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C C H H I I S S I I A A M M O O E E C C O O S S A A F F A A C C C C I I A A M M O O i gesti e le azioni per comprendere e comprendersi A cura di ALBERTO PORRO

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INTRODUZIONE

L'ESIGENZA DI VIVERE TENSIONI La vita è una continua sorgente di tensioni. Alcune sono positive, altre negative. Ma c’è realmente differenza? Se consideriamo che il nostro inconscio richiede una continua eccitazione per poter vivere, ci rendiamo conto che per lui è indifferente se lo stimolo è positivo o negativo, basta che sia presente. La parte conscia di noi stessi considera molto differentemente uno stimolo che crea piacere da uno che crea dolore. Invece la parte inconscia, nutrendosi dello stimolo stesso, non fa questa distinzione. Basta che esso sia presente per potersi attivare e reagire di fronte all’ambiente. Qualunque animale, dall’ameba all’elefante, dalla pianta al fungo, reagisce in base ad uno stimolo e si nutre di esso. La pianta cerca il sole quando è senza, l’animale cerca il cibo, ecc. Senza questo stimolo non ci sarebbe vita, perché né l’una, né l’altro si attiverebbero, e di conseguenza ci sarebbe la morte. Pertanto il dolore è una tensione che attiva un cambiamento, il piacere è una tensione che tende a mantenere lo status quo. Così, analizzando anche la vita degli uomini, essa si articola tra stimoli e tensioni piacevoli e dolorose, ma questa distinzione viene fatta solamente dal cervello cosciente e non da quello inconscio. Per quest’ultimo il piacere ed il dolore non esistono, esiste solo una tensione che fa agire (il “dolore”) ed una tensione che fa smettere di agire (il “piacere”). Se la parte cosciente alimenta l’inconscio e lo fa agire attraverso tensioni piacevoli, lui agirà comunque come se ricevesse tensioni spiacevoli. Ecco la chiave per poter vivere senza dolore! Di fronte ad ogni situazione, ad ogni esperienza, noi viviamo delle tensioni, il che significa che ci mettiamo in allarme per poter reagire nel modo opportuno. Questo è un meccanismo biologico assolutamente normale, perché, se così non fosse, si correrebbe il rischio di non avere il tempo di fuggire da una situazione pericolosa. La reazione alla tensione avviene in tempi così rapidi che sfugge al controllo della nostra mente razionale, che si limita (quando ci riesce) a prendere coscienza del fatto accaduto. Tuttavia diventa interessante comprendere i meccanismi atttraverso i quali l’inconscio mostra la sua reazione. Essa infatti si manifesta in tempi rapidissimi e si materializza sotto forma di gesti o segnali che sono caratteristici. L’individuo esprime la sua tensione con un segno e subito dopo segnala se questa tensione è positiva (piacere) o se negativa (dolore). La tensione è la vita. Ogni individuo sente il bisogno di vivere tensioni, che non sono altro che il senso stesso dell’esistenza. Se non ci sono se le deve creare! Ma tra la tensione e la reazione ci possono essere tempi differenti: alcuni hanno un “silos emozionale” talmente ampio, che hanno bisogno di un gran numero di tensioni per attivarsi, altri invece si attivano in tempi rapidissimi. Ad esempio una tensione di rabbia può avere tempi diversi di reazione: alcuni reagiscono istantaneamente (il pericolo viene visto come molto vicino), altri invece in tempi più lunghi (non è così pericoloso) . Poiché la vita richiede eccitazione e tensione, se a un individuo manca, se la creerà in qualunque modo; ogni situazione, ogni evento potrà esser oper lui uno stimolo tensionale. Se immaginiamo di dovere essere

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rinchiusi in una stanza completamente bianca, dove tutti gli oggetti sono bianchi, e la luce uniforme, sentiremo la necessità, anzi l’esigenza vitale, di vivere qualche forma di tensione. Pertanto è possibile che incominceremo a fissare l’attenzione sui particolari e sulla loro diversità rispetto al generale, ed incominceremo a comunicare con qualsiasi cosa possa provocarci una attivazione emotiva: un puntino nero sul muro, un ragno, un insetto. Se non riusciamo ad avere un’attivazione emotiva sufficiente, poteremmo arrivare alla dissociazione, cioè a provocare stimoli emotivi comunicando con il nostro “alter ego” come se esistesse. Senza arrivare ad un limite così estremo, capita spesso di parlare da soli con un fantomatico “altro” che ci ascolta! Pertanto qualunque stimolo può diventare un aggancio per crearsi autonomamente delle emozioni ed espletare questa esigenza assoluta di vivere tensioni. Se queste non sono sufficienti e l’individuo non riesce a vivere tensioni attraverso la vita di relazione, le creerà autonomamente dall'interno, con l'ansia, la depressione, la bulimia, l'anoressia, il fumo, i comportamenti ossessivi, ecc. La tensione è ciò che serve all’individuo per trovare una situazione di calma interiore, perché gli permette di prendere coscienza che ha in mano la sua esistenza. Il vivere non è altro che attivarsi per ottenere qualcosa, poi agire di conseguenza ed infine tranquillizzarsi e riposarsi dopo averla ottenuta, per potersi attivare nuovamente alla futura occasione. La quantità di tensioni necessarie all’individuo per attivare una risposta è una situazione assolutamente personale, così come in natura il bradipo agisce e reagisce diversamente da un ghepardo. Se lavoro venti ore al giorno, ma queste non mi sono necessarie (distonia), vivrò una nevrosi, altrimenti esprimerò una necessità tensionale essenziale per mantenere la calma dell'io interiore (sintonia). Il coinvolgimento emotivo continuo deve essere vissuto sintonicamente: solo in queste condizioni diventa un cibo emozionale per l'individuo. La calma interiore può essere un carico tensionale per un individuo, ed una nevrosi per un altro.

SEGNALI DEL CORPO Il carico tensionale viene registrato a livello inconscio con dei segnali del corpo, chiamati segnali analogici. Essi esprimono un livello di comunicazione con l’ambiente ed avvengono attraverso le vie profonde e quindi “non verbali”. Esse sono:

- il prurito - l’avvicinamento o l’allontanamento di oggetti - lo spostamento del corpo - i gesti “simbolici”

Quando si parla con un altro si esprimono dei segnali di tipo verbale (conscio) e non-verbale (inconscio). Questi ultimi sono in relazione con la gestualità, e vengono compresi molto più profondamente dei segnali verbali. Pertanto le risposte emotive a ciò che comunichiamo con l’altro non avvengono a livello cosciente, ma inconscio, per cui l’intensità della reazione dell’altro avviene non per quello che si afferma a parole, ma per come lo si dice. L’interpretazione della gestualità profonda è compito della comunicazione analogica, che utilizza i codici di comunicazione e gli stimoli emotivi per coinvolgere ed entrare in empatia con l’altro.

Quando si comunica si produrranno nell’ascoltatore (ed anche in noi stessi) dei segnali, che portranno poi essere interpretati come di accettazione (piacere) o rifiuto (dolore), a seconda del vissuto e della percezione individuale.

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Ad esempio se in un discorso, alla parola “rilassamento”, il soggetto che ho di fronte incomincia ad allontanare gli oggetti da sé o accavalla le gambe, od ancora si gratta sotto il naso, significa che quello che è stato detto ha provocato in lui una reazione di rifiuto1. Egli associa la parola espressa scientemente ad un vissuto emozionale inconscio che ha creato in lui sofferenza. Pertanto il ripetere quella parola creerà in lui una tensione che provocherà poi un allontanamento da me (senza che io in realtà ne capisca il perché). Gli atti analogici permettono di comprendere il sentimento in tempo reale perché vanno a toccare l’inconscio più profondo. E’ analogo al lapsus verbale in quanto erompe dall’inconscio e non lascia il tempo di controllarlo. Questi segnali fisiologico–analogici non hanno bisogno di essere spiegati; sono forme di comunicazione simboliche molto precise e concrete, che permettono di coinvolgere profondamente l’altro.

SIMBOLISMO COMUNICAZIONALE: CHIAVI DI ACCESSO Come espresso precedentemente, la vita è una richiesta continua di eccitazioni emotive. Come il corpo ha bisogno di una base equilibrata di nutrienti e di vitamine per agire, così l’emotività necessita di giuste tensioni emotive. Sia la quantità di alimenti che di emotività dipendono dalle caratteristiche individuali. Il meccanismo è semplice: quando il bambino ha fame chiede cibo, e quando ce l’ha e lo mangia si sente appagato, e per un po’ di tempo è tranquillo; poi richiede di nuovo cibo ed il ciclo ricomincia. Il comportamento è analogo per il nutrimento emotivo. Pertanto ogni individuo vive attraverso una continua richiesta di appagamento alimentare ed emotivo. La sua è una richiesta fisiologica, e se viene a mancare o l’uno o l’altro il bambino prima si irrita e piange, poi muore. Ogni individuo ha un bisogno assoluto di cibo e di tensioni emotive. Il cibo serve a nutrire il corpo, le tensioni emotive ad alimentare l’attività mentale. L’alimentazione emotiva non è meno importante di quella fisica, e nasce con il formarsi del bambino già nel grembo materno. Egli richiede cibo per crescere e tensioni per caricarsi ed collocarsi nel mondo secondo un

1 Per essere sicuri si ripete la parola più volte dopo un certo periodo di tempo, e si controlla se la risposta gestuale è sempre dello stesso tipo.

Analogico Emotività

Simbolismo

Uso di codici emotivi o chiavi di accesso per entrare in empatia con l’altro

Esprimere un simbolismo con i gesti Cerchio – Triangolo - Asta

Logico Razionalità Convincimento – Informazione - Parola

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suo schema emotivo. Non ricevere emozioni è molto peggio che non ricevere cibo, per cui il bambino che non le ottiene può diventare irritabile e perfino violento, o al contrario decidere di non vivere più. In base alle tensioni vissute da bambino, si cercheranno da adulti situazioni che facciano vivere le stesse tensioni emotive. E’ un imprinting emotivo che accompagnerà ogni individuo tutta la vita e lo differenzierà dagli altri guidandolo alla ricerca di emozioni ed esperienze che lo renderanno unico. E’ così che ogni individuo “segue” e si lascia attrarre da quelli che riescono a provocare in loro le stesse emozioni che aveva vissuto da bambino, e ne prova attrazione e interesse, talvolta fino alla seduzione. La psicologia analogica si occupa di riconoscere queste emozioni e di comunicarle all’altro attraverso gestualità comportamenti, suoni e parole. E poiché chi le riceve sarà molto contento, cercherà di ricambiare gratificando in ogni modo chi le ha indotte ed agendo secondo le sue richieste. Si cattura così l’empatia dell’altra persona creando un transfer facilmente gestibile. Tuttavia anche se le emozioni sono quelle giuste non è detto che l’intensità sia quella corretta. Si devono infatti provocare tensioni emotive equilibrate e calibrate. Se sono eccessive l’individuo tenderà a respingerle, e tale rifiuto verrà registrato come gestualità specifica, degli atti analogici ostili (pruriti al naso). Generalmente un bambino in fase di crescita sta costruendo se stesso e pertanto coglie dall’ambiente il maggior numero di stimoli possibili facendosi coinvolgere (in positivo ed in negativo). Un adulto invece anche se riesce a selezionare gli stimoli esterni, non controlla quelli che hanno a che fare con le emozioni che lui ha vissuto da bambino. La ricerca di tensioni emotive in un bimbo è così potente che è disposto a cercare o seguire colui che lo picchia o lo maltratta a patto che gli offra più tensioni di quelle di un genitore che lo ignora o che non lo considera. Per il piccolo la tensione non è buona o cattiva, ma vitale; se manca non riesce a vivere!

PRURITI Ogni essere umano ha un grande bisogno di riempire il suo “silos analogico emotivo” attraverso le tensioni. E’ il suo bisogno vitale, e se non le riceve, le cerca attraverso comportamenti che le possano attivare (dai semplici divertimenti e passioni fino ai comportamenti ossessivi-compulsivi e persono maniacali). Chiunque o qualsiasi situazione riesca a provocare dei coinvolgimenti emotivi, determina nell’individuo che li riceve un desiderio di appagare chi gli fornisce questa situazione gratificante. Questo è il principio dell’ipnosi dinamica. La chiave per interpretare i bisogni emotivi dell’essere umano si riconosce attraverso un comportamento molto semplice, in comune con tutti i mammiferi: il grattarsi. A seguito di un coinvolgimento emotivo, l’individuo risponde caricandosi ed aumentando il suo livello di tensione, che si manifesta sotto forma di prurito. Esso indica “in tempo reale” che l’individuo ha ricevuto una eccitazione, ma non è ancora chiaro se è accettata o rifiutata. Per questo si vedrà dopo. L’istinto vuole farsi coinvolgere dalle situazioni emozionanti (lavoro, affetti, trasgressioni, ecc.) e se non li trova se li crea, senza però distinguere tra situazioni positive e negative. Se mancano le prime, sceglierà le seconde, con effetti non particolarmente brillanti per la vita dell’individuo. Se l’inconscio non si riesce a crearsi tensioni attraverso le esperienze della vita quotidiana, le costruirà attraverso l’ansia, la paura, la depressione o i comportamenti ossessivo-compulsivi. Mancando le tensioni vitali nelle esperienze di tutti i giorni l’istinto può trovarsi costretto ad alimentarsi di una percentuale di tensione da una sola situazione, creando un problema specifico e concentrandosi solo su quello. Anche se in questo caso le emozioni sono negative, sono comunque emozioni; meglio quello della mancanza di tensione!

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Così ad esempio la depressione è un’emozione, perché l’individuo si crea il “problema della depressione”! Parlando della propria disgrazia, vivendola e percependola ogni giorno incomincia a crearsi il “pathos” e la tensione sul fatto che è depresso. Così il sistema si autoalimenta. Allo stesso modo si vivono l’ansia, i problemi di alimentazione (anoressia, bulimia), le sigarette e le droghe, e persino l’insonnia. Più si crea una tensione emotiva forte riguardo al problema, più ci si sofferma su di esso e meno si è capaci di abbandonare lo schema. L’eccesso di tensione emotiva può diventare nevrosi, ma la carenza di tensione emotiva diventa depressione. Solo un sano equilibrio ci permette di vivere ed amare in modo costruttivo e positivo lasciandosi coinvolgere emotivamente.

SI DEVE APPAGARE IL PROPRIO FABBISOGNO EMOTIVO QUOTIDIANAMENTE. DEVE CIRCOLARE L’ENERGIA

Anche la ricerca di un gruppo è una importante fonte di tensione emotiva. Quando un individuo entra in un gruppo è perché ricerca emozioni che gli creano tensione, quali ad esempio: sarò accettato? Come mi inserirò nel gruppo? Che cosa dirò? Troverò qualche amico? ecc. Allo stesso modo si alimentano tensioni in un rapporto di coppia. Maggiore è la tensione emotiva, maggiore è l’appagamento. Così mettendosi in gioco con i gruppi, con gli individui, con le proprie paure si creano tensioni nuove e l’inconscio si sente soddisfatto.

