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Consiglio Nazionale dei Geologi 24 novembre 2017

Consiglio Nazionale dei Geologi · In tutto, come noto, il Piano periferie vale 2.053 milioni di euro di finanzismenti statali, che diventano 3,7 ... che ha usato l'architetto Renzo

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Consiglio Nazionale dei Geologi

24 novembre 2017

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24-11-20178

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VULCANI

VULCANI

24/11/2017 Risposta Sismica Locale e pianificazione urbanistica: domani a Milano corso di formazione per geologi - Protezione Civile, Il Giornale della

https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/risposta-sismica-locale-e-pianificazione-urbanistica-domani-a-milano-corso-di-formazione-per-geologi-

(/home)

"L'analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazionedell'azione sismica nella piani�cazione urbanistica e nellaprogettazione edilizia: differenze ed analogie" è il titolo delcorso di formazione specialistica per geologi che si terràdomani a Milano

Si terrà domani venerdì 24 novembre a Milano il corso di formazione

specialistica, organizzato dalla Fondazione Centro Studi del Consiglio

Nazionale dei Geologi (http://www.cngeologi.it/fondazione-centro-

studi-cng/),e dell'Ordine Geologi della Regione Lombardia

(http://www.geolomb.it/),  a titolo "L'analisi di Risposta Sismica Locale

per la valutazione dell'azione sismica nella piani�cazione urbanistica

e nella progettazione edilizia: differenze ed analogie" (ore 09:00 -

17:30 Università degli studi di Milano - Aula G12 - Via Golgi N.° 19 - I

piano).

Il corso ha lo scopo di illustrare in maniera completa le modalità di

esecuzione delle analisi di risposta sismica locale (RSL) in assetto

monodimensionale, �nalizzate alla stima dell'azione sismica di

progetto, ai sensi delle vigenti e delle future norme tecniche per le

costruzioni. Il corso prevede una sessione teorica, in cui saranno

illustrate brevemente sia le basi �siche connesse con i fenomeni di

ampli�cazione sismica locale sia i principali strumenti in grado di

rappresentare la risposta sismica locale. "In una nazione in cui si

veri�ca, mediamente ogni 15 anni, un terremoto di magnitudo

superiore a 6.3, è necessario operare per una riduzione del rischio

sismico su tutti i livelli, anche quello della formazione dei

professionisti". Così Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione

Centro Studi CNG che spiega: "Il corso rivolto ai geologi è un ulteriore

tassello che si aggiunge al programma di iniziative per aggiornare e

perfezionare professionalmente la nostra categoria. L'argomento

dell'evento è di straordinaria attualità, poiché la risposta sismica locale,

è quella branca della geo�sica che permette nella fase di progettazione

Risposta Sismica Locale epiani�cazione urbanistica: domania Milano corso di formazione pergeologi

Giovedi 23 Novembre 2017, 11:47

Home (/home) Canali (/canali) Primo Piano (/attualita)

(/binary_�les/gallery/geologo_51691.jpg)

24/11/2017 Risposta Sismica Locale e pianificazione urbanistica: domani a Milano corso di formazione per geologi - Protezione Civile, Il Giornale della

https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/attualita/risposta-sismica-locale-e-pianificazione-urbanistica-domani-a-milano-corso-di-formazione-per-geologi-

degli edi�ci e di qualunque altra opera che fonda sul terreno, di

stabilire e conoscere la massima risposta di un sito alle sollecitazioni

di un terremoto. A parità di caratteristiche costruttive, - continua il

geologo - un fabbricato può subire danni più o meno ingenti, in

funzione delle speci�cità dei terreni di fondazione, della locale

stratigra�a e delle strutture geologiche e morfologiche presenti,

argomenti questi tutti di esclusiva pertinenza del geologo.

Al corso parteciperanno: Gaetano Butticé, Presidente dell'Ordine dei

Geologi della Lombardia e segretario della Fondazione Centro Studi del

Consiglio Nazionale dei Geologi e Raffaele Nardone, Tesoriere del CNG

che, in mattinata, farà un intervento su "Il nuovo quadro normativo sugli

aspetti sismici legati al progetto delle Opere".

red/pc

(fonte: CNG)

Programma del Corso:

(https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/binary_�les/_images/90schermata_2017_11_23_alle_11.38.59.png)

Geologi CNG: Sicurezza e risposta sismica locale – 24 novembre Università degli studi di Milano

Pubblicato il: 24 novembre 2017 alle 06:44

“L’analisi di Risposta Sismica Locale per la valutazione dell’azione sismica nella pianificazione urbanistica e

nella progettazione edilizia: differenze ed analogie” 24 novembre 2017 – Università degli Studi di Milano

Venerdì 24 novembre 2017 la Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi, con il patrocinio del CNG

e dell’Ordine Geologi della Regione Lombardia, organizza un Corso di formazione specialistica dal titolo “L’analisi di

Risposta Sismica Locale per la valutazione dell’azione sismica nella pianificazione urbanistica e nella

progettazione edilizia: differenze ed analogie” che avrà luogo dalle ore 09:00 alle 17:30 presso l’Università degli

studi di Milano (Aula G12 – Via Golgi N.° 19 – I piano).

Il corso ha lo scopo di illustrare in maniera completa le modalità di esecuzione delle analisi di risposta sismica locale

(RSL) in assetto monodimensionale, finalizzate alla stima dell’azione sismica di progetto, ai sensi delle vigenti e delle

future norme tecniche per le costruzioni. Il corso prevede una sessione teorica, in cui saranno illustrate brevemente sia

le basi fisiche connesse con i fenomeni di amplificazione sismica locale sia i principali strumenti in grado di

rappresentare la risposta sismica locale.

“In una nazione in cui si verifica, mediamente ogni 15 anni, un terremoto di magnitudo superiore a 6.3, è necessario

operare per una riduzione del rischio sismico su tutti i livelli, anche quello della formazione dei professionisti”.

Così Fabio Tortorici, Presidente della Fondazione Centro Studi CNG che spiega: “Il corso rivolto ai geologi è un

ulteriore tassello che si aggiunge al programma di iniziative per aggiornare e perfezionare professionalmente la nostra

categoria. L’argomento dell’evento è di straordinaria attualità, poiché la ‘risposta sismica locale’, è quella branca della

geofisica che permette nella fase di progettazione degli edifici e di qualunque altra opera che fonda sul terreno, di

stabilire e conoscere la massima risposta di un sito alle sollecitazioni di un terremoto. A parità di caratteristiche

costruttive, – continua il geologo – un fabbricato può subire danni più o meno ingenti, in funzione delle specificità dei

terreni di fondazione, della locale stratigrafia e delle strutture geologiche e morfologiche presenti, argomenti questi tutti

di esclusiva pertinenza del geologo.

Al corso parteciperanno: Gaetano Butticé, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Lombardia e segretario della

Fondazione Centro Studi del Consiglio Nazionale dei Geologi e Raffaele Nardone, Tesoriere del CNG che, in mattinata,

farà un intervento su “Il nuovo quadro normativo sugli aspetti sismici legati al progetto delle Opere”.

Visualizza qui il Programma del Corso

Com. Stam.

24/11/2017 Piano periferie, parte la fase 2: prima firma di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEFwasGD/0 1/2

24 Nov 2017

Piano periferie, parte la fase 2: prima firmadi Gentiloni a Viterbo, le altre entro NataleA.A.

Il premier Paolo Gentiloni ha aperto ieri a Viterbo la fase II del Piano periferie 2016 (le ultimenovità e i link), ha cioè firmato il primo dei 96 progetti di comuni capoluogo e cittàmetropolitane che mancano all'appello per completare il quadro dei 120 progetti inseriti nellagraduatoria del dicembre 2016. La firma si è resa possibile grazie alla pubblicazione (avvenuta solo il 13 novembre scorso) delladelibera Cipe 7 agosto 2017 che assegna gli ultimi 761 milioni di finanziamenti statali (fondi Fsc),che per un complesso gioco di incastri era condizione necessaria per sbloccare anche gli altri800 milioni, dal Dpcm comma 140 andato in gazzetta a fine giugno. Gedntiloni fimerà tutti glialtri 95 progetti - queste le intenzioni - entro Natale, in parte andando sui territori interessati inparte convocando a Roma i sindaci.

In tutto, come noto, il Piano periferie vale 2.053 milioni di euro di finanzismenti statali, chediventano 3,7 di investimenti stimati considerando anche altri finanziamenti pubblici e privatiattivati dai Comuni (in parte, però, si tratta di iniziative già avviate o previste).

«Oggi a Viterbo - ha detto Gentiloni - parte la fase due, che vedrà gli accordi con quasi 100 citta',sono tutti progetti gia' finanziati e mi auguro di poter visitare non dico tutti ma molti di questiterritori».

«Abbiamo varato due anni fa - ha ricordato Gentiloni - un bando, approvato 120 progetti cheriguardano aree metropolitane e capoluoghi di province e messo assieme risorse per 3,8miliardi: 2 di finanziamenti statali e 1,8 miliardi di finanziamenti privati, un progetto esemplareanche dal punto di vista del mix di risorse. Con i primi 24 vincitori abbiamo firmato a marzo leconvenzioni che davano il via ai progetti», e da oggi si parte con gli altri 96. Il messaggio, haspiegato il capo del Governo, «è di continuazione nell'impegno a ricucire i nostri tessuti urbani,un'espressione, il rammendo, che ha usato l'architetto Renzo Piano, che ci ha dato una manoall'inizio a impostare questo lavoro». «Investire per dare alle zone periferiche sostenibilita', dignita' e inclusione - ha rimarcatoGentiloni - è un progetto a cui il Governo tiene molto».

«L'Italia ha bisogno di coesione sociale - ha aggiunto Gentiloni a Viterbo - il paese si stariprendendo ma non ha affatto superato le difficoltà sociali, i traumi della crisi, i problemi di lavoro. Ha quindi bisogno di un'iniezione di fiducia e migliorare il tessuto urbano è un modoanche per curare ferite immateriali».

A Viterbo - spiega Gentiloni - «si tratta di un progetto interessante che interessa il quadrantenord della zona del Poggino dove già ci sono già piccole e medie imprese, con un progetto di

24/11/2017 Piano periferie, parte la fase 2: prima firma di Gentiloni a Viterbo, le altre entro Natale

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEFwasGD/0 2/2

quasi 22 mln di cui 17 milioni dallo Stato con ammodernamenti di impianti sportivi, pisteciclabili, parcheggi, scuole e asili nidi ma quello che conta è che l'insieme di interventi, sostenutianche con i progetti della Regione Lazio che ha indicato Zingaretti, possa produrre negli anni uncambiamento e potenziare le capacità di quest'area».

