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CORSO DI CAMPANE TIBETANE Livello Introduttivo www.tibetanharmonia.net | Iuri Ricci

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CORSO DI CAMPANE TIBETANE

Livello Introduttivo

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Le origini del suono Il suono (dal latino sonus) è dato dalla vibrazione di un corpo sonoro elastico: è la vibrazione di un corpo in oscillazione, (o altro mezzo elastico) che si propaga nell'aria, raggiunge l'orecchio, (in particolar modo la membrana timpanica che subendo variazioni di pressione entra in vibrazione) e tramite un complesso meccanismo interno, crea una sensazione "uditiva" correlata alla natura della vibrazione e del suono. Le oscillazioni sono spostamenti di particelle dalla posizione di riposo, lungo la direzione di propagazione dell'onda: gli spostamenti sono provocati da movimenti vibratori, provenienti da un determinato oggetto, chiamato sorgente del suono (lo strumento), il quale trasmette il proprio movimento alle particelle adiacenti grazie alle proprietà meccaniche del mezzo. Le particelle a loro volta, iniziando ad oscillare, trasmettendo il movimento alle altre particelle vicine e queste a loro volta ad altre ancora, provocando una variazione locale della pressione, in questo modo, un semplice movimento vibratorio si propaga meccanicamente originando un'onda sonora. La velocità di propagazione delle onde sonore dipende dalla temperatura e pressione del mezzo attraverso il quale si propagano. Nell'antica Grecia L'elemento di continuità tra il mondo della civiltà musicale ellenica e quella dell'Occidente europeo è costituito principalmente dal sistema teorico greco, assorbito dai romani e da essi trasmesso al Medioevo cristiano. Platone affermò che, come la ginnastica serviva ad irrobustire il corpo, la musica doveva arricchire l'animo: attribuiva alla musica una funzione educativa, come la matematica. Il sistema diatonico, con le scale a sette suoni e gli intervalli di tono e di semitono, tuttora alla base della teoria del linguaggio musicale occidentali, è l'erede e l'epigono del sistema musicale greco. Il primo studioso di musica da un punto di vista teorico e tecnico, nonché il primo musicologo dell'antichità viene considerato Aristosseno di Taranto. I suoi studi individuarono alla base del sistema musicale greco, il tetracordo, una successione di quattro suoni discendenti. A Pitagora si attribuisce l'affermazione della relazione tra la musica e l'animo umano, concetto ripreso e sviluppato da tutta la filosofia greca dei secoli seguenti e che assunse i caratteri della dottrina dell'ethos. Tale dottrina indicò le relazioni esistenti tra alcuni aspetti del linguaggio musicale e determinati stati d'animo. Le differenti potenzialità emotive della musica riguardavano principalmente le armonie, cioè le melodie, ma potevano anche riferirsi ai ritmi e agli strumenti: ogni tipo di musica riproduceva un certo stato d'animo. Aristotele, invece, ebbe una visione più aperta della musica e dell'innovazione che ne seguì, dette una giustificazione antropologica dell'arte, disciplina essenziale all'uomo, che la giustificava, anche se negativa. Riprende il concetto pitagorico di catarsi, (dal greco "purificazione"), un termine utilizzato per indicare la cerimonia di purificazione che si ritrova in diverse concezioni religiose ed in rituali magici che di solito prescrivevano il sacrificio di un capro espiatorio, ma lo modifica, osservando che il meccanismo della

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purificazione avviene attraverso una liberazione delle passioni imitate dal musicista: perciò, secondo il suo pensiero, non vi sono armonie o musiche dannose in assoluto dal punto di vista etico, ma la musica è una medicina per l'animo, proprio perché è in grado di imitare tutte le passioni o emozioni che ci tormentano e di cui siamo affetti e dalle quali vogliamo purificarci. Altezza, Intensità e Timbro

Altezza: è la qualità che fa distinguere un suono acuto da uno grave. Dipende in massima parte dalla frequenza ma anche dall’ intensità. L'orecchio umano percepisce solo i suoni che vanno da 16 a 20.000 oscillazioni al secondo. Al di sotto abbiamo gli infrasuoni, al di sopra gli ultrasuoni. Il sonar, ma anche i delfini ed i pipistrelli percepiscono gli ultrasuoni mentre gli elefanti, i pesci ed i cetacei percepiscono gli infrasuoni.

La pratica musicale copre una gamma di suoni, le cui fondamentali vanno dal do grave che ha circa 65 oscillazioni semplici al secondo al do acuto che ha 8276 oscillazioni semplici. La voce umana ha un registro ancora più limitato. Per calcolare l'altezza dei suoni, è stato scelto come punto di riferimento il La4 (= ottava centrale del pianoforte) che chiamiamo diapason o corista. La frequenza del diapason, che fino al XIX secolo variava di Paese in Paese, anche a seconda del tipo di musica da eseguire (sacra, da camera ecc.) è stata determinata da diversi congressi: nel 1885, il governo austriaco stabilì che il La4 corrispondesse a 870 oscillazioni semplici che, a loro volta, corrispondevano a 435 oscillazioni doppie. Ora invece il valore di riferimento, stabilito dalla Conferenza di Londra del 1939, è 440 vibrazioni doppie, quindi 880 semplici.