TUTTO CIÒ CHE SI FA - POSITIVO O NEGATIVO – SERVE PER DARE EMOZIONI. DOBBIAMO CREARCI EMOZIONI QUOTIDIANAMENTE E VERIFICARE SE QUESTO APPORTO

TENSIONALE È BUONO.

L’INCONSCIO TRASMETTE LE SUE ESIGENZE IN MODO PLATEALE, SPERANDO CHE QUALCUNO LE ACCOLGA E GLIELE FACCIA VIVERE.

Per stare bene è necessario prendere in mano il proprio nutrimento emozionale quotidiano, creandoci delle emozioni: se lo facciamo cosicentemente possiamo decidere che siano anche positive ed anche appaganti per il conscio, altrimenti l’inconscio agisce autonomamente, ed allora è possibile che queste emozioni siano anche una fonte di sofferenza per la parte cosciente. Possiamo decidere di andare sulle montagne russe, oppure fare cose che normalmente non si farebbero mai (autopenalizzazione per il conscio e appagamento per l’inconscio), crearsi delle fatiche appaganti, ecc. Dovunque si viva, anche in un convento o un romitaggio, con gli altri o senza, si possono vivere grandi tensioni appaganti, oppure rimanere depressi e “morti viventi”.

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GLI EFFETTI DELLA TENSIONE

COME SI MANIFESTA LA TENSIONE La comunicazione non verbale, come tutte le comunicazioni, agisce primariamente sulla parte inconscia (cervello rettiliano), che a sua volta agisce sul corpo producendo una variazione dei ritmi biologici con un veloce aumento della circolazione del sangue e vasodilatazione dei capillari periferici. Il soggetto avverte la sensazione del sangue che pulsa e questa sensazione dà disturbo, producendo un'esigenza di grattarsi. La tensione, o meglio la microtensione che si genera, provoca questa alterazione biologica e la conseguente sensazione di fastidio, che viene scaricato attraverso il grattarsi. A volte non avviene il prurito, ma si può provare anche solo l'esigenza di appoggiare il dito o la mano nella zona attivata. Il luogo dover questa tensione si manifesta non è casuale, ma dipende dal codice simbolico attivato e dalle emozioni che sottostanno a quella risposta. Schematizzando si può affermare che: 1. Lo stimolo colpisce la percezione dell’altro e produce una accelerazione dei suoi ritmi biologici (=

attivazione) 2. C’è un aumento della circolazione sanguigna 3. Avviene una vasodilatazione dei capillari periferici 4. Si percepisce la sensazione del sangue che pulsa che si manifesta come fastidio 5. Ci si gratta o si appoggia il dito o la mano sul punto interessato 6. A seconda della localizzazione dei capillari che si dilatano si comprende il codice che viene espresso Questa è la comunicazione ANALOGICA NON VERBALE che agisce sull’individuo e permette in tempo reale di verificare l'effetto della stimolazione e la risposta a tale attivazione. Attraverso di essa si attiva lo stato emotivo dell'altro e se ne osserva la reazione. Nella PNL (Programmazione Neuro Linguistica) si insegna che per poter entrare in comunicazione con l’altro si deve metterlo a suo agio, imitandone i gesti (il mirroring), invece nella Comunicazione Analogica non verbale si agisce in modo opposto: attraverso gesti simbolici si fa entrare l’altro nel suo conflitto, creandogli tensione. Infatti l’inconscio si coinvolge con la persona che sa dargli tensione e lo manifesta attraverso gesti subliminali. Essa “segue” in modo coinvolgente chi sa darle la “chiave di accesso”, cioè la tensione di cui ha bisogno. Una volta ottenuta l’individuo cercherà di gratificare colui che gliela fornisce. E’ possibile però che in alcuni momenti persone non abbiano bisogno della tensione, ma anzi sia necessario abbassare loro il livello. In tal caso la PNL va benissimo. Essa agisce ad un livello meno profondo della comunicazione analogica e può essere utilizzata per altri scopi.

QUANDO C’E’ PRURITO NELLA ZONA DEL COLLO, SIGNIFICA CHE SI È DETTO AL SOGGETTO QUALCOSA DI COINVOLGENTE, OPPURE EGLI SENTE UNA FRUSTRAZIONE, UN SENSO DI PESO

COME SE PORTASSE IL GIOGO.

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SEGNALI DI SCARICO DI TENSIONE “INTROIETTIVI” Segnalano, a differenza degli altri segni, una forte disarmonia tra pensiero logico e parte inconscia

DEGLUTIZIONE = inghiottire un boccone amaro. Questo segnale indica che la persona accetta un concetto anche se non vuole, perché la parte istintuale gli comunica che è necessario che lo approvi. Es: “mi prometti che metterai in ordine la stanza? “Si” (con deglutizione). La persona farà quello che gli è stato chiesto.

SCHIARIMENTO DELLA GOLA = buttar fuori un boccone amaro. Questo segnale indica che la persona, pur accettando verbalmente un concetto, lo rifiuta nella sua parte istintuale. Es: “mi prometti che metterai in ordine la stanza? “Si” (con raschiamento). La persona non farà quello che gli è stato chiesto o lo farà solo in parte.

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I CANALI DI COMUNICAZIONE ANALOGICA

COMUNICAZIONE PROSSIEMICA (GESTIONE DEGLI SPAZI) Ogni individuo ha una sua idea del “limite di sicurezza”, dello spazio all’interno del quale gli altri possono avvicinarsi. Superato questo limite scattano delle risposte di allarme e di difesa. La distanza non è costante ed uguale per tutti, ma cambia a seconda delle culture e dei luoghi in cui un individuo abita. Ad esempio chi vive nelle città o in luoghi molto abitati tollera molto di più la vicinanza di un altro rispetto a chi vive negli ambienti di campagna e montani, o più ancora nei deserti. Normalmente avvicinarsi alla distanza di un braccio non produce tensioni nell’altro. Se ci si avvicina di più possono scattare le risposte: Se l’altro non si sposta = gradimento. Se l’altro si allontana = rifiuto. Se l’altro non ha alcuna possibilità di spostarsi, manifesterà la tensione sotto forma di gesti di rifiuto. Se la persona che risulta gradita si sposta, l’altro tenderà a seguirlo.

Per verificare se si è accettati da un altro si deve entrare progressivamente nel suo spazio vitale e verificare come avvengono gli spostamenti (accettazione o rifiuto):

1. Primo passo: verificare attraverso i gesti analogici il potenziale acquisito (non c’è spostamento, oppure vi sono segnali analogici positivi).

2. Secondo passo: se c’è stata accettazione toccare l’altro e verificare l’ulteriore potenziale (intimità).

3. L’avvicinamento deve sempre avvenire dopo che l’altro ha manifestato segni di microtensione positiva sulle affermazioni fatte precedentemente.

COMUNICAZIONE ANALOGICA E SIMBOLICA Si tratta di attivare la tensione attraverso l’uso di gestualità simboliche di cui parleremo più avanti. Esse sono in grado di far rivivere le esperienze infantili e riattivare antiche ferite, che sono state inferte dai genitori. Tuttavia SE È VERO CHE COLUI CHE LE FORNISCE FA (HA FATTO) SOFFRIRE, EGLI POSSIEDE ANCHE LE CHIAVI PER RIMUOVERE QUELLA SOFFERENZA! Ecco perché questa gestualità simbolica ha un’azione assai profonda ed attivante. Per avere una risposta chiara ci si deve avvicinare alle zone del corpo con maggiore valenza energetica, e cioè la testa, il petto e lo stomaco.

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COMUNICAZIONE PARALINGUISTICA Il nostro inconscio risponde ai suoni “come un animale domestico”. Non è tanto quello che si dice a produrre risposte, ma il tono con il quale la parola viene pronunciata. I suoni sono segnali che vengono seguiti immediatamente dall’inconscio dell’altra persona la quale risponde in modo adeguato. Pertanto si può capire bene ciò che il nostro inconscio intende dire in base alle risposte dell’altro! Esse sono sempre adeguate al tono e non al contenuto. Tono della voce:

- duro, aspro = rimprovero, decisione. - dolce, melodioso = affettivo e protettivo.

Anche i suoni hanno lo stesso significato:

- Suoni duri, ritmati, scanditi e forti = decisione. - Suoni uniformi, continui, deboli = protezione.

SUONO DURO

SUONO DOLCE

Deve essere ritmato e un po’ veloce. Deve essere lento, debole, continuo, come la goccia che cade.

Suoni che si utilizzano:

- Ho!

- Grr, grr (tipo rimprovero)

- Mmh

Suoni che si utilizzano2:

- Ohm uniforme

Ohhh!

Nenia, ninna nanna

IMPORTANTE IN PRATICA

SE SI VOGLIONO OTTENERE RISPOSTE DI GRADIMENTO – RIFIUTO CHIARE, IL SOGGETTO NON DEVE POTER SCARICARE LE SUE TENSIONI IN NESSUN MODO: NÉ CON IL CHEWING GUM, NÉ

CON LA PALLINA ANTISTRESS, NÉ MUOVENDO I PEDI O LE MANI…

ANCHE LA POSIZIONE ALTERATA PUÒ PORTARE A BILANCIAMENTI COSÌ RADICATI, CHE NON SI RIESCE AD OSSERVARE ALCUN ALLONTANAMENTO – AVVICINAMENTO AI SEGNI.

PER OTTENERE RISPOSTE SI DEVE SBILANCIARE IL SOGGETTO, AD ESEMPIO FACENDO CHIUDERE DI PIÙ LE GAMBE, CON I PIEDI RAVVICINATI E LA BRACCIA PIÙ STACCATE DAL

CORPO, ECC.

2 Nello studio si possono utilizzare per suoni dolci lo strumento della danza della pioggia, per suoni duri il tamburello.

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La gratificazione nella percezione dei suoni dipende dalle esperienze del bambino, e dal senso di piacere o dolore vissuti. Nello schema sottostante c’è un anticipo di ciò che rappresentano. Ognuno di noi nelle prime esperienza di vita si è caricato di tensioni per iniziare a vivere e ha cercato di attivarsi nella carenza o nell’eccesso. Sono entrambe esperienze “dolorose” per il bambino, anche se da adulti sembrerebbe che il dolore possa essere più normale in uno stato di mancanza. Tuttavia, osservando attentamente le vicende quotidiane non soffre solo chi non ha abbastanza, ma anche chi ha troppo. Colui che non ha vive la tensione per raggiungere ciò che non ha e soffre; colui che ha troppo non riesce a trovare una tensione sufficiente e soffre forse anche di più. Infatti il primo può sempre riuscire ad arrivare all’oggetto del suo desiderio, il secondo non riesce a desiderarlo! Ecco quindi che si può incominciare a comprendere la tabella sottostante.

PERSONE CHE GRADISCONO IL SUONO DURO

PERSONE CHE GRADISCONO IL SUONO DOLCE

Distonia sul piano possessivo. Eccesso affettivo. Si sono sentiti “soffocati” e non hanno potuto desiderare.

Distonia sul piano affettivo. Carenze affettive. Si sono sentiti abbandonati, non appagati affettivamente. Non

hanno potuto avere.

Gradiscono i rimproveri e le penalizzazioni. Gradiscono la presenza e le ricompense.

Amano il desiderio (appena possiedono non vogliono più). Amano soffrire nel desiderare qualcosa e soffrono

per ottenerle.

Hanno un forte senso del possesso. Devono avere tutto e subito (non possono desiderare).

Gradiscono le difficoltà, i vincoli da superare. Gradiscono la presenza degli altri ed il loro sostegno.

Si deve chiedere loro di più, penalizzandoli.

E’ importante non dare loro tutto subito, ma fare conquistare le cose.

Si deve dare loro di più, gratificandoli.

E’ importante gratificarli e dare loro subito e più di quello che si aspettano.

Si deve creare il senso del desiderio o della conquista. Si deve usare con loro un tono di voce mansueto per garantire loro il senso del possesso.

Usare un tono di voce forte e ritmato. Usare un tono di voce dolce e suadente.

Questi soggetti vengono coinvolti e gratificati se siamo capaci di creare in loro il senso del desiderio e/o se ci si

nega creando in loro il senso di sofferenza e di conquista. Si deve far loro capire che possono fare ancora di più,

per stimolarli nella sfida con se stessi.

Questi soggetti vengono coinvolti e gratificati se siamo capaci di creare in loro un senso del possesso addirittura

superiore a quello che loro stessi si aspettano (se si aspettano 10 dare 12!).

Gradiscono le amplificazioni delle attribuzioni negative (le cerca dagli altri o se le fa da se stesso).

Gradisce le amplificazione delle attribuzioni positive (le cerca dagli altri o se le fa da se stesso).

Cerca il rimprovero e il desiderio. Cerca l’affettività ed il senso del possesso.

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LE DISTONIE DI BASE Ritornando al discorso appena fatto, per ognuno di noi esiste un TURBAMENTO BASE provocato dalle vicende della vita infantile (relazioni l’ambiente ed i propri genitori) fin dal concepimento. Esso si fissa nel nostro inconscio nei primi due anni di vita e diventa un imprinting che condizionerà il nostro modo di vedere e di vivere per tutto il resto della nostra vita. Appena prendiamo possesso dell’ambiente alla nascita, registriamo subito una differenza rispetto all’ambiente uterino protetto e nel quale non ci mancava nulla. Pertanto si incomincia a sentire una sofferenza, perché: La persona può desiderare la presenza dei genitori, il cibo, la protezione, ecc., e non averla a

sufficienza, sviluppando quindi il senso del possesso: in questo caso ci sarà un bimbo che si presenterà nella DISTONIA DELL’ESSERE (= sono in uno stato di desiderio, di richiesta di coccole o presenza)

La persona può avere troppo la presenza dei genitori, il cibo, la protezione, ecc., e non riuscire ad elaborare il senso dell’indipendenza, di conquista e di desiderio: in questo caso il bimbo si presenterà nella DISTONIA DELL’AVERE.

