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COME GESTIRE I PROBLEMI ALIMENTARI NEL BAMBINO CON HANDICAP MOTORIO INFERMIERA: EMILIA VITIELLO TERZA GIORNTA DI CORSO

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COME GESTIRE I PROBLEMI ALIMENTARI NEL BAMBINO CON HANDICAP MOTORIO

INFERMIERA: EMILIA VITIELLO

TERZA GIORNTA DI CORSO

introduzione

• I bambini con handicap neurologico possono avere problemi in ogni fase dell’alimentazione: possono non sentire lo stimolo dell’appetito o non essere capaci di comunicarlo e possono non avere le capacità motorie necessarie per alimentarsi in modo adeguato.

• Può inoltre mancare la coordinazione tra suzione, deglutizione e respirazione, necessaria per un’alimentazione senza rischi di soffocamento e aspirazione polmonare.

La deglutizione

• È una complessa sequenza di contrazioni-rilasciamento di 22 gruppi muscolari, regolati a livello corticale, midollare e periferico per trasportare il cibo dalla bocca allo stomaco e proteggere le vie aeree dall’aspirazione.

• Sia l’anatomia che la fisiologia della deglutizione evolvono con la crescita del bambino, adeguando le strutture e le funzioni al tipo di alimento.

La disfagia

• La disfagia, cioè l’impossibilità o il rallentamento a deglutire autonomamente è un problema che si manifesta non raramente nell’anziano in caso di ictus, malattia di Alzheimer, morbo di Parkinson, e in altre malattie neurologiche che colpiscono invece i più giovani, come la sclerosi multipla.

La disfagia

• Può riguardare ognuna delle fasi della deglutizione e determinare aspirazione polmonare del cibo ingerito.

• L’aspirazione prima che si attivi il riflesso della deglutizione può essere dovuta allo scarso controllo della lingua o al ritardo o all’assenza del riflesso.

• Un bolo liquido comporta un rischio maggiore d’aspirazione di uno di consistenza cremosa perché più rapido nel muoversi verso il retro-faringe.

• È rischioso l’uso della pastina in brodo che è composta da una fase liquida, che può arrivare nel retro-faringe rapidamente, prima della chiusura dei sistemi di protezione delle vie aeree, e da una fase solida che può arrivare nel retro-faringe con “ritardo”, quando la laringe si è riaperta.

RICORDA

L’aspirazione nel bambino con danno cerebrale può non determinare tosse

se il riflesso della tosse è danneggiato.

SINTOMI DISFAGIA

• Fra i sintomi e i segni clinici si riscontrano: difficoltà di deglutizione, tosse, rigurgito nasale e più generalmente dolore toracico.

VALUTAZIONE

• La prima tappa nella valutazione dell'alunno disabile dovrebbe essere ascoltare i genitori o le persone che hanno in carico l'alunno per stabilire quali sono le loro specifiche preoccupazioni riguardanti l’alimentazione e il modo con cui alimentano il bambino.

LE DOMANDE CHE CI AIUTANO…

1) Le difficoltà di alimentazione variano con differenti consistenze del cibo?

I bambini con mancanza di coordinazione orale e faringea sono a maggior rischio di aspirazione con i liquidi piuttosto che con i cibi di maggiore consistenza.

• Quale è la posizione IDEALE durante il pasto?

Il rischio di aspirazione può essere aumentato sia dall’eccessiva estensione del collo e del tronco sia dall’eccessiva flessione del collo ipotonico.

Il collo deve essere tenuto in una posizione neutrale

Suggerimenti pratici per prevenire l'asportazione del cibo

• Ha vomito? È irritabile?

• Il REFLUSSO GASTRO ESOFAGEO è un problema molto comune; va considerato se il bambino è spesso agitato, piange molto, flette le ginocchia contro il tronco quando piange, dorme male.

• Rifiuta il cibo?

• Può essere un modo di comunicare i problemi connessi alla disfunzione motoria orale, la presenza di dolore gastrointestinale, e/o un disturbo relazionale nell’interazione con i genitori. Un eccesso di sonnolenza durante i pasti può essere il risultato di una eccessiva fatica o di un effetto sedativo dei farmaci.

• Quando mangia ha tosse, crisi di soffocamento, apnea, respiro rumoroso?

Ha eccessiva perdita di saliva dalla bocca? Ha una storia di malattie respiratorie (polmoniti, asma)? Tutti questi sintomi potrebbero essere causati da problemi di coordinazione tra suzione, deglutizione e respirazione.

• Quanto dura il pasto?

• In generale la durata del pasto non dovrebbe superare i trenta minuti. Una durata maggiore potrebbe indicare difficoltà all’assunzione dei fabbisogni calorici.

POSIZIONE DURANTE IL PASTO

Le strategie compensatorie riguardano la posizione della testa e del corpo durante il pasto, il volume del bolo di alimento, la velocità con cui è dato il cibo e la sua consistenza. Non c’è una posizione ideale utile per tutti i bambini.

