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COMPONIMENTITEATRALI
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£L SIGNOR
GIROLAMO GIGLIPUBLIC A t 1
DA VINCENZO PAZZINI CARLI
MERCANTE DI LIBRI IN SIENA
E?
IN SIENA MDCCL1X.
Appretto il Bonetti nella Stamperìa del Publico
Per Francesco Rossi Stampatore/ /
Con Lictm* Superiori* 1 -
Digitized by Coogle
DrgitBòCTBv^GoQgle
LETTERADELL* EDITORE
AL SIGNOREGIO: BATISTA PASQUALI
Mercante Librajo in Vinegia .
L felice poetico in-
gegno del Signor
Girolamo Gigli purtroppo celebre agl’
Amatori del gra2i‘ofo Studio dellebelle Lettere, mi efenta dal confue-
*
to impegno di fargli quel debitoElogio, che meritamente fe gli con-viene nell* atto ,
che io mi glorio
A 2 di
Dioitized by Google
fé
di prcfcntarvi quelli di Lui Teatri-li Componimenti
,che un devoto
genio alla di Lui Poesìa mi ha in-
dotto a publicare , e la noftra ami-
cizia a dedicarvegli . E quantunque
da difgraziata cotidiana efperienza fia
,
con mio non leggiero danno , av-
vertito, che i noftri Letterati fono
più tofto naufeati dalla Copia de'
Libri, che efiftono, che bramofi di
vederne efcire alla Luce de’ nuovi ,
c che a me certamente converrebbe
più tofto porre ogni Studio per mi-
nuirmene la quantità,
che creder-
mela con nuove Stampe ,mi fon
lafciato nulladimeno vincere dal ge-
' nio , che ho di efaltar Tempre più
la fama di quefto mio sì illuftre
Concittadino, e di prefentare a voi
aftìeme con il Libro un* atto del
mio rifpctto,fendo pur troppo na„
turale
Digi -
5
turale in qualunque animo di gen-
tilezza, e d* onefto fentimento dota-
to, il dimoftrarfi agl* Amici ricono-
fcente, e per quanto fi puote
,gra-
to,
e procurare di accrefcer le glo-
rie a quei , cui fono meritamente
dovute . Me Voi ,Mio Signore
,fic
come prattico della noftra,quanto
gloriofa,altrettanto infelice Merca-
tura,
potrete giammai oppormi,
che io a ciò mi fia indotto ,allet-
tato forfè dalla fallace Speranza d‘
un mefchino lucro,
perchè ,e la
mole del mio Libretto per fe fteffo
mi fa fperar poco vantaggio ,e la
mia confidente libertà di prefentar-
velo , con la fola mira di. darvi unfegno della noftra amicizia, mi efen-
tano dal rigore di quefta taccia .
Pervadetevi pure ,che tutt* altro ho
in mira, che il mercare così mifera'
A 5 men-
ed by Google
f
6mente, e con tale avidità, che ren-
derebbe il noftro efercizio poco lau-
dabile j e Tenza quella eftirnazione,
che piu d* ogn* altro vantaggio ho
Tempre cercata . 1/ Amore della
Patria,
che vive naturalmente
in noi , ed un* innato defide-
rio,
che ho nell* animo d* accre-
feer Tempre la cultura delle Lettere,
m’ obligano ad ufarc qualunque fa-
ticofa diligenza, ed a fottopormi tal-
volta a qualfifia evidente Danno ,
a fine che per mezzo mio fi eterni
T onor letterario a coloro, che con
le loro Opere fi fon meritati una
tal giufta ricompenza . Quefto ani-
mofo amore,
che ho per la mia
Patria fu la cagione, c nuli* altra ,
per cui ora fi leggono imprefle ne*
Torchi di* Firenze le Traduzioni di
due Commedie di Ariftofane fatte
con
Die
con tanto Audio, e di tante fudate
note arricchite dal noftro Sig. Gio:
Battifta Terucci, ed in quelli della
noftra Città le Memorie Iftoriche
delle rivoluzioni della noftra Repub-
blica compilate, e deferitte dal no-
ftro Sig. Cav. Giovanni Antonio Pec-
cij quello m’ indufte in una piccola
raccolta d’ alcune poefic da me pu-
blicata nell* Anno 1756* a dare unfaggio del merito di Lattanzio Be-
nucci con 1* edizione d’ una di lui
Elegìa, e quefto m* obliga a Ram-parne aderto un* altra in fine di que-
lla Raccolta , ftudiandomi,quanto
per me fi. puote , che il pregio di
quell* illuftre Letterato, e Poeta non
refti più lungamente fotterrato -nell*
oblio, in cui giacque finora « Quelli
medefimi motivi , appo me di gran
forza , mi hanno in certo tal qual
A 4 rao-
• Digitized by Google
$
modo,per così dire , coftretto ad
aggmngere a quefta piccola Raccol-
ta delle Farfette Teatrali del Sig.
.
Gigli un faggio ancora delle Poesìe
del Sig. Antonio Rinieri,
contem-
poraneo al noftro Benucci , ed ami-
co grande , come rilevali dalle lue
Lettere, che inedite confervo predo di
me , e da quelle del celebre noftro
Monfìgnor Claudio Tolommei , di
molti valenti ingegni,
che con le
loro immortali letterarie fatiche eter-
nano la fama del fioritinfimo Secolo
decimo fello,
e della noftra Ac-cademia Intronata
,la quale da co-
sì degno Soggetto in cfta annovera-
to non poco luftro ritraile, publican-
do a Vantaggio del credito della
di lui Poesìa Latina,ed Italiana un
oila, ed un Sonetto
, e facendo
vedere , che in quefta Famiglia fo-
no
\
9no regnate Tempre le lettere, e che
fino ne’ Toggetti viventi van propa-
gandoli, come noi per la TommaClemenza dell’ Auguftiflìmo noftro
Sovrano fiamo obligati di confettare .
E perchè nel tempo appunto, che
io compilava quelli Componimenti,
ebbi occalione di aver la Copia d*
una belliffima Oda Tofcana mae-ftrevolmente penfata
, e fcritta da
un briofo Spirito immaginatore , e
Poetico d* un Cavalier di Firenze,
ove le . Lettere a mio fentimento
conTervarono Tempre la lor lumino-
Ta Tede , ho {limato di profittare
non tanto al merito dell’ Autore,
quanto al Publico con iflamparla ,
acciocché veggiafi quanto è difficile
liberarli dalla Noja , che è il Te-
ma di quello (ingoiar componimen-
to , che merita certamente d’ edere
*g-
Digitized by Google
IO
aggiunto a quelli dell* immortal Li-
ra Vcnufina . E perchè come vi ho
detto di fopra ,1* amor della Pa-
tria nel mio fpirito ha gran forza,
c particolarmente riguardo a quei
/oggetti, che vivon con me, e che
fono per confeguenza in iftato di
profetarmene gratitudine, ho volu-
to publicare in tale occafione unPoema Toscano Scritto Dal Sig.
Abbate Giuseppe Targi Sanese in cui erto
{piega il fiitema della Luce,
e de’
/ Colori Seconcq L* Oppinone DelCelebre Newton
, c così animarlo
a coltivar gli Studj della Filofofia ,e
della Poesìa, ai quali lì vede, che
è mirabilmente portato, dimoftran-
do in quello faggio del fuoingegno,che fé la Fortuna gli fu avara negl*
altri beni , che tanto dalle mentivolgari lì apprezzano
,gli fo però
•
1
prò-
prodiga nel comperare qucfto dan-no
, con 1* imprczzabil dote, d* unaelevata mente , c col teforo di unfublimc ingegno, che accompagnandoloalla facilità della Poesìa
, dimoftraancor Scolare della noftra Sapienza
imberbe, e nel primo vagir de’ fuoi
Studj, che Siena non avrà forfè un*
giorno occaflon d’ invidiare a Fifa il
celebre Alessandro Marchetti fu *1
metro, e gufto. del quale c il- fag-
gio , che ci ha dato il noftro Sig.
Targi .
Gradite pertanto il penfiero, che ho
avuto di divertirvi con la publica-
zione di quelle si diverle Poesìe fra
le quali potrete eleggere ciò , che di
mano, in mano vi aggrada per fol-
levarvi,perchè io farò abbastanza con-
tento della mia fatica, fe nell’ at-
to , che vi dimoltro il m:o rif-
pet-
f
(
Ixpettofo ollequio , vi averò con*giunco anche il vantaggio di aver-
vi recato qualchè dilettevol trat-
tenimento .
c
LA LOCANDIEREF A R Z A PRIMA
TS
Interlocutori
ARTUFO, fi
r
ERMI LA.I
V azzione fi rapprefinta
in Pifa%
PARTE PRIMA.
Preparamento di Sedie, Cioccolate,
e Liquori
Tartufo applicato a vefiirfi in Gala, Servitori , eLacchè a porgergli i vcfiimenti , e poi Serpilla
inalberata portata da due Paggi dentro una
Buffola , con altri Paggi , e Lacchè .
Ttrt.pRefto, la Spada
,prefto ,
La Giubba col Corpetto di Clafsè,
E il Cappello di Francia a tutt* ufanza;
Prefto, Canaglia il tempo pafta , e fe
Vien Madama Stufìglia a favorirmi,
Come Serpilla ha detto
,
Vuò, che provi 1Jeffetto
Della maggior poflìbile creanza. c
14Sono in ordine le ChicchereDella fina Porcellana ?
Le portate fono in ordine-
Della fcelta Cioccolata?
Preito» pretto preparateDi SaVoja i Morzellini,
>. I Cantucci » i Bifcottini
,
Pinocchiate, e Marzapani,E i Liquori OltramontaniChe Madama ora è qua.
Oh vuò farmi pure onoreCon la prima reverenza!Favori fca* *» Con licenza... (a)
La ringrazio del favore...
Lei mi dice Copra... Segga (b)
Olà! Sedie, ». da federe...
Lei fi ferva . . . Olà ! da bere . .
.
Il hegozio va benilfimo:
Spero farmi ohor certiflimo.
Nè di più bramar potrà.
Fecola» eccola; affé:
Madama olà! fervitela... (r)
Giacchéa
{*) Sempre facendo atti caricéti .
(t>) / Servi mettono in ordine le fidie(c) Viene SerpiIla , ed egli corre a riceverla , e tutti
i Servi a dar mano per cavarla dalla Bufala .
. 5Giacché Vofig noria.*.
Anzi Vollr* Eccellenza...
Si Madama Stufiglia... Ella s* accomodiS* adagj * fi ripoli in quello [Seggio ;
Anzi nò * s* alzi , e fculi, (#)
Che quell* altro è più morbido , e più follo,
Le faccio reverenza : (J)
Sculi dico t fé prima.. é
E di nuovo perdoni»
Et ad alzar li torni »
Che non è la fua mano (e)
E che io le fon buon Servitor mi creda*
Ser . Oh che bel complimento !
Tar • Vi voleva maggiore.Ser. Quell* è troppo favore.Tar. io la ringrazio cento volte, e cento.Ser, Ebben Signore Tartufo, io fon venutaA ricever fue grazie obligarttilfime
Giacché per bocca di Serpilla inteli
Il fuo buon genio...Tar. Intantò
Se vuol pofar la Mafchera...
Perdoni
(a) Sempre con agitazione andando da una fediaale altra.
(b) Si pone a fèdere .
(c) Accomoda lefedie t e qui /* afffdìa .
*7
Tar. Ahi ! Ahi ! mio Bene !
Dite... ma che fo qui ? Servi correte, (j)
Io vado, e torno,e voi la {otterrete .
Ser. Scottatevi da me ( Tartufo „•
Già lo fpirto tornò (Jt finafihcra ) quelio
Che il Cicisbeo voi far rintenerito,
E benché nato baiamente, crede
Per le ricchezze fue di farli Nobile,r ~?
Mi fta nel Cuor di prendere per Marito :
Io Stufìglia non fon, ma ben ferpilla ,
La Locandiera io fon;
E così MafcherataCoglier lo vuò nel deboIe...Ma viene
Torno a fvenir. (6)
7ar. Come vi va mio Bene ?
Ecco certi Fumenti,E la Trifora Magna, e l’acqua rofa
Con certi nuovi miei medicamentiDi natura odorefa...
Set* Tartufo, (c)
Ter» Son qui bella.
Ser. Io non vi veggioTar. Aprite gli occhi bene, e mi vedrete
B Tuf-
fa) Corrono ed Egli parte •
(b) Si lafiia Jk la fedia .
(c) ititornando a poco a poco*
i8
Tutto pietà.
Ser. Mi leva gl* occhi il male.Tar. Oh, che accidente orribile, e beftiale!
Deh tornate al vollro ufizio
Vaghe Luci del mio Bene»E vi movan le mie pene,
E quél grave pregiudizio
Che voi fate a quello cor.
Siete ftelle del mio CieloMa fe i rai del voftro Bello,
Cuopre un nero , e trillo velo.
Diverrà tolto ancor quello
Tutto tenebre, ed orror.
Ser. Sento da forza incognita, e polTente
Richiamarmi alla vita.
Tar. Nome del Ciel, Signora,
La burafca è finita.
Ser. Ed io ritorno già perfettamente:
Ma... ..J
Tar. Ma che ? ^
Ma Tartufo....Tar. Che v* accade?$er' Intendetemi bene (a)Tar. Che cofa dite?
E ancor non mi capite? (b)
Tar.[*] Soffrirà* [b] Soffrirà.
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»9Tar, Avete fame ?s*r. Nò.Tar. Ma che dunque?*SVr. Oh, che crudele! (a) Oh Dio! (£)Non mi capile ancora?
Tar. Altro non veggio,Che fofpirare, e sbadigliar :
$er. Ciò batta
,
Tar. Forfè nuovo deliquio or vi fovratta ?ùer' Q,uetto nò, ma vorrei
Trovar pietade a tant* affanni miei". (c)Se quefti fofpiri
Crudel non intendi ,
Di fiero rigore
,
Ma non del mio cuoreLa colpa farà.
Se attento rimiri
Quegliocchi languentiNe* loro tormentiScolpito v’ apprendiLa tua crudeltà.
Tar. Signora % v* ho capito !
Voi prenderei^ un cencio di Marito .
~fr- Ma il Marito...
T,r- E vomite... c’intendiamo...
_ ® 2 Ser.W ¥»> [*] Seffiro [c] Seffiro.
2©
S?r. Vorrei,Tartufo,oh Dio! quello,che bramoTar. Signora, sì, quello... cioè fon Io:Che forfè non è vero idolo mio?
Ser. Voi mi fate arroflìre:
Tar. — Se mi dice di nò, mi fa morire —Ebben che rifpondete?
Ci ho dato, o non ci ho dato ?
Prenderete Marito * rifolvete ?
— Se mi dice di nò fon difperato. —Ser. Giacché fiamo qui foli...
Tar. Olà partite.
Servi , Lacchè. ..[*]Ser.' Io più celar non voglio
La fiamma, che nel fen crefce ad ogn’oraSì prenderei Marito.Ma un Marito vorrei.
Che della pace, e del buon gufto amante*Semplice nò, ma buono...
Tar. — Tartufo ftammi in tuono. —Ser. Difcreto sì, ma non troppo zelante. ••
Meco folTe corrente...Tar— Sfammi in tuono Tartufo,e poni mente*'*S*r. Un che folle Tartufo...Tar. Io, Io Signora?Ser. e quale Egli è folle il Marito ancora*
Tar.
[a] Partono i Servi . ,
|
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••
II I
•*\
Tar. — Il colpo è fatto ; io già 1* iutefi : —Scr. Or voi.
Approvate il mio detto ?
Tar. Se Me voiprenderefte,Iogià vi accetto.
E la Dote !...Tar. La dote non importa f
Dopo ne parleremo:Dalla voitra bellezza, e poi da quella
Voftra gran nobiltade,
Cofpicua in ogni etade, una gran doteLa cafa mia rifcuote.
Ecco la mano. i
Scr» Ecco la mia...
Tar. N* arrida.
Profpero il Cielo alla comun letizia ,
E di Figli ci dia larga dovizia.
Ser. Sì caro il mio Tartufo...Tar. Sì , Signora:
Olà ! Servi quà in tantoIn ordine il rinfrefeo..
Scr . Ah , che il mio Cuore (a)
Ha fete fot di fvifeerato amore.Io fento nel petto
Un certo diletta •
Che tutta mi crucia
Mio Bene per Te.
a) ì Servi preparano » e portano il rinfrefeo
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)
ir-
li
TVr. Io proVo nel cuore
Un certo calore.
Che tutto mi brucia
Mia bella per Te.'
E* amore nafcente ,
jer E’ un fuoco cocente
Ser! E in fen prefe loco :
Tar. Che fuoco ! che fuoco !
Ser. Che amore ! che amore !
Tar. Che ardore ! Che ardore!
Del buono Artimino
Beviamo, o mia Bella»
Canarie , e Toccaj
.
Ser. Il Nume BambinoIl cuor mi martella
Son colta , ahi ! ahi !
Tar. Son lieto , e contento
Nè più mi tormentaTimor già pafTato
Di perderti , o Bella»
Poiché mi donafti
L* amore , e la Fè.
Ser. Son lieta , e contenta
Son fuor di tormento,
E il Nume bendato
,Nel cuor mi martella
Da
Da che mi giurarti
L* Amore, e la Fè.
*1
PARTE SECONDASerbila in mafcbcra , e poi Tartufo .
Ser. Tonalmente la forte
X Arride a* voti miei :
Spola fon di Tartufo , e benché credaIl femplice Gabbian, eh* io ila Stufìglia,
La Madama ideata
,
La Locandiera io fono; Io fon Serpilla
Cui nelle guancie ancor dolce sfavilla
La bella PrimaveraDella mia frefea gioventù primiera
.
Egli ancora noi sa , qui P ho condotto*Col pretelto gentil del mio QuartierePer fcoprirgli 1* inganno,Seppur può dirli tal ciò, che ad un cuoreDettò giulto interelfe , e onelto amore
.
Non tutte le FemmineMarito fi trovano
Pel vifo adorabile,
Per 1* oro moltilfimo
Ma v* è un altro metodo
,
Che forfè penfandovi
B * 4 Degli
Digitized by Google
24
Degli altri è miglior x'
Ingegno , che rumini
,
Deprezza , che dominiUn guardo, che fulmini.
Un ghigno, che penetri,
Son arti finiflìme*.
Che fpefTo rapifconoDegli Uomini il cor.
Orsù per dar principio all* operetta
mafcherarmi io torno,
E qui Tartufo afpetto.
Che non dovria tardar, giachè Egli in fretta
Da me partì per ritornar fra pocoNel mio volto a goder del fuo bel foco
Tar. Oh! MadaminaEccomi ritornato
Tutto al voltro comando ;
Scr. Anima mia ,
L* indugio ornai foffrirpiù non potea»
Tsr. A dirla come Ita mel fupponea ;
Perciò 1* ali alle piante, ai palli il vento
Diedi per far più prelto ; or perche intanto
La Mafchera, che copre il bel fembiante
Non vi piace lafciar? finito è il VotoGià vi fpofai mio bene, in premio almeno
Alla mia fede, ed al giurato affetto
Di
__1 Digitizedby.Goog
Di poter contemplar, qual Ella è nataQuella faccia fcoperta
Bramano i miei^deiìr vedere aperta.Come i Nùvoli d’ intórno al Sole,Che ricuoprano ogni iùo raggio»Quella Mafchèra al bel vérde MaggioReca nebbia di tanta beltà
.
Bella Venere, quelle VioleDi tue morbide guancie vezzofeFammi fcorgerc mille alle RofeDove grazia rifiede, e pietà.
Ser. Compiacerti vorrei Tartufo, oh Dio!Ma . .
.
JTar. Che v* è forfè qualchè impedimento?
Ser, Nò , mio ben, quello nò,
Tar. Dunque...Ser. Mi feoprirò.
Ma • . •
Tar* Ma che?Ser. Pria m' afcolta :
Tar
.
Io fon contento;Ser. Tu fai, che in oggi il mondo è peggiorare*E al nollro feflo [ Oh Ciel ! ]
Viver convien fra mille frodi involtoTar. Io non intendo ancor #«.
Afcolta .'•
.
T*r. Afcolto. Ser.
Digitized by Google
z6tìcr. In oggi ognuno a prender Moglie afpira
E da quello delio reio frenetico,
Perde la viltà , e la ragion 'talora :
E poi ma tardi dell* errore accorto
Si pente , odia la Moglie , e pien di fdegneNon la vorria più intorno.
Maledicendo il giorno.
Che non conobbe il pregiudizio, in cui
Quell* effimero fuo folle piacere
A chius* occhi guidollo : or tu, mio Bene,
Che così mafeherata
Or ora m* hai fpofata.
Non vorrei, che togliendo
. Ogni fuo velo al vero
M* odiafle, mi fprezzalfe, oppur che fifo
Nel contemplar quello mio volto, o intento
Efaminando il mio penlìer , trovalfe
Motivo a giulto fdegnoPer liberarti dal già corfo impegno.
Tar• Ch* Io vi polfa lafciare?
Che io mi pofla pentire?
Non è porti bil mai.Ser. E pure , e pur , crudel , ti pentirai
Io ti ferito [Oh Dio!] ti fento*
Maledir quel facro nodoPer cui brilli, e per cui godo,
• Per
Digitized by Googl
27
n Per cui vivi, e. per cui vivo
D’ogni gioja in grembo al Mar,
Io t* afcolto dir , mi pento
Non T avrei così penfata :
i Pover Alma fconfolara ,
Che farai , fe ilrrio Tiranno
Di pietà fpogliato, e privo
: Così grave , e fiero affanno
Or ri viene a prefentar.
i Nò, nò giurami avanti.
Che non mi lafcerai
.
Tar. Io te lo giuro: mai, mai, mai, mai, mai,
Ser. E quando ancor non folli
Qual tu vorrefti bella
,
O eh* io non folli quella
Che tu fupponi, non mi {prezzerai.
Tar. Io te lo giuro : mai, mai , mai , mai, mai
,
Ser. Contento folo di quella dote , eh' io,
[Giura] porto con me?%
'
Tar
.
Giuro , così è , così è , così è, così è , così è»
Ser
.
Contento di ricevere
Quello, eh* io ti prefento addio in me?
Tar. Giuro, così è, così è, così è, così è.
Ser. Or ben , vò contentarti ;
Ecco Tartufo mio...
La Mafchera difcioglio... [*]
(«) Qdagio . Tu
_gjgitized by Google
2tTu fei mia Regia..
Tar» H voi mio Campidoglio.Mi brilla in feno il cuore w
Per 1* improvifo ardore,
Volgemi gli occhi, o bella.
Or che non ha gonnellaLa tua faccia gentile.
Nè porta il Taffettà,
Come finor pprtò. [£]
— Che imbroglio , è queffo toh !
Marcia via pretto, caminaTu non lei la MadaminaSei Serpilla, fei... fi nò...Che imbroglio è quefto toh:Tu fei il Diavolo lo sò.
Sfir. E che mufica è quella?• Tartufo e perche maiTrattar così la Moglie?
Ter* Io tuo Marito ?
«&r. Io penferei di sì.
Tar. Sbagli Figliuola,«&r. Forfè che non mi datti la parola ?
Tat.• . i« P* Negrezza nel tempo iftejfi, efella, e ctn*
ta > ed ella don fi volge ancora a Lui*
(fi) Nel tempo fiejfo ella fi volge , ed egli eefia
ftupido , e poi firiofo .
Digitized by Google
19Tar. Si a Madama Stufiglia,
Perchè è Madama ; e Tu , tu ben non fai
Cofa voi dir Madama,Perche Serpilla mia Tu non fei Dama
.
Ser. Qui Stufiglia non v* è, nè v’ ha che fare .[#]
Tar. Serpilla fatti in là, lafciami ilare.
Ser. La Dote è convenuta,E con la Spofa infiem fu ricevuta. (J)
Io te la prefentai.Tar. Lafciami ftar, Serpilla, o piangerai
i
Ser. E ancora minacciarmi ?
Dimmi, Guidon, chi fei?
Tu mi minacci , Baronaccio , ancora ?
Tar. Muti frafe, Signora.Ser. Che frafe.Sei Figliuol d* un Pizzicagnolo»E tuo Nonno faceva il Pefcivendolo ;
Ed io fon Locandiera: '
Quella è 1* induilria mia, che vò lodando*
Quella è la Nobiltà, che vai vantando.Di qui non efeirai
-Se prima non ratifichi , e non giuri
Quanto giurafli avanti , e ti promettoD’ amarti allor j -
Tar.
[*) Voi prenderlo per lamino»
[è] Lo voi prender per mano egli li .mifura ano
Digitized by Google
3°
Tar. .. Che fo? -Ser. Sei rifoluto?
O che al Giudice corro, e narro il fatto:L J
infame tuo penfieroDi ricevere le Donne MascherateIn tua Cafa, e volere.Che il povero onor mioFotte fenfal di così trilla incetta :
Tutto li conterò; pretto , rifolvi :
Che rifpondi ?
Tar. -- Ah pazienza. —Ser. Sbrighiamci ; SofferènzaNon ho per quella tua folle dimora,
Tar. — che debbo far? -- :
9er' Sei rifoluto ancora ?
Mira, che córro al Giudice,
Tar. Fermatevi , bel bello,Ser. Pretto , rifolvi , ho fretta: ,
Tar. Che rabbia , che Saetta !
9 2. Darà ragion sì quello«A chi ragion avrà.
Ser.
Tar•
Ser.
Tar*
La mìa ] a 2 farà
.
La mia J
D* ira mi brucia il volto,
Mozzina, tu m* hai colta,
Non sò quel che farei J.
Ser»
Scr.'
a 2
Tar
•
Sèr.
Tar.
Ser.
Gabbiano tu ci Tei
[ Prudenza ufar conviene
[ Per chi fenno non ha.
Che la cofa fi pubblichi
Non voglio, »
Non Ita bene,”Ma fe la cofa fcoprefi
'
a 2 La vergogna certilfimò
Tar* 't- .! Tua ] a 2 SaràSer. - Oh ! Tua ]
Tar. y Pace dQnna Serpilla.. [#]Ser.
4 * Pace Métter Tartufo •
Tar. _ Finiamola fon ilufo». 'T
tuafarò.a i
’ Or dùnquen tuo
Scr» Il cor per te mi brilla f
a z E fempre t* amerò
.
. » ! X - V v *
.
3*
* « » »
m .
IL FIN È.>' ' '?
r : . k - . -
"1: V AR<
4 ;ì r c* •
w Stianti amicóne un focbctH fcrtpfi.
f t • •• ^
*- ! V
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Digitized by Google
L- ARNOLDOFARZA SECONP A
/nterlocmori
Al N o L D O
L U c I W D O
PAR TE PRIMAEfcond Facchini di cafa d* Arnoldo portan*
do via Bauli , e Caffè coperte, che
Egli vede in difparte, e Lucind®
' parla ai medefimi., • 4 *»
Arnoldo , e Lucindo •
£w.Y Ntendefte ? In mio nomeAr. 1 A Gamaliele Ebreo
Il tutto porterete.
Io pria , che il giorno cada
Da lui farò * faremo i noftri,’ conti;
Ei prepari il denaro , (#)
Scatti
fa] Rientra in Cofi, ti i F«echini partono*
.