Queste condizioni di distonia creano in ognuno un “silos energetico” – un bisogno inappagato che deve essere riempito – le cui particolarità e proporzioni dipendono dalla quantità di turbamento base che si è ricevuto e vissuto da piccoli. Per tutta la vita si cercherà di riempire questo vuoto, questo carico tensionale, senza di fatto riuscirci mai. Esso sarà il motore delle attività delle ricerche e delle realizzazioni della nostra vita. Crescendo, la parte razionale e riflessiva del cervello si rende conto di questa tensione, che recepisce come sofferenza e mancanza di appagamento (la razionalità vuole sempre raggiungere ciò che desidera, l’inconscio invece si accontenta di vivere le tensioni!) e pertanto cercherà di reagire. Si allontanerà da ciò che crea questa tensione e vorrà una situazione di appagamento e di pace. Tuttavia in condizioni di stress, o di situazioni emotivamente importanti (innamoramenti, incidenti, sofferenze, morti, ecc.), la razionalità perde la sua supremazia e l’inconscio riprende completamente il sopravvento, rimettendo l’individuo nelle situazioni iniziali di tensione. Il suo comportamento non segue più la logica del piacere (razionalità), ma quella del bisogno di vivere tensioni (inconscio). Le distonie di base sono sempre due, ma il grado e l’intensità di queste sono molto variabili. Sono presenti entrambe, ma una , normalmente, è predominante sull’altra3. Ricapitolando si può affermare che la distonia originaria vissuta da bambini è causa di sofferenza per ognuno e rimane presente per tutta la fase istintiva dell’esistenza. Tuttavia quando inizia ad emergere la capacità riflessiva ci si cerca di allontanarla, provocando un “capovolgimento” della distonia: chi non poteva desiderare perché aveva troppo, passerà nella DISTONIA DELL’ESSERE, cioè cercherà di

desiderare le cose chi non poteva possedere perché aveva troppo poco, passerà nella DISTONIA DELL’AVERE, cioè cercherà

di possedere le cose E’ un meccanismo parzialmente inconscio, ma non del tutto. Anche in questo caso il paragone è facile: se un genitore ci ha fatto soffrire, quando diventeremo adulti e poi genitori è facile che promettiamo a noi stessi “io non sarò mai come lui”. Cercheremo pertanto in tutta la nostra vita da adulti di comportarci in modo opposto al genitore, controllando attentamente ogni nostra reazione. Tuttavia quando siamo sotto stress emerge comunque l’immagine di quel genitore ed è certo che ci comporteremo proprio come lui. Anche se

3 L’uomo è un animale dinamico, per cui reagisce in situazioni differenti con comportamenti diversi. Per cui è possibile che a seconda delle situazioni o delle circostanze abbia ora una distonia, ora l’altra. Non è un’eccezione, ma la normalità!

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soffriamo, in quella situazione in realtà ci sentiamo gratificati perché stiamo agendo secondo i modelli che ci appartengono e attraverso i quali ci sentiamo sicuri e protetti. Nelle distonie di base la fase riflessiva provoca un capovolgimento e ci si cerca di allontanare dalla sofferenza. Tuttavia sarà proprio chi ci riporterà su di essa che produrrà in noi un’induzione ipnotica. Sembrerebbe un controsenso, ma nel trattamento ipnotico si devono fornire le situazioni che “rivoltino il coltello nella piaga”, cioè le situazioni che creino tensioni, perché ognuno di noi gradisce le situazioni e le persone che ricordino loro i genitori (causa della loro sofferenza). E’ un po’ come “il primo amore” , che si ricorda sempre volentieri anche se è stata la causa di una profonda tribolazione.

DISTONIA DELL’ESSERE

DISTONIA DELL’AVERE

Se il bambino piccolo ha posseduto la presenza dei genitori, e per questo non è riuscito a desiderarla, da

adulto la sua distonia di base si trasformerà in distonia dell’essere.

Il bambino in questo caso non riesce a vivere, perché non può desiderare (ha già completamente per se la

presenza dei genitori), per cui sente la frustrazione della mancanza della conquista.

Quando scatta la consapevolezza vuole imparare a desiderare, e così scatta la distonia.

Se il bambino piccolo ha desiderato la presenza dei genitori, ma non è riuscito ad averla, da adulto la sua distonia di base si trasformerà in distonia dell’avere.

Il bambino non ha avuto attenzioni a sufficienza, ma le ha desiderate ardentemente. Appena arriva la

consapevolezza cercherà persone che gli diano più di quello che chiede, che gli forniscano il senso del

possesso per poter ricevere (e dare) coccole, baci, nutrimento che non ha avuto da piccolo.

Da grande vuole avere ciò che non ha mai posseduto, ed incomincerà ad accumulare cose e cibo.

DISTONIA DELL’AVERE DA PICCOLO, diventerà da adulto la DISTONIA DELL’ESSERE.

DISTONIA DELL’ESSERE DA PICCOLO, diventerà da adulto la DISTONIA DELL’AVERE

Ama i vincoli al possesso.

Il soggetto ha avuto da bambino quello che desiderava, e non è riuscito a conquistare nulla.

Non vuole possedere, vuole desiderare. Quando c’è il ribaltamento entra in uno stato di conflitto tra la sua emotività e la sua logica: vorrebbe possedere ma non

può farlo perché entrerebbe nella sua sofferenza originaria. Se desidera ma non possiede a sufficienza si

lamenterà.

E’ gradito il concetto di sofferenza.

Ama i vincoli al desiderio.

Il soggetto non ha avuto quello che desiderava e si è sentito privo di qualcosa.

Non vuole desiderare, vuole possedere. Con la parte logica si lamenterà della mancanza di desiderio, ma

l’inconscio gli fa presente che non può permettersi di desiderare perché altrimenti soffrirebbe.

Per poter essere sicuro di non soffrire si aggancia alle situazioni che gli danno il senso del possesso, la

sicurezza, ma senza alcun desiderio. Se questo compare egli ritornerà nella situazione di sofferenza iniziale.

Ruolo nelle relazioni: attivo

Prurito dal lato destro (Dà la colpa a sé)

Gradisce i suoni duri

Gradisce le penalizzazioni

Ruolo nelle relazioni: passivo.

Prurito dal lato sinistro (Dà la colpa agli altri)

Gradisce i suoni dolci

Gradisce le gratificazioni

Nelle fasi di stress si aggancia ai sensi di colpa.

Nelle fasi di stress si aggancia ai rancori e risentimenti.

Chi offre a questo soggetto il desiderio, riesce ad ipnotizzarlo.

Chi offre a questo soggetto il senso del possesso mancante, riesce ad ipnotizzarlo.

Si aggancia alle autoattribuzioni negative e vuole che il terapeuta gliele amplifichi. Solo se sarà penalizzato avrà

le tensioni sufficienti e il gradimento.

Si aggancia alle autoattribuzioni positive. Solo se sarà gratificato avrà tensioni sufficienti.

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DISTONIA DELL’ESSERE

DISTONIA DELL’AVERE

Si coinvolge maggiormente nella sessualità.

Problematiche, vincoli, aggancio di tipo sessuale.

Poiché è stato posseduto dai genitori più di quanto desiderava, pensa di essere stato manipolato troppo.

Ricercherà nella vita persone che gli faranno vivere emozioni di tipo sessuale, con coinvolgimento fisico.

Vuole garantirsi la sofferenza o il vivere pathos nella sessualità.

Si coinvolge maggiormente nell’affettività.

Problematiche, vincoli, aggancio di tipo affettivo.

Poiché i genitori si sono fatti desiderare, pensa di non meritarsi l’affetto.

Ricercherà persone che gli daranno emozioni di tipo affettivo.

Vuole avere il senso del possesso nell’affettività.

Non gli interessa la sessualità, ma l’emotività.

Percepisce il proprio vissuto:

come rimprovero eccessivo

come manipolazione, possesso eccessivo.

Percepisce il proprio vissuto:

come assenza di affetti

come astio e risentimento

Coinvolgimento maggioritario sulla sessualità

Offre affetto per avere sesso.

Coinvolgimento maggioritario sulla affettività

Offre sesso per avere affetto.

Regalo di compleanno:

Deve arrivare qualcosa in meno di quello che si aspetta o arrivare in momenti successivi (a livello consapevole e

logico magari si arrabbia, ma inconsciamente lo desidera).

Dopo aver goduto l’essere vuole desiderare.

Regalo di compleanno:

Deve arrivare qualcosa in più di quello che si aspetta (il bambino memore del passato rivive il coinvolgimento).

Dopo avere sofferto l’essere vuole possedere.

Il TRANSFER della psicoterapia è un flusso di tensioni che avvengono perché si ripropone il modello genitoriale.

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TIPOLOGIE ANALOGICHE

I TURBAMENTI BASE Il coinvolgimento emotivo agisce in ognuno di noi seguendo degli schemi e dei simboli che esistono sin da bambini e nei quali ci identifichiamo, e che sono la rappresentazione delle tipologie di due tipi: Genitoriali (simbolismo triangolo ed asta) Egocentriche (simbolismo cerchio)

Quando siamo nella placenta della mamma, abbiamo tutto quello che ci serve esattamente quando ne abbiamo bisogno. Il cordone ombelicale si occupa di farci avere tutto l’essenziale per la nostra sopravvivenza senza mai farci mancare nulla. Appena nati tuttavia inevitabilmente incominciamo a sentire sensazioni fisiche relative a bisogni che non vengono più appagati esattamente nel momento in cui ci servono. Pertanto possiamo avvertire o una mancanza o un eccesso, ma in entrambi i casi proviamo una sofferenza che non conoscevamo. L’appagamento perfetto non esiste e non esisterà mai più e pertanto la nostra vita sarà un continuo alternarsi un un bisogno che:

− viene appagato eccessivamente − viene appagato troppo poco.

E la “colpa” di queste sofferenze sarà attribuito alla madre o al padre. Infatti quando siamo molto piccoli viviamo la figura dei nostri genitori come assoluta, sia nel bene che nel male. Tenderemo pertanto ad imitare il modello che è stato capace di farci vivere più tensioni (padre o madre). Li vediamo come tipologie dotate di sessualità e tenderemo ad ispirarci a colui che è stato capace di essere più presente e attivo, di provocare in noi tensioni coinvolgenti ed emotivamente importanti. Probabilmente è il genitore con cui abbiamo avuto più conflitto, ma eravamo talmente piccoli che non ne abbiamo alcun ricordo. Quando entriamo nella fase riflessiva, rielaboriamo il conflitto e incominciamo a porci non più nell’ottica del bambino che deve riconoscere la prorpia sessualità, ma dell’adolescente che dovrà costruire una famiglia e relazionarsi con l’altro sesso. Incominceremo a vedere il genitore come marito e moglie e non più come padre e madre. Quello che ci farà soffrire a questo punto sarà il comportamento ambiguo o non adeguato di un genitore nei confronti dell’altro. Cioè entriamo in conflitto con il genitore che – a nostra discerezione – non è stato capace di creare una relazione adeguata con il partner. Rovesciamo così il conflitto iniziale ed entriamo in contesa con l’altro genitore. Se prima eravamo in conflitto con il padre come uomo, ci “accorgiamo” che nostra madre in fondo è la responsabile del comportamento del padre che ci ha fatto soffrire. E diventa la nostra nuova sorgente di tensione. Tuttavia non dimentichiamo il conflitto iniziale e quando siamo coinvolti emotivamente in misura eccessiva, ritorniamo ad esso. Il conflitto con i genitori come padre e madre rappresenta il conflitto iniziale o “conflitto genitoriale” Il conflitto con i genitori come marito/maschio e moglie/femmina rappresenta il conflitto riflessivo o “conflitto egocentrico”. A tre - quattro anni ognuno ha già la propria tipologia, il proprio stampo di base, che è la “tipologia genitoriale”. Alcuni individui rimarranno per tutta la loro vita delle tipologie genitoriali, mentre altri, modificano questa impostazione e diventano “tipologie egocentriche”.

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Il passaggio alla tipologia egocentrica è determinato dal periodo adolescenziale. Infatti nelle civiltà “primitive” un bambino passa dall’infanzia alla vita adulta direttamente con i “riti di passaggio”. Non ha tempo di elaborare i ruoli genitoriali, perché subito costruisce lui un nucleo famigliare. Rimarrà pertanto nella tipologia iniziale. Nelle società complesse invece il ragazzo passa diversi anni senza essere “ne carne ne pesce” ed elabora a modo suo il rapporto tra i suoi genitori, senza però vivere alcun rapporto di coppia così coinvolgente. Ritornerà con facilità nelle tipologie genitoriali durante l’innamoramento, per poi cambiare di nuovo successivamente con la stabilizzazione della coppia. Ma andiamo con calma e rendiamo chiaro il concetto. Tutti gli uomini hanno avuto nel corso della loro vita infantile i turbamenti base iniziali (distonia dell’essere o dell’avere), che sono stati fonte di angoscia profonda, e che sono stati attribuiti al padre o alla madre a seconda di chi è stato percepito come maggiore fonte di dolore. Il bambino appena nato riconosce come unici punti di riferimento i propri genitori e percepisce nel contempo chiaramente la sua sofferenza. Non avendo ovviamente alcuna capacità riflessiva “incolpa” di ciò uno dei due genitori e cerca la sicurezza nell’altro. Entrerà quindi in conflitto con un genitore e cercherà l’intesa con l’altro. Il genitore che sarà la causa del dolore segnerà la tipologia base o tipologia analogica dell’individuo. Attraverso questa tipologia caratteristica egli ricercherà stimoli diversi per essere gratificato o sentirsi appagato, e cercherà di allontanarsi da stimoli che lo penalizzeranno. Pertanto la tipologia indirizzerà l’individuo verso un comportamento “copiato” del padre (tipologia asta) o della madre (tipologia triangolo), oppure “rifiutato” del padre o della madre (tipologia cerchio). In sostanza:

- La tipologia che “copia” il padre (asta) è molto conflittuale con il padre. - La tipologia che “copia” la madre (triangolo) è molto conflittuale con la madre. - La tipologia che “rifiuta” il padre o la madre (cerchio) è molto conflittuale con se stesso.

Se il bambino soffre per il troppo appagamento individuerà come responsabile della sofferenza il genitore del suo stesso sesso (femmina madre; maschio padre)

La femmina assumerà la tipologia triangolo Il maschio assumerà la tipologia asta

Se il bambino soffere per carenza di appagamento individuerà come responsabile il genitore del sesso opposto (femmina padre; maschio madre)

La femmina assumerà la tipologia asta Il maschio assumerà la tipologia triangolo

Per individuare la TIPOLOGIA BASE di un individuo basta chiedergli: “ Tra mamma, papà e te stesso a chi attribuisci istintivamente la causa dei tuoi problemi?” Padre (= asta) Madre (= triangolo) Te stesso (= cerchio)

Normalmente la tipologia conflittuale padre (asta) o conflittuale madre (triangolo) tendono a rimanere per tutta la vita nelle società fortemente patriarcali o matriarcali, ove vige una rigida struttura famigliare. E’ il caso ad esempio delle società “primitive” dove il bambino con il suo conflitto base (tipologia asta o triangolo) viene improvvisamente messo di fronte ad una scelta che mette a rischio la sua sopravvivenza – il rito di passaggio – e non ha tempo di riflettere, deve agire in fretta. Lo fa seguendo gli schemi del suo turbamento base, che da quel giorno rimarranno gli schemi del suo comportamento nell’esistenza (egli deve a questi modi di agire la sua permanenza in vita).