Alcuni suggerimenti importanti

• 1. Accertarsi personalmente della temperatura e della consistenza del cibo prima di proporlo al BAMBINO

4. Mantenere le abitudini del BAMBINO (orario di pranzo e cena, ambiente, modalità del pasto e tipo di cibo)

5. Dare al BAMBINO il tempo di cui ha bisogno per completare il pasto

6. Per permettergli di mangiare liberamente ed autonomamente è possibile usare tovaglie di plastica, grembiule, posate con manici grossi, scodelle al posto di piatti fondi, bicchieri di plastica dura, tazze con beccuccio e manico. Con il cibo adatto può usare anche le mani.

7. Presentare un solo cibo per volta può essere utile, magari già tagliato e con la posata più opportuna

8. Assicurarsi vi sia un’adeguata idratazione nell’arco della mattinata scolastica se necessario usare tè, camomilla, spremute, ghiaccioli o pasta in brodo.

La flessione della testa in avanti restringe le vie aeree; il piegarla all’indietro può determinare il passaggio in faringe del bolo prima che sia scattato il riflesso di deglutizione e aumentare il rischio di aspirazione.

Nell’alimentazione la somministrazione troppo rapida comporta il rischio di causare rigonfiamento dello stomaco, crampi dolorosi, nausea, diarrea e aspirazione.

CONCLUSIONI

È possibile migliorare la qualità di vita dei BN con interventi centrati sull’alimentazione. Le indicazioni per l’intervento nutrizionale devono essere discusse e condivise con i genitori, i quali potrebbero vedere alcune di queste opzioni eccessivamente invasive e lontano dal loro pensiero di benessere per il bambino.

La mobilità del paziente demente

Un obiettivo fondamentale è quello di aiutare il malato con demenza a mantenere la propria autonomia. Il movimento infatti non solo permette di contrastare i fattori di rischio (es. il soprappeso, diabete, ipertensione) ma stimola gli interessi residui e favorisce la socializzazione del soggetto.

SE L'alunno riesce sarebbe bene facesse una camminata dopo il

pranzo.

2. Assicurarsi che la camminata si svolga in sicurezza, tentando di ridurre al minimo il rischio di una caduta: Calzare scarpe comode con la suola di gomma Cambiare posizione lentamente, non girarsi in modo brusco Se necessario utilizzare ausili (es. bastone, girello) che però devono essere prescritti da una persona competente (es. fisiatra, fisioterapista)

La comunicazione con l’alunno con handicap

Alcuni accorgimenti possono essere di aiuto:

1. Accertarsi della integrità di vista e udito;

2. Parlare chiaramente e lentamente, ponendosi di fronte all'alunno e guardandolo negli occhi. Non parlare da lontano o da dietro; usare un tono di voce adeguato, ma senza urlare.

3. Mostrare affetto con il contatto fisico (toccare L'alunno) può essere utile, sempre se questo viene gradito

4. Fare attenzione al linguaggio del corpo: l' alunno infatti si può esprimere anche attraverso messaggi non verbali (il linguaggio corporeo può esprimere ansia, paura, dolore)

5. Essere consapevoli anche del proprio linguaggio corporeo per non creare dei fraintendimenti (es. si può dire una cosa con grande calma ma dimostrare comunque di essere irrequieti)

6. Cercare di individuare alcune parole “chiave” (cioè parole facili da ricordare che ne possono suggerire altre), oppure particolari suggerimenti o spiegazioni che possono essere efficaci per comunicare con L'alunno

7. Assicurarsi che L'alunno sia attento prima di parlare con lui

8. L'alunno ha emozioni e sentimenti: evitare accuratamente di parlare di lui o delle sue condizioni di salute in sua presenza

9. Evitare di sottolineare i suoi insuccessi e mantenere la calma: può solo peggiorare la situazione. Se talvolta le cose non vanno per il verso giusto, questo avviene a causa della malattia, non dell'alunno

10. L’umorismo può essere un buon modo per ridurre lo stress: ridere con l'alunno, ma evitare di ridere di lui, potrebbe non capire.

Suggerimenti per il comportamento del care-giver

• • Incoraggiate in ogni modo l’indipendenza dell'alunno, almeno fino a quando questo è possibile, senza creare pericoli (non fate tutto voi fin da subito, altrimenti creerete un eccesso di disabilità)

• • Spronate l'alunno a svolgere da solo, o con la vostra supervisione, determinate attività quotidiane (es. la cura della sua persona)

• Coinvolgete L'alunno nella vita scolastica di tutti i giorni. Non bisogna trattare L'alunno disabile come un bambino diverso, proteggendolo da qualunque evento spiacevole. Una eccessiva protezione può peggiorare il suo senso di emarginazione ed isolamento

• Comunicate con le parole e con i gesti la vostra vicinanza all'alunno

• Se avete dei dubbi, consultatevi con i suoi. Familiari, con gli insegnanti o cercare informazioni riguardo i vostri dubbi