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Classificazione
“...nulla esiste di assolutamente definitivo, anche se gli ordinamenti sistematici sono indispensabili alla precisione dei concetti.”
K. Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo
Classificazione dei disturbi mentali
Classificazione DSM IV
Classificazione categoriale La necessità di una classificazione dei disturbi mentali si è resa evidente in tutta la
storia della medicina. Le numerose classificazioni che sono state approntate negli ultimi due millenni si sono differenziate per l’enfasi relativa data alla fenomenologia, all’eziologia e al decorso come caratteristiche determinanti e a seconda che l’obiettivo principale della loro utilizzazione fosse clinico, di ricerca o statistico. Negli Stati Uniti la prima classificazione venne introdotta nel 1869 alla riunione annuale dell’American Medico-Psychological Association, nome con cui era nota allora l’ American Psychiatric Association (APA).
Nel 1952 l’APA pubblicò la prima edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (DSM-I), a cui seguirono 4 edizioni successive fino alla IV-TR del 2000, attualmente in uso.
La classificazione ICD (dall‘inglese International Classification of Diseases) è la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO).
L'ICD è uno standard di classificazione per gli studi statistici ed epidemiologici, nonché valido strumento di gestione di salute ed igiene pubblica. È oggi alla decima edizione (ICD-10
Aspetti di base del DSM IV-TR Il DSM è una classificazione categorica che suddivide i
disturbi mentali in tipi basati su una serie di criteri con caratteri clinici definiti. Approccio descrittivo: vengono descritte le
manifestazioni dei disturbi mentali mentre non vengono fornite né le teorie eziopatogenetiche né i principi di trattamento. Le definizioni dei disturbi sono di solito costituite dalla descrizione delle loro caratteristiche cliniche.
Criteri diagnostici: Per ciascun disturbo vengono forniti specifici criteri diagnostici, costituiti da un elenco di caratteristiche cliniche che devono essere presenti per poter porre una determinata diagnosi.
Il DSM IV-TR è un sistema multiassiale che permette di valutare i pazienti attraverso diverse variabili e comprende 5 assi.
L’asse I e II comprendono l’intera classificazione dei disturbi mentali, 17 gruppi principali e oltre 300 disturbi specifici.
In particolare: Asse I: costituito dai Disturbi Clinici e da Altre condizioni che posso essere
oggetto di attenzione clinica. Sull’Asse I si riportano tutti i vari disturbi o condizioni della Classificazione eccetto i Disturbi di Personalità e il Ritardo Mentale (che vengono riportati sull’Asse II). Quando un individuo presenta più di un disturbo di Asse I, dovrebbero essere tutti riportati.
Asse II: Sull’Asse II si riportano i Disturbi di Personalità e il Ritardo Mentale. Asse III: si riportano le Condizioni Mediche Generali in atto, che posso
essere la causa oppure la conseguenza del disturbo mentale e pertanto potenzialmente rilevanti per la comprensione o il trattamento del disturbo mentale dell’individuo. Tuttavia la condizione medica generale può anche non essere correlata al disturbo mentale, ma non di meno avere importanti implicazioni prognostiche o terapeutiche
Asse IV: vi si riportano Problemi Psicosociali ed Ambientali, che possono influenzare la diagnosi, il trattamento e la prognosi dei disturbi mentali (Asse I e Asse II). Un problema psicosociale o ambientale può corrispondere a un evento vitale negativo, una difficoltà o una carenza ambientale, uno stress familiare o interpersonale di altro tipo, alla inadeguatezza del supporto sociale o delle risorse personali, o ad altri problemi legati al contesto nel quale si sono sviluppate le difficoltà dell’individuo.
Asse V: vi si riporta il giudizio sul livello di funzionamento globale tramite la Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento (VGF).
