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Dall’educazione alla pedagogia Avvio al lessico pedagogico e alla teoria dell’educazione CAPITOLO SESTO L’azione umana: identità e implicazioni pedagogiche” pp. 244-350 Giuseppe Bertagna Bergamo, ottobre 2010

Dall’educazione alla pedagogia - Unibg 06.pdf · 2011-11-04 · Gli atti dell’uomo avvengono in maniera inconsapevole oppure consapevole, ma in ogni caso sono determinati dall’interazione

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Dall’educazione

alla pedagogia

Avvio al lessico pedagogico

e alla teoria dell’educazione

“CAPITOLO SESTO

L’azione umana: identità e

implicazioni pedagogiche”

pp. 244-350

Giuseppe Bertagna

Bergamo, ottobre 2010

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La differenza fra i comportamenti umani della cura,

dello sviluppo, dell’addestramento, dell’in-segnamento

e le azioni umane dell’educazione, della formazione e

dell’istruzione consiste nel fatto che nel secondo caso

intervengono l’intenzionalità e il logos.

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Il termine “intenzionalità” ha quattro significati (intrecciati, ma

concettualmente distinguibili):

1) Intenzionalità come direzione (o relazione)

2) Intenzionalità come rappresentazione ed esecuzione di intenzioni

3) Intenzionalità come analisi formale delle rappresentazioni

4) Intenzionalità come coscienza e autocoscienza

L’intenzionalità e le sue regioni

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Il termine logos significa:

1. attività sintetica della ragione che riunisce e lega insieme in una

relazione organica parti tra loro separate

2. attività analitica che divide e separa in frammenti, seguendo un

ordine, ciò che è un tutto unitario (la diairesi)

3. attività intellettuale che crea, che pensa addirittura cose che prima

non c’erano al mondo e che, dopo, con un’apposita potenza,

introduce nel mondo

4. attività critica; espressione pubblica di ragioni; dialogo e giudizio

tra diversi uomini per giungere a qualche condivisa visione,

dichiarazione, valutazione, giudizio.

Il logos

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Il logos

• Dunque il logos diventa subito ethos (modo di agire comune,

accettato da tutti, basato su rispetto e lealtà) e polis (ricerca e

condivisione di questo modo di agire in una compagnia umana

determinata che vive insieme in un luogo).

• Il logos si è storicamente strutturato in tre tipologie di lavoro:

1. la razionalità tecnica

2. la razionalità teoretica

3. la razionalità pratica

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I corpi fisici e i corpi vegetali, le macchine e gli automi

sono privi di intenzionalità e logos.

Gli organismi superiori possiedono un’intelligenza

capace di integrare stati d’animo e soluzioni di

problemi (hanno una germinale forma di empatia e di

immaginazione predittiva, ma non intenzionalità e

logos).

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1. I corpi fisici e i corpi vegetali (un sasso, una pianta)

mostrano movimenti.

2. Le macchine compiono operazioni (meccaniche appunto)

imposte dai vincoli costruttivi.

3. Gli organismi superiori, in quanto animali, instaurano con

l’ambiente e gli altri animali uno scambio coevolutivo per

mantenersi nello stato di autopoiesi omeostatica di cui hanno

bisogno per vivere (hanno cioè reazioni comportamentali).

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L’uomo

• in quanto corpo è soggetto alle leggi della fisica o della

biochimica (mostra movimenti come un sasso o una pianta);

• in quanto macchina compie operazioni meccaniche o

imposte dai vincoli costruttivi (opera come un robot);

• in quanto animale instaura con l’ambiente e gli altri

animali uno scambio coevolutivo per mantenersi nello stato

di autopoiesi omeostatica di cui hanno bisogno per vivere

(ha reazioni comportamentali come tutti gli organismi

superiori);

• in quanto uomo possiede l’intenzionalità e il logos (compie

azioni umane).

ATTI

DELL’UOMO

ATTI

UMANI

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Un po’ di storia.

1. Qual è il primo decisivo contributo alla riflessione sulla

differenza tra la vita dell’uomo e la vita degli altri animali?