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24/11/2017 Piano periferie/2. Nasce coordinamento dei comitati. Gabrielli: «Anche le istituzioni devono saper fare rete»

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEnZR3GD/0 1/1

24 Nov 2017

Piano periferie/2. Nasce coordinamento deicomitati. Gabrielli: «Anche le istituzionidevono saper fare rete»Alessandro Arona

È stato costituito ieri a Roma, nel corso di un convegno organizzato nella sala Aldo Moro allaCamera dei Deputati, il "coordinamento delle periferie", e cioè la prima rete nazionale diassociazioni ed enti di "animazione sociale" che fanno da collante e sostegno alle azioni (le piùvarie) di rilancio fisico e sociale dei quartieri degradati di sette grandi città: Roma, Napoli, Bari,Bologna, Milano, Torino e Palermo.

CLICCA QUI PER IL VIDEO INTEGRALE DELLA GIORNATA E I DOCUMENTI

Si tratta di realtà diverse. Comitati o associazioni (sempre con ruoli di "collante", non perspecifiche iniziative): Corviale Domani (Roma), promotore dell'iniziativa, Comitati dei quartieriLibertà e Nuova San Paolo a Bari, Comitato Le Vele di Scampia a Napoli, Laboratorio Zeninsieme a Palermo. Soggetti a cavallo tra pubblico e privato, come le Case di quartiere a Torino.Soggetti pubblici ma con ruolo di "mediazione", come l'Urban Center di Bologna. Soggetti privaticome Avanzi a Milano, architetti urbanisti specializzati in urbanistica partecipata e attivi in variprogetti a Milano.

L'ambizione del coordinamento (che si chiama «La realtà si vede meglio dalle periferie», citandouna recente frase di papa Francesco) è quella, oltre a fare rete dal basso, di portare stabilmentela voce delle associazioni di quartiere nei palazzi delle istituzioni. (si veda il documento).

L'iniziativa ha ricevuto il sostegno del capo della Polizia Franco Gabrielli, che è intervenuto alconvegno con una video intervista: «La crisi ha colpito di più le periferie. Ma esistonopotenzialità enormi, è fondamentale che ci sia partecipazione ed è importante il coordinamentoche avete costituito oggi. Ma anche le istituzioni devono imparare a fare rete, mentre spessoquesto non avviene. Le istituzioni devono sporcarsi le mani, ascoltare i territori, non spaventarsise spesso il dialogo è un po' urlato e teso; e il dialogo va preso sul serio, gli impegni vannorispettati, e bisogna che le istituzioni si parlino per affrontare i problemi e sappiano fare rete nelcercare di risolverli». Un intervento, quello di Gabrielli, che senza dubbio mette a frutto anche lasua esperienza di prefetto di Roma e capo della Protezione civile.

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24/11/2017 Edilizia scolastica, via libera alla programmazione triennale da 1,7 miliardi

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEmHu8GD/0 1/1

24 Nov 2017

Edilizia scolastica, via libera allaprogrammazione triennale da 1,7 miliardiMassimo Frontera

Accordo fatto, ieri in conferenza unificata, sui criteri e le priorità che governeranno laformazione della programmazione nazionale di edilizia scolastica per il triennio 2018-2020.Programmazione che può per ora contare su 1,7 miliardi di euro (nel bilancio di previsione).

L'accordo di ieri pomeriggio è arrivato dopo alcune modifiche allo schema di decreto Economia-Istruzione-Infrastrutture chieste dalle province che reclamavano una maggiore attenzione allestrutture da loro gestite. In risposta a questa richiesta, sono state inserite indicazioni chetengono conto della «necessità di interventi relativi agli edifici scolastici di secondo grado e delnumero degli studenti del secondo ciclo di istruzione sul totale degli alunni iscritti sul territorioregionale».

SCARICA IL TESTO - LO SCHEMA DI DECRETO APPROVATO IN CONFERENZA UNIFICATA

Il decreto, ricorda il Miur, prevede, in particolare, che le Regioni, nella definizione dei loro pianiregionali diano priorità a: interventi di adeguamento sismico, o di nuova costruzione persostituzione degli edifici esistenti nel caso in cui l'adeguamento sismico non sia conveniente;interventi finalizzati all'ottenimento del certificato di agibilità delle strutture; interventi perl'adeguamento dell'edificio scolastico alla normativa antincendio previa verifica statica edinamica dell'edificio; ampliamenti e/o nuove costruzioni per soddisfare specifiche esigenzescolastiche.

«In conferenza Unificata - sottolinea il sottosegretario all'Istruzione Vito De Filippo, con delegaall'edilizia scolastica - è stato fatto un lavoro importante che mette al centro le studentesse e glistudenti con un rinnovato impegno anche sulle scuole secondarie di secondo grado. Sono staticoncordati anche meccanismi per favorire l'assegnazione delle risorse con tempi sempre piùceleri da parte del ministero».

Positivo il commento del presidente delle Province italiane Achille Variati, che aveva fortementerichiesto la norma introdotta allo schema di Dm. «È un passo avanti molto significativo - hadetto - perché riporta le scuole superiori, che negli ultimi tre anni hanno ricevuto finanziamentiscarsi a causa dei tagli alle Province, come impegno centrale per il Paese. L'Upi, ha aggiuntoVariati, «assisterà anche tecnicamente le province, perché nei prossimi tre anni, grazie a questerisorse, si possa avviare quell'opera di messa a norma e in sicurezza degli edifici scolatici e inparticolare delle scuole superiori, che sono strategiche per il futuro del Paese».

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24/11/2017 Immobiliare, sempre meno mattone negli investimenti delle casse di previdenza

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AElrv7GD/0

24 Nov 2017

Immobiliare, sempre meno mattone negliinvestimenti delle casse di previdenzaG.La.

Le Casse di previdenza congelano gli investimenti nel settore immobiliare. È il dato più rilevantecontenuto nel rapporto presentato ieri mattina a Roma dall'Adepp, l'associazione degli entiprevidenziali privati. Se il patrimonio continua a crescere (+6% a fine 2016) arrivando fino aquota 80 miliardi di euro, la componente immobiliare resta bloccata intorno ai 19 miliardi. Equesto significa che, in proporzione, il mattone pesa sempre di meno nei bilanci delle Casse.Cresce, invece, moltissimo la gestione indiretta tramite fondi, che sono ormai la modalitàpreferita da tutti gli enti.

La fotografia scattata dall'analisi dice che il patrimonio delle Casse di previdenza è aumentato,dal 2013 al 2016, di circa il 22%, passando dai circa 65,6 miliardi di euro del 2013 ai circa 80miliardi di euro del 2016. Considerando entrate contributive (9,2 miliardi), uscite per prestazioni(6 miliardi), welfare (0,5 miliardi) e tasse (0,5 miliardi) il rendimento medio del patrimoniocomplessivo, nel 2016, si aggira intorno al 3 per cento.

Guardando all'allocazione degli asset, c'è un grosso aumento degli investimenti in fondi: questacomponente è passata da circa il 28% del 2013 a circa il 40% del 2016. Il peso relativo degliimmobili sul patrimonio totale delle casse è andato, invece, diminuendo negli anni ed è passatodal 30% del 2013 al 24% di fine 2016. Gli investimenti complessivi in immobili, in valoreassoluto, sono rimasti a un livello costante (circa 19 miliardi) ma il peso sul totale degliinvestimenti è nettamente diminuito.

La componente investita in obbligazioni è rimasta pressoché costante negli anni, mantenendouna quota di circa il 35%. In termini assoluti gli investimenti obbligazionari sono passati da circa22 miliardi di euro del 2013 ai circa 28 miliardi di euro nel 2016. Cresce invece di molto il pesorelativo delle azioni sul patrimonio totale delle casse, che è andato aumentando negli anni,passando dal 9,8% del 2013 al 16,5% di fine 2016. In termini assoluti gli investimenti in azionisono passati da 6,4 miliardi di euro del 2013 ai 13,2miliardi di euro del 2016.

Negli anni, secondo quanto spiega il rapporto, la gestione degli investimenti si è infattimodificata notevolmente. Le Casse, nel 2016, gestiscono circa il 42% del loro patrimonio. Nel2013 la gestione diretta riguardava il 55,8% del patrimonio. Il motivo è che aumenta il peso deifondi. Se si considerano la liquidità, che ammonta a circa 6,4 miliardi di euro, e le «Altreattività» pari a 7,1 miliardi di euro (9% del totale), «si può affermare – dice il rapporto - che ilpatrimonio detenuto in Italia sia pari a circa 47 miliardi di euro e quindi il 58% del totale».

24/11/2017 Bei: servono più risorse alle infrastrutture (soprattutto in Italia)

http://www.ediliziaeterritorio.ilsole24ore.com/print/AEKtIKHD/0

24 Nov 2017

Bei: servono più risorse alle infrastrutture(soprattutto in Italia)Beda Romano

L’economia europea è alle prese con un ritardo negli investimenti infrastrutturali che potrebbeminare la sua competitività, ha spiegato nel suo ultimo rapporto annuale la Banca europea pergli investimenti (Bei). La relazione dell’istituzione creditizia, pubblicata ieri, mette l’accentoanche sulle difficoltà italiane, in particolare delle municipalità pubbliche più che delle impreseprivate. I comuni italiani sono quelli che più si lamentano di investimenti insufficienti.

«Probabilmente non abbiamo più bisogno di stimolare gli investimenti per motivi puramenteanti-ciclici, ma abbiamo bisogno di affrontare il ritardo negli investimenti che si è creatodurante la crisi in modo da risolvere le necessità strutturali di lungo termine – ha detto ilpresidente della Bei, il tedesco Werner Hoyer –. Più importante ancora, dobbiamo convogliaregli investimenti verso quelle aree che permetteranno un aumento della crescita potenzialeeuropea».

Mentre finora gli investimenti - generati anche dal Fondo europeo per gli investimenti strategici(Efsi, meglio noto come Piano Juncker) - sono stati utili per evitare una spirale deflazionistica,con la ripresa economica la Bei considera come sia necessario rivedere l’uso della spesa,puntando su quella infrastrutturale. Ciò è tanto più urgente perché il tasso di investimento deigoverni europei è ai minimi degli ultimi 20 anni (al 2,7% del prodotto interno lordo nel 2016).

