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Politiche pubbliche e comunità rom
Convegno: «Comunità rom e sinti: oltre i luoghi comuni» Torino, 24 novembre 2020
Processo di razzizzazione
Maurice Olender Razza e destino
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Razzizzare una popolazione è chiuderla in un passato senza passato né futuro, consegnarla a un destino fissato una volta per tutte. A coloro che in questo modo vengono assegnati in una “razza” come in un cerchio magico da cui nessuno può uscire, è come se si dicesse: “Tu e i tuoi discendenti sarete come i genitori e gli antenati sono sempre stati”. E inoltre: “Siete privi di qualsiasi mobilità, vi mancano le condizioni di perfettibilità, siete i paralitici della storia”. O ancora, coniugando il verbo essere fuori dal tempo e dallo spazio: “Voi siete sempre gli stessi, identici gli uni agli altri, indifferenziati: usciti tutti quanti dal medesimo stampo”. Infine, per prescrivere all’altro che non fa parte della stessa “umanità civilizzata”, che non condivide gli stessi valori, gli si dice: “Lei, qualunque cosa dica o faccia, è definitivamente messo fuori gioco dalla storia”
Maurice Olender, Razza e destino
Cesare Lombroso (1835-1909)
«Gli zingari sono l'immagine viva di una razza intera di delinquenti, e ne riproducono tutte le passioni ed i vizi. Hanno in orrore tutto ciò che richiede il minimo grado di applicazione; sopportano la fame e la miseria piuttosto che sottoporsi ad un piccolo lavoro continuato; vi attendono solo quanto basti per poter vivere; sono spergiuri anche tra loro; ingrati, vili, e nello stesso tempo crudeli».
Prima e dopo Auschwitz
«Sono snelli e flessuosi, di media statura, ben proporzionati e potrebbero essere classificati fra i biotipi longilinei stenici. Le mani e i piedi sono piccoli. Sono raramente obesi, forse per il fatto che fanno una vita movimentata e che si cibano di alimenti poco sostanziosi, ma bisogna invocare anche il fattore razziale».
(Renato Semizzi)
Flusso migratorio comunità rom: 1° e 2°
Secolo XV 1918-1939
Flusso migratorio comunità rom: 3° e 4°
Anni Sessanta-Novanta Anni Novanta-Duemila
Terzo flusso migratorio
1967
Riforma economica di Tito
Chiusura fabbriche storiche in aree rurali
Possibilità di espatriare grazie ad un semplice visto turistico
1980
Morte di Tito
Tensioni sociali
Persecuzione nei confronti delle minoranze
1992
Proclamazione della Repubblica Serba di Bosnia Erzegovina
Inizio guerra civile
Fuga di 30.000 rom dalle Repubbliche dell’ex Jugoslavia
1980: Chi sono i nuovi arrivati?
Richiedenti asilo?
• Soggetti con diritto di protezione umanitaria
• Da sanare giuridicamente
• Da assistere socialmente attraverso percorsi inclusivi
Nomadi? Zingari?
• Soggetti che incarnano la diversità
• Da tutelare culturalmente
• Da collocare in spazi di tutela culturale
Chi sono i nuovi arrivati?
Richiedenti asilo• Spagna• Francia• Germania• Belgio• Città di Bologna (Legge 390/92)1995: 19 centri per l’accoglienza di 447 persone che gradualmente verranno assorbiti nel tessuto sociale.
Nomadi/Zingari
• Leggi Regionali
• 10 Regioni legiferano in forza di tale opzione
Legge Regione Piemonte n.26 del 1993 «Interventi a favore della popolazione zingara»
ART. 1
La Regione Piemonte, con la presente legge, disciplina gli interventi a favore delle popolazioni zingare allo scopo di salvaguardarne l'identita' etnica e culturale e facilitarne, nel rispetto della reciproca conoscenza e convivenza, il progressivo inserimento nella comunita' regionale.
ART. 2
I Comuni, i Consorzi di Comuni e le Comunita' Montane provvedono alla realizzazione di aree di sosta attrezzate per gli zingari.
Le aree vanno considerate, su richiesta degli interessati, quale domicilio o residenza dello zingaro.
ART. 7
I Comuni, i loro Consorzi, le Comunita' Montane promuovono iniziative per favorire l'inserimento dei minori appartenenti ai gruppi zingari nella scuola e per agevolare l'istruzione permanente degli adulti, in forme compatibili e nel rispetto della cultura zingara.