2. Come nasce l’idea della distinzione fra atti dell’uomo e atti

umani?

Aristotele e Tommaso d’Aquino

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Secondo Aristotele, gli uomini si distinguono

dagli altri animali perché hanno l’anima, che si

compone di tre parti:

la vegetativa

la sensitiva

la razionale

Aristotele (384-322 a.C.): il problema dell’anima dell’uomo

(la prima è contenuta nella seconda, la

seconda nella terza; in particolare l’anima

razionale ingloba, presuppone, unifica le

precedenti e, soprattutto, dà loro senso e ne

precisa il fine, il compimento)

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vita vegetativa

vita sensitiva

vita razionale:

non si può dare l’una senza l’altra

Aristotele: il problema dell’anima dell’uomo

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Secondo Tommaso

d’Aquino, sono

atti dell’uomo

le operazioni e

i comportamenti.

Tommaso d’Aquino (1221-1274): la distinzione fra

atti dell’uomo e atti umani

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Tommaso d’Aquino: atti dell’uomo e atti umani

Atti dell’uomo: reazioni, riflessi condizionati, funzioni

fisiologiche e meccaniche, operazioni imposte dai vincoli

costruttivi, gesti pulsionali afferenti allo sviluppo,

all’addestramento, al modellamento della prole: atti che

non riescono ad allontanarsi in maniera decisiva da

quelli che avvengono negli automi e che sono adottati

anche dagli esseri viventi superiori...

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Tommaso d’Aquino: atti dell’uomo e atti umani

Gli atti dell’uomo avvengono in maniera inconsapevole oppure consapevole,

ma in ogni caso sono determinati dall’interazione con processi naturali fisici

e psichici che ci costringono a subire ciò che ci accade e a fare ciò che

facciamo: noi “operiamo” come le macchine e abbiamo “reazioni” e “riflessi

condizionati” come gli animali.

Negli atti dell’uomo si è dominati (dai geni ereditati, dai genitori, dalla

chimica delle medicine o delle droghe, dal caso e dalla fortuna, dagli

addestramenti ricevuti nell’allevamento, dai determinismi meccanici che

vincolano il funzionamento della nostra macchina corporea, dai dispositivi

naturali e artificiali, dai dispositivi familiari e comunitari).

Gli atti dell’uomo, in quanto dominati dalla necessità,

ci rendono “conseguenza”.

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Tommaso d’Aquino: atti dell’uomo e atti umani

Gli atti umani sono esclusivi dell’uomo.

Sono azioni personali caratterizzate da intenzionalità e logos .

Avvengono nell’ambito della coscienza e dell’autocoscienza,

nella libertà e nella responsabilità.

Sono più lenti degli atti dell’uomo: richiedono tempo per

decisioni e valutazioni.

Gli atti umani, in quanto compiuti in libertà,

ci rendono “causa”.

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L’uomo ha la libertà di porre alternative, di scegliere tra

alternative possibili e tutte motivanti, libertà di assumersi la

responsabilità di eseguirne una preferendola all’altra, libertà

di accompagnare con il proprio consenso l’azione decisa fino

alla fine, assumendosi la responsabilità delle conseguenze

previste e impreviste di questo suo intervento consapevole sul

mondo e sugli altri.

L’unico modo di sapere “chi è l’uomo?”

è coglierlo nella sua concreta

attuazione di sé: appunto attraverso

i suoi atti umani.

L’uomo principio delle azioni umane

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L’uomo è responsabile solo del principio (Aristotele).

Non è detto che l’azione intrapresa si debba concludere come

noi l’avevamo ragionevolmente rappresentata, deliberata,

prevista e voluta nel suo svolgimento.

Tra l’inizio dell’azione e la sua conclusione si frappongono il

disturbo di azioni decise da altri, il capriccio del caso,

l’insuperabile necessità, gli errori nella realizzazione dello

scopo o nella scelta del fine.

