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D - 1 Accogliere l’invito del Signore al Banchetto domenicale Schema delle 4 settimane a) Genitori : Carismi e ministeri per il servizio Incontro dei Genitori Accoglienza - Predisporre sul tavolo centrale un catino d’acqua e un asciugamano. - Preghiera: momento di ascolto della Parola Giovanni 13,4-20: la lavanda dei piedi Dialogo - Far compilare a ciascuno una schedina a risposta chiusa sulle funzioni che giudica più im- portanti per la Chiesa (vedi allegato) - Raccogliere i risultati e fare qualche conteggio statistico da confrontare con i dati italiani che si trovano in allegato. Commentare insieme questi dati. - Condivisione libera, insieme o a gruppi più piccoli: Che cosa pensi del Papa, dei Vescovi e dei preti? Che cosa ne pensano i tuoi amici? Sacerdoti e religiosi/e, quale ruolo hanno avuto e hanno oggi per te, per il tuo cammino di cristiano, per la tua presenza nella chiesa? Molti criticano il Vaticano per i soldi che maneggia: tu che cosa ne dici? Approfondimento - Per richiamare il senso del servizio che il brano evangelico sottolinea come costitutivo della vita della Chiesa, leggere l’allegato: “Carismi e ministeri per il servizio: spunti di riflessione”. - Si possono inoltre presentare o far leggere i paragrafi del cap. 12 del Catechismo degli Adulti «La verità vi farà liberi», in particolare il num.5 sui fedeli laici. Rielaborazione - A piccoli gruppi, scrivere una lettera per il parroco sulla presenza delle famiglie nella comu- nità e su quello che quest’ultima dovrebbe fare verso le famiglie stesse. - Preparare una serie di preghiere dei fedeli per la prossima domenica relative ad alcuni mini- steri presenti nella propria comunità parrocchiale. Conclusione - Consegnare e illustrare la scheda sul “Banchetto” da fare a casa con il/la figlio/a [D1b]. - Se in contemporanea si è svolto l’incontro con i bambini preparare i genitori ad assistere alla drammatizzazione dei loro figli, fornendoli, per esempio, di caramelle che lanceranno ai bambini al termine della rappresentazione per esprimere l’apprezzamento per il loro lavoro. D1a

D1a Accogliere l’invito del Signore al Banchetto ...€¦ · con i personaggi di oggi : "se Gesù venisse oggi cosa ci direbbe". D1a . D - 5 Accogliere l’invito del Signore al

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Accogliere l’invito del Signore al Banchetto domenicale Schema delle 4 settimane

a) Genitori: Carismi e ministeri per il servizio

Incontro dei Genitori

Accoglienza - Predisporre sul tavolo centrale un catino d’acqua e un asciugamano. - Preghiera: momento di ascolto della Parola

• Giovanni 13,4-20: la lavanda dei piedi Dialogo

- Far compilare a ciascuno una schedina a risposta chiusa sulle funzioni che giudica più im-portanti per la Chiesa (vedi allegato)

- Raccogliere i risultati e fare qualche conteggio statistico da confrontare con i dati italiani che si trovano in allegato. Commentare insieme questi dati.

- Condivisione libera, insieme o a gruppi più piccoli: • Che cosa pensi del Papa, dei Vescovi e dei preti? Che cosa ne pensano i tuoi amici? • Sacerdoti e religiosi/e, quale ruolo hanno avuto e hanno oggi per te, per il tuo cammino

di cristiano, per la tua presenza nella chiesa? • Molti criticano il Vaticano per i soldi che maneggia: tu che cosa ne dici?

Approfondimento

- Per richiamare il senso del servizio che il brano evangelico sottolinea come costitutivo della vita della Chiesa, leggere l’allegato: “Carismi e ministeri per il servizio: spunti di riflessione”.

- Si possono inoltre presentare o far leggere i paragrafi del cap. 12 del Catechismo degli Adulti «La verità vi farà liberi», in particolare il num.5 sui fedeli laici.

Rielaborazione

- A piccoli gruppi, scrivere una lettera per il parroco sulla presenza delle famiglie nella comu-nità e su quello che quest’ultima dovrebbe fare verso le famiglie stesse.

- Preparare una serie di preghiere dei fedeli per la prossima domenica relative ad alcuni mini-steri presenti nella propria comunità parrocchiale.

Conclusione

- Consegnare e illustrare la scheda sul “Banchetto” da fare a casa con il/la figlio/a [D1b]. - Se in contemporanea si è svolto l’incontro con i bambini preparare i genitori ad assistere alla

drammatizzazione dei loro figli, fornendoli, per esempio, di caramelle che lanceranno ai bambini al termine della rappresentazione per esprimere l’apprezzamento per il loro lavoro.

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Allegati Scheda D1a Scheda Quali sono secondo te le funzioni più importati della Chiesa? (indicare al massimo 3 voci)

Promuovere la pace

Prendere posizione su questioni sociali

Mantenere i servizi gestiti dai religiosi e dalla chiesa

Mandare missionari nel mondo

Educare i giovani

Dialogare con altre religioni

Definire il bene e il male

Dare i sacramenti

Combattere la criminalità

Annunciare Gesù Cristo

Aiutare chi soffre

Le funzioni più importanti della chiesa secondo gli adulti italiani (statistica del 1995) % sul totale Prima scelta Aiutare chi soffre 66,2 26,6% Educare i giovani 47,3 20,5% Annunciare Gesù Cristo 38,9 29,5% Promuovere la pace 33,5 5,8% Dare i sacramenti 19,2 5,5% Combattere la criminalità 17,3 2,6% Mandare missionari nel mondo 17,1 2,8% Mantenere i servizi gestiti dai religiosi e dalla chiesa 15,8 1,6% Prendere posizione su questioni sociali 13,3 1,6% Dialogare con altre religioni 12,9 1,7% Definire il bene e il male 10,4 1,4%

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Carismi e ministeri per il servizio: spunti di riflessione Nel mondo i governi e gli uomini aspirano al potere; chi comanda a volte si lascia corrompere dal potere e ne abusa; da sempre l'uomo ama sentirsi un «dio» e tende a prevaricare sugli altri, usandoli per i suoi scopi. Le conseguenze del peccato impediscono di rispettare gli altri nella loro dignità di persone, nella loro libertà in-teriore, nella fondamentale uguaglianza di tutti gli esseri umani, nei diritti fondamentali a gestire la propria vita, la propria «privacy», le proprie aspirazioni. Succede nei posti di lavoro, succede nelle famiglie, succede anche nella chiesa. Tuttavia, l'appello di Gesù va in un'altra direzione: «Gesù cominciò a lavare i piedi ai suoi discepoli». La vi-gilia della sua morte, accolta per amore degli uomini, perché nessuno ha un amore più grande di chi dà la propria vita per gli altri. Egli compie un gesto umile di servizio, proprio degli schiavi. Ma non lo impone. Il dialogo con Pietro è il suo tentativo di convincerlo ad «aver parte con Lui» nella prospettiva del servizio. Pietro, a cui aveva affidato il primato tra gli apostoli, è chiamato ad allinearsi con Gesù nella prospettiva del servizio, non del potere (Mc 10,41-45). La Chiesa, nei suoi membri, se vuole essere discepola del suo Signore, deve vivere nella logica del servizio: «Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli al-tri. Colui che si identifica con Dio («perché crediate che Io sono»), entra nel mondo con spirito di amore e di servizio. Un Dio che non risponde alla normale concezione di Dio: non padrone, ma servo; non imponendosi, ma amando; non trionfante, ma crocifisso. È comunque questa l'immagine visibile di Dio presentata da Gesù nel suo gesto di lavare i piedi ai discepoli. Così la Chiesa deve lavare i piedi all'umanità, ponendosi al servi-zio del mondo, non dominandolo, imponendosi, allineandosi con le logiche del potere mondano. Ancor di più la logica del servizio guida l'unità e la varietà dei ministeri e dei carismi all'interno della Chiesa: «Del ministero apostolico partecipano quei credenti che vengono scelti perché siano rappresentanti di Cristo pastore e in suo nome sostengano la vita di fede e di carità di tutti i fedeli attraverso la Predicazione della Pa-rola, la celebrazione dei sacramenti, la guida della comunità, nella continuità della tradizione apostolica». Mandati da Cristo a continuare la missione apostolica, consacrati dal sacramento dell'Ordine nei suoi tre gra-di (Episcopato, Presbiterato, Diaconato), «essi devono farsi interpreti e servitori della vita della Chiesa, in piena fedeltà al vangelo. Le decisioni devono maturare in clima di preghiera, di fraternità, di ascolto recipro-co e di conversione al Signore da parte di tutti, pastori compresi. Rimangono cristiani come gli altri... Inoltre devono esercitare il loro ministero in una prassi di comunione, valorizzando gli altri carismi e ministeri: "I vescovi non devono solo insegnare, ma anche imparare"». La Chiesa diventa così un luogo familiare, in cui ci si serve a vicenda perché ci si ama, non perché si possie-de la verità o il potere. Infatti i vescovi formano un collegio universale insieme con il Papa per esprimere la verità e l'universalità della Chiesa: nei concili ecumenici, nelle conferenze episcopali, nei sinodi convocati dal Papa, si esprime la loro corresponsabilità nei riguardi della tradizione apostolica, da promuovere nella fe-deltà e nella creatività, dono dello Spirito. «Il vescovo di Roma, erede della testimonianza di Pietro, è il per-petuo e visibile principio e il fondamento dell'unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli. Impersona l'unità del collegio episcopale; manifesta e promuove quello della chiesa». Entrare nella Chiesa attraverso i sacramenti dell'iniziazione cristiana significa condividere la fede apostolica, in comunione con i Vescovi e il Papa, mettendosi al servizio del mondo e della comunità cristiana, come Cristo ha fatto. Anche i laici hanno un ruolo preciso nella comunione ecclesiale, da cercare nella risposta alla vocazione con cui lo Spirito Santo li chiama. Anche tu hai la tua vocazione al servizio nella Chiesa: devi scoprirla poco per volta. (A.FONTANA, Itinerario catecumenale con gli adulti, LDC 2001, pp.174-175)

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Accogliere l’invito del Signore al Banchetto domenicale Schema delle 4 settimane

a) Bambini: Gli invitati al banchetto

Incontro con i Bambini in contemporanea a quello dei Genitori Per agevolare la partecipazione di entrambe i genitori può essere bello organizzare un incontro in contemporanea con i loro bambini. In questo caso proponiamo la drammatizzazione della parabola degli invitati al banchetto (Lc 14,15ss)

- Leggete la parabola con i Bambini - Quindi con qualche domanda aiutateli a comprendere il significato delle parole di Gesù. - Fate la proposta di rappresentare questa parabola con una scenetta che dovranno poi far ve-

dere ai Genitori dopo il loro incontro. - Assegnare le parti ai bambini, dato che ci sono dei gruppi di persone certamente tutti po-

tranno avere una parte. Eventualmente potete aggiungere qualche invitato che, con altri mo-tivi, rifiuta l’invito.

