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Cenni di meteorologia marina - Mauro Levrini di meteorologia marina.pdf · 2018. 5. 23. · Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini 3 Elementi meteorologici principali Pressione,

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    Cenni di meteorologia marina

    INDICE

    • La circolazione generale dell’atmosfera .............................................................. 2 • Elementi meteorologici principali ......................................................................... 3

    - pressione, temperatura, umidità e strumenti di misura ................................................. 3

    • Vento e moto ondoso ..................................................................................................... 4 - Moto ondoso anomalo: mare incrociato e onde costiere ................................................ 5

    • La rosa dei venti ................................................................................................................ 6 • Le brezze ................................................................................................................................ 7 • La formazione delle perturbazioni ........................................................................ 8

    - Il Maestrale .................................................................................................................... 8

    - Il Libeccio ....................................................................................................................... 9

    - Lo Scirocco ................................................................................................................... 10

    • I sistemi frontali ............................................................................................................. 11 - Fronte caldo ................................................................................................................. 11

    - Fronte freddo .............................................................................................................. 11

    - Fronte occluso ............................................................................................................. 11

    - Formazione dei temporali ......................................................................................... 12

    • Le nubi .................................................................................................................................. 13 - Nomenclatura e classificazione ................................................................................ 13

    • Informazioni meteo ..................................................................................................... 17 - Le zone meteorologiche ............................................................................................. 17

    - Bollettini METEOMAR .................................................................................................. 17

    - Previsioni meteo sul web .......................................................................................... 17

    • Osservazioni pratiche riassuntive ........................................................................ 18 - Semplici osservazioni del tempo .............................................................................. 18

    - Info per la sicurezza ................................................................................................... 19

    • Bibliografia ......................................................................................................................... 19

    Mauro Levrini

  • Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    La circolazione generale dell’atmosfera

    La circolazione dell’aria, che noi percepiamo come vento, come per tutti i fluidi segue la regola dei vasi comunicanti, cioè va da una pressione più alta verso una più bassa e la pressione è determi-nata dal riscaldamento, dovuto essenzialmente dall’irraggiamento solare. L’orografia però riveste un carattere fondamentale nella circolazione atmosferica e nello spostamento delle perturbazioni. In o-ceano, in assenza di ostacoli, la circolazione è determinata quasi esclusivamente dalla temperatura e dalle differenze di pressione. Sulla terraferma, i venti e quindi lo spostamento delle masse d’aria sarà influenzato dalla conformazione del terreno e dal profilo delle coste. In particolar modo in Mediter-raneo, l’estrema varietà delle coste, la stessa penisola italiana e le catene montuose principali contri-buiscono ad aumentare le difficoltà nell’analisi di questi movimenti e quindi delle previsioni meteo.

    Possiamo genericamente rappresentare la circolazione atmosferica come una grande onda che si sposta da Ovest (W) a Est (E) ed è data dall’alternanza di zone di alta pressione (sistemi antici-clonici) con venti che, nel nostro emisfero, per la Forza di Coriolis ruotano in senso orario e sistemi di bassa pressione dove ruotano in senso antiorario.

    Le lettere A (o H) per Alta pressione e B (o L) per Bassa pressione indicano i sistemi meteo. I simboli indicano i fronti (sistemi nuvolosi): caldo, cioè generato dall’arrivo di una massa di aria calda e freddo, generato da una massa di aria fredda.

    Il fronte freddo viaggia più veloce di quello caldo, quindi ad un certo punto lo raggiungerà e ci sarà una sovrapposizione con un punto di contatto detto occlusione.

    Nella zona tra i due fronti c’è un cambiamento netto tra la massa d’aria che soffia da S-SW e l’irruzione dei venti da NW al passaggio del fronte freddo. Immaginando due imbarcazioni che navigano verso W al di sopra e al di sotto dell’asse di spostamento della pertur-bazione, è evidente che l’imbarcazione rossa si troverà nel-le condizioni peggiori per navigare, trovando un moto on-doso caotico e venti (contrari) che cambiano direzione mol-to rapidamente, mentre quella blu troverà venti favorevoli e avrà una navigazione più facile e veloce. Ovviamente navigando verso E la situazione sarebbe capovolta.

    Nella pratica, secondo la Legge di Buys-Ballot, con il vento di fronte, nell'emisfero Nord avremo l'alta a sinistra un po' a-vanti (ad ore 10) e la bassa a destra un po' indietro (ad ore 4).

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    Elementi meteorologici principali

    Pressione, Temperatura e Umidità La pressione atmosferica è dovuta al peso della co-

    lonna d’aria che ci sovrasta (mediamente dai 10.000 ai 14.000 m) e viene misurata con il barometro. Le diffe-renze di pressione sono determinate (oltre che dall’altitudine) dal riscaldamento dell’aria causato dall’irraggiamento solare sulla superficie terrestre (terra o mare). L’aria calda è più leggera e tende a salire; sa-lendo si raffredda e rifluirà verso il basso, generando dei flussi convettivi. La Pressione normale al livello del mare è di 1.013 mbar o hpa, 760 mmHg

    È importantissimo rilevare soprattutto le variazioni (e la loro velocità). Se il barometro scende velocemente, si è in una bassa pressione. Il vento non tarderà ad arrivare, essendo costituito dalla massa d’aria che dalla zona di pressione più alta va verso la zona di pressione più bassa per ricostituire un equi-librio e di conseguenza cambieranno lo stato del mare e le condizioni meteorologiche.

    Le temperature atmosferiche sono misurate con il termometro che si basa sulla dilatazione termica di un liquido (prima mercurio, poi sostituito da galistan o alcool), o di un gas, oppure nei termome-tri digitali, dalla variazione di resistenza elettrica in un termistore.

    La radiazione solare attraversa l’atmosfera riscaldandola solo in piccolissima parte. Il riscaldamen-to dell’aria avviene, tramite il terreno sottostante, che assorbe le radiazioni solari, si riscalda e, per conduzione e convezione, cede il calore assorbito all’aria sovrastante. La temperatura dell’aria sarà quindi collegata alle caratteristiche del territorio sul quale staziona, alla latitudine (che determina l’incidenza dei raggi solari) e al potere assorbente ed alla conducibilità termica della superficie. Sia la terra che il mare hanno un forte potere assorbente, ma solo il mare e, in parte, l’aria molto umida hanno una buona conducibilità termica. Di conseguenza, l’aria che staziona su territori progressi-vamente più lontani dal mare sarà soggetta a forti escursioni termiche. Questo perché quei territo-ri, non avendo una buona conducibilità termica si scaldano e si raffreddano più rapidamente.

