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CARMEN
STREET
ANNO III - N. 4
REDAZIONE: VICOLO MANZONE N. 7 BS
CARMEN
STREET
NOVEMBRE 1995
TEL. 40807
2
Anno III - N. 4
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Marco F., G&B, Giancarlo B., Monia, Fausto, Ersilia Barbieri, Debora e Chicco, Maga Magari, Antonella, Katiuscia, Marina, Alessio, Cristian P., Il Critico, Il Biologo, W. Satüt, e altri anonimi partecipanti del campeg-
gio...
IN REDAZIONE: Claudia, Lara, Marco, Debora, Giuliano, Terry.
FOTOGRAFIA DI COPERTINA: Yvonne.
S c r i t t o , s t a m p a t o e f o t o c o p i a t o i n p r o p r i o .
ESCE QUANDO PUÒ!!! (NUMERI PREVISTI: 3-4 ALL'ANNO)
in questo numero:
Notizie di Redazione: PROVE TECNICHE PAG. 3
Di tutto un po’: LA STORIA DEL REGNO CEREDA PAG. 4
Pensieri e parole: UN GRUPPO DI PREGHIERA PAG. 6
S.O.S.: I DIRITTI DEL BAMBINO PAG. 7
Pensieri e parole: AUTUNNO CAMPAGNOLO PAG. 8
CRONACA DI UNA VACANZA PAG. 10
Di tutto un po’: UNA VACANZA IN SARDEGNA PAG. 12
CACCIA AL CERVO PAG. 12
Racconti: DUCHI, MARCHESI E CONTI... PAG. 13
UNA STRANA AVVENTURA PAG. 15
La pagina della scienza: PRODIGI DELL’INGEGNERIA GENETICA PAG. 17
Racconti: LE AVVENTURE DI DICK PAG. 18
La pagine delle stelle: L’OROSCOPO PAG. 19
Musica & Spettacolo: FILM DA (RI)VEDERE PAG. 20
Conosci te stesso!: SIETE DIVORATI DALLA GELOSIA? PAG. 21
Una pagina per giocare: IL PIACERE DI SCOPRIRLO PAG. 22
Notizie utili: CARMENINFORMA PAG. 24
Nella fotografia di copertina: Passo Cereda. Una pausa durante un’escursione...
Notizie di redazione
3
«Ma quando esce il nuovo
numero?!?» è stata una do-
manda ricorrente di queste
ultime settimane. Il ritardo è
dovuto unicamente a... pro-ve tecniche. Sì, avete capito
bene, a prove. Da quasi due
mesi un gruppetto di volen-
terosi si sta cimentando ad
apprendere l'uso del compu-
ter, compreso un nuovo pro-
gramma di impaginazione e
di grafica. Ed anche se que-
sto numero esce ancora con
la solita impostazione, per il
prossimo sono in cantiere
alcune novità (che non vi di-
ciamo, per non rovinare il
gusto della sorpresa).
Buona parte del numero è
dedicata alle vacanze estive
e naturalmente a quelle va-
canze che per Carmen Street
sono quasi sinonimo di Pas-
so Cereda. Quest'anno il fi-
lo conduttore del campeg-
gio estivo è stato rappresen-
tato dal tema del Medioevo.
Vita e costumi, castelli e ca-
valieri, conti, marchesi e du-
chi, maghi e principesse...
sono stati i motivi ricorrenti
della nostra esperienze. Le
pagine del giornalino ne ri-
flettono in qualche modo
uno spaccato. La Cronaca
(semiseria) di Giancarlo è
controbilanciata dalle rifles-
sioni - pagine di diario - di
Monia. Largo spazio è stato
lasciato ai racconti: sono
stati tutti scritti durante il
campeggio, a gruppi o indi-
vidualmente. Tra i tanti ne
abbiamo scelti alcuni, riser-
vando al futuro l'eventuale
pubblicazione del restante
materiale. I racconti sono
ormai una costante del no-
stro giornalino: essi non
hanno alcuna pretesa lettera-
ria, ma rappresentano uno
spazio per quanti ritengono
di cimentarsi a scrivere qual-
cosa per gli altri.
Fedele al suo appuntamento
è anche nonna Ersilia (anche
lei desiderosa di sapere:
«Quando esce il nuovo gior-
nalino?») che ci coinvolge
nei ricordi delle nebbie au-tunnali e delle serate passate
sotto il portico della cascina
a scartocciare le pannocchie.
Durante la pausa delle va-
canze G&B si è cimentato
nella composizione di una
lunga e impegnativa opera
letteraria per appassionati del
genere horror: una serie di
racconti e di poesie. Carmen
Street pubblica in anteprima uno di questi racconti, per
gentile concessione del suo
autore.
Il Gruppo del Servo Soffe-rente, un gruppo di preghie-
ra del nostro quartiere che si
ritrova il giovedì pomeriggio
nei locali annessi alla Chiesa
del Carmine, ci narra della
propria esperienza.
La rubrica S.O.S. si dedica
dei Diritti del Bambino. E'
sembrato utile riprendere il
testo che è stato emanato
dall'ONU nel 1959. Per cia-
scuno di noi può essere mo-
tivo di riflessione, non solo
per episodi lontani che la
televisione fa entrare in casa
nostra (Bosnia, meniños de
rua, ecc.), ma anche per quei
casi di violenza, di abbando-
no o di intolleranza che si
manifestano nelle nostre cit-
tà.
Inaspettatamente ritorna su
queste pagine l'oroscopo di
Maga Magari, dopo il suo
addio dei mesi scorsi. Bur-
lona com'è c'era d'aspettar-
selo...
Il test psicologico affronta
un argomento fortemente
interessante, che spesso tra-
vaglia lo stato d'animo di
numerose persone: la gelo-
sia. Voi a che categoria ap-
partenete?
La pagina dello spettacolo è
dedicata a due film da (ri)vedere. Film che escono
dai soliti schemi (commedia
e violenza): riteniamo infatti
che il cinema possa essere
(perché no?) in certe occa-
sioni anche motivo di rifles-
sione e di apprendimento.
Per quelli che si vogliono
divertire ci sono due pagine di giochi.
E per quelli che si dimenti-
cano con facilità anche le
cose importanti non poteva
mancare la pagina delle no-tizie utili.
Arrivederci a presto!
PROVE
TECNICHE
Di tutto un po’
4
di Giancarlo Bui
C’era una volta, lassù in mezzo al Bosco Vecchio, sotto le Pale di S. Martino, un grande castello di pietra e legno abitato dagli gnomi della Foresta delle Streghe. Davanti al castello un gran-de prato verde chiamato La Terra di Nessuno.
Per giungere al fortificato
maniero si doveva percorre-
re il lungo sentiero del Lu-po, attraversare il territorio
della Duchessa di Corno-vaglia, il territorio del
Conte Verde, il territorio
della Marchesa della Roc-cia ed infine si proseguiva
sul Sentiero dei Folletti. Il castello era governato, più o meno saggiamente, dall’ormai vecchio di 50 anni, il Mago RENZO MERLINO conosciuto nel Regno anche con il sopran-nome di ORSOWEI per il suo aspetto irsuto e massic-cio come la Roccia del Mercante.
Il Mago RENZO MERLI-
NO sapeva fare tante cose e
tanti lavori ed era conside-
rato il capo indiscusso degli
gnomi; aveva però un difet-
tuccio piccino piccino: era
maniaco dell’acqua e dell’i-
giene. Ogni mattina ed ogni
sera si dedicava, in locali
ben aerati e puliti, a bagni e
docce calde, a shampi ric-
chi di aromi e profumi per i
suoi folti e lunghi capelli.
Gli gnomi erano molto pre-
occupati e desideravano fa-
re qualcosa al più presto e
tra loro si scambiavano fre-
quenti osservazioni: «E’ ne-
cessario intervenire - diceva
uno - questo nostro Sovrano
si lava sempre, è sempre
davanti allo specchio; finirà
per consumarsi» - diceva un
altro.
Il Mago RENZO MERLI-NO, che gli gnomi per brevità nominarono RE MERLENZO, amava mol-to il buon mangiare e le cu-cine del reame furono co-struite con grandi forni e fuochi a legna, con camini dal perfetto tiraggio, tanto che mai ci fu nei locali om-bra di fumo. In queste e-normi stanze lavoravano i migliori cuochi di tutti i reami: c’era lo gnomo ANDREA il ballerino e la sua donzella, la gnometta LILIA che lo rimproverava sempre; c’era FABIANO detto manina morta e la-sciatemi mangiare ma non fatemi lavorare; c’era la
gnoma MARIELLA detta moto perpetuo e lasciatemi mangiare, lasciatemi cam-minare ma, per carità, non fatemi lavorare. Poiché dal-le cucine niente veniva scartato ma ogni cosa rici-clata e ributtata nelle men-se, gli gnomi erano diven-tati grandi trituratori e tra-sformatoti di pietanze avan-zate. In cucina viveva anche una giovine pulzella, il suo sogno era quello di diventa-re la grande ed unica cuoca dei cavalieri di Primiero. SILVANA era il suo nome e tutto sapeva dell’arte culi-naria, ma i maligni di corte
LA STORIA
DEL REGNO CEREDA
L’estate è ormai finita da un bel po’, ma ancora riecheggiano le eroiche imprese compiute da intrepidi cavalieri e leggiadre dame, attori della sagra estiva del Regno Cereda.
Di tutto un po’
5
dicevano che fosse più culi che... naria. Comunque ANDREA le insegnava mille segreti ma lei... sape-va sempre tutto. Silvana aveva un nipote piccino piccino il quale, per dimostrare a tutti che non era più un bambino, prese un’accetta per farsi un gran-de arco; il primo colpo che sferrò con tutta la sua forza si tagliò però un ditino e così dimostrò a tutti gli gnomi del reame ch’era proprio un pistolino. Re MERLENZO, per di-fendersi dai suoi nemici, ma anche per essere più au-torevole nei confronti degli amici, aveva arruolato delle guardie forti e vigorose che presidiavano il castello gior-no e notte. Il capitano delle guardie era lo gnomo GIANBOREL e sullo scu-do di battaglia aveva dise-gnato un gallo cedrone in fase di attacco: aveva una forza immensa ed era solito colpire gli avversari con micidiali colpi di ciccate volanti. Quando poi im-bracciava la scure, nessun pezzo di legna resisteva e volavano schegge da ogni parte; ogni tanto volava via anche un pezzo di scure, assieme ad una ciccata. Le sue guardie si chiamava-no: ANDREA il rosso, una bestia di quasi 100 chili che vegliava sempre di notte. STEFANO il bello e con quel fisico lì, nessuno pote-va resistergli. CRISTIAN dalla barba tagliata, detto anche il grillo parlante (per favore un po' di silenzio). GASTONE l’innamorato (durante le numerose ronde notturne cantava sempre: «SANTINA SANTINA
SANTINA, ti voglio al più
presto sposar, o mia bella bionda voglio venire a Lu-mezzane, oh sì, sì, sì, sì!!». IVAN DRAGO era l’ul-timo guerriero del re ma, fu presto richiamato a casa dalla mamma perché gli do-veva dare le mutande di ri-cambio.