Digitized by Googjle
F
Scaffi i Bauli , apra le Caffè : addio.Arti. Io me n' Ilo fuori, e qui ne va del mio
Che ftoriella è quella ?
Qui fi fmaja la Fella
,
Miei penfieri a configlio, •
Entro in Cafa, e la roba inranto è in marcia:' Seguo le Caffè , e fa del redo il Figlio.Mifero , e che farò ?
Debbo partire debbo rellarP ... Si relii,
E non veduto intanto.,
Si faccia ufo del tempoPer fcoprir, che fi macchina per CafaLuogo non mancherà :
Poi per penfare delle mie cofe ancora •
A rifcuotere il pegnoE a calligare il Torcimanno indegno »
Quando è frutto di fudoreAdunato a mille llenti
,
Il veder mandarli maleDa Figliuol IcialacquatorcUn intiero capitale
E* una pena da morir.Ma fe dovelfi perdereQuel poco , che vi rella
NJandaffe ancor la telta
,
, Il Reo tema , e paventi
,
Saprò ben lo correggereC
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34Il grave fuo fallir
.
.
Oh mia difgrazia! Oh me tapino! Oh Figlio
Oh Lucindo crudel , tu mi vuoi mortoCon quello viver tuo troppo alla modaPovero Arnoldo , ornai
Col capo fu la folla.
Che del pan di mia vita
Tre quarti almen ho confumati ! E quello
Dunque è il frutto, o Lucindo,Che da lungo fudor fperar dovea?..»,
Ma ft'a ! , cheafcolto? Viene altra brigata»
Qui mi trattengo , e pongo a nuova entrata.
.... <a>
Lue. Or bene , Amici miei ,
Obligato vi fon del gran favore ;
Tornerò fra poch* ore,
E a voi le venti , a voi
Le dieci doppie , a voi
Le quaranta darò della BafTetta,
Arti. — O fentite P efordio ; oh che faetta !
Lue. Io fon pur difgraziato! -
Potea vincere il tutto.
Ed il tutto ho perduto.Arti. — L* argomento comincia ; Oh FiglioLue. Ma pur con tali amici
, ( attuto —Che
(a) Vtde ttfeir di Cafa alcuni Giovani con Lucindo .
35 -
Che giuocan cosi ben, sì generolì
Con nuova Pellegrina ,
E più che naturai galanteria
Si perdon volentieri .
Arti. — Sentite , che piaceri ! —Lue. Or sù qui non accade ••
Alla fatta penfar grofla sdrucita
.
Arnr. — E dice ben ; la Caufa è già fpedita —Lue. Ma fa d J uopo penfar al pagamento ;
E a quello ho provedutoCon quei drappi , ed argento,
E con tutto quel più, che pe* Facchini
Al mio buon Gamaliele ho già inviato
,
Che è un Ebreo Galantuomo
.
Arn. — Che tu fii benedetto !
Dove fi trova un Galantuomo in GhettoLue
.
Così va il mondo i Padri fan denaroLo fpendono i figliuoli,
*
E quello egli è il dovere,
E la cofa camminaArn. ~ Attenti la lezzione è fopraffina . —Lue. Oggidì non fi polfono foffrire
Dalla moda gentile
Quelle lliracchiature ;
Veftir ben, ben parlare;
Divertirli ,giuocare,
C*2 • 'Ballo*®
* • » •
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Ballo , Converfazioner-m
•»
Senza T antica inutil luggezzione,
E qualunque di moda altro piacere
Gii lludj fon , che fanno il Cavaliere,
Il più bel pregio in feno,
Che aver polla taluno
E* quell* andar digiuno
Di maflìme Plebee
E quei fentirfi pieno
Di generofe idee
Di fuoco, e libertà.
Così reai fi chiamaQuel fiume , che orgoglioso
Cent* altri fiumi beve,
E altero, e ambiziofo, ’ •
Nel mar che lo riceve
Precipitando va
.
Ani. mm Ma Sentite, che maflìme all’ ufanza!
Che ideaccie travolte ! Or io bel bello
Mi voglio fare avanti • —he. Meglio è , che io vada intanto
Gamaliele a trovai: •
Arri. Dove ,Lucindo ,
Dove con tanta fretta ?
Lue. Dove un affar di gran valor m* afpetta*
Arjt Àfcoltami figliuolo, io ti vorrei
Ridurre
37Ridurre alla memoria i tuoi doveri
Il tuo onor, che pericola, e la fama.-.,
lue. Ùn grave affare altrove mi richiama*
jìrn- Credi tu, eh' io non fappia
Qual è 1* affar * che dici ?
Lue. -- Oimè , che ArnoldoDelle Caffè ha faputo.;. --
Arn. E eh* io noti fia
Stato prefente ancor ;
Lue. -- Certo , eh* ei vide. --
Arn. Quando gl* Amici irifieme
Da quell* ilfefTa Porta or or fortiro
Vincitori nel giiioco?
lue. -- Delle Caffè non sa : Cieli rcfpiro.-yJrn. -i- Delle Caffè a parlare or non è loco --
lue. È perciò?Arti. Lo fai tu quello perciò
Ì)ov* egli andrà a finire?
Che fe tu duri di giuocàr, Lucindo,
Sì fcioccamente alla Balletta, un giorno
Ella t’ abballerà
tanto, che la mia robba finirà;
E alfin ti ridurrai,.
Ch* avrai debiti gli occhi
,
Ch* avrai debito il fiato ;
Io morrò difperato,
C i Tii/
^- J*
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5 *
Tu refterai fallito,
E ridotto a mangiare il pan pentito.
Lue, Padre è vero perdei ; Ma quant' auftera
La Legge ella è, che a me ne vien preferitta.
Di non giocar mai più, di ftar lontano.
Dall' onetto piacer, eh* oggi in cottume'
Pafsò di converfare.
Altrettanto fevera,
E V altra di pagar quando fi perde ;
Altrettanto è Villano
L' ufo fin de* pattati anni più rozzi.
Stando come falvatico romito
L' Uomo, ch'oggi cambiò coftume, e rito
jirn. E fi dovrà così , Metter Lucìndo
,
Secondo i Precettini
Della moderna tua Filofofia,
Perdendo il dì fettanta doppie almenoRovinare una Cafa?
Lue. E via , che coftan più le noftre vafa
.
Arn. Trevia fette vent' un: dugento dieci
Scudi Romani fon fettanta doppie :
E quelle s’ han da perder per ifpatto?
Le mi fanno paura.Lue. Oh che vai più la nottra fpazzatura.Arn. Ma tu vuoi farmi al fine
Entrar nello fpazzuolo, e vuoi . eh* io dica,
Ch*
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th
•
io non vo* quella trefca ,-
Nè le ftrambe feguir fciocche vicende
ri Dell* Uomo d* oggi dì:
ì M 1
intende, ò non m* intende ?
,
Capifce quel Signor? la vo* così
.
k Io non fon quel Fiume turgido.Che fen va precipitevole
Con tant* acque in Mare a perderli,
E perciò reale chiamai! *
Perche fa tanto rumor.Le tue, figlio, fon follìe,
E chi prende alta la miraFalla fpeflo, e poi fofpira.
-'•“'Chi non vuol dare in pazzie,
Rimirar deve il borzello,
Mifurariì ben con quello,
Per non far nei colpo error.Lue. — Meglio è , eh* io feco finga.
Tanto, eh* Egli di qua vada lontano.-
-
Am. Lueindo, or qual ti par delle lezzumi,Che torni più ? [ nfpondi . ]
Quella del fecol mio rozzo, e romito,O quell* altra del tuo, che cambiò rito?
Lue. Padre fon vinto ; Ma 1* onor mi detta
Almanco di pagar per quella volta
Quanto ai giuocp ho perduto, e vi prometto
C 4 Di
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4°.
Di non giuocar mai più . - Così 1* inganno. *Ai »• — Non me ne fido ancora :
Per tanto vo* moftrar di non fapereli guajo delle Calìe. ~
Zvf. Ah ! Padre amato !
Voi tacete, io mi lentoLe macchie del roflòr falire al volto.
Lue. Parla, parla, t* aficolto.
Lue. Che fi direbbe poiDi me , come di voi ?
Arn. Di me? tu sbasii.Lue
.
Ho intefo :
In cafa tornerò, quivi racchiufoStarò qual debitor, che al facro AltareFugge per non aver...
Arn. Con • che pagare
.
Lucindo, Figliuolo .
• L ' afilo t’ afpetta,
Camina, t* affretta
Di Birri uno ftuolo
Ti viene a cercar.
Lue* In cafa mi chiudo
Mi fpinge il ro fiore
Non ho tanto cuore
Sì povero, e nudoDi farmi trovar*
Arn, '
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4*Arn. Madr.ma ti vuole ,
T* afpettan gl* amici:
Rifolvi, che dici P
Che penfi di far ?
Lue. La rabbia mi rode.
Mi veggo delufo.
Mi trovo confuta.
Non pollo parlar. (*)
PARTE SECÓNDA *
Armido Defitto da Ebreo , e poi i Facchini , che
portano i Battili , indi Lueindo .
Arn
.
On quella veftitura.
Vi Di mia Religione,
Di mia civil condizione indegna.
Ma adattata al bitagno,
Ed alla congiuntura,W veder, Te del Figlio
Coltolo nell* errore
Convincer polio 1* óllinafo umore.Intanto dall* Ebreo, che timoròfo
Di non aver con me maggiore intrigò»
Tutto m’ ha confettato,
Le Caffè, ed i Bauli ho ritirato#'
'
,
“ /Nè(a) Entra in Cefi , e Arnoldo parte ridendo *
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4 »
Nè dovrebbe Tardar , fé non che poco
A comparir , chi li riporti a Cafa :
Or mi trattengo qui tanto , che vengaL J amata robba , e poi
Cangio nome , e favella :
Batto al nollro Prigione,
E Arnoldo non fon più, ma. Salomone.Ecco i Facchini : io batto.
Ltf* v* occorre di qua ? (a)Son Servitor di Voftra Mangaià,
Lue. Chi liete Voi? che dite?
Arn» Io fon* Judio. *
Lue. E per tal v* avea prefo.Am. Mi chiamo Salomone.Lue, Ebben?Arn* Di Gamaliel fono il Garzone.Lue. Forfè, eh
1
Ei mi mandò certi denari...Am, nò, Signor, ma mi mandaLi vollri robbi a riportare, e i Caffi,
Che non voi Sar negozj...
Lue. Indegno!Arn. FlemmiFlemmi per vita mia :
Si polTon dir due foli
Brevittimi pardi?
Lue
.
(a) Efce di Cafa.
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>5Lue. Parla
.
Arn. Gamaliel,Da povero Judio,£’ galantuomo, quanto ancor fon 10 .
'
Sapete , eh1
altri volli
V* ha fatti li fervizj
Senza li pregiudizj
Delli voftri intereflì;
Ha prefo robbi vecchi, e dati nuovi •
Sapete. ..*
Lue. E tutto ciò che importa?Arn. Flehimi :
Ora non voi li robbi delli Catti.E non manda Mangoi,Perchè non vuol cosi gabbar li Goi.
Che feuri jornati !
Che tinti neg02j
! ÀNon vuol colaimmi
,
Non vuol poi giurarSù gran TefìlimmiSon guai '
Barulai • 1Non vuol far tavar. -
’:
*
E quello un intricoDa rompere i Colli.Da ilare in malanni ;
So
A4S
Se T vero non dico
Li nigri Satanni
Mi polla portar,
lue. Indegno S E perchè quello?
Io non so chi mi tenga.
Che dopo una si lunga afpra tortura »
Col ballon non ti paghi la vettura
E così con uh par mioSi diporta un Circoncifo
,
Fiera fotte » e con che vifo
Dagli atnici tornerò.
Apparir conviene, oh Dio !
Dopo il giuoco, mentitore.
Chi m* alconde il mio roflore
Cofa farmi io più non sò.
Arri. — Io rìdo, che fa buon la Medicina —
tue, Ma che ragióne adduce il tuo Padrone,
Garbato Salomone?
ylfft. Dice, che quelli robi fon di Cafa,
E che non vuole entrar per quelli conti
In qualchè Gineprajo $ m* intèndeti ?
lue. Ma di che teme?
Am. SiamoSoli ? v* è in Cafa ii Sig. Padre *
Lue. NòNò, qui non v* è chi afcolti*
Mio
\'
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.4*
Mio Padre è fuori, ed ei non sà niente
Della roba, eh* è qui.
Parla pur, parla, dì,
Che teme Gamalielc? Io li promettoTutta la fegretezza,
Se mi farà il favor; Pi cento almeno
Mi mandi il gruppo,E.V altre doppie cento
Glie le lafcio in regalo
,
Si prenda pur le Caffè, e fe non balla,
Giache mio padre è fuori
A lui darò molt’ altri argenti, ed pri,
Arn. — O fentite lavoro.
Che fi fa in Cafa mia !
Lue. Quella Salamoncino, è tirannia*
Ar•» — Vo* darli maggior corda,
Per vedere dove va pofeia a finire
Sentiti Signor mio.,
Io mi pollò provari,
E pollo ritornari
Da Gamaliel con quelli Caffi ; intanto
Se altro avete di meglioOri gioje, [ che sò] datemi tutto.
Che tutto porterò, e pur che voi
Pochi liri domati ,
A un voitfo Servitori t
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4*M’ impegno, che fi faccin li favóri.
Lue. M* attendi, or feendo, e qui ti reco argen-
Che balli, e delle gioje [ to
Il calFettin, che in camera Ha chiufo
D* Arnoldo Padre mio, [a]
Arn. Canchero la va ben : mia roba , addio.
Io ci porrò rimedio prelto,prelto
.
Che vale, e che lo domoQuello Cavallo indomito,O a meglio dir che vale
,
E che a quello Falcaccio io tarpo l’ale.]£]
Io mi levo il Zimanne,Ed il Barbon pollicelo, e rello ArnoldoPer confonderlo fubito , che torna
.
Eccolo affé: mi volto in qua penfofo,
E afpetto, che mi chiami il Mafcalzone.Lue. Eccomi Salomone, [r]
Arn. Ebben, che comandati,Avete gli ori , e i caflettin portati ? [</]
Lue, .. Mifero me ! che ho fatto ! —Arn.
• *
(a) Entrain Cafi,(b) Si leva il jegna roj/o dal Cappello* e la barba
pofiiccia , e cavandojì la perrueca nera rafia co
firn capelli .
(c) Efie con le Gioje,
(d) Si volta cavandoji Cappello , e Perrìtcca
,
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1
47Artt. Mi conofci tu?X-itC. Signore...
t-- Parlar non poflfo in tanto mio r iflore . —
.
4rn. P ria , Lucindo.parla.
Ecco quello è 1* affare
Di ranta confeguenza
,
Che or or lungi di qui ti richiamava ?
Parla ; E’ quello il collume
Del trattar d’ oggidì
Piu terzo , e delicato
Contrario al rozzo fecolo paflàto ?
Parla, rifpondi. Figlio.
tLuc. — E che rifponderò t Cieli configlio , ..
Arn. Quelle le vafa fon? La fpazzatura
Ella è quella di Cafa ? Al parer mio!. Non è così Lucindo?Lue
.
Ah Padre ! oh Dio {
Deh per non più confondere '
IL* afflitto mio penfiero.
Il torvo fguardo altero
Rivolgi, o Padre, altrove,
Ch Jio degno più non fon,
Che tu mi guardi.r* Dove m* àndròa nafeondere
Al Padre , al mio rolfore ?
Veggo il cpmmeflb errore
,
Prefenti ;
4*Prefenti fon le prove :
Io ti chieggo perdon »
Ma forfè è tardi.
Padre non più vincerti ; il vinto io fono.
Mi rendo al fin, conofco
Del fecolo 1* error, gli errori miei »
Però, deh mi permetti...
A«- Eche? /lue . Ch’ iP vada.,,
Arn» Dove?lue. In un Chiortro a ricercar la pace...
Quivi in Cella Romita' Al Cielo viverò.
Quivi non giuocherò
,
Quivi ...
Arn. Lucindo? [a]
Lue. E che , Sig. piangete ?
Perchè ?
Arn. Me ne domandi ? E vuoi t l,ucindo
,
Lafciarmi in quell* età mifero , e foloi
Penfaci meglio, penfaci Figliuolo.
Lue. E tante tenerezze
Sperar poteva un Figlio
Dopo sì gravi errori ? Io ben conofcoIl mio dover
j lo fcandalo , che ho dato •>
Arn .
fa] Piange
.
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7 •
4rn. Al tutto il pentimento ha rimediato.
Balla non più; fon pronto
La perdita a pagar di quelle doppie,
Se ben follerò mille , e purché faldo
Retti il tuo Cor , com Io lo fpcro , e credo
Nel propofito tuo sì generofo
Di. Iter fempre lontano
Dalla piena d* error moda corrotta
Dame tutto averai quanto a te piace.
Divertimenti , amor , denaro , e pace .
Se mi giuri , e mi prometti
Di cangiar vita , e coftume
,
Il mio cuor di dolci affetti
Col perenne vivo fiume
Sempre il tuo feconderà .
lue. Io vi giuro, e vi prometto
Di cangiar vita, e coihime
,
Se del Padre il dolce affetto
,
Come fuol benigno fiume
,
Il mio cuor feconderà .
Arti. D* una nuova tenerezza
Frutto è fol quello mio pianto
,
Tu farai la mia dolcezza
Così vera , e lunga tanto ,
Quanto Arnoldo viverà.
Lue. Sento anch* io per tenerezza
D Cavilo
5 °
»
Quello cuor flruggelt In pianto :
Siete voi la ma dolcezza.
Così vera, e lunga tanto
Quanto il figlio viverà
.
. i• "•
V » • • • •
IL FI NE. . .
'
IL
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IL CONTRASTÒFRA LA SERVA, E LA PADRONA
FARZA TERZAInterlocutori
Silena VecchiaCorbina Serva
|
PARTE PRIMASilena /puzzando , indi Corbina .
Sii. T A bega confueta delle Serve
1 * Quell* è ; Delle Padrone
E* quella la difgrazia;
Bifogna in ogni cola far da fe
.
Più una donna a fervire atta non v* è»
Voglia di faticare.
Garbo , o penliero in Effe non fi da.
Che fiere itravaganze ! Voi potete
Far loro il ben del mondo ;
Oh povere Padrone !
D 2 ' Con '
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Con effe il ranno buttali, e T faponejSe fi dice qualche cofa
Ancorché di lor vantaggio
,
A far poco il buon viaggio
Vi daranno , e chiotte chiotte
Le vi piantan nel buon dì
.
Se voi fate la sdegnofa
Vi rifpondon fuor de* denti:
Uh che Donne impertinenti !
Strillar feco,giorno , e notte
Nulla vai . fi getta 1* opra ,
Voglion fempre ltar di fopra.
Tutte tutte fan così.
La Signora CorbinaElla in pace fi Ita fra le lenzuolaForfè fogna dormendo , e fe la ride,
Ch’ io fono alzata , e faccio le faccende;
E forfe(Io ben non fon chiarita ancora)Con pezzetta colora
I labbri fmorti, e le guanciacce intride
Chiamar la vo', che pai mi tempo ormai....’
Corbina , dico , olà ! (a)Cor. Cominciamo più pretto : ohimè ! cos* ha?
Vofignoria non la finifee mai. ..
Sii, La fentite, che pezza Palò, vien fuora.
Con
(a) Alla Scena di dentro *.1
Cor- Lei non m* infegna,e troppo di buon oraj
Le quattordici appena fon fonate, [a]
Si/. Anzi le diciaflette fon pattate-
M* intendi ancor Corbina?Fuora dico , ò il ballon farò giuocare.
Cor. Flemma vi vuol: fi va bel hello a dare, (fy
Dalla fera alla mattina'
ficco il folitQ rimbrotto ;
Il fraftuon di quelto fiotto
Afcoltarq io più non vo*
.
Miferiflìma Corbina,Quando appena è nato il giorno
Bel fentir fifchiarfì intorno
Quello folito buon prò
.
ftA Pettegola frafchetta
Quando vernili al mio fervizio ,un cencio,
Tu non avevi di gonnella in dofiò.
Bri , come fuol dirli bruca, e ignuda,
Ma dopo fpidocchiata
Rizzarti il petto, ed il capaccio duroIncomincialli a far..
Cor. Il ben fervirvi
Forfè forfè vi. fa cosi parlare, (dare!
ut. Guarda, che imbel guancion nont’ abia a
Che viene a dir? Non è lpazzato : Il fuoco
D 3 Ac*
a) Di dentro
.
(b) Efie fuori
.
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54Accefo non è ancor; queft* è l’ guadagnoDello dar tutta la mattina a letto.
E fé rtuedo è ; Lei, Lei,
Lei farà la padrona , Io Papa fei
.
Cor. L' altra Padrona mia
[che in del ripofi]
O che Donna di garbo era, e dilcreta!* Di maniere sì dolci . .
.
Sii. Io non mi curoDell’ altrui dabbenaggine 1* efempioPrender per comandare: [ a dare
Guarda, che un bel guancion non t'abbiaCor. Della vera bontade era il ritratto ;
Ella era un Sermollino..
.
SV/. Dura un altro tantino
Con quello tuo nojolo replicare.
Vedrai le un Modaccion ti lafcio andare,Corbina quietati
Non facciam chiacchiare
Sei ferva intendemi.
Sei Serva , fentimi ,
Servizio io vo'
.
Ma fo beniflìmo
Come far debbafi :
La biada all' ultimo
La Biada all* Afino
Io fremerò*Corb.
• • »
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~0r- Per due b're fecciofe , che mi dia
E due Torbe prpfciutte per merenda.Sentite , che fracalTo !
Mi paghi e vado via ;
Altra Padrona troverò migliore
,
Non vo’ quelli rinfacci a tutte 1* ore.
Sii. Io non ti caccio via • . ,
'
Cor. Ma che voi dire,..
Mi paghi pur che non la vò fervire
.
Non fon guercia nè itroppiata.
Forfè a. tuta, e forfè bella:
Qualchè llraccio di MaritoForfè aneli* Io mi troverò.
Ogni donna al mondo nata
,
Sol che porti, la gonnella,
O ben fatto, o feimunito
A trovarfelo arrivò.
Sii. Ah ragazza sfacciata !
Oh lingua da rizzar fiera in un ufeio :
Sentite come parla, e appena è nata!
Io per tuo ben non voglio
Che di cafa tu parta, e dal fervizio r
Perche hai della iuperbia, e dell’ orgoglio,
Ma quello pohche è mah npn hai giudizio*
Voglio fuggir lo fcandalo
Che tu dareiti al Popolo
,
D ^- - Non
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5^
Non vo* ,che tu precipiti
,
Che n* avrei troppo fcrupolo
,
Vo’ che tu ftia con me.
Cor. Quelle fon tutte chiacchiare,
E feufe che non empiono »
• Il corpo per mia fè.
Si/. Non voglio già , che dicali
Silena fu la caufa
Di tutto quanto il mal.
Cor. Se non avrò da vivere
Andronne a prender 1* abito
Di Vergine Veftal.
StI. FareiH uno3 g 2 . Spropofito
Cor. Vò far quello ]r r
S A Non più rumor, chetatevi
Cort Non più rumor ,
pagatemi
a 2 . Così non fi può vivere
SU. Altra ragion1 Non y , è , (
Cor. Rimedio piu J
PARTE SECONDACorbina con fagotti di panni indi Stlena .
Cor. | O non faprei: le mie balluccie ho fatto::
I Partir men vo’da quella Cafa;il giuoco
Si finirà ;già cotto E'
(a) Partono una dietro aW altra gridando •
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57
E* de miei fatti Lindurino, il vizio,
E’ ver che regna in lui di carte, e dadi.
Ma egli è frelco d’ etade,
(zio.
Che è quel che importa a me;non il giudi-
Non la virtù, che per i Vecchi è fatta;
Egli ha faputo il mio peniìero appena ,
E T amorofo fuocq
M" ha fcoperto del cuore, e le fue voglie,
E fi dichiara, che mi vuol per Moglie %
Due voci al cor mi parlano :
Una mi dice,prendilo
,
L* altra mi dice lafcialo,
O che io lo lafci. 6 prenda#
E quella una faccenda,
Che fofpirar mi fa.
Lafciarlo» perche è povero,
E giuccheria fu i pettini ;
Pigliarlo perche è giovine!
In tal contrailo il cuore
Di brama, e di timore
Rifolver non sà.
Ma che preme a una donna raffinata
Nella fcuola moderna Cicisbea,
Se povero è il Marito, e giuocatore,
Quando uno fguardo folcheipiri amore
Girato a tempo intornoRi-
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.Non ci facciam burlare;
Mi paghi pur , eh* io me ne voglio andare
.
Sii. Adagio vò veder tutto il Fagotto
Se v' è nulla di mio;
Svolger lo voglio, e vò chiarirmi anch* io.
Cor• Signora come tratta ? Avverta beneSon Zittella d’ onor ;Dirò..,.
Sii. Che cofa ?
Linguaccia maladetta !
Cor. Farem bella la piazza ;
Non guardi già,,eh* io fia così Zittella,
Sò dire il fatto mio e in Cafa , e fuora»
Sii. Sta cheta non parlare :
Ricordati alla fin di quante, e quante
Ten* ho coperte anch* io,
Che s* io gli dava fuoco.
Del danno fare io ti potea non poco.
Cor. Per qualche. leggerezza giovanile,
Ch* ioni* abbia fatto, e che a voi nota fia
Or ne fabbricherete un gran Procedo ....
Sii. E quando in fu la ViaSulla mezzora della fera appunto.
Stavate in mezzo a due bei Perucconi,
Chi fu, che fi fpurgò? Chi a* Signorotti
Impofe il fren ? in Cafa
Tornafti a entrar; nè ti ferrai di fuora
.
%w *
' 4 • ' ** Dimmi
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6o• •
Dimmi* quello non è falvar I* onore?E quando «...
Cor • E quando poi
Mi mandavate voi
Cinque,o fei volte il dì dalla Tanfana
E certe letterine io vi portava »
S* io flava cheta al voftro onor penfava.
E quando in Camera,Da voi quel Giovine ,
Voi Veccjiia , e Vedova,Ei frelco, e Scapolo,Veniva a prendereQuei nuovi Tolleri,Quel Conciliabolo
Non potev* efTere
Zelo, ed onor?JPotea io farvela
Si , o nò beniflìmo.
Contando il debole.Che vi predomina ?
Ma il Cielo guardimi,Anch* io fon Femina,Sò qnanto tribola,
E corpo, ed Anima ,
Forza d* Amor
.
Sii Fa una cofa Corbina linguacciuta
,
Leva»
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v*
fiLevamiti davantf ; io ti perdonoSe nulla hai nel Fagotto...
Cor. Eh via Signora
Tal fia di me. fé io fon linguaccia; il duroCapaccio mio così T intende : or vii
Favorifca pagarmi, e mi perdoni
S* io ditti male. . •
SU. Orsù,quelli mattoni
Scottan per te , corbina, e or or fe indugiA partir , ti darò ..
.
Cor
•
Forfè il Salario !