- Un’altra possibilità è quella di attualizzare la parabola ai nostri giorni, quindi presentando le scuse che oggi, magari dei bambini come loro, potrebbero tirar fuori per rifiutare l’invito di Gesù alla celebrazione dell’eucaristia.

Qui di seguito trovate alcuni suggerimenti generali sulla tecnica della drammatizzazione:

Motivazioni metodologiche:

- È una tecnica che coinvolge in modo attivo i ragazzi, li rende protagonisti della catechesi; - L'obiettivo pedagogico è quello di mettersi nei panni del personaggio e vivere dal di dentro l'e-

sperienza; inoltre permette a tutti di partecipare; - Interpella dal di dentro e stimola la ricerca; - Aiuta a vincere l'abitudine alla parola di Dio permettendole di entrare nel quotidiano; - L'obiettivo non è la riuscita della drammatizzazione, ma l'ANNUNCIO Attuazione:

- Lettura del testo, non darlo mai per scontato; - Analisi del testo ed individuazione dei personaggi principali e secondari; - È bene che il catechista conosca il numero dei suoi ragazzi ed individui eventualmente altri

personaggi nella parabola perché nessuno rimanga escluso; - È meglio lasciare la libertà di scelta nella distribuzione delle parti ed evitare litigi nella scelta (u-

sare eventualmente il sorteggio) ; - A questo punto è bene dare ai fanciulli più piccoli i testi delle parti già scritte, mentre con i ra-

gazzi più grandi è possibile, con il nostro aiuto, far riscrivere il testo del loro personaggio; - Dare per la volta successiva l'impegno di portare tutto l'occorrente per la recita; - Prima di iniziare la recita il catechista deve avere presente come e in che modo dislocare i ra-

gazzi nell'ambiente perché è molto facile che si crei confusione; - Sarebbe opportuno aiutare i ragazzi a dare espressione alla voce e al tono per comunicare

meglio il senso del messaggio; - Importante, finita la recita, mettere in cerchio i ragazzi e riflettere insieme a loro ponendo delle

domande: es. (è piaciuta questa attività; perché; che cosa hanno provato nel recitare; cosa vuol dire questa parabola; cosa ha voluto dire Gesù; cosa vuol dire a noi;)

- È possibile continuare il lavoro della drammatizzazione cercando di attualizzare la parabola con i personaggi di oggi : "se Gesù venisse oggi cosa ci direbbe".

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Accogliere l’invito del Signore al Banchetto domenicale Schema delle 4 settimane b) Casa: le nozze di Cana

Conversazione a casa

Indicazioni per i genitori

- Questa conversazione a casa con il fanciullo/a dovrebbe avvenire in un momento sereno e senza fretta, con la televisione spenta e la possibilità di scrivere.

- Insieme al figlio/a leggiamo il racconto del miracolo delle nozze di Cana, utilizzando il testo del Vangelo (Giovanni 2,1-12) o la rielaborazione scritta dal monaco Enzo Bianchi per i bambini.

- Adesso raccontate a vostro/a figlio/a della festa di nozze del vostro matrimonio o di un'altra occasione simile che avete vissuto. Potete aiutarvi anche con le foto se le avete.

- Ora cercate di spiegare il significato dell’invitare qualcuno ad un momento di festa da voi organizzato e all’opposto di come ci si sente quando si è invitati da qualcuno e cosa si fa in questo caso.

- Lasciate quindi che il vostro bambini/a compili i due riquadri della scheda che dovrà riporta-re a catechismo al prossimo incontro.

- Inoltre lasciategli il compito di immaginare e di disegnare chi vorrebbero mettere accanto a Gesù in un banchetto di cui anche loro sono ospiti.

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Allegati Scheda D1b

Il primo banchetto di Gesù: Cana di Enzo Bianchi (monaco di Bose)

Gesù era un rabbi, cioè un maestro, una specie di catechista, in un piccolo e sperduto villag-gio della Galilea: Nazareth. Quest'uomo, che si chiamava Gesù, aveva conosciuto alcuni amici, uomini come lui sui ven-ti, venticinque anni, che cercavano Dio e attendevano che venisse il Messia per portare la pace a quella terra tanto martoriata. Li aveva chiamati a seguirlo, in una vita comune senza una casa fissa, e così si erano messi a vivere insieme. Dopo avere radunati i suoi amici attorno a sé, Gesù per prima cosa, li porta ad una festa di nozze, ma di quelle feste che duravano alcuni giorni, in cui si mangia fastosamente e si beve vino fino al punto di essere brilli. Gesù così si mostra subito diverso dal Battista che, secco come un bastone, mangiava sempre cavallette e radici selvatiche: Gesù mangia, porta tutti a nozze e fa festa. Ma nel bel mezzo del banchetto che si svolgeva a Cana, una borgata vicino a Nazareth, vie-ne a mancare il vino. Forse quella gente beveva un po' troppo! Se ci fosse stato là Giovanni il Battista sicuramente avrebbe detto: «Bene! Adesso ci vuole un po' di penitenza, un po' di sobrietà, basta con il vino!». E così finito il vino anche il pran-zo e la festa sarebbero finiti. Invece Gesù quando già gli invitati a nozze erano un po' brilli dice: «Ma no! Ancora vino!», perché quel banchetto non doveva finire. Così incominciarono a portare delle brocche piene di acqua e Gesù cambiava l'acqua in vino. In questo modo voleva dire che lui era venuto a preparare una festa e che l'incontro con lui era una festa di nozze, una festa di amore tra Dio e gli uomini. Questo è il senso del suo primo pranzo che è già una figura dell'Eucaristia. Da quel giorno Gesù inizia a di-re a tutti e per primi ai suoi discepoli: «Tutti a pranzo amici miei, e facciamo festa perché il Messia è venuto, è tra di voi. Il Messia mandato da Dio sono proprio io!». Così Gesù ha fatto il suo primo banchetto con i suoi amici: ce lo racconta Gio-vanni all'inizio del suo Van-gelo.

(E.BIANCHI, Un Rabbi che amava i banchetti, Ed,Marietti, p. 6-8)

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SCHEDA DEL BANCHETTO

Completa la tavola dell’immagine successiva con gli ospiti di Gesù, disegnando te stesso/a e le persone che vuoi che siedano con te attorno a Lui.

Invitare qualcuno a fare festa con me significa…

Essere invitati da qualcuno è bello perché vuol dire che…

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Accogliere l’invito del Signore al Banchetto domenicale Schema delle 4 settimane

c) Parrocchia: La Chiesa corpo di Cristo

Incontro in parrocchia dei fanciulli Utilizzeremo lo schema didattico del Modello circolare-ermeneutico-esperienziale ACCOGLIENZA

Raccogliete le schede realizzate a caca, incollando su un cartellone le immagini con il banchetto di Gesù e dando modo ad ogni bambino di vedere valorizzato il proprio lavoro.

PARTIRE DALLA VITA

- Far raccontare a qualcuno dei bambini un’esperienza di sofferenza fisica (del tipo: ingessatura di un organo o altro male concentrato in una parte del corpo).

- Chiedere al “testimone” e agli altri, come si sta quando fa male una parte di noi stessi; cosa si riesce a fare e cosa no; quali difficoltà ci sono nello svolgere le attività di ogni giorno; etc.

- Realizzare un cartellone con la sagoma di una persona (si può far sdraiare il più piccolo del gruppo su di un grande foglio e poi tracciare il suo contorno con il pennarello).

INCONTRARE LA PAROLA VIVA: IL SIGNORE GESU`

- Leggere 1Cor 12,12-27. - Con domande di stimolo aiutare il gruppo a comprendere l’immagine usata da s.Paolo, ricordando

anche la narrazione della testimonianza precedente. - Evidenziare sulla sagoma del cartellone le parti del corpo a cui s.Paolo fa riferimento.

RIELABORAZIONE PERSONALE E DI GRUPPO DEL MESSAGGIO

- Sul cartellone con la sagoma scrivere nelle diverse parti del corpo le azioni che come Chiesa si fanno e/o chi le svolge. Ad es: Testa/cuore = Gesù; Mani = pregare; Piedi = servire; Gambe = portare il vangelo; Braccia = costruire la pace; Orecchie = ascoltare la Parola di Dio, etc.

- Per preparare il prossimo incontro scattare una foto in cui si vedano bene i volti dei bambini del gruppo e una in cui i bambini siano ripresi di spalle a figura intera.

CELEBRARE LA VITA

- Far scrivere su post-it alcune preghiere per le diverse funzioni della Chiesa indicate sulla sa-goma.

- Vivere un momento celebrativo in cui si leggono le preghiere preparate e man mano si at-tacca il post-it sulla parte corrispondente del corpo del cartellone.

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Accogliere l’invito del Signore al Banchetto domenicale Schema delle 4 settimane

d) Domenica: I Riti di Accoglienza e Introduzione

Domenica insieme per le Famiglie La Domenica potrà essere così articolata: accoglienza e presentazione del tema (genitori e figli insieme); 9.30 preparazione della animazione della Messa (i fanciulli con le catechiste, i genitori con gli accompagnatori);

10.00

s.Messa animata dalle famiglie; 11.00 pranzo comunitario; 12.30 Condivisione di un pomeriggio con chiacchiere e giochi insieme Presentazione del tema (genitori e figli insieme)

Dopo un po’ di accoglienza presentare il tema di questa “Domenica insieme”: I Riti di acco-glienza e di introduzione della celebrazione eucaristica, e comunicare gli orari dello svol-gimento.