Il Re MERLENZO inoltre,
così bianco e pulito che
sembrava un damerino,
aveva al suo servizio tre
dame: la preferita era RO-
SANNA tutta panna, ed
alla sera, quando il Re dor-
miva, lei gli rubava
sempre la nutella (mancan-
za di affetto, sostenevano i
cortigiani); poi c’era ELE-
NA la mammona (nel sen-
so d’essere la mamma di
tutti, ma forse lei non era
proprio contenta). Infine
c’era LARA che il sovrano
chiamava sempre bella bi-steccona mia.
Al seguito vi era anche un nutrito gruppo di giovani schiavi (a quel tempo era una cosa normale) che ave-vano il compito di accudire ad ogni desiderio e bisogno del sovrano secondo ordini precisi che venivano loro impartiti dalle dame. Si trattava di schiavi di diver-sa nazionalità e provenienza che il Re MERLENZO ave-va comprato di persona in vari mercati del reame. So-pra tutte spiccava ANITA la ballerina, di origine afri-cana, dalla pelle color cioc-
colato (ma i soliti cortigiani malignavano che pure le mutande fossero sempre di color marrone scuro e que-sto era di difficile spiega-zione). Poi veniva SIMO-NA la carmelitana, dalle parole così gentili che un giorno probabilmente si farà suora. Dal deserto maroc-chino era giunta su di un dromedario HOUDA, detta appunto la marocchina con la gamba di gesso. C’era LAURETTA sempre pi-angente perché voleva le coccole della sua mamma (ma la mamma non aveva i soldi per ricomprarla). LU-NA invece era piccola come un pidocchio, tutti la chia-mavano faccia di serpente, ed era sempre coccolata e vezzeggiata (il Re s’arrab-biava per questo). VERO-NICA era sempre così ab-bronzata e sempre così in ritardo quando si formava il cerchio magico del castello (sembra fosse innamorata, ma di chi?). Ce n’erano poi altre quattro di altezze di-verse: fra tutte spiccava ANNA soprannominata gnocchi-gnocchi, tutta truc-chi e rossetti; Katiuscia principessa russa in di-sgrazia, legata al principe Dimitri, chiamata anche la piovra dal bacio che uccide, il pitone stritolatore. Infine le più piccine: ANNINA, la grande esploratrice delle Americhe e HIMEN l’a-mazzone del reame. La nostra prima storia fini-sce qui, altre ce ne saranno e canteranno le gesta (che rompi a volte!) di MER-LENZO e degli gnomi della foresta. Ma queste le rac-conteremo un’altra volta.
Il cantastorie del Cereda
Pensieri e parole
6
a cura di Antonella
Nel mondo c’è tanta gente che soffre senza un perché e senza sapere il perché. Mi-lioni di persone vivono per soffrire, soffrono per vivere, imprigionati nel dolore. Se si unissero tutti, quanti sa-rebbero? Non si possono contare come non si possono con-tare le stelle del cielo, né i grani di sabbia che sono sul-la spiaggia in riva al ma-re. Perché esiste tanto dolore nel mondo? A cosa serve tanta sofferenza? Perché so-no sempre i piccoli, i poveri e gli innocenti che devono portare la croce più pesante? Chi soffre dove prende la forza per poter sopportare tanto dolore e sapere resiste-re, per tanto tempo, senza perdere la speranza e la vo-lontà di lottare? In Brasile, l'esperienza della sofferenza ha fatto nascere numerosi gruppi formati da persone che riflettono e pre-gano sul dolore del servo di Dio di cui parla il profeta Isaia nella Bibbia. Il servo di Dio è quell'uomo che ha sofferto tanto nella prigionia in Babilonia e che, con la sua sofferenza, ha liberato il popolo che si trovava in schia-vitù. I quattro canti che ci parlano del servo di Dio si trovano nella seconda parte del libro di Isaia dal capitolo 40 fino al 55; nel 1° canto si narra che è Dio che sceglie il suo servo; nel 2°
canto che il servo scopre la sua missione; nel 3° canto che il servo di Dio compie la sua missione; nel 4° canto viene infine raccontata la passione e la vittoria del servo di Dio. Quat-tro sono così le fasi del cam-mino del servo di Dio: sofferenza, speranza, lotta e vittoria. È stata questa la Parola di Dio luce per illuminare il problema della sofferenza a parecchi amici, fratelli brasi-liani che si trovano in situa-zioni estreme di povertà e dolore. Pregare con i poveri che soffrono i quattro canti del servo di Dio è scoprire che Dio Padre ha logiche di-verse da ciò che è dominio, potere, ricchezza, intelligen-za, forza, bellezza. Il popolo povero che soffre è chiama-to, oggi, ad essere il servo di Dio che, con la sua soffe-renza, porta tutti alla giusti-zia ed alla liberazione attra-verso la certezza che Dio è presente nella sua vita. L'aver conosciuto l'espe-rienza brasiliana ha permes-so anche qui a Brescia l'av-vio di un gruppo del Servo Sofferente che si avvale di finalità e modalità simili a quelle dei gruppi latino-americani. Da gennaio ci incontriamo settimanalmente (il giovedì dalle 16 alle 17) per appro-fondire, condividere, verifi-care e scoprire la scelta pri-vilegiata di Dio per gli ulti-
mi, quelli che non contano. I Padri Maristi ci hanno mes-so a disposizione una stanza in vicolo Manzone presso il Pronto Intervento, proprio sopra la cappellina. «Noi» siamo un gruppetto di 8-9 persone. Durante l'ora in cui siamo insieme pre-ghiamo con canti, lettura della Parola, intercessioni, preghiera al Crocifisso e scambi di esperienze, di os-servazioni sulla parola letta. Ognuno ha trovato il suo po-sticino nel gruppo: c'è chi legge (pro-clama la parola), chi suona, chi ascolta, chi è costante e diventa pilastro, chi canta, chi cita la parola propizia del momento. Scopriamo quanto Dio, pro-prio nei momenti difficili, sia presente nella nostra quotidianità e questo è evi-denziato con molta natura-lezza da qualcuno di noi. Ci stupisce il ritrovarci, l'es-serci settimanalmente con la voglia di pregare... Tutto questo viene sicura-mente capito meglio se spe-rimentato, quindi chi è inte-ressato può rivolgersi a:
Padre Renzo - Vic. Manzone 7
Antonella - Vicolo Urgnani, 1
Mina - Via Capriolo, 21
Il gruppo del Servo Sofferen-
te: Antonella, Mina, Michi, Lu-
ciano, Brunella, Mariano, Giuseppina, Katia, Liliana,
Antonio
UN GRUPPO
DI PREGHIERA
L’esperienza di un gruppo di persone del quartiere che si ritrovano insieme per riflettere sulla propria condizione di vita e per pregare.
S.O.S.
7
Principio primo. (...)
i diritti devono essere
riconosciuti a tutti i
fanciulli senza eccezione al-
cuna, e senza distinzione o
discriminazione fondata sulla
razza, il colore, il sesso, la
lingua, la religione, le opi-
nioni politiche o di altro gene-
re, l'origine sociale, le condi-
zioni economiche, (...).
Principio secondo. Il
fanciullo deve benefi-
ciare di una speciale
protezione e godere di possi-
bilità e di facilitazioni (...) in
modo da essere in grado di
crescere in modo sano e nor-
male sul piano fisico, morale,
spirituale e sociale, in condi-
zione di libertà e di dignità.
(...)
Principio terzo. Il
fanciullo ha diritto,
sin dalla nascita, a un
nome e a una nazionalità.
Principio quarto. Il
fanciullo deve benefi-
ciare della sicurezza
sociale. Deve poter crescere e
svilupparsi in modo sano.
(...)
Il fanciullo ha diritto ad una
alimentazione, a un alloggio,
a svaghi e a cure mediche a-
deguate.
Principio quinto. Il
fanciullo che si trova
in una situazione di
minorazione fisica, mentale o
sociale ha diritto a ricevere il
trattamento, l'educazione e le
cure speciali di cui esso abbi-
sogna per il suo stato o la sua
condizione.
Principio sesto. Il
fanciullo, per lo
sviluppo armonio-
so della sua perso-
nalità, ha bisogno
di amore e di comprensione.
Egli deve, per quanto è possi-
bile, crescere sotto le cure e
la responsabilità dei genitori
e, in ogni caso, in un'atmo-
sfera di affetto e di sicurezza
materiale e morale. (...)
La società e i poteri pubblici
hanno il dovere di aver cura
particolare dei fanciulli senza
famiglia o di quelli che non
hanno sufficienti mezzi di
sussistenza. (...)
Principio settimo. Il
fanciullo ha diritto a
un'educazione (...)
che contribuisca alla sua cultu-
ra generale e gli consenta, in
una situazione di eguaglianza
di possibilità, di sviluppare le
sue facoltà, il suo giudizio
personale e il suo senso di re-
sponsabilità morale e sociale e
di divenire un membro utile
alla società. (...)
Il fanciullo deve avere tutte le
possibilità di dedicarsi ai giuo-
chi e ad attività ricreative che
devono essere orientate a fini
educativi; la società e i poteri
pubblici devono fare ogni
sforzo per favorire la realiz-
zazione di tale diritto.
Principio ottavo. In
tutte le circostanze, il
fanciullo deve essere
tra i primi a ricevere soccorso.
Principio nono. Il
fanciullo deve essere
protetto contro ogni
forma di negligenza, di cru-
deltà o di sfruttamento.
(...) Il fanciullo non deve es-
sere inserito nell'attività pro-
duttiva prima di aver raggiun-
to un'età minima adatta. (...)
Principio decimo. Il fanciullo deve essere protetto contro le
pratiche che possono portare alla discriminazione razziale, alla discriminazione religiosa e a ogni altra forma di discri-minazione. Deve essere edu-cato in uno spirito di com-prensione, di tolleranza, di amicizia fra i popoli, di pace e di fratellanza universale, e nella consapevolezza che deve consacrare le sue energie e la sua intelligenza al servizio dei propri simili.
I DIRITTI
DEL BAMBINO
Riportiamo la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo, formulata dall'Organizzazione delle Nazioni Unite - ONU il 20 novem-bre 1959. A quasi quarant'anni di distanza riteniamo utile riproporre il testo di tali principi, per ricordarci che il cammino da fare è ancora lungo e difficile. Infatti non è sufficiente proclamare i diritti umani: il compito indispensabile che investe cia-scuno è quello di fare in modo che tali diritti siano effettivamente protetti, garantiti ed attuati nella vita quotidiana.