Sistema multiassiale del DSM IV
Asse I Disturbi Clinici/Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica
Asse II Disturbi di Personalità/Ritardo Mentale
Asse III Condizioni Mediche Generali
Asse IV Problemi Psicosociali ed Ambientali
Asse V Valutazione Globale del Funzionamento
ASSE I
Disturbi Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza o nell’Adolescenza (escluso il Ritardo Mentale, che viene diagnosticato sull’Asse II)
Delirium, Demenza, e Disturbi Amnestici e Altri Disturbi Cognitivi
Disturbi Mentali Dovuti ad una Condizione Medica Generale
Disturbi Correlati a Sostanze Schizofrenia ed Altri Disturbi Psicotici Disturbi dell’Umore Disturbi d’Ansia Disturbi Somatoformi Disturbi Fittizi Disturbi Dissociativi Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere Disturbi dell’Alimentazione Disturbi del Sonno Disturbi del Controllo degli Impulsi Non
Classificati Altrove Disturbi dell’Adattamento Altre condizioni che possono essere oggetto di
attenzione clinica
Disturbo Paranoide di Personalità
Disturbo Schizoide di Personalità
Disturbo Schizotipico di Personalità
Disturbo Antisociale di Personalità
Disturbo Borderline di Personalità
Disturbo Istrionico di Personalità
Disturbo Narcisistico di Personalità
Disturbo Evitante di Personalità
Disturbo Dipendente di Personalità
Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità
Disturbo di Personalità Non Altrimenti Specificato
Ritardo Mentale
ASSE II
Schizofrenia
EPIDEMIOLOGIA
EZIOLOGIA
CLINICA
TRATTAMENTO
• Prevalenza life-time 1%,
• Incidenza annua 0.2 per 1000
• M:F = 1:1 (ma esordio più precoce in ♂)
• Esordio prima dei 30 anni
EPIDEMIOLOGIA
FATTORI GENETICI
60-84% gemelli mono-zigoti condivide la diagnosi in confronto a 15% dei di-zigoti
50% rischio nel figlio se entrambi i genitori sono schizofrenici
Multipli geni di suscettibilità
RISCHI AMBIENTALI Fattori biologici: eventi prenatali e perinatali
Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72
EZIOLOGIA
DSM-IV criteri diagnostici per la schizofrenia
A. sintomi caratteristici positivi e negativi
B. disabilità sociale/occupazionale
C. durata > 6 mesi
D. non attribuibile a dist. umore
E. non attribuibile ad abuso di sostanze o condizione internistica
CLINICA
Psicopatologia
1. Descrizione generale
2. Umore ed affettività
3. Linguaggio
4. Sensopercezione
5. Pensiero
6. Coscienza e capacità cognitive
Sintomi POSITIVI
COMPORTAMENTO BIZZARRO
ALLUCINAZIONI
DISTURBI FORMA PENSIERO
DELIRI
CLINICA
Psicopatologia
1. Descrizione generale
2. Umore ed affettività
3. Linguaggio
4. Sensopercezione
5. Pensiero
6. Coscienza e capacità cognitive
Sintomi NEGATIVI
APPIATTIMENTO AFFETTIVITA’, ANEDONIA, APATIA
ALOGIA
CLINICA
Psicopatologia
1. Descrizione generale
2. Umore ed affettività
3. Linguaggio
4. Sensopercezione
5. Pensiero
6. Coscienza e capacità cognitive
7. Capacità di giudizio e insight
Sintomi psicotici/positivi
COMPROMISSIONE COGNITIVA
CLINICA
Sintomi positivi Sintomi
positivi
Sintomi negativi
Sintomi positivi
La schizofrenia è una sindrome con due componenti
1) sintomi psicotici acuti
2) deficit cognitivi e funzionali stabili
CLINICA
Disabilità sociale/occupazionale
– Lavoro – Scuola – Ruolo genitoriale – self-care – Indipendenza di vita – Relazioni interpersonali – Tempo libero
Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72
CLINICA
Un caso di schizofrenia lieve
Alessandra è una ragazza carina, timida e un po’ remissiva che oggi ha 30 anni.
E’ molto legata alla giovane madre, ma non vuole che questa la ‘invada’. Ha poche amiche. Ha un ragazzo fin da quando aveva 16 anni, ma con lui ‘non si diverte.’
Nel ’97 si diploma logopedista ed inizia delle sostituzioni. Viaggiare e cambiare ambienti la stanca molto, ma è determinata a progredire nel lavoro.
A Natale ‘98 va a Parigi con il ragazzo ‘per capire se lo amava’ ma dopo pochi giorni la riportano a casa delirante, allucinata, confusa e terrorizzata. Non sa spiegare cosa sia accaduto.
