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PallavoloLa pallavolo è uno sport incredilbimente popolare che si pratica in quasi tutti i paesi del mondo. Si può giocare all’aperto, al chiuso e persino sulla spiaggia.

La tecnica del bagher consiste nel respingere il pallone con la parte radiale o con la parte interna delle braccia unite. A seconda delle varie direzioni in cui si muovono le braccia si avrà il bagher in avanti o quello laterale. Il bagher in avanti (o frontale) è quello più utilizzato: è il passaggio con le braccia che invia la palla davanti al corpo. Quando il pallone in arrivo ha una velocità limitata si accompagna il bagher utilizzando anche le gambe, in modo da imprimergli la forza necessaria per spostarlo (ad esempio in ricezione su battuta float).

Nei campionati italiani i tipi di pallone utilizzati sono stabiliti dalle norme emanate dalla FIPAV con la guida pratica.

Da sapere

Servizio

Secondo il regolamento della FIVB, la palla deve essere di cuoio vero o sintetico e deve avere una forma sferica, una circonferenza di 65–67 cm, un peso di 260-280 grammi e una pressione interna di 0,30-0,325 kg/cm².

il bagher

Si chiama “servizio” il colpo netto che mette in gioco la palla inviandola nel campo avversario. Il servizio deve essere effettuato, entro 8 secondi dal fischio di autorizzazione del primo arbitro, con una mano o con il braccio dopo che la palla è stata lasciata o lanciata in aria dalla mano. La limitazione è stata imposta per impedire che il pallone venga trattenuto da una o due mani eseguendo dei lanci con effetti speciali.

Muro

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Si chiama “muro” l’azione in cui la parte del corpo che uno o più giocatori di prima linea possono innalzare al di sopra della rete al fine di arrestare il colpo avversario.

Si chiama “servizio” il colpo netto che mette in gioco la palla inviandola nel campo avversario. Il servizio deve essere effettuato, entro 8 secondi dal fischio di autorizzazione del primo arbitro, con una mano o con il braccio dopo che la palla è stata lasciata o lanciata in aria dalla mano. La limitazione è stata imposta per impedire che il pallone venga trattenuto da una o due mani eseguendo dei lanci con effetti speciali.

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a reteLe squadre hanno a

disposizione tre tocchi permandare la palla dall’altra

parte della rete. Possono usare qualsiasi parte del corpo a

condizione che non afferrino o trattengono la palla.

LA PALLA CHE PASSIONE:

IMPARO A GIOCARE A PALLAVOLO

Nell’immaginario dei bambini la palla rappresenta un compagno di gioco insostituibile.I modi per giocare con la palla sono infiniti: posso usare le mani, i piedi, la testa, le braccia, le gambe; posso giocare da solo, con il muro, con la rete, in coppia, in un piccolo gruppo, nel grande gruppo, in squadre improvvisate od organizzate.é uno strumento indispensabile fin dalla più te-nera età per migliorare la coordinazione oculo-manuale e la motricità fine e grosso motoria; si possono usare sfere di varie dimensioni, peso e forma. Inoltre il gioco con la palla aiuta a migliora-re la capacità di relazionare con gli altri, rispetta-re le regole che sono imposte da un dato gioco-sport o che si possono creare e stabilire insieme.Uno dei giochi con la palla che più rispecchia le caratteristiche di un gioco di squadra è la pallavolo che nella fase iniziale semplificata prende il nome di MINIVOLLEY. è utile che i fondamentali di base della pallavolo - palleggio, “bagher”, servizio - non vengano insegna-ti precocemente ma vi sia una fase propedeutica che può in-ziare dai 6/7 anni di età, nella quale il bambino/a, attraverso numerosissime proposte di gioco, alleni e apprenda tutti gli schemi motori di base e in particolare quelli utili all’ap-prendimento della pallavolo: correre (avanti, indietro, lateralmen-te, …) saltare (in basso, in alto, avanti, indietro, …) roto-lare, strisciare; lan-ciare, afferrare, tirare