Case ispirate a condizioni pre-esistenti?
Abitazione per senza fissa dimora
Abitazioni per cittadini Inuit
L’Italia, il «Paese dei campi»
«In Italia sono largamente diffusi gli stereotipi ostili ai rom. Alla base dell’azione del governo italiano nei confronti dei rom, c’è la convinzione che questi siano “nomadi”. Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, dieci regioni italiane hanno adottato delle leggi per “la protezione delle culture nomadi” attraverso la costruzione di campi segregati. Questo progetto ha reso ufficiale la percezione che tutti i rom siano nomadi e che possano vivere solo in campi isolati dal resto della società italiana Il risultato è che molti rom sono stati effettivamente forzati a vivere la romantica e repressiva immagine degli italiani; le autorità italiane sostengono che il loro desiderio di vivere in vere case non è autentico e li relegano in “campi nomadi” (ERRC)
I rom a Torino: politiche e interventi (1980-1990)
1. Istituzione Ufficio Stranieri e Nomadi (1982)
2. Realizzazione di 2 aree sosta per i rom provenienti dall’ex Jugoslavia: campo Druento (200 persone) e Strada dell’Arrivore (nel 1991 raggiunge le 500 unità)
3. Associazioni: Opera Nomadi, Associazione Italiana Zingari Oggi
I rom a Torino: politiche e interventi (1988-2007)
1. 1988: chiusura del campo Druento e trasferimento delle persone in Strada dell’Aeroporto
2. 2002: arrivo delle prime famiglie rom provenienti dalla Romania
3. 2004: chiusura del campo dell’Arrivore e trasferimento delle persone in via Germagnano
4. 2007: Rimozione dell’obbligo di visto per l’Italia dalla Romania. Censimento: 1.300 rom rumeni in baraccopoli informali.
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Nei campi sosta i profughi stanno morendo. Come Comune adesso facciamo ciò che vogliamo, siamo indipendenti dal Ministero e, d’altra parte, abbiamo capito che possiamo scordarci un aiuto. Bisogna togliere i profughi dai campi sosta. Se non si è fatto sino ad oggi è perché esisteva la concreta possibilità che ci finanziassero. Adesso non più. Faremo dei progetti»
Maurizio Pia, responsabile dell’Ufficio Stranieri e Nomadi del Comune di Torino, anno 1995.
Tipologie abitative pubbliche monoetniche
Insediamenti formali Insediamenti informali Edilizia residenziale pubblica
Insediamenti formali
- Progettati, realizzati e gestiti dalle istituzioni
- Sono 119 che insistono in 68 Comuni italiani
- 12.700 le persone presenti
- Aspettativa di vita di 10 anni inferiore
- La città con il maggior numero è Roma (15)
- Il 47% ha la nazionalità italiana. Il 42% proviene dall’ex Jugoslavia
Insediamenti formali – Nord Italia
- 5.814 persone- 69 insediamenti- 88% di nazionalità
italiana- 12% di origine ex
Jugoslavia- 84: densità media
Insediamenti formali – Centro Italia
- 4.938 persone- 38 insediamenti- 11% di nazionalità
italiana- 70% di origine ex
Jugoslavia- 130: densità media
Insediamenti formali – Sud Italia
- 1.897 persone- 12 insediamenti- 23% di nazionalità
italiana- 60% di origine ex
Jugoslavia- 158: densità media
Insediamenti informali in Italia
- 7.300 persone- Roma: città con maggior
numero di micro insediamenti (300)
- Campania: regione con il maggior numero di insediamenti informali
- Nazionalità prevalente: rumena e bulgara
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Razzizzare una popolazione è chiuderla in un passato senza passato né futuro, consegnarla a un destino fissato una volta per tutte. A coloro che in questo modo vengono assegnati in una “razza” come in un cerchio magico da cui nessuno può uscire, è come se si dicesse: “Tu e i tuoi discendenti sarete come i genitori e gli antenati sono sempre stati”. E inoltre: “Siete privi di qualsiasi mobilità, vi mancano le condizioni di perfettibilità, siete i paralitici della storia”. O ancora, coniugando il verbo essere fuori dal tempo e dallo spazio: “Voi siete sempre gli stessi, identici gli uni agli altri, indifferenziati: usciti tutti quanti dal medesimo stampo”. Infine, per prescrivere all’altro che non fa parte della stessa “umanità civilizzata”, che non condivide gli stessi valori, gli si dice: “Lei, qualunque cosa dica o faccia, è definitivamente messo fuori gioco dalla storia”
Maurice Olender, Razza e destino
Comune di Torino – Ufficio Stranieri e Nomadi (aggiornato al 16.03.2020)
• Orari e contatti in lingua inglese, francese, arabo, urdu e cinese
• Tratta solo il «Servizio Nomadi»
• Funzioni: Il servizio offre informazione, consulenza e accoglienza alla popolazione Rom e Sinta presente o in transito sul territorio cittadino.
