di Padova. 2 Dipartimento di Medicina Interna, Sezione di Medicina Interna e Scienze Metaboliche ed Endocrine,Università di Perugia.Introduzione e obiettivi: Dal momento che non esistono terapie risolutive per la maggior parte delle disfunzioni spermatiche, sempre con maggiore frequenza le coppie ricorrono a tecniche di procreazione medicalmente assistita che prevedono l’utilizzo di diversi mezzi di coltura per mantenere gli spermatozoi in condizioni extra-corporee. Questo tipo di coltura è possibile solo per brevi periodi di tempo, poiché la coltura prolungata induce danni irreversibili allo spermatozoo. Al fine di trovare un metodo alternativo di coltura prolungata abbiamo testato la capacita di un monostrato di cellule del Sertoli di maiale prepubere di mantenere gli spermatozoi in vitro in buone condizioni per un periodo di 7 giorni.Materiali e metodi: Mediante analisi della motilità, vitalità, stato energetico mitocondriale, frammentazione del DNA, integrità cromatinica, calcio intracellulare, reazione acrosomiale abbiamo valutato gli spermatozoi in co-coltura con le Sertoli per 2-4-7 giorni. Infine, abbiamo valutato la capacità fecondante dopo 7 giorni di co-coltura mediante test di penetrazione con ovociti di Hamster.Risultati e conclusioni: I risultati ottenuti dimostrano che la co-coltura di Sertoli suine consente di conservare gli spermatozoi umani in buone condizioni fino a 7 giorni, mantenendo elevata la loro qualità in termini di motilità, vitalità e status energetico, senza alterare l’integrità del genoma. Inoltre, poiché dopo 7 giorni la percentuale di spermatozoi che andava incontro a reazione acrosomiale spontanea era bassa, dopo stimolo con progesterone li abbiamo sottoposti a test di penetrazione, che ha dato risultato positivo, evidenziando così il mantenimento della loro capacità fecondante.

P15CONFRONTO TRA PROTOCOllI CON AGONISTI del GnRH ed ANTAGONISTI del GnRH IN PAZIeNTI AFFeTTe dA eNdOeMTRIOSI SeVeRA CHe SI SOTTOPONGONO A CIClI dI FeCONdAZIONe ASSISTITA M. Ruggiero, G. Viana, O.M. Di Berardino, F. Papini, E. Carletti, P.G. Artini, V. Cela, A.R. GenazzaniDipartimento di Medicina della Procreazione e dell’Età EvolutivaDivisione di Ginecologia e OstetriciaUniversità di Pisa Introduzione ed obiettivi: L’endometriosi può influenzare diversi aspetti della fisiologia riproduttiva, incluso la follicologenesi, l’ovulazione, la qualità embrionaria ed i tassi di fertilizzazione ed impianto. Dati recenti dimostrano infatti che le pazienti con infertilità associata ad endometriosi che si sottopongono a tecniche di Fertilizzazione in Vitro (IVF), presentano un peggioramento dell’outcome che si traduce in un ridotto tasso di gravidanza rispetto alle pazienti affette da sterilità tubarica o maschile. Lo scopo dello studio è quello di valutare l’outcome delle procedure di IVF dopo stimolazione ovarica controllata (COH) utilizzando antagonisti del GnRH (GnRH-ant) o agonisti del GnRH (GnRH-a) in pazienti affette da endometriosi severa.Materiali e metodi: Un totale di 101 cicli di pazienti affette da endometriosi di grado III e IV che si sono sottoposte a cicli di Fecondazione Medicalmente Assistita sono state allocate in due gruppi utilizzando due diverse modalità di inibizione ipotalamica: leuprorelina (GnRH-a) o cetrorelix (GnRH-ant). Sono stati quindi analizzati dati di laboratorio e l’outcome clinico. Risultati: Il gruppo trattato con GnRH-ant presenta un più elevato numero di ovociti MII ed embrioni di buona qualità, utilizzando dosi inferiori di gonadotropine. Tuttavia i due gruppi non differiscono in termini di ovociti recuperati, embrioni ottenuti, tasso di impianto e tassi di gravidanza cliniciConclusioni: Considerando i tassi di gravidanza, i protocolli con GnRH-ant e GnRH-a risultano ugualmente efficaci, tuttavia i cicli con GnRH-ant sembrano più convenienti in termini di dose totale di gonadotropine necessarie e discomfort della paziente.

