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Classificazione ...nulla esiste di assolutamente definitivo, anche se gli ordinamenti sistematici sono indispensabili alla precisione dei concetti. K. Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo

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Classificazione

“...nulla esiste di assolutamente definitivo, anche se gli ordinamenti sistematici sono indispensabili alla precisione dei concetti.”

K. Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo

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Classificazione dei disturbi mentali

Classificazione DSM IV

Classificazione categoriale La necessità di una classificazione dei disturbi mentali si è resa evidente in tutta la

storia della medicina. Le numerose classificazioni che sono state approntate negli ultimi due millenni si sono differenziate per l’enfasi relativa data alla fenomenologia, all’eziologia e al decorso come caratteristiche determinanti e a seconda che l’obiettivo principale della loro utilizzazione fosse clinico, di ricerca o statistico. Negli Stati Uniti la prima classificazione venne introdotta nel 1869 alla riunione annuale dell’American Medico-Psychological Association, nome con cui era nota allora l’ American Psychiatric Association (APA).

Nel 1952 l’APA pubblicò la prima edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder (DSM-I), a cui seguirono 4 edizioni successive fino alla IV-TR del 2000, attualmente in uso.

La classificazione ICD (dall‘inglese International Classification of Diseases) è la classificazione internazionale delle malattie e dei problemi correlati, stilata dall‘Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS-WHO).

L'ICD è uno standard di classificazione per gli studi statistici ed epidemiologici, nonché valido strumento di gestione di salute ed igiene pubblica. È oggi alla decima edizione (ICD-10

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Aspetti di base del DSM IV-TR Il DSM è una classificazione categorica che suddivide i

disturbi mentali in tipi basati su una serie di criteri con caratteri clinici definiti. Approccio descrittivo: vengono descritte le

manifestazioni dei disturbi mentali mentre non vengono fornite né le teorie eziopatogenetiche né i principi di trattamento. Le definizioni dei disturbi sono di solito costituite dalla descrizione delle loro caratteristiche cliniche.

Criteri diagnostici: Per ciascun disturbo vengono forniti specifici criteri diagnostici, costituiti da un elenco di caratteristiche cliniche che devono essere presenti per poter porre una determinata diagnosi.

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Il DSM IV-TR è un sistema multiassiale che permette di valutare i pazienti attraverso diverse variabili e comprende 5 assi.

L’asse I e II comprendono l’intera classificazione dei disturbi mentali, 17 gruppi principali e oltre 300 disturbi specifici.

In particolare: Asse I: costituito dai Disturbi Clinici e da Altre condizioni che posso essere

oggetto di attenzione clinica. Sull’Asse I si riportano tutti i vari disturbi o condizioni della Classificazione eccetto i Disturbi di Personalità e il Ritardo Mentale (che vengono riportati sull’Asse II). Quando un individuo presenta più di un disturbo di Asse I, dovrebbero essere tutti riportati.

Asse II: Sull’Asse II si riportano i Disturbi di Personalità e il Ritardo Mentale. Asse III: si riportano le Condizioni Mediche Generali in atto, che posso

essere la causa oppure la conseguenza del disturbo mentale e pertanto potenzialmente rilevanti per la comprensione o il trattamento del disturbo mentale dell’individuo. Tuttavia la condizione medica generale può anche non essere correlata al disturbo mentale, ma non di meno avere importanti implicazioni prognostiche o terapeutiche

Asse IV: vi si riportano Problemi Psicosociali ed Ambientali, che possono influenzare la diagnosi, il trattamento e la prognosi dei disturbi mentali (Asse I e Asse II). Un problema psicosociale o ambientale può corrispondere a un evento vitale negativo, una difficoltà o una carenza ambientale, uno stress familiare o interpersonale di altro tipo, alla inadeguatezza del supporto sociale o delle risorse personali, o ad altri problemi legati al contesto nel quale si sono sviluppate le difficoltà dell’individuo.

Asse V: vi si riporta il giudizio sul livello di funzionamento globale tramite la Scala per la Valutazione Globale del Funzionamento (VGF).

