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COMPONIMENTI TEATRALI / N / \ i : / vyj ° v. •* /Si oj v'-‘ V. * / A ' -/ ^ / »-** i £L SIGNOR GIROLAMO GIGLI PUBLIC A t 1 DA VINCENZO PAZZINI CARLI MERCANTE DI LIBRI IN SIENA E? IN SIENA MDCCL1X. Appretto il Bonetti nella Stamperìa del Publico Per Francesco Rossi Stampatore / / Con Lictm* Superiori* 1 - Digitized by Coogle

Componimenti teatrali del signor Girolamo Gigli publicati da … · 2016. 1. 23. · LETTERA DELL*EDITORE ALSIGNORE GIO:BATISTAPASQUALI MercanteLibrajoinVinegia. Lfelicepoeticoin-

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COMPONIMENTITEATRALI

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£L SIGNOR

GIROLAMO GIGLIPUBLIC A t 1

DA VINCENZO PAZZINI CARLI

MERCANTE DI LIBRI IN SIENA

E?

IN SIENA MDCCL1X.

Appretto il Bonetti nella Stamperìa del Publico

Per Francesco Rossi Stampatore/ /

Con Lictm* Superiori* 1 -

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LETTERADELL* EDITORE

AL SIGNOREGIO: BATISTA PASQUALI

Mercante Librajo in Vinegia .

L felice poetico in-

gegno del Signor

Girolamo Gigli purtroppo celebre agl’

Amatori del gra2i‘ofo Studio dellebelle Lettere, mi efenta dal confue-

*

to impegno di fargli quel debitoElogio, che meritamente fe gli con-viene nell* atto ,

che io mi glorio

A 2 di

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di prcfcntarvi quelli di Lui Teatri-li Componimenti

,che un devoto

genio alla di Lui Poesìa mi ha in-

dotto a publicare , e la noftra ami-

cizia a dedicarvegli . E quantunque

da difgraziata cotidiana efperienza fia

,

con mio non leggiero danno , av-

vertito, che i noftri Letterati fono

più tofto naufeati dalla Copia de'

Libri, che efiftono, che bramofi di

vederne efcire alla Luce de’ nuovi ,

c che a me certamente converrebbe

più tofto porre ogni Studio per mi-

nuirmene la quantità,

che creder-

mela con nuove Stampe ,mi fon

lafciato nulladimeno vincere dal ge-

' nio , che ho di efaltar Tempre più

la fama di quefto mio sì illuftre

Concittadino, e di prefentare a voi

aftìeme con il Libro un* atto del

mio rifpctto,fendo pur troppo na„

turale

Digi -

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5

turale in qualunque animo di gen-

tilezza, e d* onefto fentimento dota-

to, il dimoftrarfi agl* Amici ricono-

fcente, e per quanto fi puote

,gra-

to,

e procurare di accrefcer le glo-

rie a quei , cui fono meritamente

dovute . Me Voi ,Mio Signore

,fic

come prattico della noftra,quanto

gloriofa,altrettanto infelice Merca-

tura,

potrete giammai oppormi,

che io a ciò mi fia indotto ,allet-

tato forfè dalla fallace Speranza d‘

un mefchino lucro,

perchè ,e la

mole del mio Libretto per fe fteffo

mi fa fperar poco vantaggio ,e la

mia confidente libertà di prefentar-

velo , con la fola mira di. darvi unfegno della noftra amicizia, mi efen-

tano dal rigore di quefta taccia .

Pervadetevi pure ,che tutt* altro ho

in mira, che il mercare così mifera'

A 5 men-

ed by Google

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f

6mente, e con tale avidità, che ren-

derebbe il noftro efercizio poco lau-

dabile j e Tenza quella eftirnazione,

che piu d* ogn* altro vantaggio ho

Tempre cercata . 1/ Amore della

Patria,

che vive naturalmente

in noi , ed un* innato defide-

rio,

che ho nell* animo d* accre-

feer Tempre la cultura delle Lettere,

m’ obligano ad ufarc qualunque fa-

ticofa diligenza, ed a fottopormi tal-

volta a qualfifia evidente Danno ,

a fine che per mezzo mio fi eterni

T onor letterario a coloro, che con

le loro Opere fi fon meritati una

tal giufta ricompenza . Quefto ani-

mofo amore,

che ho per la mia

Patria fu la cagione, c nuli* altra ,

per cui ora fi leggono imprefle ne*

Torchi di* Firenze le Traduzioni di

due Commedie di Ariftofane fatte

con

Die

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con tanto Audio, e di tante fudate

note arricchite dal noftro Sig. Gio:

Battifta Terucci, ed in quelli della

noftra Città le Memorie Iftoriche

delle rivoluzioni della noftra Repub-

blica compilate, e deferitte dal no-

ftro Sig. Cav. Giovanni Antonio Pec-

cij quello m’ indufte in una piccola

raccolta d’ alcune poefic da me pu-

blicata nell* Anno 1756* a dare unfaggio del merito di Lattanzio Be-

nucci con 1* edizione d’ una di lui

Elegìa, e quefto m* obliga a Ram-parne aderto un* altra in fine di que-

lla Raccolta , ftudiandomi,quanto

per me fi. puote , che il pregio di

quell* illuftre Letterato, e Poeta non

refti più lungamente fotterrato -nell*

oblio, in cui giacque finora « Quelli

medefimi motivi , appo me di gran

forza , mi hanno in certo tal qual

A 4 rao-

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$

modo,per così dire , coftretto ad

aggmngere a quefta piccola Raccol-

ta delle Farfette Teatrali del Sig.

.

Gigli un faggio ancora delle Poesìe

del Sig. Antonio Rinieri,

contem-

poraneo al noftro Benucci , ed ami-

co grande , come rilevali dalle lue

Lettere, che inedite confervo predo di

me , e da quelle del celebre noftro

Monfìgnor Claudio Tolommei , di

molti valenti ingegni,

che con le

loro immortali letterarie fatiche eter-

nano la fama del fioritinfimo Secolo

decimo fello,

e della noftra Ac-cademia Intronata

,la quale da co-

sì degno Soggetto in cfta annovera-

to non poco luftro ritraile, publican-

do a Vantaggio del credito della

di lui Poesìa Latina,ed Italiana un

oila, ed un Sonetto

, e facendo

vedere , che in quefta Famiglia fo-

no

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\

9no regnate Tempre le lettere, e che

fino ne’ Toggetti viventi van propa-

gandoli, come noi per la TommaClemenza dell’ Auguftiflìmo noftro

Sovrano fiamo obligati di confettare .

E perchè nel tempo appunto, che

io compilava quelli Componimenti,

ebbi occalione di aver la Copia d*

una belliffima Oda Tofcana mae-ftrevolmente penfata

, e fcritta da

un briofo Spirito immaginatore , e

Poetico d* un Cavalier di Firenze,

ove le . Lettere a mio fentimento

conTervarono Tempre la lor lumino-

Ta Tede , ho {limato di profittare

non tanto al merito dell’ Autore,

quanto al Publico con iflamparla ,

acciocché veggiafi quanto è difficile

liberarli dalla Noja , che è il Te-

ma di quello (ingoiar componimen-

to , che merita certamente d’ edere

*g-

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IO

aggiunto a quelli dell* immortal Li-

ra Vcnufina . E perchè come vi ho

detto di fopra ,1* amor della Pa-

tria nel mio fpirito ha gran forza,

c particolarmente riguardo a quei

/oggetti, che vivon con me, e che

fono per confeguenza in iftato di

profetarmene gratitudine, ho volu-

to publicare in tale occafione unPoema Toscano Scritto Dal Sig.

Abbate Giuseppe Targi Sanese in cui erto

{piega il fiitema della Luce,

e de’

/ Colori Seconcq L* Oppinone DelCelebre Newton

, c così animarlo

a coltivar gli Studj della Filofofia ,e

della Poesìa, ai quali lì vede, che

è mirabilmente portato, dimoftran-

do in quello faggio del fuoingegno,che fé la Fortuna gli fu avara negl*

altri beni , che tanto dalle mentivolgari lì apprezzano

,gli fo però

1

prò-

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prodiga nel comperare qucfto dan-no

, con 1* imprczzabil dote, d* unaelevata mente , c col teforo di unfublimc ingegno, che accompagnandoloalla facilità della Poesìa

, dimoftraancor Scolare della noftra Sapienza

imberbe, e nel primo vagir de’ fuoi

Studj, che Siena non avrà forfè un*

giorno occaflon d’ invidiare a Fifa il

celebre Alessandro Marchetti fu *1

metro, e gufto. del quale c il- fag-

gio , che ci ha dato il noftro Sig.

Targi .

Gradite pertanto il penfiero, che ho

avuto di divertirvi con la publica-

zione di quelle si diverle Poesìe fra

le quali potrete eleggere ciò , che di

mano, in mano vi aggrada per fol-

levarvi,perchè io farò abbastanza con-

tento della mia fatica, fe nell’ at-

to , che vi dimoltro il m:o rif-

pet-

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f

(

Ixpettofo ollequio , vi averò con*giunco anche il vantaggio di aver-

vi recato qualchè dilettevol trat-

tenimento .

c

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LA LOCANDIEREF A R Z A PRIMA

TS

Interlocutori

ARTUFO, fi

r

ERMI LA.I

V azzione fi rapprefinta

in Pifa%

PARTE PRIMA.

Preparamento di Sedie, Cioccolate,

e Liquori

Tartufo applicato a vefiirfi in Gala, Servitori , eLacchè a porgergli i vcfiimenti , e poi Serpilla

inalberata portata da due Paggi dentro una

Buffola , con altri Paggi , e Lacchè .

Ttrt.pRefto, la Spada

,prefto ,

La Giubba col Corpetto di Clafsè,

E il Cappello di Francia a tutt* ufanza;

Prefto, Canaglia il tempo pafta , e fe

Vien Madama Stufìglia a favorirmi,

Come Serpilla ha detto

,

Vuò, che provi 1Jeffetto

Della maggior poflìbile creanza. c

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14Sono in ordine le ChicchereDella fina Porcellana ?

Le portate fono in ordine-

Della fcelta Cioccolata?

Preito» pretto preparateDi SaVoja i Morzellini,

>. I Cantucci » i Bifcottini

,

Pinocchiate, e Marzapani,E i Liquori OltramontaniChe Madama ora è qua.

Oh vuò farmi pure onoreCon la prima reverenza!Favori fca* *» Con licenza... (a)

La ringrazio del favore...

Lei mi dice Copra... Segga (b)

Olà! Sedie, ». da federe...

Lei fi ferva . . . Olà ! da bere . .

.

Il hegozio va benilfimo:

Spero farmi ohor certiflimo.

Nè di più bramar potrà.

Fecola» eccola; affé:

Madama olà! fervitela... (r)

Giacchéa

{*) Sempre facendo atti caricéti .

(t>) / Servi mettono in ordine le fidie(c) Viene SerpiIla , ed egli corre a riceverla , e tutti

i Servi a dar mano per cavarla dalla Bufala .

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. 5Giacché Vofig noria.*.

Anzi Vollr* Eccellenza...

Si Madama Stufiglia... Ella s* accomodiS* adagj * fi ripoli in quello [Seggio ;

Anzi nò * s* alzi , e fculi, (#)

Che quell* altro è più morbido , e più follo,

Le faccio reverenza : (J)

Sculi dico t fé prima.. é

E di nuovo perdoni»

Et ad alzar li torni »

Che non è la fua mano (e)

E che io le fon buon Servitor mi creda*

Ser . Oh che bel complimento !

Tar • Vi voleva maggiore.Ser. Quell* è troppo favore.Tar. io la ringrazio cento volte, e cento.Ser, Ebben Signore Tartufo, io fon venutaA ricever fue grazie obligarttilfime

Giacché per bocca di Serpilla inteli

Il fuo buon genio...Tar. Intantò

Se vuol pofar la Mafchera...

Perdoni

(a) Sempre con agitazione andando da una fediaale altra.

(b) Si pone a fèdere .

(c) Accomoda lefedie t e qui /* afffdìa .

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*7

Tar. Ahi ! Ahi ! mio Bene !

Dite... ma che fo qui ? Servi correte, (j)

Io vado, e torno,e voi la {otterrete .

Ser. Scottatevi da me ( Tartufo „•

Già lo fpirto tornò (Jt finafihcra ) quelio

Che il Cicisbeo voi far rintenerito,

E benché nato baiamente, crede

Per le ricchezze fue di farli Nobile,r ~?

Mi fta nel Cuor di prendere per Marito :

Io Stufìglia non fon, ma ben ferpilla ,

La Locandiera io fon;

E così MafcherataCoglier lo vuò nel deboIe...Ma viene

Torno a fvenir. (6)

7ar. Come vi va mio Bene ?

Ecco certi Fumenti,E la Trifora Magna, e l’acqua rofa

Con certi nuovi miei medicamentiDi natura odorefa...

Set* Tartufo, (c)

Ter» Son qui bella.

Ser. Io non vi veggioTar. Aprite gli occhi bene, e mi vedrete

B Tuf-

fa) Corrono ed Egli parte •

(b) Si lafiia Jk la fedia .

(c) ititornando a poco a poco*

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i8

Tutto pietà.

Ser. Mi leva gl* occhi il male.Tar. Oh, che accidente orribile, e beftiale!

Deh tornate al vollro ufizio

Vaghe Luci del mio Bene»E vi movan le mie pene,

E quél grave pregiudizio

Che voi fate a quello cor.

Siete ftelle del mio CieloMa fe i rai del voftro Bello,

Cuopre un nero , e trillo velo.

Diverrà tolto ancor quello

Tutto tenebre, ed orror.

Ser. Sento da forza incognita, e polTente

Richiamarmi alla vita.

Tar. Nome del Ciel, Signora,

La burafca è finita.

Ser. Ed io ritorno già perfettamente:

Ma... ..J

Tar. Ma che ? ^

Ma Tartufo....Tar. Che v* accade?$er' Intendetemi bene (a)Tar. Che cofa dite?

E ancor non mi capite? (b)

Tar.[*] Soffrirà* [b] Soffrirà.

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»9Tar, Avete fame ?s*r. Nò.Tar. Ma che dunque?*SVr. Oh, che crudele! (a) Oh Dio! (£)Non mi capile ancora?

Tar. Altro non veggio,Che fofpirare, e sbadigliar :

$er. Ciò batta

,

Tar. Forfè nuovo deliquio or vi fovratta ?ùer' Q,uetto nò, ma vorrei

Trovar pietade a tant* affanni miei". (c)Se quefti fofpiri

Crudel non intendi ,

Di fiero rigore

,

Ma non del mio cuoreLa colpa farà.

Se attento rimiri

Quegliocchi languentiNe* loro tormentiScolpito v’ apprendiLa tua crudeltà.

Tar. Signora % v* ho capito !

Voi prenderei^ un cencio di Marito .

~fr- Ma il Marito...

T,r- E vomite... c’intendiamo...

_ ® 2 Ser.W ¥»> [*] Seffiro [c] Seffiro.

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S?r. Vorrei,Tartufo,oh Dio! quello,che bramoTar. Signora, sì, quello... cioè fon Io:Che forfè non è vero idolo mio?

Ser. Voi mi fate arroflìre:

Tar. — Se mi dice di nò, mi fa morire —Ebben che rifpondete?

Ci ho dato, o non ci ho dato ?

Prenderete Marito * rifolvete ?

— Se mi dice di nò fon difperato. —Ser. Giacché fiamo qui foli...

Tar. Olà partite.

Servi , Lacchè. ..[*]Ser.' Io più celar non voglio

La fiamma, che nel fen crefce ad ogn’oraSì prenderei Marito.Ma un Marito vorrei.

Che della pace, e del buon gufto amante*Semplice nò, ma buono...

Tar. — Tartufo ftammi in tuono. —Ser. Difcreto sì, ma non troppo zelante. ••

Meco folTe corrente...Tar— Sfammi in tuono Tartufo,e poni mente*'*S*r. Un che folle Tartufo...Tar. Io, Io Signora?Ser. e quale Egli è folle il Marito ancora*

Tar.

[a] Partono i Servi . ,

|

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••

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II I

•*\

Tar. — Il colpo è fatto ; io già 1* iutefi : —Scr. Or voi.

Approvate il mio detto ?

Tar. Se Me voiprenderefte,Iogià vi accetto.

E la Dote !...Tar. La dote non importa f

Dopo ne parleremo:Dalla voitra bellezza, e poi da quella

Voftra gran nobiltade,

Cofpicua in ogni etade, una gran doteLa cafa mia rifcuote.

Ecco la mano. i

Scr» Ecco la mia...

Tar. N* arrida.

Profpero il Cielo alla comun letizia ,

E di Figli ci dia larga dovizia.

Ser. Sì caro il mio Tartufo...Tar. Sì , Signora:

Olà ! Servi quà in tantoIn ordine il rinfrefeo..

Scr . Ah , che il mio Cuore (a)

Ha fete fot di fvifeerato amore.Io fento nel petto

Un certo diletta •

Che tutta mi crucia

Mio Bene per Te.

a) ì Servi preparano » e portano il rinfrefeo

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f

)

ir-

li

TVr. Io proVo nel cuore

Un certo calore.

Che tutto mi brucia

Mia bella per Te.'

E* amore nafcente ,

jer E’ un fuoco cocente

Ser! E in fen prefe loco :

Tar. Che fuoco ! che fuoco !

Ser. Che amore ! che amore !

Tar. Che ardore ! Che ardore!

Del buono Artimino

Beviamo, o mia Bella»

Canarie , e Toccaj

.

Ser. Il Nume BambinoIl cuor mi martella

Son colta , ahi ! ahi !

Tar. Son lieto , e contento

Nè più mi tormentaTimor già pafTato

Di perderti , o Bella»

Poiché mi donafti

L* amore , e la Fè.

Ser. Son lieta , e contenta

Son fuor di tormento,

E il Nume bendato

,Nel cuor mi martella

Da

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Da che mi giurarti

L* Amore, e la Fè.

*1

PARTE SECONDASerbila in mafcbcra , e poi Tartufo .

Ser. Tonalmente la forte

X Arride a* voti miei :

Spola fon di Tartufo , e benché credaIl femplice Gabbian, eh* io ila Stufìglia,

La Madama ideata

,

La Locandiera io fono; Io fon Serpilla

Cui nelle guancie ancor dolce sfavilla

La bella PrimaveraDella mia frefea gioventù primiera

.

Egli ancora noi sa , qui P ho condotto*Col pretelto gentil del mio QuartierePer fcoprirgli 1* inganno,Seppur può dirli tal ciò, che ad un cuoreDettò giulto interelfe , e onelto amore

.

Non tutte le FemmineMarito fi trovano

Pel vifo adorabile,

Per 1* oro moltilfimo

Ma v* è un altro metodo

,

Che forfè penfandovi

B * 4 Degli

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24

Degli altri è miglior x'

Ingegno , che rumini

,

Deprezza , che dominiUn guardo, che fulmini.

Un ghigno, che penetri,

Son arti finiflìme*.

Che fpefTo rapifconoDegli Uomini il cor.

Orsù per dar principio all* operetta

mafcherarmi io torno,

E qui Tartufo afpetto.

Che non dovria tardar, giachè Egli in fretta

Da me partì per ritornar fra pocoNel mio volto a goder del fuo bel foco

Tar. Oh! MadaminaEccomi ritornato

Tutto al voltro comando ;

Scr. Anima mia ,

L* indugio ornai foffrirpiù non potea»

Tsr. A dirla come Ita mel fupponea ;

Perciò 1* ali alle piante, ai palli il vento

Diedi per far più prelto ; or perche intanto

La Mafchera, che copre il bel fembiante

Non vi piace lafciar? finito è il VotoGià vi fpofai mio bene, in premio almeno

Alla mia fede, ed al giurato affetto

Di

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Di poter contemplar, qual Ella è nataQuella faccia fcoperta

Bramano i miei^deiìr vedere aperta.Come i Nùvoli d’ intórno al Sole,Che ricuoprano ogni iùo raggio»Quella Mafchèra al bel vérde MaggioReca nebbia di tanta beltà

.

Bella Venere, quelle VioleDi tue morbide guancie vezzofeFammi fcorgerc mille alle RofeDove grazia rifiede, e pietà.

Ser. Compiacerti vorrei Tartufo, oh Dio!Ma . .

.

JTar. Che v* è forfè qualchè impedimento?

Ser, Nò , mio ben, quello nò,

Tar. Dunque...Ser. Mi feoprirò.

Ma • . •

Tar* Ma che?Ser. Pria m' afcolta :

Tar

.

Io fon contento;Ser. Tu fai, che in oggi il mondo è peggiorare*E al nollro feflo [ Oh Ciel ! ]

Viver convien fra mille frodi involtoTar. Io non intendo ancor #«.

Afcolta .'•

.

T*r. Afcolto. Ser.

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z6tìcr. In oggi ognuno a prender Moglie afpira

E da quello delio reio frenetico,

Perde la viltà , e la ragion 'talora :

E poi ma tardi dell* errore accorto

Si pente , odia la Moglie , e pien di fdegneNon la vorria più intorno.

Maledicendo il giorno.

Che non conobbe il pregiudizio, in cui

Quell* effimero fuo folle piacere

A chius* occhi guidollo : or tu, mio Bene,

Che così mafeherata

Or ora m* hai fpofata.

Non vorrei, che togliendo

. Ogni fuo velo al vero

M* odiafle, mi fprezzalfe, oppur che fifo

Nel contemplar quello mio volto, o intento

Efaminando il mio penlìer , trovalfe

Motivo a giulto fdegnoPer liberarti dal già corfo impegno.

Tar• Ch* Io vi polfa lafciare?

Che io mi pofla pentire?

Non è porti bil mai.Ser. E pure , e pur , crudel , ti pentirai

Io ti ferito [Oh Dio!] ti fento*

Maledir quel facro nodoPer cui brilli, e per cui godo,

• Per

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27

n Per cui vivi, e. per cui vivo

D’ogni gioja in grembo al Mar,

Io t* afcolto dir , mi pento

Non T avrei così penfata :

i Pover Alma fconfolara ,

Che farai , fe ilrrio Tiranno

Di pietà fpogliato, e privo

: Così grave , e fiero affanno

Or ri viene a prefentar.

i Nò, nò giurami avanti.

Che non mi lafcerai

.

Tar. Io te lo giuro: mai, mai, mai, mai, mai,

Ser. E quando ancor non folli

Qual tu vorrefti bella

,

O eh* io non folli quella

Che tu fupponi, non mi {prezzerai.

Tar. Io te lo giuro : mai, mai , mai , mai, mai

,

Ser. Contento folo di quella dote , eh' io,

[Giura] porto con me?%

'

Tar

.

Giuro , così è , così è , così è, così è , così è»

Ser

.

Contento di ricevere

Quello, eh* io ti prefento addio in me?

Tar. Giuro, così è, così è, così è, così è.

Ser. Or ben , vò contentarti ;

Ecco Tartufo mio...

La Mafchera difcioglio... [*]

(«) Qdagio . Tu

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2tTu fei mia Regia..

Tar» H voi mio Campidoglio.Mi brilla in feno il cuore w

Per 1* improvifo ardore,

Volgemi gli occhi, o bella.

Or che non ha gonnellaLa tua faccia gentile.

Nè porta il Taffettà,

Come finor pprtò. [£]

— Che imbroglio , è queffo toh !

Marcia via pretto, caminaTu non lei la MadaminaSei Serpilla, fei... fi nò...Che imbroglio è quefto toh:Tu fei il Diavolo lo sò.

Sfir. E che mufica è quella?• Tartufo e perche maiTrattar così la Moglie?

Ter* Io tuo Marito ?

«&r. Io penferei di sì.

Tar. Sbagli Figliuola,«&r. Forfè che non mi datti la parola ?

Tat.• . i« P* Negrezza nel tempo iftejfi, efella, e ctn*

ta > ed ella don fi volge ancora a Lui*

(fi) Nel tempo fiejfo ella fi volge , ed egli eefia

ftupido , e poi firiofo .

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19Tar. Si a Madama Stufiglia,

Perchè è Madama ; e Tu , tu ben non fai

Cofa voi dir Madama,Perche Serpilla mia Tu non fei Dama

.

Ser. Qui Stufiglia non v* è, nè v’ ha che fare .[#]

Tar. Serpilla fatti in là, lafciami ilare.

Ser. La Dote è convenuta,E con la Spofa infiem fu ricevuta. (J)

Io te la prefentai.Tar. Lafciami ftar, Serpilla, o piangerai

i

Ser. E ancora minacciarmi ?

Dimmi, Guidon, chi fei?

Tu mi minacci , Baronaccio , ancora ?

Tar. Muti frafe, Signora.Ser. Che frafe.Sei Figliuol d* un Pizzicagnolo»E tuo Nonno faceva il Pefcivendolo ;

Ed io fon Locandiera: '

Quella è 1* induilria mia, che vò lodando*

Quella è la Nobiltà, che vai vantando.Di qui non efeirai

-Se prima non ratifichi , e non giuri

Quanto giurafli avanti , e ti promettoD’ amarti allor j -

Tar.

[*) Voi prenderlo per lamino»

[è] Lo voi prender per mano egli li .mifura ano

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Tar. .. Che fo? -Ser. Sei rifoluto?

O che al Giudice corro, e narro il fatto:L J

infame tuo penfieroDi ricevere le Donne MascherateIn tua Cafa, e volere.Che il povero onor mioFotte fenfal di così trilla incetta :

Tutto li conterò; pretto , rifolvi :

Che rifpondi ?

Tar. -- Ah pazienza. —Ser. Sbrighiamci ; SofferènzaNon ho per quella tua folle dimora,

Tar. — che debbo far? -- :

9er' Sei rifoluto ancora ?

Mira, che córro al Giudice,

Tar. Fermatevi , bel bello,Ser. Pretto , rifolvi , ho fretta: ,

Tar. Che rabbia , che Saetta !

9 2. Darà ragion sì quello«A chi ragion avrà.

Ser.

Tar•

Ser.

Tar*

La mìa ] a 2 farà

.

La mia J

D* ira mi brucia il volto,

Mozzina, tu m* hai colta,

Non sò quel che farei J.

Ser»

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Scr.'

a 2

Tar

Sèr.

Tar.

Ser.

Gabbiano tu ci Tei

[ Prudenza ufar conviene

[ Per chi fenno non ha.

Che la cofa fi pubblichi

Non voglio, »

Non Ita bene,”Ma fe la cofa fcoprefi

'

a 2 La vergogna certilfimò

Tar* 't- .! Tua ] a 2 SaràSer. - Oh ! Tua ]

Tar. y Pace dQnna Serpilla.. [#]Ser.

4 * Pace Métter Tartufo •

Tar. _ Finiamola fon ilufo». 'T

tuafarò.a i

’ Or dùnquen tuo

Scr» Il cor per te mi brilla f

a z E fempre t* amerò

.

. » ! X - V v *

.

3*

* « » »

m .