Sottoposta ad un programma intenso di cure ambulatoriali guarisce presto dai sintomi psicotici. Non ha ‘soft signs’. Rimane una difficoltà nei rapporti sociali ancora maggiori che in passato. E’ spaventata dagli ambienti che non conosce ed ha difficoltà ad inserirsi nei gruppi.
Ha ripreso il lavoro adattandosi ad una mansione poco gratificante ma poco faticosa, è rimasta con il suo ragazzo ma vive ancora dalla madre.
Periodicamente momenti di crisi in cui si sente perseguitata e in difficoltà nelle relazioni interpersonali, in parte critica verso queste fasi
CLINICA
Un caso di schizofrenia grave
Marco studia ingegneria. Si è trasferito da sud in una grande città del nord. E’ un ragazzo che non ha mai avuto problemi, di buon carattere. E’ figlio unico ed ha buoni rapporti con i genitori.
Nel corso degli studi inizia a ridurre la frequenza alle lezioni e i rapporti con gli amici. Inizia anche ad avere difficoltà a concentrarsi. Passa la maggior parte del suo tempo in camera, trascorre sveglio la maggior parte della notte e dorme durante il giorno.
Dopo qualche mese ha la sensazione che gli insegnanti ed i compagni ‘ce l’hanno con lui’, litiga spesso e finisce per avere comportamenti inadeguati. Compare un franco delirio di persecuzione: prima è convinto che la mafia lo tenga sotto controllo e voglia ucciderlo, poi il delirio muta ed è la polizia a sorvegliarlo in quanto pensano abbia rapporti con la mafia.
Con il trattamento le idee deliranti migliorano ma senza scomparire del tutto. Inizia ad avere strane idee sulla anatomia umana e sulla propria malattia. Trascorre molto tempo chiuso nella sua stanza ed ha pochissimi rapporti con gli altri (nel frattempo si è trasferito a Bologna e vive con la sorella).
CLINICA
Un caso di schizofrenia molto grave
Matteo viene segnalato ai Servizi di salute mentale all’età di 17 anni da parte dei servizi sociali. A scuola presenta infatti comportamenti anomali e preoccupanti, fa molte assenze, ride senza motivo, non studia ed è evidentemente disturbato.
La madre è una giovane donna recentemente immigrata dal meridione, separata dal padre di Matteo già da molti anni. Svolge lavori umili, è sostenuta dai servizi sociali ed appare fortemente provata.
Matteo ha avuto difficoltà di adattamento alla scuola fin dalle medie, è buono, ma chiuso e strano ed ha serie difficoltà a concentrarsi e studiare.
Inizia ad avere strane idee sulla telepatia ed a pensare che i vicini di casa leggano il suo pensiero; angosciato, assediato, si chiude in bagno con la radio ad alto volume. Anche la radio e la televisione però parlano di lui.
Al culmine della psicosi scrive biglietti di autodenigrazione ed autoaccusa, per togliere ai suoi persecutori la soddisfazione di svergognarlo.
Le terapia sono poco efficaci e non riescono a ridurre in maniera significativa i sintomi. E’ necessario pensare ad un inserimento in comunità.
CLINICA
Esordio della schizofrenia
1) Condizioni di normalità nell’infanzia
2) Prodromi durante la adolescenza
3) Episodio psicotico acuto (20 – 30 anni)
4) Decorso variabile
CLINICA
Esordio della schizofrenia
• Personalità premorbosa. – 50%: non si riscontrano tratti di personalità, carattere o
comportamento patologici.
– 25%: tratti generici ed aspecifici, come "eccessiva sensibilità emotiva", "instabilità", "difficoltà a stare con gli altri."
– 25%: personalità schizoide o schizotipica.
CLINICA
Esordio della schizofrenia
• Prodromi – Ritiro e isolamento sociale.
– Riduzione della capacità di comportamento finalizzato.
– Modificazioni del pensiero.
– Comportamento con impulsività, stranezza e bizzarria,
– Ansia, perplessità, preoccupazioni somatiche, depersonalizzazione.