    L’aria contiene sempre una certa quantità di acqua, che affluisce nell’atmosfera dall’evaporazione dei mari, dei laghi, dei fiumi e, in notevole misura, dall’evaporazione dovuta alla traspirazione delle piante. È da precisare che la quantità di vapore acqueo che l’aria può contenere non è illimita-ta, bensì strettamente legata alla sua temperatura: più elevata è la temperatura, maggiore è la quantità di vapore acqueo che essa può contenere. Per esprimere in termini chiari il grado di umi-dità dell’aria, dobbiamo indicarne il valore relativo, ovvero, dobbiamo indicare la quantità di va-pore acqueo che essa contiene, espressa in percentuale (50% - 60% - 100%), rispetto alla quantità che dovrebbe contenerne per arrivare alla saturazione. Quando la temperatura si abbassa, sale l’umidità relativa e quando l’aria è satura, l’umidità si trasforma in gocce molto piccole formando la rugiada.

    L’umidità dell’aria è misurata con l’igrometro, antica-mente basato sulla variazione di lunghezza di un ciuffo di capelli al variare dell’umidità e poi, nei più attuali, sempre tramite sensori digitali (resistivi o capacitivi) che rilevano le variazioni elettriche in rapporto all’umidità; oppure con lo psicrometro, basato sulla differenza di temperatura misurata tra un termometro a bulbo secco e uno a bulbo umido rapportata tramite un’apposita tabella.

    Attraverso la comparazione di questi valori ambientali (soprattutto delle variazioni barometriche), è già possibile avere un’idea approssimativa del tempo a breve termine.

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    Vento e moto ondoso Come abbiamo già visto il vento al suolo è frenato

    (e deviato) a causa dell’attrito con la superficie terre-stre; meno sul mare e maggiormente sulla terra. Il vento in quota avrà quindi una velocità superiore e una direzione leggermente diversa e non fluisce pa-rallelamente alle tangenti alle isobare ma diverge verso l'esterno nell'alta pressione e converge verso l'interno nella bassa.

    L’effetto dell’attrito del vento sul mare provocherà la formazione di un moto ondoso proporzionale alla

    forza del vento, alla sua durata e alla lunghezza del tratto di mare libero su cui questo agisce (fetch). Quindi un vento proveniente da terra genererà una zona di mare relativamente calmo sottocosta, men-tre solleverà onde più o meno alte andando verso il largo. Al contrario, un vento proveniente dal mare tenderà a provocare un moto ondoso più accentuato (e una forte risacca verso riva), soprattutto se è ampio il tratto di mare aperto su cui agisce e se durerà per lungo tempo. In questi casi potremmo in-contrare un moto ondoso notevole, generato anche molto lontano e anche in assenza di vento locale. Indicheremo allora con il termine mare vivo il moto ondoso generato dal vento che sta soffiando sulla zona e mare lungo (o onda morta) l’onda che si propaga lontano dalla zona su cui sta soffiando il vento

    La presenza di piccole isole investite da un vento da moderato a forte causa una deviazione caratteristica: sul lato sopravvento, il flusso vie-ne frenato dall'impatto con l'isola, dando luogo a venti molto deboli; il sorpasso dell'ostacolo avviene alle due estremità laterali, ove il vento, ormai libero di fluire, presenta notevoli velocità

    con raffiche e provoca un moto ondoso alquanto confuso. Nel lato sottovento dell'isola, sia sulla costa che per alcune miglia al largo, si verifica una pressoché totale calma di vento, in quanto i due rami nei quali si è diviso il flusso si riuniscono solo ad una certa distanza.

    Notevoli variazioni della velocità del vento si veri-ficano anche quando un flusso d'aria è costretta ad in-canalarsi in un braccio di mare posto tra due isole vici-ne, o tra un'isola ed una costa montuosa. All'uscita molto spesso la velocità del vento è raddoppiata (Effet-to Venturi), con raffiche e turbolenza notevoli; inoltre la direzione assunta dal vento è quella dei lati del canale, e non quella delle isobare.

    Uscendo da un canale il vento tenderà ad a-prirsi a ventaglio, quindi con direzioni diverse a seconda della posizione considerata. Tener conto di questa apertura, considerando il passaggio di un’imbarcazione rispetto all’arrivo previsto del vento significa poter prevedere di trovarsi in condizioni di vento contrario o poter contare su venti favorevoli.

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    A parte le anomalie dovute all’orografia, esistono tabelle che classificano FORZA del vento (scala Beaufort) e STATO del mare (scala Douglas) rispetto alle condizioni generali.

    La scala Beaufort è una misura empirica (quindi non una misura esatta, standardizzata per convenzione) divisa in 12 gradi o numeri, successivamente portati a 17 per agevolare la misurazio-ne della forza dei vari tipi di uragani.

    La scala Douglas determina la condizione dello stato del mare in base all'altezza media del ter-zo di onde più alte. Non è corretto esprimere le condizioni del mare di cui a questa scala in termini di “forza”, che è invece correttamente riferita solo alla velocità del vento.

    Moto ondoso anomalo: mare incrociato e onde costiere Quando il vento in una certa area tende a ruotare e quindi ad avere direzioni diverse, anche le

    onde avranno direzioni diverse e quindi si genererà del mare incrociato. Navigare col mare incrocia-to è difficile, perché è caotico: sarà difficile mantenere la stabilità dell’imbarcazione ed è una delle condizioni di navigazione più impegnative.

    Abbiamo già visto che l’orografia cambia la direzione e l’intensità del vento; questi fenome-ni riguardano però anche il moto ondoso. Nell’immagine satellitare possiamo osservare che il moto ondoso dominante da NW, incon-trando il capo o promontorio, tende a orientarsi da NE. Un osservatore che si trovasse nel punto indicato dalla freccia non avrebbe un panorama realistico delle condizioni che andrebbe ad in-contrare uscendo in mare.