IL FIN È.>' ' '?

r : . k - . -

"1: V AR<

4 ;ì r c* •

w Stianti amicóne un focbctH fcrtpfi.

f t • •• ^

*- ! V

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L- ARNOLDOFARZA SECONP A

/nterlocmori

Al N o L D O

L U c I W D O

PAR TE PRIMAEfcond Facchini di cafa d* Arnoldo portan*

do via Bauli , e Caffè coperte, che

Egli vede in difparte, e Lucind®

' parla ai medefimi., • 4 *»

Arnoldo , e Lucindo •

£w.Y Ntendefte ? In mio nomeAr. 1 A Gamaliele Ebreo

Il tutto porterete.

Io pria , che il giorno cada

Da lui farò * faremo i noftri,’ conti;

Ei prepari il denaro , (#)

Scatti

fa] Rientra in Cofi, ti i F«echini partono*

.

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F

Scaffi i Bauli , apra le Caffè : addio.Arti. Io me n' Ilo fuori, e qui ne va del mio

Che ftoriella è quella ?

Qui fi fmaja la Fella

,

Miei penfieri a configlio, •

Entro in Cafa, e la roba inranto è in marcia:' Seguo le Caffè , e fa del redo il Figlio.Mifero , e che farò ?

Debbo partire debbo rellarP ... Si relii,

E non veduto intanto.,

Si faccia ufo del tempoPer fcoprir, che fi macchina per CafaLuogo non mancherà :

Poi per penfare delle mie cofe ancora •

A rifcuotere il pegnoE a calligare il Torcimanno indegno »

Quando è frutto di fudoreAdunato a mille llenti

,

Il veder mandarli maleDa Figliuol IcialacquatorcUn intiero capitale

E* una pena da morir.Ma fe dovelfi perdereQuel poco , che vi rella

NJandaffe ancor la telta

,

, Il Reo tema , e paventi

,

Saprò ben lo correggereC

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34Il grave fuo fallir

.

.

Oh mia difgrazia! Oh me tapino! Oh Figlio

Oh Lucindo crudel , tu mi vuoi mortoCon quello viver tuo troppo alla modaPovero Arnoldo , ornai

Col capo fu la folla.

Che del pan di mia vita

Tre quarti almen ho confumati ! E quello

Dunque è il frutto, o Lucindo,Che da lungo fudor fperar dovea?..»,

Ma ft'a ! , cheafcolto? Viene altra brigata»

Qui mi trattengo , e pongo a nuova entrata.

.... <a>

Lue. Or bene , Amici miei ,

Obligato vi fon del gran favore ;

Tornerò fra poch* ore,

E a voi le venti , a voi

Le dieci doppie , a voi

Le quaranta darò della BafTetta,

Arti. — O fentite P efordio ; oh che faetta !

Lue. Io fon pur difgraziato! -

Potea vincere il tutto.

Ed il tutto ho perduto.Arti. — L* argomento comincia ; Oh FiglioLue. Ma pur con tali amici

, ( attuto —Che

(a) Vtde ttfeir di Cafa alcuni Giovani con Lucindo .

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35 -

Che giuocan cosi ben, sì generolì

Con nuova Pellegrina ,

E più che naturai galanteria

Si perdon volentieri .

Arti. — Sentite , che piaceri ! —Lue. Or sù qui non accade ••

Alla fatta penfar grofla sdrucita

.

Arnr. — E dice ben ; la Caufa è già fpedita —Lue. Ma fa d J uopo penfar al pagamento ;

E a quello ho provedutoCon quei drappi , ed argento,

E con tutto quel più, che pe* Facchini

Al mio buon Gamaliele ho già inviato

,

Che è un Ebreo Galantuomo

.

Arn. — Che tu fii benedetto !

Dove fi trova un Galantuomo in GhettoLue

.

Così va il mondo i Padri fan denaroLo fpendono i figliuoli,

*

E quello egli è il dovere,

E la cofa camminaArn. ~ Attenti la lezzione è fopraffina . —Lue. Oggidì non fi polfono foffrire

Dalla moda gentile

Quelle lliracchiature ;

Veftir ben, ben parlare;

Divertirli ,giuocare,

C*2 • 'Ballo*®

* • » •

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Ballo , Converfazioner-m

•»

Senza T antica inutil luggezzione,

E qualunque di moda altro piacere

Gii lludj fon , che fanno il Cavaliere,

Il più bel pregio in feno,

Che aver polla taluno

E* quell* andar digiuno

Di maflìme Plebee

E quei fentirfi pieno

Di generofe idee

Di fuoco, e libertà.

Così reai fi chiamaQuel fiume , che orgoglioso

Cent* altri fiumi beve,

E altero, e ambiziofo, ’ •

Nel mar che lo riceve

Precipitando va

.

Ani. mm Ma Sentite, che maflìme all’ ufanza!

Che ideaccie travolte ! Or io bel bello

Mi voglio fare avanti • —he. Meglio è , che io vada intanto

Gamaliele a trovai: •

Arri. Dove ,Lucindo ,

Dove con tanta fretta ?

Lue. Dove un affar di gran valor m* afpetta*

Arjt Àfcoltami figliuolo, io ti vorrei

Ridurre

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37Ridurre alla memoria i tuoi doveri

Il tuo onor, che pericola, e la fama.-.,

lue. Ùn grave affare altrove mi richiama*

jìrn- Credi tu, eh' io non fappia

Qual è 1* affar * che dici ?

Lue. -- Oimè , che ArnoldoDelle Caffè ha faputo.;. --

Arn. E eh* io noti fia

Stato prefente ancor ;

Lue. -- Certo , eh* ei vide. --

Arn. Quando gl* Amici irifieme

Da quell* ilfefTa Porta or or fortiro

Vincitori nel giiioco?

lue. -- Delle Caffè non sa : Cieli rcfpiro.-yJrn. -i- Delle Caffè a parlare or non è loco --

lue. È perciò?Arti. Lo fai tu quello perciò

Ì)ov* egli andrà a finire?

Che fe tu duri di giuocàr, Lucindo,

Sì fcioccamente alla Balletta, un giorno

Ella t’ abballerà

tanto, che la mia robba finirà;

E alfin ti ridurrai,.

Ch* avrai debiti gli occhi

,

Ch* avrai debito il fiato ;

Io morrò difperato,

C i Tii/

^- J*

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5 *

Tu refterai fallito,

E ridotto a mangiare il pan pentito.

Lue, Padre è vero perdei ; Ma quant' auftera

La Legge ella è, che a me ne vien preferitta.

Di non giocar mai più, di ftar lontano.

Dall' onetto piacer, eh* oggi in cottume'

Pafsò di converfare.

Altrettanto fevera,

E V altra di pagar quando fi perde ;

Altrettanto è Villano

L' ufo fin de* pattati anni più rozzi.

Stando come falvatico romito

L' Uomo, ch'oggi cambiò coftume, e rito

jirn. E fi dovrà così , Metter Lucìndo

,

Secondo i Precettini

Della moderna tua Filofofia,

Perdendo il dì fettanta doppie almenoRovinare una Cafa?

Lue. E via , che coftan più le noftre vafa

.

Arn. Trevia fette vent' un: dugento dieci

Scudi Romani fon fettanta doppie :

E quelle s’ han da perder per ifpatto?

Le mi fanno paura.Lue. Oh che vai più la nottra fpazzatura.Arn. Ma tu vuoi farmi al fine

Entrar nello fpazzuolo, e vuoi . eh* io dica,

Ch*

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th

io non vo* quella trefca ,-

Nè le ftrambe feguir fciocche vicende

ri Dell* Uomo d* oggi dì:

ì M 1

intende, ò non m* intende ?

,

Capifce quel Signor? la vo* così

.

k Io non fon quel Fiume turgido.Che fen va precipitevole

Con tant* acque in Mare a perderli,

E perciò reale chiamai! *

Perche fa tanto rumor.Le tue, figlio, fon follìe,

E chi prende alta la miraFalla fpeflo, e poi fofpira.

-'•“'Chi non vuol dare in pazzie,

Rimirar deve il borzello,

Mifurariì ben con quello,

Per non far nei colpo error.Lue. — Meglio è , eh* io feco finga.

Tanto, eh* Egli di qua vada lontano.-

-

Am. Lueindo, or qual ti par delle lezzumi,Che torni più ? [ nfpondi . ]

Quella del fecol mio rozzo, e romito,O quell* altra del tuo, che cambiò rito?

Lue. Padre fon vinto ; Ma 1* onor mi detta

Almanco di pagar per quella volta

Quanto ai giuocp ho perduto, e vi prometto

C 4 Di

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4°.

Di non giuocar mai più . - Così 1* inganno. *Ai »• — Non me ne fido ancora :

Per tanto vo* moftrar di non fapereli guajo delle Calìe. ~

Zvf. Ah ! Padre amato !

Voi tacete, io mi lentoLe macchie del roflòr falire al volto.

Lue. Parla, parla, t* aficolto.

Lue. Che fi direbbe poiDi me , come di voi ?

Arn. Di me? tu sbasii.Lue

.

Ho intefo :

In cafa tornerò, quivi racchiufoStarò qual debitor, che al facro AltareFugge per non aver...

Arn. Con • che pagare

.

Lucindo, Figliuolo .

• L ' afilo t’ afpetta,

Camina, t* affretta

Di Birri uno ftuolo

Ti viene a cercar.

Lue* In cafa mi chiudo

Mi fpinge il ro fiore

Non ho tanto cuore

Sì povero, e nudoDi farmi trovar*

Arn, '

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4*Arn. Madr.ma ti vuole ,

T* afpettan gl* amici:

Rifolvi, che dici P

Che penfi di far ?

Lue. La rabbia mi rode.

Mi veggo delufo.

Mi trovo confuta.

Non pollo parlar. (*)

PARTE SECÓNDA *

Armido Defitto da Ebreo , e poi i Facchini , che

portano i Battili , indi Lueindo .

Arn

.

On quella veftitura.

Vi Di mia Religione,

Di mia civil condizione indegna.

Ma adattata al bitagno,

Ed alla congiuntura,W veder, Te del Figlio

Coltolo nell* errore

Convincer polio 1* óllinafo umore.Intanto dall* Ebreo, che timoròfo

Di non aver con me maggiore intrigò»

Tutto m’ ha confettato,

Le Caffè, ed i Bauli ho ritirato#'

'

,

“ /Nè(a) Entra in Cefi , e Arnoldo parte ridendo *

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4 »

Nè dovrebbe Tardar , fé non che poco

A comparir , chi li riporti a Cafa :

Or mi trattengo qui tanto , che vengaL J amata robba , e poi

Cangio nome , e favella :

Batto al nollro Prigione,

E Arnoldo non fon più, ma. Salomone.Ecco i Facchini : io batto.

Ltf* v* occorre di qua ? (a)Son Servitor di Voftra Mangaià,

Lue. Chi liete Voi? che dite?

Arn» Io fon* Judio. *

Lue. E per tal v* avea prefo.Am. Mi chiamo Salomone.Lue, Ebben?Arn* Di Gamaliel fono il Garzone.Lue. Forfè, eh

1

Ei mi mandò certi denari...Am, nò, Signor, ma mi mandaLi vollri robbi a riportare, e i Caffi,

Che non voi Sar negozj...

Lue. Indegno!Arn. FlemmiFlemmi per vita mia :

Si polTon dir due foli

Brevittimi pardi?

Lue

.

(a) Efce di Cafa.

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>5Lue. Parla

.

Arn. Gamaliel,Da povero Judio,£’ galantuomo, quanto ancor fon 10 .

'

Sapete , eh1

altri volli

V* ha fatti li fervizj

Senza li pregiudizj

Delli voftri intereflì;

Ha prefo robbi vecchi, e dati nuovi •

Sapete. ..*

Lue. E tutto ciò che importa?Arn. Flehimi :

Ora non voi li robbi delli Catti.E non manda Mangoi,Perchè non vuol cosi gabbar li Goi.

Che feuri jornati !

Che tinti neg02j

! ÀNon vuol colaimmi

,

Non vuol poi giurarSù gran TefìlimmiSon guai '

Barulai • 1Non vuol far tavar. -

’:

*

E quello un intricoDa rompere i Colli.Da ilare in malanni ;

So

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A4S

Se T vero non dico

Li nigri Satanni

Mi polla portar,

lue. Indegno S E perchè quello?

Io non so chi mi tenga.

Che dopo una si lunga afpra tortura »

Col ballon non ti paghi la vettura

E così con uh par mioSi diporta un Circoncifo

,

Fiera fotte » e con che vifo

Dagli atnici tornerò.

Apparir conviene, oh Dio !

Dopo il giuoco, mentitore.

Chi m* alconde il mio roflore

Cofa farmi io più non sò.

Arri. — Io rìdo, che fa buon la Medicina —

tue, Ma che ragióne adduce il tuo Padrone,

Garbato Salomone?

ylfft. Dice, che quelli robi fon di Cafa,

E che non vuole entrar per quelli conti

In qualchè Gineprajo $ m* intèndeti ?

lue. Ma di che teme?

Am. SiamoSoli ? v* è in Cafa ii Sig. Padre *

Lue. NòNò, qui non v* è chi afcolti*

Mio

\'

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.4*

Mio Padre è fuori, ed ei non sà niente

Della roba, eh* è qui.

Parla pur, parla, dì,

Che teme Gamalielc? Io li promettoTutta la fegretezza,

Se mi farà il favor; Pi cento almeno

Mi mandi il gruppo,E.V altre doppie cento

Glie le lafcio in regalo

,

Si prenda pur le Caffè, e fe non balla,

Giache mio padre è fuori

A lui darò molt’ altri argenti, ed pri,

Arn. — O fentite lavoro.

Che fi fa in Cafa mia !

Lue. Quella Salamoncino, è tirannia*

Ar•» — Vo* darli maggior corda,

Per vedere dove va pofeia a finire

Sentiti Signor mio.,

Io mi pollò provari,

E pollo ritornari

Da Gamaliel con quelli Caffi ; intanto

Se altro avete di meglioOri gioje, [ che sò] datemi tutto.

Che tutto porterò, e pur che voi

Pochi liri domati ,

A un voitfo Servitori t

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4*M’ impegno, che fi faccin li favóri.

Lue. M* attendi, or feendo, e qui ti reco argen-

Che balli, e delle gioje [ to

Il calFettin, che in camera Ha chiufo

D* Arnoldo Padre mio, [a]

Arn. Canchero la va ben : mia roba , addio.

Io ci porrò rimedio prelto,prelto

.

Che vale, e che lo domoQuello Cavallo indomito,O a meglio dir che vale

,

E che a quello Falcaccio io tarpo l’ale.]£]

Io mi levo il Zimanne,Ed il Barbon pollicelo, e rello ArnoldoPer confonderlo fubito , che torna

.

Eccolo affé: mi volto in qua penfofo,

E afpetto, che mi chiami il Mafcalzone.Lue. Eccomi Salomone, [r]

Arn. Ebben, che comandati,Avete gli ori , e i caflettin portati ? [</]

Lue, .. Mifero me ! che ho fatto ! —Arn.

• *

(a) Entrain Cafi,(b) Si leva il jegna roj/o dal Cappello* e la barba

pofiiccia , e cavandojì la perrueca nera rafia co

firn capelli .

(c) Efie con le Gioje,

(d) Si volta cavandoji Cappello , e Perrìtcca

,

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1

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47Artt. Mi conofci tu?X-itC. Signore...

t-- Parlar non poflfo in tanto mio r iflore . —

.

4rn. P ria , Lucindo.parla.

Ecco quello è 1* affare

Di ranta confeguenza

,

Che or or lungi di qui ti richiamava ?

Parla ; E’ quello il collume

Del trattar d’ oggidì

Piu terzo , e delicato

Contrario al rozzo fecolo paflàto ?

Parla, rifpondi. Figlio.

tLuc. — E che rifponderò t Cieli configlio , ..

Arn. Quelle le vafa fon? La fpazzatura

Ella è quella di Cafa ? Al parer mio!. Non è così Lucindo?Lue

.

Ah Padre ! oh Dio {

Deh per non più confondere '

IL* afflitto mio penfiero.

Il torvo fguardo altero

Rivolgi, o Padre, altrove,

Ch Jio degno più non fon,

Che tu mi guardi.r* Dove m* àndròa nafeondere

Al Padre , al mio rolfore ?

Veggo il cpmmeflb errore

,

Prefenti ;

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4*Prefenti fon le prove :

Io ti chieggo perdon »

Ma forfè è tardi.

Padre non più vincerti ; il vinto io fono.

Mi rendo al fin, conofco

Del fecolo 1* error, gli errori miei »

Però, deh mi permetti...

A«- Eche? /lue . Ch’ iP vada.,,

Arn» Dove?lue. In un Chiortro a ricercar la pace...

Quivi in Cella Romita' Al Cielo viverò.

Quivi non giuocherò

,

Quivi ...

Arn. Lucindo? [a]

Lue. E che , Sig. piangete ?

Perchè ?

Arn. Me ne domandi ? E vuoi t l,ucindo

,

Lafciarmi in quell* età mifero , e foloi

Penfaci meglio, penfaci Figliuolo.

Lue. E tante tenerezze

Sperar poteva un Figlio

Dopo sì gravi errori ? Io ben conofcoIl mio dover

j lo fcandalo , che ho dato •>

Arn .

fa] Piange

.

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7 •

4rn. Al tutto il pentimento ha rimediato.

Balla non più; fon pronto

La perdita a pagar di quelle doppie,

Se ben follerò mille , e purché faldo

Retti il tuo Cor , com Io lo fpcro , e credo

Nel propofito tuo sì generofo

Di. Iter fempre lontano

Dalla piena d* error moda corrotta

Dame tutto averai quanto a te piace.

Divertimenti , amor , denaro , e pace .

Se mi giuri , e mi prometti

Di cangiar vita , e coftume

,

Il mio cuor di dolci affetti

Col perenne vivo fiume

Sempre il tuo feconderà .

lue. Io vi giuro, e vi prometto

Di cangiar vita, e coihime

,

Se del Padre il dolce affetto

,

Come fuol benigno fiume

,

Il mio cuor feconderà .

Arti. D* una nuova tenerezza

Frutto è fol quello mio pianto

,

Tu farai la mia dolcezza

Così vera , e lunga tanto ,

Quanto Arnoldo viverà.

Lue. Sento anch* io per tenerezza

D Cavilo

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5 °

»

Quello cuor flruggelt In pianto :

Siete voi la ma dolcezza.

Così vera, e lunga tanto

Quanto il figlio viverà

.

. i• "•

V » • • • •

IL FI NE. . .

'

IL

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IL CONTRASTÒFRA LA SERVA, E LA PADRONA

FARZA TERZAInterlocutori

Silena VecchiaCorbina Serva

|

PARTE PRIMASilena /puzzando , indi Corbina .

Sii. T A bega confueta delle Serve

1 * Quell* è ; Delle Padrone

E* quella la difgrazia;

Bifogna in ogni cola far da fe

.

Più una donna a fervire atta non v* è»

Voglia di faticare.

Garbo , o penliero in Effe non fi da.

Che fiere itravaganze ! Voi potete

Far loro il ben del mondo ;

Oh povere Padrone !

D 2 ' Con '

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Con effe il ranno buttali, e T faponejSe fi dice qualche cofa

Ancorché di lor vantaggio

,

A far poco il buon viaggio

Vi daranno , e chiotte chiotte

Le vi piantan nel buon dì

.

Se voi fate la sdegnofa

Vi rifpondon fuor de* denti:

Uh che Donne impertinenti !

Strillar feco,giorno , e notte

Nulla vai . fi getta 1* opra ,

Voglion fempre ltar di fopra.

Tutte tutte fan così.

La Signora CorbinaElla in pace fi Ita fra le lenzuolaForfè fogna dormendo , e fe la ride,

Ch’ io fono alzata , e faccio le faccende;

E forfe(Io ben non fon chiarita ancora)Con pezzetta colora

I labbri fmorti, e le guanciacce intride

Chiamar la vo', che pai mi tempo ormai....’

Corbina , dico , olà ! (a)Cor. Cominciamo più pretto : ohimè ! cos* ha?

Vofignoria non la finifee mai. ..

Sii, La fentite, che pezza Palò, vien fuora.

Con

(a) Alla Scena di dentro *.1

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Cor- Lei non m* infegna,e troppo di buon oraj

Le quattordici appena fon fonate, [a]

Si/. Anzi le diciaflette fon pattate-

M* intendi ancor Corbina?Fuora dico , ò il ballon farò giuocare.

Cor. Flemma vi vuol: fi va bel hello a dare, (fy

Dalla fera alla mattina'

ficco il folitQ rimbrotto ;

Il fraftuon di quelto fiotto

Afcoltarq io più non vo*

.

Miferiflìma Corbina,Quando appena è nato il giorno

Bel fentir fifchiarfì intorno

Quello folito buon prò

.

ftA Pettegola frafchetta

Quando vernili al mio fervizio ,un cencio,

Tu non avevi di gonnella in dofiò.

Bri , come fuol dirli bruca, e ignuda,

Ma dopo fpidocchiata

Rizzarti il petto, ed il capaccio duroIncomincialli a far..

Cor. Il ben fervirvi

Forfè forfè vi. fa cosi parlare, (dare!

ut. Guarda, che imbel guancion nont’ abia a

Che viene a dir? Non è lpazzato : Il fuoco

D 3 Ac*

a) Di dentro

.

(b) Efie fuori

.

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54Accefo non è ancor; queft* è l’ guadagnoDello dar tutta la mattina a letto.

E fé rtuedo è ; Lei, Lei,

Lei farà la padrona , Io Papa fei

.

Cor. L' altra Padrona mia

[che in del ripofi]

O che Donna di garbo era, e dilcreta!* Di maniere sì dolci . .

.

Sii. Io non mi curoDell’ altrui dabbenaggine 1* efempioPrender per comandare: [ a dare

Guarda, che un bel guancion non t'abbiaCor. Della vera bontade era il ritratto ;

Ella era un Sermollino..

.

SV/. Dura un altro tantino

Con quello tuo nojolo replicare.

Vedrai le un Modaccion ti lafcio andare,Corbina quietati

Non facciam chiacchiare

Sei ferva intendemi.

Sei Serva , fentimi ,

Servizio io vo'

.

Ma fo beniflìmo

Come far debbafi :

La biada all' ultimo

La Biada all* Afino

Io fremerò*Corb.

• • »

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~0r- Per due b're fecciofe , che mi dia

E due Torbe prpfciutte per merenda.Sentite , che fracalTo !

Mi paghi e vado via ;

Altra Padrona troverò migliore

,

Non vo’ quelli rinfacci a tutte 1* ore.

Sii. Io non ti caccio via • . ,

'

Cor. Ma che voi dire,..

Mi paghi pur che non la vò fervire

.

Non fon guercia nè itroppiata.

Forfè a. tuta, e forfè bella:

Qualchè llraccio di MaritoForfè aneli* Io mi troverò.

Ogni donna al mondo nata

,

Sol che porti, la gonnella,

O ben fatto, o feimunito

A trovarfelo arrivò.

Sii. Ah ragazza sfacciata !

Oh lingua da rizzar fiera in un ufeio :

Sentite come parla, e appena è nata!

Io per tuo ben non voglio

Che di cafa tu parta, e dal fervizio r

Perche hai della iuperbia, e dell’ orgoglio,

Ma quello pohche è mah npn hai giudizio*

Voglio fuggir lo fcandalo

Che tu dareiti al Popolo

,

D ^- - Non

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5^

Non vo* ,che tu precipiti

,

Che n* avrei troppo fcrupolo

,

Vo’ che tu ftia con me.

Cor. Quelle fon tutte chiacchiare,

E feufe che non empiono »

• Il corpo per mia fè.

Si/. Non voglio già , che dicali

Silena fu la caufa

Di tutto quanto il mal.

Cor. Se non avrò da vivere

Andronne a prender 1* abito

Di Vergine Veftal.

StI. FareiH uno3 g 2 . Spropofito

Cor. Vò far quello ]r r

S A Non più rumor, chetatevi

Cort Non più rumor ,

pagatemi

a 2 . Così non fi può vivere

SU. Altra ragion1 Non y , è , (

Cor. Rimedio piu J

PARTE SECONDACorbina con fagotti di panni indi Stlena .

Cor. | O non faprei: le mie balluccie ho fatto::

I Partir men vo’da quella Cafa;il giuoco

Si finirà ;già cotto E'

(a) Partono una dietro aW altra gridando •

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57

E* de miei fatti Lindurino, il vizio,

E’ ver che regna in lui di carte, e dadi.

Ma egli è frelco d’ etade,

(zio.

Che è quel che importa a me;non il giudi-

Non la virtù, che per i Vecchi è fatta;

Egli ha faputo il mio peniìero appena ,

E T amorofo fuocq

M" ha fcoperto del cuore, e le fue voglie,

E fi dichiara, che mi vuol per Moglie %

Due voci al cor mi parlano :

Una mi dice,prendilo

,

L* altra mi dice lafcialo,

O che io lo lafci. 6 prenda#

E quella una faccenda,

Che fofpirar mi fa.

Lafciarlo» perche è povero,

E giuccheria fu i pettini ;

Pigliarlo perche è giovine!

In tal contrailo il cuore

Di brama, e di timore

Rifolver non sà.

Ma che preme a una donna raffinata

Nella fcuola moderna Cicisbea,

Se povero è il Marito, e giuocatore,

Quando uno fguardo folcheipiri amore

Girato a tempo intornoRi-

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.Non ci facciam burlare;

Mi paghi pur , eh* io me ne voglio andare

.

Sii. Adagio vò veder tutto il Fagotto

Se v' è nulla di mio;

Svolger lo voglio, e vò chiarirmi anch* io.

Cor• Signora come tratta ? Avverta beneSon Zittella d’ onor ;Dirò..,.

Sii. Che cofa ?

Linguaccia maladetta !

Cor. Farem bella la piazza ;

Non guardi già,,eh* io fia così Zittella,

Sò dire il fatto mio e in Cafa , e fuora»

Sii. Sta cheta non parlare :

Ricordati alla fin di quante, e quante

Ten* ho coperte anch* io,

Che s* io gli dava fuoco.

Del danno fare io ti potea non poco.

Cor. Per qualche. leggerezza giovanile,

Ch* ioni* abbia fatto, e che a voi nota fia

Or ne fabbricherete un gran Procedo ....

Sii. E quando in fu la ViaSulla mezzora della fera appunto.

Stavate in mezzo a due bei Perucconi,

Chi fu, che fi fpurgò? Chi a* Signorotti

Impofe il fren ? in Cafa

Tornafti a entrar; nè ti ferrai di fuora

.

%w *

' 4 • ' ** Dimmi

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6o• •

Dimmi* quello non è falvar I* onore?E quando «...

Cor • E quando poi

Mi mandavate voi

Cinque,o fei volte il dì dalla Tanfana

E certe letterine io vi portava »

S* io flava cheta al voftro onor penfava.

E quando in Camera,Da voi quel Giovine ,

Voi Veccjiia , e Vedova,Ei frelco, e Scapolo,Veniva a prendereQuei nuovi Tolleri,Quel Conciliabolo

Non potev* efTere

Zelo, ed onor?JPotea io farvela

Si , o nò beniflìmo.

Contando il debole.Che vi predomina ?

Ma il Cielo guardimi,Anch* io fon Femina,Sò qnanto tribola,

E corpo, ed Anima ,

Forza d* Amor

.