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Sistema multiassiale del DSM IV

Asse I Disturbi Clinici/Altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione clinica

Asse II Disturbi di Personalità/Ritardo Mentale

Asse III Condizioni Mediche Generali

Asse IV Problemi Psicosociali ed Ambientali

Asse V Valutazione Globale del Funzionamento

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ASSE I

Disturbi Solitamente Diagnosticati per la Prima Volta nell’Infanzia, nella Fanciullezza o nell’Adolescenza (escluso il Ritardo Mentale, che viene diagnosticato sull’Asse II)

Delirium, Demenza, e Disturbi Amnestici e Altri Disturbi Cognitivi

Disturbi Mentali Dovuti ad una Condizione Medica Generale

Disturbi Correlati a Sostanze Schizofrenia ed Altri Disturbi Psicotici Disturbi dell’Umore Disturbi d’Ansia Disturbi Somatoformi Disturbi Fittizi Disturbi Dissociativi Disturbi Sessuali e dell’Identità di Genere Disturbi dell’Alimentazione Disturbi del Sonno Disturbi del Controllo degli Impulsi Non

Classificati Altrove Disturbi dell’Adattamento Altre condizioni che possono essere oggetto di

attenzione clinica

Disturbo Paranoide di Personalità

Disturbo Schizoide di Personalità

Disturbo Schizotipico di Personalità

Disturbo Antisociale di Personalità

Disturbo Borderline di Personalità

Disturbo Istrionico di Personalità

Disturbo Narcisistico di Personalità

Disturbo Evitante di Personalità

Disturbo Dipendente di Personalità

Disturbo Ossessivo-Compulsivo di Personalità

Disturbo di Personalità Non Altrimenti Specificato

Ritardo Mentale

ASSE II

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Schizofrenia

EPIDEMIOLOGIA

EZIOLOGIA

CLINICA

TRATTAMENTO

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• Prevalenza life-time 1%,

• Incidenza annua 0.2 per 1000

• M:F = 1:1 (ma esordio più precoce in ♂)

• Esordio prima dei 30 anni

EPIDEMIOLOGIA

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FATTORI GENETICI

60-84% gemelli mono-zigoti condivide la diagnosi in confronto a 15% dei di-zigoti

50% rischio nel figlio se entrambi i genitori sono schizofrenici

Multipli geni di suscettibilità

RISCHI AMBIENTALI Fattori biologici: eventi prenatali e perinatali

Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72

EZIOLOGIA

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DSM-IV criteri diagnostici per la schizofrenia

A. sintomi caratteristici positivi e negativi

B. disabilità sociale/occupazionale

C. durata > 6 mesi

D. non attribuibile a dist. umore

E. non attribuibile ad abuso di sostanze o condizione internistica

CLINICA

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Psicopatologia

1. Descrizione generale

2. Umore ed affettività

3. Linguaggio

4. Sensopercezione

5. Pensiero

6. Coscienza e capacità cognitive

Sintomi POSITIVI

COMPORTAMENTO BIZZARRO

ALLUCINAZIONI

DISTURBI FORMA PENSIERO

DELIRI

CLINICA

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Psicopatologia

1. Descrizione generale

2. Umore ed affettività

3. Linguaggio

4. Sensopercezione

5. Pensiero

6. Coscienza e capacità cognitive

Sintomi NEGATIVI

APPIATTIMENTO AFFETTIVITA’, ANEDONIA, APATIA

ALOGIA

CLINICA

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Psicopatologia

1. Descrizione generale

2. Umore ed affettività

3. Linguaggio

4. Sensopercezione

5. Pensiero

6. Coscienza e capacità cognitive

7. Capacità di giudizio e insight

Sintomi psicotici/positivi

COMPROMISSIONE COGNITIVA

CLINICA

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Sintomi positivi Sintomi

positivi

Sintomi negativi

Sintomi positivi

La schizofrenia è una sindrome con due componenti

1) sintomi psicotici acuti

2) deficit cognitivi e funzionali stabili

CLINICA

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Disabilità sociale/occupazionale

– Lavoro – Scuola – Ruolo genitoriale – self-care – Indipendenza di vita – Relazioni interpersonali – Tempo libero

Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72

CLINICA

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Un caso di schizofrenia lieve

Alessandra è una ragazza carina, timida e un po’ remissiva che oggi ha 30 anni.

E’ molto legata alla giovane madre, ma non vuole che questa la ‘invada’. Ha poche amiche. Ha un ragazzo fin da quando aveva 16 anni, ma con lui ‘non si diverte.’

Nel ’97 si diploma logopedista ed inizia delle sostituzioni. Viaggiare e cambiare ambienti la stanca molto, ma è determinata a progredire nel lavoro.

A Natale ‘98 va a Parigi con il ragazzo ‘per capire se lo amava’ ma dopo pochi giorni la riportano a casa delirante, allucinata, confusa e terrorizzata. Non sa spiegare cosa sia accaduto.