Secondo i dati della Bei, gli investimenti in generale sono cresciuti in media annua del 3,2% dal2013 in poi, rispetto a una crescita media del 2,8% tra il 1995 e il 2005. In campo infrastrutturale,la spesa rimane però inferiore del 20% ai livelli pre-crisi. Molti paesi per rimettere ordine neiconti pubblici hanno ridotto gli investimenti. Sul versante privato, le imprese non citano più ilcredito bancario quale ostacolo maggiore per investire. Il freno è soprattutto legato allamancanza di personale preparato.

Sul fronte italiano, la situazione è fragile. Oltre il 45% dei comuni considera che gli investimentisono stati finora insufficienti. Si tratta della quota più elevata in Europa. A titolo di confronto,questa è del 40% in Spagna, del 38% in Germania e di circa il 20% in Francia. Di converso, l’Italiaè il paese dove più basso è stato l’aumento degli investimenti da parte dei comuni in questiultimi cinque anni. Le imprese private considerano invece che la spesa è stata generalmenteappropriata negli ultimi tre anni.

Nel rapporto dell’istituzione comunitaria, le imprese italiane sottolineano due ostacoliparticolari: l’incertezza del futuro e la regolamentazione sul mercato del lavoro. Fattori menonegativi, ma sempre presenti, sono la carenza di personale con la giusta preparazione; lapresenza di costi elevati dell’energia; il mancato accesso alle necessarie risorse digitali; l’elevatatassazione e l’eccessiva burocrazia; così come le carenze nei trasporti e nella finanza.

Ecosistema Rischio 2017: 7,5 milioni persone vivono o lavorano in aree a rischio idrogeologico 24/11/2017

"Italia sempre più fragile e insicura, incurante dell’eccessivo consumo di suolo e del problema del dissesto idrogeologico mentre i cambiamenti climatici amplificano gli effetti di frane e alluvioni".

A certificarlo, nuovamente e se fosse necessario, è l'ultima indagine condotta da Legambiente "Ecosistema Rischio 2017 - Monitoraggio sulle attività delle amministrazioni comunali per la mitigazione del rischio idrogeologico" nella quale si è evidenziato il dato contenuto nell'ultimo rapporto dell'Ispra per il quale sono 7.145 i comuni italiani (l’88% del totale) che hanno almeno un’area classificata come ad elevato rischio idrogeologico, corrispondenti a circa il 15,8% del territorio italiano.

L'indagine di Legambiente è stata condotta sulla base delle risposte fornite da 1.462 amministrazioni comunali (corrispondenti al 20% dei 7.145 Comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica). Di questi il 69,7% ha dichiarato di avere abitazioni in aree a rischio. Nel 26,8% dei casi sono presenti interi quartieri, mentre in 737 amministrazioni

(50,4%) sorgono addirittura impianti industriali. Strutture sensibili come scuole o ospedali sono presenti in aree a rischio nel 14,6% dei casi, mentre l’espansione urbanistica che ha visto sorgere strutture ricettive o commerciali in aree a rischio è del 20,5%. E, se questo quadro è figlio sicuramente dello scellerato uso del territorio degli ultimi 70 anni, non trova invece giustificazione il dato che vede il 9,3% dei comuni (136 amministrazioni) dichiarare di aver edificato case, quartieri o strutture sensibili e industriali in aree a rischio anche nell’ultimo decennio, nonostante il recepimento del PAI (Piani di assetto idrogeologico) nella pianificazione urbanistica.

Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se il 70% dei comuni intervistati (1.025 amministrazioni), svolge regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica; il 9% delle amministrazioni ha dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% ha eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il 2% la delocalizzazione di fabbricati industriali.

A pagare lo scotto di questa Italia insicura sono gli oltre 7,5 milioni di cittadini esposti quotidianamente al pericolo che vivono o lavorano in aree potenzialmente pericolose e la cui incolumità deve essere la priorità del Paese.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

© Riproduzione riservata

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Ecosistema Rischio 2017

Entrate: al via in tutta Italia il servizio di consultazione dinamica della cartografia catastale 24/11/2017

È stato Firmato ieri dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate il provvedimento 23 novembre 2017 in attuazione della direttiva 2007/2/Ce (recepita con il Dlgs 32/2010) che ha istituito l'infrastruttura per l'informazione territoriale nella Comunità europea (Infrastructure for spatial

information in Europe - Inspire), a supporto della propria politica ambientale attraverso opportune misure per garantire la conoscenza, la disponibilità e l'interscambio proprio delle informazioni territoriali dei Paesi membri.

È attivo da ieri per pubbliche amministrazioni, imprese, professionisti e cittadini il nuovo servizio di navigazione geografica della cartografia catastale, che si aggiunge ai servizi già implementati nell’ambito della direttiva europea “Inspire” (2007/2/CE) finalizzata a supportare le politiche ambientali tramite misure che garantiscono la conoscenza, la disponibilità e l’interoperabilità delle informazioni territoriali che garantisce la navigazione dinamica delle mappe catastali e la possibilità di visualizzazione integrata con altri dati a supporto dei processi di analisi, gestione e monitoraggio del territorio.

Mappe dinamiche a consultazione libera - Il servizio di consultazione, disponibile per tutto il territorio nazionale (ad eccezione delle Province Autonome di Trento e di Bolzano), consente di visualizzare dinamicamente molti contenuti della cartografia catastale, che viene costantemente aggiornata in modalità automatica. Accessibile tramite l’indirizzo https://wms.cartografia.agenziaentrate.gov.it/inspire/wms/ows01.php, si basa sullo standard “Web map service” (Wms) 1.3.0 ed è direttamente fruibile tramite i software GIS (Geographic Information System) o specifiche applicazioni a disposizione dell’utente. Da gennaio 2018, i servizi di consultazione e quelli di ricerca sui metadati saranno fruibili in maniera ancora più semplice, tramite uno specifico “Geoportale” dell’Agenzia delle Entrate. La consultazione libera non offre tutti i contenuti della cartografia catastale, per cui sono sempre disponibili i servizi di consultazione personale e le visure catastali telematiche.

La direttiva “Inspire” - La Direttiva 2007/2/CE, recepita con il Dlgs n. 32/2010, ha istituito un’infrastruttura per l’informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE – INfrastructure for SPatial InfoRmation in Europe) per supportare le politiche ambientali comunitarie e le attività che possano avere un impatto sull’ambiente. La realizzazione di un’infrastruttura dati europea punta a favorire la conoscenza, la disponibilità e l’interoperabilità dei dati geografici e territoriali tra le pubbliche amministrazioni, anche attraverso la realizzazione di servizi in rete. Inoltre, si propone di facilitare l’accesso del pubblico alle informazioni territoriali ambientali in Europa e di coadiuvare i processi decisionali relativi all’ambiente e al territorio.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

© Riproduzione riservata

Documenti Allegati

Provvedimento 23 novembre 2017, n. 271542

Direttiva 2007/2/CE 14 marzo 2007

Controversie ANAS: l'ANAC rimette il parere preventivo al Governo 24/11/2017

L'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 (convertito con la legge di conversione 21 giugno 2017, n. 96) ha previsto per ANAS S.p.A. la possibilità, per il triennio 2017-2019, di ricorrere agli accordi bonari e/o transazioni giudiziali e stragiudiziali per chiudere le controversie con le imprese appaltatrici derivanti dall'iscrizione di riserve o da richieste di risarcimento.

Per poter esercitare questa possibilità, oltre al rispetto di quanto previsto dagli artt. 205 e 208 del D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice Appalti o Codice dei contratti), è richiesto un "apposito preventivo parere dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC)".

Considerata l'importanza dell'argomento, l'ANAC ha inviato al Governo e al Parlamento l'atto di segnalazione 8 novembre 2017, n. 8 che, dopo un'analisi dei compiti assegnati all'Anticorruzione e della definizione di "parere preventivo" (assente da qualsiasi normativa), di fatto mette in discussione la norma e ne richiede la sua abrogazione.

Entrando nel dettaglio, l'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 stabilisce:

"ANAS S.p.A. è autorizzata per gli anni 2017, 2018 e 2019, nei limiti delle risorse di cui al comma 8, a definire, mediante la sottoscrizione di accordi bonari e/o transazioni giudiziali e stragiudiziali, le controversie con le imprese appaltatrici derivanti dall'iscrizione di riserve o da richieste di risarcimento, laddove sussistano i presupposti e le condizioni di cui agli articoli 205 e 208 del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 e con le modalità ivi previste, previa valutazione della convenienza economica di ciascuna operazione da parte della Società stessa, nonché apposito preventivo parere dell'Autorità nazionale anticorruzione". L'art. 205 del Codice dei contratti definisce gli accordi bonari per i lavori, mentre il 208 tratta le transazioni.

Premesso che secondo ANAC è compito valutare i presupposti per l'utilizzo delle due procedure, la segnalazione rileva un'assenza di chiarezza nel definire la natura giuridica del parere che l'Anticorruzione stessa dovrà adottare, le sue conseguenze e in quale contesto si inserisce all'interno delle competenze assegnate (art. 211 e art. 213 del Codice).

Secondo ANAC, il parere richiesto è di natura "preventiva, obbligatoria ma non vincolante" e quindi riconducibile ai pareri obbligatori non vincolanti già previsti dal Codice dei contratti e da collocare nell'ambito della funzione di vigilanza esercitata anche in termini preventivi. Parere che non dovrebbe avere ad oggetto una valutazione di merito dell'accordo o della transazione nel presupposto che ANAS sia il soggetto deputato a tale verifica.

Chiarito, dunque, che la verifica dei presupposti e delle condizioni che legittimano il ricorso alle procedure di cui agli artt. 205 e 208 del Codice è di competenza di ANAS, ANAC rileva che la sua competenza nell'ambito del procedimento di cui all'art. 49, comma 7 del D.L. n. 50/2017 assume un valore del tutto marginale che aggravia inutilmente il decorsodella procedura. Per tale motivo, ANAC ha richiesto l'abrogazione dell'art. 49, comma 7 o,nel caso l'intento sia quello di superare il contenzioso tra ANAS e le imprese esecutrici, lasua modifica in modo da chiarire quali sono i contenziosi che rientrano nel suo ambito diapplicazione.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Atto di segnalazione

D.Lgs. n. 50/2016

D.L. n. 50/2017

Valutazione impatto ambientale: Nuove linee guida dell’UE 24/11/2017

La Commissione europea ha pubblicato le nuove linee guida per la procedura di screening (verifica di assoggettabilità a VIA, art. 19 D.Lgs.152/2006), di scoping (definizione dei contenuti dello studio di impatto ambientale, art. 21 D.Lgs. 152/2006) e per la predisposizione dello Studio di Impatto Ambientale (studio di impatto ambientale, art. 22 D.Lgs. 152/2006).