CLINICA
Psicosi acuta e schizofrenia
• L’episodio psicotico acuto può essere il quadro d’esordio della schizofrenia o comparire tardivamente e subdolamente dopo una lunga fase di disadattamento
• L’episodio psicotico acuto si osserva in numerose altre patologie psichiatriche: o Disturbi bipolari
o Bouffeés deliranti
o Uso di sostanze
o Delirium
CLINICA
Consapevolezza di malattia
Spesso vi è scarsa consapevolezza di malattia Evidente e grossolana nelle fasi deliranti Subdola nelle fasi di compenso e riconducibile ai deficit cognitivi
perduranti
Vari livelli di inconsapevolezza, dal rifiuto ostile
alla disattenzione verso le cure
Effetto demoralizzante e stigmatizzante della diagnosi di schizofrenia
Interventi: psicoterapia, psicoeducazione, alleanza terapeutica, lotta allo stigma
CLINICA
Fattori protettivi
Studio internazionale OMS sui determinanti dell’esito
• La schizofrenia ha decorso migliore nei paesi invia di sviluppo
• Ruoli sociali prestabiliti, minore competitività per il lavoro e minori aspettative di performance cognitive e sociali
Trattamento e riabilitazione
Capacità della famiglia di risolvere i problemi
Aiuto da parte dei Servizi ad affrontare crisi e conflitti
Ambiente sociale tollerante
CLINICA
Mortalità e schizofrenia
• Elevato rischio di suicidio
• Mortalità per malattie fisiche – Scarsa possibilità di accedere alle cure !
– Abitudini di vita poco sane (fumo, alcol, sostanze)
– Scarsa compliance alle terapie
CLINICA
Famiglia e schizofrenia
• La schizofrenia interrompe il processo di crescita ed autonomizzazione dell’individuo, che regredisce a livelli di funzionamento precedenti
• Il paziente schizofrenico ha difficoltà di vita autonoma e di solito vive in famiglia
• Il clima e le relazioni familiari sono un fattore chiave per il decorso della schizofrenia.
CLINICA
• Trattamento farmacologico
• Trattamento psicosociale
Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72
TRATTAMENTO
Antipsicotici
chiamati anche neurolettici o tranquillanti maggiori, sono usati per il trattamento della schizofrenia, delle fasi maniacali del disturbo bipolare, e di quei disturbi in cui sono presenti sintomi psicotici. Gli antipsicotici sono:
capaci di migliorare sensibilmente la sintomatologia (allucinazioni e deliri), ma provocano anche
effetti collaterali di regola reversibili, eccezione: discinesia tardiva
non creano dipendenza. L’uso di alcuni antipsicotici comporta controlli periodici.
Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664
TRATTAMENTO
• Efficaci nel ridurre la sintomatologia, aiutano la riabilitazione, non sono terapie definitive!
• effetti collaterali, sintomi neurologici (es., rigidità muscolare, agitazione, tremori, movimenti involontari nelle estremità come delle ditta delle mani e dei piedi o della regione ora-facciale)
Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72
TRATTAMENTO
Principali effetti collaterali neurologici degli antipsicotici
Effetto collaterale Fattori di rischio Periodo di
maggiore rischio
dall’inizio della
terapia
Prevalenza
approssimativa
Distonia acuta
Spasmo dei muscoli
della lingua, volto,
collo, tronco.
