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Chi Svolge il ruolo principale

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Chi Svolge il ruolo principale

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ruolo principale ?

Chi svolge il

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Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.Infatti Dio non ha mandato suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.

Giovanni 3:16-17

Titolo originale: Wer spielt die Hauptrolle? Stimme des Glaubens

Traduzione: Damaris Veneziani

Copertina e grafica: Der WerbeWeber www.derwerbeweber.de

Testo pagine 6-7: “Tag für Tag an deiner Hand” SCM R. Brockhaus

Foto: Fotolia.de; iStockphoto.com; Shutterstock.de; Weber-Fotos

Edizione italiana: Campus per Cristo CP 5311 CH- 6901 Lugano [email protected]

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Che cosa conta veramente nella vita?Come affronto la situazione

quando la mia vita non si svolgecome prevedevo?

La storia di Natale dà una risposta a questa e a molte altre domande.Sì, è una storia che forse abbiamo sentito ripetere dozzine di volte

ma che è piena di verità importanti: basta ascoltarla con attenzione.Osservate i personaggi principali

con occhio diverso.

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L’amore „perfetto“

La versione di Natale secondo 1 Corinzi 13

Se adorno la mia casa alla perfezione, con rami di abete, ghirlande illuminate e campa­nelline tintinnanti, ma non ho amore per la mia famiglia, non sono altro che una deco­ratrice.

Se mi affanno in cucina, preparo chili di bis­cotti, cucino piatti deliziosi e presento per il pranzo una tavola squisitamente imbandita, ma non ho amore per la mia famiglia, non sono altro che una cuoca.

Se aiuto alla mensa per i poveri, canto inni di Natale nella casa di riposo e dono tutti i miei averi in beneficienza, ma non ho amore per la mia famiglia, ciò non serve a nulla.

Se addobbo l’albero di Natale con angioletti splendenti e con fiocchi di neve all’uncinetto, se partecipo a mille feste e canto nel coro, ma non ho Gesù Cristo nel cuore, allora non ho capito minimamente di che cosa si tratta.

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L’amore interrompe la preparazione dei dolci per abbracciare un figlio.

L’amore lascia da parte le decorazioni e bacia il marito.

L’amore è gentile, nonostante la fretta e lo stress.

L’amore non invidia gli altri per la tavola apparecchiata con porcellane preziose e tovaglie in tinta.

L’amore non rimprovera i bambini ordi­nando loro di farsi da parte, ma è riconos­cente della loro presenza e del fatto che stiano fra i piedi.

L’amore non dà soltanto a quelli che pos­sono ricambiare, ma gioisce soprattutto donando a chi non può restituire un regalo.

L’amore soffre tutto, crede tutto, spera tutto, sopporta tutto.

L’amore non avrà mai fine. I videogiochi si romperanno, le collane di perle si per­deranno, le mazze da golf arrugginiranno...

Ma il dono dell’amore rimarrà.

Buon Natale!

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Ora Dio può anche venire!

Un uomo venne a sapere che Dio aveva intenzione di visitarlo. „Vuole davvero venire da me?“ esclamò spaventato. „A casa mia?“ Corse per tutte le stanze, salì e scese le scale, si arram­picò in soffitta e ispezionò la cantina. Vide la casa con occhi del tutto diversi. „Non posso accogliere un ospite in questa stalla! È tutto sporco e pieno di cianfrusaglie! Non c’è un posto libero dove riposare, non c’è aria fresca da respirare!“

Spalancò porte e finestre e gridò aiuto con tutta la voce che aveva in corpo. Poi si buttò nel lavoro e iniziò a pulire casa. Attraverso dense nuvole di polvere vide che si stava avvici­nando uno sconosciuto che voleva aiutarlo. Insieme trasci­narono fuori i rifiuti, li ridussero in pezzi e li bruciarono. Poi spazzarono le scale e i pavimenti, pulirono le finestre e lava­rono gli armadi, i tavoli e le pareti. „Non ce la faremo mai!“, sospirò l’uomo durante il lavoro. „Sì, invece, ce la faremo!“, lo consolò l’altro.