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Nelle zone industrializzate e sviluppate, soprattutto negli ultimi decenni, la permanenza nelle tipologie base è abbastanza poco frequente. Vi sono diversi motivi per cui questo accade:

- il legame gerarchico e la ruolizzazione famigliare non sono così netti; - non si corrono rischi per la vita e non ci sono quindi comportamenti che devono garantire la

sopravvivenza; - si tende a passare un lungo periodo nello studio e quindi nella riflessione

In queste condizioni il bambino, dopo aver passato un certo periodo nel suo conflitto base, tende a riflettere sul mondo e soprattutto sui ruoli e sulle relazioni famigliari, diventando conflittuale verso se stesso (cerchio). Il passaggio a questa tipologia non è rigido, ma si può sviluppare dalla tarda infanzia all’adolescenza (dai 5 ai 15 anni). Al posto di riferirsi al simbolo genitoriale “cattivo” (conflittuali padre / madre), il soggetto incomincia a rendersi conto che il genitore che lui aveva ritenuto “buono” e affidabile non è poi sempre tale, anzi spesso si comporta in modo doppio, tradendo la fiducia che gli era stata data. Le motivazioni di questo cambiamento sono quasi sempre due: 1. Il genitore “buono” è assente o deludente, oppure tradisce la fiducia (cioè mette a rischio la

sopravvivenza del figlio). 2. Il genitore “buono” trasgredisce il proprio ruolo di maschio o femmina in seno alla famiglia (cioè mette a

rischio il nucleo famigliare e quindi la sopravvivenza di tutti). Così la delusione della scoperta porta ad un cambiamento della tipologia: Chi era conflittuale padre (asta), diventa ego femmina (diffidenza nei confronti della madre come

genitore “buono”, perché non è in grado di equilibrare e calibrare il genitore di base). Diventa ego femmina chi mantiene un’origine paterna, impostazione asta, ma ha fatto un passaggio evolutivo non riconoscendo più la funzione del genitore “buono”.

Chi era conflittuale madre (triangolo), diventa ego maschio (diffidenza nei confronti del padre come genitore “buono”, perché non è in grado di equilibrare il genitore di base). Diventa ego maschio chi mantiene un’origine materna, impostazione triangolo, ma non riconosce più il ruolo dell’altro genitore.

Questi cambiamenti hanno un significato evolutivo importante. Nelle società primitive (matriarcali o patriarcali) la sopravvivenza è garantita dal ruolo all’interno della famiglia e del clan. Ognuno deve agire secondo gli schemi che siano quelli corretti, e cioè conflittuale padre (asta) o conflittuale madre (triangolo), perché la sopravvivenza è garantita se il padre va a caccia (asta) e la madre si occupa dei piccoli (triangolo). Nelle società evolute la sopravvivenza è apparentemente meno a rischio. Il pericolo però non è più fuori dal clan, nella foresta, bensì al suo interno, quando i genitori non sanno prendere e tenere il proprio posto. In questo caso il bambino che sta crescendo deve sostituire il genitore “inaffidabile” all’interno del clan famigliare e diventa così tipologia cerchio. La sopravvivenza non è a rischio, ma è a rischio il futuro ruolo del figlio nella società! Se il ragazzo ha sostituito il ruolo paterno o materno nella relazione avrà una futura vita di coppia nella quale non saprà più come posizionarsi, e spesso questo sarà cause di rotture e disagi, che a loro volta costituiranno una fonte di sofferenza per i figli. Le TIPOLOGIE DI BASE – asta e triangolo – identificano come “cattivo” e fonte di tensione il genitore nel suo proprio ruolo di padre o madre. Gli orfani identificano il padre / madre con le figure presenti nell’orfanotrofio o nell’ambiente in cui vivono, ed entreranno in conflitto con loro. Le TIPOLOGIE EGOCENTRICHE hanno invece subito un trauma. Riconoscono che non c’è affidabilità nell’altro genitore (che avevano considerato inizalmente “buono”) e si crea una relazione che non è più binaria (genitore che crea tensione – figlio), ma terziaria (genitore che crea tensione – genitore inaffidabile – figlio).

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Vi possono essere due modalità: il figlio rimane deluso dal padre o dalla madre come genitori (il papà non si è comportato da padre e la

mamma da madre) il figlio rimane deluso dal padre e dalla madre non solo nel loro ruolo di genitori, ma anche nel

rapporto tra loro come coniugi. Nelle tipologie egocentriche il comportamento da adulto sarà contrario al trauma che si è creato. Se il comportamento ritenuto “scorretto” è del padre o della madre, l’individuo tenderà a comportarsi in modo opposto al genitore con cui è entrato in conflitto. Più precisamente agisce come avrebbe voluto che il genitore si fosse comportato con lui come figlio o con l’altro genitore come coniuge. Avrà una tendenza emotiva al contrasto (“io non mi comporterò mai come lui!”). Tuttavia in situazioni di stress utilizzerà le stesse tipologie comportamentali del genitore che ha creato il turbamento. La sua parte emotiva riproporrà lo stesso modo di agire! Di questa situazione l’individuo avrà però molta paura, perché si rende conto di ripetere comportamenti che lo hanno fatto soffrire molto (= turbamento base), e cercherà di rifiutarli, perdendo se stesso. Ecco cosa succede:

- un individuo ego femmina è in conflitto con la madre, per cui cercherà di prenderne il posto ed entrerà in contrasto con il padre, ma in situazioni di stress si comporterà come lui (asta).

- un individuo ego maschio è in conflitto con il padre, per cui cercherà di prenderne il posto ed entrerà in contrasto con la madre, ma in situazioni di stress si comporterà come lei (triangolo).

Quando un individuo è nelle TIPOLOGIE BASE entra in conflitto con un genitore e tenderà a prenderne il posto. Cioè si comporterà come lui in assoluto. Quando invece è nelle TIPOLOGIE EGOCENTRICHE entra in conflitto con il genitore e tenderà a prenderne il posto nella relazione (con il coniuge o con il figlio). Nel primo caso l’individuo si comporta come il genitore che è stato fonte di sofferenza, nel secondo caso si comporterà in modo opposto.

LA SOLA COMPRENSIONE DEL TRAUMA NON È SUFFICIENTE PER FARLO SUPERARE, COME DICE LA PSICANALISI, MA DEVE ESSERCI IL SUPERAMENTO EMOTIVO DELLO STESSO.

LO SBLOCCO DOVRÀ DARE TANTA EMOZIONE QUANTA NE HA DATA IL CONDIZIONAMENTO NEGATIVO.

MADRE FIGLIO PADRE

MADRE FIGLIO

PADRE

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RICONOSCERE LE TIPOLOGIE Come nei campi elettrici o magnetici, segni dello stesso tipo si respingono, e di tipo opposto si attraggono. Così ad esempio se si è conflittuale padre si sarà respinto dall’asta e coinvolto dal cerchio o dal triangolo; ci sarà un coinvolgimento con il simbolismo complementare. I turbamenti base influenzano la vita relazionale ed in particolare le relazioni con l’altro sesso o con i figli. Nelle relazioni con l’altro sesso:

- Colui che è conflittuale padre (asta) aggredirà il maschio. Si scontra con gli uomini con la stessa intensità del conflitto vissuto con il padre.

- Colui che è conflittuale madre (triangolo) aggredirà la femmina. Si scontra con le donne, con la stessa intensità del conflitto vissuto con la madre.

- Colui che è ego maschio diffiderà del maschio. Evita lo scontro, seduce (sarà portato/a a scegliere e provare).

- Colui che è ego femmina diffiderà della femmina. Evita lo scontro, seduce (sarà portato/a a scegliere e provare).

Quando arrivano i figli, essi vengono riconosciuti ed identificati come maschio e come femmina, e la relazione con loro dipende dalla tipologia del genitore:

- se il genitore è conflittuale padre (asta) litigherà con il figlio (maschio per l’inconscio). - se il genitore è conflittuale madre (triangolo) litigherà con la figlia (femmina per l’inconscio). - se il genitore è ego maschio avrà diffidenza verso il figlio maschio e fiducia nella femmina. - se il genitore è ego femmina avrà diffidenza verso la figlia femmina e fiducia nel maschio.

Fino a che queste tensioni non vengono scaricate emotivamente rimarranno dei risentimenti o dei sensi di colpa. Per determinare le tipologie dei soggetti si devono eseguire dei segni simbolici, che richiamano all’asta, al cerchio ed al triangolo, a distanze ravvicinate, all’altezza delle labbra - naso (area di massima tensione o piacere).

TIPOLOGIA ASTA Può essere attirato da cerchio o da triangolo, ed è respinto dall’asta. Quando un ragazzo assume un comportamento asta - cioè è diventato conflittuale padre - , significa che il proprio padre non può essere asta, ma deve essere cerchio o triangolo. Se fosse stato asta si sarebbe comportato da padre e non ci sarebbe stato alcun conflitto. Si diventa asta, cioè ciò che il padre non è stato (per noi), e ci si lascia coinvolgere dal cerchio o triangolo a seconda della tipologia paterna.

TIPOLOGIA TRIANGOLO Può essere attirato da cerchio od asta ed è respinto dal triangolo. Quando un ragazzo assume un comportamento triangolo - cioè è diventato conflittuale madre - , significa che la propria madre non può essere triangolo, ma deve essere cerchio o asta. Se fosse stata triangolo si sarebbe comportata da madre e non ci sarebbe stato alcun conflitto.

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Si diventa triangolo, cioè ciò che la madre non è stata (per noi), e ci si lascia coinvolgere dal cerchio o asta a seconda della tipologia materna.

TIPOLOGIA CERCHIO L’Ego maschio o l’Ego femmina si ricordano ancora della conflittualità originaria, per cui saranno respinti dal cerchio, ma anche dal triangolo (la tipologia ego femmina) o dall’asta (la tipologia ego maschio). Ci possono tuttavia anche situazioni complesse (che vedremo in dettaglio successivamente). Ad esempio l’ego maschio è sicuramente respinto dall’asta, ma può anche essere attratto dalla stessa se l’individuo fa riferimento alla sua tipologia originaria (che era triangolo). Nelle relazioni di coppia può essere utile sapere che:

− L’uomo dell’ego maschio vuole la donna trasgressiva. − La donna dell’ego maschio vuole l’uomo istituzionale. − L’uomo dell’ego femmina vuole la donna istituzionale. − La donna dell’ego femmina vuole l’uomo trasgressivo.

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ALCUNI SEGNI TIPOLOGICI I segni non sono guidati dalla logica, ma solo dall’inconscio nelle situazioni istintive. Il nostro alimentatore, il nostro segno, è quello che esprimiamo prevalentemente.

ASTA CERCHIO TRIANGOLO

Simbolo padre.

Tutto ciò che è penetrativo, incisivo, autoritario.

Comportamento accusatorio, evidenzia il problema ma non indica

la soluzione.

Simbolo ego-io. Testimonia ripercussioni su noi stessi del

fallimento del padre nel suo ruolo di maschio e della madre nel suo ruolo

di femmina.

Tutto ciò che stringe senza avvolgere (esempio chiave inglese)

Comportaemhto prescrittivo, indicativo; suggerisce soluzioni, non

partecipa ma verifica.

Simbolo madre.

Tutto ciò che è avvolgente e protettivo.

Comportamento nel quale si sostituisce all’altro per risolvere una

situazione o un problema.

Dito

Mano di taglio

Mignolo teso

Anello

Stringere

Bocca

Accarezzare

Biro. Albero. Totem. Menhir. Campanile.

Cilindro. Cromlech (cerchio di pietre). Rosoni circolari delle chiese. Lo spazio (sia chiuso che aperto) è

cerchio.

Piramide. Dolmen.

Cripta

Suoni ritmati. Tamburo. Suoni dolci “ritmati”. Suoni dolci. Rumore dell’acqua.

Toccamento che dà sensazione penetrativa.

Toccamento che dà sensazione pinzante.

Toccamento che dà sensazione avvolgente.

Stretta di mano con sensazione di rigidità delle dita e movimento “a sega”. Mano che non stinge ma è rigida e “senza coinvolgimento”.

Stretta di mano pinzante. Si sente il vuoto tra le dita.

Stretta di mano avvolgente. Si percepisce il contatto con tutto il

palmo. A volte stretta con due mani.

Mano bagnata.

Tamburellare con il dito. Toccarsi la prima falange delle dita. Toccarsi le dita dalla seconda falange.

Massaggiarsi le mani come se ci si asciugasse.

Mano “moscia” come un pesciolino che entra, ma rigida.

Mano “moscia” come un granchio che entra e stringe.

Mano “moscia” senza contrazione.

Prendere a braccetto con sensazione penetrativa, come un bastone che si

inserisce tra braccio e ascella.

Prendere a braccetto con stretta a tenaglia.

Prendere a braccetto con sensazione avvolgente, morbido.

Muovere il piede verso l’alto (ad esempio con le gambe accavallate).

Girare il piede ad anello con le gambe accavallate.

Piedi che si muovono l’uno sull’altro.

Nella stretta: se non stringe ma “penetra”.

Nella stretta: se stringe con la prima falange (pinza).

Nella stretta: se stringe dalla seconda falange a scorrere (avvolge).

Parole che ricordino la durezza del padre.

Parole che “spieghino”, che aiutino a comprendere.

Parole che ricordino il grembo materno, accogliente, aperto.

Dito teso.

Simbolo di OK con le altre dita racchiuse.

Fessura con mano.

Sole – montagna. Corridoio – bosco. Acqua – mare.

Dirà: “deve cavarsela da solo”. Dirà: “avrebbe dovuto fare in un modo diverso, cioè….”

Dirà: “non si preoccupi, ci penso io”.

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Nel dialogo ecco ad esempio cosa può accadere: - L’operatore crea il simbolo cerchio ed il soggetto… si sfrega il naso: è un cerchio - L’operatore crea il simbolo cerchio ed il soggetto… fa il bacio analogico: è stimolato da cerchio - L’operatore crea il simbolo triangolo ed il soggetto… chiude le gambe: è un triangolo - L’operatore crea il simbolo triangolo ed il soggetto… si mordicchia le labbra: è stimolato da triangolo - L’operatore crea il simbolo asta ed il soggetto… allontana il dito dal naso: è un’asta - L’operatore crea il simbolo asta ed il soggetto… tira fuori la lingua: è stimolato da asta

I segni possono essere: Attivi – distonia dell’Avere: soggetto che agisce secondo la propria tipologia (ruolo attivo) Passivi – distonia dell’Essere: soggetti bisognosi d’affetto che manifestano la propria tipologia, ma

ricercano nell’altro la possibilità di esprimersi (ruolo passivo) Per comprendere meglio questa affermazione andare al capitolo “nascita delle distonie”, dove c’è la sintesi di questo argomento.