Intensità: è l’attributo della sensazione uditiva mediante il quale i suoni possono essere

ordinati dal debole al forte (il cosiddetto volume sonoro). L’acustica fisiologica ha però

sostituito il termine “intensità soggettiva” con il più semplice “sonia”. Dipende soprattutto

dalla pressione acustica generata dalle vibrazioni della sorgente sonora, ma è influenzata

anche dall’altezza e dal timbro.

Timbro: è quell’attributo della sensazione uditiva mediante il quale è possibile distinguere

suoni diversi, anche quando vi sia tra i medesimi parità di altezza e sonia. Dipende dalla

composizione spettrale del suono (vibrazioni armoniche), ma è influenzato pure

dall’intensità e dall’altezza, nonché dai transitori di attacco e di estinzione e dalle

disarmonicità che in misura sia pur minima sono presenti nei moti vibratori.

Le note musicali

Le note musicali della scala diatonica sono sette:

do · re · mi · fa · sol · la · si

Le note corrispondenti a suoni che hanno frequenza pari a una potenza intera (positiva o negativa) di due rispetto alle altre sono simili: l'intervallo determinato da queste note è detto ottava.

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L'hertz (simbolo Hz) è l'unità di misura del Sistema Internazionale della frequenza. Prende il

nome dal fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz che portò importanti contributi alla scienza,

nel campo dell'elettromagnetismo.

25 e 150 Hz: le fusa dei gatti o anche da 1,5 a 6 kHz.

20 Hz: frequenza minima udibile dall'uomo.

261,626 Hz: la nota musicale DO centrale nel temperamento equabile.

256,869 Hz: la nota musicale DO centrale nel temperamento equabile verdiano.

440 Hz: Il LA usato per accordare gli strumenti musicali (Diapason).

432 Hz: Il LA del diapason scientifico.

16 ÷ 20 kHz: limite superiore delle frequenze udibili dall'uomo.

I suoni Armonici

Gli armonici naturali sono una successione di suoni le cui frequenze sono multipli di una

nota di base, chiamata fondamentale.

Un suono prodotto da un corpo vibrante non è mai puro, ma è costituito da un amalgama in

cui al suono fondamentale se ne aggiungono altri più acuti e meno intensi: questi sono gli

armonici, che hanno una importanza fondamentale nella determinazione del timbro di uno

strumento e nella determinazione degli intervalli musicali.

I suoni armonici corrispondono ai possibili modi normali di oscillazione di un corpo sonoro.

Nel caso in cui la nota emessa è un DO, questa è la successione degli armonici che il nostro

orecchio umano percepisce con difficoltà:

Questa serie di note è la base fisica che ha dato origine all'intonazione naturale.

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LE ORIGINI

L'origine delle Campane Tibetane, rimane ancora oggi avvolta dal mistero. Le prime

informazioni risalgono al 2000 A.C, nell’area Himalayana, tra Tibet, Mongolia, Cina, India e

Nepal, dove le famose “Ciotole” venivano usate per cucinare, mangiare o per raccogliere

offerte.

Giunsero in Tibet dall’India, all’epoca del Buddha, quando le vie carovaniere dell’Asia, non

venivano usate solo per il commercio, ma anche per diffondere la “Conoscenza e la

Religione”; quella era l’epoca della cultura Pre-Buddista Sciamanica “Bon

Po Himalayana” che regnava nell'antico Tibet e del “Prezioso

Maestro” Padmasambhava, considerato il primo e più importante diffusore

del Buddhismo in Tibet, particolarmente del Vajrayana e il fondatore del Buddhismo

Tibetano

Le Campane Tibetane, giungono a noi, attraverso il mondo del suono, nella sua forma

primordiale ovvero quello della "vibrazione".

Oggi vengono prodotte nelle antiche montagne del Nepal secondo le antiche tradizioni,

(osservando le fasi lunari, le configurazioni astrologiche e recitando dei Mantra per ogni

campana), attraverso una fusione di una speciale lega di “7 Metalli Sacri”, poste in

relazione con “7 Corpi Celesti” (Pianeti) del nostro sistema solare, con i” 7 Chakra” del

corpo (umano e animale) ed “intonate”, su determinate note (7 Note Musicali) collegate

ad uno specifico Chakra, secondo i vari sistemi di lettura

(Sistema Vedico – Sistema Tibetano).

Le Campane Tibetane ci aprono ad una “visione olistica” totalmente nuova, basata sul

concetto di vibrazione fisica, mentale, emotiva e dei corpi sottili, al contrario della nostra

cultura occidentale, figlia di un approccio “positivista”, basata su fonti attendibili,

scientifiche, lineari e praticamente da “emisfero sinistro”.

La loro sonorità, è unica, religiosa, rituale e spirituale; rappresenta un potente strumento

per entrare in rapporto con le energie dinamiche planetarie presenti in natura,

armonizzando l’uomo con il cosmo ed è uno dei più efficaci fondamenti per la meditazione

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ed il rilassamento. Il suono “vibrante” che viene percepito è dato dalla vibrazione sonora

prodotta dallo “sfregamento” oppure dalla “percussione” delle Campane; una lunga

vibrazione di più note sovrapposte (poliarmonia), con una “risonanza di base” (timbro), che

varia secondo l’intonazione della campana.