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    La rosa dei venti

    La rosa dei venti è un diagramma che rappresenta schematicamente la provenienza dei venti che insistono in una determinata regione, durante un periodo di tempo piuttosto lungo. Nelle prime rappresentazioni cartografiche del Mediterraneo la rosa dei venti veniva posizionata al centro del Mar Ionio o ancor più frequentemente dell'isola di Creta, che divenivano così anche il punto di riferimento per indicare la direzione di provenienza del vento. Per le quattro direzioni principali (N, S, E, O) i nomi dei venti sono di origine geografica, con la particolarità che da Nord (detto anche settentrione) spira il vento chiamato tramontana perché è il vento che viene da oltre i monti (in latino Ultramontes) della vicina Albania. Da Est spira il vento di levante (dal levar del So-le); da Sud spira il vento detto mezzogiorno oppure ostro (dal latino Auster, vento australe) e da O-

    vest spira il vento detto ponente (dal calar del Sole).

    I nomi delle direzioni NE, SE, SO e NO derivano dal fatto che, sempre rispetto alle posizioni considerate sopra, i venti che provenivano da NE, giungevano approssimativamente dalla Grecia, che comprendeva allora anche la parte meridionale delle coste balcaniche e la Turchia occidentale, da cui il nome Grecale; da SE giungevano venti provenienti dalla Siria, da cui il nome Scirocco; a SW vi è la Libia, nome che anticamente definiva anche la Tunisia e l'Algeria, da cui il nome Libeccio per il vento da SW. Infine dalla Magistra, Roma, deriva il nome del vento che soffia da NW, Mae-strale: la via "maestra" era infatti, fin dall'epoca romana, la via da e per Roma. Più tardi, ai tempi in cui Venezia era la repubblica marinara dominante nel Mediterraneo orientale, la rosa dei venti era posizionata sull'isola greca di Zante. In questo caso la via maestra che dà il nome al Maestrale indi-cava la via per Venezia, la repubblica marinara egemone in quella regione.

    In questo modo viene rappresentata una stella a 8 punte per le direzioni principali, ma antica-mente ogni bussola recava, sullo sfondo, l'immagine di una rosa dei venti a 32 punte. L'orizzonte veniva così suddiviso in trentadue parti, che prendevano il nome di quarte; esse servivano come unità di misura approssimativa nelle manovre di accostamento (es: accosta due quarte a dritta).

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    Le brezze

    In meteorologia la brezza è un vento debole locale, solitamente compreso fra i gradi 2 e 3 della Scala di Beaufort, quindi con velocità comprese tra i 3 e i 10 nodi. Si verifica in presenza di un campo di alta pressione stabile, con assenza di masse d'aria in transito nell'atmosfera ed è classifi-cato come vento periodico all'interno del ciclo diurno che la caratterizza (regime di brezze costiere),

    influenzato da mutamenti di pressione atmosferica innescati da differenze di temperatura.

    Il meccanismo è comandato dal diverso tempo di riscaldamento e raffreddamento tra la terra e il mare. La massa d’acqua marina si scalda, per l’irraggiamento solare, più lentamente della terra circostante e analogamente si raffredda più lentamente di notte, mentre la terra si riscalda e si raf-fredda maggiormente e più velocemente. Questo provoca un movimento convettivo dell’aria più calda che sale creando una leggera depressione che attira l’aria più fredda dal versante opposto. Si hanno così brezze serali/notturne da terra verso il mare (brezza di terra, più debole) e brezze mattu-tine/diurne dal mare verso terra (brezza di mare, più forte), intervallate da un periodo di assenza di vento nelle ore del primo pomeriggio e prima del mattino.

    Se si osserva una costanza nell’alternarsi delle brezze è segno che si mantiene una condizio-ne di tempo buono; se invece ad esempio dopo una brezza di mare, durante la notte, il vento continuasse a soffiare dal mare sarebbe il segnale che non c’è più un regime di brezze, ma che probabilmente si sta instaurando una situazione di vento di gradiente, con l’arrivo di una per-turbazione.

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    La formazione delle perturbazioni

    Il Maestrale Vento caratteristico del Mediterraneo centrale che spira da nord-ovest e porta sui nostri mari

    aria fredda proveniente da più alte latitudini.

    La genesi di questo vento si ha quando correnti di aria polare o artica irrompono nel Mediter-raneo occidentale dalle coste della Provenza. In queste circostanze le masse d’aria provenienti da Nord, scavalcano il Massiccio Centrale francese ed i Pirenei, incanalandosi poi lungo la valle del Rodano, dove ven-gono molto accelerate dalla rapida discesa sui versanti sottovento. Nella maggior parte dei casi, questa accelera-zione consente ai venti di Mi-stral di giungere ancora ir-ruenti fino alle coste di Corsi-ca e Sardegna. Il Maestrale nasce come vento freddo e ricco di umidità, che acquisi-sce sui mari del Nord; nello scontro con gli ostacoli oro-grafici Francesi, perde molto vapore acqueo per poi arriva-re sul Mediterraneo come vento relativamente secco.

    Nel transitare sopra queste acque, si carica di nuovo di umidità e si riscalda, risultando così, al-la fine di questo processo, molto instabile e rafficato. Questa instabilità favorisce, all’interno delle masse d’aria, lo sviluppo di moti convettivi, i quali tendono a trasportare verso l’alto, oltre al calo-re, il vapore acqueo. Questo fa sì che il Maestrale dia luogo al formarsi di isolate nubi cumuliformi, talvolta ad elevato sviluppo verticale così da diventare cumulonembi temporaleschi.

    Ma il Mistral si può attivare anche per il transito, fra il vicino Atlantico, la Francia centrale e il Mediterraneo centro-occidentale, di masse d’aria temperate, di origini oceaniche, che discendono lungo il bordo orientale dell’an-ticiclone delle Azzorre che si posiziona con i propri massimi poco ad ovest della Spagna, della Francia e delle isole Britanniche. In tali situa-zioni il Mistral si presenta fre-sco o addirittura mite, cau-sando delle leggere flessioni termiche visto che l’aria di o-rigini oceaniche si presenta sempre un po’ più fredda del-le masse d’aria che stazionano e transitano sull’area mediter-ranea.

  • Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    Il Libeccio Il vento di Libeccio (Sudovest) è spesso associato, sulle Regioni Tirreniche, ma anche sulle Isole

    Maggiori e talvolta il Triveneto, ad intense ondate di maltempo che accompagnano il transito delle depressioni Atlantiche. È responsabile di lunghi periodi piovosi e ventosi con mareggiate sulle co-ste esposte, mentre apporta improvvisi rialzi termici e tempo più asciutto sui versanti Adriatici e Ionici. È un vento piuttosto frequente sulla Penisola Italiana, ma la sua massima frequenza si ri-scontra nel periodo Ottobre-Aprile, quando più frequenti sono i passaggi perturbati. Tuttavia il Libeccio non si presenta sempre con le medesime caratteristiche; pur essendo quasi sempre ac-compagnato da maltempo talvolta apporta temperature miti anche in pieno Inverno, altre volte in-vece causa bruschi cali termici con nevicate a quote collinari e rovesci nevosi che in qualche caso riescono ad interessare anche le aree pianeggianti del Tirreno e della Sardegna. Ma a cosa è dovu-to un così differente comportamento dal punto di vista termico?

    Il Libeccio caldo solitamente precede intense perturbazioni atlantiche, e nasce nell’entroterra algerino o sul Mare di Alboran; da quelle zone poi si sposta sulle Balea-ri, la Sardegna ed appunto le coste tirreniche, generando un marcato calo della pressione atmosferica ed arrivando a soffiare fino a 70-80 km/h (eccezionalmente fino a 100 km/h). È un vento piuttosto umido, che nelle zone attraversate provoca un peggioramento della visibilità. Quando raggiunge la Penisola dopo un periodo freddo e asciutto può causare inizialmente nevicate a bassa quota da scorrimento, dopo di che l’aumento termico limita le nevicate in quota, mentre dalla bassa monta-

    gna fino ai litorali apporta piogge continue ed intense che spesso si presentano in forma di temporale anche nei mesi più freddi. Superata la barriera Appenninica, il Libeccio viene denominato Garbino e giunge molto tiepido ed asciutto sui litorali Adriatici con un meccanismo simile al Foehn.

    Il Libeccio freddo trae invece origine dal Mistral, la corrente di aria fresca e secca che dalla Francia centrale si incunea verso la Valle del Rodano, accelerando e presentandosi sul Golfo del

    Leone. Per ragioni fisiche in queste situazioni il vento, una volta sfociato sul mare, tende a deviare espanden-do il suo raggio d’azione; ecco che allora sulla Sardegna ritroviamo cor-renti da nord-ovest o da nord-nordovest, mentre dopo una ulterio-re rotazione sulla costa laziale e campana i venti arrivano da ovest-nordovest. Addirittura in tali occa-sioni sulla costa toscana si hanno vio-lente raffiche di vento da sudovest. Insomma i due casi descritti sono completamente diversi tra di loro; sia nella prima che nella seconda situa-zione però il vento si presenta da o-vest o da sud-ovest sulle coste tirre-

    niche, e quindi un osservatore che si trova in loco tende a confondere le due correnti.

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    Lo Scirocco Lo scirocco (dall'arabo shurhùq, vento di mezzogiorno) è un vento caldo proveniente da Sud-

    Est e prende il nome dalla Siria, la direzione da cui spira il vento prendendo come punto di riferi-mento l'Isola di Zante nel Mar Ionio. Lo stesso vento assume il nome di Jugo in Croazia e Ghibli in Libia. Lo Scirocco che giunge sulle coste francesi contiene più umidità ed assume il nome di Marin.

    Questo vento soffia più di frequente in primavera ed autunno raggiungendo un massimo nei mesi di marzo e novembre. Di solito soffia a terzine di tre giorni in tre giorni; raramente soffia un giorno solo. Alla fine delle giornate di scirocco subentra solitamente una giornata di vento intenso da quadrante settentrionale.

    Nasce da masse d'aria tropicali calde e secche trascinate verso nord da aree di bassa pressione in movimento verso est sopra il Mar Mediterraneo. L'aria calda e secca si mischia con quella umida del movimento ciclonico presente sul mare ed il movimento in senso orario spinge questa massa d'a-ria sulle coste delle regioni del sud Eu-ropa.

    Lo scirocco secca l'aria ed alza la polvere sulle coste del Nordafrica, provoca tempeste sul Mediterraneo e tempo caldo ed umido sull'Europa. Il vento soffia per un tempo variabile da mezza giornata a molti giorni. La pol-

    vere portata dalle coste dell'Africa può causare danni ai dispositivi meccanici. L'umidità che si de-posita al terreno rende inoltre molto scivoloso il manto stradale.

    Lo scirocco è diventato, inoltre, uno dei simboli climatici della Sicilia, lo stesso capoluogo sicu-lo, Palermo, spesso si trova a fronteggiare danni provocati dalle fortissime raffiche di vento caldo, talvolta anche in pieno inverno. Lo scirocco si fa sentire anche in Calabria e soprattutto nel Salento. Molto diffuse sono anche le giornate di scirocco lungo le coste della Liguria.

    Il soffio ininterrotto dello scirocco per molti giorni, combinato con la crescita della marea, è una delle cause del fenomeno dell'acqua alta nella Laguna di Venezia.

  • Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    I sistemi frontali

    Fronte caldo Quando l’aria calda si muove verso

    una zona d’aria più fredda, si dice che è arrivato un fronte caldo: l’aria calda (meno densa) tende gradualmente a sali-re immediatamente sopra l’aria fredda. Dal contatto tra le diverse masse d’aria, si ha un raffreddamento dell’aria e un conseguente raffreddamento del vapore acqueo che condensa formando le nubi.

    Le prime nubi che anticipano il fronte sono generalmente alte e sottili (cirri), esse sono seguite da nubi medie e poi da spesse nubi strati-ficate a tutte le quote, che producono precipitazioni diffuse e sono accompagnate da venti modera-ti. Questa situazione può durare per circa un giorno (nubi stratificate con piogge su aree estese).