(usando mani, piedi, testa, braccia, …) colpire, respingere la palla usando sfere di varie dimen-sioni, peso e consistenza. L’apprendimento inizia attraverso la motricità legata all’uso dell’attrezzo: parte dalla palla che rotola, prosegue con la pal-la che rimbalza e termina con la palla che vola. I giochi che portano a quest’ultima fase devono essere numerosi, motivanti e coinvolgenti in ma-niera che, pur nella ripetitività del gesto (neces-saria all’apprendimento) il bambino non si annoi. L’aspetto fondamentale è l’osservazione e la let-tura della traiettoria del pallone che deve essere fatta con una sempre maggiore anticipazione: tale obiettivo può essere ottenuto “obbligando” ad esempio il bambino a segnalare con un battuta di mani l’apice della traiettoria stimolandolo ad arri-vare prima sotto la palla che sta scendendo. Solo in tal modo, e quando riterremo che il miniatleta sia in grado di arrivare con i tempi giusti, potre-mo inserire il palleggio. Contemporaneamente a questo tipo di attività si potranno svolgere giochi che facilitino l’uso dei polpastrelli delle due mani e

la capacità di utilizzare l’articolazione dei polsi. I bambini impareranno ad usare le due mani sin-cronicamente per spingere il pallone a terra e poi per spingerlo verso l’alto. I piccoli saranno poi “stimolati” a spingere la palla verso l’alto usando la rete. Utile in questo è anche l’utilizzo

di palloni più pesanti (basket) o palle medicinali (da ½ kg o 1 kg a seconda delle capacità fisica e

dell’aetà anagrafica). I giochi 1 vs 1, 2 vs 2, 3 vs 3 consentiranno di apprendere il passaggio tra i

compagni che arriverà inizialmente fermando la palla sopra la fronte.

Fin dai 6/7 anni posso-no essere organizzate mini-partite nelle qua-li i bambini dovranno modulare in situazioni diverse le capacità mo-

torie di afferrare, lancia-re e passare la palla; in tali situazioni giocando

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i compagni di squadra (sono obbligatori, tre toc-chi della palla per squadra ogni azione di gioco), i mini atleti cominceranno a superare la loro fase egocentrica acquisendo una prima capacità di collaborazione. In questo senso la pallavolo può essere ritenuto uno degli sport più “democratici” in quanto all’interno di un gruppo-squadra ciascun componente ha pari importanza, responsabilità e ruolo pur nella pluralità delle capacità e potenzia-lità individuali. I primi veri tornei di minivolley, cioè con palla respinta al volo e campo ridotto (normal-mente 4,5 m X 4,5 m), avverranno utilizzando solo il fondamentale del palleggio. Gradualmente e con modalità simili verranno poi appresi il servizio dal basso e il così detto “ba-gher”. Questi saranno gli unici fondamentali usati in questa fase. Entusiasmo, motivazione e impe-gno non potranno non mancare né ai tecnici, né ai mini atleti. Solo in questo modo la pallavolo di-venterà una vera PASSIONE!!!

autore: TOSOLINI NICOLADocente di scuola primaria

Istruttore minivolley e pallavolo giovanile dal 1995 Istruttore C.A.S. (centro di avviamento allo sport)

Allenatore di 1° grado e 2° livello giovanile F.I.P.A.V. Feletto Umberto

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SPORT E BAMBINI, DIAMOCI uNA MOSSA

Il movimento non è solo pratica sportiva. è gioco, attività all’aria aperta, corsa, passeggiata. A partire dai 6 anni, da quando incomincia la scuola, il bambino può incorre-re nel rischio della sedentarietà: le ore trascorse dietro il banco sommate al tempo necessario per lo svolgi-mento dei compiti a casa e al tempo trascorso davanti a televisione e computer possono impigrire il bambino e condizionarne il benessere e l’equilibrio psicofisico presente e del futuro. Anche se negli ultimi tempi la percentuale di bambini in età scolare che pratica attività fisica è in lieve aumen-to rispetto agli anni precedenti, rimangono alti i numeri che indicano tra i più piccoli il permanere di abitudini alimentari scorrette e di comportamenti sedentari. è quanto emerso dall’ultima raccolta dati (condotta nel 2012 e riferita agli alunni della scuola primaria) di OKkio alla SALUTE, il sistema di sorveglianza promosso dal Mi-nistero della Salute e dal CCM (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie) e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità. L’indagine, che si conduce periodicamente dal 2007, permette di valutare lo stato ponderale dei bambini di 8-9 anni, i loro stili alimentari, l’abitudine all’esercizio fi-sico e le iniziative scolastiche a favore di una sana nu-trizione e dell’attività fisica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea come una giusta dose di attività fisica nell’età della crescita contribuisca allo sviluppo di tessuti muscoloscheletrici (ossa, muscoli, legamenti), del sistema cardiovascolare (cuore, polmoni) ed endo-crino-metabolico. Inoltre, favorisce la coordinazione e la capacità di con-trollo dei movimenti e facilita il mantenimento del peso ideale. Motti latini come "mens sana in corpore sano"