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P16dIFeTTI CONGeNITI NeI NATI dA PROCReAZIONe MedICAlMeNTe ASSISTITASala P1, Ferrero S1, Buffi D2, Pastorino D2, Bertoldi S2, Vaccari L2, Bentivoglio G2, De Biasio P21Divisione di Ginecologia e Ostetricia, Ospedale San Martino, Genova; 2Divisione di Ginecologia e Ostetricia, Istituto G. Gaslini, Genova.L’obiettivo di questo studio è valutare la prevalenza dei diversi tipi di malformazioni congenite nei nati da procreazione medicalmente assistita (PMA).Materiali e metodi. Questo studio ha incluso le gravidanze ottenute con FIVET o ICSI valutate in un centro di diagnosi prenatale di secondo livello fra il gennaio 2008 e il dicembre 2009. Un database computerizzato è stato utilizzato per identificare le gravidanze concepite tramite PMA. Ciascuna paziente è stata seguita durante la gravidanza con ripetuti controlli ecografici. Tutte le diagnosi ecografiche di malformazione sono state confrontate con la diagnosi postnatale.Risultati. Durante il periodo di studio sono state valutate 225 gravidanze ottenute con FIVET o ICSI (88 FIVET e 137 ICSI). L’età media delle pazienti esaminate è stata di 37.8 anni (32-46 anni). Fra le 88 gravidanze ottenute con FIVET: 5 sono risultate trigemine e 22 bigemine. Fra le 137 ICSI: 1 èrisultata quadrigemina, 8 trigemine e 36 bigemine. In 13 gravidanze è stata identificata una malformazione congenita. I distretti più colpiti dalle malformazioni congenite sono stati il sistema nervoso centrale con 5 casi (38,5%) e il sistema scheletrico con 3 casi (23,1%). È stato identificato un caso di malformazione del distretto cranico, un caso del distretto cardiaco, uno del distretto toracico e uno del digerente. In un caso di gravidanza gemellare ottenuta con ICSI, uno dei due feti polimalformato ed idropico è andato incontro a morte fetale endouterina alla 26° settimana di gestazione. Il tasso di feti malformati nella popolazione studiata presso il nostro centro di diagnosi prenatale è stato pari a 5,8%. Il numero di feti malformati è risultato simile nelle gravidanze concepite tramite ICSI (5,8%) o FIVET (5,7%). Conclusioni. Nella nostra casistica, i distretti più colpiti da malformazioni congenite sono il sistema nervoso centrale e il sistema scheletrico. L’elevata prevalenza di malformazioni nella popolazione di studio è attribuibile all’alto numero di gravidanze patologiche inviate al nostro centro in consulenza. Non è stata osservata una differenza significativa nella prevalenza delle malformazioni nei feti nati da FIVET o da ICSI.