Sottoposta ad un programma intenso di cure ambulatoriali guarisce presto dai sintomi psicotici. Non ha ‘soft signs’. Rimane una difficoltà nei rapporti sociali ancora maggiori che in passato. E’ spaventata dagli ambienti che non conosce ed ha difficoltà ad inserirsi nei gruppi.

Ha ripreso il lavoro adattandosi ad una mansione poco gratificante ma poco faticosa, è rimasta con il suo ragazzo ma vive ancora dalla madre.

Periodicamente momenti di crisi in cui si sente perseguitata e in difficoltà nelle relazioni interpersonali, in parte critica verso queste fasi

CLINICA

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Un caso di schizofrenia grave

Marco studia ingegneria. Si è trasferito da sud in una grande città del nord. E’ un ragazzo che non ha mai avuto problemi, di buon carattere. E’ figlio unico ed ha buoni rapporti con i genitori.

Nel corso degli studi inizia a ridurre la frequenza alle lezioni e i rapporti con gli amici. Inizia anche ad avere difficoltà a concentrarsi. Passa la maggior parte del suo tempo in camera, trascorre sveglio la maggior parte della notte e dorme durante il giorno.

Dopo qualche mese ha la sensazione che gli insegnanti ed i compagni ‘ce l’hanno con lui’, litiga spesso e finisce per avere comportamenti inadeguati. Compare un franco delirio di persecuzione: prima è convinto che la mafia lo tenga sotto controllo e voglia ucciderlo, poi il delirio muta ed è la polizia a sorvegliarlo in quanto pensano abbia rapporti con la mafia.

Con il trattamento le idee deliranti migliorano ma senza scomparire del tutto. Inizia ad avere strane idee sulla anatomia umana e sulla propria malattia. Trascorre molto tempo chiuso nella sua stanza ed ha pochissimi rapporti con gli altri (nel frattempo si è trasferito a Bologna e vive con la sorella).

CLINICA

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Un caso di schizofrenia molto grave

Matteo viene segnalato ai Servizi di salute mentale all’età di 17 anni da parte dei servizi sociali. A scuola presenta infatti comportamenti anomali e preoccupanti, fa molte assenze, ride senza motivo, non studia ed è evidentemente disturbato.

La madre è una giovane donna recentemente immigrata dal meridione, separata dal padre di Matteo già da molti anni. Svolge lavori umili, è sostenuta dai servizi sociali ed appare fortemente provata.

Matteo ha avuto difficoltà di adattamento alla scuola fin dalle medie, è buono, ma chiuso e strano ed ha serie difficoltà a concentrarsi e studiare.

Inizia ad avere strane idee sulla telepatia ed a pensare che i vicini di casa leggano il suo pensiero; angosciato, assediato, si chiude in bagno con la radio ad alto volume. Anche la radio e la televisione però parlano di lui.

Al culmine della psicosi scrive biglietti di autodenigrazione ed autoaccusa, per togliere ai suoi persecutori la soddisfazione di svergognarlo.

Le terapia sono poco efficaci e non riescono a ridurre in maniera significativa i sintomi. E’ necessario pensare ad un inserimento in comunità.

CLINICA

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Esordio della schizofrenia

1) Condizioni di normalità nell’infanzia

2) Prodromi durante la adolescenza

3) Episodio psicotico acuto (20 – 30 anni)

4) Decorso variabile

CLINICA

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Esordio della schizofrenia

• Personalità premorbosa. – 50%: non si riscontrano tratti di personalità, carattere o

comportamento patologici.

– 25%: tratti generici ed aspecifici, come "eccessiva sensibilità emotiva", "instabilità", "difficoltà a stare con gli altri."

– 25%: personalità schizoide o schizotipica.

CLINICA

Page 22: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Esordio della schizofrenia

• Prodromi – Ritiro e isolamento sociale.

– Riduzione della capacità di comportamento finalizzato.

– Modificazioni del pensiero.

– Comportamento con impulsività, stranezza e bizzarria,

– Ansia, perplessità, preoccupazioni somatiche, depersonalizzazione.