Sii. I conti fi faran* dal Commiflario.A lui contare il tuo contegno, e 1' modo^
Cor. 1° me k rido a 6>do.
Sii. Col quale all* onor mio pregiudicarti,
E quanto mal di mia Bontà parlarti.
Il Giudice è un UomoChe par GalantuomoE forfè al tuo fallo
La pena darà •
Già sò
,
che tu il callo
Hai fatto nel Cuore,Che Tu difgraziata
Non hai più rottore.
Ma forfè il CervelloLa Frulla, e l
1
Bargello
Ha
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61 . .
Ragazza sfacciata
A Te ridurrà .
- Cor. O fentite . che modo di trattare
Quando fi chiede il fuo !
Io mi vò maritare ,
E quello , che mi prendeQuello paifo non vuol fare a credenza
.
Sii .Al Giudice n' andrem perla fentenza
Cor Mi hifogna comprar Bullo , e GuarnelloMi. Del CommilTario al Voto me n' appello
Sentirà le mie ragioni,
E T efilio, frafchellacciaf
•' ' Dal Paefe ti darà .
Cor. Nelle nollre alterazioniForfè ancor quella linguacciaCheta, cheta non ilarà.
Sii» Credo , che si...
Cor» Credo , che nò..*Sii. E che Pettegola
Ti fo chetar ?
Cor. Nò Vecchia fordida'Voglio parlar.
Sii. Lo fpero sì...
Cor. Non farà no...Sii. Ti farà il Giudice
Frafe mutar
.
Cor.'
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~r
Cor
.
Mi farà il GiudiceForfè pagar
.
Sii. Quando a lui dirò V Moria ,
Delle tue ltrane follìe
Vedrai tu quelche farà .
Cor. Ogni falmo torna in Gloria ì
Udirà le voltre,
e mie ,
E a pagar v* obligherà.Certo» che fi
Si/. Certo , che no .
Noi vedrem come anderà •• a 2* — due—
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I
L AVAROFARZA QUARTA
|
Interlocutori
Fabbri/io Vecchio
Lindurino Paggio
PARTE PRIMA* * TI . . . %
Fétèbrìzio con una Pignatta di Denaro , Indi
Lina;:ritto .
M /*™\ Softegno fedel de* giorni miei;
O dolciflimo mio ricco Teforo!Lafcia , che a* miei timori
Doni quelita mercè, t’ abbracci, e adori .(a]
Quante volte temei ,
E quanto temo ancora
,
Che alcun non mi t* involi ;
*' •* *
(a) La baciai t il bacio fa V eco •
Onde
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<*5
Onde, Pentola mia, qui più lìcura .
Or ora- ti darò la fepoltura. (a
)
Torna rorna , o bel metallo ,
Per breviflimo intervallo
Dentro il fen, che ti nutrì.
E con dolce, e pia manieraQuella terra lìa leggiera
Al mio ben che giace qui.
(b)
Ma che lento? SoccorfolOhime! Chi viene?
Ladri faran... di qua (c)
Niun la pace a turbar viene almiofenr-Neppur veggio di là
Gente~Ma,pure ohimè! Che farà mai?Nò nò ... Solo è fofpetto.
Che ebbe quello mio cuore
E per grazia del Ciel non vi fon guai
.
Ah coloro felici
Che han li zecchini da mifurare a llaja
,
E che la Dote anno fatto alla vecchiaja!
A me che non ho borfa di Formica,
E che quello Denaro ho confervato
Per mezzo fol di gran fudore,e ileRto*
Ogni folfio leggier fembra un gran vento.
E Lia.» • « .
(a) Fa la buca con zappa .
(b) Lo copre con detta zappa .
’c) Come agitato , e femprt tortij alia luca.
f
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66Lìn. Nome del Cielt... (*)
Fah. Eh c* è? che c* è? che vuoi?
Dove fuggi ? ove vai ? E che trovarti ?
Dimmi v fervo crudel, mel involarti ?
Li* Che dite ! Io non v* intendo
.
Fob. Ah! 1* intendo bene io
Il danno ,che apportar . • . moftra la mano,
Moftra la lingua , il piè : voglio vedere . .
.
Urr Ma che avete Sig. ? Si può fapere ?
fak. Fermo lì ; Se tu muovi un dito folov Col bafton ti vuo* far. . . dimmi,che cerchi?
Lhu Vorrei faper . .
.
Fai. — Io lo diceva appunto.
Che fotto v* era inganno : (J)
Felice me , che ho riparato al danno! —Lin. ~ Che mai farà?Che rtrana cofa è quefta!
State a veder, che il mal gli va alla tefta . —Avaro è Fabbrizio,
E forfè chi sk.
Che quello fuo vizio ,
Toccatolo al quantoNoi turbi così.
Non è tanto avaro
Il miei dall* amaroNè
[a] Smette Covoioni .
[b] Coprendo lo bocca Col Ferrojolo .
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6 '7 .
•
Nè credo in mia fe
Che avara lìa tanto
La notte dal dì
Fab. Cofa vai brontolando ,
Co fa dici fra Te?Lin• Fra me dicea [ pazzato ^
Che mi fembrate un Uom* mezzo im-
Che vien a dir....
Fai. Il mio Volpone in là:
Quella Zappata è tua » fe venghi in quii.
Un. Ma quel ponerfi or ora a covoloni ;
A che fare ? Io vedeva ....
Fab. Come ? Si vede ? (a)
— Oime fon rovinato ,
Il morto quello furbo ha difumato -
Un. — Io me la rido affé! — dir iovolea
Che a fottili cader fuole i Calzoni .
Fab. Che pretendi di dire ?
Un. Che liete tanto avaro, onde il timore,
Che, fe Io m* accollo a voi ,
Non vi confumi il Ferrajol tarlato ,
Che tanti a giorni fuoi
Vanta fecoli ornai
Quanti la prima ufanza del Brodettoi
E i Vi
fa) Mira fi la Buca è fiata toccata .
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Vi fa dar nel eiror.... i
Fab. Sotto che c* hai ?
Che afcondi ? moltra qua .
Lin. Nulla Signore
Oh dif'graziato me ! dalle di fuore v
Orsù men anderò la mia ventura- , •
.Altrove a ricercar..,
9ab. Fermo , Volpone : ,
Tu vorrefti partir ? che m’ hai rubbato?Lin. Il Salario» che ancor non è pagato •
Fab. Or dimmi a che venire in quello loco •
' Ma dillo a poco , a poco ,
Che il fiato che dal Uom* prcllo fi fpende
D’ un più prelto morir cagion fi rende
Tù cerchi , tu /lenti
Rifpofte, e parole : <
Le ciarle, e le Fole%
Non voglio afcoltar .
Se biafci fra* denti
Le frodi, e 1* Inganni
,
Fabbrizio a* fuoi danni
Saprà riparar.
Lin
.
-- Io per me non capifco il fuo fopettÒ,
Ma intendere lo vo — Signor Fabrizio
Quell* inutil penfiero.
Non prendete di me : Se mi è permeflo- * Dirvi
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69Dirvi perche fon qui..,,
JPgb. Pretto fpedifci J [ dino
Ma pria rifpondi a me . Qui nel Giar-
Vedi nulla di bello? [a]
£in. La Mefcolanza , el’Tornafol novello.
Pah. — Oimè , che il mio Teforo è lì vicino!
E fra quetta di Marmi arte, è lavoro
Vedi nulla a tuo gufto ?
Un. Certo i di Mida quel fuperbo Butto
,
Che cerca afconder la Pignatta d' oro.
pab, — Oimè ! Coftui lo fa. che mai farò ? -
£in. — Gatta ci cova qui; ma lofàpiò. ~Pah, — Cerchiam mandarlo altrove —
Sei qui Guidone ancora ?
Lift-Quelle parole a mePche male ho fatto ?
Pah. Sei d* un Laslro finittìmo il ritratto.
Di quello Giardino
„ Il Ciel , Lindurino,Non fa più per Te.
£/*». Deh * Caro SignoreVoi liete in errore ,
Nè sò già il perchè,.
Fab. Via fuora di qui
E 3 Bnron
(a) Accenna verjò la Bica . *
70Baron Ladroncello, [a]
Camina và ìà.
Un. Son certo fin qui
Che il vottro Cervello
Ha dato di là.
Fai. E’ un aria moietta
,
Fa danno alla Telia ,
Puoi crederlo a mè
.
Liti. Voi certo, Fabrizio,
Perdette il Giudizio »
Ne dubito a fe, (b)
PARTE SECONDALindurim indi Fabrizio .
Z/»./^\RFabrizi° non v* ^chiarir mi voglio
Onde derivi il gran fofpetto in LuiPoc
Janzi ei mi trattò qual non vorrei
Etter tenuto mai : Tornato in paceQuindi fuor del Giardino ,
Siami fedel , mi ditte , o LindurinoDunque fe tutto il forte è in quello loco
Quale
[a] Sempre urtandolo che vada vi#.
(b) Lo caccia fuori.
Digitized by Google f
l
Quale r origine fia vediamo un poco,Ei qui s* accovolò ;
Qui li venne il fòfpetto; Io Zapperò (*)Ma qfceita (e piena d' oro ) è una Pignatta:Buona forte per mè ! Che fò ? Che penfo?Mio penfier, che mi detti?
Vuoi « che la lafci, o la mia forte accetti?Prendi, un penfier mi dice»
Lafcia, mi dice OnoreChe forfè più infelice
Quell’ oro ti può. far.
Rifolvo, e poi mi pentoDell' oro allo fplendore;
E provo egual tormentoNel prendere, e lafciar.
Voglio almeno fpaflarmi , e mutar locoAl depofito amato „
Onde il buon Vecchio avaroSi llrugga dal dolor
; L’ afcando in tantoDall'altra parte,e qui mi fermo anch* io [A)
Per poter meglio udireQuanto il Vecchio , dolendoli, è per dire.
Eccolo appunto, ei torna, io dentro quelle
E 4 Piante
[a] Trova la Pentola .
(b] Afionde là Pignatta in altro loco •
72
Piante m* afcondo;lab, Eppur . nc temo ancoraBenché fido egli fia
,
Ohe la Pentola mia non tiri fuora.Pure a dar pace al mio penfier foccorreNuovo penfier di cangiar pollo all* oro [*]Ma oimè ! la Buca è vota :
Deh ! Chi mel’ involò, me di /graziato!Oh Fabrizio infelice
, e rovina-o !
Lindurino crudel , tu, Ladioncello,Tù , tù mel* hai Tuonata; oh me infelice*
Q Servo traditore !
O che fmania! O che rabbia? O che dolore!Privo d* oro, e fenza argentoSon Agnel fenza la Lana;E l'enz’ acqua una Fontana ;
Son un Pefce fuor del Mar*Sacco rotto non tien miglio ;
Pover*Uom ,
non va a configlio
Oh che barbaro tormento:Oh che barbaro penar :
Or fi pollo imbrigliare un BoiTolotto,E andar limofinando ,
Che chi entrata non ha , ne alcun meftiero
E
[a] Tirarla Bica vita'.
|Digiti_zeò-by"GoogIt*
* r
E fenza altro operar vaflene a fpa(ìb »
S* avvia allo Spedale a palio, a palio.
Ma voi Ciprelli , e Lauri , e voi di quello.
Deliziofo loco, Erbette, e Fiori,
Voi fimulacri , dite,
Chi il Ladro fu, chi m* ha rubbato il mioLin Io 1 (a)
Fab. Io, chi di fife ? Il Ladro èqui prefente
Afcoltami ,crudel, che il bel Teforo
hai del Giardino ,oh Dio! così rubbato.
Lin . Si rubbato : (*)
Fab. E pur ver • che fe ne vanta :
Oh della gioja mia fiero omicida
Più che di Greca Vergine Donzella
Non fu Tiranno il Barbaro Calcante'
Lin. O ... Canta . (r)
Fab. Ingrato? Tu féi ricco, ed Io
Son fatto Poverino.,..
Lin Poverino ! (</)
Fah. Ma quefi' è 1* Eco.... Oh Stelle!
Credea , che il Ladro folle ,* or V error mioConofco appien, forfè quand’Io V afcofi
Di-
a] Di dentro fa iyeco .
’ b) Segue a fare /* eco .
[c] Cerne Jopra
.
[d] Come /òpra.
zed by Google
Discorreva fra me ;chi fa ? fedele
Eco avrà replicato i detti miei,
E da lungi talun forfè gli udiva .
Ha. •• E la gran Tela entro il penfiero ordiva,
Benché un Uom' non ha denaro #
S' Egli avaro è di natura , .
finché vive è Sempre avaro
De* Tefori » che Ei non ha
.
Vorrà pria morir di fame,
Che lafciar T ingorde brame|V|
Oh fatai noftra Sventura !
Oh mondana cecità 1
Fai. Or non mi fuggirai:
Che fame, che denarq hai mafticato ? (J)
Lin. Un paragon Signor Fabrizio è flato.
Fai. Egli è fatto per me
,
Tocco di ribaldone :
Rendimi il mio Teforo,q che Sei morto,Lin. Di che Teforo dite 5
Fai. Era in quell' Orto ;
Se t^ci ancor, t* uccido .
Lìn. io. ^on lo. So ;
Nulla sfc di Teforo, q chi ls rubbò.
Fai.
(a) Fabrizio fia a udirlo in difpartc .
(b) Lo tiene
.
Digitized-byXJoogle !
75Fab. L* Eco ha fatta la fpia .
La pentola dov* è ?
Liti* Noi vel sò dire ....
Fab• (Quella, che in queita Buca era fepolta...
Lo veggo Lindurin’ tu vuoi morire.
Chi la cavò di qui ? non più, non piùj
Rendi 1' oro, e 1* argento,
O che quello de* tuoi giorni infelici
E* 1” ultimo ultimiamo momento.Lin Uccidetemi pur, eh’ lov* aflìcuro ,
Che a torto m* uccidete :
Frucate, ricercate e lo vedrete. [*]
Fab. Ma qui non c* entra altr* Uom*Lin. Dite forfè vi duole quell* accidente*
Fab» O buono , o buono ....
La Pentola riporta e ti perdono.
Lin» Quando Villanamente mi trattale _
Sentij dolore anch* Io
Vedete è il Ciel , che vi caftiga,.,
Fab. O buono :
La Pentola riporta e ti perdono .
Lin. — Pur mi muove a pietà, nè vo* che dia
La volta affatto — Udite ;
Se alla mia fedeltade
>Si
[a] Lo lafiia «
Digitized by Google
9 i
Si perdona un error fatto per giuocoIl tutto vi dirò ....
Fab. Prefto fpedifcela.
Fin. Parlar vo* a poco , a poco ,
Che il fiato che dall* Uom*prefto (I fpende!
D* un più prefto morir cagion fi rende ...
Io vidi, e ben conobbi il van fofpetto.
Che vi ftava nel Cor quando eravate
Meco pocanz* e in feno
Desìo mi nacque di fcherzarcon voi.
Forfè penfando a liberarvi un giornoDall* indegna di voi, del voftro onoreAvarizia nemica , e dal Giardino
Finfi partir ; ma ritornato , all* OroMutai la Stanza :
Fai. — O che gran Formicone! *•
Lin» Andiam Eccola qui [*]
Fab, Evviva . . . .fuggi via . . . Poiala lì ? [4J
Dolce frutto
Del mio ftento
M, era ftrutto
Dal dolor .
Lin. Della frode
Il frutto è quefto »
Che[nj Giie V infegna .
[b] La i-r;nd{ fibiro , e la Bacia*
Digitized by Googlc
77
pMb.
Li*.
Che gli sodeL* offa, e il cor.
La mia vita
'In un momentoRifiorita
'
E' al tuo color.Sè noi rendoCosì prefio
Spailo prendoAnco maggior .
fugge il Pecchie cio U Pentii*
,
corre éetre:tiniurine gli
LA CANTATRICEFARZA QUINTA
j
Interlocutori.'
I
Camilia Cantatrice
favorita di
Pancotto.4
Marito dii
Pimpinella
Floeant»
amico, e Seguace
di Camillavi
PARTE PRIMA
Panetto vefitto con àbito ideale, e pii Pintpinella,
indi Fiorante ; ed In fine Camilla *
Panc-/~\Lì tutto ftia pronto,M t rc*r
Che fra pochi momenti ha da veni-
[a] Alla Scena •
, .79
L* intendefte Canaglia ? Altri al Cortile
Altri alle Scale ed altri alla Portiera
Servirete MadamaLa Signora Camilla »
Che fi degna venirmi a favorire .
Donna al mondo non v1
è ,
Non fu ne vi farà
Eguaì nel canto a quella > ed in Beltà»
In lei delle virtù la mafia intiera»
Si accumula , e fi aduna *
Onde Io per mia fortuna
Col mio Spirto Straniero ,
Da quanto un Cavaliero
Diltinguere mi fo dalla Plebaglia
.
Ahi ! Se morivo un Anno fa » chi maiSaprebbe più» eh' io fofiì fiato al Mondo»Mentre un faggio di me nonVera ancoraVeduto dalla Gente ?
Vivuto era vilmenteIn compagnia fol tanto
Di Pimpinella all1
ufo antico» ed ora t
Che per grazia d1 amor mi fon Ivegliato.
Carico di virtù fon diventato
So Ballare il Minuette
. . Là,larà,larà, là , là .• [a]
So
fa] Bslla nel tempo flejo ,
80Sò canttr le canzonette
Sol , fa , re dò, mi fa, fa . (a)
E maneggio 1* armi ancora
Ah , ah, ah, ah, ah, [*]
Vefto bene; e a tutt* ufanza,
E fo fare un complimento
Con infolita creanza, (c)
E con cento grazie, e cento,
Che mi detta il buon umor . (</)
Pini. Che fate mai ? Che ftrana cofa è quella?
Pane. La , larà , lari , là , là .. • . • (*)
Pim. Il mal vi va alla tefta ?
Pane. Sò cantar le Canzonette,
Sol , fa , re , do , mi , fà , fà . . . (/)
Pim
.
Siete forfè impazzito ?
Pane. E maneggio 1* armi ancor (g)
Ah, ah, ah, ah, ah, ah.Pimp
.
»4
i •’
(a) Batte , e [olfeggia nel tempo Jleffb
.
(b) Finge tirar di fpada poi canta , e poi balla
.
(c) Fa atto di far Complimenti.
(d) Replicando l* aria,quando Pancotto balla.
Venga Pimpinella.
(e) Le balla attorno
.
(f) Segue r aria.
(g) Canta , balla , e tira di fpada intorno alla Afa-
‘glie.
/
8t
'Pini. Povero mio Marito?Péne. Madama , lo vedete
Come fi fa per renderli gloriofo?Vuol efler efercizio.
p//w. Pur troppo [ ahimè ! ] Io veggo
,
Che perdere oramai tutto il giudizio
.
Povero Arnoldo! oh primo mio marito !
Or sì, eh* io ti rammento...Péne. Andate altrove a far quello lamento.'Pim. Povero Arnoldo, Io t’ho tradito, oh Dio,
E’ il del, che vuol punir 1* empio mio fallo
Col nuovo mal m’ accora.Péne. Madama (ahimè! ) non la finire ancora!
Io vi dò la ragion ; tutto concedo ;
Ma finitela, ornai, non è prudenza,Non è convenienza
Così rimproverarmiColle tante virtù del voftro Arnoldo,Quand* anch’ Ei fufle un Uom faggio, e da
( bene
.
Pim. Ma un gran dolore una gran voce mette.
M1 Péne. Monfieur, votre valer
Je fuis de fout ftion coeur,
P Caro
H fa] Entra Fiorènte fa'vito da otto Lacchè ; Pan-
cotto va ad incontrarlo, e Pimf>. rejla
"Digitized by Googlev
»
Caro Sig. Fiorante
A tempo Voi giungere...
Olà partite, e tutti in ordinanza (<*)
[Perdonate Monfieur, tomo da Voi]Afpettate Madama.Intendere? [b] a* miei conti
Non dovrebbe tardar d* efifer dà NoiMadama noitra... Olà fedie (c)è ftracco
Monfieur Vofignoria? [</]
Pl0 .Voi liete un l/omo pien di cortesìa.
Pan> Vous vous Mocquez de mòi... [e]
Pio, Pien di galanterìa. if]Pan. So i miei doveri » e non vorrei mancare.Pio. Eh voi non vi dovete incomodare •
Pan, Di grazia...Fio. Per fervirvi...P**• Ella m* onora • .
.
Fio. Io fon il favorito..,
Pan. Io 1* onoratoCuopra , Monfieur
,ponetevi a federe
. [g]Pim. E più n* ho dà vedere ?[£]
Fio.
[a] A Lacchè . [b] A Fio. [c] A Lacchè aFI. [d] Vengono due Lacchè con due fedie .
:
(c) Facendo ceremonie (fj P incotto da lajè-
dia per Fio. , e l* invita a fèdere • (g) ConJmorfìa (h) Con collera
.8|
Fio. Madama Pimpinella. [*]
Perdonate 1* errore involontario»
Io non v* avea veduto.Or che vi veggio, a voi N
Del mio rifpetto umil dono il tributo»Firn. Quella è una belliflìma ornatura
;
Per me luogo non ha.
,Pan. Son complimenti,Che vaglian cento centi:
Pim. Certo ei Vale un Perù per feccatura (i)
FI9 . Monsù,che umore è quello ftravagante?[r]
Pan. Io ne provo rolfor , Monsù FioranteEh via Madama in grazia rifpondete
(d)
A tante gentilezze, e tante..
.
Pim. Siete
Pazzo per voi , e a me vorrefte ancora '
Far dar la volta al fecolo. ColluiVorrei faper che vuole ?
Pan. Cheta , vergogna, cheta. [e]
Pim. oh me tapina I Oh fconlìgliata * Il fio
D* efler pallata alle feconde nozzePagare a me conviene :
A tòrto mi lamento, e mi Ha bene.F 2 . Vedove
I [a] S* alza, [bj Con difprezzo
.
(c) A Pan.[d] A Pimj>
.
[e] La jfinge.
Digitized by Google
*4.
Vedove, fé m* udite,,
Di nuovo ardor fuggite
Il genio adulator.
Che tanto piace*
Chi pria mal lì coniglia,
E per amor lì piglia
La rabbia , ed il dolor
Pofcia lo sface* (a)
fio. Mi difpiace Monsù di voftra Moglie :
. Ella forfè di me prende fofpctto ?
Io m* atterrò di più venirvi intorno*
fan. La poverina è pazzarella: efFetto
Del mal, che sì 1* opprime ,esì la coglie
Son quelle ftravaganze : anzi ogni giorno
Favoritemi pure • .
.
fio. Finalmente un par mioNon debbe fopportar cotali affronti
Senza rifentimento •
Jan. Ecco i ginocchi pronti,
Quando bifogni ancora, (*)
Per chiedervi perdonoDel cattivo pattato, trattamento
Pio. Batta , batta, Monsù , fon fodisfatto j (c)
Voi del tratto civil liete un ritratto*
, Ma
(a) Parte . (b) Vuole ìngmechiarfi, [c] Lo tiene
I $5Ma die bel Orologio è mai cotefto * 0]
pan
•
Batte Tore, mezz'ora,!*! quarto, c *1 refto.
Fio, Lo darete a Madama?Pan. E fuo fe Ella 1* accetta.
Fio, Con quello pegno è voilra certamente*Pan. Lo fpero.Fio. Ed io lo credo, e tutte 1* ore
Che C1 batterà le fonaranno al core.
Sono i doni fra gli amantiGran Ragion di forte amore,E dell* prò allo, fplendore •
Cede al fin , refa foggetta
Ogni rigida beltà
.
pi Colei , che *1 dono accetta
Al penfier fi fanno avanti
Gratitudine, e dovere.Poi ne nafce un tal piacere.
Che ben tolto amor fi fa.
Pan, Ma voi, Sig. Fiorante, una gran forte
Avelie con Madama ?
Fio. Io la prefi a feguir fin da BambinaGiulio Procurator de* fuoi. vantaggi ì
Onde in tanti viaggi»
Ch* Ella ha fatto a* Teatri Oltramontani,
Volle da me, rellar fervila, ed Io
F 3 Volete
fa] Pancotto mira all1Orologio che ora è *
"bigilized by Google
. 86
Volentieri m* impiego...
patt. Oh che fortuna !
Cam» Oh che fcale di petto ! Io fon fudata.[<*]
Pan. Mefchino me? 1* udifte [£]
E’ Madama... Una fedia...
Perch’ Ella è ltrafaiata. [r]
Eccomi fon da voi ... Monsù ... Madama frf]
Cam. E che fate Monsù?Mi farete cadere
.
Fio. Pancotto fiate sù : re ! —-- Oh che Urano cervello! Oh che manie-
Pan. Scufì Madama» fi, fcufi 1* errore:La prefcia, P attenzione.
Cieco m 1
avean refo in quell1iftante.*.
Facciamola feder Monsù Fiorante •
Cam. Fiorante fiete qui ?
- Pan. Prenda s1al'ciughi, prenda il fazzoletto:
MChe cotefto fudor. che fcl
1
è mollo,
Gelandofele addotto»Non
(a] Di dentro . (b) A Fiorante . [c] Prende
in furia la fedia, e 1* accomoda
.
(d) Vien Ca-
milla fervila di braccio da un fm Lacchè , ed
entrano molti Lacchè di Pancotto con Candelie-
ri d* argento , e torcie . Afannato Pancotto corre,
ed urta in Camilla, e cade . (e) Le da ttnfazjtaouo.
DipizetftSy-Google
* f
,87
Non le farebbe un troppo buono effetto[*]
Cam
.
Potremo quella fera (i) .
; Cenar qui da Coftm...Fio. Come vi aggrada,Cam. Sarà meglio così, lafciate intanto.Che di quelli momenti io mi prevaglia,
E di Pancotto in fenoIl dolce de’ miei fguardi almo velenoCh 4
io mefeendo ne vada
.
Fio. Fate come v* aggrada,Monsù fon voltro. w
Fan. O molto Ei fe ne và ?
Cam. Ritornerà, ma intantoVo* potervi parla* con libertà.
Fan. Benone? .
Cam. ji fazzoletto ; (d)
Scufate,
Fan. Eh via» fi ferva ^ mi difpiace,
Che non agguaglia il merito
.
Cam. Lo prendoSol per farvi veder quanto gradita
Ogni vollra memoria a me fi renda
.
Pan. Lo prenda pur , lo prenda.'
. F * 4 Cam.f -1 • • * - • *
[a] Si > acciuga , e poi lo mette in tafia , e va a
. parlare a- Fiorante, (fc) A Fio. [c] Parta[d] Vuol renderlo , e lo cava fuora.
Digitized by Google
88Cam. Caro il mio Pancottino,M’ avete incatenata
.
Pan. Per voftra grazia—Cede all’imbeccata.—
Ca piace il voftro brio,raria,il bel tratto
pan. — Ohimè! pel gran piacer divengo mat-
to/». Caminate Monsù? [tp.~Pan . Vi fervo adeflo
. [*]
Cam. Monsù la Tabacchiera? [£]Pan. Servitevi , vi piace ?
Cam • E* molto bella.
Pan
.
E 1dell* ultima moda di Parigi.