.
Pensieri e parole
8
di Ersilia Barbieri Petesi
Sono di nuovo io, nonna
Ersilia col mio cesto pieno
di ubertosi raccolti. Vi
porto prodotti genuini della
mia campagna. Fasci d'er-
ba che col raggio cocente
del sole li tramuta in fieno,
covoni di spighe dorate che
vi daranno il pane quoti-
diano. Ghiande mature che
le care nostre nonne maci-
navano e univano qualche
granello di Fago (caffè
d'Olanda) ricavandone una
bevanda quanto mai pas-
sabile, ma che non ledeva i
nervi a chicchessia.
Noi allora non conosceva-
mo il tè, lo si assaggiava
soltanto quando zia Maria
di Milano veniva a passare
qualche giorno di vacanza
da noi. Sacchi pieni di noci
selvatiche che i ragazzi coi
mattoni sgusciavano e che
facevano essiccare sul so-
laio. Per poi mangiarle
d'inverno con la polenta
abbrustolita a merenda. Poi
le saporite more che tra i
rovi crescevano sulle
sponde dei nostri fossati.
Ed il cesto più ghiotto;
composto di grappoli d'uva
nostrana, americana raccol-
ta sui filari delle nostre vi-
gne.
Noi, la alla cascina Rosa
avevamo una florida e stu-
penda ortaglia. Papà colti-
vava ogni sorta di verdura
e di legumi. All'intorno,
faceva da bordo un bel
pergolato. Quando a pran-
zo non si arrivava ad em-
pirsi lo stomaco perché il
cibo scarseggiava; prende-
vamo una bella fetta di
polenta e sotto la pergola i
accompagnavamo con
l'uva dolce e matura. Oh.
quanto era buona quell'uva
rubata mentre papà faceva
la pennichella, la sotto il
portico, perché se ci vede-
va eran guai. Aveva lui la
chiave dell'ortaglia, ma noi
malandrini, uno sulla
spalla dell'altro, scavalca-
vamo la siepe anche a ri-
schio di spinarci le gambe
o di strapparci i vestiti.
Così vi offro immagina-
riamente tutti i bei prodotti
della mia cara terra. Voi
direte: «ma che nuova è
questa, noi qui in città
mangiamo tutti i giorni
queste cose senza tanta fa-
tica ad acquistarli». Lo so,
vi do tutte le ragioni. Ma
credetemi i nostri prodotti
erano più buoni e più sa-
poriti, forse perché con-
quistati a fatica. Quante
volte facevo la polenta poi
di corsa con la sporta
quando mia zia che aveva
il brolo, la quale con 2 lire
me la riempiva di pere un
po' ammaccate; e le davo
per pasto ai miei 8 bam-
bini. Il giovedì e il sabato
arrivava giù al Paese un
tale con un motocarro cari-
co di mele «tocche»
(guaste) e noi mamme con
poche lire si faceva la
scorta per la merenda dei
bimbi.
Però non ci pesava questa
cosa, perché non sognava-
mo nemmeno l'opulenza
della grande città. Ma
voglio mettervi in evidenza
oltre che al raccolto del
grano, del fieno, della
frutta, dei dolci fichi per
noi la festa era la ven-
demmia. Col folarino
sgargiante in testa col cesto
al braccio e le forbici
AUTUNNO
CAMPAGNOLO
Seguendo il ritmo delle stagioni, con l'arrivo dell'autunno nonna Ersilia ci propone un altro capitolo delle sue memorie...
Pensieri e parole
9
pronte come tutte farfalle
ci piegavamo sotto i lunghi
filari delle viti intonando
bei canti giulivi, perché
altrimenti il vignaiolo ci
diceva: «Ragazze cantate,
su da brave». La nostra in-
genuità era tanto grossola-
na che non arrivavamo a
renderci conto che essi ti-
ravano l'interesse loro:
perché cantando non si a-
veva modo di mangiare
l’uva Lo capimmo poi; ma
ci rendemmo scaltre così
oltre un bel cestino pieno,
portavamo a casa pure lo
stomaco pieno.
Poi, arrivava la raccolta del
granturco. Alle 6 del mat-
tine con la rugiada che ci
inzuppava le vesti: là tutte
in fila noi povere contadi-
ne a strappar pannocchie
ad una ad una per poi cari-
carla sui carri preparati ap-
posta e a casa la sera scar-
tocciarlo fuso per fuso.
Con tanta nostalgia ricordo
che ogni famiglia finiva
sempre prima di noi . Però
tutti si portavano al nostro
mucchio aiutandoci. Ri-
cordo i bei cori; le risate, le
bevute di (e se no) acqua
che sentiva di vino, secon-
do o terzo della spillatura
del padrone. Si versavano
secchi d'acqua sugli acini
spremuti cosi l'acqua pren-
deva sapore della parentela
del vino.
Però, per noi era vita, per
noi consisteva vedere por-
tati a compimento gli
sforzi di un anno intero.
Non c'erano né ferie né pic
nic, né fine settimana, ma
era tutto un progredire su
strade dettate dai nostri
antichi padri. Valeva solo,
lavoro, fatica, per esigui ri-
sparmi, arrabattarsi per ac-
cumulare un po' di grano-
turco o di frumento per poi
all'inverno avere la soddi-
sfazione di mangiare (al pà
de cagnetà) pane fatto fare
al fornaio con farina bian-
ca e gialla, ma che ci
smorzava quello stimolo di
fame. Scusate se le cose
che vi ho offerto, cioè i
frutti della mia campagna
forse vi faranno rivoltare
lo stomaco, ma sappiate
che per me e per tutta la
gente della mia terra erano
tanta manna.
Ed eravamo più sani e ro-
busti, forse meglio di tanti
cittadini ai quali mancava
nulla. Dio ci stava appres-
so e ci rendeva felici pure
se non vi era agiatezza; E
noi amavamo lui e la
mamma sua e tante feste
dedicavamo a lei. Penso di
più ora a quelle cose man-
cateci laggiù e ne faccio
confronto con gli sprechi
che tante volte ho speri-
mentato qui dove tutti siete
più istruiti e ben nutriti.
Ecco perciò che i prodotti
del nostro autunno campa-
gnolo io venendo qui forse
li ho un po' dimenticati,
però vi garantisco che se
stavo laggiù forse avrei
raggiunto quell'equità che
ora anche là si è installata
perché questo è il segno
dei tempi.
Non sto a stancarvi per ora, perché avanti vi rac-conterò come si mangiava, come ci si divertiva e come
ci sentivamo felici anche se le nostre cose non erano come le vostre e se i nostri figli non hanno potuto i-struirsi come i vostri, pa-zienza: sotto la cappa del cielo, nella casa del Padre comune siamo tutti uguali. Ciao a tutti - vi penso sempre e vi voglio bene.
UTÙÈR GÈNÈRUS
Sòm za al mes dè ùtuèr
sè l'tep d'andà smasà la ruer
e fè l'ruer pò bell che ghè
perché in chèl so nasida me.
Slongacc, a dormer sö la leterà
èl ga propes gna un defèt
e pò fa gnè fred gnè cald.
Quant tà net la mattina
a fa la spesa con la sportina
ghet badat che longò cua
endo che i vent castagnè e uà.
Sö aleghèr, tira sö la ghigna
pasa a rent a che la egnò
andoè che sé dormia oilì... oilà
scultò, n'po... ghè 1'vi che boi...
el vegnarol, che l'è migà mall
al ta nà farà tasta on bocal...
Quate robe n'autunno de fà
àpo l'porsèl ghè de n'grasa
vers i de de sant'Andrea
andoè ai porsèi, i ga mèt la bras
prima però a san Marti
i caarà zo, chel noff de vi.
Nonna Ersilia
Pensieri e parole
10
di Monia Rasi
Brescia 20 luglio '95 gio-
vedì
Da quando sono nata abito
in questa casa e da quando
sono nata dalla finestra di
camera mia ho visto sem-
pre e solo tetti, ma mai
come stasera ciò che vedo
mi sembra triste, quasi mi
soffocasse.
Sarà perché fino a poche
ore fa ero circondata da
alberi, prati, monti e da
tanti... volti.
Ormai però il Cereda è
solo un ricordo, uno di
quei ricordi che si conser-
vano nel cuore con un po'
di malinconia e tanta
GRATITUDINE.
A pensarci bene, forse, il
Cereda non è solo un ri-
cordo, penso si possa par-
lare di esperienza.
Il campeggio a Passo Ce-
reda è un'esperienza... "a
contatto con la natura" mi
sembra non renda l'idea...
è un'esperienza di natura,
una natura splendida.
Adesso non pensare che
durante la mia vita io a-
vessi visto solo i tetti di
camera mia, io ci sono
sempre andata in monta-
gna, eppure... per una se-
rie di motivi che non sono
riuscita a comprendere, a
Passo Cereda la natura te
la senti proprio "ADDOS-
SO". Certo, il posto è
magnifico, ma non è solo
quello: stiamo dicendo di
un ambiente che riesce an-
cora a "PARLARE" al-
l'uomo, forse perché
l'uomo non lo ha ancora
intaccato.
Cerchiamo di capirci: un
conto è guardare le stelle
con il rumore delle auto o
il brusio della città o la
musica di una discoteca
come sottofondo... e un
conto è guardare le stelle
in silenzio, o meglio, non
in silenzio, perché la
montagna e i boschi non
tacciono mai... guardare
le stelle e sentire tutti i
rumori che la natura desi-
dera donarci.
E, tra parentesi, quante
stelle si vedono al Cereda!
Qualche volta il cielo i fa
anche il regalo di farcene
scorgere una cadente: for-
se per permetterci di e-
sprimere un desiderio o
forse per dimostrarci che
lassù tutto "VIVE".
Insomma, a Passo Cereda,
ti senti davvero sulla pelle
una natura non solo bella,
ma una natura che in al-
cuni momenti sembra ab-
bia qualcosa da dire e da
dare!
Il campeggio a Passo Ce-
reda è un'esperienza di in-
contro con gli altri: alcune
persone già le conoscevo,
altre le ho conosciute là...
alcune persone avevano 6
anni, altre... beh, eran più
mature.
Eppure con tutti ho vissuto
15 giorni intensi, sereni,
familiari.
CRONACA
DI UNA VACANZA
Pensieri sparsi la sera di ritorno dall’esperienza del campeggio...
Pensieri e parole
11
Dire che al Cereda si crea un clima particolare, certo può apparire piuttosto ba-nale... ma in effetti, forse, siamo noi a chiamare ba-nali quelle sensazioni che a parole non si riescono a spiegare e che di banale non hanno proprio un bel niente.