Approfondimento del tema

Per i fanciulli - Realizzare un cartellone, che raffiguri le nostre case da cui siamo invitati ad uscire per radu-

narci in chiesa e diventare assemblea che celebra perché il Signore è in mezzo a noi. - Leggere Mt 18,19-20: la preghiera comune. - Con la foto dei volti dei bambini ritagliare i singoli volti e darli ad ogni bambino/a perché

disegni una casa con una grande finestra in cui incollare la propria fotografia. - Ritagliare anche la foto con i bambini di spalle facendo dei gruppetti di due o tre bambini. - Realizzare un cartellone dal titolo: “Ogni Domenica Gesù ci chiama a celebrare

l’Eucaristia”, con al centro il disegno della chiesa parrocchiale, attorno le casa con i volti dei bambini e nella piazza antistante la chiesa le sagome di spalle dei bambini che stanno an-dando alla Messa.

- Preparare un segno da distribuire all’ingresso della chiesa come accoglienza alle persone che verranno a Messa.

Per i genitori

- Leggere Mt 18,19-20, quindi le letture della Domenica su cui riflettere un po’ insieme. - Preparare l’animazione della Messa in particolare i Riti di Introduzione tra cui l’accoglienza

e l’atto penitenziale. - Si può pensare anche ad un piccolo intervento orale che introduca la celebrazione sottoline-

ando il senso e il valor dell’essersi radunati in chiesa per formare un solo corpo. Santa Messa

- Durante questa celebrazione i genitori e i fanciulli animano i riti di introduzione: accoglien-za, canti, atto penitenziale.

- Questa S.Messa può essere quella nella quale si presenta il gruppo dei bambini che faranno la 1ª Comunione alla comunità. (vedi allegato)

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Allegati Scheda D1d

PRESENTAZIONE dei FANCIULLI di PRIMA COMUNIONE Dopo l'omelia il sacerdote invita i fanciulli che devono prepararsi a celebrare la Messa di Prima Comunione a presentarsi alla comunità accompagnati dai genitori e dai catechisti.

INVITO Sacerdote In questo anno liturgico, questo gruppo di bambini della nostra parrocchia desidera

celebrare in pienezza la S.Messa partecipando alla Comunione eucaristica. Chiedo ora a loro, accompagnati dai genitori e dai catechisti, di presentarsi alla co-munità cristiana e di esprimere l’intenzione di percorrere il cammino di preparazione necessario.

Fanciulli Ci stiamo preparando con impegno e con un grande desiderio nel cuore alla Messa di Prima Comunione. Chiediamo la vostra preghiera e fin da ora ringraziamo Gesù, nostro vero a-mico, perché ci vuole bene e ci chiama ad incontrarlo.

INTERROGAZIONE Sacerdote Cari GENITORI, i vostri figli hanno domandato di prepararsi a ricevere Gesù nell'Eu-

caristia. Date loro il vostro consenso?

Genitori Si, lo diamo. Sacerdote Vi impegnate ad aiutarli e a sostenerli in questa preparazione favorendo in particola-

re la loro partecipazione alla S.Messa domenicale? Genitori Si, ci impegniamo. Sacerdote Affido questi fanciulli alla comunità cristiana nelle persone dei catechisti, perché li

seguano nel cammino di preparazione all’eucaristia. Catechisti Con gioia promettiamo a questi bambini e bambine il nostro sostegno per

mezzo della preghiera, dell'esempio della fede e della comunione nella santa li-turgia.

PREGHIERA dei FEDELI Sacerdote Preghiamo insieme per questi bambini e bambine della nostra comunità, affinché

possano finalmente partecipare in pienezza alla S.Messa. (intenzioni espresse dai fanciulli)

Lettore Perché la santa Chiesa annunci in tutto il mondo l'amore infinito di Dio Padre, preghiamo.

Lettore Perché i bambini di tutti i paesi del mondo possano vivere nella pace e nella giustizia, preghiamo.

Lettore Perché il dono dell'Eucaristia ci renda più disponibili e generosi verso gli altri, preghiamo.

Genitore Perché questi fanciulli che si stanno aprendo alla vita della Chiesa possano trovare

nei genitori e negli educatori, una chiara testimonianza di fede, preghiamo. Catechista Perché questi bambini e bambine, che si preparano alla Messa di Prima Comunione,

siano fedeli negli impegni della vita cristiana, preghiamo. (altre intenzioni) Sacerdote Signore Gesù, che hai affidato agli Apostoli il mistero dell'Eucarestia per continuare

ad essere presente in mezzo a noi, dona forza e gioia a questi fanciulli che tu ami e che si preparano ad incontrarsi con Te, per essere nel mondo segno e strumento del tuo amore. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Tutti Amen. Sacerdote Ritornate ora ai vostri posti nell'assemblea e con tutta la comunità rinnovate la pro-

fessione di fede.

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Ascoltiamo la Parola di Dio Schema delle 4 settimane

a) Genitori: La Bibbia è Parola di Dio

Incontro dei Genitori

Accoglienza - Per questo incontro è molto utile farsi aiutare da qualcuno esperto di Sacra Scrittura, come

un sacerdote o un animatore biblico della parrocchia. - Predisporre sul tavolo centrale una bella Bibbia aperta e se possibile un cartellone che raffi-

guri i 72 libri che compongono la nostra Bibbia. - Preghiera: momento di ascolto della Parola

• 2Pt 1,16-21: la testimonianza degli Apostoli • 2Tm 3,14-17: le sacre Scritture

Dialogo

- Presentare una breve documentazione storica sulle date di formazione dei libri della Bibbia e sulle lingue in cui è stata presumibilmente scritta. Un ottimo strumento è il testo pubblicato a cura della Conferenza Episcopale Italiana: Incontro alla Bibbia. Breve introduzione alla sacra Scrittura per il cammino catechistico degli adulti, Ed.Vaticana 1996. In allegato trovate un contributo molto semplice di cui potete leggere i punti 1,2,3.

- Richiamando la frase “Parola di Dio o del Signore” che si proclama al termine delle letture durante la s.Messa, chiedere di esprimere cosa significa secondo loro questa affermazione.

- Raccogliere le osservazioni su di un cartellone. Approfondimento

- Leggete il punto 4 dell’allegato, oppure presentate i contenuti del più approfondito contribu-to disponibile del testo della CEI, già citato, al cap.3 (pagine 87-104)

- Oppure potete documentarvi con il Catechismo della Chiesa Cattolica ai numeri 101-119 che attingono dalla Dei Verbum del Concilio Vaticano II.

Rielaborazione

- Riprendere quanto era stato scritto sul cartellone per confrontarlo con quanto si è appreso dal contributo sul significato dell’ispirazione della Bibbia.

- Provare a far riflettere sulle conseguenze che derivano dal fatto che gli autori sacri hanno scritto la Bibbia utilizzando la loro sensibilità, la loro cultura, la loro esperienza. In sintesi si tratta di portare i genitori a comprendere che la parola di Dio va non solo tradotta in italiano ma anche attualizzata al fine di renderla la Parola che Dio rivolge a noi oggi e che questo passaggio avviene per l’azione dello Spirito nella Chiesa.

- Altro aspetto che si potrebbe approfondire è quello del ruolo che ha il Magistero della Chie-sa nell’interpretazione della Bibbia, facendo riflettere sul senso della Tradizione.

Conclusione

- Consegnare e illustrare la scheda sul “Fare Memoria” da vivere a casa con il/la figlio/a [D2b].

- Se in contemporanea si è svolto l’incontro con i bambini preparare i genitori ad assistere alla presentazione della parabola preparata dai loro figli.

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Allegati Scheda D2a La BIBBIA da: G.GADDI, Primi passi nella Bibbia. Corso biblico popolare, ELLEDICI 2002 1. COME E QUANDO SI FORMARONO I LIBRI DELL'ANTICO TESTAMENTO? Nella composizione dei libri dell'Antico Testamento si possono distinguere due fasi. 1. La tradizione orale Dal 1900 a.C. fino a Davide, cioè per quasi mille anni, si hanno trasmissioni orali riguardanti i Patriarchi, l'uscita dall'Egitto (esodo), il deserto, l'insediamento nella terra di Canaan. Senza escludere qualche scritto isolato, in generale si trattò di pura trasmissione a voce da generazione a generazione. 2. La tradizione scritta Verso l'anno 1000 a.C. Davide e Salomone ordinarono a sacerdoti e scribi di fissare per iscritto le tradizioni. Si redige il Pentateuco (almeno un primo nucleo di quello attuale). Intanto sono attivi i primi profeti (innanzi tutto Elia ed Eliseo). E appaiono anche i primi Salmi e Proverbi. Risulta così la triplice divisione della Bibbia ebraica: - la Torah o Legge, proveniente dai sacerdoti, i depositari della legge stessa. - i Ketubim o Scritti (storici e sapienziali), a opera di maestri di sapienza. - i Nebiim o Profezie, a opera dei profeti, i portavoce di Dio. 2. COME E QUANDO SI FORMARONO I LIBRI DEL NUOVO TESTAMENTO? Gesù non aveva al suo seguito alcun cronista che andasse appuntando il diario della vita pubblica del Mae-stro. Ma si faceva accompagnare da una dozzina di discepoli, perché vivessero con lui e fossero in seguito i testimoni di ciò che egli faceva e diceva. A nessuno di loro comandò che scrivessero un libro, ma a tutti loro ordinò di predicare il Vangelo. Questi uomini, gli Apostoli, conservarono le opere e le parole di Gesù. È ciò che chiamiamo tradizione apostolica. Ed è ciò che costituisce il contenuto dei Vangeli, trasmesso fino ad oggi dalla Chiesa, legittima erede degli Apostoli. Gli Apostoli predicarono ciò che avevano "visto e udito" (1Gv 1,1), ma non in un modo ordinato, bensì se-condo le circostanze e le necessità degli ascoltatori. Non avevano interesse a raccontare la vita di Gesù, a fa-re la sua biografia, ma badavano alla predicazione del Vangelo. Cioè annunciano che quello stesso Gesù, che essi hanno conosciuto e visto morire sulla croce, è RISORTO! È il SIGNORE, il CRISTO, e che in Cristo giunge ai credenti il Regno di Dio.