Prendete ancor quell' Orologio,Cam. Ohibò ;
Non voglio quello.Pan Eh voi mi fate torto, ./
Se voi non lo prendete,
^
E per memoria mia non lo tenete.Cam. Non vi vo* difgullarc : (r)
Oh che dolci maniere, o che trattare!Sentirli il petto accendereDa così gran virtù
,
E in tanto dover vivereSenza fperar di più,E' pena così barbara,
(a) Cantina affettatamente, (b) lì cade Sfiato- :la <T argenta, e Camilla la prende,[cj Laprende „
Digitizettby
89Che non fi può {offrir.
Oh fe poteflì almeno- f Sempre godervi al fianco!
Avrebbe allor quell* animae Riftoro al fuo marrir.
Pan
•
E perche non lo fate, e chi lo vieta?
Cam. Quell* effer voi legato...
Pan. Son pure sfortunato ! E voi MadamaStarete molto qua ?
&am. Finché a voi piacerà,Pan. S * egli è per quello, *
C1 potere morire .
Cam. Monsù, fe pur vi piace.Vediamo un poco il votlro appartamento. »
Pan. Andiamo , io fon contentQ
.
Dove liete Lacchè? Genti... Servite.Lumi... Torcie.., Candele...Madama, favorite, [*]Vi volete appoggiar per non cadere? [f]
Cam. Non rifiuto 1* onor, n* avrò piacere.Pan. oh che fiamma entro il mio petto
Quello Giglio candidettQFabiicando egli ne và •
Cam. Oh che dolce onello ardore
,
* Che[a] le porga braccio
. (6) Efcono molti Lacchè*»
* Servo con Candelieri.
0;'
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9°Che ri (veglia nel mio cuore
D’ un bel cor la nobiltà
.
Pan. Ardo tutto , brucio , avvampo ,
. . Il fofpiro è fatto un lampo.Lilla mia, com* anderà ?
Cam. Anch* io Tento un certo focp,-
Che fen crefce a poco , a ,poco
,
. - • E alla fin mi ftruggerà, -f \
a Caro ben?
Cam. Caro Monsù,
Pan. Non più, non più . ...
Son ferito
a i. Abbi pietà
Cam, Son piagata
. . PARTE .SECONDA
Pimpinella, e poi Camilla indi Plorante , ed in
in fine Pancotto .
Pan.OR Io ne fonoimpenfierita affatro
Cancafo Betta è troppo !' _ m M
Ei tien, più fervitù, che un Signorazzo
E nell’ età, che egli $ fi è dato al giuoco.
Al Tuono, al canto, al Ballo, al cicisbeo
E d' ogni cofa ha un poco ;
E per finirla e veramente ijn Pazzo.Mìfe-
9»
Mi fera , «fortunata Pimpinella»
A che mi fon ridotta !
A vedermi un Ridicolo,un Buffone,
Più da fciocco Iltrione ,
Che da Uomo vellico,
Al fianco per Marito !
Sempre di Nobiltà parla» e nafanta,
E dice cofe...Oh ci vuol pur pazienza !
Io m 4ufcirei da gangheri da vero,
E mi mette, a durare , un gran penfiero.
Non vuole il dovere
,
Ch* Io viva il ZimbelloDi ltrano cervello
,
Che in tanta maniera
M 4
affanna così,
v Umor sì {travolto
Sul vivo mi tocca
Nel buono
m
4
ha colto, .
Già *1 facco trabocoa
La pace finì ,
Io non sò , come vada
,
Di gran gente è per cafa ;
E quel Monsù, quel folito Fiorante,
Che (e io la debbo dir come la Tento
L* ho per un folenniffimo Birbante
.
Forfè• *
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\\
Forfè, forfè è cagion del mio tormento.(rf
O quella d’onde e ufcitaPohime che veggio
Può mai farmi Pancotto anco di peggio 1
Cjw.Quh la Tedia,e il Guancial;venga Panc.(^j
Gli’ Io qui P attendo; voglio.
A quell’ amante cucinato arrofto.
Dare un altra Pillotto •
Pim. A’ gcfti agli atti ,al vellimento, al volto
Coftei per quelche io vegg.e quelche afcol.
Oimè ! tradita fon ; non V Ho io detto ?
La Scatola conofco, e ’l Fazzoletto.Cam. Una Donna? Sarà la 'Cameriera.
Dite Madonna mia ,
La Moglie di Monsù, Madama èinCafa 3
Pim. Collei non fa chi io fia ;
Per fcoprir quell’ imbroglioSeguir 1’ errore io voglio
C*m. Rifpondete Madonna, è in cafa.ditc,
Madama la Conforte di Monsù ?
Pim.
(a) Vede venire Camilla .
(b) Vien Camilla Servita di Braccio da un Lac-chh ed altro la Jèguf con la fedia, ed altro col
Cuficino da fidare ,
(c) Si pone a federe cava finora lafpera y e fapiùfinorfi: , di più cava la Scatola , e Fazzolettodi Pancotto .
a
ini. Sicuro , che Ella è in Cafa . ,
am. Siete voi la Fantefca ?
im, Son la Serva, sì bene:~ Oh che trefca , oh che trefca !
Orsù che pretèndete!
'am. Giachè Monsù Pancotto,Che della gentilezza è immago vera.
Mi fa provar d* un generofo cuore
I frutti più cortefi, e quella fera
cVuol, che io ceni con lui,
Intanto, che Ei Uà nel Pian terreno
Per difporre il BanchettoMi farete un favore ?
}*m. Che vi occorre
,
'am. VorreiTutti i rifpetti miei
Porgere alla Signora; ,
-
Pallate 1* imbafciata; io fon qui fuor*
Chi liete Voi ?
am. Son la famofa Lilla... • :
E poi che importa quello?
Di Monsu , baita dir la favorita
E qua , eh* afpetta .
'im. Intendo :
Ma non sò fe vi è tìotó il naturale.
Della Conforte di Monsù Pancotto?• Ella
Ella è Donna fofiftica , e geloi'a ,
Deh fate a modo mio * . . . fate una cofà :
Riferbate per altre il complimento 4
Cam- E che parlare è il voltro ?
Vim* E c* intendiamo. é. . .
Figliola mia s}
ella vi trova qui,
Qualche fcandalo poi ne nafcerà .
Cam. Ah Pettegola vii ferva infoiente wT* infegnerò ben io con quello ...
Pim. OlàE che pretendi Tu da quella Cafa ?
Fa Padrona fon io » fono la MoglieDi Fancutto » lìbbene
Cèrti. É con tale ardimento' a me favelli?
À me, cui forfè degna in ver hon fei
,
Le fcarpe d* allacciar, cui fer coronaPrincipi» Cavalieri »
'Letterati , e Guerrieri !
Olà Pancotto io fono offefa, e voglio
L* affronto vendicar d* un tanto orgoglio.
Spiro fdegno , e di vendetta
Il novello accefo ardore
Mi ferpeggia entro nel core.
Temi, trema, empia teft vi ,
Sono
(a) voi darle uno fihiaffo .
' „ 95Sono a fremere coftretta ,
! Che non può T alma foffrire
L'alta ingiuriagli folle ardirePer cui pace piu non ha
.
Ola, dico, Monsù..*yinu Se altrove il parto
Non torcerete, io dirò peggio ancora .
‘
'am. E alcun non ode, e alcun non vien'
'le. Signora (a)
Voi fiete da Monsù defidarata.
Pii».- Il refto del Carlitt.. .Me fventuratà —v/a. Ei ftà nel pian Terreno, ove v' attende*
E manda i Servi* e me:*. (£)
'Marche direte,
Madama Pimpinella
[ Son pur difaplicato ]
Di mia poca attenzion ? v* avea preferirà
E pur non vi vedea;
Il penderò , che avea
Air onor , che Pantotto
A noi vuol compartire.,*
>«*. La potrelte finire*1
7
lo. -- Solita rtravaganza di cortei
E'
3 ] Fiorante confervi di Pancotto .
d] vede Pimpinella . ,7 ••
•v#
9*E* la rozza accoglienza
Che a me fuol far; dite Camilla, andiamo?L' ora tarda fi fa ; Chiediam licenza «|
Cam.Óh fé fapefte il mio penfier qual fia ,(#)
E qual là rabbia mia ?
Fio, — Di qual rabbia parlate?
Perchè sì fiera a me volgete il Ciglio ?
Cam. Fiorante > del mio danno ,
Voi fiete la cagion , voi fofte quello.
Che mi mandafte quà : Donna rabbiofa
Superba, fofpettofa
,
Mi punfe nell* Onor .... Cortei...
Firn, Lafciate,
Ch* io mi dolga più torto , io fon l' offela
Io fon la danneggiata ,
E dall* uno, e dall* altra*
Cam . Udifte ? Oh Dio !
E la debbo foffrir?
Pim, Se più indugiate
Io provar vi farò, ciò che può fare..
Cam. E che ?
Fio. Deh non le date
Retta di più,già i voliti fdegni apprendo ;
Cortei gelofa del Marito ( Intendo )Vi offefe è ver ? lafciatela gracchiare*
Cam,
(a) Con collera (b) § Camil.
Digitized by GìTI fl
97f Cam. Ch* Io me n* acquieti?Pim. Ebbene :
In fin* che pretendete ?
fior. Giudizio in quelli cafi ufar conviene, (*)Lafciatela gracchiar non rifpondete,
Cam. Ch* io non replichi ?'Fior. Nò*Firn, eh* io non rifponda ?
.
Fio. Ohibò.State pur quieta or ora torno quà, (b)Coitei meco verrà
.
Orsù giachè la lite ha prefo fuoco, IVVE voi fiete 1* offe fa ,
La vendetta, ©mio Ben, ho già trovata.Attendetemi qui tanto ch* io torni
.
Men vado, e a vendicarvi, mi preparo,E vo* , ch un tanto ardir le colti caro
.
Cella mio ben di piangere :
All* amorofe ftille.
Che verfan tue PupilleIo vengo meno.
Troppa virtù le lacrimeHan per ferirmi il corE per più rio dolor
De-G
(a)aPim(b)VoltQ a Pimpnella[c)Volto a C<iwila.
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98Dettarmi in feno. [a]
Pan. Madama eccomi pronto,., (f) ;
Sogno,o fon detto? ohimè! Quale accidente
I miei viene a turbar giutti difegni?
Madama i vottri sdegni
,
La collera improvifa
[Se non è ver, eh* i ruzzoli]
Mi ftrappa il cor dal petto
Lo riduce a minuzzoli.
Che ttrana novità ? Chi a me vi toglie »
E in tanta confufion. vuol eh" io mi mora?Cam. Andate alla malora ,
Ch* io combatter non vo* con voftra Mo-Pan. Oh Signora Conforte, in cortefia(c) glie
Ditemi, che vi fu ? che roba è quella ? .
Voi fcuotete la tetta ?
Dite , fi può fapere fenza tanti
Complimenti di più la cofa chiara?Pim. Levamiti davanti
,
E torna da Colei , che t* è sì cara
.
Pan. Non liete già impazzita? («d)
Cam
.
Giulia cagion mi muove.La
[a] Refiano Pimpinella, e Camillafinza guardar-
li , e vien Pancotto affaticato , ed allegro .
[b] A Camilla , ed Ella li volta le fpalle .
[c] Pimpinella li volta le {palle . Camilla.
99Pan. La facciamo .finita ? [a]
Pini. Son della mia ragion chiare le prove.Pan. Ho intefo, ho capito. [£]
Del voftro Marito [f]
Gelofa voi fìete
Voi forfè temete [</]
Dell* altre i fofpettì
E vero è così? (0In van vi lagnate, (/)
Lafciate, lafciate
Sì fciocche querele.
Sì baffi concetti
,
Son voftro fedele
,
c Son voftro sì ,sì
.
. Pini. Così dunque oltraggiarmi ? [£]Cam
.
Così dunque ingannarmi ? [b]
Pan. Ma in fomma mi farefte dar la volta,
Senza , eh* Io intenda ancora
Il principio di quella dilfenzione .
Pim. Ho ragione.
Cam. Ho ragione. •
Pan. La cena è preparata [i]
. G • 2 Fac-
- (a) A Pimpinella • (b) All* nna t e all* altra.
[c] A Pimpinella. - (d) A Camilla, (e) A tut-
te due
.
(f) Come [opra . (g) A Pancotto .
1(h) A Pancotto . [ij A Camilla.
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1*0 -
Facciam la pace , e andiamo tutt* in (lemeCam. Troppo troppo ne freme
Queft alma.d’ira.e non d’amor piagata. [*]Pan. Di quello mal cagion ne liete voi
.
P*”•. Il colpo, oh Ciel ? troppo crudel è (lato,
E in pace più non fi ttarà fra noi •
Con Uomo sì prodigo
Sì Arano, e ridicolo
Non è mai poflìbile
In pace, in amore' I giorni paflar.
pan. Con Moglie bisbetica,
Con tetta frenetica
Non è mai poflìbile
In pace , in amoreI giorni paflar. :v
Pim» Oh quanto è difficile - .
Un Uomo di cuore *
Difcreto,e d* onore.
Gelofo trovar !
Pan. Ma mentre v* afcolto
Camilla fen fugge ;
La rabbia mi ftrugge!
Non pollò più ftar.
Pii». Che umore ltravolto !
Che(a) Parte . . .
-
’
Che gran precipizio !
Perdette il giudizio
Lanciatela andar
.
PARTE TERZA.Camilla , e poi Fiorante veftito dìverfamcnte da
quello di prima , indi Pimpinella , edin fine Pancotto •
Cam. r? Fiorante , il mio Bene
,
C* L* affronto ancora a vendicar nonOh fciocca , mi credea [ viene ?
Pancotto un Cavaliere,
- O un Cittadino almeno.Ma in Lui ritrovo alfin, un vii Droghiere.
Oh disgrazia fatai delle infelici
Più dotte Cantatrici ?
Dover con tutti edere eguali . .
.
Fio. A tempo ,
Bella , così vi trovo : Ov’ è Pancotto ?
Cam. Voi Fiorante ? E perchè così veftito
Fio. Fra poco lo vedrete ;
V Ingegno mi dettò quefto partito .
Cam. Ma , che volete far ?
Fio. Voi lo faprete :
Or narratemi il fin della gran lite .
G 3 Cam.
IO*
Cam• Ne hò dette, e ne hò Pentite,
Pofeia lenza altro dir venni qui fuora ;
Ma di gridar duran quegli altri ancora .
Fio, Or mentre il tempo a vendicarvi alpetto »
Dire vorrete ancora
Dell* antico amor mio premiar la fede,% O vi piace , eh* io mora
Senza quella ottener giufta mercede?Voi ben fapete ornai quant è eh" io v’ amo,Quant* è eh' io feguo i voftri palli, o bella;
La Cafa abbandonata »
La fervitù preftata ,
E più d' un voltro giuramento ( oh Dio !)
Deh vi parlino al cor per 1* amor mio
.
Se priva di mercèRetta mia bella fe,
Ripofo aver non sò.
Non ho più pace. ,
Voi niel giuratte , o cara
[ Poveri affetti miei !]
Che far .che mai potrei
In tanta doglia amara?Viver cosi non vò.Nò, non mi piace.
Cam, Batta , Fiorante , anima mia CamillaGià tua Spofa divien’; Quell* alma è vinta
,
Quell*
Quell’alma un dì {chiava in amore, e fiera:
Tu T fai mio ben . il mio piacer qual era
Godea veder nobil corona intorno
D* amanti appaflionati
,
Quei di beltade adorno ,
Quelli d’ alta virtù, quei di ricchezza.
Quelli dV onori > e tutti in fiem piagati
Da* miei fguardi [ tu 1* fai ] godea vederePer me languir d* amore, e tenerezza:
Finor queito o mio ben fu il mio piacere
Balla ,balta fin* qui prendi d’ amore
La mano in fegno , e con la mano il core,
Tu folo avrai da meFinche avrò in petto il corAmore e fedeltà ;
Con fervami la fe ,'
. »
Confervami 1* ardor.
Che innamorar mi fa.
Io mi chiamo felice .
Fio. Ed io contento ..
a 2 . Arrida amor a miei piaceri intento (a)
Firn. Si può veder cole di peggio ? avea
G 4 Giulia
(a) Si ignito la mano Sopragiunge Pimpinella , e •
vede tenerfi per mano mn conofcendo Fiorante
per P abito cangiato .
\
Digitized by Google
I104Giulia ragione, o nò di fofpettare.
Quelli non è Fiorante,
E’ ben qualche altro federato amante ;
E in Cafa mia lìtien. ...ride 1* infame,
L' indegna coppia [ oh Dio ! ]
Vuo*. che Pancotto veda (parte.
Il proprio inganno, e '1 grave torto mio •
TI». L' udilte ?
Cam. Io non potea tener più i\ nlOt
Fio. No mi conobbe già
Cam. Per quello appunto
In lei crebbe il lofpetto.
pia. Ed io Pancotto a quello palTa afpetto. »
Cam* Ma che credete fare?
Fio. Il voitro, il torto mio vo’ vendicare.
Cam. Ecco la Vecchia.
Fio. Ecco Pancotto ancora ;
Seguite il mio parlar...Nò ,nò Sennora [fi]
Non fate efeufazione,
L* affronto troppo granto.
Et io follio, feter, Moliie , Marite,
O rimandar pertono a foi pentite (c)^
[a) Vede che fe la ridono ,
(A) Si pone i Bafi al Vifi .
(r) Carnuta fa vijla di veder Fiorante .
Digitized by Google1
io*
O 1* une , o 1 altre pupplicate in panto,
Pan. Madama lo fentite ?
Queit è ben altro a fè,che quel che dite [*)P/;».(4)Vi torno a dire che con gli occhi Iteri»
Ho veduto gli eccedi
Di quelta Frafchettaccia , e d* un Frafcone,Che dir non vi sò poi , fe quello fia
,
Che cangiatp mi par da quel di pria
Fio. Ecchè, ecchè malcalzone, [c)
lefollio afelio con mia fpata,... (d)
Cam OhDio! Monsù fug.e voiMadama ancora.
No Signor Colonnello... [/] ([e] .
Fio. (
g
) Cafate foi Cappello ,
E voi fe Mollia liete ti Colluj \b)
Cafate fpltre fupplicazioni •
Pim. Ma che Itoriella è quelta ?
Pan. Si può faper. Madama ;
E che mal vò fatt* io [/]Fio. Piella che mie furor, non Jfuol ragioni.
Cani.
(a) Intimorito da parte a Pimpinella
Cb) a Pancotto (c) Mofira averlo veduto •
[d} Fa forza e tira mano alla Spada .w a Pancotta a a Pimpinella intimoriti •
[f] a Fio. tirandolo [g] a Pancotto [h] a Pim.
[ij Timoroji f * » .
'
Digitized by Google
106
Cam. Monili. Madama,oh quanto m : difpiace
(fuetto finiliit-. incontro ? Il ColonelloLe noltre differente ha già fapjre,
E come antiio mio buon Protettore
11 mio vuol vendicare offeio onore.Pio. Io , io foler vendetta .
Pim. — La rabbia, la saetta
Orsi mi crucia, e voj [a] voi la cagione
Pancotto feimunito ,
Sciocchiflimo Marito
,
Dello fcandalo liete. —Pan. [J] Ecco i voléri fofpetti ! or lo vedete?
[c] Madama mia Signora....Pio. Non ci credete, & intufeiate ancora?[</]
Pan. La fretta il timore, (^J
Madama , SignoreIn corpo mi fannoProvar certo affanno
Spiegarlo non sò .
Lontan quell* acciaro [/]Mia Moglie» che fate ?
Pre-
(a) a Pancotto [b] a Pimpinella •
[c] a Camilla [d] Li va alla vita •
(e) Intimorito ed affannato •
[ f ] a Fiorante . [g) a Pim.
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107
;• ' Preghiamo* pegate
Madama pietà! (*]
Signore mio caro, [f)
. Per voltra bontàNon fate, nò, nò.
Su Pimpinella mia, chiediam perdono;L* error voi lo faceite ,
E per falvar la pelle
Portiam la pena a mezzo.prm. — Oh me Tapina! [ già ?
Ch'io dimandi perdono a chi m* oltrag-
Oh Pancotto , Pancotto ? .
Di voltre fciocche idee il frutto è quello.
Che il Cielo vi perdoni:Fio. [r] le non folio afpettar: Spricate prefte.
Prette, che mie furor non folralcioni.
Pim — Vedermi aflaflinata
Nelle fottanze. e nell* onor ; vedermi
Al fianco per MaritoUn Uomo rimbambitoPrima del tempo,e in mezzo al mio doloreNon potermi sfogare ?
Quell* è un voler , eh’ io mora ....Fio. Non fei cretete, & intubiate ancora ? [d)
• Meri-’
(a] * Camilla [b] a Fiorante .
(ej a Pimpinella (dj a Pimpinella ,
»
j
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ioti
Pim. Mentre al Cor chiedo configlio
Nel mio grave alpro periglio
Ei rifolvere non fa.
La vergogna, ed il rancore ,
Il tuo fallo il mio dolore
Gin contratto in fen mi fà
Pan
.
Orsù , Moglie mia cara ,
Bifogna aver pazienza ,
E giacche il cafo è qui, moftrar prudenza
l'Io, Sci è in Cafa fervitù ?
Pan- Vi fono i miei Lacchè v" è il camariere,
I Cuochi, i Servitori....
pia. Pono,pono , che vengano cquà fuori
Patb Olà tutti venite.
Pim
.
Che farà mai ! [#]
Fio. (h) Tue fetimenti ? Tire!Tue fiete tofe fono ?
Pan. Vado . [c)
Fio. Nò , quello, nò ;
Tite a Lacche, a Cuochi , e Camariere,
Che portino Setimenti da Sedere
.
Pan. Andate•
[d]
Pim.
\ * ’
Ca) Efiono molti Servitori Lacche Cuochi a farComparfa [bj a Pancotto .
\c) Vole andare aprenderle [d] da ordine.
\
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top
P im. — Io fono dal dolor conquifa —Cam. — Ed io non pollo più tener le rifa—[a]Fio. Setete cquà Sennora ; [£]
E foi Scenti , equi liete Teftimonio,
Che cqfefto irtiafolato Matrimonio [c]
Timanta perdonanza .
Mettete foitri pieti fcinocchioni : [</]
Alò.Pan. Son pronto . 1
Pio, (0 E poi?
pim, — Oh vergogna ? oh rolTor ! —Fio. Spricate.
Pan. Annoi.Pim. Eccomi in fin.
Flo> O pene^Antate riticento mie parole :
O Matama pertono timantiamo •
a 2 . O Madama perdono domandiamo.Fio. Proftrati al Tripbnal ti foftro onore
a 2 . Proftrati al Tribunal d i voftro onoreCam.Son voftra ferva anch* io di tut. cuore[/*j
Pan.r
£a3 Son portate te Sedie [b] a Camilla .
(c) Accenna Pancotto è Pimpinella .
£d3 a loro (e) a Pimpinella .
£fj S' alzano e la prendono per mano •
Digitjzed by Google
noPan. Orche la differenza è accomodata 1
Facciamo monte, candiamo tutti inficine
( E può venir queito Signor ancora ]
La pace a confermar col vin di Chianti ,
E con la Cena, che fu preparata
Per voi , Madama , avanti
.
E in tanto tornerà Monsù Fiorante.
Fio. Anzi nel ColonnelloFiorante farà quello ,
Che a goderne verrà , Monsù Pancotto.
Pan. Oh che nuova vifìone ! (*)
Pim. Oh che merlotto ! (f)
Fio. Perdonate Monsù : quello d* amoreScherzo figlio è d* onoreL* offefa di Camilla il cor mi punfe*;
Ella è mia Moglie , io vendicar doveaGli affronti della Spofa.
Pan. E come , e quandoLa fpofatte o Fiorante?
Fio. Vottra Moglie lo sà.Pim. Mi maraviglio •
Fio. Come no ? non vedetteQuando Camilla a me porgea la manoJn quell* ittefiò loco ?
Cam
.
£a] Ride [b] al Marito.
Digitized by Googlc*
Itt
ìam. Allor , che tutta fdegno. e tutta fuocoCorrere ad avvifar voitro Marito.Ma il voaro fofpettar fu falfo, e vano.
Fi,. " 1,E or mangiar vi convien il pan pen-
Tutti Viva ,viva il vero amore, - ^ tlto
Pera pur la Gelosìa, "
Che a privar viene ogni cuoreDella dolce libertà
.
~ Pan. Quello è il fin d’ un folle umore .
Pim. E di voilra gran Pazzia,
Che di fcorno e di rolfore
A me fenpre fervirà .
Pio. Deh tornate ora a godere.,,,Gam. Della pace il bel piacere.
Che ad amore unito và
— Viva vivail vero amore &c. -•
IL FINE
LA
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LA VECCHIAINNAMORATAFARZA SESTA
Interlocutori
PERNELLA VECCHIA j
Polindo Giovine I
PARTE PRIMA
Pemella , e Volitilo .
Per* C H via Signor poiindo, [ mo
L!j Palli Signor Polindo compiti/li-Troverà quella Camera incarpata jMa ella creda certilfimo
,
Che quella è la dilgrazia confuetaDi tutte le Padrone come me
,
Aver la fervitù.
Che vi fa perdere i* anima , c la fe
<. Per.
Digitoed by Googli
4 115
Per queno ftarvi Tempre a tù per tù .
Quelle Pettegole
Son certi diavoli*
Che vi tormentanoLa notte, e
J1 dì.
Si può ben 11 rider e,
Bilogna cedere ,
Ch* elTe P intendonoSempre così .
Po/. Eh Signora Pernella
Ogni Tua negligenza è un’ artifizio.
In ogni tempo è Donna di giudizio .
Per. — Come s’ è dichiarato ,
Povero Pollaftrotto , innamoralo !—
Scufi Sig da quella parte il ventoTurbò della Pirucca il vago riccio .
E la polve cadèo.
Po/. -- Fù ben la poca cura dell’ Ebreo --
Per
.
Vado , e torno.Poi. Si ferva .
Per. Ora fon qua . ( a )
P°l. Io mi moro di rifa in verità.
Poiché lontan dal patrio albergo mio
Miglior ventura a tentar qui men verni
H Se m'.
i
| 1 ASenza ajutod* un foldo, e fol con quello
D’ un atta fottigliezza di Cervello,
Più bella congiuntura
Non poteva ritrovar, che una ftucchevolc
Innamorata Vecchia Itomachevole •
Vincendo il proprio naturale avaro ,
Con gioje m’ ajutalfe , e con denaro »
Se a Vecchia Donna il feno
Scalda d’ amore il fuoco.
Oh quanto mai ridicola
Nell* amor fuo fi fà !
Ditegli , o bella , io peno ,
Si ftrugge a poco ,a poco,
E compra a prezzo altiflimo
Gli affetti , e la beltà .
p er. Son Hata troppo è vero ?
Ma col penderò
Sempre con lui fon fiata —Poi. Or che vuol Ella fare ?
Ptr. Il crin vò pareggiare
Di corelta Peruccà fcarmigliata :
p 0i. Noi permetterò mai..*
Per. Eh via lafciate fare il buon Cittino...
Poi. più tolto men* andrò...
.
Per. Farete affai ?