racchiudono una verità che ben si applica anche all’in-fanzia e alla pubertà: i bambini che svolgono una re-golare attività fisica (sport di gruppo o individuali, gio-chi all’aria aperta, ginnastica), infatti, dimostrano una maggior fiducia nelle proprie possibilità, sono portati a una maggior autostima, alla facilità nei rapporti sociali, a una maggior sopportazione dello stress, e sono in un certo senso più "al riparo" dall’eventuale propensione a disturbi come ansia e depressione. Inoltre, l’esercizio fisico comporta migliore mobilità articolare, tonicità mu-scolare e corretta postura.

Secondo le Raccomandazioni dell’Organizzazione Mon-diale della Sanità, al fine di migliorare le condizioni car-diorespiratorie, scheletriche e muscolari dei bambini e ragazzi di età compresa tra i 5 e i 17 anni e i loro indica-tori di salute metabolici e cardiovascolari:

• occorre accumulare almeno 60 minuti di attività fisica al giorno, di intensità da moderata a elevata• se si supera l’ora giornaliera di esercizio fisico, l’orga-nismo ne trarrà vantaggi in termini di benessere e salute• la maggior parte dell’esercizio fisico è bene sia di tipo aerobico (quello che aumenta cioè la richiesta di ossi-geno da parte dell’organismo) e che attività di elevata in-tensità siano praticate almeno 3 volte a settimana, inclu-se quelle che rafforzano muscoli e ossa (che possono essere svolte nell’ambito di giochi come corsa e salto).

Per approfondire consulta:• l'area tematica Guadagnare salute Stili di vita sezione Attività fisica• le pagine del progetto OKkio alla SALUTE

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PallacanestroVeloce, impetuosa e atletica, la pallacanestro (o basket) è uno sport emozionante. Lo scopo del gioco è infilare il pallone dentro un canestro a oltre tre metri d’altezza. è particolarmente popolare negli Stati uniti.

PaSSaggi e PalleggiI giocatori fanno viaggiare la palla attraverso il campo passandola ai compagni di squadra. Il passagio più comune è ad altezza del petto, ma esistono anche il passaggio sopra la testa e quello schiacciato per terra. Il giocatore può anche far rimbalzare la palla (palleggio) mentre corre lungo il campo.

Le squadre cercano di portare la palla il più possibile vicino al canestro per segnare più facilmente. Una volta sotto al canestro, i giocatori hanno un paio di opzioni. Possono segnare con un "lay up", appoggiando la palla al tabellone. Più spettacolare è la cosidetta "slam dunk", con i giocatori che saltano in alto e sembrano sospesi in aria prima di schiacciareil pallone nel canestro.

Da sapere

è particolarmente popolare negli Stati uniti.

alleggiI giocatori fanno viaggiare la palla attraverso il campo passandola ai compagni di squadra. Il passagio più comune è ad altezza del petto, ma esistono anche il passaggio sopra la testa e quello schiacciato per terra. Il giocatore può anche far rimbalzare la può anche far rimbalzare la palla (palleggio) mentre corre

Un giocatore deve sempre tenere la mano con cui palleggia sopra alla palla, altrimenti sarà penalizzato per "palleggio accompagnato".

La metà campo in cui una squadra attacca è detta "offensiva" mentre la metà campo in cui una squadra si difende è detta "difensiva".

Gli uomini usano palloni con una circonferenza di 75 cm, le donne una palla poco più piccola.

Il ferro del canestroha un diametro di 45 cm.

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LO SPORT E L’ATTIVITà FISICA AIuTANO

A CRESCERE E STARE INSIEME!

A tale scopo gli alunni delle due sezioni a tempo pieno nel corso dell’anno hanno eseguito le se-guenti attività:• ATTIVITà DI EASYBASKET - COMITATO PROVIN-CIALE DI uDINE (minibasket per i più piccoli con regole semplificate) in collaborazione con la F.I.P. (Federazione Italiana Pallacanestro) proposta da un istruttore tecnico federale, la prof.ssa Simona Puppis e poi proseguita dal docente di classe;• ATTIVITà DI MINIVOLLEY proposta dalla Società Sportiva KENNEDY di Tavagnacco;• AVVIO AL JuDO tenuto da esperti della YAMA-RASHI di Udine.