    Fronte freddo Al contrario quando è l’aria fredda che si avvicina a quella calda esistente in una regione, ha

    luogo un fronte freddo. I fronti freddi tendono a generare tipi di tempo più incostanti e irregolari. A causa della minor densità, è ancora l’aria calda che si solleva quando un fronte freddo avanza. Essa viene come scalzata alla base da un cuneo compatto d’aria fredda.

    L’improvviso sollevamento produce instabilità e scatena violenti moti convet-tivi. Si crea dunque una zona di bassa pressione che rinforza i venti. Si formano grandi nubi cumuliformi che provocano temporali lungo il limite del fronte.

    Fronte occluso Si ha un fronte occluso quando un fronte freddo (quindi più veloce) raggiunge un fronte caldo.

    Si tratta della fase di maturità e senescenza dei sistemi depressionari: il fronte freddo raggiun-ge e solleva il fronte caldo. Dapprima ciò porta ad un’intensificazione della fe-nomenologia, successivamen-te però si ha un’interruzione dell’alimentazione calda e umida necessaria a tenere in vita la depressione stessa. La depressione si colma, i feno-meni si indeboliscono fino ad esaurirsi completamente.

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    Formazione dei temporali

    Temporali frontali: quando in una perturba-zione è presente il fronte freddo, non è difficile che compaiano cumulonembi. L'aria fredda infatti si incunea sotto quella calda, la solleva in maniera rapida e contribuisce a destabilizzare la situazione. La pressione intanto cala e il vento rinforza. Nel cielo, le nubi cumuliformi si ingrossano sempre di più fino a che scoppia il temporale. Questo tipo di cumulonembi si può formare a qualsiasi ora del giorno e della notte.

    Temporali convettivi: si formano per la risa-lita di aria calda dal suolo (riscaldato dal sole) verso il cielo. Se questa è abbastanza umida, la corrente convettiva può formare una nuvola. Se inoltre l'atmosfera è instabile allora è probabile che il cumulo si ingrossi a sufficienza per dare origine a fenomeni. Questo tipo di temporali avviene soprattutto quando aria fresca corre su un terreno più caldo (gocce fredde in quota) oppure in caso di forte riscaldamento dal basso ad esempio d'estate (temporale di calore).

    Temporali orografici: insorgono quando una massa d’aria è costretta ad innalzarsi lungo i pendii di una catena montuosa, condensando l’umidità in essa contenuta. La condensazione del vapor acqueo genera delle nubi cumuliformi. Se l’umidità della massa d’aria che si solleva è sufficientemente umida e l’ostacolo orografico su cui va ad impattare abbastanza elevato la nu-be risultante sarà un cumulonembo con conse-guenti manifestazioni temporalesche.

  • Le nubi

    Nomenclatura e classificazioneIn meteorologia, le nubi vengono cl ssific te second dell loro ltitudine e dell loro este

    sione; si distinguono pertanto f miglie le nubi lte le nubi medie e le nubi b sse Tutte le nubiappartenenti a queste famiglie h nno un’estensione prev lentemente ori ont le Alle suddetteoccorre aggiungere un’altra f migli quell delle nubi sviluppo vertic le che trov nonell’altezza la loro dimensione prev lente

    NUBI ALTE: Sono caratteri te d l prefissol’aspetto di ciuffi soffici e delic ti si form no tr i ed i m di quot Sono composte essezialmente da cristalli di ghiaccio tr sport ti d i venti esse non pport no lcun precipit io

    Cenni di meteorologia m rin

    omenclatura e classificazione In meteorologi le nubi vengono classificate a seconda della loro altitudine e dell loro este

    sione si distinguono pert nto 3 famiglie: le nubi alte, le nubi medie e le nubi b sse Tutte le nubimiglie hanno un’estensione prevalentemente ori ont le Alle suddette

    occorre ggiungere un’ ltra famiglia, quella delle nubi a sviluppo vertic le che trov nonell’ lte l loro dimensione prevalente.

    Sono c r tterizzate dal prefisso “cirro-” che dal latino significl’ spetto di ciuffi soffici e delicati, si formano tra i 6000 ed i 12000 m di quot Sono composte essei lmente d crist lli di ghi ccio trasportati dai venti, esse non apportano alcun precipit io

    • Cirri: Sono formate da strie bi nc stre sottili qusi trasparenti, molto alte. La form e’infatti è quella di una striscia termin nte con un riccioload uncino. Sono formati da crist lli di ghi ccio c usdella temperatura molto bassa all qu le si form no

    • Cirrostrati : Nubi molto alte e sottili bi nc stre equasi trasparenti, tendendo a conferire l cielo un speto lattiginoso. I loro cristalli di ghi ccio diffondono lucee creano un alone o un velo sottile ttorno lLuna.

    Se si presentano dopo i cirri, indic no l’ rrivo di unperturbazione.

    Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    In meteorologi le nubi vengono cl ssific te second dell loro ltitudine e della loro esten-sione si distinguono pert nto f miglie le nubi lte le nubi medie e le nubi basse. Tutte le nubi

    miglie h nno un’estensione prev lentemente orizzontale. Alle suddette, occorre ggiungere un’ ltr f migli quell delle nubi sviluppo verticale, che trovano

    che d l l tino significa “ricciolo”. Hanno l’ spetto di ciuffi soffici e delic ti si form no tr i ed i m di quota. Sono composte essen-i lmente d crist lli di ghi ccio tr sport ti d i venti esse non pport no alcuna precipitazione.

    Sono form te d strie biancastre, sottili, qua-si tr sp renti molto lte L forma e’ facile da ricordare, inf tti è quell di un strisci terminante con un ricciolo

    d uncino Sono form ti d cristalli di ghiaccio a causa b ssa alla quale si formano.

    Nubi molto alte e sottili, biancastre e qu si tr sp renti tendendo conferire al cielo un aspet-to l ttiginoso I loro crist lli di ghiaccio diffondono luce e cre no un lone o un velo sottile attorno al Sole o alla

    Se si present no dopo i cirri, indicano l’arrivo di una

  • Cenni di meteorologia marina –

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    Mauro Levrini

    • Cirrocumuli: Sono le nubi associ te l f moso cilo “a pecorelle”; formate da piccoli bianchi disposti in file o gruppi; ricord no glimuli, ma, ovviamente, sono più alti e sono semprecompagnati da cirri e da cirrostrati. La loro lte v ritra i 5000 e i 7000 metri. Di solito annunci no l’ rrivodella pioggia.