Giovane età, sesso
maschile
1-5 giorni 10-15
Acatisia
Irrequietezza
motoria associata a
tensione emotiva
50-60 giorni 5-10
Parkinsonismo
Bradicinesia,
rigidità, tremore
Tarda età, sesso
femminile
5-30 giorni 10-30
Risposta alla terapia antipsicotica
• primi giorni: effetto calmante e sono utili
nel ridurre l’eccitabilità
• inizio di risposta terapeutica: di solito dopo una settimana
• piena risposta terapeutica: durante le
prime 6 settimane
Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664
TRATTAMENTO
• primo episodio di schizofrenia:
da uno a due anni dopo la completa remissione dei sintomi
• episodi ripetuti di psicosi:
proseguire il trattamento per almeno 5 anni ed in alcuni casi per tutta la vita
Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664
TRATTAMENTO
Durata del trattamento farmacologico
• cerca di migliorare il management della schizofrenia (es., gestire i sintomi, prevenire le ricadute)
• incrementare e rafforzare il funzionamento (es. vivere in modo indipendente, le relazioni e il lavoro)
• trattamento assertivo nella comunità – psico-educazione familiare,
– supporto nella ricerca di una occupazione,
– training delle abilità sociali, delle abilità di insegnamento di gestione della malattia,
– terapia cognitivo-comportamentale per le psicosi
– trattamento integrato per l’abuso di sostanze quale comorbidità Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72
TRATTAMENTO
Intervento psicosociale
Depressione
E. Munch, “Malinconia” (1892)
• A livello mondiale: 121 milioni di persone
• Prevalenza 2004:
WHO - The global burden of disease: 2004 update
• Entro il 2030: a livello mondiale 2^ solo ad HIV
Mathers CD, Loncar D (2006)
Mondo Paesi più industrializzati
1) Infezioni basse vie respiratorie 1) Depressione maggiore
2) Infezioni GI (diarrea) 2) Cardiopatia ischemica
3) Depressione maggiore 3) Patologie cerebrovascolari
4) Cardiopatia ischemica 4) Alzheimer e altre demenze
EPIDEMIOLOGIA
- Prevalenza: 10% - Distribuzione per Sesso: F:M=2:1 - Età di esordio: Massimo rischio tra i 25 e i 40 anni. - Genetica: Il risultato di studi sulla componente genetica indica
che il rischio ad ammalare è 3-4 volte aumentato nei nuclei familiari in cui sono presenti soggetti con disturbi dell’umore rispetto al rischio presente nella popolazione generale.
EPIDEMIOLOGIA
Depressione Confini fra normalità e patologia
Disagio esistenziale comune Depressione “normale”, esempi: malattia, lutto
Carattere eccessivo, invalidante Lunga durata Fissità dell’umore Reazione sproporzionata rispetto ad
avvenimenti o mancanza di associazione con eventi di vita Aspetti qualitativi: sentimento di vuoto, perdita
dell’autostima, senso di colpa e/o di vergogna immotivato o esagerato
CLINICA
DISTURBI DEPRESSIVI DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE
Presenza di almeno cinque dei seguenti sintomi per un periodo di due settimane, di cui almeno uno deve essere 1) o 2):
1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno
2) marcata diminuzione di interesse o piacere
3) significativa perdita di peso o aumento di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito
4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
5) agitazione o rallentamento psicomotorio
6) faticabiltà o mancanza di energia
7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati
8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi
9) pensieri ricorrenti di morte.
CLINICA
“Core” sintomatologico (sintomi fondamentali)
Psicopatologia
1. Descrizione generale
2. Umore ed affettività
3. Linguaggio
4. Sensopercezione
5. Pensiero
6. Coscienza e capacità cognitive
7. Insight
CLINICA
DISTURBI FORMA PENSIERO
IDEE DI COLPA E DI MORTE
PERVASIVO ↓ TONO UMORE
ANEDONIA
RALLENTAMENTO o AGITAZIONE
↓ CONCENTRAZIONE
↓ ATTENZIONE
↓↑ SONNO ↓↑APPETITO
Suicidio Indicatori di alto rischio suicidario Uomini Età >40 anni Storia familiare di suicidio Disoccupazione Isolamento sociale Note/ideazioni suicidali Desiderio continuato di morire Mancanza di speranza, Incapacità di vedere il futuro Abuso di sostanze o di alcool La depressione è uno dei più importanti fattori di rischio per il suicidio
Tratto da: Anthony S Hale. ABC of mental health: Depression. BMJ, Jul 1997; 315: 43 - 46
Caso clinico G.M. è una casalinga di 43 anni, coniugata e madre di due figli; è giunta alla nostra osservazione inviata dal medico curante. La paziente viene descritta dai familiari come una donna attiva nello svolgere le proprie mansioni, tranquilla e piuttosto remissiva nei confronti del marito. Negli ultimi mesi ha mostrato crescenti difficoltà nello svolgere le normali attività di casalinga, turbata dalla sensazione di non saper più prendere alcuna decisione: “... non riesco più a decidere cosa comprare, mi sembra di sbagliare, anzi penso di aver sempre sbagliato, ...quello che prima facevo senza alcun problema ora mi preoccupa”. Riferisce di sentirsi molto triste e completamente senza speranza, soprattutto la mattina, mentre, con il trascorrere delle ore, nota un leggero miglioramento. Nelle prime ore della sera avverte il desiderio di coricarsi, “un’altra giornata è terminata”, riuscendo tuttavia a dormire solo per poche ore. Spesso nella notte si sveglia e non riesce a riprendere sonno; la mattina è costretta ad alzarsi molto presto. Nelle ultime settimane G.M. ha espresso in alcune occasioni il desiderio di morire “per porre fine alle sofferenze”. Riferisce di sentirsi in colpa per “qualcosa di molto grave che è successo alcuni anni fa”, se ne vergogna e teme che, raccontando questo episodio, possano determinarsi delle nuove conseguenze. Infine G.M. racconta di aver causato con la propria condotta il licenziamento del marito, evento peraltro accaduto anni prima senza particolari conseguenze sull’economia familiare. Ritiene che “sicuramente” i colleghi del marito erano venuti a conoscenza del fatto che “più volte si era lamentata perché l’attività lavorativa che il coniuge svolgeva in quel periodo lo costringeva a lunghi periodi di lontananza da casa e quindi lo avevano riferito al datore di lavoro il quale aveva preso i suoi provvedimenti”.
