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Economia e società nel ‘900

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crisi crisi

recessionerecessione

stagnazionestagnazione

ripresaripresa

espansioneespansione

Fin dal secondo ‘800, l’economia capitalistica dimostra di essere soggetta ad un andamento ciclico: congiunture positive si alternano infatti a fasi critiche.

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Le crisi del mercato mondiale

Gli ultimi duecento anni sono stati marcati inesorabilmente da crisi Secondo l’economista sovietico Kondratiev ogni 50-55 anni una crisi di sovrapproduzione sconvolge il sistema economico, riformula gerarchie, obbliga a rinnovare processi di produzione:

1846 1880 1929 1973

Ognuna delle fasi di espansione (è preannunciata da trasformazioni importanti di varia natura, fra l’altro da una concentrazione di innovazioni tecnologiche, che sconvolgono le forme di organizzazione della produzione e del lavoro. A sua volta, la crisi di transizione si esprime attraverso lo sconvolgimento dei rapporti di forza sociali e politici, che avevano governato la fase precedente.).

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Tre esempi di crisi capitalistica

.

La crisi del ‘29La crisi del ‘29

La lunga depressione (1873-1896)La lunga depressione (1873-1896)

La stagflazione (1973-1984)La stagflazione (1973-1984)

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La lunga depressione (1873-1896)

La crisi inizia, paradossalmente, dall’innovazione tecnologica che incrementa la produzione industriale fino a generare sovrapproduzione.

crollo prezzicrollo prezzi

caduta profitticaduta profitti

sovrapproduzionesovrapproduzione

licenziamentilicenziamenti

riduzione consumiriduzione consumi

deflazionedeflazione

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La seconda rivoluzione industriale

L’ applicazione alla produzione industriale delle scoperte tecnico-scientifiche dell’ ‘800 ha effetti radicali sull’organizzazione del lavoro, tanto che si parla di seconda rivoluzione industriale.

Organizzazione scientifica del lavoro (taylorismo)

Organizzazione scientifica del lavoro (taylorismo)

Catena di montaggio(applicata per prima dalle industrie Ford)

Catena di montaggio(applicata per prima dalle industrie Ford)

Avvio produzione beni di massa

Avvio produzione beni di massa

La crisi è effetto dell’innovazione, ma spinge verso un ulteriore rinnovamento

La crisi è effetto dell’innovazione, ma spinge verso un ulteriore rinnovamento

Concentrazione del capitale (monopoli, trust, cartelli)

Concentrazione del capitale (monopoli, trust, cartelli)

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Il modello del fordismo

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Il modello del mercato mondiale

MERCATOMONDIALE

FABBRICA

IMPRENDITORILAVORATORI

profitti 

conflitto

Lavoro nazionale

capitali nazionali

 

prodotti

profitti

STATO

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Il crollo di Wall Street : la grande crisi

• Un grave crollo finanziario ed economico colpisce gli USA nel ’29: data la dipendenza dell’economia occidentale dai capitali americani, la crisi si estende anche in Europa, provocando fallimenti, suicidi, disoccupazione.

L’analisi delle cause è complessa (le speculazioni in Borsa rappresentano solo uno dei fattori scatenanti). Interessante è l’effetto: per la prima volta sono posti in dubbio i principi del laissez faire, ovvero del liberismo.

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Il new Deal: l’intervento statale in economia

• Accogliendo le idee dell’economista inglese L. M. Keynes, il presidente americano Roosvelt avvia una campagna di lavori pubblici per creare lavoro, aumenta i salari, riduce gli orari di lavoro e blocca i prezzi, così da sostenere il potere d’acquisto, e quindi i consumi, e dar fiato all’economia.

Inoltre introduce un controllo pubblico, prima inesistente, sulle banche e sulla borsa.

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Immagini della grande depressione

Da ricordare: Furore di Steimbeck (poi anche film)

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Gli effetti della crisi in Europa

• La crisi del ’29 investe, in Europa, un tessuto economico che stava ancora rimarginando le ferite della Grande guerra.

• Ad esserne colpita in modo particolare è la Germania, appena uscita da un’inflazione terribile.

• La crisi, generando paure ed insicurezze, favorì l’avvento del nazismo, il quale creò il mito di un complotto “giudaico” contro la razza ariana, alimentando l’odio verso gli ebrei (spesso banchieri, negozianti, prestatori di denaro).

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Le risposte europee alla crisi

• In Italia il fascismo creò l’IRI per salvare banche e industrie minacciate dalla crisi e, a partire dal 1935, avvio l’autarchia (con annesse battaglia del grano e bonifica integrale)

• In Germania ugualmente fu avviata una politica economica pianificata dallo stato, basata su riarmo ed autarchia.