CLINICA

Page 23: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Psicosi acuta e schizofrenia

• L’episodio psicotico acuto può essere il quadro d’esordio della schizofrenia o comparire tardivamente e subdolamente dopo una lunga fase di disadattamento

• L’episodio psicotico acuto si osserva in numerose altre patologie psichiatriche: o Disturbi bipolari

o Bouffeés deliranti

o Uso di sostanze

o Delirium

CLINICA

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Consapevolezza di malattia

Spesso vi è scarsa consapevolezza di malattia Evidente e grossolana nelle fasi deliranti Subdola nelle fasi di compenso e riconducibile ai deficit cognitivi

perduranti

Vari livelli di inconsapevolezza, dal rifiuto ostile

alla disattenzione verso le cure

Effetto demoralizzante e stigmatizzante della diagnosi di schizofrenia

Interventi: psicoterapia, psicoeducazione, alleanza terapeutica, lotta allo stigma

CLINICA

Page 25: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Fattori protettivi

Studio internazionale OMS sui determinanti dell’esito

• La schizofrenia ha decorso migliore nei paesi invia di sviluppo

• Ruoli sociali prestabiliti, minore competitività per il lavoro e minori aspettative di performance cognitive e sociali

Trattamento e riabilitazione

Capacità della famiglia di risolvere i problemi

Aiuto da parte dei Servizi ad affrontare crisi e conflitti

Ambiente sociale tollerante

CLINICA

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Mortalità e schizofrenia

• Elevato rischio di suicidio

• Mortalità per malattie fisiche – Scarsa possibilità di accedere alle cure !

– Abitudini di vita poco sane (fumo, alcol, sostanze)

– Scarsa compliance alle terapie

CLINICA

Page 27: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Famiglia e schizofrenia

• La schizofrenia interrompe il processo di crescita ed autonomizzazione dell’individuo, che regredisce a livelli di funzionamento precedenti

• Il paziente schizofrenico ha difficoltà di vita autonoma e di solito vive in famiglia

• Il clima e le relazioni familiari sono un fattore chiave per il decorso della schizofrenia.

CLINICA

Page 28: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

• Trattamento farmacologico

• Trattamento psicosociale

Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72

TRATTAMENTO

Page 29: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Antipsicotici

chiamati anche neurolettici o tranquillanti maggiori, sono usati per il trattamento della schizofrenia, delle fasi maniacali del disturbo bipolare, e di quei disturbi in cui sono presenti sintomi psicotici. Gli antipsicotici sono:

capaci di migliorare sensibilmente la sintomatologia (allucinazioni e deliri), ma provocano anche

effetti collaterali di regola reversibili, eccezione: discinesia tardiva

non creano dipendenza. L’uso di alcuni antipsicotici comporta controlli periodici.

Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664

TRATTAMENTO

Page 30: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

• Efficaci nel ridurre la sintomatologia, aiutano la riabilitazione, non sono terapie definitive!

• effetti collaterali, sintomi neurologici (es., rigidità muscolare, agitazione, tremori, movimenti involontari nelle estremità come delle ditta delle mani e dei piedi o della regione ora-facciale)

Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72

TRATTAMENTO

Page 31: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Principali effetti collaterali neurologici degli antipsicotici

Effetto collaterale Fattori di rischio Periodo di

maggiore rischio

dall’inizio della

terapia

Prevalenza

approssimativa

Distonia acuta

Spasmo dei muscoli

della lingua, volto,

collo, tronco.

Giovane età, sesso

maschile

1-5 giorni 10-15

Acatisia

Irrequietezza

motoria associata a

tensione emotiva

50-60 giorni 5-10

Parkinsonismo

Bradicinesia,

rigidità, tremore

Tarda età, sesso

femminile

5-30 giorni 10-30

Page 32: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Risposta alla terapia antipsicotica

• primi giorni: effetto calmante e sono utili

nel ridurre l’eccitabilità

• inizio di risposta terapeutica: di solito dopo una settimana

• piena risposta terapeutica: durante le

prime 6 settimane

Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664

TRATTAMENTO

Page 33: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

• primo episodio di schizofrenia:

da uno a due anni dopo la completa remissione dei sintomi

• episodi ripetuti di psicosi:

proseguire il trattamento per almeno 5 anni ed in alcuni casi per tutta la vita

Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664

TRATTAMENTO

Durata del trattamento farmacologico

Page 34: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

• cerca di migliorare il management della schizofrenia (es., gestire i sintomi, prevenire le ricadute)

• incrementare e rafforzare il funzionamento (es. vivere in modo indipendente, le relazioni e il lavoro)

• trattamento assertivo nella comunità – psico-educazione familiare,

– supporto nella ricerca di una occupazione,

– training delle abilità sociali, delle abilità di insegnamento di gestione della malattia,

