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Corso di amministrazione politica - La polizia locale

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Corso di amministrazione politica - La polizia locale. A cura del comandante Novelli

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La Polizia Locale ha attraversato e accompagnato tutti i momenti della vita

di ogni città di questo Stato, partendo dalle situazioni incerte e concitate

che hanno contraddistinto l’epoca pre-unitaria; all’età risorgimentale, che

ha portato all’Unità d’Italia, al buio periodo bellico, della prima e della

seconda guerra mondiale, fino al novecento con la sua impetuosa crescita

economica caratterizzata da un generale benessere, giungendo al nuovo

millennio, ma sempre con un’incontrovertibile caratteristica: la presenza

del Vigile Urbano, ora Agente di Polizia Locale, operoso e al servizio della

comunità.

Le origini della Polizia Locale affondano le proprie radici nella storia del

nostro Paese e delle innumerevoli città che lo compongono, seppur cambi

spesso denominazione: Guardie Civiche, Vigili Urbani, Polizia

Municipale, Polizia Locale. Un legame che si è trasformato nel tempo,

seguendo i mutamenti economici, sociali, urbanistici e demografici,

modificando gli ambiti di intervento della Polizia Locale, oltre alle

tradizionali attività legate alla sicurezza stradale e di polizia

amministrativa; ha assunto un particolare rilievo la lotta al degrado, al

disordine urbano e alla criminalità, prefigurando un ruolo di garante della

coesione sociale e del rispetto della legalità.

Oggi la Polizia Locale svolge attività molto articolate, nell’obbiettivo di

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assicurare alla città, ed ai suoi abitanti, sicurezza e tutela dei principi della

civile convivenza; un obbiettivo perseguito con impegno costante,

fornendo risposte adeguate alle situazioni di disagio quotidiano, attraverso

la comprensione delle problematiche e l’individuazione delle soluzioni più

soddisfacenti con interventi sempre più efficaci.

La Polizia Locale è impegnata nell’assolvimento del compito di

salvaguardare le regole e la legalità, mediante un’attività preventiva e

repressiva, coniugata ad un’attenta capacità di osservare le realtà sociali, i

bisogni dei cittadini per la risoluzione dei piccoli e grandi problemi;

certamente consapevole che assicurare sicurezza è un valore da

condividere ed integrare, lavorando in stretta sinergia con le Forze di

Polizia Statale e locali.

Il diritto alla sicurezza ed alla qualità della vita urbana costituiscono una

priorità che richiede, a fronte di problematiche complesse, l’azione

congiunta e sinergica di più livelli di governo.

Oggi l’individuazione delle normative pone al centro del sistema di

governo del territorio gli Enti Locali, con focalizzazione sui Comuni e, in

specie, sui Sindaci quali mandatari delle istanze di sicurezza.

Tutto è nato in Italia, dall’esigenza di trovare risposte al forte disagio e al

malessere dei cittadini, affrontando le tematiche della sicurezza urbana.

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Il concetto originario di sicurezza urbana deriva dalla cultura anglosassone

nella quale le strategie e le politiche di sicurezza hanno come principale

obbiettivo il buon vivere e il miglioramento dei livelli di qualità della vita

dei cittadini.

In tale contesto, la “Community policing” vede un coinvolgimento forte e

strutturato dei cittadini, chiamati a svolgere un ruolo attivo e coordinato

nella gestione della sicurezza, invece che rimanere fruitori passivi delle

azioni di polizia.

La disattenzione verso il disordine alimenta il senso di insicurezza e il

turbamento dell’ordine urbano, minacciato dai comportamenti fuori

norma, non solo quelli palesemente illegali, ma anche quelli border-line tra

illegalità e mancanza di educazione che compromettono la fruibilità degli

spazi urbani e la vivibilità della città.

Pertanto, l’insicurezza urbana non riguarda solo la criminalità vera e

propria, ma anche fenomeni di conflittualità e di comportamento incivile,

di degrado urbano e, più in generale, di disagio sociale.