Quando giunse la sera, la casa aveva assunto un aspetto presentabile. I due andarono in cucina e apparecchiarono la tavola. „Bene,“ disse l’uomo, „adesso può venire, il mio ospite. Ora Dio può venire. Mi chiedo soltanto, dove sia rima­sto!“

„Ma sono qui!“, gli rispose l’altro e si accomodò a tavola. „Vieni, mangiamo insieme!“

Martina Merckel-Braun

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Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed

egli con me.

Apocalisse 3:20

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Non si trova nel tempio magnifico

– bensì nella stalla.

Non si trova nelle strade scintillanti

– bensì nel buio.

È inutile cercarlo

nei centri del potere –

egli venne a trovare gli umili e i poveri.

Dio ha cambiato parte.

Ursula Koch

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Il nostro mondo – un tipico ambiente natalizio

Tutti gli anni si ripetono le stesse lamentele: „Non è più come una volta. Troppo baccano, troppa frenesia, troppi soldi!“ Chi ha sugge­rito che il Natale debba essere silenzioso e tranquillo, festeggiato per così dire al rallenta­tore? Quando c’è agitazione e i problemi non si possono spazzare sotto il tappeto in tempo per la vigilia di Natale, significa che il Natale è rovinato? Che tutta la bella atmosfera sva­nisce nel nulla?

Posso capire che soffriamo del trambusto e del frastuono di questo tempo, ma non riesco a capire perché il Natale ne debba essere compromesso.

Com’era il mondo al tempo della nascita di Gesù? Non c’era aria di: »Notte benigna, notte tranquilla…« ­ bensì controlli militari a ogni crocicchio. Erano giornate di fretta e con­fusione. La forza d’occupazione romana aveva ordinato un censimento allo scopo di ristabi­lire le imposte da pagare. Che tutta la gente

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dovesse andare nel luogo d’origine per farsi registrare era pura vessazione. Nell’aria si sen­tivano la rabbia e la tensione. Gli uomini strin­gevano i pugni di nascosto. I terroristi ebrei – il movimento dei Zeloti – colsero intanto l’occasione per uccidere alcuni collaborazioni­sti. Le strade non erano sicure – soprattutto di notte.

Molti conclusero l’affare del secolo. Gli alberghi erano strapieni. Ogni sgabuzzino era stato affittato a prezzi esorbitanti. Maria e Giuseppe dovettero accontentarsi di un sem­plice riparo. Sicuramente al bar dell’osteria vicino alla quale si trovava il riparo, c’erano anche uomini che soffocavano l’irritazione tra­cannando una buona quantità di alcol.

Gesù nacque in un mondo così. Un errore di regia di Dio? Un villaggio bianco di neve, nella Foresta Nera e in tempo di pace non sarebbe stato forse un luogo più adatto?

Ma Dio non divenne sicuramente uomo per alimentare un’atmosfera sentimentale. Egli divenne uomo per venirci incontro nei nostri gravi e insopportabili bisogni. Dio vuole essere coinvolto nei nostri problemi. Egli venne perché le famiglie si lacerano nell’odio. Egli morì per la nostra colpa. E ora abbiamo intenzione di fingere che nel mondo sia tutto a posto? Proprio quando ci viene offerta la guarigione per le ferite della nostra esistenza, vogliamo fare finta di essere sani?

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A chi annunciarono i messaggeri di Dio la noti­zia sensazionale della nascita del Salvatore? Ai monaci del monastero esseno di Qumran presso il Mar Morto, che vivevano isolati dalla frenesia e dalla malvagità del mondo? No, il messaggio fu dato ai pastori, a gente che svol­geva il proprio duro lavoro durante il turno di notte.