Sii Fa una cofa Corbina linguacciuta

,

Leva»

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v*

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fiLevamiti davantf ; io ti perdonoSe nulla hai nel Fagotto...

Cor. Eh via Signora

Tal fia di me. fé io fon linguaccia; il duroCapaccio mio così T intende : or vii

Favorifca pagarmi, e mi perdoni

S* io ditti male. . •

SU. Orsù,quelli mattoni

Scottan per te , corbina, e or or fe indugiA partir , ti darò ..

.

Cor

Forfè il Salario !

Sii. I conti fi faran* dal Commiflario.A lui contare il tuo contegno, e 1' modo^

Cor. 1° me k rido a 6>do.

Sii. Col quale all* onor mio pregiudicarti,

E quanto mal di mia Bontà parlarti.

Il Giudice è un UomoChe par GalantuomoE forfè al tuo fallo

La pena darà •

Già sò

,

che tu il callo

Hai fatto nel Cuore,Che Tu difgraziata

Non hai più rottore.

Ma forfè il CervelloLa Frulla, e l

1

Bargello

Ha

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61 . .

Ragazza sfacciata

A Te ridurrà .

- Cor. O fentite . che modo di trattare

Quando fi chiede il fuo !

Io mi vò maritare ,

E quello , che mi prendeQuello paifo non vuol fare a credenza

.

Sii .Al Giudice n' andrem perla fentenza

Cor Mi hifogna comprar Bullo , e GuarnelloMi. Del CommilTario al Voto me n' appello

Sentirà le mie ragioni,

E T efilio, frafchellacciaf

•' ' Dal Paefe ti darà .

Cor. Nelle nollre alterazioniForfè ancor quella linguacciaCheta, cheta non ilarà.

Sii» Credo , che si...

Cor» Credo , che nò..*Sii. E che Pettegola

Ti fo chetar ?

Cor. Nò Vecchia fordida'Voglio parlar.

Sii. Lo fpero sì...

Cor. Non farà no...Sii. Ti farà il Giudice

Frafe mutar

.

Cor.'

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~r

Cor

.

Mi farà il GiudiceForfè pagar

.

Sii. Quando a lui dirò V Moria ,

Delle tue ltrane follìe

Vedrai tu quelche farà .

Cor. Ogni falmo torna in Gloria ì

Udirà le voltre,

e mie ,

E a pagar v* obligherà.Certo» che fi

Si/. Certo , che no .

Noi vedrem come anderà •• a 2* — due—

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I

L AVAROFARZA QUARTA

|

Interlocutori

Fabbri/io Vecchio

Lindurino Paggio

PARTE PRIMA* * TI . . . %

Fétèbrìzio con una Pignatta di Denaro , Indi

Lina;:ritto .

M /*™\ Softegno fedel de* giorni miei;

O dolciflimo mio ricco Teforo!Lafcia , che a* miei timori

Doni quelita mercè, t’ abbracci, e adori .(a]

Quante volte temei ,

E quanto temo ancora

,

Che alcun non mi t* involi ;

*' •* *

(a) La baciai t il bacio fa V eco •

Onde

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<*5

Onde, Pentola mia, qui più lìcura .

Or ora- ti darò la fepoltura. (a

)

Torna rorna , o bel metallo ,

Per breviflimo intervallo

Dentro il fen, che ti nutrì.

E con dolce, e pia manieraQuella terra lìa leggiera

Al mio ben che giace qui.

(b)

Ma che lento? SoccorfolOhime! Chi viene?

Ladri faran... di qua (c)

Niun la pace a turbar viene almiofenr-Neppur veggio di là

Gente~Ma,pure ohimè! Che farà mai?Nò nò ... Solo è fofpetto.

Che ebbe quello mio cuore

E per grazia del Ciel non vi fon guai

.

Ah coloro felici

Che han li zecchini da mifurare a llaja

,

E che la Dote anno fatto alla vecchiaja!

A me che non ho borfa di Formica,

E che quello Denaro ho confervato

Per mezzo fol di gran fudore,e ileRto*

Ogni folfio leggier fembra un gran vento.

E Lia.» • « .

(a) Fa la buca con zappa .

(b) Lo copre con detta zappa .

’c) Come agitato , e femprt tortij alia luca.

f

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66Lìn. Nome del Cielt... (*)

Fah. Eh c* è? che c* è? che vuoi?

Dove fuggi ? ove vai ? E che trovarti ?

Dimmi v fervo crudel, mel involarti ?

Li* Che dite ! Io non v* intendo

.

Fob. Ah! 1* intendo bene io

Il danno ,che apportar . • . moftra la mano,

Moftra la lingua , il piè : voglio vedere . .

.

Urr Ma che avete Sig. ? Si può fapere ?

fak. Fermo lì ; Se tu muovi un dito folov Col bafton ti vuo* far. . . dimmi,che cerchi?

Lhu Vorrei faper . .

.

Fai. — Io lo diceva appunto.

Che fotto v* era inganno : (J)

Felice me , che ho riparato al danno! —Lin. ~ Che mai farà?Che rtrana cofa è quefta!

State a veder, che il mal gli va alla tefta . —Avaro è Fabbrizio,

E forfè chi sk.

Che quello fuo vizio ,

Toccatolo al quantoNoi turbi così.

Non è tanto avaro

Il miei dall* amaroNè

[a] Smette Covoioni .

[b] Coprendo lo bocca Col Ferrojolo .

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6 '7 .

Nè credo in mia fe

Che avara lìa tanto

La notte dal dì

Fab. Cofa vai brontolando ,

Co fa dici fra Te?Lin• Fra me dicea [ pazzato ^

Che mi fembrate un Uom* mezzo im-

Che vien a dir....

Fai. Il mio Volpone in là:

Quella Zappata è tua » fe venghi in quii.

Un. Ma quel ponerfi or ora a covoloni ;

A che fare ? Io vedeva ....

Fab. Come ? Si vede ? (a)

— Oime fon rovinato ,

Il morto quello furbo ha difumato -

Un. — Io me la rido affé! — dir iovolea

Che a fottili cader fuole i Calzoni .

Fab. Che pretendi di dire ?

Un. Che liete tanto avaro, onde il timore,

Che, fe Io m* accollo a voi ,

Non vi confumi il Ferrajol tarlato ,

Che tanti a giorni fuoi

Vanta fecoli ornai

Quanti la prima ufanza del Brodettoi

E i Vi

fa) Mira fi la Buca è fiata toccata .

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Vi fa dar nel eiror.... i

Fab. Sotto che c* hai ?

Che afcondi ? moltra qua .

Lin. Nulla Signore

Oh dif'graziato me ! dalle di fuore v

Orsù men anderò la mia ventura- , •

.Altrove a ricercar..,

9ab. Fermo , Volpone : ,

Tu vorrefti partir ? che m’ hai rubbato?Lin. Il Salario» che ancor non è pagato •

Fab. Or dimmi a che venire in quello loco •

' Ma dillo a poco , a poco ,

Che il fiato che dal Uom* prcllo fi fpende

D’ un più prelto morir cagion fi rende

Tù cerchi , tu /lenti

Rifpofte, e parole : <

Le ciarle, e le Fole%

Non voglio afcoltar .

Se biafci fra* denti

Le frodi, e 1* Inganni

,

Fabbrizio a* fuoi danni

Saprà riparar.

Lin

.

-- Io per me non capifco il fuo fopettÒ,

Ma intendere lo vo — Signor Fabrizio

Quell* inutil penfiero.

Non prendete di me : Se mi è permeflo- * Dirvi

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69Dirvi perche fon qui..,,

JPgb. Pretto fpedifci J [ dino

Ma pria rifpondi a me . Qui nel Giar-

Vedi nulla di bello? [a]

£in. La Mefcolanza , el’Tornafol novello.

Pah. — Oimè , che il mio Teforo è lì vicino!

E fra quetta di Marmi arte, è lavoro

Vedi nulla a tuo gufto ?

Un. Certo i di Mida quel fuperbo Butto

,

Che cerca afconder la Pignatta d' oro.

pab, — Oimè ! Coftui lo fa. che mai farò ? -

£in. — Gatta ci cova qui; ma lofàpiò. ~Pah, — Cerchiam mandarlo altrove —

Sei qui Guidone ancora ?

Lift-Quelle parole a mePche male ho fatto ?

Pah. Sei d* un Laslro finittìmo il ritratto.

Di quello Giardino

„ Il Ciel , Lindurino,Non fa più per Te.

£/*». Deh * Caro SignoreVoi liete in errore ,

Nè sò già il perchè,.

Fab. Via fuora di qui

E 3 Bnron

(a) Accenna verjò la Bica . *

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70Baron Ladroncello, [a]

Camina và ìà.

Un. Son certo fin qui

Che il vottro Cervello

Ha dato di là.

Fai. E’ un aria moietta

,

Fa danno alla Telia ,

Puoi crederlo a mè

.

Liti. Voi certo, Fabrizio,

Perdette il Giudizio »

Ne dubito a fe, (b)

PARTE SECONDALindurim indi Fabrizio .

Z/»./^\RFabrizi° non v* ^chiarir mi voglio

Onde derivi il gran fofpetto in LuiPoc

Janzi ei mi trattò qual non vorrei

Etter tenuto mai : Tornato in paceQuindi fuor del Giardino ,

Siami fedel , mi ditte , o LindurinoDunque fe tutto il forte è in quello loco

Quale

[a] Sempre urtandolo che vada vi#.

(b) Lo caccia fuori.

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l

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Quale r origine fia vediamo un poco,Ei qui s* accovolò ;

Qui li venne il fòfpetto; Io Zapperò (*)Ma qfceita (e piena d' oro ) è una Pignatta:Buona forte per mè ! Che fò ? Che penfo?Mio penfier, che mi detti?

Vuoi « che la lafci, o la mia forte accetti?Prendi, un penfier mi dice»

Lafcia, mi dice OnoreChe forfè più infelice

Quell’ oro ti può. far.

Rifolvo, e poi mi pentoDell' oro allo fplendore;

E provo egual tormentoNel prendere, e lafciar.

Voglio almeno fpaflarmi , e mutar locoAl depofito amato „

Onde il buon Vecchio avaroSi llrugga dal dolor

; L’ afcando in tantoDall'altra parte,e qui mi fermo anch* io [A)

Per poter meglio udireQuanto il Vecchio , dolendoli, è per dire.

Eccolo appunto, ei torna, io dentro quelle

E 4 Piante

[a] Trova la Pentola .

(b] Afionde là Pignatta in altro loco •

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72

Piante m* afcondo;lab, Eppur . nc temo ancoraBenché fido egli fia

,

Ohe la Pentola mia non tiri fuora.Pure a dar pace al mio penfier foccorreNuovo penfier di cangiar pollo all* oro [*]Ma oimè ! la Buca è vota :

Deh ! Chi mel’ involò, me di /graziato!Oh Fabrizio infelice

, e rovina-o !

Lindurino crudel , tu, Ladioncello,Tù , tù mel* hai Tuonata; oh me infelice*

Q Servo traditore !

O che fmania! O che rabbia? O che dolore!Privo d* oro, e fenza argentoSon Agnel fenza la Lana;E l'enz’ acqua una Fontana ;

Son un Pefce fuor del Mar*Sacco rotto non tien miglio ;

Pover*Uom ,

non va a configlio

Oh che barbaro tormento:Oh che barbaro penar :

Or fi pollo imbrigliare un BoiTolotto,E andar limofinando ,

Che chi entrata non ha , ne alcun meftiero

E

[a] Tirarla Bica vita'.

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* r

E fenza altro operar vaflene a fpa(ìb »

S* avvia allo Spedale a palio, a palio.

Ma voi Ciprelli , e Lauri , e voi di quello.

Deliziofo loco, Erbette, e Fiori,

Voi fimulacri , dite,

Chi il Ladro fu, chi m* ha rubbato il mioLin Io 1 (a)

Fab. Io, chi di fife ? Il Ladro èqui prefente

Afcoltami ,crudel, che il bel Teforo

hai del Giardino ,oh Dio! così rubbato.

Lin . Si rubbato : (*)

Fab. E pur ver • che fe ne vanta :

Oh della gioja mia fiero omicida

Più che di Greca Vergine Donzella

Non fu Tiranno il Barbaro Calcante'

Lin. O ... Canta . (r)

Fab. Ingrato? Tu féi ricco, ed Io

Son fatto Poverino.,..

Lin Poverino ! (</)

Fah. Ma quefi' è 1* Eco.... Oh Stelle!

Credea , che il Ladro folle ,* or V error mioConofco appien, forfè quand’Io V afcofi

Di-

a] Di dentro fa iyeco .

’ b) Segue a fare /* eco .

[c] Cerne Jopra

.

[d] Come /òpra.

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Discorreva fra me ;chi fa ? fedele

Eco avrà replicato i detti miei,

E da lungi talun forfè gli udiva .

Ha. •• E la gran Tela entro il penfiero ordiva,

Benché un Uom' non ha denaro #

S' Egli avaro è di natura , .

finché vive è Sempre avaro

De* Tefori » che Ei non ha

.

Vorrà pria morir di fame,

Che lafciar T ingorde brame|V|

Oh fatai noftra Sventura !

Oh mondana cecità 1

Fai. Or non mi fuggirai:

Che fame, che denarq hai mafticato ? (J)

Lin. Un paragon Signor Fabrizio è flato.

Fai. Egli è fatto per me

,

Tocco di ribaldone :

Rendimi il mio Teforo,q che Sei morto,Lin. Di che Teforo dite 5

Fai. Era in quell' Orto ;

Se t^ci ancor, t* uccido .

Lìn. io. ^on lo. So ;

Nulla sfc di Teforo, q chi ls rubbò.

Fai.

(a) Fabrizio fia a udirlo in difpartc .

(b) Lo tiene

.

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75Fab. L* Eco ha fatta la fpia .

La pentola dov* è ?

Liti* Noi vel sò dire ....

Fab• (Quella, che in queita Buca era fepolta...

Lo veggo Lindurin’ tu vuoi morire.

Chi la cavò di qui ? non più, non piùj

Rendi 1' oro, e 1* argento,

O che quello de* tuoi giorni infelici

E* 1” ultimo ultimiamo momento.Lin Uccidetemi pur, eh’ lov* aflìcuro ,

Che a torto m* uccidete :

Frucate, ricercate e lo vedrete. [*]

Fab. Ma qui non c* entra altr* Uom*Lin. Dite forfè vi duole quell* accidente*

Fab» O buono , o buono ....

La Pentola riporta e ti perdono.

Lin» Quando Villanamente mi trattale _

Sentij dolore anch* Io

Vedete è il Ciel , che vi caftiga,.,

Fab. O buono :

La Pentola riporta e ti perdono .

Lin. — Pur mi muove a pietà, nè vo* che dia

La volta affatto — Udite ;

Se alla mia fedeltade

>Si

[a] Lo lafiia «

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9 i

Si perdona un error fatto per giuocoIl tutto vi dirò ....

Fab. Prefto fpedifcela.

Fin. Parlar vo* a poco , a poco ,

Che il fiato che dall* Uom*prefto (I fpende!

D* un più prefto morir cagion fi rende ...

Io vidi, e ben conobbi il van fofpetto.

Che vi ftava nel Cor quando eravate

Meco pocanz* e in feno

Desìo mi nacque di fcherzarcon voi.

Forfè penfando a liberarvi un giornoDall* indegna di voi, del voftro onoreAvarizia nemica , e dal Giardino

Finfi partir ; ma ritornato , all* OroMutai la Stanza :

Fai. — O che gran Formicone! *•

Lin» Andiam Eccola qui [*]

Fab, Evviva . . . .fuggi via . . . Poiala lì ? [4J

Dolce frutto

Del mio ftento

M, era ftrutto

Dal dolor .

Lin. Della frode

Il frutto è quefto »

Che[nj Giie V infegna .

[b] La i-r;nd{ fibiro , e la Bacia*

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77

pMb.

Li*.

Che gli sodeL* offa, e il cor.

La mia vita

'In un momentoRifiorita

'

E' al tuo color.Sè noi rendoCosì prefio

Spailo prendoAnco maggior .

fugge il Pecchie cio U Pentii*

,

corre éetre:tiniurine gli

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LA CANTATRICEFARZA QUINTA

j

Interlocutori.'

I

Camilia Cantatrice

favorita di

Pancotto.4

Marito dii

Pimpinella

Floeant»

amico, e Seguace

di Camillavi

PARTE PRIMA

Panetto vefitto con àbito ideale, e pii Pintpinella,

indi Fiorante ; ed In fine Camilla *

Panc-/~\Lì tutto ftia pronto,M t rc*r

Che fra pochi momenti ha da veni-

[a] Alla Scena •

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, .79

L* intendefte Canaglia ? Altri al Cortile

Altri alle Scale ed altri alla Portiera

Servirete MadamaLa Signora Camilla »

Che fi degna venirmi a favorire .

Donna al mondo non v1

è ,

Non fu ne vi farà

Eguaì nel canto a quella > ed in Beltà»

In lei delle virtù la mafia intiera»

Si accumula , e fi aduna *

Onde Io per mia fortuna

Col mio Spirto Straniero ,

Da quanto un Cavaliero

Diltinguere mi fo dalla Plebaglia

.

Ahi ! Se morivo un Anno fa » chi maiSaprebbe più» eh' io fofiì fiato al Mondo»Mentre un faggio di me nonVera ancoraVeduto dalla Gente ?

Vivuto era vilmenteIn compagnia fol tanto

Di Pimpinella all1

ufo antico» ed ora t

Che per grazia d1 amor mi fon Ivegliato.

Carico di virtù fon diventato

So Ballare il Minuette

. . Là,larà,larà, là , là .• [a]

So

fa] Bslla nel tempo flejo ,

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80Sò canttr le canzonette

Sol , fa , re dò, mi fa, fa . (a)

E maneggio 1* armi ancora

Ah , ah, ah, ah, ah, [*]

Vefto bene; e a tutt* ufanza,

E fo fare un complimento

Con infolita creanza, (c)

E con cento grazie, e cento,

Che mi detta il buon umor . (</)

Pini. Che fate mai ? Che ftrana cofa è quella?

Pane. La , larà , lari , là , là .. • . • (*)

Pim. Il mal vi va alla tefta ?

Pane. Sò cantar le Canzonette,

Sol , fa , re , do , mi , fà , fà . . . (/)

Pim

.

Siete forfè impazzito ?

Pane. E maneggio 1* armi ancor (g)

Ah, ah, ah, ah, ah, ah.Pimp

.

»4

i •’

(a) Batte , e [olfeggia nel tempo Jleffb

.

(b) Finge tirar di fpada poi canta , e poi balla

.

(c) Fa atto di far Complimenti.

(d) Replicando l* aria,quando Pancotto balla.

Venga Pimpinella.

(e) Le balla attorno

.

(f) Segue r aria.

(g) Canta , balla , e tira di fpada intorno alla Afa-

‘glie.

/

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8t

'Pini. Povero mio Marito?Péne. Madama , lo vedete

Come fi fa per renderli gloriofo?Vuol efler efercizio.

p//w. Pur troppo [ ahimè ! ] Io veggo

,

Che perdere oramai tutto il giudizio

.

Povero Arnoldo! oh primo mio marito !

Or sì, eh* io ti rammento...Péne. Andate altrove a far quello lamento.'Pim. Povero Arnoldo, Io t’ho tradito, oh Dio,

E’ il del, che vuol punir 1* empio mio fallo

Col nuovo mal m’ accora.Péne. Madama (ahimè! ) non la finire ancora!

Io vi dò la ragion ; tutto concedo ;

Ma finitela, ornai, non è prudenza,Non è convenienza

Così rimproverarmiColle tante virtù del voftro Arnoldo,Quand* anch’ Ei fufle un Uom faggio, e da

( bene

.

Pim. Ma un gran dolore una gran voce mette.

M1 Péne. Monfieur, votre valer

Je fuis de fout ftion coeur,

P Caro

H fa] Entra Fiorènte fa'vito da otto Lacchè ; Pan-

cotto va ad incontrarlo, e Pimf>. rejla

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»

Caro Sig. Fiorante

A tempo Voi giungere...

Olà partite, e tutti in ordinanza (<*)

[Perdonate Monfieur, tomo da Voi]Afpettate Madama.Intendere? [b] a* miei conti

Non dovrebbe tardar d* efifer dà NoiMadama noitra... Olà fedie (c)è ftracco

Monfieur Vofignoria? [</]

Pl0 .Voi liete un l/omo pien di cortesìa.

Pan> Vous vous Mocquez de mòi... [e]

Pio, Pien di galanterìa. if]Pan. So i miei doveri » e non vorrei mancare.Pio. Eh voi non vi dovete incomodare •

Pan, Di grazia...Fio. Per fervirvi...P**• Ella m* onora • .

.

Fio. Io fon il favorito..,

Pan. Io 1* onoratoCuopra , Monfieur

,ponetevi a federe

. [g]Pim. E più n* ho dà vedere ?[£]

Fio.

[a] A Lacchè . [b] A Fio. [c] A Lacchè aFI. [d] Vengono due Lacchè con due fedie .

:

(c) Facendo ceremonie (fj P incotto da lajè-

dia per Fio. , e l* invita a fèdere • (g) ConJmorfìa (h) Con collera

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.8|

Fio. Madama Pimpinella. [*]

Perdonate 1* errore involontario»

Io non v* avea veduto.Or che vi veggio, a voi N

Del mio rifpetto umil dono il tributo»Firn. Quella è una belliflìma ornatura

;

Per me luogo non ha.

,Pan. Son complimenti,Che vaglian cento centi:

Pim. Certo ei Vale un Perù per feccatura (i)

FI9 . Monsù,che umore è quello ftravagante?[r]

Pan. Io ne provo rolfor , Monsù FioranteEh via Madama in grazia rifpondete

(d)

A tante gentilezze, e tante..

.

Pim. Siete

Pazzo per voi , e a me vorrefte ancora '

Far dar la volta al fecolo. ColluiVorrei faper che vuole ?

Pan. Cheta , vergogna, cheta. [e]

Pim. oh me tapina I Oh fconlìgliata * Il fio

D* efler pallata alle feconde nozzePagare a me conviene :

A tòrto mi lamento, e mi Ha bene.F 2 . Vedove

I [a] S* alza, [bj Con difprezzo

.

(c) A Pan.[d] A Pimj>

.

[e] La jfinge.

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*4.

Vedove, fé m* udite,,

Di nuovo ardor fuggite

Il genio adulator.

Che tanto piace*

Chi pria mal lì coniglia,

E per amor lì piglia

La rabbia , ed il dolor

Pofcia lo sface* (a)

fio. Mi difpiace Monsù di voftra Moglie :

. Ella forfè di me prende fofpctto ?

Io m* atterrò di più venirvi intorno*

fan. La poverina è pazzarella: efFetto

Del mal, che sì 1* opprime ,esì la coglie

Son quelle ftravaganze : anzi ogni giorno

Favoritemi pure • .

.

fio. Finalmente un par mioNon debbe fopportar cotali affronti

Senza rifentimento •

Jan. Ecco i ginocchi pronti,

Quando bifogni ancora, (*)

Per chiedervi perdonoDel cattivo pattato, trattamento

Pio. Batta , batta, Monsù , fon fodisfatto j (c)

Voi del tratto civil liete un ritratto*

, Ma

(a) Parte . (b) Vuole ìngmechiarfi, [c] Lo tiene

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I $5Ma die bel Orologio è mai cotefto * 0]

pan

Batte Tore, mezz'ora,!*! quarto, c *1 refto.

Fio, Lo darete a Madama?Pan. E fuo fe Ella 1* accetta.

Fio, Con quello pegno è voilra certamente*Pan. Lo fpero.Fio. Ed io lo credo, e tutte 1* ore

Che C1 batterà le fonaranno al core.

Sono i doni fra gli amantiGran Ragion di forte amore,E dell* prò allo, fplendore •

Cede al fin , refa foggetta

Ogni rigida beltà

.

pi Colei , che *1 dono accetta

Al penfier fi fanno avanti

Gratitudine, e dovere.Poi ne nafce un tal piacere.

Che ben tolto amor fi fa.

Pan, Ma voi, Sig. Fiorante, una gran forte

Avelie con Madama ?

Fio. Io la prefi a feguir fin da BambinaGiulio Procurator de* fuoi. vantaggi ì

Onde in tanti viaggi»

Ch* Ella ha fatto a* Teatri Oltramontani,

Volle da me, rellar fervila, ed Io

F 3 Volete

fa] Pancotto mira all1Orologio che ora è *

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. 86

Volentieri m* impiego...

patt. Oh che fortuna !

Cam» Oh che fcale di petto ! Io fon fudata.[<*]

Pan. Mefchino me? 1* udifte [£]

E’ Madama... Una fedia...

Perch’ Ella è ltrafaiata. [r]

Eccomi fon da voi ... Monsù ... Madama frf]

Cam. E che fate Monsù?Mi farete cadere

.

Fio. Pancotto fiate sù : re ! —-- Oh che Urano cervello! Oh che manie-

Pan. Scufì Madama» fi, fcufi 1* errore:La prefcia, P attenzione.

Cieco m 1

avean refo in quell1iftante.*.

Facciamola feder Monsù Fiorante •

Cam. Fiorante fiete qui ?

- Pan. Prenda s1al'ciughi, prenda il fazzoletto:

MChe cotefto fudor. che fcl

1

è mollo,

Gelandofele addotto»Non

(a] Di dentro . (b) A Fiorante . [c] Prende

in furia la fedia, e 1* accomoda

.

(d) Vien Ca-

milla fervila di braccio da un fm Lacchè , ed

entrano molti Lacchè di Pancotto con Candelie-

ri d* argento , e torcie . Afannato Pancotto corre,

ed urta in Camilla, e cade . (e) Le da ttnfazjtaouo.

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* f

,87

Non le farebbe un troppo buono effetto[*]

Cam

.

Potremo quella fera (i) .

; Cenar qui da Coftm...Fio. Come vi aggrada,Cam. Sarà meglio così, lafciate intanto.Che di quelli momenti io mi prevaglia,

E di Pancotto in fenoIl dolce de’ miei fguardi almo velenoCh 4

io mefeendo ne vada

.

Fio. Fate come v* aggrada,Monsù fon voltro. w

Fan. O molto Ei fe ne và ?

Cam. Ritornerà, ma intantoVo* potervi parla* con libertà.

Fan. Benone? .

Cam. ji fazzoletto ; (d)

Scufate,

Fan. Eh via» fi ferva ^ mi difpiace,

Che non agguaglia il merito

.

Cam. Lo prendoSol per farvi veder quanto gradita

Ogni vollra memoria a me fi renda

.

Pan. Lo prenda pur , lo prenda.'

. F * 4 Cam.f -1 • • * - • *

[a] Si > acciuga , e poi lo mette in tafia , e va a

. parlare a- Fiorante, (fc) A Fio. [c] Parta[d] Vuol renderlo , e lo cava fuora.

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88Cam. Caro il mio Pancottino,M’ avete incatenata

.