P17MICROdeleZIONI del CROMOSOMA Y Nelle AZOOSPeRMIe NON OSTRUTTIVe: VARIABIlITA’ dellA PReVAleNZA.S. Tabano1, M. Castiglioni2, L. Vaccalluzzo2 , P. Sulpizio2, M. Miozzo1 e G.M. Colpi2.1Cattedra di Genetica, Polo Universitario San Paolo e 2U.O.C. Urologia II – Andrologia e Riproduzione Assistita, A.O. San Paolo – Polo Universitario, Milano.Introduzione: Si ritiene che alterazioni genetiche possano in parte spiegare il 30-40% dei casi di infertilità maschile classificate come “idiopatiche”. Le microdelezioni del cromosoma Y vengono indicate come le più frequenti cause genetiche di infertilità; tuttavia una revisione della letteratura recente mostra come la loro prevalenza nella popolazione infertile sia alquanto variabile.Nei casi di oligoastenoteratozoospermia severa (OAT) sono riportati dati di prevalenza che vanno dal 1.86% su 721 soggetti (Kumtepe et al, 2009) al 13.1% su un totale di 102 pazienti (Zhou et al, 2006). Sia Zhu et al (2008) che Ng et al (2009) riportano una prevalenza del 8.2% rispettivamente in 11/134 e 22/158 soggetti; tuttavia quest’ultimo non ha riscontrato microdelezioni quando la concentrazione spermatozoaria era compresa tra 2 e 5 milioni/ml (0/66 pazienti).Nei casi di azoospermia non ostruttiva (NOA) sono riportati dati di prevalenza che vanno dal 8.5% (6/71 pazienti, Ng et al, 2009) al 12.7% su 100 pazienti (Fattoruso et al, 2006), con diversi autori che riportano prevalenze intermedie: 9.51% (178 soggetti, Zhu et al, 2008; 1214 pazienti Kumtepe et al, 2009), 10.8% (26/241 soggetti, Li et al, 2008). Zhou et al., su una casistica più ampia ed aggiornata rispetto ai primi dati del 2006 in cui riportavano una prevalenza del 15% su 256 soggetti (Zhou et al, 2006) segnalano una microdelezione del cromosoma Y in 58/489 pazienti NOA pari al 11.86% (Zhou et al, 2009). Risultati e conclusioni: Una nostra casistica relativa a una serie random di 166 pazienti documentatamente NOA degli ultimi due anni e con cariotipo normale, indagati circa le microdelezioni del cromosoma Y in laboratori di genetica considerati d’eccellenza, mostra microdelezioni del suddetto cromosoma in soli 5 soggetti (3.01%). Tale variabilità dei dati presenti in letteratura potrebbe essere addebitata a fattori etnici, a disomogeneità delle casistiche, alle differenti metodiche utilizzate per l’analisi genetica e alla mancata preselezione dei pazienti con anomalie del cariotipo in alcune casistiche.

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P18RIFleSSIONI e CONFRONTO SUll’USO dI dIVeRSI INCUBATORI Taricco F., Ramaciotti I., Cuomo S., Gazzi S.Centro Procreazione Assistita “Demetra”, FirenzeIntroduzione ed obbiettiviI laboratori di PMA sono sempre più sensibili ad ottenere non solo il massimo dei risultati in termini di gravidanze, ma anche un elevato livello di qualità e sicurezza. Recentemente abbiamo implementato il nostro laboratorio con mini incubatori (M.I.) perché riteniamo che la singola coltura per ogni incubatore sia un obbiettivo importante da raggiungere. E’ anche opinione comune che i M.I. diano migliori risultati rispetto ad incubatori standard di maggiori dimensioni in cui le frequenti aperture degli sportelli possono creare condizioni non ottimali. Sensibili a tali problematiche, abbiamo deciso rilevare le eventuali differenze tra l’uso dei M.I. e l’uso di incubatori standard.Materiali e metodiNel periodo di studio considerato (febbraio 2009 - febbraio 2010) abbiamo eseguito 596 cicli Icsi. Gli incubatori utilizzati per le coltura degli ovociti e degli embrioni sono stati 5, tutti a camicia d’acqua. Nello specifico abbiamo confrontato tre M.I. Astec (capacità 30 litri), denominati A, B, C e due incubatori standard Thermo Forma (capacità 180 litri ) denominati 1 e 2 e come test di significatività è stato applicato un Chi Quadro (X2 ). L’età media delle pazienti per ogni incubatore considerato è stata del tutto sovrapponibile.Risultati e conclusioni.Gli incubatori 1 e 2 che hanno accolto 438 cicli, hanno dato 103 gravidanze cliniche su 406 embrio transfer (ET), pari al 25.4%. Gli incubatori A,B e C hanno accolto 158 cicli che hanno effettuato coltura singolarmente dando 29 gravidanze su 143 ET, pari al 20.3%. Il test del Chi Quadro non ha rilevato nessuna differenza significativa (X2 = 1,79 e p = 0,1804). Questi risultati hanno fatto decadere, almeno nella nostra realtà, il concetto che i M.I. diano migliori risultati rispetto a quelli più grandi. D’altra parte riteniamo che la coltura degli ovociti e degli embrioni di un singolo ciclo, in un incubatore dedicato, sia da tenere in considerazione per una migliore gestione del ciclo. Oggi infatti, più che mai sensibili non solo ai risultati in termini di gravidanze, ma anche ad ottenere elevati livelli di qualità e sicurezza, la coltura del materiale biologico di una paziente in un M.I. dedicato sarebbe a nostro parere un traguardo da raggiungere in tutti i laboratori di PMA per avvicinarci sempre più al rischio zero sia di errore sia di cross-contaminazione.