Tutte queste attività sono sempre in esecuzione, continuate e potenziate dal docente di classe di Educazione Fisica, m.o Tosolini Nicola, che ha rin-forzato anche le competenze motorie previste nel percorso formativo disciplinare. In collaborazione con la Facoltà di Scienze della Formazione di Udine e quella di Scienze Motorie sono stati realizzati una serie di test:• TEST IPER per valutare i deficit di inibizione comportamentale e di persistenza del compito;• TEST BAD per la valutazione dei comportamenti oppositivi e aggressivi;

• PROVE MOVIT per valutare: Equilibrio e coordinazione generale; Coordinazione segmentaria e intersegmentaria; Coordinazione delle mani; Oculo-manuale e abilità; Grafo-motoria.• ALTRI TEST effettuati con supporti multimediali

I risultati sono stati tabulati e analizzati e si intende riproporre i test nei successivi anni scolastici per valutare l’evoluzione di ciascun alunno e del grup-po classe. Le attività in palestra e di gioco hanno avuto anche una ricaduta e un riscontro in varie altre discipline. In particolare la docente delll’area linguistica di 2^C, la maestra Maria Grazia Malvagi, in collaborazione con una studentessa laureanda in Scienze della Formazione primaria dell’Universi-tà di Udine, ha realizzato un percorso di scoperta delle emozioni anche legate alla pratica sportiva attraverso disegni, giochi, testi personali e letture. In classe 2^B sono stati ricercati i giochi dei nonni, da effettuare anche in lingua friulana; i bambini si sono dedicati all’invenzione di giochi dei quali sono state verbalizzate e condivise le regole. Si prevede di proseguire il percorso descritto che prevede il potenziamento dell’attività motoria anche in classe terza e nelle classi successive.

Le classi 2^B e 2^C della Scuola Primaria di Feletto Umberto nel corso dell’anno

scolastico 2012/2013 hanno iniziato un percorso formativo interdisciplinare

denominato PROGETTO VITAMINA che, partendo da un potenziamento delle ore

di educazione fisica, mira a verificare se nel percorso scolastico primario un

rafforzamento mirato di tali attività porti un effettivo giovamento anche in altri

aspetti della formazione personale, oltre a quelli strettamente legati

all’evoluzione fisica.

Infatti noi insegnanti siamo consapevoli e convinti, idea condivisa in tutto l’istituto comprensivo di Ta-vagnacco, di alcuni principi fondamentali:• L’attività fisica, motoria e la pratica di giochi-sport migliorano le capacità di attenzione e di concen-trazione; • Attraverso l’attività fisica molti alunni possono sviluppare appieno tutte le loro potenzialità, au-mentare la propria autostima e motivarsi alle altre discipline di studio;• Le competenze sociali si migliorano attraverso il gioco condividendo le regole e collaborando al bene comune; • Una costante attività fisica previene le malattie e i disturbi alimentari più diffusi.

autore: TOSOLINI NICOLADocente di scuola primaria

Feletto Umberto

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Sommario

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3 Saluto del Sindaco di Codropo

4 Saluto dell'assessore allo sport di Codroipo

6 Le associazioni sportive

10 Pallavolo

12 La palla che passione

15 Sport e bambini, diamoci una mossa

16 Pallacanstro

18 Lo sport aiuta a crescere insieme

20 Nuoto

21 La respirazione

24 Rugby

26 Penna o tastiera?

30 Tennis

32 Il tennis? Si inizia col servizio

34 Il ruolo educativo dello sport

36 Pattinaggio a rotelle

38 Equitazione

40 Sport e attività fisica

42 Danza

43 Il decalogo del buon genitore

44 Il gioco, un esigenza del bambino

46 Scherma

47 L'attività psicomotoria

48 Atletica leggera

50 Arrampicata

52 Qaule attività per i bambini da 5 anni?

54 Tiro con l'arco

55 Sport amico dei bambini

56 Mountain bike

57 Il gioco

58 Taekwondo

NuotoLa storia del nuoto trova le sue origini sin dalla preistoria, oltre 7000 anni fa, come testimonia il rinvenimento di pitture rupestri rappresentanti uomini nell'atto del nuoto risalenti all'Età della pietra.

