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Siena Progetto proprio della Istituita dal Conte Guido Chigi Saracini nel 1932 Eretta in Fondazione con Decreto Presidenziale del 17 ottobre 1961 Venerdì 4 Aprile Teatro dei Rozzi ore 21 Orchestra della Toscana Paolo Carignani direttore Laura Polverelli mezzosoprano È vietato - anche ai sensi della Legge 22/4/1941 n. 633 introdurre in sala registratori, videocamere, macchine fotografiche, nonché telefoni cellulari. Prossimo concerto Venerdì 11 aprile, Palazzo Chigi Saracini, ore 21 Juanjo Mosalini bandoneon Cento anni di bandoneon Fondazione Accademia Musicale Chigiana Onlus Via di Città, 89 - 53100 Siena tel. 0577.22091 fax 0577.288124 www.chigiana.it | [email protected] Progetto proprio della @Chigiana /FondazioneAccademiaMusicaleChigiana con il contributo di

@Chigiana Orchestra della Toscana Paolo Carignani

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Progetto proprio dellaSienaProgetto proprio della

Istituita dal Conte Guido Chigi Saracini nel 1932Eretta in Fondazione con Decreto Presidenziale del 17 ottobre 1961

Venerdì

4Aprile

Teatrodei Rozzi

ore 21

Orchestra della ToscanaPaolo Carignani direttoreLaura Polverelli mezzosoprano

È vietato - anche ai sensi della Legge 22/4/1941 n. 633 introdurre in sala registratori, videocamere, macchine fotografiche, nonché telefoni cellulari.

Prossimo concertoVenerdì 11 aprile, Palazzo Chigi Saracini, ore 21Juanjo Mosalini bandoneonCento anni di bandoneon

Fondazione Accademia Musicale Chigiana OnlusVia di Città, 89 - 53100 Sienatel. 0577.22091 fax 0577.288124www.chigiana.it | [email protected]

Progetto proprio della

@Chigiana

/FondazioneAccademiaMusicaleChigiana

con il contributo di

L’Orchestra della Toscana si è formata a Firenze nel 1980 per iniziativa della Regione Toscana, della Provincia e del Comune di Firenze. Nel 1983, durante la direzione artistica di Luciano Berio, è diventata Istituzione Concertistica Orchestrale per riconoscimento del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Attualmente la direzione artistica è affidata a Giorgio Battistelli, succeduto ad Aldo Bennici, uno dei padri fondatori dell’ORT.Interprete duttile di un ampio repertorio che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra è ospite delle più importanti società di concerti italiane, compresa la Settimana Musicale Senese. Numerose le sue apparizioni all’estero. Molti tra i più prestigiosi musicisti di oggi hanno collaborato con l’ORT. L’Orchestra vanta numerose incisioni discografiche. Per l’Accademia Musicale Chigiana ha inciso Le Congiurate di Schubert con Gérard Korsten per la regia di Denis Krief e il Requiem di Mozart con Gianluigi Gelmetti.

Paolo Carignani è nato a Milano dove si è diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi in composizione, organo e pianoforte. Successivamente ha studiato direzione d’orchestra con Alceo Galliera. Ha diretto in molti teatri italiani e in prestigiosi palcoscenici interna-zionali come Staatsoper di Vienna, di Berlino e di Monaco di Baviera, Deutsche Oper Berlin, War Memorial di San Francisco e al Met di New York, Gran Teatre de Liceu di Barcellona, Concertgebouw e Teatro d’Opera di Amsterdam, Royal Opera House Covent Garden di Londra, la Bastille di Parigi e nelle città di Oslo, Bruxelles, Anversa, Glyndebourne, Spoleto, allo Schleswig Holstein Festival, al Rheingau Festival, al Rossini Opera Festival di Pesaro.Il repertorio sinfonico lo ha portato a lavorare con molte importanti orchestre internazionali. Dal 1999 al 2008 è stato Generalmusikdi-rektor del Teatro d’Opera di Francoforte sul Meno e direttore stabile della Museumsorchester di Francoforte sul Meno.