Fronteggiare questi problemi di sicurezza/insicurezza significa affrontare

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questioni molto diverse, non ascrivibili unicamente alla dimensione del

controllo penale, ma che investono le politiche pubbliche nel loro

complesso

POLITICHE DI SICUREZZA

1) Attività di polizia (preventive – repressive):

a) azioni penali

b) azioni amministrative.

2) Attività di polizia passiva:

Strumenti di controllo: “videosorveglianza”, “collaborazioni”.

3) Azioni di riqualificazione del territorio:

• Urbanistica

• Arredo urbano

• Politiche sociali.

4) Azioni di informazione – ascolto – progettazione.

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POLIZIA LOCALE

All’interno del sistema generale di pianificazione della sicurezza, un

ruolo fondamentale è quello esercitato dalla Polizia Locale.

Il ruolo è ambivalente.

ORGANO DI POLIZIA teso, in collaborazione con le polizie di Stato,

alle attività preventive e repressive dei comportamenti illeciti.

ORGANO DI SICUREZZA URBANA teso, in collaborazione con gli

organi comunali e sovracomunali, alla progettazione della sicurezza per

assicurare la fruibilità degli spazi pubblici.

Pianificare la sicurezza o, meglio, gli interventi per la sicurezza è un

progetto ambizioso in cui il ruolo della Polizia Locale è essenziale per

le sue variegate competenze e funzioni.

Certamente, un piano di attività della Polizia Locale per la sicurezza

deve comprendere, non solo i servizi più immediatamente collegati al

presidio del territorio al contrasto dei fenomeni di disordine

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urbano e di degrado, ma anche i tradizionali settori di competenza,

legati alla gestione del territorio e delle strade, dai servizi di

prevenzione e controllo della circolazione stradale, alla polizia

commerciale, al presidio delle aree di aggregazione, ecc…

Certamente, le azioni sono state diverse da regione a regione, da città a

città; una parte dei Sindaci ha optato per assumere un ruolo primario ed

attivo nel campo della sicurezza pubblica, lasciando allo Stato la

competenza esclusiva per l’ordine pubblico; i rimanenti Sindaci si sono

indirizzati a svolgere un ruolo propulsivo, di sensibilizzazione o di

indirizzo, attribuendo quasi esclusivamente la gestione, anche nel

campo della sicurezza urbana, agli organi di governo statale.

Due visioni molto diverse che hanno influenzato a livello organizzativo

le polizie locali; ove si assiste a politiche attive di sicurezza urbana, le

polizie locali svolgono attività preventivo – repressiva di controllo del

territorio in modo più incisivo e con modalità di servizio orientata al

contrasto della criminalità di strada.

Questa dicotomia di indirizzo politico ha visto nelle regioni del Nord e

del Centro una scelta di assunzione in primis delle politiche di

sicurezza; il Sud Italia, in prevalenza, ha scelto diversamente.

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Molte Amministrazioni hanno deciso da tempo di farsi carico, in prima

persona, di impegni e oneri nuovi, intendendo che, fermo restando le

competenze istituzionali degli organi statali nel campo dell’ordine

pubblico, spetta al governo locale assumersi il compito di promuovere e

sollecitare azioni in tema di sicurezza urbana, anche mediante aumenti

di dotazioni organiche e strumentali della Polizia Locale, e di un

progetto di politiche integrate nell’ambito della sicurezza.

In questi anni si sono programmati interventi atti a reprimere situazioni

di illegittimità, di devianza e a rischio, assicurando il rispetto delle

regole della civile convivenza, rendendo maggiormente sicuri e fruibili i

luoghi e gli spazi pubblici; tale attività svolta prevalentemente dalla

Polizia Locale è stata accompagnata anche da misure di carattere sociale

e urbanistico.