Il problema oggi non è che il ritmo della nostra vita sia troppo febbrile e i problemi troppo numerosi perché possiamo festeggiare ade­guatamente il Natale. È solo quando permet­tiamo a Gesù Cristo di occuparsi dei nostri problemi che abbiamo una ragione valida per celebrare il Natale. Più distogliamo lo sguardo dalla colpa e dalle liti, più diventa concreto l’effetto del perdono del peccato nella nostra vita. Gesù è venuto per liberarci dal circolo vizioso dell’odio e della vendetta, della men­zogna e dell’esagerazione, della colpa e della rassegnazione.

Possiamo rammaricarci del gran numero di problemi nel nostro mondo, ma in realtà è proprio questa la ragione per cui c’è stato il primo Natale. Gesù non cerca un mondo di lusso e sdolcinerie. Spero che quest’anno molti capiscano il perché della sua venuta su questa terra! Chi l’ha capito, dovrebbe passare l’informazione ai suoi conoscenti e così avremo un valido motivo di festeggiare con gioia.

Ulrich Parzany

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Detenuto 17531

La sera di Natale del 1943, il comandante del campo di concentramento fece chiamare Enrico Dapozzo. A piedi nudi, torso nudo e con un brac­cio fratturato il prigioniero si presentò davanti a lui. Il comandante era seduto a una tavola imbandita. Quando gli furono serviti il caffè e dei biscotti, disse a Dapozzo: „Tua moglie è una cuoca eccezionale. Da anni ti manda dei dolci che ho sempre mangiato con grande gusto.“

Nel cuore di Dapozzo era in corso una lotta feroce. Una voce gli sussurrava: „Odialo!“ Ma lui pregò di poter vincere l’odio e chiese amore.

Al prigioniero non fu permesso neppure di sen­tire il profumo dei dolci. Il comandante lo male­disse.

Alla fine della guerra, Dapozzo cercò il coman­dante del Lager che era sparito dalla circola­zione, finché non lo trovò. Allora gli fece visita in compagnia di un pastore.

„Si ricorda il Natale 1943? Io sono il prigioniero 17531.“

Profondamente spaventato il comandante gli chiese: „È venuto per vendicarsi?“

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„Sì!“ A quel punto Dapozzo aprì un grosso pacco pieno di dolci e si offrì di preparare il caffè. Silenziosamente man­giarono i dolci e bevvero. L’ex comandante iniziò a pian­gere e chiese perdono, e Dapozzo lo perdonò.

L’amore aveva vinto, la vendetta e la rivalsa avevano avuto la peggio.

Ernst Westernacher

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Nel 1943 Dietrich Bonhoeffer scrisse dalla pri-gione di Tegel una lettera di Natale ai genitori:

„Nel corso dei decenni ci avete regalato delle feste di Natale talmente inimitabili, che il loro ricordo ricono­scente è sufficientemente intenso da illuminare anche un Natale più triste e buio. È solo in tempi simili che si rivela realmente il valore di un passato e di un’eredità intima indipendenti dal mutare del tempo e dei casi.“

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Le nostre festività cristiane sono giorni di commemora­zione, di ricordi. Sono come memoriali lungo il cammino della nostra vita che ci ricordano da dove veniamo e dove siamo diretti. Ci inseriscono nella lunga storia di Dio con gli uomini, ci danno stabilità e ci offrono dei punti di riferimento per il futuro.

Vreni Theobald

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Ritorna tutti gli anni?

Gesù Bambino non ritorna tutti gli anni sulla terra come invece si ripete spesso nei canti di Natale. È soltanto il ricordo della sua nascita che ci viene riproposto anno per anno in vari modi, talvolta anche con cattivo gusto. Molto spesso il ricordo assume la forma di un commercio che per tanti assume un’importanza maggiore della sua vera origine. Già al tempo della nascita di Gesù a Betlemme, la gente non aveva posto per il Figlio di Dio.

Il Natale è esattamente come la nostra vita: senza Gesù Cristo entrambi rimangono vuoti e freddi! Anche se si arriva a festeggiare il Natale cento volte, alla fine sarà del tutto inutile se Cristo a un certo punto non “nasce nel nostro cuore”. Quelli che fanno quest’esperienza non festeggiano il Natale soltanto una volta l’anno, bensì lo ricordano ogni giorno della loro vita ormai diventata nuova. La novità consiste nella vera pace che hanno nel cuore e nella gioia che provano per il dono che Dio fece all’umanità con la nascita di Gesù.