ASTA TRIANGOLO CERCHIO (EGO MASCHIO)

CERCHIO (EGO FEMMINA)

REAZIONI Antagonismo con soggetti maschili

Antagonismo con soggetti femminili

Agonismo (competizione) con soggetti maschili

Agonismo (competizione) con soggetti femminili

COMPORTAMENTO Accusatorio, evidenzia i limiti degli

altri

Protettivo, si prende cura

Indicativo (con tendenza accusatoria)

Indicativo (con tendenza protettiva)

GESTO A punta

avvolgente A tenaglia A tenaglia

PAROLE Aggettivi e sostantivi espressi al maschile attinenti il simbolo

“asta”

Aggettivi e sostantivi espressi al femminile attinenti il simbolo

“triangolo”

Aggettivi e sostantivi espressi al maschile attinenti il simbolo della conflittualità

(“asta”)

Aggettivi e sostantivi espressi al femminile attinenti il simbolo della conflittualità

(“triangolo”)

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OOrriiggiinnee ddeeii ssiimmbboollii ee ddeellllee ddiissttoonniiee

INTRODUZIONE

DIFFERENZA TRA PSICOLOGIA E PSICOLOGIA ANALOGICA La psicologia e la psicanalisi studiano gli eventi di fatti accaduti che hanno avuto un peso sul nostro equilibrio emotivo, cioè gli eventi o ancoraggi negativi. La psicologia analogica va invece ad indagare sulle ferite collegate alle figure genitoriali nella fase di crescita; lavora a livello strutturale, analizzando gli effetti sulla personalità a partire dai propri genitori. La differenza si evidenzia tra: un ancoraggio sensoriale, squisitamente emotivo (“non riesco a mangiare il purè perché lo associo a

brutte esperienze che ho avuto in collegio”) – condizionamento pavloviano un ancoraggio che si rifà alla struttura di base della personalità, chiamati turbamenti base; sono come

un imprinting. (“Il fatto che la mamma avesse un carattere forte che mi ha dato disagio, diventa fondamentale per le mie relazioni future”)

IL SIMBOLO Si dissemina il parlare di simbolismo. Ad esempio parlare di pesci può scatenare risposte inconsce:

- Sogliola per analogia può richiamare l’apparato genitale femminile (triangolo) - Il pesce sega per analogia può richiamare l’apparato genitale maschile (asta). - “Alcuni pesci si possono pescare in pozzi profondi e scivolosi…” (cerchio).

Il SIMBOLO È LA CARTA DI IDENTITÀ DELLA PROPRIA EMOTIVITÀ. Il gesto riassume nella persona che lo fa la sua personalità. Il simbolismo è l’espressione comunicativa di un simbolo; è l’archetipo:

- materno (triangolo, contenitore) - paterno (asta, indicatore) - conflittuale (cerchio, ritorno a se stesso)

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SCARABOCCHI E DISEGNI

NELLO SCARABOCCHIO IL SOGGETTO O SI IDENTIFICA NEL SUO SIMBOLISMO (SCEGLIE DEI SIMBOLI CHE SI RIFANNO ALLA SUA PERSONALITÀ), OPPURE USA SIA QUELLO CHE È IL SUO

ALIMENTATORE , SIA IL SUO STIMOLATORE PENALIZZANTE.

LO STESSO SIMBOLISMO VIENE REGISTRATO NELLA PITTURA, NELLA FORMA DELLE BORSETTE DELLE SIGNORE, NEL CIONDOLO DELLA COLLANA, ECC.

LA DISTONIA Alla nascita di un bambino c’è subito una distonia tra esigenza e appagamento. E’ un processo fisiologico normale, che serve a fare entrare il bimbo in conflitto con una figura genitoriale e impedisce che il figlio sia uguale al genitore. Tale conflitto è un processo evolutivo ed ha il suo fondamento nella selezione naturale: un figlio che ripete il comportamento genitoriale in tutto e per tutto non è vantaggioso per la specie. Pertanto alla nascita si può creare una duplice situazione. Il bambino: 1. desidera più di quanto possiede 2. possiede più di quanto desidera. L’equilibrio non esiste: fa parte della vita stessa, perché la vita è dinamismo e la fissità è morte. Il respiro ne è la prova concreta. Gli atomi stessi sono in continuo divenire. Nel momento stesso in cui il bambino manifesta delle esigenze al mondo – piange ad esempio perché ha fame – si trova davanti ciò che cerca (seno materno o latte) in misura maggiore o minore rispetto alle aspettative.4 Tale situazione non è un valore assoluto, ma viene vissuta in base a ciò che il bimbo desiderava. Anche le coccole e le cullate possono provocare nel bambino la stessa risposta. Può ricevere più o meno coccole di quanto desidererebbe. Il disagio nasce sia nel bambino che ha meno di quanto vorrebbe, sia in quello che ha più di quanto desidera. In ogni caso si è in presenza di un appagamento non colmato, che provoca delle reazioni, dei “turbamenti base”. Nel momento in cui nasce uno di questi turbamenti, il bambino riconosce immediatamente a livello percettivo – sensoriale, la causa, o meglio il “fantasma” che ha provocato questo disagio. Non c’è ancora una chiara identificazione di mamma / papà come buono / cattivo, ma una distinzione tra un “fantasma” buono (appagante) ed un “fantasma” cattivo (rigenerante). Ognuno di questi due poli è delineato da un odore – forma – timbro di voce particolari: l’arrivo di uno è molto appagante e piacevole, mentre l’altro è insoddisfacente e deludente. Nasce così la tipologia di base. Non c’è alcuna riflessione, ma questo avviene solamente a livello percettivo sensoriale. Il bambino quando inizia a “ragionare” assegna un nome al fantasma buono e un nome al fantasma cattivo. Questo nome dipende dalle sue esperienze iniziali e cioè dal fatto che abbia più desiderato o più posseduto.

4 Spesso c’è il vomito o il rigurgito del bambino provocato dalla madre troppo premurosa e protettiva.

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Appena nasce il bambino identifica una differenza tra il polo maschile e femminile. Il maschio si sente omologo con il padre ed eterologo con la madre; la femmina viceversa. Il bambino che DESIDERA > POSSIEDE se la prende con il genitore di sesso opposto e si attiva sulla rabbia: 1. se femmina = conflittuale padre 2. se maschio = conflittuale madre Il bambino che POSSIEDE > DESIDERA se la prende con il genitore del suo sesso e si attiva sui sensi di colpa: 3. se femmina = conflittuale madre 4. se maschio = conflittuale padre Così ad esempio

- Il bambino che mette il dito nella presa e riceve la scossa e, pur soffrendo, ritorna a fare lo stesso gesto, è in una situazione di senso di colpa.

- Il bambino che mette il dito nella presa e riceve la scossa, ed incomincia a piangere fino a che qualcuno non lo prende in braccio, e ripete il pianto più volte nella giornata (ma si guarda bene dal rimettere il dito nella presa!), è in una situazione di rabbia.

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NASCITA DELLE DISTONIE

TIPO DI DISTONIA Il bisogno nasce da una risultante tra ESIGENZA e APPAGAMENTO. Il bambino percepirà l’ambiente di volta in volta come GRATIFICANTE o PENALIZZANTE in funzione dell’appagamento o del bisogno non soddisfatto.

PENSIERO ANALOGICO ESIGENZA TURBAMENTO PENSIERO LOGICO APPAGAMENTO

PENSIERO ANALOGICO ESIGENZA TURBAMENTO DISAGIO PROBLEMA (BISOGNO NON SODDISFATTO)

DESIDERA > POSSIEDE Nel momento in cui manca qualcosa, il bambino darà la colpa della carenza al fantasma dell’altro sesso. La tensione emotiva si scarica verso l’altro. Si origina la prima forma di rancore e di risentimento.

POSSIEDE > DESIDERA Il conflitto nasce dal fatto che nel momento in cui il bambino ha troppo, non può attaccare chi gli dà il cibo o le coccole. Questo si trasforma in senso di colpa; il bambino percepisce come se stesso responsabile di non saper gestire il rapporto. L’emotività individuale crea una tensione che implode; nascono i turbamenti interni ed il senso di colpa verso se stessi, la sensazione di non meritare nulla di tutto ciò che viene dato

MASCHIO FEMMINA MASCHIO FEMMINA

POSSEDUTO > DESIDERATO

DESIDERATO > POSSEDUTO

Conflitto con padre Conflitto con madre Conflitto con madre Conflitto con padre

Appagamento (eccessivo) non richiesto

DISTONIA DELL’AVERE

(avere troppo)

Richiesta non appagata

DISTONIA DELL’ESSERE

(essere bisognosi)

L’emotività individuale implode e nasce il

senso di colpa

L’emotività individuale esplode e nasce il

risentimento verso gli altri

Uomo con conflitto iniziale con padre

ASTA / CERCHIO

Donna con conflitto iniziale con madre

TRIANGOLO / CERCHIO

Uomo con conflitto iniziale con madre

TRIANGOLO / ASTA

Donna con conflitto iniziale con padre

ASTA / TRIANGOLO

“Ribaltone”

Dall’età riflessiva (4-5 anni) si vuole uscire dal conflitto,

si attiva la “consapevolezza” della propia distonia di base e si entra in quella opposta

Si diventa

DISTONIA DELL’ESSERE

Si diventa

DISTONIA DELL’AVERE

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La sofferenza che si è vissuti da bambini diventa la molla per agire: nell’età riflessiva e ragionativa (intorno ai 4-6 anni) l’individuo attua il “ribaltone”, cambia distonia, che diventa poi la reale distonia di base. La fonte di sofferenza distonica viene allontanata attraverso un comportamento opposto: chi non aveva potuto avere, cerca nel possesso la sua soddisfazione; chi non aveva potuto desiderare cerca la soddisfazione emotiva nel desiderio.

ESIGENZA APPAGAMENTO ESIGENZA APPAGAMENTO

Turbamento Base (causa)

AVERE

Turbamento Base (causa)

ESSERE

Turbamento Relativo (effetto)

ESSERE

Turbamento Relativo (effetto)

AVERE

Vincolo al desiderio

Possiede ma non desidera a sufficienza ciò che possiede

Vincolo al possesso

Desidera, ma non possiede a sufficienza ciò che desidera

ASTA / CERCHIO o TRIANGOLO / CERCHIO ASTA / TRIANGOLO o TRIANGOLO / ASTA

Se l’appagamento sarà maggioritario rispetto al bisogno, la composizione distonica del suo turbamento base sarà dell’AVERE e il suo turbamento relativo dell’ESSERE, pertanto apparterrà alla Tipologia Distonica ESSERE Se l’appagamento sarà minoritario rispetto al bisogno, la composizione distonica del suo turbamento base sarà dell’ESSERE e il suo turbamento relativo dell’AVERE, pertanto apparterrà alla Tipologia Distonica AVERE La distonia dell’avere o dell’essere non si manifestano sempre, nel normale agire quotidiano, ma solo quando c’è un forte coinvolgimento emotivo (innamoramento, arrabbiature, feeling, sesso, ecc.); cioè quando ci si chiede inconsciamente “perché sono coinvolto in questo modo, e non riesco a gestire razionalmente la situazione?”. La distonia dell’avere (ruolo up) soffre perché è fermo sulla relazione ma non ha il desiderio, il pathos,

lo stimolo emotivo. Non riesce a lasciare l’altro o qualunque oggetto del desiderio, perché questo colma un vuoto che è all’origine.

La distonia dell’essere (ruolo down) soffre perché ha il desiderio ma non riesce a concretizzarlo sulla relazione. Lascia continuamente l’altro o qualunque oggetto del desiderio perché è l’aspirazione e non il risultato che gli colma la sofferenza avuta da piccolo quando non gli avevano lasciato desiderare nulla.

Queste tipologie di base si manifestano sotto due aspetti importanti: qualitativi e quantitativi.

- La qualità si esplica sotto l’aspetto distonico (suoni duri / suoni dolci) - La quantità sotto l’espressione dei simboli base (asta, triangolo, cerchio).

Segni qualitativi

Essere / Avere

Segni quantitativi

Asta / Triangolo / Cerchio

LA SITUAZIONE DI “RUOLO UP O DOWN” SCATTA SOLO QUANDO C’È IL COINVOLGIMENTO EMOTIVO. IN ALTRE OCCASIONI IL SOGGETTO PUÒ APPARIRE ANCHE ALL’OPPOSTO.

ESISTE UNA LEADERSHIP ANALOGICA (COINVOLGIMENTO EMOTIVO) ED UNA LEADERSHIP LOGICA (COINVOLGIMENTO LOGICO)

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RIASSUNTO GENERALE DELLE TIPOLOGIE Le tipologie genitoriali nelle condizioni di stress o coinvolgimento emotivo (fase emotiva) rimangono sempre uguali a se stesse.

TRIANGOLO

Distonia Essere

Ruolo down

Uomo

TRIANGOLO

Distonia Avere

Ruolo up

Uomo

ASTA

Distonia Essere

Ruolo down

Uomo

ASTA

Distonia Avere

Ruolo up

Uomo

Vuole vivere antagonismo con la donna e perdere.

Vive sensi di colpa.

Vuole vivere antagonismo con la donna e vincere.

Vive risentimenti.

Vuole vivere antagonismo con il maschio e perdere.

Vive sensi di colpa

Vuole vivere antagonismo con il maschio e vincere.

Vive risentimenti.

EGO MASCHIO

Distonia Avere

Ruolo up

Uomo

EGO MASCHIO

Distonia Essere

Ruolo down

Uomo

EGO FEMMINA

Distonia Avere

Ruolo up

Uomo

EGO FEMMINA

Distonia Essere

Ruolo down

Uomo

Tipologia base:

Triangolo

Distonia Essere

Tipologia base:

Triangolo

Distonia Avere

Tipologia base:

Asta

Distonia Essere

Tipologia base:

Asta

Distonia Avere

Agonismo con soggetti maschili che vive

esternamente come sfida agli altri e risentimento.

Può essere violento nei confronti degli uomini.

Agonismo con soggetti maschili che vive

internamente come sfida a se stesso e senso di colpa.

Si può far picchiare dagli uomini.

Agonismo con soggetti femminili che vive

esternamente come sfida agli altri e risentimento.

Agonismo con soggetti femminili che vive

internamente come sfida a se stesso e senso di colpa.

Sfida continua con gli uomini.

Dipendenza dagli uomini, ma non si fida.

Sfida continua con le donne.

Teme sia il probema che la soluzione

Dipendenza dalle donne, ma non si fida.

Sensi di colpa nei confronti della donna.

Può essere picchiato dalla donna, anche se usa

violenza verso altri uomini.

Risentimenti nei confronti della donna, gelosia e comportamenti a volte

alterati.

Vuole vivere antagonismo con la donna e vincere; può picchiare la donna.

Risentimento nei confronti degli uomini e

somatizzazione.