Se vi parlo mai più ditemi Nino.poi
:
V
—r _ ,
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1 *5
Po/. Ma le pare...
Per. Sicuro :
Mi pare una vergogna,
Quand* offre una mia pari un tal favore.
Far tante fmorfìe, e ricufar V onore .
Poi. Faccia dunquePer
.
Oh *1 buon Citto,[a]
. Orsi, che mi piacete.
State sù bello rimpettito, e ritto.
Poi. Ma voi Signora quanto cara liete !
Frr.— Cara ? affé, che mi colfe in mezzo al
Quella voce dolcifTima d J
amore-, [cuoreOr mi piacete , or Hate ben da vero
,
Sembrate un Sermollino. ..
Poi. Ah!— Coitei non intende il mio latino —Per E perchè fofpirate?
Poi. Signora la vergogna....
Per. Dite del voftro mal la rea cagione.
Fo/.Cerco pietà—Ma dal fuo buon Cartone—Per. Dichiaratevi pure — Anima mia
Poco mancò, eh’ io non dicerti —Poi. Aderto ( chiaro,
—Or tiro il Laccio — aderto io mi di-
spiego 1* affanno, ed a foffrirlo impalo.
Hij
• (a) Incipria la Pcrucca
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1 16
Sv
io v* amo, s* io v* adoro,Se da voi fpero egual ardor
, Signora,Mio delitto non è, fguardo, che punge,Voce, che 1* alme affale,
Grazia , che lega i cuoriVinfer gli affetti miei ,
Cosi la prima liberta perdei .
Sento la pena [ oh Dio ] [ gannì.Cedo all* arte d’ amor , cedo agli in-Ma , che fperar ? di povertà natiaGrave pefo m* opprime ? ah Stile ingrate 1
Ella è , che in quella guerraVile mi rende, e la mia fpeme atterra.
Per. Se avelie in fen criltiana carità ,
Mei’ avcrelle detto un ora fà .
Donna non fon cotanto permalofa
,
E fe è ver , come credo, il voltro affetto.
Donna non fon , eh* abbia uno fcoglio inSento anch* io che un certo fuoco
( pettoMi patteggia in mezzo al cuore,E mi llrugge a poco, a paco ,
Egli è amore , altro non è.Già vi dicon gli occhi miei
Ch* io per vinta mi darei.
Che voi liete il vincitore
Di quell* alma e di mia fè .
Poi. . ,
1 *7
Poi, Ed io rifponderò co* miei fofpiri,
® E con lacrime fol di tenerezza....
ìFer. Zitto o centro gentil de’ miei deliri
Mi farete morir dalla dolcezza.
Poi, Bella... (a)
Per, Quel Bella , colla
Quell ’ anellin , che fembra fatto a polla.
: Poi, Cara . .
.
Perm Quel cara fa di belli effetti ; [£]
Val quella borza intera di biglietti
.
Poi. Mio ben* più...Per, — Che farò >
Al mio ben 1* Orologio donerò,-- (c)
Poi• Confufo io fon...
Per. La mano quando volete darmi ?
Poi• Voglio pria penfare addebitarmi.Per, Deh ? Parlatemi chiaro
,
Non è avara Pernella ,
Dite volete mille Doppie ancora ?
poi Chi direbbe di no con voi Signora
Il vollro è un nuovo Hi le
D’ incatenare i Cuori ,
H 3, Vi
Le da un Anello t ed ei lo prende.
' L>y Le da una Borza di denaro, cd ci lo prende.
Li da P Orologio ed et lo prende ,
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1 18
Vi fan cara i favori. ^
Al par della beltà .
E* fempre amor fervile
Quel, che mercede afpetta.
Di tempra poi perfetta
Quel , che bramar la fa»
Per. Oh me felice ! Idolo mio fra poco
Tutto vi donarò 1* argento, è 1 oro
E la mia delira in fieme :
Se voi non mi tradite
Tutto voltro fara, meco venite»
Qaro vi dono il Cuore
,
/ E per voi peno, e moro,
Voi liete il mio Teforo»
Per voi ricca larò»
Poh Cara mi Ha nel cuore
,
Per lui mi flruggo.e moro,
Il voilro bel Teforo .
Per cui ricco farò,
j> er% Se mi giurate amore,
Quell’ a me folo è caro ,
E a voi Gioje , e denaro
Idolo mio darò ,
Poi. A voi lulìnghe, e amore
Con quanto piu v* è caro
r Qua le Gioje e ’1 Denaro ]1 Idolo
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f
, , 119laoio mio darò
JPer. Da voi ricercho affetto ,
Mio ben vi parlo chiaro,
Poi. E quanto a voi prometto ,
Non fon d* affetti avaro ,
p7l Quii* a Glo'e >
‘l Denaro
a i. Idolo mio darò .
PARTE SECONDAPoiindo indi Pernella •
PoLf~\R che quanto bifogna al fatto mioV^-/Da quella buona Vecchia intenerita
Col pretelto d* amore ho ritirato,
Vo* tornare al Paefe » e farla dritta ,
Tanto,, che della fpeme di marito
S* affligga fol ; ma. la oro ( mo
Non pretenda mai,* più frode non chia-
Ingannare in amor. Donna sì fatta ,
E cavargli di man Gioje -, e denari ;
Quello. deL proprio: errore
E un farla ravvedere, quello è da morte
Un richiamarla a vita,
E quella è dunque carità ferita.
li df. Szi'iò
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120 -
Saprò fìnger, e lo fpero
,
Cento, e mille impedimenti
De* più forti , e dirimenti
Che la legge ritrovò;
E fe poi dice davvero
,
Seco tutte le moine,Le più dolci , e le piu fine ,
Per ridurla adoprerò .
Poi Ecco ella vien qua mi ritiro ; afcolto
Quant’è per dir per prender tempo;in tan-
Configlio mi darà forfè il fuo pianto. [ to
Per. O miferia infelice degli amanti
,
Afpettare fuol dirfi» e non venir
Una è delle tre cofe da morire?Poiindo traditore !
{ O vagli a dar denari, e infieme affetti]
Il Proverbio comune in me s* avvera •
Infelice Pernella,
Avelli Mazz* , c Corna;
DifTe tornar Poiindo , e più non torna.
Poi --Pel primo impedimentoMi da qualche materia il fuo lamento —
Per. Così fuccede appuntoL y
amare un Foreftier di Cafa *1 Diavolo,Senza faper chi fia ,
li- un amor fenza fpeme, è una Pazzìa.Povere Doppie mie ! Po-
utPovere mie follìe ì
Ditemi voi dov’ è
L J
ingrato amante ?
Forfè il crudel fi ride
Del duolo , che m* uccide
Nè alla prometta fè
Penfa incollante
.
Poi
.
Non era nò lontano [*]
L* ingrato amante era prefente.,..
Per. Oh Dio ! mifera me che ditti ?
Poi. Ella così .. ,.
Per. Ahi fconfigliata, e Pazza !
Fa/, il {incero amor mio così ftrapazza?Fw. Pohndo mio PerdonoF®/. Ecco 1* oro 1* anello, e T Orologio :
[t]
Prendete io tutto rendo .
Troppo parlafte voi , io troppo intefi,
Prendete, e men ritorno a miei Paeft.
Per. Nò , Polinduccio caro ,
Polinduccio mio ben’ fapiente , e buono
,
Vi dono, arciridono , e vi ridono
L* anello, 1* Orologio , & il denaro.
Ma voi la mano a me....Poi.
i(a) Si fa avanti «
(b) Vuol rendere il tutto ma ella non la vuole.
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1
122 \
Poi. Non fia mai vero ;
II! torto vii che alla mia fe vien fatto
Nuove leggi richiede, e nuovo patto.
Benché fatto un MatrimonioPer difcorlo,almenquoad torum,Balla fol, eh’ in un eorumSia fofpetto, onore, e fè ,
E fe il noftro andafTe avanti
Ci entrerebbe il rio Demonio,Non vi è peggio fra gli amanti
Se la pace più non v* è •
Per. E il ben , che voi dicefte di portarmi?
Pol.Veì portai fui principio , or mi difdico;
Anzi quell’ è il giudizio ,
Prevedere , e fuggire il precipizio,
per. Ma voi crudel» voi mi volete morta:
Poi
.
E quello è impedimentoPer fraltornar le nollre nozze ancora #
E che prudenza mai farebbe quella
Se voi certa dell* odio , che vi portoGiuralle a mè la fede ? ....
Voi viverelle allora
Sofpettofa di me ; vivrei [mefehino ! ]
Di voi mal fodisfatto;
E ci terrebbe il nodo MaritaleIn prolfima occafion di far del male J
Per.... . i
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^ I2JVi rammento il mio Cuore....
-E*oJ. Poiindo 4 un Traditore,Voi li dalie il denaro ,e più non torna:
Povera voi, eh* avelie Mazz',e Corna-JPer. Ma dite voi da vero ?...Poi. V amor d' un Foreiliero »
Senza faper eh' lìa,
E un amar fenza fpeme, è una pazzìa.
PèT. E con fenno parlate ,
Poi. Ecco l' Oro, 1' Anello 1' Orologio, [*]
Prendete: il tutto cedo ,
E la mia prima libertà richiedo .
Per. — In verità 1' offeli , il torto è mio,
Ma le 1' amo di cuor , che ho da far io?—Nò, no Signor mio caro.
Tutto vi dono , c lìa
Della mancanza mia quella la pena ;
Perdonate il fofpetto
Siete Tempre T ilielTo in mio concetto.
Perdono vi chiede
Colei , eh* v* adora :
Volere, eh* io moraE* troppo rigore ;
Ritogliermi amoreE*
(a) Voi dare il tutto ma ella non lo riceve .
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124E’ 'troppa emniet'i
,
Fù parto di Fede ,
Fù Teme dJ
affetto
,
•• Geìofo fofpetto.
Ma 1* anima , amanteFedele, e collante
Per Tempre farà .
Poi. Or via facciam così ; volete io v* ami?Vi amerò ma con patto ,
Che nefiuno di noi ,
Cioè nè io nè voi
,
Nulla più, che F amarli ottenga, e brami.Per. Come ? Che nuova mai
Foggia dJ
amarfi infra gli fpofi è quella?
A me fembra penfateci Figliuolo,Un certo nuovo amoreChe fi Tuoi dir fare all* amore, a Colo-
ro/. Ma vi udirete - dire, idolo mio ,
Caro mio ben , mi$ vita ,
Nè fguardi , nè fofpiri
Io vi chiedo perciò, nè le amorofeChe mi date fin or dolci parole >
Ma Gioje , ma DenariPrender m’ eleggo...
Per. Oh Cielo !
Qiie- I
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r t
.1*5Quefta è, f una nuova ufura . »
•
p0l. Ma pure di contratto ha la natura.Per, Bifognerà adattarfi, e aver pazienza.— Forfè fi ridurrà — dunque v
3
accetto.
Poi, E in parola d’ onor io vi prometto»Anzi così di cuorePiù \
y amerò ficuro dal periglio
Di cader , voi trattando ,
E a voi sì dolci titoli donando ,
Voi pagandone il prezzo ,
Senfa farvi credenza,
In peccato di vii concupifccnza .
Per, Mio bel Sol... Su fu , che fate ?
Deh mia vjfa... In grazia pretto
Caro ben... Su fu, che dite?
Il prometto oro dov 3
è !
Per, Mio bel fol voi3
1 conto fate
,
Si mia vita ,troppo pretto
,
No, mio ben per quanto dite ,
Il prometto oro non vi è .
Po/. Dunque rotto ogni contratto
Retta al fin per vottra parte ,
Quello forte impedimento ,
Ogniun fa, non vien da me.
Ter.
\
' \
i
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il6
Per. Se un sì gìufto impedimento
Non nafcea per la mia parte >-
Stando forte nel contratto
Andar mal volea per me . •
IL FINE
LA
Digitized by Googleid
V
LA MOGLIEALLA MODAfarza settima
interlocutori .
Misser Cione.
Madama Albina
Tua Moglie.
Monsu* Francone
Lisetta .
I• • i 1
V AUTORE A CHI LEGGE
LA Commedia del celebre Sig. Marcbefe GtufeppeGorini intitolata II Frippone Francese con la
Dama alla Moda ^ ha dato all’ Autore della Farza' primi Lumi per comporla » e perciò fi leggono nell*principio di quella moltiffimi fentimenti tratti dall* idea0! quella i e molti verfi ancora prelì intieramente , chePcr non guadarli non ha voluto 1* Autore alterare. Lacaricatura data al carattere di Cione non è inverifimi-c affatto , e per renderla piò frefea fi fa parlare corrot-
i*«ente in Francefe a fpropofito, c vivi felice .
PAR-
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128 PARTE PRIMACione in abito da Viaggio > e Lifctta ,
indi Al-
bina , ed infine Francone.i ‘ • V*.
* '
LiC.\ f^\Ove Signore ? (a),
C/'o. J, } A rivedere Albina ,
La Moglie a ritrovar, pofcia che un MeleDa lei lontano , in Villa....
Lif Ebben perdoni : [£]
Ciò . Che ? Non fi può pattare ?
hip Metter nò .
Ciò. Chi lo comanda ?
Lif. Così vuol Madama . .
do. Ma non fon io il Marito ?
df. Sarete , e che perciò ?
Ciò.j0 voglio entrare . .
.
Ltfi Non s* entra • [e]Ciò. Qr ]0 vedr5 .
df Noi ci farem burlare: ahnons*im-L* ordine è premurofo. [pegni, [</]
Ciò. O quella è bella :
Si fa almen la ragione ?
Lif Perche in Camera vi è Monsù Franconc.Ciò. Dunque perche Monsù ila con Madama,
Con
(^Tenendolo {^Tenendolo (c) Tenendolo (d) Teneri.
Digitoed by Gòogle ^
129
Con Madama mia Moglie,entrar non polla
Nella Camera mia ?
Ltf La fente : così vuol, fu Signorìa »
Dice che non è regola ,
Ch* entri il Marito in Camera
,
Quand’ ella in Crocchio amabileL* ore a palfalr ritrovali
Di- frefea Gioventù ...
Nè vuol foffrir gli ftimoli
Di gelosia',' che fpingavi
Con fenfo troppo rigido
A mifurar le fillabe .
Di quello , e quel Monsù .
qo. Il conto torna , el' argomento è bello,
E al par d* un grave autor parla Madama :
Spenda pure il Marito a braccia quadre
Per' mantenere il luflo maladetto...
Bene, benone, 1* argomento torna ;
Abbia in premio il Marito, e Mazz J
,e Cor-
Ma dimmi un pò Lifetta , [ na .
Chi è qui il Padron? Chi fpende in tua
Hp Tutto, tutto, Meiìere, è la Sig. [malora?
Ci0 . Chi ti paga il Salario ?
Lif. E chi cerca il Salario? altri, e maggiori
Sono gli utili miei . . .
Ciò • Oh i dimmi almeno onde sì ricca fei.
X Lif.
i3° :
Lif Faccio 1* uffizio mio*.»:
Ciò. Come ? Che vuo* tu dire?;. r
r....
lif Rendo grata ora a quello, ed ori a
Con modo delicatoi • •;. [ quello,
Madama noftra"* .*.• ••'• ' -
Ciò. Oh ltrana difcrezionel ->»• - *)
Oh reo coitume.! Oh fecolo briccone.
Lif Voi vi fcandalizzateJ -.
Ciò
.
Non parlo nò ; ma dimmi!-..
Fatta grata Madama a quelli , c a quelli
,
Cotanti Falimbelli , i - r
Introdotti ,che fon . dimmi, che fanno?
Lif Cerca ciafcun ripofo al proprio affanno ., %
C/o. Come? Spiegati meglio, ni
E come fanno a ripofar , Lifctta,.
Lif Chi è d’ un genio ,Meffere, e chi è d un
A chi di vottra moglie , :
[altro
Piace 1* occhio , a chiJ1 Labbro
A chi il tratto gentile,
A chiJ1 moto del piede, o della mano (a)
Chi a Madama la vette, *
Chi a Madama i Capelli^ ;; ..
.
Acconcia, appunta, e chi.
Le affibbia il centurino
,
Chi le appunta il pettino , ;
a) A quefto incontro Ciotte mofirafmaniat e rabbia*
D i> le: *
r
I3 1
Chi le affibbia il Buttino ,
Chi le pareggia intorno il Gonnellino,
Chi le {carpe le porge, e chi .. •
Batta ohimè! non ne vo piu •
I Troppo lunga è quell Moria ;
Tu m* hai rotta la memoria
Con sì tanti , e tanti , e Chi
.
Troverò ben io la il rada.
Se Ella incoccia a fare il bu »
Con fcemarle al fin la biada
,
Che il bordel finifca qui.
Pretto dov’ è un battone ? in quello punto
Vo’ far vedere al mondo ,
L» efempio di Marito arcionorato.
Pretto dico. Lifetta • • « . ,
/^Flemma, flemma, Metter, non tanta fretta,
Gio. Che. flemma? Io vo’ finirla^
Nè vo* più quefta trefca in cafa mi .
Lif. Il voftro onor non è, ma è gelosia.
Ciò. che gelosìa ?.. . f > .*;
•
Tacete,
Che fe v* ode Madama . ,
Così parlar ...
C/o. Farò di fatti ancora .
Ltf Deh ! tacete in buon , ora ,odo, che thia-
Alk. ehi è là Lifetta ì' W \“U
(3) Di dentri.1 1 "J
\
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Lif. Oh Dio !
Non prometto per voi.
[a]
do. Son Io, che voglio entrare. (6)
(Quando il Marchefe vien, fallo pattare.^]
Chi Madama, eh* intenda?
|1 Marchefe, o fer Cione !
Alb. Dico il Marchefe , e ’l mio gentil Baro-
Dunque Albina,per me [ne
Cotta luogo non v’ è ? [e]
La cofa non tamina.».Alb. La volete finir quefta mattina
[f\Che rumore infoiente è quello mai l
Così ia pace al cuore,
E agli òcchi il fonnooggì a turbar tornafte
Indifcreto, che liete?
Ciò
.
Vottro Marito fon, non lo vedete?Ab. E da ciò, che rifulta ?
Ditemi, e come maiTrar potette da ciò la confeguenza.Di tant* indiferetezza,
Di sì ttrano parlare ?
Ciò. Quell’ è una confidenza,
Che fi a Marito, e Moglie fi può tifare.
Alb. Tutto, tutto all* oppofto , anzi, Miffere
Io
fa] a Cione. (b) forre, (c) di dentro, [d] di
dentro . [e] forte, (f) fuori in vejle da Camera.
1
.*33
Io vi dirò qual fi conviene a voi
Meco rifpetto ufare, e quale al fine
Contrario al parer voftro
E (Ter debba un Marito al tempo noftro.
Non dovrà quel Marito, cui piace
Mantener co» la Moglie la pace.
Nè parlar, nè fentir ,nè veder :
Che fe parla, egli ode, e le vede
Col parlare fii fa ffrada alle Liti
,
Col udir, miferel non fi avvede,
Ch* udir può. quel che non vorrìa
Col veder certi lazzi aborriti
Divien fegno di. vii gelosìa.
Nè può in pace un fol giorno goder
.
&oK Obligato. vi fon. della Lezzione ;
Ditemi in grazia». Albina,
Eorfo Mohsù- Franarne
,
Ve le venne a dettar quella mattina ?
Alb. Quell’ è la. più perfetta
Del viver d* oggi dì fcuola beata •
Ciò. Che in cafa mia non però non è approva*
Cosi Urano parere [ta .
Io non voglio foguire..
Fra. Madama è calda, fe fi vuol vefìire. [a]
Ci<u .. E 1
la camicia affé. —I $ Fra.
(a) fuori con involto di fanno in mano .
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I .
Fra. Il BufHir, la Gonnella, ed ilCorsè
Son caldi ,?nch - effi ?
E lo' ftar pm leggiera
Di pandi in sì buon ora
Vi potila, cagionar gran danno ancora.
A/b. Mon<ù voi dite bene,
E gia/fento ,che lon mezza infreddata .[*]
ir Volete il fuoco in letto ?
^ Quiv i t)otrete ribaldarvi alquanto .
Ali: À, vói me ne rimetto. *
rio Ed iò Madama mia, così non canto.
Ali Ecco ih’ termi» il ™fo : il conofcete
Quanto gli occhi,là lingua, e .1 troppo ud.-
Fantallico vi fanno, e infofpittito [to
r;. Forfè non ho ragione ?,
(ne
Ali. Che freddo ! fon con voi Monsu Franco.
irà. Ed io fon tutto ardore , e tutta brama
per fetvirvi, o Signora.
Gio Debbo tacer > Madama ,CNon aver occhi, e fare il fordo ancora?^.
Fra. Qual mi volete al fianco
,
Non pigr° all* opra , o fianco
Eccomi a voi davante,
E fervo,, e adorator. - •
M da V involi
o
a Li]**. W(
feS„o di rabbia ,con Ltfetta, e con th altri.
Digitized by Googla
* 3 >
Servo vi fon, mio bene, (#)
Che a me così conviene,E fon di quella amanteVirtù, che v
rorna il cor.
di. Ed io di qua. ,
"Alb. Che fare ? >
Clone, che pretendete?
tifi Le regole MelTer voi non fapete.
Ciò. Venire anch* Io a rifcaldar la moglie.Alb, Non v* è quello bifogno .
In dietro Metter Cione , ,
L’ intendete fi, o nò quella canzoneLifetta il fuoco in letto.
Lif.Vado Madama, e in Camera v* afpctto.(^)Alb. E voi , Clone reilate
.
Ciò. Non sò Signora mia, fe mi burlate?Per Monsù dunque non fi tien Portièra,Per lui chiufa non è
La Camera, e per meVaria dunque la feena?
Alb. Siamo Tempre all* ilteffa cantilena .
Ed io vi dico apertamente adtffo,
Chequi così comando , e chJ
io non voglioI 4 .
Que-
(a) mentre Albina porge -la mano a Frantone per
andar fico , Cione vaper prendere P altra , e Li.
.fetta lo tiene, (b) parte,'
Digitized by Google
V.
1* 4
V
I
136 *
,
-
Quella vii foggezzione ,
Che in tal ftato nr no«?e>
Di dover divenir lo fch;rzo» e ’l giuoco^
Di tante m.e compagne, ,
Che mi moltrano a dito
Per cucita alle brache del Marito
.
Non poffo. non voglio
Soffrire il roffore,. ,
Che al voffro rigore.
Ripieno d’ orgoglio, >
Soggetta mi fa
.
Ciò. Non voglio, non poffo
Seguir la corrente.
Che tutta la gente
Se rodo quelt* offo ,
Di me riderà
frati. Signore Prudenza,
Prudenza Meffere ;
Che dolce piacere
Ufar compiacenza
Con tanta Beltà ,
Alb, Mi fento arroflire ,
,Sentite, che dice
Di Moglie infelice
Vicina a morire
Francone Pietà
.
don.
Digitized by Googlc
«37Cicon. Le voci già Tento
Di quello, e di quello.
Che ogn* un vello vello
Con mio gran tormentoOr or griderà
.
Fran. Son tutte follìe
Del voftro penfiero,
Che il bianco per nero*
Se date in Pazzìe
A voi moftrerà.
Parte Albina , e Frascone > rejlando Ciotte
confufi m
PARTE SECONDA
Gione vefite da Cavaliere Forefiiero cen Mafial Vifi t ed Abito ideale , indi Lifitta , ed
in fine Albina , e Frantone•
Ci°*f~\R 10 chiarire, [0]
vò chiarir s’me n’andafle il collo»
E il lavoro veder vò della moda ;
Perciò veftito in sì lìrana figura,
Tal-
(a) vien Lifitta mirandolo, e fia attenta a quello
che dtee «
. i
1
Digitized by Google
.. **•Talché felibro cangiato
, ;
E di fembianza in fìcme, e di natura,’
Qui mi raggiro intorno,.
?
Così celando altrui
L' alta cagion del mio sì grave affanno.
Lif--E lui fenz5
alti o, oh ! che ti dia il malat-
Ciò. Miei penfier i , con/ìglio ; [no!-L* umpre/a è rilevante , ?
E per me, che non feci a* giorni miei
Gli efcgrandi eiercizi Cicisbej,
E* difficile aliai.
Lij... Rogna tu cerchi, e Tigna trpverai —Cto. Proviamci intanto a farcii complimentoComplimento gentile ,
Che produca una certa tentazione
Di fare un torto a CioneNel puro cuor d
> una Colomba ancoraLif—
C
otto a darne Pavvilo allaSignora--[rf
Gio. \b) Ah Monfiù fge me dico
Votro bon Servitor. . . . Nò, non va ber
^ • Che prima , che a MonsùE* dovuto a Madama il complimento :
Da capo dunque ’ Cione; [c}
-a Cer-1
(a) parte ; (b) facendo riverenza . (c) / aviethè faccia fempre riverenze fpropojìtatc.
Digitized by Google\
Cervello al filo, e mente alla Lezzione.
Madama , mon me tre
Trefubole, TreiubboleSon votre de bon chior ,
Son votre Servitor••••
Ma quelle fon bubole ,
Sgià vole per T Etre
Le votre gran fame,
Madame , Madame .
Trefuble ,gnofsì.
La cofa va bene.•
> Avanti agli affetti .
Madama oh che pene ! ; ?<•
Vù fiete une fole :
Le voltre parole
Trapanano i petti
Con un demorere (*)
Sge vò complefere »
,Le notte, e le Dì*,
Oh che sfarzo, e nuovo complimento !
Ziyr-Tel* ho frangiata a fe, nè. me ne pento-
do . Ma quella è pur Lifetta ? .
Fingo di palleggiar nell* Anticamera ,
Di fpurgarmi , e toffir tanto, che ni oda
, .
6Ella
(a) Torna Ciotte alfe remiche , e ride &c.
\i
Digìtized by Google
I
Ella ,che d’ introdurre i Cicifbef
Per util fuo procura ,
E del falario mio perciò non cura •
Lìf. Un Foreftier ? Signore (a]
Perdoni in grazia ,oh Dio !
Se fi trattiene qui più del dovere • .
Dica fe in fuo piacere ,
Chi vuol ,di chi dimanda ?
Son io buona a fervirlo ? Ella comand
Vuol Meiìer Cione, ovver Madama Alt
Egli in Cafa non è,
• In Camera è MadamaPer fervirlo fon qui dica , chi brama r
<jio. ..A buon conto è quello il complimer
Che in Cafa mia fuol farfi ai Forejlier
Oh Madama Madama fciameriere ,
Vò fiete sì fciameriere.
Sì f^ioliva , e galante ,
Da fere innamorare [£)
Qualunque Parigino Sciavaliere •
Lifi Strilfimo no ;mi burla.
Non' fon io la Padrona.
€io, Ma vù , vù mi piacete. • .
Di
£a) Finge averlo veduto adeffo . (b) Fa rive
improprie .
(
I
Digitized by GoogleJ
141*' Deh lafciate , o mie belle
,
Che un falute vi sfafci alla Franfefe[*J
,if. [£] StrilTmo nò » che fiamo
ì In diverfo Paefe.
Son povera Zittella ,
E" vivo full’ induitria , e la fatica :
Ella dunque mi dica ,
Che debbo far,...