Le nuove linee guida aggiornano e integrano le linee guida già pubblicate nel 2001 per garantire la necessaria coerenza con le nuove disposizioni della direttiva 2014/52/UE che ha introdotto significative modifiche alla disciplina della VIA, sia procedurali che tecniche.

I documenti sono stati predisposti anche con la collaborazione degli Stati membri nell’ambito del Gruppo di Esperti Nazionali VIA-VAS della Commissione europea, nel quale il Ministero dell’Ambiente è rappresentato con il focal point nazionale designato dalla Direzione per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali.

Si evidenzia la significativa importanza delle linee guida europee per la corretta attuazione delle nuove disposizioni introdotte dal D.Lgs. 104/2017 con particolare riferimento:

• alla procedura di verifica di assoggettabilità a VIA, al fine di predisporrecorrettamente lo Studio Preliminare Ambientale con i contenuti del nuovo Allegato

IV bis alla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, che ha recepito l’Allegato II A della direttiva 2014/52/UE,

• alla procedura di VIA, al fine di predisporre correttamente lo Studio di ImpattoAmbientale secondo le indicazioni e i contenuti dell’art. 22 e dell’Allegato VII allaParte Seconda del D.Lgs. 152/2006, che ha recepito l’Allegato IV della direttiva2014/52/UE, nelle more dell’adozione di linee guida nazionali e norme tecniche perl'elaborazione della documentazione finalizzata allo svolgimento della VIA, anche adintegrazione dei contenuti degli studi di impatto ambientale di cui all'Allegato VIIalla Parte Seconda del D.Lgs. 152/2006, in attuazione dell’art. 25 comma 4del D.Lgs. 104/2017.

In allegato le tre linee guida.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Linee Guida Screening

Linee Guida Scoping

Linee Guida Studio di Impatto Ambientale

#fondAzioneScuola: dal 4 dicembre aperto il bando per l’accesso al Fondo 24/11/2017

Collaborare per garantire la prevenzione dai rischi e la sicurezza nelle scuole: è questo il senso del Protocollo d’Intesa in materia di edilizia scolastica presentato oggi, a Roma, da Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, e dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo.

Inarcassa - Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza per gli Ingegneri e Architetti Liberi Professionisti - e la sua Fondazione hanno, infatti, lanciato #fondAzioneScuola, un Fondo di rotazione e garanzia per la concessione agli enti locali di prestiti per progetti destinati all’edilizia scolastica.

Gli enti locali territoriali, in particolare i Comuni, secondo la normativa vigente, possono fruire dei finanziamenti stanziati per la messa in sicurezza, l’adeguamento e il miglioramento sismico delle scuole laddove siano in grado di presentare un progetto, preliminare, definitivo o esecutivo così come richiesto dai bandi specifici. Tuttavia, l’inadeguatezza delle risorse economiche e la mancanza di competenze professionali in capo agli enti locali sono elementi che rendono difficile confezionare progetti adeguati e

completi, con l’inevitabile conseguenza di non riuscire ad accedere agli stanziamenti che, di fatto, non vengono utilizzati come potrebbero.

"Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è prima di tutto un investimento

culturale, non solo di risorse – senza precedenti" sottolinea la ministraValeria Fedeli. "Ma per raggiungere

obiettivi ambiziosi come quello della sicurezza è necessario lavorare tutti insieme nella stessa direzione. Il

Protocollo che firmiamo oggi ha esattamente questo scopo. È una sinergia importante che certifica un

impegno concreto e dà l’avvio a un programma di azioni che ci vede insieme in questo percorso educativo".

"Il Fondo di rotazione messo in campo dalla Fondazione ha l’obiettivo di sbloccare l’iter procedurale

propedeutico all’ottenimento del finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge

un’azione sussidiaria in favore degli enti locali" spiega l’ing. Egidio Comodo, presidente di Fondazione

Inarcassa. "Contemporaneamente, si tratta di un’iniziativa volta a dare un impulso concreto allo slancio

della ripresa economica: vuole coinvolgere i liberi professionisti iscritti a Inarcassa e intende innescare un

meccanismo virtuoso nell’ampio settore dell’edilizia scolastica, diventando un buon esempio per il Paese".

#fondAzioneScuola agisce con un plafond iniziale di 2 milioni di euro che sarà equamente ripartito per le 20 regioni italiane. L’obiettivo è quello di anticipare, senza interessi, i costi delle progettazioni che gli enti locali si impegnano ad affidare a professionisti iscritti a Inarcassa che siano in regola con gli adempimenti previdenziali.

I progetti finanziabili da questo Fondo - per un massimo di 50.000 euro ciascuno – potranno riguardare la costruzione di nuovi fabbricati destinati all’edilizia scolastica, l’ampliamento e/o la ristrutturazione sia della degli edifici sia dell’impiantistica, l’efficientamento energetico, l’adeguamento e il miglioramento sismico degli immobili.

La documentazione potrà essere inviata dai Comuni a Fondazione Inarcassa dalle ore 12.00 del 4 dicembre 2017 alla mezzanotte del 14 gennaio 2018. La congruità dei costi di progettazione e la correttezza della procedura di affidamento indicati sarà esaminata e valutata da un’apposita commissione istituita da Fondazione Inarcassa.

Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di arrivo delle domande, nonché quello territoriale che assicurerà il sostegno finanziario ad almeno due progetti per regione.

A cura di Ufficio Stampa Fondazione Inarcassa

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Dissesto idrogeologico, Legambiente: a rischio 7,5 milioni di cittadini diAlessandraMarra

Presentato il dossier ‘Ecosistema rischio 2017’. La priorità deve essere la delocalizzazione degli edifici a rischio

24/11/2017 – Il rischio idrogeologico rende l’Italia sempre più fragile e insicura: 7,5 milioni i cittadini che vivono o lavorano in aree a rischio, nel 70% dei comuni si trovano abitazioni in aree a rischio e nel 15% dei casi si tratta di scuole o ospedali. Per questo la delocalizzazione degli edifici a rischio deve essere una priorità.

Questi i dati messi in luce dal dossier Ecosistema Rischio 2017, l’indagine di Legambiente, realizzata in collaborazione con Unipol, sulle attività nelle amministrazioni comunali per la riduzione del rischio idrogeologico (sulla base delle risposte fornite da 1.462 amministrazioni al questionario inviato ai 7.145 comuni classificati ad elevata pericolosità idrogeologica) presentata mercoledì a Roma.

Dissesto idrogeologico e costruzioni a rischio Secondo il Rapporto nel 70% dei comuni italiani intervistati si trovano abitazioni in aree a rischio: nel 27% sono presenti interi quartieri, mentre nel 50% dei comuni sorgono impianti industriali. Scuole o ospedali si trovano in aree a rischio nel 15% dei casi, mentre nel 20% dei comuni si trovano strutture ricettive o commerciali in aree a rischio. Tale fenomeno è amplificato dall’azione umana: nell’ultimo decennio il 9% dei comuni (136) ha edificato in aree a rischio e di questi 110 hanno costruito case, quartieri o strutture sensibili e industriali in aree vincolate, nonostante il recepimento del PAI (Piani di assetto idrogeologico) nella pianificazione urbanistica. Preoccupanti anche i dati sulla cementificazione dei letti dei fiumi: anche se il 70% dei comuni intervistati (1.025 amministrazioni), svolge regolarmente un’attività di manutenzione ordinaria delle sponde dei corsi d’acqua e delle opere di difesa idraulica, il 9% delle amministrazioni ha dichiarato di aver “tombato” tratti di corsi d’acqua sul proprio territorio, con una conseguente urbanizzazione delle aree sovrastanti, mentre solo il 4% ha eseguito la delocalizzazione di abitazioni costruite in aree a rischio e il 2% la delocalizzazione di fabbricati industriali. Secondo le stime di Legambiente “a pagare lo scotto di questa Italia insicura sono gli oltre 7,5 milioni di cittadini esposti quotidianamente al pericolo che vivono o lavorano in aree potenzialmente pericolose”. Dal 2010 al 2016, stando alle stime del Cnr, le sole inondazioni hanno provocato nella Penisola la morte di oltre 145 persone e l’evacuazione di oltre 40mila persone mentre i danni economici causati dal maltempo nell’ultimo triennio (2013-2016), secondo i dati dell’unità di missione Italiasicura, ammontano a circa 7,6 miliardi di euro. Rischio idrogeologico: le opere antidissesto Secondo il rapporto, lo Stato ha risposto stanziando circa il 10% di quanto necessario, ovvero 738 milioni di euro. Il 65% delle amministrazioni (952) ha dichiarato che sono state realizzate opere per la mitigazione del rischio nel proprio territorio. In 455 comuni sono state conseguite opere di consolidamento dei versanti (48% dei casi), in 430 costruzioni di nuove arginature (45%), e in 383 comuni interventi come la risagomatura dell’alveo (40%). Nel 78% dei casi (1.145) le perimetrazioni definite dai Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) sono state integrate ai piani urbanistici, anche se nel 9% delle amministrazioni si è continuato a costruire nelle aree a rischio anche nell’ultimo decennio. Tuttavia Legambiente sottolinea che, nonostante negli ultimi anni ci siano stati dei segnali incoraggianti legati anche a specifici atti normativi (art. 7 dello Sblocca Italia su interventi integranti e comma 118 della Legge stabilità 2014sulle

misure che favoriscono la delocalizzazione in aree sicure degli edifici costruiti nelle zone colpite dalle alluvioni), ad oggi gli interventi di delocalizzazione degli edifici presenti in aree a rischio stentano a ripartire. Non vengono effettuati neanche quando gli immobili sono abusivi e ci sono fondi a disposizione per farli.

Lo dimostra il fondo di 10 milioni di euro stanziato dal Ministero dell’Ambiente a fine 2016, destinato ai Comuni che demoliscono gli edifici abusivi presenti nelle aree a rischio, ancora oggi inutilizzato perché sono pervenute solo 17 richieste di abbattimento non sufficienti per far scattare l’iter.