L’uomo principio delle azioni umane

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L’uomo controlla solo il principio delle proprie azioni,

ma non per questo si sente sollevato

• dal desiderio di cercare di diffondere nella propria vita un

sempre maggior numero di atti umani contro la fortuna, il caso,

la necessità;

• dalla responsabilità di rispondere a sé e agli altri delle

conseguenze volontarie e involontarie delle proprie azioni.

L’uomo principio delle azioni umane

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L’uomo è un essere attivo e libero quando compie azioni

umane,

ma è passivo quando è costretto a operazioni e reazioni

comportamentali (atti dell’uomo).

Nell’esperienza comune gli atti dell’uomo sono più

numerosi delle azioni umane.

Le azioni umane e i dispositivi naturali ed artificiali

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Le realtà che si impongono sull’uomo costringendolo a

compiere atti dell’uomo e non atti umani si chiamano

dispositivi (etimologicamente: “qualcosa che è posto contro”).

I dispositivi possono essere naturali , artificiali, familiari e

comunitari.

Le azioni umane e i dispositivi naturali ed artificiali

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Le regole della natura.

Non possiamo non sentire il ritmo della fame e della sete.

Non possiamo ignorare i condizionamenti fisiologici. Non

possiamo correre oltre una certa velocità. Non possiamo

vivere per sempre.

Le circostanze fortuite.

Il ronzio di una mosca impedisce il nostro ragionare. Lo

straripamento di un fiume può travolgere e uccidere…

I dispositivi naturali

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La tecnica, la tecnologia, le scienze.

“Poste” all’origine dall’uomo sono diventate una sorta

di natura artificiale condizionante. Non possiamo

ignorare i condizionamenti imposti dai mass-media e

dalla virtualità della rete…

I dispositivi artificiali

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La famiglia.

I genitori curano, allevano… i figli senza negoziare con la

loro intenzionalità e il loro logos. Le azioni dei genitori

possono portare a un assestamento co-evolutivo che

spinge i figli ad altre operazioni e reazioni

comportamentali.

I dispositivi familiari e comunitari

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La comunità di appartenenza.

Il luogo in cui si è nati influisce sulla fede religiosa, sui

gusti estetici, sulle abitudini alimentari, sulle credenze

cognitive, sulle pratiche economiche, sulle scelte

professionali, sui giudizi morali e sui valori etici, sui

significati culturali e le preferenze ideologiche…

I dispositivi familiari e comunitari

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In sintesi:

1. la visione del mondo e il sentimento del mondo

appartenenti alla famiglia e alla comunità si

impongono sui nuovi nati e da essi vengono assorbiti

I dispositivi familiari e comunitari

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2. svolgono un ruolo significativo in tal senso tutte le

istituzioni comunitarie: famiglia, enti locali e

territoriali, scuola, università, ospedali, corti di

giustizia, mass media, imprese, organizzazioni

politiche e amministrative, lo stato…

I dispositivi familiari e comunitari

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3. è impossibile il contrario perché:

• la sistematica negoziazione con l’intenzionalità e il logos di ogni

soggetto coinvolto e di ogni gruppo di soggetti paralizzerebbe la vita

della famiglia, della scuola;

• inoltre il soggetto dovrebbe essere cresciuto a sufficienza per

esercitare le proprie scelte intersoggettive e razionali;

• il soggetto è naturalmente portato a “fidarsi” o “affidarsi” a chi lo

ha posto in vita o lo fa crescere; “crede” alla verità e alla giustizia

delle operazioni, dei comportamenti, delle abitudini di cui è

intessuta la vita della famiglia e della comunità.

I dispositivi familiari e comunitari

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Pur accettando come dato di fatto i dispositivi naturali, non si può

ignorare il problema di come quelli artificiali, familiari e comunitari

svolgano un ruolo determinante nel sottomettere i nuovi nati alle

regole e agli equilibri costituiti.

• I dispositivi impediscono quindi che l’individuo umano possa essere

un soggetto autonomo, libero e responsabile, capace di azioni

umane, di dire “no”?

• È la coscienza che determina la vita o la vita che determina la

coscienza?