Considerato uno sport completo e salutare, che distribuisce il movimento omogeneamente su tutto il corpo, favorisce la salute, la longevità e il benessere fisico e psicologico.

nuoto e Salute

Il nuoto è una buona forma di esercizio. Poiché la densità del corpo umano è all'incirca simile a quella dell'acqua, il corpo viene sostenuto da questa e quindi meno stress viene posto su giunture e ossa. Inoltre, la resistenza al movimento dipende pesantemente dalla velocità del movimento, permettendo una calibrazione degli esercizi in base alle capacità di ciascuno.

Si pensa che fin dal XIV sec. a.C. i Persiani utilizzassero gusci di tartaruga levigati per proteggere gli occhi dall’acqua (il carapace di tartaruga può essere levigato così finemente da divenire perfettamente trasparente).

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La respirazione permette l'ossigenazione di cellule, muscoli e tessuti e favorisce l'eliminazione di scorie dall'organismo. La produzione di energia necessita di un rifornimento continuo di ossigeno e genera, come sostanza di rifiuto, anidride carbonica. L'atto respiratorio, come tutti sanno, si divide in due fasi: l'inspirazione e l'espirazione. La prima può essere:• basale, con espansione delle basi polmonari;• costale (si sollevano le coste);• clavicolare (si sollevano le clavicole).

Nella seconda, fase passiva, avviene l’eliminazione dell’aria dagli alveoli all’esterno. Il diaframma rias-sume la forma di cupola; diminuisce il volume del-la gabbia toracica che preme sui polmoni, i quali sono «obbligati » a contrarsi e ad «espellere» l’aria. Questo atto, la respirazione, per molti esperti come i cultori dello yoga è l'elemento chiave della salute fisica e del benessere di ciascuno di noi. Il ritmo e l'ampiezza variano molto in base alla nostra abitudi-ne all'attività fisica, anche perché eccezion fatta per i buoni nuotatori e chi pratica appunto lo yoga, è difficile che vengano insegnati a chi fa sport metodi di respirazione capaci di contribuire ad un buono stato di forma. Respirare bene... è meglio! è bene ricordare, invece, che controllare la respirazione permette di alleviare lo stress, migliorare la capacità di concentrazione e di relazione, dormire meglio, risolvere problemi po-sturali. Se la respirazione è limitata, la muscolatura si contrae e a lungo termine sorgono cervicalgie, dorsalgie e via dicendo. L'educazione respiratoria è quindi importantissima in quanto ci permette di:• migliorare l'elasticità della gabbia toracica e au-mentare la funzionalità e l'efficienza dell'apparato respiratorio;• migliorare i processi metabolici dell'intero organi-smo. Quindi maggiore efficienza fisica generale;• mantenere la corretta postura;• far acquisire un più facile controllo degli stati d’an-sia e di emotività, favorendo la concentrazione ed il rilassamento generale.

Nonostante il grande bisogno di ossigeno, viviamo quasi sempre in uno stato di scarsa ossigenazione, causata da diversi fattori: l'inquinamento, la cattiva alimentazione, la postura errata. Per non parlare del fumo (anche quello passivo). I ritmi della vita moder-na ci hanno abituato a non renderci conto del modo in cui respiriamo e a praticare respiri frettolosi, rapi-

La respirazione è un atto fondamentale ai fini della nostra sopravvivenza; eppure, nonostante ciò, la sua importanza è spesso sottovalutata. Ecco alcuni consigli ed esercizi pratici per imparare davvero a respirare meglio!

LA RESPIRAzIONE

di e corti; mentre la respirazione corretta è costitu-ita da respiri lenti e profondi. Solo in questo modo si possono eliminare le tossine che danneggiano il nostro organismo, si può scaricare l’ansia e le ten-sioni per ritrovare il nostro benessere. Ecco come dovrebbe essere una respirazione corretta: inspira-re lentamente e a lungo con il naso, trattenere per qualche secondo l’ossigeno, quindi espirare profon-damente a bocca aperta. Se necessario, intervallare i respiri profondi con respiri più brevi e rapidi per riprendere il ritmo. Ripetere per almeno 1 o 2 minuti tutti i giorni, aumentando poi gradualmente il tempo.