Riduzione del rischio idrogeologico: le proposte di Legambiente

Legambiente ha presentato le sue 5 priorità di intervento: 1) Introdurre la chiave dell’adattamento al clima nella pianificazione di bacino enegli interventi di riduzione del rischio idrogeologico;2) Intervenire in maniera prioritaria sulle aree urbane;3) Avviare una politica di delocalizzazione degli edifici a rischio;4) Rafforzare le misure di vincolo, con l’obiettivo di evitare l’insediamento dinuovi elementi in arre a rischio;5) Diffondere la cultura della “convivenza con il rischio” attraverso piani diemergenza adeguati e aggiornati, attività di formazione e informazione per lapopolazione e campagne educative per l’apprendimento dei comportamenti daadottare in caso di frane e alluvioni e dell’attivazione dello stato di allerta sulproprio territorio.

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Progetti sulle scuole, due milioni di euro ai Comuni che li affidano ai liberi professionisti diAlessandraMarra

Intesa tra Fondazione Inarcassa e Miur. Dal 4 dicembre le domande per l’accesso al Fondo

24/11/2017 – In arrivo un fondo rotativo da 2 milioni di euro per anticipare i costi che gli enti locali sosterranno per l'affidamento di progetti relativi alle scuole.

A prevederlo l’iniziativa #fondAzioneScuola, un protocollo d’Intesa in materia di edilizia scolastica presentato ieri, a Roma, dal Ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli e dal Presidente della Fondazione Inarcassa, Egidio Comodo.

#fondAzioneScuola: in arrivo risorse per la progettazione L’iniziativa #fondAzioneScuola prevede l’attivazione di un Fondo di rotazione e garanzia per la concessione di prestiti agli enti locali che affidino a liberi professionisti iscritti a Inarcassa (e in regola con gli adempimenti previdenziali) la progettazione di interventi sulle scuole.

Il Fondo ha un plafond iniziale di 2 milioni di euro che sarà equamente ripartito tra le 20 regioni italiane.

I progetti finanziabili da questo Fondo, per un massimo di 50.000 euro ciascuno, potranno riguardare la costruzione di nuovi fabbricati destinati all’edilizia scolastica, l’ampliamento e/o la ristrutturazione sia della degli edifici sia dell’impiantistica, l’efficientamento energetico, l’adeguamento e il miglioramento sismico degli immobili.

La richiesta potrà essere inviata dai Comuni a Fondazione Inarcassa dalle ore 12.00 del 4 dicembre 2017 alle 24:00 del 14 gennaio 2018.

Il finanziamento delle iniziative seguirà il criterio cronologico di arrivo delle domande, nonché quello territoriale che assicurerà il sostegno finanziario ad almeno due progetti per regione.

La congruità dei costi di progettazione e la correttezza della procedura di affidamento indicati sarà esaminata e valutata da un’apposita commissione istituita da Fondazione Inarcassa.

Progettazione delle scuole: da dove parte l’iniziativa L’iniziativa mira a risolvere i problemi riscontrati dai Comuni che non riescono a confezionare progetti adeguati e completi per accedere ai finanziamenti, a causa dell’inadeguatezza delle risorse economiche e la mancanza di competenze professionali in capo agli enti locali.

Infatti, secondo le norme vigenti, gli enti locali territoriali, in particolare i Comuni, possono fruire dei finanziamenti stanziati per la messa in sicurezza, l’adeguamento

e il miglioramento sismico delle scuole laddove siano in grado di presentare un progetto, preliminare, definitivo o esecutivo così come richiesto dai bandi specifici.

Con tale iniziativa la parte della progettazione, esterna alla PA, sarà affidata a professionisti esperti iscritti ed in regola con Inarcassa.

#fondAzioneScuola: i commenti all’iniziativa “Sull’edilizia scolastica negli ultimi anni è stato fatto un investimento – che è prima di tutto un investimento culturale, non solo di risorse – senza precedenti” sottolinea la ministra Valeria Fedeli. «Ma per raggiungere obiettivi ambiziosi come quello della sicurezza è necessario lavorare tutti insieme nella stessa direzione. Il Protocollo che firmiamo ha esattamente questo scopo. È una sinergia importante che certifica un impegno concreto e dà l’avvio a un programma di azioni che ci vede insieme in questo percorso educativo”.

“Il Fondo di rotazione messo in campo dalla Fondazione ha l’obiettivo di sbloccare l’iter procedurale propedeutico all’ottenimento del finanziamento dell’opera da realizzare. In tal senso, questo fondo svolge un’azione sussidiaria in favore degli enti locali” spiega l’ingegner Egidio Comodo, presidente di Fondazione Inarcassa.

“Contemporaneamente, si tratta di un’iniziativa volta a dare un impulso concreto allo slancio della ripresa economica: vuole coinvolgere i liberi professionisti iscritti a Inarcassa e intende innescare un meccanismo virtuoso nell’ampio settore dell’edilizia scolastica, diventando un buon esempio per il Paese” ha concluso Comodo.

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Gare di progettazione, Oice: in ottobre il mercato ha ripreso a crescere Il Presidente Scicolone chiede piena attuazione del Codice e accelerazione della spesa in infrastrutture

24/11/2017

24/11/2017 - Dopo la pausa di settembre, in ottobre mercato di nuovo in crescita: le gare di sola progettazione sono state 348 (di cui 35 sopra soglia) per un importo di 41,8 milioni di euro, rispetto al mese di ottobre 2016 +27,0% in numero e +10,6% in valore. Positivo anche il confronto con il precedente mese disettembre: +27,0% nel numero e +11,4% nel valore.

È in forte crescita anche l’andamento delle gare di sola progettazione pubblicate nei primi dieci mesi del 2017: in totale sono state 2.932, per un valore di 486,2 milioni di euro, il confronto con i primi dieci mesi del 2016 segna una crescita del 28,7% in numero e dell’89,5% in valore.

“Ottobre ci consegna un altro risultato positivo - ha dichiarato Gabriele Scicolone, Presidente OICE - ci avviamo verso una fine d’anno in cui speriamo si consolidi la crescita e siano spazzate via le ultime nubi di incertezza dal mercato dei servizi di ingegneria. Ormai si può dire che la progettazione ha beneficiato delle scelte fatte con il nuovo codice dei contratti pubblici e che anche nel settore dei lavori iniziano a migliorare i dati dei lavori pubblici finalmente positivi dalla seconda metà dell’anno, segno evidente che i progetti esecutivi sono messi in gara per affidamenti di lavori”. “Va dato atto che la ripresa del nostro settore riguarda tutte le tipologie di amministrazioni, anche se va parimenti rilevato che parte, in termini di valore, è dovuto ad importanti bandi affidati da ANAS con accordi quadro per la redazione di progetti esecutivi: ANAS e RFI insieme cumulano il 7,9% del valore e lo 0,9% del numero.” Per il Presidente dell’OICE, però, c’è ancora da fare per consolidare questo trend positivo: “Adesso occorre evitare che, anche per ragioni legate alle prossime elezioni politiche, si rimetta in discussione una riforma appena corretta dal decreto 56. Come sempre tutto è perfettibile, ma questo è il tempo della stabilizzazione delle regole e del completamento della fase di attuazione che vede l’ANAC fortemente impegnata nell’aggiornamento delle linee guida. In questa fase occorre a nostro avviso dare priorità all’attuazione del sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, il cui decreto è inspiegabilmente impantanato, e dei commissari di gara, strumento di trasparenza fondamentale che OICE ha da sempre auspicato e promosso. Poi si potrà pensare anche ad un eventuale ritorno al regolamento”. “Altrettanto fondamentale sarà infine assicurare una sempre maggiore capacità di spesa intervenendo sulla semplificazione delle procedure approvative e sui passaggi burocratici, spesso farraginosi e lenti. Le risorse destinate alle infrastrutture, soprattutto in campo ferroviario, sono ingenti e bisogna fare sì che i progetti siano predisposti con cura e si traducano velocemente in affidamenti di lavori”. Tornando all’osservatorio, per il mercato di tutti i servizi di ingegneria le gare rilevate nel mese di ottobre sono state 575 con un importo complessivo di 61,9 milioni di euro, rispetto al mese di ottobre 2016 si rilevano incrementi del 9,5% in numero e del 21,2% in valore. Nei dieci mesi del 2017 sempre per tutto il mercato dei servizi di ingegneria e architettura sono state bandite 4.948 gare per un importo complessivo di 773 milioni di euro che, confrontate coi primi dieci mesi del 2016, mostrano un aumento del 20,9% nel numero (+72,8% sopra soglia e +15,2% sotto soglia) e una crescita del 37,0% nel valore (+33,9% sopra soglia e +48,0% sotto soglia). Sempre molto alti i ribassi con cui le gare vengono aggiudicate. In base ai dati raccolti fino alla fine di ottobre il ribasso medio sul prezzo a base d’asta per le gare indette nel 2015 è al 40,0%, per quelle pubblicate nel 2016 al 42,5%, anche per le gare pubblicate nel 2017 il ribasso arriva al 42,5%, il valore

massimo degli ultimi 10 anni.

Le gare italiane pubblicate sulla gazzetta comunitaria sono passate dalle 405 unità dei primi dieci mesi del 2016 alle 700 dei dieci mesi appena trascorsi, con una crescita del 72,8%. Nell’insieme dei paesi dell’Unione Europea il numero dei bandi presenta, nello stesso periodo, una crescita del 28,2%. Nonostante questo, l’incidenza del nostro Paese continua ad attestarsi su un modesto, anche se in crescita, 3,2%, un dato di gran lunga inferiore rispetto a quello di paesi di paragonabile rilevanza economica: Francia 27,8%, Germania 21,8%, Polonia 11,6%, Svezia 4,6%.

Nei dieci mesi del 2017 il valore delle gare miste, cioè di progettazione e costruzione insieme (appalti integrati, project financing, concessioni di realizzazione e gestione) ha superato i 5 miliardi di euro, con un calo del 34,7% sugli stessi mesi del 2016. Gli appalti integrati da soli mostrano, sempre rispetto ai primi dieci mesi del 2016, cali del 75,0% in numero e del 70,3% in valore.

Fonte: OICE

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24/11/2017 Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi triennali da 1,7 miliardi

Venerdì 24 Novembre 2017

Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fonditriennali da 1,7 miliardi

casaeclima.com /ar_33271__edilizia-scolastica-accordo-conferenza-unificata-sui-fondi-triennali.html

Edilizia scolastica, accordo in Conferenza unificata sui fondi triennali da 1,7 miliardiAccolte alcune proposte delle province: nella programmazione 2018­2020 sarà considerata come una priorità lamessa in sicurezza delle scuole superiori

Nella riunione di ieri, la Conferenza unificata ha approvato lo schema di decreto per la programmazione 2018­2020da 1,7 miliardi di euro dell'edilizia scolastica.