?io. Vorre veder Madama,tffi Il fuo nome Signor .
Drufcè m’ appelle.
Oh bel nome ! Drufce !»
Fa un certo fenfo in me ,
Ch* ella fia generofo
,
E tal fecondo il noìtro rhodo ufato,[ ciato
Suol farfi un Uom fra noi, quando è druf-Ho capito pazienza ! ah quelli appunto
Sono gli utili fuoi —•tf* Oh avrà Madama un gran piacer con voi
Ella ama i Foreltieri , e gl* incatena
Più » che con gli occhi con le fue maniere:
Oh, con Madama avrete il gran piacere !
'io, E come vi feiamate ?
Il mio nome è Lifetta ,
Po-
14*
Povara fol perche non ebbi mai
Amico un buon Drufcè qual liete voiV
£/0.--Pazienza!oh intelo, fon gli utili fuoi [»)
Prendè vù Lifetta* f
:
J .
Sì poco dè mon Chiofe
Piccola bagattella
lif w Monsù, vedrete , fe Madama è bella ,
E vi ringrazio poi
,
Sò quel che hò a far per voi ,
Signor Drufce tnio bello. '• ;
Cfo.--Così la rende grata a quello; e a quello
Lif Or or fon qui voglio avvila! Madama;Del voltro desiderio .
1- 1 :*0 •.
Ciò. Dille, che ai vivo ardore ( *
£Xa monVamante.ChroVe ’
.H5attende de
5fuoi fgiiafdi il refrigeri©
LiffX^ Ipitghtiò E affanno W. n, -‘
Ciò. Ui fpiega le cofe come Hanno.'
Baila , vù faprè dire.. 11
Lif La ìciate lare amevivò fervire.
Io dirò, che il voitro cuore,
.
’ Fatto a guiia di candele \• • ì
Arde inlìemJ
d’ amore, e zelo
Pel luo pregio , e fua beltà \-
1 - - Oi Dii»
{f)Da denaro a Lifetta . [r]Prende .
* "DigiTTzed by’Googl
i
Che il combatte tra i martiri r.
Il gran vento de* fofpiri ,
Che agitato in tanto ' ardore ,
Diltruggendofi fen va . (a) wCiò. Oh ti vò dar Pettegola fgualdrina ,
Il Candelo , che cerchi , e il Moccolone!Oh pazienza , oh battone !
Ecco Albina alla fe : qua in politura
Tolto mi' pongo: e feco v* è Monsù . ;
Pazienza! oh Ciel! eh* io non ne póllo più,-Ali. Li letta da federe [£]Lifi Obbedifco , Signora .
Ci°. Madame, votre fervitor , Madame» [r]
Qui mi porta le fameDi votre nome, e di bellezze il grido;E nuovo adorator fge vanghe appofteiVi, fge vanghe a rimirar le bèlle
,
La cui voce pafsò, Madame Albine,Pafsò fino alle Gallie tranfalpine. [<f]
A voi piace il bel dire ,f,? '
Ed io bella non fono;,• 1
Ma qual voi mi vedete
Ser-
.* *
\ . * • * • t•
t
[^partir . [b) entra dandoli braccio Francone ,
(c) porta da federe (d) fa cerimonie , $ fi pone
a federe . • *•
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144Serva a Monsù FranconeE Moglie aMefler , CioneVoftra farò: Monsù Drufce , federe.
Ciò. Helas Madame, che Monsù FranconeGode une gran' fortune
Nel votre amor, e fe ne può tenere ;
AH. Anzi a me la gran forte ei fa godere.Fra. Dite Madama pur quanto vi piace •
Ch* io tutto foffro in pace :
Soffro in pace il rofTore,
Che a me fate provar con sì bell* atto
Di nuova gentilezza
.
E fe al voftro bel core
Piaceffe ancor del mio fervir più fido
Prenderli feerzo, e giuoco
,
Darebbe!! maggior 1* efea al mio fuoco.Se a voi Donna gentil
Amante sì , ma. umilOffro in tributo il Cor • [*)
Non lo fdegnate.
Che ancor fi coglie il fiore
In baila valle nato ,
E
[a] Ciotte faccia intanto atti di Maraviglia ,
vari finorfie ad Albina facendo conofcerc cat-
tivo animo •
145E a nobil fen donatoRende a fe ftefla onor ,
E accrefce altrui maggior' Pregio , e beltade .
C7a—
O
h fentite parole inzuccherate ?
Alb. Orsù Monsù Francone
,
Giacile Monsù Drufce,
Con tanta cortesìa ci favorifce
Uditemi (a) Intendere ?
Fra. Vado.... (£)Alb. E noi Monsù potremo
Difcorrere di ciò , che più ne aggrada.Ciò, Tutte , tutte con voi
Con tutti e cinque i fentimenti ancora [V]
Lingue fatte in amor refte o Segnora .
Alb. E ben Monsù, che belle nuove date
Della Corte di Francia ? [i]
Ciò. Eh non parliam dù corte ,
Madame, otre, e più belle
Le fciofe fon, di che parlar dobbiamo. [e]
-Alb, E quali ?
K Ciò.
[a] finge parlare nell* orecchi [b) partono Fran-
cone e Lifitta [c) s* accofia alla fidia di Al-
bina . (ci) / allontana colla fialia .
(e) s’ accofia.
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Ciò. Ohimè ? 0]Atb. Che v* è di mal ?
Ciò. Sge v* amev
.
Atb. Voi mi fate arroflire [£]
Ciò. Vu me fate morire
Aib. Ah ?
Ciò. oh ! [r]
Alb. -- Mi fcappa il rifo —Ciò-- Io d’ ira avvampo —Alb Voi fiete arme d* amor....Ciò. Vus etfe il Campo .
Alb.— E Lifetta non vien, ne vien Francone. —Ciò. Venianme dunque alla Conclufione,
Sge venni ifsì per vu doner monChiorSgià sò, che 1* ardir mie troppe s* avanzaMa vi piafcia, o mie belle.... [</>
Atb. Monsù che fate ? oh Dio! [>]
Cì°. Alle afcefe del Chior vive fafcelle
Merceda uffare , ed al tormente mie...Alb. Fermo, Signore che può venir Lifetta ,
Francone può tornar....Ciò . Oh mie dilette»
E
[a] Sofpiro , e s* accofht . [b] s* accojla (c] Jo-
jiVirano gaardandojì
, [d] Le prende là mano[e] vuol ritirarla
,
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E fra tutte le belle , anima mia [*]Alb. [£) Monsù, che fate ?
Ciò. E amure...Alb. E frenesìa .
Se a Donna in pettoCon vivo affetto
Regnar volete ,
Voi non doveteSpiegarle arditoTutto il pruritoChe in fen vi fià
.
Perch* ella intendaBalta un fofpiro
,
Che il cuor le accenda;
Ma il fuo deliro
La legge aborre
,
Che le vuol torre
La libertà .
C/a.--Oh fentite, che fcuola ella mi fa ?
Ma avanti alle moine —Trebien , Madame , ed Je però rifpondoCon quel parer, che ofgi più pia fCe al
A me difeeva uri giorno[ mondo .
Una feerta Madama ,
K 2 Che
(a) Le firìnge la mano. [ b]vitirala mano.
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148
Che affai piafce alle Donne effere tentate,
Ma non voglion piimiere effe tentare,
E cofcedono allor fciò , che sì bramaQuando par, che lo voglino necare.
[a
]
Aìb. Monsù. balla la mano,O chiamo mio Marito
Ciò. Mondjù parlate piano;Bench’ egli, il fio, non è che un* etur dito
Alb. Anzi un balordo,un indifcreto, un vuomoMa è mio Marito al fine, e tanto balta.
Ciò. — Egli è poi di buona pa/ta ,
E or or fifa delle mie lodi un Tomo.—[£jMa veniamo alle corte.
Alb. Ohi ohi che fate ?
Fra. Ola , che fu Madama ? (f)
Alb. Francon voi mi lafciate w>Quali in preda dirò di Lupo ingordo.
VL Un Lupo , sì Signora
,
Che tentò di gherimir la ferva ancora*Fra. Come Drufcè? voi tanto ardir? qui taccio.
Ma fuor di qui difeorrerem col brando.C/0.--State a vedere, che vuol mandarne il
Alb. Temerario infoiente.
[Bando—Lif.
(a) vuol prenderle la mano nuovamente •
ih) s ’ accofia inpropriamente calpejlandole .
[c]tfee con Lifetta . (d) s* alzano . I
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149
Lifi Sfacciato irreverente .
a 3. Fuora di qua . (a)
Alb. Si fuora .
fra. Oche partite ,0 vi provedo or ora [£]
Ciò. Bel bello , che fe ufata
Ho qualche libertà con la Signora
Son di farlo Padrone
,
Che mi finii Druicè, ma fon fer Cione [c]
Alb, Voi mio Manto ! ohibò !
Lif. Il Padrone ? Signor nò.
Fra. Ei non avria così poco cervello ;
Ei, che è del vero onoreEfemplare , e ModelloD* efporfi a tal periglio
Con sì fciocco configlio
.
Ciò
.
Ne mi riconofcete ?
Alb . Fuora
.
a 3. Fuora di qua. [d]
Fra, Clone non fiete.
Nel cuor d* un Uomo,Sì Galantuomo,Penfier non abita
K 3 D*
(a) lo Spingono per mandarlo vìa , <b) vnoi met-
ter mano , [c] fi da a conofiere . (d) tutti lo
fpingono per mandarlo via ,
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15 ©
D* inciviltà
.
Alb. Un, che ha nel cuore
Sputi d’ onoreFugge gli ilimoli (a)
Di libertà.
Lif Saggio Padrone,
Come è Ter Cione
,
D J un Uom ridicolo
Prove non da
.
Ciò. Ma quella mia
Fu gelosìa ,
Fu un certo fcrupolo
D’ infedeltà .
Fra. Dov* è V affetto f
Alb . a 3 . Che a voi nel petto
Dovrebbe accendereSincero amor ? •
Ciò. Ma quella miaFu gelosìa
,
Fu un certo fcrupolo
Di vero onor
.
Alb. Sei troppo barbaroContro di me .
Ciò. Sei troppo rigida
[a] 77// cscndoolo .
Con
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Con Ja mia fc .
Fra. Oh infopportabile
a 3. Finta virtù ?
Lif' Non Tei fcufabile»
Fuora di qua.Ciò. Sarò più itabile ?
Noi farò più ;
Di me il più affabile [*]Non fi darà .
k + ;
IL FINE
15*
(a) tutti lo cacciano ed egli refia confufi vedergli
partire +
LA
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LÀ. ZOCCOLETTAFARZA S F. T T I-M-A
, . .Qfxawt-l,
\titGY'lùClltOYl 9
Arnolfo
Lucetta
Tognona
Serpindo
PARTE PRIMA
Arnolfo , Lucetta , indi Tognona , ed in fine
Serpindo .
yfr7/.rT“TOrno a dirti di no Figliuola mia ;
1 La ilrada che fi tien per viver beno
Quella non è, quel far la Civettona
H il giorno di lavoro, e il dì Feftivo,
£
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E ad ogn’ ora in Paletto
Farli veder coi Falimbelli attorno
A far 1* Innamorata ,
La morta fpafimata >
Quel confnmaT quant*è mai lungo il giorno
Tutto in ciarle, e ritrovi . E queltain fine.
Cara Lucetta , oh Dio !
Libera vita, che da te fi tiene ,
Figlia , ftrade non fon* per viver bene •
Sai tu, che fi dice
Di quelle Frafchette
Ragazze capette
Che fanno così ?
Mirate la TaleZucchin* fenza Tale !
Non ha Direttore
,
Il Padre è un babbeo,O Padre baggeo
1
Si giuoca T onoreVivendo infelice
Qual ville fin qui.
lue. Padre , voi liete troppo rigorofo
Che altro, qual voi non è.,..
Am. Ciò non importa :
Quando del mondo al benedetto onore
Metter* io ti vorrò, fenza i raggiri
[Stu-
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(Studio d’ anime balfe) e fenza quelle
Del vivere alla moda opere infami
,
• Marito ti darò ; nè vo* fi dica »
Che da te lo trovarti ; Io io Lucetta
\ Vò fceglierti lo Spofo ;
Nè quello è un eiTer teco rigorofo .
Lue- Ah * fe vivere a’ noilri dì Pafquella
A me Madre, e a voi Moglie!..
Arri. Ella , che contrappelo alle mie voglie
Mai Tempre andava , a modo tuo direbbe
Forfè t* avrìa ridotta ,
Colla fua fciocca libertà natia ,
So ben* quel che mi dico,
Un catarro gentil pien di Sciantelli
,
Qual fi ridutfe anch* efla a tempi andati
La Signora Pafquella
,
Un ritratto di quello del gonnella.
• Lue* Come ? Mia Madre no ...
.
Am% Figlia Sta cheta :
Lue, Ella era favorita..#
Arn. Ed io lo fo
-- Da qualche vifituccia anche fegreta [*] —Lue. Sentite quel che ei dice* Ebbenperque-Arn. Figlia non mi tentar-.Sfilerò il refto [ fio?
lue
«
(a) con voce b.ijfa nell* orecchio .
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Lue. Dite perche mi feotta....•Ath. l'ira a te . • •
Lue. Signor no...Arn. Corpo del Mondo !
Quei Ilici , quegli impiallri , e quegLue. Ohimè!... [unguentiAm. Dirò ciò , che dicean le Genti
.
Lue• Son lingue di Pettegole mal nate
,
Ciarle fono di genti sfaccendate .
Cerca ognun di mormorare,Se a vezzofa Donna intorno
A paflar, s* aggira il giorno,
Qualche vago adorator
.
Per un lifcio, o una Pezzetta ,
Per un neo pollo al iuo loco,
Siam le trilte, e fcandalofe
Eppur quelle fon le cofe ,
Che fan* l* Uomo innamorare,
E gioifce,e fi diletta ,
Che tal efea un maggior fuocoGli alimenti in mezzo al cor •
Ara. Benché non viva ancora
,
La Madre alla Figliuola fcaprelirata
Lafciata ha l4 appendice
Della regola, oh Dio! eh’ ella tenea,
A quel eh* adeflò fento
,
Cred*
I
I
A
\
/
V
I
156CrecT io per Codicillo , o Teftamento.
Tog Via via! che domin v'èPfempre fi grida?[*]
Che vergogna I le rifle
Tra *1 Padre , e la Figliola non fi fanno (£)Lue
•
Tognona , egli mi dille..
.
Am. Madonna no . . . Ti dilli il tuo Malanno
.
Tog. Ebbenf’Pace Figlioli benedetti.
Che il vicinato fente,
E poi farete chiachierar la gente.
Io meP immagino.Di quelto itrepito ,
Di tanto fcandalo;
Amor beniflimo
Cagion far\ .
Nò, nò , chetatevi :
Chi d* anni è carico
Dovrebbe apprendere ,
Che in una GiovineFallo feufabile
L* amor fi fa .
Arn
.
— Ci mancava Coftei
Per dolce intingolin di quell* addobbo. —Tog. Ma in fin, che cofa avete ?
Si può faper ?
Arn ,
(a) efee Tcg-iona . (b) «Iteratilo ,
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*57Arn, — La rabbia mi divora ••
Tog. Si può faper ?
Arti* — Quafi darei di fuora — [a]
Lue, Scufatelo , egli è Vecchio , e tanto baila#
Tog, Soffritelo , egli è un Uom di buona pafta’
Or non fi perda tempo : Io fon venutaA portarvi un regalo ; Voi che mi date ?
Lue. Ma che ?
T$g. Voi lo vedrete :
Quello Foglio a voi manda [b)
Serpindo quel garbato Zerbinotto,
[ Quanto di voi il poverello è cotto ! ]In quello affetto , e fede
Vi giura, e infiem vi chiede....
Lue. E voi 1* impegnoCosì dunque abbracciate
Senza fentir Lucetta ?
Tog. Oh Signorina
Non crediate mangiar 1* erba co* Ciechi,Che la bugia vi corre fu pel* nafo
;
Scontenta nò non mi mandate in pace ,
So che a voi pur quello Serpindo piace]
Lue, Il mio interno . .
.
Tog,
[a] parte rabbiofb , (b) cava di fino una Let-tera , e gliela mofira .
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'15 #|
Teg. Che occorre
Finger meco così ? Lucetta » udite:
Vuole ogni vite il palo ,
E quello Giovinotto fa per voi ;
Nè avrei ( mi guardi il Cielo] preio 1
In altro cafo mai , ( impegno
Che in quel d* una morale
Sempre d* ufcirne a ben’ col Matrimonio :
Crediate a Tognona :
Fidatevi di me : fon conofciuta ;
Son Donna fcrupolofa , e di prudenza [*)
Prendete il Foglio sù vi dò licenza.
Le Fanciulle tutte quante [£] .
Se fi debbon dichiarare
Dell* amor nel dolce affane
Treman tutte, e fi fan rofle ,
Pria, che dicano di sì
.
Ma chi poi potelfe il cuore
Veder loro in mezzo al petto
Pronto all* opera , e brillante,
Troveria, eh* ella in effetto
Quella toflTe è tutt* ardore
Fatto al ufo d* oggi dì
Ser.
(a) le da la Lettera . (b] Lucetta legge la lette/
To gnona la mira ,
- ... Digitized Coogle,1
f .'SO
Ser.—La Pinzochera affé già m* ha ferviro:[4]
Il mio Foglio conofco
In man dell1Idol mio
;qui venni inranto
Di Tognona a configlio ,
Che la porca lafciar dille focchiufa
,
Com* Io la ritrovai , forza mi diede
,
E in me 1* ardire accefe ,
Amor fatto pietofo alle mie pene
Per venire a trovar 1* amato bene —Lue. Oh Dio! Tognona, oh Dio ! [6]
Un Giovane, e qui in Cafa...
Tog. Oh Poverina !
State a veder , che voi noi conofcete !
Lue. Si... ma fe Arnolfo...Tog. Arnolfo ha un bel gracchiare ;
Ei gli ftimoli ornai del fral non fente,
Perciò non ha pietà, non è difereto
Punto punto per voi ...Deh non temete., [c]
Serpindo ... [ è pur modello )... fccco Lucetta
V* ama , v* adora...
Lue. Oh Dei !...Src. Anima mia
' Se
[a] arriva Serpindo oj/etverdo da Jane e vede il
fuo foglio in mano a Lucetta . (b) Io vede.
fc) lo chiama ed ei viene .
* 1 6o
Se in piacere non v* è, che qui mi fermi
Partirò . .
.
Lue. La vergogna, ed il timore...
Tog. Non farà nulla, nò, fatevi cuore.
Lue. Ma da me che chiedete ?
•frr.Quel eh’ io chiedo, mio ben, voi lo fapete.
In mezzo all* onde irate,
Fra i nembi , e le procelle,
A’ venti, ed alle Stelle
Il timido Nocchier
Chiede la calma .
Amor, Fede, Pietade
Fra le fue pene, oh Dio!Da voi bell* Idol mio ,
Con tenero penlier
Ricerca 1* alma
.
Tot• Povero Figliuolino benedetto ?
Farebbe intenerire 1 fallì ancora [a]
Sentite , che umiltà* non v* innamora?
Lue. Ohimè!
partite ohimè !
E la pietà , Serpindo ,
E 1* amor, vi prometto...
Tog. Alfin di che temete ?
Ci fon io , fon Matrona veneranda ,
Benché
(a] a Lucette •
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ityBenché ancora Zittella,
D* Arnolfo Conigliera , e Direttrice
Di voftra Madre antica,
E fcorta or della Figlia...
Lue. Oh Ciel ! dirà....
Tog, Dica ciò che Egli vuol , fi quieteràAm. Ma così facilmente non farà [a]
Ah sfacciata ribalda , Civettuzza !
E voi peggior di lei mezzana indegnaDi traffico sì infame ! Il mio furoreIo non fo chi ritien :
Tot. Voi non fapete ....Arn. E che bifogno ho di faperePIl tutto
Già mi fuppongo .
Tff. Il Ciel vi tocchi il Cuore ,
Voi mi fcandalizzate :
Arn. E bella affé?
Trovar le cofe a filo
Per dar 1* ultimo affalto
Al Povero onor mio ,
E de* miei feorni voi Generaleffa
Avvivar gli appetiti affalitori
Coll* opra , e col configlio,
E* cofa eh* io la faccia col piviale ,
L E
(a) Efie infurino con un Legno,gridando .
\
ì6zx
E ne dica chi vuol poco mi cale* . I
Andate a credere . .
A certe Femmine •
Che fan le piotine
Le non toccatemi»
E le Malediche
Il capo copronoCol taffettà.
Son tante Diavole >
Che ve la ficcano
E il vituperio
Per tutto lafciano
Dove fi portano
Veftite in abito
Di Carità .
huCt Padre 1* error. ..
jìrn . Siete una Frafchettaccia •
Siete-Zitto ! Ebbi a dire una cofaccia—
T0g~- Eh, che gli paflerà ;parlate pure
Fatevi cuor Serpindo, e la Figliuola (*)
Dimandateli al fin sò quelche dico,
E sò quelche farò . . .•
Ser. Ma in tanto fdegno [ gno
T»g. Sarà vofira» Serpindo» Io me n’impe-Ann
[a] a Scrpind*
Arti. Ma 'infomma in cariti, (5 pubfapere»Quel bel Signor garbato ,
A qual fin qui vernile, e a qual vi fiate ?Ser, Signor 1* ardir fu il mio ....Arn, Fu grande quett
4ardir, lo dico anch* io
•Sw*- Ma in fin fu giulto, ed onorato infieme:Arp. Sentiamolo •
**£• Sentitelo;
Vedrete, che Ella fu un ifpirazione^elle piò fante , e buone
,
Che in feno a un Giovanetto il Ciel rifve-E ne godrete. ‘ [gli,
^(r*. Ancora ?
L* opera è meritoria : alò SerpindoGli fiimoli gli impulfiPer la Beltà della gentil Lucetta
Am [*] Tu che fai qui, ritirati > m 4intendi
In camera , che poiI conti meglio fi faran fra noi.
Lue. E mi debbo partir ?Am. Credarei di fi
Forfè dite di nò ?Lue» Ah si Padre crudele , io partirò
.
Con doppio martire,L 2 Ri-
fa] m Lucettt
—Btgttized by Google
IÓ4.
Rifpetto,. ed amore ... *• :• - _
D* un povero cuore
, .. Combatton la fè .
Queft* ultimo addio . ..
Ricevi , ben mio:
. .Reftare , e partire
Non pollo con Te •
Ser.Oh Dio ! Parte il mio ben - vi piacealme-Arnolfo or che lontana
( no.;
E" la cagion del vofèro ingiufto fdegno....
che ne faccio in man di quello legno >
Tog. Vergognatevi , o mai
Vergognatevi, Arnolfo; è d*. imprudenzaInfano effetto ; è un condannar fe Hello
Giudicar d’ altri in quella foggia : Oh Dio .
.Lafciate, che ei vi parli,, e -ciò che dice
Pria vi piaccia udire ; (i , .
Voi potrete gridare »
Quindi a vollro talento ...
Arti. Sentiamolo, parlare, io fon . contento . ^
Ser. Signor Voi ben fapete . . .
De* miei natali io non ,vi parlo già.
Tog. Si bene , li ben do fa v.
Chi fu Pancrazio il quondam MercantoneArn..~Oh Ribalda mezzana o gran Guidone !
&r. Dilli che ben fapete
,
Che .
Che in petto Giovanile '
Suol nafcer pretto, e farli grande amore;Ma fe egli a onefto fine inclina ,c tendeVizio non è nè V onettade offende
.
Ton. Ecco 1 efempio r Caja ama SempronioDrizzando i fuoi difegni al Matrimonio:
Set-. Or fe a voi piace , io di Lucetta bramo
,
^Signor bramo.... '
;' >
Ton. Ma fa compafTioneLa modettia del Giovin timorofo :
*
Sì fi brama etfere. fpofo.... (a]Non è così ? .... di vottra Figlia ... è vero?Finiamola una volta; Ella hal'etade
,E voi... non è così ? voi gliela datè.(^)Àrn. A quell' ufanza il Matrimonio è fatto,E voi lo concludefte : Oh come il contoTirafte fenza 1* Otte I
Afa in parola d onor io v* afiìcuroAnzi prometto , e giuro
,
Che Lucetta per Moglie a voi non tocca
.
Tog
•
Come ?
dm. Nò .
‘ -
Tog. Sì—
.
dm. Nettatevi la bocca .
Pria ha da ttarfene,
. ;L 3 E
fa) Ora ad Arnoldo edera Serpindo (b] al Vecchi
»
Digitized by Google
I
166E; morir tifica . . j
<
Rinchiufa in CameraSempre così
.
Tog. Deh via placatevi
Sol per pietà .
Ser. E troppo in collera»
Non ha pietà . .
Am N5» no certiffimo
Non 1* averà.
Tog Sperate; all* ultimo
Ve la darà
Ser. Parto più mifero
Senza fperar .
Tog. Zitto il buon Giovine»
Ve la vuol dar •
Arn. Nò , nò certiflimo
Non 1* averà .
Tog. Sì, sì certiflimo
Ve la darà.
Ma la Sinderefi
Ser. Con grave fcrupolo
Tog.* 2
Potria rimordervi
La notte e *1 dì .
Arn. Sì sì certiflim* ••••
Ser. Qual è il demerito?Tog
.
Deh vergognatevi?Am. La vo* così • PAR*
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i$7PARTE SECONDA
Amolfi t e Tognona , indi Lucetta , ed in fineSerpindo .
Aro. A Al prendere in mal punto...Tog. IVI Bifogna aver giudizio ,
Bifogna faper vincere fe ileflo.
Signor Arnolfo mio ; quella virtudcE d* ogni altra virtù più rara , e bella
,
E chi fopra il fuo frale
Regnar non sà, nè dominar gli affetti
Del nome d* Uora* degno non è • .
Aro. Lucetta
Me la fece venire >
E voi mer accrelcefle ,
Che alla prefenza fua mi dalle il tortoEd in favor di lei.
Tante cofe a mio dannoV' udii proporre... •
Tog . Oh Dio ? liete in inganno.Vollra ferva è Tognona;
Aro. Anzi la mia Padrona ...
Tog. In voltro disfavor dir non potreiUna lillaba fola.
Nè il cor me lo confente ;
L 4 Vi
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I
Iti
Vi voglio troppo ben , voi noi credete..
Ma è verquant’io vi dico: Amorfo oh!
Vorrei vedefle il core • ( DioDi quefta voflra ferva or come Aia ..
Arn. Anzi di quefla Padroncina mia
.
Or quelche è flato, e flato,
JNon fene parli più, più non fi tratti
TDell’ affar di Serpindo, e 1* alma torni
La fmarrita a goder pace primiera.
Tog. Non fene parli più — Serpindo fpera ~Ma intanto, oh Dìo! chi-fa-ehe del mio fallo
Voi non ferbate in fen memoria ancora
Forfè per vendicarvi ?
Arri. Ohibò , calTata
E dalla mente ornai quefta partita.
Tog. Ah forfè io non flò piu nel voftro cuore
,
Come un tempo vi fui ? me fventùrata !
.