    • Altostrati: Si presentano come un distes nuvolsa più o meno densa di colore grigioriormente. Poiché velano il Sole e la Lun possono sebrare macchie luminose, ma, diversamente d i cirrostr tinon creano aloni. Queste nubi producono neve legger opioggia fine e fitta, ma di solito sono cosìprecipitazioni evaporano prima di raggiungere il terreno

    • Altocumuli: Sono costituiti da nubi distinte moltovicine tra loro a costituire strati di aspetto solit menteondulato e fibroso che assumono forme bi rre di colre bianco o grigio. Sono in realtà form ti d estese file dicumuli, collocati a quote medie e con l p rte inferiorepiù scura. Si sviluppano tra i 2500 e i metri di lttudine. Quando un altocumulo passa d v nti l sole oalla luna può prodursi il fenomeno delle più spesso di notte.

    • Altocumuli lenticolari: la c r tteristic nubebianca e luminosa a forma di osso di seppi ito forte in quota: ciò preannuncia un imminente rinfozo del vento anche sul mare. Queste nubi orogr ficheformano sottovento ai rilievi montuosi e sono tipiche diventi forti e secchi quali il Maestrale sul Golfo del Lene, il Grecale sulle coste Tirreniche o l Bor chi r sulNord Adriatico. Riconoscere queste nubi iut deteminare il vento che le genera.

    Sono le nubi ssociate al famoso cie- fiocchi o batuffoli

    bi nchi disposti in file o gruppi ricordano agli altocu-muli m ovvi mente sono più lti e sono sempre ac-comp gn ti d cirri e d cirrostr ti. La loro altezza varia tr i e i metri Di solito annunciano l’arrivo

    Si present no come una distesa nuvolo-no dens di colore grigio o blu, liscia infe-

    riormente Poiché vel no il Sole e la Luna, possono sem-br re m cchie luminose m diversamente dai cirrostrati, non cre no loni Queste nubi producono neve leggera o pioggi fine e fitt m di solito sono così alte che le loro precipit ioni ev por no prim di raggiungere il terreno.

    Sono costituiti da nubi distinte molto aspetto solitamente

    ondul to e fibroso che ssumono forme bizzarre di colo-grigio Sono in re lt formati da estese file di

    cumuli colloc ti quote medie e con la parte inferiore più scur Si svilupp no tr i e i 5000 metri di alti-tudine Qu ndo un ltocumulo p ssa davanti al sole o

    ll lun può prodursi il fenomeno della ‘corona’, visibi-

    l caratteristica nube c e luminos form di osso di seppia, indica ven-

    to forte in quot ciò pre nnunci un imminente rinfor-o del vento nche sul m re Queste nubi orografiche si

    form no sottovento i rilievi montuosi e sono tipiche di li il M estrale sul Golfo del Leo-

    ne il Grec le sulle coste Tirreniche o la Bora chiara sul tico Riconoscere queste nubi aiuta a deter-

  • NUBI BASSE: Sono caratteri te d l suffisso2000 metri di quota, generano abbond nti piogge o nevic te in rel ione ll temper tur

    verso il basso, come dei coni rovesci ti È un situ ione cpresagire la possibilità di form ione dimarine sono molto simili ai torn do cherenza di questi non hanno bische e generalmente sono di minore intensitdica è la classica tromba che qu sire, sottile, molto ben delimitat e m i p rticol rmente gr nde Questanche se passa sopra alla barca non f d nni

    NUBI A SVILUPPO VERTICALE

    cumuli e i cumulonembi. È un c tegori ssolut mente p rticol re di nubi perché esse si n sconoed evolvono in seguito ai moti convettivi tmosferici cioè i movimenti scendenti e discendentidell’aria, grazie alla rapida asces dell’ ri c ld che può r ggiungere nche idi altezza (nel caso dei cumulonembi)

    Cenni di meteorologia m rin

    Sono c ratterizzate dal suffisso “-strato”. Queste nubi si trov no l di sotto deimetri di quot gener no abbondanti piogge o nevicate, in relazione alla temper tur

    • Strati: Gli strati sono nubi b sse poco spesse e grgie, che si formano ad altitudini divedere quindi a pochi metri dall’ori onte con l b sstesa ed uniforme. Si possono prre totalmente il cielo, spesso deriv no d ll nebbi formtasi al suolo. Dato il loro limitato spessore di norm nondanno luogo ad alcun fenomeno se non d un ridu ionedi visibilità quando la loro base è molto b ss

    • Nembostrati: Si tratta di nubi str tific te b ssegeneralmente di color grigio scuroben definita. Il cielo si presenta buio e tetro e spesso perla loro presenza si devono accendere le luci qu ndogiungono al suolo si parla di nebbia.

    Se sotto di essi si sono formate delle sfrangiature

    verso il b sso come dei coni rovesciati. È una situazione che lascia pres gire l possibilit di formazione di trombe marine. Le trombe m rine sono molto simili i tornado che si creano a terra, ma a diffe-

    isogno di grandi formazioni temporale-gener lmente sono di minore intensità. La tromba non torna-

    è l cl ssic tromb che quasi tutti noi abbiamo incontrato in ma-tata e mai particolarmente grande. Questa

    nche se p ss sopr ll b rca non fa danni.

    NUBI A SVILUPPO VERTICALE: Fanno parte di questa famiglia di nubi gliuna categoria assolutamente particolare di nubi perché esse si n scono

    ed evolvono in seguito i moti convettivi atmosferici, cioè ai movimenti scendenti e discendentipid ascesa dell’aria calda che può raggiungere anche i

    di lte (nel c so dei cumulonembi).

    • Cumuli: Sono una massa isol t di un nube bica simile a “panna montata”, che nonluce solare: possono essere bianchi e soffici con cimerotondate e basi appiattite, che si form no b sse quotenei giorni caldi e soleggiati e indic no solit mente lpersistenza del bel tempo, oppure scuri ed esp nsi conla sommità sagomata a cupola e protuber n e estese spra, quando portano il brutto tempo Sono costituiti dgoccioline d’acqua in sospensione nell’ ri

    Si distinguono in tre tipi: ilnube poco spessa ed arrotondat leg t ll v ri ionediurna della temperatura, appare l m ttino e scola sera; il cumulus mediocris simile l precedente ed ilcumulus congestus o castellato può pp rire nche scuroinferiormente, in genere ha la superficie inferiorepiattita mentre superiormente assume un spetto definto “a cavolfiore”. Al termine dell su evolu ione si trsforma in genere in un cumulonembo

    Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    Queste nubi si trovano al di sotto dei metri di quot gener no bbond nti piogge o nevic te in rel ione alla temperatura.