Per questo motivo si comprende che gli Apostoli, pur coincidendo nella sostanza delle cose che dicevano, predicavano ciascuno a modo suo, per adattarsi a gruppi tanto dissimili, dando origine a diverse tradizioni. Ciò viene a spiegare perché la Tradizione Apostolica si trasmise in forme differenti. E così, quando il vange-lo predicato dagli Apostoli e ricevuto dalle varie comunità cristiane venne fissato per iscritto, si ebbero ver-sioni diverse dello stesso vangelo. Infatti diciamo "Vangelo secondo Matteo, secondo Marco, secondo Luca, secondo Giovanni". 3. IN QUALE LINGUA FU SCRITTA LA BIBBIA? Originalmente la Bibbia fu scritta in tre lingue differenti: due di esse sono semitiche (Ebraico ed Aramaico), e la terza è indoeuropea (Greco). L'Antico Testamento fu scritto per la maggior parte in Ebraico, anche se contiene frammenti in Aramaico (libri di Esdra e Daniele). I1 Greco fu utilizzato per scrivere i cosiddetti Libri Deuterocanonici (da distinguersi dai Libri Protocanonici e Apocrifi), anche se si sa che alcuni di essi possono essere stati originalmente scritti in Ebraico. I1 Nuovo Testamento fu scritto in Greco Ellenistico (o Koiné), utilizzato tra i secoli IV a.C. e VI d.C., lin-gua universalmente estesa a far da ponte tra i diversi popoli e culture della conca del Mediterraneo. Si comprende così come l'Antico Testamento sia stato tradotto anche in Greco: la versione più diffusa è chiamata I Settanta, dai 70 Savi che si vuole abbiano tradotto in Greco il testo ebraico del Pentateuco. I1 Latino sarà utilizzato per tradurre tutta la Bibbia, in diverse epoche: la più conosciuta è La Volgata, realiz-zata da San Girolamo, fra il IV e V secolo.

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4. CHI È L'AUTORE DELLA BIBBIA? Dio è il grande AUTORE della Bibbia, è 1'AUTORE PRINCIPALE. Con questo non vogliamo dire che JAHVÈ abbia avuto una comunicazione diretta con gli autori sacri, det-tando loro le pagine come si detta una lettera a una segretaria. Non c'è stato un "telefono" tra Dio e l'autore ispirato. L'influsso di Dio sugli scrittori della Bibbia si è prodotto per un insieme di fatti, di circostanze con-crete, il cui risultato fu quello di scrivere quei ricordi che sono, in pratica, il messaggio di Dio a tutti gli uo-mini. L'autore ispirato non deve essere mai separato dall'ambiente culturale in cui vive. Questo ambiente è costitui-to da una Comunità, in cui egli compie una missione speciale. È Dio che lo ispira, perché fissi in un libro il suo messaggio. Nella Bibbia scrivono cronisti, poeti, profeti, maestri, e tutti loro desiderano trasmettere un insegnamento religioso. Usano, quindi, stili differenti, secondo il tema e la mentalità dell'epoca. Scelgono fatti che a loro sembrano più utili, lasciandone da parte altri. Si esprimono preferibilmente in forma didattica piuttosto che cronologica o scientifica. Si fissano di più sugli aspetti religiosi che su quelli profani. Gli autori ispirati dal GRANDE AUTORE, DIO, esprimevano quello che LUI voleva dire, riflettendo però la propria personalità e quella della loro epoca. Non è la stessa cosa dire “Bibbia” o “Parola di Dio”, perché la Parola di Dio è più ampia. La Bibbia la con-tiene scritta solo in parte. La possiamo anche trovare nella Tradizione della Chiesa, nei Concili, negli inse-gnamenti dei nostri legittimi pastori (Papa e Vescovi) e nella Liturgia (lex orandi, lex credendi).

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Ascoltiamo la Parola di Dio Schema delle 4 settimane

a) Bambini: Parabola del Seminatore

Incontro con i Bambini in contemporanea a quello dei Genitori Per agevolare la partecipazione di entrambe i genitori può essere bello organizzare un incontro in contemporanea con i loro bambini. In questo caso proponiamo di lavorare sulla parabola del Seminatore (Lc 8,4-15 o Mt 13,1-23)

- Leggete la parabola con i Bambini. Per approfondire il brano e avere qualche spunto su come proporlo ai bambini potete consul-tare – per il testo di Matteo – i commentari relativi alla 15ªDomenica del Tempo Ordinario, noi vi suggeriamo: “Anche noi vogliamo capire – Anno A” della ELLEDICI a pag.152ss.

- Quindi con alcune domande aiutateli a comprendere il significato delle parole di Gesù. - Potete fare la proposta di rappresentare la prima parte della parabola con una scenetta che

dovranno poi far vedere ai Genitori dopo il loro incontro. - Oppure potete realizzare un video con la voce fuori campo che racconta la prima parte della

parabola e i bambini che rappresentano le diverse situazioni. In entrambe i casi si può far in-terpretare il seme ad un bambino/a che indossa una maglietta gialla.

- Soprattutto dovrete presentare ai genitori, con la tecnica che preferite, l’attualizzazione della spiegazione della parabola stessa fornita da Gesù, indicando cioè quali situazioni oggi pos-sono essere più o meno favorevoli all’accoglienza della Parola di Dio nella nostra vita di famiglia.

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Ascoltiamo la Parola di Dio Schema delle 4 settimane b) Casa: Fare Memoria

Conversazione a casa

Indicazioni per i genitori

- Questa conversazione a casa con il fanciullo/a dovrebbe avvenire in un momento sereno e senza fretta, con la televisione spenta e la possibilità di scrivere.

- In questo caso si possono coinvolgere i nonni o qualche vicino/a di casa anziano/a, dato che lo scopo è ascoltare il racconto di qualcosa accaduto molto tempo fa, quando il bambino/a non era ancora nato. Potete allora raccontare la cosa più “antica” possibile riguardo alla scuola o ai divertimenti o ad altro, comunque sempre qualcosa che sia stata un’esperienza positiva.

- Lasciate quindi spazio alla curiosità di vostro/a figlio/a, rispondendo alle sue domande, pur-ché pertinenti al racconto fatto. Può essere bello ricordare a più voci, specie se si sono fatti intervenire i nonni e si parla dell’infanzia di voi genitori.

- Insieme al figlio/a leggete ora la parole del Salmo 78(77) o di Deuteronomio 6,20-25 (vedi allegato) e spiegate i termini difficili insieme al significato che hanno per voi queste parole alla luce della riflessione fatta nell’incontro dei genitori.

- Provate infine ad esprimere il valore che hanno i ricordi personali e quelli di coloro che sono vissuti prima di noi. In questo caso non si tratta di un senso religioso, ma proprio del valore umano ed esistenziale della memoria “culturale” che si può trasmettere da una generazione all’altra.

- Lasciate quindi che vostro/a figlio/a scriva quello che è il ricordo più antico del racconto fat-to da voi o dagli anziani che sono intervenuti, perché lo dovrà a sua volta raccontare all’incontro di catechismo della prossima settimana.

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Scrivi qui il riassunto del ricordo più bello che ti è stato raccontato

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Allegati Scheda D2b Salmo 78(77) 1 Popolo mio, porgi l’orecchio al mio insegnamento, ascolta le parole della mia bocca. 2Aprirò la mia bocca in parabole, rievocherò gli arcani dei tempi antichi. 3Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato, 4non lo terremo nascosto ai loro figli; diremo alla generazione futura le lodi del Signore, la sua potenza e le meraviglie che egli ha compiuto. 5Ha stabilito una testimonianza in Giacobbe, ha posto una legge in Israele: ha comandato ai nostri padri di farle conoscere ai loro figli, 6perché le sappia la generazione futura, i figli che nasceranno. Anch’essi sorgeranno a raccontarlo ai loro figli 7perché ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma osservino i suoi comandi.

Deuteronomio 6,20-25

20Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: "Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?", 21tu risponderai a tuo figlio: "Eravamo schiavi del faraone in Egitto e il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente. 22Il Signore operò sotto i nostri occhi segni e prodigi grandi e terribili contro l'Egitto, contro il faraone e contro tutta la sua casa. 23Ci fece uscire di là per condurci nella terra che aveva giurato ai nostri padri di darci. 24Allora il Signore ci ordinò di mettere in pratica tutte queste leggi, temendo il Signore, nostro Dio, così da essere sempre felici ed essere conservati in vita, come appunto siamo oggi. 25La giustizia consisterà per noi nel mettere in pratica tutti questi comandi davanti al Signore, nostro Dio, come ci ha ordina-to".

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Ascoltiamo la Parola di Dio Schema delle 4 settimane

c) Parrocchia: La Storia della Salvezza

Incontro in parrocchia dei fanciulli

Per questo incontro suggeriamo di prevedere lo spazio di tempo sufficiente perché i bambini possano raccontare l’episodio che nonni o genitori hanno raccontato loro nella tappa precedente. Sarebbe meglio lasciar dire ai bambini ciò che ricordano, esercitando così la memoria e la trasmissione di un contenuto, ma può anche essere letto.