Chi accetta questo dono non deve più dimo­strare la simpatia e l’affetto reciproco con regali

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in parte esageratamente costosi, scambiati per la “festa dell’amore”. Nel suo intimo regnano l’amore e la pace di Dio e traboccano verso gli altri, per così dire da cuore a cuore.

Che Dio ci liberi da un falso spirito natalizio e ci guidi sulla giusta strada! Gesù ritornerà ancora una volta su questa terra ma non sarà un pic­colo bambino nella mangiatoia bensì il Signore del mondo intero, risorto dopo la crocifissione.

Karl-Heinz Gries

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Gli uomini lo sanno?

Gli animali discutevano di quale fosse l’aspetto più importante del Natale. „È evidente“, esclamò la volpe, „è l’anatra al forno. Che cosa sarebbe il Natale senza l’anatra al forno?“ L’orso bianco obiettò: „Dev’esserci la neve, molta neve! Il Natale dev’essere bianco, ecco!“ Il capriolo invece osservò: „È l’abete! Senza un abete non può esserci un Natale come si deve.“ „Ma senza tante lucine!“, bubolò il gufo, „dev’esserci una luce fioca e accogliente. La cosa più importante è l’atmosfera natalizia.“ „E un vestito nuovo? Se non ricevo un vestito nuovo il Natale non vale niente“, esclamò il pavone. La gazza aggiunse gracchiando: „Giusto e mol­ti, molti gioielli. Un anello, un bracciale, una spilla, una collana, un diamante. Allora sì che è Natale!“

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„E i dolci? E i biscotti?“, bramì l’orso. „Queste sono le cose che contano, insieme a tante altre dolcezze al miele. Senza di loro, posso anche rinunciare al Natale.“ Il tasso invece dichiarò: „Fate come me: dor­mire, dormire, dormire. Questa è musica! Il Natale per me è una bella dormita!“ „E bere“, muggì il bue. „Una bella bevuta e poi dormire.“ Poi improvvisamente urlò: „Aia!“ L’asino gli aveva assestato un forte calcio: „Ma bue, non pensi affatto al bambino?“ Allora il bue abbassò la testa rosso di vergogna e osservò: „Il bambino, sì, il bambino: è quella la cosa più importante.“ Dopo un po’ chiese all’asino: „Ehi, asino, ma gli uomini lo sanno?“

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C ’è posto per Dio?

Fra le frasi più tristi pronunciate sulla terra c’è: „Non abbiamo posto per te.“ Sono parole di cui Gesù conosceva molto bene il suono. Era ancora nel grembo di Maria, quando il proprie­tario dell’ostello disse: „Non abbiamo posto per voi.“

Quando poi fu inchiodato alla croce, gli fu rivolto lo stesso messaggio pieno di rifiuto: „Per te non c’è posto su questa terra.“

Anche oggi si continua a trattare Gesù allo stesso modo. Egli passa da un cuore all’altro e chiede il permesso di entrare. Di tanto in tanto qualcuno gli dà il benvenuto, apre la porta del proprio cuore e invita Gesù a pren­dervi stabile dimora. A queste persone Gesù promette: „Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore.“

Che bellissima promessa! Noi gli facciamo spazio nel nostro cuore e lui ci prepara un posto nella sua casa.

Max Lucado

Manda grida di gioia, rallegrati, figliadi Sion! perché ecco, io sto per venire

e abiterò in mezzo a te. Zaccaria 2:10

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Ho tanta nostalgiadella stella,

che supera lo scintillio dei gingilli – l’agitazione,

la fatica,la paura.

Ho nostalgiadella stella,

che indica la via verso la stalla – il silenzio, il calore,la luce.

Pianta profondamente la stella nel mio cuore

e fai brillare per me il Natale.Lascia che la mia nostalgia

sia finalmente placatavicino al bambino della mangiatoia.