Infelice Tognona ! [*]
Ara. Deh, non piangete, cara Bambolona •
Se più dagli occhi fcorrere
Vedrò di pianto i rivoli
Ah di dolor certiflimo
Perche ne fui V origine
Cara mi morirò*Deh _
(a] f:cng'
Ktfp
Deh sù , tornate a chiudervi
Nel voftro primo carcere
Belle vezzofe lacrime ,
E di quel volto amabile
Nel Ciel torni a rinafcere
Il fol , che tramontò.
Tog. Voi mi date la berta , io men* avveggo
Merito quello, e più ; chiedo perdono
Se troppo ardita fui : 1* ultima fia
Quella di mie fatiche opra per voi
Spefa, e per vollro ben ; io che Affata.-
Ancor non fono di morir Zittella»
E la Tonaca mia cambiar con velie.
Che ad altro llato mi richiami un giorno.
Il tempo affretterò.. . potrei chi fa . . .
pollo fperar.... ma vo’ penfarvi ancorai •
Ah fi , che ho rifoluto — io V ho trovato—
Così ,Signor , non vi llarò più a lato .
Arn.— Con mentita bontà, con fopraffina
Politica colici
Accumulato avrà molto denaro ,
E fempre fu di naturale avaro —Tog. ~ Il buon Vecchio è confufo e a* det-
Forfe penfando (là — ( ti miei
Arti*-- Confeffo il vero.
Che una Donna è Tognona ,
Per
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t?o
Per cui ho Tempre confervato affetto —Tog.~
-
Ei mormora, e mi guarda; e qui VAr*?-~ In altro tempo ancora (afpetto**
Pa fiata è fra di noi
Qualche onetta amorofa confidenza.
Che fo ? —Tog.~ Fingo partir — Con Tua licenza»
Ara. Dove dove Tognona ?
'log. A dar patto al Cervello*Am. E fiete rifoluta
Dunque di maritarvi?
Tog. Io così credo :
Io quarant* anni ancor non fon finiti ;
Pollo,pofio fpexar cento partiti :
Arri. Ma pur così in due piedi...
Tog» E perche nò !
Cento verranno , ed un ne fceglierò .
Ganimedi , e Falimbelli
Non fon punto al cafo mio ,
Che all* incerto fvolazzìo
Di volubili cervelli
Starei Tempre a tù per tu .
Voglio un Uom d’età nell’ anta
Tra cinquanta, e que'feflanta,
Perche Tempre quetti tali
Han’ di buoni capitali »
Che
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17 *
• Che non ha la Gioventù
.
Arw.~~ Mi ha dipinto a capello;-Di me la volle dire eppure» eppure ..vSe mi volerte io me la prenderei ...
Un vero efempio ella è d* Economia
,
E per configlio poi vale un perù—Tog. Torna a penfarvior io lo tiro fu —Ma voi volete Tempre vedovare ?
Am. Non T ho giurato ancora, -
E fe Donna trovarti
(Qual voi liete, ebbi a dire]
E fe trovarti i o volli dir. DonzellaNon tanto bella ; bella
Non tanto giovinetta ,
Ma faggia , ma prudente....
Chi fa , chi fa .... ? ma ditemi To*Avete impegni ancora? [gnona,
Tog, — Qui ti volea — nififuno
.
Am. — Non và mal la faccenda —Tog. E voi Signor
Avete alcun partito per le mani?Am. Io gli ho proflìmi aliai più, che lontani[«]Tog . Buon prò vi faccia: or non mi maraviglioChe di me non facciate
Quel conto, che facelte allorché fgombro
(a) con fmorfe .
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172.
Dagl* impubi d* amore era il penderò,
Così non folTe il vero !
Io vò tornare a dirlo : Ingrato ! oh Dio!Allora ero la buona ,
Allora fui, crudel, la tua Tognona.(a)Arn. Oh ! di grazia col pianto
Non ci facciam da capo : io finalmenteSchietto vi parlerò : voi nel mio cuoreFofte Tempre V illefla, e non è d* ora,Che noi ci conofciamo ; udite
Tcg. Afcolto .
Arn. Mi trovo qualche cofa in quello mondo, -
.E quella mia LucettaL’ ambulo dar vorriaA quel poco, che v* è ; 1* intendo anch* ioChe s’ ha da maritare,Ma lo fpofo trovar vo* con vantaggio ;
E bisognando ancora(Noi non Tappiamo il vivere, e ’1 morire]Vo’ più tofto Sperar nell* altrui roba,Che altri Spenda del mio : voi mi capite,
Or per tenerla a freno,• Se mal non pare a voi, eh* io la diScorra,
Con qualche buona Donna di giudizio ,
Che
[a] piange .
1
i
i
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1 7 jChe abbia cura del mio,mivò accafareE quando voi volelle ... io sì. ..conlei ..
.
Oh me beata cinque volte , e fei !
Eccomi tutta voftra: ahi quanto, ahi quantoQuello ben fofpirai giorno felice !
Lafcio 1’ antica mia velie neglettaTognona or non fon più, ma fon Tognetta.
v# f Viva viava il nollro amore
Che sì dolce trionfò ,
Con la mano eccovi il core,E qual fui fedel farò .
Arti. Or vi chiamo Lucetta,E a voi Madre novella io la confegno.:Stradatela, tenetela in timore ,
.E bifognando ancor ...m* avete intefo
Lucetta ? [a)
Lue. [f] Ecco... — Che miro — (0Aru. Quella è tua Madre i (</]
lue. Ov è ?
Arn. Quella fei cieca ,
Ella è mia fpofa, e in confeguenza a voiDiventata è Matrigna :
Lue. — Oh Dio, che fentol —"i Arn.
(a] chiama , (b) efie .. (c) yede Tignati .
.
(d) accenna Tognona .
^ . Qiflitized by Google•
Am. Bella fpofina mia, quelle le chiavi
Son della Guardaroba > e di Cantina ;
Tutto confegno a voi , lafciar vi debboPer qualche poco ancor : pretto ritorno
Farò non dubitate , Idolo mio : (*]Tog. Addio mio ben, caro mio ben, addio.
Lucetta , e che fi fa che mufo, è quello*Son voftra Madre , ed or faper lo voglio :
Penfate a voi , Tognona :
E in quefta guifa
Rifpondete fuperba ? e non fapete
Che pollò ancora...
lue. E che?Hon credo prenderefte un tanto ardire
Madonna mia con me ! Se il Ciel v* ha datoLa forte di trovar follo il terrenoFra le' follìe d* Arnolfo in me dovreteRifpettar chi fon io chi voi non fiele.
D* ingiufta MatrignaProvare il rigore :
Di Madre BenignaPenfare all* amore, (]E pena sì fiera ,
Che
[i] parte Arnolfo . (b) mentre Incettafi lamen-ta , Tognona ride .
• ' •
u
.Digitinoli tiy Cp.Qgl
»75Che il cuor d* una Figlia
Sofrirla non fa
affligge il penfiero
D* un Padre, che cieco
Il bianco per neroDifenderà meco;
* • Che legge fevera !
,Chi 1* alma configlia?
Chi ajuto mi dà.
Tog Or ben , Figliatura mia , voi m* averete,
PiO che Madre,per voi tenera amante»
Difcreta affettuofa , e non piangete :
Vi voglio consolare ; or che d* Arnolfo
Moglie fon divenuta, ho fopra ancora
La diluì volontà quella acquetata
Ragion , che a me fi debbe ; a quello fine
Tendeano i miei difegni ; E m* ha fpofata.
Or debbo a voi penfare : io vi prometto»
Che voi pur di Serpindo...
Lue. E come ? Oh Dio :
Come fperarlo ;
Tog. Egli tornar fra poco dovrà ;
Così promife ... Anzi è vicino: (*]
Guardate là , che viene .
Vedro-
[a] •
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Vedrete or chi fon io. . T"1
1
Lue. Che fcarfa fpeme a tant’ incendio mio !
Tog. oh Serpindo I [*]$cr- Oh Togno ... Come ! Che nuove
Stravaganze fon quelle ?
EUa è mia Madre, ella d* Arnolfo è Mo-Tant’ è Signor mio hello , • ( glie
Oggi fiamo di Nozze ....
Ser . Come fu ? Coni e Ha p ...
Tog. Pazienza Figliol mio, che fi faprà
.
Ser. Or di Serpindo il fofpirar» che vale?
Che fperar pollo più? mifero avanzo
Fu d* ogni mia fpcranza il votfro affetto, (J]
Ed or tutto perdei
,
Nè altro polTon fperar, gli affanni miei.
Finche timido il NochieroColto in mezzo all* onde irate
Di toccar fpera la Terra, .
Ei non teme 1* afpra guerra
Che orgoghofo il Mar gli fa
Ma fe poi di nembo fiero
La fuperba crudeltade
Lungi, oh Dio? dal caro LidoL* urta in grembo al Mare infido.
Pace più nel fen non ha.
(\t) efie Sgrondo . (b) « Tognoan . /
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i
177
-JPtf. Eh veniamo alleftrette: ecco Lucetta:
Spofa ? voi la confegno :
S E ;1 Genitore ?
7:/. Noflf penfate più là : Son di Coftei
Matrigna, a Arnolfo moglie : Egli mi diede
Tutta la facoltà l'opra la Figlia;
10 me la prendo ;
Srr. Ed io da voi T accetto,
E in- quella delira a Lei giuro la fede.Le..- Che farò? -- Mi ritiene
Ceito interno timore -- Coniglio oh Dei.*
Tug. Oh Lei mi feufi , Lei
,
V-b- la vuol far troppa lunga.Qcà la mano, Serpindo,Quà la delira , Lucetta ,
Or mi fa teltimonio il Ciel, che invocoCon materno poter , giache concorre (a)
11 genio delle parti io vi congiungoIn callo fempiterno Matrimonio
A difpetto del Mondo, e del Demonio.Imparate Giovinone ;
Imparate Giovinotti ;
A che perder tante dotte, [/]
A che tanti, e tanti fiotti ;
M ; '
- Eh
( a) il* 'fi prendere per la mtn§^ e fia in mezzo .
<b) a tutta lfudienza ,
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t
*^8 '
-Eh fe moglie... e fe MaritoCare voi vi ita nel cuore...Care voi fi fa così •
Ma dii poi , che m* ascoltate
Da me fol » Madri , imparate »
Noiira eli’ è la fenfarìa
Di sì dolce mercanzìaNoltra cura è il pizzicore
Delle Figlie . è 1* appetito ;
Queito è 1* ulo d* oggi dì.
Lue. Grazie dobbiamo a voi [#]Di sì dolce piacer,
Ser. Di tanto bene.log- A noi dal Cielo ogni piacer fen viene.Artt
- — Cos* è Quella faccenda! - Olà TognonaChe impertinenza è quelta d< coitui? [f] -
E quale sfacciataggine in coltei ?
Nè fi lafciano ancor ; farò*.*
Tog • Spofino
Il contento comun , deh non turbate
Di que'te nozze?... .
Arn. E che?...Tog . In capo a nove meli avrà Serpindo
Un bel Figlio, (
non più ciarle.- ò carote,
)
Egli un bel Figlio, e voi un bel Nipote ,
• Arn.
(a) a Tognona tenendofi per mano (b) efee Arnolfo.
• \
ly-Goo
* 7*Am. E chi T ha detto?Tog» Lo sì :
Artt. Ma il fatto coinè Ita 3Tog. Tytro è conclufo :
Ed ?o tirai il coniugai ContrattoE J
corfa la parola, e dato il pegno . ...
Am. Io *1 nodo romperò con quello legno (#)T*g. Fermatevi, imprudente,E’ queiio ouel rifpettoChe alla Moglie fi dee 3 così alla primaVergognarmi di Voi dovrò ? peniateA queir autorità , che a me donalteDi dilpor della Figlia
Arn. Oh me Mefchino !
Arnolfo Sfortunato !
Avea da purgar qualche peccatoVecchio, che Moglie prende
Éi prima di rifolvcre
Meglio penfar dovrìa
A quella gran pazzìa »
Che rimbambito fà :
O £ cieco, q non 1- intende,
Crede abbracciar la Moglie,E incontra affanni, e doglie,
E così viene a perdere• ' E pace, e libertà .
faJ alzando il Bufane Serp*
Digitìzed by Google
1
8
o
Serp. Suocero amaro *-
• •
<’
Lue, Amato Genitor
a 2 . Colpa così leggiera ... .. ~
Arn. La rà, la rà, la rà lallera. fa]
Tog. Ovvia finianila, alò ; date a SerpincJ©
La dote condecente ;
O polt mortemi dilata exequtione ,
Salvo 1’ onelto mio mantenimento,
A Lucetta . e Serpindo ora jugali
Come fuol praticarci in cali tali,
Rj re una generai donazione.
Ar-> Io non sò, dove, mifero, mi fia ;
Indegna figlia ! Moglie feelierata i
Genero raffinato.
Tog M J
intendete ?
La dote alla Lucetta.
O 1* Giudice dirà , ciochè è ragione .
Arti, Mi llonpo le temenze :
Non vo’ dar nulla , e poiché a fpefe mieHo rimetto il Giudizio,
Rinunzio ancora al noftro Spofalizio.
Prendi pur 1* antica Tonaca, -
. Ch" Io per moglie non t* accettaTog. Non intendo quella frottola
,
Alle Leggi Io mi rimetto .
; Ser.
[a] Cantane?9 col Bajìonc in aria della Pajìorella m
1 8
1
Ser. Date pace al Cuor, mio Suocero,Non facciam tanto fracaifo :
Lue. . Padre, ornai non v* è rimedio,
.
Non turbare il noltro fpaifo.
Che dJ
avermi un dì per Genero ,
^uC* Che tai'
j Uom fia voltro Genero,Un sì favio onctto Genero,
x.3 Stimerete voltro onor.
Arn* lo non voglio quelito onor.Siete tutti tanti diavoli,
Deh levatevi d* attorno
Tog. Non occorre tante chiacchiere.
Io vq* itarvi notte , e giorno
.
Ser. Deh lafciamo , eh* Egli sfoghili •
Cangierà pretto pen fiero
Lue
*
Credo ben, che la finde furi
( Dolce fpofo almen lo fpero)
Tog* S’ ci riflette al fuo fpropofiio,
Ser. , eLue. x i. Riflettendo ai fuo l'propofìroa 3- Lo farà cangiar d J
umor.Am. Io mi iioppo. ancor gli fcrupoli.
Non mi cambierò. dJ
umor. (*)
(a) Evirano tutti guardandoli^
FINE
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iti
DEL SIGNORE 1
ANTONIO RINIERIAd Vidium Mticlav lltm In obitum
Pari t at ts ,
I
Nfolabiliter fné dolor avocat
Triitem a virèineis Aonidum choris»
Ne jucuflda meis auribus accidant
Ulla hoc tempore carmina;
Tecum fiere ; modo fed miferabili
,
Invitum me adigit dira necèflitas,
Vitx Petrus enim cum gemiti* gravi
Liquit dulcia lunìina
Quo fitto penitùs difcutitur mctus
Regnatori Afix, Tràca poteft manu$
Tota nunc populari ajquore libera
Commiiias Pelago rates
Cui fxvos etiam comprimere impetus
Maurorum dabitur ,quominus omnia
Prxdari iis liceat , & impio
Cunfta evertere prxlio*
Debaccantur, uri cxco ubi carcere
EmiJa indomitum follicitat mare
Ventorum rabies ;viribus efferis
Horumvi territus obftitit ;
Quo non quifquam alius falfa peritior
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Sulcabat vada fi vel dare claflibus
Auitros eflet opus, pellere vel gravi
Remorum agmine Cacrula;
Nec junótis modo concurrere Navibus ,
Et martem mediis cernere flu&ibus
Norat, fed celeri claiTe referre fe»
Et virare pericùla
Hac olim Pelagum fanguine PunicoInfeciire volunt arte Duellium,Ingentes qui animos contudit HofiiumSic vinci haud iblitos prius ,•
At quid nunc querimur? fuppliciter DeumPlacantes miiera hac clade
,piabimur.
Qui contratta obitu magnanimi viri
Nobis damrta refarciet ;i ~ * - 1 “ * -
Ergo, quod fupere/t , Vidi, age, totmemorIllius meritorum , fpolia hoiiibua
Detratta , & rudium rnfigna Barbarum
,
.Dum frarri tumulum itruis »
Suipendi jubeas poitibui, & Tholo ;
Nos dum Sol nitidus lumine veftiet,
Annorum feries innumerahilis
Laude illum merita feret ;
Sed quis non videat fic quoque mox fbre
,
Cum quacret fapiens egregiè illius
Flagranti & iludio tfàcta revolvere.
Qùae vel invidus adtimet ? Del
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184DEL MEDESIMO
SONETTO.
BEn vedi , Amor, che il p’ù rubi pendevo #
Che il frettò a.lbe r Thi h que.N Om\ \ \ ho v<o co
Che mi fa da me Hello andar difciolfo,
A Lei dolce, a m; loio acerbo, e ftsoj
E come ha 1* occhio.al fejn > in-evo , A rc^e ro,
l'ale ii mio fjutrdo è ne be’ lumi actclto,
E nel lercn dell* amorolb v -ito ,
Fuora di cui nuli* amo, e nulla (pero;
21 cuor con fofpir caldi , e voci fmorte
,
Al gran fuoco, ov* egli arde, ajuco chiama.Nè trovando chi *1 porga , ivi fi ftruggei
Strana voglia di lei, crude! mia forte!
Se vero è che non pofla amar, chi 1* ama,E le convenga ir diecro a chi Ja fugge •
LA
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N»
LA. NOJ A*.V
f •
^ÌEI bel foggiorno dell* antiche genti
.
i % D’ ogni virtude i primi Padri adorni
I" E no del piacer traean contentiDJP aurea Etade i fortunati giorni,
K» il furto del Celeile fuoco»*r- n:. vafo di Pandora aprìo,
E Gi '.ve ìparfe irato in ogni loco
La famiglia dei mal, che quindi ufcìoj
L 5
ardente Febre, e 1* etico Pallore,
la rea Difcordia, e il Tradimento vile,
la turpe Povertade, il vano Onore,E il pigio gielo dell* età Senile,
11 geloio luror de* ciechi Amanti,Le nere infedeltà, gl* atri folpetti
,
E quel morbo crude!, che volge in pianti
Dell’ amorofo gioco i bei Diletti,
Piovver confusi ad inondare il Mondo,Per far vendetta contro i rei Mortali
,
E il viver, eh* era pria tutto giocondo
Divenne un’ ondeggiar fra beni , e mali
.
Ma benché cinto da crudele alledia
D* atroci pene, deplorabil tanto
E* Uom non farebbe, fe funeifco T<?dio
Noq
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l86
Non gl* accrefcelfe il dolorofo pianto*
Tu Figlio del piacer, come del duolo,
Con lento morto ci trafiggi il cuore,
Per te fcn fugge ogni diletto a volo ,
Per Te fempre ogni mal fallì maggiore ;
Non vale opporti, nè virtù, nè pregiò,
D* auree ricchezze, ò di reai portanza ,
Che di cappanna umil, d* albergo regio
Le porte infrangi con ugual baldanza .
Vedi quel Grande , che da tedio oppretlo
Ad Anglico Deltrier già preme il dorfo
E quali tenti di fuggir le iterto
Uhriglie allenta ,e s’ abbandona al corfo,
Jn folitària valle il piede a terra
Pone » e s' alconde nell’ ofcure felve.
Movendo per follievo ingiulta guerra •
AH* innocenti, e timorose belve :
Non pago ahcor fen vola al mare infido.
E dalli in preda a impetuoio Vento,
Sperando ritrovare in altro lido
Qualchè conforto all* afpro tuo tormento.
Ma la Moja crudel gP è tempre a lato.
Al fiume in riva * e l'opra il Còlle amenoRaggiunge il Corridoi , che fembra alato »
E il Naviglio* che vola a Teti infeno.
Quel coltante Amator , che invan gemeoUn
I
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i
Un lurtro inticr, per ottenere il cuore
Delia Superba Clori t che poteoNegar pietade a tanto fuo doloté.
Al fin domato i| capricciofo orgoglioDilla Dònna crude! k che i| fe sì trillo
#
Rammenta lieto il primo fuo cordoglio.Che più dolce gli rende il caro acquieto;
E in grembo accolto di Colei .che l*àma.Di luà beltà ì\ avido Quadro ei pafee.Nè fodisfar può 1' amorofa brama ,
Clhe più fervida ognóra in fen rinafee:.
Ma poche fiate il Sol fpegnè nell* ondeZa chiara fiamma , che da lume al giornoE poche fiate entro i Tuoi rai nàfcondeL* ardenti Stelle, allorch’ ei fa ritorno.
Che poi veloce Tedio il bel contentòTiepido rende . e lo converte in pena ,
Come cangiar fi vede in un momentoSovra i teatri la volubil Scenai
Il gelo tuo fatai la face ammorza»Che appena accefa avea il Dio d’amore.Non parta il freddo bacio oltre la icorza»
Ne più sk ritrovar le vie del cuore ;
E T amorofo labro, che s’ aprio.Per celebrar di Glori il vago ciglio.
Per dolcemente dirle» Itolo mio ,
Or
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.Its
Or diflerra-^'n languido sbadiglio.
Tù voli, o Noja , ad infettare il T-ono,E ftendi fovra 1 Rè ia fredda nano.Amareggiando quei piacer , che fono
D' invidia oggetto per lo Volgo infano;
CI’ eterni o/Tequi , che ciaicun ior porgeIl rimirare ognor nel volto impreiTo
Il pallido timor, che in petto lorge
A quei, che Hanno all* alto soglio appretto
La dura legge d* efler fempre glande,Le numerofe adulatrici Genti
Che* nell* altere Corti il Fatto fpandeDi tedio ai Regi fono altre forgcnt i
Che giova aver vagito in regia cuna?
Patir la Noja, e paventar la MorteDue mali fon , che la reai fortuna
Uguaglian forfè alla privata lorte .
Della Sapienza entro ai lucenti TsmpjPenetri, a Maitro, e 1 fanguinott artigli
,
Che fanno in ogni loco orrendi fcempjOfan piagar fin di Minerva 1 figli.
Sudar non vale in fu ie Carte antiche,
E fra cento volumi aperti attorno
Vegliar le notti con ie Mule amiche ,
Finche dal Gange non rinafca il giornoImbecille Ragion it orta botta
Inutili
\
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Inutili a fugar dell* Alma il tedio
,
Ceder conviene alla gentil Follìa.
Che fola a tanto mal porge rimedio
.
FINE• i
DELLA
i$ella luce, e de* coloriPOEMA.'
DEI SIGNOREabbate targi senese
Accademico Fijìocrtttco,
MEntre a si ardita » e fatìcofa imprefa »
Cui gran temenza ho fé faran bacanti
Per adeguar mie forze il gran foggetto
,
L* animo ho volto» ed a (piegar m’accingoLa caufa, onde di Febo i rai lucenti,
E tutto ciò, che luminofo fplende
Ora rifletta* ora fi franga, ed ora
Piegandoti, un maggior fpazio comprenda.Mentre v* aggiungo, e le cagioni > e ’lmodo.Per cui le cofe di che il Mondo è adornoMoitrin mercè del fol fette dittimi
Colorì , ed altri poi confuti , e mitti
,
Tu Divina del Giel Sapienza eterna.
Norma ficura dell* umane cofe
Il folgorar del cui celefte raggio
Può rifehiarar le tenebrofe menti
,
Tu in me dilegua dell’ error V ofeura
Notte, e del ver mi guida all’ erte cime»Si
!
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19 »
Si che da falfa opinion lontanoSolo del vero ragionar contenda.
Te fola nel camin per fcorta io bramo#Tu fola a* defir miei pronta rifpondi
,
Che fe delira, e benigna a me non sdegni
Forza ifpirar colla bramata aita,
Via più facil farammi il giunger tolip
Del mio difegno al dcfiato fine.
Dunque pofcia che in te fola è ripoiia
Ogni mia fpeme, or le parole, e i fenfì
Avvalorando fà che dal gran pefo •
,
Del mio lungo lavor non refi i oppreflò.
Principalmente inveftigar convieni!
Che ila ciò, che da noi luce fi chiama.Indi efplorar attentamente, s* ella
Vanti ai corpo, ò d 1 accidente il nome.Limpido intanto, e fiammeggiante globo
D* ogni chiaro fplendor prima forgente
Elfer veggiamo il fol, che fin d’ allora.
Che dal nulla la man del Fabbro eterqo
Tratte con si mirando alto lavoro,
Vi imprefTe ancora un incelante moto -
Che ognor di quella nobile ioIlanza
Le parti ond* è formata, agita, e fcote,
Quindi mercè di quella innata forza,
Nemica di ripofo a mille, a mille
^ »,
Scendono da per tutto immenfi raggi
,
E lievemente poi la delicata
Pupilla urtan con sì gentile impulfo,
Che negli organi fuoi fpingon 1* afcofo
Sottiliflimo fpirto, il qual correndo
Agile, e prelto entro gP anguili tubi
Giunge del fenfo alla remota parte,
Ivi, come onda iuol ; ouando fi frange '
Della del dì la defitta luce
.
Vi fu nelle trafcorfe etadi antiche
Chi già fra gP accidenti la ripofe
Ed io contro a coitor prendo a far guerra
E in tal guifa ragiono : Or fe ella fofie
Non già reai, ma actidetal follanza,
perche quando del Sole il carro aurato
Ad altri porta P afpettato, e lieto
Splendor, fugando della notte il bruno >-
Seco lparifct il luminofo giorno,
E tutto involge in tenebrolo orrore ?
Quando dovria piutollo a noi reitarne
Più chiaro il dì,poiché ne* corpi tutti
Sempre rimangon gli accidenti impreflì,
E fovente più vivi, infino a tanto,
Che non fian tolti da contraria forma .
Di più perche fovra de* corpi cpachi
Ella s’ arrefta , e trapalar non ofa ,
Quan-
’’Digitized by Google
/
Quando devria compenetrarfi in efTì ?
Chi le diè duque d* accidente il nomeFu dal vero difcorfo aliai lontano
.
Bensì fra corpi annoverar fi dee
,
Poiché, fe un raggio ad ollervar s ’ imprendeUna eftefa foltanza in lui fi trova
E che a mifura fottopor fi puote,E che immobii non è che non ricufa
Anche adattarli a qual fi fia figura
.
Anzi s* ei cade in un oppofto oggetto,
Purché non fia tcrfo criltallo, od altro
Lucido corpo in sù ratto fen riede
,
Come materia » onde ne venne in pria ,
E fe da raro in denfo fen dilcende.
Per fua natura allor divifo appare.
Se per concavo poi vetro trapafla.
Si difperde, o fi fpande, e fe in convello
Talor s* incontra, tutto in fe raccolto
Tolto il vedrai coll* ardor fuo natio
Ridurre i corpi in polve : in fomma è moto »
E figura, e grandezza, e tutto ferba,
Che alla materia è d’ uopo , onde è pur forza
Che aneli3
ei folèanza material s* appelli.