– terapia cognitivo-comportamentale per le psicosi

– trattamento integrato per l’abuso di sostanze quale comorbidità Tratto da: T Turner. ABC of mental health: Schizophrenia. BMJ, Jul 1997; 315: 108 – 111; E da: Kim T Mueser, Susan R McGurk. Schizophrenia. Lancet 2004; 363: 2063–72

TRATTAMENTO

Intervento psicosociale

Page 35: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Depressione

E. Munch, “Malinconia” (1892)

Page 36: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

• A livello mondiale: 121 milioni di persone

• Prevalenza 2004:

WHO - The global burden of disease: 2004 update

• Entro il 2030: a livello mondiale 2^ solo ad HIV

Mathers CD, Loncar D (2006)

Mondo Paesi più industrializzati

1) Infezioni basse vie respiratorie 1) Depressione maggiore

2) Infezioni GI (diarrea) 2) Cardiopatia ischemica

3) Depressione maggiore 3) Patologie cerebrovascolari

4) Cardiopatia ischemica 4) Alzheimer e altre demenze

EPIDEMIOLOGIA

Page 37: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

- Prevalenza: 10% - Distribuzione per Sesso: F:M=2:1 - Età di esordio: Massimo rischio tra i 25 e i 40 anni. - Genetica: Il risultato di studi sulla componente genetica indica

che il rischio ad ammalare è 3-4 volte aumentato nei nuclei familiari in cui sono presenti soggetti con disturbi dell’umore rispetto al rischio presente nella popolazione generale.

EPIDEMIOLOGIA

Page 38: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Depressione Confini fra normalità e patologia

Disagio esistenziale comune Depressione “normale”, esempi: malattia, lutto

Carattere eccessivo, invalidante Lunga durata Fissità dell’umore Reazione sproporzionata rispetto ad

avvenimenti o mancanza di associazione con eventi di vita Aspetti qualitativi: sentimento di vuoto, perdita

dell’autostima, senso di colpa e/o di vergogna immotivato o esagerato

CLINICA

Page 39: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

DISTURBI DEPRESSIVI DISTURBO DEPRESSIVO MAGGIORE

Presenza di almeno cinque dei seguenti sintomi per un periodo di due settimane, di cui almeno uno deve essere 1) o 2):

1) umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno

2) marcata diminuzione di interesse o piacere

3) significativa perdita di peso o aumento di peso oppure diminuzione o aumento dell’appetito

4) insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno

5) agitazione o rallentamento psicomotorio

6) faticabiltà o mancanza di energia

7) sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati

8) ridotta capacità di pensare o di concentrarsi

9) pensieri ricorrenti di morte.

CLINICA

Page 40: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

“Core” sintomatologico (sintomi fondamentali)

Psicopatologia

1. Descrizione generale

2. Umore ed affettività

3. Linguaggio

4. Sensopercezione

5. Pensiero

6. Coscienza e capacità cognitive

7. Insight

CLINICA

DISTURBI FORMA PENSIERO

IDEE DI COLPA E DI MORTE

PERVASIVO ↓ TONO UMORE

ANEDONIA

RALLENTAMENTO o AGITAZIONE

↓ CONCENTRAZIONE

↓ ATTENZIONE

↓↑ SONNO ↓↑APPETITO

Page 41: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Suicidio Indicatori di alto rischio suicidario Uomini Età >40 anni Storia familiare di suicidio Disoccupazione Isolamento sociale Note/ideazioni suicidali Desiderio continuato di morire Mancanza di speranza, Incapacità di vedere il futuro Abuso di sostanze o di alcool La depressione è uno dei più importanti fattori di rischio per il suicidio

Tratto da: Anthony S Hale. ABC of mental health: Depression. BMJ, Jul 1997; 315: 43 - 46

