22
CHE COSA C’È IN QUESTO LIBRO Ci sono io, Pitagora di Samo, voce narrante. C’è la mia infanzia e i miei primi maestri. Ma c’è anche il ricordo delle mie… vite precedenti. Ci sono i miei contrasti con il tiranno Policrate. Ci sono le mie avventure in Medio Oriente, in Egitto e a Babilonia. 6

CHE COSA C’È IN QUESTO LIBRO · natale. È un luogo che ... Talvolta osservo la costa del continente oltre il braccio di mare che la separa da ... cosa che è stata fatta in modo

Embed Size (px)

Citation preview

CHE COSA C’È IN QUESTO LIBRO

Ci sono io, Pitagora

di Samo, voce narrante.

C’è la mia infanzia

e i miei primi maestri.

Ma c’è anche il ricordo

delle mie… vite precedenti.

Ci sono i miei

contrasti con

il tiranno Policrate.

Ci sono le mie avventure

in Medio Oriente, in Egitto

e a Babilonia.

6

C’è la mia scuola a Crotone con i miei mille allievi

“amanti della conoscenza”.

Ci sono le mie

idee sulla

musica, sulla

matematica

e sulla buona

alimentazione.

C’è il famoso teorema

che porta il mio nome

e la scoperta di un

numero maledetto.

E infine c’è

un dizionarietto

di termini…

pitagorici.

7

In tutto il mondo Pitagora è considerato l’autore del più famoso teorema della storia. Non è proprio così, ma Pitagora già nel suo

tempo era un mito, una superstar popolare come un cantante rock. Su di lui circolavano storie fantastiche e incredibili. Una cosa è

sicura: fu il primo sapiente in Occidente a definirsi “filosofo”, ovvero “amante della conoscenza”, e fu tra i primi a innalzare la matematica a regina delle scienze. Amò la musica e le creature viventi. Fu amato

e odiato, accolto e perseguitato. Ebbe molti allievi e tantissimi ammiratori. Molti suoi insegnamenti erano strani, altri avevano

ragionevoli spiegazioni, alcuni sono tuttora misteriosi.Ecco la sua vita raccontata da lui stesso, in bilico tra leggenda e

storia vera. Non meravigliatevi per qualche sua esagerazione, come quando dice di essere la quarta incarnazione di un figlio del dio

Apollo. Pitagora era così: molto più di un dimostratore di teoremi, molto più di un inventore di tabelline!

4

8

95

63

21 7

5

Atene

Creta

SamoMileto

Tiro

AlessandriaCirene

Crotone

M A R M E D I T E R R A N E O

Babilonia

G O L F OP E R S I C O

Pitagora nasce intorno al 575 a.C. in un’isola greca del mare Egeo, poco distante dalla costa dell’attuale Turchia. La sua vita è in gran parte avvolta nel mistero. È più simile a quella di un autore di miracoli e di magie che a quella di un matematico di oggi. Ma Pitagora è effettivamente vissuto, immerso nella grande storia della sua era, quando ancora la vita degli uomini si confondeva con quella degli dei.

10

Buongiorno a tutti, sono Pitagora,

Pit per gli amici, figlio di mamma

Partenide e di papà Mnesarco.

Benvenuti a Samo, libera isola

della Ionia. Io sono greco

un po’ per caso. Papà è di

origine fenicia, ma è cittadino

onorario di Samo.

Commerciava cereali, soprattutto

frumento. Li trasportava con la sua

nave dalla costa alle isole intorno.

Quando a Samo ci fu una terribile carestia,

papà arrivò con un carico di grano

e da allora tutta la cittadinanza gli

è riconoscente. Samo gli è piaciuta

ed è diventata la sua casa. Così sono

nato e cresciuto qui. Anche a me

quest’isola piace tantissimo.

1. Io, Pitagora di Samo

11

Ho due fratelli maggiori: Eunosto e Tirreno. Sono belli e

forti, ma non faranno grandi cose nella vita, a differenza

di me che ho un grande futuro. Lo ha predetto l’oracolo

di Delfi a mia madre quand’ero ancora nella sua pancia.

Ora papà è un ricco mercante che tratta anche gioielli.

Al mattino lo potete incontrare al porto, alla sera sotto

i portici dell’agorà, con l’aristocrazia

di Samo. Papà ci parla spesso della

Fenicia e di Tiro, la sua città

natale. È un luogo che vorrei

visitare e ha promesso che

mi porterà in uno

dei suoi viaggi.

12

Per ora esploro la nostra isola, che è in pace con le città

e le nazioni vicine. Corro sulle sue spiagge, risalgo

i torrenti, raggiungo i picchi più alti e lassù mi siedo

ad aspettare il tramonto.

