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Diocesi Venerdì 21 febbraio 2014 11
Se la vita veraresta quella “fuori”
Le ore spese a lavorare sono viste solo come un peso(em) Una volta esistevano la Beat Generation, la Genera-
zione X e la Generazione Y. Categorie stabili e facilmente in-dividuabili. Oggi invece, per definire i giovani, sui mediarimbalzano espressioni come Generazione 1000 euro, Gene-razione perduta, Generazione 2.0, “Bamboccioni”. Una sel-va di etichette che marcano la distanza dagli anni della con-testazione. A cercare di fare chiarezza su quali motivazioni evalori guidano i giovani, in particolare in riferimento al la-voro, ci ha provato l’incontro di formazione regionale delProgetto Policoro tenutosi alla sede Caritas lo scorso finesettimana.
Nato in senoalla Cei dallacollaborazionetra Ufficio per iproblemi socia-li e del lavoro,Servizio di pa-storale giova-nile e CaritasItaliana, Polico-ro era, in origi-ne, una proposta finalizzata a stimolare le occasioni di occu-pazione al Sud. Ora è presente in novanta diocesi e - com-plice la crisi - è sbarcato anche al Nord.
“È importante dare sempre il meglio di sé nel lavoro: que-sto implica uno stress notevole, non vedo uno sforzo simileda parte dei giovani di oggi, piuttosto demotivati e senzaverve”, ha osservato Paolo Rizzi, docente di Politica Econo-mica alla “Cattolica”. Durante il suo intervento ha preso adesempio Maurizio Tarasconi, presidente della “FondazioneITS per la mobilità” e titolare di una ditta di trasporti, soste-nendo come talvolta la forza di volontà sia di importanzapari alle competenze acquisite sui libri. “Tarasconi ha impo-stato il polo logistico con una struttura forte - ha continuatoRizzi – . Nei suoi briefing mette sul tavolo molte idee, è unuomo propositivo”.
Sono stati inoltre analizzati alcuni sondaggi su “Valori elavoro” compiuti dallo stesso Rizzi su un campione di circa1000 persone. I dati raccolti hanno mostrato come vi sia sfi-ducia nei confronti del futuro. “È necessario invece - sinte-tizziamo l’intervento di Rizzi - credere nelle istituzioni. Dob-biamo inoltre dare una nuova accezione al lavoro, visto daigiovani del nostro tempo solo come un mezzo per ottenereun fine, qualcosa di faticoso, mentre la vita vera la collocanoal di fuori dell’attività lavorativa”.
Il progetto “Vecchi mestieri per nuove generazioni”, illu-strato da Massimo Magnaschi, la cooperativa “Destacum” eil consorzio Sol.Co. presentati da Samuele Bertoncini e An-tonella Bernini, hanno offerto esempi concreti di come, in-vece, il lavoro possa tornare ad essere il luogo dove la per-sona cresce, nelle sue capacità professionali e in umanità.
O ccuparsi di formazionesignifica occuparsi del-l’altro, avere a cuore ilsuo percorso di crescita.
E, in un mondo sempre piùcomplesso e articolato, aiuta-re adolescenti e giovani a co-struirsi basi solide su cui fon-dare il proprio futuro. Anchelavorativo.
È questa l’anima di “Polico-ro”, il progetto lanciato dallaCei nel ‘95, attivo attualmentein 13 regioni, tra cui l’EmiliaRomagna. A Piacenza è parti-to nel 2013, con il coordina-mento di Massimo Magnaschie Federica Lugani in qualitàdi animatore di comunità. Edè stata proprio la nostra cittàad ospitare, il 15 e 16 febbraioalla sede della Caritas dioce-sana, la due-giorni di forma-zione degli animatori regiona-li del progetto, che si proponedi aiutare i giovani disoccu-pati o sottooccupati a miglio-rare la propria condizione la-vorativa, mantenendo comemotore vivo la speranza cherinasce dal Vangelo.