Ovviamente non voglio di-re che il convivere sia sempre stato idilliaco: al-cune volte, al risveglio, quando C.C. impiegava in media 43 minuti a vestirsi, in me nascevano sentimen-ti non proprio simili al-l'amore fraterno; ma chis-sà perché queste cose poi uno se le dimentica... for-se perché non sono gli a-spetti più importanti? O forse perché quello che ci "smeni" nel vivere insie-me agli altri è minore di quello che hai la gioia di scoprire e di ricevere?
Io so solo che con me non avevo la macchina foto-grafica, ma vi posso assi-curare che questo non mi ha impedito di "portarmi a casa" le chiare immagini di tanti volti e sorrisi.
Il campeggio a Passo Ce-reda è un'esperienza di ESSENZIALITÀ': du-rante l'anno sembrerebbe assurdo rinunciare a cose che in qualche modo ci "riempiono" la vita... (parlo di televisione, ne-gozi, videogiochi, telefono e non so che altro), eppu-re, in quei quindici giorni, uno si accorge che non gli manca nulla, o almeno,
nulla di essenziale. In confidenza vi devo confes-sare che la mia vita non mi sembrava assolutamen-te vuota, anzi... si prova-va un certo senso di liber-tà!
Il campeggio a Passo Ce-reda, almeno per i più grandi, ma forse non solo per loro, è un'esperienza, mi si passi il termine, di RICERCA: eh sì, perché in quei giorni, in mezzo a quelle montagne, a quel silenzio, a tanta bellezza, ti senti... dannatamente piccolo... quasi un puntino su un grande foglio da di-segno.
Poi ti giri con un po' di smarrimento e vedi dei bambini che invece ti chiedono di essere GRANDE, di saper ac-compagnare ed amare.
Credo allora che alcune domande ti nascano den-tro, domande che accom-pagnano l'uomo da sem-pre, domande che ti inter-pellano con più forza di quando sei a casa tua, con la tua vita, piena delle tue mille cose a cui accennavo prima.
Ad ognuno poi la libertà di dare le risposte che de-sidera... ma, forse, l'es-senziale è trovare ancora l'occasione di farsi delle domande e credo che il Cereda sia davvero una buona occasione.
Alla fine non vi ho detto proprio un accidente di ciò che abbiamo fatto... ma sinceramente non mi inte-
ressa... questa non è una cronaca, è un diario.
In fin dei conti, di quei giorni, io non mi sono portata a casa delle azioni ma della SENSAZIO-NI... e se tutto questo vi appare scontato, banale e persino un po' noioso, non andare a Passo Cereda: là non c'è bisogno di persone che vogliono pianificare, costruire, cambiare, cor-rere, agire, capire sempre e comunque, ma solo di gente che sappia ancora... SOGNARE, INCONTRA-RE e magari ASCOL-TARE!
Buonanotte e... a presto!
Monia
Di tutto un po’
12
di Debora e Chicco
Dopo una partenza piutto-
sto movimentata da varie
interruzioni lungo il tragit-
to per Livorno (porto dal
quale saremmo partiti in
direzione della Sardegna)
a causa di un telone che
copriva i nostri bagagli sul
portapacchi; dopo una
lunga notte trascorsa - per
così dire - tranquilla, tra-
lasciando il senso dell'on-
deggiare che avevamo tut-
ti, il rumore, fuori della
nostra cabina, del mare
aperto e quella continua
lotta con se stessi per re-
stare in piedi... finalmente
siamo arrivati in Sarde-
gna!
Da quel momento in poi,
per quattordici giorni,
abbiamo visto luoghi stu-
pendi: rocce che avevano
la forma di un orso o di
un elefante a causa del-
l'erosione del vento,
spiagge bianche e mare
color turchese - proprio
come certe cartoline di i-
sole tropicali (peccato, pe-
rò, che ci mancassero le
palme e le noci di cocco!).
Per noi che la visitavamo
per la prima volta è stata
una esperienza fantastica,
vi abbiamo - come si suol
dire - lasciato il cuore.
Purtroppo, come tutte, le
belle cose finiscono e sia-
mo dovuti ripartire da
Porto Torres alla volta di
Genova. Ma il ritorno pre-
feriamo non raccontarlo
perché, grazie ad alcune
pastiglie contro il mal di
mare, abbiamo dormito
come ghiri... immagina-
tevi solo come poteva es-
sere il mare dopo 15
giorni di temporali!
Ciao a tutti
Debora e Chicco.
CACCIA AL CERVO
di Katiuscia, Marina, Alessio
Per cacciare un cervo c’è biso-
gno di arco e frecce, ed è quello
che abbiamo preparato noi pri-
ma di partire per la caccia. Do-
po aver preparato l’occorrente
per la caccia ci siamo incammi-
nati verso il bosco dove si tro-
vavano i cervi e i caprioli. Alla
fine del sentiero che portava al
bosco dei caprioli, c’era una
malga e una stalla, dove ci sia-
mo rifugiati perché pioveva.
Quando siamo usciti dalla stalla
piovigginava ancora. Ci siamo
divisi in due gruppi, uno è anda-
to a sinistra. Risalendo il bosco
il gruppo di sinistra, che aveva
come capo Simone (Ruspa) ha
avvisato di aver visto 3 cervi tra
i quali un cucciolo. Mentre il
gruppo di destra, che aveva co-
me capo Mauro, ha avvisato di
aver visto 4 cervi e ne ha sentiti
correre 2. Poi Mauro con una
freccia ne ha sfiorato uno, che
però è scappato! Usciti dal bo-
sco a mani vuote, per consolarci
Elena ci ha fatto 2 fotografie in
posa, con gli archi puntati verso
l’alto. Dopo le fotografie, ab-
biamo fatto la discesa a rotolo-
ni. Così siamo tornati a casa e
ci siamo subiti le prese in giro
di Renzo perché non avevamo
cacciato niente.
UNA VACANZA
IN SARDEGNA
Un breve articolo dal sapore esotico, che ci riporta alle lunghe e calde giornate estive, per noi che ora (sic!) ci dibattiamo nel-la morsa del gelo; la speranza è che i ricordi ci riscaldino almeno il cuore... Che dire, poi, dell’avventurosa caccia al cervo di alcuni intrepidi eroi del Cereda? Tre dei partecipanti ci narrano come sono andate le cose.
Racconti
13
LA DUCHESSA DI
CORNOVAGLIA
C'era una volta una splendi-
da Duchessa che abitava in
un castello fatato, nel regno
di Cornovaglia. Un pomeriggio, accompagna-
ta dalle sue due damigelle
Imen ed Elioma, decise di
andare a raccogliere delle
violette nel bosco. Ben presto
scese la sera e le 3 fanciulle
si persero e iniziarono ad
avere paura. C'era il vento,
gli alberi si muovevano e
sembravano dei mostri, gli
occhi dei Gufi ricordavano
gli occhi delle streghe, dal
cielo iniziò a scendere una
forte pioggia.
La Duchessa, spaventata, si
mise a correre ed impigliò i
suoi capelli d'oro in un ramo
d'albero e credendo che qual-
cuno l'avesse afferrata sven-
ne. Le due damigelle corsero
a cercarla, ma visto che la
pioggia era ormai tantissima
si rifugiarono in una grotta e
decisero di aspettare il giorno
seguente.
All'alba andarono a cercarla
tre biondi e coraggiosi cava-
lieri: si chiamavano Ser Gianluca, Ser Mattia e Ser Paolo.
All'improvviso videro tra i
rami il corpo svenuto della
Duchessa che indossava un
lungo abito bianco. Velocis-
simi i cavalieri scesero da ca-
vallo e la rianimarono. Nel
frattempo arrivarono anche le
2 damigelle che furono feli-
cissime di abbracciare la Du-
chessa. Ogni cavaliere fece
salire una dama sul proprio
cavallo e tutti e sei andarono
al castello.
La Duchessa per ringraziarli
li incoronò cavalieri della ta-
vola rotonda e dopo pochi
mesi nel regno furono cele-
brati tre splendici matrimoni
e tutti vissero felici e con-
tenti.
Da allora sullo stendardo del
regno di Cornovaglia appar-
vero tre immagini: un gufo
per ricordare quella notte
spaventosa, un cavallo per
simboleggiare tre cavalieri ed
un sole splendente per rap-
presentare la felicità.
LA MARCHESA DEL-
LA ROCCIA
C'era una volta una volta una
ragazza che viveva felice.
Beh, questa ragazza aveva un
grosso problema: appunto
quello di essere una ragazza!
Costei, aveva un cruccio: era
del tutto ossessionata dai
combattimenti, dalle grandi
sfide, insomma quelle cose
tipicamente "da uomini". Nonostante si sforzasse di
partecipare a qualcosa, sia
pure una piccola lotta, le sue
nobili origini, (ella era a onor
del vero una Marchesa), non
la aiutavano affatto.
Un pomeriggio, mentre era
immersa nei suoi pensieri,
decise di fare una passeggiata
a cavallo, per distendere i
nervi e calmarsi. Il territorio
sotto il suo dominio era tal-
mente vasto che nemmeno lei
poteva dire di conoscerlo
tutto. Imboccando un sentie-
ro in ombra, costeggiato da
alte querce, dopo parecchie
curve e dossi, sentendo un
leggero languorino, si era
fermata a raccogliere fragole,
che nel suo regno crescevano
enormi e spontanee.
Le parve di sentire un rumo-
re di passi piuttosto sommes-
so. Voltandosi, vide, seduto
su un grande sasso, un essere
a dir poco bizzarro: piccolis-
simo, alto non più di dieci
centimetri, indossava una
specie di completo in velluto
rosso, con ricami di oro, ro-
ba di classe: doveva essere
un re.
Codesto individuo, le aveva
DUCHI, MARCHESI
E CONTI...
Durante il campeggio a volte si sono svolte delle insolite tenzoni: quelle di narrare una storia. Si sa che le serate nei castelli erano rallegrati da buffoni e cantastorie. Qualcuno si è cimentato a scrivere di duchesse e di conti, di marchesi e di maghi ...
Racconti
14
rivolto confidenzialmente la
parola: «Oh, bella signora
vedo preoccupazione e rac-
capriccio nel tuo volto: cosa
ti affligge?».
La Marchesa che non crede-
va alle sue orecchie, gli ave-
va risposto con un tono di
voce fra l'incredulo e lo spa-
ventato: «Donna io sono, e
bella, è vero, ma vorrai esser
cavaliere e combattere, co-
prendomi di gloria!».
«Beh, io posso aiutarti a
esaudire il tuo seppur insolito
desiderio: ma dovrai rinun-
ciare a qualcosa a cui tieni
molto: la tua bella voce.
Avrai anche dei poteri ma-
gici: una velocità non comu-
ne, la forza di un leone e
avrai la facoltà di tramutare
in pietra ogni tuo avversa-
rio». Dopo di che il folletto,
perchè di un folletto si tratta-
va, scomparve.