La valenza terapeutica del suono e del canto arriva a noi dall’antica Grecia, dalla Bibbia e

dagli antichi Canti Indiani (Veda) e dai Mantra recitati ad alta voce, sussurrato o anche solo

enunciato mentalmente, nel silenzio della meditazione.

Suonare la Campana Tibetana

La Campana Tibetana è considerata a livello archetipo, un elemento femminile, mentre il

batacchio un elemento Maschile, così come il nostro corpo: la parte destra (maschile) e

quella sinistra (femminile).

E’ possibile suonare questo strumento attraverso il rintocco oppure lo sfregamento.

Per entrare in relazione con lo strumento è necessario:

- sedersi in un luogo tranquillo (meglio a terra);

- porre la campana sul palmo della mano sinistra con le dita stese;

- impugnare il batacchio come fosse una penna;

- suonare con il rintocco, attraverso un movimento morbido;

NB. Puoi eseguire il rintocco sul bordo esterno oppure su quello interno.

Suonare una Campana Tibetana con lo sfregamento è sicuramente la pratica più

conosciuta, ma anche quella che ha creato falsi miti e leggende.

Come abbiamo visto ogni Campana emette 2 note musicali: una è chiamata nota tonica o

fondamentale ed è riferita alla nota più grave (bassa) emessa durante lo sfregamento,

mentre la seconda è chiamata nota superiore che possiamo ottenere con il rintocco,

oppure facendo saltellare il batacchio sul bordo, dopo aver fatto suonare la nota

fondamentale.

Il primo beneficio che possiamo ottenere suonando la nostra campana tibetana, è il

recupero delle nostre capacità di ascolto:

- ascolto dei suoni esterni;

- ascolto del nostro respiro;

- ascolto dei suoni interni del nostro corpo;

- ascolto dei nostri pensieri;

- ascolto del nostro cuore;

Avvicinarsi alla pratica delle campane tibetane è un modo per prendersi cura di sé,

iniziando ad “accordarsi” con noi stessi attraverso il suono e la vibrazione: la sensazione

provata durante un trattamento con le campane tibetane poste sul corpo all’altezza dei 5

Chakra principali, secondo la tradizione tibetana, è quella di essere immersi in un involucro

vibrazionale - sonoro fatto di armonie dei suoni armonici, liquidi riconducibili alle

esperienze pre-natali vissute da ognuno di noi nel grembo materno.

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NB. Prima di applicare le Campane Tibetane sul corpo di amici e familiari è opportuno

prendere pratica con lo strumento sulla nostra mano, con il rintocco ma soprattutto con la

pratica dello sfregamento.

Tipi di Campane

Come avrai modo di constatare, con la tua passione e l’esperienza, esistono molte tipologie

di Campane Tibetane; Ecco le più usate.

“THADOBATI” Le Thadobati sono tra le forme più antiche, molte mostrano segni di uso considerevole, con superfici martellate e segni incisi consumati nel corso degli anni. Le vecchie ciotole Thadobati sono piuttosto numerose e relativamente economiche, quindi sono spesso la prima campana tibetana che una persona compra, ma la loro qualità varia considerevolmente e quelle buone sono sempre più difficili da trovare. Sono caratterizzate dall'avere pareti quasi diritte, alte e un ampio fondo piatto, il cui diametro è a volte solo appena inferiore al bordo. La decorazione è piuttosto minimale, forse solo una o due righe di punti o tagli perforati sotto l'orlo del muro esterno e alcuni cerchi concentrici che si irradiano dal centro del bacino. Alcune ciotole sono decorate più estesamente con un nastro di perle di mala o soli posti all'interno di una coppia di linee parallele incise sotto il bordo esterno o, a volte, tra una coppia di cerchi concentrici al centro della ciotola. Spesso i cerchi sono consumati e rimangono solo i punti. Alcune Thadobati sono molto spesse e pesanti e hanno pareti leggermente bitorzolute e irregolari a causa delle difficoltà incontrate durante il processo di forgiatura.

A volte il muro esterno ha una frangia decorativa di motivi disposti come triangoli rivolti verso il basso, e occasionalmente si trova una sequenza irregolare di tagli sacri o ritualmente fatti o tagli di messa a punto sotto il bordo (il tono di una ciotola può essere

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modificato rimuovendo il metallo). Alcune vecchie ciotole portano iscrizioni punteggiate come dediche, e queste aggiungono sia interesse che valore.

Campana Thadobati

“JAMBATI” Le Jambati sono della famiglia più grande e più pesante delle campane tibetane, e probabilmente la più bella. Queste meravigliose ciotole sono caratterizzate da pareti piuttosto alte e graziosamente ricurve, un piccolo fondo piatto e in genere un generoso bordo triangolare rivolto verso l’interno che può essere semplice o scanalato. In alcune ciotole il labbro è semplicemente la parte superiore del muro tranciato, e non gira verso l’interno. La decorazione è minima e solitamente limitata a poche semplici linee incise che formano una fascia o un collare vicino al bordo esterno, e diversi cerchi concentrici incisi che si irradiano dal centro del bacino. Le Jambati battute a mano hanno quasi sempre segni di martello attraenti derivanti dal processo di forgiatura. Sono particolarmente evidenti all’esterno della ciotola dove riflettono sottilmente la luce. Ciotole di alta qualità tendono ad avere segni di martello più piccoli, e talvolta un’iscrizione incisa (non punteggiata) sotto forma di mantra, nome o dedica.