Si tratta inoltre di dare unnuovo volto alla dimensionedel lavoro, più attento allapersona e ai suoi bisogni.
“NON SOLO UN POSTODI LAVORO, MA STRU-MENTI PER VIVERE BE-NE”. A Modena Policoro èpartito tre anni fa con in viasperimentale, “quando unoperatore, Andrea Atti, fumandato in ricognizione du-rante i corsi di formazione delprogetto”, spiega il 32enneGiuseppe Mirella, che ne hada poco raccolto il testimonedi animatore di comunità. “Ladiocesi di Modena - evidenzia- ha a cuore l’obiettivo di co-
Gli animatori di “Policoro” dell’Emilia Romagna; tra loro, il coor-dinatore diocesano Massimo Magnaschi (il primo da sinistra) el’animatore di comunità Federica Lugani (la seconda da destra).
struire progetti concreti, lavo-rando sia sulla formazioneche sull’istituzione di qualchepiccola impresa, legata ad as-sociazioni o cooperative”.
“Il mio impegno in Policorocomincia l’anno scorso - rac-conta invece Giulia Lirani, 26anni, di Reggio Emilia -. Hocominciato a lavorare conmolta curiosità al progetto cit-tadino, cercando di capire letematiche proposte e in cosasi concretizzasse, come potes-se evolversi nel tempo. Il pri-mo anno è di formazione, nonci viene chiesto materialmen-te di risolvere problematichelegate al tema della disoccu-pazione - precisa -. Ma dal se-condo anno vengono creati
moduli connessi al mondo dellavoro, da presentare neltriennio delle scuole o nelleparrocchie, se vi è qualche ri-chiesta particolare”.
Altro filone tematico su cuiGiulia e il gruppo di ReggioEmilia stanno investendo èquello della Dottrina Socialedella Chiesa. “Stiamo prepa-rando il terreno perché il pro-getto possa fruttare - puntua-lizza -. È importante offrirenon solo un posto di lavoro,ma strumenti per poter viverebene”.
I GIOVANI DELL’EMILIAROMAGNA. Caterina Min-gazzini, 38 anni, laureanda inScienze Religiose, viene dalla
diocesi di Imola ed è segreta-ria per l’Emilia Romagna diPolicoro. “Molti giovani sfug-gono al mondo del lavoroperché non sono stati educatia pensarlo in modo positivo;si guarda solo al guadagno,allo stipendio - osserva -. Ab-biamo notato che la disoccu-pazione presente nei nostriterritori è volontaria. I genito-ri sono disposti a mantenere ifigli più a lungo di quantonon succedeva in passato, in-centivandoli ad aspettare il la-voro più consono alle loroqualità e ritardando così l’in-gresso nel mondo lavorativo”.
Una testimonianza di queigiovani che sanno rimboccar-si le maniche viene da Giaco-mo Pradella, 27 anni, inge-gnere civile e animatore alprimo anno di Policoro, eAlessandro Zanoni, 26 anni,laurea in Scienze politiche conun master in giornalismod’inchiesta, entrambi di Imo-la. Il 31 gennaio 2013 hannodato vita all’associazione “Of-ficina Immaginata”, con l’in-tento di promuovere servizieducativi e culturali sul terri-torio, in particolare per gliadolescenti. Un esempio è ilprogetto correlato “OCA –Oratorio Cittadino Adole-scenti”, cinque settimane dicampo di servizio ed educa-zione alla cittadinanza, cuipartecipano circa 60 ragazzitra i 14 e i 18 anni. “Stiamopensando di creare un puntodi aggregazione per la città diImola e dare voce a determi-nate temaniche. Tutte le attivi-tà che proponiamo - spieganoinfatti - sono una risposta aibisogni della realtà in cui vi-viamo”.
Emanuele Maffi
A Piacenza gli animatori dell’EmiliaRomagna: “Giovani disoccupati
volontari, se i genitori li mantengono”
“Policoro”, ridare sensoall’esperienza del lavoro
L’incontro con il prof. Paolo Rizzi.
ilnuovogiornale