Pan. Per voftra grazia—Cede all’imbeccata.—

Ca piace il voftro brio,raria,il bel tratto

pan. — Ohimè! pel gran piacer divengo mat-

to/». Caminate Monsù? [tp.~Pan . Vi fervo adeflo

. [*]

Cam. Monsù la Tabacchiera? [£]Pan. Servitevi , vi piace ?

Cam • E* molto bella.

Pan

.

E 1dell* ultima moda di Parigi.

Prendete ancor quell' Orologio,Cam. Ohibò ;

Non voglio quello.Pan Eh voi mi fate torto, ./

Se voi non lo prendete,

^

E per memoria mia non lo tenete.Cam. Non vi vo* difgullarc : (r)

Oh che dolci maniere, o che trattare!Sentirli il petto accendereDa così gran virtù

,

E in tanto dover vivereSenza fperar di più,E' pena così barbara,

(a) Cantina affettatamente, (b) lì cade Sfiato- :la <T argenta, e Camilla la prende,[cj Laprende „

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89Che non fi può {offrir.

Oh fe poteflì almeno- f Sempre godervi al fianco!

Avrebbe allor quell* animae Riftoro al fuo marrir.

Pan

E perche non lo fate, e chi lo vieta?

Cam. Quell* effer voi legato...

Pan. Son pure sfortunato ! E voi MadamaStarete molto qua ?

&am. Finché a voi piacerà,Pan. S * egli è per quello, *

C1 potere morire .

Cam. Monsù, fe pur vi piace.Vediamo un poco il votlro appartamento. »

Pan. Andiamo , io fon contentQ

.

Dove liete Lacchè? Genti... Servite.Lumi... Torcie.., Candele...Madama, favorite, [*]Vi volete appoggiar per non cadere? [f]

Cam. Non rifiuto 1* onor, n* avrò piacere.Pan. oh che fiamma entro il mio petto

Quello Giglio candidettQFabiicando egli ne và •

Cam. Oh che dolce onello ardore

,

* Che[a] le porga braccio

. (6) Efcono molti Lacchè*»

* Servo con Candelieri.

0;'

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9°Che ri (veglia nel mio cuore

D’ un bel cor la nobiltà

.

Pan. Ardo tutto , brucio , avvampo ,

. . Il fofpiro è fatto un lampo.Lilla mia, com* anderà ?

Cam. Anch* io Tento un certo focp,-

Che fen crefce a poco , a ,poco

,

. - • E alla fin mi ftruggerà, -f \

a Caro ben?

Cam. Caro Monsù,

Pan. Non più, non più . ...

Son ferito

a i. Abbi pietà

Cam, Son piagata

. . PARTE .SECONDA

Pimpinella, e poi Camilla indi Plorante , ed in

in fine Pancotto .

Pan.OR Io ne fonoimpenfierita affatro

Cancafo Betta è troppo !' _ m M

Ei tien, più fervitù, che un Signorazzo

E nell’ età, che egli $ fi è dato al giuoco.

Al Tuono, al canto, al Ballo, al cicisbeo

E d' ogni cofa ha un poco ;

E per finirla e veramente ijn Pazzo.Mìfe-

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Mi fera , «fortunata Pimpinella»

A che mi fon ridotta !

A vedermi un Ridicolo,un Buffone,

Più da fciocco Iltrione ,

Che da Uomo vellico,

Al fianco per Marito !

Sempre di Nobiltà parla» e nafanta,

E dice cofe...Oh ci vuol pur pazienza !

Io m 4ufcirei da gangheri da vero,

E mi mette, a durare , un gran penfiero.

Non vuole il dovere

,

Ch* Io viva il ZimbelloDi ltrano cervello

,

Che in tanta maniera

M 4

affanna così,

v Umor sì {travolto

Sul vivo mi tocca

Nel buono

m

4

ha colto, .

Già *1 facco trabocoa

La pace finì ,

Io non sò , come vada

,

Di gran gente è per cafa ;

E quel Monsù, quel folito Fiorante,

Che (e io la debbo dir come la Tento

L* ho per un folenniffimo Birbante

.

Forfè• *

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\\

Forfè, forfè è cagion del mio tormento.(rf

O quella d’onde e ufcitaPohime che veggio

Può mai farmi Pancotto anco di peggio 1

Cjw.Quh la Tedia,e il Guancial;venga Panc.(^j

Gli’ Io qui P attendo; voglio.

A quell’ amante cucinato arrofto.

Dare un altra Pillotto •

Pim. A’ gcfti agli atti ,al vellimento, al volto

Coftei per quelche io vegg.e quelche afcol.

Oimè ! tradita fon ; non V Ho io detto ?

La Scatola conofco, e ’l Fazzoletto.Cam. Una Donna? Sarà la 'Cameriera.

Dite Madonna mia ,

La Moglie di Monsù, Madama èinCafa 3

Pim. Collei non fa chi io fia ;

Per fcoprir quell’ imbroglioSeguir 1’ errore io voglio

C*m. Rifpondete Madonna, è in cafa.ditc,

Madama la Conforte di Monsù ?

Pim.

(a) Vede venire Camilla .

(b) Vien Camilla Servita di Braccio da un Lac-chh ed altro la Jèguf con la fedia, ed altro col

Cuficino da fidare ,

(c) Si pone a federe cava finora lafpera y e fapiùfinorfi: , di più cava la Scatola , e Fazzolettodi Pancotto .

a

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ini. Sicuro , che Ella è in Cafa . ,

am. Siete voi la Fantefca ?

im, Son la Serva, sì bene:~ Oh che trefca , oh che trefca !

Orsù che pretèndete!

'am. Giachè Monsù Pancotto,Che della gentilezza è immago vera.

Mi fa provar d* un generofo cuore

I frutti più cortefi, e quella fera

cVuol, che io ceni con lui,

Intanto, che Ei Uà nel Pian terreno

Per difporre il BanchettoMi farete un favore ?

}*m. Che vi occorre

,

'am. VorreiTutti i rifpetti miei

Porgere alla Signora; ,

-

Pallate 1* imbafciata; io fon qui fuor*

Chi liete Voi ?

am. Son la famofa Lilla... • :

E poi che importa quello?

Di Monsu , baita dir la favorita

E qua , eh* afpetta .

'im. Intendo :

Ma non sò fe vi è tìotó il naturale.

Della Conforte di Monsù Pancotto?• Ella

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Ella è Donna fofiftica , e geloi'a ,

Deh fate a modo mio * . . . fate una cofà :

Riferbate per altre il complimento 4

Cam- E che parlare è il voltro ?

Vim* E c* intendiamo. é. . .

Figliola mia s}

ella vi trova qui,

Qualche fcandalo poi ne nafcerà .

Cam. Ah Pettegola vii ferva infoiente wT* infegnerò ben io con quello ...

Pim. OlàE che pretendi Tu da quella Cafa ?

Fa Padrona fon io » fono la MoglieDi Fancutto » lìbbene

Cèrti. É con tale ardimento' a me favelli?

À me, cui forfè degna in ver hon fei

,

Le fcarpe d* allacciar, cui fer coronaPrincipi» Cavalieri »

'Letterati , e Guerrieri !

Olà Pancotto io fono offefa, e voglio

L* affronto vendicar d* un tanto orgoglio.

Spiro fdegno , e di vendetta

Il novello accefo ardore

Mi ferpeggia entro nel core.

Temi, trema, empia teft vi ,

Sono

(a) voi darle uno fihiaffo .

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' „ 95Sono a fremere coftretta ,

! Che non può T alma foffrire

L'alta ingiuriagli folle ardirePer cui pace piu non ha

.

Ola, dico, Monsù..*yinu Se altrove il parto

Non torcerete, io dirò peggio ancora .

'am. E alcun non ode, e alcun non vien'

'le. Signora (a)

Voi fiete da Monsù defidarata.

Pii».- Il refto del Carlitt.. .Me fventuratà —v/a. Ei ftà nel pian Terreno, ove v' attende*

E manda i Servi* e me:*. (£)

'Marche direte,

Madama Pimpinella

[ Son pur difaplicato ]

Di mia poca attenzion ? v* avea preferirà

E pur non vi vedea;

Il penderò , che avea

Air onor , che Pantotto

A noi vuol compartire.,*

>«*. La potrelte finire*1

7

lo. -- Solita rtravaganza di cortei

E'

3 ] Fiorante confervi di Pancotto .

d] vede Pimpinella . ,7 ••

•v#

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9*E* la rozza accoglienza

Che a me fuol far; dite Camilla, andiamo?L' ora tarda fi fa ; Chiediam licenza «|

Cam.Óh fé fapefte il mio penfier qual fia ,(#)

E qual là rabbia mia ?

Fio, — Di qual rabbia parlate?

Perchè sì fiera a me volgete il Ciglio ?

Cam. Fiorante > del mio danno ,

Voi fiete la cagion , voi fofte quello.

Che mi mandafte quà : Donna rabbiofa

Superba, fofpettofa

,

Mi punfe nell* Onor .... Cortei...

Firn, Lafciate,

Ch* io mi dolga più torto , io fon l' offela

Io fon la danneggiata ,

E dall* uno, e dall* altra*

Cam . Udifte ? Oh Dio !

E la debbo foffrir?

Pim, Se più indugiate

Io provar vi farò, ciò che può fare..

Cam. E che ?

Fio. Deh non le date

Retta di più,già i voliti fdegni apprendo ;

Cortei gelofa del Marito ( Intendo )Vi offefe è ver ? lafciatela gracchiare*

Cam,

(a) Con collera (b) § Camil.

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97f Cam. Ch* Io me n* acquieti?Pim. Ebbene :

In fin* che pretendete ?

fior. Giudizio in quelli cafi ufar conviene, (*)Lafciatela gracchiar non rifpondete,

Cam. Ch* io non replichi ?'Fior. Nò*Firn, eh* io non rifponda ?

.

Fio. Ohibò.State pur quieta or ora torno quà, (b)Coitei meco verrà

.

Orsù giachè la lite ha prefo fuoco, IVVE voi fiete 1* offe fa ,

La vendetta, ©mio Ben, ho già trovata.Attendetemi qui tanto ch* io torni

.

Men vado, e a vendicarvi, mi preparo,E vo* , ch un tanto ardir le colti caro

.

Cella mio ben di piangere :

All* amorofe ftille.

Che verfan tue PupilleIo vengo meno.

Troppa virtù le lacrimeHan per ferirmi il corE per più rio dolor

De-G

(a)aPim(b)VoltQ a Pimpnella[c)Volto a C<iwila.

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98Dettarmi in feno. [a]

Pan. Madama eccomi pronto,., (f) ;

Sogno,o fon detto? ohimè! Quale accidente

I miei viene a turbar giutti difegni?

Madama i vottri sdegni

,

La collera improvifa

[Se non è ver, eh* i ruzzoli]

Mi ftrappa il cor dal petto

Lo riduce a minuzzoli.

Che ttrana novità ? Chi a me vi toglie »

E in tanta confufion. vuol eh" io mi mora?Cam. Andate alla malora ,

Ch* io combatter non vo* con voftra Mo-Pan. Oh Signora Conforte, in cortefia(c) glie

Ditemi, che vi fu ? che roba è quella ? .

Voi fcuotete la tetta ?

Dite , fi può fapere fenza tanti

Complimenti di più la cofa chiara?Pim. Levamiti davanti

,

E torna da Colei , che t* è sì cara

.

Pan. Non liete già impazzita? («d)

Cam

.

Giulia cagion mi muove.La

[a] Refiano Pimpinella, e Camillafinza guardar-

li , e vien Pancotto affaticato , ed allegro .

[b] A Camilla , ed Ella li volta le fpalle .

[c] Pimpinella li volta le {palle . Camilla.

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99Pan. La facciamo .finita ? [a]

Pini. Son della mia ragion chiare le prove.Pan. Ho intefo, ho capito. [£]

Del voftro Marito [f]

Gelofa voi fìete

Voi forfè temete [</]

Dell* altre i fofpettì

E vero è così? (0In van vi lagnate, (/)

Lafciate, lafciate

Sì fciocche querele.

Sì baffi concetti

,

Son voftro fedele

,

c Son voftro sì ,sì

.

. Pini. Così dunque oltraggiarmi ? [£]Cam

.

Così dunque ingannarmi ? [b]

Pan. Ma in fomma mi farefte dar la volta,

Senza , eh* Io intenda ancora

Il principio di quella dilfenzione .

Pim. Ho ragione.

Cam. Ho ragione. •

Pan. La cena è preparata [i]

. G • 2 Fac-

- (a) A Pimpinella • (b) All* nna t e all* altra.

[c] A Pimpinella. - (d) A Camilla, (e) A tut-

te due

.

(f) Come [opra . (g) A Pancotto .

1(h) A Pancotto . [ij A Camilla.

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1*0 -

Facciam la pace , e andiamo tutt* in (lemeCam. Troppo troppo ne freme

Queft alma.d’ira.e non d’amor piagata. [*]Pan. Di quello mal cagion ne liete voi

.

P*”•. Il colpo, oh Ciel ? troppo crudel è (lato,

E in pace più non fi ttarà fra noi •

Con Uomo sì prodigo

Sì Arano, e ridicolo

Non è mai poflìbile

In pace, in amore' I giorni paflar.

pan. Con Moglie bisbetica,

Con tetta frenetica

Non è mai poflìbile

In pace , in amoreI giorni paflar. :v

Pim» Oh quanto è difficile - .

Un Uomo di cuore *

Difcreto,e d* onore.

Gelofo trovar !

Pan. Ma mentre v* afcolto

Camilla fen fugge ;

La rabbia mi ftrugge!

Non pollò più ftar.

Pii». Che umore ltravolto !

Che(a) Parte . . .

-

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Che gran precipizio !

Perdette il giudizio

Lanciatela andar

.

PARTE TERZA.Camilla , e poi Fiorante veftito dìverfamcnte da

quello di prima , indi Pimpinella , edin fine Pancotto •

Cam. r? Fiorante , il mio Bene

,

C* L* affronto ancora a vendicar nonOh fciocca , mi credea [ viene ?

Pancotto un Cavaliere,

- O un Cittadino almeno.Ma in Lui ritrovo alfin, un vii Droghiere.

Oh disgrazia fatai delle infelici

Più dotte Cantatrici ?

Dover con tutti edere eguali . .

.

Fio. A tempo ,

Bella , così vi trovo : Ov’ è Pancotto ?

Cam. Voi Fiorante ? E perchè così veftito

Fio. Fra poco lo vedrete ;

V Ingegno mi dettò quefto partito .

Cam. Ma , che volete far ?

Fio. Voi lo faprete :

Or narratemi il fin della gran lite .

G 3 Cam.

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IO*

Cam• Ne hò dette, e ne hò Pentite,

Pofeia lenza altro dir venni qui fuora ;

Ma di gridar duran quegli altri ancora .

Fio, Or mentre il tempo a vendicarvi alpetto »

Dire vorrete ancora

Dell* antico amor mio premiar la fede,% O vi piace , eh* io mora

Senza quella ottener giufta mercede?Voi ben fapete ornai quant è eh" io v’ amo,Quant* è eh' io feguo i voftri palli, o bella;

La Cafa abbandonata »

La fervitù preftata ,

E più d' un voltro giuramento ( oh Dio !)

Deh vi parlino al cor per 1* amor mio

.

Se priva di mercèRetta mia bella fe,

Ripofo aver non sò.

Non ho più pace. ,

Voi niel giuratte , o cara

[ Poveri affetti miei !]

Che far .che mai potrei

In tanta doglia amara?Viver cosi non vò.Nò, non mi piace.

Cam, Batta , Fiorante , anima mia CamillaGià tua Spofa divien’; Quell* alma è vinta

,

Quell*

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Quell’alma un dì {chiava in amore, e fiera:

Tu T fai mio ben . il mio piacer qual era

Godea veder nobil corona intorno

D* amanti appaflionati

,

Quei di beltade adorno ,

Quelli d’ alta virtù, quei di ricchezza.

Quelli dV onori > e tutti in fiem piagati

Da* miei fguardi [ tu 1* fai ] godea vederePer me languir d* amore, e tenerezza:

Finor queito o mio ben fu il mio piacere

Balla ,balta fin* qui prendi d’ amore

La mano in fegno , e con la mano il core,

Tu folo avrai da meFinche avrò in petto il corAmore e fedeltà ;

Con fervami la fe ,'

. »

Confervami 1* ardor.

Che innamorar mi fa.

Io mi chiamo felice .

Fio. Ed io contento ..

a 2 . Arrida amor a miei piaceri intento (a)

Firn. Si può veder cole di peggio ? avea

G 4 Giulia

(a) Si ignito la mano Sopragiunge Pimpinella , e •

vede tenerfi per mano mn conofcendo Fiorante

per P abito cangiato .

\

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I104Giulia ragione, o nò di fofpettare.

Quelli non è Fiorante,

E’ ben qualche altro federato amante ;

E in Cafa mia lìtien. ...ride 1* infame,

L' indegna coppia [ oh Dio ! ]

Vuo*. che Pancotto veda (parte.

Il proprio inganno, e '1 grave torto mio •

TI». L' udilte ?

Cam. Io non potea tener più i\ nlOt

Fio. No mi conobbe già

Cam. Per quello appunto

In lei crebbe il lofpetto.

pia. Ed io Pancotto a quello palTa afpetto. »

Cam* Ma che credete fare?

Fio. Il voitro, il torto mio vo’ vendicare.

Cam. Ecco la Vecchia.

Fio. Ecco Pancotto ancora ;

Seguite il mio parlar...Nò ,nò Sennora [fi]

Non fate efeufazione,

L* affronto troppo granto.

Et io follio, feter, Moliie , Marite,

O rimandar pertono a foi pentite (c)^

[a) Vede che fe la ridono ,

(A) Si pone i Bafi al Vifi .

(r) Carnuta fa vijla di veder Fiorante .

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io*

O 1* une , o 1 altre pupplicate in panto,

Pan. Madama lo fentite ?

Queit è ben altro a fè,che quel che dite [*)P/;».(4)Vi torno a dire che con gli occhi Iteri»

Ho veduto gli eccedi

Di quelta Frafchettaccia , e d* un Frafcone,Che dir non vi sò poi , fe quello fia

,

Che cangiatp mi par da quel di pria

Fio. Ecchè, ecchè malcalzone, [c)

lefollio afelio con mia fpata,... (d)

Cam OhDio! Monsù fug.e voiMadama ancora.

No Signor Colonnello... [/] ([e] .

Fio. (

g

) Cafate foi Cappello ,

E voi fe Mollia liete ti Colluj \b)

Cafate fpltre fupplicazioni •

Pim. Ma che Itoriella è quelta ?

Pan. Si può faper. Madama ;

E che mal vò fatt* io [/]Fio. Piella che mie furor, non Jfuol ragioni.

Cani.

(a) Intimorito da parte a Pimpinella

Cb) a Pancotto (c) Mofira averlo veduto •

[d} Fa forza e tira mano alla Spada .w a Pancotta a a Pimpinella intimoriti •

[f] a Fio. tirandolo [g] a Pancotto [h] a Pim.

[ij Timoroji f * » .

'

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106

Cam. Monili. Madama,oh quanto m : difpiace

(fuetto finiliit-. incontro ? Il ColonelloLe noltre differente ha già fapjre,

E come antiio mio buon Protettore

11 mio vuol vendicare offeio onore.Pio. Io , io foler vendetta .

Pim. — La rabbia, la saetta

Orsi mi crucia, e voj [a] voi la cagione

Pancotto feimunito ,

Sciocchiflimo Marito

,

Dello fcandalo liete. —Pan. [J] Ecco i voléri fofpetti ! or lo vedete?

[c] Madama mia Signora....Pio. Non ci credete, & intufeiate ancora?[</]

Pan. La fretta il timore, (^J

Madama , SignoreIn corpo mi fannoProvar certo affanno

Spiegarlo non sò .

Lontan quell* acciaro [/]Mia Moglie» che fate ?

Pre-

(a) a Pancotto [b] a Pimpinella •

[c] a Camilla [d] Li va alla vita •

(e) Intimorito ed affannato •

[ f ] a Fiorante . [g) a Pim.

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107

;• ' Preghiamo* pegate

Madama pietà! (*]

Signore mio caro, [f)

. Per voltra bontàNon fate, nò, nò.

Su Pimpinella mia, chiediam perdono;L* error voi lo faceite ,

E per falvar la pelle

Portiam la pena a mezzo.prm. — Oh me Tapina! [ già ?

Ch'io dimandi perdono a chi m* oltrag-

Oh Pancotto , Pancotto ? .

Di voltre fciocche idee il frutto è quello.

Che il Cielo vi perdoni:Fio. [r] le non folio afpettar: Spricate prefte.

Prette, che mie furor non folralcioni.

Pim — Vedermi aflaflinata

Nelle fottanze. e nell* onor ; vedermi

Al fianco per MaritoUn Uomo rimbambitoPrima del tempo,e in mezzo al mio doloreNon potermi sfogare ?

Quell* è un voler , eh’ io mora ....Fio. Non fei cretete, & intubiate ancora ? [d)

• Meri-’

(a] * Camilla [b] a Fiorante .

(ej a Pimpinella (dj a Pimpinella ,

»

j

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ioti

Pim. Mentre al Cor chiedo configlio

Nel mio grave alpro periglio

Ei rifolvere non fa.

La vergogna, ed il rancore ,

Il tuo fallo il mio dolore

Gin contratto in fen mi fà

Pan

.

Orsù , Moglie mia cara ,

Bifogna aver pazienza ,

E giacche il cafo è qui, moftrar prudenza

l'Io, Sci è in Cafa fervitù ?

Pan- Vi fono i miei Lacchè v" è il camariere,

I Cuochi, i Servitori....

pia. Pono,pono , che vengano cquà fuori

Patb Olà tutti venite.

Pim

.

Che farà mai ! [#]

Fio. (h) Tue fetimenti ? Tire!Tue fiete tofe fono ?

Pan. Vado . [c)

Fio. Nò , quello, nò ;

Tite a Lacche, a Cuochi , e Camariere,

Che portino Setimenti da Sedere

.

Pan. Andate•

[d]

Pim.

\ * ’

Ca) Efiono molti Servitori Lacche Cuochi a farComparfa [bj a Pancotto .

\c) Vole andare aprenderle [d] da ordine.

\

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top

P im. — Io fono dal dolor conquifa —Cam. — Ed io non pollo più tener le rifa—[a]Fio. Setete cquà Sennora ; [£]

E foi Scenti , equi liete Teftimonio,

Che cqfefto irtiafolato Matrimonio [c]

Timanta perdonanza .

Mettete foitri pieti fcinocchioni : [</]

Alò.Pan. Son pronto . 1

Pio, (0 E poi?

pim, — Oh vergogna ? oh rolTor ! —Fio. Spricate.

Pan. Annoi.Pim. Eccomi in fin.

Flo> O pene^Antate riticento mie parole :

O Matama pertono timantiamo •

a 2 . O Madama perdono domandiamo.Fio. Proftrati al Tripbnal ti foftro onore

a 2 . Proftrati al Tribunal d i voftro onoreCam.Son voftra ferva anch* io di tut. cuore[/*j

Pan.r

£a3 Son portate te Sedie [b] a Camilla .

(c) Accenna Pancotto è Pimpinella .

£d3 a loro (e) a Pimpinella .

£fj S' alzano e la prendono per mano •

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noPan. Orche la differenza è accomodata 1

Facciamo monte, candiamo tutti inficine

( E può venir queito Signor ancora ]

La pace a confermar col vin di Chianti ,

E con la Cena, che fu preparata

Per voi , Madama , avanti

.

E in tanto tornerà Monsù Fiorante.

Fio. Anzi nel ColonnelloFiorante farà quello ,

Che a goderne verrà , Monsù Pancotto.

Pan. Oh che nuova vifìone ! (*)

Pim. Oh che merlotto ! (f)

Fio. Perdonate Monsù : quello d* amoreScherzo figlio è d* onoreL* offefa di Camilla il cor mi punfe*;

Ella è mia Moglie , io vendicar doveaGli affronti della Spofa.

Pan. E come , e quandoLa fpofatte o Fiorante?

Fio. Vottra Moglie lo sà.Pim. Mi maraviglio •

Fio. Come no ? non vedetteQuando Camilla a me porgea la manoJn quell* ittefiò loco ?

Cam

.

£a] Ride [b] al Marito.

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Itt

ìam. Allor , che tutta fdegno. e tutta fuocoCorrere ad avvifar voitro Marito.Ma il voaro fofpettar fu falfo, e vano.

Fi,. " 1,E or mangiar vi convien il pan pen-

Tutti Viva ,viva il vero amore, - ^ tlto

Pera pur la Gelosìa, "

Che a privar viene ogni cuoreDella dolce libertà

.

~ Pan. Quello è il fin d’ un folle umore .

Pim. E di voilra gran Pazzia,

Che di fcorno e di rolfore

A me fenpre fervirà .

Pio. Deh tornate ora a godere.,,,Gam. Della pace il bel piacere.

Che ad amore unito và

— Viva vivail vero amore &c. -•

IL FINE

LA

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LA VECCHIAINNAMORATAFARZA SESTA

Interlocutori

PERNELLA VECCHIA j

Polindo Giovine I

PARTE PRIMA

Pemella , e Volitilo .

Per* C H via Signor poiindo, [ mo

L!j Palli Signor Polindo compiti/li-Troverà quella Camera incarpata jMa ella creda certilfimo

,

Che quella è la dilgrazia confuetaDi tutte le Padrone come me

,

Aver la fervitù.

Che vi fa perdere i* anima , c la fe

<. Per.

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4 115

Per queno ftarvi Tempre a tù per tù .

Quelle Pettegole

Son certi diavoli*

Che vi tormentanoLa notte, e

J1 dì.

Si può ben 11 rider e,

Bilogna cedere ,

Ch* elTe P intendonoSempre così .

Po/. Eh Signora Pernella

Ogni Tua negligenza è un’ artifizio.

In ogni tempo è Donna di giudizio .

Per. — Come s’ è dichiarato ,

Povero Pollaftrotto , innamoralo !—

Scufi Sig da quella parte il ventoTurbò della Pirucca il vago riccio .

E la polve cadèo.

Po/. -- Fù ben la poca cura dell’ Ebreo --

Per

.

Vado , e torno.Poi. Si ferva .

Per. Ora fon qua . ( a )

P°l. Io mi moro di rifa in verità.

Poiché lontan dal patrio albergo mio

Miglior ventura a tentar qui men verni

H Se m'.

i

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| 1 ASenza ajutod* un foldo, e fol con quello

D’ un atta fottigliezza di Cervello,

Più bella congiuntura

Non poteva ritrovar, che una ftucchevolc

Innamorata Vecchia Itomachevole •

Vincendo il proprio naturale avaro ,

Con gioje m’ ajutalfe , e con denaro »

Se a Vecchia Donna il feno

Scalda d’ amore il fuoco.

Oh quanto mai ridicola

Nell* amor fuo fi fà !

Ditegli , o bella , io peno ,

Si ftrugge a poco ,a poco,

E compra a prezzo altiflimo

Gli affetti , e la beltà .

p er. Son Hata troppo è vero ?

Ma col penderò

Sempre con lui fon fiata —Poi. Or che vuol Ella fare ?