Il/la catechista a questo punto racconta la storia che ha preceduto la nascita di Gesù, aiutandosi con le immagini dei personaggi biblici più significativi. L’idea è quella di creare un album (come i nostri album fotografici) che permetta ai bambini di ri-costruire gli episodi biblici che danno vita alla storia della salvezza. Può essere agevole utilizzare un vero album fotografico o un quaderno ad anelli, così da avere la possibilità di inserire le immagini o i disegni fatti dai bambini stessi. Suggeriamo per le immagini di utilizzare il poster di Dossier catechista (Supplemento al n.4 del 2002) e un possibile percorso che preveda le seguenti tappe: • Creazione (facoltativo) • Abramo • Mosè • Gesù • Apostoli • Noi (fotografie dei bambini/della comunità parrocchiale) • Gerusalemme celeste (facoltativo) Il lavoro svolto in questa tappa può essere molto utile in vista dell’anno successivo dedicato alla Bibbia, e che prevede una narrazione completa della storia della salvezza, che potrà quindi essere illustrata inserendo le immagini nel medesimo album/raccoglitore.

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Allegati Scheda D2c Esempio di narrazione sintetica della storia della salvezza da integrare con la lettura dei passi scritturistici indicati tra parentesi:

“La Bibbia ci racconta il ricordo di tutto quello che Dio ha fatto, a cominciare dall’inizio della storia del mondo (Gen1, 1-27). Dopo questo inizio prosegue con tanti protagonisti, tra cui Abramo (Gn 12,1-3; Gn 15,5) e Mosè (Es 14, 19-31), fino a Gesù che è il vertice di questa storia (Lc 2,1-7). Dopo la sua Pasqua di morte e risurrezione, Gesù ha affidato agli apostoli la missione di portare nel mondo il Vangelo, cioè la lieta notizia della salvezza per tutti gli uomini che crederanno in lui e vivranno come lui ha insegnato (Mt 28,16-20). Così è iniziata la storia dei “cristiani” che attra-verso molte generazioni è arrivata fino a noi che viviamo nell’anno… (At 28, 12-16.30-31). Ma questo bel racconto non è finito. Verso quale meta va la storia di Dio con l’umanità? Verso la fine di questo mondo e l’inizio del mondo nuovo, quello del Paradiso, che comincerà quando Gesù ritornerà in mezzo a noi (Ap 21,1-5). Questa è la storia che ci viene narrata ogni domenica nella liturgia della Parola durante la messa. Questo racconto ci aiuta a rivivere le esperienze che hanno fatto gli uomini e le donne che hanno incontrato Dio e ci insegna come è giusto che anche noi ci comportiamo per essere Figli di Dio e discepoli di Gesù.”

Per ulteriori approfondimenti vedere anche:

• Catechismo degli adulti: La verità vi farà liberi (dal n.46 a 53) • Catechismo dei Bambini: Lasciate che i bambini vengano a me (da pag.68 in avanti, L’incontro

con Gesù nelle Scritture).

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Ascoltiamo la Parola di Dio Schema delle 4 settimane

d) Domenica: La Liturgia della Parola

Domenica insieme per le Famiglie La Domenica potrà essere così articolata: accoglienza e presentazione del tema (genitori e figli insieme); 9.30 preparazione della animazione della Messa (i fanciulli con le catechiste, i genitori con gli accompagnatori);

10.00

s.Messa animata dalle famiglie; 11.00 pranzo comunitario; 12.30 Condivisione di un pomeriggio con chiacchiere e giochi insieme Presentazione del tema (genitori e figli insieme)

Dopo un po’ di accoglienza presentare il tema di questa “Domenica insieme”: La liturgia della Parola, e comunicare gli orari dello svolgimento.

Lavoro e gruppi

Per i fanciulli - Se non è già stata illustrata descrivete come è articolata la Liturgia della Parola durante la

S.Messa. - Dividete i bambini in modo da formare dei gruppi non troppo numerosi, quindi assegnate ad

ogni gruppo la pagina del Vangelo della Domenica e di una delle altre letture se giudicate che non siano troppo difficili per una loro comprensione. È bene che si concretizzi la rifles-sione realizzando qualcosa che si possa “far vedere”: un cartellone, una scritta o altro. Potete trovare indicazioni nei sussidi che commentano le letture delle Domeniche come ad esempio:

� Anche noi vogliamo capire, Ed. ELLEDICI � La Messa della famiglia, Ed. ISG

- Per animare la liturgia della Parola nella s.Messa organizzate con i bambini: � Distribuzione dei foglietti della Messa (se li utilizzate, perché la Parola proclamata

dovrebbe essere ascoltata e non letta dall’assemblea) � La processione con il Legionario � L’esposizione del cartellone o altro che avete realizzato con loro � Qualche preghiera dei fedeli � Consegna all’uscita di un foglietto con la frase centrale del vangelo della domenica

da rileggere come benedizione della tavola a casa.

Per i genitori - Prendendo le letture della Domenica animare la riflessione con lo stile di un centro di ascol-

to (se i genitori fossero tanti è bene dividerli in più gruppi) - Proporre ai Genitori di incaricarsi della proclamazione della Parola durante la s.Messa.

Santa Messa

- Durante questa celebrazione i genitori e i fanciulli animano la liturgia della Parola.

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La Liturgia Eucaristica Schema delle 4 settimane

a) Genitori: La Mensa luogo del ringraziamento

Incontro dei Genitori Accoglienza

- Per questo incontro suggeriamo di farsi aiutare da qualche testo esegetico e/o dalla spiega-zione di un esperto di Sacra Scrittura, come un sacerdote o un animatore biblico della par-rocchia. Crediamo tuttavia che anche il/la catechista, utilizzando il materiale allegato possa agevolmente guidare l’approfondimento del brano biblico proposto.

- Predisporre sul tavolo centrale una bella Bibbia aperta e se possibile elementi naturali quali pane, vino, frutti della terra.

- Preghiera: momento di ascolto della Parola • Dt 8,6-18: non dimenticare.

Dialogo

• Lasciare tempo per far risuonare la Parola, invitando i genitori a ripetere una frase che avvertono significativa in quel momento.

Approfondimento

- Presentare una semplice esegesi sul brano proposto (trovate un contributo in allegato). - Sarà importante approfondire il tema della benedizione, partendo dal testo profondamente

radicato nel contesto ebraico per giungere a mostrare il significato della benedizione nella preghiera ebraica e quindi in quella cristiana. Mettere in evidenza la necessità di riconoscere i benefici ricevuti dal Signore per evitare il pericolo di inorgoglirsi, dimenticando che tutto è dono del Signore. L’invito che il Signore continuamente fa è di ricordare, di non dimentica-re e di camminare nelle sue vie. Per affrontare il tema può essere utile il testo in allegato.

Rielaborazione

- Dopo la spiegazione è possibile lasciare lo spazio per alcune domande o chiarimenti, soprat-tutto se è presente un esperto o il sacerdote.

- Invitare quindi la coppia o il singolo genitore a scrivere una benedizione secondo la formu-la: “ Benedetto sei Tu, Signore Dio nostro, Creatore del mondo, colui che…, noi ti ringra-ziamo…

Conclusione

- Invitare i genitori che lo desiderano a leggere le proprie benedizioni. - Consegnare e illustrare la scheda sulla “Benedizione della mensa con il rito della candela”

da vivere a casa con il/la figlio/a [D3b].

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Allegati Scheda D3a Commento esegetico a Deuteronomio cap.8 La «vita nel paese» dipende dalla fondamentale obbedienza di Israele, dal suo non deviare dai comandamen-ti. La prima descrizione del deserto (vv. 2-6) enfatizza la pedagogia divina. Nell'educazione ebraica, o “di-sciplina”, si imparavano dall'esperienza le conseguenze inerenti al buono o cattivo corso dell'azione. Il Si-gnore “umilia”, ossia rende uno conscio della propria dipendenza, e “prova”, ossia mette uno in una posizio-ne in cui appaia il suo vero orientamento. Le antiche tradizioni riguardanti il deserto sono riorganizzate con grande libertà. Il deserto è l'aula in cui Dio controlla l'ambiente. Egli taglia i rifornimenti di cibo ordinario cosicché la manna possa chiaramente apparire per quello che essa effettivamente è: un cibo miracoloso che fa comprendere ad Israele che esso vive di ciò che esce dalla bocca di Dio. La parola ebraica per «ciò che proviene da» la bocca di Dio (mosá) ricorda la parola per il comandamento nel v. 1 (miswah) Nel deserto I-sraele visse della manna che usciva dalla bocca di Dio; nel paese vivrà del comandamento che esce dalla bocca di Dio. Il v. 6 traspone il “cammino” nel deserto del v. 2, nella metaforica “via” o modello di vita. La rappresentazione del deserto dei vv. 2-6, retoricamente enfatizzata, è giustapposta alla rappresentazione, similmente enfatizzata, del paese, che abbonda di acqua, è ricco di frutti e pieno di minerali metallici. Il con-trasto non è tra la sterilità del deserto e la fertilità del paese. È, piuttosto, tra il diretto e visibile nutrimento di Dio nel deserto e l'indiretto ed invisibile nutrimento di Dio nel paese. La potenza è divina in entrambe le sfe-re, ma richiede un differente tipo di vista per percepire la potenza divina nel paese. Il Signore, senza dubbio, dà il paese, ma poi il paese consegna i suoi beni senza la drammatica visibilità del divino nutrimento nel de-serto. Quando il popolo, soddisfatto della naturale abbondanza del paese, benedice il divino datore della buona ter-ra, deve far attenzione a non dimenticare il suo Dio che nel deserto gli insegnò a non vivere solo di pane (v. 3), ma anche della parola divina che richiede un'assoluta fedeltà. Il pericolo è ulteriormente specificato nel secondo ritratto del paese coltivato (vv. 12-13). La sfumatura, qui, è la coltivazione che Israele impianta nel fertile paese. Il vigoroso ammasso di risorse umane per costruire la città umana può facilmente far dimentica-re il Dio che è dietro ogni forza e gloria. Di nuovo il periodo nel deserto è rappresentato come un luogo di prova, di fieri contrasti tra un ambiente ostile ed un Dio protettore (vv. 14-17). La sbalorditiva prova della protezione divina nel deserto rese impossibile ad Israele attribuirsi la propria salvezza. Solo nel paese po-trebbe sorgere tale pensiero (v. 17). Il comando culminante (vv. 18-20) intima ad Israele di non dimenticare la sua educazione giovanile, quel pe-riodo in cui il Signore lo educò a sperimentare in modo inequivocabile la sua presenza. L'intervento di Dio, diretto e miracoloso, appartiene ai giorni antichi. Israele è chiamato a riconoscere nella “naturale” fertilità del paese e nella sua energica coltivazione di esso che ogni cosa - la fertilità del paese e la sua propria potenza - è dono di Dio. Non riconoscere il Signore è pericoloso: espone Israele al rischio di essere espulso come quel-le nazioni che non hanno riconosciuto la mano del Signore nelle meraviglie del Paese.