Laura Polverelli è ospite abituale delle più importanti istituzioni mu-sicali italiane ed estere quali il Teatro alla Scala, l’Accademia Nazio-nale di Santa Cecilia, il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, l’Ac-cademia Chigiana di Siena, il Teatro La Fenice, il Teatro Carlo Felice

PROGRAMMA

Ludwig van BeethovenBonn 1770 - Vienna 1827

Le creature di Prometeo, ouverture op. 43

Luciano BerioOneglia 1925 - Roma 2003

Folk Songs per mezzosoprano e orchestra1. Black is the color...

2. I wonder as I wander3. Loosin yelav

4. Rossignolet du bois5. A la femminisca6. La donna ideale

7. Ballo8. Motettu de tristura

9. Malurous qu’o uno fenno10. Lo fiolaire

11. Azerbaijan love song

* * *

Franz SchubertLichtental, Vienna 1797 - Vienna 1828

Sinfonia n. 4 in do min. D. 417 “Tragica”Adagio molto – Allegro vivace | Andante

Menuetto. Allegro vivace | Allegro

di Genova, il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Regio di Torino, il Teatro San Carlo, la Bayerische Staatsoper, il Festival di Glynde-bourne, l’Opéra de Lyon, l’Opéra de Montecarlo, il Rossini Opera Festival, il Teatro Réal di Madrid, il Théâtre des Champs Elysées, il Théâtre Royal de la Monnaie, collaborando con alcuni fra i più im-portati direttori d’orchestra come Claudio Abbado, Riccardo Muti, Zubin Mehta, Jeffrey Tate, Rinaldo Alessandrini, Gary Bertini, Fabio Biondi, Riccardo Chailly, Ottavio Dantone, Sir Colin Davis, Gianlui-gi Gelmetti, Jésus Lopez-Cobos, René Jacobs, Jean-Claude Malgoire, Andrea Marcon, Carlo Rizzi, Christophe Rousset, Alain Lombard, Gianandrea Noseda. Il suo repertorio comprende specialmente ruoli rossiniani, oltre ad essere molto apprezzata nel repertorio barocco. Molto intensa anche la sua attività concertistica che la vede impegnata su un vasto repertorio che spazia da Pergolesi a Caldara, da Bach a Berlioz.Nell’estate 2013 ha riscosso grande successo nella prima esecuzione italiana de La colombe di Gounod alla Settimana Musicale Senese. La discografia di Laura Polverelli comprende registrazioni con le case discografiche FNAC, Auvidis, Teldec, Decca, Virgin, Mondo Musica, Opus 111 e Dynamic.