Maria­Magdalena Durben

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Il secondo

angelo a sinistra

Ricordo una recita che alcuni bambini rappresentarono in una chiesa. È come averli davanti a me ora: Maria, con gli occhi scuri, alla ricerca di un albergo. Aveva un aspetto molto pallido e sofferente, parlava con una vo­ce seria seria dell’ora difficile che si stava avvicinando e chiedeva un alloggio in modo commovente. Poi c’era

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l’angelo che con una voce chiara annunciava la buona notizia alla comunità riunita, tanto da far provare gran­de conforto agli ascoltatori.

Più di ogni altro, però, ricordo un angelo del gruppo che si avvicinò all’angelo annunciatore e intonò il canto

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di lode natalizio. Sono sicuro che fosse il secondo ange­lo a sinistra e lo notai perché non stava ritto e fermo co­me tutti gli altri. No, aveva il corpo leggermente curvato in avanti e la testa piegata da un lato. Stava così, inti­mamente assorto, osservando con un sorriso estasiato il bambino nella mangiatoia. Aveva l’indice e il medio della mano sinistra allargati e appoggiati sulle labbra, in segno del suo muto stupore davanti al glorioso mistero dell’incarnazione di Dio. Sul suo viso c’era il riverbero di una pace che non era di questo mondo.

Per me fu come se un vero angelo vivente si fosse in­trodotto fra i bambini. Chi lo vide dovette pensare che in quel luogo e in quel momento stesse avvenendo il miracolo del Natale. Non riuscii a distogliere il mio sguardo da lui e partecipai così alla storia di Natale, nel­lo specchio del suo volto radioso e dei suoi movimenti ispirati.

„Ah, quella...!“Quando la recita finì, mi svegliai come da un sogno. Ci volle del tempo finché mi ritrovai nella realtà. Ero ancora seduto al mio posto mentre i visitatori si erano già alzati e si dirigevano verso l’uscita. Allora mi alzai e camminai nella direzione opposta verso il regista della recita che stava dando istruzioni per smontare la sce­neggiatura. Senza presentarmi, gli chiesi direttamente: „Chi era il secondo angelo a sinistra?“ Mi guardò con­fuso e poi rifletté un attimo. Non mi sarei stupito se mi avesse risposto che si era trattato realmente di un an­gelo, ma ciò che mi disse fu veramente sorprendente: „Ah, quella è Angela, una bambina difficile. È un po’ lenta, capisce, oggi si dice con un ritardo mentale. Non ho potuto negarle il piacere di essere un angelo!“ Per

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un attimo rimasi interdetto; poi mi voltai senza aggiun­gere una parola e uscii.

Una persona che riflette qualcosa...Non so per quanto tempo girai assorto per le strade. Un pensiero continuava a martellarmi il cervello: se un bambino con un ritardo mentale poteva essere tanto illuminato quanto quella bambina, allora non può esse­re lo spirito umano, tanto decantato, a rendere l’uomo simile a Dio. Un’immagine, un riflesso di Dio è la per­sona che rispecchia qualcosa di quel mondo divino che supera la nostra intelligenza. Quella bambina mental­mente ritardata me l’aveva fatto sentire; in numerose altre persone molto intelligenti non ne avevo scoperto traccia.

Un „angelo“ con un incarico particolarePoi mi tornarono alla memoria le parole che un pasto­re aveva pronunciato a proposito di un bambino cere­broleso. Questi bambini, aveva detto, sono angeli che Dio ha inviato agli uomini per risvegliare in loro l’ultimo residuo di amore disinteressato. Il mondo vive di tale amore e senza di esso resterebbe paralizzato e conge­lato nell’insensibilità e nella crudeltà. Chi disprezza uno di questi angeli disprezza Dio; chi accoglie uno di questi angeli accoglie Dio stesso e non sarà privo di benedi­zioni. Dunque non mi ero sbagliato: il secondo angelo a sinistra era stato davvero un angelo in carne e ossa.