Per riprendere la maggior parte del controllo della respirazione, possiamo suggerire tre semplici fasi:

1) Assumete una posizione fisica che rappresenti un equilibrio tra i vostri tipici livelli di iperattività e inattività. Per esempio, se correte in giro come pazzi tutti il giorno e poi collassate in uno stato quasi co-matoso sul divano di sera, sedersi semplicemente stando con la schiena dritta su una sedia sarebbe un equilibrio tra questi due estremi comportamenta-li. Troppo irrequieti per restare seduti a lungo su una sedia? Stendersi con le spalle sul pavimento allora potrebbe essere una valida posizione alternativa.

2) Cambiate la vostra tipica respirazione. Tecniche quali contare le vostre inspirazioni ed espirazioni, e la pratica yoga di inspirare attraverso il naso ed espirare attraverso la bocca possono essere trop-po avanzate per molti. Cominciate semplicemente a respirare attraverso il naso, permettendo al vostro addome di ritirarsi e rilassarsi gentilmente ad ogni respiro.

3) Fate in modo che i vostri pensieri si focalizzino solo sulla respirazione. Questo significa che ovun-que vada la vostra mente, gentilmente riportate la vostra attenzione sulla respirazione.

Prendete nota di cosa emerge nella vostra mente, e focalizzate ancora una volta sulla respirazione. Questo è quello che chiamiamo "consapevolezza". Immaginate di legare un elefante ad un paletto nel terreno. Il paletto è la respirazione. Quando l'elefante comincia ad allontanarsi, è co-stantemente tirato indietro verso il paletto. Facendo esercizi su questo, potete rinforzare i muscoli della vostra attenzione e aiutare a ripulire la vostra mente. Il risultato dovrebbe essere una sensazione di calma e rilassamento.

Ricordate che questa vigilanza rilassata non deve stressarvi. Se l’impegno è troppo gravoso, allora vuol dire che non state facendo la cosa nel modo corretto. La tecnica è comunque qualcosa che ri-chiede continua pratica. Il respiro controllato è uno dei metodi più importanti per migliorare lo stato del vostro benessere e possi-bilmente avere una certa influenza sulla vostra salu-te. Quando ci ammaliamo o ci stressiamo, abbiamo quasi la sensazione che il nostro corpo ci abbia tra-diti. Ci sentiamo impotenti ed arrabbiati che ciò stia accadendo proprio a noi. Ci sono molti modi con cui generalmente possia-mo influenzare il nostro stato generale di salute, ma spesso non possiamo cambiare qualcosa di specifi-co, questo perché di solito non abbiamo quel livello di controllo su cosa ci sta succedendo dentro. La funzione respiratoria è controllata da una prezio-sa parte del cervello denominata tronco cerebrale. Questo è il luogo dove molte delle funzioni auto-matiche del corpo sono controllate, incluso il battito cardiaco, la pressione del sangue, la temperatura corporea e la funzione digestiva. In generale, non possiamo controllare "volontaria-mente" la maggior parte di queste funzioni "auto-nome", eccetto per la respirazione che possiamo anche sospendere "manualmente".

a cura del prof. uGO CAuz

3) Fate in modo che i vostri pensieri si focalizzino solo sulla respirazione. Questo significa che ovun-que vada la vostra mente, gentilmente riportate la vostra attenzione sulla respirazione.

In generale, non possiamo controllare "volontaria-mente" la maggior parte di queste funzioni "auto-nome", eccetto per la respirazione che possiamo anche sospendere "manualmente".

a cura del prof. uGO CAuz

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dal lunedì al venerdì 8:00-18:30 orario continuato, il sabato dalle 8:00 alle 12:00

Rugby

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Il rugby è uno sport di contatto pieno di azione. Esistono diversi tipi di rugby, come quello a 13 e quello a 7, ma il più diffuso è il rugby a 15. Ogni quattro anni le squadre nazionali di quasi cento paesi cercano di qualificarsi per la Coppa del Mondo.

SPoStare la PallaI giocatori cercano di spostare la palla in campo difendendola mentre corrono, calciandola o passandola all'indietro o di lato a un compagno. Nel frattempo, i giocatori che difendono proveranno a fermare chi sta attaccando con la palla afferrandolo o placcandolo. Quando avviene un placcaggio il gioco non si ferma: le squadre si contendono la palla con situazioni di mischia chiamate "ruck" e "maul".

Al centro della linea di meta ci sono le porte a forma di H. Per andare a segno,

la palla calciata deve passare sopra la traversa orrizzontale e tra i pali verticali.