ACCOLTE ALCUNE PROPOSTE DELLE PROVINCE. Nel prossimo piano triennale per l’edilizia scolastica, leRegioni considereranno la necessità di interventi sulle scuole superiori e il numero degli studenti del secondo ciclodi istruzione sul totale degli alunni iscritti sul territorio regionale, come criterio prioritario per l’assegnazione deifinanziamenti.

“È un passo avanti molto significativo – commenta il Presidente dell’Upi Achille Variati che aveva fortementerichiesto questa norma – perché riporta le scuole superiori, che negli ultimi tre anni hanno ricevuto finanziamentiscarsi a causa dei tagli alle Province, come impegno centrale per il Paese.

Anche grazie all’impegno del Sottosegretario all’edilizia scolastica Vito De Filippo, oggi abbiamo scritto una bellapagina per il Paese: Governo, Regioni, Comuni, Città metropolitane e Province hanno insieme deciso che neiprossimi tre anni nelle scelte politiche nazionali e territoriali sarà considerata come una priorità la messa insicurezza delle scuole superiori.

Un passaggio essenziale, che risponde anche ai giusti richiami che su questi temi gli studenti e le associazioni deiCittadini hanno ripetutamente avanzato alle istituzioni.

Come Upi ­ conclude Variati – assisteremo anche tecnicamente le Province, perché nei prossimi tre anni grazie aqueste risorse si possa avviare quell’opera di messa a norma e in sicurezza degli edifici scolatici e in particolaredelle scuole superiori, che sono strategiche per il futuro del Paese”. 

24/11/2017 Efficientamento edifici pubblici e smart grids: in Gazzetta la delibera Cipe n. 54/2017

Venerdì 24 Novembre 2017

in Gazzetta la delibera Cipe n. 54/2017casaeclima.com /ar_33272__efficienza-eenrgetica-edifici-pubblici-smart-grids-gazzetta-delibera-cipe.html

Efficientamento edifici pubblici e smart grids: in Gazzetta la delibera Cipe n. 54/2017Pubblicata la delibera n. 54/2017 che approva il Programma operativo complementare «Energia e sviluppo deiterritori 2014­2020» da 72,5 milioni e stabilisce le modalità di erogazione delle risorse

È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 274 di ieri la delibera n. 54 del 10 luglio 2017 con la quale il Comitatointerministeriale per la programmazione economica ha approvato, in attuazione del punto 2 della delibera Cipe n.10/2015, il Programma operativo complementare «Energia e sviluppo dei territori 2014­2020», allegato alla delibera.

Il valore complessivo del Programma è pari a 72,5 milioni di euro come di seguito articolato:

24/11/2017 Efficientamento edifici pubblici e smart grids: in Gazzetta la delibera Cipe n. 54/2017

24/11/2017 Efficientamento edifici pubblici e smart grids: in Gazzetta la delibera Cipe n. 54/2017

Il programma, alla Sezione 2 («Strategia, struttura del programma e dati finanziari»), contiene un piano finanziariodistinto per anno e un cronoprogramma di spesa dal 2017 al 2023.

La delibera n. 54/2017 del Cipe stabilisce anche le modalità in base alle quali le risorse assegnate al programmacomplementare sono erogate dal Fondo di rotazione di cui alla legge n. 183/1987.

All'attuazione del Programma provvede il Ministero dello sviluppo economico, secondo le modalita' previste nellaSezione 4 del programma stesso («Governance e modalita' di attuazione del programma»). 

24/11/2017 Calamità naturali, la Commissione Ue lancia un nuovo sistema europeo di risposta

Giovedì 23 Novembre 2017

Calamità naturali, la Commissione Ue lancia un nuovosistema europeo di risposta

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Calamità naturali, la Commissione Ue lancia un nuovo sistema europeo di rispostaPrevista l'istituzione di “RescEU”, una riserva Ue di risorse per gli interventi di protezione civile, che aiuterà gli Statimembri a reagire alle calamità se le capacità nazionali si rivelano insufficienti. In caso di catastrofe sarà mobilitatoun Pool europeo della protezione civile

La Commissione europea ha presentato stamane nuovi ambiziosi piani per rendere più efficace la capacitàdell'Europa di contrastare le catastrofi naturali.

La proposta occupa una posizione di primo piano nel programma del Presidente Juncker per un'Europa cheprotegge. L'iniziativa è stata elaborata sulla scia della serie di catastrofi naturali più complesse e frequenti che hagravemente colpito molti paesi europei negli ultimi anni. Un elemento fondamentale della proposta è costituito darescEU, una riserva europea di capacità di protezione, di cui fanno parte ad esempio gli aerei da utilizzare contro gliincendi boschivi, i sistemi speciali di pompaggio, le squadre di ricerca e soccorso in ambiente urbano, gli ospedalida campo e le unità mediche di pronto intervento. Queste capacità, che andranno ad integrare le risorse nazionali,saranno gestite e mobilitate dalla Commissione europea per aiutare i paesi colpiti da catastrofi, quali inondazioni,incendi boschivi, terremoti e epidemie.

Soltanto nel 2017, più di 200 persone sono morte a causa delle catastrofi naturali che hanno colpito l'Europa e piùdi un milione di ettari di foreste è andato distrutto.

L'Europa – ha detto il Presidente della Commissione europea Jean­Claude Juncker ­ non può rimanere in dispartequando i nostri Stati membri sono colpiti da calamità naturali e hanno bisogno di aiuto. Nessun paese europeo è alriparo dalle catastrofi naturali, che sono ormai diventate una normalità. Quando si verifica una catastrofe, voglio chel'Unione europea sia in grado di offrire di più delle sue sentite condoglianze. L'Europa è il continente della solidarietàe noi dobbiamo essere meglio preparati di prima e più rapidi nel portare aiuto agli Stati membri in prima linea.

24/11/2017 Calamità naturali, la Commissione Ue lancia un nuovo sistema europeo di risposta

La tragedie dell'estate scorsa e degli ultimi anni ­ ha dichiarato Christos Stylianides, commissario per gli aiutiumanitari e la gestione delle crisi ­ hanno rivelato tutti i limiti del nostro attuale sistema di risposta alle catastrofibasato sui contributi volontari". Le sfide che dobbiamo affrontare sono cambiate e anche noi dobbiamo cambiare. Èuna questione di solidarietà e di condivisione delle responsabilità a tutti i livelli. Questo è quanto i cittadini europei siaspettano da noi e ora spero che i governi nazionali e il Parlamento europeo adottino questa proposta.

La proposta della Commissione si articola attorno a due filoni d'azione complementari, volti a i) rendere più efficacile capacità di risposta collettiva a livello europeo e ii) migliorare le capacità di prevenzione e preparazione:

1. Rafforzare le capacità di risposta europee: rescEU

Verrà istituita una riserva UE di risorse per gli interventi di protezione civile, che aiuterà gli Stati membri a reagirealle catastrofi, se le capacità nazionali si rivelano insufficienti. RescEU comprenderà risorse, ad esempio aereiantincendio e sistemi di pompaggio dell'acqua, che andranno ad integrare le capacità nazionali. Tutti i costi e lecapacità di rescEU saranno interamente coperti da finanziamenti UE e la Commissione assicurerà il controllooperativo delle risorse, decidendo quando e come mobilitarle.

In parallelo, la Commissione aiuterà gli Stati membri a rafforzare le loro capacità nazionali, finanziandol'adattamento, la riparazione, il trasporto e i costi di esercizio delle risorse di cui dispongono, mentre attualmentevengono coperti soltanto i costi di trasporto. Le risorse andrebbero a far parte di un insieme condiviso destinato agliinterventi urgenti a disposizione del Pool europeo della protezione civile, da mobilitare in caso di catastrofe.

2. Potenziare la prevenzione e la preparazione alle catastrofi

In base alla proposta odierna, gli Stati membri saranno invitati a condividere le proprie strategie nazionali diprevenzione e preparazione, in modo da poter collettivamente individuare le eventuali lacune e porvi rimedio.

La proposta prevede il consolidamento delle sinergie e della coerenza con le vigenti politiche dell'UE che sioccupano di prevenzione e preparazione. Tale ambito comprende ad esempio la strategia UE di adattamento aicambiamenti climatici, i Fondi strutturali e di investimento europei, il Fondo di solidarietà, le normative ambientali (adesempio, i piani di gestione delle alluvioni e le soluzioni basate sull'ecosistema), la ricerca e l'innovazione e lepolitiche di contrasto delle gravi minacce transfrontaliere alla salute e di altro tipo.

Infine, la proposta prevede la razionalizzazione e la semplificazione delle procedure amministrative per ridurre itempi di invio dell'assistenza di primo soccorso.

LA PROTEZIONE CIVILE DELL'UE. Il meccanismo di protezione civile dell'Unione europea si basa su un sistemavolontario in cui l'UE coordina i contributi volontari degli Stati partecipanti destinati ai paesi che hanno chiestoassistenza. Le offerte di assistenza vengono coordinate dal Centro europeo di coordinamento della risposta alleemergenze, che ha sede a Bruxelles. Negli ultimi anni, le condizioni meteorologiche estreme e altri fenomeni hannoevidenziato i limiti delle capacità degli Stati membri di aiutarsi a vicenda, in particolare quando più Stati membri sitrovano ad affrontare simultaneamente lo stesso tipo di catastrofe. In tali casi, se c'è poca o nessuna disponibilità dirisorse, l'UE non dispone di una propria riserva di capacità di assistenza agli Stati membri colpiti.

Il 2017 è stato testimone di numerose catastrofi, che complessivamente hanno causato la morte di più di 200persone. Ma le catastrofi naturali producono anche gravi conseguenze economiche. A partire dal 1980, oltre alpesante bilancio di vite umane, gli Stati membri dell'UE hanno perduto più di 360 miliardi a causa dei fenomenimeteorologici estremi. Secondo le stime, nel solo Portogallo, i danni economici diretti causati dagli incendi boschiviscoppiati tra giugno e settembre sono pari a quasi 600 milioni di euro, corrispondenti allo 0,34% del redditonazionale lordo del paese.

Dalla sua costituzione nel 2001, il meccanismo di protezione civile dell'UE ha monitorato oltre 400 catastrofi e haricevuto più di 250 richieste di assistenza. Il meccanismo di protezione civile dell'UE può essere attivato in rispostaa catastrofi naturali e provocate dall'uomo, ma sostiene anche la prevenzione e la preparazione alle calamità.