Ma ben vegg3
io qual malagevol opra
Fia qui nel dichiarar , come 1 fuoi raggi
Il gran Re de* Pianeti a noi tramandi ,•
N Mea* •
Digitized by Google
194Mentre fovente di parole nuoveDeggio fervirmi a cui mi trovo affretto
Si dall1inopia delle tofche voci
Ben fcarfe affai , ficcome ancor da quelle
Cofe che di fpiegar rivolgo in mentePochi cantar; pur non dimen mi giova.
Per quanto lice , lo fchivar gli acuti
Dumi , di cui folti farian gli aufteri
Carmi, fe mai non mi fcoftafli alquantoDal foggetto primier , di cui ragiono ;
Tal che farò che con men afpri accenti
Del par men afpro ancora , e trillo TuonoDian della cetra mia tocche le corde.Or dunque non t’ annoi la lunga ttrada
,
La qual sò ben di quante afpre fatiche
Fa paventar,pria che alla meta arrivi :
Ma tu faldo però, mentre io procuroDi incoraggirti al gran carnin t* appretta •
Che come appunto in verde bofco.ombrofoScioglier il canto Tuoi mulìco augello,
Qu^lor fu i figli non pennuti ancoraCova la dolce fua diletta arnica^
Quegli ora in terra, ,ed ora in ramo attìfo
Non pago,£ intorno di girarle, e fembrChe dibattendo le dipinte piume
Vegli cuitode a lor difefa intento
,
}Quindi
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Quindi facendo con canora voceTutte al concento rifuonar le valli,
Quefta frattanto entro del nido afcoltaIl fuon, che ben conofce» e tofto obliaLa grave noja dell' aflìdua cura,*
Così confido al fuon de* carmi aneli* io
Porger diletto alla tua fianca mente .
Seguendo dunque di ragion la ficorta
Contro del falfo andiam con giuda lance,
L* altrui parer librando , e di Carte/lo
Prima la ftrana invenzion ti piaccia,
Ch* io come falfa a debellar m* accinga .
Finge codui della materia prima
,
Che tal la chiama, efler formato il Sole,
Che pofto in mezzo del mondano vortice.
Siccome ognora in sè fi volge, e gira.
Dal proprio centro fuo , Tempre s* adopri
Quanto può di feodarfi, ond* è che i globi
,
Di cui compodo è *1 yortice » e che ha nomeDi materia feconda urta , e fofpinge
,
Quello privo di voti in giù fi ltende
AI bado Tuoi, che pur circonda intorno.
Quindi allor che dal fole ei vien percolTc»
La luce a noi comparte, inguifa appunto.
Che fe fcuoter fi vuoi verga con manoTutta fi move ad un medeimo impulio
,
N a Così
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!p(5
Così non altrimenti il dì. fi fparge
In un illante, e ’l mondo tutto alluma.Ma non ved’ ei
,che tutto pieno elfendo
,
Non fora già polli bil cofa un quancoScerner degl’ altri il rifplendente alboreNè men s’ accorge che la notre indarnoSovra la terra il folco umido mantoStender poria
, che per Aio feorno eternoEterno ancor rifplenderebbe il giorno?Ed oh quanto altre addur potrei ragioniNulla men concludenti, ond* a te folle
Agcvol cofa il penetrar che falfo
E* tutto quello, e in cieche ambagi involto.
Ma tanto balli, e non t’increfca, intendereOra il folle parer di quei che dicono.Che non in altra foggia in giù difeendaE fi propaghi in quella parte, e in quella»Se non come talor perita mano
,
Se avvien che vibri armoniofa corda,Tollo col tremolar nell' ampio fenoDell* aerei magione un giro forma.Da cui ne nafee in un fol batter d’occhioD’ altri più grandi un infinita ferie
,
Che pria che celli,e che languifca affatto
Tocca le molli , e delicate fibre
Miniltre del udito e ’l fuono allora
Del
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Del fenfo nel comun fonte s* apprende,Così del Col , per mille cerchi , e mille
Ondeggianti nell* aure alfin la luce
Per ogni dove il fuo fplendore eftende :
Se però fofle in guifa tal devrebbeAddivenir ciò, che a ragione infulfi
Fa che ognun ftimi di Cartefio i detti
.
Nè allor che il fol gli aridi campi fiede
Fora al paltor , ed agl* armenti infieme
Schermo gradito da cocenti raggi
1/ ombra benigna dell* opache fronde.Poiché dunque coltor s* incaminaro
Per non dritto fentiero ; afcolta aderto
Quel che mi fembra alla ragion conforme.lo diffi già fe ben or ti rimembra.
Che la più grande, e più fulgidi sfera.
Mai fempre in giro a sè fi volge, e comeVedi fcagliar da poderofa frombaSarto che ratto l'corre, e addietro lafcia
Gli Euri veloci, e fi dilegua, ovveroCome del cocchio 1* agitata rota
Sparge d* intorno le raccolte arene.
Tal fendo» V aure le minute parti
Del delio fuoco, e col rotar lanciando
Si van negl* altri fottoporti , e 1* ombraVincon così dell" importuna notte ;
N 3 Nè
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!
19&
Nè creder già che in un fol breve iftante
Caggiano in giù, che per ben molte fiate
Si vedriari lampeggiar folgori in Cielo,
Pi ima che ben folfer palei! a noi,
E perche tu fede negar non poflfa
Alle veraci mie parole ; Sappi
,
Che con immenfe, ed incelanti ruoteAggiranfi di Giove all* alta ReggiaQuattro pallide lune a cambiamentiSpelfi foggette, onde chi il molle argentoVide cangiarli in tenebrola notte,
Nella primiera luna Gioviale
Quando nell* ombra imperiosa caddeDel luo Signor, che le s’oppofe incontroE quando nuovamente ella tornandoLa luce infieme tramandane a noi ,
Conobbe in quanti iiUnd,ecott qual lenaPrecipiti la luce in fen del nolUoBallo terren
; e ben da ciò s* accorfe,
Quanto fia grand’ error creder, che quandoSpunta lafsù nel Ciel 1* alba novella
Tolto fvanifea della notte ancora
L’ orror quaggiù. Tempo è però che ornaiDa me lì venga a divifar le proprie
Doti, di cui volle adornar NaturaQueiV eletta foltanza. Or fe nell* onde
Che I
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Che fiano in lago , ò in puro fonte accolteO in qualunque materia altra limile
Dall* aure cade obliquamente un raggio,Poiché tanti ricetti ivi ritrova,
Nel penetrarvi oblia la fua primiera
Obliqua ftrada, e già rifratto a nuovo,E diritto camin tolto s* appiglia.
Quindi al contrario poi fe da materia
Denfa a più rara, e più fotti! trapalfa.
Coire addivien,quando dall’ acqua all* aure
Ritorna in leno , allor tralafcia il retto
Calle, e V obliquo difegnar fi fcorge.
Ben a ragione avrai tu qui desìo
D' intendere da me qual polTa maiElTtr di ciò cagione ;
agevol cofa
Non è il poterti satisfare appieno
Che la natura invidiofa il cela ,
E non ben anco è noto, ond’ io depolta
La fiorta troppo d* opinar licenza
Che molti, e molti,fè cadere in vani
Errori e in falfe imaginate fole,
Dirò foltanto quel, che parve al faggio,
E famofo Neuton, che della LuceNon difcoperta in pria fvelonne il tutto.
Quelli c' infegna, che in qualunque corpo
Una fegreta regna innata forza,
. N 4 Per
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2 CO
Per cui dJ uopo e, che dall’ amor d’ un altro
Vinto P un corpo a lui fi ilringa infieme,
E tanto più diviene in lei maggiore
Quella che forza d’ attrazzion s* appella ,<
Quanto le parti di cui fon componiSon fimili fra loro, ond’ è che un raggio,
(Già pria dai mezzo attratto , ovJei fi frange)
Cangia più , ò meno il fuo fenderò antico
Quanto maggiore ovver minor col mez/.o
Ha lomigiianza , in cui talor s* imbatte.
Nè forfè quelli aliai dal ver fi feoita,
Mentre ciò ben fi manifella ai fenfi.
Come tu puoi per te medeimo apprendere ;
Qualor ti fia fpei imentarlo grado.
So che molti lcn già, che un tale effetto
Diveifamente di fpiegar tenraro.
Ma tu però dagli ingegno!! detti
A cui s’ appoggia il lor parer ti guarda.
Che come fuoi fra le notturne feene
Favola a noi rapprefentarfi , e intanto
Spettacolo è d’ inganno agli occhi no/tri, I
Ch’ ivi ne’ lunghi portici s’ ammiraFra marmoree colonne i fimulacri ;
De’ Santi Numi , e le più eccelfe torri
Gl* archi luperbi, e le già pronte navi
A fuor le vele, e le pianure immenfeScor.
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.
Scorgontt appretto del ceruleo mareO fovraitanti a rupi ombrofe felve
1/ Elifio bofco, o le beate fedi,
O P ofcura prigion d* orror ripiena,
Ov’ albergar fuol la milizia, e *1 lutto.
Fan che ne nafca in noi diletto immenfo;
Se pretto guardi al bel teatro poi
Non vedrai già , fe non che lievi tele,
E lievemente .pinte, e tutta a terra x
La macchina n* andrà divelti 1 chiodi ;
Non altrimenti il lor parer diitruggefi
Di fagace ragion pouo all* elame.
Ama dell* aureo fol la biancha Figlia
Poiché è rifratta efler refpinta ancora.
Quindi dall* alto in giù vibrato un raggio,
Se dura matta a lui s* oppone incóntro.
Tolto, durezza odiando il fuo camino
Primo tralafcia, che l'e torto a calo,
E obliquo venne per P aeree ltrade ;
Per diverfo fentier di nuovo al Cielo
S* erge fenza frappor dimora alcuna
Nel pian lafciando eguali aperti feni
,
Forfè già per fua propria innata forza
Del duro corpo lo fcabrofo piano
Lungi da fe lo fcaccia , anzi che giunga
urtar del tutto in le fue parti eiterne :
Mentjrq
!
202
Mentre uguali formar non potrìa i feni,
Per le folte difperfe ineguaglianze »
Ed ivi il raggio a rimaner fommerfoCorretto fora, o in ftrana guifa almenoReltar divifo , onde dedur fi puote-Che con tal legge fi rifletta, e ceroNon erra quei , che a tal parer s* appiglia
Pol'ciachè Tempre eguali , e a fe conformi
Vedrai , che fon collantemente i feni
.
Ma avvenga che fra lor difcordi aliai
Sian molti in dichiarar,per quale occulta
Forza da corpi s* allontani il raggio,E falfi fiano i lor fallaci detti.
Da quali il ver non già, ma ben tu puoi
Argomentar in qual riftretto limite
Racchiufo fia 1* uman fupcrbo orgoglio.
E quanto corto fia nollro intelletto,
Tralafcerem* d’ inveltigar la catfa
D* un fomigliante elfetro ofcura , e ignota
Ma P altro della luce alle vetuite
Etadi ignoto pregio neJmiei carmi
D' afcolrar non t* increfca . Or fe tu voiFifo, e attento le./guardo a qualche corpoChe intorno fi* da’ rilplcndenti raggi
Cinto di Febo il corpo indi vedrai
,
Che quelli con fai forza in fe ritiene ,
Che
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Che torcer corm'en lor dalla diritta
Stiada e piegaifi dotiamo, il che ben puoiSpeiimentar da te medefmo ancoraIJn corpo opaco prefenrando a un raggio,Che in ofcura magion ratto fen venga ;
Poiché maggior fia di fua mole 1* ombraChe nell' oppolio muf parrà dipinta
,
La qual fé in bianca carta poi s’ accolga
Di tre diverfe lille eli' è fregiata
Talché la prima più vicina all' ombraDel corpo è più fpaziofa.e più riluce ,
E T altre fon piùangulic e menointenfe*Indizio certo, che qualor ne’ corpi
Cade la luce è da medefmi attratta,
E raggi Tuoi vengon diffufi e fparfi
Lafciando il primo lor dritto viaggio*
Ma qual* ftanco nocchier non ben* fic^ro
Di ricoverar la nave in porto amico ,
Che già fu fcherno a tempeftofi flutti ,
Volgefi indietro, e men turbato in villa
Gode fra tanto in rimirar con lieto
Sguardo gli Scogli , ed i perigli immenfi.
Da quai fcampollo avventurofa forte
E a tal Veduta fi conloia, e parte
Teme che nuova inlorga atra tempella »
Onde fremendo al mare irato in feno
Con
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I •
204Con orrendo fragore i piu rabbiofi
Venti gli par che già già rotti i remi , >
E fquarciate le vele, alfìn ne debbiaCader fommerfo giù nell' imo fondo,E sbigottito la primiera fpcmeVede affidata al rio furor de* venti :
i«
Così dubbiofo , e dell* evento incerto.
Non sò s* io potrò ben chiudere in verfi
E feguir come in mille guife, e mille
Sembrino i corpi colorati . Or dunqueA ce mi volgo o degno, e grand* EroeChiaro , e llluitre Neutòn delle famofeGenti che bagna il bel Tamigi onore,
E della nolira età pregio fovrano.
Deh per 1* arduo fentitr che fi pavento
Tu fu la guida, e non fdegnar che vada
Calcando T orme tue certe, e fiture.
Mentre i fagati tuoi famofi detti
Suonano d*ogni intorno, e vi s* apprende
I più ripolti di natura arcani ,
Nè mun* altro di te meglio potèo
I varj effetti delle cofe ad una
Sola cagion ridurre, e con acuto
Oltre T ufo moital unico ingegno
Schiarire i fenfi degl* antichi Saggi,
E coll’ obliquo prifma infranto il raggi©
Sciorlo
20% .
Sciorlo ae primitivi fuoi colori :
Quindi dovendo de* precetti tuoi
Cantar fovente 1* inefperta mufaDammi feguirli , e non voler che ofcuri
Reftin sì chiari infegnamenti e dotti.
Meftier è intanto di faper che 1* alta
Del fommo nume onnipotente manoDi fcelte parti ordila vaga , e bella
Luminofa foftanza, e con tal opra
Jormolla pure, e di sì varie tempre.
Che di natura a fe diverfe affatto
Volle che fofler le fue parti, e tutte
Confufamente riunite affieme
Con diverfì color poi le dipinfe.
Ma volle che mortai pupilla umana VNon ifcorgefle quelle ornate parti
Se non follerò pria divife , e fciolte ,
Quinci di parti tal* ferie dipinta,
Finch* è comprefa entro 1J argenteo mare j
Altro non è che quella pura , e chiara
Sovrana luce, eh* ogni dì veggiamo,
Le tenebre cangiar dell* atra notte
n un fereno , e luminofo giorno. ’j
vTa perche quefte in fe eonfufe parti.
Di leggiadri colori alma forgente
Di diì'ugual grandezza il gran 'Fattore ì
Formarle 1
i
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196 .
formarle fi compiacque,, elle pertanto,
.
S*urtan cadendo negl5
oppo/ti oggetti
Collo ftetfo vigor , con modo ugualeNon fi frangono già nè iempre .all* aureDenno tornar col’ ior primiero motoOr fi diverfa nfltflìone , e vario
Di rifranger valor forma que* fette.
Ed altri miiti in un mille colori.
Ma perche poi de* detti miei veraci
Meglio e più chiara la ragion s’ apprendaTener fi dee per cofa efperta , e vera
,
Che qualunque del Sol raggio comprendeAltri fette minori, i quai dotati
Sono di varia rtfrazione , eil'endo ,
Come io già dilli le lor parti in tutto
Formate già con difugual lavoro.
Or fe entro adunque a tenebrofa, cfcuraMagion eh* abbia dall* un de lati angultoForo
,per cui d* alto cadendo accolto
Uno efler pofia degl* ardenti raggi,
Di cui va cinto il luminofo Dio
,
3>e fi frapponga incontro ad elfo inrantoEucido vetro trafparente . e puro ,
Che dalla forma lua prifma s’ appella •
PJù 1* antico j'entier legnar non vedi
Anzi depodo il primo corfo obliquo
,
Nell*
M
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207
Nell* eletto criftal feorgefi infranto,
E penetrando! con fegreta forza,
Già non s* eftingue il fuo fplendor natio.
Anzi, fe volgi incontanente il guardo.
Al perfetto criftal, eh* è al raggio oppolto,
Vedrailo in fette raggi ufeir divifo
,
Quindi giungendo a terminar fuo corfo
Lk nella parte dell* oppofto muro
Quella nobil di raggi argentea turba ;
Ivi fi veggion fette efter dipinti,
Nati da un raggio fol varij colori
.
Vedi fra tutti fiammeggiare il primo
Qual accefo rubino il men rifratto
Raggio, che fu dal bel criftallo, e poi
Sembra il color di mefta violetta
,
Che fpieghi in fui mattin le vaghe foglie
Del faggio il bel color, che più di tutti
Gl’ altri fi frange , e al primo opporli il vedi,
E tenerella erbetta in prato ameno
Sembra quel,che infra gli altri in mezzo pofa;
Se volgi il guardo a quel ch'è al primo accaco.
Non altrimenti feorgerai dipinto .
\J oppofto pian , che fe folle coperto
Del più fin* or delle Eritree maremme.
Del fello T orme rimirando imprese
,
Di veder tolto giurerelti allora
,
- Enfio
l
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208 -I
Entro al ceruleo mar placida calma, 1
Che il buon Nocchiero lufingando alletti 1
A feior le vele, e varcar 1* onde infide.
Spuntare alfin nell* infeconde balze
La folinga gineftra ancor credrclli,
E in bel culto giardin vago giacinto.
Cader veggendo altri due raggi poi.
Che fan corona a quel, che i verdi bofehi
Quando di Febo 1* infocata lampaScalda del Toro la lunata fronte
Del lor natio colore adorna, e velie
Ma pur chi il crederla dal vetro oppoftoRaccòlta non è già fu quell* oggettoQuella di bei color nobil catena ;
Son bensì falfe imaginate fole.
Di chi privo di fenno, e di configlio
Fida crede del ver la fua pupilla.
Che non è già di vive fiamme accefo
Il rubin , che sfavilla , ò 1* amaranto ;
Che ferba di fue foglie intatto il pregioMa tai fembran di fuor a chi riguarda
La vermiglia di lor pompofa fpoglia
Perche de* raggi men rifratti , a noi
Mandafi amabil piena, e ritenuti
I più rifratti fon che afeofi dentro
A pori non è lor d* ufeir,permelfo
Poi- I
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*°9Poiché cosi la provida naturaDiverfa mente le lor parti un'io;
Accioche urtando il raggio in varie tempreIl più rifratto ivi reftar ne debbiaE *1 men rifratto ritornare a noi.
Ond è che i raggi mai non fien ballanti
A rifvegliar d* alcun color 1* idea ,
Se pria non fan da corpi a noi refpinti :
Quindi è che fembran coloriti i corpi ,
Perche per entro a fuot ricetti interni.
Lo fpirto più fottìi» che entro de* nervi
Koftri foggiorna in mille modi, e mille
Tocco è da certi ripercofli raggi:
Se poi difperlì che faran t* aggradaMilli fra fe di nuovo unirli inlieme
Allor non più divili, e in feno accolti
Di cavo vetro ad un tal ufo eletto
Immantinente prenderan 1* antica.
Che avean prima del dì candida velia
.
Così de* gigli a noi bianche le foglie
E biancheggiar nelle montagne alpine
Sembra la neve, perche tutti addietro.
Rimanda i raggi che con falda legge.
Qualora uniti fon dellano appuntoCiò che candor s’appella. I corpi ancora
Che fan varia di fe pompofa inoltra
,
O Sem-
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V
HO •
Sembrando azzurri,e in un vermigli;In quelli
Sappi, che avviene un così Arano effetto.
Perche, ficcomele lor parti fono
Di tempra affai diverfa, anche diverfi
Raggi fon atte a tramandare, ed altri
Ailrette a ritener, però foventeCangiar vedi color preziofa vefte
Che doppiamente al Sol fi tinge , e gl* occhi
De riguardanti in cento modi appaga*Nato forfè nel -cor alto desìo
Ti farà di faper, come fi formiL* atro color, di cui talòr dipinte
Son nere fpoglie ; or dunque ti fovvenga.Che -fiecome il candor tutti refpingeI raggi ; Il nero a lui del .tutto oppoftoNon ne riflette alcun > anzi tra poriParte fa sì che reftino racchiudaE a parte lafcia a ufcir libero il varcoBenché però taluno ne riflette ,
Che fia ballante folo, acciò del .corpo
La mole alle pupille non s * involi ;
Così pofcia che pochi addietro mandaDe 1
raggi fuoi , forz* è che allor fi formiCome avvien quando in mar caggion .eftinti
Dell' aureo Sole i raggi , un nero orrorePrivo di luce, e di colore infieme
.
Per,
•»M
W«
\> '
-utPer quella o Febo tua leggiadra Prole ,
Prole ben degna di sì Ulullre PadreL* Induilre terra di fiorito ammantoNel tempo della dolce età fi velie.
Così per quella insti de’ prati ameni .
Veggonfi verdeggiar le molli erbette
E nerfecondi campi a poco a poco
Ergerli in alto ; lè felici piante.
Son figli tuoi quanti veggiam natura
Formar nel noitro fuol vàrj colori ;
Tutto deriva infin, quanto è di vago.
Dalla tua chiara , e rifplendente face •
In damo il giglio,, e la purpurea rofa
Le vaghe fpiegheriano adorne foglie ,
E di mun prezzo , anzi del tutto ignota
Fora la pompa lor, fe non fpargelfi
Dall’ Oriente i mattutini raggi,
E folli tu de* pregj lor cagione ;
Ond* è che a torto non diriafi folle,
Chi olaffe por fra bei colori il nero.
Come fe ’1 crede il vulgo fciocco , e ignaro;
Poiché degno non è d* efler tuo figlio.
Nè co* tuoi figli accompagnar fi debbeUn così tetro,, e foimidabil. tanto
Color, febbene un nome tal non merta
.
Che tardan dunque? intorno; a te veloci
O 2 cor-/ •
/
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I
^ ^ 213Elegia 6. *3el Libr
$ primo
.DI LATTANZIO BENUCGI
C\UaIor mi volgo a rimirar gli affanni,
fAnoie, in eh’ io mi vifli, e vivo ancora
Per elempio d’ altrui , molti, e molt* anniSento in me rinnovarli ad ora ad oraUna tanta pietà del mio languire.
Che mi percuote 1' alma , e che mi accuora.
O* mio fallace, ò mio faldo delire,
Perchè pur mi accompagni , e icorta fei
Sorto fpeme di vita, al mio morire?Tre Luftri fon , eh’ 10 me iteffo perdei
Nel dolce oblìo della mia cara imprefa,
E fui fempre i miei giorni ofeuri , e rei ;
Che febben è di vero onore accefa
,La Luce, che m* infiamma, e che mi ftrugge.
Non è però minor mia grave offefa ;
Poficia che ovunque io lia s’ alconde, e fuggeIl vifibil fuo lume , e all* ombra in preda
Mi lafcia sì, eh’ ogni mio bene adugge.
Dunque è ver ch’io mi lìrugga.e ch’io non ve
L* alta cagion di così vivo ardore? [da
Ben lo provo ad ognor, nè par che io ’1 ere
O difpietato, empio tiranno Amore, [da
Nel danno mio più lieve affai, che Pardo,
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2141
Perchè pure ad ogtiur m* invefchi il core?
Perchè nel mio gioir Tei lento , e tardo ?
Non fai tu quanto di vigore ha il fuoco,
In eh’ io mai fempre mi confumo , & ardo?
Ma fe lo fai, perchè ti prendi a giocoIl mio languir ? perchè tanto ti cale
'
Dello ftrazio in ch’io manco a poco a poco?Deh perchè pur ogn’ ora impiumi 1* ale
Alla mia fpeme; s’ ella fempre in vano
Sì mi lufinga ? ahi crudo , e disleale !
Già non ti chieggio, che tu porga manoAli’ardor mio,ma fol che a Lei,che incendeQuell’ alma, io non mi veggia ognor lolita
Mirabil face, che di lungi otfende,
[no.
E da predo diletta, or quando maiVedran Quell’ occhi come alluma , e fplen
Vivi zaffiri, onde sì dolci rai ' [de?E sì pungenti sfavillando intorno,Furon cagion, che nelle fiamme entrai,
Haverò mai per voi fereno un giorno ?
O vedrò mai quel mio vago Pianeta ,
Che d’ ogni gioja può rendermi adorno?Deh, chi m’ alconde il Sol? chi me lo vieta!
Il Sol che mi feoprìa piano ’l fentiero
Per far la vira mia fercna, e lieta ?
Quello, ficcome mi inoltrava il vero, ;
Or comprender mi fa, clic lunge a Lui
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.215EflTer non puore ^un mio bene intero;
Ma che di penfier fofchi, ofeuri, e b'uj
Qpnvien,ch'io pafea la memoria, (ahi laffo)
Mentre che qui mi vivo in forza altrui.
Tempo ben fora di ritrarre *1 paffo
Da queitocieco orror,pria che la fpoglia
Di me fi chiuda fotto un freddo laffo :
Ben veggio, eh’ a* buon fin fempre n'invogliaLa bella Donna col fuo dolce lume.Che ne velte virtù, vizio ne fpoglia.
Ella mi porge ognor 1* ali, e le piume.Ma che mi vai io pur mi trovo oppreffo
(Contr* ogni mio voler) da un rio coitume?
Nè deggio altri biafmar fuorché me 11 e fio,
Poficia che qui men vò negletto, e vile
Da Caftalia lontano, e da Permefib.
Cigno Canoro , un tempo, alto, e gentile
Sperai di farmi , or fon paluftre augello
Da me lteflb difforme, e dilfimìje*
Ahi vitlTfndegna ; ahi di te fol rubello
Cor mio,fgombra d' intorno a te quel velo,"
Senza cui fora il viver tuo sì bello ;
Raccendi in te sì 1' amorofo zelo.
Che dileguar fi veggia a parte à parte
Del rio timore, e della notte il gielo
Indi con quel valor, che ti comparte• Colei, che di ognor la chiave ;
21 *Empi dell* onor fu^; fatte le carte;*
' Così di merce preziofa garve
Havrà ficuro, e gloriofo porto, Lungi alli /cogli la tua ftanca nave.*
Lafcia dunque il camin fallace, e torto.
Muovi *1 piè deitro per falire al monte,tatto pel danno tuo faggio, ed accorto:
Sian le tue voglie a ciò fvegliate, e pronte,
Vendica in un fol dì, quanto fortuna
Già mai ti procaciò d’ oltraggi * ed’ onte.
Ecco, che 1* Oriente ornai s* imbruna.Non tardar più ricorri al fido albergo,
Pria che t* inganni il raggio della Luna.Mentre che a quello fegno il pender ergo»
Donna, piovono in me tante faville
Dall* ardor mio, eh* io mi ravvivo e tergo.
Già mi par di veder liete , e tranquille
L’ ore, di’ or fon sì fofche , e panni a terra
Veder cader ben mille offele, e mille-;
Senro mancare il duol che sì mi sferra ,
« E fatto pre/To a Voi,provo tal pace
,
. Che può dar fine alla mia lunga guerra.
Dolce fiamma d’ Amor, che m’ arde, e sface*
* Non per altra cagion bramo la vita.
Che per gu/lar come diletta, e piace
Un* Alma all* altra in sì bel fuoco unita.