Una politica che si basa su due pilastri: l’azione preventiva e repressiva

della Polizia Locale, braccio operativo dell’ente in cui è incardinata e di

cui costituisce la proiezione esterna del suo apparato; l’altro pilastro

consiste nell’adozione di strumenti e programmi atti a percepire i

bisogni della cittadinanza, a riconoscere le sue paure e le ragioni che

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stanno alla base del diffuso senso di insicurezza, comprendendo le

diverse realtà del territorio.

E’ evidente in questo contesto il ruolo guida delle polizie locali,

chiamate ad essere esecutrici e garanti delle strategie e delle politiche di

sicurezza.

Tale competenza trae ragione, in primo luogo, dalle funzioni

istituzionali di polizia stradale, polizia giudiziaria, polizia

amministrativa, che la legge conferisce, ma anche dalla particolare

composizione di questi organismi formati da operatori che, conoscendo

profondamente il territorio in cui operano, possono svolgere con

efficacia anche attività di contrasto della criminalità su strada.

Ecco che, accanto alle tradizionali attività, la Polizia Locale si sta

evolvendo sia nella sua organizzazione che nelle sue funzioni,

assumendo un ruolo più attivo nella tutela della sicurezza urbana.

Le politiche di sicurezza devono avere ampio respiro; non possono

essere prevalentemente basate sull’accentuazione delle attività di

polizia, ma penso sia essenziale e risolutivo che il presidio del territorio

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debba essere accompagnato anche da altri strumenti che analogamente

incidono sulla sicurezza urbana:

� Conoscenza – monitoraggio dei fenomeni criminogeni e dei bisogni e

delle attese della cittadinanza.

� Progetti di prevenzione sociale ed inclusione sociale.

� La progettualità in materia urbanistico – edilizia deve tener conto dei

fenomeni che creano disagio urbano.

Su questo versante, la città di Brescia si sta attivando con un progetto

denominato “Brescia Sicura” che consentirà la mappatura e l’analisi dei

rischi, dei fenomeni criminogeni e di quelli di insicurezza urbana,

attraverso azioni specifiche volte ad affrontare le tematiche emerse,

anche con progetti che prevedono il coinvolgimento diretto dei cittadini;

mi piace evidenziare il progetto relativo alla prevenzione delle truffe

agli anziani.

Il progetto si esplica attraverso un intervento su più livelli e vuole dare

sistematicità e continuità nel tempo a lodevoli e singole iniziative

promosse da varie parti, sviluppate per sensibilizzare la popolazione ad

un’efficace cultura della prevenzione. Si è strutturato attraverso la

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creazione di un tavolo territoriale al quale partecipano la Polizia Locale,

i Carabinieri, la Polizia di Stato, Guardia di Finanza e altri enti locali

come A2A che monitora e studia il fenomeno e le sue evoluzioni

raccogliendo i dati, attraverso l’ideazione e la realizzazione di

campagne informative rivolte alle persone anziane e incontri formativi

rivolti alle persone, che a vario titolo, ruotano attorno a loro (volontari,

assistenti sociali, parroci, ecc…).

O anche il progetto “Mediazione Sociale”, partendo dalla mappatura e

dall’analisi dei conflitti presenti sul territorio, si orienta verso

l’enpowerment di comunità (Insieme di conoscenze, abilità relazionali e

competenze che permettono a un singolo o a un gruppo di porsi obiettivi

e di elaborare strategie per conseguirli utilizzando le risorse esistenti),

che si esplica nella partecipazione attiva alla ricerca di soluzioni

condivise rispetto alle criticità e ai problemi evidenziati dagli stessi

cittadini. In tal modo vengono poste in essere le condizioni

fondamentali che permettono di lavorare sul senso di insicurezza (reale

e percepito) sempre più presente tra i cittadini.

L’evoluzione del nostro ruolo, impone che la Polizia Locale svolga

appieno la propria funzione di garante della sicurezza urbana, anche con

attività e servizi innovativi, nell’ottica di contrastare efficacemente la

criminalità diffusa, o così detta di strada, affrontando e collaborando

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con le altre Forze di Polizia, ma differenziandosi proprio per questi

aspetti.