Ci vogliono 3 o 4 artigiani altamente specializzati che lavorano insieme per forgiare una singola ciotola di Jambati …e molto metallo prezioso. La messa in servizio di una tale ciotola sarebbe stata una grande spesa per il suo proprietario originario dell’Himalaya. Molti si trovano in un eccellente stato di conservazione per la loro età, e la prova che sono stati ben curate, o usate in modo cerimoniale, rituale o musicale. Le ciotole più grandi possono anche essere state utilizzate per la conservazione del grano durante la loro vita.

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Campana Jambati

"SCIAMANICA"

Le campane tibetane Naga (sciamanica) sono forgiate in due parti; la ciotola stessa e una

fascia circolare metallica, o piedistallo, su cui la ciotola è montata in modo sicuro e

permanente. La ciotola ha un fondo arrotondato e non starebbe in piedi senza il supporto

del suo piedistallo. Le ciotole Naga sono piuttosto bulbose, con il punto medio che ha una

circonferenza maggiore del bordo. L'ornamento è tradizionalmente limitato a quattro paia

di linee parallele finemente incise appena sotto il bordo esterno, e occasionalmente un

piccolo cerchio al centro della ciotola. Il labbro è normalmente normale ma può essere

scanalato su ciotole più spesse e più pesanti.

Si sa poco dell'età e dell'origine di queste insolite campane tibetane oltre al fatto che hanno

una forma unica e sono relativamente rare. La maggior parte delle campane tibetane sono

montate su cuscini quando non sono in uso, ma ciò sembra inappropriato e non necessario

per una ciotola con un supporto incorporato, la cui base è più adatta a una superficie piana

e dura. Il loro stato generalmente buono di conservazione indica che sono state ben curate

e suggerisce che potrebbero essere servite per scopi musicali, cerimoniali o sacri,

possibilmente come offerta di bocce. Questa tesi è supportata dall'alta percentuale di

ciotole Naga (circa il 25%) con iscrizioni o dediche punteggiate (mai incise) sulla parete

esterna. A volte queste iscrizioni iniziano e finiscono con un delicato disegno punteggiato di

un animale, un pesce o un pavone per esempio, o qualche volta un loto.

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Campana Sciamanica

“MANI”

Le campane tibetane Mani hanno una forte presenza fisica, una voce potente e un

carattere tutto loro. Si distinguono per il loro suono unico e la forma conica inusuale che

difficilmente varia da una ciotola all'altra. Le Mani sono ciotole molto consistenti e pesanti

a fondo piatto con pareti coniche che si assottigliano verso la bocca. Le loro labbra sono

ampie e rivolte verso l'interno, e le loro pance bulbose hanno una circonferenza che è

solitamente maggiore della loro base o bordo.

I segni decorativi sono limitati a un labbro scanalato, alcuni piccoli cerchi concentrici

all'interno, alcune fasce di linee incise appena sotto il bordo esterno e occasionalmente

attorno al punto medio del ventre. Le loro pareti sono lisce dentro e fuori.

Su una campana Mani non si è mai vista un'iscrizione.

Le Mani sono occasionalmente conosciute come bocce Charma e sono paragonate al piede

di un elefante e potrebbe essere stata una scodella per l'elemosina (probabilmente perché

le monete lanciate potrebbero essere intrappolate all'interno del labbro e difficilmente

rimbalzate). Tuttavia, è difficile immaginare che queste ciotole abbiano uno scopo diverso

da quello di essere suonate. Il loro suono distintivo e l'aspetto unico contrastano

piacevolmente con le altre forme di ciotola e aggiungono interesse e varietà a qualsiasi

collezione.

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Campana Mani

“ULTABATI”

Le campane tibetane Ultabati sono straordinariamente grandi, capienti e simili al calderone.

Le loro pareti esterne hanno spesso due finiture superficiali contrastanti.

Una per la prima fascia di 3 o 4 cm sotto il bordo (il colletto) e un'altra per tutto ciò che si

trova al di sotto. Il suo labbro inclinato verso il basso e il colletto leggermente scavato

saranno in genere lisci al tatto e un colore bronzo naturale, mentre il resto della ciotola è

normalmente e finemente strutturato con segni di martello.

A volte questa superficie inferiore sarà annerita o screziata in contrasto con il colletto, e a

volte verrà lasciato un bronzo naturale. Una singola linea incisa segna normalmente il

confine tra le due aree di contrasto. L'interno della ciotola è spesso finemente levigato in

un bellissimo bronzo dorato, e possono esserci diversi cerchi concentrici decorativi incisi

che irradiano dal suo centro. Occasionalmente si trova una grande Ultabati con

un'iscrizione incisa (non perforata) sotto il colletto.