P19eNdOMeTRITe: FOllOW-UP ISTeROSCOPICO dOPO ANTIBIOTICOTeRAPIAViana G, Ruggiero M, Parisen Toldin MR, Valentino V, Papini F, Artini PG, Cela V, Genazzani ARDipartimento di Medicina della Procreazione e dell’Età EvoluttivaDivisione di Ginecologia e Ostetricia ,Università di PisaObiettivo: Lo scopo dello studio è di valutare il valore della terapia antibiotica in pazienti infertili con sospetto di endometrite.Abbiamo definito come endometrite la presenza di edema stromale , edema della mucosa e iperemia evidenziati tramite esame isteroscopico. Questa condizione può modificare la recettività endometriale e conseguentemente interferire con l’impianto embrionario.Modalità dello studio: studio prospetticoLuogo dello studio: Servizio PMA Clinica Ginecologica dell’Università di PisaPazienti: 100 pazienti infertili sottoposte ad esame isteroscopico prima di essere inserite nei protocolli di PMARisultati: sono state identificate 9 pazienti con caratteristiche isteroscopiche di endometrite, queste sono state sottoposte a trattamento antibiotico con doxiciclina 200mg/die per 10 giorni al mese per tre mesi. Una nuova isteroscopia diagnostica è stata eseguita dopo antibioticoterapia e abbiamo riscontrato una guarigione dello aspetto infiammatorio endometriale in 5 pazienti (55,6%), un miglioramento in 2 casi(22,2%) e la persistenza dell’aspetto patologico nelle restanti 2 pazienti.Conclusioni: La presenza di iperemia e edema della mucosa rilevato durante l’isteroscopia diagnostica, suggerisce la presenza di una infezione endometriale ed il trattamento antibiotico può modificare l’aspetto infiammatorio nel 55,6% dei casi. Una più approfondita valutazione del ruolo dell’endometrite nelle pazienti infertile deve essere confermato, ma presumiamo che la malattia giochi un importante ruolo nell’impianto embrionario

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P20l’INIeZIONe INTRACITOPlASMATICA dI UNO SPeRMATOZOO MORFOlOGICAMNeTe SeleZIONATO (IMSI) SeMBRA CORRelARe CON UN MIGlIORe eSITO dellA GRAVIdANZA IN QUeI PAZIeNTI CON AlMeNO 2 PReCedeNTI FAllIMeNTI dI ICSI.Susanna Xella, Tiziana Marsella, Daniela Tagliasacchi, Simone Giulini, Antonio La Marca, Alessandra Tirelli, Francesca Tortolani, Annibale Volpe.Dipartimento Integrato Materno Infantile, Centro di Medicina della Riproduzione, Policlinico di Modena, Modena.Introduzione ed obiettivi: La tecnica ICSI cioè l’iniezione intracitoplasmatica di un singolo spermatozoo nell’ovocita è comunemente utilizzata dal 1992 (Palermo et al., 1992) nei laboratori di II e III livello di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) per quei pazienti affetti da oligoastenoteratozoospermia. Recentemente, nel 2004, è stata introdotta dal Prof. Bartoov una tecnica di microiniezione che permette la selezione morfologica ad alto ingrandimento dello spermatozoo (IMSI). La IMSI permette la selezione degli spermatozoi mediante l’utilizzo di un microscopio che garantisce un ingrandimento 5 volte superiore a quello di un convenzionale microscopio da laboratorio, permettendo così di visualizzare con maggiore accuratezza il nucleo, sede del DNA paterno. L’introduzione di questa tecnica sembra aver portato ad un aumento dei tassidi impianto e gravidanza soprattutto in quelle coppie che hanno avuto 2 precedenti fallimenti di gravidanzadopo tecnica ICSI (Hazout et al., 2006). Recentemente, nel 2008, il gruppo del Prof. Antinori ha dimostrato che la tecnica IMSI può raddoppiare la possibilità di ottenere la gravidanza nelle coppie con infertilità maschile severa.Materiali e Metodi: L’obbiettivo di questo studio è verificare, su 15 coppie, se la tecnica IMSI può essere una valida alternativa dopo almeno un fallimento da tecnica ICSI. Tutte le terapie farmacologiche e le procedure di laboratorio sono state del tutto sovrapponibili a parte l’utilizzo del microscopio ad alto ingrandimento per la selezione morfologica degli spermatozoi per la tecnica IMSI.Risultati: A parità di percentuale di fertilizzazione degli ovociti sia per la tecnica ICSI che per la IMSI, la percentuale di gravidanza è significativamente più alta e il tasso di aborto significativamente più basso con la tecnica IMSI che con la ICSI (23.0% vs 15.0% e 0% vs 100%, p<0.001 rispettivamente).Conclusioni: Anche se è generalmente riconosciuto che l’ottenimento della gravidanza mediante tecnica ICSI sia associato alla normale morfologia dello spermatozoo, sembra che una scelta più accurata dello spermatozoo, soprattutto della morfologia nucleare, mediante tecnica IMSI correli positivamente con l’aumento significativo delle percentuali di gravidanza ed impianto e con minori tassi di aborto soprattutto in quelle coppie con almeno un fallimento da ciclo ICSI.