La Russia, infine, al di fuori del sistema capitalistico, passa comunque ad un’economia rigidamente pianificata.

I singoli stati reagirono mettendo in atto, in generale, forme di protezionismo.

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Durante la guerra

• La guerra determina sempre sconvolgimenti profondi nell’economia e tende ad accentuare il dirigismo statale, mentre la popolazione civile paga il prezzo delle spese militari. Sono frequenti i fenomeni di accaparramento dei viveri, l’inflazione, la “borsa nera”.

• V, la scheda economia/guerra in:• http://spazioinwind.libero.it/beplanck/Dedalus900/index2.htm

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L’era del dollaro

• Con la seconda guerra mondiale ancora in corso, là dove l’apporto militare e tecnologico statunitense si rivela decisivo, vengono presi gli accordi di Bretton Woods (1944), presi al fine di rilanciare gli scambi commerciali. Essi assegnano al dollaro (unica moneta convertibile in oro) il ruolo di mezzo di scambio internazionale. E’ un segno della nuova supremazia dell’economia americana su scala mondiale.

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Il boom del secondo dopoguerra

A partire dal 1946 fino al 1973 si registra una fase espansiva senza precedenti, legata da un lato al piano Marshall per la ricostruzione, dall’altro ai rivoluzionari progressi tecnologici (che poi daranno vita alla terza rivoluzione industriale o rivoluzione informatica). Diversamente dal boom produttivo di fine ‘800, non si verifica sovrapproduzione perché i consumi sono sostenuti dalla pubblicità, che garantisce un relativo equilibrio tra domanda ed offerta.

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Il miracolo economicoPer alcuni paesi come il Giappone, la Germania, l’Italia, la crescita economica è tale da far parlare di miracolo economico.

In Italia (dove viene adottata, da parte dei governi, la linea liberista di Luigi Einaudi) tale “miracolo”, che comporta il sorgere di un triangolo industriale a nord-ovest, si basa soprattutto sui bassi salari degli operai. Questo intenso sviluppo non riesce tuttavia a rimuovere il gap tra nord e sud del Paese, che anzi conosce un’ondata migratoria dal meridione verso Torino e Milano.

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Alcuni dati

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Dal libro dei conti di una famiglia (madre casalinga; padre fotografo dipendente, con stipendio più alto della media*, pari a 70.000 lire fino al 1967):

Data Elettrodomestico o auto Costo

1958 frigorifero 100.000 lire

1960 televisore 550.000 lire

1965 auto usata (Fiat 600) 250.000 lire

1969 lavatrice 70.000 lire

* Alcuni riferimenti sui salari: 30.000 (salario operaio tessile nel biellese; 47.000 salario operaio Fiat per 211 ore mensili; 229 lire paga media oraria di un operaio in Italia: 350 in Germania, 380 in Francia, 411 in Inghilterra)

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La società italiana nella canzone (1967)

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I Giganti: Me ciami Brambilla e fo l’uperari/ lavoro la ghisa per pochi denari/ e non ho in tasca mai/ la lira per andare a ballare con lei… (Proposte)

Sergio Endrigo:Un treno che viene dal sud/ sudore e mille valigie/ occhi neri di gelosia(Il treno che viene dal sud)

Luigi Tenco: la solita strada, bianca come il sale/ il grano che cresce, i campi da arare/ ../un bel giorno basta e andare via/ e poi mille strade /grigie come il fumo/ in un mondo di luci/ sentirsi nessuno.. (Ciao amore ciao)

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Gli incentivi statali allo sviluppo

Alla base del miracolo economico italiano c’erano stati anche degli interventi statali volti a sostenere le aree deboli. Alcuni furono paragonabili, per importanza, alla creazione dell’IRI. Così venne istituita, nel 1950, la Cassa per il Mezzogiorno, al fine di sostenere lo sviluppo del sud Italia, anche se i risultati furono modesti, se non inquietanti (perché la mafia riuscì ad accedervi).

Nel 1957, invece, passò la legge sulle aree depresse voluta espressamente dai parlamentari veneti DC per trasformare in senso industriale una regione che era ancora agricola, con il motto “una fabbrica per ogni campanile”. Essa consentiva un’esenzione fiscale per 25 anni per le imprese che si insediavano nelle aree depresse (nel Veneto, nel 1966, tali erano considerati 82 comuni su 100).