Ci vogliono 3 o 4 artigiani altamente qualificati che lavorano insieme per forgiare una

singola ciotola e un sacco di metallo prezioso. Comprare o barattare in quel periodo

sarebbe stato un evento importante per il suo proprietario originale himalayano. Le vecchie

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ciotole di Ultabati potrebbero avere le loro origini nel Nepal orientale. Si trovano spesso in

un buono stato di conservazione e la prova che sono stati ben curati, usati per la

conservazione dei cereali, o usati in qualche modo cerimoniale, rituale o musicale.

Campana Ultabati

“MANIPURI”

Tra le ciotole himalayane la Manipuri è la più piccola della famiglia. Possono essere spessi o

sottili, semplici o molto decorati, ma tutti sono caratterizzate dal loro profilo basso e dal

loro piccolo fondo arrotondato. Il bordo è spesso leggermente allargato. Il labbro può

essere semplice o, in ciotole più spesse, decorato con simboli. Il bordo esterno è spesso

decorato con diverse linee incise che formano un colletto. La maggior parte di queste

campane tibetane ha un diametro di 6 pollici.

Alcune sono ampiamente decorate sia all'interno che all'esterno con un nastro di perle di

mala o motivi di sole (punti punzonati all'interno di cerchi) e linee incise appena sotto il

bordo. La maggior parte ha cerchi concentrici che si irradiano dal centro della ciotola,

sebbene questi siano spesso deboli a causa dell'usura. A volte le pareti esterne sono

decorate con simboli geometrici sacri, o una sequenza irregolare di squarci ritualmente

fatti, o tagli di messa a punto (il tono di una ciotola può essere modificato rimuovendo il

metallo). È raro trovarne uno con un'iscrizione. Le grandi ciotole Manipuri, un tempo

comuni negli anni '80, sono oggi piuttosto rare e le ciotole pesanti ancora di più.

Alcune altre sembrano essere fatte da una lega di bronzo più morbida, più luminosa e più

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dorata rispetto alle altre forme di ciotola. Molti hanno servito uno scopo domestico o

utilitaristico durante la loro vita e la pulizia abrasiva regolare probabilmente spiega il loro

aspetto tipicamente liscio. Tuttavia, Manipuri, con la sua diversità di segni, è tra le campane

più interessanti.

Campana Manipuri

“LINGAM”

Le Lingam sono senza dubbio le più rare di tutte le campane tibetane dell'Himalaya. Sono

anche tra le più antiche. Erano fatti per uso rituale e cerimoniale e hanno una purezza

sorprendente del suono. Prende il nome dal principio maschile, sono facilmente

identificabili da una sporgenza conica, il lingam, al centro del bacino. Di solito questo è

accompagnato da un'impressione tipo ombelico sulla parte inferiore piatta quando la

ciotola viene rovesciata.

Le ciotole Lingam sono generalmente ben forgiate, con pareti uniformi e una superficie

liscia. Spesso hanno un grande labbro rivolto verso l'interno triangolato e scanalato. La

decorazione è abbastanza coerente e minima ... forse un paio di cerchi concentrici ai piedi

del lingam sporgente per definirlo, e uno o due cerchi più grandi che irradiano dal centro

della ciotola. Ci sono quasi sempre alcune linee decorative appena sotto il bordo del muro

esterno e, molto raramente, in alto anche all'interno. Alcune ciotole hanno iscrizioni.

Le campane tibetane Lingam hanno un forte appeal estetico e raramente le più vecchie o

antiche, arrivano sul mercato, e quando i collezionisti ne vengono in possesso, fanno

rapidamente scattare i prezzi che salgono alle stelle, soprattutto negli ultimi anni.

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Campana Lingam

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“COBREBATI “

Le campane Cobrebati, (dette anche Remuna), hanno un profilo semplice e raffinato che curva dolcemente da una base piana, che spesso si presenta con un incavo sinuoso molto pronunciato nella parte centrale. Queste hanno pareti lisce, sottili ed un bordo semplice e non ribattuto. Pochi sono i segni decorativi che le ornano; o qualche cerchio concentrico al centro della ciotola, o una linea incisa sotto il bordo esterno. Visto la loro delicatezza e fragilità, chi le ha avute le ha sempre conservate molto bene, per questo motivo la maggior parte di queste campane si trova in buono stato di conservazione. Alcune possono presentare piccole iscrizioni. Le ciotole di questa tipologia sono estremamente buone dal punto vista acustico e reattive, sono tra le campane più facili da suonare. Perquotendole emettono note sorprendentemente basse pur essendo ciotole di medie dimensioni, strofinate lungo il bordo mantengono sempre tonalità basse e producono vibrazioni davvero sorprendenti.

Campana Cobrebati

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I 5 Chakra Principali secondo il sistema TIBETANO

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AutoTrattamento dei Chakra

Cantare il Mantra sul suono della Campana Tibetana

Cantare un mantra associato al suono di una campana tibetana, è una delle preziose

pratiche per liberare e stabilizzare la mente, oltre ad essere la principale pratica di

meditazione e terapia del suono. Sicuramente per noi occidentali questa pratica può

risultare un po’ difficile, poiché la voce è una parte molto intima di ognuno di noi, che

proviene dal nostro corpo, dove risiedono fluidi, memorie e soprattutto Emozioni.