BeethovenPrometeo è il titano che ruba agli dei il fuoco sacro, simbolo di cono-scenza e dunque di civiltà, per donarlo agli uomini. La sua storia nasce dalle nebbie della mitologia greca, e diventa anzitutto materia prima per una tragedia di Eschilo (Prometeo incatenato); ma nel corso dei secoli non manca d’ispirare ripetutamente gli ambiti più diversi della creatività umana, incarnandosi nelle parole di Goethe e Shelley, nelle pennellate cupe di Rubens, nel gesto epico della musica di Liszt (il poema sinfonico Prometheus) come nella timbrica visionaria di quella di Skrjabin (Prométhée ou le poème du feu). Beethoven è il primo a dare una veste musicale signifi-cativa alla figura di Prometeo. L’occasione gli venne offerta da Salvatore Viganò, nipote di Boccherini ma soprattutto coreografo celeberrimo nella Vienna dell’Ottocento, che al compositore chiese espressamente di scrivere la musica per un balletto, basato appunto su quel soggetto miti-co. Un balletto concepito secondo una formula innovativa elaborata in quegli anni viennesi dallo stesso Viganò, che sottraeva lo spettacolo alle sue consuete funzioni d’intrattenimento per assegnargli invece un ruolo istruttivo e finalità etiche che lo elevassero alla dignità di tutte le altre arti. E non meraviglia che Beethoven si entusiasmasse innanzi ad una com-missione simile, che fra l’altro rimane l’unica nel genere (escludendo la Musica per un balletto cavalleresco WoO 1) di tutta la sua opera: il forte signi-ficato etico assegnato da Viganò alla figura di Prometeo, eroe che libera gli uomini dall’ignoranza offrendo loro gli strumenti per la conquista della dignità, trovava piena sintonia nelle idee di Beethoven, figlio del pensiero illuminista di Giuseppe II e dei principi della Rivoluzione Fran-cese, che in Prometeo di sicuro ravvisava il campione salvatore dell’u-manità: l’emblema dell’anelito all’emancipazione della civiltà, nonché la proiezione di quella fede morale nell’Uomo che sempre nutrì la sua vena creativa. Composto fra il 1800 ed il 1801, nasceva così il balletto «eroico ed allegorico» Le creature di Prometeo, rappresentato all’Hofburgtheater di Vienna il 26 marzo 1801 con notevole successo. Seguendo da vici-no il canovaccio coreografico di Viganò, Beethoven ideò una partitura (un’ouverture, un’introduzione e sedici numeri raccolti in due atti) che ne ravviva la patina neoclassica con il ricorso ad una scrittura assai va-riegata, e dove la coerenza narrativa si sposa a combinazioni strumentali spesso fuori dal comune. Dell’intero balletto, ad essersi salvata dall’oblio nella prassi concertistica è la sola Ouverture, nella splendente tonalità di do maggiore: aperta da un solenne «Adagio», fin dall’inizio scandito da determinati accordi a piena orchestra (reminiscenze dal Flauto Magico di Mozart?) e dalla presenza autorevole dei timpani, scatta poi verso un frenetico «Allegro molto con brio», quasi una sorta di raffigurazione in

musica della fiamma vitale con la quale Prometeo anima due statue e le educa alle arti; ed è un continuo intrecciarsi di rapinosi botta e risposta fra fiati ed archi, tutto proteso a costruire lo slancio inarrestabile dell’in-tera orchestra verso lo sfavillante guizzo finale.

Francesco Ermini Polacci

BerioHo sempre provato un senso di profondo disagio ascoltando canzoni popolari (cioè espressioni popolari spontanee) accompagnate dal piano-forte. È per questo e, soprattutto, per rendere omaggio all’intelligenza vocale di Cathy Berberian che nel 1964 ho scritto Folk Songs per voce e sette esecutori (flauto/ottavino, clarinetto, due percussioni, arpa, viola, violoncello) e, successivamente, per voce e orchestra da camera (1973). Si tratta, in sostanza, di un’antologia di undici canti popolari (o assunti come tali) di varia origine (Stati Uniti, Armenia, Provenza, Sicilia, Sar-degna, ecc.), trovati su vecchi dischi, su antologie stampate o raccolti dalla viva voce di amici. Li ho naturalmente interpretati ritmicamente e armonicamente: in un certo senso, quindi, li ho ricomposti. Il discorso strumentale ha una funzione precisa: suggerire e commentare quelle che mi sono parse le radici espressive, cioè culturali, di ogni canzone. Queste radici non hanno a che fare solo con le origini delle canzoni, ma anche con la storia degli usi che ne sono stati fatti, quando non si è voluto distruggerne o manipolarne il senso. Due di queste canzoni («La donna ideale» e «Ballo») non sono popolari nella sostanza, ma solo nelle inten-zioni: le ho composte io stesso nel 1947. La prima sulle parole scherzose di un anonimo genovese, la seconda sul testo di un anonimo siciliano.

Luciano Berio

Schubert L’appellativo dato a questa sinfonia dallo stesso Schubert, che la scrisse a soli diciannove anni, parrebbe riferirsi soprattutto al primo movimen-to, in particolare all’introduzione Adagio molto, una scena tragica nel senso di seria, grave e scolpita, dal colore fosco, in cui la definizione e la messa in luce del materiale sembrano stagliarsi faticosamente su una materia oscura e indistinta. L’Allegro vivace è costruito in una forma-sonata dalle tensioni beethoveniane, ma con alcune significative partico-larità: il secondo tema e relativa modulazione verso la bemolle (anziché il ‘canonico’ mi bemolle, ma è procedimento che ha i suoi precedenti nei classici), l’intenso e concentrato ma sorprendente caleidoscopio di armonie dello sviluppo, la ripresa alla dominante minore sol.