Ptr. Il crin vò pareggiare

Di corelta Peruccà fcarmigliata :

p 0i. Noi permetterò mai..*

Per. Eh via lafciate fare il buon Cittino...

Poi. più tolto men* andrò...

.

Per. Farete affai ?

Se vi parlo mai più ditemi Nino.poi

:

V

—r _ ,

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1 *5

Po/. Ma le pare...

Per. Sicuro :

Mi pare una vergogna,

Quand* offre una mia pari un tal favore.

Far tante fmorfìe, e ricufar V onore .

Poi. Faccia dunquePer

.

Oh *1 buon Citto,[a]

. Orsi, che mi piacete.

State sù bello rimpettito, e ritto.

Poi. Ma voi Signora quanto cara liete !

Frr.— Cara ? affé, che mi colfe in mezzo al

Quella voce dolcifTima d J

amore-, [cuoreOr mi piacete , or Hate ben da vero

,

Sembrate un Sermollino. ..

Poi. Ah!— Coitei non intende il mio latino —Per E perchè fofpirate?

Poi. Signora la vergogna....

Per. Dite del voftro mal la rea cagione.

Fo/.Cerco pietà—Ma dal fuo buon Cartone—Per. Dichiaratevi pure — Anima mia

Poco mancò, eh’ io non dicerti —Poi. Aderto ( chiaro,

—Or tiro il Laccio — aderto io mi di-

spiego 1* affanno, ed a foffrirlo impalo.

Hij

• (a) Incipria la Pcrucca

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1 16

Sv

io v* amo, s* io v* adoro,Se da voi fpero egual ardor

, Signora,Mio delitto non è, fguardo, che punge,Voce, che 1* alme affale,

Grazia , che lega i cuoriVinfer gli affetti miei ,

Cosi la prima liberta perdei .

Sento la pena [ oh Dio ] [ gannì.Cedo all* arte d’ amor , cedo agli in-Ma , che fperar ? di povertà natiaGrave pefo m* opprime ? ah Stile ingrate 1

Ella è , che in quella guerraVile mi rende, e la mia fpeme atterra.

Per. Se avelie in fen criltiana carità ,

Mei’ avcrelle detto un ora fà .

Donna non fon cotanto permalofa

,

E fe è ver , come credo, il voltro affetto.

Donna non fon , eh* abbia uno fcoglio inSento anch* io che un certo fuoco

( pettoMi patteggia in mezzo al cuore,E mi llrugge a poco, a paco ,

Egli è amore , altro non è.Già vi dicon gli occhi miei

Ch* io per vinta mi darei.

Che voi liete il vincitore

Di quell* alma e di mia fè .

Poi. . ,

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1 *7

Poi, Ed io rifponderò co* miei fofpiri,

® E con lacrime fol di tenerezza....

ìFer. Zitto o centro gentil de’ miei deliri

Mi farete morir dalla dolcezza.

Poi, Bella... (a)

Per, Quel Bella , colla

Quell ’ anellin , che fembra fatto a polla.

: Poi, Cara . .

.

Perm Quel cara fa di belli effetti ; [£]

Val quella borza intera di biglietti

.

Poi. Mio ben* più...Per, — Che farò >

Al mio ben 1* Orologio donerò,-- (c)

Poi• Confufo io fon...

Per. La mano quando volete darmi ?

Poi• Voglio pria penfare addebitarmi.Per, Deh ? Parlatemi chiaro

,

Non è avara Pernella ,

Dite volete mille Doppie ancora ?

poi Chi direbbe di no con voi Signora

Il vollro è un nuovo Hi le

D’ incatenare i Cuori ,

H 3, Vi

Le da un Anello t ed ei lo prende.

' L>y Le da una Borza di denaro, cd ci lo prende.

Li da P Orologio ed et lo prende ,

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1 18

Vi fan cara i favori. ^

Al par della beltà .

E* fempre amor fervile

Quel, che mercede afpetta.

Di tempra poi perfetta

Quel , che bramar la fa»

Per. Oh me felice ! Idolo mio fra poco

Tutto vi donarò 1* argento, è 1 oro

E la mia delira in fieme :

Se voi non mi tradite

Tutto voltro fara, meco venite»

Qaro vi dono il Cuore

,

/ E per voi peno, e moro,

Voi liete il mio Teforo»

Per voi ricca larò»

Poh Cara mi Ha nel cuore

,

Per lui mi flruggo.e moro,

Il voilro bel Teforo .

Per cui ricco farò,

j> er% Se mi giurate amore,

Quell’ a me folo è caro ,

E a voi Gioje , e denaro

Idolo mio darò ,

Poi. A voi lulìnghe, e amore

Con quanto piu v* è caro

r Qua le Gioje e ’1 Denaro ]1 Idolo

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f

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, , 119laoio mio darò

JPer. Da voi ricercho affetto ,

Mio ben vi parlo chiaro,

Poi. E quanto a voi prometto ,

Non fon d* affetti avaro ,

p7l Quii* a Glo'e >

‘l Denaro

a i. Idolo mio darò .

PARTE SECONDAPoiindo indi Pernella •

PoLf~\R che quanto bifogna al fatto mioV^-/Da quella buona Vecchia intenerita

Col pretelto d* amore ho ritirato,

Vo* tornare al Paefe » e farla dritta ,

Tanto,, che della fpeme di marito

S* affligga fol ; ma. la oro ( mo

Non pretenda mai,* più frode non chia-

Ingannare in amor. Donna sì fatta ,

E cavargli di man Gioje -, e denari ;

Quello. deL proprio: errore

E un farla ravvedere, quello è da morte

Un richiamarla a vita,

E quella è dunque carità ferita.

li df. Szi'iò

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120 -

Saprò fìnger, e lo fpero

,

Cento, e mille impedimenti

De* più forti , e dirimenti

Che la legge ritrovò;

E fe poi dice davvero

,

Seco tutte le moine,Le più dolci , e le piu fine ,

Per ridurla adoprerò .

Poi Ecco ella vien qua mi ritiro ; afcolto

Quant’è per dir per prender tempo;in tan-

Configlio mi darà forfè il fuo pianto. [ to

Per. O miferia infelice degli amanti

,

Afpettare fuol dirfi» e non venir

Una è delle tre cofe da morire?Poiindo traditore !

{ O vagli a dar denari, e infieme affetti]

Il Proverbio comune in me s* avvera •

Infelice Pernella,

Avelli Mazz* , c Corna;

DifTe tornar Poiindo , e più non torna.

Poi --Pel primo impedimentoMi da qualche materia il fuo lamento —

Per. Così fuccede appuntoL y

amare un Foreftier di Cafa *1 Diavolo,Senza faper chi fia ,

li- un amor fenza fpeme, è una Pazzìa.Povere Doppie mie ! Po-

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utPovere mie follìe ì

Ditemi voi dov’ è

L J

ingrato amante ?

Forfè il crudel fi ride

Del duolo , che m* uccide

Nè alla prometta fè

Penfa incollante

.

Poi

.

Non era nò lontano [*]

L* ingrato amante era prefente.,..

Per. Oh Dio ! mifera me che ditti ?

Poi. Ella così .. ,.

Per. Ahi fconfigliata, e Pazza !

Fa/, il {incero amor mio così ftrapazza?Fw. Pohndo mio PerdonoF®/. Ecco 1* oro 1* anello, e T Orologio :

[t]

Prendete io tutto rendo .

Troppo parlafte voi , io troppo intefi,

Prendete, e men ritorno a miei Paeft.

Per. Nò , Polinduccio caro ,

Polinduccio mio ben’ fapiente , e buono

,

Vi dono, arciridono , e vi ridono

L* anello, 1* Orologio , & il denaro.

Ma voi la mano a me....Poi.

i(a) Si fa avanti «

(b) Vuol rendere il tutto ma ella non la vuole.

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1

122 \

Poi. Non fia mai vero ;

II! torto vii che alla mia fe vien fatto

Nuove leggi richiede, e nuovo patto.

Benché fatto un MatrimonioPer difcorlo,almenquoad torum,Balla fol, eh’ in un eorumSia fofpetto, onore, e fè ,

E fe il noftro andafTe avanti

Ci entrerebbe il rio Demonio,Non vi è peggio fra gli amanti

Se la pace più non v* è •

Per. E il ben , che voi dicefte di portarmi?

Pol.Veì portai fui principio , or mi difdico;

Anzi quell’ è il giudizio ,

Prevedere , e fuggire il precipizio,

per. Ma voi crudel» voi mi volete morta:

Poi

.

E quello è impedimentoPer fraltornar le nollre nozze ancora #

E che prudenza mai farebbe quella

Se voi certa dell* odio , che vi portoGiuralle a mè la fede ? ....

Voi viverelle allora

Sofpettofa di me ; vivrei [mefehino ! ]

Di voi mal fodisfatto;

E ci terrebbe il nodo MaritaleIn prolfima occafion di far del male J

Per.... . i

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^ I2JVi rammento il mio Cuore....

-E*oJ. Poiindo 4 un Traditore,Voi li dalie il denaro ,e più non torna:

Povera voi, eh* avelie Mazz',e Corna-JPer. Ma dite voi da vero ?...Poi. V amor d' un Foreiliero »

Senza faper eh' lìa,

E un amar fenza fpeme, è una pazzìa.

PèT. E con fenno parlate ,

Poi. Ecco l' Oro, 1' Anello 1' Orologio, [*]

Prendete: il tutto cedo ,

E la mia prima libertà richiedo .

Per. — In verità 1' offeli , il torto è mio,

Ma le 1' amo di cuor , che ho da far io?—Nò, no Signor mio caro.

Tutto vi dono , c lìa

Della mancanza mia quella la pena ;

Perdonate il fofpetto

Siete Tempre T ilielTo in mio concetto.

Perdono vi chiede

Colei , eh* v* adora :

Volere, eh* io moraE* troppo rigore ;

Ritogliermi amoreE*

(a) Voi dare il tutto ma ella non lo riceve .

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124E’ 'troppa emniet'i

,

Fù parto di Fede ,

Fù Teme dJ

affetto

,

•• Geìofo fofpetto.

Ma 1* anima , amanteFedele, e collante

Per Tempre farà .

Poi. Or via facciam così ; volete io v* ami?Vi amerò ma con patto ,

Che nefiuno di noi ,

Cioè nè io nè voi

,

Nulla più, che F amarli ottenga, e brami.Per. Come ? Che nuova mai

Foggia dJ

amarfi infra gli fpofi è quella?

A me fembra penfateci Figliuolo,Un certo nuovo amoreChe fi Tuoi dir fare all* amore, a Colo-

ro/. Ma vi udirete - dire, idolo mio ,

Caro mio ben , mi$ vita ,

Nè fguardi , nè fofpiri

Io vi chiedo perciò, nè le amorofeChe mi date fin or dolci parole >

Ma Gioje , ma DenariPrender m’ eleggo...

Per. Oh Cielo !

Qiie- I

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r t

.1*5Quefta è, f una nuova ufura . »

p0l. Ma pure di contratto ha la natura.Per, Bifognerà adattarfi, e aver pazienza.— Forfè fi ridurrà — dunque v

3

accetto.

Poi, E in parola d’ onor io vi prometto»Anzi così di cuorePiù \

y amerò ficuro dal periglio

Di cader , voi trattando ,

E a voi sì dolci titoli donando ,

Voi pagandone il prezzo ,

Senfa farvi credenza,

In peccato di vii concupifccnza .

Per, Mio bel Sol... Su fu , che fate ?

Deh mia vjfa... In grazia pretto

Caro ben... Su fu, che dite?

Il prometto oro dov 3

è !

Per, Mio bel fol voi3

1 conto fate

,

Si mia vita ,troppo pretto

,

No, mio ben per quanto dite ,

Il prometto oro non vi è .

Po/. Dunque rotto ogni contratto

Retta al fin per vottra parte ,

Quello forte impedimento ,

Ogniun fa, non vien da me.

Ter.

\

' \

i

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il6

Per. Se un sì gìufto impedimento

Non nafcea per la mia parte >-

Stando forte nel contratto

Andar mal volea per me . •

IL FINE

LA

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V

LA MOGLIEALLA MODAfarza settima

interlocutori .

Misser Cione.

Madama Albina

Tua Moglie.

Monsu* Francone

Lisetta .

I• • i 1

V AUTORE A CHI LEGGE

LA Commedia del celebre Sig. Marcbefe GtufeppeGorini intitolata II Frippone Francese con la

Dama alla Moda ^ ha dato all’ Autore della Farza' primi Lumi per comporla » e perciò fi leggono nell*principio di quella moltiffimi fentimenti tratti dall* idea0! quella i e molti verfi ancora prelì intieramente , chePcr non guadarli non ha voluto 1* Autore alterare. Lacaricatura data al carattere di Cione non è inverifimi-c affatto , e per renderla piò frefea fi fa parlare corrot-

i*«ente in Francefe a fpropofito, c vivi felice .

PAR-

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128 PARTE PRIMACione in abito da Viaggio > e Lifctta ,

indi Al-

bina , ed infine Francone.i ‘ • V*.

* '

LiC.\ f^\Ove Signore ? (a),

C/'o. J, } A rivedere Albina ,

La Moglie a ritrovar, pofcia che un MeleDa lei lontano , in Villa....

Lif Ebben perdoni : [£]

Ciò . Che ? Non fi può pattare ?

hip Metter nò .

Ciò. Chi lo comanda ?

Lif. Così vuol Madama . .

do. Ma non fon io il Marito ?

df. Sarete , e che perciò ?

Ciò.j0 voglio entrare . .

.

Ltfi Non s* entra • [e]Ciò. Qr ]0 vedr5 .

df Noi ci farem burlare: ahnons*im-L* ordine è premurofo. [pegni, [</]

Ciò. O quella è bella :

Si fa almen la ragione ?

Lif Perche in Camera vi è Monsù Franconc.Ciò. Dunque perche Monsù ila con Madama,

Con

(^Tenendolo {^Tenendolo (c) Tenendolo (d) Teneri.

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129

Con Madama mia Moglie,entrar non polla

Nella Camera mia ?

Ltf La fente : così vuol, fu Signorìa »

Dice che non è regola ,

Ch* entri il Marito in Camera

,

Quand’ ella in Crocchio amabileL* ore a palfalr ritrovali

Di- frefea Gioventù ...

Nè vuol foffrir gli ftimoli

Di gelosia',' che fpingavi

Con fenfo troppo rigido

A mifurar le fillabe .

Di quello , e quel Monsù .

qo. Il conto torna , el' argomento è bello,

E al par d* un grave autor parla Madama :

Spenda pure il Marito a braccia quadre

Per' mantenere il luflo maladetto...

Bene, benone, 1* argomento torna ;

Abbia in premio il Marito, e Mazz J

,e Cor-

Ma dimmi un pò Lifetta , [ na .

Chi è qui il Padron? Chi fpende in tua

Hp Tutto, tutto, Meiìere, è la Sig. [malora?

Ci0 . Chi ti paga il Salario ?

Lif. E chi cerca il Salario? altri, e maggiori

Sono gli utili miei . . .

Ciò • Oh i dimmi almeno onde sì ricca fei.

X Lif.

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i3° :

Lif Faccio 1* uffizio mio*.»:

Ciò. Come ? Che vuo* tu dire?;. r

r....

lif Rendo grata ora a quello, ed ori a

Con modo delicatoi • •;. [ quello,

Madama noftra"* .*.• ••'• ' -

Ciò. Oh ltrana difcrezionel ->»• - *)

Oh reo coitume.! Oh fecolo briccone.

Lif Voi vi fcandalizzateJ -.

Ciò

.

Non parlo nò ; ma dimmi!-..

Fatta grata Madama a quelli , c a quelli

,

Cotanti Falimbelli , i - r

Introdotti ,che fon . dimmi, che fanno?

Lif Cerca ciafcun ripofo al proprio affanno ., %

C/o. Come? Spiegati meglio, ni

E come fanno a ripofar , Lifctta,.

Lif Chi è d’ un genio ,Meffere, e chi è d un

A chi di vottra moglie , :

[altro

Piace 1* occhio , a chiJ1 Labbro

A chi il tratto gentile,

A chiJ1 moto del piede, o della mano (a)

Chi a Madama la vette, *

Chi a Madama i Capelli^ ;; ..

.

Acconcia, appunta, e chi.

Le affibbia il centurino

,

Chi le appunta il pettino , ;

a) A quefto incontro Ciotte mofirafmaniat e rabbia*

D i> le: *

r

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I3 1

Chi le affibbia il Buttino ,

Chi le pareggia intorno il Gonnellino,

Chi le {carpe le porge, e chi .. •

Batta ohimè! non ne vo piu •

I Troppo lunga è quell Moria ;

Tu m* hai rotta la memoria

Con sì tanti , e tanti , e Chi

.

Troverò ben io la il rada.

Se Ella incoccia a fare il bu »

Con fcemarle al fin la biada

,

Che il bordel finifca qui.

Pretto dov’ è un battone ? in quello punto

Vo’ far vedere al mondo ,

L» efempio di Marito arcionorato.

Pretto dico. Lifetta • • « . ,

/^Flemma, flemma, Metter, non tanta fretta,

Gio. Che. flemma? Io vo’ finirla^

Nè vo* più quefta trefca in cafa mi .

Lif. Il voftro onor non è, ma è gelosia.

Ciò. che gelosìa ?.. . f > .*;

Tacete,

Che fe v* ode Madama . ,

Così parlar ...

C/o. Farò di fatti ancora .

Ltf Deh ! tacete in buon , ora ,odo, che thia-

Alk. ehi è là Lifetta ì' W \“U

(3) Di dentri.1 1 "J

\

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Lif. Oh Dio !

Non prometto per voi.

[a]

do. Son Io, che voglio entrare. (6)

(Quando il Marchefe vien, fallo pattare.^]

Chi Madama, eh* intenda?

|1 Marchefe, o fer Cione !

Alb. Dico il Marchefe , e ’l mio gentil Baro-

Dunque Albina,per me [ne

Cotta luogo non v’ è ? [e]

La cofa non tamina.».Alb. La volete finir quefta mattina

[f\Che rumore infoiente è quello mai l

Così ia pace al cuore,

E agli òcchi il fonnooggì a turbar tornafte

Indifcreto, che liete?

Ciò

.

Vottro Marito fon, non lo vedete?Ab. E da ciò, che rifulta ?

Ditemi, e come maiTrar potette da ciò la confeguenza.Di tant* indiferetezza,

Di sì ttrano parlare ?

Ciò. Quell’ è una confidenza,

Che fi a Marito, e Moglie fi può tifare.

Alb. Tutto, tutto all* oppofto , anzi, Miffere

Io

fa] a Cione. (b) forre, (c) di dentro, [d] di

dentro . [e] forte, (f) fuori in vejle da Camera.

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1

.*33

Io vi dirò qual fi conviene a voi

Meco rifpetto ufare, e quale al fine

Contrario al parer voftro

E (Ter debba un Marito al tempo noftro.

Non dovrà quel Marito, cui piace

Mantener co» la Moglie la pace.

Nè parlar, nè fentir ,nè veder :

Che fe parla, egli ode, e le vede

Col parlare fii fa ffrada alle Liti

,

Col udir, miferel non fi avvede,

Ch* udir può. quel che non vorrìa

Col veder certi lazzi aborriti

Divien fegno di. vii gelosìa.

Nè può in pace un fol giorno goder

.

&oK Obligato. vi fon. della Lezzione ;

Ditemi in grazia». Albina,

Eorfo Mohsù- Franarne

,

Ve le venne a dettar quella mattina ?

Alb. Quell’ è la. più perfetta

Del viver d* oggi dì fcuola beata •

Ciò. Che in cafa mia non però non è approva*

Cosi Urano parere [ta .

Io non voglio foguire..

Fra. Madama è calda, fe fi vuol vefìire. [a]

Ci<u .. E 1

la camicia affé. —I $ Fra.

(a) fuori con involto di fanno in mano .

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I .

Fra. Il BufHir, la Gonnella, ed ilCorsè

Son caldi ,?nch - effi ?

E lo' ftar pm leggiera

Di pandi in sì buon ora

Vi potila, cagionar gran danno ancora.

A/b. Mon<ù voi dite bene,

E gia/fento ,che lon mezza infreddata .[*]

ir Volete il fuoco in letto ?

^ Quiv i t)otrete ribaldarvi alquanto .

Ali: À, vói me ne rimetto. *

rio Ed iò Madama mia, così non canto.

Ali Ecco ih’ termi» il ™fo : il conofcete

Quanto gli occhi,là lingua, e .1 troppo ud.-

Fantallico vi fanno, e infofpittito [to

r;. Forfè non ho ragione ?,

(ne

Ali. Che freddo ! fon con voi Monsu Franco.

irà. Ed io fon tutto ardore , e tutta brama

per fetvirvi, o Signora.

Gio Debbo tacer > Madama ,CNon aver occhi, e fare il fordo ancora?^.

Fra. Qual mi volete al fianco

,

Non pigr° all* opra , o fianco

Eccomi a voi davante,

E fervo,, e adorator. - •

M da V involi

o

a Li]**. W(

feS„o di rabbia ,con Ltfetta, e con th altri.

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* 3 >

Servo vi fon, mio bene, (#)

Che a me così conviene,E fon di quella amanteVirtù, che v

rorna il cor.

di. Ed io di qua. ,

"Alb. Che fare ? >

Clone, che pretendete?

tifi Le regole MelTer voi non fapete.

Ciò. Venire anch* Io a rifcaldar la moglie.Alb, Non v* è quello bifogno .

In dietro Metter Cione , ,

L’ intendete fi, o nò quella canzoneLifetta il fuoco in letto.

Lif.Vado Madama, e in Camera v* afpctto.(^)Alb. E voi , Clone reilate

.

Ciò. Non sò Signora mia, fe mi burlate?Per Monsù dunque non fi tien Portièra,Per lui chiufa non è

La Camera, e per meVaria dunque la feena?

Alb. Siamo Tempre all* ilteffa cantilena .

Ed io vi dico apertamente adtffo,

Chequi così comando , e chJ

io non voglioI 4 .

Que-

(a) mentre Albina porge -la mano a Frantone per

andar fico , Cione vaper prendere P altra , e Li.

.fetta lo tiene, (b) parte,'

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V.

1* 4

V

I

136 *

,

-

Quella vii foggezzione ,

Che in tal ftato nr no«?e>

Di dover divenir lo fch;rzo» e ’l giuoco^

Di tante m.e compagne, ,

Che mi moltrano a dito

Per cucita alle brache del Marito

.

Non poffo. non voglio

Soffrire il roffore,. ,

Che al voffro rigore.

Ripieno d’ orgoglio, >

Soggetta mi fa

.

Ciò. Non voglio, non poffo

Seguir la corrente.

Che tutta la gente

Se rodo quelt* offo ,

Di me riderà

frati. Signore Prudenza,

Prudenza Meffere ;

Che dolce piacere

Ufar compiacenza

Con tanta Beltà ,

Alb, Mi fento arroflire ,

,Sentite, che dice

Di Moglie infelice

Vicina a morire

Francone Pietà

.

don.

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«37Cicon. Le voci già Tento

Di quello, e di quello.

Che ogn* un vello vello

Con mio gran tormentoOr or griderà

.

Fran. Son tutte follìe

Del voftro penfiero,

Che il bianco per nero*

Se date in Pazzìe

A voi moftrerà.

Parte Albina , e Frascone > rejlando Ciotte

confufi m

PARTE SECONDA

Gione vefite da Cavaliere Forefiiero cen Mafial Vifi t ed Abito ideale , indi Lifitta , ed

in fine Albina , e Frantone•

Ci°*f~\R 10 chiarire, [0]

vò chiarir s’me n’andafle il collo»

E il lavoro veder vò della moda ;

Perciò veftito in sì lìrana figura,

Tal-

(a) vien Lifitta mirandolo, e fia attenta a quello

che dtee «

. i

1

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.. **•Talché felibro cangiato

, ;

E di fembianza in fìcme, e di natura,’

Qui mi raggiro intorno,.

?

Così celando altrui

L' alta cagion del mio sì grave affanno.

Lif--E lui fenz5

alti o, oh ! che ti dia il malat-

Ciò. Miei penfier i , con/ìglio ; [no!-L* umpre/a è rilevante , ?

E per me, che non feci a* giorni miei

Gli efcgrandi eiercizi Cicisbej,

E* difficile aliai.

Lij... Rogna tu cerchi, e Tigna trpverai —Cto. Proviamci intanto a farcii complimentoComplimento gentile ,

Che produca una certa tentazione

Di fare un torto a CioneNel puro cuor d

> una Colomba ancoraLif—

C

otto a darne Pavvilo allaSignora--[rf

Gio. \b) Ah Monfiù fge me dico

Votro bon Servitor. . . . Nò, non va ber

^ • Che prima , che a MonsùE* dovuto a Madama il complimento :

Da capo dunque ’ Cione; [c}

-a Cer-1

(a) parte ; (b) facendo riverenza . (c) / aviethè faccia fempre riverenze fpropojìtatc.

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Cervello al filo, e mente alla Lezzione.

Madama , mon me tre

Trefubole, TreiubboleSon votre de bon chior ,

Son votre Servitor••••

Ma quelle fon bubole ,

Sgià vole per T Etre

Le votre gran fame,

Madame , Madame .

Trefuble ,gnofsì.

La cofa va bene.•

> Avanti agli affetti .

Madama oh che pene ! ; ?<•

Vù fiete une fole :

Le voltre parole

Trapanano i petti

Con un demorere (*)

Sge vò complefere »

,Le notte, e le Dì*,

Oh che sfarzo, e nuovo complimento !

Ziyr-Tel* ho frangiata a fe, nè. me ne pento-

do . Ma quella è pur Lifetta ? .

Fingo di palleggiar nell* Anticamera ,

Di fpurgarmi , e toffir tanto, che ni oda

, .

6Ella

(a) Torna Ciotte alfe remiche , e ride &c.

\i

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I

Ella ,che d’ introdurre i Cicifbef

Per util fuo procura ,

E del falario mio perciò non cura •

Lìf. Un Foreftier ? Signore (a]

Perdoni in grazia ,oh Dio !

Se fi trattiene qui più del dovere • .

Dica fe in fuo piacere ,

Chi vuol ,di chi dimanda ?

Son io buona a fervirlo ? Ella comand

Vuol Meiìer Cione, ovver Madama Alt

Egli in Cafa non è,

• In Camera è MadamaPer fervirlo fon qui dica , chi brama r

<jio. ..A buon conto è quello il complimer

Che in Cafa mia fuol farfi ai Forejlier

Oh Madama Madama fciameriere ,

Vò fiete sì fciameriere.

Sì f^ioliva , e galante ,

Da fere innamorare [£)

Qualunque Parigino Sciavaliere •

Lifi Strilfimo no ;mi burla.

Non' fon io la Padrona.

€io, Ma vù , vù mi piacete. • .

Di

£a) Finge averlo veduto adeffo . (b) Fa rive

improprie .

(

I

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141*' Deh lafciate , o mie belle

,

Che un falute vi sfafci alla Franfefe[*J

,if. [£] StrilTmo nò » che fiamo

ì In diverfo Paefe.

Son povera Zittella ,

E" vivo full’ induitria , e la fatica :

Ella dunque mi dica ,

Che debbo far,...