(R.Clifford, Deuteronomio, Queriniana 1995) La benedizione nella preghiera ebraica. La preghiera non è una cosa separata dalla vita quotidiana ed è composta di parole e atti. Per esempio, appena alzato devo lavarmi le mani; fino a che non mi sono purificato, non posso pronunciare il nome di Dio. Poi quando inizio una cosa devo dire una benedizione: quando mangio, prima e dopo i pasti e in tante altre circostanze. La benedizione è il cuore della preghiera ebraica: si dice in ebraico berakah (barak: piegare le ginocchia). Già nella Bibbia è una cosa diversa dalla benedizione cristiana, è più densa; la maggior parte delle benedi-zioni ebraiche è “ascendente”: “Benedetto Tu, Signore Dio nostro…io ringrazio Dio per…”. E’ sempre un movimento che sale. Quasi mai la benedizione è benedire una cosa. Due formule di benedizione sono state introdotte nell’Offertorio, con qualche ritocco; la formula giusta sa-rebbe questa: Benedetto Tu, o Signore Dio nostro, Re del mondo, Colui che ci ha comandato di… Nelle benedizioni, infatti c’è sempre un “Tu” fino a metà poi un “ Lui”: Benedetto Tu… Colui che…, la spiegazione è questa: Dio è vicino e lontano, Tu…Colui… Questo tipo di benedizione, come molta parte della preghiera ebraica, ha lo scopo di metterci nella giusta po-sizione nel mondo. Cosa vuol dire questo? La benedizione, innalzata a Dio, è il tramite, il mezzo- mio- di en-trare in modo religioso, in rapporto con il creato. La benedizione è, nel mondo enorme della preghiera ebrai-ca, quella che ha più densità teologica e che santifica le più minute operazioni della giornata.

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Io, dunque, ho da Dio il diritto di godere il mondo, ma devo goderlo attraverso un rapporto di preghiera pic-colo- non devo dilungarmi in benedizioni complicate- che mi ricordi che il rapporto è a tre non a due: io, il creato e Dio. La benedizione dei pasti è una di quelle più importanti, è anche quella che è stata sicuramente praticata da Gesù. La vita pubblica di Gesù comincia con un pasto e finisce con un pasto: nozze di Cana e ultima cena pasquale.

( P. De Benedetti, La preghiera nelle Scritture ebraiche) “Mensa e Memoria” Il legame mensa-memoria che siamo chiamati a stabilire. Due parole grandi come una casa, la nostra casa, la casa delle nostre relazioni. Tradizione cristiana e tradizione ebraica trovano su questo terreno una forte sin-tonia. Gesù invita a “fare memoria” di Lui, della sua cena, della sua vita. Zikkaron è il termine utilizzato e tanto caro alla cultura ebraica. Gesù applica a sé stesso il concetto di memoriale. Non si tratta solo di un semplice ricordo ma di un evento, una persona, una storia che riattua tutta la sua carica di bontà e con tutta la sua forza viene a illuminare dal passato, recente o lontano, il nostro presente che a sua volta diventa occasio-ne di ricordo, di vita nuova. Gesù è invitato alla nostra mensa e una candela, una croce, un’immagine lo possono ricordare, ma anche la nostra vita che scorre ogni giorno è invitata alla nostra tavola, deve trovarvi un posto. La memoria si fa con le parole ma non solo. Spesso sopravvalutiamo il ruolo delle parole a scapito delle altre possibilità espressive come la scrittura, i gesti, una danza, un canto, un oggetto un foglietto. Tanti sono i mo-di per far “risuonare” la memoria. La mensa è un’ occasione unica, uno strumento raffinato per generare onde della memoria, vederle risuonare insieme nei nostri cuori, sentire la vibrazione della nostra anima toc-cata dal dito di Dio nella storia di ciascuno.

(cfr. A.D. Guasti, Accendi la tua mensa, ELLEDICI, pag. 28).

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La liturgia eucaristica Schema delle 4 settimane

a) Bambini: moltiplicazione del pane

Incontro con i Bambini in contemporanea a quello dei Genitori Per agevolare la partecipazione di entrambe i genitori può essere bello organizzare un incontro in contemporanea con i loro bambini. In questo caso proponiamo di lavorare sull’episodio della moltiplicazione dei pani nella versione di Giovanni (Gv 6,3-9). 1 – Leggete questo testo dal vangelo di Giovanni (6,3-9)

Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli.

Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù

vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove pos-

siamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Dice-

va così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che

stava per fare. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono

sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli dis-

se allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui

un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo

per tanta gente?».

2 - Riflettete insieme

Del secondo protagonista di questo miracolo non si sa niente Si dice

solo che era un ragazzo che aveva 5 pani d'orzo e 2 pesci.

Forse l'evangelista Giovanni l’ha fatto apposta. Non ha voluto dirci il

suo nome per farci capire che quel ragazzo può avere il nostro nome!

Noi tutti possiamo essere come lui...

Gesù cerca tali ragazzi o ragazze. Perché Dio non ha bisogno di chissà quali super eroi per

compiere qualcosa di grande, gli bastano persone con un cuore grande, e si serve del poco che

siamo e che abbiamo: dei nostri 5 pani e 2 pesciolini.

3 – Immedesimiamoci in lui

Scopo di questo momento è di cercare di assomigliare al ragazzo del vangelo; prima di tutto al-

lora dobbiamo trovare i pani e i pesci.

Andare a pescare e impastare farina sarebbe lungo, e poi quei pani e quei pesci sono simboli di

qualcosa d’altro che è ciò che oggi dobbiamo cercare per essere come quel ragazzo simpatico.

Ecco la proposta:

• Il Pane = ciascuno riceve una sagoma di cartoncino nocciola a forma di panino.

Non giudicate adesso la pochezza del materiale, con la vostra ricerca diventerà prezioso!

Il pane, ed in particolare il pane spezzato, fin dalle origini del cristianesimo (vi ricordate i

due discepoli di Emmaus?) è il segno dell’Eucaristia, il sacramento del dono che Gesù ci ha

fatto della sua vita.

Il ragazzo del vangelo è stato capace di assomigliare a Gesù donando i suoi 5 pani per la

folla. Allora sulla sagoma del pane scrivete un vostro talento (se non sapete cosa sia un ta-

lento chiedilo alla catechista!?!), che siete disposti a mettere nelle mani di Gesù, cioè a

condividere nel gruppo e nella Chiesa per il bene di tutti.

• Il Pesce = ciascuno riceve una sagoma di cartoncino azzurro a forma di pesce.

Per i primi cristiani, che parlavano Greco, il pesce era un simbolo di Gesù perché in quella

lingua antica la parola “pesce” (scritta: si legge ikthus) è l’acrostico della frase:

Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.

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Sulla sagoma del pesce indicate allora qualcosa di Gesù (una sua caratteristica, un suo at-

teggiamento o una sua parola) che vi piace particolarmente e che volete ricordare.

Alla fine ciascuno deve avere un pane e un pesce con scritte le cose su indicate.

Raccogliete questi pani e questi pesci in un grande cesto, poi ciascuno raccoglie casualmente

un pane e un pesce in segno di quella condivisione che Gesù ci invita a fare ad ogni s.Messa.

Per concludere potete far dire a ciascuno la seguente preghiera completata con il talento scrit-

to sul panino che ha ricevuto:

- bambino/a: “Signore, insieme al pane e al vino, frutti della terra e della tua

benedizione, ti offro il/la mio/mia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

per costruire un mondo migliore.

- Tutti: Benedetto nei secoli il Signore

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La liturgia eucaristica Schema delle 4 settimane

b) Casa: Benedire la mensa per dire “grazie”

Indicazioni per i genitori In molte famiglie è probabile che già ci sia l’abitudine di dire una preghiera di benedizione della mensa. Approfondendo il significato della Liturgia eucaristica e considerando gli elementi che la compongono, così quotidiani e familiari come l’acqua, il pane e il vino, vi suggeriamo di valorizza-re il momento della preghiera a tavola con i vostri figli attraverso il rito della candela, da utilizzare la sera a cena, quando la famiglia è riunita, oppure la domenica o nelle festività più importanti. Lo scopo di questo momento è quello di educarci a benedire il Signore per la giornata vissuta, per la comunione e il calore della famiglia perché ogni dono viene da Lui. Un interessante e utile strumento per coloro che volessero approfondire questo momento significa-tivo della famiglia è il testo Accendi la tua mensa, di Guasti Anna e Davide (ELLEDICI, 2008). In questo spazio ci limitiamo a dare solo alcune indicazioni prese dal medesimo testo.

Accendiamo la/e candele all’inizio della cena, prima di recitare la preghiera del pasto.

L’accensione rappresenta l’inizio ufficiale della Mensa. - Solo dopo l’accensione della candela si farà il segno di croce e si reciterà la

preghiera di benedizione. La candela è un grande aiuto perché comporta un’azione, quella di accendere e spegnere, e perché la fiamma attira facil-mente l’attenzione di tutti, grandi e piccini.

- Ci può aiutare a riflettere su quello che stiamo facendo (perché accendia-mo la candela?) e su quello che si vuole che essa rappresenti (Gesù, il cuo-re della nostra famiglia, la carità, la vita…). Se vogliamo ulteriormente va-lorizzare la luce della candela si può spegnere la luce dei lampadari e si cre-erà un’atmosfera calda e favorevole per tanti pensieri con i nostri bambini. Un gioco, un segno che Gesù è con noi, è la nostra luce, ci invita alla bontà e all’unità.