Page 42: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Caso clinico G.M. è una casalinga di 43 anni, coniugata e madre di due figli; è giunta alla nostra osservazione inviata dal medico curante. La paziente viene descritta dai familiari come una donna attiva nello svolgere le proprie mansioni, tranquilla e piuttosto remissiva nei confronti del marito. Negli ultimi mesi ha mostrato crescenti difficoltà nello svolgere le normali attività di casalinga, turbata dalla sensazione di non saper più prendere alcuna decisione: “... non riesco più a decidere cosa comprare, mi sembra di sbagliare, anzi penso di aver sempre sbagliato, ...quello che prima facevo senza alcun problema ora mi preoccupa”. Riferisce di sentirsi molto triste e completamente senza speranza, soprattutto la mattina, mentre, con il trascorrere delle ore, nota un leggero miglioramento. Nelle prime ore della sera avverte il desiderio di coricarsi, “un’altra giornata è terminata”, riuscendo tuttavia a dormire solo per poche ore. Spesso nella notte si sveglia e non riesce a riprendere sonno; la mattina è costretta ad alzarsi molto presto. Nelle ultime settimane G.M. ha espresso in alcune occasioni il desiderio di morire “per porre fine alle sofferenze”. Riferisce di sentirsi in colpa per “qualcosa di molto grave che è successo alcuni anni fa”, se ne vergogna e teme che, raccontando questo episodio, possano determinarsi delle nuove conseguenze. Infine G.M. racconta di aver causato con la propria condotta il licenziamento del marito, evento peraltro accaduto anni prima senza particolari conseguenze sull’economia familiare. Ritiene che “sicuramente” i colleghi del marito erano venuti a conoscenza del fatto che “più volte si era lamentata perché l’attività lavorativa che il coniuge svolgeva in quel periodo lo costringeva a lunghi periodi di lontananza da casa e quindi lo avevano riferito al datore di lavoro il quale aveva preso i suoi provvedimenti”.

Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999

Page 43: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Esordio:

• Brusco

• Graduale

Episodio depressivo: decorso

Tratto da:Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999

CLINICA

Fase di stato:

Durata variabile,in rapporto anche all’intervento terapeutico (media 4-6 mesi); è possibile la cronicizzazione

Risoluzione

• Brusca

• Graduale

• Esiti: possibilità di

risoluzione incompleta

con il persistere di

“sintomi residui”

Page 44: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Relazione fra depressione e malattia fisica

Depressione

Malattia fisica

Depressione

Aumento citochine proinfiammatorie

Aumento aggregazione piastrinica

Stile di vita poco sano, uso di alcol

Scarsa compliance alle terapie, no controlli

M. neurologiche (stroke, demenza, Parkinson)

M. endocrine, farmaci

Sindromi dolorose

Disabilità funzionale

Page 45: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Gestione del paziente depresso (1)

• Validare la sofferenza del paziente – La depressione non è segno di debolezza, di scarsa volontà, di pazzia

• Incoraggiare il paziente dando una ragionevole speranza – Le cure per la depressione sono efficaci, la situazione migliorerà con il

tempo

– Evitare di dire al paziente che deve farsi forza e superare la situazione (colpevolizzazione)

TRATTAMENTO

Page 46: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Gestione del paziente depresso (2)

• Valutare la situazione familiare del paziente – I parenti si rendono conto del problema del paziente

– Lo incoraggiano a curarsi o remano contro?

– Ci sono situazioni familiari e non che mantengono lo stato di stress del paziente

• Ascoltare il paziente, trasmettendogli interesse e comprensione, anche rimanendo in silenzio

TRATTAMENTO

Page 47: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Gestione del paziente depresso (3)

• Il paziente depresso spesso è “difficile”, non mostra apprezzamento per i trattamenti, si lamenta in continuazione, dice che non c’è nulla da fare e che tutto è inutile – Sostegno sull’importanza delle cure

• Confronto con i colleghi e con lo staff

TRATTAMENTO

Page 48: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

• Depressioni lievi/moderate

– Terapia cognitivo-comportamentale (psicoterapia “breve” focalizzata, 6-20 incontri)

– Antidepressivi

• Depressioni gravi

– Antidepressivi

Tratto da: Anthony S Hale. ABC of mental health: Depression. BMJ, Jul 1997; 315: 43 - 46

TRATTAMENTO

Page 49: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

Antidepressivi

• Farmaci efficaci nel migliorare l’umore negativo e gli altri sintomi tipici della depressione

• 3 sottogruppi maggiori: – triciclici – inibitori selettivi del recupero della serotonina (SSRI). – inibitori delle mono-amminossidasi (IMAO)

• Generalmente efficaci, ma possono indurre effetti collaterali.

• Non danno dipendenza a differenza delle benzodiazepine.

Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664

TRATTAMENTO

Page 50: Classificazione - profpalumbo.altervista.org

• Gli antidepressivi devono essere assunti con regolarità

• Dall’inizio del trattamento alla comparsa dei benefici passano alcune settimane

• Se vengono prescritte dosi di antidepressivi troppo basse e per periodi troppo brevi la risposta può mancare o essere ridotta e seguita da frequenti ricadute e aumento della morbidità

• Circa il 70% dei pazienti traggono beneficio Tratto da: SR Pathare, C Paton, ABC of mental health:Psychotropic drug treatment, BMJ, 1997; 315:661-664

TRATTAMENTO