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Il welfare state

Rifacendosi ad alcuni principi keynesiani, alcuni stati europei, come la Gran Bretagna e le monarchie scandinave, adottano il modello del welfare state, o stato del benessere, che prevede siano erogati dallo stato i servizi rispondenti ai bisogni essenziali (sanità –pensioni di vecchiaia – istruzione – servizi sociali).

Chiaramente tale modello si pone in antitesi alle prospettive liberistiche o neo-liberistiche, prevalse negli USA, pur garantendo l’iniziativa privata e collocandosi al di fuori del socialismo.

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La crisi energetica e la stagflazione

Il miracolo economico dell’ultimo dopoguerra si sgonfia per un concorso di cause: anzitutto nel 1971 il presidente americano Nixon scioglie unilateralmente gli accordi di Bretton Woods, con il risultato che si viene a creare un caos monetario; poi, in seguito alla guerra del Kippur (1973) i paesi dell’OPEC aumentano il prezzo del greggio, decuplicato in sette anni, per ritorsione contro gli Usa che appoggiano lo stato di Israele. Infine il ciclo di prosperità economica appare esaurito e l’economia entra in crisi.Ne deriva una fase di stagnazione, che si combina però, con l’ inflazione in una inedita e micidiale miscela. La crisi si protrae fino alla metà degli anni ’80.

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La terza rivoluzione industriale

Un nuovo salto tecnologico, favorito dalla promozione degli studi scientifici da parte dei governi, avviene a partire dagli anni ’70, con l’utilizzo di nuove fonti energetiche (es. il nucleare), e l’applicazione delle ultime conoscenze elettroniche ed informatiche all’industria e, soprattutto, al terziario. Scompaiono certi lavori manuali, ma anche posti di lavoro.

AUTOMAZIONEcomporta l’applicazione

dell’elettronica alle industrie(macchine controllano

altre macchine)

AUTOMAZIONEcomporta l’applicazione

dell’elettronica alle industrie(macchine controllano

altre macchine)

CIBERNETICA(poi informatica)

Indica i sistemi di calcolo affidati ad una macchina

CIBERNETICA(poi informatica)

Indica i sistemi di calcolo affidati ad una macchina

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Il modello giapponese: il toyotismo

Con l’automazione industriale, viene abbandonato il modello fordista di organizzazione del lavoro e si passa ad un nuovo sistema messo a punto in Giappone, uno dei paesi più pronti a reagire alla crisi degli anni ‘70.

Produzione snella (o just in time) con eliminazione del magazzino, e “qualità totale” sono i due principali ispiratori di questo modello, imitato dai paesi industrializzati d’occidente.

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Lo schema del toyotismo

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MERCATO MONDIALE

DELLE MERCI

profitti prodotti

profitti profittiFABBRICA

MERCATO MONDIALE DEL

LAVORO

MERCATO MONDIALE

DELLA FINANZALavoro

delocalizzatoCapitale

delocalizzato

LAVORATORIIMPRENDITORI

STATO

?? ?

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Le “tigri”asiatiche: dall’euforia alla crisi

Una novità degli anni ’80 è rappresentata dal rapido decollo industriale, favorito dal protezionismo statale, di paesi come l’Indonesia, la Malesia, la Thailandia, le Filippine, la Cina, che si uniscono così alle “tigri” asiatiche più anziane, come la Corea del Sud, Taiwan, Hong Kong e Singapore, cresciute sulla scia del Giappone. Insieme, formano il terzo polo economico del mondo e, aderendo all’Apec (Associazione Nazioni Asia Sud Est), esercitano una pericolosa concorrenza verso la Nafta (nordamericana) e l’Unione europea. La rapida crescita ha generato un clima di euforia nella finanze internazionali, che si è rivelato molto pericoloso nella crisi del 1997-98, quando sono emersi i limiti di questo sviluppo pompato, mentre gli investitori di tutto il mondo hanno rischiato il crac.

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L’unità economica europea

Gli anni ’70 ed ’80 hanno segnato il rilancio della CEE, sorta nell’immediato dopoguerra, e degli sforzi di cooperazione europea. Compressa tra la concorrenza americana da un lato e da quella asiatica dall’altro, ha dovuto far quadrato per costruire, a partire dall’unione europea, una nuova forza politica, capace di superare antiche divisioni e di conservare un ruolo primario sulla scena mondiale.