- Per quanto riguarda lo spegnimento della candela, va ricordato che nella tradizione ebraica si utilizzano candele di durata appropriata, che si spengono da sole, a indicare che la luce della vita di Dio non va spenta dall’uomo, ma è giusto che si esaurisca naturalmente. La nostra esperienza, pur rimanendo interessante questa prospettiva, ci ha portato verso il più classico e agevole spegnimento delle candele con un soffio. Anche questo momento può risultare suggestivo. Si possono spegnere le luci, disporsi intorno alla candela e invitare ciascuno ad esprimere un mo-tivo per cui spegnere la candela e poi… soffiare tutti insieme (perché spegniamo la candela?). Il fumo che si genererà sarà il simbolo dei rin-graziamenti espressi che si spandono intorno a noi e salgono verso Dio.

In questo contesto la candela rappresenta un grande aiuto per introdurre quella dimensione “magica” e “misteriosa” tanto affascinante e utile all’educazione dei nostri figli e alla riscoperta del senso del mistero per gli adulti.” (cfr. pag. 22, Accendi la tua mensa).

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Allegato alla scheda D3b Preghiere di benedizione della mensa Benedici Signore questa tavola Benedici Signore questa tavola intorno alla quale ci riuniamo intorno alla quale perché sia un luogo di Comunione si riunisce la nostra famiglia tra di noi e con chi avremo perché sia un luogo il cuore di ospitare. dove condividere i valori Siediti con noi a tavola, Gesù, della nostra fede. condividi i frutti del nostro lavoro, Siediti con noi a tavola, Gesù, le nostre storie. condividi i frutti del nostro lavoro, Prendici per mano e donaci le nostre storie, le difficoltà il sorriso dei Figli a vivere secondo la Luce che si sentono teneramente amati. che ci hai indicato. Prendici per mano e donaci il sorriso dei Figli che si sentono teneramente amati e la gioia di chi vive nella verità della Tua Parola.

Preghiere dei valori a tavola LA PREGHIERA (riconoscenza) Per il cibo che ci doni, grazie Per la tavola che ci unisce, grazie Per la candela che abbiamo acceso, grazie. Per il ricordo di Te seduto a tavola con noi, grazie. Per la capacità di esserti in eterno riconoscenti, grazie, grazie, grazie. LA PREGHIERA (vita) O Signore della Vita, di quella che nasce e di quella che muore, di quella che cresce grazie al cibo che ogni giorno ci offri. Ricevi il nostro grazie e la nostra benedizione. Mantienici la fiducia e l’ottimismo che ci nasce dalla condivisione delle nostre vite.

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La liturgia eucaristica Schema delle 4 settimane

c) Parrocchia: Mangiare insieme

Incontro in parrocchia dei fanciulli In questo incontro vorremmo porre l’accento sul banchetto come momento di comunione con la di-vinità, elemento comune nella storia delle religioni. In un banchetto l’attività principale è mangiare insieme. La s.Messa è il banchetto pasquale del Signore, morto e risorto per noi. Vi proponiamo un gioco che mette al centro il mangiare: “la lingua indovina”. Su un piatto (che avrete l’accortezza di non mostrare in anteprima ai bambini) avrete predisposto diversi tipi di generi alimentari a piccoli pezzi: verdura, pane biscotti, dolci, salsiccia, formaggio ecc. Si bendano gli occhi ad un bambino e costui riceve da voi un pezzo dei diversi generi alimenta-ri in bocca. Il bambino deve indovinare cosa sta mangiando. Come conclusione fate riflettere i bambini sulla grande varietà di cibi che abbiamo a disposizione, dei gusti differenti di ciascuno, ma soprattutto sulla grandezza di Dio che mette a nostra disposizio-ne tutto questo. Un’altra proposta è quella di invitare i bambini a rappresentare attraverso la recitazione, il mimo o le ombre cinesi, la storia: “l’invito” (che trovate in allegato). Riflettete poi insieme sul contenuto della storia e sul suo significato, mettendolo in collegamento con la s.Messa e in particolare con il momento cosiddetto dell’offertorio nel quale oltre al pane, al vino e alle offerte in moneta, dobbiamo mettere a disposizione del Signore qualcosa di noi altrimen-ti il banchetto non viene bene. Oppure invitate i bambini a riflettere sugli elementi del pane (segno del nutrimento) e del vino (se-gno della festa), essenziali per qualsiasi banchetto. Chiedete ai bambini di individuare le fasi più importanti della storia del chicco di grano che si trasforma in pane e dell’acino d’uva che diventa vino (la semina, la piantagione, la lavorazione della terra, la raccolta, il pasto…). Potete fare tre gruppi che realizzano un cartellone che rappresenti uno la storia del chicco, l’altro quella dell’acino e il terzo quella dell’uomo con i momenti più belli e significativi nella vita di una persona (usate disegni, immagini, fotografie e didascalie illustrative). In questo modo i ragazzi sono aiutati a comprendere l’importanza della terra, del lavoro umano, del-la fatica, della gioia, dell’amore che stanno dietro i doni della s.Messa, sacramento del dono che Gesù fa della sua vita per noi e per la nostra gioia.

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Allegati Scheda D3c L'invito. «Il signore di un castello diede una gran festa, a cui invitò tutti gli abitanti del villaggio, abbarbicato alle mura del maniero. Ma le cantine del nobiluomo, pur essendo generose, non avrebbero potuto soddisfare la prevedibile e robusta sete di una schiera così folta di invitati. Il signore chiese un favore agli abitanti del villaggio: «Metteremo al centro del cortile, dove si terrà il banchetto, un capiente barile. Ciascuno porti il vino che può e lo versi nel barile. Tutti poi vi po-tranno attingere e ci sarà da bere per tutti». Un uomo del villaggio, prima di partire per il castello, si procurò un orcio e lo riempì d'acqua, pensando: "Un po' d'acqua nel barile passerà inosservata... nessuno se ne accorgerà!". Arrivato alla festa, versò il contenuto del suo orcio nel barile co-mune e poi si sedette a tavola. Quando i primi andarono ad attingere, dallo spinotto del barile u-scì solo acqua. Tutti avevano pensato allo stesso modo. E avevano portato solo acqua».

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La liturgia eucaristica Schema delle 4 settimane

d) Domenica: Il segno del pane

Domenica insieme per le Famiglie Presentazione del tema (genitori e figli insieme) Un pomeriggio con le famiglie offre ai genitori, ai bambini, ai fratelli e alle sorelle dei bambini che si preparano alla Prima Comunione e ai catechisti l’occasione di conoscersi reciprocamente in un’atmosfera più libera. Tale pomeriggio dovrebbe contribuire anzitutto al formarsi di un senso di comunione e un accostamento sul piano dei contenuti al cammino verso la Prima Comunione. Troverete in allegato idee per un pomeriggio con le famiglie, che possono essere scelte, soggette a variazione e completate in base alle necessità del gruppo. La domenica potrebbe essere così articolata: Accoglienza Lo spazio è suddiviso in diversi gruppi di tavoli a cui siedono altrettanti gruppi, composti da 6-8 persone. - L’ambiente deve essere accogliente: tavole addobbate, candele, foto del gruppo o di feste di Prima Comunione. - Gli animatori e i catechisti salutano i presenti e introducono il pomeriggio. Gioco: trovare la famiglia − Tutti si alzano dal loro posto e formano un cerchio al centro del quale i catechisti dispongono

dei foglietti preparati in precedenza. Su ogni foglietto sta il nome di un componente di una famiglia fittizia, per esempio padre For-nari, madre Fornari, figlia Fornari, figlio Fornari. I cognomi delle diverse famiglie immaginarie devono avere un suono molto simile, come per esempio Fornari, Cornari, Corsari, Mortari, Fusari, Sormari ecc.

− Al suono di una musica vivace tutte le persone girano per la sala. In questo momento le “vere” famiglie dovrebbero mischiarsi l’una all’altra. Appena la musica finisce, ogni persona prende un biglietto. A questo punto le famiglie fittizie devono ritrovarsi, chiamandosi. I bambini che non sanno leggere restano semplicemente vicino ai propri genitori e prendono un biglietto in comu-ne con questi ultimi.

− In conclusione i “componenti della famiglia” che si sono ritrovati durante il gioco, fanno cono-scenza l’uno dell’altro. A tale fine formano piccoli circoli di sedie qua e là per la sala.

Racconto: “L’ora del pane” − Per la parte centrale del pomeriggio inseriamo in allegato una favola animata per piccoli e gran-

di: “L’ora del pane”. Il racconto necessita di materiale descritto sempre in allegato per cui nella preparazione sarebbe op-portuno coinvolgere per tempo alcune mamme e papà. Conclusione: Una breve celebrazione liturgica in chiesa può riprendere elementi essenziali del pomeriggio con le famiglie e collegarli con la “chiesa-casa” come “luogo del pane”. In alternativa è opportuno conclu-dere con un momento di preghiera e rivolgere un’ampia benedizione su genitori e bambini.