Talvolta osservo la costa del continente oltre il braccio

di mare che la separa da Samo. La si può raggiungere

nuotando, cosa che noi ragazzi facciamo spesso,

sfidandoci tra noi e sfidando le onde e le correnti.

Il più testardo di tutti si chiama Policrate. Vuole

vincere a tutti i costi, anche se è più piccolo di me.

Dice che vuole diventare un grande atleta e vincere

ai giochi di Olimpia. Detto tra noi, è quello

che desidero anch’io.

13

A Samo, come in tutta l’antica Grecia, gli atleti sono rispettati e coccolati. La ginnastica e la cura del corpo sono considerate importanti fin dalla tenera età. Ogni città, ogni isola cerca di allenare i suoi migliori giovani per farli partecipare ai giochi che si tengono ogni quattro anni nella città di Olimpia.Ai vincitori sono riservati onori e gloria. Ad alcuni sono persino dedicati poemi e statue imponenti. È naturale che il nostro giovanissimo Pitagora voglia diventare un grande atleta e rappresentare la sua città ai giochi. Ma il suo destino è di diventare famoso, più di tutti gli atleti della storia.

14

Papà mi ha portato

a Tiro, dove è nato

e dove risiede

ancora parte della

sua famiglia. Vuole

presentarmi al tempio,

secondo la tradizione. Tiro è

una città sulla costa del paese che

oggi chiamate Libano. È stata a lungo assediata dai

Babilonesi e dal re Nabucodonosor in persona. Ora è una

città libera, ma deve ancora pagare tributi a questo re

guerrafondaio. Pensate che ha massacrato un intero

esercito egiziano, fino all’ultimo uomo. Ha raso al suolo

la città di Gerusalemme e ha deportato tutti i suoi

abitanti… insomma, un re terribile. Tiro si è salvata

per un soffio dalla sua ira.

Ma i Babilonesi, dice il mio papà, a Oriente hanno

nemici ancora più potenti: i Persiani.

2. Il dio di mio padre

15

Il mio papà sa proprio tante cose. Ovunque facciamo

tappa, è riconosciuto, salutato e ospitato. Al tempio

di Tiro, dedicato al dio Melqart, sembra addirittura

che mi aspettino.

Melqart è simile al nostro Eracle, o Ercole, come lo

chiamano altri popoli. È il dio del coraggio e della forza

fisica e interiore, è protettore degli sport e fondatore

dei giochi olimpici.

16

I sacerdoti di Melqart mi mostrano due colonne

che brillano anche al buio: una è rivestita d’oro,

l’altra di pietre preziose. Mi fanno

alcune domande e io per

fortuna conosco le risposte.

Annuiscono.

Poi mi accompagnano oltre

le colonne e mi indicano

l’orizzonte sul mare.

Un giorno capirò,

li sento

mormorare.

La visita a Tiro è stata breve. Papà è soddisfatto di me

e dei suoi affari. Era arrivato con orzo e grano,

ora riparte con alcuni gioielli. Ha comprato anche

un mantello di porpora. È un regalo per me.

Me lo farà indossare quando sarà il momento.

Quando salpiamo per tornare a Samo mi spiace un po’.

“È giusto così”, ha detto papà, “ritornerai qui quando

sarai più grande”.

17

La porpora è un pigmento che si ricava da un mollusco, Haustellum brandaris. Da ogni mollusco se ne estrae solo una goccia, per questo è un colorante per tessuti molto prezioso. Sono colorati di porpora i veli delle principesse e i mantelli dei nobili. I Fenici la commerciano nel mar Mediterraneo e la esportano nei grandi imperi del Medio Oriente. La città di Tiro è il maggior centro di produzione e smistamento della porpora.Un mantello di porpora è un regalo da re.

18

Mio padre è un bravo marinaio e commerciante.

Mi ha già insegnato a fare i conti, a misurare gli oggetti

e a pesare le pietre preziose. Ma devo imparare

anche tante altre cose.

Non c’è una vera

e propria scuola

nell’isola di

Samo. Ci sono

invece dei buoni

maestri che

insegnano

nei cortili

delle case dei

ricchi, in piazza

e in riva al mare, dove si può scrivere e disegnare sulla

sabbia. Questi maestri non insegnano a tutti: i poveri

e gli schiavi non hanno bisogno di maestri per rimanere

nel loro stato.

Il mio maestro mi ha insegnato

a leggere e a usare le lettere

dell’alfabeto per rappresentare

i numeri. È piuttosto difficile

fare i conti con queste lettere.

Per esempio non è stato ancora

inventato lo zero e i grandi

numeri ci spaventano un po’.