P21CONGelAMeNTO dI OVOCITI ed eMBRIONI dOPO lA SeNTeNZA 151 dellA CORTe COSTITUZIONAle.Zannoni E, Baggiani AM Drovanti A, Sacchi L, De Cesare R, Specchia C, Bergamasco P, Arfuso V, Levi Setti PE.Dipartimento di Ginecologia e Medicina della RiproduzioneIRCCS Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (Mi).INTRODUZIONE ED OBIETTIVI: La sentenza 151 della Corte Costituzionale ha modificato alcuni aspetti della Legge 40 e consente la crioconservazione di embrioni soprannumerari. Abbiamo voluto valutare l’impatto di questa scelta in relazione al numero di coppie che ottengono ovociti ed embrioni sovranumerari e alle probabilità di gravidanza clinica nel ciclo a fresco nelle coppie che hanno crioconservato embrioni soprannumerari o solo ovociti.MATERIALI E METODI: Utilizzato il numero di ovociti ritenuto ottimale, in base alla storia clinica della singola coppia, gli ovociti maturi non utilizzati vengono crioconservat dopo il prelievo degli ovociti. In seconda (G2) o terza giornata (G3) viene trasferito, dopo selezione su base morfologica, il numero di embrioni ritenuto idoneo alla prognosi della coppia in base all’età ed ai precedenti tentativi.RISULTATI: 1026 cicli induzioni sono state effettuate nel periodo maggio-dicembre 2009. Sono stati eseguiti 371 cicli di congelamento (36.1% delle induzioni). In 161 (15.6%) delle coppie si è giunti a crioconservare almeno 1 embrione, mentre in 130 (12.6%) si sono crioconservati solo ovociti. In 80 coppie (7.8%) sono stati crioconservati sia ovociti che embrioni. Sono stati crioconservati 387 embrioni (media 1.6 ± 0.9) e 1605 ovociti (media 7.6 ± 3.6). Nelle pazienti con solo embrioni crioconservati abbiamo eseguito 158 transfer (3 transfer sospesi) e si sono ottenute 64 gravidanze cliniche (40.51%). Nelle pazienti con solo ovociti crioconservati abbiamo eseguito 127 transfer (2 non fertilizzazioni) e ottenuto 41 gravidanze (32.28%). Nelle coppie con ovociti ed embrioni crioconservati su 72 transfer (8 transfer sospesi) 25 gravidanze (34.72%).CONCLUSIONI: I nostri risultati preliminari mostrano un trend statisticamente non significativo per il campione esaminato ma clinicamente rilevante per una più elevata probabilità di gravidanza dopo trasferimento a fresco in G2-G3, nelle coppie con embrioni crioconservati in relazione ai successi ottenuti sia nelle coppie che congelano solo ovociti che sia ovociti che embrioni. La scelta del numero di ovociti da inseminare al fine di ottenere le migliori probabilità di successo, contenendo il numero di embrioni crioconservati, deve ancora presumibilmente trovare un equilibrio clinico che dovrà essere oggetto di nuove proposte delle Società Scientifiche.