La Marchesa, si era ritrovata
vestita di tutto punto di una
rilucente armatura, che por-
tava incisi sul petto i simboli
del suo potere: una pantera per la sua velocità, un leone per la forza, una roccia per il
suo potere; da ora era un ca-
valiere! Raggiante era tornata
verso il proprio castello.
Il destino vuole che, in quel
periodo fossero in corso una
serie di guerre cavalleresche,
indette dal bramoso Conte
Verde. Le aveva indette lui
stesso la settimana preceden-
te. Dopo la regolare iscrizio-
ne era scesa in campo, natu-
ralmente non si era presenta-
ta per quello che era, ma con
un nome di sua invenzione:
Cavaliere del Folletto.
Dopo due giorni di lotta re-
starono sulla piazza solo due
cavalieri: il Conte Verde e il
Duca di Cornovaglia. Con un
potente fendente, egli uccise
il Conte Verde, ed il suo
sangue andò bagnare la terra
ai suoi piedi. La folla presen-
te aveva esultato: era morto
un despota, un uomo senza
pietà. Con gesto solenne il
Cavalier del Folletto, aveva
aperto il palmo della mano:
ne era scaturita una sfera
luminescente, ed era andata
ad abbattersi sul Conte Ver-
de, pietrificandolo; il fato vol-
le che, il Duca di Cornova-
glia, trovandosi nei pressi
fosse colpito in pieno: due
splendide statue di pietra.
La folla festeggiava con gran
chiasso, e quando al Cavalie-
re del Folletto venne chiesto
di togliere l’elmo, tutti erano
ammutoliti: era la loro amata
Marchesa, che si celava sotto
tali sembianze! Da allora, fu
ricordata per sempre come
Marchesa della Roccia, in
onore del suo potere.
IL CONTE VERDE
C'era una volta, tanto tempo
fa, in un luogo molto lonta-
no, un personaggio leggen-
dario, un Conte, il quale du-
rante una giornata particolare
si recò nel bosco con i suoi
cavalieri per procurarsi cac-
ciagione. Il bosco era scuro e
cupo, i suoi abitanti emette-
vano continue urla ed il
Cavaliere pur essendo un
uomo coraggioso, cominciò a
coraggioso, cominciò a teme-
re per la sua vita.
Più si inoltrava nel bosco,
maggiore era la sua paura.
Ad un tratto vide tra i rami e
le foglie degli alberi un gros-
so occhio che lo fissava: il
Conte sguainò la spada, ab-
bassò la visiera della sua ar-
matura e cominciò a combat-
tere contro quell'essere miste-
rioso. Il Conte pur essendo
impaurito da questo incontro
non voleva essere sconfitto;
quando poi vide con chiarez-
za il suo avversario, si accor-
se che aveva di fronte un
grosso drago verde, con den-
ti aguzzi, con una coda in-
terminabile ed un grosso na-
so dal quale uscivano lingue
di fuoco.
Ecco che il Conte attaccò il
grosso Drago e tra un colpo
e l'altro sia il Drago che il
Cavaliere cominciarono a
perdere il sangue; la battaglia
era interminabile, entrambi
erano esausti ma il Conte ri-
uscì ad infliggere il colpo
mortale al Drago... Esso,
caduto a terra morente, emet-
teva ancora fumo e fiamme
dalle narici e il Conte per
provare ai suoi Feudatari la
sua impresa eroica, scuoiò il
Drago della sua pelle e con
essa decise di farsi una cal-
zamaglia per sé e per il suo
compagno d'avventura, il
Cavallo.
Tornato al suo feudo raccontò
l'avventura ai suoi sudditi e
da quel giorno divenne per
tutti il CONTE VERDE.
Racconti
15
di G&B
Ormai, è inutile tenerlo nascosto, sono molti i ra-gazzi che, spinti da non si sa cosa, si avvicinano in modo molto pericoloso all’occulto, ed in partico-lare ad alcune forme per lo più inquietanti di quest’altra scienza: lo spi-ritismo ed il satanismo.
Non si contano, infatti, i giovani che hanno riporta-to seri traumi psicologici dopo un'esperienza para-normale.
Vorrei soffermarmi in particolare sul fenomeno dilagante del satanismo. Questa religione fonda le sue origini in riti pagani estremamente arcaici. So-no milioni i giovani, più che altro i cosi detti metal-lari, che si avvicinano quasi per scherzo a questa religione, giungendo alla pazzia vera e propria ed in alcuni casi possono scate-nare potenze incontrollate, che subito sfuggono al lo-ro controllo.
Vorrei raccontare la storia di uno di questi ragazzi, mio amico, che ha provato sulla sua pelle gli effetti delle pratiche sataniche più strane.
P. è un ragazzo come se ne possono vedere tanti in giro per le vie del centro,
a Brescia: capelli lunghi, neri, barba, con uno sguardo particolare, di quelli che non si dimenti-cano, indossa una maglia nera con un pentagono circondato da croci fascia-te. Al centro di questo pentagono, una ragazza nuda, immersa in un li-quido rosso, presumibil-mente sangue. Sovrasta questa immagine un nome, non immediatamente leg-gibile, scritto in gotico. I jeans che indossa, azzurri, sono strappati in più punti e proprio sulla patta fanno mostra di sé alcuni chiodi. Porta al collo una croce d’acciaio, nera e rovescia-ta.
È venerdì pomeriggio e questo ragazzo non sa an-cora che il sabato seguente incontrerà l'inferno. Il pomeriggio trascorre piat-to: va ad acquistare due dischi e si fionda a casa ad
ascoltarli. Questi due di-schi, DARK OPEN OF THE ANCIENT SPIRIT (or SARCH THE LEGEND), di Yosd Vincent Demonium e ONCE UPON THE CROSS dei Deicide, raf-forzano una sua idea: en-trare a far parte di una setta satanica. Si sente at-tirato, affascinato dal sa-tanismo. Tutti i suoi idoli si professano satanisti.
Il sabato sera esce, va in birreria con gli amici, tutti come lui appassionati di black-metal.
Come spesso accade, in birreria conoscono altra gente, una compagnia di metallari, come loro. Si chiacchiera del più e del meno, si parla (e non certo con termini lusin-ghieri) di ragazze, e i commenti osceni si spre-cano.
E quasi per caso si arriva a parlare di satanismo ed ognuno dice la sua: «Sa-tana è grande»; «Dovreb-bero bruciare tutte le chie-se della città», e via di-cendo... Uno dei ragazzi conosciuti, che chiamava-mo ROY, dice di conosce-re un posto dove si cele-brano messe nere. La cu-riosità è tanta e tutti si di-rigono verso le macchine.
UNA STRANA
AVVENTURA
Avventure di un metallaro che iniziando per gioco si trova convolto in una realtà che lo sopraffa...
Racconti
16
Meta, un vecchio cascina-
le in un paese appena fuori
città. Appena ci arrivano,
la tensione si fa palpabile,
qualcuno ha paura. Voci
sommesse dall’interno, ed
una cantilena viene intona-
ta da un gruppetto di per-
sone incappucciate, vestite
rigorosamente di nero.
Essi vengono accerchiati,
scappano, ma torneranno.
Nel frattempo le immagini
viste, girano vorticosa-
mente dentro di loro: un
grande crocifisso capovol-
to, candelabri d'argento e
candele nere un po' ovun-
que. Una sagoma umana
coperta da un drappo, pu-
re nero. Osservando le
mani per pochi istanti,
hanno calcolato che dove-
vano esserci individui di
ogni tipo, abbastanza faci-
le definirne l'età, ma il
più vecchio davvero toc-
cava a stento i 50 anni. Si
lasciano indirizzi o numeri
telefonici, promettendo di
richiamarsi.
P. attende con ansia il sa-
bato sera, vuole tornare al
cascinale, che ora per lui è
un pensiero fisso.
Durante la settimana
chiama al telefono A., un
ragazzo che era con lui.
Lo informano che è finito
in ospedale, per un inci-
dente. Si è fatto molto
male. In ogni caso, il sa-
bato sera ci sono tutti,
tranne A., naturalmente.
Hanno macchine fotogra-
fiche. L'eccitazione è
grande. Non si sa come, i
cerimonianti non si accor-
gono di cinque - sei flash
che scattano nel buio. Poi
tutti via. P. ha scattato tre
foto e vuole correre a farle
sviluppare. Solo il venerdì
le potrà vedere. Vedere
per modo di dire, poiché
in definitiva sembrano
solo quattro ombre. Inizia
ad avere paura, ma non
può, non vuole tirarsi in-
dietro.
Il sabato dopo è il primo
ad arrivare al vecchio ca-
scinale. Dovrebbe attende-
re gli altri, ma è troppo
eccitato, non può. Si in-
troduce piano piano, ma
viene scoperto e pestato a
sangue. Sviene e al suo ri-
sveglio si trova fuori dal
cascinale ad alcuni chilo-
metri di distanza. E' se-
minudo ed ha freddo, è
sporco di sangue e ferito
in più parti. Sta male.
Arriverà a casa sua in au-
tostop e confesserà tutto a
sua madre. Lei capirà e lo
perdonerà, la sua coscien-
za no. Ha visto troppo e
fortunatamente non sa che
potrebbe essere ucciso per
quello che ha visto. Ma
stranamente non accade, si
limitano a spezzargli le
gambe. Degli altri ragazzi
non ne sa più niente. P. in
seguito, è stato tre mesi in
psicoterapia intensiva, ed
ora sta bene. Ma se sente
ancora qualcuno parlare di
satanismo o messe nere, se
è possibile se ne va, altri-
menti non ascolta.
(continua da pagina 17)
La nostra curiosità non fini-
sce qui poiché si sa per certo
di alcuni politici italiani for-
temente interessati alla sco-
perta (e non certo per conte-
nere il bilancio della sanità).
Essi sono oggi ormai pro-
pensi a grossi investimenti
per la ricerca scientifica in
tale campo. Ottenere in la-
boratorio entro breve tempo
grandi quantità di sangue
con proprietà simili a quelle
dei coccodrilli viene visto
come la soluzione di ogni
problema di bilancio statale.
Infatti i contribuenti potran-
no essere dissanguati con
nuove tasse fino a quando il
deficit dello stato non sarà
definitivamente sanato. Ed
essi potranno comunque so-
pravvivere a qualsiasi gabel-
la, grazie appunto alla emo-
globina coccodrillesca..