Emettere suoni, oppure semplicemente delle vocali e/o sillabe, associate al suono del

nostro strumento, ci permette di entrare in profonda relazione con noi stessi, sviluppando

l’ascolto interiore.

I Mantra sono formule sacre spesso molto antiche, presenti in tutte le religioni e

naturalmente anche in quella Tibetana, sotto diverse forme, a cui vengono associate

pratiche meditative molto profonde (per i cristiani può essere associata alla recitazione del

rosario).

L’etimologia della parola Mantra, presa in esame dalle diverse tradizioni, ci porta ad una

profonda relazione tra la Parola, il Corpo e la Mente: si tratta di un sostantivo maschile

neutro, che viene indicato come “strumento del pensare o del pensiero”.

Il termine mantra deriva dall'insieme di due termini: il verbo sanscrito man da cui manas -

"pensiero, mente", unito al suffisso tra che corrisponde all'aggettivo sanscrito kṛt, "che

compie, che agisce e libera", mentre l’etimologia tradizionale fa invece derivare il

termine mantra sempre dal verbo man ma collegato al sanscrito tra che, diviene aggettivo

con il significato "che protegge", quindi "pensare, pensiero, che offre protezione”.

Il mantra OM, sicuramente il più conosciuto da ognuno di noi, ci offre la possibilità di

esplorare il nostro corpo, la mente ed i suoi pensieri, attraverso la pratica del cantare unito

al suono della campana tibetana; pensiamo al nostro corpo come uno strumento musicale

che assorbe energia ed emette vibrazioni non solo attraverso la nostra voce. E’ necessario

introdurvi alla teoria del Corpo Tripartito che affronteremo nel livello 1, in modo da aprire

la mente alla “terapia del suono”.

La Teoria del Corpo Tripartito (melodia – sound – ritmo) ci fornisce una formulazione del

direzionamento del flusso di energia, con riferimento psicofisico trascendente oppure con

modalità espressive discendenti: si tratta di impressioni profondissime, tattili, uditive, emo-

toniche, filtrate, sfumate e armonizzate dal liquido amniotico.

La parte superiore del corpo (testa, braccia verso l’alto) segue una linea Melodica con

energia verso l’alto, con gli elementi Acqua e Aria in evaporazione. La melodia è un flusso

sonoro, lineare, legato e regolato da frasi e dal respiro (inspirazione - espirazione).

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La parte mediana (plesso solare) riceve emo – tono – fonicamente impressioni dagli organi

della respirazione e della digestione con gli elementi Acqua e Fuoco in interazione.

Metaforicamente il Sound è associato al dio Pan, dio delle emozioni che ci rivela l’anima

delle cose. Ascoltando un brano musicale infatti, quello che normalmente ci cattura è il

Sound, secondo un’immagine sonora che risiede dentro di noi, creando un’esperienza

sonora globale, catturando tutti i sensi, sinestesicamente legati tra loro.

La parte inferiore (genitali, mani in attività percussiva), è la zona del Ritmo, energia fuori

dal corpo, flusso d’energia verso il basso. E’ movimento fisico, corporeo ma anche musicale,

direttamente proporzionale al movimento del corpo grazie agli elementi Terra e Fuoco che

ci fanno vivere un coinvolgimento emotivo, motorio e musicale.

Le nostre emozioni più intime vengono veicolate dalle vocali, poiché possono essere

pronunciate internamente, senza l’ausilio del movimento labiale, (come avviene nei

Mantra) vibrando nei punti di risonanza equivalenti, per gli orientali, ai Chakra.

La vocale U (considerata una vocale scura e chiusa) risuona dai genitali ai piedi, con tutti i

suoi armonici gutturali, primordiali, emessi con il diaframma non ancora aperto. E’ la sede

della Scarica Ritmica, che prende forza dal con - Tatto con l’elemento Terra (Chakra 1), con

carattere sussultorio percussivo, ma anche chiusura e ammutolimento.

Risalendo dal buio all’oscurità, troviamo la forma cerchiosferica della vocale O; anche

questa elemento Terra, con interazione tra Acqua e Fuoco, risuona nell’addome e nel

diaframma, da sotto l’ombelico alle ascelle, sede delle emozioni e del Sound, meditazione,

riflessione e sensibilità.

Risalendo verso la luce, troviamo disponibilità e abbandono della lettera A. Elemento Aria,

è la più chiara delle vocali e risuona nel petto; durante la pronuncia la bocca è aperta e

rilassata generando un suono accogliente, di meraviglia con movimento spontaneo del

corpo ”braccia aperte e corpo spalancato”.

Suono di Acqua e di Aria, viene fotografato con braccia incrociate, come un segnale di

barriera e di riposo, troviamo la vocale E che sale verticalmente fino alla gola; le labbra si

estendono orizzontalmente ed il flusso d’Aria, rimbalza da una guancia all’altra.

Dopo la A e la O, concludiamo le cosiddette, vocali “luminose” con la I. Viene definita la

colonna di luce che viene dall’alto, le labbra sono semiaperte in orizzontale, suono di Fuoco,

molto squillante che trova la sua vibrazione nelle tempie.

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Il Mantra OM AH HUM

Come abbiamo visto, uno dei metodi più semplici per imparare a cantare il mantra Om è

quello di partire con la vocale Ah, che ci aiuta a rilassare le spalle, la bocca, oltre che a

donare una sensazione di rilassamento.