?io. Vorre veder Madama,tffi Il fuo nome Signor .

Drufcè m’ appelle.

Oh bel nome ! Drufce !»

Fa un certo fenfo in me ,

Ch* ella fia generofo

,

E tal fecondo il noìtro rhodo ufato,[ ciato

Suol farfi un Uom fra noi, quando è druf-Ho capito pazienza ! ah quelli appunto

Sono gli utili fuoi —•tf* Oh avrà Madama un gran piacer con voi

Ella ama i Foreltieri , e gl* incatena

Più » che con gli occhi con le fue maniere:

Oh, con Madama avrete il gran piacere !

'io, E come vi feiamate ?

Il mio nome è Lifetta ,

Po-

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14*

Povara fol perche non ebbi mai

Amico un buon Drufcè qual liete voiV

£/0.--Pazienza!oh intelo, fon gli utili fuoi [»)

Prendè vù Lifetta* f

:

J .

Sì poco dè mon Chiofe

Piccola bagattella

lif w Monsù, vedrete , fe Madama è bella ,

E vi ringrazio poi

,

Sò quel che hò a far per voi ,

Signor Drufce tnio bello. '• ;

Cfo.--Così la rende grata a quello; e a quello

Lif Or or fon qui voglio avvila! Madama;Del voltro desiderio .

1- 1 :*0 •.

Ciò. Dille, che ai vivo ardore ( *

£Xa monVamante.ChroVe ’

.H5attende de

5fuoi fgiiafdi il refrigeri©

LiffX^ Ipitghtiò E affanno W. n, -‘

Ciò. Ui fpiega le cofe come Hanno.'

Baila , vù faprè dire.. 11

Lif La ìciate lare amevivò fervire.

Io dirò, che il voitro cuore,

.

’ Fatto a guiia di candele \• • ì

Arde inlìemJ

d’ amore, e zelo

Pel luo pregio , e fua beltà \-

1 - - Oi Dii»

{f)Da denaro a Lifetta . [r]Prende .

* "DigiTTzed by’Googl

i

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Che il combatte tra i martiri r.

Il gran vento de* fofpiri ,

Che agitato in tanto ' ardore ,

Diltruggendofi fen va . (a) wCiò. Oh ti vò dar Pettegola fgualdrina ,

Il Candelo , che cerchi , e il Moccolone!Oh pazienza , oh battone !

Ecco Albina alla fe : qua in politura

Tolto mi' pongo: e feco v* è Monsù . ;

Pazienza! oh Ciel! eh* io non ne póllo più,-Ali. Li letta da federe [£]Lifi Obbedifco , Signora .

Ci°. Madame, votre fervitor , Madame» [r]

Qui mi porta le fameDi votre nome, e di bellezze il grido;E nuovo adorator fge vanghe appofteiVi, fge vanghe a rimirar le bèlle

,

La cui voce pafsò, Madame Albine,Pafsò fino alle Gallie tranfalpine. [<f]

A voi piace il bel dire ,f,? '

Ed io bella non fono;,• 1

Ma qual voi mi vedete

Ser-

.* *

\ . * • * • t•

t

[^partir . [b) entra dandoli braccio Francone ,

(c) porta da federe (d) fa cerimonie , $ fi pone

a federe . • *•

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144Serva a Monsù FranconeE Moglie aMefler , CioneVoftra farò: Monsù Drufce , federe.

Ciò. Helas Madame, che Monsù FranconeGode une gran' fortune

Nel votre amor, e fe ne può tenere ;

AH. Anzi a me la gran forte ei fa godere.Fra. Dite Madama pur quanto vi piace •

Ch* io tutto foffro in pace :

Soffro in pace il rofTore,

Che a me fate provar con sì bell* atto

Di nuova gentilezza

.

E fe al voftro bel core

Piaceffe ancor del mio fervir più fido

Prenderli feerzo, e giuoco

,

Darebbe!! maggior 1* efea al mio fuoco.Se a voi Donna gentil

Amante sì , ma. umilOffro in tributo il Cor • [*)

Non lo fdegnate.

Che ancor fi coglie il fiore

In baila valle nato ,

E

[a] Ciotte faccia intanto atti di Maraviglia ,

vari finorfie ad Albina facendo conofcerc cat-

tivo animo •

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145E a nobil fen donatoRende a fe ftefla onor ,

E accrefce altrui maggior' Pregio , e beltade .

C7a—

O

h fentite parole inzuccherate ?

Alb. Orsù Monsù Francone

,

Giacile Monsù Drufce,

Con tanta cortesìa ci favorifce

Uditemi (a) Intendere ?

Fra. Vado.... (£)Alb. E noi Monsù potremo

Difcorrere di ciò , che più ne aggrada.Ciò, Tutte , tutte con voi

Con tutti e cinque i fentimenti ancora [V]

Lingue fatte in amor refte o Segnora .

Alb. E ben Monsù, che belle nuove date

Della Corte di Francia ? [i]

Ciò. Eh non parliam dù corte ,

Madame, otre, e più belle

Le fciofe fon, di che parlar dobbiamo. [e]

-Alb, E quali ?

K Ciò.

[a] finge parlare nell* orecchi [b) partono Fran-

cone e Lifitta [c) s* accofia alla fidia di Al-

bina . (ci) / allontana colla fialia .

(e) s’ accofia.

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Ciò. Ohimè ? 0]Atb. Che v* è di mal ?

Ciò. Sge v* amev

.

Atb. Voi mi fate arroflire [£]

Ciò. Vu me fate morire

Aib. Ah ?

Ciò. oh ! [r]

Alb. -- Mi fcappa il rifo —Ciò-- Io d’ ira avvampo —Alb Voi fiete arme d* amor....Ciò. Vus etfe il Campo .

Alb.— E Lifetta non vien, ne vien Francone. —Ciò. Venianme dunque alla Conclufione,

Sge venni ifsì per vu doner monChiorSgià sò, che 1* ardir mie troppe s* avanzaMa vi piafcia, o mie belle.... [</>

Atb. Monsù che fate ? oh Dio! [>]

Cì°. Alle afcefe del Chior vive fafcelle

Merceda uffare , ed al tormente mie...Alb. Fermo, Signore che può venir Lifetta ,

Francone può tornar....Ciò . Oh mie dilette»

E

[a] Sofpiro , e s* accofht . [b] s* accojla (c] Jo-

jiVirano gaardandojì

, [d] Le prende là mano[e] vuol ritirarla

,

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E fra tutte le belle , anima mia [*]Alb. [£) Monsù, che fate ?

Ciò. E amure...Alb. E frenesìa .

Se a Donna in pettoCon vivo affetto

Regnar volete ,

Voi non doveteSpiegarle arditoTutto il pruritoChe in fen vi fià

.

Perch* ella intendaBalta un fofpiro

,

Che il cuor le accenda;

Ma il fuo deliro

La legge aborre

,

Che le vuol torre

La libertà .

C/a.--Oh fentite, che fcuola ella mi fa ?

Ma avanti alle moine —Trebien , Madame , ed Je però rifpondoCon quel parer, che ofgi più pia fCe al

A me difeeva uri giorno[ mondo .

Una feerta Madama ,

K 2 Che

(a) Le firìnge la mano. [ b]vitirala mano.

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148

Che affai piafce alle Donne effere tentate,

Ma non voglion piimiere effe tentare,

E cofcedono allor fciò , che sì bramaQuando par, che lo voglino necare.

[a

]

Aìb. Monsù. balla la mano,O chiamo mio Marito

Ciò. Mondjù parlate piano;Bench’ egli, il fio, non è che un* etur dito

Alb. Anzi un balordo,un indifcreto, un vuomoMa è mio Marito al fine, e tanto balta.

Ciò. — Egli è poi di buona pa/ta ,

E or or fifa delle mie lodi un Tomo.—[£jMa veniamo alle corte.

Alb. Ohi ohi che fate ?

Fra. Ola , che fu Madama ? (f)

Alb. Francon voi mi lafciate w>Quali in preda dirò di Lupo ingordo.

VL Un Lupo , sì Signora

,

Che tentò di gherimir la ferva ancora*Fra. Come Drufcè? voi tanto ardir? qui taccio.

Ma fuor di qui difeorrerem col brando.C/0.--State a vedere, che vuol mandarne il

Alb. Temerario infoiente.

[Bando—Lif.

(a) vuol prenderle la mano nuovamente •

ih) s ’ accofia inpropriamente calpejlandole .

[c]tfee con Lifetta . (d) s* alzano . I

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149

Lifi Sfacciato irreverente .

a 3. Fuora di qua . (a)

Alb. Si fuora .

fra. Oche partite ,0 vi provedo or ora [£]

Ciò. Bel bello , che fe ufata

Ho qualche libertà con la Signora

Son di farlo Padrone

,

Che mi finii Druicè, ma fon fer Cione [c]

Alb, Voi mio Manto ! ohibò !

Lif. Il Padrone ? Signor nò.

Fra. Ei non avria così poco cervello ;

Ei, che è del vero onoreEfemplare , e ModelloD* efporfi a tal periglio

Con sì fciocco configlio

.

Ciò

.

Ne mi riconofcete ?

Alb . Fuora

.

a 3. Fuora di qua. [d]

Fra, Clone non fiete.

Nel cuor d* un Uomo,Sì Galantuomo,Penfier non abita

K 3 D*

(a) lo Spingono per mandarlo vìa , <b) vnoi met-

ter mano , [c] fi da a conofiere . (d) tutti lo

fpingono per mandarlo via ,

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15 ©

D* inciviltà

.

Alb. Un, che ha nel cuore

Sputi d’ onoreFugge gli ilimoli (a)

Di libertà.

Lif Saggio Padrone,

Come è Ter Cione

,

D J un Uom ridicolo

Prove non da

.

Ciò. Ma quella mia

Fu gelosìa ,

Fu un certo fcrupolo

D’ infedeltà .

Fra. Dov* è V affetto f

Alb . a 3 . Che a voi nel petto

Dovrebbe accendereSincero amor ? •

Ciò. Ma quella miaFu gelosìa

,

Fu un certo fcrupolo

Di vero onor

.

Alb. Sei troppo barbaroContro di me .

Ciò. Sei troppo rigida

[a] 77// cscndoolo .

Con

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Con Ja mia fc .

Fra. Oh infopportabile

a 3. Finta virtù ?

Lif' Non Tei fcufabile»

Fuora di qua.Ciò. Sarò più itabile ?

Noi farò più ;

Di me il più affabile [*]Non fi darà .

k + ;

IL FINE

15*

(a) tutti lo cacciano ed egli refia confufi vedergli

partire +

LA

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LÀ. ZOCCOLETTAFARZA S F. T T I-M-A

, . .Qfxawt-l,

\titGY'lùClltOYl 9

Arnolfo

Lucetta

Tognona

Serpindo

PARTE PRIMA

Arnolfo , Lucetta , indi Tognona , ed in fine

Serpindo .

yfr7/.rT“TOrno a dirti di no Figliuola mia ;

1 La ilrada che fi tien per viver beno

Quella non è, quel far la Civettona

H il giorno di lavoro, e il dì Feftivo,

£

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E ad ogn’ ora in Paletto

Farli veder coi Falimbelli attorno

A far 1* Innamorata ,

La morta fpafimata >

Quel confnmaT quant*è mai lungo il giorno

Tutto in ciarle, e ritrovi . E queltain fine.

Cara Lucetta , oh Dio !

Libera vita, che da te fi tiene ,

Figlia , ftrade non fon* per viver bene •

Sai tu, che fi dice

Di quelle Frafchette

Ragazze capette

Che fanno così ?

Mirate la TaleZucchin* fenza Tale !

Non ha Direttore

,

Il Padre è un babbeo,O Padre baggeo

1

Si giuoca T onoreVivendo infelice

Qual ville fin qui.

lue. Padre , voi liete troppo rigorofo

Che altro, qual voi non è.,..

Am. Ciò non importa :

Quando del mondo al benedetto onore

Metter* io ti vorrò, fenza i raggiri

[Stu-

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(Studio d’ anime balfe) e fenza quelle

Del vivere alla moda opere infami

,

• Marito ti darò ; nè vo* fi dica »

Che da te lo trovarti ; Io io Lucetta

\ Vò fceglierti lo Spofo ;

Nè quello è un eiTer teco rigorofo .

Lue- Ah * fe vivere a’ noilri dì Pafquella

A me Madre, e a voi Moglie!..

Arri. Ella , che contrappelo alle mie voglie

Mai Tempre andava , a modo tuo direbbe

Forfè t* avrìa ridotta ,

Colla fua fciocca libertà natia ,

So ben* quel che mi dico,

Un catarro gentil pien di Sciantelli

,

Qual fi ridutfe anch* efla a tempi andati

La Signora Pafquella

,

Un ritratto di quello del gonnella.

• Lue* Come ? Mia Madre no ...

.

Am% Figlia Sta cheta :

Lue, Ella era favorita..#

Arn. Ed io lo fo

-- Da qualche vifituccia anche fegreta [*] —Lue. Sentite quel che ei dice* Ebbenperque-Arn. Figlia non mi tentar-.Sfilerò il refto [ fio?

lue

«

(a) con voce b.ijfa nell* orecchio .

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Lue. Dite perche mi feotta....•Ath. l'ira a te . • •

Lue. Signor no...Arn. Corpo del Mondo !

Quei Ilici , quegli impiallri , e quegLue. Ohimè!... [unguentiAm. Dirò ciò , che dicean le Genti

.

Lue• Son lingue di Pettegole mal nate

,

Ciarle fono di genti sfaccendate .

Cerca ognun di mormorare,Se a vezzofa Donna intorno

A paflar, s* aggira il giorno,

Qualche vago adorator

.

Per un lifcio, o una Pezzetta ,

Per un neo pollo al iuo loco,

Siam le trilte, e fcandalofe

Eppur quelle fon le cofe ,

Che fan* l* Uomo innamorare,

E gioifce,e fi diletta ,

Che tal efea un maggior fuocoGli alimenti in mezzo al cor •

Ara. Benché non viva ancora

,

La Madre alla Figliuola fcaprelirata

Lafciata ha l4 appendice

Della regola, oh Dio! eh’ ella tenea,

A quel eh* adeflò fento

,

Cred*

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I

I

A

\

/

V

I

156CrecT io per Codicillo , o Teftamento.

Tog Via via! che domin v'èPfempre fi grida?[*]

Che vergogna I le rifle

Tra *1 Padre , e la Figliola non fi fanno (£)Lue

Tognona , egli mi dille..

.

Am. Madonna no . . . Ti dilli il tuo Malanno

.

Tog. Ebbenf’Pace Figlioli benedetti.

Che il vicinato fente,

E poi farete chiachierar la gente.

Io meP immagino.Di quelto itrepito ,

Di tanto fcandalo;

Amor beniflimo

Cagion far\ .

Nò, nò , chetatevi :

Chi d* anni è carico

Dovrebbe apprendere ,

Che in una GiovineFallo feufabile

L* amor fi fa .

Arn

.

— Ci mancava Coftei

Per dolce intingolin di quell* addobbo. —Tog. Ma in fin, che cofa avete ?

Si può faper ?

Arn ,

(a) efee Tcg-iona . (b) «Iteratilo ,

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*57Arn, — La rabbia mi divora ••

Tog. Si può faper ?

Arti* — Quafi darei di fuora — [a]

Lue, Scufatelo , egli è Vecchio , e tanto baila#

Tog, Soffritelo , egli è un Uom di buona pafta’

Or non fi perda tempo : Io fon venutaA portarvi un regalo ; Voi che mi date ?

Lue. Ma che ?

T$g. Voi lo vedrete :

Quello Foglio a voi manda [b)

Serpindo quel garbato Zerbinotto,

[ Quanto di voi il poverello è cotto ! ]In quello affetto , e fede

Vi giura, e infiem vi chiede....

Lue. E voi 1* impegnoCosì dunque abbracciate

Senza fentir Lucetta ?

Tog. Oh Signorina

Non crediate mangiar 1* erba co* Ciechi,Che la bugia vi corre fu pel* nafo

;

Scontenta nò non mi mandate in pace ,

So che a voi pur quello Serpindo piace]

Lue, Il mio interno . .

.

Tog,

[a] parte rabbiofb , (b) cava di fino una Let-tera , e gliela mofira .

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'15 #|

Teg. Che occorre

Finger meco così ? Lucetta » udite:

Vuole ogni vite il palo ,

E quello Giovinotto fa per voi ;

Nè avrei ( mi guardi il Cielo] preio 1

In altro cafo mai , ( impegno

Che in quel d* una morale

Sempre d* ufcirne a ben’ col Matrimonio :

Crediate a Tognona :

Fidatevi di me : fon conofciuta ;

Son Donna fcrupolofa , e di prudenza [*)

Prendete il Foglio sù vi dò licenza.

Le Fanciulle tutte quante [£] .

Se fi debbon dichiarare

Dell* amor nel dolce affane

Treman tutte, e fi fan rofle ,

Pria, che dicano di sì

.

Ma chi poi potelfe il cuore

Veder loro in mezzo al petto

Pronto all* opera , e brillante,

Troveria, eh* ella in effetto

Quella toflTe è tutt* ardore

Fatto al ufo d* oggi dì

Ser.

(a) le da la Lettera . (b] Lucetta legge la lette/

To gnona la mira ,

- ... Digitized Coogle,1

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f .'SO

Ser.—La Pinzochera affé già m* ha ferviro:[4]

Il mio Foglio conofco

In man dell1Idol mio

;qui venni inranto

Di Tognona a configlio ,

Che la porca lafciar dille focchiufa

,

Com* Io la ritrovai , forza mi diede

,

E in me 1* ardire accefe ,

Amor fatto pietofo alle mie pene

Per venire a trovar 1* amato bene —Lue. Oh Dio! Tognona, oh Dio ! [6]

Un Giovane, e qui in Cafa...

Tog. Oh Poverina !

State a veder , che voi noi conofcete !

Lue. Si... ma fe Arnolfo...Tog. Arnolfo ha un bel gracchiare ;

Ei gli ftimoli ornai del fral non fente,

Perciò non ha pietà, non è difereto

Punto punto per voi ...Deh non temete., [c]

Serpindo ... [ è pur modello )... fccco Lucetta

V* ama , v* adora...

Lue. Oh Dei !...Src. Anima mia

' Se

[a] arriva Serpindo oj/etverdo da Jane e vede il

fuo foglio in mano a Lucetta . (b) Io vede.

fc) lo chiama ed ei viene .

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* 1 6o

Se in piacere non v* è, che qui mi fermi

Partirò . .

.

Lue. La vergogna, ed il timore...

Tog. Non farà nulla, nò, fatevi cuore.

Lue. Ma da me che chiedete ?

•frr.Quel eh’ io chiedo, mio ben, voi lo fapete.

In mezzo all* onde irate,

Fra i nembi , e le procelle,

A’ venti, ed alle Stelle

Il timido Nocchier

Chiede la calma .

Amor, Fede, Pietade

Fra le fue pene, oh Dio!Da voi bell* Idol mio ,

Con tenero penlier

Ricerca 1* alma

.

Tot• Povero Figliuolino benedetto ?

Farebbe intenerire 1 fallì ancora [a]

Sentite , che umiltà* non v* innamora?

Lue. Ohimè!

partite ohimè !

E la pietà , Serpindo ,

E 1* amor, vi prometto...

Tog. Alfin di che temete ?

Ci fon io , fon Matrona veneranda ,

Benché

(a] a Lucette •

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ityBenché ancora Zittella,

D* Arnolfo Conigliera , e Direttrice

Di voftra Madre antica,

E fcorta or della Figlia...

Lue. Oh Ciel ! dirà....

Tog, Dica ciò che Egli vuol , fi quieteràAm. Ma così facilmente non farà [a]

Ah sfacciata ribalda , Civettuzza !

E voi peggior di lei mezzana indegnaDi traffico sì infame ! Il mio furoreIo non fo chi ritien :

Tot. Voi non fapete ....Arn. E che bifogno ho di faperePIl tutto

Già mi fuppongo .

Tff. Il Ciel vi tocchi il Cuore ,

Voi mi fcandalizzate :

Arn. E bella affé?

Trovar le cofe a filo

Per dar 1* ultimo affalto

Al Povero onor mio ,

E de* miei feorni voi Generaleffa

Avvivar gli appetiti affalitori

Coll* opra , e col configlio,

E* cofa eh* io la faccia col piviale ,

L E

(a) Efie infurino con un Legno,gridando .

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\

ì6zx

E ne dica chi vuol poco mi cale* . I

Andate a credere . .

A certe Femmine •

Che fan le piotine

Le non toccatemi»

E le Malediche

Il capo copronoCol taffettà.

Son tante Diavole >

Che ve la ficcano

E il vituperio

Per tutto lafciano

Dove fi portano

Veftite in abito

Di Carità .

huCt Padre 1* error. ..

jìrn . Siete una Frafchettaccia •

Siete-Zitto ! Ebbi a dire una cofaccia—

T0g~- Eh, che gli paflerà ;parlate pure

Fatevi cuor Serpindo, e la Figliuola (*)

Dimandateli al fin sò quelche dico,

E sò quelche farò . . .•

Ser. Ma in tanto fdegno [ gno

T»g. Sarà vofira» Serpindo» Io me n’impe-Ann

[a] a Scrpind*

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Arti. Ma 'infomma in cariti, (5 pubfapere»Quel bel Signor garbato ,

A qual fin qui vernile, e a qual vi fiate ?Ser, Signor 1* ardir fu il mio ....Arn, Fu grande quett

4ardir, lo dico anch* io

•Sw*- Ma in fin fu giulto, ed onorato infieme:Arp. Sentiamolo •

**£• Sentitelo;

Vedrete, che Ella fu un ifpirazione^elle piò fante , e buone

,

Che in feno a un Giovanetto il Ciel rifve-E ne godrete. ‘ [gli,

^(r*. Ancora ?

L* opera è meritoria : alò SerpindoGli fiimoli gli impulfiPer la Beltà della gentil Lucetta

Am [*] Tu che fai qui, ritirati > m 4intendi

In camera , che poiI conti meglio fi faran fra noi.

Lue. E mi debbo partir ?Am. Credarei di fi

Forfè dite di nò ?Lue» Ah si Padre crudele , io partirò

.

Con doppio martire,L 2 Ri-

fa] m Lucettt

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IÓ4.

Rifpetto,. ed amore ... *• :• - _

D* un povero cuore

, .. Combatton la fè .

Queft* ultimo addio . ..

Ricevi , ben mio:

. .Reftare , e partire

Non pollo con Te •

Ser.Oh Dio ! Parte il mio ben - vi piacealme-Arnolfo or che lontana

( no.;

E" la cagion del vofèro ingiufto fdegno....

che ne faccio in man di quello legno >

Tog. Vergognatevi , o mai

Vergognatevi, Arnolfo; è d*. imprudenzaInfano effetto ; è un condannar fe Hello

Giudicar d’ altri in quella foggia : Oh Dio .

.Lafciate, che ei vi parli,, e -ciò che dice

Pria vi piaccia udire ; (i , .

Voi potrete gridare »

Quindi a vollro talento ...

Arti. Sentiamolo, parlare, io fon . contento . ^

Ser. Signor Voi ben fapete . . .

De* miei natali io non ,vi parlo già.

Tog. Si bene , li ben do fa v.

Chi fu Pancrazio il quondam MercantoneArn..~Oh Ribalda mezzana o gran Guidone !

&r. Dilli che ben fapete

,

Che .

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Che in petto Giovanile '

Suol nafcer pretto, e farli grande amore;Ma fe egli a onefto fine inclina ,c tendeVizio non è nè V onettade offende

.

Ton. Ecco 1 efempio r Caja ama SempronioDrizzando i fuoi difegni al Matrimonio:

Set-. Or fe a voi piace , io di Lucetta bramo

,

^Signor bramo.... '

;' >

Ton. Ma fa compafTioneLa modettia del Giovin timorofo :

*

Sì fi brama etfere. fpofo.... (a]Non è così ? .... di vottra Figlia ... è vero?Finiamola una volta; Ella hal'etade

,E voi... non è così ? voi gliela datè.(^)Àrn. A quell' ufanza il Matrimonio è fatto,E voi lo concludefte : Oh come il contoTirafte fenza 1* Otte I

Afa in parola d onor io v* afiìcuroAnzi prometto , e giuro

,

Che Lucetta per Moglie a voi non tocca

.

Tog

Come ?

dm. Nò .

‘ -

Tog. Sì—

.

dm. Nettatevi la bocca .

Pria ha da ttarfene,

. ;L 3 E

fa) Ora ad Arnoldo edera Serpindo (b] al Vecchi

»

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I

166E; morir tifica . . j

<

Rinchiufa in CameraSempre così

.

Tog. Deh via placatevi

Sol per pietà .

Ser. E troppo in collera»

Non ha pietà . .

Am N5» no certiffimo

Non 1* averà.

Tog Sperate; all* ultimo

Ve la darà

Ser. Parto più mifero

Senza fperar .

Tog. Zitto il buon Giovine»

Ve la vuol dar •

Arn. Nò , nò certiflimo

Non 1* averà .

Tog. Sì, sì certiflimo

Ve la darà.

Ma la Sinderefi

Ser. Con grave fcrupolo

Tog.* 2

Potria rimordervi

La notte e *1 dì .

Arn. Sì sì certiflim* ••••

Ser. Qual è il demerito?Tog

.

Deh vergognatevi?Am. La vo* così • PAR*

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i$7PARTE SECONDA

Amolfi t e Tognona , indi Lucetta , ed in fineSerpindo .

Aro. A Al prendere in mal punto...Tog. IVI Bifogna aver giudizio ,

Bifogna faper vincere fe ileflo.

Signor Arnolfo mio ; quella virtudcE d* ogni altra virtù più rara , e bella

,

E chi fopra il fuo frale

Regnar non sà, nè dominar gli affetti

Del nome d* Uora* degno non è • .

Aro. Lucetta

Me la fece venire >

E voi mer accrelcefle ,

Che alla prefenza fua mi dalle il tortoEd in favor di lei.

Tante cofe a mio dannoV' udii proporre... •

Tog . Oh Dio ? liete in inganno.Vollra ferva è Tognona;

Aro. Anzi la mia Padrona ...

Tog. In voltro disfavor dir non potreiUna lillaba fola.

Nè il cor me lo confente ;

L 4 Vi

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I

Iti

Vi voglio troppo ben , voi noi credete..

Ma è verquant’io vi dico: Amorfo oh!

Vorrei vedefle il core • ( DioDi quefta voflra ferva or come Aia ..

Arn. Anzi di quefla Padroncina mia

.

Or quelche è flato, e flato,

JNon fene parli più, più non fi tratti

TDell’ affar di Serpindo, e 1* alma torni

La fmarrita a goder pace primiera.

Tog. Non fene parli più — Serpindo fpera ~Ma intanto, oh Dìo! chi-fa-ehe del mio fallo

Voi non ferbate in fen memoria ancora

Forfè per vendicarvi ?

Arri. Ohibò , calTata

E dalla mente ornai quefta partita.

Tog. Ah forfè io non flò piu nel voftro cuore

,

Come un tempo vi fui ? me fventùrata !