La pagina delle scienze
17
Il Biologo
Il mondo della scienza è sempre in subbuglio. A nuo-ve scoperte se ne aggiungo-no altre. Non sta a noi de-cidere se talune abbiano bi-sogno di maggior credito e considerazione. Ma è neces-sario a volte soffermarsi per riflettere su alcune di queste scoperte. Una grande scoperta scienti-fica non è mai tale se non quando viene riconosciuta, spesso dopo un arco di tem-po considerevole, come cau-sa di un generale mutamento della conoscenza umana. Così la scoperta di un piane-ta al di fuori del nostro si-stema solare (il primo di cui l'uomo abbia scorto traccia) può rischiare di passare co-me notizia presto da dimen-ticare. Probabilmente soltan-to i nostri discendenti sa-pranno dare il giusto valore a questo fatto - giungendo forse a scorgere in tale av-venimento l'evento simboli-co dell'inizio di una nuova epoca. Per le riflessioni di questo articolo prendiamo come e-semplare una notizia riporta-ta dalla rivista americana Nature qualche tempo fa. Era un articolo dedicato al sangue del coccodrillo. Notate bene: sangue di coc-codrillo, non lacrime. Una notizia che merita - non me ne vogliate per questo giu-dizio - una seria considera-zione. Noi sappiamo bene, per e-sperienza, che le trasfusioni
di sangue sono un problema non indifferente. Il fabbiso-gno di sangue negli ultimi anni è aumentato in maniera considerevole a causa degli interventi con trapianti di organo e per la cura di gravi malattie (quali l'emofilia e la leucemia). Non tutti, invece, sanno che il coccodrillo è un formida-bile cacciatore subacqueo che riesce a starsene immer-so a lungo senza respirare tendendo micidiali insidie al-le sue prede. Questa capacità di resistenza del coccodrillo è stata spiegata dalla ricerca scientifica: l'emoglobina (la proteina dei globuli rossi) del coccodrillo possiede una caratteristica molto partico-lare. Di solito, con la respi-razione, l'anidride carbonica si discioglie nel sangue come ione bicarbonato per venire emessa dai polmoni. Ciò nel coccodrillo non capita poi-ché la sua emoglobina è ca-pace di legare direttamente l'anidride carbonica che vie-ne prodotta dalla respirazio-ne. Si ha quindi un grande aumento dell’efficienza dello scambio di ossigeno. (Non ci dilunghiamo oltre nella spiegazione scientifica di ta-le processo per non rischiare di annoiarvi; se qualcuno è interessato a saperne di più non ci resta che inviarlo di-rettamente alla lettura di Na-ture). Qui ci basta sapere che gli scienziati sono molto interes-sati alle conseguenze della
scoperta. Stanno infatti pro-cedendo con alcune speri-mentazioni biogenetiche per cercare di estendere le pro-prietà del sangue del cocco-drillo anche ai mammiferi. I vantaggi sono lampanti: au-mentare la capacità del san-gue a rilasciare ossigeno vorrebbe dire ridurre la ne-cessità di trasfondere grandi quantità di globuli rossi per sostituire il sangue perduto. Piccole quantità di globuli rossi simili a quelli del coc-codrillo ci permetterebbero la sopravvivenza anche qua-lora fossimo dissanguati. Probabilmente in un futuro non lontano non ci sarà più bisogno di costose e introva-bili trasfusioni di sangue, ma ogni medico sarà armato di piccole fiale contenenti il prodotto di questa sofisticata biotecnologia. Piccole tra-sfusioni di sangue costruito in laboratorio saranno capaci di sostituire quasi del tutto le grandi quantità di sangue ri-mediato soltanto dalla gene-rosità dei donatori.
(segue a pagina 16)
PRODIGI
DELL'INGEGNERIA GENETICA
Chi avrebbe mai detto che il sangue del coccodrillo avrebbe risolto molti dei nostri problemi. Non c’è dubbio che la natura non finisce mai di stupirci...
PER RIDERE UN PO’ L’insegnante sta spiegando grammatica italiana e chiede a Cristian: «Pantaloni: è sin-golare o plurale?». E Cri-stian risponde: «È singolare in alto e plurale in basso!».
Racconti
18
di Cristian P.
C'era un bambino che si
chiamava Dick. A questo
bambino gli avevano ucciso
il padre e quello che gli a-
veva ucciso il padre era
stato Sir Daniel, uno della
banda della Freccia Nera.
Dick stava andando al ca-
stello e diceva: «Fate largo!
Fate largo!». Scese dal ca-
vallo e tutti dissero a Dick:
«Ci sarà una battaglia».
Dick chiese: «Quale batta-
glia?». «Come si fa a saper-
lo?» rispose il messaggero.
Dick allora disse: «Andrò a
Chitlei». «Ma è pericoloso!
Che vuole saperne un ra-
gazzino». Ma Dick non a-
scoltò i loro consigli. Stava
per andare e subito swss
una delle frecce nere colpì
un uomo. Quell'uomo avvi-
sò: «State in parte, c'è un
pericolo nell'aria... ah!».
Ed egli fu ucciso.
Ma Dick disse: «Ma c'è un
messaggio: quattro frecce
nere scoccheranno, quattro
anitre nere pagheranno,
Appleyard è secco, Bennet
creperà, Sir Oliver e Sir
Daniel la morte colpirà. E
quattro frecce nere scoc-
cheranno: Harry Selton
vendicherà uno della banda
della Freccia Nera». Ag-
giunse: «Harry Selton, il
mio tutore». E Dick disse
ancora: «Vado a parlare
con Sir Daniel». Tutto d'un
tratto vide qualcuno e quel
qualcuno sembrava impauri-
to e diceva: «Sono inseguito
dai briganti!». Allora Dick
consigliò: «Monta sul caval-
lo». Ma tutto d'un tratto
quella persona buttò giù
Dick dal cavallo che andò a
finire nel fiume. Dick gri-
dò: «Aiuto! Aiuto! Non so
nuotare!». Quella persona si
disse: «Devo aiutarlo, se no
affogherà». Ciufff e andò
sott'acqua, lo prese e lo tirò
fuori. Dick ringraziò, ma
scoprì che era una ragazza
ed esclamò: «Puah! Puah!
Le ragazze sono tutte don-
nicciole. Ma ho conosciuto
una ragazza che è servita a
qualcosa». «Come spo-
sarsi...» disse la ragazza.
«E con chi dovrei sposar-
mi?». «Con una certa Joan-
na». Dick rispose: «Te lo
dicevo che le ragazze sono
tutte donnicciole». Però lui
scoprì che quella ragazza
era proprio Joanna. Il gior-
no dopo si sposarono.
Quella strana volpe
Il compito ce l'avevamo noi
di mettere le galline dentro
la gabbia. Ma Mauro aveva
detto a Michele: «Metti
dentro tu le galline». E Mi-
chele aveva risposto: «Non
ho voglia, devo fumarmi
una paina...». Però il
compito ce l'avevamo noi.
Vero le ore 5.00 di mattina
la volpe si era mangiata la
gallina e aveva lasciato solo
le penne. C'erano tutte le
penne sparse, ma non c'era
tracce di sangue.
La sera dopo io, Renzo e
Mauro abbiamo messo del-
le specie di assi per non far
più entrare la volpe. La
volpe però non è venuta
perché pioveva.
Ah! Ho dimenticato una co-sa, quella della caccia alla volpe. Io e Mauro siamo andati a caccia (mentre gli altri erano andati a racco-gliere i lamponi). Io avevo canato il tiro, ma Mauro aveva beccato la zampa della volpe: la freccia era piena di sangue. Quando siamo tornati in campeggio Marco ci ha detto che a ce-na potevamo mangiarci la zampa della volpe che Mau-ro aveva beccato...
LE AVVENTURE DI DICK
Ancora due brevi testi del nostro scrittore in erba Cristian P. Il primo è un racconto che ha per protagonista un ragazzo, Dick. Il secondo è il resoconto di alcuni fatti del campeggio estivo...
La pagina delle stelle
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di Maga Magari
Cara adorata, incredibile Maga Magari, ho pianto lacrime a non finire sulla pagina del tuo ultimo oroscopo. Il tuo annuncio mi ha lasciata costernata. Come avrei po-tuto continuare a vivere senza il tuo oroscopo? Come hai potuto pensare ad un tale affronto? Da allora non esco più di casa, non so cosa fare. Ho paura che il mondo mi crolli addosso, non mi alzo più dal letto, rifiuto di man-giare, tengo la testa perennemente sotto al cuscino... la televisione sempre accesa è solo un susseguir-si di immagini. Cosa fare perché tu receda dal tuo insano proposito, dal tuo dissenna-to disegno? Dovrò forse vuotare l'acqua del mare bevendola fino all’ultima goccia? Dovrò con la spugna strusciare via l’intero oriz-zonte? Scioglierò questa terra dalla catena del suo sole? Continua a fare sempre più fred-do, la notte per me è sempre più notte. Intorno a me non sento altro che il lezzo di cadaveri che si de-compongono. Con quale acqua potrò ora lavarmi? Come potrò consolarmi? Quali riti espiatori dovrò inventare? Tua disperata
R. Mia cara sciocchina, eccomi di nuovo qui, più in forma che mai. Come hai potuto dubitare di me? Dovrei vendicarmi dei tuoi dubbi con una maledizione assiro-babilonese! Ora datti pure alla pazza gioia, ma fai attenzione ad attraversare la strada. Il gatto ti andrà sotto la macchina - mi di-spiace. Potrai sempre rimediare al vuoto dei tuoi affetti occupandoti di tartarughe giganti. Sempre tua
Maga Magari
L’OROSCOPO
Non sappiamo per quale mefistofelico accidente sia ricomparsa la rubrica dedicata alla pagina delle stelle, dopo l'addio dato dalla nostra e-sperta nello scorso numero 2 (che fosse soltanto la puntata di una telenovela?). Ce ne scusiamo coi nostri lettori. Sappiamo che Maga Maga-ri in questi mesi è stata lontana, in Patagonia per un proficuo corso d'apprendistato - un vero e proprio noviziato di antiche arti magiche - presso uno sciamano e quindi sugli altipiani del Tibet per approfondire le sue conoscenze dei riti voodoo interpretati secondo gli ammae-stramenti del dalai lama tantrico Chen Li. Prima di rientrare in Italia in una breve sosta al Cairo ha potuto accostarsi all'antica sapienza
Sufi, prima maga occidentale ad averne il privilegio!
L’OROSCOPO DEL MESE A CURA DI
MAGA MAGARI
ARIETE: (21/3,20/4) Cuore: quello che non aspettate... arriverà. Salute:
attenzione agli infarti. Soldi: tenete sempre da parte una cospicua cifra.
Dovrà servire per le prime necessità...
TORO (21/4,20/5): E' inutile risparmiare quando ormai si è speso tutto. Di
solito quando vi imbufalite abbassate la testa e caricate gli avversari. Invece
fareste meglio a buttarvi.
GEMELLI (21/5,21/6): Bisticcio in vista, ma non per colpa vostra, comun-
que acquistate un paio di guantoni da boxe ed un paradenti. Affari: perché
continuate a pagare i debiti contratti dal vostro fratellino?
CANCRO (22/6,22/7): Mese tranquillo, prima della vostra repentina fine. Se
qualcuno v'incontra e fa le corna non crediate che ce l'abbia con voi: è sol-
tanto un po' superstizioso.