NB. Quando sentirete di aver “assorbito” questa pratica, potrete recitare il Mantra Om

partendo dalla sillaba OM AH HUM.

AH – Parola

OH – Corpo

HUM – Mente

Ascolta il suono della Campana con la nota tonica;

Chiudi gli occhi;

Concentrati sul tuo respiro;

Inspira e porta l’aria nella pancia SEMPRE;

1) Espira lentamente ed emetti la sillaba AH mantenendo la nota tonica;

2) Inspira - espira ed emetti la sillaba OH mantenendo la nota tonica;

3) Inspira – espira ed emetti la sillaba HUM mantenendo la nota tonica;

Quando l’aria sta terminando, fai “saltellare” il batacchio sulla campana facendo

risuonare la nota superiore;

NB. Quando avrai preso pratica con la tua campana ed il batacchio, sarebbe opportuno

effettuare almeno 3 giri per ogni sillaba del Mantra, per approfondire la pratica meditativa

attraverso il respiro ed il canto del Mantra.

- AHHHH 3 giri;

- OHHHH 3 giri;

- HUMMMM 3 giri;

Autotrattamento Ngalso dei Chakra

Porta la campana al Chakra 1.

1. inspira – espira e canta AH facendo emettere alla campana la nota tonica;

2. inspira – espira e canta OH facendo emettere alla campana la nota tonica;

3. inspira – espira e canta HUM facendo emettere alla campana la nota tonica e

concludendo, la nota superiore;

NB. Ripeti la sequenza per ogni Chakra, dal 1 al 5 cercando di effettuare almeno 3 giri per

ogni sillaba,

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4. Concludi il trattamento, tornando al Chakra del Cuore, ed esegui 4 rintocchi

all’interno della campana, nei 4 punti cardinali insieme al Mantra di protezione OM

VADRA RAKSHA RAKSHA.

3. RAKSHA 4. RAKSHA

Nel caso in cui il trattamento viene fatto ad un’altra persona, è consigliabile:

Sedersi di fronte all’altro;

Entrare in Con-Tatto con chi abbiamo davanti, attraverso la nostra preghiera, il

nostro ascolto e la nostra sensibilità;

Inspira;

Trattieni l’aria;

Espira (ripeti 3 volte);

Ripetere la medesima procedura dell’AutoTrattamento Ngalso, dal Chakra 1 al 5 con

chiusura al Cuore;

Applicazioni per smartphone

Per scoprire completamente le Campane Tibetane, è importante capire quali note musicali

vengono emesse dall’antico strumento.

Potete usare un normale accordatore per chitarra oppure scaricare da Play Store o Apple

Store un qualsiasi accordatore (io uso n-Track).

Posizionate l’accordatore o lo smartphone vicino alla campana:

- suonate la campana con il rintocco;

- verificate la nota musicale;

- suonate attraverso lo sfregamento e verificate la nota base;

- fate risuonare la nota superiore e verificate la nota musicale;

1. OM

2. VADRA

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Allineamento Harico. Tratto da Mani di Luce B.A. Brennan

Allineamento con la Finalità della vostra vita

Allineamento harico, il tuo livello di allineamento con il tuo scopo della vita. L’esercizio che segue vi aiuterà ad allineare la vostra linea hara e curare eventuali distorsioni in essa o in punti lungo essa. Essa è allineata con il maggiore scopo. Vi suggerisco di farlo ogni giorno al mattino per guarire voi stessi e ogni volta che si presenta un desiderio di un’obbiettivo. Rimarrete stupiti per i risultati che otterrete. Come ci si abitua a tenere l’allineamento di hara, si sarà in grado di rimanere in linea con la nostra vita , con il nostro scopo, in ogni piccola cosa che si sta facendo in questo momento. E’ applicabile alla guarigione per voi.

Esercizio per allineare la tua volontà con lo scopo della tua vita

Immaginate una sfera di energia all’interno del corpo sulla linea mediana del corpo, che si trova su un pollice, un pollice e mezzo sotto l’ombelico. Questo punto è il centro di gravità del corpo fisico. E ‘noto come il tan tien. E ‘un atto di manifestazione del corpo fisico. La linea di hara e tan tien sono di solito color oro. In questo esercizio, si immaginerà il tan tien color rosso.

Tecnica della linea harica

Stando con i piedi che guardano verso l’esterno, piegare le ginocchia profondamente, come mostrato qui. Lasciate i vostri piedi andare verso l’esterno in modo che non tocchino le ginocchia.. Allineare la vostra colonna vertebrale. Prendi un pezzo di capelli che è direttamente sulla parte superiore della testa. Tirare in modo che si può sentire il centro superiore della testa. Ora senti come se fossi tirato da questi capelli. E’ come se allineassi il corpo su un filo a piombo con la terra.

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Porta le punte delle dita in tan tien come mostrato qui. Tenere insieme le dita. Senti il punto tan tien all’interno del tuo corpo, e rendilo caldo. Se ci si collega ad esso, ben presto tutto il tuo corpo sarà caldo. Se il tuo corpo non si scalda non siete collegati al tan-tien. Prova di nuovo. Pratica fino ad avere successo. Una volta che sei riuscito, spostare la propria consapevolezza al nucleo fuso della terra.