L’Andante in la bemolle maggiore si apre su un motivo disteso dalle pacate simmetrie tipiche del Lied e di tante melodie, fra Lied e corale, che saranno poi tipiche, ad esempio, di Mendelssohn, una scena nobil-mente semplice se non fosse per il brusco punto e a capo del successivo episodio in fa minore, costruito su un tema introdotto da una piccola e imperiosa cellula di semicrome in levare, che creano una relazione precisa con il tema dell’Allegro vivace del primo movimento. L’episodio si sviluppa in un ribattere antifonale fra legni e archi di un’invocazione di tre note discendenti (quasi il Principio Implorante caro al sistema di rappresentazioni beethoveniano con cui il giovane Schubert sembra qui volersi confrontare, piegandolo ad un’espressione propria ed originale). I due episodi antagonisti all’insegna della quiete e dell’affanno si alter-nano ancora fino ad una mormorante coda che preannuncia gli spazi sonori e gli enigmi dell’Incompiuta. Il Menuetto in mi bemolle maggiore (ma la tonalità si definisce del tutto, in pratica, solo alla fine del Trio) è in realtà un solido e robusto Scherzo in cui peraltro il Trio, dall’impostazione rustica e danzereccia di Ländler, percorre un caleidoscopio di armonie. Qui pulsa con insistenza, se pure in figure e schemi diversi e morbidamente legata, la stessa idea delle tre note in levare che si era già evidenziata nell’Allegro vivace e nell’An-dante. Il Finale in forma-sonata, di nuovo in do minore, è una grande pagina di scattante e febbrile gaiezza. Si noti, a dispetto dei diciannove anni, la magistrale abilità con cui Schubert introduce un secondo episodio in la bemolle maggiore, in cui violini e legni si palleggiano umoristicamente l’inciso generatore dell’episodio (una terza o una quarta discendente) mentre sotto turbinano indiavolati i secondi violini e le viole; una rein-terpretazione in chiave vivacissima ma un po’ demoniaca dell’umorismo di Haydn e di certo Beethoven (pensiamo proprio al finale della Quarta beethoveniana), ricca di contrasti, di brusche giustapposizioni di zone armoniche, di comici sforzando in cui giocano di prepotenza anche le trombe, i timpani e il quartetto dei corni che per la prima volta Schu-bert inserisce nel suo organico sinfonico dove finora tutti i fiati, corni compresi, erano a coppie. Un umorismo in crescendo, fino alla vorti-cosa conclusione in do maggiore, quasi prefigurando la ‘rossinite’ già dilagante in Italia ma che ben presto avrebbe contagiato mezza Europa.

Elisabetta Torselli

Queste note sono pubblicate per gentile concessione dell’Orchestra della Toscana

1.Black is the color ... (Stati Uniti)Black black black is the colour of my true love’s hairHis lips are something rosy fairThe sweetest smile and the kindest handsI love the grass whereon he standsI love my love and well he knowsI love the grass whereon he goesIf he no more on earth will be’twill surely be the end of me

2. I wonder as I wander (Stati Uniti)I wonder as I wander out under the skyHow Jesus our Saviour did come for to dieFor poor ordn’ry people like you and like II wonder as I wander out under the skyWhen Mary birthed Jesus ’twas in a cow stallWith wise men and farmers and shepherds and allBut high from the Heavens a star’s light did fallThe promise of ages it then did recallIf Jesus had wanted of any wee thingA star in the sky or a bird on the wingOr all of God’s angels in Heav’n for to singHe surely could have had it ’cause he was the king

3. Loosin yelav (Armenia)Loosin yelav en sareetzSaree partzaer gadareetzShegleeg megleeg yeresovPaervetz kedneen loosnidzovJan ain loosin Jan ko loosinJan ko gaelor sheg yereseenXavarn arten tchaekatzavOo el kedneen tchaegatzavLoosni loosov halatzvadzMoot amberi metch maenadzJan ain loosin Jan ko loosinJan ko gaelor sheg