.

Infelice Tognona ! [*]

Ara. Deh, non piangete, cara Bambolona •

Se più dagli occhi fcorrere

Vedrò di pianto i rivoli

Ah di dolor certiflimo

Perche ne fui V origine

Cara mi morirò*Deh _

(a] f:cng'

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Ktfp

Deh sù , tornate a chiudervi

Nel voftro primo carcere

Belle vezzofe lacrime ,

E di quel volto amabile

Nel Ciel torni a rinafcere

Il fol , che tramontò.

Tog. Voi mi date la berta , io men* avveggo

Merito quello, e più ; chiedo perdono

Se troppo ardita fui : 1* ultima fia

Quella di mie fatiche opra per voi

Spefa, e per vollro ben ; io che Affata.-

Ancor non fono di morir Zittella»

E la Tonaca mia cambiar con velie.

Che ad altro llato mi richiami un giorno.

Il tempo affretterò.. . potrei chi fa . . .

pollo fperar.... ma vo’ penfarvi ancorai •

Ah fi , che ho rifoluto — io V ho trovato—

Così ,Signor , non vi llarò più a lato .

Arn.— Con mentita bontà, con fopraffina

Politica colici

Accumulato avrà molto denaro ,

E fempre fu di naturale avaro —Tog. ~ Il buon Vecchio è confufo e a* det-

Forfe penfando (là — ( ti miei

Arti*-- Confeffo il vero.

Che una Donna è Tognona ,

Per

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t?o

Per cui ho Tempre confervato affetto —Tog.~

-

Ei mormora, e mi guarda; e qui VAr*?-~ In altro tempo ancora (afpetto**

Pa fiata è fra di noi

Qualche onetta amorofa confidenza.

Che fo ? —Tog.~ Fingo partir — Con Tua licenza»

Ara. Dove dove Tognona ?

'log. A dar patto al Cervello*Am. E fiete rifoluta

Dunque di maritarvi?

Tog. Io così credo :

Io quarant* anni ancor non fon finiti ;

Pollo,pofio fpexar cento partiti :

Arri. Ma pur così in due piedi...

Tog» E perche nò !

Cento verranno , ed un ne fceglierò .

Ganimedi , e Falimbelli

Non fon punto al cafo mio ,

Che all* incerto fvolazzìo

Di volubili cervelli

Starei Tempre a tù per tu .

Voglio un Uom d’età nell’ anta

Tra cinquanta, e que'feflanta,

Perche Tempre quetti tali

Han’ di buoni capitali »

Che

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17 *

• Che non ha la Gioventù

.

Arw.~~ Mi ha dipinto a capello;-Di me la volle dire eppure» eppure ..vSe mi volerte io me la prenderei ...

Un vero efempio ella è d* Economia

,

E per configlio poi vale un perù—Tog. Torna a penfarvior io lo tiro fu —Ma voi volete Tempre vedovare ?

Am. Non T ho giurato ancora, -

E fe Donna trovarti

(Qual voi liete, ebbi a dire]

E fe trovarti i o volli dir. DonzellaNon tanto bella ; bella

Non tanto giovinetta ,

Ma faggia , ma prudente....

Chi fa , chi fa .... ? ma ditemi To*Avete impegni ancora? [gnona,

Tog, — Qui ti volea — nififuno

.

Am. — Non và mal la faccenda —Tog. E voi Signor

Avete alcun partito per le mani?Am. Io gli ho proflìmi aliai più, che lontani[«]Tog . Buon prò vi faccia: or non mi maraviglioChe di me non facciate

Quel conto, che facelte allorché fgombro

(a) con fmorfe .

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172.

Dagl* impubi d* amore era il penderò,

Così non folTe il vero !

Io vò tornare a dirlo : Ingrato ! oh Dio!Allora ero la buona ,

Allora fui, crudel, la tua Tognona.(a)Arn. Oh ! di grazia col pianto

Non ci facciam da capo : io finalmenteSchietto vi parlerò : voi nel mio cuoreFofte Tempre V illefla, e non è d* ora,Che noi ci conofciamo ; udite

Tcg. Afcolto .

Arn. Mi trovo qualche cofa in quello mondo, -

.E quella mia LucettaL’ ambulo dar vorriaA quel poco, che v* è ; 1* intendo anch* ioChe s’ ha da maritare,Ma lo fpofo trovar vo* con vantaggio ;

E bisognando ancora(Noi non Tappiamo il vivere, e ’1 morire]Vo’ più tofto Sperar nell* altrui roba,Che altri Spenda del mio : voi mi capite,

Or per tenerla a freno,• Se mal non pare a voi, eh* io la diScorra,

Con qualche buona Donna di giudizio ,

Che

[a] piange .

1

i

i

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1 7 jChe abbia cura del mio,mivò accafareE quando voi volelle ... io sì. ..conlei ..

.

Oh me beata cinque volte , e fei !

Eccomi tutta voftra: ahi quanto, ahi quantoQuello ben fofpirai giorno felice !

Lafcio 1’ antica mia velie neglettaTognona or non fon più, ma fon Tognetta.

v# f Viva viava il nollro amore

Che sì dolce trionfò ,

Con la mano eccovi il core,E qual fui fedel farò .

Arti. Or vi chiamo Lucetta,E a voi Madre novella io la confegno.:Stradatela, tenetela in timore ,

.E bifognando ancor ...m* avete intefo

Lucetta ? [a)

Lue. [f] Ecco... — Che miro — (0Aru. Quella è tua Madre i (</]

lue. Ov è ?

Arn. Quella fei cieca ,

Ella è mia fpofa, e in confeguenza a voiDiventata è Matrigna :

Lue. — Oh Dio, che fentol —"i Arn.

(a] chiama , (b) efie .. (c) yede Tignati .

.

(d) accenna Tognona .

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Am. Bella fpofina mia, quelle le chiavi

Son della Guardaroba > e di Cantina ;

Tutto confegno a voi , lafciar vi debboPer qualche poco ancor : pretto ritorno

Farò non dubitate , Idolo mio : (*]Tog. Addio mio ben, caro mio ben, addio.

Lucetta , e che fi fa che mufo, è quello*Son voftra Madre , ed or faper lo voglio :

Penfate a voi , Tognona :

E in quefta guifa

Rifpondete fuperba ? e non fapete

Che pollò ancora...

lue. E che?Hon credo prenderefte un tanto ardire

Madonna mia con me ! Se il Ciel v* ha datoLa forte di trovar follo il terrenoFra le' follìe d* Arnolfo in me dovreteRifpettar chi fon io chi voi non fiele.

D* ingiufta MatrignaProvare il rigore :

Di Madre BenignaPenfare all* amore, (]E pena sì fiera ,

Che

[i] parte Arnolfo . (b) mentre Incettafi lamen-ta , Tognona ride .

• ' •

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»75Che il cuor d* una Figlia

Sofrirla non fa

affligge il penfiero

D* un Padre, che cieco

Il bianco per neroDifenderà meco;

* • Che legge fevera !

,Chi 1* alma configlia?

Chi ajuto mi dà.

Tog Or ben , Figliatura mia , voi m* averete,

PiO che Madre,per voi tenera amante»

Difcreta affettuofa , e non piangete :

Vi voglio consolare ; or che d* Arnolfo

Moglie fon divenuta, ho fopra ancora

La diluì volontà quella acquetata

Ragion , che a me fi debbe ; a quello fine

Tendeano i miei difegni ; E m* ha fpofata.

Or debbo a voi penfare : io vi prometto»

Che voi pur di Serpindo...

Lue. E come ? Oh Dio :

Come fperarlo ;

Tog. Egli tornar fra poco dovrà ;

Così promife ... Anzi è vicino: (*]

Guardate là , che viene .

Vedro-

[a] •

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Vedrete or chi fon io. . T"1

1

Lue. Che fcarfa fpeme a tant’ incendio mio !

Tog. oh Serpindo I [*]$cr- Oh Togno ... Come ! Che nuove

Stravaganze fon quelle ?

EUa è mia Madre, ella d* Arnolfo è Mo-Tant’ è Signor mio hello , • ( glie

Oggi fiamo di Nozze ....

Ser . Come fu ? Coni e Ha p ...

Tog. Pazienza Figliol mio, che fi faprà

.

Ser. Or di Serpindo il fofpirar» che vale?

Che fperar pollo più? mifero avanzo

Fu d* ogni mia fpcranza il votfro affetto, (J]

Ed or tutto perdei

,

Nè altro polTon fperar, gli affanni miei.

Finche timido il NochieroColto in mezzo all* onde irate

Di toccar fpera la Terra, .

Ei non teme 1* afpra guerra

Che orgoghofo il Mar gli fa

Ma fe poi di nembo fiero

La fuperba crudeltade

Lungi, oh Dio? dal caro LidoL* urta in grembo al Mare infido.

Pace più nel fen non ha.

(\t) efie Sgrondo . (b) « Tognoan . /

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i

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177

-JPtf. Eh veniamo alleftrette: ecco Lucetta:

Spofa ? voi la confegno :

S E ;1 Genitore ?

7:/. Noflf penfate più là : Son di Coftei

Matrigna, a Arnolfo moglie : Egli mi diede

Tutta la facoltà l'opra la Figlia;

10 me la prendo ;

Srr. Ed io da voi T accetto,

E in- quella delira a Lei giuro la fede.Le..- Che farò? -- Mi ritiene

Ceito interno timore -- Coniglio oh Dei.*

Tug. Oh Lei mi feufi , Lei

,

V-b- la vuol far troppa lunga.Qcà la mano, Serpindo,Quà la delira , Lucetta ,

Or mi fa teltimonio il Ciel, che invocoCon materno poter , giache concorre (a)

11 genio delle parti io vi congiungoIn callo fempiterno Matrimonio

A difpetto del Mondo, e del Demonio.Imparate Giovinone ;

Imparate Giovinotti ;

A che perder tante dotte, [/]

A che tanti, e tanti fiotti ;

M ; '

- Eh

( a) il* 'fi prendere per la mtn§^ e fia in mezzo .

<b) a tutta lfudienza ,

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t

*^8 '

-Eh fe moglie... e fe MaritoCare voi vi ita nel cuore...Care voi fi fa così •

Ma dii poi , che m* ascoltate

Da me fol » Madri , imparate »

Noiira eli’ è la fenfarìa

Di sì dolce mercanzìaNoltra cura è il pizzicore

Delle Figlie . è 1* appetito ;

Queito è 1* ulo d* oggi dì.

Lue. Grazie dobbiamo a voi [#]Di sì dolce piacer,

Ser. Di tanto bene.log- A noi dal Cielo ogni piacer fen viene.Artt

- — Cos* è Quella faccenda! - Olà TognonaChe impertinenza è quelta d< coitui? [f] -

E quale sfacciataggine in coltei ?

Nè fi lafciano ancor ; farò*.*

Tog • Spofino

Il contento comun , deh non turbate

Di que'te nozze?... .

Arn. E che?...Tog . In capo a nove meli avrà Serpindo

Un bel Figlio, (

non più ciarle.- ò carote,

)

Egli un bel Figlio, e voi un bel Nipote ,

• Arn.

(a) a Tognona tenendofi per mano (b) efee Arnolfo.

• \

ly-Goo

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* 7*Am. E chi T ha detto?Tog» Lo sì :

Artt. Ma il fatto coinè Ita 3Tog. Tytro è conclufo :

Ed ?o tirai il coniugai ContrattoE J

corfa la parola, e dato il pegno . ...

Am. Io *1 nodo romperò con quello legno (#)T*g. Fermatevi, imprudente,E’ queiio ouel rifpettoChe alla Moglie fi dee 3 così alla primaVergognarmi di Voi dovrò ? peniateA queir autorità , che a me donalteDi dilpor della Figlia

Arn. Oh me Mefchino !

Arnolfo Sfortunato !

Avea da purgar qualche peccatoVecchio, che Moglie prende

Éi prima di rifolvcre

Meglio penfar dovrìa

A quella gran pazzìa »

Che rimbambito fà :

O £ cieco, q non 1- intende,

Crede abbracciar la Moglie,E incontra affanni, e doglie,

E così viene a perdere• ' E pace, e libertà .

faJ alzando il Bufane Serp*

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1

8

o

Serp. Suocero amaro *-

• •

<’

Lue, Amato Genitor

a 2 . Colpa così leggiera ... .. ~

Arn. La rà, la rà, la rà lallera. fa]

Tog. Ovvia finianila, alò ; date a SerpincJ©

La dote condecente ;

O polt mortemi dilata exequtione ,

Salvo 1’ onelto mio mantenimento,

A Lucetta . e Serpindo ora jugali

Come fuol praticarci in cali tali,

Rj re una generai donazione.

Ar-> Io non sò, dove, mifero, mi fia ;

Indegna figlia ! Moglie feelierata i

Genero raffinato.

Tog M J

intendete ?

La dote alla Lucetta.

O 1* Giudice dirà , ciochè è ragione .

Arti, Mi llonpo le temenze :

Non vo’ dar nulla , e poiché a fpefe mieHo rimetto il Giudizio,

Rinunzio ancora al noftro Spofalizio.

Prendi pur 1* antica Tonaca, -

. Ch" Io per moglie non t* accettaTog. Non intendo quella frottola

,

Alle Leggi Io mi rimetto .

; Ser.

[a] Cantane?9 col Bajìonc in aria della Pajìorella m

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1 8

1

Ser. Date pace al Cuor, mio Suocero,Non facciam tanto fracaifo :

Lue. . Padre, ornai non v* è rimedio,

.

Non turbare il noltro fpaifo.

Che dJ

avermi un dì per Genero ,

^uC* Che tai'

j Uom fia voltro Genero,Un sì favio onctto Genero,

x.3 Stimerete voltro onor.

Arn* lo non voglio quelito onor.Siete tutti tanti diavoli,

Deh levatevi d* attorno

Tog. Non occorre tante chiacchiere.

Io vq* itarvi notte , e giorno

.

Ser. Deh lafciamo , eh* Egli sfoghili •

Cangierà pretto pen fiero

Lue

*

Credo ben, che la finde furi

( Dolce fpofo almen lo fpero)

Tog* S’ ci riflette al fuo fpropofiio,

Ser. , eLue. x i. Riflettendo ai fuo l'propofìroa 3- Lo farà cangiar d J

umor.Am. Io mi iioppo. ancor gli fcrupoli.

Non mi cambierò. dJ

umor. (*)

(a) Evirano tutti guardandoli^

FINE

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iti

DEL SIGNORE 1

ANTONIO RINIERIAd Vidium Mticlav lltm In obitum

Pari t at ts ,

I

Nfolabiliter fné dolor avocat

Triitem a virèineis Aonidum choris»

Ne jucuflda meis auribus accidant

Ulla hoc tempore carmina;

Tecum fiere ; modo fed miferabili

,

Invitum me adigit dira necèflitas,

Vitx Petrus enim cum gemiti* gravi

Liquit dulcia lunìina

Quo fitto penitùs difcutitur mctus

Regnatori Afix, Tràca poteft manu$

Tota nunc populari ajquore libera

Commiiias Pelago rates

Cui fxvos etiam comprimere impetus

Maurorum dabitur ,quominus omnia

Prxdari iis liceat , & impio

Cunfta evertere prxlio*

Debaccantur, uri cxco ubi carcere

EmiJa indomitum follicitat mare

Ventorum rabies ;viribus efferis

Horumvi territus obftitit ;

Quo non quifquam alius falfa peritior

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Sulcabat vada fi vel dare claflibus

Auitros eflet opus, pellere vel gravi

Remorum agmine Cacrula;

Nec junótis modo concurrere Navibus ,

Et martem mediis cernere flu&ibus

Norat, fed celeri claiTe referre fe»

Et virare pericùla

Hac olim Pelagum fanguine PunicoInfeciire volunt arte Duellium,Ingentes qui animos contudit HofiiumSic vinci haud iblitos prius ,•

At quid nunc querimur? fuppliciter DeumPlacantes miiera hac clade

,piabimur.

Qui contratta obitu magnanimi viri

Nobis damrta refarciet ;i ~ * - 1 “ * -

Ergo, quod fupere/t , Vidi, age, totmemorIllius meritorum , fpolia hoiiibua

Detratta , & rudium rnfigna Barbarum

,

.Dum frarri tumulum itruis »

Suipendi jubeas poitibui, & Tholo ;

Nos dum Sol nitidus lumine veftiet,

Annorum feries innumerahilis

Laude illum merita feret ;

Sed quis non videat fic quoque mox fbre

,

Cum quacret fapiens egregiè illius

Flagranti & iludio tfàcta revolvere.

Qùae vel invidus adtimet ? Del

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184DEL MEDESIMO

SONETTO.

BEn vedi , Amor, che il p’ù rubi pendevo #

Che il frettò a.lbe r Thi h que.N Om\ \ \ ho v<o co

Che mi fa da me Hello andar difciolfo,

A Lei dolce, a m; loio acerbo, e ftsoj

E come ha 1* occhio.al fejn > in-evo , A rc^e ro,

l'ale ii mio fjutrdo è ne be’ lumi actclto,

E nel lercn dell* amorolb v -ito ,

Fuora di cui nuli* amo, e nulla (pero;

21 cuor con fofpir caldi , e voci fmorte

,

Al gran fuoco, ov* egli arde, ajuco chiama.Nè trovando chi *1 porga , ivi fi ftruggei

Strana voglia di lei, crude! mia forte!

Se vero è che non pofla amar, chi 1* ama,E le convenga ir diecro a chi Ja fugge •

LA

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LA. NOJ A*.V

f •

^ÌEI bel foggiorno dell* antiche genti

.

i % D’ ogni virtude i primi Padri adorni

I" E no del piacer traean contentiDJP aurea Etade i fortunati giorni,

K» il furto del Celeile fuoco»*r- n:. vafo di Pandora aprìo,

E Gi '.ve ìparfe irato in ogni loco

La famiglia dei mal, che quindi ufcìoj

L 5

ardente Febre, e 1* etico Pallore,

la rea Difcordia, e il Tradimento vile,

la turpe Povertade, il vano Onore,E il pigio gielo dell* età Senile,

11 geloio luror de* ciechi Amanti,Le nere infedeltà, gl* atri folpetti

,

E quel morbo crude!, che volge in pianti

Dell’ amorofo gioco i bei Diletti,

Piovver confusi ad inondare il Mondo,Per far vendetta contro i rei Mortali

,

E il viver, eh* era pria tutto giocondo

Divenne un’ ondeggiar fra beni , e mali

.

Ma benché cinto da crudele alledia

D* atroci pene, deplorabil tanto

E* Uom non farebbe, fe funeifco T<?dio

Noq

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l86

Non gl* accrefcelfe il dolorofo pianto*

Tu Figlio del piacer, come del duolo,

Con lento morto ci trafiggi il cuore,

Per te fcn fugge ogni diletto a volo ,

Per Te fempre ogni mal fallì maggiore ;

Non vale opporti, nè virtù, nè pregiò,

D* auree ricchezze, ò di reai portanza ,

Che di cappanna umil, d* albergo regio

Le porte infrangi con ugual baldanza .

Vedi quel Grande , che da tedio oppretlo

Ad Anglico Deltrier già preme il dorfo

E quali tenti di fuggir le iterto

Uhriglie allenta ,e s’ abbandona al corfo,

Jn folitària valle il piede a terra

Pone » e s' alconde nell’ ofcure felve.

Movendo per follievo ingiulta guerra •

AH* innocenti, e timorose belve :

Non pago ahcor fen vola al mare infido.

E dalli in preda a impetuoio Vento,

Sperando ritrovare in altro lido

Qualchè conforto all* afpro tuo tormento.

Ma la Moja crudel gP è tempre a lato.

Al fiume in riva * e l'opra il Còlle amenoRaggiunge il Corridoi , che fembra alato »

E il Naviglio* che vola a Teti infeno.

Quel coltante Amator , che invan gemeoUn

I

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i

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Un lurtro inticr, per ottenere il cuore

Delia Superba Clori t che poteoNegar pietade a tanto fuo doloté.

Al fin domato i| capricciofo orgoglioDilla Dònna crude! k che i| fe sì trillo

#

Rammenta lieto il primo fuo cordoglio.Che più dolce gli rende il caro acquieto;

E in grembo accolto di Colei .che l*àma.Di luà beltà ì\ avido Quadro ei pafee.Nè fodisfar può 1' amorofa brama ,

Clhe più fervida ognóra in fen rinafee:.

Ma poche fiate il Sol fpegnè nell* ondeZa chiara fiamma , che da lume al giornoE poche fiate entro i Tuoi rai nàfcondeL* ardenti Stelle, allorch’ ei fa ritorno.

Che poi veloce Tedio il bel contentòTiepido rende . e lo converte in pena ,

Come cangiar fi vede in un momentoSovra i teatri la volubil Scenai

Il gelo tuo fatai la face ammorza»Che appena accefa avea il Dio d’amore.Non parta il freddo bacio oltre la icorza»

Ne più sk ritrovar le vie del cuore ;

E T amorofo labro, che s’ aprio.Per celebrar di Glori il vago ciglio.

Per dolcemente dirle» Itolo mio ,

Or

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.Its

Or diflerra-^'n languido sbadiglio.

Tù voli, o Noja , ad infettare il T-ono,E ftendi fovra 1 Rè ia fredda nano.Amareggiando quei piacer , che fono

D' invidia oggetto per lo Volgo infano;

CI’ eterni o/Tequi , che ciaicun ior porgeIl rimirare ognor nel volto impreiTo

Il pallido timor, che in petto lorge

A quei, che Hanno all* alto soglio appretto

La dura legge d* efler fempre glande,Le numerofe adulatrici Genti

Che* nell* altere Corti il Fatto fpandeDi tedio ai Regi fono altre forgcnt i

Che giova aver vagito in regia cuna?

Patir la Noja, e paventar la MorteDue mali fon , che la reai fortuna

Uguaglian forfè alla privata lorte .

Della Sapienza entro ai lucenti TsmpjPenetri, a Maitro, e 1 fanguinott artigli

,

Che fanno in ogni loco orrendi fcempjOfan piagar fin di Minerva 1 figli.

Sudar non vale in fu ie Carte antiche,

E fra cento volumi aperti attorno

Vegliar le notti con ie Mule amiche ,

Finche dal Gange non rinafca il giornoImbecille Ragion it orta botta

Inutili

\

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Inutili a fugar dell* Alma il tedio

,

Ceder conviene alla gentil Follìa.

Che fola a tanto mal porge rimedio

.

FINE• i

DELLA

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i$ella luce, e de* coloriPOEMA.'

DEI SIGNOREabbate targi senese

Accademico Fijìocrtttco,

MEntre a si ardita » e fatìcofa imprefa »

Cui gran temenza ho fé faran bacanti

Per adeguar mie forze il gran foggetto

,

L* animo ho volto» ed a (piegar m’accingoLa caufa, onde di Febo i rai lucenti,

E tutto ciò, che luminofo fplende

Ora rifletta* ora fi franga, ed ora

Piegandoti, un maggior fpazio comprenda.Mentre v* aggiungo, e le cagioni > e ’lmodo.Per cui le cofe di che il Mondo è adornoMoitrin mercè del fol fette dittimi

Colorì , ed altri poi confuti , e mitti

,

Tu Divina del Giel Sapienza eterna.

Norma ficura dell* umane cofe

Il folgorar del cui celefte raggio

Può rifehiarar le tenebrofe menti

,

Tu in me dilegua dell’ error V ofeura

Notte, e del ver mi guida all’ erte cime»Si

!

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19 »

Si che da falfa opinion lontanoSolo del vero ragionar contenda.

Te fola nel camin per fcorta io bramo#Tu fola a* defir miei pronta rifpondi

,

Che fe delira, e benigna a me non sdegni

Forza ifpirar colla bramata aita,

Via più facil farammi il giunger tolip

Del mio difegno al dcfiato fine.

Dunque pofcia che in te fola è ripoiia

Ogni mia fpeme, or le parole, e i fenfì

Avvalorando fà che dal gran pefo •

,

Del mio lungo lavor non refi i oppreflò.

Principalmente inveftigar convieni!

Che ila ciò, che da noi luce fi chiama.Indi efplorar attentamente, s* ella

Vanti ai corpo, ò d 1 accidente il nome.Limpido intanto, e fiammeggiante globo

D* ogni chiaro fplendor prima forgente

Elfer veggiamo il fol, che fin d’ allora.

Che dal nulla la man del Fabbro eterqo

Tratte con si mirando alto lavoro,

Vi imprefTe ancora un incelante moto -

Che ognor di quella nobile ioIlanza

Le parti ond* è formata, agita, e fcote,

Quindi mercè di quella innata forza,

Nemica di ripofo a mille, a mille

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^ »,

Scendono da per tutto immenfi raggi

,

E lievemente poi la delicata

Pupilla urtan con sì gentile impulfo,

Che negli organi fuoi fpingon 1* afcofo

Sottiliflimo fpirto, il qual correndo

Agile, e prelto entro gP anguili tubi

Giunge del fenfo alla remota parte,

Ivi, come onda iuol ; ouando fi frange '

Della del dì la defitta luce

.

Vi fu nelle trafcorfe etadi antiche

Chi già fra gP accidenti la ripofe

Ed io contro a coitor prendo a far guerra

E in tal guifa ragiono : Or fe ella fofie

Non già reai, ma actidetal follanza,

perche quando del Sole il carro aurato

Ad altri porta P afpettato, e lieto

Splendor, fugando della notte il bruno >-

Seco lparifct il luminofo giorno,

E tutto involge in tenebrolo orrore ?

Quando dovria piutollo a noi reitarne

Più chiaro il dì,poiché ne* corpi tutti

Sempre rimangon gli accidenti impreflì,

E fovente più vivi, infino a tanto,

Che non fian tolti da contraria forma .

Di più perche fovra de* corpi cpachi

Ella s’ arrefta , e trapalar non ofa ,

Quan-

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/

Quando devria compenetrarfi in efTì ?

Chi le diè duque d* accidente il nomeFu dal vero difcorfo aliai lontano

.

Bensì fra corpi annoverar fi dee

,

Poiché, fe un raggio ad ollervar s ’ imprendeUna eftefa foltanza in lui fi trova

E che a mifura fottopor fi puote,E che immobii non è che non ricufa

Anche adattarli a qual fi fia figura

.

Anzi s* ei cade in un oppofto oggetto,

Purché non fia tcrfo criltallo, od altro

Lucido corpo in sù ratto fen riede

,

Come materia » onde ne venne in pria ,

E fe da raro in denfo fen dilcende.

Per fua natura allor divifo appare.

Se per concavo poi vetro trapafla.

Si difperde, o fi fpande, e fe in convello

Talor s* incontra, tutto in fe raccolto

Tolto il vedrai coll* ardor fuo natio

Ridurre i corpi in polve : in fomma è moto »

E figura, e grandezza, e tutto ferba,

Che alla materia è d’ uopo , onde è pur forza

Che aneli3

ei folèanza material s* appelli.