Si arrabbia con il maschio e viceversa.

Senso di colpa storico nei confronti della figura

paterna. Sono vittime della figura paterna e non riescono ad essere

sufficientemente uomini.

E’ portato ad uscire con i molti amici per poter

manifestare il suo agonismo con gli uomini.

Molto coinvolgente perché dimostra di essere il

partner ideale. Molto geloso

Diffidenza nei confronti della donna.

Sono sempre in ruolo attivo e non si lasciano mai coinvolgere (“Sindrome di

Peter Pan”)

Gli uomini ego femmina acquisiscono la sensibilità che può essere mancata alla figura femminile di riferimento (fotografia, cultura, sartoria, ecc.)

Cerca il partner come punto fisso di riferimento, cui affidare se stesso, ma poiché la sua fiducia nella

madre fu frustrata, si sentono traditi. Se

esprimono questa loro gelosia si sentono in colpa, ma se non lo fanno, non

vivono pienamente la loro relazione di coinvolgimento

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TRIANGOLO

Distonia Essere

Ruolo down

Donna

TRIANGOLO

Distonia Avere

Ruolo up

Donna

ASTA

Distonia Essere

Ruolo down

Donna

ASTA

Distonia Avere

Ruolo up

Donna

Vuole vivere antagonismo con la donna e perdere.

Vive sensi di colpa.

Vuole vivere antagonismo con la donna e vincere.

Vive risentimenti.

Vuole vivere antagonismo con il maschio e perdere.

Vive sensi di colpa

Vuole vivere antagonismo con il maschio e vincere.

Vive risentimenti.

Senso di colpa verso la donna (la sua base

conflittuale materna non la fa superare i sensi di colpa nei confronti della madre).

Entra in antagonismo con la donna e vuole vincere. Litiga con le altre donne e

vive risentimento.

Vive sensi di colpa e antagonismo con il

maschio e perde (dice al maschio: “tu mi fai sentire

in colpa”)

Vive risentimento che può implodere e va in somatizzazione

(risentimento nei confronti del padre), oppure si

esprime con l’antagonismo nei confronti del maschio

(dove vuole vincere)

EGO MASCHIO

Distonia Avere

Ruolo up

Donna

EGO MASCHIO

Distonia Essere

Ruolo down

Donna

EGO FEMMINA

Distonia Avere

Ruolo up

Donna

EGO FEMMINA

Distonia Essere

Ruolo down

Donna

Tipologia base:

Triangolo

Distonia Essere

Tipologia base:

Triangolo

Distonia Avere

Tipologia base:

Asta

Distonia Essere

Tipologia base:

Asta

Distonia Avere

Agonismo con soggetti maschili che vive

esternamente come sfida agli altri e risentimento.

Agonismo con soggetti maschili che vive

internamente come sfida a se stesso e senso di colpa.

Agonismo con soggetti femminili che vive

esternamente come sfida agli altri e risentimento.

Agonismo con soggetti femminili che vive

internamente come sfida a se stesso e senso di colpa.

Risentimento verso il maschio. Accetta di

coinvolgersi ma ritrova l’affidabilità frustrata.

Tende ad esser in agonismo con i maschi. E’ in buona relazione con gli uomini, ma non si lascia coinvolgere; gioca con le

relazioni.

Esce con le amiche e vuole essere il centro

dell’attenzione. Ha agonismo con le femmine. Seduttiva, ma non si lascia coinvolgere dal maschio

Immagina la donna conforme al suo modello. Agonista delle femmine.

Nella relazione con il maschio subisce ed accetta.

Sfida continua con il maschio. Vuole gestirlo e

gioca con lui in modo seduttivo, ma mantiene una

notevole diffidenza.

Dipendenza dagli uomini ma non si fida di loro. (la bimba si era affidata ad un

uomo che l’ha tradita).

Sfida continua con le donne.

Teme sia il probema che la soluzione

Dipendenza dalle donne, ma non si fida.

Ha un’amica del cuore (tipico).

Soggetti che entrano in eccezionale relazione con

gli uomini ed in buona relazione con omosessuali

uomini.

Temono sia il problema sia la soluzione.

Se si lasciano coinvolgere tornano alla sofferenza originaria. Se non si lasciano coinvolgere vivono una

relazione che non desiderano.

Vuole compensare il ruolo della madre. Idealizza

fortemente la donna. Si affida alla donna (come ad una madre), ma cerca colei

che gli farà rivivere il tradimento della madre.

Vuole compensare il ruolo del padre. Con il padre ha perso perché è stata tradita.

Tende ad affidarsi al maschio ma

inconsciamente cerca chi tradirà la sua fiducia.

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SScchheemmii ddii ooppeerraattiivviittaa’’

INFORMAZIONI IMPORTANTI

ETA’ DEL CONFLITTO I momenti di sofferenza segnano il nostro comportamento base e sono indicati dall’ALIMENTATORE (ciò che rifiutiamo) turbamento base: la figura genitoriale ha avuto un ruolo particolare (troppo presente, troppo assente,

troppo debole, troppo forte, ecc.). passaggio di distonia: coincide con un nuovo momento di sofferenza, l’evoluzione del conflitto ed il

cambiamento dello stimolatore penalizzante Per individuare il momento del conflitto, ci si pone ad una distanza di circa un metro dal soggetto e si inizia a muovere il segno avvicinandolo progressivamente. In presenza dell’alimentatore il soggeto ad un certo punto indietreggerà. Ponendo come momento attuale il punto di partenza del segno e come punto 0 (nascita), il luogo dove si trova il paziente, si fa la proporzione e si trova l’età del conflitto.

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RICONOSCIMENTO DELLA TIPOLOGIA

CIO’ CHE IL CONSCIO AFFERMA L’INCONSCIO NEGA

RICONOSCIMENTO DEL SEGNALE Se la persona guarda negli occhi il suo interlocutore, il segno che fa è rivolto a lui come persona ed ai

suoi gesti. Se la persona sta pensando e non guarda negli occhi il segnale è rivolto a qualche pensiero che ha in

mente. Se il segnale è su una parola, l’attivazione è immediata e si attiva subito la CNV. Se il segnale è su una frase, l’attivazione è mediata; passa un attimo dalla fine della frase. Il soggetto sta

un attimo con gli occhi bassi e poi attiva la CNV. E’ l’emisfero destro che risponde alla parola: si crea l’immagine emozionale e si attua il segno. E’ l’emisfero sinistro che risponde alla frase: si attua un ragionamento logico e la risposta è più mediata.

ZONE AD ALTO POTERE IPNOTICO Soggetti asta: sensibili le zone ad asta del corpo (collo, fianchi, spalle) Soggetti triangolo: zone triangolo del corpo (addome, schiena) Soggetti cerchio: zone cerchio del corpo (torace, glutei, viso) I PUNTI DOVE OGNI SOGGETTO SCARICA LA SUA TENSIONE, SONO ZONE AD ELEVATO POTERE IPNOTICO.

NEUTRALITA’

SEGNO MONOVALENTE Alimentatore /

Stimolatore penalizzante

SEGNO BIVALENTE alimentatore

+ stimolatore penalizzante

Equilibrio

Tensione emozionale

Tensione ansiosa (elevato

coinvolgimento

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TOCCAMENTI IPNOTICI SUL CORPO Conflittuale padre ha il piede come parte sensibile ad alto potere ipnotico, perché il piede è un’asta. Anche le altre zone ad asta del corpo avranno un valore ipnotico (naso, braccio, ecc.). Nei soggetti femminili (soprattutto in quelli con distonia dell’essere) il piede ha è un luogo di alta sensibilità; dà loro imbarazzo, ma chi riesce a toccar loro il piede acquisisce un potere ipnotico. Il piede è una zona molto sensibile, una zona erogena secondaria ed espressione del simbolismo di quella persona conflittuale padre. Conflittuale madre ha come zona sensibile la bocca (correlata simbolicamente alle grandi labbra dell’apparato genitale femminile). Il soggetto ego ha l’orecchio come parte del corpo a potere ipnotico. Chi riesce ad accedere all’orecchio ha un potenziale notevole su di lui.

GLI SCARABOCCHI Danno la chiave di accesso:

1. Il segno fisso è l’alimentatore 2. Il segno dinamico è lo stimolatore penalizzante.

Lo scarabocchio indica il grado di coinvolgimento nelle relazioni: Se il disegno esprime solo l’alimentatore il grado di coinvolgimento è basso. Se il disegno esprime l’alimentatore + lo stimolatore penalizzante il grado di coinvolgimento è elevato.

SIMBOLISMO SITUAZIONALE Lavorare con il simbolo che viene espresso subito dal paziente.

SIMBOLISMO COSTITUZIONALE

DISTONIA DELL’ESSERE RENDERE DIFFICILE IL FACILE ATTRAVERSO L’INUTILE DISTONIA DELL’AVERE PROVARE ANCHE CON SUPERFICIALITÀ

SIMBOLISMO COMUNICAZIONALE

AMATORIO ASTA

PROTETTIVO TRIANGOLO INDICATIVO CERCHIO

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AGONISMO E ANTAGONISMO

ANTAGONISMO SOGGETTI GENITORIALI O VINCO IO, O VINCI TU; QUESTO È AGONISMO

RABBIA O SENSI DI COLPA

AGONISMO SOGGETTI RIFLESSIVI COMPETIZIONE

AGONISMO DI SQUADRA E ANTAGONISMO CON UN’ALTRA SQUADRA COMPETIZIONE CHE RIGENERA L’IO BAMBINO E PENALIZZA L’IO ADULTO.

ALTRE SIMBOLOGIE Bocca = femmina (grandi labbra) - orale Naso = maschio (fallo) - fallico Occhio = ego (sia maschio che femmina: ano) - anale Collegati con le tre fasi di Freud Sintomatologia: - arrossamento della gola = angoscia - gambe che tremano = mancanza di appoggio - mano destra sul collo angoscia - mano destra sullo stomaco rabbia e compressione della libido lato destro = senso di colpa distonia dell’essere lato sinistro = colpa degli altri distonia dell’avere

MOVIMENTI IPNOTICI I SEGNI BIVALENTI INDICANO GRADIMENTO NELLO STARE CON L’INDIVIDUO CHE SI HA DAVANTI. QUELLO CHE SI MUOVE È CIÒ CHE VOGLIO. Il segno fisso è quello che sei (alimentatore). Il segno che si muove è quello che vuoi (stimolatore penalizzante). Esempio: mano a pinza sulla mascella (cerchio) e muove piede (asta) cerchio / asta Ci si mette addosso o quello che si è (alimentatore) o quello che si vuole (stimolatore penalizzante). In sala di aspetto ad esempio si sceglie lo stimolatore penalizzante, per caricarsi di tensione.

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IIppnnoossii ddiinnaammiiccaa

INTRODUZIONE Parlare di ipnosi risveglia in noi l’immagine dell’individuo in catalessi che perde il controllo di se stesso e agisce sotto il comando di colui che lo ha ipnotizzato. Niente di più sbagliato. Eventualmente quell’immagine si riferisce all’ipnosi catalettica di Eriksonn, ma è comunquue un’immagine alterata e simbolica. In realtà l’ipnosi è un sistema relazionale attraverso il quale viviamo il rapporto con gli altri in maniera istintiva, dove la supervisione della razionalità è molto affievolita (ma esiste ancora!) e l’inconscio prende il comando. Solitamente ci “lasciamo andare” all’aggancio ipnotico con le persone che sono in grado di farci rivivere situazioni infantili, soprattutto quelle legate alla relazione con i nostri genitori, e che, agendo sui nostri meccanismi interni, permette di agire second il nostro imprinting interno. Uno dei meccanismi di ipnosi riconoscibili da tutti è l’innamoramento; quendo si è innamorati il comportamento razionale perde gran parte del suo potere! L’ipnosi non è una perdita di coscienza. La perdita di coscienza è una delle fenomenologie che si possono chiedere, ma non è lo stato ipnotico! E’ una forma di comunicazione emotiva profonda, in cui la parte conscia non riesce più ad avere il controllo completo della situazione. In questo modo si permette alle persone di scaricare i condizionamenti negativi e di proiettare nel futuro la risoluzione di questi comportamenti. Quando si diventa simbolo forte per l’altro, cioè gli si fornisce coinvolgimento emotivo, si può chiedere in cambio qualcos’altro. Così il terapeuta può (e deve) diventare un simbolo più forte di quello che genera la tensione o fa attuare al paziente dei comportamenti autodistruttivi o lo fa ammalare. Nei film spesso si usa questo meccanismo: si parte da una sitauzione di dolore, che coinvolge lo spettatore, dopo di che l’attore principale diventa simbolo e può agire anche in modo scorretto, ma viene comunque giustificato. E’ il meccanismo che è stato usato per dichiarare guerre (pensate a Hitler o Mussolini) o chiedere sacrifici o sofferenze.

IPNOSI DINAMICA VUOL DIRE DIVENTARE SIMBOLO! QUANDO SI DIVENTA SIMBOLO SI PUÒ CHIEDERE ALLA PERSONA QUALCOSA, CHE DIPENDE

DAL POTENZIALE ACQUISITO.

STORIA DELL’IPNOSI Risale agli antichi egizi, che la usavano per controllare il dolore. Il primo autore moderno è Mesmer (‘700). Per lui la parola chiave è il concetto di “passi magnetici”. Questi passi magnetici avvenivano tramite l’imposizione delle mani, ed egli ipotizzava la circolazione di fluido energetico. Braid inserisce il termine “ipnosi” ed utilizza tre tecniche:

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- Tecnica della fissazione di oggetti. Si crea uno stato di sonno atipico, fisiologico, dopo che gli occhi fissano un punto.

- Tecnica del rospo. E’ possibile creare degli stati atipici, con le mani aperte e le palme verso l’alto. Si mettevano due rospi nella mani e lo spavento era in grado di indurre ipnosi.

- Tecnica dei piatti. Con il paziente nella stessa posizione si rompono violentemente dei piatti ed il rumore improvviso crea uno stato ipnotico.

Queste ultime due tecniche indicono ipnosi attraverso la paura (vi sono individui che rimangono immobilizzate dalla paura…). Uno stimolo eccessivamente tensionale ipnotizza, perché crea immobilismo. Brewer, Charcot e Freud, parlano di ipnosi psicoanalitica (termine “abreazione” = blocco, scarico). La psicanalisi attinge le sue basi dall’ipnosi, che tende a provocare uno stato di rilassamento graduale, in cui pian piano la persona si distende e lascia uscire ciò che è represso internamente. Si utilizza come induttore una tonalità della voce suadente, o una stretta di mano, o la mano sulla fronte, che sono in grado di portare il soggetto in progressiva autoipnosi. Questo scarico tensionale permette di risolvere problematiche importanti anche fisiche. Erikson. Definisce l’ipnosi come una forma di comunicazione emotiva, che stimola la risonanza inconscia, in cui non ha alcuna importanza il testo utilizzato, ma la comunicazione adattata ai soggetti. L’ipnosi classica = metodo rigido, valido per tutti i soggetti L’ipnosi di Eriksonn = metodo flessibile ed adattabile agli individui. Viene utilizzato un linguaggio ipnotico attraverso metafore ed aforismi ed il concetto di “ricalco e guida”, e gli strumenti devono permettere una comunicazione diretta con l’emisfero destro.