Uwe Steffen

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Quando furono a Betlemme, Maria diede

alla luce il suo figlio primogenito. Lo fasciò

e lo coricò in una mangiatoia perché non

c’era posto per loro nell’albergo.

Ora in quella stessa regione c‘erano dei

pastori che dimoravano all‘aperto nei

campi, e di notte facevano la guardia

al loro gregge. Ed ecco, un angelo del

Signore si presentò loro e la gloria del

Signore risplendette intorno a loro, ed essi

furono presi da grande paura. Ma l‘angelo

disse loro: »Non temete, perché vi annunzio una grande gioia che

tutto il popolo avrà; poiché oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno:

Voi troverete un bambino fasciato, coricato

in una mangiatoia”. E ad un tratto si unì

all‘angelo una moltitudine dell‘esercito

celeste che lodava Dio, dicendo: »Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il

suo favore.«

Luca 2:6­14

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Il più antico manoscritto dell‘Evangelo di Luca

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Chi è il personaggio principale?

Per la maggior parte della gente il Natale è legato a tradizioni importanti: cibo particolare, addobbi decorativi, regali, feste e incontri famigliari. Queste tradizioni possono variare molto da paese a paese. Pensiamo per esempio a un personaggio importante del periodo natalizio: Babbo Natale. Ha nomi dif­ferenti nelle varie regioni della terra ma, a prescindere dal no­me, per molti il Natale non è veramente Natale senza di lui.

È interessante notare che il personaggio principale del Nata­le – Gesù Cristo – spesso sembra invece escluso da questa festività. I supermercati americani augurano ai propri clienti delle „Buone Feste“ invece di „Merry Christmas“, per paura di offendere quelli che non credono in Cristo. Politicamente corretto? Certo. Un concetto distorto di „tolleranza“? A mio parere, sì.

Resta comunque il fatto che senza Cristo non c’è motivo di festeggiare il Natale perché è lui la vera ragione di questa festività. Il Natale senza Cristo è come un affare senza profitti e perdite, o come un commesso che non offre né prodotti né servizi. Non ha senso.

Il maggiore regalo di tuttiIl maggiore regalo di Dio fu contemporaneamente il suo sacrificio più grande. Nella Bibbia sta scritto a proposito del

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personaggio principale di questa festa: „Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui.“

Il presupposto per una vita abbondanteMolti cercano uno scopo e un contenuto per la vita nel la­voro, nella famiglia, nelle prestazioni. Gesù promette una vita abbondante a tutti quelli che lo seguono: „Io sono venuto affinché abbiano la vita e l‘abbiano in abbondanza.“

Lavoriamo duramente, siamo occupati per molte ore in atti­vità che ci appaiono poco importanti e spesso ci chiediamo: „A che scopo tutto questo?“ Gesù assicura una vita oltremo­do ricca sotto la sua guida e autorità: „Io sono la vite e voi siete i tralci. Chi dimora in me, e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla.“

La via verso un rapporto con DioBuona parte della gente è spiritualmente curiosa e prova un profondo desiderio – talvolta nascosto – di incontrare Dio l’Altissimo, „qualsiasi cosa o persona esso sia“. Gesù Cristo promette l’accesso a Dio a tutti quelli che lo cercano sincera­mente. Egli disse: „Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.“

Robert J. Tamasy

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In occasione di queste festività vi offriamo un regalino a vostra scelta:

La Bibbia, Il bestseller che svela il segreto della vita. Da dove veniamo? Qual è il senso della vita?C’è qualcosa dopo la morte?Tradotto in 2.400 lingue, la Bibbia è il libro universalmente più diffuso.

Il film JESUS in 8 lingue, Il film più visto nel mondo. Già doppia-to in oltre 980 lingue. Altre 200 sono in corso di lavorazione. La vita pubblica di Gesù è durata solo tre anni. Eppure si è distinto nel fare ripetutamente le cose più inaspettate.

Richiedete il regalino scelto a:

Campus per CristoCP 5311CH- 6901 Lugano

[email protected]

Un regalino per voi