Ma ben vegg3

io qual malagevol opra

Fia qui nel dichiarar , come 1 fuoi raggi

Il gran Re de* Pianeti a noi tramandi ,•

N Mea* •

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194Mentre fovente di parole nuoveDeggio fervirmi a cui mi trovo affretto

Si dall1inopia delle tofche voci

Ben fcarfe affai , ficcome ancor da quelle

Cofe che di fpiegar rivolgo in mentePochi cantar; pur non dimen mi giova.

Per quanto lice , lo fchivar gli acuti

Dumi , di cui folti farian gli aufteri

Carmi, fe mai non mi fcoftafli alquantoDal foggetto primier , di cui ragiono ;

Tal che farò che con men afpri accenti

Del par men afpro ancora , e trillo TuonoDian della cetra mia tocche le corde.Or dunque non t’ annoi la lunga ttrada

,

La qual sò ben di quante afpre fatiche

Fa paventar,pria che alla meta arrivi :

Ma tu faldo però, mentre io procuroDi incoraggirti al gran carnin t* appretta •

Che come appunto in verde bofco.ombrofoScioglier il canto Tuoi mulìco augello,

Qu^lor fu i figli non pennuti ancoraCova la dolce fua diletta arnica^

Quegli ora in terra, ,ed ora in ramo attìfo

Non pago,£ intorno di girarle, e fembrChe dibattendo le dipinte piume

Vegli cuitode a lor difefa intento

,

}Quindi

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Quindi facendo con canora voceTutte al concento rifuonar le valli,

Quefta frattanto entro del nido afcoltaIl fuon, che ben conofce» e tofto obliaLa grave noja dell' aflìdua cura,*

Così confido al fuon de* carmi aneli* io

Porger diletto alla tua fianca mente .

Seguendo dunque di ragion la ficorta

Contro del falfo andiam con giuda lance,

L* altrui parer librando , e di Carte/lo

Prima la ftrana invenzion ti piaccia,

Ch* io come falfa a debellar m* accinga .

Finge codui della materia prima

,

Che tal la chiama, efler formato il Sole,

Che pofto in mezzo del mondano vortice.

Siccome ognora in sè fi volge, e gira.

Dal proprio centro fuo , Tempre s* adopri

Quanto può di feodarfi, ond* è che i globi

,

Di cui compodo è *1 yortice » e che ha nomeDi materia feconda urta , e fofpinge

,

Quello privo di voti in giù fi ltende

AI bado Tuoi, che pur circonda intorno.

Quindi allor che dal fole ei vien percolTc»

La luce a noi comparte, inguifa appunto.

Che fe fcuoter fi vuoi verga con manoTutta fi move ad un medeimo impulio

,

N a Così

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!p(5

Così non altrimenti il dì. fi fparge

In un illante, e ’l mondo tutto alluma.Ma non ved’ ei

,che tutto pieno elfendo

,

Non fora già polli bil cofa un quancoScerner degl’ altri il rifplendente alboreNè men s’ accorge che la notre indarnoSovra la terra il folco umido mantoStender poria

, che per Aio feorno eternoEterno ancor rifplenderebbe il giorno?Ed oh quanto altre addur potrei ragioniNulla men concludenti, ond* a te folle

Agcvol cofa il penetrar che falfo

E* tutto quello, e in cieche ambagi involto.

Ma tanto balli, e non t’increfca, intendereOra il folle parer di quei che dicono.Che non in altra foggia in giù difeendaE fi propaghi in quella parte, e in quella»Se non come talor perita mano

,

Se avvien che vibri armoniofa corda,Tollo col tremolar nell' ampio fenoDell* aerei magione un giro forma.Da cui ne nafee in un fol batter d’occhioD’ altri più grandi un infinita ferie

,

Che pria che celli,e che languifca affatto

Tocca le molli , e delicate fibre

Miniltre del udito e ’l fuono allora

Del

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Del fenfo nel comun fonte s* apprende,Così del Col , per mille cerchi , e mille

Ondeggianti nell* aure alfin la luce

Per ogni dove il fuo fplendore eftende :

Se però fofle in guifa tal devrebbeAddivenir ciò, che a ragione infulfi

Fa che ognun ftimi di Cartefio i detti

.

Nè allor che il fol gli aridi campi fiede

Fora al paltor , ed agl* armenti infieme

Schermo gradito da cocenti raggi

1/ ombra benigna dell* opache fronde.Poiché dunque coltor s* incaminaro

Per non dritto fentiero ; afcolta aderto

Quel che mi fembra alla ragion conforme.lo diffi già fe ben or ti rimembra.

Che la più grande, e più fulgidi sfera.

Mai fempre in giro a sè fi volge, e comeVedi fcagliar da poderofa frombaSarto che ratto l'corre, e addietro lafcia

Gli Euri veloci, e fi dilegua, ovveroCome del cocchio 1* agitata rota

Sparge d* intorno le raccolte arene.

Tal fendo» V aure le minute parti

Del delio fuoco, e col rotar lanciando

Si van negl* altri fottoporti , e 1* ombraVincon così dell" importuna notte ;

N 3 Nè

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!

19&

Nè creder già che in un fol breve iftante

Caggiano in giù, che per ben molte fiate

Si vedriari lampeggiar folgori in Cielo,

Pi ima che ben folfer palei! a noi,

E perche tu fede negar non poflfa

Alle veraci mie parole ; Sappi

,

Che con immenfe, ed incelanti ruoteAggiranfi di Giove all* alta ReggiaQuattro pallide lune a cambiamentiSpelfi foggette, onde chi il molle argentoVide cangiarli in tenebrola notte,

Nella primiera luna Gioviale

Quando nell* ombra imperiosa caddeDel luo Signor, che le s’oppofe incontroE quando nuovamente ella tornandoLa luce infieme tramandane a noi ,

Conobbe in quanti iiUnd,ecott qual lenaPrecipiti la luce in fen del nolUoBallo terren

; e ben da ciò s* accorfe,

Quanto fia grand’ error creder, che quandoSpunta lafsù nel Ciel 1* alba novella

Tolto fvanifea della notte ancora

L’ orror quaggiù. Tempo è però che ornaiDa me lì venga a divifar le proprie

Doti, di cui volle adornar NaturaQueiV eletta foltanza. Or fe nell* onde

Che I

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Che fiano in lago , ò in puro fonte accolteO in qualunque materia altra limile

Dall* aure cade obliquamente un raggio,Poiché tanti ricetti ivi ritrova,

Nel penetrarvi oblia la fua primiera

Obliqua ftrada, e già rifratto a nuovo,E diritto camin tolto s* appiglia.

Quindi al contrario poi fe da materia

Denfa a più rara, e più fotti! trapalfa.

Coire addivien,quando dall’ acqua all* aure

Ritorna in leno , allor tralafcia il retto

Calle, e V obliquo difegnar fi fcorge.

Ben a ragione avrai tu qui desìo

D' intendere da me qual polTa maiElTtr di ciò cagione ;

agevol cofa

Non è il poterti satisfare appieno

Che la natura invidiofa il cela ,

E non ben anco è noto, ond’ io depolta

La fiorta troppo d* opinar licenza

Che molti, e molti,fè cadere in vani

Errori e in falfe imaginate fole,

Dirò foltanto quel, che parve al faggio,

E famofo Neuton, che della LuceNon difcoperta in pria fvelonne il tutto.

Quelli c' infegna, che in qualunque corpo

Una fegreta regna innata forza,

. N 4 Per

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2 CO

Per cui dJ uopo e, che dall’ amor d’ un altro

Vinto P un corpo a lui fi ilringa infieme,

E tanto più diviene in lei maggiore

Quella che forza d’ attrazzion s* appella ,<

Quanto le parti di cui fon componiSon fimili fra loro, ond’ è che un raggio,

(Già pria dai mezzo attratto , ovJei fi frange)

Cangia più , ò meno il fuo fenderò antico

Quanto maggiore ovver minor col mez/.o

Ha lomigiianza , in cui talor s* imbatte.

Nè forfè quelli aliai dal ver fi feoita,

Mentre ciò ben fi manifella ai fenfi.

Come tu puoi per te medeimo apprendere ;

Qualor ti fia fpei imentarlo grado.

So che molti lcn già, che un tale effetto

Diveifamente di fpiegar tenraro.

Ma tu però dagli ingegno!! detti

A cui s’ appoggia il lor parer ti guarda.

Che come fuoi fra le notturne feene

Favola a noi rapprefentarfi , e intanto

Spettacolo è d’ inganno agli occhi no/tri, I

Ch’ ivi ne’ lunghi portici s’ ammiraFra marmoree colonne i fimulacri ;

De’ Santi Numi , e le più eccelfe torri

Gl* archi luperbi, e le già pronte navi

A fuor le vele, e le pianure immenfeScor.

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Scorgontt appretto del ceruleo mareO fovraitanti a rupi ombrofe felve

1/ Elifio bofco, o le beate fedi,

O P ofcura prigion d* orror ripiena,

Ov’ albergar fuol la milizia, e *1 lutto.

Fan che ne nafca in noi diletto immenfo;

Se pretto guardi al bel teatro poi

Non vedrai già , fe non che lievi tele,

E lievemente .pinte, e tutta a terra x

La macchina n* andrà divelti 1 chiodi ;

Non altrimenti il lor parer diitruggefi

Di fagace ragion pouo all* elame.

Ama dell* aureo fol la biancha Figlia

Poiché è rifratta efler refpinta ancora.

Quindi dall* alto in giù vibrato un raggio,

Se dura matta a lui s* oppone incóntro.

Tolto, durezza odiando il fuo camino

Primo tralafcia, che l'e torto a calo,

E obliquo venne per P aeree ltrade ;

Per diverfo fentier di nuovo al Cielo

S* erge fenza frappor dimora alcuna

Nel pian lafciando eguali aperti feni

,

Forfè già per fua propria innata forza

Del duro corpo lo fcabrofo piano

Lungi da fe lo fcaccia , anzi che giunga

urtar del tutto in le fue parti eiterne :

Mentjrq

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!

202

Mentre uguali formar non potrìa i feni,

Per le folte difperfe ineguaglianze »

Ed ivi il raggio a rimaner fommerfoCorretto fora, o in ftrana guifa almenoReltar divifo , onde dedur fi puote-Che con tal legge fi rifletta, e ceroNon erra quei , che a tal parer s* appiglia

Pol'ciachè Tempre eguali , e a fe conformi

Vedrai , che fon collantemente i feni

.

Ma avvenga che fra lor difcordi aliai

Sian molti in dichiarar,per quale occulta

Forza da corpi s* allontani il raggio,E falfi fiano i lor fallaci detti.

Da quali il ver non già, ma ben tu puoi

Argomentar in qual riftretto limite

Racchiufo fia 1* uman fupcrbo orgoglio.

E quanto corto fia nollro intelletto,

Tralafcerem* d’ inveltigar la catfa

D* un fomigliante elfetro ofcura , e ignota

Ma P altro della luce alle vetuite

Etadi ignoto pregio neJmiei carmi

D' afcolrar non t* increfca . Or fe tu voiFifo, e attento le./guardo a qualche corpoChe intorno fi* da’ rilplcndenti raggi

Cinto di Febo il corpo indi vedrai

,

Che quelli con fai forza in fe ritiene ,

Che

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Che torcer corm'en lor dalla diritta

Stiada e piegaifi dotiamo, il che ben puoiSpeiimentar da te medefmo ancoraIJn corpo opaco prefenrando a un raggio,Che in ofcura magion ratto fen venga ;

Poiché maggior fia di fua mole 1* ombraChe nell' oppolio muf parrà dipinta

,

La qual fé in bianca carta poi s’ accolga

Di tre diverfe lille eli' è fregiata

Talché la prima più vicina all' ombraDel corpo è più fpaziofa.e più riluce ,

E T altre fon piùangulic e menointenfe*Indizio certo, che qualor ne’ corpi

Cade la luce è da medefmi attratta,

E raggi Tuoi vengon diffufi e fparfi

Lafciando il primo lor dritto viaggio*

Ma qual* ftanco nocchier non ben* fic^ro

Di ricoverar la nave in porto amico ,

Che già fu fcherno a tempeftofi flutti ,

Volgefi indietro, e men turbato in villa

Gode fra tanto in rimirar con lieto

Sguardo gli Scogli , ed i perigli immenfi.

Da quai fcampollo avventurofa forte

E a tal Veduta fi conloia, e parte

Teme che nuova inlorga atra tempella »

Onde fremendo al mare irato in feno

Con

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I •

204Con orrendo fragore i piu rabbiofi

Venti gli par che già già rotti i remi , >

E fquarciate le vele, alfìn ne debbiaCader fommerfo giù nell' imo fondo,E sbigottito la primiera fpcmeVede affidata al rio furor de* venti :

Così dubbiofo , e dell* evento incerto.

Non sò s* io potrò ben chiudere in verfi

E feguir come in mille guife, e mille

Sembrino i corpi colorati . Or dunqueA ce mi volgo o degno, e grand* EroeChiaro , e llluitre Neutòn delle famofeGenti che bagna il bel Tamigi onore,

E della nolira età pregio fovrano.

Deh per 1* arduo fentitr che fi pavento

Tu fu la guida, e non fdegnar che vada

Calcando T orme tue certe, e fiture.

Mentre i fagati tuoi famofi detti

Suonano d*ogni intorno, e vi s* apprende

I più ripolti di natura arcani ,

Nè mun* altro di te meglio potèo

I varj effetti delle cofe ad una

Sola cagion ridurre, e con acuto

Oltre T ufo moital unico ingegno

Schiarire i fenfi degl* antichi Saggi,

E coll’ obliquo prifma infranto il raggi©

Sciorlo

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20% .

Sciorlo ae primitivi fuoi colori :

Quindi dovendo de* precetti tuoi

Cantar fovente 1* inefperta mufaDammi feguirli , e non voler che ofcuri

Reftin sì chiari infegnamenti e dotti.

Meftier è intanto di faper che 1* alta

Del fommo nume onnipotente manoDi fcelte parti ordila vaga , e bella

Luminofa foftanza, e con tal opra

Jormolla pure, e di sì varie tempre.

Che di natura a fe diverfe affatto

Volle che fofler le fue parti, e tutte

Confufamente riunite affieme

Con diverfì color poi le dipinfe.

Ma volle che mortai pupilla umana VNon ifcorgefle quelle ornate parti

Se non follerò pria divife , e fciolte ,

Quinci di parti tal* ferie dipinta,

Finch* è comprefa entro 1J argenteo mare j

Altro non è che quella pura , e chiara

Sovrana luce, eh* ogni dì veggiamo,

Le tenebre cangiar dell* atra notte

n un fereno , e luminofo giorno. ’j

vTa perche quefte in fe eonfufe parti.

Di leggiadri colori alma forgente

Di diì'ugual grandezza il gran 'Fattore ì

Formarle 1

i

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196 .

formarle fi compiacque,, elle pertanto,

.

S*urtan cadendo negl5

oppo/ti oggetti

Collo ftetfo vigor , con modo ugualeNon fi frangono già nè iempre .all* aureDenno tornar col’ ior primiero motoOr fi diverfa nfltflìone , e vario

Di rifranger valor forma que* fette.

Ed altri miiti in un mille colori.

Ma perche poi de* detti miei veraci

Meglio e più chiara la ragion s’ apprendaTener fi dee per cofa efperta , e vera

,

Che qualunque del Sol raggio comprendeAltri fette minori, i quai dotati

Sono di varia rtfrazione , eil'endo ,

Come io già dilli le lor parti in tutto

Formate già con difugual lavoro.

Or fe entro adunque a tenebrofa, cfcuraMagion eh* abbia dall* un de lati angultoForo

,per cui d* alto cadendo accolto

Uno efler pofia degl* ardenti raggi,

Di cui va cinto il luminofo Dio

,

3>e fi frapponga incontro ad elfo inrantoEucido vetro trafparente . e puro ,

Che dalla forma lua prifma s’ appella •

PJù 1* antico j'entier legnar non vedi

Anzi depodo il primo corfo obliquo

,

Nell*

M

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207

Nell* eletto criftal feorgefi infranto,

E penetrando! con fegreta forza,

Già non s* eftingue il fuo fplendor natio.

Anzi, fe volgi incontanente il guardo.

Al perfetto criftal, eh* è al raggio oppolto,

Vedrailo in fette raggi ufeir divifo

,

Quindi giungendo a terminar fuo corfo

Lk nella parte dell* oppofto muro

Quella nobil di raggi argentea turba ;

Ivi fi veggion fette efter dipinti,

Nati da un raggio fol varij colori

.

Vedi fra tutti fiammeggiare il primo

Qual accefo rubino il men rifratto

Raggio, che fu dal bel criftallo, e poi

Sembra il color di mefta violetta

,

Che fpieghi in fui mattin le vaghe foglie

Del faggio il bel color, che più di tutti

Gl’ altri fi frange , e al primo opporli il vedi,

E tenerella erbetta in prato ameno

Sembra quel,che infra gli altri in mezzo pofa;

Se volgi il guardo a quel ch'è al primo accaco.

Non altrimenti feorgerai dipinto .

\J oppofto pian , che fe folle coperto

Del più fin* or delle Eritree maremme.

Del fello T orme rimirando imprese

,

Di veder tolto giurerelti allora

,

- Enfio

l

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208 -I

Entro al ceruleo mar placida calma, 1

Che il buon Nocchiero lufingando alletti 1

A feior le vele, e varcar 1* onde infide.

Spuntare alfin nell* infeconde balze

La folinga gineftra ancor credrclli,

E in bel culto giardin vago giacinto.

Cader veggendo altri due raggi poi.

Che fan corona a quel, che i verdi bofehi

Quando di Febo 1* infocata lampaScalda del Toro la lunata fronte

Del lor natio colore adorna, e velie

Ma pur chi il crederla dal vetro oppoftoRaccòlta non è già fu quell* oggettoQuella di bei color nobil catena ;

Son bensì falfe imaginate fole.

Di chi privo di fenno, e di configlio

Fida crede del ver la fua pupilla.

Che non è già di vive fiamme accefo

Il rubin , che sfavilla , ò 1* amaranto ;

Che ferba di fue foglie intatto il pregioMa tai fembran di fuor a chi riguarda

La vermiglia di lor pompofa fpoglia

Perche de* raggi men rifratti , a noi

Mandafi amabil piena, e ritenuti

I più rifratti fon che afeofi dentro

A pori non è lor d* ufeir,permelfo

Poi- I

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*°9Poiché cosi la provida naturaDiverfa mente le lor parti un'io;

Accioche urtando il raggio in varie tempreIl più rifratto ivi reftar ne debbiaE *1 men rifratto ritornare a noi.

Ond è che i raggi mai non fien ballanti

A rifvegliar d* alcun color 1* idea ,

Se pria non fan da corpi a noi refpinti :

Quindi è che fembran coloriti i corpi ,

Perche per entro a fuot ricetti interni.

Lo fpirto più fottìi» che entro de* nervi

Koftri foggiorna in mille modi, e mille

Tocco è da certi ripercofli raggi:

Se poi difperlì che faran t* aggradaMilli fra fe di nuovo unirli inlieme

Allor non più divili, e in feno accolti

Di cavo vetro ad un tal ufo eletto

Immantinente prenderan 1* antica.

Che avean prima del dì candida velia

.

Così de* gigli a noi bianche le foglie

E biancheggiar nelle montagne alpine

Sembra la neve, perche tutti addietro.

Rimanda i raggi che con falda legge.

Qualora uniti fon dellano appuntoCiò che candor s’appella. I corpi ancora

Che fan varia di fe pompofa inoltra

,

O Sem-

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V

HO •

Sembrando azzurri,e in un vermigli;In quelli

Sappi, che avviene un così Arano effetto.

Perche, ficcomele lor parti fono

Di tempra affai diverfa, anche diverfi

Raggi fon atte a tramandare, ed altri

Ailrette a ritener, però foventeCangiar vedi color preziofa vefte

Che doppiamente al Sol fi tinge , e gl* occhi

De riguardanti in cento modi appaga*Nato forfè nel -cor alto desìo

Ti farà di faper, come fi formiL* atro color, di cui talòr dipinte

Son nere fpoglie ; or dunque ti fovvenga.Che -fiecome il candor tutti refpingeI raggi ; Il nero a lui del .tutto oppoftoNon ne riflette alcun > anzi tra poriParte fa sì che reftino racchiudaE a parte lafcia a ufcir libero il varcoBenché però taluno ne riflette ,

Che fia ballante folo, acciò del .corpo

La mole alle pupille non s * involi ;

Così pofcia che pochi addietro mandaDe 1

raggi fuoi , forz* è che allor fi formiCome avvien quando in mar caggion .eftinti

Dell' aureo Sole i raggi , un nero orrorePrivo di luce, e di colore infieme

.

Per,

•»M

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\> '

-utPer quella o Febo tua leggiadra Prole ,

Prole ben degna di sì Ulullre PadreL* Induilre terra di fiorito ammantoNel tempo della dolce età fi velie.

Così per quella insti de’ prati ameni .

Veggonfi verdeggiar le molli erbette

E nerfecondi campi a poco a poco

Ergerli in alto ; lè felici piante.

Son figli tuoi quanti veggiam natura

Formar nel noitro fuol vàrj colori ;

Tutto deriva infin, quanto è di vago.

Dalla tua chiara , e rifplendente face •

In damo il giglio,, e la purpurea rofa

Le vaghe fpiegheriano adorne foglie ,

E di mun prezzo , anzi del tutto ignota

Fora la pompa lor, fe non fpargelfi

Dall’ Oriente i mattutini raggi,

E folli tu de* pregj lor cagione ;

Ond* è che a torto non diriafi folle,

Chi olaffe por fra bei colori il nero.

Come fe ’1 crede il vulgo fciocco , e ignaro;

Poiché degno non è d* efler tuo figlio.

Nè co* tuoi figli accompagnar fi debbeUn così tetro,, e foimidabil. tanto

Color, febbene un nome tal non merta

.

Che tardan dunque? intorno; a te veloci

O 2 cor-/ •

/

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I

^ ^ 213Elegia 6. *3el Libr

$ primo

.DI LATTANZIO BENUCGI

C\UaIor mi volgo a rimirar gli affanni,

fAnoie, in eh’ io mi vifli, e vivo ancora

Per elempio d’ altrui , molti, e molt* anniSento in me rinnovarli ad ora ad oraUna tanta pietà del mio languire.

Che mi percuote 1' alma , e che mi accuora.

O* mio fallace, ò mio faldo delire,

Perchè pur mi accompagni , e icorta fei

Sorto fpeme di vita, al mio morire?Tre Luftri fon , eh’ 10 me iteffo perdei

Nel dolce oblìo della mia cara imprefa,

E fui fempre i miei giorni ofeuri , e rei ;

Che febben è di vero onore accefa

,La Luce, che m* infiamma, e che mi ftrugge.

Non è però minor mia grave offefa ;

Poficia che ovunque io lia s’ alconde, e fuggeIl vifibil fuo lume , e all* ombra in preda

Mi lafcia sì, eh’ ogni mio bene adugge.

Dunque è ver ch’io mi lìrugga.e ch’io non ve

L* alta cagion di così vivo ardore? [da

Ben lo provo ad ognor, nè par che io ’1 ere

O difpietato, empio tiranno Amore, [da

Nel danno mio più lieve affai, che Pardo,

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2141

Perchè pure ad ogtiur m* invefchi il core?

Perchè nel mio gioir Tei lento , e tardo ?

Non fai tu quanto di vigore ha il fuoco,

In eh’ io mai fempre mi confumo , & ardo?

Ma fe lo fai, perchè ti prendi a giocoIl mio languir ? perchè tanto ti cale

'

Dello ftrazio in ch’io manco a poco a poco?Deh perchè pur ogn’ ora impiumi 1* ale

Alla mia fpeme; s’ ella fempre in vano

Sì mi lufinga ? ahi crudo , e disleale !

Già non ti chieggio, che tu porga manoAli’ardor mio,ma fol che a Lei,che incendeQuell’ alma, io non mi veggia ognor lolita

Mirabil face, che di lungi otfende,

[no.

E da predo diletta, or quando maiVedran Quell’ occhi come alluma , e fplen

Vivi zaffiri, onde sì dolci rai ' [de?E sì pungenti sfavillando intorno,Furon cagion, che nelle fiamme entrai,

Haverò mai per voi fereno un giorno ?

O vedrò mai quel mio vago Pianeta ,

Che d’ ogni gioja può rendermi adorno?Deh, chi m’ alconde il Sol? chi me lo vieta!

Il Sol che mi feoprìa piano ’l fentiero

Per far la vira mia fercna, e lieta ?

Quello, ficcome mi inoltrava il vero, ;

Or comprender mi fa, clic lunge a Lui

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.215EflTer non puore ^un mio bene intero;

Ma che di penfier fofchi, ofeuri, e b'uj

Qpnvien,ch'io pafea la memoria, (ahi laffo)

Mentre che qui mi vivo in forza altrui.

Tempo ben fora di ritrarre *1 paffo

Da queitocieco orror,pria che la fpoglia

Di me fi chiuda fotto un freddo laffo :

Ben veggio, eh’ a* buon fin fempre n'invogliaLa bella Donna col fuo dolce lume.Che ne velte virtù, vizio ne fpoglia.

Ella mi porge ognor 1* ali, e le piume.Ma che mi vai io pur mi trovo oppreffo

(Contr* ogni mio voler) da un rio coitume?

Nè deggio altri biafmar fuorché me 11 e fio,

Poficia che qui men vò negletto, e vile

Da Caftalia lontano, e da Permefib.

Cigno Canoro , un tempo, alto, e gentile

Sperai di farmi , or fon paluftre augello

Da me lteflb difforme, e dilfimìje*

Ahi vitlTfndegna ; ahi di te fol rubello

Cor mio,fgombra d' intorno a te quel velo,"

Senza cui fora il viver tuo sì bello ;

Raccendi in te sì 1' amorofo zelo.

Che dileguar fi veggia a parte à parte

Del rio timore, e della notte il gielo

Indi con quel valor, che ti comparte• Colei, che di ognor la chiave ;

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21 *Empi dell* onor fu^; fatte le carte;*

' Così di merce preziofa garve

Havrà ficuro, e gloriofo porto, Lungi alli /cogli la tua ftanca nave.*

Lafcia dunque il camin fallace, e torto.

Muovi *1 piè deitro per falire al monte,tatto pel danno tuo faggio, ed accorto:

Sian le tue voglie a ciò fvegliate, e pronte,

Vendica in un fol dì, quanto fortuna

Già mai ti procaciò d’ oltraggi * ed’ onte.

Ecco, che 1* Oriente ornai s* imbruna.Non tardar più ricorri al fido albergo,

Pria che t* inganni il raggio della Luna.Mentre che a quello fegno il pender ergo»

Donna, piovono in me tante faville

Dall* ardor mio, eh* io mi ravvivo e tergo.

Già mi par di veder liete , e tranquille

L’ ore, di’ or fon sì fofche , e panni a terra

Veder cader ben mille offele, e mille-;

Senro mancare il duol che sì mi sferra ,

« E fatto pre/To a Voi,provo tal pace

,

. Che può dar fine alla mia lunga guerra.

Dolce fiamma d’ Amor, che m’ arde, e sface*

* Non per altra cagion bramo la vita.

Che per gu/lar come diletta, e piace

Un* Alma all* altra in sì bel fuoco unita.