LEONE (23/7,23/8): Come al solito vi date troppe arie e dovete poi rimedia-
re. Ma cercate di non scaricare la vostra tensione mordendo il primo che vi
capita a tiro. Nel vostro bilancio cresceranno soltanto i debiti.
VERGINE (24/8,22/9): La concorrenza contro cui dovete combattere è forte
e voi state rischiando grosso. Gli astri promettono qualcosa di nuovo, ma
voi riuscirete a tramutarlo in un gigantesco K.O.?
BILANCIA (23/9,22/10 ): Preparatevi a degli imprevisti. Rovescerete i vostri
piatti, vi si spezzeranno le stadere e vi metteranno il giogo. Urgono rinfor-
zi.
SCORPIONE (23/10,22/11): Quando arrivate voi tutti si allontanano. Non sa-
rà per quello strascico velenosetto che vi portate dietro ogni volta?
SAGITTARIO (23/11,21/12): Riservate le vostre frecce a qualcuno/a che an-
cora non vi pensa e che potrà così decidersi a telefonarvi. Scrollatevi di
dosso le pigrizie e preparatevi ad un sacrificio.
CAPRICORNO (22/12,20/1): Se ancora non lo sapete sono in vendita prodotti
cauterizzanti che fanno miracoli. Perché continuare allora a mostrare a tutti
le vostre ramose propaggini?
ACQUARIO (21/1,20/2): La siccità degli ultimi mesi ha messo a dura prova
la vostra resistenza. Ma sono in arrivo delle novità e tutte... buonissime.
Occhio al super-salmone!
PESCI (21/2,20/3): Il lezzo che profondete non è dei migliori. Siamo ormai
all'emergenza. Buttatevi a mare.
OFIUCO (???): Non mi interesso di voi. Già dodici segni mi vengono a noia, ci
mancava pure il tredicesimo! Più sfortuna di così... Potreste al limite darvi all'a-
stronomia per saperne un po’ di più. O comunque potevate nascere in un altro pe-
riodo, no!?!
Musica & Spettacolo
20
a cura del Critico
LA STORIA DI QIU JU ����
Regia: Zhang Yomou
Distribuzione: Columbia
Tri-Star Films Italia
Origine: Cina/Hong Kong
Anno: 1992
Durata: 100'
Interpreti: Gong Li, Lei
Lao Sheng, Liu Pei Qi.
In un piccolo villaggio della Cina Qiu Ju, una giovane donna, lotta con tutti i suoi mezzi affinché il capo del vil-laggio, Wang, venga punito per la grave ferita causata al marito in occasione di una li-te. Le trattative di pace pro-poste dal poliziotto del luogo non appagano l'esigenza di giustizia di Qiu Ju che conti-nua ad affrontare continui e difficili viaggi in città per re-carsi presso le diverse autorità giudiziarie a perorare la sua causa. Infatti è convinta di poter ottenere una pena più severa della semplice multa. E non desiste dal suo obiettivo neanche di fronte al freddo e ai disagi causati dal suo avan-zato stato di gravidanza. Ma giusto al momento delle doglie il marito si troverà assente e sarà proprio Wang ad aiutarla. La nascita del bambino final-mente segna la riconciliazione
tra i due. Durante la festa per la nascita del figlio si presenta un poliziotto ad arrestare Wang, poiché l'autorità giudi-ziaria ha ora accolte le istanze precedentemente presentate dalla donna. Qiu Ju è pronta a battersi con altrettanta capar-bietà per riuscire a scagionare l'uomo da lei prima accusa-to... La scena in cui Qiu Ju, con uno scialle in testa, sfida il freddo ed il vento mettendo a rischio la sua prossima ma-ternità, pur di ottenere giusti-zia, è difficile da dimenticare. Spirito battagliero e volitivo, ella rappresenta il coraggio e la determinazione di ogni donna pronta a lottare con tutte le sue forze per la pro-pria famiglia. Mai inerte o ri-nunciataria è capace di assu-mersi in prima persona i ri-schi della sua missione.
FILM BLU ����
Regia: Krzysztof Kieslo-
wski
Distribuzione: Academy
Origine: Francia/Polonia
Anno: 1993
Durata: 110'
Interpreti: Juliette Bino-
che, Benoit Regent, Hélè-
ne Vincent.
Julie ha perso in un incidente automobilistico la figlia ed il marito Patrice (uno dei più grandi compositori contempo-ranei) e rifiuta ogni possibile contatto con il mondo esterno. Distrugge anche quello che ritiene l'unico manoscritto dell'ultimo lavoro del marito (il Concerto per l'Unificazione dell'Europa). Cambia casa, lontano dal suo quartiere, convinta che potrà in tal modo cancellare il ricordo del passa-to. Nei momenti di tensione si rifugia nell'acqua calma e ras-sicurante della piscina, ove trova conforto. Ma non riesce a cancellare il proprio passato. La giornalista di una rivista specializzata è convinta che l'autore delle celebri musiche del marito sia Julie stessa e la sollecita a continuare. Spinta anche dal giovane assistente di Patrice, Olivier, la donna si lascia convincere a portare a termine la composizione e a ritornare a vivere. Un crescendo musicale ac-compagna tutti i personaggi del film, simboli della inquie-tudine della società moderna.
Attraverso la musica il marito
continuerà a vivere per sem-
pre. Julie, che ormai ha ricon-
quistato la serenità, vede nel
bambino in braccio all'amante
di Patrice un ulteriore segno
della presenza dell'uomo da
lei amato.
FILM DA (RI)VEDERE
Due film da non perdere; magari da rivedere insieme con gli amici una sera. Oppure un’idea originale per fare un regalo intelligente in occasione delle prossime festività...
LE VALUTAZIONI DEL CRITICO:
� = da vedere/da sentire ☺ = buono � = simpatico
� = brutto � = pericoloso per la salute � = neanche in punto di morte
Conosci te stesso!
21
di W. Satüt
1) Il vostro lui/lei ogni volta che vede la vicina (il vicino) ul-
tra centenaria/o va in brodo di giuggiole: a) È sua nonna. b) È la sua baby-sitter. c) È l’amante, adesso l’ammazzo. d) È stata una (vecchissima) fiamma. e) È la nonna della sua amante.
2) Rientrate alle cinque del mattino, dopo una gita con gli amici. Il vostro
lui/lei è rimasto a casa; suonate ripetutamente, ma tarda a venire ad aprire: a) Stava dormendo. b) Era in bagno (e non poteva essere disturbato/a). c) Era con l’amante, adesso l’ammazzo. d) Era nel bel mezzo di un film avvincente. e) Era al telefono.
3) Tornate a casa improvvisamente e trovate un altro/a che dorme nel vo-
stro letto: a) Ma cosa pensavate: è mio fratello/sorella. b) È un povero disgraziato/a che vostra moglie/marito, tanto buona/o, ha ac-
colto in casa vostra. c) È l’idraulico, che si è tanto stancato a riparare i tubi della caldaia (ma la
caldaia non era rotta). d) Adesso l’ammazzo. e) Vi togliete le scarpe per non svegliarlo.
4) Per voi il carciofo rappresenta:
a) La verdura della passione e, se me lo prendete, vi ammazzo! b) Il simbolo dell’innocenza. c) La sostenibile leggerezza dell’essere. d) Il massimo dell’arte culinaria, se sott’olio. e) L’emblema della sottile differenza che intercorre tra vivere e amare.
5) Da piccoli dormivate: a) Col dito in bocca. b) Col pollice del piede destro in bocca. c) Col dito mignolo del piede del papà in bocca, altrimenti urlavo. d) Con l’orsacchiotto. e) Dormire? è quello che avrebbero voluto fare i miei genitori!!!
SIETE DIVORATI DALLA GELOSIA?
Torna l’esimio prof. W. Satüt, per sottoporvi l’ennesimo, immancabile test; fino a che punto siamo pronti a lasciarci scon-volgere dalla gelosia?.... Ai lettori l’ardua sentenza!!!
risposta a b c d e
1 2 3 5 1 4
2 3 4 5 1 2
3 3 2 4 5 1
4 5 3 2 4 1
5 3 1 5 2 4
5 punti: Se l’avete fatto apposta cercate rifate il gioco e cercate di non farlo più. Altrimenti fate indubbiamente piuttosto schifo (vogliamo sperare che il piede fosse almeno pulito), anche per via del folto cespuglio di corna che vi ricopre il capo: abbassate la testa che sbattete contro lo stipite e occhio ai lampadari. da 6 a 15 punti: Vorreste essere ma non siete, vorreste fare ma non fate, vorreste dire ma non dite; gli altri invece fanno anche per voi! da 16 a 21 punti: La gelosia vi divora (ma non vi consuma). Tuttavia riuscite a va-lutare la differenza fra un orsacchiotto ed un idraulico: mi raccomando, occhio all’orsacchiotto! 25 punti: Scusateci se vi abbiamo offeso non volevamo. Rispetto a quella faccenda di vostra moglie, non siamo stati noi: chiedete all’idraulico!
Una pagina per giocare
22
ORIZZONTALI: 1. Luis, poeta spagnolo del Seicento - 8. Teorici di movimenti politici - 10. Alessandria - 11. Pol, sanguinario leader cambogiano - 12. Riempire le vele - 15. Anticamente serviva - 16. Homo Sapiens - 17. Tipo di acido - 21. Vivo sentimento. VERTICALI: 1. Catena di montagne -2. Disgiunge eufonicamente - 3. Nep-pure - 4. Gioca su prati - 5. Iniziali di Larsson - 6. Verso poetico formato da una successione di parole che crescono progressivamente di una sillaba - 7.Antica piazza greca - 9. Andate - 13.Onorevole - 14. Articolo - 18. Chieti -19. Imperia - 20. Oristano.
IL CRUCIVERBA
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IL PIACERE
DI SCOPRIRLO!
G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i G i o c h i
MONOVERBI Il monoverbo è un rebus che può essere risolto con una parola sola. Per rendere più agevole il gioco si aggiun-gono alla destra del monoverbo due esponenti: il primo (chiuso tra parentesi) indica il numero delle lettere che compongono la parola cercata, il secondo, il numero delle parti in cui le lettere si raggruppano nella parola.
1. (7) 2
tor
2. (8) 2
Con, con, con,
con, con, con...
3. (7) 2
MARE
MARE
MARE
4. (5) 3
C t A
5. (10) 4
TE re
6. (8) 4
F li E
REBUS (frase: 3, 7) REBUS (frase: 5,8)
M
R
Un’altra pagina per giocare
23
IL PAROLIERE
E’ un gioco abbastanza semplice e divertente. Si tratta, all’interno dei due schemi proposti, di individuare un certo numero di parole di senso compiuto, osservando le seguenti regole: - per ciascuna parola che si trova le lettere dello schema si utilizzano una sola volta; - queste lettere utilizzate devono essere sempre in caselle contigue. Per esempio, nel primo schema proposto, la parola ZONA è corretta (le lettere sono in caselle contigue ed usate una sola volta), mentre la parola TANTO non è valida (la T non è contigua alla O).