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Allegati Scheda D3d “L'ora del pane”, una favola per piccoli e grandi Tutti i presenti formano insieme un grande cerchio con le sedie. Gli animatori tengono pronto il materiale per la rappresentazione della favola. «C'era una volta, tanto tempo fa, in un paese lontano, una principessa di nome Suleika. Viveva in uno splen-dido castello, che sorgeva al centro di un grandissimo parco, con boschi, laghi e un altissimo muro di cinta». Gli animatori, insieme a genitori e bambini, stendono sul pavimento dei panni di stoffa verdi per il parco, marroni per gli alberi, blu per i laghi, ceppi/scatoloni, o qualcosa di simile, che rappresentano il muro, un grande panno di stoffa come simbolo del castello «Suleika viveva felice e soddisfatta nel suo castello. Era una principessa ben sorvegliata. Il re, suo padre, non aveva molto tempo da dedicarle, perché doveva regnare tutti i giorni, ma la regina le prestava molta attenzio-ne, e tutti e due le volevano molto bene. C'era poi un'altra persona che per Suleika era molto importante: la vecchia Runa. Era una donna molto an-ziana ma molto saggia, che viveva in una casetta in mezzo al parco. Tutti la conoscevano e a tutti era simpa-tica, poiché aveva tempo per le persone, per le loro domande e i loro problemi». Gli animatori pongono al centro un panno di stoffa giallo che dovrebbe rappresentare la casa di Runa. «E c'era un'altra cosa importante: la vecchia Runa era famosa perché sapeva preparare, nel forno che aveva a casa, il miglior pane del mondo. Lo faceva ogni pomeriggio, anno dopo anno. E ogni pomeriggio, quando aveva fatto il pane, venivano tutti gli impiegati del castello, invitati da lei a mangiare il pane. Il pane aveva un profumo come nessun pane del mondo». Gli animatori fanno girare una focaccia avvolta in un tovagliolo; ognuno la odora con gli occhi chiusi. «Dunque in casa di Runa le persone condividevano il pane l'un con l'altro e si raccontavano la propria vita; non condividevano soltanto il pane, ma anche la propria vita: parlavano delle preoccupazioni che avevano a casa e delle gioie, che avevano provato. E mentre mangiavano il pane, si ascoltavano a vicenda con attenzio-ne e si aiutavano l'un l'altro quando potevano». A questo punto gli animatori possono invitare bambini e genitori a riflettere se conoscono nella propria e-sperienza case di questo tipo, in cui si condividono il pane e la vita. Chi vuole, può mettere, come ringrazia-mento per le esperienze vissute in questa casa, un segno nella casa di Runa (perline, piccoli sassi, materiale vario), in modo che la casa di Runa diventi la «propria» casa. «La principessa Suleika andava da loro ogni volta che poteva. La casa della vecchia Runa era per lei quasi una seconda casa. Era una casa dove il cielo e la terra si toccavano. Ma un bel giorno, proprio mentre Suleika giocava nel parco, venne a volare intorno a lei un uccello variopin-to che cominciò a parlare con la principessa: "Non vorresti venire con me e vedere il mondo?". “Il mondo - rispose Suleika, - ma che cos'è? Il parco, il castello, i laghi: questo è il mio mondo”». Gli animatori, per costruire la sagoma di un uccello, stendono due panni di stoffa colorati l'uno sull'altro, avvolge i panni di stoffa a un'estremità e fa un nodo un po' al di sopra della metà. Fa sporgere in fuori la parte più corta, come se fosse un becco. «L'uccello colorato era molto stupito che Suleika non lo capisse affatto: “Non hai mai visto il mondo, non hai mai visto un circo, neppure una fiera?”. Quindi le raccontò a lungo tutte le cose che Suleika avrebbe visto fuori. “No - diceva Suleika - la mia casa è qui e qui ho tutto ciò di cui ho bisogno. Non vengo con te”. “Be-ne”, disse l'uccello e volò via. Gli animatori girano con l'uccello in mano intorno al parco.

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«Il giorno seguente però 1'uccello variopinto era di nuovo là. “Non ti piacerebbe venire con me e vedere il mondo?”, domandò nuovamente. E le raccontò molte di quelle cose che avrebbero aspettato Suleika. L'uccel-lo continuava a far visita a Suleika e le raccontava delle tante belle cose che c'erano fuori, nel mondo. Alla fine la curiosità ebbe la meglio e Suleika decise di fare i suoi reali bagagli e seguire l'uccello. I primi tempi la vita fu molto divertente. Ogni sera erano in un posto diverso. La principessa vide fiere, fre-quentò circhi ed era felice di non essere più rinchiusa nelle mura del castello. E così si allontanavano sempre più da casa. Le settimane passavano e Suleika se ne accorgeva appena. Poi, un giorno, I'uccello si allontanò per un paio d'ore. Suleika lo cercò: del resto era stato il suo compagno per tutto il tempo. Quando lo rivide, fu molto sollevata, ma in seguito, nuovamente, l'uccello rimase via per interi giorni. E infine sparì del tutto». Gli animatori possono dare l'uccello a qualcuno del gruppo perché lo tenga in mano, in modo che scompaia dallo sguardo, ma non scompaia del tutto. «Adesso Suleika sapeva di trovarsi del tutto sola. Cominciò a riflettere sul da farsi. Ora non era più una prin-cipessa e non ne aveva nemmeno più l'aspetto. Andò di casa in casa e cercò un po' di pane e del lavoro. Infi-ne trovò una fattoria, dove un contadino la accolse con gentilezza e le fece lavorare come domestica. Suleika era molto brava e presto cominciò ad essere ben voluta nella fattoria. Cresceva sempre di più, lavo-rava e viveva e ogni giorno aveva tutto ciò che le serviva. Ma pensava spesso a casa: al castello, ai suoi geni-tori, al parco, agli alberi e ai laghi; e soprattutto alla casa di Runa, alle persone che là avevano condiviso il pane e la vita. Un giorno, mentre lavorava alla fattoria, sentì improvvisamente un profumo che conosceva: era odore di pa-ne. Era l'odore del pane di Runa; questo odore avrebbe potuto riconoscerlo tra tutti gli odori del mondo. Allora si decise. Ringraziò i buoni contadini che l'avevano accolta e corse in fretta dietro a quel profumo. Vagò per giorni e giorni e dopo un vagare che sembrava non avere mai fine arrivò effettivamente alle mura del suo castello. Ma che aspetto avevano quelle mura! Erano crollate e distrutte e non avevano più l'aspetto di mura di un ca-stello regale. Davanti alle mura Suleika chiese a un paio di persone che si trovavano nei pressi: “Cos'è suc-cesso, perché le mura sono crollate?”». Gli animatori fanno cadere i ceppi/scatoloni che simboleggiano le mura. Mettono sul parco un panno di stoffa nero, ma lasciando scoperta la casa di Runa. «”Non sai cos'è successo? - ribatterono le persone- il re e sua moglie sono morti entrambi e ora tutto è crolla-to, perché anche la principessa se n'è andata da tanto, tanto tempo, e nessuno sa dove”. La gente non ricono-sceva più Suleika, tanto questa era cambiata e cresciuta. Allora Suleika corse allarmata nel parco e si accertò di quanto le avevano raccontato: il castello era crollato, gli alberi erano sradicati, i sentieri distrutti e tutto sembrava molto, molto cupo e triste Soltanto la casa di Runa era ancora integra. Suleika vi corse dentro e vide che li era ancora tutto come prima: vide il forno e ad-dirittura ancora della farina e del lievito, con cui fare il pane. Non esitò neppure un attimo: mischiò il lievito e la farina e ne fece un meraviglioso impasto. Accese le fascine di legna e fece un grande fuoco nel forno. Poi vi mise la forma di pane e presto si cominciò a sentire in tutto il parco odore di pane fresco. Allora ven-nero persone da tutte le parti e riconobbero Suleika, la figlia del re. E furono molto, molto felici. Come in precedenza, condivisero il pane e raccontarono quello che avevano passato. E fu così che Suleika divenne la regina del paese. Fece ricostruire le mura distrutte del castello, fece risiste-mare il parco, il lago e tutto il resto e governò il suo popolo con bontà e saggezza» . Gli animatori tolgono il panno di stoffa nero e ricostruiscono il muro di ceppi/scatoloni. «E ogni giorno, a pranzo, ella faceva il pane nella casa di Runa. E tutti coloro che volevano andare erano in-vitati a condividere l'un con l'altro il pane e la vita, a sentirsi in comunione l'uno con l'altro e a lasciare dietro di sé per tutta la durata del pasto la fatica e il lavoro. Il pane di Suleika infatti era il più prezioso del mon-do...». Canto: «Se tu, Signore, il pane», mentre il gruppo fa girare li pane nel cerchio. Ogni persona ne prende un pezzo e tutti lo mangiano.

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Alla conclusione della rappresentazione della favola, segue una fase in cui genitori e bambini hanno un pro-gramma separato e lasciano che la storia risuoni a modo proprio. Per i genitori

Gli animatori invitano i genitori a discutere di nuovo sulla favola. Spiegando che le fiabe non sono solo storie per bambini, bensì contengono anche elementi, strutture e simboli su cui vale riflettere anche per gli adulti. I genitori ricevono un foglio (Allegato), sul cui margine stanno, con una funzione di richiamo, di-versi concetti o parole chiave che ricorrono nella favola. I genitori vengono pregati di leggere con calma e a fondo i concetti e di fare attenzione a quali pensieri, idee e associazioni vengono evocati da tali concetti. I genitori scrivono questi pensieri al centro del foglio e li collegano con una freccia alla parola che li ha suscitati. Durante questa fase di lavoro si può far sentire in sottofondo una mu-sica dolce. Gli animatori avvertono i genitori che in seguito nessuno deve dare conto di ciò che ha scritto, ma che su questo avrà luogo uno scambio di idee del tutto facoltativo. Concludendo questo momento, gli animatori chiedono se qualcuno vuole riferire qualcosa riguardo alle idee o alle associazioni evocate da uno dei concetti. In caso contrario, gli animatori spiegano chiaramente che questo non costituisce affatto un problema, e passano al punto successivo. Nel pas-so seguente i genitori si scambiano idee su quali contenuti di questa favola ritengono che siano im-portanti per il cammino verso la Prima Comunione. Le seguenti domande possono contribuire ad animare la discussione: − Come si consuma il pasto insieme, in famiglia e in chiesa? − Come diamo ai nostri figli casa e protezione? − Come ci comportiamo quando «uccelli colorati» fanno allontanare con lusinghe noi o i nostri

figli? − I bambini dove trovano persone che condividano il pane e la vita con loro? Per i bambini

Gli animatori dei gruppi di bambini hanno diverse possibilità di approfondire la storia con i bambini: cuocere del pane e poi mangiarlo con i genitori. Costruire con diversi materiali la casa di Runa e, come là, condividere il pane e ascoltare altre storie. Dipingere una carta geografica della favola: sul pavimento viene dipinto un grande cartellone con le tappe della storia (castello, parco, casa di Runa, fattoria del contadino in lontananza).

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Parole chiave della favola “L’ora del pane”

RE

SPERANZA

NUOVA VITA

PANE

GIARDI-NO

CASA

AVVEN-TURA

PROTEZIONE

UCCELLO

VITA

SULEIKA

RUNA