Ora metto le mani in un triangolo, con il dito puntato verso il basso nella terra direttamente di fronte al tan tien. Proprio come nella immagine qui senti il collegamento tra il nucleo della terra e la vostra centratura del tan-tien. Ora si sente davvero il calore, il calore che brucia, tanto che si inizierà a sudare. Si può anche sentire un suono simile a uno che usa le arti marziali come un grido. Se la vostra percezione sensoriale superiore è aperta, si sarà in grado di vedere il colore rosso nella vostra centratura tien. Potrai anche vedere una linea di luce laser che collega la centratura tien con il nucleo fuso della terra. Questa è chiamata la linea laser hara. Se non lo vedete, immaginatelo. Non è necessario vedere per attivarla.

Ora la vostra mano destra rimane nel tan tien e il palmo della mano sinistra sul lato destro del tuo corpo con le dita verso il basso. Tenere la sinistra, proprio di fronte al tan tien come l’immagine qui. Tenere questa configurazione fino a quando non ci si sente ben stabili.

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Ora porta la consapevolezza al tuo petto nella zona superiore, a circa tre pollici al di sotto del cavo in gola e di nuovo sulla linea mediana del corpo. Qui senti una sfera di luce diffusa. Questa luce porta il canto della tua anima, il tuo vero scopo che si unisce alla sinfonia universale. Essa esprime il desiderio che ti conduce attraverso la vita per realizzare lo scopo della tua anima per la tua vita. Posizionare la punta delle dita di entrambe le mani nella sede dell’anima, nel petto in alto, come si faceva prima in tan tien. Quando ci si collega ad esso, può sentirsi come un palloncino che viene soffiato dentro il petto. Si può sentire molta sicurezza e dolcezza lì. Senti come una dolce nostalgia sacra dentro di te. Puoi non sapere il motivo ma è ancora possibile sentirlo. Sembra come la luce diffusa nei pressi di una candela, ma è blu-viola a colori. Espandi la luce blu-viola nel tuo petto. Poni la punta delle dita della mano destra nella sede dell’anima, e la punta delle dita della mano sinistra verso il basso per osservare la terra, il Tan Tien. Il palmo aperto della mano sinistra rivolta verso la destra del proprio corpo. Senti la linea di hara che direttamente dal centro dell’anima si unisce alla centratura del tan-tien e giù verso il centro della terra. Quando ci si sente molto forti, passare alla fase successiva.

Lasciare la mano sinistra dove è, sollevare le dita della mano destra sopra la testa. Lasciate che il dito medio della mano destra si diriga verso il punto ID (PUNTO DI IDENTIFICAZIONE) un metro e mezzo circa sopra la testa. Senti la linea harica che si estende dalla sede dell’anima attraverso la vostra testa e su fino all’ apertura del punto ID. Questa piccola apertura, sopra la testa a forma di cono rovesciato, è davvero un piccolo vortice, la sua estremità aperta rivolta verso il basso. E’ la più difficile da sentire. Questo vortice rappresenta il primo punto di individuazione della divinità. Esso rappresenta il primo punto di individuazione della unicità di Dio. Quando si è in grado di unificare la linea di hara con il punto ID improvvisamente sparisce il dualismo. Quando si passa attraverso l’imbuto, si può fare esperienza di un suono come un tappo di sughero in uscita da una bottiglia. Potrai sentire immediatamente la differenza, perché non appena ci si collega, sentirai molta più energia. Improvvisamente tutto si calma dentro, e vi sentirete come un ponte di potere.

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Si è allineata la tua linea harica.

Attendere per alcuni minuti fino a quando la linea è stabile. A questo punto abbassare la mano destra, con la punta delle dita e il palmo al lato sinistro del tuo corpo, in modo che sia nella sede della tua anima. Questo sarà più comodo per voi. Tenere la sinistra puntata verso il basso, con il palmo a destra del vostro corpo, sul tan Tien. Allinea l’hara ed i tre punti. (hara-sede dell’anima-ID). Fate ciò direttamente con la vostra intenzione. Senti l’allineamento rettilineo, luminoso, e forte. Mantenete il vostro allineamento fino a quando non lo sentite forte e luminoso. Raddrizza il tuo corpo in modo tale che è come se tu fossi appeso da un capello sulla metà superiore della testa. Contrai le natiche un pò e profondamente piega le ginocchia, mantenendo i piedi in fuori. Controllare per vedere, sentire, e sentire se i punti sono forti, fermi. Se c’è debolezza, in una zona, guarda che zona è. Si tratta di un settore che ha bisogno di un lavoro di guarigione. Concentrati su questo punto più a lungo. Allinea la linea harica e senti i punti nel miglior modo possibile. Quando si hanno allineato il primo punto di individuazione della divinità con l’anima e il nostro scopo , anche se si può non sapere di cosa si tratta, le vostre azioni saranno automaticamente in sintonia con esso per tutto il tempo in cui rimangono allineati.

“Solo la musica può dirti ciò che le parole non dicono” Iuri Ricci

Ti auguro un Buon Cammino attraverso il suono e la Vibr - Azione

Iuri

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