L’IPNOSI DINAMICA DI STEFANO BENEMEGLIO Benemeglio. Scopre l’ipnosi dinamica partendo dall’esoterismo. Egli si è concentrato sul motivo per cui persone di certi livelli culturali seguono messe nere, sedute spiritiche od altro. Inserisce il concetto di “eggregora”, utilizzato nell’esoterismo e scientificamente associato a gestalt. In una seduta spiritica gli individui con un medium, si pongono in cerchio intorno ad un tavolo, in contatto tra loro, e sono guidati da un conduttore. In questa situazione succedono cose – anche fisiche – che non accadono normalmente, e le persone migliorano durante la seduta. Il medium è guidato da un conduttore (o si autostimola) e crea delle stimolazioni verso gli altri individui (fase induttiva), che inducono proiezioni e incorporazioni. Il medium produce delle stimolazioni (vocali: Oh! ..Ohhhhhh!…OHHHHH!!.. Ahhhh!.. AHHHH!) verso l’ambiente, che le recepisce e le ripropone. Si producono microtensioni ed ognuno inizia a vivere emotività che fa proiettare esternamente agli individui dei comportamenti, dell’energia che viene convogliata verso il centro del tavolo. Tutte le persone tenendosi la mano è come se vivessero la stessa energia. L’insieme delle proiezioni è diverso dalla semplice somma dell’energia dei singoli, ma si amplifica (concetto di gestalt). L’ambiente non permette uno scarico e tende a contenere l’energia, per cui alla fine l’energia che si produce da ogni singolo, viene a concentrarsi al centro del tavolo e ad amplificarsi creando una eggregora (= energia totale, che è maggiore della somma dell’energia dei singoli). Questo succede perché nel momento in cui questa tensione viene scaricata (attraverso movimenti particolari, forza incredibile, bava alla bocca, sensazioni, ecc.), questa si scarica su alcuni individui. Le energie degli altri moltiplicano la propria ed è una spirale che continua convogliando verso il centro del tavolo tutta l’energia che si crea e materializzandola, cioè rendendola palpabile (una “forma–pensiero”). Il soggetto vive sensazioni particolari – mai percepite altrove - che proietta all’esterno, così come fanno gli altri, fino a creare degli effetti. Quest’energia prende corpo e s’irradia.

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Il medium si autoipnotizza perché si crea tensione da se stesso; induce ipnosi nel vicino che a sua volta agisce sull’individuo a fianco e così via. L’autoipnosi che si crea induce ipnosi e microtensione negli individui vicini. Le tensioni che un individuo sente, sono percepite dal vicino che a sua volta si carica di tensione e la accresce, e così via, fino a creare una spirale tensionale incredibile, in cui ognuno incorpora le emozioni del vicino e riceve l’energia di ritorno. Si crea un’eggregora dove il TUTTO è diverso dalla somma delle parti. Per cogliere differenze sono necessari: il contrasto, una situazione anomala rispetto ad una situazione “normale” (esempio, la seduta spiritica) l’incremento di tensione che provoca proiezioni e incorporazioni. Esse sono gli effetti delle

microtensioni che si generano nel gruppo. Mentre si proietta ognuno incorpora le sensazioni delle proiezioni dell’altro.

− PROIEZIONE significa esprimere esternamente le proprie sensazioni emotive. − INCORPORAZIONE è trarre le sensazioni delle proiezioni degli altri.

La rottura degli schemi mette in funzione l’emisfero acritico e blocca quello critico, in pratica crea ipnosi.

I CANALI DI IPNOTIZZAZIONE Vi sono diversi canali attraverso i quali è possibile generare iponosi. Essi vengono chiamati: 1. ipnotizzazione prossiemica (avvicinamento) 2. pnotizzazione paralinguistica (suoni) 3. ipnotizzazione attraverso toccamenti 4. ipnotizzazione attraverso gesti simbolici Secondo la visione di Erikson si produce ipnosi entrando in un processo sintonico con il paziente. L’ipnotista entra sulla lunghezza d’onda del soggetto che deve ipnotizzare. Usa sollecitazioni dello stesso tipo delle sensazioni richieste dalla persona attraverso i tre canali richiesti (visivo, uditivo, cenestesico). Entra in sintonia anche attraverso la respirazione (è il principio del mirroring della PNL). Il parlare ipnotico sarà conforme al parlare dell’altro. Secondo la psicologia analogica si produce ipnosi entrando in un processo distonico con il paziente. L’ipnosi avviene attraverso la creazione di tensioni emotive. Se non ci fossero tensioni, non ci sarebbe gestalt, né eggregora. La rottura degli schemi crea tensioni che producono coinvolgimenti dell’emisfero destro, mentre il sinistro in seguito prende coscienza dell’incorporazione delle emozioni. L’unico accorgimento è che si devono mantenere gli indici di tolleranza emotiva del soggetto, che, se si superano, si viene rifiutati e questo è registrato attraverso un raschiamento di gola. L’operatore neutro: ipnotizza senza stimolazione (tipo poco analogico, non coinvolge l’inconscio) L’operatore positivo: dà stimolazione creando emozioni e coinvolgimento all’inconscio L’operatore negativo: dà stimolazione creando emozioni (vissute come negative) all’inconscio5.

5 Per l’inconscio è meglio essere coinvolto da emozioni negative, che da mancanza di emozioni…

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IN TUTTE LE FORME DI COMUNICAZIONE ALL’INCONSCIO NON SI DEVONO MAI USARE LE NEGAZIONI, CHE VENGONO REGISTRATE COME AFFERMAZIONI (CIOÈ’ IL CONTRARIO)!!!

IL SIMBOLISMO NELL’IPNOSI Il simbolismo rappresenta il canale energetico, con frequenze diverse a seconda se si tratta di asta / cerchio / triangolo, ed essendo canali energetici, vengono riconosciuti dal paziente anche se non visti. Quando ci si allontana o ci si avvicina si provocano ugualmente coinvolgimento e tensioni, perché il simbolo ha una valenza energetica (campi magnetici). L’organismo percepisce i simboli anche se non li vede! Il simbolo è la qualità di una emozione; è un’onda di forma (vedi radioestesia). I simboli infatti rappresentano: 1. codici emotivi 2. codici energetici

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UTILIZZI PRATICI DELL’IPNOSI DINAMICA Si può usare il segnale e la chiave d’attivazione ipnotica per: controllo del dolore momenti di tensione emicrania

Ogni volta che ad esempio si prova dolore (es.: l’olio schizza sulle mani, fanno male i muscoli, ecc.) si può usare la chiave d’attivazione ipnotica attingendo alle sensazioni che si vorrebbero. Quindi toccare i muscoli con lo stimolatore gratificante ed usare la “parola chiave”

FUMO Per alcuni è solo la punta di un iceberg; vanno tolte all’origine delle realtà più profonde.

PROTOCOLLO Utilizzare la procedura d’ipnosi dinamica integrata:

1. Test induttivi di fase 1, 2, 3 e verifica dello stimolatore penalizzante e gratificante. 2. Fare sedere il paziente in ipnosi. 3. Durante la seduta fare toccamenti dello stimolatore penalizzante e suoni con codice del Si: il suo

inconscio seguirà. 4. Farsi dare le sigarette ed accenderne una 5. Condizionare il paziente facendogli fare lunghi respiri dal naso con la bocca bloccata, tenendogli la

sigaretta accesa sotto il naso. 6. Durante questa fase fargli sentire il forte desiderio di tossire con forza. 7. Nel momento in cui tossisce toccare i punti di decondizionamento analogico del fumo, secondo il

simbolismo da cui è stimolato (toccamento: asta, avvolgimento: triangolo, pinzamento: cerchio) 8. fossetta del giugulo 9. all’altezza del processo xifoideo (bocca dello stomaco) 10. Dopo aver creato il coinvolgimento, utilizzare lo stimolatore gratificante per ridurre le tensioni ed

ottenere il permesso del conscio a cambiare le abitudini. 11. Dopo aver creato il coinvolgimento, utilizzare lo stimolatore gratificante per ridurre le tensioni ed

ottenere il permesso del conscio a cambiare le abitudini.

PROCEDURA D’ESEMPIO Si accende la sigaretta. Il terapeuta condiziona il paziente dicendogli: tra poco respirerai facendo volontariamente dei lunghi respiri dal naso, mentre la bocca è completamente serrata. Durante l’inspirazione sentirai il forte desiderio di tossire. Fai lunghi respiri fino a tossire.

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Durante l’attacco di tosse con la mano - posta secondo la tipologia stimolante - si fissa il punto di decondizionamento. Il terapeuta dice: e’ il fumo il motivo per cui stai tossendo. Quindi si tocca il paziente con il simbolismo neutro, per rilassarlo. Con le sensazioni negative utilizzare lo stimolatore penalizzante per fare capire all’inconscio la negatività Successivamente utilizzare lo stimolatore gratificante per ottenere il permesso dal conscio di cambiare. Punto della fossetta del giugulo: associato a tosse. Ogni volta che respiri sentirai un desiderio irrefrenabile di tossire, sempre più intensamente e sempre più forte. Fare tossire abbondantemente il paziente, per cui l’inconscio associa la tosse al fumo. Punto del processo xifoideo: associato a nausea e vomito. Ogni volta che respiri il fumo della sigaretta sentirai una sensazione di vomito, nausea; avrai bisogno di piegarti in avanti come a vomitare, mentre il fumo penetra nelle narici. Fare sentire al paziente le sensazioni di vomito e di nausea, che assocerà al fumo della sigaretta

COMPITO A CASA: Il paziente, tutte le volte che accenderà una sigaretta porterà la mano sul giugulo o sul processo xifoideo, e prima di metterla in bocca la respirerà, creando l’ancoraggio. Prima di fumare la sigaretta la mette sotto il naso e preme sul punto con lo stimolatore penalizzante.

OBESITÀ Come per il fumo, questa problematica nasconde problemi importantissimi, quali ad esempio carenze affettive che si trasformano in ansie e fobie.

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AAzziioonnee aattttrraavveerrssoo iill ssiimmbboolloo

CONCETTI BASE

AUTOCONTROLLO L’autocontrollo è la gestione del rapporto con le nostre emozioni, la capacità di comunicazione tra emisfero destro e sinistro del nostro cervello. La parte emotiva e istintiva può essere considerata sede di un omuncolo con il quale noi dobbiamo relazionarci in ogni istante della nostra vita. Esso corrisponde all’inconscio ed alle sue leggi. Se vogliamo avere il controllo su noi stessi dobbiamo comunicare con questo omuncolo e farcelo amico. Spesso nella sua memoria si nascondono parti oscure e ambigue, che creano in noi sofferenza e angoscia. Per potersi liberare di questo “lato oscuro” si deve imparare a creare una comunicazione con l’inconscio/ omuncolo, per poterlo rasserenare e raggiungere la pace. Tutti i riti in ogni parte del mondo hanno proprio questo scopo. La comunicazione con l’inconscio avviene attraverso: un tramite una simbologia

e per loro tramite si può collegare l’inconscio ad un’esperienza fuori dal comune e questa viene ancorata ad un atto simbolico. L’inconscio è agganciato ad esperienze già vissute e viene condizionato e guidato proprio da questi eventi. Essi tuttavia avevano un senso quando sono capitati, ma probabilmente non ce l’hanno più ora. Lavorando sui simboli e sugli eventi si può portare l’inconscio a superare questo imprinting ed a sostituirlo con un’altra esperienza di minor sofferenza, o perlomeno più adatta alla situazione attuale. Ciò si può fare attraverso diversi livelli di azione: ancoraggi sensorialità (sistema cenestesico) percezione (sistema percettivo: visivo - uditivo) pre inconscio

Ognuno di noi ha un canale di comunicazione e di apprendimento preferito, e si trova bloccato su un altro. Per modificare l’imprinting dell’inconscio è bene fare vivere all’inconscio un’esperienza attraverso un canale che non utilizza, per permettergli di allargare la propria sensorialità ed entrare pertanto in comunciazione con l’omuncolo su un altro livello, superando i suoi blocchi. Si raggiunge così una maggiore flessibilità non attraverso i canali sensoriali, bensì attraverso la componente simbolica. SENSORIALITÀ (PNL) SIMBOLISMO (CNV)

FLESSIBILITÀ’

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IL SIMBOLO Jung ha sempre parlato del simbolo come di un “commutatore energetico” ossia di un oggetto caricato di profondo significato emotivo. L’inconscio (omuncolo, Io bambino del Sistema Transazionale – Gestalt) riconosce e registra la propria esperienza attraverso il simbolo solo se esso è accompagnato da una serie di azioni finalizzate e rituali di profondo significato emotivo. Un oggetto si trasforma in simbolo quando diventa il motore, il propulsore di una serie di azioni. Dietro ad ogni simbolo ci sono azioni e rituali che lo hanno reso attivo; così ad esempio la bandiera, la croce, la svastica, sono simboli perché impregnati di emotività e di azioni finalizzate. Nel momento in cui l’Io adulto razionale (cf. Gestalt) decide di agire nei confronti di un oggetto, esso acquisterà potenzialità nei confronti dell’inconscio o Io emotivo, cioè diventerà un simbolo. Il potere che questo simbolo acquisirà dipende dalla sua capacità di: risolvere il nostro problema (darci la soluzione) vivere il nostro stesso problema (condividere la sofferenza)

Pertanto non solo un oggetto può diventare simbolo, ma anche una persona!

L’OGGETTO SIMBOLICO DIVENTA IL POTENZIALE ARTEFICE DEL CAMBIAMENTO - PER CUI GLI SI PRESTA ATTENZIONE E LO SI “ASCOLTA” - SOLO SE SU DI LUI ABBIAMO TRASFERITO LA

SOLUZIONE DEI NOSTRI PROBLEMI. Per dare un potenziale ad un simbolo non basta agire su di lui, ma l’azione deve essere caricata con una grossa valenza emotiva. Così ad esempio il simbolo della croce non è importante solo per il potenziale di soluzione che rappresenta (la resurrezione, la rinascita), ma anche perché ad esso sono state ancorate azioni rituaili, come il sacrificio, la rinuncia, le offerte. Diventa pertanto un simbolo per l’inconscio perché si associa la soluzione ad un dolore, un evento “traumatico”. Come l’animale, che ha vissuto una minaccia ed è sopravvissuto, registra l’evento attraverso un “oggetto” o una situazione simbolica, che glielo ricorda, così l’essere umano carica di tensione un oggetto che gli ricorda il trauma ma anche la sua possibile soluzione.