E N A Z S P R O
R T I O A L I P
I T N N N A T O
A L A I O I Z R Riuscite anche questa volta ad individuare in ciascuno di questi schemi almeno sei parole composte da otto o più lettere?
DUE PROBLEMI
L’eredità del ricco sceicco. Uno sceicco al momento della morte lascia in eredità ai suoi figli, tra le altre cose, un certo numero di diamanti di medesimo valore, ma a queste condizioni: il primo figlio deve prendere un diamante e 1/7 di quelli che rimangono; il secondo due diamanti e 1/7 di ciò che rimane, e così di seguito per gli altri figli. Una volta compiuta la spartizione ciascun figlio si trova ad aver avuto lo stesso numero di diamanti. Sapreste dire quanti erano i diamanti e quanti i figli dello sceicco? Una storia di magia. Una persona piena di debiti si reca da un mago in cerca di aiuto per i suoi problemi finanziari. Il mago gli racconta che è in possesso di tre talismani portentosi, che fanno la grazia di raddoppiare i soldi che il fedele ha nelle proprie tasche. Ma davanti a questi talismani va recitata una formula magica che possiede solo lui ed il cui testo egli rivela dietro compenso. Il mago vende la formula - infallibile - dietro il compenso di 100.000 lire per ogni grazia che viene concessa. Natural-mente la proposta viene accettata. La persona in questione recita la for-mula davanti al primo talismano e vede raddoppiarsi il proprio denaro: paga le 100.000 lire al mago e ricomincia con il secondo talismano. An-che in questo caso riceve la grazia di veder raddoppiare il proprio capita-le e paga altre 100.000. Infine recita la formula davanti al terzo talismano e, come d’accordo, paga le ultime 100.000 lire e... si ritrova senza un soldo in tasca! Come è stato possibile?
A CIASCUNO IL SUO FILM - Maurice _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - Il portaborse _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - Caro diario _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - Genesi _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - Volere volare _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - Il cavaliere pallido _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - Un uomo una donna _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - I segreti di Twin Peaks _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ - Furyo _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ REGISTI: Nichetti, Olmi, Ivory, Moretti, Eastwood, Lucchetti, O-shima, Linch, Lelouch. Sapreste abbinare a ciascun film il regista? Se le risposte saranno esatte, prendendo in ordine la prima lettera dei cognomi dei registi si otterrà il titolo di un famoso film di Charlie Chaplin.
LE SOLUZIONI DEL NUMERO
PRECEDENTE
MONOVERBI 1) Sopra - B - to = SOPRABITO 2) Abi - tanti = ABITANTI 3)Sott’ - A - c’è - TO = SOTTACETO 4) Sotto - linea - re = SOTTOLINEARE 5) In - T - E- sta - re = INTESTARE 6) Con - qu - i - sta = Conquista REBUS (frase 5, 3, 2, 5) Amici per la pelle.
REBUS (frase 6, 5)
Pingui nonni.
1 S 2 S 3 U 4 T 5S
6 I
7 E B 8A N I 9 S T A
10A G O N I A
11T R E 12O M N
13O
14A C N 15 E 16 I C S
17A T T 18 I L A
19 B R E N N E R 20O
21N E 22A O 23E T
IL PAROLIERE 1 Schema: Tecnologia, Teologia, Macilento, Logicamente, Etnologia, Tecnologicamente! (e molte altre ancora...). 2 Schema: Appannamento, Appennino, Patinato, Annotanti, Antiappannamento! (e molte altre anco-ra...).
UN PROBLEMI DI PANINI!
L’albergatore ha portato in tavola 27 panini. Infatti, partendo dai panini rimasti (8) sappiamo che Marco ne ha mangiato un terzo (e si può facilemente calcola-re che i panini che Marco trova sul tavolo erano 8 + 1/3, vale a dire 12). Lo stesso procedimento va ripe-tuto per il secondo (che ha mangiato a sua volta 6 panini, e cioè 12 + 1/3) e per il primo, che più fortu-nato, si è sbafato 9 panini (18 + 1/3). Il seguito della storia non c’entra più con la soluzione del problema, ma merita di conoscerla. A questo punto Marco, visibilmente denutrito, ha deciso di in-terrompere la lunga escursione per fare una capatina a casa della mamma e potersi rifocillare un po’. Per la cronaca si è accontentato di un paio di chili di spa-ghetti al ragù, un mezzo cinghialetto, due conigli ar-rosto e di un cotechino nostrano di 6 chili... A CIASCUNO IL SUO FILM I registi dei film sono, in ordine: Buñuel - Antonioni - Risi - Romher - Yimou - Luc-chetti - Young - Nair - Dreyser - Olmi - Nichetti. Il film di Kubrick che risulta dalle iniziali di questi registi è: Barry Lyndon.
Notizie utili
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� EMERGENZE Brescia soccorso 118 Polizia 113 Soccorso ACI 116 Carabinieri 112 Vigili del fuoco 115 Croce verde 222242 Croce bianca 44244 Polizia municipale 45001 Croce Rossa Italiana 3532932 Radio taxi 44461
� S.O.S. Telebimbo: "Pronto ti ascolto" Servizio pubblico a tutela dei minori; via Galilei, 20 dalle ore 9 alle 23 tut-ti i giorni. Tel. 399022
Telefono amico: Tel. 3755555 in funzione ogni giorno dalle 18 alle 24.
Telefono azzurro-rosa: contro ogni tipo di violenza su minori e donne Tel.236363-2420845 dalle 18 alle 24.
Croce Blu: Servizio gratuito farmaci a domicilio per persone inabili, via Raffaello 167 Tel. 2310094
Nucleo operativo tossicodipendenze USL 41: via Cipro 9, Tel. 2310094
Associazione alcolisti anonimi: TEL. 318846-801101-220450
� SERVIZI Ufficio passaporti: martedì, giovedì, Sabato ore 9,30-13
Ferrovie: informazioni: ore 8-12 e 15-19; Tel. 52449
Anagrafe: Tel. 29831: lunedì - ve-nerdì ore 8,30-13,30 sabato 8,30-12,15
Ufficio pensioni, libretto di lavoro: da lunedì a sabato ore 8.30-13.30; Tel. 2983275
IX circoscrizione Via F. Borgondio, 29 - Tel. 56354 - Fax 3772565; da lunedì a giovedì dalle 8 alle 17; ve-nerdì ore 8-14 -Servizio autentica firme, fotocopie e atti notori; da lunedì a venerdì ore 10-12 -Raccolta domande soggiorni clima-tici per anziani nei periodi stabiliti dal settore Servizi Sociali da lunedì a venerdì ore 9-12
Documenti rilasciati dal comune - Atti notori e dichiarazioni sosti- tutive di atti notori - Autentica copie documenti - Autentica firme e foto
- Carta d’identità' - Cittadinanza - Esistenza in vita - Godimento dei diritti politici e iscrizione liste elettorali - Iscrizione liste di leva - Libretto di lavoro - Matrimonio - Morte - Nascita - Residenza - Stato di famiglia - Stato libero
� OSPEDALI Ospedale Civile: Piazzale Ospedali Civili, 1 Tel. 39951 Feriale: 13,15-14,15 e 18,45-20,00 Festivo: 10-11 e 19-20 Divisione infettivi: (c/o Ospedale Civile) Festivo: 10-11 e 19-20,15 Feriale: 13,15-14,15 e 19,00-20,00
Ospedale dei bambini: V. Vitt. E-manuele II, 50 :Tel. 293261 Feriale: 13,15-14,15 e 19,00-20,00 Festivo: 10-11 e 19-20,00
Ronchettino: Tel. 399066 Feriale: 13,15-14,15 e 19,15-20,15 Festivo: 10-11 e 19-20
Ospedale S. Orsola : V. Vittorio Emanuele II, 27 Tel. 29711 Feriale: 13,00-15,00 e 19,15-20,15 Festivo: 10-11; 13-15 e 19-20
Centro psichiatrico residenziale: V.le Duca d.Abruzzi, 15 Tel. 58172. Orario 10-11,30 e 15-17
☺ SOLIDARIETÀ Centro Affidi Familiari: Brescia, via Ferri 91, Tel. 2306869
AIDO (associazione italiana donato-ri organi): Brescia, via Monte Grap-pa 7, Tel. 383703. Da Lunedì a Venerdì ore 14,00-16,00
AVIS comunale centro prelievi: Brescia, via Balestieri 7. Apertura: Lunedì, Mercoledì e Ve-nerdì dalle ore 8,00 alle ore 10,00.
Operatori di strada: Brescia, vic. dell’Angelo, Tel 3750101.
Centro aperto per anziani (mensa): Brescia, via Odorici 4, Tel. 3757908
LA RETE cooperativa di solidarietà sociale, centro diurno l’Angolo: Accoglienza per i senza fissa dimora, Brescia, vic. Anguilla 6, Tel 46309.
CARMENINFORMA
Attività:
Noi abbiamo bisogno di voi!!!!!!
Abbiamo bisogno di gente che ci aiuti a por-tare avanti le nostre idee,
di gente che ci suggerisca nuove idee... di chi ha voglia di fare, pensare, parlare e, perché no? sognare!
Stiamo facendo già qualcosa, ma potremmo e vorremmo fare molto di più:
Ti aspettiamo:
Giornalino: Lunedì, Mercoledì e Venerdì
Calcio: Lunedì, Mercoledì e Venerdì
Pallavolo: mercoledì
Martedì: discussione, programmazione, chiacchie-re... spaghetti etc...
Lunedì, Mercoledì e Venerdì: compiti per i bam-bini con l’aiuto di persone preparate.
ed inoltre
cosa fai il Sabato sera, cosa fai a Natale, all’Ultimo dell’anno? Ti aspettiamo per parlarne...
E a S. Lucia? chissà che non passi anche di qui...
Dimenticavamo, ma abbiamo bisogno anche di gente che abbia voglia di lavorare: abbia-mo un po’ di cosette in ballo... per queste vanno bene tutte le sere: passa quando puoi!!!!
Altre attività: - festa di inizio anno scolastico: Sabato 16 settembre. Serata di giochi e balli, con rinfresco, nel cortile di Carmen Street. - week-end nella Marca trevigiana: 7-8 ottobre. Stage per riflettere, conoscere se stessi e gli altri, imparare a comunicare con l’aiuto della dott.ssa Anna Rossetti. - week-end a Passo Cereda: 21-22 otto-bre. - castagnata per ragazzi e genitori: Sa-bato 28 ottobre.
NUMERI UTILI
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