Il meccanismo di protezione civile dell'UE comprende tutti gli Stati membri dell'UE e vari altri Stati partecipanti al difuori dell'UE, ovverosia l'Islanda, la Norvegia, la Serbia, l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, il Montenegro e laTurchia. RescEU verrebbe esteso a tali Stati partecipanti, come segno della solidarietà europea.

24/11/2017 Cartografia catastale, attivo il servizio di consultazione dinamica

Venerdì 24 Novembre 2017

Cartografia catastale, attivo il servizio di consultazionedinamica

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Cartografia catastale, attivo il servizio di consultazione dinamicaIl servizio di consultazione, disponibile per tutto il territorio nazionale (ad eccezione delle Province Autonome diTrento e di Bolzano), consente di visualizzare dinamicamente molti contenuti della cartografia catastale, che vienecostantemente aggiornata in modalità automatica

Navigazione dinamica delle mappe catastali e possibilità di visualizzazione integrata con altri dati a supporto deiprocessi di analisi, gestione e monitoraggio del territorio. È attivo dal 23 novembre per pubbliche amministrazioni,imprese, professionisti e cittadini il nuovo servizio di navigazione geografica della cartografia catastale, che siaggiunge ai servizi già implementati nell’ambito della direttiva europea “Inspire” (2007/2/CE) finalizzata a supportarele politiche ambientali tramite misure che garantiscono la conoscenza, la disponibilità e l’interoperabilità delleinformazioni territoriali. Tra i dati trattati nella direttiva, classificati in 34 categorie, sono presenti quelli relativi alle“Cadastral parcel”, corrispondenti in Italia ai dati cartografici del catasto, gestiti dall’Agenzia delle Entrate.

MAPPE DINAMICHE A CONSULTAZIONE LIBERA. Il servizio di consultazione, disponibile per tutto il territorionazionale (ad eccezione delle Province Autonome di Trento e di Bolzano), consente di visualizzare dinamicamentemolti contenuti della cartografia catastale, che viene costantemente aggiornata in modalità automatica. Accessibiletramite l’indirizzo https://wms.cartografia.agenziaentrate.gov.it/inspire/wms/ows01.php, si basa sullo standard “Webmap service” (Wms) 1.3.0 ed è direttamente fruibile tramite i software GIS (Geographic Information System) ospecifiche applicazioni a disposizione dell’utente. Da gennaio 2018, i servizi di consultazione e quelli di ricerca suimetadati saranno fruibili in maniera ancora più semplice, tramite uno specifico “Geoportale” dell’Agenzia delleEntrate. La consultazione libera non offre tutti i contenuti della cartografia catastale, per cui sono sempre disponibili iservizi di consultazione personale e le visure catastali telematiche.

24/11/2017 Cartografia catastale, attivo il servizio di consultazione dinamica

LA DIRETTIVA “INSPIRE”. La Direttiva 2007/2/CE, recepita con il Dlgs n. 32/2010, ha istituito un’infrastruttura perl’informazione territoriale nella Comunità europea (INSPIRE – INfrastructure for SPatial InfoRmation in Europe) persupportare le politiche ambientali comunitarie e le attività che possano avere un impatto sull’ambiente. Larealizzazione di un’infrastruttura dati europea punta a favorire la conoscenza, la disponibilità e l’interoperabilità deidati geografici e territoriali tra le pubbliche amministrazioni, anche attraverso la realizzazione di servizi in rete.Inoltre, si propone di facilitare l’accesso del pubblico alle informazioni territoriali ambientali in Europa e di coadiuvarei processi decisionali relativi all’ambiente e al territorio. 

Edilizia scolastica: verso scuole più sicure. Sbloccati 2,7 mld di euro Venerdi 24 Novembre 2017, 09:48

In arrivo risorse per 2,7 miliardi di euro per la sicurezza sismica ed efficientamento degli edifici scolastici e stabiliti i criteri per la nuova programmazione triennale (2018/2020) per l'edilizia scolastica. Annunciato un programma per la formazione sulla sicurezza in raccordo con la Protezione civile e l'INGV

Siglato mercoledì 22 novembre, dalla ministra Valeria Fedeli, in occasione della celebrazione

della Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, un decreto di autorizzazione di 1.058

milioni di euro ai Comuni per l'adeguamento sismico delle scuole e un Protocollo di di disponibilità

al finanziamento con la Bei (Banca europea per gli investimenti) e la Cassa depositi e prestiti che dà avvio

alla programmazione 2018-2020 per 1,7 miliardi (di cui 400 mln residui della precedente).

E ieri in Conferenza Unificata è arrivato i via libera al decreto con i criteri per la nuova programmazione

triennale (2018/2020) per l'edilizia scolastica, che riguarda interventi di ristrutturazione,

miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento sismico, efficientamento energetico, nonché

la costruzione di nuovi edifici scolastici pubblici. Sono stati concordati anche meccanismi per favorire

l'assegnazione delle risorse con tempi sempre più celeri da parte del Ministero". Il decreto prevede,

in particolare, che le Regioni, nella definizione dei loro piani regionali diano priorità a:

- interventi di adeguamento sismico, o di nuova costruzione per sostituzione degli edifici esistenti nel caso

in cui l'adeguamento sismico non sia conveniente;

- interventi finalizzati all'ottenimento del certificato di agibilità delle strutture;

- interventi per l'adeguamento dell'edificio scolastico alla normativa antincendio previa verifica statica e

dinamica dell'edificio;

- ampliamenti e/o nuove costruzioni per soddisfare specifiche esigenze scolastiche.

In occasione della Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole (che si è svolta il 22 novembre con

eventi anche ieri 23 novembre), a Roma è stata inaugurata la mostra dei 51 progetti vincitori del

concorso Scuole Innovative previsto dalla Buona scuola che ha visto la presentazione di 1.238 progetti

totali: scuole all'avanguardia, sostenibili e a misura di studente, efficienti dal punto di vista architettonico e

energetico. Nel corso della mattinata a Roma è stato anche annunciato che il progetto di scuola nato dalle

idee dei ragazzi e reso realizzabile grazie al contributo dell'architetto Mario Cucinella sarà

realizzato nella zona di Macerata. La Ministra ha infine annunciato un programma per la formazione

sulla sicurezza in raccordo con la Protezione civile e l'Istituto nazionale di geofisica e

vulcanologia.

red/pc

(fonte:MIUR)

24/11/2017 Il terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980 - Conoscere Geologia

http://www.conosceregeologia.it/2017/11/23/terremoto-irpinia-del-1980-oggi/ 1/2

Salvatore Candila    23 Novembre 2017    Nessun Commento

Il terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980

Oggi ricade l’anniversario del terremoto inIrpinia del 1980 (magnitudo 6.9 – massima

intensità X della scala MCS). In 37 anni tantecose sono cambiate sotto l’aspetto della

conoscenza dei terremoti, ma la prevenzione?

FIG.1, Distribuzione degli effetti prodotti dal terremoto del 1980. L’area didanneggiamento si estende per quasi tutto il territorio campano, in Basilicata e inPuglia (Fonte: DBMI11). I comuni classificati con intensità MCS ≥ 6 sono 422, lamaggior parte dei quali (303) in Campania, 55 in Basilicata e i restanti in Puglia eMolise. Sono 6 i comuni con intensità MCS pari a 10, nelle province di Avellino e

Salerno e 9 i comuni con intensità MCS pari a 9 in provincia di Avellino. (DA INGV)

Oggi è il trentasettesimo anniversario del terremoto dell’Irpinia, il sisma che si verificò il 23novembre del 1980 che colpì la Campania centrale e la Basilicata, caratterizzato da una magnitudo6,9 della scala Richter e massima intensità X della scala MCS.

L’epicentro fu individuato nel comune di Conza della Campania, in provincia di Avellino; il terremotocausò 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. Un terremoto spaventoso, quindi, un terremoto icui effetti vennero prodotti in quasi tutta la Campania, Basilicata e Puglia (vedi figura 1 da INGV).

24/11/2017 Il terremoto in Irpinia del 23 novembre 1980 - Conoscere Geologia

http://www.conosceregeologia.it/2017/11/23/terremoto-irpinia-del-1980-oggi/ 2/2

Il terremoto del 1980 è stato considerato come il sisma che ha dato inizio alla paleo-sismologia inItalia, in quanto negli anni ’80 e ’90 ci furono molti contrasti tra geologi e sismologi per spiegarel’evento.

Dopo l’evento, i dati sismologici indicavano un movimento della faglia, responsabile del terremoto,di tipo “estensionale” o “normale” (vedi figura 2); fu in questo modo che si capì che l’Italia centro-meridionale si stava ”stirando” dal Tirreno verso l’Adriatico. Ma questo fenomeno andavafortemente in contrasto con le conoscenze geologiche dell’epoca le quali sostenevano chel’Appennino fosse una catena a pieghe e faglie, nata da un processo di compressione crostale.

FIG.2, Scarpata di faglia del terremoto dell’Irpinia del 1980 sul monte Carpineta, ilrigetto verticale raggiunse 120 cm.

I terremoti di Gubbio e Abruzzo nel 1984, Umbria-Marche nel 1997, L’Aquila nel 2009 e soprattuttogli ultimi del Centro Italia, hanno confermato che il processo in atto è prevalentemente di tipo”estensionale” della penisola nella direzione nordest-sudovest.

Ma con il terremoto del 1980 si iniziò a capire anche la complessità del fenomeno della fagliazione.Si capì infatti che l’evento non fu unico a rompere la crosta, ma almeno tre eventi minori avvenuti inun solo minuto. Infatti il sisma del 1980 fu causato da tre terremoti di magnitudo compresa da 6.4 a6.6, per un totale pari a 6.9, verificati nell’arco di 40 secondi nella stessa zona.

Negli ultimi anni, sismologi e geologi hanno capito che la maggior parte dei terremoti si sviluppanoin modo analogo, anche se le differenze in tempo tra “sub-eventi” possono essere di ore, giorni,mesi o anni. In centro Italia sono trascorsi quasi due mesi, dal 24 Agosto al 30 ottobre 2016,  inUmbria e Marche nel 1997 passarono 9 ore tra la prima e la seconda scossa forte, in Friuli nel1976 alcuni mesi, in Abruzzo nel 1984 quattro giorni (7 e 11 maggio).