PER POTER CARICARE UN SIMBOLO E FARLO DIVENTARE FUNZIONALE LO SI DEVE PORTARE APPRESSO O CREARLO CON UNA GESTUALITÀ PARTICOLARE.

Ecco quindi che la croce diventa simbolo perché:

1. fornisce soluzioni al problema 2. viene associata ad azioni “dolorose” o “fortemente emotive” o “rischiose per la sopravvivenza” che

lo caricano emotivamente

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LE LEGGI DELL’INCONSCIO L’inconscio non distingue il bene dal male: lui richiede solo emozioni. E chi gliele fornisce è bene accetto; e non importa se sono piacevoli o spiacevoli. Ci sono cinque classi di simboli, che caricano di emotività l’inconscio: la famiglia di origine la famiglia acquisita i rapporti affettivi e sessuali l’autorealizzazione (hobbies – lavoro) i sintomi… fisici / mentali

Il sintomo fisico (dolore) o emotivo (paura, blocco, ecc.) nasce nel momento in cui il nostro cibo emotivo non è buono e l’inconscio non ha altri bersagli in cui vivere emozioni. Se l’inconscio si alimenta emotivamente di un sintomo, si può depistarlo facendogli conoscere nuove emozioni. Tuttavia c’è un problema: qualunque emozione viene vagliata dall’Io razionale che giudicherà se questa rientra nella categoria di quelle positive o negative, e quindi darà il suo assenso o la sua negazione. Poiché l’inconscio non esprime alcun giudizio e non distingue il bene dal male, sarà l’io razionaleche lo farà per lui, sulla base di esperienze e di categorie educative, religiose, morali e culturali. L’Io razionale ritiene che le esperienze emotive vissute siano negative, e pertanto blocca il vissuto emotivo a tal punto, che l’Io emotivo per nutrirsi è costretto a “prescrivere “ il sintomo. Per comprendere qual è l’emozione che il mio inconscio mi chiede di vivere per potersi caricare emotivamente, ci si deve porre la domanda: Che cosa non farei mai per risolvere il mio problema?; oppure verificare l’affermazione: Piuttosto che fare ciò, preferisco rimanere nel mio problema. Nella risposta c’è la via – simbolica e/o reale – per la soluzione! Nella negazione del conscio c’è la risposta al problema. L’Io razionale percepisce la realtà e la giudica attraverso indici fisiologici. L’inconscio vive la situazione in cui si trova se questa lo carica a sufficienza, oppure la crea se non è

abbastanza caricante (ma non distingue il bene dal male, per cui l’azione emotiva può anche andare contro le leggi dell’Io razionale).

L’inconscio verifica se le azioni decise dall’Io razionale gli fanno vivere le emozioni di cui ha bisogno:

- se la risposta è no, esso si carica attraverso un sintomo, o attivandone uno già esistente, oppure creandone uno nuovo.

- se la risposta è si, l’inconscio segue le direttive dell’io razionale e raggiunge il piacere. Nel primo caso l’inconscio capisce quali sono le maggiori aspettative dell’Io razionale, e proprio li lo “ricatta”, ossia lo vincola. Più l’Io razionale rifiuta una cosa (risentimenti, sensi di colpa, ecc.), più l’inconscio si nutre emotivamente di questa conflittualità. Esso infatti blocca la possibilità di soluzione (crea una “diga”) per caricare emozionalmente l’individuo attraverso un sintomo (fisico o mentale). Questa “dighe” possono essere: i turbamenti base (paure, risentimenti, sensi di colpa). Le emozioni (autostima, considerazione di sé, affidabilità, ecc.). le idee mentali (io sono ansioso, io ho qualcosa che non va nella vita).

Per lasciare libero l’inconscio di vivere le sue emozioni, si devono aprire le dighe, rivivendo le situazioni che le avevano create.

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Per ognuno di noi esiste un indice di tolleranza al di sotto del quale l’inconscio vive le sue emozioni senza chiedere altro. E’ la capienza dello “stomaco emotivo”. In base all’intensità delle esperienze emotive vissute i primi anni di vita, si avrà la misura di ciò che l’inconscio richiede per essere appagato. Ci sono individui che hanno bisogno di vivere meno emozioni, altri che necessitano di coinvolgimenti profondi ed intensi (sono le persone che “se le vanno a cercare”!) La psicologia analogica distingue tra:

PROBLEMA ORDINARIO. Problema che rientra negli indici di tolleranza (un determinata percentuale di pathos e sofferenza)

PROBLEMA PATOLOGICO. Se si superano gli indici di tolleranza. Quando l’individuo al posto di utilizzare le sue energie per risolvere il problema, le investe solo per abbassare il livello di sofferenza. Non cerca le soluzioni, ma continua ad utilizzare sempre la stessa tattica, che non fa altro che accrescere il problema (perché il soggetto si rende conto che non riesce ad uscirne).

PROBLEMA SINTOMATICO. Problema di cui il soggetto si ritiene la causa.

PROBLEMA CONSERVATIVO. Problema di cui il soggetto attribuisce la colpa a gli altri.

PROBLEMA ARTIFICIALE. Problema compensativo di una sofferenza originaria. Può essere la causa di alcolismo, fumo, droghe, ecc. Il soggetto ha iniziato a diventare dipendente perché ciò allevia l’ansia, ma gli crea contemporaneamente sofferenza. E’ quello che viene chiamato “conflitto accessorio”; allontana dal problema irrisolvibile ma coinvolge l’incoscio attraverso una sofferenza.

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INDICE

PREFAZIONE ________________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

PSICOLOGIA DEL COMPORTAMENTO ________________________________________________ 2 INTRODUZIONE _____________________________________________________________________ 2

L'ESIGENZA DI VIVERE TENSIONI ____________________________________________________ 2 SEGNALI DEL CORPO _______________________________________________________________ 3 SIMBOLISMO COMUNICAZIONALE: CHIAVI DI ACCESSO _______________________________ 4 PRURITI ___________________________________________________________________________ 5

GLI EFFETTI DELLA TENSIONE ______________________________________________________ 7 COME SI MANIFESTA LA TENSIONE __________________________________________________ 7 REAZIONI ANALOGICHE _________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. SEGNALI DI COMUNICAZIONE NON VERBALE ______ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. SEGNALI DI TENSIONE ___________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. SEGNALI DI SCARICO DI TENSIONE “INTROIETTIVI” ___________________________________ 8 SEGNALI DI VERIFICA SUBLIMINALE POSITIVA ____ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. SEGNALI DI VERIFICA SUBLIMINALE NEGATIVA ___ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. ALTRI SEGNALI _________________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. APPARENTI INCONGRUENZE _____________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

I CANALI DI COMUNICAZIONE ANALOGICA __________________________________________ 9 COMUNICAZIONE PROSSIEMICA (GESTIONE DEGLI SPAZI) _____________________________ 9 COMUNICAZIONE ANALOGICA E SIMBOLICA _________________________________________ 9 COMUNICAZIONE PARALINGUISTICA _______________________________________________ 10

LE DISTONIE DI BASE _______________________________________________________________ 12 TIPOLOGIE ANALOGICHE __________________________________________________________ 15

I TURBAMENTI BASE _______________________________________________________________ 15 RICONOSCERE LE TIPOLOGIE _______________________________________________________ 19

TIPOLOGIA ASTA _________________________________________________________________ 19 TIPOLOGIA TRIANGOLO___________________________________________________________ 19 TIPOLOGIA CERCHIO _____________________________________________________________ 20

IL TEST _________________________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. REAZIONI ALLE SIMBOLOGIE TIPOLOGICHE _____________ Errore. Il segnalibro non è definito. STRUTTURE BASE E STRUTTURE ALTERATE ______________ Errore. Il segnalibro non è definito. ALCUNI SEGNI TIPOLOGICI _______________________________________________________ 21

SEGNI MONOVALENTI ___________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. SEGNI BIVALENTI _______________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

ALTRE INFORMAZIONI TIPOLOGICHE _______ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. COME RICONOSCERE LA TIPOLOGIA ______________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

Fase iniziale ___________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Inizio della comunicazione ________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Coinvolgimento emotivo __________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

IL SIMBOLISMO DELLA PAROLA __________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

ORIGINE DEI SIMBOLI E DELLE DISTONIE ___________________________________________ 23 INTRODUZIONE ____________________________________________________________________ 23

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DIFFERENZA TRA PSICOLOGIA E PSICOLOGIA ANALOGICA ___________________________ 23 IL SIMBOLO _______________________________________________________________________ 23 LA DISTONIA ______________________________________________________________________ 24

NASCITA DELLE DISTONIE __________________________________________________________ 26 TIPO DI DISTONIA _________________________________________________________________ 26 IL PASSAGGIO DI DISTONIA ______________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

TIPOLOGIE EGOCENTRICHE _________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. La tipologia genitoriale __________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

Uomo _________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Donna _________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

La tipologia egocentrica __________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Uomo _________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Donna _________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

RIASSUNTO GENERALE DELLE TIPOLOGIE __________________________________________ 28 DISTONIE E TIPOLOGIE DI BASE _____________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. COMPORTAMENTI TIPOLOGICI ______________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

SCHEMI DI OPERATIVITA’ __________________________________________________________ 30 INFORMAZIONI IMPORTANTI _______________________________________________________ 30

ETA’ DEL CONFLITTO ______________________________________________________________ 30 RICONOSCIMENTO DELLA TIPOLOGIA ______________________________________________ 31 RICONOSCIMENTO DEL SEGNALE ___________________________________________________ 31 ZONE AD ALTO POTERE IPNOTICO __________________________________________________ 31 TOCCAMENTI IPNOTICI SUL CORPO _________________________________________________ 32 GLI SCARABOCCHI ________________________________________________________________ 32 SIMBOLISMO SITUAZIONALE _______________________________________________________ 32

Altre simbologie ___________________________________________________________________ 33 Movimenti ipnotici _________________________________________________________________ 33

IPNOSI DINAMICA __________________________________________________________________ 34 INTRODUZIONE ____________________________________________________________________ 34

STORIA DELL’IPNOSI ______________________________________________________________ 34 L’IPNOSI DINAMICA DI STEFANO BENEMEGLIO ______________________________________ 35 I CANALI DI IPNOTIZZAZIONE ______________________________________________________ 36 IL SIMBOLISMO NELL’IPNOSI _______________________________________________________ 37

L’IPNOSI DINAMICA _________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. INTRODUZIONE _________________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. INFERTIZZAZIONE _______________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. INTROIEZIONE __________________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. INDICE DI TOLLERANZA _________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

PROTOCOLLO PER UNA SEDUTA IPNOTICA ___ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. LE CHIAVI DI ACCESSO ALL’INCONSCIO ___________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. L'UTILIZZO DEI CANALI DI COMUNICAZIONE ______ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. IPNOSI DINAMICA: METODO CON IL SISTEMA ENERGETICO __ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

FASE INDUTTIVA 1: COMUNICAZIONE PROSSIEMICA _ Errore. Il segnalibro non è definito. FASE INDUTTIVA 2: COMUNICAZIONE CINESICA _____ Errore. Il segnalibro non è definito.

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FASE INDUTTIVA 3: COMUNICAZIONE PARALINGUISTICA ___ Errore. Il segnalibro non è definito. FASE INDUTTIVA 4: COMUNICAZIONE DIGITALE _____ Errore. Il segnalibro non è definito. FASE INDUTTIVA 5: FASE IPNOTICA _________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

SCHEMA OPERATIVO DELL’IPNOSI ________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. POSIZIONE ORTOSTATICA ________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. INDUTTIVA SUBLIMINALE 1 ______________________ Errore. Il segnalibro non è definito. IMPOSTAZIONE CODICE DI METACOMUNICAZIONE ENERGETICO E SIMBOLICO ________________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. INDUTTIVA SUBLIMINALE 2 ______________________ Errore. Il segnalibro non è definito. PASSAGGIO DA FLASH SUBLIMINALE A FLASH IPNOTICO _ Errore. Il segnalibro non è definito. PILOTAGGIO ____________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. ESEMPI DI FRASI DURANTE IL PILOTAGGIO _______ Errore. Il segnalibro non è definito. DEIPNOTIZZAZIONE _____________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

IPNOSI DINAMICA: METODO CON IL SISTEMA SIMBOLICO ____ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

I SIMBOLI _______________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. PROTOCOLLO DELL’IPNOSI SIMBOLICA _____________ Errore. Il segnalibro non è definito. IPNOTIZZARE CON IL SISTEMA SIMBOLICO __________ Errore. Il segnalibro non è definito.

L’ANCORAGGIO CON LE CHIAVI DI ACCESSO ______ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. IPNOSI DINAMICA: INTEGRAZIONE DEI DUE SISTEMI ____ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

SCHEMATIZZAZIONE DEL PROCESSO IPNOTICO ____ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. UTILIZZI PRATICI DELL’IPNOSI DINAMICA __________________________________________ 38

FUMO ____________________________________________________________________________ 38 PROTOCOLLO _______________________________________________________________ 38 PROCEDURA D’ESEMPIO _____________________________________________________ 38 COMPITO A CASA: ___________________________________________________________ 39

OBESITÀ __________________________________________________________________________ 39

AZIONE ATTRAVERSO IL SIMBOLO _________________________________________________ 40 CONCETTI BASE ____________________________________________________________________ 40

AUTOCONTROLLO _________________________________________________________________ 40 IL SIMBOLO ________________________________________________________________________ 41 LE LEGGI DELL’INCONSCIO ________________________________________________________ 42 CARICARE UN OGGETTO DI SIMBOLISMO EMOTIVO _____ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

NASCITA DI UN SIMBOLO ________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. I VINCOLI _______________________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. GESTIRE IL PROPRIO IO EMOTIVO _________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

Esercizio ______________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

NEGOZIATO CON L’INCONSCIO ______________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. NEGOZIATO ANALOGICO ____________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

INTRODUZIONE _________________________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. COMPRESSIONE E COMPULSIONE _________________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. COMUNICAZIONE NON VERBALE ANALOGICA _____ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

Simboli logici ed analogici ________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

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NEGOZIATO CON L’INCONSCIO: ESERCITAZIONE PRATICA ___ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

Le tipologie base ________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Riconoscere le tipologie __________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Come agire ____________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Schema di base di un negoziato ____________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.

NEGOZIATO ANALOGICO: SCHEMA OPERATIVO ____ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO. ELEMENTI IMPORTANTI DEL NEGOZIATO _________ ERRORE. IL SEGNALIBRO NON È DEFINITO.

Azioni ________________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Codice del colore _______________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Antefatto ______________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. Dinamiche analogiche ___________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. CASO ________________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito. AUTOTERAPIA ________________________________________ Errore. Il segnalibro non è definito.