    Gli str ti sono nubi basse, poco spesse e gri-e si form no d ltitudini di circa 600 m: si possono

    vedere quindi pochi metri dall’orizzonte con la base e-stes ed uniforme Si possono presentare a banchi o copri-re tot lmente il cielo spesso derivano dalla nebbia forma-

    limitato spessore, di norma non d nno luogo d lcun fenomeno, se non ad una riduzione

    bilit qu ndo l loro b se è molto bassa.

    Si tr tt di nubi stratificate basse, gener lmente di color grigio scuro dalla base spesso non

    nit Il cielo si presenta buio e tetro e spesso per l loro presen si devono accendere le luci; quando

    migli di nubi gli stratocumuli, i un c tegori ssolut mente p rticol re di nubi, perché esse si nascono

    ed evolvono in seguito i moti convettivi tmosferici cioè i movimenti ascendenti e discendenti pid sces dell’ ri c ld che può r ggiungere anche i 10000 – 12000 metri

    Sono un m ssa isolata di una nube bian-c simile p nn mont t ”, che non lascia filtrare la

    bianchi e soffici, con cime ar-rotond te e b si ppi ttite che si formano a basse quote nei giorni c ldi e soleggi ti e indicano solitamente la persisten del bel tempo oppure scuri ed espansi con l sommit s gom t cupola e protuberanze estese so-

    qu ndo port no il brutto tempo. Sono costituiti da goccioline d’ cqu in sospensione nell’aria.

    Si distinguono in tre tipi: il cumulus humilis è una nube poco spess ed rrotondata, legata alla variazione diurn dell temper tur ppare al mattino e scompare

    simile al precedente ed il o c stell to può apparire anche scuro

    inferiormente in genere h la superficie inferiore ap-pi ttit mentre superiormente assume un aspetto defini-

    della sua evoluzione si tra-sform in genere in un cumulonembo.

  • Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    • Stratocumuli: Si presentano come una distesa con-tinua di masse cumuliformi (rotondeggianti) oscure, ge-neralmente allungate, il cui aspetto somiglia a rotoli senza una forma precisa, connessi tra loro mediante nu-bi sottili, attraverso le quali è talvolta possibile scorgere l’azzurro del cielo. Inizialmente potrete scambiarli, a-vendo una forma abbastanza similare, con gli altocumu-li. Alcuni possono avere aspetto minaccioso, anche se in genere non accompagnano precipitazioni.

    • Cumulonembi: Sono nubi ad elevato sviluppo verticale, che vi si presenteranno imponenti sul cielo, a forma di torri, montagne o cupole. La sommità è gene-ralmente bianca e spesso assume una forma a incudine o a carciofo, la base invece è orizzontale e di colore scuro intenso. I cumulonembi sono formati da masse di cumu-li scuri e si possono estendere per tutta l’altezza della troposfera, ossia quella parte dell’atmosfera in cui si de-termina il tempo atmosferico. Accompagnano manife-stazioni temporalesche, portano forti piogge, grandine o

    neve, oltre a fulmini e in alcune circostanze, tornado. Il Cumulonimbus Pileus è un cumulonembo che presenta sulla sua sommità una particolare forma chiamata “Pileus” dal latino “cappello”, che gli conferisce un aspetto incappucciato. Il cumulonembo trova un limite nei 12000 metri, raggiunta quell’altitudine inizia ad espandersi orizzontalmente, generando una inconfondibile nube chiama-ta “Incus”cioè “Incudine”.

  • Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    Informazioni meteo

    Le zone meteorologiche

    Il mediterraneo è suddiviso in zone convenzionali a cui fanno riferimento i bollettini meteo nel-le loro previsioni:

    Bollettini meteomar I bollettini METEOMAR sono diffusi in radiotelefonia ogni 6 ore (Ora UTC = ora italiana meno

    1 con l'ora solare; ora italiana meno 2 con l'ora legale) a partire dalle ore 2.35/2.50 (a seconda delle stazioni) in onde medie (1643 e 2789 kHz), VHF canale 68 (ripetuto in continuazione) e in alternativa sui canali 25-26-27. In particolare quello delle 7.30 è completo, con avvisi, situazione, tendenza e os-servazioni dalle stazioni costiere. Gli altri sono ridotti, contenendo soltanto avvisi e osservazioni.

    Il bollettino è anche su televideo RAI:

    MARI - Situazione - pag. 715; MARI - Previsione - pag. 716; VENTI - Tendenze - pag. 717;

    AVVISI AI NAVIGANTI - pag.718; ALTEZZA DELLE ONDE - pag. 719.

    Avvisi di burrasca. Sono classificati messaggi urgenti per la sicurezza della navigazione e ven-gono perciò annunciati sulla frequenza internazionale di soccorso in radiotelefonia (2182 kHz in OM e canale 16 VHF) preceduti dal segnale di sicurezza (parola SECURITÈ ripetuta 3 volte) non appena giungono alle stazioni costiere interessate. Vengono poi ripetuti al 3° e al 33° minuto della stessa ora o dell'’ora successiva in OM ed al 15° minuto in VHF ed inseriti (aggiornati) nel primo bollettino trasmesso dopo la diffusione d’urgenza.

    Sono purtroppo frequenti i casi di clamorosi ritardi ed inesattezze dei bollettini italiani, constatati (e su-biti) da moltissimi diportisti, che spingono a preferire quelli francesi, almeno per quanto riguarda Li-guria, Corsica e Sardegna.