La sismologia, sta andando avanti, come si vede, ma purtroppo le zone dove si originano iterremoti sono inaccessibili agli strumenti e i geologi sismologi possiamo solo studiare il processoda lontano. Ciò che conta ed importante, adesso, è solo fare una buona prevenzione che devepartire prima di tutto dalla pianificazione urbanistica comunale.

24/11/2017 Emissioni di gas serra: la Cina inverte i flussi - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/inquinamenti/emissioni-gas-serra-la-cina-inverte-flussi/ 1/2

Clima | Energia | Geopolitica | Inquinamenti

Emissioni di gas serra: la Cina inverte i flussiA causa del rapido sviluppo del commercio sud-sud, la Cina esporta meno emissioni negli Usa e nell’Ue[24 novembre 2017]

Secondo lo studio  “Chinese CO2 emission flows have reversedsince the global financial crisis”,  pubblicato su NatureCommunications da un team di ricercatori cinessi delle universitàdell’East Anglia (Uea), Maryland, Anhui e del Beijing Institute ofTechnology e che studia i flussi di carbonio prodotti dai  recenticambiamenti nei modelli di sviluppo economico della Cina e il suoruolo nel commercio internazionale dopo la crisi finanziaria globale,«I flussi di emissione sono cambiati notevolmente sia nel commerciointerno che in quello estero. Alcune regioni economicamente menosviluppate, come la Cina sud­occidentale e nord­orientale, sonopassate da essere esportatrici nette di emissioni a importatrici nettedi emissioni. Ciò è dovuto principalmente alla rapida crescita deiconsumi nella Cina occidentale e ai cambiamenti nella strutturaproduttiva».

Paer quanto riguarda ii commercio estero, anche il ruolo della Cina nelle catene di approvvigionamento globali sta subendo unimportante cambiamento strutturale: «Le emissioni rappresentate nelle esportazioni cinesi sono diminuite dal 2007 al 2012, ilperiodo studiato, principalmente a causa di cambiamenti nella struttura produttiva e dei guadagni in efficienza – dicono al Tyndallcentre for climate change research dell’Uea –  mentre le destinazioni delle sue esportazioni si sono spostate dai Paesi sviluppati aquelli in via di sviluppo. Ad esempio, le emissioni rappresentate dalle esportazioni verso il Nord America e l’Europa occidentale sonodiminuite rispettivamente del 20 e del 16%, mentre quelle delle esportazioni verso l’America Latina e i Caraibi sono aumentate del33%».

I ricercatori cinesi chiedono che «venga prestata maggiore attenzione alle emissioni derivanti dall’aumento degli scambi tra Paesi invia di sviluppo, in gran parte a causa del rapido sviluppo del commercio sud­sud – commercio con e tra Paesi in via di sviluppo –che ha visto crescere la quota delle economie in via di sviluppo nel commercio internazionale».

Il principale autore dello studio, Zhifu Mi, che fino a poco tempo fa era alla School of international development dell’Uea e ora lavoraper University College London, spiega che «modelli di emissioni rappresentati nel commercio interno ed estero della Cina sono staticambiati dalla recessione economica ma i flussi interregionali di emissioni di carbonio in Cina e a livello internazionale nell’era dellacrisi post­finanziaria non sono stati analizzati a fondo. Questo studio mostra questi nuovi modelli di flusso del carbonio in Cina eanalizza i driver interni, oltre a indagare sul nuovo ruolo della Cina nel commercio globale, come riflesso dai flussi di emissioni dicarbonio così come rappresentati tra i Paesi».

Quello che emerge è che «In Cina, grandi quantità di emissioni di CO2 legate a beni e servizi consumati nelle province costiereorientali più ricche vengono importate dalle province più povere della Cina centrale e occidentale. Nel 2012, circa il 50% delleemissioni di CO2 in Cina sono state emesse durante la produzione di beni e servizi che alla fine sono stati consumati in provincedella Cina diverse o all’estero».

Un altro autore dello studio,  Dabo Guan, che insegna economia dei cambiamenti climatici alla School of international development e ricercatore al Tyndall centre, sottolinea che «I grandi squilibri nelle emissioni di CO2 presenti nel commercio interno riflettono lediscrepanze nei livelli di sviluppo economico tra le province.

I flussi netti delle emissioni dalle regioni occidentali alle regioni orientali della Cina potrebbero ulteriormente ridursi a causa della piùrapida crescita economica nelle regioni occidentali. La Cina sta lottando per bilanciare lo sviluppo economico tra le province e perrestringere il divario tra est e ovest».

La crisi finanziaria ha rallentato la crescita dell’’economia globale ma, nonostante questo, nel periodo 2010 – 2012, più della metàdelle emissioni provenienti dalle esportazioni cinesi è derivata dalla crescita del commercio estero verso i Paesi in via disviluppo. Prima di allora, le esportazioni cinesi erano fortemente dipendenti dalla domanda di importazioni dalle economiesviluppate, in particolare dagli Stati Uniti e dai mercati europei.

Gli autori dello studio sostengono che «La recente traiettoria implica che le destinazioni delle emissioni delle esportazioni esteredella Cina si sposteranno ulteriormente dai Paesi sviluppati ai Paesi in via di sviluppo a causa del suo ruolo in evoluzione nelcommercio globale.Il crescente volume di scambi della Cina con altri Paesi in via di sviluppo contribuisce notevolmente allo sviluppo

24/11/2017 Emissioni di gas serra: la Cina inverte i flussi - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

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del commercio sud­sud. La Cina ha aumentato i suoi investimenti nelle economie emergenti, ad esempio in Africa, e stapromuovendo il commercio con i Paesi in via di sviluppo. Pertanto, le emissioni delle esportazioni cinesi verso queste economieaumenteranno ulteriormente».

Guan  conclude: «A causa dei grandi flussi di emissioni nette dai Paesi in via di sviluppo verso i Paesi sviluppati, negli ultimi anni,molti ricercatori hanno proposto di applicare una contabilità basata sul consumo per riassegnare le responsabilità di mitigare icambiamenti climatici. La Cina ha un contributo predominante in questi flussi netti di emissioni, ma le emissioni incorporate nelleesportazioni verso i Paesi sviluppati sono diminuite. e politiche che affrontano la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio tra Paesisviluppati e in via di sviluppo sono meno rilevanti. L’esternalizzazione delle emissioni di carbonio è un problema globale non solo traPaesi sviluppati e in via di sviluppo, ma sempre più tra Paesi in via di sviluppo. A causa del rapido sviluppo del commercio sud­sud,dobbiamo prestare maggiore attenzione ai trasferimenti delle emissioni di CO2 tra i Paesi in via di sviluppo».

24/11/2017 Terreni abbandonati: una legge per la “riforma agraria” e la green economy nelle aree montane italiane - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sost…

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Terreni abbandonati: una legge per la “riformaagraria” e la green economy nelle aree montaneitalianeUn’iniziativa contro l’abbandono a Caramanico Terme[24 novembre 2017]

Milioni di ettari di terreno, nelle aree pedemontane e montaned’Appennino e di parte delle Alpi, un tempo coltivate ed utilizzate,prevalentemente, per un’economia agro­zootecnica di sussistenza,legata alla sopravvivenza delle comunità locali, sono oggi non soloincolte, ma prive di qualsiasi inserimento in una prospettivaproduttiva e di valorizzazione territoriale. Dopo la seconda grandeemigrazione, degli anni ’50­’60 del secolo scorso, infatti, oltre ad unsignificativo svuotamento dei centri abitati dell’Appennino, che haportato, in molti casi, ad un quasi dimezzamento delle popolazioniche abitavano i nostri centri pedemontani e montani, si èdeterminato, inesorabilmente, anche un progressivo e profondoabbandono degli interessi e delle attività di coltivazione e diallevamento condotte alle falde delle nostre montagne. Questoabbandono, che sembra essere irreversibile, non tanto dal punto divista dell’interesse nei confronti di certe attività produttive, ma quanto, piuttosto, rispetto alle barriere di carattere burocratico eprocedurale che impediscono un facile ed immediato “ritorno” alla gestione dei fondi, rischia di determinare, nei prossimi anni, unacompleta esclusione della montagna non solo dai processi di ripresa economica del nostro Paese, ma anche e soprattutto dalleopportunità di tipo ambientale e culturale che una programmata, oculata, sostenibile ri­occupazione di questi territori potrebbesignificare, non da ultima, la tutela di certi tipi di agro­ecosistema che, fino ad alcuni anni or sono, sono stati baluardi di specievegetali e faunistiche, per altro oggi tutelate dalla normativa europea.

Alcuni dei principali problemi, in tal senso, sono rappresentati dalla cosiddetta “polverizzazione” della proprietà fondiaria edall’impossibilità di rintracciare proprietari ed eredi dei terreni incolti, così come anche di beni immobili, perché, in molti casi, emigratida molti anni, deceduti, o irreperibili.

E’ partendo da queste considerazioni che Il Comune di Caramanico Terme, Legambiente, Anci hanno promosso per oggi l’iniziativadi studio “Tornare alla Terra – iniziative e innovazione normativa per il recupero dei terreni abbandonat”, patrocinata da UncemFondazione Montagne Italia, e dal Parco Nazionale della Majella, nel tentativo di «individuare e avviare un percorso giuridicamentesolido e tecnicamente efficace che sappia delineare un nuovo scenario di attenzione sul ruolo che detti territori possono avere nellanuova, anzi rinnovata “idea” della montagna, in termini produttivi, ecologici, culturali, in piena sinergia con la normativa europea, coni Piani di Sviluppo Rurale, con gli effetti istitutivi dei Parchi, con la riorganizzazione delle competenze degli enti locali, e in unarinnovata e concreta azione di prevenzione del rischio idrogeologico, di contrasto all’abbandono delle aree interne, di stimoloall’imprenditoria giovanile.

A partire dalle ore 15.00, esperti giuristi, tecnici forestali e rappresentanti delle istituzioni si ritrovano al Convento delle Clarisse aCaramanico Terme per dare avvio alla possibilità di un momento di innovazione normativa che porti i Comuni ad avere un ruolodefinito e diretto nella gestione delle problematiche relative all’accorpamento fondiario.

Partecipano, tra gli altri, Francesco Pastorelli, direttore Cipra –  Commissione internazionale per la protezione delle Alpi, RaoulRomano, Centro politiche e bioeconomia del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, GiacomoNicolucci, Diritto dell’ambiente università di Urbino, la senatrice Angelica Saggese, della Commissione agricoltura e produzioneagroalimentare, e il deputato Enrico Borghi, presidente dell’Intergruppo parlamentare per la montagna.