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Abbamonte l.H. OC21 Albani e. OC11; P01 Albricci l. P12; P13 Alecci C. P06 Alecci l. OC06 Ambrosini G. OC07 Amicarelli F. OC04 Anserini P. OC21; P09 Antonucci N. OC20 Arfuso V. P21 Ariu F. OC10 Artini P.G. OC12; P05; P15; P19Baggiani A.M. P08; P21 Barcellona M.l. OC06 Barone e. P02 Barone S. OC15 Baroni e. P07 Bebbere d. OC10 Benaglia l. P03 Bentivoglio G. P16 Bergamasco P. P08; P21 Bertoldi S. P16 Bertoldo A. OC19 Bini M. P04 Bizzaro d. OC05; OC20 Bocignone e . P09 Bogliolo l. OC10 Bonaparte e. OC13 Bonaventura G. OC06 Borini A. OC20 Branà F. P04 Buccheri M. P07 Bucci F. P05 Buffi d. P16 Cagnazzo F. P04 Calafiore R. P14 Calzi F. OC14 Campagna G. OC02; OC18 Capalbo A. P12; P13 Capitanio e. P11 Caracciolo d. OC15; P02 Carbone M.C. OC04 Carletti e. P05; P15 Carnevali O. OC05; OC08 Casarosa e. P05 Castiglioni M. OC01; OC13; P17 Catto S. P09 Cela V. OC12; P05; P15; P19 Cesana A. OC11; P01

Chamayou S. OC06; P06 Cima G.P. OC15; P02 Cino I. OC14 Coccia M.e. OC15; OC16; P02Colamaria S. P07 Colapietro P. OC13 Colpi e.M. OC01 Colpi G.M. OC01; OC03; OC13;P17 Contalbi G. OC13 Conti C. OC08 Corona G. OC03 Corradetti B. OC20 Costa P. P04 Cuomo S. P18 de Benedictis S. P03 de Biasio P. P16 de Cesare R. P08; P21 de Cicco S. OC02; OC18 de leo C. P09 de Santis l. OC14 degli Inncocenti S. OC03 delfino M. P10 di Berardino O.M. OC12; P15 di emidio G. OC04 diraimondo F. OC06 drovanti A. P08; P21 elia J. P10 Ferlin A. OC07; OC19; P14 Ferrari S. P11 Ferraris P. OC05; OC08 Ferrero S. OC21; P16 Filimberti e. OC03 Foresta C. OC07; OC19; P14 Forti G. OC03 Fusco S. P12 Garolla A. OC07; OC19; P14 Gazzano G. OC01; OC13 Gazzi S. P18 Genazzani A.R. OC12; P05; P15; P19 Giacchetta d. OC01 Giannini A. P05 Gioacchini G. OC05; OC08 Giorgini e. OC05; OC08 Gismano e. OC14 Giulia M. OC16 Giuliani M. P07 Giulini S. OC09; P20 Guglielmino A. OC06; P06 Guido M. OC02; OC18

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Imbrogno N. P10 Iussig B. P12; P13 la Marca A. OC09; P20 lanzone A. OC02; OC18 ledda S. OC10 levi S. P09 levi Setti P.e. OC11; P01; P08; P21 licciardello S. P04 lisi F. OC17 lisi R. OC17 lotti F. OC03 luca G. P14 luisi M. P05 Maggi M. OC03 Maggiulli R. P12; P13 Mancini M. OC03 Manes S. OC20 Manicardi G.C. OC20 Marsella T. OC09; P20 Mazzilli F. P10 Mazzilli R. P10 Menduni F. P01 Menegazzo M. OC07; OC19 ;P14 Miozzo M. OC13; P17 Montanino M. OC17 Monteleone P. OC12 Morreale G. P01 Nerva F. OC13 Nicoletti A.J. OC21 Novara P.V. OC11 Paffoni A. P03; P11 Palla e. OC15; P02 Papini F. OC12; P15; P19 Parini V. OC11 Parisen Toldin M.R. P19 Parri C. OC15; P02 Pasquale C. OC01 Pastine S. OC15; P02 Pastorino d. P16 Patassini C. OC19 Perilli l. OC07 Poverini R. OC17 Primavera M.R. OC21 Rabellotti e. OC14 Ragni G. P03; P11 Rago R. OC17