Folk Songs 4. Rossignolet du bois (Francia)Rossignolet du boisRossignolet sauvageApprends-moi ton langageApprends-moi-z à parlerApprends-moi la manìèreComment il faut aimerComment il faut aimerJe m’en vais vous le direFaut chanter des aubadesDeux heures après minuitFaut lui chanter: la belleC’est pour vous réjouirOn m’avait dit la belleQue vous avez des pommesDes pommes de renettesQui sont dans vot’ jardinPermettez-moi la belleQue j’y mette la mainNon je ne permettrai pasQue vous touchiez mes pommesPrenez d’abord la luneEt le soleil en mainPuis vous aurez les pommesQui sont dans mon jardin

5. A la femminista (Sicilia)E Signuruzzu miù faciti bon tempuHa iu l’amanti miu ’mmezzu lu mariL’arvuli d’oru e li ntinni d’argentuLa Marunnuzza mi l’av’aiutari,Chi pozzanu arrivòri ’nsarvamentu.E comu arriva ’na littraMa fari ci ha mittiri du duci paroliComu ti l’ha passatu mari, mari

6. La donna ideale (Italia)L’ómo chi mojer vor piarDe quatro cosse de’espiarLa primiera è com’èl è na

L’altra è de l’è ben accostumaL’altra è como el è formaLa quarta è de quanto el è dotaSe queste cosse ghe comprendiA lo nome de Dio la prendi

7. Ballo (Italia)Amor fa disciare li più saggiE chi più l’ama meno ha in sé misuraPiù folle è quello che più s’innamoraAmor non cura di fare suoi dannaggiCo li suoi raggi mette tal caluraChe non puo raffreddare per freddura

8. Motettu de tristura (Sardegna)Tristu passirillantiComenti massimbillasTristu passirillantiE puita mi consillasA prangi po s’amantiTristu passirillantiCand’happess interradaTristu passirillantiFaimi custa cantadaCand’happess interrada

9. Malurous qu’o uno (Auvergne)Malurous qu’o uno fenno,Malurous qué n’o cat!Qué n’o cat n’en bou uno,Qué n’o uno n’en bou pas!Tradèra, ladèri dèrèroLadèra, ladèri dèra.Urouzo lo fennoQu’o l’omé qué li cau!Urouz’ inquèro maitoO quèlo qué n’o cat!Tradèra, ladèri dèrèroLadèra, ladèri dèra

10. Lo fiolaire (Auvergne)Ton qu’èrè pitchounèlo,Gordavè loui moutous.Ti lirou lirou… la la diri tou tou la lara!Obio ‘no counoulhètoÈ n’ai près u postrou.Ti lirou lirou… la la diri tou tou la lara!Per fa l’obiroudètoMè domound’ un poutou.Ti lirou lirou... la la diri tou tou la lara!È ièu soui pas ingrato,Èn lièt d’un n’in fau dous!Ti lirou lirou... la la diri tou tou la lara!

11. Azerbaijan love song (Azerbaijan)Da maesden bil de maenaesDi dilamnanai ai naninaiGo shadaemae hey ma naemaes yarGo shadaemae hey ma naemaesSen ordan chaexman boordanTcholoxae mae dish ma naemaes yarTcholoxae mae dish ma naemaesKaezbe li nintché dirai nintchéLebleri gontchae derai gontchaeKaezbe linini je deri nintchéLebleri gontcha de le gontchaNa plitye korshis sva doiAx kroo gomshoo nyaka mae shiAx pastoi xanaem pastoiJar doo shi ma nie patooshiGo shadaemae hey ma naemaes yarGo shadaemae hey ma naemaesSen ordan chaexman boordanTcholoxae mae dish ma naemaes yarTcholoxae mae dish ma naemaesKaezbe li nintché dirai nintchéLebleri gontchae derai gontchaeNie didj dom ik diriditBoost ni dietz stayoo zaxaditOotch to boodit ai palamSyora die limtchésti snova papalam