3. Lezioni… in spiaggia

19

Non usiamo solo la sabbia

per i nostri esercizi.

So scrivere anche

sulle tavolette di cera.

Mi piacciono

queste tavolette,

assomigliano

ai vostri...

tablet. Gli errori si possono

cancellare con un dito.

Non ho ancora scritto nulla su un foglio di papiro.

Lo farò quando sarò grande. Il papiro è un materiale

raro e prezioso, non si usa per i compiti di noi ragazzi.

Il maestro vuole che esercitiamo la memoria, dice

che ci sarà utilissima nella vita.

20

Ho imparato a recitare le avventure di Ulisse

e degli Achei alla guerra di Troia. Cantiamo i versi

di Omero davanti

al fuoco o all’aperto,

nelle sere d’estate,

anche con il mio

compagno

Policrate.

Ci vengono i brividi pensando alle gesta degli antichi

eroi. Vorremmo essere proprio come loro. E il modo

più semplice per diventarlo è partecipare ai giochi

di Olimpia e vincere per la nostra città.

Anche a questo ci stiamo preparando. E a questo

pensiamo crescendo, giorno dopo giorno.

21

I giochi di Olimpia si tengono ogni quattro anni e durano pochi giorni. Vi possono partecipare solo atleti di lingua greca. È un evento straordinario. Durante i giochi tutte le città-stato si impegnano a sospendere ogni forma di guerra o di ostilità. Ci sono la gara di corsa, la corsa lunga, la corsa di resistenza, la corsa con le armi, le gare equestri, il salto in lungo, il lancio del giavellotto e così via. Il nostro Pitagora si è allenato in tutte le discipline e in una di esse è veramente bravo. È una specialità abbastanza curiosa per un futuro filosofo.

22

Babilonia, o Babele, come la chiamano in molti,

è fantastica! Per i Sumeri era la “Porta degli dei”.

Ora è parte dell’impero persiano, ma è ancora la città più

grande e popolosa del mio tempo. È abitata da centinaia

di migliaia di persone di etnie e lingue diverse.

È attraversata dal fiume Eufrate e da cento canali

artificiali che portano l’acqua fino ai piani più alti dei

palazzi, dove sono coltivati straordinari orti e giardini.

Qui crescono fichi, palme da dattero e frutti

buonissimi che non avevo mai assaggiato.

Sono i mitici giardini pensili di Babilonia.

Quanto a me, non sono prigioniero,

posso muovermi liberamente.

10. Eccomi a Babilonia

47

A Babilonia si incontrano Oriente e Occidente.

Qui convivono e si fondono le conoscenze degli antichi

Sumeri con quelle provenienti dall’India e persino dalla

lontana Cina.

La religione dominante segue le dottrine di Zoroastro,

un grande saggio vissuto sulle rive del mar Caspio,

nell’attuale Azerbaigiàn. È una religione monoteista

che prevede un solo dio e due spiriti primi: il Bene

e il Male, la Verità e la Menzogna.

“Ai seguaci del primo toccherà in sorte la Vita

e la Migliore Esistenza mentre i seguaci del secondo

otterranno la Non-Vita e la Peggiore Esistenza”.

48

Ai magi che mi ospitano insegno il greco e le pratiche

alchemiche imparate in Egitto. In cambio mi introducono

alla loro astronomia e alla loro matematica.

Con i magi discuto di geometria e naturalmente delle

straordinarie proprietà del più magico dei triangoli:

il triangolo rettangolo. Sulla sabbia dimostro, a modo

mio, un teorema che conoscono benissimo, suscitando

il loro interesse. Non immagino

lontanamente che questo

teorema prenderà il mio

nome, come se l’avessi

inventato io, e che sarà

studiato da milioni di

giovani di tutto il mondo.

Detto tra noi, mi fa piacere.

49

Tutti i poligoni regolari si possono scomporre in triangoli rettangoli. Quindi il teorema, applicabile a infiniti casi, sta alla base della geometria.Al tempo di Pitagora la cosa sembra anche un po’ magica: sempre, in ogni luogo e tempo e per qualsiasi triangolo rettangolo, il quadrato costruito sull’ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti.La sfida dei sapienti è dimostrarlo in modo elegante, cosa che è stata fatta in modo diverso in Cina e in India molto prima di Pitagora.

A che cosa serve il teorema di Pitagora?È un mezzo pratico per calcolare lunghezze e superfici, sia nel caso di figure geometriche, sia di terreni o di componenti architettonici. Quando di un triangolo rettangolo si conoscono due dei tre elementi si può calcolare il terzo.

a2 + b2c =

a2 + b2c2 =a bc

c2

b2

a2

c2 - a2b =

c2 - b2a =

50