Le tappe più importanti sono state:

•il trattato di Maastricht 7.2.1992 (Unione europea)

•L’avvio dell’ Euro (1.1.1999-1.7.2002)

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Il mondo socialista

Estraneo alle dinamiche del capitalismo, il mondo sovietico, dopo la rivoluzione, aveva conosciuto una storia economica a sé, passata attraverso il comunismo di guerra, la NEP, e, all’epoca di Stalin, i piani di sviluppo ed un dirigismo statale teso a privilegiare l’industria pesante. L’economia socialista russa si differenzia da quella cinese, più legata all’agricoltura, e presenta alcuni vantaggi: rimane fuori alla crisi del ’29, non conosce disoccupazione, prevede istruzione e sanità gratis. Tuttavia la mancanza di quelle libertà necessarie ad uno stato di diritto porta al crollo del sistema politico (1989): l’apertura improvvisa all’economia di mercato dell’ovest d’Europa si rivela però disastrosa, provocando al tempo stesso disoccupazione, rialzo dei prezzi, una nuova povertà, emigrazione, corruzione, criminalità.

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La società e i suoi problemi

• Qui si entra in un ambito molto vasto, e spesso legato all’economia, ma non solo.

• Una copertura completa di questo campo è difficile, ma si possono individuare alcune questioni “classiche”.

• Per il presente, molto più complesso, si può rinviare a qualche approfondimento, p.e. a Z. Bauman, il teorico della società “liquida”.

• (v. la voce su Wikipedia e http://notes-bloc.ilcannocchiale.it/2011/11/12/i_problemi_sociali_di_oggi_des.html)

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La questione (q.) sociale

• Nel ‘900 si diffonde la “questione sociale” per antonomasia (complesso di problemi del nuovo ceto operaio) in ogni luogo raggiunto dall’industrializzazione.

• Si diffondono sindacati e partiti operai, come il PSI in Italia nel 1892 (differenza tra i due).

• Interviene il papa Leone XIII sulla questione sociale con l’enciclica Rerum novarum del 1891: a mezza via tra capitale e lavoro.

• Nascita di Leghe bianche e partiti cattolici (don Sturzo).

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La q. meridionale• Problema tipico nella storia unitaria d’Italia, denota un

grande squilibro tra nord, che ha spiegazioni storiche remote ed emerge dopo il 1860 (brigantaggio).

• Giolitti, nel primo ‘900, vara delle leggi speciali sul Mezzogiorno, visto come una colonia del settentrione.

• Nemmeno il “protezionismo” dello stato repubblicano (v. Cassa sul Mezzogiorno) risolve il problema. Anzi gli aiuti vengono intercettati dalla mafia.

• E’ uno dei problemi maggiori del nostro Paese, anche se esiste, secondo i commentatori politici, anche una questione settentrionale.

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La q. femminile: il voto http://www.universitadelledonne.it/storia.htm

• Il problema delle discriminazioni verso le donne ha dimensioni planetarie, ed ha risvolti politici, sociali, culturali, giuridici

• L’inizio del secolo vede i primi riconoscimenti del diritto di voto (Australia, Nuova Zelanda, poi paesi scandinavi) , richiesti dal movimento delle suffraggette

• Altri paesi europei danno il voto dopo la1^GM (per il riconoscimento del lavoro delle donne)

• In Italia la prima volta è il 1946 (dopo Resistenza). • Ora il nuovo traguardo è quello delle cosiddette quote

rosa.

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La q. f.: i diritti civili• Un altro aspetto del problema è dato dalle discriminazioni

dettate dalla legge nelle vita civile (famiglia, lavoro) e davanti alla legge.

• Per quanto riguarda la società italiana e l’evoluzione della norme negli ultimi 50 anni, si rinvia alla scheda “Memoranda rosa”.

• In una prospettiva globale, i problemi delle donne, specie in Asia, Africa e nei paesi islamici teocratici, sono enormi: si va da pratiche cruente come l’infibulazione, alla lapidazione per le adultere, allo sfruttamento sessuale, e a una serie infinita di discriminazioni.

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Lo q. dello sviluppo sostenibile

Per sviluppo sostenibile, termine introdotto in preparazione della Conferenza di Rio delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo del 1992, si intende uno sviluppo in grado di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti, in modo equo ed esteso, senza compromettere quelli delle generazioni future. Valore dell’ambiente, lungimiranza, equità sono tra i criteri più importanti di questa linea che si dovrebbe imporre per la salvezza del Pianeta terra,

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Il g. del gap tra ricchi e poveri: è anche digital divide

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La globalizzazione

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I problemi aperti, oggi

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E poi: risparmio energetico pari opportunità

nuove tecnologie e nuove forme di comunicazione il miracolo indiano e

cinese i fondamentalismi il razzismo la multiculturalità

eccetera eccetera eccetera

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