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Dal Libro «La Climatizzazione degli Ambienti» di: Luigi Tudico COME VINCERE LA STRATIFICAZIONE stratificazione dell'aria è temuta anche dai termotecnici, ed è considerata la bestia nera dagli installatori e dagli utenti. A cosa serve avere 24 °C ed anche più oltre i due metri di altezza, quando a pavimento ce ne sono appena 14 ÷ 15? A questo proposito l'ingegno umano si è scatenato con rimedi che sovente si sono rivelati peggiore del male, ma che talora convincono l'acquirente, il quale si ferma alla prima impressione non essendo capace di continuare il ragionamento in forma completa. Una di queste soluzioni dice, che se il calore è lassù, con un ventilatore è sufficiente soffiarlo giù: sembra l'uovo di Colombo, e incantati, restano ad attendere che si compia il miracolo… che bon ci sarà. La cosa sarebbe perfetta se il ventilatore soffiasse solo, ma il ventilatore per soffiare ha necessità anche di aspirare ed ecco, che lo stesso aspira verso l'alto l'aria calda che invece dovrebbe andare giù in basso, e come unico risultato, oltre alla spesa effettuata, si ottiene un forte stratificazione e movimento d'aria fredda a livello di pavimento, che arreca fastidi e niente altro. Infatti, quando l'aria calda si è stratificata, resta ben poco da fare; l'importante è non farla stratificare, come ottenerlo, è quanto appresso cercherò di chiarire. - 119 - a

COME VINCERE LA STRATIFICAZIONE - Altervista

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Page 1: COME VINCERE LA STRATIFICAZIONE - Altervista

Dal Libro «La Climatizzazione degli Ambienti» di: Luigi Tudico

COME VINCERE LA STRATIFICAZIONE

stratificazione dell'aria è temuta anche dai termotecnici, ed è considerata la bestia nera dagli installatori e dagli utenti. A cosa serve avere 24 °C ed anche più oltre i due metri di altezza, quando a pavimento ce ne sono appena 14 ÷÷÷÷ 15? A questo proposito l'ingegno umano si è scatenato con rimedi che sovente si sono rivelati peggiore del male, ma che talora convincono l'acquirente, il quale si ferma alla prima impressione non essendo capace di continuare il ragionamento in forma completa. Una di queste soluzioni dice, che se il calore è lassù, con un ventilatore è sufficiente soffiarlo giù: sembra l'uovo di Colombo, e incantati, restano ad attendere che si compia il miracolo… che bon ci sarà. La cosa sarebbe perfetta se il ventilatore soffiasse solo, ma il ventilatore per soffiare ha necessità anche di aspirare ed ecco, che lo stesso aspira verso l'alto l'aria calda che invece dovrebbe andare giù in basso, e come unico risultato, oltre alla spesa effettuata, si ottiene un forte stratificazione e movimento d'aria fredda a livello di pavimento, che arreca fastidi e niente altro. Infatti, quando l'aria calda si è stratificata, resta ben poco da fare; l'importante è non farla stratificare, come ottenerlo, è quanto appresso cercherò di chiarire.

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Premesso che: la stratificazione dipende dalla differenza tra l'aria di riscaldamento e la temperatura ambientale e che, quanto più questa differenza è grande, tanto più è forte la forza ascensionale che trascina l'aria calda verso l'alto, diventa intuitivo rimediare riducendo la differenza di temperatura ed aumentando la portata d'aria.

Infatti la difficoltà negli impianti ad aria calda consiste nel conoscere la giusta proporzione tra la portata d'aria e la sua temperatura, aggravata dal fatto che aumentare la portata d'aria costa, mentre risulta molto più economico alzarne semplicemente la sua temperatura. Poiché le calorie sono espresse dalla formula:

Cal/h = 0,3 · m3/h · (Tu – Ta) dove: Tu = temperatura °C dell'aria in uscita dai terminali, diffusori, o bocchette di mandata. Ta = temperatura °C ambiente; si può dire che: a) 10.000 cal/h = 500 • 0,3 • (86 – 20 °C) oppure: b) 10.000 cal/h = 1.000 • 0,3 • (53 – 20 °C) oppure:

c) 10.000 cal/h = 1.500 • 0,3 • (42 – 20 °C). Le stesse calorie le possiamo ottenere con tre ventilatori diversi: b doppio di a, e c triplo di a, e quindi con differenza di costi, oppure semplicemente alzando la temperatura del fluido termovettore in caldaia da 50 °C a 70 °C, oppure a 90 °C praticamente senza alcuna variazione di spesa, ma con quali enormi differenze di risultato! Sono le differenze che distinguono l'impianto ben riuscito da quello sbagliato e che gratificano o squalificano il progettista e l'installatore. Mentre la soluzione c darà senz’altro un buon risultato, la soluzione a darà il peggiore, con stratificazione e disagi di ogni genere, quella b sarà a metà strada, senza infamia, ma anche senza lode a seconda del periodo invernale. L'ideale sarebbe disporre di un termoventilatore con il ventilatore a più velocità in grado di adeguare le portate d'aria non solo alle condizioni di progetto per la temperatura minima esterna, ma anche per tutte le altre situazioni climatiche che si potranno verificare; ed a questo proposito ricordo che le unità termiche costruite dalla Aerferrisi, sono tutte dotate di gruppo di ventilazione a cinque velocità con altrettante equivalenti differenziate portate d'aria. Ma non è tutto qui, sarebbe inutile avere macchine ben studiate se poi sono male impiegate; se ad esempio montiamo gli erogatori termici Vedi figura, saranno i medesimi a vanificare il risultato, aspirando esse aria verso l'alto; al contrario le unità termiche vanno installate in basso, a pavimento, perché è là che dobbiamo richiamare il caldo, dall'alto al pavimento e qui conservarlo!

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L'optimum si ottiene con termoventilatori di tipo unitario CU, con immissione e ripresa dell'aria diretta in ambiente, a bocca libera. Oppure, con termoventilatori di tipo verticale CV, in un caso frequente e tipici proprio per le impossibilità di stratificazione. Vedi figure

Se invece, per motivi di economia spinta, l'impianto dovesse essere realizzato con aerotermi, anche in questo caso la loro installazione, dovrà risultare il più basso possibile, a non oltre i 2,5÷3 metri dal pavimento, ed anche in questo caso, si potrà avere ugualmente una discreta distribuzione del calore senza stratificazioni ed in modo omogeneo ed uniforme.

L’immissione dell'aria calda, non dovrà mai essere orientato verso il basso, ma parallelo al pavimento o inclinata a 30o ÷ 45o verso l’alto, ottenendo oltre tutto una diffusione d'aria senza correnti fastidiose per gli occupanti dei locali.

Mi rendo conto, che queste note, possono creare scetticismo in molte persone, e sollevare obiezioni; ad esempio, che lo spazio a terra è prezioso e che l'aria va portata nei vari ambienti con i canali, distribuita con raffinati diffusori o con appropriate bocchette in alluminio, con inviluppo e distanza di lancio ben calcolati, dotate sempre di palette regolabili sia verticalmente che orizzontalmente.

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Con climatizzatori modello CV

Con aerotermi della serie AE

Con climatizzatori modello Cu

Impianto con forte stratificazione

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Se lo spazio che ci serve si trova a pavimento, bisogna esigere, che ci venga concesso; oltretutto vediamo che poi, a cose fatte, non vi era tutta quella esigenza di spazio ed un posticino lo si trova sempre. Innanzitutto bisogna convincersi, che quando vi chiedono la progettazione, oppure l'esecuzione di un impianto, dovete pensare al risultato che otterrete e, non cedere alle richieste che vi vengono fatte di modifiche per motivi secondari. Volete un impianto ben fatto e che funzioni alla perfezione? Dovete realizzarlo come da progetto, inoltre dovete concederci lo spazio tecnico necessario. È sbagliato, oltre che sciocco, ridurre le misure delle canalizzazioni, dei diffusori, degli anemostati o delle bocchette di immissione e di ripresa dell’aria, perché... così grandi, non piacciono all'architetto e nemmeno agli arredatori! Noi facciamo la nostra professione, e vogliamo svolgerla bene, nel migliore dei modi; l'architetto e anche l’arredatore non ci saranno più quando l'impianto, esteticamente realizzato come piaceva a loro, non darà i risultati richiesti e sarà proprio infantile protestare, giustificandosi dicendo, che il dimensionamento giusto è stato subordinato a motivi estetici per pretesa, incompetenza o capriccio di altre persone.

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