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
Esordio:
• Brusco
• Graduale
Episodio depressivo: decorso
Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999
CLINICA
Fase di stato:
Durata variabile,in rapporto anche all’intervento terapeutico (media 4-6 mesi); è possibile la cronicizzazione
Risoluzione
• Brusca
• Graduale
• Esiti: possibilità di
risoluzione incompleta
con il persistere di
“sintomi residui”
Relazione fra depressione e malattia fisica
Depressione
Malattia fisica
Depressione
Aumento citochine proinfiammatorie
Aumento aggregazione piastrinica
Stile di vita poco sano, uso di alcol
Scarsa compliance alle terapie, no controlli
M. neurologiche (stroke, demenza, Parkinson)
M. endocrine, farmaci
Sindromi dolorose
Disabilità funzionale
Gestione del paziente depresso (1)
• Validare la sofferenza del paziente – La depressione non è segno di debolezza, di scarsa volontà, di pazzia
• Incoraggiare il paziente dando una ragionevole speranza – Le cure per la depressione sono efficaci, la situazione migliorerà con il
tempo
– Evitare di dire al paziente che deve farsi forza e superare la situazione (colpevolizzazione)
TRATTAMENTO
Gestione del paziente depresso (2)
• Valutare la situazione familiare del paziente – I parenti si rendono conto del problema del paziente
– Lo incoraggiano a curarsi o remano contro?
– Ci sono situazioni familiari e non che mantengono lo stato di stress del paziente
• Ascoltare il paziente, trasmettendogli interesse e comprensione, anche rimanendo in silenzio
TRATTAMENTO
Gestione del paziente depresso (3)
• Il paziente depresso spesso è “difficile”, non mostra apprezzamento per i trattamenti, si lamenta in continuazione, dice che non c’è nulla da fare e che tutto è inutile – Sostegno sull’importanza delle cure
• Confronto con i colleghi e con lo staff
TRATTAMENTO
• Depressioni lievi/moderate
– Terapia cognitivo-comportamentale (psicoterapia “breve” focalizzata, 6-20 incontri)
– Antidepressivi
• Depressioni gravi
– Antidepressivi
Tratto da: Anthony S Hale. ABC of mental health: Depression. BMJ, Jul 1997; 315: 43 - 46
TRATTAMENTO
Antidepressivi
• Farmaci efficaci nel migliorare l’umore negativo e gli altri sintomi tipici della depressione
• 3 sottogruppi maggiori: – triciclici – inibitori selettivi del recupero della serotonina (SSRI). – inibitori delle mono-amminossidasi (IMAO)
• Generalmente efficaci, ma possono indurre effetti collaterali.
• Non danno dipendenza a differenza delle benzodiazepine.
Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664
TRATTAMENTO
• Gli antidepressivi devono essere assunti con regolarità
• Dall’inizio del trattamento alla comparsa dei benefici passano alcune settimane
• Se vengono prescritte dosi di antidepressivi troppo basse e per periodi troppo brevi la risposta può mancare o essere ridotta e seguita da frequenti ricadute e aumento della morbidità
• Circa il 70% dei pazienti traggono beneficio Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664
TRATTAMENTO