I giocatori indossano maglie, pantaloncini e scarpe con tacchetti. Alcuni usano

anche protezioni per le spalle, paradenti e caschi.

Nella mischia tutti gli avanti si uniscono e cercano di spingere gli avanti avversari lontano dalla palla.

Da sapere

I tacchetti non devono essere appuntiti

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Oggi è in corso una polemica tra chi sostiene l’opportunità di continuare a insegnare a scrivere a mano ai bambini e chi, invece, invita a prende-re atto della grande mutazione della tecnologia scrittoria introdotta dal computer e, nello stesso tempo, a prendere atto della morte della scrittura manuale. Una volta tanto i cronici ritardi che af-fliggono il nostro Paese, uniti anche a prestigiosi ed autorevoli “caveat” (v. Umberto Eco nel 2009 e, in tempi più recenti, Giovanni Reale, 2013) ci consentono, forse, di attendere l’esito di esperi-menti didattici già in atto nelle scuole tedesche e degli Stati Uniti e che prevedono l’utilizzo esclu-sivo del computer per scrivere fin dalla prima età scolare. Anche in tali Paesi, tuttavia, non tutti sono d’accordo con tali posizioni. Per esempio, Steve Graham, psicologo della Vanderbilt University (Tennesse, USA) pone in rilevo come “… di tut-te le conoscenze e abilità che sono richieste per scrivere, la scrittura manuale è quella che pone le prime difficoltà nello sviluppo della scrittura. Se i bambini non sono in grado di formare le let-tere - o non possono formarle con ragionevole velocità e leggibilità - essi non possono tradurre il linguaggio dalle loro menti ai testi scritti.” In altri termini, egli sottolinea il fatto che la ma-nualità dello “scrivere a mano” sia propedeutica allo “scrivere” inteso in senso più ampio ossia in-cludente il contenuto dello scritto e non solo la

sua componente meramente motoria. Nello “scri-vere” si possono riconoscere tre livelli: 1) il grafi-smo, 2) l’ortografia e 3) la produzione autonoma. Il “grafismo”, dati i suoi contenuti inerenti alla mo-tricità, dovrebbe far includere la scrittura manuale a pieno titolo tra le capacità coordinative e come tale essere oggetto di attenzione anche da parte degli insegnanti che hanno in cura questa parte dell’educazione scolastica. L’integrazione dei tre livelli ora citati fa si che la scrittura sia un’attività caratterizzata da un’interazione di processi co-gnitivi e motori, sia centrali e processi periferici.

PENNA O TASTIERA?

IMPLICAzIONI NELLO SVILuPPO COGNITIVO-MOTORIO

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Sono processi centrali cognitivi: a) le operazio-ni semantiche, b) le operazioni sintattiche e c) le operazioni fonologiche. Questa sequenza di operazioni confluisce in un punto nodale consi-stente nella rappresentazione grafemica astratta delle lettere che devono essere scritte. Ossia nel cervello, si forma un’idea concreta di quello che dev’essere scritto e che viene definito “buf-fer grafemico”. Il termine “buffer” nel caso della scrittura si può ritenere che indichi un “qualcosa” che rimane per un periodo prima di divenire un “qualcos’al-tro” da trasformare, in seguito, in un’azione. Questo vuol dire che questo “qualcosa” deve esistere per un periodo sufficientemente lungo e con una chiara collocazione, cioè non deve essere disturbato da altri eventi o azioni, pena un’azione deficitaria. Riassumendo, possiamo quindi affermare con la Letteratura che “…il

buffer grafemico svolge un ruolo importante: ha il compito di mantenere temporaneamente la rappresentazione grafemica astratta formata-si nel lessico di uscita grafemico. Mantiene at-tive nei compiti di scrittura le rappresentazioni assemblate dai meccanismi di conversione sub lessicale: fonema e grafema, per tutto il tempo necessario all’esecuzione del compito."I processi periferici hanno il compito di tradur-re le rappresentazioni grafemiche, astratte, nel-le diverse realizzazioni finali quali, ad esempio, la scrittura manuale, lo scrivere a macchina, lo scrivere utilizzando caratteri tutti maiuscoli, tutti minuscoli, ecc. Queste varianti grafemiche, ven-gono chiamate “allografi” e rientrano tra i cosid-detti parametri del programma motorio genera-lizzato. Per rimanere nel campo della scrittura, quando noi abbiamo in mente di scrivere qualcosa lo