Il problema posto dai dispositivi

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Non si può negare la forza dei dispositivi: si tratta di ribadire le

condizioni che autorizzano gli atti umani.

Nell’intenzionalità e con il logos, l’uomo può essere libero e responsabile

di ciò che fa. Ed è uomo se trasforma sempre più questo “potere” in

“essere”, allargandolo progressivamente nel tempo e nello spazio della

propria esistenza.

I dispositivi non sono mai in grado di sovrastare del tutto l’uomo al punto

da togliergli la coscienza, l’autocoscienza, la potenza della sua anima. Si è

uomini in quanto si coltiva lo spazio della propria azione umana.

Certo all’uomo è anche lasciata la possibilità di accettare le regole

costituite. Ed è tentazione forte e tranquillizzante. La libertà è un fardello

e una responsabilità.

Ipotesi di risposta al problema posto

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Ad esempio di fronte al dispositivo famiglia,

sono atti umani:

• quello del figlio che la rifiuta e se ne va costruendosi una propria vita

autonoma in libertà e responsabilità

• quello del figlio che, dopo averla ricevuta, la sceglie, riconoscendo che

ciò che è dis-posto può esser anche ben-posto

è atto dell’uomo:

quello del figlio che, pur non riconoscendo nel dis-posto un ben-posto,

rimane in casa per comodità (esempio di reazione comportamentale)

L’esempio “famiglia”

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Estensione dell’esempio “famiglia”:

la dinamica “comunità” / “società”

Lo stare insieme con gli altri nella “comunità”

ha senso umano per ciascuno,

• se discende anche da una decisione autonoma e razionale che la

trasformi in una “società”;

• e se tale scelta è accompagnata dalla volontà creativa di cambiare ciò

che nella comunità non è accettabile.

Per comunità si può intendere

ogni convivenza di uomini

fondata sulla parentela, il

vicinato, l’amicizia, la

tradizione e la memoria. E’ un

luogo di relazioni non scelte.

Per società si intende ogni

convivenza di uomini

costituita volontariamente,

razionalmente, liberamente.

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Estensione dell’esempio “famiglia”:

la dinamica “comunità” / “società”

La dinamica “comunità”/”società” non coinvolge soltanto la

famiglia. Si estende a tutte le manifestazioni dell’intrinseca

relazionalità delle persone.

Secondo la Costituzione, le manifestazioni della relazionalità

umana sono:

la chiesa cattolica, le scuole, le associazioni volontarie di

assistenza, i sindacati, le imprese, le unioni cooperative, i partiti

politici, tutti gli enti locali e territoriali, lo Stato nazionale, la

Repubblica (concepita come l’insieme di tutte le “formazioni

sociali” precedenti).

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Strumenti per imparare ad agire

L’azione personale riflessiva.

Sottoporre ad azione riflessiva sistematica il proprio agire, i suoi esiti

e il suo rapporto con i dispositivi.

La narrazione di azioni umane.

È necessaria perché quanto appreso circa il proprio agire non rimanga

patrimonio del singolo.

Le forme della narrazione:

• Narrazione soggettiva diretta

(basata sulla testimonianza: biografia, autobiografia)

• Narrazione soggettiva indiretta

(incentrata sull’immaginazione: epica, tragedia, commedia…)

• Narrazione intersoggettiva di azioni oggettive

(elaborata attraverso la ricostruzione documentata: la storia)

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Caratteristiche della narrazione di azioni umane.

La narrazione

1. è un processo di avvicinamento graduale e continuo all’unità delle

azioni e al senso unitario delle cose (quindi è una forma di resistenza

alla dispersione dell’identità )

2. è la ricerca del filo (mythos) che lega e rende significative le vicende

3. rappresenta l’esistenza con i suoi contrasti insanabili e ne offre una

giustificazione estetica (la tragedia classica)

4. coglie gli elementi duraturi e frequenti della vita di tutti (gli

archetipi) e li offre alla riflessione personale obbligando il

lettore/ascoltatore a prendere posizione

Strumenti per imparare ad agire