    Previsioni meteo sul web Nel tempo e con la verifica diretta ho selezionato un paio di siti meteo che ritengo affidabili:

    Passage weather: http://www.passageweather.com/mini/medmenu.htm

    Windy: https://embed.windyty.com/

    Localmente possono essere affidabili altri siti, come:

    Lamma per la Toscana http://www.lamma.rete.toscana.it/mare/bollettini/costa

    Meteo France per Costa Azzurra/Corsica: http://www.meteofrance.com/accueil

  • Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    Osservazioni pratiche riassuntive

    Semplici osservazione del tempo

    Spero sia stato sufficientemente dimostrato che una previsione seria si basa sulla somma di in-numerevoli parametri atmosferici, disponibili solo per strutture preposte su scala nazionale ad e-laborare i dati provenienti da stazioni terrestri, marine e da satelliti meteorologici. Anche così non sempre si verifica l’effettiva corrispondenza, in situazioni locali, delle previsioni su scala generale. Noi quindi dovremo prima di tutto consultare queste fonti per poter operare in condizioni di mag-giore sicurezza. Con tutte le riserve che la complessità dei fenomeni atmosferici impone di aver ben presenti, possiamo rilevare quanto segue:

    • Una rotazione del vento in senso orario indica tempo stabile, mentre si deve prevedere un peg-gioramento se gira in senso antiorario.

    • Ogni variazione repentina del valore della pressione atmosferica è indicativa di un significativo cambiamento delle condizioni meteo-marine.

    • Se la pressione scende in fretta vuol dire che un sistema depressionario si avvicina; se il baro-metro sale velocemente, ci aspetteremo venti forti. Il tempo migliora davvero quando la pres-sione sale gradualmente.

    • La pressione aumenta con i venti freddi e con venti da E, diminuisce con venti da S e da Ovest. • Un abbassamento di pressione con venti da SW è indicativo di pioggia imminente; • Con venti da N e NE la pressione è sempre molto alta; in tale situazione, se si osserva una ten-

    denza barometrica verso il basso, il vento girerà a E (se la diminuzione è lenta e costante è pro-babile vento forte da E che durerà a lungo se il tempo sarà piovoso.

    • Una diminuzione rapida ed accentuata indica invece che il vento da E durerà poco, ma sarà vio-lento).

    • La calma di vento, dopo un periodo con vento da N, indica che sono in arrivo venti da S. • La regolare alternanza delle brezze termiche costiere (di notte da terra verso il mare e dal mare

    verso costa di giorno) è un segno indicativo del perdurare del tempo buono.

    • La visibilità, in assenza di vento e in condizioni di caldo afoso, è spesso ridotta per la foschia; se all'improvviso essa migliora è probabile che un vento sostenuto stia per sopraggiungere.

    • L'altocumulo lenticolare, la caratteristica nube bianca e luminosa a forma di osso di seppia, in-dica vento forte in quota: ciò preannuncia un imminente rinforzo del vento anche sul mare. Queste nubi orografiche si formano sottovento ai rilievi montuosi e sono tipiche di venti forti e secchi quali il Maestrale sul Golfo del Leone, il Grecale sulle coste Tirreniche o la Bora chiara sul Nord Adriatico. Riconoscere queste nubi aiuta a determinare il vento che le genera.

    • I cumuli che si formano sulla costa, specie in estate durante le ore più calde, e che non si svi-luppano eccessivamente verso l'alto, sono in genere nubi termico convettive di tempo buono. Se invece diventano alte e imponenti potrebbero trasformarsi in un cumulonembo temporalesco.

    • Se l'onda lunga prodotta da un vento lontano si fa più alta e più corta può significare che il vento che la genera è in rinforzo oppure in avvicinamento.

    • Se appaiono i primi cirri, seguiti da cirrostrati che formano un alone intorno alla luna o al sole, un fronte caldo si avvicina; la nuvolosità si intensificherà e le prime piogge non tarderanno ad arrivare.

    • Se il tramonto non è roseo ma stranamente giallastro oppure bianchissimo e luminoso è pro-babile che il giorno successivo sarà perturbato.

    • Se la temperatura scende all'improvviso di alcuni gradi, i venti probabilmente rinforzeranno di lì a poco.

    • Se la pressione è bassa ma il vento, prima sostenuto, ora è quasi nullo e salta inspiegabilmente da una direzione all'altra, è molto probabile che ci si trovi in prossimità del centro depressionario.

    • I nembostrati hanno coperto il cielo e sotto di essi si sono formate delle sfrangiature verso il basso, come dei coni rovesciati. È una situazione che lascia presagire la possibilità di formazione di trombe marine.

  • Cenni di meteorologia marina – Mauro Levrini

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    • Quando le stelle scintillano il vento è in probabile in rinforzo.

    • Nel Mar Mediterraneo, dove l'escursione della marea è piuttosto debole, un fattore importante per la variazione dell'altezza del livello del mare è la spinta del vento superficiale. Se il livello dell'acqua in porto aumenta è segno che il vento dominante soffia dal largo verso costa, vicever-sa se il livello diminuisce è segno che il vento soffia da terra verso il largo.

    Teniamo poi conto che, localmente, i venti possono non provenire dalle direzioni canoniche te-oriche, essendo deviati dal profilo delle coste e dai rilievi. Su Liguria e Corsica il vento predomi-nante è da libeccio, che alla sua comparsa annuncia o accompagna il cattivo tempo; dovrebbe pro-venire da SW ma spesso proviene da W. Il mistral, tipico di Corsica e Costa Azzurra, che si genera dalla valle del Rodano e arriva da NW dal Golfo del Leone, per le deviazioni orografiche, sul Mar Ligure proviene anch’esso generalmente da W o WSW e si distingue dal libeccio solo perché il primo coincide con una diminuzione di temperatura e cielo generalmente sereno, il secondo porta aria mite e umida.

    INFO PER LA SICUREZZA Ch. 16 VHF per il soccorso in mare e gli avvisi di sicurezza.

    Ch. VHF 68, 24 ore su 24, diffonde il bollettino Meteomar del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare.

    1530: è il Numero Blu telefonico della Capitanerie di Porto Guardia Costiera, per gli avvisi e le richieste di soccorso.

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    Bibliografia:

    Cemer.it, Nubi nomenclatura e classificazione, Roma 2015

    G. Pasetto, Corso di Meteorologia marina, Skippervela Asd, Trento 2015

    G. Meggiorin, Navimeteo, Capire il vento, conoscere il mare, Migrazioni 2010