• Servizi: Gestione delle aree sosta attrezzate, rilascio autorizzazioni alla sosta e alla residenza
• Destinatari: Rom, Sinti, Camminanti Siciliani ed altre tribù nomadi in transito nella città
Due facce di un unico razzismo
Una «cultura» da combattere Una «cultura» da preservare
Chiudere o superare un campo rom?
Chiudere = Spostare Superare = Includere
Insediamenti superati in Italia – anno 2018-2019
Moncalieri Palermo Sesto Fiorentino
Insediamenti superati in Italia – anno 2018-2019
Ferrara Firenze Torino???
1. Approccio top down, rigido, non negoziabile
2. La meritocrazia come criterio di intervento
3. Impianto etnico e tournover del personale
4. Scrematura multi livello
5. Assenza di valutazione di impatto e scarsa trasparenza
Le 5 «pietre d’inciampo» nelle politiche locali
Approccio top-down, discriminatorio, con scrematura multivello
Sindaco
Ufficio dedicato
Piano rom
StakeholderdsComunità
Zingari brutti, sporchi, cattivi!
UNA VIA D’USCITA. SI PUÓ FARE!
•Abbandono dell’approccio etnico
•Modello partecipativo
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Il coinvolgimento comunitario
SI PUÓ FARE! - Prima via d’uscita
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Il Gruppo di Azione Comunitario (GAC) come cuore dell’intervento
Valutare i bisogni della comunità che nel quartiere vivono in baraccopoli individuando obiettivi espliciti ma non esclusivi; decidere la priorità degli interventi con un approccio integrato affinché le azioni intraprese risultino efficaci e sostenibili e valorizzando strumenti ordinari già attivi; valutare le capacità delle istituzioni nell’offrire risposte ai problemi individuati.
SI PUÓ FARE! – Seconda via d’uscita
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Il Piano di Azione Locale (PAL)
Attraverso il lavoro del GAC, si sviluppa un Piano di Azione Locale (PAL) che dovrà essere approvato dalla Giunta e/o dal Consiglio Comunale.
SI PUÓ FARE! – Terza via d’uscita
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Finanziare, realizzare, monitorare
L’intervento viene promosso dal coordinatore comunale e da una Task force comunale multidisciplinare che opererà in stretto rapporto con il CAG. Quest’ultimo sarà chiamato a verificare la corretta applicazione, effettuare il costante monitoraggio e la valutazione d’impatto. In questa fase è indispensabile il coinvolgimento pro attivo dei beneficiari, per poter garantire la sostenibilità dell’intervento
SI PUÓ FARE! – Quarta via d’uscita
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Campagna comunicativa
Occorre attivarsi verso un riposizionamento retorico che abbandoni definitivamente la sottolineatura etnica e abbracci riflessioni sul vantaggio collettivo che si potrà avere, in termini economici e sociali, dal superamento delle baraccopoli
SI PUÓ FARE! – Quinta via d’uscita
Approccio bottom up, rivolto alle baraccopoli
Sindaco
Coordinatore
Facilitatore
Gruppo Azione Comunitaria
Piano Azione Locale
Tasf Force
Giunta e/o Consiglio
Diritti per i baraccati!
Nelle città italiane il campo rom non è più solo uno spazio di segregazione urbana ma un’ideologia che giustifica dispositivi escludenti.Passare da una «cultura dello scarto» a una «cultura della cura», raccomanda papa Francesco. È questa la sfida alla quale ogni primo cittadino è chiamato.
Carlo Stasolla - Associazione 21 luglio
Il campo rom come….
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