Ragolia C. P06 Ramaciotti I. P18 Rapalini e. OC15; P02 Restelli l. P11 Rienzi l. P12; P13 Riviello C. OC16 Rizzello F. OC16 Rizzo C. P09 Romano S. P12; P13 Romualdi d. OC02; OC18 Rossi T. P10 Ruggiero M. OC12; P15; P19 Sabbatini S. OC05; OC08 Sacchi l. P08; P21 Sala P. P16 Sanges F. P12 Sapienza F. P07 Scarduelli C. P03; P11 Scarselli G. OC16 Sighinolfi G. OC09 Smeraldi A. OC11; P01 Somigliana e. P03 Specchia C. P08; P21 Spitaleri M. OC16 Storaci G. P06 Stronati A. OC20 Sulpizio P. OC01; OC13; P17 Tabano S. OC13; P17 Tagliaferri V. OC02; OC18 Tagliasacchi d. OC09; P20 Taricco F. P18 Tatone C. OC04 Tesoriere G. OC01 Tibullo d. OC06 Tirelli A. OC09; P20 Tortolani F. P20 Tosi G. OC08 Ubaldi F.M. P07 Vaccalluzzo l. P17 Vaccari l. P16 Valentino V. OC12; P19 Viana G. P15; P19 Volpe A. OC09; P20 Xella S. OC09; P20 Zannoni e. P08; P21 Zuccarello d. OC07; OC19; P14

Indice Autori

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Sede CongressualePALAZZO DEI CONGRESSI DI RICCIONEPalariccione S.p.A.Viale Virgilio, 17 – Riccione (RN)www.palariccione.com

QUOTe dI ISCRIZIONe (iva inclusa)

* E’ necessario l’attestato di frequenza firmato dal Direttore della Scuola di specializzazione.

La quota di iscrizione comprende:ammissione alle sessioni scientifiche, kit congressuale, abstract book, attestato di partecipazione, crediti ECM, cocktail di benvenuto, coffee break e pranzi di lavoro.

eCM200 Medici Chirurghi (Ginecologi, Urologi ed Endocrinologi): 12 crediti formativi100 Biologi: 11 crediti formativi30 Infermieri: 10 crediti formativi30 Ostetriche/i: in fase di valutazione30 Tecnici di laboratorio: 12 crediti formativi

Provider eCM

CeNA SOCIAleLa cena si terrà venerdì 7 maggio 2010 alle ore 21.00 presso la discoteca Peter Pan di Riccione.Per l’ingresso è indispensabile l’invito che dovrà essere esibito al personale addetto.

€ 480

Ingresso gratuito

€ 88

MediciBiologi, Infermieri, Ostetriche, Tecnici di Laboratorio e Specializzandi *Cena sociale

Informazioni Generali

FASI s.r.l. Via R. Venuti 73 00162 Roma Tel.: (+39) 06.97605610 Fax: (+39) 06.97605650 [email protected]

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CeNTRO SlIdeIl personale tecnico è a disposizione dei relatori. Per esigenze tecniche, i relatori sono pregati di consegnare al centro slide le loro diapositive in power point per windows (tutte le versioni dal 98 a XP) su CD Rom o pen drive almeno 2 ore prima dell’inizio della relazione. Al fine di evitare disservizi tecnici è consentito utilizzare esclusivamente il PC in dotazione in sala.

MOdeRATORII moderatori sono pregati di far rispettare i tempi messi a disposizione per ciascuna relazione.

AUTORI POSTeRI poster rimarranno esposti per tutta la durata del congresso nell’area poster situata al 5° piano. I poster potranno essere affissi dalle ore 14.00 di giovedì 6 maggio e dovranno essere rimossi entro le ore 14.30 di sabato 8 maggio. I poster non rimossi verranno cestinati. Ogni poster avrà a disposizione un pannello numerato corrispondente al numero assegnato al lavoro. Il personale della Segreteria Organizzativa sarà presente nell’area poster per assistenza. Ogni autore è pregato di provvedere autonomamente ai materiali necessari all’affissione (nastro adesivo e/o biadesivo e forbici). La dimensione del poster non dovrà essere superiore a 70 cm di base e 100 cm di altezza. La sessione poster è prevista per il giorno 6 maggio alle ore 18.30. Gli autori sono pregati di essere presenti accanto al proprio lavoro durante tutta le sessione poster.

Norme per gli autoriCon il patrocinio di

Si ringrazia per il contributo incondizionato:

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